IL SINDACATO: UN TOTEM IMPOSSIBILE DA

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IL SINDACATO: UN TOTEM IMPOSSIBILE DA
Anno XVIII N. 4
del 12 Settembre 2015
IL SINDACATO: UN TOTEM IMPOSSIBILE DA DISTRUGGERE
L’argomento che ha animato le pagine di molti quotidiani e di molti
talk show negli ultimi mesi è stato il ruolo del sindacato ai nostri
giorni.
Numerosi sono stati gli attacchi provenienti dalle forze politiche,
industriali e dai media che hanno colto ogni occasione propizia per
rimettere in discussione un ruolo che trova le sue origini persino
nell’antichità.
Il desiderio di dimostrare che questa funzione è anacronistica e
frenante rispetto all’economia di mercato ha dissolto anche il senso
storico per cui il sindacato è nato, dando libero sfogo a tutte le
invettive pur di occupare la prima pagina.
Ma il sindacato non muore perché ai poteri forti da fastidio.
Già nell’antico Egitto allorchè gli schiavi erano condannati a costruire
le enormi piramidi, vi era in fieri un senso di ribellione all’ingiustizia.
Infatti questi si rifiutarono di lavorare il giorno in cui non era stato
dato loro l’olio necessario per proteggersi dai raggi solari, creando
così il primo associazionismo volontario.
Ma la storia ci racconta di altri episodi, quando a Roma la plebe
affamata decise di interrompere le proprie attività, dando poi in seguito vita ai tribuni della plebe.
Non possiamo non ricordare il famoso episodio di Menenio Agrippa che col suo apologo(*) ante litteram sul Monte
Sacro (Aventino) fece capire a tutti, nel modo più semplice, che nessuna forza da sola era sufficiente a reggersi e che
solo la sinergia, e non la sopraffazione di una sull’altra, avrebbe determinatola capacità di svilupparsi, creare
benessere e soddisfazione per entrambe.
(*) “Una volta, disse, le braccia, le gambe, la bocca e i denti decisero di non lavorare più per lo stomaco, che si nutriva e restava in ozio godendo il
frutto delle loro fatiche. Lo stomaco, privo di alimenti, soffriva, ma contemporaneamente soffrivano anche tutte le altre membra mentre tutto
l’organismo deperiva. Allora le membra compresero che anche lo stomaco lavorava, anzi era proprio lui a dare loro forza e vita restituendo, in forma
di sangue, quel cibo che esse gli avevano procurato con fatica
Questo concetto, che ora appare scontato, rappresenta sinteticamente quello che oggi la UIL esprime con la sua
azione che non è affatto anacronistica né tantomeno conservatrice, ma che nata da una rivendicazione di classe si è
poi evoluta nella ricerca di strumenti che rendano partecipi tutti i soggetti delle dinamiche economiche e quindi aperti
anche alla comprensione delle necessità datoriali.
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LA CORSA VERSO L’IPO
Questo è un momento storico aziendale di particolare rilievo per le
tante scadenze, aspettative, domande e di grande attenzione sindacale per
quanto si evolve in Poste Italiane e fuori da essa.
L’ottimismo diffuso a piene mani, secondo l’ormai consolidato metodo
renziano, non riesce a convincerci, soprattutto se si tiene conto della
celerità con cui l’Azienda Poste Italiane si avvia a grandi passi verso
l’IPO (letteralmente Offerta Pubblica Iniziale) che darà il via alla
vendita delle azioni entro novembre
novembre di quest’anno.
Tutto ciò, come già evidenziato, senza offrire quelle risposte che la UILUILPoste, e più in generale la UIL, ha chiesto di conoscere e soprattutto,
mano a mano che il tempo avanza fanno prendere più consistenza ai
dubbie e alle preoccupazioni
preoccupazioni più volte evidenziati da questa
Organizzazione.
La riorganizzazione dei Servizi Postali, la fase di approccio al rinnovo contrattuale, lo stesso contratto di programma la
cui bozza è stata definita col Ministero dello Sviluppo Economico,
Economico, ma deve ancora passare al vaglio del Parlamento, e lo
stesso ingresso nel mercato azionario, potrebbero creare un ingorgo istituzionale in questi ultimi mesi dell’anno. Sono
queste prospettive unite alle condizioni sociosocio-politiche e aziendali, che dovrebbero stimolare tutto
tutto il panorama sindacale
di Poste Italiane ad una rinnovata ricerca di azione unitaria.
Fa molto riflettere la notizia di questi giorni che precisa come sia svalutato il costo di Deutusche Post, acquistato nel
2008 per 6,4 Mld da Deutusche
Deutusche Bank ed oggi che vorrebbe disfarsene non supera il valore di 3,5 Mld, così come fanno
riflettere le numerose notizie stampa di centinaia di comuni,
comuni, tra cui spiccano quelli di Toscana, Umbria, Lombardia,
Friuli e Abruzzo che si sono rivolti
rivolti al TAR per vedere aperto il proprio ufficio in nome del valore del Servizio
Universale.
Perplessità sull’opportunità di privatizzare Poste Italiane nelle attuali condizioni sono state espresse anche dall’ex A. D.
Corrado Passera.
Intanto, il gruppo Poste
Poste Italiane sembra orientarsi sempre più verso il digitale, e sempre più verso il mondo bancariobancarioassicurativo, col rischio di prestare meno attenzione al “servizio universale”, ovvero alla spedizione delle lettere,
confidando nella crescita dell’edell’e-commerce
commerce e sulla sua remuneratività, tralasciando il suo core business, ovvero la normale
corrispondenza.
L’estate ha solo congelato le situazioni avviate e motivo di forti perplessità, infatti, nonostante il gran parlare e la levata
di scudi che da più parti si è levata, a settembre proseguirà il taglio degli uffici postali minori con la chiusura di 455
uffici e la riduzione di orario per altri 608 portando quelli aperti a circa 13.000, inoltre, in 4.000 Comuni italiani (su
8.000) le Poste potranno consegnare la corrispondenza “a giorni alterni” che si realizzerà in due tranche, a dicembre
2015 e a febbraio 2017.
E’ su questi argomenti che si era già da tempo appuntata la nostra attenzione,
a) sia per la contrarietà rispetto ad iniziative eccessivamente drastiche rispetto
rispetto alle realtà italiana che vede una
miriade di piccoli comuni in zone non collegate (il TAR della Toscana sospende la chiusura di 59 uffici),
b) sia per le contrarietà espresse dalla Commissione Ue, palesemente ostile ad autorizzare un recapito a giorni
alterni per il 25% della popolazione, nonché pronta ad emettere una procedura d’infrazione nei confronti
dell’Italia,
c) sia per i dubbi e gli ostacoli sollevati in parlamento rispetto all’onere sostenuto dallo Stato per un servizio
universale che tale non sarebbe;
d) sia per l’enorme credito che Poste Italiane vanta dalla Pubblica Amministrazione che all’attualità ammonta a
circa 2,5 Mld, e che potrebbero essere da ostacolo al via libera da parte della Consob, anche se il MEF pare
garantire la copertura di tale
tale debito.
e) Sia perché la nuova bozza di contratto stipulata col Ministero dello Sviluppo Economico riporta a 351 mln i
contributi per il servizio universale sinora a carico dello Stato rispetto ai 262 inseriti nel taglio introdotto con la
legge di stabilità,
stabilità, accendendo le ire dei concorrenti come Nexive che ora si sono rivolti al Tar.
I dati esposti non permettono alle OO.SS. di sventolare le bandiere individuali di chi troppo spesso suppone di poter da
sorti
solo, con la propria potenza d’urto, raddrizzare le so
rti di un evento che invece richiede la massima collaborazione; e se
questo è ciò che si sta cercando di ricreare, non solo al centro del nostro universo postale, ma anche dal massimo vertice
sindacale UIL che parla di nuova confederalità, la periferia un può sottrarsi all’onere di provare ad imboccare una strada
comune.
Melito Giuseppe
L’ANALISI DI UN COMPORTAMENTO
In un precedente comunicato ai lavoratori, la UIL-POSTE Calabria ha avuto modo di esporre alcune riflessioni e
dubbi sull’efficacia e sulle finalità con le quali vengono applicati alcuni provvedimenti disciplinari che, non si limitano
a segnalare, in modo vigoroso inadempienze ripetute, ma mirano ad tradursi in elementi di minaccia e ritorsione nei
confronti di quei lavoratori che hanno il coraggio di denunciare le inefficienze aziendali, o gli atteggiamenti
arroganti e prevaricatori di una classe direttiva selezionata dai mecenati di turno.
La UIL-POSTE ha già censurato il comportamento aziendale che mira alla conservazione dell’esistente senza
guardare al merito degli eventi ma impugnando la ragione di chi comanda.
Sulla scorta di queste considerazioni la UIL-POSTE si è
impegnata in una ricerca dei dispositivi aziendali che, in
qualche modo, potessero dare origine ad atteggiamenti di tal
fatta.
Con moderato stupore, conoscendo le ambiguità che si porta
dietro la nostra amata Azienda, è stato rilevato un
dispositivo a firma dell’ex Responsabile delle Risorse Umane
Centrali, i cui passaggi sono esplicativi di quanto, nel processo
gerarchico verso il basso, esso subisca una forte corruzione.
Di seguito riportiamo alcuni stralci delle predette indicazioni.
<<…per comprendere appieno l’utilità e l’opportunità di azionare il potere disciplinare un’azienda deve interrogarsi:
1) Sulla finalità che si vuole conseguire con l’azione disciplinare;
2) Sull’uso di strumenti alternativi per raggiungere lo stesso obiettivo
In merito alla finalità il provvedimento disciplinare non si limita ad una semplice funzione punitiva, ma deve essere
adottato con l’intento di educare la risorsa ad un comportamento adeguato al contesto lavorativo in cui opera , nel
rispetto delle norme, dei regolamenti e delle disposizioni che scandiscono i rapporti tra i vari soggetti che
contribuiscono alla produzione dei servizi.>>
<< …l’attivazione di un procedimento disciplinare genera la rottura del patto esistente tra le parti con tutte le
conseguenze connesse: risentimento, sfiducia, ricorso all’Autorità Giudiziaria, contenzioso, costi per spese legali,
conflittualità.>>
<<L’uso scorretto ed improprio di tale strumento provoca un duplice effetto negativo:
1) Sfiducia e resistenza della risorsa;
2) Lascia il problema irrisolto.>>
<< … l’esistenza di numerose conflittualità individuali, specie in particolari contesti lavorativi, si trasforma spesso
in conflittualità collettiva che assume la veste di vera e propria rivendicazione>>
<<….prima di ricorrere al potere disciplinare si intervenga gestionalmente.>>
Ma altri elementi interessanti sono emersi dalle norme aziendali allorchè il legislatore di turno sottolinea che per
curare bene un procedimento disciplinare occorrono; “a) forte personalità, b) buona cultura in campo giuridico e c)
grande senso di equità. Se i primi due requisiti non richiedono chiarimenti, vale la pena chiarire il primo: la forte
personalità. Può infatti accadere che nel corso degli accertamenti, si appalesino indizi o prove che contrastino con i
fatti e le responsabilità inizialmente contestate, evidenziando per contro mancanze e responsabilità di funzioni
aziendali” “……si potrebbe rendere necessario condurre gli opportuni accertamenti per determinare le
responsabilità per quanto occorso”
Nonostante in diverse occasioni sia siano presentate le condizioni di cui sopra, non abbiamo potuto ammirare questa
forte personalità capace di riconoscere che anche l’azienda ha le sue deficienze.
Come dimostra ampiamente quanto evidenziato, le indicazioni emanate dagli organi superiori, spesso vengono
tradite da coloro che gestiscono tale strumento, generando inutili conflittualità.
Allora è lecito chiedersi a chi giova perseguire tali atteggiamenti? La risposta che ci siamo dati e che può
sembrare povera nella sua sintesi, invece racchiude l’essenza del potere datoriale.
Giova al sistema. Ovvero occorre non smentire mai o valutare con indulgenza, un richiamo che venga da qualsiasi
componente gestionale dell’organico aziendale, anche il più basso in grado, pena il rischio di svilire l’immagine del
potere stesso del datore di lavoro.
Ma vi anche un’altra interpretazione, forse più capziosa, ovvero accreditarsi un ruolo attraverso l’immagine di un
potere forte e che non cede di fronte a nulla.
Analogo atteggiamento è riscontrabile sui tavoli di confronto relazionali, allorchè vengono denunciati fatti
inoppugnabili che, o non vengono riconosciuti tali, o tenuti in scarsa considerazione, proprio per le motivazioni sopra
esposte.
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LETTERA APERTA AL RESPONSABILE RUR SUD
Gent.le D.ssa Martis
Anche se sappiamo che le nostre posizioni in
materia di gestione dei quadri aziendali
divergono, vorremmo tentare di fare un’analisi
sulle motivazioni che forse, talora anche in
modo preconcetto, dividono la Sua posizione
da quella che esprime la UIL-POSTE
Calabria.
Premesso che l’Azienda Poste ritiene,
impropriamente per noi, la gestione dei quadri
un elemento strettamente datoriale, vi sono
alcune considerazioni da fare.
Conveniamo che il ruolo del quadro per sua
natura può essere una diretta emanazione del datore di lavoro, ma se così fosse nell’accezione
più completa del termine, essi dovrebbero avere un contratto differente.
Ciò non è, ma questa non è materia nella quale possiamo cimentarci né noi, nel nostro ruolo, né
tantomeno Lei, nel Suo.
Consideriamo quindi i fatti e le necessità che si determinano.
L’Azienda ha la necessità di una massima fidelizzazione dei quadri perché essi debbono
tradurre in azioni i progetti che vengono elaborati dalla dirigenza e pertanto deve poter contare
sul massimo della disciplina ai suoi dettami.
Per poter ottenere un simile risultato ha bisogno non solo di fedeltà, ma di convincimento ed
entusiasmo.
E’ normale che in un sistema così ampio possano esserci spigolature e che su queste il datore di
lavoro abbia l’obbligo di intervenire, ma è proprio in questo, che chi impartisce disposizioni
rischia di peccare di presunzione e superficialità.
Infatti laddove ci sia una risorsa che non soddisfi a pieno le esigenze aziendali, oppure la sua
attività generi dubbi sulla capacità di conseguire lo specifico compito assegnatogli, o ravveda
nel comportamento un eccesso di connivenza, essa dovrebbe intervenire con l’autorevolezza di
chi persegue un obiettivo giusto, ma anche con la piena assunzione di responsabilità di emettere
un provvedimento, forse doloroso, ma indispensabile, evitando di mascherare una legittima
necessità dietro un tourbillon di movimentazioni che, troppo spesso, non producono il risultato
dichiarato.
Parliamo ovviamente di ciò che viene definita Job Rotation.
L’assunzione di responsabilità accresce l’autorevolezza e se poi si sposa col dialogo con le
forze intermedie, di certo il risultato potrebbe essere più proficuo.
Cosa accade invece operando solo con autoritarismo? In mancanza di un coinvolgimento i
quadri mobilitati si sentono poco partecipi del progetto aziendale e sempre più semplicemente
strumenti adoperati impropriamente.
Non si può negare che spesso il desiderio di bypassare il sindacato è così forte che si cerca il
contatto diretto con i lavoratori, con risultati, ahimè! molto scoraggianti.
Alla frustrazione che ne deriva per non conoscere o non condividere i motivi di tale mobilità
selvaggia si somma lo scoramento e quindi la mancanza di quello stimolo e di quella
complicità necessaria per il conseguimento di risultati.
Inoltre s’insinua il danno morale di chi ha una clientela fidelizzata che può interpretare in
modo sbagliato l’allontanamento del proprio punto di riferimento, e determinare anche una
perdita di credibilità aziendale.
Ma al danno psicologico, si può sommare quello economico. Infatti non tutti i quadri
percepiscono un premio di uguale caratura, ma differente a secondo il target dell’ufficio e
questa differenza economica può determinare una discriminazione perseguibile anche in via
giudiziaria.
Ma siamo giunti al peggio. In Calabria sono stati mobilitati anche soggetti che hanno
ampiamente superato per età le soglie previste dalle norme contrattuali (Art. 38 lett. A comma
IV e lett. B comma V) oppure, sempre navigando nel peggio, mobilitati senza il loro consenso
(L.104/92 Art. 33 comma 5) coloro che hanno tutele di legge
Di fronte a questi ultimi casi non vi è concertazione che tenga, basterebbe il normale rispetto
delle norme.
Ora la situazione Calabrese, in questi ultimi tempi, è in piena fermentazione e non credo che
tale stato di cose favorisca la necessaria e indifferibile crescita aziendale.
E’ difficile sostenere una battaglia se le truppe non hanno la giusta motivazione o peggio se si
opera per demotivarle.
Come UIL-POSTE Calabria non siamo prevenuti di fronte a mirati spostamenti che abbiano
una loro reale motivazione, ma quando notiamo che tutto viene messo in discussione ci sorge
spontaneo il sospetto di un latente gattopardismo mirato non certo alla ricerca di una migliore
funzionalità del sistema.
Pertanto ci dichiariamo disponibili ad un nostro coinvolgimento perché solo attraverso questo è
possibile trovare soluzioni funzionali e non traumatiche, sia per i lavoratori che per l’Azienda.
La UIL-POSTE Calabrese è conscia della Sua sensibilità, come del Suo spazio operativo ed è
per questo che l’invitiamo a prendere a piene mani il ruolo che Le compete, ovviamente in piena
sinergia con le linee operative, aprendo quel dialogo che certo esalterà le Sue qualità
relazionali.
Un cordiale saluto
Cosenza 24 Agosto 2015
Il Segretario Regionale
Melito Giuseppe
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Tale atteggiamento oltre a non favorire le relazioni sindacali, mette in forte evidenza la volontà di governare,
senza ostacoli qualsiasi situazione.
Aver potuto sviluppare questo tipo di analisi deve consentire alla OO.SS. di porre in atto strategie di maggior
spessore, capaci di bilanciare quello strapotere che ormai dilaga ogni giorno ed in ogni settore, onde evitare di
soccombere nel tempo o quanto meno di svuotare di contenuti l’azione non solo di confronto, ma anche
d’interdizione rispetto a determinati eventi.
LA SEGRETERIA REGIONALE
Buone nuove: 8.000 assunzioni in Poste Italiane
Nel nuovo piano industriale per i prossimi 5 anni (2015-2020) Poste Italiane ha
l’intenzione di assumere 8 mila nuove risorse, di cui la metà saranno giovani
candidati.
Riportiamo di seguito, per chi non ne avesse ancora conoscenza, le modalità per
lavorare in Poste Italiane.
Ogni regione ha un elenco che deve essere consultato per conoscere le posizioni
aperte. E’ comunque sempre possibile inviare il curriculum on line in forma di
candidatura spontanea, che verrà inserito nella banca dati di Poste Italiane.
I curriculum vitae saranno presi in considerazione soltanto se debitamente
registrati nel database di Poste Italiane con la procedura prevista e non se
inviati via mail.
Poste Italiane utilizza diversi canali di recruiting in relazione alla
tipologia di profilo ricercato.
Poste Italiane assume periodicamente personale da inserire in organico, a tempo
determinato che abbiano inviato la propria candidatura
esclusivamente online, inserendo nell’apposito sito, il proprio curriculum
vitae.
La durata del rapporto lavorativo è di sei mesi al massimo, come contratto a
tempo determinato.
Le figure professionali richieste sono di due tipologie : portalettere e
smistatori.
Innanzi tutto bisogna preparare ed inviare il proprio curriculum vitae
all’indirizzo web di Poste Italiane, previa registrazione al sito stesso.
Dalla sezione “lavora con noi” bisogna poi scegliere il link diretto a
“posizioni aperte”. Da lì si avrà accesso alla pagina dei profili nel
dettaglio, da cui scegliere in base alle proprie preferenze.
E’ buona norma mettere il massimo dell’attenzione nella compilazione del
proprio curriculum vitae, infatti una prima selezione, la più importante, che
tenderà a dare una prima “scremata” alla lista dei candidati da parte di Poste
Italiane, inizierà proprio dalla valutazione dei CV.
I principali requisiti per lavorare come portalettere e addetti smistamento
sono i seguenti:
Requisiti addetti allo smistamento Poste Italiane:
– diploma di scuola media superiore
– voto di diploma minimo 70/100
– idoneità alla visita del medico
competente (ex D.Lgs. 81/2008 e
successive modifiche)
Requisiti portalettere Poste Italiane:
– diploma di scuola media superiore
– voto di diploma minimo 70/100
– patente di guida in corso di validità
– idoneità alla guida del motomezzo
aziendale
– Certificato medico di idoneità
generica al lavoro rilasciato dalla
USL/ASL di appartenenza o dal proprio
medico curante (con indicazione sullo
stesso certificato del numero di
registrazione del medico presso la
propria USL/ASL di appartenenza)
Per restare sempre aggiornati sulle
offerte di lavoro in Poste Italiane è necessario conoscere i seguenti link;
Il sito: http://www.posteitaliane.it/it/lavora_con_noi/entra_nel_gruppo.shtml
Poste Italiane “invia il curriculum”: https://erecruiting.poste.it/new.php
Poste Italiane “posizioni aperte”:
https://erecruiting.poste.it/posizioniAperte.php
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Ancora tanti sono gli episodi di associazionismo spontaneo, come in
Francia, molto prima della rivoluzione francese, dove i contadini si erano
rifiutati di pagare al conte di Fiandra le imposte perchè erano troppo
gravose e nel maggio del 1358 fecero esplodere una rivolta.
A Firenze tra il giugno e l'agosto del 1378 dove avvenne per la prima volta
nella storia europea, una rivolta per scopi economico-politici.
Il 24 giugno del 1378 il popolo stanco dei soprusi dell'oligarchia, con una
sommossa occuparono il Palazzo dei Priori chiedendo il diritto di
associazione e la partecipazione alla vita pubblica. Per l'inaspettata loro
reazione, la pretesta ebbe buon esito.
Questi e tanti altri episodi noti, in tempi più recenti, ci raccontano
l’immortalità dell’associazionismo sindacale.
Oggi, anche se episodi marginali, nonché censurabili, hanno potuto creare
nell’opinione pubblica un giusto sconcerto, il concetto di rappresentanza
dei lavoratori, dei cittadini e nella espressione più ampia, di tutta la
comunità che si organizza intorno a progetti in cui crede, non può essere
tacitata né liquidata con un semplicistico <<siete passati di moda>>
oppure << dal sindacato discendono tutti i mali di questa società perché è incapace di rinnovarsi>>.
Se si fa un’analisi seria ed approfondita, è facile capire che, se pure la società si evolve con una velocità
impressionante, per cui oggi non esiste più il lavoro inteso nel senso fordistico, è altresì vero che vive ancora dentro
ognuno di noi la voglia di aggregazione sindacale, che per quanto corrotta dall’eccessivo individualismo, ha ancora in
se una capacità di rigenerazione che ben poche altre associazioni sociali o politiche riescono a mantenere.
Né si può speculare sulle divergenze che si possono determinare tra la base ed i vertici, anche perché i momenti di
aspro confronto rappresentano la linfa della democrazia, se maturano e si sviluppano con onestà intellettuale e senza
spirito partigiano.
Il nostro impegno resta quello di prolungare nel tempo un insegnamento che ci viene da lontano.
Melito Giuseppe
CHIUSO SENZA LA UILPOSTE IL CONFLITTO DI COSENZA
Il giorno 5 luglio c.a. si è discusso sul tavolo regionale il conflitto di lavoro aperto per la Filiale di Cosenza
Sull’argomento il Responsabile delle Risorse Umane Territoriale ha fornito le risposte di cui al verbale della pagina
accanto, che la UIL-POSTE si è rifiutata di sottoscrivere in mancanza di un esplicito riferimento al rispetto delle
norme contrattuali e di legge eluse, dopo aver esposto l’intervento sotto riportato:
<< Questo non è un semplice conflitto di lavoro, ma la voce di una regione che è stanca dei soprusi
esercitati su di essa e utilizza questo strumento provinciale per gridare il suo sdegno e la sua rabbia.
Non è contro i presenti che si addita l’indice accusatore di questa O.S.., ma contro chi l’obbliga a recitare
un ruolo ingrato che forse fuori da questo tavolo, non sosterrebbe.
Sulle motivazioni che hanno generato questo conflitto di lavoro, si è espresso compiutamente chi mi ha
preceduto e certamente ancor più compiutamente, chi mi seguirà.
La UIL-POSTE invece vuole sottolineare ciò che muove e determina un conflitto in pieno periodo estivo.
Altri momenti avrebbero potuto essere più favorevoli ad una levata di scudi, per cui, se si è giunti ad una
scelta di questo tipo, è evidente che le motivazioni, al di là del casus belli, sono molto più profonde.
La causa prima è la consapevole e profonda arroganza di potere che fa supporre di poter agire indisturbati,
impuniti e immuni da ogni interferenza.
Quest’errata concezione spesso travalica i limiti del buongusto e dell’opportunità per sconfinare
nell’illiceità, rendendo l’azienda, e per essa chi la gestisce, invisa ai lavoratori, che rappresentano le
braccia dell’apologo di Menenio Agrippa.
Quando si considera l’uomo, non più come soggetto attivo, ma come oggetto finalizzato al conseguimento di
un asettico risultato, si perdono le coordinate dell’etica e spesso anche la legittimità, in un crescendo di
strapotere che rende ciechi.
E’ così che normali procedure codificate e sottoscritte, non vengono rispettate perché ogni azione trova la
massima giustificazione , vera o falsa che sia, in una fantomatica esigenza di servizio, che tutto comprime,
appiattendo tutto in un unico impersonale livello.
In questo modo, con un crescendo di contaminazione, dai massimi vertici il seme della prepotenza s’incunea
fin nelle basse sfere ed anche la vittima finisce ammaliata dalla sindrome di Stoccolma.
Questo metodo pervasivo determina una sottile rassegnazione o come dice chi parla bene, una sorta di
resilienza, ovvero quella la capacità di assorbimento degli eventi che giova solo a chi esercita il potere, fino
al punto che chi ha un diritto da reclamare, sia esso un distacco improprio, una tabella dimissione non
pagata, un trasferimento non voluto o negato, una prestazione gratuita, una graduatoria non rispettata o
mai vista, una richiesta di igiene o di sicurezza, una punizione immeritata, finisce per ritenere il danno un
effetto collaterale del vivere in questa azienda.
La UIL-POSTE è qui per dire no a tutto ciò.
La UIL-POSTE è qui perché questo possa diventare il nostro Piave.
Non permetteremo che si vada oltre, che si prolunghi questa agonia e l’azienda continui ad occupare spazi
che non le appartengono.
chi ha escogitato la bufala di quadri emanazione dell’azienda?
Quando si mobilitano i quadri si commette un abuso, perché rispondono ad un contratto collettivo e non
uno ad personam.
Chi si arroga il diritto di ignorare le tutele di legge mobilitando i titolari di legge 104?
L’abuso cresce a dismisura quando si mobilitano le classi inferiori sulle quali l’azienda non ha nessun
potere incondizionato, ma solo concertato.
Chi si attribuisce la facoltà di spostare unità in dispregio a una graduatoria di mobilità?
Chi stabilisce che le graduatorie sono off line?
Che solo in alcune regioni è possibile visionarle?
Che non tutte le attività hanno diritto a concorre in quelle graduatoria?
Sono troppi i perché a cui oggi l’azienda è chiamata a rispondere, col rischio di trascorrere un’estate alla
ricerca di riscontri che non vuole dare, perché la UIL-POSTE è determinata ad andare fino in fondo se non
vi saranno elementi di provata garanzia di una totale inversione di rotta.
Se questo tavolo non avrà le prerogative per farlo, dovrà attivarsi se non vuole che si disconosca il suo
ruolo e le sue potenzialità, con pesanti ricadute in termini di prestigio individuale.>>