e grillo punta sul colpo di teatro

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e grillo punta sul colpo di teatro
d’Italia
E GRILLO PUNTA SUL COLPO DI TEATRO:
«PREFERISCO BERLUSCONI AI FINTI AMICI DELLA SINISTRA»
ANNO LXII N.235
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Redazione
Arriva sul palco cantando il suo intervento a ritmo di blues. Beppe
Grillo, davanti ai militanti cinquestelle riuniti al Circo Massimo, imposta da subito il suo saluto come
uno show. «Noi andremo a governare… Io non dovrei essere su,
dovrei essere giù, giù, lì con voi»,
intona il leader M5S, annunciando
«che ci riprenderemo il palazzo
perché in cinque anni abbiamo
fatto il miracolo, anzi siamo andati
oltre il miracolo». Poi prosegue col
solito repertorio, dall’autocelebrazione fino agli attacchi a Napolitano e alle accuse al governo. Ma
regala al pubblico un colpo di teatro: «Preferisco Berlusconi che
lotta per le sue aziende che quei
ca..o di finti amici della sinistra che
per venti anni hanno fatto solo i
ca..i loro». Renzi, aggiunge Grillo,
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«è un leader senza la base, ha perso
400mila iscritti in un anno. Abbiamo
più iscritti noi». «Noi siamo una base
senza leader», prosegue. È il momento di galvanizzare il suo popolo e
di far dimenticare il risultato deludente delle europee. «Abbiamo fatto
il miracolo, siamo andati oltre il mira-
colo: abbiamo centinaia di consiglieri, decine di sindaci… Più o meno
buoni», rivendica l’ex comico, cavandosela con una battuta rispetto
alle tensioni con il primo cittadino di
Parma Federico Pizzarotti. Preferisce, piuttosto, prendersela con il
capo dello Stato, tornando su un
sabato 11/10/2014
vecchio tema: «Avevamo vinto le
elezioni, con il 25% eravamo il primo
movimento politico d’Italia, Napolitano doveva darci l’incarico». «Se
noi facevamo il governo molto probabilmente la metà di questi non
c’erano più. Invece hanno fatto le larghe intese dando la colpa a me che
dicevo di no a Bersani», dice ancora,
inseguendo poi Sabina Guzzanti e le
sue battute: «Hanno impedito a Bagarella e a Riina di assistere alla deposizione di Napolitano.
Era troppo per loro sopportare Napolitano dopo aver sopportato anche
il 41 bis». Quando il comizio finisce,
Grillo non lascia il palco. Si siede alla
tastiere e inizia a suonare un giro di
blues accompagnato da chitarra e
batteria. «Ci vediamo domani alle
11. Faremo colazione insieme al bar,
entreremo nei gazebo, non ne potrete più di me», è il saluto. Lo show
must go on.
“Napul’è” (solo) la città che si sente seviziata
assieme al suo figlio quattordicenne
Girolamo Fragalà
Napul’è na carta sporca e nisciuno se ne importa, lo dimostra la vicenda del ragazzino
seviziato, una vicenda che ha
creato rabbia e dolore nell’opinione pubblica. E soprattutto indignazione per l’atteggiamento
dei parenti di chi ha colpito, ha
infilato il tubo, ha ridotto un quattordicenne in gravissime condizioni. Quei parenti non si sono
vergognati, hanno minimizzato,
«era solo un gioco». Neppure
l’evidenza, neppure la disgrazia
li ha indotti ad abbassare la
testa, ad ammettere che – come
ha scritto don Patriciello – siamo
di fronte a una vicenda «abominevole e agghiacciante». Napul’
è mille culure, Napul’è mille
paure, è questa la verità. Perché, a differenza dei parenti
degli aggressori (incapaci di farsi
un esame di coscienza) la città
sa vergognarsi, sa chiedere perdono e soprattutto sa soffrire. E
ora, proprio per quella vicenda,
rischia di sprofondare agli occhi
di tutti, di essere vittima di pregiudizi, di quei pregiudizi che
l’hanno sempre spezzata a
metà, impedendole di alzarsi e
camminare da sola, senza essere additata, criminalizzata,
messa all’indice. La generalizzazione ha prodotto il caos, l’ironia sprezzante, il razzismo.
Napoli non è la città della camorra, ma è soprattutto la città
di chi è vittima della camorra, di
quei commercianti che hanno
paura di chi chiede il pizzo e che
si sentono indifesi. Napoli non è
la città degli scippatori ma di chi è
scippato, dei pensionati che devono fare i conti con i mariuoli, dei
ragazzini che hanno paura di
uscire da casa al ritorno da
scuola per la presenza di baby
gang che li picchiano per prendersi il telefonino. Napoli non è la
città degli ultras affiliati alla malavita, ma di migliaia e migliaia di tifosi che vorrebbero andare allo
stadio senza rischiare. Napoli non
è la città di chi ha seviziato il quattordicenne, ma di chi si è sentito
seviziato assieme al quattordicenne. È una città seviziata. E per
una famiglia che non si vergogna
della violenza dei propri figli, ce
ne sono tantissime che restano in
silenzio, chiuse nei propri problemi, ad affrontare i sacrifici quotidiani e che si vergognano al
posto di altri. Si eviti, quindi, il
fiume di analisi psicologiche e sociologiche inutili, del mare di parole che si sentono in questi
giorni, chi parla di «crudeltà trasversale», chi di «problemi di inclusione», chi di «violenza
strutturale». I fatti di cronaca accadono ovunque, solo nel capoluogo partenopeo si trasformano
in una condanna per tutta la
gente, senza distinzioni. Napule è
nu sole amaro, Napule è addore
è mare, questo non bisogna dimenticarlo. Ma il sole non è
amaro per una coincidenza. E su
questo c’è chi deve farsi un
esame di coscienza. Insieme alla
famiglia degli aggressori.
Savianodiventaancheespertodibioetica
eselaprendeconleSentinelle:sono“oscurantiste”
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Annamaria Gravino
Si chiama “L’antitaliano”, ma più opportuno sarebbe un altro titolo, magari “Il moralizzatore”. È la rubrica
che Roberto Saviano tiene su
l’Espresso e da cui questa settimana impartisce lezioni su cosa si
debba intendere per famiglia naturale, soprattutto, su quale sia il
modo moralmente, eticamente e
politicamente corretto di affrontare
il tema. «Non è affatto più solo
quella padre, madre, figlio, perché
non è l’unica a poter garantire una
crescita equilibrata e una vita felice», scrive, aggiungendo che
«non starò qui a dire come e
quanto le famiglie che ci si ostina a
definire “naturali” abbiano fallito,
perché non credo nel fallimento di
sovrastrutture, ma nei fallimenti dei
singoli individui. Non si funziona
come marito, non si funziona come
moglie, non si funziona come genitori e questo può accadere a chiunque, all’interno del matrimonio, al di
fuori di esso, in una coppia etero o
in una coppia omosessuale».
Non staremo qui a dire come la famiglia – comunque la si voglia intendere – invece dovrebbe essere
esattamente questo: il luogo in cui
successi e fallimenti si costruiscono
Secolo
d’Italia
insieme, perché – comunque la si
voglia intendere – rappresenta il superamento del singolo individuo
nell’ottica di un legame di affetto,
solidarietà, progettualità comuni.
Non staremo qui a dirlo perché
questa lezioncina sul fallimento
della famiglia naturale è solo propedeutica alla lezione vera e propria, quella su dove allignino il
«male» e il bene e «l’oscurantismo» e il progresso del dibattito in
atto sulla famiglia. «Ho trovato queste manifestazioni un gesto – pacifico nei modi – di forte violenza
culturale», spiega Saviano a proposito delle Sentinelle in piedi contro il
ddl Scalfarotto. «Ovviamente tutti
sono liberi di manifestare il proprio
pensiero, ma io credo che vegliare
contro una legge che riconosce e
tutela il diritto ad amare chi si vuole
sia oscurantismo», precisa ancora
senza però spendere una parola di
condanna o almeno di distanza rispetto a chi ha aggredito quei manifestanti pacifici. «Altrove – è
l’apice emotivo del ragionamento –
io vedo il male, altrove vedo il dolore, non nella possibilità di co-
struire una famiglia».
Saviano aveva aperto il pezzo dicendo che «la realtà è molto più
complessa di quanto crediamo»,
ma rivela un’attitudine manichea
con il bene tutto da una parte e il
male tutto dall’altra. Forse si tratta
di un retaggio di quando si occupava di camorra e dividere tra buoni
e cattivi era facile. Certamente però
non è uno schema applicabile a un
tema tanto complesso come quello
dei diritti civili che attengono alla
sfera dell’eticamente sensibile.
«Questo governo – scrive – ha il
dovere di mostrarsi diverso affrontando finalmente le battaglie di diritto che farebbero ripartire questo
Paese sempre più oscurantista».
Quali? Tra gli altri, «il diritto all’eutanasia, il diritto all’aborto troppo
spesso compromesso dal sistema
sanitario che non garantisce medici
abortisti in tutte le strutture ospedaliere, il diritto a poter contrarre matrimoni gay, il diritto per le famiglie
gay di poter adottare bambini, la legalizzazione delle droghe». Manca
all’appello, però, proprio il diritto di
poter dissentire pacificamente
senza essere caricati da qualche
fanatico o essere accusati di oscurantismo.
denza. Intervistato dal Corriere, il politologo ammette che l’ubriacataura
del post-89, con la caduta del Muro,
gli aveva falsato la prospettiva: in realtà il sistema liberaldemocratico registra un’involuzione, soprattutto negli
Stati Uniti. La soluzione? Uno Stato
solido, istituzioni democratiche, rispetto della legalità. Cioè “aria fritta”.
In pratica l’autore de La fine della Storia si conferma il cantore dell’ovvio, testimone di processi di lunga durata
sui cui approdi non è in grado di sbilanciarsi. Resta, come dato positivo, il
pentimento postumo su quella profezia, la fine della storia appunto, impossibile da realizzare finché ci
saranno gli uomini e la concezione
del tempo. In realtà l’errore di Fukuyama è stato quello di avere ancora
una volta utilizzato il paradigma evolutivo per spiegare i processi della
modernità laddove forse tutto il Novecento ma anche i tempi attuali possono essere al contrario spiegati
attraverso il tema della “crisi” (purché
assunta nell’accezione di metafora
comunicativa, come spiegava il filosofo Thomas Kuhn). Tutto muta e
tutto cambia rapidamente, è difficilissimo trovare la chiave per interpretare
questa diluizione delle forme che un
tempo avremmo immaginato solide e
stabili e la storia, a dispetto dei profeti
alla Fukuyama, riassume l’aspetto minimale ma veritiero che le diede il suo
fondatore, Erodoto, secondo cui è
possibile raccontare e tramandare ai
posteri solo quello di cui siamo testimoni.
Fukuyama “pentito”: la storia non è finita,
e il capitalismo mostra segni di involuzione
Annalisa Terranova
Il politologo Francis Fukuyama ci ha
ripensato: nel 1992 decretò la fine
della storia a suo avviso fermatasi all’ombra del benessere conquistato nel
XX secolo grazie ai sistemi liberalcapitalistici. Ora non è più così convinto
che le cose siano andate in quella direzione e non tanto perché l’11 settembre del 2001 ha rimescolato le
carte dello scacchiere globale prefigurando conflittualità ancora irrisolte,
ma soprattutto per i segnali di cedimento strutturale di quel sistema, il
capitalismo, che sembrava il migliore
dei mondi possibili. Sembrava, ma
non lo era. Perché la finanziarizzazione dell’economia ha reso superflui
produzione e lavoro estromettendo
l’uomo – le persone concrete – dai
processi di sviluppo e costringendo i
governi ad andare a intaccare quel sistema di protezione sociale (il wel-
fare) che aveva consentito nel secolo
scorso di garantire una decente qualità della vita anche a chi viveva di salari bassi. Ora il quadro non regge più
e mentre gli economisti si arrovellano
sulla via da seguire (il rigore per assecondare i mercati o la cura keynesiana?) rispunta Fukuyama con un
saggio su Ordine politico e deca-
SABATO 11 OTTOBRE 2014
Jobs act: giuslavoristi divisi sull'eccesso di delega,
Falasca: «È incostituzionale». Toffoletto: «Si può fare»
SABATO 11 OTTOBRE 2014
Secolo
d’Italia
Redazione
La delega sul lavoro appena approvata al Senato divide i giuslavoristi: tra chi è convinto non ci
siano le condizioni per riformare
l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e chi ritiene si possa fare,
perché principi e criteri direttivi sarebbero chiari. Le opinioni diverse
sul possibile eccesso di delega arrivano da Franco Toffoletto e
Giampiero Falasca, che concordano invece sulla necessità di
cambiare profondamente l'articolo
18 prevedendo per i licenziamenti
giudicati ingiustificati solo l'indennizzo. Per l'ex viceministro Michel
Martone la delega è sostanzialmente ''in bianco'' e i decreti delegati rischieranno di essere portati
davanti alla Corte Costituzionale.
«Nella delega – spiega Falasca –
non viene nominata la parola licenziamenti né si cita lo Statuto
dei lavoratori. L'articolo 76 della
Costituzione prevede per i decreti
delegati che siano fissati per legge
principi e criteri direttivi. La previsione di un contratto a tutele crescenti per i nuovi assunti non
basta per modificare l'articolo 18».
Secondo Falasca il capo dello
Stato potrebbe decidere di non firmare il decreto legislativo «per
manifesta incostituzionalità». Ma
se anche fosse firmato, al primo licenziamento individuale che arriva
dal giudice una parte potrebbe
chiedere di rilevare l'incostituzionalità, con un aumento dell'incer-
tezza per le imprese. In pratica,
spiega ancora, quanto detto nell'intervento dal ministro del Lavoro,
Giuliano Poletti, «non trova corrispondenza nel testo. La delega
non c'è. Se si vuole modificare l'articolo 18 il testo va cambiato alla
Camera». Le novità vanno dal riordino dei contratti flessibili – con
l'annunciata abolizione dei contratti a progetto – alle norme sulla
semplificazione, la riduzione delle
procedure, la revisione degli ammortizzatori e la modernizzazione
dei servizi per l'impiego. Queste
misure, più dell'articolo 18, sottolinea, «potrebbero cambiare il mercato del lavoro». «Non c'è
eccesso di delega – dice Toffoletto
– basta la norma sul contratto a tutele crescenti per modificare l'articolo 18. La delega è sulla materia.
L'indicazione è sufficientemente
chiara». Toffoletto sottolinea che la
parola reintegra dovrebbe essere
proprio tolta inserendo come rimedio contro il licenziamento ingiustificato solo l'indennizzo economico.
È quello che succede in quasi tutti
i paesi europei: «In Gran Bretagna
c'è anche un limite massimo all'indennizzo». Hanno ancora la reintegra, oltre l'Italia, l'Austria e il
Portogallo mentre la Germania ha
un sistema più flessibile del nostro.
Redazione
Aumentano in Italia i bambini vittime di reato. In 10 anni il numero
dei piccoli che hanno subito abusi
e maltrattamenti è cresciuto del
56%, passando da 3.311 nel 2004
a 5.162 nel 2013. E a fare le spese
di questa spirale di violenza sono
soprattutto le bambine, che sono il
61% delle vittime. L'allarme contro«un paese che cambia in peggio» è stato lanciato da Terre des
Hommes, che, in occasione della
Giornata internazionale delle Bambine, ha presentato il dossier "InDifesa". In dieci anni sono aumentati
in particolari modo i minori maltrattati in famiglia (+87%; da 751 a
1.408), i bambini abbandonati
(+94%; da 234 a 454) e le violenze
sessuali aggravate (+42%; da 262
a 373). Quadruplicate (+411%) inol-
tre le vittime di reati di pedopornografia e quasi triplicate (+285)
quelle di detenzione di materiale
pornografico: l'80% sono bambine.
Per Terre des hommes «è urgente
un cambio di rotta». Dal dossier,
che analizza dati Interforze e altri
dati relativi alla condizione delle
bambine in Italia e nel mondo,
emerge che nel nostro paese il
33% delle donne ha subito almeno
una forma di violenza da bambina,
l'11% abusi sessuali. Secondo un
sondaggio realizzato dalla ong in
collaborazione con la Community
Scuolazoo, il 45,4% dei ragazzi tra
i 14 e i 18 anni è convinto che la
violenza domestica sulle donne
non sia un fenomeno molto frequente, ma che riguardi per lo più
casi isolati. Inoltre, per quasi 4 ragazzi su 10, la violenza è un fatto
"interno alla coppia" in cui nessun
altro dovrebbe intromettersi e la gelosia come motivo di una "punizione
fisica" è giustificata da più del 20%.
«È un fatto grave che i dati sui minori vittime di reato peggiorino, questo vuol dire che le politiche messe
in atto in questi anni non sono efficac», ha detto il Garante nazionale
per l'Infanzia e l'Adolescenza, Vincenzo Spadafora. Nel mondo il panorama delle violazioni dei diritti
fondamentali delle bambine, ha concluso Terre des Hommes, «è ancora
desolante». 515 milioni vivono in povertà, 100 milioni non sono mai nate
a causa degli aborti selettivi, 68 milioni lavorano, 14 milioni sono state
obbligate a sposarsi.
Minori, aumentano i bambini vittime
di abusi e maltrattamenti
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Troppo rumore in classe:
9 scuole su 10 fuorilegge
Redazione
Troppo rumore in classe, a discapito dell'apprendimento e della salute. Ben nove scuole su dieci
presentano livelli di rumore al di
sopra delle buone prassi europee
ma anche da quanto previsto dalla
legge italiana, già molto tollerante rispetto ai limiti previsti in altri paesi.
A dirlo, un'indagine del gruppo di
Acustica Applicata del Dipartimento
di Ingegneria Meccanica e Industriale dell'Università degli Studi di
Brescia. Tutta colpa del cosiddetto
"tempo di riverbero", una delle variabili di riferimento per la valutazione della qualità di un ambiente
sotto il profilo acustico. Nelle scuole
e negli spazi monitorati il suo valore
oscilla tra l'1,5 e i 2,3 secondi, con
punte oltre i 3, ben al di sopra del
valore soglia previsto dalla legislazione italiana, fissato a 1,2 secondi.
Il monitoraggio, frutto di una collaborazione con la Ecophon SaintGobain,
azienda
svedese
specializzata nella produzione di
controsoffitti e pannelli fonoassorbenti, ha coinvolto 13 istituti e 25
classi della Provincia di Brescia.
L'approccio ha previsto due fasi:
una prima di monitoraggio dell'esistente, quindi piccoli interventi di
correzione per rimettere a norma gli
spazi e dimostrare come con un po'
di attenzione al tema del rumore si
possa l'inserimento di studenti
svantaggiati. Ciò vale tanto più laddove vi siano carenze uditive ma
anche nei casi sempre più diffusi di
alunni non madrelingua.
L'Europa arruola i colossi del web
contro la propaganda jihadista
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Secolo
d’Italia
SABATO 11 OTTOBRE 2014
Francia, appello della destra
contro le sanzioni
a Julien Aubert
Redazione
L'Europa si prepara «ad affrontare un enorme numero di ritorni
da Siria e Iraq» rafforzando i controlli alle frontiere esterne e "arruola" i giganti di Internet per
combattere la propaganda jihadista sul web e la diffusione online
del verbo islamico-radicale. «La
sfida dei foreign fighters e dell'Isis
è una delle più minacciose che i
nostri tempi abbiano visto», ha
spiegato il ministro dell'Interno
Angelino Alfano, mentre il coordinatore antiterrorismo Ue, Gilles
De Kerchove, ha messo in guardia: «Presto potremmo dover affrontare un enorme numero di
ritorni da Siria e Iraq» e per questo «dobbiamo essere pronti ad
individuarli». Intanto si guarda
anche alla collaborazione con i
colossi del web. In una cena ministeriale con i rappresentanti di
Facebook, Twitter, Microsoft e
Google, è stato deciso che forze
dell'ordine, operatori e società civile partecipino a seminari ed
esercitazioni congiunte per mettere a fattor comune le proprie
esperienze. Al via anche una
nuova iniziativa, già discussa
nella recente riunione dei capi
delle polizie all' Aja, per costituire
una squadra multinazionale
presso Europol, formata da punti
di contatto antiterrorismo specializzati nel contrasto ai foreign fighters, incluso esperti nel
monitoraggio dei siti Internet. Ma
di fronte ai rischi del ritorno dei
combattenti occidentali da Siria e
Iraq – sono almeno tremila gli europei andati nei teatri di conflitto,
si calcola – i ministri Ue hanno
concordato anche sulla necessità
di estendere «al massimo del
consentito» i controlli «non sistematici» per i cittadini europei del
Sistema informativo di sicurezza
(Sis, database delle forze di polizia) alle frontiere esterne. Si valuta inoltre la possibilità di
allargare le categorie di cittadini
che possono essere inseriti nel
Sis, che attualmente si limitano a
persone con precedenti o colpite
da mandati di cattura. Un'estensione che potrebbe prevedere
l'inserimento di individui che potenzialmente costituiscono una
minaccia. E si è chiesto alla Commissione di valutare di modificare
il codice Schengen per permettere controlli sistematici alle frontiere per i cittadini Ue.
Redazione
È accaduto ancora. Un altro
adolescente nero è morto per
mano di un agente di polizia
bianco. Il teatro è lo stesso, Ferguson e dintorni, St. Louis per la
precisione, l'area metropolitana
più grande del Missouri. Il copione, anche quello, si è ripetuto, un agente bianco che fa
fuoco contro un ragazzo afroamericano, uccidendolo. Questa
volta tuttavia, a differenza di
quanto accaduto un paio di mesi
fa quando è stato ucciso Michael Brown, la vittima era armata. Secondo le prime
ricostruzioni
della
polizia,
l'agente, poco più che trentenne
ma con alle spalle sei anni di
servizio, ha agito per legittima
difesa quando il ragazzo, identificato come Vonderrit Deondre
Myers, ha cominciato a sparar-
gli contro. Il poliziotto era fuori
servizio ma indossava ugualmente un'uniforme, perché
stava svolgendo un secondo lavoro come agente di sicurezza.
Sam Dotson, capo della polizia
di St. Louis, ha spiegato che tre
persone sono fuggite dopo
averlo visto. A quel punto è nato
un inseguimento, perché uno
dei ragazzi si teneva i pantaloni
in modo da lasciar credere di
avere una pistola. Quando i fuggiaschi sono stati raggiunti è
nata una lite tra l'agente e il
18enne. Il ragazzo avrebbe sparato tre colpi contro il poliziotto,
che a quel punto avrebbe risposto facendo fuoco, 17 volte. Non
è ancora chiaro quanti colpi abbiano raggiunto il ragazzo. Sul
luogo della sparatoria è stata ritrovata una pistola calibro nove.
Dotson ha anche precisato che il
ragazzo ucciso non è "sconosciuto" alla polizia, ma non ha
tuttavia fornito ulteriori dettagli.
Gli altri due adolescenti non
sono stati ancora presi. Alla notizia della sparatoria, la rabbia
dei residenti della zona è subito
esplosa e le manifestazioni di
violenza non si sono fatte attendere. Alcune macchine della polizia sono state prese d'assalto e
danneggiate, anche se questa
volta, a differenza di quanto è
successo dopo l'uccisione di Michael Brown, non ci sono stati
saccheggi o vetrine di negozi
mandate in frantumi.
Un altro nero ucciso dalla polizia,
scontri a St. Louis
Redazione
Rivolta della destra contro le sanzioni a Julien Aubert, un compagno di partito che si ostinava a
dire "Madame le président", rifiutandosi di rivolgersi alla vice-presidente
dell'Assemblea
Nazionale, Sandrine Mazetier,
coniugando al femminile la sua
carica. Circa 140 deputati dell'opposizione neogollista, guidati,
tra l'altro, dall'ex premier Francois Fillon, hanno firmato un appello sul "Figaro" in cui in cui
chiedono al presidente dell'Assemblea Nazionale, Claude Bartolone, di ritirare immediatamente
la sanzione, che ritengono ingiusta e sproporzionata. Per essersi
ostinato a non rivolgersi alla Mazetier dicendo ''Madame la présidente'', bensì ''Madame le
Président'', Aubert è stato privato
per un mese degli indennizzi parlamentari di 1.378 euro. «È una
sanzione scandalosa», hanno
detto i colleghi della destra Ump,
che nei giorni scorsi hanno promesso una colletta per compensare il parlamentare del mancato
guadagno. «Mi puniscono come
se avessi fatto un gestaccio alla
presidenza. Eppure, ho solo parlato francese: mea maxima
culpa», ha ironizzato lui, parlando
con alcuni giornalisti che seguono la cronaca parlamentare a
Parigi. Eppure, Sandrine Mazetier ha soltanto applicato le regole
dell'ufficio
centrale
dell'Assemblée Nationale, adottate nel 1998 e confermate nel
2000. Queste impongono infatti
di coniugare al femminile le funzioni esercitate dalle donne che
lavorano all'interno dell'istituzione
transalpina, equivalente della
Camera dei Deputati.
Domenica ultima tornata di elezioni: al voto
55 Province e tre Consigli metropolitani
SABATO 11 OTTOBRE 2014
Secolo
5
d’Italia
Cala il Pd nei sondaggi,
giù anche la fiducia
nei Cinquestelle
Redazione
Si chiude domenica 12 ottobre la
prima tornata elettorale delle
Province e dei Consigli metropolitani che la Legge di riforma
56/14 ha trasformato in istituzioni di secondo livello. Al voto
andranno 55 Province e i tre
Consigli metropolitani di Torino,
Napoli e Bari. In tutto, per le 55
Province, voteranno 48.286 elettori, sindaci e consiglieri comunali di 3.991 comuni coinvolti,
chiamati ad eleggere 652 consiglieri provinciali e 55 Presidenti
di Provincia. Per eleggere i 60
Consiglieri metropolitani di Torino (18), Napoli (24) e Bari (18),
andranno a votare 6.703 sindaci
e consiglieri comunali dei 441
comuni delle Province interessate. Ieri si è votato nelle Province di Parma e di Avellino: a
Parma, dove l'affluenza è stata
dell'81,6%, è stato eletto Presidente il Sindaco di Salsomaggiore Filippo Frittelli. Ad Avellino,
con un'affluenza che è arrivata al
95,48%, il Presidente eletto è
stato Domenico Gambarcorta,
sindaco di Ariano Irpino. Con le
votazioni di domenica, si completa il quadro dei nuovi Presidenti e dei consiglieri provinciali
e metropolitani eletti tra i sindaci
e i consiglieri comunali delle 64
Province e 8 Città metropolitane
coinvolte nel voto. In tutto, 986
nuovi eletti che amministreranno
le Province e le Città metropoli-
tane a titolo gratuito e senza ricevere alcuna indennità. A partire dalla prossima settimana e
fino al 31 dicembre 2014 i nuovi
enti saranno impegnati nella definizione degli Statuti, che dovranno stabilire il funzionamento
dei nuovi organismi, chiarendo il
rapporto tra il Sindaco metropolitano e il Consiglio metropolitano, tra il Presidente di
Provincia e Consiglio provinciale, le modalità di approvazione dei procedimenti normativi
delle Città metropolitane e delle
Province rispetto ai temi attinenti
le funzioni assegnate all'ente, gli
strumenti necessari a dare corpo
al nuovo rapporto tra Sindaci e
Province. Un ruolo essenziale
sarà assegnato alla Conferenza
metropolitana nelle Città metropolitane e all'Assemblea dei Sindaci nelle Province, che hanno
poteri propositivi e consultivi,
esprimono il proprio parere sullo
statuto e sul bilancio degli enti.
Quanto al riordino delle funzioni
non fondamentali di Province e
Città metropolitane, dopo l'insediamento dell'Osservatorio nazionale, si stanno avviando i
lavori nelle Regioni. Ad oggi, l'insediamento dell'Osservatorio regionale è stato già deliberato da
9 Regioni sulle 15 interessate.
Redazione
Scende ad agosto il disagio sociale:
secondo il Misery Index di Confcommercio si è attestato su un valore stimato di 20,6 punti, in diminuzione di
0,3 punti rispetto al mese di luglio. Ciò
è imputabile alla discesa della disoccupazione estesa ed alla stabilità dell'inflazione dei beni e servizi ad alta
frequenza di acquisto. Ad agosto, ricorda Confcommercio, il tasso di disoccupazione ufficiale è sceso al
12,3%, in diminuzione di 3 decimi di
punto rispetto a luglio e di 1 decimo su
base annua. I disoccupati sono 3 milioni 134mila (-82mila unità sul mese
precedente e -28mila rispetto allo
stesso periodo del 2013). Il numero di
occupati è aumentato di 32mila unità
rispetto a luglio e diminuito di 10mila
unità rispetto ai 12 mesi precedenti.
Nel mese di agosto sono state autorizzate 72,6 milioni di ore di CIG , in diminuzione rispetto ai 79,5 milioni circa
di luglio agli 84,8 milioni dello stesso
mese del 2013. Le ore di CIG utilizzate - destagionalizzate e ricondotte
poi a ULA - sono stimate in aumento di
2mila unità, il che porta il numero di
persone in CIG dalle 260mila circa di
luglio alle 262mila di agosto. Il numero
di scoraggiati è stimato in aumento di
8mila unità portando, ad agosto, questa componente delle forze di lavoro
potenziali a circa 864mila unità. Ad
agosto la tendenza all'aumento della
disoccupazione non ufficiale è stata
più che compensata dalla diminuzione
di quella ufficiale determinando una riduzione del tasso di disoccupazione
esteso dal 16,4% di luglio al 16,1 (tab.
1). Nello stesso mese l'inflazione dei
beni e dei servizi ad alta frequenza è
rimasta invariata «Questo governo si
sa apprestando a introdurre un pacchetto di norme pro-concorrenziali in
diversi settori», ha annunciato ierti il
ministro dello Sviluppo Economico,
Federica Guidi, intervenendo allo European Competition Day. Il Ministero
dello Sviluppo, ha aggiunto, "sta lavorando a una bozza di provvedimento
che sarà emanata nelle prossime settimane in cui verranno accolte le indicazioni dell'antitrust, ma a cui
aggiungeremo qualche altra norma
che riteniamo importante".
Scende il numero degli “scoraggiati" dalla crisi
ma la disoccupazione resta a livelli record
Redazione
Pd in lieve calo, ma Matteo
Renzi guadagna un punto nella
fiducia degli italiani, che lo ritengono più forte dopo il passaggio
del Jobs act al Senato. È la fotografia che emerge dal sondaggio di Ixè per Agorà (Rai3). La
rilevazione si occupa inoltre del
M5S, che proprio ieri ha dato il
via alla kermesse al Circo Massimo. Secondo il 57% degli elettori del M5S intervistati, rispetto
a quando è entrato in Parlamento, il Movimento incide
meno in politica. Una opinione
condivisa dal 69% dell'intero
campione. Inoltre, il 79% degli
elettori di Grillo dice che non
andrà al Circo Massimo. Tornando al risultato del premier e
del governo, la fiducia in Renzi
aumenta di un punto, passando
dal 49 al 50%. Per quanto riguarda la fiducia sondata rispetto agli altri leader politici,
rimane invariato il dato su Napolitano (39%), Grillo (21%), Salvini
(20%), Berlusconi (16%) e Alfano (13%). Inoltre per la maggioranza degli intervistati, dopo il
primo sì al jobs act, Renzi è più
forte, ma è un risultato che
spacca di fatto in due: se infatti
per il 51% degli intervistati Renzi
ha incassato una grande vittoria,
il 49% pensa che sia più debole
perché ha lacerato il Pd e non ha
ascoltato i sindacati.
Boom per gli acquisti di viaggi online,
il turismo si fa sempre più digitale
6
Secolo
d’Italia
Redazione
Il digitale conquista sempre più a
fondo il turismo e anche gli italiani,
che non sfuggono alla seduzione,
complici la praticità e la diffusione
di smartphone e ipad.
E' quanto emerge dalla prima edizione Osservatorio Innovazione
Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano, presentata oggi in
anteprima al TTG Incontri di Rimini. E i dati parlano chiaro: la
spesa digitale degli italiani per il turismo si attesta attorno ai 7 miliardi
e ammonta al 22 per cento della
spesa totale (31,5 miliardi, escluso
l'incoming e cioè la spesa di turisti
stranieri in viaggio in Italia).
In particolare poi "esplode" il mo-
bile commerce degli italiani in ambito turismo: vale circa 340 milioni
nel 2014, +40 per cento rispetto
ad un anno fa.
Gli acquisti 2014 per turismo e
viaggi in Italia, sia riguardanti gli
italiani che restano in Italia o gli italiani che vanno all'estero, sia riguardanti gli stranieri che vengono
in Italia sono quasi stazionari (+1
per cento) rispetto all'anno precedente, arrivando a sfiorare i 50 miliardi di euro.
E questa crescita limitata deriva
da due componenti di spesa con
andamenti molto diversi: da una
parte una spesa tradizionale in
stallo rispetto al 2013, dall'altra
una spesa più innovativa, che
passa attraverso i canali digitali, in
crescita del 10 per cento, per un
valore complessivo vicino a 9 miliardi di euro nel 2014.
Aumenta così il peso della componente digitale sul totale sia in valore, passando dal 16 per cento
del 2013 al 18 per cento del 2014,
sia a livello di importanza attuale e
prospettica nelle considerazioni
strategiche delle aziende di settore. Se si guarda alla spesa digitale complessiva, il 46 per cento
della spesa turistica digitale è riconducibile a viaggi domestici, in
crescita dell'11 per cento rispetto al
2013. Il 34 per cento è generato
dai viaggi di italiani all'estero (outgoing), in crescita del +9 per cento
rispetto al 2013.
Il rimanente 20 per cento è la
spesa degli stranieri in Italia (incoming), in crescita del 6 per cento
rispetto al 2013. E la spesa è così
suddivisa: per il 57 per cento destinata a viaggi in Italia (in crescita
in valore assoluto dell'11 per cento
rispetto al 2013) e per il 43 per
cento all'estero (+9 per cento rispetto allo scorso anno). E crescono tutti i settori merceologici:
quello raccolto dalle strutture ricettive aumenta del 6 per cento rispetto al 2013, il settore dei
trasporti cresce dell'11 per cento,
quello dei pacchetti viaggio cresce
del 13 per cento.
Redazione
«Sulla base delle relazioni predisposte dall'Istituto superiore della
protezione ambientale, è possibile
stimare il danno ambientale arrecato dagli imputati alle varie matrici
ambientali compromesse in un
cifra che si aggira intorno a un miliardo e 300 milioni di euro. A cui
vanno aggiunti i vari danni non patrimoniali e patrimoniali arrecati alle
altre autorità che rappresento in
questo processo e segnatamente
la Regione Abruzzo che ha riportato anch'essa un gravissimo
danno patrimoniale e non patrimoniale che potremo stimare in diverse centina di milioni di euro
come poi ci accingeremo a illustrare anche nel corso del processo».
Lo ha detto Giovanni Palatiello, avvocato dello Stato parte civile nel
processo per le discariche Montedison di Bussi, nella seconda
pausa dell'udienza in corso a
Chieti davanti alla Corte d'Assise.
«E poi ci sono i danni all'immagine
arrecati alla presidenza del Consiglio dei Ministri, al Governo che
rappresenta l'intera collettività nazionale, la cui immagine anche internazionale è stata gravemente
compromessa dalle condotte illecite degli imputati - ha aggiunto Palatiello. E poi c'è la posizione del
commissario Goio che ha speso
svariati milioni di euro per gli interventi di messa in sicurezza, in particolare della discarica abusiva
TreMonti. E questi interventi di
messa in sicurezza li ha pagati con
i soldi dei contribuenti. Tutti i cittadini italiani hanno pagato, hanno
sostenuto dei costi che avrebbe
dovuto invece affrontare Edison,
proprietaria dl sito, in particolare
del sito inquinato, in particolare
della mega discarica Tremonti.
Costi ai quali però fino ad oggi Edison si è pervicacemente sottratta».
Secondo l'avvocatura dello Stato,
sebbene i 700 mila abitanti della
Val Pescara non bevano più dal
2007 l'acqua dei pozzi inquinati
dalla discarica, le sostanze inquinanti continuano a finire nel fiume
Pescara con grave danno per l'ambiente. I nuovi test effettuati dall'organo dello Stato dimostrano al
99,9 per cento, ha spiegato il legale, che ad inquinare la Val Pescara è stata proprio la
Montedison, con valori che superano di migliaia di volte i limiti di
legge.
Discarica di Bussi, danni ambientali per 1,3 miliardi di euro:
così sono stati buttati i soldi degli italiani
SABATO 11 OTTOBRE 2014
Napoli, abbattuta
la cappella abusiva
costruita per Davide Bifolco
Redazione
E' stata abbattuta la cappella
abusiva in cemento realizzata
da ignoti nel Rione Traiano di
Napoli per ricordare Davide Bifolco, il giovane 17enne ucciso
da un colpo di pistola sparato da
un carabiniere la notte tra il 4 e il
5 settembre scorsi mentre percorreva in motorino la strada del
Rione.
L'area verde che si trova lungo il
viale dove avvenne la tragedia
sarà intitolata a Davide e la sua
gestione è stata affidata a Gianluca Muro, titolare di un bar e zio
del giovane.
I lavori di ripristino dell'area
verde inizieranno lunedì prossimo.
Intanto domenica prossima cade
il trigesimo della scomparsa di
Davide che rischia di non essere
celebrato nella chiesa della Medaglia Miracolosa, dov'è si sono
tenute le esequie, perchè dichiarata inagibile.
«L'associazione "Davide Bifolco,
il dolore non ci ferma" - dice
Gianluca Muro - sta cercando di
evitare che la nostra chiesa
chiuda. E' stata dichiarata inagibile e per ripristinare le condizioni di sicurezza servono
parecchi soldi. E' un brutto colpo
per la nostra comunità. L'ultimo
giorno utile è proprio domenica
prossima, giorno in cui volevamo celebrare il trigesimo di
Davide».
«Se non sarà possibile farlo in
chiesa - dice ancora Muro - allora lo faremo all'esterno».
Dal Pantheon di Pannini all'Obelisco: recuperati
reperti che valgono 15 milioni di euro
Secolo
SABATO 11 OTTOBRE 2014
7
d’Italia
Liliana Giobbi
Il Pantheon, ritratto da Giovanni Paolo Pannini (1691-1765) tra il Tempio di Adriano e
l'Obelisco di Thutmosis III, l'avevano nascosto nel caveau di una banca. Il Compianto di
Adamo ed Eva sul corpo di Abele, che Giovanni Battista Caracciolo (1578-1635), detto
il Battistello, aveva immortalato tra i chiaroscuri tipici della scuola caravaggesca, era invece da un antiquario a Cagliari. Ma ci sono
anche due sarcofagi del I e III d.C, 250 minutissimi strumenti chirurgici in bronzo di epoca
romana e una pioggia di 1300 reperti archeologici tutti databili tra il VI a.C e il II d.C. È l'invidiabile collezione, valutata 15 milioni di euro,
degli ultimi tesori recuperati dai Carabinieri
per la Tutela Patrimonio Culturale, presto restituita alla comunità (e ai legittimi proprietari)
dopo una serie di operazioni investigative,
che hanno portato l'Arma fino in Svizzera. «È
un successo – racconta il Generale Mariano
Mossa – raggiunto grazie all'incrocio di attività
investigative 'tradizionali' e l'applicazione delle
ultime tecnologie». Che testimonia, però, aggiunge il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, «quanto il nostro patrimonio
artistico sia continuamente aggredito. I corpi
specializzati delle forze dell'ordine – aggiunge
– sono fondamentali, così come la collaborazione internazionale. Siamo il paese con il
maggior numero di opere al mondo, ma per
fortuna abbiamo anche la migliore polizia specializzata al mondo». Così è riemerso da un
antiquario di Cagliari, per di più perfettamente
restaurato, l'imponente olio del Compianto di
Adamo ed Eva del Battistello, rubato negli
anni '80 dal Castello D'Ayala di Valva (Sa).
L'antiquario sostiene di averlo legittimamente
acquistato per 60 milioni di vecchie lire, ma la
versione ha ancora punti non chiari. «Ora si
tratta di verificare come sia arrivato nelle sue
Redazione
«Licenziando un'orchestra, si annulla la storia».
Così di può sintetizzare la lunga lettera aperta che
Michele Spellucci, violoncellista freelance di 32 anni,
ha scritto al ministro della Cultura Franceschini facendo ciò che definisce «i conti della serva». Spellucci, diplomato al conservatorio Giuseppe Verdi di
Milano e specializzato a Vienna, e che ha rinunciato
quasi del tutto a suonare «perché non ci si campa
con la musica», spiega l'unicità del Teatro dell'Opera: «La parte stabile di una compagnia costruisce giorno dopo giorno un'amalgama sonora che la
differenzia dagli altri Teatri». Dati alla mano dimostra che a costare tanto «non sono coro e orchestra,
ma cachet altissimi a direttori d'orchestra, registi e
cantanti: Un milione è per la dirigenza, 8 milioni di
cachet contro 6 milioni di stipendi di 182 persone,
coro e orchestra. E poi gli allestimenti scellerati di
nuove opere che alimentano il meccanismo perverso del dispendio a beneficio di registi estrosi a totale discapito dell'Ente teatrale. Non è così
all'estero. La invito – dice Spellucci rivolgendosi al
Ministro – a smentire questa lettera o ad ammettere
di aver preso una decisione scellerata». L'Unione
artisti Unams, aderente al sindacato Cgu-Cisal, ha
invece presentato un ricorso al Tribunale di Roma
contro il licenziamento di orchestra e coro dell'Opera
di Roma, accusando il Cda di condotta antisindacale: «Reagire a scioperi e agitazioni sindacali con
licenziamenti di massa è condotta antisindacale», si
legge in una nota dell'Unams, che raccoglie soprattutto musicisti e insegnanti di conservatorio.
L'Unams chiede l'immediata revoca della delibera
del 2 ottobre scorso sul licenziamento di tutti e 180
gli artisti. A giudizio di Dora Liguori, segretario generale Unams, «la vicenda dell'Opera di Roma s'inserisce in un contesto di smantellamento delle
istituzioni musicali nel nostro Paese che, calpestando i diritti dei lavoratori e le prerogative sindacali, appalesa l'intento di perseguire modelli
gestionali che, di fatto, ledono il nome e la dignità
dei musicisti italiani nel mondo».
mani – dice il sindaco di Valva, Francesco
Marciello – Certo, al Castello starebbe proprio
bene». Per il Pannini invece la pista ha portato fino in Svizzera: di proprietà di un antiquario romano, il dipinto era stato affidato a
dei restauratori, ma, complice un avvocato milanese, è sparito, portato illegalmente oltr'alpe. Si cercava invece tutt'altro (un quadro
rubato a Camerino), quando una perquisizione ha restituito l'olio con il Matrimonio mistico di S. Caterina rubato nel 2011 dalla
Chiesa di San Lorenzo (An) e La crocifissione
del XIX secolo, sottratta a un collezionista di
Napoli.
Teatro dell'Opera, i musicisti in guerra: «Basta con le decisioni scellerate»
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d’Italia
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7 agosto 1990 n. 250