indice generale 1. premessa - Città Metropolitana di Bari

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indice generale 1. premessa - Città Metropolitana di Bari
"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
INDICE GENERALE
1.
PREMESSA ........................................................................................................... 1
2.
ATMOSFERA ......................................................................................................... 2
3.
4.
2.1
QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO ............................................................. 3
2.2
QUADRO METEO - CLIMATICO .............................................................................. 7
AMBIENTE IDRICO, SUOLO E SOTTOSUOLO ..................................................... 11
3.1
LINEAMENTI IDROLOGICI E IDROGEOLOGICI ................................................... 11
3.2
INQUADRAMENTO GEOLOGICO .......................................................................... 14
3.3
INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO .............................................................. 17
VEGETAZIONE FLORA E FAUNA ......................................................................... 19
4.1
INTRODUZIONE .................................................................................................. 19
4.2
INQUADRAMENTO GENERALE DELL'AREA .......................................................... 20
4.3 DESCRIZIONE DELLA VEGETAZIONE E DELLA FLORA PRESENTI NELL'AREA DI
INTERVENTO ................................................................................................................ 22
5.
4.4
ECOSISTEMI ....................................................................................................... 27
4.5
PUTT/PUGLIA ..................................................................................................... 29
4.6
RETE NATURA 2000 - VALUTAZIONE DI INCIDENZA .......................................... 33
4.7
MISURE DI MITIGAZIONE .................................................................................. 35
IL RUMORE ........................................................................................................ 36
5.1
IL RUMORE DA TRAFFICO VEICOLARE ............................................................... 37
5.2
RIFERIMENTI NORMATIVI ................................................................................. 38
5.3
LIMITI DI RIFERIMENTO PER L’INFRASTRUTTURA IN PROGETTO .................... 42
6.
IDENTIFICAZIONE DEGLI IMPATTI POTENZIALI IN FASE DI ESERCIZIO ....... 44
7.
CONCLUSIONI ................................................................................................... 46
0
"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
1. PREMESSA
La presente relazione descrive nel dettaglio il quadro ambientale nel quale si colloca il
progetto di "Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della
Murgia".
Nel seguito della trattazione vengono individuati i possibili impatti generati dall’opera a farsi,
in fase di cantiere ed in fase di esercizio, con particolare riguardo alle principali componenti
dell’ecosistema della zona in esame, ovvero: aria, acqua, suolo, sottosuolo, fauna, flora e rumore.
Per quanto riguarda gli aspetti e gli impatti paesaggistici del progetto in esame si è fatto
riferimento al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (DLgs. 22/01/2004 n. 42) ed al DPCM
12/12/2005
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
2. ATMOSFERA
La città di Gravina in Puglia si colloca come baricentro tra i capoluoghi provinciali di Bari,
Matera e Potenza. Il centro pugliese più vicino è Bari, distante circa 60 km. È raggiungibile in circa 1
ora e da tale punto, grazie alla presenza del porto e dell’aeroporto, si possono raggiungere
destinazioni nazionali ed internazionali. Il collegamento più rapido è garantito dalla SS 96.
La SS 96 Potenza – Bari, prosegue verso la Regione Basilicata fino a Potenza raccordandosi
con la SS 7; in corrispondenza del confine Puglia-Basilicata, dalla SS 96 si dirama la SS 96 bis che
prosegue nel territorio lucano fino a Oppido Lucano (PZ), dove si interseca con la SS 169. Il forte
traffico veicolare, sia leggero sia soprattutto pesante, si svolge principalmente lungo la strada
statale 96. E’ presente, inoltre, la strada provinciale 230 (ex statale 97), Gravina in Puglia–
Poggiorsini–Spinazzola–Minervino–Canosa, che definisce un itinerario nord–sud nella zona più
interna della Murge. La provinciale 238 (ex statale 378), Altamura–Corato–Trani, collega la città al
Corridoio fondamentale della viabilità regionale, verso Nord, a Corato e Ruvo di Puglia.
L’unica strada quindi a servizio dell’Ospedale della Murgia è la S.S. 96. Ne scaturisce, ai fini di
protezione civile, una situazione non ottimale, in quanto un qualsiasi impedimento alla circolazione
sulla S.S. 96, nel tratto Gravina in Puglia - Altamura, potrebbe provocare l’isolamento dell’Ospedale,
con facili e prevedibili ripercussioni sui degenti, gli ammalati e sulla struttura nel suo complesso.
Pertanto alla luce di queste considerazioni appare di strategica importanza collegare la S.S. 96
alla rete stradale provinciale della zona e in particolare alla S.P. 27, che è un’arteria nevralgica
perché collegata alle SS.SS. 96 e 99.
Nell’ultimo decennio il traffico totale sulla S.S. 96 nei pressi della realizzanda strada, ha subito
vari incrementi dovuti allo sviluppo di alcune attività turistico-ricettive, e di alcune zone residenziali.
Ciò fa presumere che si sia avuto un incremento della concentrazione di inquinanti nell’aria, anche
se, tuttavia, bisogna dire che l’evoluzione della tecnologia dei motori da trazione ha dato un
notevole contributo, negli ultimi anni, all’abbattimento delle emissioni inquinanti e all’ottimizzazione
dei rendimenti dei veicoli. Nel prosieguo del capitolo verranno trattati i principali aspetti riguardanti
gli effetti sull’atmosfera della presenza della S.S. 96 così come attualmente configurata e tenendo
conto degli interventi progettuali previsti.
La strada a farsi inizia dalla S.P. 27 in corrispondenza del Km 2+550, laddove è anche
collocato il confine dei territori comunali di Gravina e Altamura e si raccorda alla S.S. 96 all’incirca
all’altezza del km 74.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Fig. 2/1: Cartografia ufficiale I.G.M. area di intervento
2.1 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
Nella Legislazione italiana per inquinamento atmosferico si intende ogni modificazione della
normale composizione o del normale stato fisico dell’aria atmosferica, dovuta alla presenza nella
stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni
ambientali e di salubrità dell’aria; da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la
salute dell’uomo; da compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell’ambiente e da
alterare le risorse biologiche, gli ecosistemi ed i beni materiali pubblici e privati.
Il DPCM 28 marzo 1983 fissa i limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e i limiti
massimi di esposizione relativi ad inquinanti dell’aria nell’ambiente esterno ed i relativi metodi di
rilievo ed analisi al fine della tutela igienico-sanitaria delle persone o comunità esposte secondo lo
schema della tabella A contenuta nell’allegato I del decreto (cfr. fig.2.1/1).I principali inquinanti
dell’aria sono:
– il biossido di zolfo (SO2)
– il biossido di azoto (NO2)
– il monossido di carbonio (CO)
– ozono (O3);
– benzene (C6H6)
– polveri sottili (PM10 – PM2,5).
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Fig. 2.1/1 : Valori limite di SO2e NO2aggiornati dal DPR 203/1988
Il DPCM 28.3.1983 fissa i limiti, o standard di qualità, per un gruppo specifico di inquinanti fra
i più diffusi nell’ambiente esterno, espressi per tempi di mediazione diversi a seconda
dell’inquinante preso in esame.
Gli inquinanti per i quali vengono fissati gli standard di qualità sono solo otto (vedi fig. 2.1/1)
e non sono previste indicazioni per nessuno degli altri numerosi inquinanti dell’atmosfera. Secondo
il decreto i nuovi standard vengono applicati in tutto il territorio nazionale, attraverso la verifica
delle concentrazioni, qualunque sia la fonte di inquinamento, industriale o civile. Una volta fissati
questi valori, l’Ente preposto al controllo (la Regione) qualora le concentrazioni siano superiori ad
essi, provvede a predisporre appositi piani di risanamento, atti a garantire il miglioramento
progressivo della qualità dell’aria. Il decreto evidenzia peraltro l’importanza dell’aggiornamento dei
metodi di prelievo e di analisi e, cosa molto innovativa rispetto alla norme precedenti, dedica un
intero allegato ai sistemi di misura automatizzati. Per questi sistemi viene indicato quali siano i
criteri generali, le varie operazioni e procedure da attuare affinché un sistema automatico possa
venire impiegato ai fin i del controllo dell’inquinamento atmosferico, in alternativa ai metodi classici
di analisi. Le caratteristiche di tali sistemi devono sempre risultare in accordo alle specifiche
tecniche indicate nell’appendice stessa e devono essere comunque verificabili in base ai criteri in
essa contenuti. L’introduzione dei requisiti minimi di prestazione ed i cosiddetti metodi di prova per i
sistemi automatizzati sono infatti quei criteri e quelle procedure utili a verificare l’accuratezza ed la
precisione dell’analizzatore in fase di collaudo.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Anche il DPR 203/1988 detta norme per la tutela della qualità dell’aria: gli standard di qualità
introdotti, validi su tutto il territorio nazionale, sono definiti in base a criteri di tipo sanitario, per la
tutela della popolazione esposta. Per ogni inquinante sono fissati i tempi di mediazione delle misure
da utilizzare per la verifica dello standard (ventiquattrore ore,otto ore etc.). Questo decreto
modifica, fra le altre cose, i valori degli standard di qualità per gli inquinanti NO2 (biossido di azoto)
e SO2 (biossido di zolfo) fissati dal precedente decreto ed introduce per questi ultimi e le particelle
sospese i valori guida che costituiscono un supporto di riferimento sia per la prevenzione in materia
di salute e di protezione ambientale, sia per l’istituzione di zone specifiche nelle quali sono
necessarie condizioni di tutela più efficaci. Ad integrazione di quanto già previsto nel DPCM dell’83
vengono anche specificati i metodi di campionamento, le analisi e le valutazioni da fare per
verificare gli standard di qualità dell’aria e dei valori guida.
Oltre a questo, proprio per meglio tutelare le condizioni ambientali, vengono posti sotto
controllo tutti gli impianti industriali ed artigianali che danno luogo ad emissioni in atmosfera
contribuendo all’alterazione delle normali condizioni di salubrità dell’aria. I proprietari di impianti, sia
nuovi che esistenti, devono quindi presentare all’autorità competente (la Regione o la Provincia,
secondo quanto previsto dalle legislazioni regionali) una richiesta di autorizzazione contenente tutte
le indicazioni sulle caratteristiche qualitative e quantitative relative alle emissioni, nonché sulle
tecniche adottate perla prevenzione dell’inquinamento.
Il DPCM dell’1983 e il DPR dell’1988 forniscono quindi le basi per il controllo della qualità
dell’aria: il primo fissa i limiti massimi di esposizione e di accettabilità delle concentrazioni e il
secondo prevede attività di controllo specifico alla fonte di emissione e la concentrazione massima
degli inquinanti emessi, specificando i metodi di prelievo ed analisi. In una nota al DPR N. 203/1988
si trova inoltre un primo suggerimento sulla scelta dei luoghi e sul numero di postazioni da
installare per effettuare misure di concentrazione di biossido di azoto nelle aree da sottoporre a
verifica. Questo rappresenta solo un primo approccio per i criteri generali sul monitoraggio della
qualità dell’ aria, in quanto in nessuno dei due citati decreti vengono dettagliati i criteri di
progettazione delle reti di rilevamento, di elaborazione statistica dei dati e della loro restituzione al
pubblico.
Il D. M. 25 novembre 1994 aggiorna le norme tecniche in materia di concentrazione e di livelli
di attenzione e di allarme per gli inquinanti atmosferici nelle aree urbane, fissando nuovi limiti
massimi di concentrazione di sostanze nocive nell’aria ambiente.
Il D. M. n.351/1999, “Attuazione della direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e di
gestione della qualità dell’aria ambiente”, nel recepire la direttiva comunitaria, stabilisce gli obiettivi
per la qualità dell’aria ambiente al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti dannosi per la salute
umana e per l’ambiente nel suo complesso.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Il D. M. n. 60/2002 recepisce la direttiva 1999/30/CE del Consiglio del 22/04/99, concernente
i valori limite di qualità dell’aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di
azoto, le particelle e il piombo, e la direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite di qualità dell’aria
ambiente per il benzene ed il monossido di carbonio. Il decreto stabilisce, fra l’altro, i valori limite e
le soglie di allarme, la soglia di valutazione superiore, la soglia di valutazione inferiore e i criteri di
verifica della classificazione delle zone e degli agglomerati, la modalità per l’informazione da fornire
al pubblico sui livelli registrati di inquinamento atmosferico ed in caso di superamento delle soglie
di allarme. Un passo importante nella normativa ambientale, con ripercussioni a livello mondiale,
viene compiuto con l’introduzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni
Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto nel 1997 e ratificato e reso esecutivo in Italia con
Legge n. 120 del 2002. In attuazione del protocollo in parola, il Ministero dell’Ambiente presenta al
CIPE un piano d’azione nazionale per la riduzione dei livelli di emissione dei gas serra.
Per quanto riguarda le polveri sottili, queste sono formate da sostanze tossiche e
cancerogene.
Raggiungono le parti più profonde e delicate dei polmoni, dove si accumulano. Il traffico
automobilistico è la causa principale di questa forma di inquinamento. La sigla PM 10 sta per
Particulate Matter, 10 significa che le particelle hanno un diametro inferiore ai 10micron (10
millesimi di mm). Si tratta di particelle microscopiche non visibili a occhio nudo, minuscoli
frammenti di sostanze organiche (fibre animali e vegetali, pollini, batteri, spore) e inorganiche
(metalli pesanti, fibre di amianto, solfati, nitrati,polveri di carbone e di catrame, ecc) e sono diffuse
nell’aria, per questo si parla di particolato atmosferico o aerodisperso. Il PM2,5 è la frazione più fine
del PM10, costituita dalle particelle con diametro uguale o inferiore a 2,5 micron e perciò ancora più
pericoloso del PM10 e inoltre può rimanere sospeso nell'atmosfera per giorni. L'UE, con direttiva
1999/30/CE del 22 aprile 1999 riguardante le concentrazioni di PM10, (recepita dal D.M.
02/04/2002 n. 60) ha stabilito che il valore limite giornaliero delle PM10 non deve superare i 50 µ
g/m3. Detto limite non deve ess ere superato più di 35 volte all'anno. La stessa direttiva fissa
inoltre il valore limite annuale di 40 µ g/m3. Dal 01/01/2005 il valore limite giornaliero di 50 mg/mc
non può essere superato più di 7 volte all'anno, edil valore limite annuale è portato a 20 µ g/mc
(valori limite indicativi non ancora recepiti in Italia e da rivedere con successivo decreto sulla base
della futura normativa comunitaria).
Con il D. M. 2 aprile 2002 la legge italiana recepiva la Direttiva 1999/30/CE, riguardante i
valori limite per il biossido di zolfo, il biossido ci azoto, gli ossidi di azoto, il materiale particolato eil
piombo, e la Direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite per il benzene e il monossido di carbonio.
Il citato decreto ha stabilito, a partire dal 2002,una serie di scadenze temporali che avrebbero
dovuto essere rispettate per il raggiungimento di limiti d i emissione sempre più restrittivi. Inoltre, il
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
decreto stabilisce i criteri e le modalità di rilevamento dei dati e della conseguente fase di
informazione al pubblico in caso di superamento dei limiti.
Di seguito si riporta la sintesi dei valori limite stabiliti dal decreto.
Fig. 2.1/2 : Limiti di accettabilità della presenza di inquinanti nell'aria
Gli impatti principali attesi, in seguito alla realizzazione della strada provinciale di
collegamento tra la S.P. 27 e la S.S. 96, sulla qualità dell’aria saranno prevalentemente dovuti ai
mezzi meccanici, in fase di cantiere, e al normale traffico automobilistico durante il periodo di
esercizio.
Va tuttavia precisato che l’intervento non implicherà un aumento del traffico bensì una sua più
razionale movimentazione che non interessi l’abitato cittadino e che consenta un percorso
alternativo ai veicoli che devono giungere all’ Ospedale della Murgia, rispetto all’unica arteria ora
disponibile, ossia la S.S. 96.
Quindi si può ragionevolmente concludere che l’opera non produrrà un aumento del numero
di veicoli circolanti, e di conseguenza un maggiore impatto sulla componente aria, ma una più
razionale movimentazione.
2.2 QUADRO METEO - CLIMATICO
L'uniformità orografica della regione produce delle modeste differenze climatiche tra le zone
dovute, oltre che alle esigue variazioni altimetriche, anche alla conformazione topografica: i rilievi
appenninici infatti riparano la regione dai venti che provengono da occidente, mentre la regione
risulta aperta alle correnti da sud e dall'Adriatico. Le precipitazioni sono concentrate essenzialmente
nei mesi autunnali ed invernali e si manifestano spesso in concomitanza con lo spostamento di
masse d'aria umide trasportate da venti provenienti da sud; durante queste stagioni il tempo è
piuttosto instabile con alternanze di giorni piovosi a giorni sereni. Nei mesi estivi le precipitazioni
sono scarse e l'andamento delle isoterme tende ad essere più omogeneo procedendo verso sud. In
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Puglia i mesi estivi sono caratterizzati da livelli termici piuttosto stabili con punte massime in
occasione diventi spiranti da sud. La primavera è spesso caratterizzata da escursioni termiche che
determinano passaggi repentini da giornate rigide a giornate calde seconda della provenienza delle
masse d'aria (Balcani e paesi del Nord-Europa o Africa). Le temperature medie per gran parte del
territorio pugliese sono comprese tra 6°C e 10°C in gennaio febbraio e tra 22°C e 26°C in luglio ed
agosto. Eventi nevosi sono modesti ed il relativo manto perdura solo per pochi giorni.
Nella figura successiva si riporta la mappa tematica relativa alla piovosità che caratterizza il
territorio regionale.
Fig. 2.2/1 : Mappa delle isoiete della regione Puglia
Sostanzialmente l’area oggetto dell’intervento ricade in una zona dal clima tipicamente
mediterraneo con qualche episodio eccezionale sia nella stagione invernale che in quella estiva.
Entrando nello specifico relativamente ai dati rilevati, il Comune di Gravina in Puglia, dispone
di una stazione pluviometrica, pertanto al fine di delineare un quadro climatico veritiero si è fatto
riferimento proprio ai dati estratti dalla suddetta stazione.
Sono riportate nel seguito le caratteristiche meteo-climatiche tratte dai parametri climatici
(cfr. http://clisun.casaccia.enea.it – Profilo climatico dell’Italia), le coordinate, la quota sul livello
medio del mare e la zona climatica di appartenenza valutata in base ai gradi-giorno calcolati. E’
bene specificare che per gradi-giorno di una località, si intende la somma, estesa a tutti i giorni di
un periodo annuale convenzionale di riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere tra la
temperatura dell'ambiente, convenzionalmente fissata a 20°C, e la temperatura media esterna
giornaliera; l'unità di misura utilizzata è il grado-giorno (GG).
Il decreto D.P.R. 412/93 assegna ai comuni una zona di appartenenza a seconda del numero
di gradi-giorno calcolati:

Zona A:
comuni che presentano un numero di gradi-giorno non superiore a 600;
8
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
Zona B:
comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 600 e non
superiore a 900;
GRAVINA IN PUGLIA (BA)
altitudine:
coordinate:
gradi-giorno
altitudine:
coordinate:
m s.l.m.
338
40°49'
maggiore 16°25'
di 900
m s.l.m.
380
40°49' 16°25'

zona
Zona
C: climatica:
comuni D
che
località: capoluogo
area climatica:
superiore
a 1.400; 2C

climatico
mesi
Zona
D:profilo comuniProfilo
che presentano
un numero di gradi-giornoTEMPERATURE
maggioreMENSILI
di 1400 e non
Zona E:
MIN
MCALD
2
1.9
3
3.9
4
6.8
5
10.4
6
14.5
7
17.1
8
17.4
9
14.5
10
10.6
altitudine:
11
7.0
coordinate:
12
3.7
altitudine:
Anno
9.1
Mese
superiore a 3000;
MAX
MED
-4.7 10.6
-3.0 13.5
0.8 18.0
4.8 23.0
8.6 28.4
12.5 31.8
12.4 32.1
9.4 27.1
5.4
33820.4
0.1 14.8
40°49'
-2.2 11.3
38020.0
-4.7
17.9
6.2
20.8
8.7
24.9 12.4
30.7 16.7
35.4 21.5
38.4 24.4
38.4 24.8
34.4 20.8
15.5
m27.4
s.l.m.
21.0 10.9
16°25'
16.2
7.5
m38.4
s.l.m.
14.6
Zona F: comuni che presentano un numero di gradi-giorno maggiore di 3000.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
Anno
Temperature
Radiazione giornaliera
Eliofania
Nuvolosità
Velocità
Precipitazioni
Umidità relativa
MED
GPIOV
ESTR
MESE
MED
ESTR
MIN
UR
15.8
17.9
20.8
24.9
30.7
35.4
38.4
38.4
34.4
27.4
21.0
16.2
38.4
GSER
GVEN
GPIOV
MED
5.5
6.2
8.7
12.4
16.7
21.5
24.4
24.8
20.8
15.5
10.9
7.5
14.6
UR MIN
UMIDITA'
MESE
numero
di giorni sereni
PRECIPITAZIONI
numero di giorni ventosi
numero di giorni piovosi
UR MAX
MESE
PRECIP
9.2
1
10.6
2
13.5
3
18.0
4
23.0
5
28.4
6
31.8
7
32.1
8
27.1
9
20.4
10
14.8
11
11.3
12
20.0
Anno
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
Anno
4
5
6
7
8
9
10
11
12
Anno
°C
MJ/ m²
ore e decimi di ora
decimi di cielo coperto
m/ s
mm/ mese
%
-4.0
-4.7
-3.0
0.8
4.8
8.6
12.5
12.4
9.4
5.4
0.1
-2.2
-4.7
GPIOV
V MAX
GSER
GVEN
GPIOV
1.8
1.9
3.9
6.8
10.4
14.5
17.1
17.4
14.5
10.6
7.0
3.7
9.1
PRECIP
4
°C
VENTO
MJ/ m²
ore e decimi diDIREZ
ora
decimi di cielo PREV
coperto
m/ s
1
mm/ mese
2
%
3
16°25'
1
1
2
2
3
3
4
4
5
5
6
6
7
7
8
8
9
9
10
10
11
11
12
12
Anno
Anno
MESE
V MAX
V MED
GVEN
MCALD
1
V MED
GSER
NUVOL
RADIAZ
18.2
21.8
23.9
23.6
20.7
16.1
11.6
7.6
6.3
5523
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
CALDO
12
3
Anno
RAFF
DIREZ
PREV
40°49'
TEMPERATURE MENSILI
PRECIPITAZIONIMIN
UMIDITA'
MAX
VENTO
MCALD
GVEN
COMFO
2
2
Temperature
SOLE E NUVOLE
Radiazione giornaliera
Eliofania
Nuvolosità
Velocità
7.0
Precipitazioni
10.3
Umidità14.1
relativa
ELIOF
MESE
GSER
NUVOL
7.0
10.3
14.1
18.2
21.8
23.9
23.6
20.7
16.1
11.6
7.6
FREDD
6.3
2
65523
coordinate:
4
MESE
Mese
2
1
3
3
1
4
1
4
2
5
2
5
3
6
3
6
4
4
7
7
4
5
8
8
5
6
94
9
7
10 103
8
11 112
9
12 121
10
13
5
11
MFRED
12
4
Anno
RISC
RADIAZ
2
ELIOF
MESE
1
1746
1
UR MAX
gradi-giorni:
MCALD
CALDO
3
RAFF
Profilo climatico
mesi profilo
SOLE E NUVOLE
1 1 MFRED FREDD
COMFO
CALDO
MESE

e non
1
1.8
-4.0
9.2 di
15.8
5.5 e non
comuni che presentano un numero di gradi-giorno
maggiore
2100
MESE

2
1
3
3
1
4
4
2
5
5
3
6
6
4
7
7
4
8
8
5
94
9
10 103
11 112
12 121
GRAVINA
IN PUGLIA (BA)
13
5
zona
climatica:
D
MFRED
FREDD
COMFO
località:
capoluogo
4
2
2
RISCclimatica:
6
area
2C 2
CALDO
ESTR
COMFO
MED
FREDD
ESTR
MFRED
MED
1
superiore12 a 2100;
di
MESE
1
gradi-giorni:
1746
presentano
un numero
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
Anno
numero di giorni sereni
numero di giorni ventosi
numero di giorni piovosi
9
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Fig. 2.2/2 : Profilo climatico di Gravina e valori delle registrazioni delle temperature (dati ENEA)
I grafici riportati mostrano la classificazione, per ciascun mese, dei profili climatici ed il
numero di mesi in cui è necessario riscaldare (RISC) o rinfrescare (RAFF) per garantire il comfort
ambientale; nelle stesse figure, è riportata la radiazione media giornaliera per ciascun mese. Il
Comune di Gravina ricade in Zona climatica D ovvero presenta un numero di gradi-giorno
maggiore di 1400 e non superiore a 2100 (D.P.R. 412/93) ovvero 1746 gradi-giorno. Dal grafico di
fig. Fig. 2.2/2 si evince che per 6 mesi è necessario riscaldare (RISC) mentre per 4 mesi è
necessario rinfrescare (RAFF) al fine di garantire il comfort ambientale. Come previsto, il periodo in
cui le temperature raggiungono i valori di picco ricade tra fine luglio ed inizio agosto, durante il
quale le temperature estreme possono superare i 37°C.
Per quanto riguarda le emissioni di CO, in fase di esercizio, la realizzazione della strada a farsi
non arrecherà incrementi notevoli ai valori attuali in quanto la strada stessa, non sarà sicuramente
una arteria principale ma di collegamento e di ausilio all'ospedale dell'Alta Murgia. La funzione e
l'obiettivo principale della realizzazione dell'opera consistono quindi nell'alleggerimento del traffico
sulla S.S. 96 (a tutt’oggi l’unica strada al servizio dell’ospedale), che risulta particolarmente
congestionato nell’attraversamento della zona artigianale di Altamura, dove sono anche presenti
incroci semaforizzati.
10
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Quindi si può ragionevolmente concludere che l’opera non produrrà un aumento del numero
di veicoli circolanti, e di conseguenza un maggiore impatto sulla componente aria, ma una più
razionale movimentazione.
Per quanto riguarda le polveri in fase di cantierizzazione, data la discreta ventosità dell’area in
esame, si dovranno comunque limitare le emissioni diffuse e puntuali di polveri derivanti dalla
movimentazione dei materiali di costruzione, dall'esercizio di impianti fissi e dalla movimentazione
dei mezzi. Si ritiene quindi necessario:
– prevedere la umidificazione dei depositi temporanei di terre, dei depositi di materie prime
ed inerti e delle vie di transito da e per i cantieri, soprattutto quando queste si trovino nelle
vicinanze dell'aggregato urbano;
– per il trasporto degli inerti prevedere un sistema di ricopertura dei cassoni con teloni;
– prevedere un piano del traffico legato alle attività di cantiere allo scopo di evitare disturbi ai
residenti e limitare i disagi al traffico esistente specialmente durante la realizzazione delle rotatorie.
3. AMBIENTE IDRICO, SUOLO E SOTTOSUOLO
3.1 LINEAMENTI IDROLOGICI E IDROGEOLOGICI
Il territorio circostante l’abitato di Altamura e quindi parte di quello interessato dal progetto è
caratterizzato dalla presenza di due falde idriche.
La prima risulta localizzata nei calcari cretacei (falda profonda o falda di base) e l'altra
localizzata nei depositi di chiusura del ciclo bradanico (falda freatica o superficiale).
L’area oggetto di studio collocandosi in prossimità del territorio murgiano, ed essendo
costituita in parte da rocce carbonatiche, risulta caratterizzato dalla mancanza di un reticolo
idrografico superficiale ben definito e da un notevole sviluppo dell’idrologia sotterranea.
ACQUIFERO PROFONDO CARBONATICO
L’acquifero profondo è costituito dalle successioni carbonatiche del Cretaceo, che contengono
una cospicua falda idrica e un’ingente circolazione sotterranea. Le rocce contenenti la falda
acquifera sono rappresentate da calcari e calcari dolomitici del Cretaceo, appartenenti alla
formazione del “Calcare di Altamura”. Tale acquifero, interessato da fenomeni carsici, presenta un
grado di fratturazione variabile nelle tre dimensioni e mostra, a luoghi, elevata permeabilità. Nel
complesso è definibile come un acquifero discontinuo, assimilabile a monostrato, condizionato dai
sistemi fessurativi e dai condotti carsici.
La circolazione idrica nella unità calcarea si esplica attraverso le numerose discontinuità, fra
loro comunicanti, quali i giunti di strato, le fratture e le cavità carsiche. La falda carsica trae
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
alimentazione dalle piogge che insistono sull'area delle Murge. In gran parte del territorio
altamurano affiora il calcare e quindi tale territorio costituisce una zona di ricarica per la falda
carsica.
All'aliquota delle precipitazioni che cadono direttamente sui calcari va sommata la parte che
insiste sui depositi Plio - Pleistocenici alla cui base manca uno strato argilloso. Un'altra aliquota è
data dalle "gravine" che attraversano i depositi di copertura fino al substrato calcareo consentendo
all'acqua di scorrimento superficiale d'infiltrarsi nel sottosuolo ed alimentare la falda carsica.
Dai dati disponibili in letteratura la falda sembra essere in pressione e la sua qualità
eccellente.
ACQUIFERO SUPERFICIALE
L'acquifero superiore è localizzato nei depositi di chiusura del ciclo bradanico; la superficie di
fondo della falda è costituita dal tetto delle Argille subappennine.
Sulla base delle evidenze geologiche e dei dati disponibili in letteratura, è possibile definire
l'estensione e le caratteristiche idrogeologiche delle diverse strutture acquifere.
Le falde defluiscono generalmente a pelo libero e sono alimentate esclusivamente dalle acque
di precipitazione che insistono sui depositi che le contengono. La zona di emergenza è costituita da
sorgenti di strato, situate al contatto sabbie - argille, o di emergenza, laddove l'alveo dei corsi
d'acqua incide la superficie piezometrica.
L'idrografia murgiana risulta essere caratterizzata da una serie di bacini stretti e di modesto
sviluppo, che si estendono in senso trasversale alla linea di costa.
Tali bacini sono alimentati da solchi erosivi di larghezza e lunghezza variabili, in genere a
fondo piatto, che prendono il nome di "lame” o ”gravine” e rappresentano i resti dell’idrografia
superficiale oggi scomparsa. In essi si raccolgono e ruscellano le acque di origine meteorica, in
special modo quelle relative a precipitazioni intense e di breve durata, che quasi mai riescono a
riversare acqua nel mare.
Il territorio della provincia di Bari è caratterizzato dalla presenza di un sistema di lame, quelle
più importanti sono: Lama Balice, Lamasinata, Lama Picone, Lama S. Giorgio, Lama Giotta.
Il progetto in oggetto non interessa alcuna delle predette lame, tuttavia ai piedi del terrazzo
individuato a quota 400 m s.l.m. e presente una terminazione del torrente Gravina di Matera.
L’elevata permeabilità delle formazioni litologiche affioranti, connesse alla fenomenologia
carsica, che caratterizza gli ammassi carbonatici, il regime delle precipitazioni meteoriche,
concentrate nei mesi invernali e l’accentuata aridità nei mesi estivi rappresentano i fattori principali
da cui dipende strettamente il modesto sviluppo della rete idrografica superficiale dell’altopiano
delle Murge.
12
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L'idrografia superficiale passa, dunque, in secondo piano lasciandosi sostituire, per
importanza, dalla idrografia sotterranea profonda.
Il territorio circostante l’abitato di Altamura e quindi parte di quello interessato dal progetto è
caratterizzato dalla presenza di due falde idriche.
La prima risulta localizzata nei calcari cretacei (falda profonda o falda di base) e l'altra
localizzata nei depositi di chiusura del ciclo bradanico (falda freatica o superficiale). L’acquifero
profondo è costituito dalle successioni carbonatiche del Cretaceo, che contengono una cospicua
falda idrica e un’ingente circolazione sotterranea. Le rocce contenenti la falda acquifera sono
rappresentate da calcari e calcari dolomitici del Cretaceo, appartenenti alla formazione del “Calcare
di Altamura”. Tale acquifero, interessato da fenomeni carsici, presenta un grado di fratturazione
variabile nelle tre dimensioni e mostra, a luoghi, elevata permeabilità. Nel complesso è definibile
come un acquifero discontinuo, assimilabile a monostrato, condizionato dai sistemi fessurativi e dai
condotti carsici.
La circolazione idrica nella unità calcarea si esplica attraverso le numerose discontinuità, fra
loro comunicanti, quali i giunti di strato, le fratture e le cavità carsiche. La falda carsica trae
alimentazione dalle piogge che insistono sull'area delle Murge.
In gran parte del territorio altamurano affiora il calcare e quindi tale territorio costituisce una
zona di ricarica per la falda carsica.
All'aliquota delle precipitazioni che cadono direttamente sui calcari va sommata la parte che
insiste sui depositi Plio - Pleistocenici alla cui base manca uno strato argilloso. Un'altra aliquota è
data dalle "gravine" che attraversano i depositi di copertura fino al substrato calcareo consentendo
all'acqua di scorrimento superficiale d'infiltrarsi nel sottosuolo ed alimentare la falda carsica.
Dai dati disponibili in letteratura la falda sembra essere in pressione e la sua qualità
eccellente.
L'acquifero superiore è localizzato nei depositi di chiusura del ciclo bradanico; la superficie di
fondo della falda è costituita dal tetto delle Argille subappennine.
Sulla base delle evidenze geologiche e dei dati disponibili in letteratura, è possibile definire
l'estensione e le caratteristiche idrogeologiche delle diverse strutture acquifere.
Le falde defluiscono generalmente a pelo libero e sono alimentate esclusivamente dalle acque
di precipitazione che insistono sui depositi che le contengono.
La zona di emergenza è costituita da sorgenti di strato, situate al contatto sabbie - argille, o di
emergenza, laddove l'alveo dei corsi d'acqua incide la superficie piezometrica.
Le acque meteoriche, in fase di esercizio, saranno direttamente recapitate sui terreni
circostanti come consentito ai sensi delle NTA del Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia.
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Tenendo conto di quanto detto sopra ed in considerazione delle modeste profondità
interessate dalla realizzazione dell’opera, per tale componente l’impatto atteso risulta lieve.
3.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO
L'area indagata ricade nella zona di transizione tra la parte sud-occidentale delle Murge (horst
di Altamura), che con il Gargano e la Penisola Salentina (dalla quale è separata dalla linea tettonica
“Taranto-Brindisi”), rappresenta uno dei blocchi calcarei costituenti l'Avampaese apulo e la parte
orientale della Fossa Bradanica.
Dal punto di vista geodinamico, l’Avampaese fa parte della microplacca Apula, che, a sua
volta, costituisce una delle parti settentrionali della Placca Africana, altrimenti conosciuta come
Promontorio Africano. S’intuisce facilmente come lo sviluppo geodinamico di questa parte del
territorio pugliese, sia strettamente connesso a quello subito dalla suddetta placca, la cui
evoluzione, iniziata circa 180-200 milioni di anni fa, è proseguita con il coinvolgimento tettonico
della stessa in seguito collisione con la Placca Eurasiatica.
Dal Paleozoico superiore al Triassico medio il margine settentrionale del paleocontinente
africano si presentava come un’ampia piana alluvionale, percorsa da corsi d’acqua meandriformi,
che depositavano materiali detritici continentali (spessori oltre 1000 m) su basamento cristallino
paleozoico.
Il progressivo sprofondamento del margine africano portava alla formazione nel Giurassico–
Cretaceo di un mare tropicale con acque poco profonde, anche se, potrebbe aver subito
un'episodica emersione testimoniata da una lacuna datata al Turoniano.
Durante il Cretaceo superiore e il Paleogene la piattaforma carbonatica apula subì un ampio
inarcamento, evolvendo progressivamente in una vasta terra emersa corrispondente in gran parte
all’attuale territorio pugliese. La superficie emersa della piattaforma carbonatica fu modellata dal
carsismo di tipo subtropicale, mentre la sedimentazione carbonatica di piattaforma continuò a
svilupparsi con discontinuità durante il Paleogene lungo i margini sommersi.
Nel Pliocene–Pleistocene inferiore il progressivo avanzamento delle strutture tettoniche
appenniniche e dinarico-elleniche determinarono l’inflessione e la subduzione dei margini opposti
dell’Avampaese apulo ed un conseguente rialzo del settore mediano che assume l’assetto
morfologico strutturale di pilastro tettonico (horst).
Dal Pliocene medio-superiore (3,5 M.a. fa) e fino al Pleistocene inferiore (1,6 M.a. fa), il lento
abbassamento ha comportato l’inesorabile avanzamento del mare, che isola l'area murgiana
configurando un esteso bacino sedimentario, in cui andranno a depositarsi le unità appartenenti alla
“Serie della Fossa bradanica”.
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I primi depositi trasgressivi sui calcari del Cretaceo sono rappresentati dalla "Calcarenite di
Gravina" (Pliocene medio? - Pleistocene inferiore, da circa 3,4 a 1,5 M.a.); questa formazione,
costituita da calcareniti organogene scarsamente cementate, è nota in Puglia come "tufo calcareo".
Lo spessore della formazione varia in relazione alla conformazione del substrato; maggiori gli
spessori nelle depressioni strutturali (graben), pressoché assente in prossimità degli alti strutturali
(horst).
Man mano che il bacino si approfondiva, sulla "Calcarenite di Gravina" si accumulavano
argille, argille marnose e silts argillosi riferibili alle "Argille subappennine" (Pleistocene inferiore, 1,5
M.a.). Tale unità comprende i sedimenti di maggiore profondità della successione della Fossa
bradanica; infatti, a partire da questo momento ha inizio un graduale sollevamento regionale,
documentato prima dalle "Sabbie di Monte Marano" e successivamente dal "Conglomerato d’Irsina”
(Pleistocene inferiore-medio, da 1,5 a 800.000 M.a.).
La tendenza all'emersione continua per la restante parte del Quaternario (ultimo milione di
anni), ed è evidenziata da più ordini di superfici terrazzate registrate sull'altopiano delle Murge, ed
in generale un pò dovunque nella regione Puglia. Tali superfici, dette spianate d’abrasione marina,
sono delimitate da scarpate più o meno ripide.
La tappa finale dell’evoluzione geodinamica delle Murge, iniziata con la fine del Pleistocene
inferiore, è tuttora in atto ed è contrassegnata da un discontinuo e non uniforme sollevamento
dell’intero sistema Catena – Avanfossa – Avampaese, che causò un progressivo ritiro del mare verso
l’attuale linea di costa.
I caratteri tettonici dell’area in esame sono strutturalmente legati all’evoluzione geologica
della regione murgiana ed alla vicinanza dell’horst di Altamura. Gli strati risultano poco inclinati,
prevalentemente 8°-10°, e nel complesso costituiscono una struttura monoclinatica immergente a
ovest sud-ovest in cui s’individua un blando sistema di pieghe antiformi e sinformi. Tale struttura,
arealmente risulta complicata da faglie direzionali agli assi delle pieghe con rigetti non ovunque ben
riconoscibili, nonchè da sistemi di fratture sub-verticali.
I rilevi geologici di superficie, invero poco significativi, uniti ai più cospicui dati disponibili in
letteratura hanno consentito di ricostruire i linea generale l’assetto geologico complessivo, che
risulta costituito da un basamento calcareo–dolomitico di età cretacea su cui giacciono in
trasgressione i depositi della Fossa Bradanica.
In particolare la successione stratigrafica, riscontrata in affioramento e dalla carta geologica
“Foglio 189 Altamura” (a partire dal basso e dalla formazione più antica alla più recente), dell’area
interessata dal progetto è la seguente:

“Calcare di Altamura” - “Cc10-8”;

“Tufo di Gravina” – “Qcc”;
15
"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale

“Argille di Gravina” – “Qca”;

“Sabbie di Montemarano” – “Qcs”;

“Conglomerato di Irsina” – “q1cg”;

Depositi alluvionali terrazzati - “l”.
La formazione del “Calcare di Altamura”, databile al Coniaciano-Santoniano grazie al
contenuto fossilifero in rudiste e foraminiferi, affiora nei pressi dell’abitato di Altamura in
corrispondenza dell’omonimo horst, e perciò ad est dell’area di studio. Sotto il profilo litologico, si
tratta di un calcare biostromale, ad aspetto ceroide, a luoghi brecciato con cementazione composta
da una matrice calcarea ferrugginosa, di colore biancastro o occasionalmente grigio chiaro.
Questa sequenza carbonatica deriva da fanghi calcarei formatisi in estesi ambienti
epicontinentali a sedimentazione carbonatica, con fenomeni di interruzione nella sedimentazione.
La base della formazione non è affiorante ma i dati di letteratura ne attribuiscono una potenza
di circa 1000 m.
Dal punto di vista tettonico la formazione mostra un assetto monoclinalico e presenta un
blando sistema di pieghe tipiche dell’assetto del calcare di Altamura a circa metà strada tra l’area di
studio e l’abitato di Altamura.
Fig. 3.2/1 : Stralcio della Carta geologica d’Italia, foglio 189 “Altamura” in scala 1:100.000, nel riquadro blu l’area
interessata dall’intervento.
In evidente discordanza angolare sul Calcare di Altamura si rinviene il “Tufo di Gravina”
formato da calcareniti massicce di colore giallognolo o biancastro con irregolare stratificazione. La
formazione risulta essere ad alto contenuto fossilifero, costituito da brachiopodi, molluschi e
foraminiferi, e passa eteropicamente alle argille.
Essa, databile al Calabriano, affiora a lembi nell’area interessata dal progetto, tuttavia tale
affermazione risulta perlopiù desunta dallo studio della carta geologica, in quanto come già detto
l’intensa coltivazione dell’area rende difficile l’osservazione diretta delle formazioni. Al riguardo in
16
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fase di redazione del progetto definitivo verrà condotta, oltre ad una campagna di indagini
necessaria per la caratterizzazione delle formazioni, anche un più dettagliato rilevamento della zona
che unito ai dati di perforazione consentiranno una più adeguata descrizione delle formazioni che
risultano affiorare a piccoli lembi.
Le “Argille di Gravina” si rinvengono in eteropia con le calcareniti, sono di colore azzurro e
presentano fossili marini. Non differiscono dalle comuni argille grigio-azzurre presenti al piede
dell’Appennino. Anche queste affiorano a lembi, ed essendo eteropiche con le calcareniti, sono
anch’esse databili al Calabriano.
Sulle argille si rinvengono, secondo la successione tipica della Fossa Bradanica, le “Sabbie di
Montemarano”. Sono sabbie calcareo-quarzose cementate, gialle, con abbondanti fossili marini.
Sono databili al Calabriano e come tutte le altre formazioni, ad eccezione del Calcare, sono presenti
a lembi isolati, trattandosi delle prime propaggini orientali della Fossa.
Conclude il ciclo dei sedimenti della Fossa Bradanica il “Conglomerato di Irsina”. Esso risulta
composto da ciottoli di media grandezza, più o meno arrotondati o a luoghi appiattiti. Lo spessore
risulta modesto ed è databile al Villafranchiano.
La regressione marina post-calabriana è stata seguita da un periodo di oscillazione del livello
di base dei fiumi della zona. Ciò ha creato terrazzamenti lungo i solchi erosivi. Nella zona di
interesse risultano presenti alcuni lembi di tali terrazzi formati per lo più da sedimenti ciottolososabbiosi di età pleistocenica superiore.
3.3 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO
L’area oggetto di studio è posta nella parte centro-occidentale della Puglia, in una zona
caratterizzata dal contatto tra le Murge, un vasto altopiano carsico (avente quote mediamente
comprese tra i 400 e i 500 m s.l.m.), che si estende grossomodo dal Fiume Ofanto fino alla
congiungente Brindisi – Taranto e le prime propaggini della Fossa Bradanica.
L’altopiano murgiano si presenta come una gradinata tettonica costituita da una serie di
ripiani posti a quote via via decrescenti verso il mare. Si tratta di terrazzi marini, allungati
parallelamente alla costa in direzione NO–SE e leggermente inclinati a NE, che si raccordano tramite
scarpate morfologiche, spesso nette e ben riconoscibili, d’altezza variabile, che possono
testimoniare periodi di stasi del livello del mare (si tratterebbe d’antiche linee di costa).
In particolare il territorio oggetto di studio è sito in una tra le parti più alte dello stesso
altopiano che presenta una morfologia caratterizzata da blande pieghe a largo raggio.
Sono riconoscibili, prevalentemente dall’analisi della cartografia geologica, la presenza di
faglie che hanno di fatto dislocato i Calcari, costituenti l’altopiano, abbassandoli verso il bordo
orientale della Fossa Bradanica.
17
"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Sia i ripiani sia le scarpate dei terrazzi conservano i segni del ruscellamento superficiale, che li
ha modellati con solchi d’origine carsico–erosiva talora profondi e d’apprezzabile ampiezza,
localmente denominati “lame”. Tali solchi in occasione di periodi particolarmente piovosi possono
convogliare notevoli quantitativi d’acqua e spesso sono riempiti da materiale alluvionale recente.
Tuttavia, la natura calcarea del sottosuolo, costituito sostanzialmente da terreni cretacei,
determina nel complesso l'assenza di una importante rete idrografica superficiale; infatti, questa è
costituita soltanto da piccoli corsi d'acqua a carattere stagionale che, pur sviluppandosi spesso in
direzione normale all'attuale linea di costa adriatica, non sempre hanno come recapito ultimo il
mare, ma, anzi, trovano spesso la loro terminazione in inghiottitoi carsici.
Un’impronta significativa alla morfologia è data dalla presenza di forme carsiche epigee come
le doline, spesso a contorno sub-circolare, che sono accompagnate dalla presenza diffusa di “terre
rosse” o “terreni residuali”, costituiti soprattutto dai residui insolubili del calcare come l’ossido di
ferro ed alluminio, che conferiscono al terreno un colore marrone–ruggine. In seguito all’azione
dilavante dell’acqua di ruscellamento, la terra rossa si accumula nelle zone topograficamente
depresse e penetra nel sistema carsico ipogeo.
Di tali segni non si registra la presenza evidente nell’area oggetto di studio.
La Fossa bradanica costituisce una depressione allungata nella stessa direzione delle Murge,
delimitata ad occidente dall’ Appennino meridionale e ad oriente dalle Murge stesse. Le aree dove
affiorano i calcari si distinguono morfologicamente per le forme superficiali aspre, mentre le aree
dove affiorano i depositi plio-pleistocenici, per le forme del rilievo più morbide e regolari.
Nei terreni formanti la successione della Fossa Bradanica la morfologia è collinare con rilievi
modesti a sommità piatta.
Da una prima ricognizione dei luoghi gli stessi si presentano sostanzialmente pianeggianti e
non sembrano interessati da evidenti fenomeni di dissesto superficiale.
Va tuttavia sottolineata la presenza di un terrazzo, di quota 400 m s.l.m., che interessa in
parte il tracciato della costruendo opera e ai suoi piedi, dopo una scarpata di una decina di metri,
un compluvio naturale, braccio isolato e terminale del torrente Gravina di Matera, per attraversare il
quale sarà necessaria un’opera di scavalco adeguata.
Alla luce delle considerazioni appena fatte e considerando la tipologia realizzativa che verrà
utilizzata, e che interesserà i primissimi metri, si può ragionevolmente supporre che l’impatto del
progetto sulla componente suolo e sottosuolo è da considerarsi molto modesto. Inoltre, per il
reperimento del materiale necessario ai rilevati saranno privilegiate cave di prestito già operanti.
Tenendo conto di quanto detto sopra ed in considerazione delle modeste profondità
interessate dalla realizzazione dell’opera, per tale componente l’impatto atteso risulta lieve.
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4. VEGETAZIONE FLORA E FAUNA
4.1 INTRODUZIONE
Il territorio della Provincia di Bari è caratterizzato da una notevole eterogeneità paesaggistica
e dauna massiccia antropizzazione delle aree rurali soprattutto nelle zone comprese fra la costa ed
il territorio dell’alta Murgia.
Nel corso degli anni il paesaggio e la biodiversità autoctona sono venuti a modificarsi a
seguito di cambiamenti storici che stanno gradualmente determinando una omologazione dei
paesaggi agrari e la contestuale perdita delle peculiarità ambientali intermini di flora e fauna.
Quanto descritto è determinato dal miglioramento delle condizioni di lavoro nei campi e
disponibilità di nuovi e potenti mezzi che permettono di dissodare suoli che fino a pochi anni fa non
si riteneva potessero essere coltivati.
Il risultato è uno sviluppo dell’agricoltura in concomitanza con la frammentazione degli habitat
naturali, con una contestuale riduzione del patrimonio naturale in termini di flora e fauna.
A questo è da aggiungersi lo sviluppo dell’attività manifatturiera condotta in talune aree del
territorio in esame, che ha ulteriormente incrementato la pressione dell’uomo sull’ambiente
naturale.
Il territorio di Gravina è ubicato nella zona Sud/Sud-Est della provincia di Bari, ovvero in
un’area nella quale le condizioni meteo climatiche hanno favorito la formazione prevalente di
vegetazioni ad alto fusto di tipo arbustivo e boschivo.
Nella valutazione dell’ecosistema del comprensorio oggetto di studio sarà necessario tenere in
debita considerazione il rapporto attualmente esistente tra zone coltivate e/o più o meno
antropizzate e le strutture naturali o semi-naturali tuttora intatte.
Se da una parte appare opportuno accrescere l’interesse rispetto al miglioramento della
fruizione delle aree di pregio esistenti, vincolate e non, anche a fini turistici, appare opportuno fin
d’ora porre l’attenzione sulla necessità di procedere ad effettuare delle azioni di sensibilizzazione
che permettano all’intera collettività di acquisire una consapevolezza diffusa circa la valenza e la
bellezza di queste porzioni di territorio.
Esistono disposizioni normative applicabili alla tutela della biodiversità, costituite da
convenzioni internazionali, direttive comunitarie e leggi nazionali e regionali alle quali è necessario
rifarsi per individuare i livelli di protezione e tutela del territorio nonché per sviluppare la
programmazione di interventi volti alla manutenzione e alla conserva ione del patrimonio
ambientale della flora e della fauna.
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4.2 INQUADRAMENTO GENERALE DELL'AREA
La sconfinata e assetata area Murgiana rappresentata da una successione interminabile di
sporgenze rocciose e' uno dei luoghi piu' caratteristici del paesaggio pugliese.
L'altitudine e' modesta perche' supera di poco, al margine occidentale, i 600 metri di quota,
mentre verso il mare, degrada gradualmente a costituire immense pianure coltivate perlopiù ad
olivo.
Il territorio di Gravina di Puglia cade nell’area dell’alta Murgia, anche se non ricompreso
all’interno dei confini del Parco Nazionale. L’alta Murgia offre allo sguardo sterminati spazi verdi. Lo
scenario si presenta primitivo e semplice, all'inizio percepito come aspro e brullo. In particolare nel
periodo estivo, quando l'aridità' del clima sottrae alla vista innumerevoli segni di un paesaggio
variegato e composito che, a ben guardare, si dimostra straordinario. Le forme dell'altipiano sono
confusamente ma debolmente ondulate, con ampie groppe di scarso rilievo, tra cui si avvallano
depressioni chiuse o semichiuse, di solito allungate. E' tutto un leggero saliscendi, un continuo
affiorare della roccia calcarea in spuntoni piatti di color grigio chiaro o biancastroche rilevano la
costituzione geologica della zona.
Caratteristici sono i fenomeni geologici rappresentati dalle Doline, Grottee Lame, che se da
un lato concorrono a creare un ambiente suggestivo dall'altro formano habitat particolarmente
ricchi di specie floro-faunistiche.
Il territorio dell'Alta Murgia e' infatti interessato da una moltitudine di fenomeni naturali e di
testimonianze storico-architettoniche. Esso infatti, e' frutto di un processo di stratificazione che ha
generato quella complessa trama di rapporti tra l'uomo e l'ambiente dalla quale ha preso forma una
territorialità estremamente ricca e complessa. Ne sono prova le cisterne, i muretti a secco, gli jazzi,
le masserie, i casali, le specchie ecc.
L'aspetto attuale della Murgia, con vaste superfici caratterizzate da roccia affiorante, e'
probabilmente il risultato congiunto di attivita' antropiche quali il disboscamento, gli innumerevoli
incendi, il pascolo, la monocoltura di cereali, l'azione dilavatrice delle intense piogge autunnali ed
invernali e l'erosione dei forti venti che soffiano sul terreno ormai povero di copertura vegetale.
Questi ambienti conoscono periodi dell'anno molto vitali ed accoglienti, specie nelle stagioni
autunnale e primaverile che con le loro abbondanti piogge risvegliano la variegata e coloratissima
vegetazione spontanea che ricopre il terreno, sino ad allora arido e brullo, di un manto verde
macchiato qua e la' di profumatissimi e colorati fiori spontanei. La vegetazione presente in questo
ambiente e' tra le piu' interessanti del Mediterraneo, per questo sono state censite oltre 1500
specie vegetali: di notevole rilevanza sono i micro paesaggi dei licheni, dei muschi, e delle steppe o
lande a graminacee. Tra i funghi , poi si annovera la specie rara del Cardoncello.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Sulla maggior parte dei pascoli hanno trovato habitat favorevole specie endemiche come l'Iris
pseudopumila, Crocus thomasi, Prunus webbiie tante orchidee spontanee appartenenti al genere
Orchyse Ophrys.
Alcune
porzioni
sono
cespugliate
o
arborate
con
prevalenza
del
Perastro(Pyrus
amygdaliformis), del Rovo, Timo selvatico, Asparago, Terebinto, Lentiscoe Biancospino; lo strato
erboso e' costituito principalmente da Graminacee, Ferule, Cardie Asfodeli.
Alcune specie vegetali hanno assunto particolari sistemi di adattamento per resistere
all'aridita' del suolo e alla scarsa piovosita' della zona come l'ispessimento delle cuticole fogliari o la
presenza sulle foglie di peluria lanuginosa che ha lo scopo di rifletterei raggi solari e di conseguenza
diminuire l'evaporazione dell'acqua.
Permangono in formazioni relitte boschi di roverella, la cui presenza denunzia un territorio
non ancora degradato, come si deduce dalle residue colture di mandorlo, dalle coltivazioni di vite e
seminativi che si trovano ad essi mescolati. Spesso sono localizzati in prossimita' di Masserie e sono
ricchi di
specie da sottobosco, fra cui erbacee annuali e perenni, erbe cespitose o camefite,
suffrutticose, lianose ecc.
Infine troviamo bene adattata una flora cespugliosa eliofila, tipica dei pascoli e delle garighe,
formazioni tra le piu' ricche in biodiversita'.
Per quanto concerne la fauna della Murgia in generale, mutamenti ambientali e azioni
antropiche hanno portato alla estinzione di molte specie presenti sin dall’inizio del secolo scorso,
come il lupo, il capovaccaio, il gatto selvatico, la gallina prataio la, per citarne alcune delle più note.
La struttura della comunità animale risente di queste profonde modificazioni e presenta un ridotto
numero di specie animali di grande taglia, ma un numero maggiore di specie di piccola taglia
(insetti ed invertebrati, uccelli di piccola taglia, micromammiferi).
Le Murge nord-occidentali ospitano una delle maggiori popolazioni a livello nazionale di
avifauna delle steppe; tra le circa 90 specie, la calandrella, la calandra, il grillaio, l'occhione, la
gallina prataiola abituati a frequentare gli ambienti aperti dei campi coltivati.
Tra le specie nidificanti nel bosco si devono citare: il gufo comune, il barbagianni, la ghiandaia
marina, il rigogolo, qualche coppia di gheppi, il pettirosso, l'usignolo, il merlo, l'averla capirossae
cenerina, l'assiolo.
Tra i Mammiferi oltre alle specie più comuni, volpi, faine, donnole, talpe, varie specie di topi,
sono presenti il riccio di terra, il tasso e l'istrice. I rettili sono numerosi nelle aree più aperte del
bosco e comprendono specie interessanti come la tartaruga otestuggine comune, il colubro
leopardiano, il cervone, la vipera. Non mancano rane esculente e rospi comuni. Le pozze d'acqua
sul fondo delle gravine sono l'habitat di specie rare come l'ululone dal ventre giallo, le raganelle, la
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
biscia dal collare ed il granchio di fiume. Ricchissima la varietà di artropodi come gli Insetti e gli
Aracnidi.
4.3 DESCRIZIONE DELLA VEGETAZIONE E DELLA FLORA PRESENTI NELL'AREA DI
INTERVENTO
La Puglia presenta un’elevata discontinuità territoriale determinata dal notevole sviluppo della
linea di costa, dal Promontorio del Gargano sino al Capo di S. Maria di Leuca lungo il Mare
Adriatico e nel Mar Ionio sino al Golfo di Taranto, e da una morfologia superficiale fortemente
articolata. Il territorio regionale si presenta topograficamente diversificato.
La parte centrale è caratterizzata da un esteso complesso collinare orientato all’incirca
in
direzione
Nord
Ovest
–
Sud
Est
denominato Murge, separato in due sub-distretti in
corrispondenza della depressione di Gioia del Colle detti Murge di Nord Ovest e Murge di
Sud Est.
Le Murge si affacciano a Sud Ovest sulla valle del Bradano mentre degradano più o
meno rapidamente sino al Mare Ionio a Sud e al Mare Adriatico a Nord Est dai quali sono
separate per una stretta e pianeggiante fascia litoranea.
Una prima area climatica omogenea comprende la parte più elevata del promontorio del
Gargano e del Preappennino Dauno e una piccola area presso Gravina di Puglia (BA) ove, per
l’accentuata continentalità, si ha il dominio di boschi a Quercus cerris L. e, in peculiari situazioni
topo-climatiche, a Fagus sylvatica L..
Una seconda area climatica omogenea occupa tutta la parte Nord-Occidentale delle Murge, la
pianura di Foggia sino al litorale Adriatico settentrionale, i fianchi Nord-Orientali del pre-appenino
Dauno sino a quote comprese tra 500 e 600 m, nonché le aree comprese tra le isoipse di 400 e 850
m del promontorio del Gargano.
Influenzata dal settore geografico Nord-orientale e dalla vicina catena appenninica, presenta
anch’essa una spiccata continentalità con una vegetazione mesofila submontana, dominata da
cenosi a Q. pubescens Willd ascrivibili al Quercion pubescenti-petreae. Nell’ambito di questa area
climatica i territori caratterizzati da elevata aridità estiva ospitano praterie xeriche a Stipa
austroitalica Martinovsky.
Una terza area climatica corrisponde al comprensorio delle Murge di Sud-Est.
L’area
è
caratterizzata da boschi a Quercus trojana Webb, quasi totalmente degradati a pascoli arborati
dalla millenaria azione antropica.
La quarta area climatica omogenea comprende l’estremo Sud della Puglia e la pianura
di Bari con le aree collinari murgiane limitrofe. Le fitocenosi più caratteristiche sono date
da boscaglie e macchie a Quercus coccifera L. e da stadi più degradati della corrispondente
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
serie di vegetazione, come ad esempio, le garighe a Thymus capitatus (L.) Hoffmgg. et
Link e a Sarcopoterium spinosum (L.) Spach del Salento meridionale.
Come anticipato le favorevoli condizioni climatiche del bacino mediterraneo, fanno sì che
la vegetazione in Puglia presenti una notevole varietà; tale varietà è testimoniata dall’esistenza
sul territorio di circa 2,000 specie, di cui il 38% endemiche, e da circa 6,000 taxa che
rappresentano il 40% dei taxa esistenti in Italia. In base alla loro composizione floristica, alle
esigenze ecologiche, i boschi a fragno presenti nelle Murge pugliesi mostrano un chiaro
carattere termofilo. Infatti in queste formazioni sono presenti numerose sclerofille arboree,
arbustive e lianose come Leccio, Fillirea, Rubia peregrina, Rosa sempervirens, caprifoglio, lentisco,
viburno tino, che si accompagnano ad altri elementi termofili decidui come perastro,
Orniello,
Terebinto. Nel loro complesso questi fragneti, si insediano su substrati calcarei costituendo un
tipo di vegetazione peculiare ed esclusiva di quest’area. La quasi totalità delle aree boschive con
fragno del territorio in oggetto si mostrano costituite da boschi cedui semplici o matricinati e da
pascoli arborati.
I boschi cedui infatti sono periodicamente utilizzati per il prelievo della legna e si mostrano
strutturalmente impoveriti da turni di taglio troppo ravvicinati. Nel caso di cedui semplici si tratta
di formazioni costituite da alberi di modeste dimensioni, costrette a rinnovarsi esclusivamente
per via vegetativa.
Nel caso dei cedui matricinati, invece, è presente una certa percentuale di alberi
adulti con funzione di produrre e diffondere le ghiande e permettere anche un tipo di
riproduzione sessuata. I pascoli arborati sono strutturalmente delle formazioni rade, nelle quali il
sottobosco si presenta scarso e il sesto tra le essenze arboree è elevato per permettere il transito e
il pascolo degli animali. In questo caso vi è una ricca componente erbacea dovuta alla copertura
rada, spesso rappresentata da specie nitrofile e ruderali, che banalizzano l’ambiente.
La vegetazione arborea ripariale è diffusa lungo i torrenti all’interno delle gravine. Tale
vegetazione arborea, è costituita prevalentemente da pioppo bianco, pioppo nero, salice sp., e
olmo.
Uno degli aspetti più pregevoli della vegetazione del territorio considerato è senza dubbio
quello della vegetazione rupestre. I pendii calcarei più o meno ripidi costituiscono un singolare
habitat idoneo all’affermarsi di una particolare flora e vegetazione rupestre. In particolare nell’area
sono presenti alcune specie a diffusione balcanica che hanno in Puglia l’estrema propaggine
occidentale di un areale a prevalente diffusione orientale, come ad esempio la Campanula versicolor
e la Scrophularia lucida. Una particolarità di questa flora è di riuscire a vivere sulla nuda roccia e
ad utilizzare l’acqua in essa circolante. Si tratta di un adattamento che consente alle piante di
utilizzare l’acqua che le rocce immagazzinano durante i ben noti fenomeni di condensa.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Questa disponibilità idrica costante simula condizioni microclimatiche particolari che
consentono a queste specie di sopravvivere agevolmente durante il periodo di
aridità
estiva,
grazie anche allo sviluppo in talune di esse di una modesta crassulenza.
Oltre a tali formazioni, si è riscontrata, soprattutto nella parte intermedia del bacino, la
presenza di macchie, garighe e pseudosteppe che possono rappresentare sia stadi di degrado dei
tipi boscati, sia stadi evolutivi secondari, derivanti cioè dall’abbandono di colture tradizionali (oliveti
e mandorleti). Tali formazioni, presenti tipicamente nelle fasce di pertinenza del corso d’acqua, si
estendono a tratti anche sul piano di campagna. Anche in questo caso si tratta di elementi paesistici
a forte valenza ecologica in
quanto, come tutte le formazioni frammentate fino al
limitedell’isolamento, rappresentano rifugio per la fauna selvatica. Le garighe e le pseudosteppe di
origine secondaria inoltre costituiscono parti importanti dell’habitat di molte specie di uccelli e di
micromammiferi ed ospitano specie floristiche non banali quali le Orchidacee, fra le quali si
evidenzia la presenza della Serapias orientalis Nelson subspecie apulica Nelson, classificata come
vulnerabile nella Lista Rossa regionale.
Dal punto di vista naturalistico la gravina è simile ad un’ “isola” dove diverse specie animali e
vegetali sono sopravvissute adattandosi al nuovo ambiente.
Nell’oasi trovano ampio spazio boschi di quercus ilex e di quercus trojana, presenti in Italia
solo sulle murge pugliesi e materane, e molte piante tra cui l’euphorbia dendroides, la campanula
versicolor, dai bei fiori viola pallido, che fiorisce da giugno ad ottobre e che ricopre a chiazze le
pareti della gravina.
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Fig. 4.3/1 : esempi di Quercus trojana Webb., Quercus ilex L e campanula
Sulle pareti meno ripide e sempreverdi per la presenza di Leccio si arrampicano il Cisto, il
Terebinto, il Lentisco, il Ginepro.
In primavera, lungo i sentieri della gravina è possibile ammirare variopinti fioriture di
orchidee selvatiche.
La posizione geografica della Regione Puglia, protesa nel Mediterraneo verso oriente ha
fatto si che nel miocene, 5-6 milioni di anni fa, quando si creò un ponte di isole tra Puglia e
Balcani, diverse specie di animali e piante passassero nella nostra Regione. Note col nome di
specie trans-adriatiche, hanno trovato scampo solo nelle nostre gravine, luoghi dove le attività
umane di pesante impatto ambientale non sono ancora giunte. A tale periodo risale il
passaggio in Puglia del Fragno e della quercia Vallonea, del colubro leopardino e del geco di Kotschi
tra gli animali.
Diversi gli habitat presenti nel sito, come le aree di pseudosteppa,
boschi di leccio, la
macchia termofila, boschi di fragno, la macchia mesofita, la gariga, la vegetazione ripariale e la
vegetazione rupestre.
Notevole importanza riveste l’avifauna nelle gravine in studio, tanto da essere riconosciute
dalla Comunità europea come zona a protezione speciale (ZPS).
Gli abitanti più importanti sono:

il falco lanario (Falco biarmicus feldeggi), il Capovaccaio (Neophron percnopterus), il
gufo reale (Bubo bubo). L’importanza faunistica dell’area va oltre i confini regionali
assumendo il ruolo di sito importante per la
(Falco
protezione di specie quali il Lanario
biarmicus), il Grillaio (Falco naumanni) facilmente osservabile nei mesi tra
marzo e settembre , il Biancone (Circaetus gallicus), il Gufo reale (Bubo bubo) - è
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
questa l’unica area regionale, al di fuori del Gargano, di riproduzione del Gufo reale ed il Capovaccaio (Neophron
percnopterus). In generale, comunque,
le
gravine
dell’arco ionico, presentano una elevata diversità di specie di rapaci, sia diurni che
notturni, quali Gheppio (Falco tinnunculus), il Nibbio Bruno, Barbagianni (Tyto alba),
Civetta (Athena noctua), Gufo comune (Asio otus), Assiolo (Otus scops). Gli ambienti
rupicoli delle gravine ospitano numerose altre specie quali il Passero
solitario
(Monticola solitarius), la Ghiandaia marina (Coracias garrulus), il Corvo imperiale
(Corvus corax), la Monachella (Oenanthe hispanica). Una specie di particolare
valore biogeografico
rinvenibile
nelle
aree
boschive
a
fragno
è
lo
Zigolo
capinero (Emberiza melanocephala).
Fig. 4.3/2 : Falco naumanni
Infine è da registrate la presenza, come visitatore invernale, di un’aquila di dimensioni
intermedie (70
cm) tra l’Aquila
reale e la Poiana:
l’Aquila
mediterranei con bassa o scarsa vegetazione. La situazione
del Bonelli, che abita i paesaggi
dell’Aquila
del
Bonelli
non
è
preoccupante nel suo areale extraeuropeo, ma in Europa la specie è in netta diminuzione.
In Italia la popolazione ammonterebbe a non più di 20 coppie. Le cause della diminuzione della
specie non sono ben comprese, in ogni caso tra i fattori più importanti si possono annoverare la
persecuzione diretta, la trasformazione e degradazione dell’habitat, il disturbo umano nelle aree
riproduttive nonché l’impatto con le linee di alta tensione, che causa una forte mortalità fra i
giovani.
Gli aspetti faunistici relativi alla classe dei Mammiferi sono meno evidenti rispetto alla
componente avifaunistica, comunque sono rilevabili nell’area-specie assenti o rare nel resto
26
"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
della regione. In particolare interessa la presenza dell’Istrice (Hystrix cristata). Il contesto
ambientale
ancora
in
buono stato rende possibile la presenza di numerose altre specie di
mammiferi come il Tasso (Meles meles), la Volpe (Vulpes vulpes), la Faina (Martes foina), la
Donnola (Mustela nivalis), che anche se presenti in tutta la regione trovano in quest’area
popolazioni più ricche ed abbondanti.
Mancano totalmente specie di grandi dimensioni come i Cervidi (Cervo, Capriolo, Daino)
e Carnivori più esigenti come il Lupo. Unica eccezione è il Cinghiale (Sus scrofa), frutto comunque
di ripopolamenti a scopo venatorio. Dal punto di vista erpetologico la gravina offre un habitat unico
per tante specie come: la vipera, il cervone e particolarmente interessanti sono la presenza di
specie di origine balcanica come il Geco di Kotschy (Cyrtodactylus kotschyi) ed il Colubro
leopardino (Elaphe situla), a completare l’eccezionale fauna delle gravine conservatasi grazie alla
difficoltà della loro messa a coltura ed alla complessa accessibilità.
Un aspetto particolarmente interessante, che determina la creazione di numerose nicchie
ecologiche, è rappresentato dalla formazione di uno spiccato gradiente termico all’interno delle
gravine. Questo fa sì che procedendo dal margine superiore al fondo della gravina si susseguono
comunità vegetali che richiedono un diverso grado di umidità, il che da luogo sul fondo alla
formazione di una vegetazione più mesofila.
Questi ambienti caratterizzati, nei mesi più piovosi, dalla presenza di raccolte di acqua
temporanea sono il rifugio ideale di numerose specie di anfibi altrimenti rari: la Raganella italiana
(Hyla intermedia), il rospo smeraldino e rettili come la Biscia dal collare (Natrix tessellata).
Per adattare le esigenze del cantiere con i possibili usi quotidiani degli ambienti confinanti si
adotteranno tutti gli accorgimenti utili al contenimento delle emissioni sonore. Verranno impiegatele
più idonee attrezzature operanti in conformità alle direttive UE in materia di emissione acustica
ambientale; inoltre verrà data preventiva informazione, alle persone potenzialmente disturbate dalla
rumorosità del cantiere, sui tempi e i modi di esercizio, sulla data di inizio e di fine dei lavori.
4.4 ECOSISTEMI
Nella figura 4.4/1 è rappresentato, in maniera schematica, l’ecosistema dell’ambiente del
comprensorio della area oggetto di intervento.
Si tratta di un ecosistema parzialmente modificato dall'attività antropica e caratterizzato da
un equilibrio a favore della presenza umana che risulta dominante sulle altre componenti.
Detto ecosistema appare oggi vulnerabile in tutte le sue componenti per diversi motivi:
–
condizioni climatiche sfavorevoli che incidono negativamente sulle risorse idriche,
desertificazione dei suoli;
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
– minaccia di estinzione di alcune delle specie animali e vegetali su descritte;
– sviluppo di attività umane che entrano in conflitto con il patrimonio rurale esistente.
Si tratta pur sempre di un ecosistema abbastanza compromesso dalla incisiva azione
antropica che trova la sua massima espressione nelle numerose cave disseminate nei dintorni
dell'area di intervento.
In questa ottica l’intervento di realizzazione di una strada di collegamento non appare
assumere un carattere di eccessiva invasività dal punto di vista ambientale, se non nei confronti di
quelle zone che ancora oggi rimangono di tipo rurale, destinate per la maggior parte alla
olivicoltura.
Fig. 4.4/1 : Ecosistema dell’ambiente attraversato
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4.5 PUTT/PUGLIA
In relazione agli Ambiti Territoriali Estesi previsti dal P.U.T.T./P della Regione Puglia, gli
interventi in progetto ricadono:
• nella prima parte e quasi per l'intero tracciato - dalla Statale 96 fino alla S.P. 27 - in nessun
ambito territoriale esteso;
• nella seconda parte - in corrispondenza della costruenda prima rotatoria che collega alla
SP27 - siamo in un ambito territoriale esteso di tipo “ B” valore rilevante.
In particolare è presente l’ambito territoriale di tipo “B” valore rilevante” laddove la strada
provinciale si sovrappone al Tratturo Cassano Murge – Canneto.
Le direttive di tutela del P.U.T.T., per quanto attiene gli ambiti territoriali di valore B,
prevedono che le previsioni insediative ed i progetti delle opere di trasformazione del territorio
debbano, rispettivamente, tendere a conservare e valorizzare l’assetto attuale e a mantenere
l'assetto geomorfologico d'insieme e conservare l'assetto idrogeologico delle relative aree. Gli
interventi di trasformazione fisica del territorio e/o insediativi vanno resi compatibili con la
conservazione degli elementi caratterizzanti il sistema botanico-vegetazionale, la sua ricostituzione,
le attività agricole coerenti con la conservazione del suolo. Va inoltre evitata ogni destinazione
d'uso non compatibile con le finalità di salvaguardia, individuando comunque i modi per innescare
processi di corretto riutilizzo e valorizzazione.
Ambiti Territoriali Distinti
Gli elementi strutturanti il territorio sono definiti con l’art. 3.01 e si articolano nei seguenti
sistemi:
• sistema dell’assetto geologico, geomorfologico, idrogeologico;
• sistema della copertura botanico-vegetazionale, colturale e della potenzialità faunistica;
• sistema della stratificazione storica dell’organizzazione insediativa.
Si confrontino in proposito le tavole allegate alla presente, dove è possibile evincere la
presenza nella parte a nord l’area interessata dal bacino del Canale Gravina di Matera al numero
626 dell’elenco acque della provincia di Bari.
Dalla carta relativa alla “serie 9 –vincoli faunistici” emerge come l’area di progetto lambisca il
“bosco Selva” una zona di ripopolamento e cattura all’interno de “La Murgetta” segnalata nell’elenco
dei vincoli faunistici della Provincia di Bari al numero 1.
Relativamente al sistema della stratificazione storica dell’organizzazione insediativa (art. 3-04
delle N.T.A. del P.U.T.T./P) il progetto interessa il “tratturo Melfi - Castellaneta”, individuato al
numero 66 dei vincoli archeologici. Si segnala inoltre a più di un km in direzione nord-est la “villa
rustica romana” Montedoro, individuata nell’elenco vincoli e segnalazioni archeologiche ed
architettoniche al numero 45 come segnalazione archeologica.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Fig. 4.5/1 : Ambiti Territoriali Distinti - serie 06
Fig. 4.5/2 : Ambiti Territoriali Distinti - Vincoli faunistici - serie 09
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Fig. 4.5/3 : Ambiti Territoriali Distinti - vincoli e segnalazioni archeologiche ed architettoniche - serie 05
All'uopo, è stata redatta una relazione tecnica di dettaglio dalla quale si evince che l’area in
esame si rivela interessante dal punto di vista archeologico poiché ubicata a sud‐ovest
dell’insediamento situato in Località Montedoro, vincolato ai sensi della Legge 1.6.1939 n. 1089,
luogo di rinvenimento dei resti di un insediamento neolitico e di una necropoli tardo antica. Benchè
di rilevante importanza, tale area archeologica vincolata rimane distante e non intercetta il buffer
indagato su campo.
Fig. 4.5/4 : Stralcio IGM, Foglio 189 III NO, Altamura (Ba), scala 1:25.000
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Il tracciato stradale da realizzare, inoltre, intercetta nel suo limite meridionale il Tratturo
Melfi‐Castellaneta, nel territorio del Comune di Altamura e di Gravina in Puglia.
Più a sud del suddetto Tratturo ma distante dall’area in esame, si estende il Tratturello
Gravina‐Matera nel territorio del Comune di Gravina in P. (Ba).
Fig. 4.5/5 : Stralcio IGM, Foglio 189 III NO, Altamura (Ba), scala 1:25.000
La componente abitativa moderna nel sito è documentata dalla presenza fitta della viabilità
principale ed interpoderale, di edifici rurali, opifici ed impianti di varia natura.
Alla luce dei dati emersi è stata redatta Carta Archeologica del Rischio dove sono stati
individuati tre gradi di rischio: basso, medio e alto.
Fig. 4.5/6 : Stralcio Carta del Rischio Archeologico
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Fig. 4.5/7 : Ambiti Territoriali Distinti - Usi civici - serie 07
4.6 RETE NATURA 2000 - VALUTAZIONE DI INCIDENZA
Nell’area in oggetto rientrano alcuni vincoli derivanti dalla Rete Europea Natura 2000 (Siti
d'Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale). La cartografia della zona estesa in cui si
colloca Gravina con la sovrapposizione delle aree protette (ZPS, SIC, SIC mare, RiserveNaturali
Orientate Regionali; Riserve Naturali Statali, Parchi Naturali Regionali e Parchi Nazionali)
è
mostrata nelle figure successive.
In particolare nel territorio attraversato dall'area oggetto di intervento sono individuabili le
seguenti aree protette:
– area SIC IT 91 20003 “Bosco di Mesola” rif. legislativo DM 157 del 21/07/2005
– area della rete Important Bird Areas IBA 135 “Murge”.
Per la presenza di queste aree viene inoltre predisposta opportuna e separata Valutazione di
Incidenza Ambientale, trasmessa alla competente area tecnica della Provincia di Bari.
L’intervento in esame comporterà una sottrazione di suolo alle aree sottoposte al vincolo di
Rete Natura 2000.
Le misure di mitigazione previste per il ripristino della vegetazione contribuiranno, infine, a
preservare il patrimonio arboreo e l’avifauna della zona.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Fig. 4.6/1: SIC IT 91 20003 “Bosco di Mesola”
Fig. 4.6/2: ZPS IT 91 20003 “Bosco di Mesola”
Fig. 4.6/3: IBA 135 “Murge”
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4.7 MISURE DI MITIGAZIONE
L’intervento ricade in una zona SIC – ZPS “Alta Murgia” IT 9120007 e ampie aree dei territori
di Altamura e Gravina, compresi i centri abitati e lo stesso Ospedale della Murgia, ricadono in tale
zona non esiste alternativa a quella individuata.
Le aree su cui insistono gli interventi di progetto non sono tutte nella disponibilità dell’ Ente e
ricadono tutte in zone E agricole (QUALITA’ seminativo CLASSE 5) come si evidenzia dagli elaborati
di inquadramento urbanistico nei P.R.G. di Altamura e Gravina.
Non è prevista mitigazione per la fase di cantiere poiché temporanea tuttavia al fine di
mitigare l’impatto sulle componenti eco-sistemiche, determinato dall’ occupazione del suolo e dalla
sottrazione di vegetazione in conseguenza dell’ allestimento delle aree di cantiere, al termine dei
lavori le installazioni di cantiere saranno smantellate ed i luoghi ripristinati con attività di
sistemazione ambientale adeguate secondo i criteri dell’ ingegneria naturalistica.
Si possono segnalare per l’aspetto faunistico diverse specie di uccelli, tra cui il nibbio e il
grillaio, nella zona dell’Alta Murgia.
Particolare attenzione sarà posta in fase di realizzazione dell’opera per le operazioni di
movimento terra e scarico dei materiali di risulta in modo da non recare danno ad eventuali animali
presenti nell’area e da tutelare le specie di volatili che su di essa transitano o che con essa
interagiscono
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
5. IL RUMORE
Il rumore oggi è fra le principali cause del peggioramento della qualità della vita nelle città.
Infatti, sebbene la tendenza in ambito comunitario negli ultimi 15 anni mostri una diminuzione dei
livelli di rumore più alti nelle zone maggiormente a rischio (definite zone nere), si è verificato
contestualmente un ampliamento delle zone con livelli definiti di attenzione (chiamate zone grigie)
che ha comportato un aumento della popolazione esposta ed ha annullato le conseguenze
benefiche del primo fenomeno. Il rumore viene comunemente identificato come un "suono non
desiderato" o come "una sensazione uditiva sgradevole e fastidiosa".
Il rumore infatti, dal punto di vista fisico, ha caratteristiche che si sovrappongono e spesso si
identificano con quelle del suono, al punto che un suono gradevole per alcuni può essere percepito
da altri come fastidioso. Il suono è definito come una variazione di pressione all'interno di un
mezzo che l'orecchio umano riesce a rilevare.
Il numero delle variazioni di pressione al secondo viene chiamata frequenza del suono ed è
misurata in Hertz (Hz).
L'intensità del suono percepito nel punto di misura, corrispondente fisicamente con l'ampiezza
dell'onda di pressione, viene espressa in decibel con il livello di pressione sonora (Lp).
I suoni che l'orecchio umano è in grado di percepire sono quelli che si trovano all'interno della
cosiddetta banda udibile, caratterizzata da frequenze comprese tra 16 Hz e 16.000 Hz e da livelli di
pressione sonora di circa 130 dB.
In figura 5/1 viene rappresentata la banda udibile, delimitata superiormente dalla "soglia di
dolore" e inferiormente dalla "soglia di udibilità".
Fig. 5/1 : Banda udibile per un individuo normoudente
In relazione alle sue specifiche modalità di emissione, un rumore può essere definito come
continuo o discontinuo (se intervallato da pause di durata apprezzabile), stazionario o fluttuante (se
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
caratterizzato da oscillazioni rapide del suo livello di pressione sonora superiori a ± 1 dB), costante
o casuale (se presenta una completa irregolarità dei tempi e dei livelli di emissione), impulsivo (se il
fenomeno sonoro determina un innalzamento del livello di pressione in tempi rapidissimi, ossia
meno di 0,5 secondi).
Il rumore, specialmente quello esistente in ambito
urbano, viene considerato di tipo
complesso in quanto è dovuto alla presenza di numerose sorgenti
quali le infrastrutture di
trasporto (strade, ferrovie, aeroporti, porti) e le attività rumorose che si svolgono nelle aree
considerate (ad esempio attività industriali e artigianali, presenza di discoteche, etc).
L'esame delle diverse sorgenti di rumore può essere utile a fornire indicazioni sulla
comprensione del fenomeno "rumore" presente sul territorio nonché per trovare le giuste modalità
per combatterlo. La lotta contro il rumore può essere attuata secondo tre possibili interventi:
–
agendo sulle sorgenti di rumore (riducendo le emiss ioni alla fonte o migliorando le
condizioni di mobilità all'interno di una certa porzione di territorio);
– agendo sulla propagazione del rumore (allontanando il più possibile le aree residenziali
dalle aree di maggiore emissione acustica);
– adottando dei sistemi di protezione passiva (barriere antirumore) agli edifici maggiormente
esposti alle immissioni di rumore.
Perché sussista inquinamento acustico è necessario che vi sia l’introduzione di rumore in un
ambiente che può essere interno ad un edificio destinato alla permanenza di persone o di comunità
ed utilizzato per le diverse attività umane o esterno, che non sia circoscritto o racchiuso da
costruzioni.
Nel Libro Verde della Comunità Europea (1996), viene stimato che circa il 20% della
popolazione dell’Unione, pari ad 80 milioni di persone, risulta esposto a livelli di rumore diurni
superiori a 65 dB e che altri 170 milioni di persone risiedono in aree con livelli di rumore compresi
fra 55 e 65 dB.
5.1 IL RUMORE DA TRAFFICO VEICOLARE
Il traffico veicolare rappresenta una delle fonti più rilevanti di inquinamento acustico,
interessa i 9/10 della popolazione nazionale italiana la quale risulta esposta a livelli superiori ai 65
dB ed incide particolarmente nella valutazione dell’impatto ambientale. ll rumore da traffico
veicolare può essere causato da veicoli pesanti (camion, autotreni, autobus ed in generale veicoli
con peso complessivo superiore a 35 q.li), veicoli leggeri (automobili, furgoni ed in generale veicoli
con peso complessivo inferiore a 35 q.li) e motocicli.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
La rumorosità prodotta dai veicoli ha origine da diverse componenti, in particolare: dal
motore, dalla resistenza dell'aria, dal rotolamento dei pneumatici, da motorizzazioni accessorie
(impianto di condizionamento, ventola del radiatore, ecc.), nonché dall'azionamento dei freni.
Il motore è sede di compressioni, scoppi, decompressioni che producono una quantità di
rumore in funzione diretta del numero di giri.
Il rotolamento dei pneumatici sull'asfalto è fonte di rumore a seguito dell'intrappolamento e
successivo rilascio di aria dalle cavità, nonché di vibrazioni sulla carrozzeria.
Il rumore derivante dalla resistenza dell'aria si rileva in genere solo a velocità superiore ai 200
Km/h. Infine l'azione dei freni si manifesta attraverso lo sfregamento fra ferodo e disco: se la
pressione fra i due elementi è elevata si può provocare il trascinamento del pneumatico sull'asfalto;
l'azione combinata dei due fenomeni è causa di livelli elevati di rumorosità.
Il rumore prodotto dal motore degli autoveicoli risulta, alle basse velocità, superiore a quello
prodotto dal rotolamento dei pneumatici sull'asfalto. Mano a mano che la velocità cresce, la
rumorosità di rotolamento si fa più intensa fino a prevalere su quella prodotta dal motore.
Diversamente, per quanto riguarda i mezzi pesanti,
la componente motore predomina
sempre sulla componente pneumatici.
5.2 RIFERIMENTI NORMATIVI
Nonostante negli ultimi anni ci sia stata una notevole diminuzione dei livelli di emissione
sonora dei veicoli, il rapido incremento dei volumi di traffico stradale non ha portato a significative
riduzioni dei livelli ambientali di rumore.
I dati disponibili indicano la tendenza del rumore ad estendersi sia nel tempo, occupando
anche il periodo notturno, sia nello spazio, interessando anche le aree suburbane e rurali.
E’ proprio a fronte di questo preoccupante scenario che negli ultimi anni si sono sviluppate
numerose normative, sia comunitarie che nazionali, in tema di inquinamento acustico.
In Italia l'inquinamento acustico nell'ambiente è disciplinato sia da norme generali (art. 844
C.C. ed art. 659 C.P.) che specifiche (D.P.C.M. 1/3/91, L. 447/95, D.P.C.M. 14/11/97, ecc.).
Queste ultime stabiliscono, tra l'altro, sia i limiti massimi di accettabilità, sia la strumentazione
e le metodiche di rilevamento.
La Legge Quadro sull'inquinamento acustico, 26/10/95, n.447, all'art. 1 "stabilisce i principi
fondamentali in materia di tutela dell'ambiente esterno e dell'ambiente abitativo dall'inquinamento
acustico, ai sensi e per gli effetti dell'art.117 della Costituzione". AII'art.2, commi 6-9, viene definita
la figura professionale del "tecnico competente", una sorta di esperto che ha il compito di
intervenire in tutte le attività che prevedono un impatto con i valori limite ed il sistema di
misurazione di questi e la predisposizione di misure di riduzione dell'inquinamento acustico.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Tale legge, inoltre, definisce le competenze dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei
Comuni (artt. 3-4-5-6) e dispone (art. 8) in materia di impatto acustico che "i progetti sottoposti a
valutazione di impatto ambientale ai sensi dell'articolo 6 della Legge 8 luglio 1986, n. 349, ferme
restando le prescrizioni di cui ai Decreti del Presidente del consiglio dei Ministri 10 Agosto 1988, n.
377, e successive modificazioni, e 27 Dicembre 1988 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 4 del 5
gennaio 1989, devono essere redatti in conformità alle esigenze di tutela dall'inquinamento acustico
delle popolazioni interessate".
AI comma 2 del su citato art. 8 della Legge Quadro,vengono individuati i soggetti che devono
presentare tale documentazione "Nell'ambito delle procedure di cui al comma 1 ovvero su richiesta
dei Comuni, i competenti soggetti titolari dei progetti o delle opere predispongono una
documentazione di impatto acustico relativa alla realizzazione, alla modifica o al potenziamento
delle seguenti opere:
-omissisb) strade di tipo A (autostrade), B (strade extraurbane principali), C (strade extra urbane
secondarie), D (strade urbane di scorrimento), E (strade urbane di quartiere) e F (strade locali),
secondo la classificazione di cui al D. M. novembre 2001;
-omissis-.
Fino al 2004, in attesa che i Comuni effettuassero la zonizzazione acustica del territorio,
richiesta già dal D.P.C.M. 1/3/91 e successivamente dalla Legge Quadro sul rumore n.447/95, i
valori limite delle sorgenti sonore erano fissati dal D.P.C.M. 14/11/97. All'art. 3 di tale Decreto, sono
stabiliti i valori limite assoluti di immissione riferiti al rumore immesso nell'ambiente esterno
dall'insieme di tutte le sorgenti.
Con riferimento al rumore prodotto dalle infrastrutture stradali, all'art. 3 comma 2, si precisa
che tali limiti assoluti di immissione, non si applicano al 'interno delle rispettive fasce di pertinenza
individuate da appositi decreti attuativi (non ancora pubblicati).
All'esterno di tali fasce, tali sorgenti concorrono al raggiungimento dei limiti assoluti di
immissione.
All'art. 4 dello stesso decreto, si precisa che i valori limite differenziali, riferiti all'interno degli
ambienti abitativi, non si applicano per il rumore prodotto dalle infrastrutture stradali. All'art. 8,si
stabilisce Che in attesa che i Comuni provvedano alla zonizzazione acustica, al posto dei valori
indicati nella tabella C, si applicano i limiti di cui all'art. 6 comma 1 delD.P.C.M. 1/3/91 riportati nella
tabella seguente:
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Il Decreto del Ministero dell'Ambiente 29 novembre 2000 stabilisce i criteri per la
predisposizione, da parte delle società e degli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto o delle
relative infrastrutture, dei piani degli interventi di contenimento e abbattimento delrumore.
Di recente emanazione è, infine, la Legge Regionale12 febbraio 2002, n.3 "Norme di indirizzo
per il contenimento e la riduzione dell'inquinamento acustico".
Essa "detta norme per la tutela dell'ambiente esterno ed abitativo, per la salvaguardia della
salute pubblica da alterazioni conseguenti all'inquinamento acustico proveniente da sorgenti sonore,
fisse o mobili, e per la riqualificazione ambientale" (art. 1 comma1).
Per quanto riguarda l'inquinamento acustico esterno, vengono disciplinati gli ambiti di tutela, i
limiti di accettabilità, i piani di risanamento comunali, le classificazioni delle aree e le zonizzazioni
comunali, i piani di risanamento aziendali nei confronti dell'ambiente esterno, il rumore prodotto dal
traffico veicolare (pubblico e privato), il rumore prodotto da attività svolte all'aperto e da attività
temporanee. All'art. 13 della stessa Legge, vengono dettate norme circa la prevenzione
dell'inquinamento acustico da traffico veicolare:"nella costruzione di nuove strade e nelle opere di
ristrutturazione di quelle esistenti, devono essere utilizzate tecnologie tali da consentire il
contenimento o la riduzione del livello equivalente di pressione sonora ponderato (A) [ Leq(A)] al
valore stabilito dalla legge.
Gli enti appaltanti sono incaricati del controllo e verificano la conformità della progettazione e
dell'esecuzione delle costruzioni edilizie e infrastrutture dei trasporti ai criteri emanati dai ministri
competenti.
Il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato (A) [ Leq(A)] prodotto dal
traffico veicolare non deve superare i limiti di zona."
Di seguito si riporta la classificazione che i Comuni dovranno rispettare nel suddividere il
proprio territorio ai fini dell’inquinamento acustico:
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
E’ utile sottolineare che nel D.P.C.M. 14 novembre 1997 i valori limite si intendono applicati al
rumore prodotto da tutte le sorgenti presenti in una zona, oltre all’infrastruttura stradale.
La complicazione delle valutazioni sul rumore che da ciò deriva è oggi superata da quanto
disposto dal D.P.R. 30 marzo 2004 specificamente studiato per l’inquinamento acustico da
traffico veicolare e nel quale si introduce la cosiddetta fascia di pertinenza.
L’articolo 2 del citato decreto stabilisce che le infrastrutture stradali non sono soggette al
rispetto dei limiti di emissione fissati dal piano comunale di classificazione acustica (PCCA), né si
applica quanto previsto con riguardo ai valori di attenzione o di qualità.
A chiarire quali limiti siano efficaci con riferimento alle infrastrutture stradali (di nuova
realizzazione o esistenti) è il combinato disposto dagli articoli 3 (“Fascia di pertinenza acustica”), 4
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
(“Limiti di immissione per infrastrutture stradali di nuova realizzazione”) e 5 (“Limiti di immissione
per infrastrutture stradali esistenti”).
Le due tabelle sotto riportate, contenute nell’Allegato 1 del Decreto, indicano i valori numerici
dei limiti menzionati, nonché l’estensione della fascia di pertinenza.
5.3 LIMITI DI RIFERIMENTO PER L’INFRASTRUTTURA IN PROGETTO
La Legge Regionale n.3 del 12/02/02 forniva indicazioni circa i limiti da adottare per
infrastrutture di nuova realizzazione e, in mancanza di appositi Decreti emanati dai Ministeri
competenti, individuava come valori da non superare quelli dei limiti di zona.
I Comuni interessati dall’intervento sono ancora sprovvisti di Zonizzazione acustica ed i limiti
di zona validi in regime transitorio non si applicano alle sorgenti mobili quali il traffico.
Allo stato attuale lo specifico riferimento normativo per quanto riguarda il rumore generato
dalle infrastrutture stradali è costituito dal DPR 142/2004. A questo bisogna quindi riferirsi per
valutare l’impatto dell’infrastruttura in esame. Per tale infrastruttura, classificata come strada di tipo
C1 (extraurbana secondaria), i limiti di riferimento secondo quanto previsto dal Decreto per le
strade esistenti e assimilabili, sono i seguenti:
nella fascia A (100 m misurati da ciascuno dei due cigli della carreggiata)
- 70 dBA per il periodo diurno
- 60 dBA per quello notturno
nella fascia B (150 m misurati dal limite della fascia A)
- 65 dBA per il periodo diurno
- 55 dBA per quello notturno.
Tali limiti sono validi all’interno di una fascia di 250 m per lato misurati a partire dal bordo
carreggiata.
Per quanto riguarda scuole, ospedali e case di cura e di riposo il DPR 142/04 fissa i seguenti
limiti:
- 50 dBA per il periodo diurno
- 40 dBA per quello notturno (escluso scuole).
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
Le principali sorgenti di inquinamento acustico saranno rappresentate dai mezzi meccanici, in
fase di cantiere, e dal normale traffico automobilistico durante il periodo di esercizio.
Un abbattimento del livello di emissione sonora si potrebbe ottenere adottando, per esempio,
per lo strato d’usura della pavimentazione stradale un conglomerato bituminoso fonoassorbente che
riduce il rumore prodotto dal rotolamento del pneumatico sulla strada.
Altre misure di mitigazione si potrebbero prevedere in fase di cantiere, laddove i livelli di
emissione certamente supereranno i limiti imposti dalla Norma. Ad esempio dovranno essere
attentamente studiati i percorsi dei mezzi destinati alla movimentazione terra, al fine di limitare al
minimo l’esposizione al rumore dei ricettori sensibili.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
6. IDENTIFICAZIONE DEGLI IMPATTI POTENZIALI IN FASE DI
ESERCIZIO
I potenziali impatti dell’opera di progetto riscontrabili in fase di esercizio sono un consumo di
materia prima da cava oltre la capacità di carico territoriale;
L’impianto esistente non prevede l’impiego di:

alcuno di materiali di cava operazioni di ricoprimento giornaliero;

materiali cellulosici vergini o di recupero;
L’impianto esistente garantisce

un equilibrio locale in termini di flora esistente ma non sarà determinato alcun
squilibrio della fauna a livello di area vasta;

un equilibrio locale in termini di fauna esistente poiché quest’ultima ha provveduto ad
acclimatarsi con lo stato dei luoghi;

illuminazione notturna dell’impianto, della Statale Appia e dei restanti opifici industriali
potrebbe recare disturbo a talune specie specialmente rapaci notturni.
L’opera di progetto, come evidenziato nelle cartografie a corredo del Quadro di Riferimento
Programmatico interessa l’area SIC – ZPS “Terra delle Gravine”; la data di istituzione del SIC
risale al 25.03.2005 mediante Decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica
Italiana serie generale n. 157 del 08.07.2005 successiva alla data di rilascio dell’autorizzazione
alle operazioni di recupero dell’impianto in oggetto.
Complessivamente il progetto per le sue caratteristiche non presenta particolari interferenze
con la salute pubblica.
La qualità paesaggistica del territorio interessato dal progetto è alquanto uniforme ed è
rappresentata in genere da attività produttive (arboree specializzate, seminativi, incolto). Inoltre, in
questo tipo di paesaggio si evidenzia la presenza di insediamenti rurali, anche antichi, concentrati,
talvolta entro i recinti di masserie, ma distanti dall’area di interesse.
Il materiale per la massicciata (di granulometria adeguata) i conglomerati bituminosi e i
conglomerati cementizi saranno recuperati nel territorio provinciale.
Non si farà impiego di risorse naturali ad eccezione di quelle energetiche e delle materie
prime lavorate all’esterno del cantiere.
Si prevede ragionevolmente una bassa produzione di rifiuti in quanto il materiale proveniente
dagli scavi, opportunamente controllato, sarà reimpiegato per l’esecuzione dei lavori. I materiali di
risulta derivanti dalle lavorazioni di cantiere saranno trattati opportunamente in funzione della loro
natura e tipologia.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
L’inquinamento e il disturbo ambientale conseguente alla realizzazione dell’opera sarà limitato
al periodo d’esercizio del cantiere, compresi i tempi per l’impianto e lo smantellamento dello stesso.
In fase di cantiere saranno predisposte le seguenti misure:

sarà prevalentemente utilizzato il materiale derivante dalle opere di scavo, mentre per
l’eventuale materiale necessario saranno privilegiate cave di prestito già operanti, che
saranno individuate considerando con particolare riguardo, gli impatti indotti, le
caratteristiche della viabilità di connessione, di disagi alla normale circolazione, i tempi
di percorrenza ecc.;

i materiali di risulta provenienti dalle lavorazioni di cantiere saranno trattati
opportunamente e conferiti in discariche autorizzate, se non è tecnicamente possibile
riutilizzarli;

si prevederà una sistemazione a verde delle scarpate e dell’infrastruttura in genere
con l’uso esclusivo di specie autoctone e secondo i dettami della ingegneria
naturalistica;

per l’approvvigionamento idrico si utilizzeranno riserve idriche già esistenti;

si realizzeranno opere per garantire il corretto deflusso delle acque meteoriche;

si ridurrà la produzione di polvere con l’imbibizione delle aree di cantiere e la
predisposizione di barriere antipolvere;

si eseguiranno, con l’ausilio e nelle disponibilità dell’ARPA Puglia, indagini per valutare
la reale consistenza e natura delle polveri in modo da poter valutare l’adeguatezza
delle misure adottate ed eventualmente incrementarne l’efficienza;

le emissioni acustiche saranno ridotte con l’uso di silenziatori;

sarà eseguita una campagna di monitoraggio ex-post del rumore per verificare
l’efficacia delle misure adottate ed il rientro entro i limiti previsti per legge;

a lavori ultimati le aree utilizzate per i cantieri mobili saranno oggetto di ripristino
ambientale;

le piste di cantiere utilizzate in fase di realizzazione saranno demolite, ripristinando le
originarie condizioni del terreno;

Tali misure di mitigazione tendono a ridurre se non annullare i potenziali effetti
negativi dell’opera.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
7. CONCLUSIONI
La realizzazione dell’intervento “Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi
dell’Ospedale della Murgia” produrrà numerosi vantaggi nella sfera socio –economico senza
produrre eccessivi carichi sull’ambiente. Nel complesso con la realizzazione delle opere proposte si
potranno ottenere i seguenti fattori positivi:

snellimento
del traffico insistente sulla S.S.96, che risulta particolarmente
congestionato nell’attraversamento della zona artigianale di Altamura, dove
sono anche presenti incroci semaforizzati;

possibilità di usufruire di una via di accesso alternativa all'Ospedale della
Murgia, rispetto alla sola S.S.96;

sicurezza nella velocità media di percorrenza del tragitto;

diminuzione del rischio di incidenti stradali;

fluidificazione dello scorrimento degli automezzi.
Gli studi effettuati sono stati realizzati per verificare la compatibilità del presente progetto con
le previsioni e le prescrizioni dei piani urbanistici vigenti e la normativa tecnico-ambientale in vigore.
Si è potuto, quindi, accertare che non vi sono criticità prevedibili tali da ostacolare la realizzazione
del progetto in esame.
Infatti, a proposito delle previsioni del PUTT/P, gli interventi ricadano quasi per intero in
ambito territoriale esteso di tipo “E” valore normale, “laddove non è direttamente dichiarabile un
significativo valore paesaggistico” e per una esigua porzione, in corrispondenza della costruenda
prima rotatoria in corrispondenza della S.P.27, in ambito territoriale esteso di tipo “B” valore
rilevante “laddove sussistano condizioni di compresenza di più beni costitutivi con o senza
prescrizioni vincolistiche preesistenti”. Pertanto sarà richiesta apposita deroga al piano in conformità
con quanto previsto dall’art. 5.07 delle N.T.A. del P.U.T.T./ P.
Per quanto riguarda la compatibilità dell'intervento con le prescrizioni dei vigenti P.R.G. dei
Comuni di Gravina in Puglia ed Altamura, essendo le aree tipizzate come agricole, occorrerà attivare
le procedure per la preliminare dichiarazione di pubblica utilità, l’apposizione del vincolo preordinato
all’esproprio e la conseguente variante urbanistica.
In attuazione dell’art. 95 del D.lgs. 163/2006 si trasmetterà copia del progetto preliminare alla
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia per la verifica preventiva
dell’interesse archeologico.
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"Collegamento delle SS.PP. 27 e 201 alla S.S.96 nei pressi dell’Ospedale della Murgia" – Quadro Ambientale
In riferimento al vigente Piano di Bacino Stralcio per la Difesa del Rischio Idrogeologico (PAI)
dell’Autorità di Bacino della Regione Basilicata, si evidenzia come la zona di progetto non è
interessata da zone a pericolosità idraulica e/o geomorfologia.
Per quel che riguarda la Rete Natura 2000 e le aree naturali protette, l’area oggetto
dell’intervento ricadendo nella zona SIC-ZPS “IT 9120007 – Alta Murgia”, sarà necessario attivare le
procedure per la valutazione di incidenza.
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