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COMPETENZE E RETI DI IMPRESE PER LA LOGISTICA INTEGRATA: UNA VERIFICA EMPIRICA NELLE IMPRESE ITALIANE DI SHIPPING DI LINEA* Francesco Bifulco ** Abstract Lo scopo di questo articolo è duplice: a) analizzare il livello di integrazione logistica delle imprese di shipping di linea; b) focalizzare l’attenzione sulle modalità di sviluppo di competenze e logiche di network. Oggetto d’indagine sono state le imprese di servizi intermodali door to door con navi container e ro-ro/multipurpose. Il quadro che emerge mostra la presenza di raggruppamenti di imprese eterogenee per struttura, mercato, competenze e reti attivate, ed alcune debolezze nei principali aspetti manageriali. In particolare, la maggioranza delle imprese italiane non è in grado di fronteggiare completamente le sfide derivanti dalla competizione globale, offrendo soluzioni logistiche incomplete, ed una limitata copertura geografica. Le imprese analizzate hanno, dunque, necessità di realizzare partnership a livello globale per sviluppare particolari nicchie di operatività nella gestione della logistica integrata (deep & short-sea). Key words: competenze, reti logistiche, imprese di shipping di linea The aim of this paper is double: a) to analyze logistic integration level in linear shipping Italian firms; b) to focus attention on competence and network logics development. Object of research has been the door to door inter-modal services firms with container and/or roro/multipurpose ships. The emerging picture shows the presence of clusters heterogeneous of firms for structure, market, competences and activated networks, and some weaknesses in main managerial aspects. Particularly, the majority of the Italian firms are not completely ready to face the challenges provided by global competition, by offering incomplete logistic options, and a limited geographical scope. * ** Questo contributo si basa sui risultati di una più ampia ricerca condotta nel biennio 19992000. L’autore ringrazia tutte le imprese coinvolte, ed in particolar modo il dott. Perissich direttore generale di Confitarma ed il dott. Polichetti executive manager Intermodal Department di Grimaldi Napoli per il supporto e gli approfondimenti ricevuti. Professore a contratto di Economia e Gestione dell’Innovazione Aziendale - Università degli Studi “Federico II” di Napoli e-mail: [email protected] sinergie n. 56/01 326 COMPETENZE E RETI DI IMPRESE PER LA LOGISTICA INTEGRATA Therefore, the analyzed firms need to realize global partnership to develop particular operative niches in the integrated logistic management (deep & short-sea). Key words: competence-based view, logistic networks, linear shipping firms 1. Presupposti Il trasporto merci sta subendo una profonda trasformazione, soprattutto in seguito ad importanti cambiamenti intervenuti nei bisogni delle imprese utilizzatrici che tendono sempre più a terziarizzare la logistica, abbandonando l’integrazione verticale per concentrarsi sulle proprie core competence (Bowersox, Closs, 1996, pp. 479-482; Varaldo, Fornari, 1998, pp. 21-49). In particolare, il trasporto marittimo di merci, articolato nelle diverse aree strategiche d’affari (Abell, 1980; Genco, 1995), vede oggi un’orientamento al gigantismo navale ed all’overcapacity, alla conseguente concentrazione del traffico sulla lunga distanza (deep-sea) in pochi centri di smistamento per ridurre il numero degli scali ed allo sviluppo di servizi a corto raggio (short-sea) per alimentare l’attività originata dagli scali minori (Genco, 2000, pp. 8-14). In tale scenario, le imprese di trasporto straniere si stanno velocemente trasformando in prestatori di molteplici servizi (deposito, imballaggio, etichettatura, controllo delle scorte, sdoganamento, assicurazioni, ecc.) impiegando, indifferentemente, tutte le modalità di trasporto. Per le imprese italiane, il risultato di questo processo comporta l’inasprimento del livello competitivo, non solo per la soglia minima di risorse necessarie (umane, tecnologiche, finanziarie, cognitive, di immagine, ecc.), ma anche per il portafoglio di capacità/competenze richiesto. Sulla base dei descritti presupposti, lo scopo di questo lavoro è duplice: 1) analizzare il grado di integrazione raggiunto lungo la catena logistica dalle imprese italiane di shipping di linea, cioè quelle che offrono servizi intermodali door-to-door utilizzando navi porta-container e/o ro-ro/multipurpose; 2) focalizzare l’attenzione sui percorsi seguiti dalle stesse per lo sviluppo di competenze e logiche di network. Per raggiungere tali obiettivi, nel prosieguo si tracciano dapprima gli sviluppi tematici presenti in letteratura (par. 2); successivamente si esplicita la metodologia utilizzata e la base di dati su cui si è condotta la verifica empirica (par. 3); poi si riportano i risultati emergenti in termini di profilo delle imprese, livello di intermodalità/logistica integrata, percorsi strategici di sviluppo attivati, e capacità/competenze impegnate e/o necessarie (par. 4); di seguito, si delineano alcune implicazioni manageriali di rilievo (par. 5); ed infine, si sintetizzano le traiettorie future di ricerca (par. 6). FRANCESCO BIFULCO 327 2. Sviluppi tematici in letteratura Sebbene il concetto di logistica risalga ad alcune trattazioni economiche di inizio secolo scorso, lo sviluppo nell’ambito dell’economia d’impresa è avvenuto negli ultimi trenta anni (Kent, Flint 1997, pp. 15-29). In particolare, la logistica integrata rappresenta l’insieme di attività aziendali, fisiche, gestionali ed organizzative che governano i flussi di beni ed informazioni del ciclo approvviggionamentoproduzione-distribuzione, pervadendo trasversalmente l’impresa ed interfacciandosi con tutte le attività tradizionalmente appartenenti a funzioni aziendali diverse della stessa (Bowersox e al., 1996; Peters e al., 1998; Neushel, Russel, 1998). Il coinvolgimento degli operatori trasportistici è così passato dalla semplice movimentazione delle merci alla gestione dell’intera “supply-chain”1. Tale evoluzione risponde all’esigenza di assicurare la corrispondenza dei flussi fisici ed informativi richiesti dalle imprese-clienti nel tempo, nello spazio e ad un costo competitivo e, se articolati in ambito internazionale, di prevedere un mix di modalità di trasporto e di servizi aggiuntivi (Bechtel, Jayaram, 1997, pp. 15-34; Lambert e al., 1998, pp. 1-19). In questo contesto, le imprese di shipping di linea, grazie alle caratteristiche intrinseche del tipo di servizio offerto, non possono limitarsi ad offrire servizi di trasporto port-to-port, ma devono assumere un ruolo progressivamente più importante nella gestione logistica dei caricatori2. In letteratura sono pochi gli approfondimenti specifici sull’integrazione logistica delle imprese di shipping di linea, essendo questo fenomeno piuttosto recente. Alcuni autori (Genco, op. cit., 1995; Heaver, 1996; Midoro, 1997; Evangelista, Morvillo, 1998a) hanno evidenziato come tali realtà aziendali, ed in particolare quelle che utilizzano il container come unità di condizionamento della merce, abbiano colto l’opportunità di fornire una serie di servizi ad alto valore aggiunto (Eller, 1997; Borghesi et al., 1998; Vanroye, Blank, 1998). In particolare, le imprese che offrono servizi door-to-door su scala globale3, 1 2 3 Per approfondimenti sulla supply chain si rimanda, tra gli altri, al lavoro di Cooper e al. (1997, p. 2 e p. 5-6). Le motivazioni che spingono le imprese clienti a terziarizzare la logistica sono diverse: riduzione dei costi, focalizzazione sul proprio core business, aumento di produttività ed efficienza, mancanza al proprio interno di know-how specialistico e di tecnologie innovative, aumento del livello e degli standard del servizio. Sull’argomento si rinvia a Boyson e al. (1999); Luceri (1996). In particolare, Ojala (1995) ha indicato quattro differenti tipi di servizi di linea: Convenzionali. Si riferiscono al trasporto di linea via mare da banchina a banchina, con l’utilizzo di navi despecializzate, di merci prevalentemente imballate in colli e/o non imballate. Ferry. Si riferiscono al trasporto di linea, anch’esso da banchina a banchina, con traghetti ro-ro che trasportano rimorchi e semirimorchi, che poi continuano sulla tratta terrestre. Intermodali point-to-point. Si riferiscono al trasporto di linea in cui gli operatori, integrando più modalità, si occupano dei servizi di trasporto delle imprese clienti da un 328 COMPETENZE E RETI DI IMPRESE PER LA LOGISTICA INTEGRATA hanno progressivamente innovato la propria offerta perseguendo strategie di differenziazione del servizio, con la finalità di attrarre in modo duraturo la domanda, e generare quantitativi di traffico idonei a realizzare economie di scala nell’intero ciclo trasportistico (Eller, op. cit., 1997; Midoro, 1993b). Attualmente, percependo che la fase marittima ha già realizzato tutte le opportunità reddituali, cercano di attuare percorsi di diversificazione in attività più o meno contigue a quelle del proprio core business, offrendo ai propri clienti servizi logistici integrati (Graham, 1998; Bascombe, 1998; Fossey, 1998). Comunque, il processo che vede le imprese di shipping trasformarsi da semplici operatori trasportistici ad operatori logistici globali, non è ancora consolidato. I percorsi strategici seguiti con la finalità di integrare la catena logistica dei propri clienti sono vari (Midoro, 1993a). Alcuni autori hanno evidenziato come la via della collaborazione sia essenziale (Brooks e al. 1993; CISCO, 2000; Thanopoulou, Ryoo, 1999); altri studiosi hanno sottolineato come anche le acquisizioni e le fusioni possano essere utilizzate a tale scopo (Midoro, Pitto, 2000). In entrambe le traiettorie teoriche emerge la metamorfosi della prospettiva di analisi dell’impresa (da unità a sistema) che ha modificato anche l’impostazione degli studi nel governo dei processi logistici, determinando l’affermarsi di un modello “relazionale” basato sul consolidato approccio resource-based (RVB) in cui si ipotizza, alla luce dell’eterogeneità fra le competenze dominate dalle imprese, che tra queste ultime sussista sempre una potenziale condizione di complementarietà strategica4. La RBV, pur nella indubbia valenza teorica, ha generato in letteratura ambiguità terminologiche. La competence-based theory tenta un riordino (Sanchez, Heene, Thomas, 1996), adottando un vocabolario condiviso per identificare i fenomeni competitivi e descrivere più precisamente le relazioni sottostanti. Al centro di tale teoria vi è la distinzione tra le componenti del patrimonio cognitivo: le risorse (assets), costituite da tutti gli input tangibili ed intangibili che l’impresa può utilizzare; le capacità (capabilities), che sono modalità di azione nell’uso di risorse caratterizzate dalla ripetibilità; le competenze (competences), rappresentate dall’abilità di realizzare impieghi coordinati di risorse per raggiungere gli obiettivi fissati. In contesti competitivi dinamici, affinché una attività di impresa si configuri come competenza risultano perciò necessarie tre condizioni: intenzionalità nell’utilizzo delle risorse, organizzazione nel coordinamento delle stesse, e, infine, 4 punto ad un altro, senza però integrare l’intera catena trasportistica degli stessi. Intermodali door-to-door. Si riferiscono ai servizi di trasporto di linea offerti da imprese che integrano l’intera catena trasportistica dei propri clienti, caricando la merce dal deposito dell’impresa, per poi trasportarla fino al distributore, grazie all’utilizzo di più modalità di trasporto. La RBV trova i suoi fondamenti nelle caratteristiche specifiche delle singole risorse e nelle relative modalità di acquisizione ed utilizzo, considerandone la possibile unicità (Rumelt, 1974; Hirshleifer, 1980), la rilevanza di quelle invisibili (Itami, 1987; Barney, 1991) e l’eterogeneità delle stesse (Peteraf, 1993). FRANCESCO BIFULCO 329 ottenimento degli obiettivi (Grant, 1996; Barney, 1997; Vicari, 1995). In tale ottica, condividendo quanto affermato da Lado e Wilson (1994, pp. 699727) e Lambert e al. (1996, pp. 1-17) le imprese di shipping di linea dispongono di due leve strategiche per il miglioramento delle competenze: modificare qualitativamente la dotazione di risorse e capacità a sostegno delle azioni future (competence building), e/o utilizzare in modo diverso le competenze esistenti per le correnti o nuove opportunità di mercato che non richiedono cambiamenti qualitativi nelle risorse e capacità disponibili (competence leveraging). Tale prospettiva, come evidenziato da Vaccà (1986, pp. 3-41), Lorenzoni e Lipparini (1999, pp. 24-29), inquadrando la divisione del lavoro cognitivo a livello inter-aziendale, è basata sulla creazione di reti relazionali semi-strutturate e semipermanenti, cioè a frequenza di contatto intermittente e per orizzonti temporali indefiniti. 3. Metodologia della ricerca e base-dati La metodologia utilizzata, basata sull’indagine diretta di casi multipli (imprese afferenti una specifica area strategica di affari del trasporto marittimo), risulta non convenzionale nel panorama della letteratura esistente sul tema. L’approccio scelto, teso a far emergere descrizioni esplicative delle fenomenologie indagate (Yin, 1994), cioè competenze e logiche di partnership per la logistica integrata, si è basato su di uno strumento di indagine di natura prevalentemente qualitativa. Nello specifico, il lavoro di ricerca si è articolato in tre fasi: 1) l’identificazione delle imprese che, sulla base di quelle associate a Confitarma, ed integrata dagli elenchi dell’annuario “Tuveri 2000” e delle più importanti riviste specializzate (Alphaliner, Containerization International, Informare, Trasporti news, Transport on line), ha permesso di costruire un data-base formato inizialmente da 126 imprese che, dopo un primo contatto esplorativo, si è ridotto a 17 aziende afferenti specificamente all’area strategica d’affari dello shipping di linea; 2) l’invio di un questionario che, suddiviso in tre sezioni (profilo dimensionale e mercati di riferimento, intermodalità e logistica integrata, percorsi strategici di sviluppo), è stato successivamente approfondito con interviste dirette al management delle imprese coinvolte su taluni argomenti di particolare rilevanza; 3) l’elaborazione delle risposte che, evidenziando le corrispondenze tra fattori e fenomenologie sotto osservazione, ha permesso una sistematizzazione della realtà indagata. 4. Risultati della verifica empirica 330 COMPETENZE E RETI DI IMPRESE PER LA LOGISTICA INTEGRATA 4.1 Profilo dimensionale e mercati di riferimento Come evidenziato da alcuni recenti contributi (Evangelista, Morvillo, 1998b; Midoro, Pitto, 1999), negli ultimi anni le imprese di shipping di linea che operano a livello internazionale hanno cercato di ampliare il proprio mercato di riferimento, con la finalità di raggiungere dimensioni minime necessarie per lo sfruttamento di specifici vantaggi: conseguire una maggiore copertura globale, aumentare la frequenza dei servizi per offrire livelli qualitativamente superiori, favorire l’instaurarsi di rapporti di fedeltà con i clienti, sfruttare lo sbilanciamento dei traffici tra andata e ritorno. Le imprese italiane rappresentano invece un’eccezione, essendo caratterizzate da una dimensione media molto piccola rispetto ai competitor asiatici e americani. Infatti, più del 50% delle stesse ha una dimensione contenuta (dai 2.000 ai 5.000 TEUs), e solo quattro imprese hanno una flotta che in totale supera i 15.000 TEUs5. Ciò conferma l’assetto dimensionale rilevata in studi precedenti (tab. 1). Capacità di stiva Tra 2.000-5.000 TEUs Tra 5.001-15.000 TEUs Tra 15.001-40.000 TEUs Totale Dimensione Flotta v.a. % 9 53,0 4 23,5 4 23,5 17 100,0 Tab. 1: Dimensione complessiva della flotta Il confronto internazionale vede solo tre imprese italiane presenti nell’elenco delle prime 55 al mondo (tab. 2), e di queste nessuna figura tra le prime venti: Grimaldi Group è in 28° posizione, seguita dalla Compagnia di Navigazione Ignazio Messina & C. al 35° posto, e dalla D’Amico molto dopo. Operatori 5 TEU Navi TEU Navi Teu è l’unità di misura standard internazionale corrispondente a 20 piedi, cioè alla lunghezza del container. FRANCESCO BIFULCO 331 1 2 3 4 Maersk-SeaLand Evergreen Group P & O Nedlloyd Hanjin/DSR-Senator Flotta esistente 620.324 282 317.292 137 280.794 126 244.636 84 Ordinativi 115.184 75.358 105.050 28.040 23 19 25 5 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 28 31 55 Mediterranean Shg Co NOL / APL COSCO Container L. NYK/TSK CP Ships / Americana Mitsui-OSK Zim CMA-CGM Group K Line Hapag-Lloyd Group Hyundai OOCL Yang Ming Line China Shg Group UASC Wan Hai Grimaldi Messina D’Amico 224.620 207.992 198.841 166.206 141.419 136.075 132.618 122.848 112.884 102.769 102.314 101.044 93.348 86.335 74.989 70.755 35.283 26.771 13.241 8.112 24.136 54.264 16.500 56.164 44.000 33.905 32.000 38.570 38.500 44.612 6.640 1.500 - 2 6 18 3 10 8 7 5 7 7 10 4 2 - 128 77 114 79 78 63 76 72 51 43 29 43 36 72 45 61 41 21 8 Tab. 2: I primi 20 operatori mondiali e i primi 3 operatori italiani Fonte: Alphaliner 2000 Inoltre, quasi tutte le imprese, a parte poche eccezioni (Grimaldi Genova e D’Amico), operano esclusivamente nel trasporto marittimo di linea. La logica di gruppo è stata seguita solo negli ultimi anni, in relazione all’integrazione lungo la catena trasportistica e con la finalità di conseguire vantaggi di tipo fiscale e finanziario6. Questo dato è in antitesi con le scelte operate dalla maggior parte dei 6 Su tale aspetto Midoro (op. cit. 1997), in uno studio relativo alla prima metà degli anni ‘90, aveva già posto in evidenza che la formazione dei gruppi armatoriali italiani era stata orientata: - alla salvaguardia della specializzazione dell’attività trasportistica nello specifico segmento di mercato, con la finalità del mantenimento o del miglioramento dell’efficienza degli aspetti gestionali e produttivi del servizio; - al mantenimento della flessibilità operativa, pur nella unitarietà e coesione manageriale e finanziaria, in modo da avere una pronta capacità adattativa al mutamento del mercato; - alla valorizzazione, da parte del gruppo, tramite la pluralità di imprese acquisitrici, di finanziamenti, e vantaggi di tipo finanziario, sia in relazione alla provvista complessiva, sia in relazione alla gestione della liquidità. COMPETENZE E RETI DI IMPRESE PER LA LOGISTICA INTEGRATA 332 gruppi di shipping, che hanno diversificato soprattutto per ridurre i rischi (7). Dunque, nonostante i potenziali vantaggi derivanti dalle grandi dimensioni, l’utilizzo di navi al di sopra dei 5.000 TEUs da parte delle imprese italiane è quasi inesistente. Ciò è conseguenza oltre che della piccola dimensione, anche della modesta propensione verso la competizione su scala globale da parte delle stesse. Infatti, quasi tutte (tab. 3) operano su mercati di nicchia (62% del totale), con poche rotte servite prevalentemente del tipo short-sea, per lo più specializzate nel trasporto di determinate merceologie. IMPRESA O GRUPPO 1 Grimaldi Napoli 2 Grimaldi Genova 3 D’Amico Group Italia di Navigazione Sius di Navigazione Costa Container Lines Ignazio Messina & C. 4 5 6 7 Lloyd Triestino di Navigazione 8 Tarros 9 10 Setramar di Navigazione Sermar Line Fremura Group 11 12 13 14 15 16 17 TCA Grendi Trasporti Marittimi Med Feeder Italia Unifeeder Service Gruppo Tirrenia Levantina Trasporti Tropical Shipping Italiana ROTTE PRINCIPALI Med-Nord Europa West-East Med Europa-West Africa Med-Sud America Med-West Africa West Med-Nord Africa Med-Sud America Intra med Med-Nord, Sud, Centro America Europa-Marocco Intra Med Med-Centro, Sud America West Med-Red Sea-Mid East West Med-Red Sea-East Africa West Med-West Africa Intra Med Med-Estremo Oriente Nord Europa-Med-Cina Singapore-Australia Med-West Africa East Med West Med Med-West Africa Intra Med Intra Med Med-Centro America Sardegna-Penisola Italiana Intra Med Intra Med Italia e Mar Adriatico Italia e Mar Adriatico Caribe-Nord America SERVIZIO PREVALENTE Container, ro-ro Container, ro-ro Container, ro-ro Full-container Container Container Container Container, ro-ro Full-container Container Feeder Full-container Full-container Full-container Full-container Container, ro-ro Full-container Full-container Full container Full container Full container Container, ro-ro Full container Full-container Feeder Full container Container, ro-ro, feeder Feeder Feeder Ro-ro Container, ro-ro Container frigo Tab. 3: Rotte principali e servizi prevalenti 7 Per una più dettagliata evoluzione dello sviluppo delle navi adibite al trasporto di linea vedi Gardiner (1992). Recenti ricerche (Cullimane, Khanna, Song, 1999; Gilman, 1999) hanno messo in evidenza che la dimensione media ottimale di una nave porta-container è approssimativamente intorno agli 8.000 Teu. FRANCESCO BIFULCO 333 Anche i referenti aziendali che operano su rotte transoceaniche ritengono comunque che l’utilizzo di navi di dimensioni superiori ai 10.000 Teus non avrebbe logica per la propria impresa, vista la persistente difficoltà di saturare l’intera unità di carico8. 4.2 Intermodalità e logistica integrata Le imprese analizzate si distinguono in due gruppi, quelle che offrono intermodalità9 e quelle che erogano altri servizi logistici. - In relazione all’intermodalità, circa il 60% delle imprese detengono internamente o acquisiscono esternamente risorse per offrire servizi di trasporto door-to-door; di queste solo il 40% ritiene che ciò rappresenti il primo passo verso un’integrazione logistica completa, mentre la gran parte afferma che l’intermodalità sia esclusivamente finalizzata ad elevare la qualità del servizio di trasporto e/o a ridurne i costi. Inoltre, delle imprese che offrono tale servizio, solo il 40% circa lo realizza a livello internazionale (fig. 1). Port-to-door o door-to-port con int ermodalit à in ambito nazionale 39% 61% Door-t o-door con intermodalità su t utt e le destinazioni Fig 1: Ampiezza geografica dell’offerta di servizi di trasporto La maggior parte delle stesse realizza servizi port-to-door, o door-to-port, utilizzando il trasporto intermodale prevalentemente in Italia. Ciò è dovuto a due cause principali: la prima riguarda la già richiamata ridotta dimensione rispetto ai competitor stranieri; la seconda si riferisce al fatto che operano o in mercati di 8 9 Ciò conferma quanto emerso in uno studio del Drewry Shipping Consultants (1996), dove si evidenziava come i vantaggi di costo derivanti dall’utilizzo di navi da oltre 6.000 Teus, diventano svantaggi se l’unità di carico non viene saturata per almeno il 79% della sua portata. Inoltre, navi più grandi necessitano anche di terminals più grandi e di infrastrutture sofisticate che aumentano i costi del trasporto, come sottolineato successivamente, anche da McLellan (1997). In questa indagine si fa riferimento all’intermodalità come trasporto delle merci contenute in unità di carico che viaggiano da origine a destinazione mediante l’utilizzo di diversi modi di trasporto e durante il quale non si registrano rotture di carico dall’uno all’altro modo di trasporto. 334 COMPETENZE E RETI DI IMPRESE PER LA LOGISTICA INTEGRATA nicchia (più del 79% delle imprese di questo gruppo), dove molte volte non vi è ancora una forte domanda relativa a servizi di trasporto door-to-door10, o nel mercato feeder11 occupandosi della sola tratta marittima di raccordo, lasciando agli operatori internazionali l’organizzazione dell’intero ciclo complesso del trasporto. Le modalità vettoriali collegate alla tratta marittima più utilizzate sono, in ordine di importanza di traffico generato, strada e rotaia, mentre è praticamente assente la modalità aerea12. Quasi sempre la preferenza per l’autotrasporto rispetto alla ferrovia viene giustificata dalla maggiore velocità e flessibilità. In prospettiva tutte le imprese di questo gruppo mirano ad ampliare e migliorare i servizi di trasporto door-to-door ai propri clienti anche se il 90% delle stesse continuerà ad effettuare servizi di trasporto intermodale gomma-rotaia. - In relazione all’offerta di altri servizi logistici, la situazione cambia. Non vi sono imprese di shipping di linea italiane che integrano l’intera catena trasportistica dei propri clienti, anche se l’orientamento di alcune è in tale direzione. Infatti, sebbene l’86% delle imprese ritiene che sia molto importante integrare servizi logistici oltre al trasporto intermodale, il 25% non ne offre alcuno. Le motivazioni di tale scelta riguardano, per il 72% dei casi, soprattutto la volontà di concentrarsi sul proprio “core business”, lasciando ad altri la gestione dell’intera catena logistica. La maggior parte delle imprese si limita a servizi di immagazzinamento, deposito merci, sdoganamento delle stesse e di prelievo/carico prodotti (fig. 2). Poco diffusi i servizi di controllo qualità e di tracking/tracing on-line; marginali, almeno sotto un profilo quantitativo, quelli di supply-chain management, PDI facilities, di imballaggio, etichettatura e prezzatura13. 10 Emblematico a questo proposito è il caso dell’Italia di Navigazione/D’Amico che, operando su due linee pricipali, Med-Sud America e Med-Nord America, offre servizi intermodali prevalentemente sulla prima rotta, essendo marginale la domanda di trasporto door-to-door sul mercato sud-Americano. Le imprese che operano nei mercati feeder, offrono servizi di transhipment, collegando porti grandi con quelli più piccoli, dove le navi di dimensione maggiore non possono transitare (Genco, Pitto, 2000, pp. 39-47). Conway (1999) sottolinea che sono soprattutto gli operatori dell’estremo oriente ad utilizzare questa tipologia di modalità di trasporto. Approfondendo l’indagine emergono in controtendenza alcuni casi interessanti. La Grimaldi Napoli, che nel maggio del 1999 ha stipulato un contratto per la gestione della catena dell’offerta Fiat in Spagna, assumendosi la responsabilità del trasporto door-todoor per le auto da otto dei suoi stabilimenti in Italia, fino a tutti i dealers della casa automobilistica nella Penisola Iberica, è l’unico operatore di linea italiano che ha iniziato ad offrire servizi logistici ad alto valore aggiunto, anche se con una copertura geografica ancora limitata. Di particolare interesse è anche il caso della Unifeeder Service, che si è prima sviluppata come impresa terminalistica, raggiungendo il controllo di alcuni dei più importanti terminal portuali italiani (Gioia Tauro e La Spezia) ed in seguito, ha iniziato 11 12 13 FRANCESCO BIFULCO 335 Imballaggio, etichettatura, prezzatura Supply-chain management PDI facilities Tracking/ tracing on line Controllo di qualità Prelievo e carico prodotto Sdoganament o merci Immagazzinamaento e deposito merci Trasporto intermodale 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 %imp r ese Fig. 2: Tipologie di servizi logistici offerti In prospettiva, emergono orientamenti contrastanti in relazione alla possibilità di ampliamento ad altri servizi logistici oltre all’intermodalità. Infatti, nonostante l’86% ritiene che sia molto importante attuarlo, e circa l’87% pensa di migliorare il livello dei servizi logistici già erogati, solo il 40% ha affermato di voler effettivamente ampliare il portafoglio servizi, rispetto a quello attuale. 4.3 Percorsi strategici di sviluppo Concentrando l’attenzione sui percorsi strategici di sviluppo che favoriscono l’integrazione della catena logistica, le imprese di trasporto marittimo possono optare tra l’utilizzo, alternativo o complementare, di divisioni operative, di imprese controllate/collegate, di accordi di collaborazione, di imprese terze (Davison, 1999). - 14 Fusioni e acquisizioni. A partire dalla fine del 1996, lo shipping di linea ha attraversato un periodo di significative trasformazioni, prodotto da una serie di operazioni di fusione/acquisizione14 che hanno coinvolto le più importanti ad offrire servizi di trasporto sulle tratte terrestri e servizi feeder all’interno del Mediterraneo. Recentemente è stata acquisita dal gruppo tedesco Eurogate, uno dei maggiori operatori logistici europei. Nel caso di fusione/acquisizione di tipo orizzontale, che coinvolgono imprese operanti nello stesso mercato, la finalità è di sfruttare le economie di scala, ed utilizzare in modo più efficiente la capacità di stiva. Invece, nel caso di fusioni/acquisizioni di tipo verticale, cioè quelle che coinvolgono operatori di altre fasi contigue della catena trasportistica, si 336 - COMPETENZE E RETI DI IMPRESE PER LA LOGISTICA INTEGRATA imprese a livello internazionale (Meersman, Moglia, Van de Voorde, 1999; Drewry Shipping Consultants, 1999). In relazione alla situazione italiana la verifica empirica mostra che le fusioni sono poco utilizzate dalle imprese, sia per ampliare la gamma di servizi logistici in portafoglio, sia per raggiungere le dimensioni operative necessarie per sfruttare le economie di scala. Infatti, l’unica operazione di rilievo è stata quella tra Medexpress Italia (MXI), Mediterranean Feeders LP. (MFL) e Camou Marine S.A. nei servizi feeder, che ha dato vita alla Unifeeder Service, ed ha riguardato esclusivamente la fase marittima della catena trasportistica. Analogo discorso può essere fatto per le acquisizioni, le quali non sono state utilizzate dalle imprese italiane per incrementare il numero di rotte servite sulla tratta marittima, e/o per ampliare la gamma di servizi logistici offerti. Anche le operazioni più significative realizzate dal gruppo D’Amico con la compagnia di stato Italia di Navigazione e dalla Grimaldi Genova con la Grandi Navi Veloci, sono state dettate più da scelte strategiche di tipo difensivo che dalla volontà di entrare in nuovi mercati. Solo Grimaldi Napoli ha acquisito, negli ultimi anni, imprese di autotrasporto e gestori di terminal, con l’intenzione di aumentare la qualità dei propri servizi, mantenendo un più diretto controllo sull’intera catena logistica. Accordi tra imprese. Alcuni elementi strutturali e gestionali del mercato dello shipping di linea, quali l’alto livello dei costi fissi per la produzione del servizio, l’elevata concorrenzialità, l’eccesso di offerta diventato su molte rotte cronico, lo sbilanciamento dei flussi di merci nelle due direzioni della linea, rendono inevitabile una qualche forma di collaborazione tra le imprese. Tra queste uno dei più duraturi esempi sono state le conference15. Attualmente, nonostante il 50% delle imprese di shipping di linea esistenti al mondo facciano ancora parte di esse, il processo di trasformazione ed evoluzione dei trasporti marittimi è stato segnato da nuove configurazioni di accordi quali i consorzi e le alleanze globali (Stopford, 1997; Gardiner, 1997; Button, 1999). I primi sono volti ad offrire ai caricatori servizi congiunti, in modo da poter usufruire sia di una riduzione dei costi derivante dallo sfruttamento delle economie di scala, sia di un’efficace razionalizzazione delle risorse. Sotto il termine consorzio 15 tende al perseguimento di strategie di differenziazione, derivanti dell’integrazione della catena logistica dei propri clienti (CISCO, 1999). Secondo la definizione data nel 1974 dall’UNCTAD (United Nations Commission for Trade Developments) si tratta di: “Un gruppo di due o più vettori marittimi che forniscono servizi di linea internazionali per il trasporto di beni su una determinata rotta ed entro predefiniti limiti geografici, e che praticano rate di noli comuni od uniformi”. Nate nella seconda metà del 1800, soprattutto con la finalità di risolvere il problema del pricing, hanno perseguito una serie di obiettivi: imporre ai propri membri particolari frequenze o cadenze temporali nell’effettuazione del servizio; fissare condizioni di trasporto e tariffe comuni; assicurare la fedeltà dei caricatori attraverso il sistema delle “royalty rebates”; adottare una serie di misure contro i cosiddetti outsiders. FRANCESCO BIFULCO 337 si comprendono numerose tipologie di accordi: Joint scheduling. Finalizzati al coordinamento delle partenze delle navi da ciascun porto, in modo da evitare sovrapposizioni di offerta di stiva, riducendo al minimo il rischio di non saturare l’unità di carico ed offrire ai propri clienti un servizio più efficiente. Deck o Slot Charter Agreement. Finalizzati al noleggio di un determinato spazio o un certo numero di slots, sulle navi di un’altra impresa per un viaggio o per un determinato periodo di tempo ad un dato prezzo16. Vessel Sharing Agreement. Finalizzati a ripartire gli spazi a bordo di una nave sulla base delle rispettive esigenze di carico. Equipment Sharing Agreement. Finalizzati a condividere non solo le navi, ma una serie di infrastrutture e mezzi che riguardano sia la fase portuale che la tratta terrestre della catena trasportistica. Pool. Finalizzati ad affidare un insieme di navi dello stesso tipo alla gestione comune di una singola struttura amministrativa che ha il compito di commercializzare il servizio. Joint-Venture. Finalizzati a realizzare una terza impresa cui vengono affidate tutte le funzioni, le competenze e i mezzi per la fornitura del servizio. L’altro tipo di accordo che ha sostituito negli ultimi anni le conference è rappresentato dalle alleanze globali, che comprendono un vasto campo di opzioni sia in termini funzionali che geografici. Le principali caratteristiche che distinguono queste ultime dalle altre forme di collaborazione (Midoro, Pitto, op. cit., 2000) possono essere riassunte nei seguenti punti: ampia copertura geografica, integrazione di varie funzioni logistiche oltre quella marittima, elevate dimensioni aziendali, profilo internazionale, economie di scala, ingresso in nuovi mercati senza acquistare nuove navi, innalzamento della qualità dei servizi, durata temporale superiore ai 10 anni. Per quanto concerne le imprese italiane, solo il 40% circa partecipa ancora ad una qualche conferenza, mentre gli accordi maggiormente utilizzati sono i consorzi (65% delle imprese). Inoltre, non vi sono imprese che partecipano ad alleanze di tipo globale, con una quasi inesistente propensione alla gestione in comune dei servizi di trasporto intermodale o di logistica integrata. In particolare, riprendendo la distinzione elaborata da Meersman e Van de Voorde (1996) tra alleanze che coprono solo la fase marittimo-portuale, e quelle di tipo intermodale e di integrazione dell’intera catena logistica17, risultano essere in totale 16 17 Si usa riferirsi ai Deck Charter per le imprese che utilizzano navi convenzionali o multipurpose container/bulk, in quanto in questo caso l’oggetto del contratto di noleggio è una parte della stiva, mentre la denominazione Slot Charter è utilizzata per le navi container dove l’oggetto del contratto viene ad essere un numero di spazi container (slots). Le prime hanno la finalità di ottimizzare la capacità interna e ridurre i costi relativi alla produzione del servizio di trasporto via mare raggiungendo significative economie di scala; le seconde, invece, hanno anche la finalità di raggiungere vantaggi in termini di COMPETENZE E RETI DI IMPRESE PER LA LOGISTICA INTEGRATA 338 24 (tab. 4). Sono quasi tutte di tipo no-equity e riguardano in prevalenza l’offerta in comune di navi (Vessel Sharing), di servizi su determinate rotte (Joint-scheduling), lo scambio di spazi container (Slot sharing agreement), e sono finalizzate soprattutto ad ampliare il mercato servito ed a raggiungere livelli di efficienza maggiore nell’utilizzare la capacità di carico delle navi. Fattori chiave Numero Scopo Livello integrazione logistica Livello integrazione organizzativa Forma legale Slot chartering, chartering and scheduling 14 Tipologia di accordo Deck Vessel sharing Joint8 Efficienza nell’utilizzo Economie di scala della capacità della nave. Divisione dei rischi Espansione del mercato servito Basso di Basso Joint- Service 2 Gestione integrata del servizio di trasporto marittimo su specifiche rotte Basso Basso Medio Alto Accordo contrattuale Accordo contrattuale Joint-Venture Tab. 4: Partnership realizzate Rispetto a precedenti analisi (Morvillo, 1997; Evangelista, Morvillo, 2000) nelle quali le imprese italiane risultavano coinvolte in 22 operazioni, di cui 10 erano Joint-Venture e 12 accordi contrattuali, si può notare come, attualmente, stringano quasi esclusivamente accordi operativi, più flessibili e meno impegnativi. In particolare rispetto a quelli realizzati tra il 1990-1998, che riguardavano quasi esclusivamente la fase marittima del trasporto, sono aumentati gli accordi con altri operatori trasportistici della catena logistica, soprattutto imprese di autotrasporto, di trasporto combinato (strada-rotaia) ed operatori portuali. 4.4 Risorse e competenze per lo sviluppo Le scelte di sviluppo più immediate, finalizzate a realizzare nuove configurazioni operative, da un lato permettono di poter sfruttare le economie di scala derivanti dalle aumentate dimensioni, dall’altro richiedono rilevanti investimenti in immobilizzazioni, rendendo vulnerabile l’impresa nelle fasi di differenziazione del servizio, attraverso la creazione di networks di imprese, sia locali che globali, tesi all’offerta di servizi che integrano la catena logistica dei caricatori. FRANCESCO BIFULCO 339 congiuntura negativa. Per ovviare al problema, le imprese di shipping, nell’ultimo decennio, hanno cercato nuove soluzioni e, in particolare, hanno aperto finestre strategiche basate su relazioni non competitive, attraverso accordi di vario tipo, con lo scopo di contenere i costi, migliorare il livello di servizio e conseguire benefici dimensionali (Thanopoulou e al., 1999; Evangelista, Morvillo, 1999). Questi accordi, in realtà, se da un lato hanno permesso di ottenere vantaggi, hanno comportato anche svantaggi, quali inefficienze, costi di pianificazione e infrastrutturali, perdita di flessibilità. Proprio per questo motivo gli operatori che hanno disponibilità finanziaria da investire preferiscono acquisire i propri concorrenti, piuttosto che stringere alleanze con gli stessi. Comunque, anche se il dibattito sulla scelta tra alleanze strategiche ed acquisizioni/fusioni mantiene ancora oggi inalterato il suo vigore (Lim, 1998), il modesto utilizzo di tali alternative strategiche da parte delle imprese italiane è preoccupante, soprattutto in considerazione della ondata di concentrazioni che sta caratterizzando il mercato dello shipping di linea e della logistica conto terzi, e che potrebbe vederle marginalizzate in un prossimo futuro. In particolare, emergono scelte contrastanti. Infatti, solo il 40% che effettua trasporto intermodale utilizza congiuntamente capacità/competenze esterne e interne e, quando ciò avviene, va comunque riferito solo ad una parte del carico trasportato sulla tratta terrestre; il 54% opta invece in via esclusiva per l’outsourcing; infine, la restante quota di imprese fa leva solo su capacità/competenze interne (fig. 3). Esterne con accordi di lungo periodo Interne ed esterne 6% 40% Interne 54% Fig. 3: Capacità/competenze per i servizi di trasporto intermodale Dunque, le imprese italiane preferiscono legarsi ad interlocutori specializzati attraverso contratti di lungo termine per ottenere capacità/competenze di trasporto intermodale, mentre sono poche, quelle che utilizzano proprie divisioni operative o imprese controllate/collegate create ad hoc o acquisite. Questa scelta, da un lato porta ad avere una maggiore flessibilità operativa in relazione ai minori livelli di costi fissi e alle possibilità di rapidi adeguamenti alle mutevoli sollecitazioni del 340 COMPETENZE E RETI DI IMPRESE PER LA LOGISTICA INTEGRATA mercato; dall’altro, comporta la realizzazione di un minor valore aggiunto, con un modesto controllo sull’intero ciclo trasportistico. Al contrario, in relazione agli altri servizi logistici diversi dal trasporto intermodale si impiegano capacità/competenze interne, attraverso apposite divisioni o creando imprese specializzate. Proprio la logica di gruppo sembra essere la strada più utilizzata, visto che il 60% opera attraverso imprese collegate e/o controllate (fig. 4). Interne con collegat e/controllat e della capogruppo Interne Est erne con accordi di lungo periodo Interne con collegat e/controllat e acquisit e 10% 20% 50% 20% Fig. 4: Risorse/capacità utilizzate per gli altri servizi logistici Questi dati possono apparire sorprendenti. In realtà, tali fenomenologie, tendenzialmente opposte, possono essere spiegate con la considerazione che le imprese (a parte poche eccezioni) offrono servizi logistici limitati per lo più all’attività terminalistica, visto che circa il 60% di esse gestisce, direttamente o con imprese controllate e/o collegate, un proprio terminal container attraverso uno specifico set di competenze (tab. 5). Del resto, tale scelta è un passo obbligato per chi offre servizi di trasporto intermodale, al fine di conseguire vantaggi in termini di efficienza e affidabilità nelle operazioni portuali, oltre alla garanzia di non subire ritardi o attese come spesso accade nei terminal multi-utente. Imprese Unifeeder Service Controllate/collegate La Spezia Container Terminal Medcenter Container Terminal Sogemar Grendi Trasporti M.A. Grendi Spedizioni Marittimi Grimaldi Napoli Salerno Auto Terminal Automar Grimaldi Espana Competenze logistiche Gestione terminal container a La Spezia. Gestione terminal container a Gioia Tauro. Servizi intermodali in Italia. Servizi logistici di trasporto terrestre su gomma. Gestione terminal container a Cagliari. Handling di autoveicoli e rotabili a Salerno. Servizi di trasporto automezzi in Italia. Logistica Servizi logistici per il mercato spagnolo. FRANCESCO BIFULCO Trive SL Palermo Euro Terminal Grimaldi Genova General Car Setramar di Navigazione Setramar Setrasped Tarros Tarros International TCA Terminal del Golfo C. M. S. Intermodal Agamar Logistic D’Amico Group Ignazio Messina & C. Costa Container Sermar Line Lloyd Triestino 341 Servizi logistici di trasporto automezzi in Spagna e Portogallo. Handling portuale di autoveicoli, rotabili, containers a Palermo. Servizi trasporto intermodale. Gestione di terminal container di Genova. Gestione terminal multipurpose a Ravenna. Servizi di trasporto door-to-door, operazioni doganali attraverso esterni. Servizi di trasporto intermodale door-to-door nel Mediterraneo. Concessione di linee ferroviarie, trasporto stradale attraverso esterni. Servizi movimentazione a La Spezia. Servizi logistici in Italia attraverso esterni. Servizi trasporto intermodale in Italia e gestione linee ferroviarie. Servizi logistici. Servizi intermodali Nord-America/Europa, con terminalisti di autotrasporto/imprese ferroviarie. Servizi di trasporto intermodale door-to-door. Gestione terminal container a Genova. Servizi di trasporto door-to-door con imprese esterne di autotrasporto e ferroviarie. Servizi di trasporto door-to-door per il Nord Italia attraverso esterni. Servizi di trasporto door-to-door con esterni. Tab. 5: Competenze logistiche detenute (di tipo specialistico e/o integrativo) In relazione, invece, alle modalità future, attraverso le quali le imprese italiane pensano di ampliare e migliorare i propri servizi logistici, emerge la netta preferenza per gli accordi collaborativi. Infatti, circa l’85% pensa di ampliare la gamma, cooperando con operatori specializzati di altri anelli della catena logistica, mentre lo sviluppo per vie interne viene indicato come seconda opzione. 5. Implicazioni manageriali rilevanti Il profilo delle imprese italiane di shipping di linea che emerge da quanto rilevato nella verifica empirica si caratterizza per le seguenti peculiarità: 1) dimensioni contenute delle flotte per capacità di carico trasportabile sulla tratta marittima; 2) integrazione parziale della catena logistica; 3) diffusa offerta di trasporto intermodale; 4) ridotta propensione ad effettuare accordi e/o acquisizioni/fusioni, finalizzati allo sviluppo di capacità/competenze nei servizi di logistica integrata, con forte prevalenza di logiche di gruppo attraverso controllate e/o collegate18. 18 Elementi di similitudine si sono riscontrati in precedenti ricerche su sistemi di imprese COMPETENZE E RETI DI IMPRESE PER LA LOGISTICA INTEGRATA 342 Il descritto profilo valida l’indicazione che è molto difficile per tali imprese attuare una competizione basata sui costi, sia per le dimensioni delle navi utilizzate che per la rilevanza degli assetti societari. Soprattutto quelle attive in mercati marginali devono fare della flessibilità il loro punto di forza. Per le altre che operano su rotte transoceaniche, l’utilizzo di grandi navi è invece condizionato dall’incremento delle quote di mercato, dall’attivazione di alleanze tese a dividere tra più operatori gli spazi container. Comunque, il divario di competenze gestionali che esiste tra le imprese italiane, anche le più grandi, e i principali competitor stranieri non viene bilanciato da forme di partnership. Tale situazione, che vede le imprese italiane proporsi lentamente nel mercato dei servizi logistici integrati, registra comunque importanti passi avanti rispetto alle precedenti ricerche sull’argomento. Infatti, il caso della Grimaldi Napoli mostra come sia possibile, almeno per le strutture più rilevanti19, proporre servizi di integrazione logistica, caratterizzati da un forte orientamento ai bisogni dei caricatori. Dalla correlazione dei risultati in termini di copertura geografica del mercato e livello di integrazione logistica raggiunto, emerge, dunque, il seguente posizionamento, in specifici raggruppamenti, delle 17 imprese analizzate (fig. 5). LIVELLO DI INTEGRAZIONE LOGISTICA MEDIO ALTO ALTO MEDIO BASSO GRADO DI COPERTURA GEOGRAFICA BASSO Costa Container Lines Tarros Tropical Shipping Italiana Sermar line Sius di Navigazione Gruppo Tirrenia Levantina Trasporti Ignazio Messina & C Lloyd Triestino Grimaldi Genova D’Amico Group Unifeeder Service Grimaldi Napoli Setramar di Navigazione TCA Med Feeder Italia Grendi Trasporti Marittimi Fig. 5: Imprese per grado di copertura geografica e livello di integrazione logistica 19 operanti in contesti diversi (Bifulco, 1997; 1998). Tra queste vanno comprese anche Messina, Grimaldi Genova, D’Amico, Lloyd Triestino, Unifeeder (le ultime due sono state recentemente acquisite da gruppi stranieri). FRANCESCO BIFULCO 343 Il profilo delle singole imprese ed i relativi raggruppamenti porterebbero ad affermare da un lato che le alleanze siano una scelta obbligata per le aziende di dimensioni non grandi, mentre lo sviluppo verticale per vie interne sembrerebbe preferibile per quelle di dimensioni più significative20; dall’altro lato, che le imprese tendono a preferire gli accordi contrattuali di lungo periodo per l’offerta di servizi di trasporto intermodale, e lo sviluppo interno per l’offerta di altri servizi logistici. In realtà, non sembra condivisibile la logica che esista in assoluto un set univoco di alternative per implementare percorsi di integrazione logistica; resta, invece, alla sensibilità del management selezionare le opzioni strategiche e gli strumenti operativi che, in quel particolare momento, meglio si adattano alle esigenze della specifica impresa. Le imprese di shipping di linea si confrontano dunque con un trade-off: presidiare nuove capacità/competenze e al tempo stesso sviluppare ulteriormente quelle già detenute. Per risolvere tale “apparente dicotomia” sembra opportuno, comunque, ricorrere a relazioni con altre imprese che divengano, nel tempo, alleati strategici, visto che la complessità che caratterizza il sistema competitivo dello shipping di linea non consente più alla singola impresa di governare l’ampio spettro di competenze necessario per svolgere tutte le attività logistiche richieste dal mercato. 6. Osservazioni conclusive L’utilizzo di una prospettiva “competence and network-based view” è sembrata utile per focalizzare, nelle imprese di shipping di linea, l’importanza sia delle modifiche di assetto nella dotazione di capacità/competenze a sostegno delle azioni programmate (competence building), che dell’utilizzazione in forme differenti delle capacità/competenze esistenti per le correnti/nuove opportunità di mercato (competence leveraging), in una emergente prospettiva fondata sulle interconnessioni di rete attivate. In particolare, quelle italiane, data la loro incompleta dotazione di partenza devono utilizzare, in risposta alle dinamiche competitive, prioritariamente l’opzione legata alla competence building per mezzo della quale identificare e dotarsi di nuove tipologie di capacità/competenze attraverso lo sviluppo di solide relazioni fiduciarie con soggetti esterni (clienti, fornitori, concorrenti, etc.) detentori di tali conoscenze specialistiche ed integrative non facilmente duplicabili da altri competitori. Per tale via, le azioni da realizzare per proporsi sul mercato in tempi ristretti, concernono 20 Imprese come Grimaldi e Messina, affermano di preferire lo sviluppo per vie interne per avere il controllo del ciclo trasportistico, mentre altre, di dimensioni più piccole, come Tarros, Grendi, Setramar, TCA, affermano di preferire le alleanze strategiche, in considerazione delle limitate capacità finanziare da destinare all’acquisizione di altre imprese. 344 COMPETENZE E RETI DI IMPRESE PER LA LOGISTICA INTEGRATA investimenti finalizzati all’erogazione di trasporti intermodali e partnerships a livello globale, che mirino a particolari nicchie di operatività, coniugando servizi personalizzati e di alta qualità con livelli crescenti di integrazione logistica (deep & short-sea). In ottica futura, la traiettoria della ricerca si proporrà di applicare tale metodologia di indagine su imprese operanti in altri ambiti competitivi del sistema trasportistico, al fine di comparare le risultanze emergenti attraverso un più ampio studio longitudinale. Bibliografia ABELL D.F., Defining the business. The starting Point of strategic planning, Prentice Hall, Englewood Cliffs, 1980. BARNEY J.B., “Firms resources and sustained competitive advantage”, Journal of management, 17 (1), 1991. BARNEY J.B., Gaining and Sustaining Competitive Advantage, Addison Wesley, 1997. BASCOMBE A., “A changing World”, Containerisation International, Luglio 1998. BECHTEL C., JAYARAM J., “Supply Chain Management: a Strategic Perspective”, The international Journal of Logistics Management, vol. 8, n. 1, 1997. 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