La nostra rabbia non é cieca - Informa

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La nostra rabbia non é cieca - Informa
La nostra rabbia non é cieca.
Una precisazione sulla difesa di questo mondo e la dissociazione dalla rivolta.
Dall’indomani della manifestazione parigina del 14 giugno, i media si sono concentrati su un
momento ben preciso di quest’ultima: il fatto che una quindicina di vetrate dell’ospedale
Necker-Bambini malati sono state spaccate. Il gioco del governo è stato di creare lo scandalo
per dividere, come sempre, i buoni dai cattivi. Funziona a meraviglia, evidentemente, con tutti
i democratici, con il coro di lamenti sui giornali. Si potrà leggere, per esempio, oltre alle prese
di posizione di politici di ogni sponda, il comunicato dell’Istituto di malattie genetiche
Imagine (vi ritorneremo) : “[…] questo oltraggio al simbolo che rappresenta l’ospedale vuole
far vacillare la base di valori condivisi che fondano la nostra società democratica. Sono questi
valori che sono stati messi in dubbio e che noi difendiamo oggi”. Ed il baffuto in capo,
Martinez [segretario della CGT, la CGIL francese; NdT], condanna “degli atti ciechi” che
discrediterebbero l’opposizione alla Legge lavoro – come se lo scopo dei rivoltosi che erano
nelle strade di Parigi quel martedì là (e molte altre volte) fosse il semplice ritiro di una
semplice legge, o la difesa del Codice del lavoro.
Nulla di molto diverso da parte dei “radicali”. Sul sito lundi.am, riferimento di quella corrente
politica che è l’appellismo, per esempio, ci si crederebbe al bar della CGT. L’autore di una
“testimonianza di un genitore”1 (sempre le persone più direttamente colpite, sempre la
famiglia…) dai buoni sentimenti, “capisce perfettamente” che “la gioventù […] veda un
simbolo” nei danneggiamenti in manifestazione, ciononostante trova “idiota” il fatto di
spaccare i vetri di un ospedale. Una presa di posizione molto giudiziosa e di sinistra, che
finisce con il chiedere al governo, in più del ritiro della Legge lavoro, un finanziamento
corretto degli ospedali francesi. Quindi, nel loro mondo, quello dei blanquisti immaginari, ci
sarebbero anche l’AP-HP (Assistance publique – hôpitaux de Paris, l’ente sanitario pubblico
della regione Île-de-France)? Dovranno scriverlo nella prossima riedizione del loro
programma post-rivoluzionario, l’indispensabile “Premières mesures révolutionnaires”, del
signor Hazan, quello che sullo stesso lundi.am raccomandava, poco tempo fa, “la polizia con
noi”. Un po’ strano su un sito che da tre mesi ci serve degli appelli all’insurrezione in stile “il
mondo o niente”… Un po’ strano dalla parte di un sito che, il 23 novembre 2015, ci faceva
l’elogio degli assassini islamisti, “affrancati” perché non temerebbero la morte…2
Un testo a firma Nantes Révoltée3 parla, lui, di “poche persone perdute, dai riflessi pavloviani,
venute per spaccare del vetro – una piccola libreria lì vicino ha subito la stessa sorte
dell’ospedale” e ci informa (su quali basi?) che quelli che hanno spaccato le vetrate
dell’ospedale “non hanno nemmeno capito contro cosa se la stavano prendendo”. Ma se c’è
qualcosa di pavloviano, sono le prese di distanza da questo attacco, di fronte alla repressione
prevedibile. E il fatto di piangere i vetri di un esercizio commerciale, colpiti anch’essi dalla
rabbia dei rivoltosi (non di Nantes, quindi, o non tutti). Idem per quanto riguarda il sito dei
cittadinisti radicali della capitale, Paris-luttes.info, che, in più del suo abituale resoconto
vittimista, e del fatto di rinviare alla fine analisi di lundi.am, parla dello “scherzo di cattivo
gusto dell’ospedale Necker…”4. L’autore si chiede addirittura le ragioni di quel
danneggiamento. Forse non sa che gli ospedali appartengono allo Stato o a grandi fondazioni?
1 « Sur l’instrumentalisation des vitres de l’hôpital Necker – Témoignage d’un parent. » https://lundi.am/Sur-linstrumentalisation-des-vitres-de-l-hopital-Necker-Un-parent
2 « La guerre véritable » https://lundi.am/La-guerre-veritable
3 « De l’hôpital Necker dans l’offensive spectaculaire marchande » https://nantes.indymedia.org/articles/35073
4 « Tentative de récit de la longue journée de lutte du 14 juin » http://paris-luttes.info/tentative-de-recit-de-lalongue-6166
Siamo ben lontani dalla critica delle istituzioni sociali, anche da quella universitaria e non
conflittuale fatta per esempio da un filosofo dalla nomea radicale usurpata, come Foucault, di
cui alcuni di questi cittadinisti sono degli ammiratori sfegatati. Le prese di posizione di questi
“radicali” sono un semplice copia-incolla delle dichiarazioni ministeriali, con in più un po’ di
discorsi da bar di sinistra e molta volontà di schivare la repressione. Sembrano fatte apposta
per stare al gioco dello Stato della divisione fra buoni e cattivi.
Ma ci troviamo anche in pieno nel campo della politica populista. Si tratta della stessa scelta,
cosciente oppure no, che possiamo trovare all’origine di un episodio molto rivelatore di
un’epoca forse molto ricca in forme spettacolari, ma povera in prospettive rivoluzionarie.
Durante la manifestazione del 26 maggio, sempre a Parigi, un gruppo di persone a volto
coperto, “dello spezzone di testa”, gli stessi che, poco prima, applaudivano la caduta della
vetrina di un concessionario Skoda, facevano cordone davanti ad une negozio Emmaüs
Solidarité5 per proteggerlo. Ci sono infatti molte persone che odiano Emmaüs ed avrebbero
volentieri approfittato dell’occasione. Possiamo immaginare quello che si sono detti i
difensori della proprietà privata: non si fa, Emmaüs è un’associazione umanitaria,
macchierebbe l’immagine del “movimento”. Eppure, basta indagare un pochino (ed è stato
spiegato, in quell’occasione), per sapere che Emmaüs è un’impresa che si fa un mucchio di
soldi sulla miseria degli altri6. Un’impresa come tute le altre, con l’ipocrisia in più.
Ecco lo scandalo, la profanazione. Le associazioni umanitarie sarebbero degli amici, è il
sottinteso. Un ospedale, non si tocca, ci dicono. Ancor meno un ospedale in cui vengono
curati dei bambini. È uno dei simboli del vivere-insieme: tutti potremmo averne bisogno,
siamo tutti sottomessi alla Medicina, che incarna una Scienza benevola e materna. Ma la
mano che cura è anche quella che uccide. Non solo perché il settore sanitario pubblico è una
delle parti dell’apparato statale, in cui si trovano anche, fra l’altro, l’esercito, la polizia, la
giustizia. Come pure l’ente che distribuisce i sussidi pubblici, di cui, come degli ospedali,
siamo numerosi a fruire volentieri – ma questo non ne fa un qualcosa da difendere, poiché si
tratta solo del lato “materno” [cercare traduzione migliore di “nourricier”] di una società
fondata sullo sfruttamento7.
Certo, capita a (quasi) tutti di ricorre alle cure di un ospedale (e a volte salva la vita e tanto
meglio). Ciononostante, non dobbiamo considerarlo un luogo “neutro” o, peggio, un
“santuario”. In un ospedale ci curano, certo, ma quando ci è mai stato davvero permesso di
scegliere come essere curati o, meglio ancora, come non ammalarsi, in un mondo che
produttore di nocività e di morte (e di cui il settore sanitario/farmaceutico è parte importante)?
In effetti, il settore medicale è particolarmente rappresentativo dell’aspetto ambivalente della
scienza (e dello Stato).
Ma un ospedale non è solo un posto in cui ci si fa curare, è anche un posto in cui si fa della
ricerca, che serve in particolare per lo sviluppo del settore farmaceutico. In effetti, la ricerca
medica, lungi dall’ideale di solidarietà e d’umanismo veicolato dall’ideologia scientista, è
diretta innanzitutto dai profitti dell’industria farmaceutica. E sappiamo tutti dove porta la
ricerca: a una maggiore servitù. Ci sono poi alcuni ospedali d’élite in cui degli scienziati
fanno della ricerca avanzata. È il caso, per esempio, della ricerca nel campo della genetica.
Questa ci viene presentata come la soluzione alle malattie, in special modo le malattie
chiamate “rare” ed i tumori (questi ultimi sono soprattutto il prodotto di questo modello
5 Cfr. « Pourquoi ils ne sont pas à défendre ? » https://nantes.indymedia.org/articles/
6 Si veda per esempio: « Pourquoi Emmaüs ou pourquoi pas Emmaüs ? »
https://attaque.noblogs.org/post/2016/06/04/pourquoi-emmaus-ou-pourquoi-pas-emmaus/
7 Per una critica dell’umanitarismo associativo, si veda « On ne veut pas d’aumône ! – Quelques notes sur la
complicité et la solidarité », dans Des Ruines, n.1, inverno 2014.
economico e sociale). La ricerca sul genoma promette miracoli per quanto riguarda il fatto di
portare ad ancor più controllo sulla vita di ciascuno e ciascuna. Si pensi semplicemente al
buon strumento di controllo sociale che è l’identificazione tramite il DNA, una tecnica di
origine medica, ancora futurista trent’anni fa, normale (una normalità di colore grigioprigione) oggi. E l’ospedale Necker-Bambini malati è uno dei centro francesi della ricerca
genetica, con l’Istituto di malattie genetiche Imagine – precisamente quelli e quelle che si
lamentano dei vetri spaccati e dei valori democratici non troppo condivisi. Ma per quelle e
quelli che vogliono cercare di abbozzare delle prospettive rivoluzionarie, i loro valori e la loro
scienza sono chiaramente dei nemici e devono finire come le loro vetrate.
Quelli che sono state colpiti martedì sono i vetri di un edificio. Si tratta di un danno
economico all’AP-HP8. Nessuno fra i pazienti dell’ospedale è stato infastidito (o, se lo è stato,
è piuttosto a causa del gas e delle granate di di-accerchiamento della polizia).
Il problema è: possono alcuni arrogarsi il potere di decidere per tutti quali sono i bersagli da
attaccare e quali non lo sono (prima, difendendo un’associazione umanitaria, oppure dopo,
con le loro prese di distanza dai danni inflitti all’ospedale Necker, che è sfuggito alla loro
protezione)? No, e soli esercizi da danneggiare non sono le banche, le agenzie interinali ed i
McDonald’s9, su questo saremo tutti d’accordo. Se volgiamo portare una critica più profonda
a questo mondo, ci sono molte rotture da fare, in particolare con dei miti della sinistra, come il
rispetto dell’umanitarismo e della scienza, l’attenzione al discorso mediatico (a “quello che
pensa la gente”) e la ricerca del consenso.
L’AP-HP e le associazioni umanitarie sono, per molte ragioni differenti, dei bersagli legittimi
della rabbia di quelli e quelle che, da tre mesi, scendono in strada con la scusa della Legge
lavoro, pur sapendo che il Codice del lavoro che i sindacati ci chiedono di difendere serve
soltanto ad incatenarci al lavoro. Le ragioni di rivoltarsi appartengono a quelle e quelli che
passano all’attacco (invece di blaterare su internet) e se la discussione sulle prospettive ed i
metodi è necessaria e può essere fruttuosa, difendere delle imprese e delle strutture statali non
rientra di sicuro nelle prospettive rivoluzionarie. Ancora meno vi rientrano la dissociazione e
le diverse prese di distanza.
Se vogliamo tentare un superamento veramente rivoluzionario non basta fare dei discorsi (o
scegliere dei bersagli) che sarebbero “comprensibili da tutti”. È il caso per esempio del molto
consensuale “tutti detestano la polizia”. Certo, la detestiamo tutti, ma questo odio condiviso
non basta come minimo comun denominatore: anche gli assassini islamisti detestano al
polizia. Dobbiamo mirare in alto, verso la rivoluzione. La nostra rivolta non deve limitarsi alle
apparenze, ma prendere di mira le radici di quello che ci rinchiude.
E no, i rivoltosi che hanno spaccato le vetrine del’ospedale Necker questo 14 giungo non sono
degli “idioti” né dei “perduti pavloviani”, né “dei tipi ben soli”10. Sono dei rivoltosi, e noi
siamo al loro fianco.
Non c’è nulla di cieco in questo atto, ma piuttosto un bel suggerimento critico che va verso il
8 Visto che non ci sono piccoli guadagni, dopo l’attacco subito dall’ospedale Necker, la direzione dell’AP-HP ha
lanciato un appello alla sottoscrizione su internet (sembra che i danni siano di 200.000 euro – ovvero la mazza
dei miracoli!). Hanno raccolto la bella cifra di 127.000 euro prima di ritirare l’appello alla sottoscrizione, per
vergogna. Si veda : « Appel à dons pour l’hôpital Necker : l’immonde manipulation de l’AP-HP » http://parisluttes.info/appel-a-dons-pour-l-hopital-necker-6284
9 "« Le monde ou rien » : rencontre avec le Mili, en première ligne des manifs jeunes contre la loi travail.”
https://news.vice.com/fr/article/le-monde-ou-rien-rencontre-avec-le-mili-en-premiere-ligne-des-manifs-jeunescontre-la-loi-travail?utm_source=vicenewsfrtw
10 Si veda il video di dissociazione «Hôpital Necker – République – Etat d’urgence », publiée sur ParisLuttes.info (cette qualification est à la min. 4’50). http://paris-luttes.info/video-hopital-necker-republique-6237
superamento di un “movimento” troppo limitato nelle sue prospettive. Lasciamo dietro di noi
i miti di una sinistra che non fa altro che difendere questo mondo. E facciamo attenzione ai
politici vestiti di nero che a volte possono trovarsi vicino a noi, ma che si dissoceranno dalla
rivolta appena questa sarà selvaggia.
Come dice uno slogan recente “Siamo tutti cassuers”… o solo qualche volta?
E come diceva una scritta murale che ha fato scandalo nel 2006 e che non ha perso nulal della
sua urgente attualità: “Morte alla democrazia!”.
27 giugno 2016
qualche anarchic* di qui e d’altrove
https://attaque.noblogs.org/post/2016/07/01/notre-rage-nest-pas-aveugle-un-point-sur-ladefense-de-ce-monde-et-la-dissociation-de-la-revolte/