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Mensile di critica e attualità sportiva - Spedizione in A.P. 70% - Art. 2 comma 20/D - L. 662/96 - Filiale di Siena
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settembre 2008 – n. 242 – 2 0 0
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E dopo
la Maturità,
sotto con la
...Laurea
Direttore
Mario Ciani
Direttore responsabile
Paolo Corbini
Direzione – Redazione – Fotolito
Bernard & Co.
Strada di Busseto 18 – Siena
Tel. 05.77.28.53.74
Fax 05.77.22.10.14
E-mail: [email protected]
Edito e stampato presso
Arti Grafiche Ticci
Loc. Pian dei Mori 278 - Sovicille (Si)
Tel. 05.77.34.92.22
Fax 05.77.34.93.66
Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 430
del 27.01.1983
Hanno collaborato a questo numero:
Duccio Balestracci, Antonio Barillà, Mauro Bindi, Giancarlo Brocci, Andrea Bruschettini, Luca Calamai,
Enrico Campana, Mario Ciani, Vincenzo Coli, Emilio Giannelli, Daniele Giannini, Antonio Gigli, Mariarosa Lapi,
Mario Lisi, Luca Luchini, Daniele Magrini, Augusto Mattioli, Francesco Montalbano, Roberto Rosa,
Gigi Rossetti, Senio Sensi, Rudi Simonelli, Giovanni Tosco, Francesco Vannoni, Giacomo Zanibelli.
Fotografie di Paolo Lazzeroni e Augusto Mattioli
Collaborazione fotografica: Andrea Bruschettini, Fabio Di Pietro, Pietro Cinotti
numero
Sito web: Olivia Agnelli
in copertina: Houssine Kharja
Progetto grafico: Bernard Chazine
242
settembre 2008
ANNO XXVI
editoriale
Dall’eccezione alla regola
Saremo anche degli inguaribili sognatori, ma il pensiero di ricominciare la nostra personale
stagione (la 27esima in assoluto) forti di una legittimazione che solo il tempo può certificare, riesce ancora ad emozionarci. A farci sentire parte integrante di un universo che nel
gennaio 1983, all’uscita del primo numero della nostra rivista, sembrava lontano anni luce.
Questo per dire che ai tre Scudetti della Mens Sana ed alle cinque stagioni della Robur in
serie A non ci siamo ancora abituati. E forse mai ci abitueremo. Quanto ai rischi di assuefazione..., beh, ripassate fra qualche decina d’anni.
Sì, Mesesport è rimasto quello che era quando il Siena
giocava in C1 e la squadra biancoverde in A2 (ma il peggio, per tutte e due, doveva ancora arrivare…), cioè con
quello spirito di servizio e quell’umiltà che sono sempre
state alla base del nostro disinteressato impegno. Così
come chi veste i colori della Balzana deve sentirsi orgoglioso di rappresentare questa piccola ma dignitosa città.
Non pretendiamo che si emozionino anche loro, questo no,
però il fatto che ci siano personaggi come McIntyre che
chiama la figlia Siena o la coppia Chiesa-Locatelli che
nel momento di congedarsi dai propri tifosi mette in piedi
una festa, significa che il messaggio è pervenuto.
Oggi lo sport senese non è neppure lontano parente di
quello che fino alla soglia degli anni duemila è stato sistematicamente escluso dai grandi palcoscenici. I suoi
progetti e le sue idee oggi fanno scuola in Italia e in Europa, se è vero che Ferdinando Minucci, (uno di noi, per
capirci, uno dell’Istrice), conquista il titolo di miglior dirigente continentale di basket a spese di molti colleghi
espressione di vere e proprie corazzate societarie. E fino
a prova contraria questa città e le sue squadre di vertice
in questa affascinante realtà dimostrano di saperci stare.
E di avere anche qualcosa da proporre.
Insomma siamo passati dall’eccezione alla regola, dove
la prima è rappresentata da qualche timida ed occasionale uscita dal coro, l’altra da una crescita costante a tutti
i livelli. Una crescita sportiva, societaria e manageriale,
di cui sono testimonianza, nel caso dei biancoverdi, i tre
scudetti conquistati in quattro anni e nel caso dei bianconeri (insieme alle cinque salvezze consecutive), le prestigiose vittorie dell’anno scorso contro Juventus, Roma e Fiorentina.
Siena e Mens Sana non si accontentano dunque di sedere al tavolo delle grandi del calcio e del
basket. Vogliono lasciare anche il segno, meravigliare se stesse e gli altri. Che in qualche caso
magari fanno finta di non vedere, anche se un minimo di ostracismo andava messo in conto.
Quello che non avevamo messo in conto è di ritrovarci ancora oggi qui su queste pagine, dopo
un quarto di secolo di vita, a raccontare una vicenda sportiva semplicemente impensabile…
Pazzesca. Nel termine buoni, s’intende.
3 calcio
Dove eravamo rimasti? Intanto in serie
A, e questa è già una bella premessa,
anche se qualcuno sembra essersene
già dimenticato. Soprattutto quelli che
sono andati in ferie con l’incubo del dissolvimento della squadra di Beretta, e poi,
una volta riavutisi dallo scongiurato choc,
hanno dato tutto per scontato. Figuriamoci se oltre a De Ceglie e Loria (che realisticamente, e per motivi diversi, la società bianconera non poteva trattenere),
una volta tornati dal mare non avessero
trovato più elementi come Portanova, Jarolim, Vergassola, Maccarone, Codrea,
Galoppa, Rossettini, Kharja ecc.! Ci sembra insomma ingeneroso (oltre che prematuro) giudicare sulla base di quello che
si è visto nelle amichevoli agostane. Che
si sa, sono quelle che sono: se vinci hai
fatto il minimo, se perdi apriti cielo… E
poi non capiamo perché se Minacci, è un
‘ganzo’ se riesce a trattenere tutti i migliori della Montepaschi scudettata, se lo
fa Stronati è tutto dovuto…
Detto questo, si può comunque discutere sulle effettive potenzialità del nuovo
Siena edizione 2008-09, magari partendo
dalla scelta del modulo di gioco che
Giampaolo avrà sicuramente in testa, ma
che a noi è parso ancora approssimativo.
Prima si è dichiarato disposto a rivedere
anche le proprie convinzioni tattiche (dimostrazione di buon senso ed intelligenza), ma virando su cosa? Sull’improbabile 4.3.2.1, sul 4.3.1.2, oppure sul più
classico 4.4.2? Di certo non sul vituperato
4.3.3., già sperimentato e fallito con
Mandorlini. Dal quale Giampaolo deve
prendere le distanze anche a proposito
del rapporto col gruppo, che dev’essere
ben distinto fra titolari e riserve. Il finto
buonismo (“ questa è una squadra in cui
tutti devono sentirsi titolari”) non paga
più, e prima si fa chiarezza meglio è. Naturalmente senza escludere che un elemento inserito fra le seconde linee passi
fra le prime. Anzi, sarebbe auspicabile.
Certo la prima prova ufficiale contro
l’Albinoleffe ha spazzato via tanti luoghi
comuni (il più importante: “Maccarone e
Calaiò non possono convivere…”), poi ha
fatto emergere il buon tasso di qualità del
centrocampo, di cui è stato espressione il
terzo gol di Kharja.
L’impressione è stata quella di una
squadra con ancora ampi margini di miglioramento in tutti i reparti, ma con una
parvenza di gioco già delineata. Il modulo
più realistico sembra proprio il 4.3.1.2
presentato contro i bergamaschi, perché
Giampaolo all’inizio non vorrà fare certamente salti nel buio. Con quali uomini?
Fermo restando Curci fra i pali, che deve
solo riappropriarsi delle proprie certezze
per tornare il giocatore esploso a Roma,
Parte la sesta avventura consecutiva dei bianconeri in serie A
con l’obiettivo dichiarato di restarci
Provaci ancora
vecchia cara Robur
Mario Ciani
ragionando sugli uomini a disposizione
fino alla gara di Coppa, la linea difensiva,
rigorosamente a quattro, dovrebbe essere
formata da Zuniga (Rossettini), Ficagna
(Rossettini), Portanova (e se fosse lui a garantire i 5 gol di Loria?) e Rossi.
A centrocampo in assoluto si fanno
preferire Vergassola a destra, Codrea al
centro e Galoppa esterno sinistro, con le
varianti Jarolim, Barusso, Coppola e
Kharja, se non utilizzato in altro ruolo.
Proprio il francese sembra infatti destinato
a ricevere l’eredità di Locatelli dietro le
due punte, senza però avere un valido sostituto, visto che Mancini è ancora troppo
giovane per ricoprire un ruolo tanto delicato e Forestieri, “più anarchico e meno
gestibile”, dice Giampaolo, è preferibile il
linea con gli attaccanti. Attacco dove
Maccarone e Calaiò sembrano formare
una coppia assolutamente compatibile
(ma soprattutto disponile), in grado di
muoversi senza dare punti di riferimento
all’avversario. Ora svariando prevalentemente a sinistra l’ex partenopeo (senza
disdegnare il fronte opposto), muovendosi su tutto il fronte dell’attacco il capocannoniere dell’anno scorso.
Insomma una squadra in divenire ma
già con una sua fisionomia di gioco, attenta alla fase di non possesso, ordinata e
puntigliosa a dovere. Verrebbe da dire le
classiche squadre del tecnico svizzero,
sempre attento ad ogni dettaglio.
Allora tutto ok, si può dormire sogni
tranquilli?
No, la percezione (e non soltanto
quella) che manchi ancora qualcosa c’è
un po’ in tutti. Anche nello stesso mister,
al quale non si fa certo un regalo affidandogli troppe scommesse.
Decidendo di cambiare manico, il patron bianconero si è assunto una bella responsabilità, sia nei confronti dei tifosi
(che stanno rispondendo bene sul piano
degli abbonamenti) che della città. In
questo senso la conferma di quasi tutti i
big e l’accrescimento del valore umano e
patrimoniale delle società, non sono dettagli trascurabili. Fatto 30, però, Stronati
deve fare anche…31, perché senza quel
paio di acquisti mirati di cui si parla da
tempo, si rischia di depauperare quel progetto-giovani che senza un adeguato
supporto di esperienza rischia di arenarsi.
E qui si ritorna al concetto di ‘scommessa’, affascinante e stimolante quanto
si vuole, ma anche rischioso. Certamente
più di quanto lo sarebbe senza dare l’ultima, indispensabile, pennellata di qualità. Che potrebbe arrivare anche attraverso qualche prestito ‘eccellente’, ma la
sensazione è che dopo Moggi queste
possibilità siano molto ridotte..
Dunque si ricomincia. Per fortuna in
trasferta, dove la pressione (già pagata
pesantemente nel passato giocando la
prima in casa) è sicuramente minore.
L’avvio non appare impossibile, ma è inutile farsi illusioni: la serie A non lascia spazio alle illusioni.
Si ricomincia senza Fabrizi, che ha…
ballato praticamente una sola estate, lasciando comunque un segno indelebile
del suo amore per la Vecchia, cara Robur.
E se nel momento del suo insediamento
le campane della senesità suonarono a distesa, ora che ha fatto un passo indietro è
necessario sottolinearlo con uguale rilievo. Ma siamo anche certi che da semplice tifoso continuerà a dare il suo intelligente contributo per l’ulteriore crescita
di una creatura che in fondo sente un po’
anche sua. •
Il nuovo tecnico
dei bianconeri
Marco
Giampaolo
4 calcio
...ingranando la ‘sesta’
4ª Giornata
andata
24/9/08
ritorno
8/2/09
Atalanta-Cagliari
Bologna-Udinese
Chievo-Torino
Genoa-Roma
Inter-Lecce
Juventus-Catania
Lazio-Fiorentina
Napoli-Palermo
Reggina-Milan
Siena-Sampdoria
5ª Giornata
andata
28/9/08
ritorno
15/2/09
Bologna-Napoli
Catania-Chievo
Fiorentina-Genoa
Lecce-Cagliari
Milan-Inter
Palermo-Reggina
Roma-Atalanta
Sampdoria-Juventus
Torino-Lazio
Udinese-Siena
1ª Giornata
andata
31/8/08
ritorno
25/1/09
Atalanta-Siena
Cagliari-Lazio
Catania-Genoa
Chievo-Reggina
Fiorentina-Juventus
Milan-Bologna
Roma-Napoli
Sampdoria-Inter
Torino-Lecce
Udinese-Palermo
2ª Giornata
andata
ritorno
7ª Giornata
28/1/09
ritorno
22/2/09
andata
19/10/08
ritorno
1/3/09
Bologna-Napoli
Catania-Palermo
Chievo-Atalanta
Fiorentina-Reggina
Genoa-Siena
Lecce-Udinese
Milan-Sampdoria
Napoli-Juventus
Roma-Inter
Torino-Cagliari
Bologna-Atalanta
Genoa-Milan
Inter-Catania
Juventus-Udinese
Lazio-Sampdoria
Lecce-Chievo
Napoli-Fiorentina
Palermo-Roma
Reggina-Torino
Siena-Cagliari
Cagliari-Juventus
Catania-Atalanta
Fiorentina-Bologna
Lecce-Siena
Milan-Lazio
Palermo-Genoa
Roma-Reggina
Sampdoria-Chievo
Torino-Inter
Udinese-Napoli
andata
5/10/08
Atalanta-Sampdoria
Cagliari-Milan
Chievo-Fiorentina
Genoa-Napoli
Inter-Bologna
Juventus-Palermo
Lazio-Lecce
Reggina-Catania
Siena-Roma
Udinese-Torino
14/9/08
3ª Giornata
6ª Giornata
andata
21/9/08
ritorno
8ª Giornata
1/2/09
andata
26/10/08
Atalanta-Milan
Cagliari-Chievo
Inter-Genoa
Juventus-Torino
Lazio-Napoli
Palermo-Fiorentina
Reggina-Lecce
Sampdoria-Bologna
Siena-Catania
Udinese-Roma
ritorno
8/3/09
5 calcio
9^ Giornata
andata
29/10/08
Bologna-Juventus
Catania-Udinese
Chievo-Lazio
Fiorentina-Inter
Genoa-Cagliari
Lecce-Palermo
Milan-Siena
Napoli-Reggina
Roma-Sampdoria
Torino-Atalanta
ritorno
10ª Giornata
15/3/09
andata
2/11/08
ritorno
Atalanta-Lecce
Cagliari-Bologna
Juventus-Roma
Lazio-Catania
Milan-Napoli
Palermo-Chievo
Reggina-Inter
Sampdoria-Torino
Siena-Fiorentina
Udinese-Genoa
11ª Giornata
14ª Giornata
22/3/09
andata
30/11/08
ritorno
26/4/09
Atalanta-Lazio
Cagliari-Sampdoria
Catania-Lecce
Genoa-Bologna
Inter-Napoli
Juventus-Reggina
Palermo-Milan
Roma-Fiorentina
Siena-Torino
Udinese-Chievo
andata
9/11/08
ritorno
15ª Giornata
5/4/09
Bologna-Roma
Catania-Cagliari
Chievo-Juventus
Fiorentina-Atalanta
Genoa-Reggina
Inter-Udinese
Lazio-Siena
Lecce-Milan
Napoli-Sampdoria
Torino-Palermo
andata
7/12/08
ritorno
3/5/09
Atalanta-Udinese
Cagliari-Palermo
Chievo-Roma
Lazio-Inter
Lecce-Juventus
Milan-Catania
Napoli-Siena
Reggina-Bologna
Sampdoria-Genoa
Torino-Fiorentina
16ª Giornata
andata
14/12/08
ritorno
10/5/09
Bologna-Torino
Fiorentina-Catania
Genoa-Atalanta
Inter-Chievo
Juventus-Milan
Napoli-Lecce
Palermo-Siena
Reggina-Sampdoria
Roma-Cagliari
Udinese-Lazio
12ª Giornata
andata
16/11/08
ritorno
andata
23/11/08
Bologna-Palermo
Chievo-Siena
Fiorentina-Udinese
Inter-Juventus
Lazio-Genoa
Lecce-Roma
Napoli-Cagliari
Reggina-Atalanta
Sampdoria-Catania
Torino-Milan
andata
21/12/08
ritorno
17/5/09
Atalanta-Juventus
Cagliari-Reggina
Catania-Roma
Chievo-Genoa
Lazio-Palermo
Lecce-Bologna
Milan-Udinese
Sampdoria-Fiorentina
Siena-Inter
Torino-Napoli
Atalanta-Napoli
Cagliari-Fiorentina
Catania-Torino
Juventus-Genoa
Milan-Chievo
Palermo-Inter
Roma-Lazio
Sampdoria-Lecce
Siena-Bologna
Udinese-Reggina
13ª Giornata
17ª Giornata
11/4/09
ritorno
18ª Giornata
andata
11/1/09
19/4/09
ritorno
24/5/09
Bologna-Chievo
Fiorentina-Lecce
Genoa-Torino
Inter-Cagliari
Juventus-Siena
Napoli-Catania
Palermo-Atalanta
Reggina-Lazio
Roma-Milan
Udinese-Sampdoria
19ª Giornata
andata
18/1/09
Atalanta-Inter
Cagliari-Udinese
Catania-Bologna
Chievo-Napoli
Lazio-Juventus
Lecce-Genoa
Milan-Fiorentina
Sampdoria-Palermo
Siena-Reggina
Torino-Roma
ritorno
31/5/09
spazio aperto
daniele magrini
LA SINDROME DA OSTRICHE
Ricordo, da ragazzino, nel corso di una visita
familiare a Cannes, di aver mangiato un piatto di
ostriche, in uno di quei localini intorno alla Croisette. Indimenticabile. Non dimenticherò mai quel
momento irripetibile. Probabilmente, se mi fosse
capitato nella vita, di mangiare ostriche tutti i
giorni, avrei scordato le ostriche di Cannes. La
circostanza mi frulla per la testa da quando
Mario Ciani mi ha esortato a riscrivere un pezzo
sul Siena per Mesesport, alla vigilia della ripartenza effettiva del calcio (quello di agosto è tutto
da dimenticare, Norcia in primis).
Che c’entrano le ostriche con la Robur? C’entrano nella misura in cui, come tante cose di cui
godiamo in esclusiva a Siena, cominci ad affiorare
qualche sintomo di assuefazione alla serie A. Non
certo nel tifo organizzato, in quei club che sono la
spina dorsale del supporto alla causa bianconera
e che esprimono la propria passione con connotati
di civiltà che nel calcio italiano non sono poi così
presenti. No, mi riferisco a quella parte della città,
di tifoseria non militante o non praticante, che disquisisce delle cose del Siena sempre con un po’ di
puzza al naso. Come se cinque anni di seguito in
serie A avessero avuto lo stesso effetto di un piatto
di ostriche mangiato tutti i giorni.
Cosa poteva capitare di più stratosferico nelle
cose del pallone senese, rispetto al fatto di aver
battuto la Roma, la Fiorentina, la Juventus? Circostanze colossali per il nostro calcio. Chi ha vissuto
anni in bilico tra C1 e C2 se ne rende senz’altro
più conto di coloro che si sono avvicinati alla Robur
solo per andare a vedere l’Inter o il Milan. Ora, in
prossimità del sesto anno consecutivo del Siena in
serie A, ciò che dovrebbe essere ben presente in
città, è la meraviglia. Non la soddisfazione, ma
una sorta di persistente stato di estasi che dovrebbe
caratterizzare l’intera città legata al calcio. Non si
dovrebbe, insomma, mai essere sazi di serie A,
della Robur in serie A. E goderne a pieni polmoni,
con orgoglio e grinta. Godere dell’atteggiamento
di concreta vicinanza del Monte dei Paschi alle
sorti bianconere, godere dell’attenzione delle istituzioni. Insomma, godere… Di questo godimento
perenne potrebbe, oltretutto, abbeverarsi anche la
società. La gestione di Lombardi Stronati, persi per
strada fior di senesi come Pierluigi Fabrizi e Pasquale Cappelli, può tranquillamente andare
avanti lungo il viale della managerialità, riproporre
a Siena gli stessi standard che caratterizzano tutte
le altre società del calcio moderno. Ispirarsi al
credo che fare calcio a Siena sia lo stesso che farlo
a Udine o Verona, o Palermo, o Cagliari. Oppure
può intraprendere la ricerca di una intensa compenetrazione con la città, che non è come le altre.
Tuffarsi nell’abbraccio passionale della gente, nel
clima ribollente orgoglio storico di quella parte
della città non affetta da “sindrome da ostriche”
(vedi sopra). Rispettare i ritmi e le cadenze della
“senesitudine” (senesità è troppo). Insomma, inebriarsi di fronte alle pulsioni di una città in cui
niente è come dalle altri parti. Compreso il calcio.
Una città dove non si può fare calcio il 16 agosto
o il giorno in cui presentano il drappellone. Dice:
che c’entra, smettiamola con questo criticume, questi sono particolari che non incidono sulla sostanza
del fare calcio a Siena. Forse. O forse no. Però
Lombardi Stronati potrebbe godersi un po’ di più
questa sua presidenza senese, ispirandosi alle unicità della città e comprendendo lo spirito positivo
di esortazioni come questa. Anzi: proprio le sollecitazioni a una maggiore integrazione sono frutto
di un comune sentire positivo che può far crescere
il rapporto tra società e città. E che è molto più importante rispetto a certe sviolinate lette nei mesi
scorsi, che lasciano il tempo che trovano e di cui si
può fare volentieri a meno. •
8 calcio
Si delinea per i bianconeri
un avvio problematico senza
i rinforzi reclamati da Giampaolo
Tutti i rischi
di una
partenza
al buio
Luca Luchini
Sta per iniziare la nuova avventura bianconera in serie A, ma al momento in cui
scriviamo le vicende legate al calcio mercato che devono consegnare al neo allenatore Giampaolo il gruppo capace di ottenere la tanto agognata permanenza
nella massima serie non sembrano ancora
ben definite. Cerchiamo, allora, di fare il
punto della situazione, partendo proprio
dal giovane nocchiero a cui Lombardi
Stronati ha affidato il non facile compito di
condurre in porto la nave bianconera (navicella, se si guarda gli squadroni che dovremo affrontare e la “simpatia” che ci riservano i mass media a livello nazionale).
Il neo presidente del Siena, incurante
degli appelli e dei numerosi attestati di
Il confermatissimo stima che Beretta si era guadagnato e del
Galloppa
braccio di ferro che sembrava essere nato
con istituzioni cittadine e tifosi, ha esonerato Beretta e portato a Siena quell’allenatore che già avrebbe voluto ingaggiare la
scorsa stagione. Decisione lecita, visto che
la società deve muoversi secondo i programmi e gli indirizzi scelti, senza subire
condizionamenti o forzature, ma che ci auguriamo possa rivelarsi azzeccata, visto che
sicuramente non è facile, anzi potremmo
definirla abbastanza “scomoda”.
Considerato che la scelta di Giampaolo
era stata fatta mesi fa, era generale convinzione che anche le mosse di mercato
sarebbero state, naturalmente di comune
accordo con il nuovo mister, fatte in
tempi rapidi in modo tale di mettere in
condizione Giampaolo di arrivare alla partenza del campionato con una formazione già rodata, in grado di attuare gli
insegnamenti e gli schemi dell’allenatore.
Invece, dopo una partenza più che positiva, contraddistinta dall’arrivo di tanti
giovani di belle speranze, qualcosa sembra essersi inceppato. Ad una indiscussa
ridondanza nel settore di centrocampisti
centrali, ad esempio, si contrappone la
carenza di esterni, tanto che Giampaolo,
probabilmente con non eccessivo entusiasmo, ha dovuto rivedere i suoi piani virando su schemi tattici che fino ad oggi
non erano certamente i suoi preferiti.
La mancanza di un centrale di esperienza al posto di Loria, ruolo sul quale da
due mesi si intrecciano illazioni su possibili arrivi senza che nulla si sia concretizzato, unita a quella già accennata di
esterni e, forse, a prove non eccessivamente convincenti di alcuni giovani,
hanno così portato Giampaolo a chiedere
con decisione almeno tre nuovi ingaggi
di giocatori di buona esperienza. Una situazione non ottimale, specialmente se si
considera che fra pochi giorni chiude il
calcio mercato ed inizia il campionato e
che la società non sembra ancora aver
avallato le nuove esigenze del mister.
Cerchiamo, allora, di valutare il peso
delle partenze e degli arrivi che hanno caratterizzato il calcio mercato fino a questo momento. Le partenze “pesanti” sono
quelle di Manninger, Loria e De Ceglie,
perché il pur bravo e talentuoso Locatelli
garantiva solo poche vere partite in ogni
stagione e Riganò, pur volenteroso e disponibile, alla resa dei conti lo scorso
anno ha segnato una sola rete, a risultato
già acquisito.
Per quanto riguarda il portiere, le referenze sul giovane Curci sul piano tecnico
sono ottime, mentre più difficile appare il
suo recupero “psicologico”. In questo
caso, oltre che dall’abilità del mister e del
preparatore dei portieri, molto dipenderà
anche dal calore e dall’affetto che i tifosi
sapranno dare a questo ragazzo per fargli
ritrovare fiducia nelle proprie capacità.
Contestarlo o criminalizzarlo per qualche
possibile errore (sbaglia anche Buffon!) sarebbe veramente dannoso e ci auguriamo
che l’ambiente sappia essere all’altezza
della situazione. Nel ruolo di centrale, invece, le alternative non mancano (Rossettini, Ficagna, il neo arrivato Belmonte che
vanta ottime referenze), ma in effetti un
po’ di esperienza in un ruolo fondamentale, visto che anche il portiere è molto
giovane, non guasterebbe davvero
Raccogliere l’eredità di Loria fra l’altro
non sarà facile, così come si farà sentire la
mancanza di De Ceglie sulla fascia sinistra. Le alternative sul piano numerico
non mancherebbero, ma considerato che
si tratta per il momento soltanto di giocatori da testare, e lo stesso identico discorso lo possiamo fare per la fascia destra, considerato che anche il pur ottimo
Rossettini è una soluzione di ripiego, qualche preoccupazione in questo settore
non appare affatto allarmistico.
Per quanto riguarda il centrocampo
abbiamo già parlato dell’abbondanza di
centrali, incrementata dall’arrivo di Barusso che ha destato buone impressioni, e
della mancanza di esterni. Esiste poi il
problema Coppola a proposito del quale
ci auguriamo che la ventilata ipotesi di
mandarlo a Lecce non prenda corpo. Rinforzare a costo zero una diretta concorrente, considerato che con il milione e
mezzo di euro speso avremmo potuto
rinforzare la squadra in altri settori, sarebbe davvero masochistico. Coppola,
sbandierando a lungo ai quattro venti la
voglia di restare a Siena, ha indotto la società a fare una sostanziosa spesa. Adesso
non può pretendere né il posto da titolare, né che i bianconeri facciano beneficenza agli altri.
Per quanto riguarda il settore avanzato, infine, l’arrivo di Calaiò dovrebbe
aver rinforzato la capacità offensiva della
squadra, anche se per il momento non
sembra essersi inserito a dovere ed il suo
utilizzo insieme a Maccarone, potrebbe
costringere Giampaolo a scelte di modulo
un po’ forzate.
La speranza è che qualche giovane, Forestieri in testa (unico naturale sostituto
di Locatelli), si valorizzi, che la società accontenti Giampaolo con qualche nuovo
arrivo di esperienza, che Curci non faccia
rimpiangere Manninger e che Calaiò giochi bene la chance che gli viene offerta.
Molte speranze, come si vede, ma anche
molte certezze. Non ultima quella che la
società possiede ormai un solido parco
giocatori e che i bianconeri, a dispetto di
tanti, sono ancora in serie A. Siamo ottimisti, dunque, e lasciamo lavorare chi di
dovere. Buon campionato a tutti! •
atuttocampo
senio sensi
CHE IL SOGNO CONTINUI
ARRIVI E PARTENZE:
SEMBRA UN AEROPORTO...
Finalmente! È finita l’odissea della campagna
acquisti-vendite che ha tenuto impegnati soprattutto i giornali da marzo al 31 di agosto. Sì, perché il “mercato” dura tutto l’anno; ed è proprio un
mercato, perché si ha la sensazione che i colleghi, imbeccati da chi ha certi interessi, spesso le
sparino grosse per far abboccare … i pesci. Ogni
squadra, dalla più grande alla più piccola, acquista e vende – sulla carta – un centinaio di giocatori. Quotazioni impazzite, interviste improbabili e magari un po’ … richieste, progetti e nomi.
Parole…parole e spesso la montagna partorisce
il topolino.
Una volta conclusi gli affari (anche stavolta
hanno girato pochi soldi ma molti “scambi”) si sente
sempre la stessa solfa: “la squadra X mi ha voluto
più di tutte”, “ho apprezzato il progetto”, “no, non
conosco nessuno dei giocatori del mio nuovo club”,
“stimo tanto l’allenatore”, “questa è una piazza ambita” eccetera…eccetera. Che barba!
Intendiamoci la Robur in proporzione viene
ben ultima in questa specie di danza e sinceramente apprezziamo giocatori come Vergassola,
Portanova, Maccarone e Karja che non l’hanno
fatta tanto lunga: rimango a Siena. Punto e basta.
Senza proclami, senza promesse con la semplicità di chi sa di valere e chi ha apprezzato ciò
che questa “provinciale” della serie A sa dare.
Dei nuovi ci hanno favorevolmente impressionato, per un feeling subito percepito, Curci e Calajo, In particolare l’ex Napoli ha già dimostrato di
avere grandi numeri e ci è sembrato fondamentale
per il gioco che Giampaolo prevede per il Siena.
Palla di prima…piedi buoni…ottimo movimento…buona l’elevazione (il suo primo gol che
conta è stato fatto di testa). Insomma un giocatore
che sicuramente a Siena farà bene e che gli permetterà il rilancio dopo una stagione da panchinaro
tra i partenopei. E non è il solo; basti citare alcuni
nomi: De Ceglie, Molinaro, lo stesso Manninger.
Ora lasciateci gustare almeno i primi tre mesi
senza le “voci di mercato”: tutte le squadre hanno
bisogno di verificare sul campo lo stato degli organici per poi vedere il da farsi. Temiamo però
che a partire da…subito leggeremo nomi su nomi
attivando speranze e paure. Anche questo sembra che sia calcio!
PIÙ ATTENZIONE E RISPETTO
Una svegliatine alla Società non ci sta male:
convinti come siamo che la serie A è una avventura bellissima e difficile, riteniamo che occorra
una riorganizzazione immediata nei posti apicali.
Dopo l’uscita di scena del Presidente Fabrizi
(ancora grazie per il servizio reso alla squadra e
alla città) il “patron” Stronati è un po’ il factotum.
Ci può stare anche bene, ma bisogna che segua
di più la squadra e dia disposizioni più precise
sui compiti. La tifoserie più calma della serie A è
anche quella più esigente e mediamente esperta.
Siena/Robur è un legame che va considerato
come un valore aggiunto e chi non lo capisce è
destinato ad avere guai. I primi atti di questo incipiente campionato ci raccontano di una serie di
micro e macro errori da “Guinness book records”. L’amichevole-guerra col Cosenza organizzata senza ascoltare chi la sapeva lunga (a
proposito quando conosceremo l’entità delle punizioni comminate ai tifosi e alla società calabrese? Ci dovremo accontentare dei solo sei
Daspo emessi contro altrettanti tifosi?); la partita
a Genova il giorno del Palio quando sarebbe
stato un piacere/dovere per tutti – atleti e staff –
essere in Piazza per meglio capire questo grande
popolo; la figuraccia del triangolare di Colle dove
ci siamo presentati – senza avvertire nessuno –
con la squadra Primavera; la foto ufficiale alla
prima al Rastrello fatta con soli 10 giocatori; la
mancanza dello speaker per l’incontro ufficiale
con l’Albino….e via di seguito. Stiamo dando la
sensazione di una certa improvvisazione e questo
non è consentito per la squadra, per il buon nome
della città e per lo sponsor. La parola d’ordine è
“organizziamoci” e rispettiamo di più coloro che
hanno speso una vita dietro al Siena. Prima che
finisca la pazienza.
BUONE INDICAZIONI
PER LA SESTA AVVENTURA
D’accordo che non era la Juve quella che avevamo di fronte sabato 23 al Franchi-Arena Montepaschi. Ma a noi la squadra di Giampaolo (e di
Beretta…) ci è piaciuta. Tolto il portiere e la seconda punta erano in campo giocatori già noti.
Mancavano Manninger, De Ceglie e forse Locatelli ma il team era lo stesso. E quindi l’ossatura
era collaudata. I sostituti si sono bene inseriti e
l’impressione è quella, specie da centrocampo in
avanti, che l’intesa sia già più che buona. Si ha
la sensazione di alcuni buoni schemi già mandati
a memoria. “Calcio d’agosto” sentenzierà qualcuno; ma a parte che sempre d’agosto si giocherà la prima di campionato, evidenziate le carenze di cui da tempo si parla, i bianconeri ci
sono piaciuti. Visto un Galoppa in grande spolvero, Portanova il solito muro, Rossi che esegue
perfettamente il suo compito, Rossettini ancora in
crescita, Karja autentico opportunista con il fiuto
del gol. Iniziamo quindi il campionato con maggiore serenità rispetto ad un anno fa anche se la
sensazione forte è che tutte le squadre in odore di
lotta per la retrocessione che verrà, si siano rinforzate notevolmente.
Con questa speranza ci accingiamo a giocarci
la sesta massima serie con alcune medaglie al
petto: unica squadra a non essere mai retrocessa
dal massimo campionato; la tifoseria più seria e
corretta; lo sponsor più prestigioso e munifico; città
e istituzioni molto legati al bianconero.
E scusate se è poco….
Rossi
Maccarone
Vergassola
10calcio
C’è apprezzamento per essere riusciti a trattenere i pezzi pregiati
ed aver dato una svolta alla politica della Società
Anche le intenzioni
meritano fiducia
Francesco Vannoni
La formazione
schierata contro
la Salernitana
Giovanni Lombardi Stronati sarà forse
uomo poco loquace, ma la sintesi tracciata in
occasione della partenza per il ritiro di Norcia, ci pare ancora oggi molto attuale. Il patron bianconero aveva detto, delineando le
strategie adottate per la costruzione del
nuovo Siena targato Marco Giampaolo, che
“sul campo non sarebbe stato facile vedere il
gran lavoro svolto dalla società, perché le importanti conferme degli elementi che costituivano l’ossatura del gruppo, avrebbero di
fatto regalato ai tifosi una rosa molto simile a
quella dell’anno precedente”.
Parole che nella loro telegrafica semplicità, suonarono come solari garanzie sulle intenzioni della società, smentendo subito l’inquietante ridda di voci, che come una moda
bizzarra e francamente un po’ stucchevole, si
erano diffuse, dopo la fine del rapporto con
Mario Beretta, su un esodo in massa dei
‘pezzi pregiati’ e che, al contrario, rappresentano la vera dichiarazione di intenti del
trio Stronati-Gerolin-Zanzi, impegnato a perseguire un progetto tecnico ed organizzativo
permeato sulla programmazione a mediolungo termine.
La solidità economica sulla quale il club
bianconero può contare grazie al forte e prestigioso sostegno della Banca Monte dei Paschi, uno degli sponsor più sostanziosi di tutta
la serie A, non solo ha scongiurato l’affannosa
corsa contro il tempo per lo scoglio ‘iscrizione’, che in anni passati aveva fatto trepidare gli sportivi senesi, ma ha permesso di
pianificare al meglio politiche e strategie gestionali mirate alla stabile permanenza della
Vecchia Robur nel calcio che conta.
La portata di queste credenziali ha decisamente invertito la tendenza: il Siena ha potuto costruirsi un proprio ‘parco giocatori’
passando dall’aleatoria ‘politica dei prestiti’,
alla più rassicurante certezza delle proprietà, o
comunque a delle posizioni contrattuali che
potessero condurre a questo status.
Un lavoro che dovrà, come ogni anno, passare al vaglio del rettangolo di gioco, unico
‘giudice’ di qualsiasi progetto sportivo, ma
che sembra aver convinto, oltre a Giampaolo,
chiamato per primo ad avallarne i passaggi,
anche i vari Portanova, Vergassola (in attesa
del sì di Codrea, confermatissimo faro del centrocampo ma in scadenza di contratto a Giugno 2009, con in dote un Europeo da leader
con la Nazionale romena e Maccarone con un
contratto fino al 2010), veri e propri pilastri
del Siena 2008/2009 ed autentiche ‘bandiere’
legate a doppio filo alle sorti della causa bianconera, sposata – va detto – con un rinnovo
contrattuale siglato non solo in nome del profondo feeling con la piazza, ma in virtù dell’opportunità professionalmente importante
che la Robur si sforza di garantire, a declinare
richieste allettanti e di prestigio.
Era inevitabile che, dopo la splendida rimonta-salvezza, con annesso record di punti,
per alcuni degli alfieri bianconeri non suonassero le sirene delle ‘grandi’: così, partito Loria
con destinazione Roma sponda giallorossa,
diventava prioritario che non ci fossero – per
così dire – sperequazioni da differenti rapporti
di forza e che dai buoni uffici tra le due società, sulla cui direttrice altre operazioni erano
andate in porto – si chiudesse di reciproca
soddisfazione: la comproprietà di Galoppa risolta a favore del
Siena, il prestito del
portiere Curci e quello
di Barusso, apprezzato
con la maglia del Rimini di Acori in serie B
e tornato in Italia dopo
alcuni mesi trascorsi al
Galatasaray, è apparsa
la contropartita più
adeguata per la rinuncia all’aitante centrale
ex Cagliari e Atalanta.
Ma è alla voce investimenti che la dirigenza bianconera ha
agito con lungimirante
tempismo e con
esborsi tutt’altro che
trascurabili per quei giocatori ritenuti tasselli
irrinunciabili, nell’attualità come per il futuro.
In questa direzione si leggono gli acquisti
a titolo definitivo di Rossettini, riscattato dal
Padova per una cifra vicina ai due milioni di
euro, di Kharjia, dopo un tira e molla non
scontato con il Piacenza e soffiandolo sul filo
di lana all’insistente corte del Lecce, dove per
l’appunto è arrivato Mario Beretta, suo ‘storico’ estimatore; di Andrea Rossi, passato dalla
Juventus al Siena nell’affare che ha riportato
alle dipendenze di Ranieri l’ottimo Paolo De
Ceglie, insieme alla comproprietà di Manuel
Coppola, arrivato a gennaio in prestito dal
Genoa (che ha ceduto ai bianconeri anche
l’attaccante Ghezzal) e uno degli artefici della
brillante ‘ripresa’ nella seconda parte della
scorsa stagione. Scegliere di puntare su Emanuele Calaiò, anche lui prelevato in comproprietà con diritto di riscatto, elemento di indubbio spessore tecnico, reduce da una
stagione poco fortunata con la maglia del Napoli, risponde ad una prerogativa dell’ambiente bianconero: quella di scommettere sul
rilancio di quei giocatori vogliosi di arrivare
nella piazza ideale per ritrovare la forma migliore e gli stimoli giusti.
C’è poi il colombiano Juan Camillo Zuniga, talentuoso cursore di fascia, proveniente dall’Atletico National di Medellin, sul
quale altre squadre europee avevano messo
gli occhi e che il Siena ha strappato ad
un’agguerrita concorrenza italiana, Lazio e
Palermo su tutte, assicurandoselo per i prossimi cinque anni o il portoghese Brandao,
prospetto dell’Under 21 lusitana.
Gli acquisti di Mancini e Zito dal Taranto,
dell’interessantissimo Sansone dalla Valle del
Giovenco, sono invece le fondamenta del
Siena che verrà, secondo una logica futuribile
alla quale le ‘piccole’ devono necessariamente
guardare per navigare ‘a vista’ nei sempre più
complessi equilibri di un mercato dove l’unico
modo per sopravvivere allo strapotere delle
‘grandi potenze’, è quello di pescare talenti
nella sconfinata fucina delle categorie minori,
facendoli gradualmente maturare sui palcoscenici più consoni allo sviluppo delle proprie
potenzialità.
La conferma di Marco Baroni alla guida
della “Primavera” non è soltanto il meritato
riconoscimento per il buonissimo lavoro
svolto finora, ma è il segno della continuità
che lo stato maggiore bianconero intende
tracciare anche a livello giovanile.
Non è per estivo costume buonista, ma
piuttosto sulla qualità del lavoro, che ci sentiamo di concedere un’apertura di credito in
termini di fiducia per mister Giampaolo e i
suoi ragazzi. Con il campionato alle porte
non c’è più tempo per i ‘’se’ o i ‘ma’. L’auspicio è quello di poter scrivere una nuova
memorabile pagina sul grande libro della
Robur; intanto, nella corsa all’ennesimo
‘scudetto bianconero’, dobbiamo ‘faticare’
tutti insieme per centrare l’agognato traguardo. Solo così, la sesta serie A del Siena
potrà scrollarsi di dosso l’abusata ‘etichetta’
di favola e meritarsi i più autorevoli crismi
della… Storia. •
“DIMMI DOVE VAI IN RITIRO E TI DIRÒ CHI SEI”
di Mario Lisi
11
È
fuor di dubbio che, in queste ultime settimane, la
parola “ritiro” è stata tra le più usate nel linguaggio degli sportivi e, ovviamente, delle televisioni come della carta stampata, a cominciare dalla
rosea “Gazzetta dello Sport” che con tale termine ha indicato la fine anticipata delle fatiche di diversi corridori
nei recenti Giri d’Italia e di Francia.
Ma “ritiro” ha anche ben altro significato che generalmente evoca il salutare isolamento dalla realtà quotidiana, in cerca di pace spirituale ad esempio, come ai
tempi della prima comunione quando trascorrevamo interminabili pomeriggi al Costone tra l’ennesimo ripasso
del catechismo, qualche calcio al pallone e – ricordo
strettamente personale – tanti edificanti progetti di fioretti poi mai realizzati o quasi.
Va da sé, però, che il “ritiro” che tiene banco per eccellenza resta quello a cui vengono ormai sistematicamente sottoposti gli atleti delle varie discipline sportive,
in particolare quelle di squadra e con il calcio a fare la
parte del leone.
Nel popolare sport della pedata, infatti, il ritiro è più
che mai sinonimo di toccasana preventivo o riparatore
dello stress psicofisico di campionati sempre più lunghi
e logoranti; è garanzia di concentrazione; mette al riparo da comportamenti libertini a cui i giocatori potrebbero altrimenti abbandonarsi fuori dal campo e,
anzi, il ritiro funge per loro da stimolo a migliorare le
prestazioni (non fosse altro che per evitarlo!). E dunque
in questo senso un ritiro può essere precampionato o
prepartita, anticipato, punitivo e via di questo passo.
Naturalmente le nostre società calcistiche, secondo
l’antico vezzo italico di non farsi mai mancare nulla a
maggior ragione nei momenti di crisi economica del
paese, hanno più che altrove sviluppato la capacità di
organizzarne di faraonici, specie in vista del campionato, privilegiando di gran lunga le amene località dell’arco alpino fino a non disdegnare talvolta di sconfinare addirittura all’estero. Poi, nel corso della stagione,
non si conteranno i soggiorni di lavoro consumati, in
vista dei vari impegni domenicali, nelle località vicine
alla sede della prossima partita. Per non parlare delle
trasferte in paesi baciati dal sole anche fuori stagione
con le quali taluni nostri club sono soliti sbarcare le varie soste del campionato.
Niente da scandalizzarsi, per carità, anche
perché in genere qualche sponsor e un paio di
gare amichevoli per aiutare i conti a quadrare
si trovano sempre in tali occasioni ma, di
certo, sono davvero lontanissimi i tempi in cui
perfino l’Inter, tanto per fare un esempio, si
concedeva giusto le faggete di Casteldelpiano!
E la regola per cui ormai nessun team
sfugge più alla doverosa preparazione precampionato fuori sede ha trovato anche quest’anno conferma un po’ a tutti i livelli, dalla
celebrata serie A alle categorie inferiori dei
professionisti e addirittura dei dilettanti; semmai, con il blasone cala vertiginosamente l’altitudine della montagna prescelta, spesso ci si
accontenta della verde collinetta nella provincia confinante, magari di un agriturismo sperduto tra i boschi ma solitudine, aria pura e soprattutto il riparo da occhi indiscreti non se li
fa più mancare pressoché nessuno.
Doverosamente anche il nostro beneamato
Roburrone ha percorso come tutti gli altri l’escalation
del ritiro (precampionato, prepartita, ecc.) ma - va detto
- sempre con i piedi ben piantati per terra a dimostrazione di come si possano raggiungere risultati storici
anche senza strafare come, fortunatamente, è da sempre nello stile dell’A.C. Siena.
A voltare le spalle al Rastrello si cominciò dunque
verso gli anni ottanta quando il ruspante quanto vicino
eremitaggio di Casciano di Murlo parve più che sufficiente ad ospitare le fatiche estive dei bianconeri. Il
primo salto di qualità, se così si può dire, si ebbe solo
quando fu la volta del nostro Monte Amiata ad accogliere la truppa guidata, proprio in una di quelle occasioni, da un Marcello Lippi ancora alle primissime esperienze in veste di allenatore in serie C. Da allora nel
tempo, salvo qualche rarissima eccezione, la società senese ha sempre preferito paesini di mezza montagna –
ieri Santa Fiora, da un paio d’anni Norcia – che in definitiva, per allenarsi a giocare a calcio, non hanno nulla
da invidiare ai ben più costosi centri dolomitici.
Ciò che palesemente è cambiato di più anche nei ritiri estivi del Siena, e che contribuisce a darci la misura
della posizione acquisita nel dorato calcio nazionale
dalla società bianconera, è soprattutto l’atmosfera di
grande professionalità che traspare dalle immagini televisive quotidianamente pervenuteci dal ritiro umbro
della squadra di Giampaolo: anche al profano appaiono
chiari i segni di un’organizzazione capillare e di un lavoro che con la squadra coinvolge uno stuolo crescente
di addetti (tecnici e preparatori atletici, medici e fisioterapisti, magazzinieri e accompagnatori) attorno al
quale ruotano come sciami di api laboriose giornalisti e
operatori TV.
Unica nota stonata a turbare l’inizio di stagione
2008/2009 resta l’incursione a Norcia degli pseudotifosi cosentini le cui recenti gesta ai danni degli sportivi
senesi con famiglia al seguito per quella che doveva essere una innocua gita di piacere nel ritiro del Siena sono
ormai purtroppo note a tutti. Evidentemente la mamma
degli imbecilli non solo - come si suol dire - è sempre
incinta ma nemmeno pare volersi abituare a sfuggire la
calura estiva andandosene in ferie. •
12calcio
Com’è visto il Siena dall’esterno? Lo abbiamo chiesto a tre prestigiose firme
del giornalismo sportivo italiano
Una realtà che può ripetersi
Ci siamo. Dalle parole si passa finalmente ai fatti, con tutti i rischi del caso,
perché ogni estate si porta fatalmente
dietro malumori, rimpianti, speranze…
Siena ed il Siena non fanno eccezione,
ecco perché abbiamo pensato di far parlare chi segue il calcio da una posizione
privilegiata e comunque privo di condizionamenti. Ad esempio Luca Calamai,
vice direttore de La Gazzetta dello Sport,
Antonio Barillà, vice capo redattore del
Corriere dello Sport-Stadio e Giovanni
Tosco, inviato di Tuttosport. A loro abbiamo rivolto sette domande, di cui questa è la prima: Che giudizio si è fatto del
nuovo Siena e della sua campagna acquisti-cessioni?
CALAMAI: “Finalmente si è capito che i giovani meritano qualche scommessa in più.
Non si può campare soltanto sui giocatori
anziani, anche se sono indispensabili per
un giusto equilibrio. L’asse portante (Portanova-Vergassola-Maccarone) mi sembra valido, meglio se a questi si aggiungerà Curci. Calaiò sono convinto che farà
parte della seconda fascia di attaccanti,
se non della prima”.
BARILLÀ: “Sicuramente la società si è
mossa con intelligenza e con investimenti mirati, dunque può far bene”.
TOSCO: “La squadra mi sembra ancora incompleta, l’attacco è un po’ leggerino,
così come manca sicuramente qualcosa
in difesa. Le stesse cose che ha detto
anche Giampaolo”.
La seconda domanda investe il ruolo
dell’allenatore: Come cambia il Siena da
Beretta e Giampaolo?
CALAMAI: “Non vedo grandi rivoluzioni.
Giampaolo sta ancora cercando la quadratura del cerchio, quindi è presto per
fare confronti. Fermo restando che l’ex
cagliaritano è un signor allenatore.”
BARILLÀ: “La mentalità è quella giusta. Entrambi sono giovani e tendono ad inseguire il risultato con il bel gioco. Beretta
è stato giustamente rimpianto, ma il suo
successore non è da meno”.
TOSCO: “Sono due tecnici che sanno adattarsi alle caratteristiche dei giocatori a disposizione, ma Giampaolo forse tende di
più a ricercare il risultato attraverso il gioco.
Anzi, punta molto sulla qualità del gioco”.
La terza domanda è più articolata: Al
sesto anno di serie A si può considerare de-
finitivamente inserita nella massima serie,
oppure il peggio deve ancora arrivare?
CALAMAI: “C’è una assuefazione fisiologica alla categoria, per cui bisogna sempre aspettarsi il peggio. Non a caso società come il Chievo ieri ed il Livorno
oggi, sono retrocesse nel momento del
massimo splendore, cioè quando hanno
disputato le coppe”.
BARILLÀ: “La struttura societaria ormai è
quella di una squadra di serie A, però
non deve mai venir meno la consapevolezza del livello raggiunto. E stare sempre attenti a non fare il passo più lungo
della gamba”.
TOSCO: “Il confronto con il Chievo ormai
non regge più. Siena in questi anni è diventato un punto di riferimento per
squadre medio-piccole, e poi mi sembra
che l’ambiente sia sempre carico, con
una passione ed un entusiasmo che sono
a prova di assuefazione.”
La quarta domanda è proiettata verso
il futuro: Qual è la strategia societaria migliore per una piccola realtà come quella
senese?
CALAMAI: “Quella di creare un solido nucleo di gente esperta a cui affiancare 5/6
giovani di belle speranze, perché solo così
una piccola società può pensare di sopravvivere a questi livelli”.
BARILLÀ: “Puntare su due obiettivi paralleli: valorizzazione dei giovani per godere
delle loro qualità e garantirsi una certa
continuità economica. Nel contempo inserire almeno un elemento di riferimento.
Spendere e spandere non è una politica
che paga alla lunga, anche se Siena si
presenta come una città ricca e benestante, oltre che appassionata”.
TOSCO: “Intanto bisogna capire che le big
sono una cosa e la realtà del Siena un’altra. Con i soli giovani non ti salvi, ma un
giusto mix con qualche elemento di categoria può essere la soluzione ideale”.
A proposito di giovani: Se ci sono,
come si chiamano i gioiellini di questa
squadra?
CALAMAI: “Butto giù a braccio un poker di
ragazzi: Galoppa, Forestieri, Rossettini e
Rossi”.
BARILLÀ: “Sicuramente Kharja e Curci, se
riuscirà ad esprimere in pieno tutto il suo
. potenziale.
TOSCO: “Il portiere deve maturare, ma è di
grande qualità. In assoluto comunque
direi Galoppa, che ha qualità, quantità,
tiro e personalità”
La penultima domanda è un po’ provocatoria: Basterà aver battuto Juventus,
Roma e Fiorentina per guadagnarsi un
po’ di attenzione da parte dei massmedia nazionali, colpevoli peraltro di non
aver sottolineato la conquista della Coppa
Disciplina e del Trofeo Fair Play da parte
della tifoseria bianconera?
CALAMAI: “I giornali nazionali sono condizionati dai cosiddetti bacini d’utenza, e
questo spesso va a scapito dei piccoli
centri. Ciò non toglie che questi svolgano
un ruolo importantissimo nel mantenere
alto l’interesse per il campionato”.
BARILLÀ: “Purtroppo questo è un limite che
ci portiamo appresso da sempre. Se la notizia è appena un po’ negativa si approntano 10 pagine, se è positiva passa quasi
inosservata. A Siena c’è la giusta pressione, ma senza eccedere mai. La vittoria
sulle big deve sollecitare l’orgoglio della
città e la sua soddisfazione, senza dimenticare che le gerarchie sono altre…”
TOSCO: “È vero che sono i grandi club a
garantire un certo ritorno , spesso però
bisognerebbe tener conto delle diverse
realtà e non dimenticare che i campionati si fanno non con le sole grandi, ma
anche con le piccole e medie squadre.
Anzi, se una di queste ha la meglio su
una big l’interesse del torneo ci guadagna. Quindi ben vangano società come
quella bianconera”.
Per concludere: Da quali squadre dovranno guardarsi i bianconeri in chiave
salvezza?
CALAMATI: “Chievo, Reggina, Cagliari,
Lecce , Catania e forse anche Bologna e
Torino”.
BARILLÀ: “Dalla B sono saliti due club che
vogliono fare cose importanti (Napoli e Bologna), ma Lecce, Reggio Calabria e
Chievo non hanno scampo. A parte le
quattro grandi più una (la Fiorentina) e
dopo quelle della seconda fascia (Palermo,
Sampdoria, Genoa, Udinese e Lazio), sono
tutte destinate a lottare per non retrocedere. Il Sierna comunque non lo metterei
fra quelle che devono sudare per farlo.”
TOSCO: “Le maggiori indiziate sono Reggina, Cagliari, Chievo e Lecce”.
m.c.
febbre alta
antonio gigli
CADUTA DI STILE
Per un tifoso di calcio il fischio d’inizio della
prima gara di campionato è una vera e propria liberazione. Si chiude, finalmente, la noiosa fase del
precampionato, fatta di amichevoli più o meno
utili, nelle quali si tirano delle somme, almeno dal
punto di vista del tifoso, molto spesso sbagliate.
Adesso si torna a fare sul serio, i tre punti conteranno davvero e i nodi verranno al pettine.
Se mai come in questa estate il Siena abbia
lavorato tranquillamente dal punto di vista economico, altrettanto non si può dire sul fronte delle
polemiche che sono venute fuori, immancabili
come l’abete a Natale e l’uovo pasquale. La vis
polemica di noi tifosi bianconeri conosce tutte le
sfumature e quest’anno si è arricchita di un nuovo
campionario. La società ha ritenuto giusto giocare
un’amichevole nel giorno, anzi nell’ora stessa, del
Palio. Dovevamo stare tutti zitti? Certo che no e
infatti ne abbiamo parlato ad alta voce. Come si
fa a vedere Galliani affacciato dalle finestre del
Monte dei Paschi, e sapere che il Siena ed il suo
staff sono a La Spezia a giocare? Una caduta di
stile notevole che possiamo pensare solo come un
errore che insegni cosa vuol dire Siena.
Passiamo anche l’amichevole anti-Palio e andiamo avanti, da adesso si fa sul serio, gli errori
si pagano davvero e non solo a parole. Un inizio
incerto, visto il calendario, sarebbe gravissimo, e
si ripercuoterebbe sul futuro. Iniziare il torneo giocando con Atalanta, Cagliari e Lecce è ottima
cosa solo se si sfrutta al massimo, altrimenti è
un’arma a doppio taglio.
Dal lato tecnico che dire del Siena di Giampaolo? Se guardiamo le amichevoli poco, se vediamo la prima gara ufficiale, tanto. La vittoria
netta e corroborante in Coppa Italia contro l’Albinoleffe, ha dato fiducia a tutto l’ambiente, ma
alcuni tasselli mancano ancora e speriamo che le
ultime ore di mercato servano a trovare quel centrale difensivo e quel tornante, per esempio, che
tanto servono al nuovo mister bianconero.
I tifosi? Detto già delle
polemiche (compresa l’amichevole farsa di Colle)
aspettano e si dividono,
come sempre, tra ottimisti e
pessimisti. Non vogliamo
iscriverci a nessuno dei due
partiti, ma vorremmo che
tutti prima di emettere giudizi assoluti e definitivi,
contino fino a dieci e pensino al fatto che siamo in
serie A per la sesta volta
consecutiva (un record) e
che realtà, alcune molto più
grandi di noi, come Messina, Lucca, Spezia, Perugia, Taranto, veleggiano in
categorie lontane anni luce
dal panorama dorato della
serie A, tra un fallimento e
l’altro. Questo non vuol dire
accontentarsi, altrimenti
non saremmo tifosi, ma
nemmeno esasperare i toni
di quella che resta una
splendida avventura.
Bene, e ora sotto a chi
tocca che si chiami Ronaldhino, Amauri, Mourinho e
via dicendo. Noi, la Robur,
ci siamo ancora, più agguerriti che mai, con tutta
l’enfasi che si vuole. Facci sognare ancora, Roburrone!!!
Ps: poi ci sarebbe stat un’altra amichevole (?)
col Cosenza. Ma qui è meglio stendere un velo
pietoso. Bastano le immagini.
Primi abbracci benauguranti ed una immagine (sotto)
dell’aggressione subita a Norcia dai tifosi bianconeri
14calcio
Gigi Toscano, Presidente della società neroverde, punta deciso ad un aumento dei servizi
da mettere a disposizione dei ragazzi
San Miniato:
dalla ‘Scuola Calcio’ alla ...piscina
Gigi Rossetti
Per fortuna
il presidente
neroverde
è abituato
a pedalare...
Evidentemente è una Società, il Gruppo
Sportivo San Miniato, destinata ad avere
presidenti di alto spessore. Dopo i tempi
pionieristici di Ilio Bernini,e la successiva
gestione del grande Aldighiero Fini che il
Gruppo Sportivo ha portato ad altissimi livelli, il testimone, proprio su indicazione di
quello che oggi è diventato il presidente
onorario, è stato raccolto da Gigi Toscano
che in questa avventura ha avuto il non facile compito di mantenere prima e migliorare poi, la posizione raggiunta dalla società nero verde nel panorama calcistico
provinciale e regionale.
Tempus fugit dicevano i latini, il tempo
fugge, passa lento ma inesorabile come la
sabbia nella clessidra; tanta sabbia da formare una collina alta cinque anni, tanto è
il tempo fin qui trascorso al timone societario. Allora fermarsi un attimo ( per lui
uomo sempre in movimento non è facile)
e riflettere su questo primo lustro. “Sì è
vero, il tempo corre via e per me velocemente
– dice Gigi Toscano
–. Una riflessione?
Devo dire che è stato
un periodo di grande
soddisfazione perché
chi ha riposto fiducia
in me non è stato
tradito. Molto lavoro,
poche parole, tanti
fatti. In cinque anni
siamo riusciti a sanare delle situazioni
non facili derivanti
da scelte non felicissime; non è stato facile ma ci siamo riusciti con grande
impegno di tutti e
quindi non posso che
essere contento.”
Dalle parole di
Gigi Toscano si può
benissimo dedurre
che la ‘nota’ battuta
(e dolente per tanti)
sia quella finanziaria
e così il presidente
continua: “Ma non
sono un mago della
finanza, ci mancherebbe altro! Ho studiato per
quello ma non faccio magie: Ho avuto la fortuna di avere sempre al mio fianco Aldighiero
Fini e questo è stato molto importante e poi ho
avuto il sostegno morale delle istituzioni e
quello materiale di grandi sponsor come la
Banca Toscana, la Fondazione MPS, la banca
CRAS, e altre aziende che hanno creduto nel
nostro progetto.”
La riconoscenza per Gigi Toscano non è
un optional; sono parole sincere le sue nei
confronti di chi in questi anni lo ha assecondato e che in un certo senso, però, potrebbero dare al pensiero una lettura un
po’ troppo semplicistica.. “Ed in effetti il lavoro non è tutto lì perché ci siamo travestiti
un po’ da ‘giardinieri’ e un po’ da ‘formichine’, abbiamo ‘potato’ spese inutili e ci
siamo proiettati verso il massimo del risparmio, soprattutto nelle utenze dove i costi lievitano giorno dopo giorno; massima attenzione alle spese ordinarie e poi il prezioso
volontariato, pilastro essenziale, di alcuni nostri dirigenti. La nostra linfa vitale è questa:
politica oculata, mirata e lungimirante e oggi
possiamo con orgoglio vantarci di avere un
bilancio sano e garantito anche per gli anni
futuri.”
E la spiegazione alle cose appena dette
arriva in un attimo.
“Energia elettrica e acqua – continua Gigi
Toscano – sono beni preziosi che bisogna risparmiare e allora noi abbiamo installato
pannelli fotovoltaici e attivato un pozzo artesiano già esistente che ci consentirà, con
un apposito depuratore, di alimentare gli impianti docce degli otto spogliatoi a suo tempo
realizzati.”
Oculatezza e lungimiranza sono i cardini
della politica neroverde e qui Gigi Toscano
fa rientrare anche il prossimo importante
progetto che ha in mente. “Sì, pensiamo alla
realizzazione di una piscina nei nostri impianti. Vista la disponibilità d’acqua, è un progetto che stiamo studiando insieme all’Amministrazione Comunale e se come auspicabile
sarà cosa fattibile, sarà fruibile nei mesi estivi,
gratuitamente dai nostri tesserati e dai bambini della Scuola Calcio e ovviamente dai loro
genitori. Insomma cerchiamo di aumentare
sempre di più la qualità e la quantità dei servizi da mettere a disposizione dei ragazzi che
vengono a giocare da noi. Una volta realizzata l’opera, vorremmo anche mettere in piedi
delle attività acquatiche dove oltre ai nostri
tesserati potranno partecipare anche tutti i
giovani del quartiere di San Miniato, anche se
al solo scopo di migliorare il loro sviluppo e la
loro crescita fisica. È un progetto che, visto
quello che in questi cinque anni siamo riusciti
a fare, vorremmo vedere realizzato entro la
prossima primavera. Un progetto interessante
per noi certamente ma anche per tutto il quartiere di San Miniato.”
Oculatezza, lungimiranza e visto quello
che le cronache in questi ultimi giorni ci
hanno raccontato, anche massima trasparenza. “Assolutamente sì” è la sottolineatura perentoria del Presidente che prosegue: “Etica comportamentale e massima
trasparenza in tutto e per tutto. Non a caso
mi sono circondato di persone che in ogni
momento possono verificare il nostro modo
di operare. La nostra contabilità la tiene, e
non è un segreto, la Confesercenti e poi all’interno del nostro consiglio c’è il generale
Del Gaudio per cui… massima correttezza
con tutti a partire dai ragazzi e i loro genitori; è un comportamento che ci ha dato
sempre buoni frutti e che siamo sicuri continuerà a darceli. Il nostro modo di operare è
questo, su quello degli altri preferisco non entrare in merito.”
Vive nel calcio ma viene dal ciclismo
Gigi Toscano e così questi cinque anni possono essere paragonati ad una sorta di ‘traguardo volante’. In attesa dello striscione
d’arrivo.
“Qui c’è tanto da fare, per cui quello striscione lo vedo ancora abbastanza lontano.
Penso piuttosto al prossimo Gran Premio
della Montagna perché la strada è sempre in
salita. Lavoriamo come detto tantissimo per
mettere a disposizione dei ragazzi un servizio
sempre più qualificato ed è chiaro che ora
che le iscrizioni alla Scuola Calcio sono già
aperte, ci aspettiamo una massiccia risposta
dai ragazzi che qui da noi hanno davvero la
possibilità di diventare grandi, dall’asilo alla
maturità: dai primi calci agli Allievi Regionali
San Miniato è davvero la scelta giusta per
tutti quelli che amano divertirsi, stare bene
insieme, giocare a calcio e crescere in un ambiente sano.” •
zapping
vincenzo coli
LA CINA VICINA E I MAESTRI LUCIANONI
In principio fu Luciano Gaucci, un esempio,
un modello, un faro nella nebbia spessa del calcio italiano. Uno che dieci anni fa aveva già capito tutto. Che dite? Gaucci ha combinato un
mucchio di casini con il suo Perugia? Uno che
compra un cavallo per 12 milioni di lire, lo mette
in pista, ne ricava premi per 3 miliardi e lo rivende a 7, porta il suo club dalla C alla A, si fa
squalificare per illecito sportivo, dà fiducia a un
grande allenatore come Serse Cosmi, lancia calciatori importanti quali Materazzi, Liverani, Miccoli, Grosso, vince una coppa Intertoto, porta al
fallimento la società che affonda in serie C, viene
inquisito per bancarotta fraudolenta e scappa a
Santo Domingo rendendosi irreperibile e lasciando i figli a vedersela con la giustizia italiana
e una fidanzata inconsolabile finché non si rifidanza con un futuro presidente della Camera,
non può che essere un grande. Ma mica per queste alterne discutibilissime vicende. È un grande
perché capì prima di tutti una cosa importante: il
calcio non è un’isola e tanto meno un’isola felice,
ma un pezzo di umanità sballottato tra i flutti perigliosi dell’economia mondiale, per cui anche
l’industria pedatoria va globalizzata, senza
paure e anzi con un poco di ribalda improntitudine. Gaucci fece scalpore comprando i primi
giocatori con gli occhi a mandorla: il giapponese
Nakata, più tardi buon comprimario nello scudetto della Roma, e il coreano Ahn, che in campionato quasi non si vide ma si rifece ai mondiali
2002 silurando l’Italia del Trap. Il vulcanico presidente si assicurò l’attenzione dei media asiatici
- che seguirebbero un loro compatriota con legioni di cameramen anche se lo prendesse il Certaldo – e stipulò contratti pubblicitari d’oro. I due
campioncini venuti dall’estremo Oriente nella città
del Grifone combinarono pochino, ma quante
foto in copertina. E che affare Nakata: fu rivenduto ai giallorossi a un prezzo dieci volte superiore alla spesa. Tanto che il giochino fu ripetuto
senza fortuna con Alì Samereh, acquistato con la
mediazione di un mercante di tappeti e subito definito l’ ‘Inzaghi persiano’. E quando i giornali cominciarono a trascurarlo, Lucianone se ne uscì
con un’altra genialata: a me gli occhi please, ora
compro una calciatrice donna - aveva scovato
una tedesca grossa e bianca uguale al vecchio
Briegel – e la lancio in serie A. Non ne fece nulla,
ma passò per un sostenitore benemerito del femminismo, e riguadagnò la luce dei riflettori.
L’esempio di Gaucci – esempio limitato all’attenzione verso il Sol Levante, sia ben chiaro –
sembra sia stato recepito dal presidente Lombardi
Stronati che ha incaricato il suo ds Manuel Gerolin, ospite del CIO e della FIFA alle Olimpiadi, di
scovare qualche talento made in China: si è parlato del centrocampista Zheng Zhi attualmente in
Gran Bretagna tra il Charlton e il West Bromwich,
poi del difensore del Dalian Shide, Feng Xiaoting,
il quale sembra possa arrivare a parametro zero
nel gennaio 2009. Naturalmente, se ai tempi
di Gaucci i giocatori
orientali si prendevano
con quattro yen, oggi
costano una tombola,
stanno sul mercato e
vantano quotazioni di
tutto rispetto. Giusto
così, perché tecnicamente sono bravi,
hanno solo il problema
di ambientarsi, e nessuno può più associarli
come un tempo all’idea del sottosviluppo
calcistico. Provare per
credere: digitate Dalian su Google immagini. È la città di Feng
Xiaoting, sei milioni di
abitanti,
modernissima. E indovinate a
chi ha dedicato un monumento in una delle
sue piazze centrali: a
Garibaldi? A Mao? Alla Coca Cola? Sbagliato. A
un pallone di football bianco e rosso del diametro di venti metri. Se il loro giocatore simbolo
viene a Siena, prepariamoci a gemellarci con la
città più impazzita per il gioco del calcio che esista al mondo, altro che Rio de Janeiro.
Da un Lucianone all’altro. Gianni Falciani, capitano plurivittorioso del Bruco, si è autoparagonato con orgoglio a Luciano Moggi, e qualcuno si
Feng Xiaoting
è scandalizzato. Ma perché? Se l’ambiente del
calcio non ha mai avuto come modello di riferimento – né prima né dopo Calciopoli - l’universo
etico delle suore stimmatine, tutto preghiere e fioretti, ce lo deve forse avere il Palio, dove tutto si
compra e si vende alla luce del sole, e l’astuzia
malandrina è il sale della festa? Le anime belle
abitano altrove. Dove stanno, e soprattutto se esistono davvero, fatecelo sapere. •
17cinque cerchi
Alla vigilia della nuova stagione sportiva, il presidente provinciale del Coni ci anticipa
i temi in agenda
Obiettivo: “Mission ...possible”
Francesco Vannoni
L’inizio della nuova stagione sportiva non è soltanto la prima tappa
di un lungo cammino per le realtà senesi e le molteplici ‘anime’ di una
provincia come la nostra tanto vivace e variegata, ma rappresenta un
approdo importante anche per il Comitato Provinciale del Coni di
Siena, impegnato nel consolidamento di una progettualità strutturale
ed organizzativa più capillare che sappia guardare a tutte le esigenze
sociali ed educative del territorio.
Uno sforzo certamente non semplice, che il Coni senese, il Presidente Roberto Montermini insieme all’intero staff del Comitato, vuole
perseguire con convinzione, puntando sulla sinergia e l’interscambio
tra tutta la ‘galassia federale’ che riunisce all’interno delle nuove stanze
di Via Liguria un numero considerevole di soggetti ed organi periferici.
Il tutto, rafforzando le già marcate consonanze con gli Enti di Promozione Sportiva, alla ricerca della più ampia collaborazione per raggiungere la dimensione perfettamente funzionale al progressivo sviluppo di un’offerta sportiva in costante evoluzione e nella cui conformità
il Coni di Siena lavora alla definizione di iniziative istituzionali e allo studio di programmi di intervento inerenti alla propria ‘mission’.
“Sotto questo aspetto – spiega il Presidente – gli spazi di cui abbiamo potuto dotarci grazie ai locali della nuova sede, che pure necessitano di un’attenzione costante per cercare di ottimizzarne le potenzialità, frequentati quotidianamente da tecnici, dirigenti, uomini e
donne di sport, hanno incrementato la nostra attività e favorito preziosi input per un lavoro d’insieme che coinvolge le forze interne del
Comitato, il fondamentale sostegno delle istituzioni locali – dall’Amministrazione Provinciale di Siena, a tutto il mondo della scuola, segmento al quale ci rivolgiamo con particolare slancio, incontrando la
competente adesione del Prof. Luigi Sebastiani Dirigente dell’Ufficio
Scolastico Provinciale e del Prof. Francesco Binella, coordinatore dell’Educazione Fisico-Motoria presso la stessa struttura; al Comune
capoluogo nella persona dell’assessore Massimo Bianchi, per arrivare a tutte le Amministrazioni civiche della nostra provincia e senza
dimenticare la totale sintonia con il Comitato Regionale Toscano, il
suo presidente Ernesto Rabizzi, al quale ci lega una stretta relazione
operativa e la piena convergenza di intenti e metodologie per la diffusione degli insegnamenti ancestrali dello sport”.
“Questo è il coronamento di un fondamentale gioco di squadra –
riprende Montermini – dove il profondo rispetto dei singoli ruoli e l’integrazione di competenze diverse si completano, incastonandosi nel
mosaico di tante iniziative in grado di riscuotere successo e interesse”.
Il pensiero corre al ‘Bambino sceglie lo Sport’, riservato agli alunni
della scuola primaria, promosso con il contributo dell’Amministrazione
Provinciale di Siena, con l’instancabile apporto dell’assessore allo
sport Giorgio Del Ciondolo.
“Questo progetto è al suo settimo anno e ha registrato la crescita
costante dell’indice di gradimento, non solo tra i ragazzi ma anche e soprattutto nel corpo insegnante e tra gli educatori, per i quali – tra l’altro – organizziamo annualmente corsi propedeutici di aggiornamento”.
“Ad oggi ‘Il ‘Bambino Sceglie lo Sport’, che vorremmo sperimentare
a partire dall’ultimo anno della scuola materna rispondendo in tal senso
ad una precisa sollecitazione, ha coinvolto 35 comuni della provincia,
23 istituti comprensivi per un totale di 66 scuole aderenti, espressione
di oltre 115 tra insegnanti e istruttori federali, 9000 alunni”.
“Numeri da record che richiedono uno sforzo ulteriore in quantità,
qualità e competenza degli educatori: va in questa direzione il nuovo
corso formativo per educatori scolastici che coinvolgerà appieno le federazioni, gli Enti di Promozione le discipline associate e tutte le forze
attive nel mondo dello sport”.
“Agli ottimi riscontri del ‘Bambino sceglie lo Sport’ concorre il successo, sia in termini di partecipazione che di qualità degli elaborati,
del correlato concorso grafico, la cui valenza investe il campo delle facoltà espressive dei ragazzi, affinandone nozioni e conoscenze,
come utile patrimonio formativo da abbinare all’attività didattica”.
Di concerto e su incarico dell’Amministrazione Provinciale, il Coni
è impegnato anche nella definizione delle linee guida del Piano Triennale per lo Sport della Provincia di Siena, coordinato dal Prof. Alessandro Lovari; ma la prima metà dell’anno 2008 è stata caratterizzata
anche da altri appuntamenti non certo minori come la manifestazione
territoriale dei nuovi ‘Giochi della Gioventù’ presso il Campo Scuola
‘Renzo Corsi’ e la ‘Giornata Nazionale dello Sport’.
“Tra i progetti in cantiere c’è naturalmente la ‘Giornata Olimpica
Provinciale’, che si terrà, come consuetudine e in virtù di una sempre più proficua collaborazione, presso l’auditorium della Banca di
Credito Cooperativo Sovicille; il corso di formazione per istruttori
C.A.S. con qualifica federale ed il loro aggiornamento sul tema della
‘Gestione e conduzione del gruppo-squadra’ e la tradizione ormai
consolidata della ‘Festa dell’Amicizia’, kermesse che porterà nella
nostra città una rappresentativa C.A.S. della Provincia di Siena e una
di Terni, le quali si cimenteranno in alcune gare-esibizione su discipline preventivamente selezionate”.
Nell’ottica di una cultura sportiva che sappia diventare ‘testimonianza di valori’, e che proprio nelle recenti Olimpiadi di Pechino ha
trovato, salvo rarissime eccezioni, la vetrina più autorevole, il ruolo più
delicato è quello del dirigente.
Il Coni di Siena, da sempre attento e sensibile alle responsabilità
e alle competenze di questa figura, ritiene fondamentale curarne la
formazione in ordine a tutte le nuove dinamiche che ne investono la
sfera di movimento; dalle normative sanitarie, alle disposizioni in
campo tributario, organizzativo e gestionale, premiandone, nello
stesso tempo, la dedizione e l’entusiasmo, con i riconoscimenti che
verranno consegnati nella ‘Giornata del Dirigente’ a chi si sarà particolarmente distinto nella disciplina di appartenenza.
“L’idea del seminario di formazione dal titolo ‘Dirigente sportivo
oggi’, – riprende Montermini – che vorremmo realizzare in collaborazione con i docenti della Scuola Regionale dello sport, nasce dall’esigenza di dare a quanti si adoperano con encomiabile passione
per promuovere lo sport ad ogni livello, le nozioni basilari sulla casistica generale di queste ed altre tracce di intervento”.
Saranno poi proposti alcuni convegni incentrati sulle tematiche
più attuali riguardanti il mondo dello sport, ma con evidenti ricadute
positive sul bene comune.
“Per questo – sottolinea il Presidente del Coni senese - ci occuperemo di doping, affrontando, con il contributo professionale e scientifico dei medici sportivi, uno dei problemi più gravi e più complessi
ai quali il mondo dello sport deve necessariamente e moralmente far
fronte e, in accordo con il dipartimento di Pediatria Preventiva dell’Università di Siena, concluderemo il progetto ‘Asma e Sport in Età
Pediatrica’, illustrando e analizzando i risultati emersi nell’attività di
screening condotta in tutta la nostra provincia su bambini da 8 a 12 Montermini con il Presidente
anni, per un approccio socio-sanitario all’attività sportiva e alle even- della Polisportiva Ricci
tuali patologie connesse agli spazi e ai contesti
dove si svolge”.
“Il nostro compito è anche quello – conclude
Montermini – di portare all’attenzione della collettività questioni ‘universali’, che nello specifico
possono sembrare estranee al nostro raggio
d’azione, ma che al contrario devono ottenere,
anche attraverso lo sport, la necessaria cassa
di risonanza per l’acquisizione di una consapevolezza generale; come ad esempio l’emergenza del risparmio idrico-energetico negli impianti sportivi, oggetto di un confronto che
interesserà i presidenti e i delegati delle varie
federazioni oltre agli assessori allo sport di tutti
i comuni della provincia, con esperti relatori che
illustreranno e suggeriranno le soluzioni più
adeguate in materia di risparmio, riciclaggio e
salvaguardia dell’ambiente”. •
foto Andrea Bruschettini
Come da un piccolo centro
può nascere
un grande torneo internazionale
Supplemento a cura di Enrico Campana
www.itfmonteroni.com
Il primo
milione
di Monteroni
Sfonda nella rete e come pubblico la prova-clou del
tennis in Toscana organizzata dal CT Match Ball di
Monteroni ormai una galleria del grande tennis al
femminile
A Monteroni succedono davvero cose insolite. Il torneo di tennis è sempre una miniera di fatti misteriosi; ad esempio nelle
sette edizioni non ha mai vinto la favorita, e
per ben 4 volte è stata addirittura eliminata al
1° turno. Hai voglia a dire che, ormai, il livellamento è tale che la classifica non
conta!... Quest’anno la n.1 del tabellone era
Renata Voracova, 120 mondiale, il ranking
più alto di una partecipante, la longilinea
ceka (m.1,80) si era ritagliata apposta questa settimana venendo dalla lontana ucraina
per mettere la firma alla prima vittoria dell’anno, dare vetrina alla sua carriera. Eppoi
a Monteroni per ben due volte (e consecutivamente) hanno vinto due wild card due,
due wild card giovani e non classificate, la
Virgili nel 2004 e la Corinna Dentoni oggi
miglior italiana “under 20” nel 2005.
Stavolta ho visto con i miei occhi una
vincitrice (Nathalie Vierin, non più giovane
con i suoi 26 anni, tre stagioni senza vittorie, un ritorno difficile in primavera a Firenze) che sembrava andasse in campo
Simona Halep
Anna Floris
Lisa Sabino
Presentazione delle atlete
nella finale per onor di firma. Ha vinto invece nel tie break, alle soglie delle 3 ore di
gioco, contro una rivale più giovane di 3
anni, un personaggio da copertina, una
“bella e impossibile” la Mady Minella lussemburghese di passaporto e italiana – dice
lei – nel cuore e agli onori delle cronache
per il fidanzamento ufficiale con un campione del tennis, il cipriota Baghdatis col
quale vive e si allena a Parigi.
Ah, dicevo, la Vierin che nel 2007 fu
l’ultima italiana a uscire dal Foro Italico, la
prima giocatrice che abbia calcato i campi
del grande Slam a scegliere Monteroni per
il suo rilancio. Una giocatrice col suo fardello di problemi fisici, reduce da un’operazione al piede per una frattura da stress,
un’atleta vera, di razza dura come la valdostana, la quale per la fretta di rientrare alle
gare nel tentativo di riguadagnare il ranking
dov’era n.103 qualche anno fa, ci ha dato
dentro, e adesso si porta dietro piccoli problemi cronici, vedi due ossicini che sfregano fra di loro e provocano dolore. Questa
tennista d’acciaio ha stupito una prima
volta quando richiesto l’intervento in semifinale del medico, è stata trattata dal fisioterapista Simone Casani che ha abbracciato
dopo il trionfo, e ha vinto. Una giocatrice
che l’indomani mattina, il sabato, dopo una
notte insonne, non riusciva quasi ad appoggiare il piede, e che dopo una serie di
esami e di trattamenti, grazie a un tutore è
andata in campo e ha vinto stoicamente il
titolo. Ecco perché, alzando il trofeo, ha
messo l’accento su questo “mezzo miracolo” che vale la pena di riportare anche se
il tennis è distratto… tanto la prossima settimana sei già da un’altra parte e chissenefrega… Il rispetto dell’atleta, della persona,
in questo caso vale più di un albo d’oro. E
forse non a caso a sua volta Romina
Oprandi, altro caso eccellente, per il rientro al tennis dopo 15 mesi e un braccio
spezzatosi in due, ha scelto queste sicurezze di “casa Monteroni” ed è tornata alla
natia Berna con la speranza di poter recuperare il tempo perduto e l’affetto della
gente. Vogliamo parlare del suo comportamento, del suo congedo?. Ha compilato la
scheda che viene data all’iscrizione alle
giocatrici per un giudizio sui vari settori del
torneo (condizione dei campi, ospitalità,
servizi, etc) e che devono consegnare rigorosamente anonime. Romina ha messo una
serie di “ottimo”, e firmato la scheda con
una dedica personale ad Olga Trapani che
cura i collegamenti fra i vari settori, ma è
anche la mamma adottiva di tutte le ragazze
e ragazzine che trovano in lei affetto e
aiuto. Una quinta colonna, e anche di più.
Bisogna anche dire, come abbiamo
visto, che ormai le tenniste sono sportive di
razza, e a Monteroni si è visto del gran tennis, la percentuale degli incontri in 3 set rispetto all’anno precedente è raddoppiato, e
un esperto di tennis vedendo gli scambi accanitissimi, fatti di palle pesanti, mi faceva
notare che il gioco espresso non era inferiore di quello del ’75 quando Panatta vinceva la Coppa Davis. Non so se questa sia
una boutade, c’è però una verità inconfutabile oltre ai racchettoni al posto delle vecchie Dunlop:
“Queste tenniste – spiega Simone Casani, fisioterapista ufficiale protagonista di
una ventina di interventi, roba da Tour de
France per il caldo e l’umidità implacabili
- hanno una struttura fisica studiata per lo
sport, hanno un indice di sopportazione al
dolore molto alto, e una gran cura della propria salute e condizione, e più vanno avanti
e più ci chiamano per i trattamenti per arrivare nella massima condizione”
Il successo della Vierin, in fondo, con le
due vittorie impossibili, ottenute con l’aiuto
di una task force locale che l’ha curata e sostenuta, è un fatto da ascrivere anche al circolo con i suoi ormai “mitici” volontari che
di anno in anno diventano personaggi e
vengono chiamati per nome, e ringraziati
pubblicamente. E’ da apprezzare la Dirigenza del Circolo nel cercare la “senesizzazione” di questo evento presentato nella
prestigiosa Enoteca, nel ricordare Paolo
Maccherini e nel proporre anche una parte
delle qualificazioni al CT Vico Alto dove
Collodel sta facendo un bel lavoro, per cui
le wild card per il torneo preliminare sono
state spese per la promozione delle giovani
locali e dei loro insegnanti, anche se c ‘è
stato qualche intoppo burocratico che si poteva evitare e la Masini, gioiellino vincitrice della lemon Bowl, dovrà rinviare il debutto all’anno prossimo.
Elisa Balsamo, vincitrice premio Fair Play
Resta da dire che Giulia Gatto Monticone ha spento insieme a Gianna Doz la
sera della bella Festa in onore delle tenniste, con la conduzione di Sofia Ricci, la
regia di Radio Siena e la sua Tv via cavo,
ottimi ballerini e artisti, la torta con le 7
candeline. Sono gli anni di vita del torneo e
delle partecipazioni della torinese che ha
raggiunto per la prima volta i quarti, anche
se in un contesto di giocatrici “osservate
speciali”, delle quali sentiremo presto parlare, prime fra tutti le 17enni Simona
Halep, la rumena che guida il mondiale juniores, e l’australiana Konta, la wild card
del CT Matrch Ball, vanno ricordate l’impresa della Minella, che veniva dalle qualificazioni e ha giocato ben 7 gare, alcune di
grande intensità, e i progressi della 21enne
Lisa Sabino forse arrivata troppo stanca a
Monteroni dopo varie vittorie e piazzamenti. Non dimentichiamo, in casa Toscana, che Alexia Virgili, unica ex vincitrice, ha strappato il primo set alla Vierin, e
poi è stata costretta al ritiro perché cadendo
il suo pollice sinistro si è lussato. E che è
rifiorita, non più di primo pelo, ma come
freschezza mentale e atletica Elisa Balsamo
che ha avuto una palla per portare al 3° set
la Minella e giocarsi la prima finale di un
25.000 dollari. Alla pisana di Santa Croce
sull’Arno è stato assegnato più che meritatamente il Premio Fair Play intitolato a
Paolo Maccherini, una ventata benefica su
un tennis sempre più aggressivo ma che a
Monteroni non ha passato il segno.
C’è stato anche il contributo degli sponsor, Monte in testa, Canale 3 ha scoperto il
tennis come momento di spettacolo, Ra-
Mervana Jugic Salkic
diorosa ha fatto il bis come Radio partner,
alto il contributo dell’Aido col suo presidente Athos Pianigiani per promuovere la
cultura della donazione degli organi fra le
sportive, una piacevole novità è stata la nascita della prima pro-am del tennis. Sullo
stile del golf, i soci hanno potuto giocare
gare di doppio accoppiate con alcune giocatrici, e il premio della MSC Crociere è
stato vinto dall’australiana Alison Bai.
Il pubblico è stato raddoppiato, e già i
primi giorni con le qualificazione superava
quello delle finali degli anni precedenti. E’
stata una felice intuizione la creazione del
Villaggio ospitalità, centro di eventi e cene
a tema realizzato chiudendo la strada che
porta al circolo, il sindaco Jacopo Armini
che il tennis lo pratica, sa che ormai questo
è ormai un festival, e l’evento clou anche
col riscontro di contatti che grazie al sito
www.itfmonteroni.com col live score e le
dirette Tv ha superato il milione di visitatori. E nessuno può più dire: Monte-chi?,
Monte-dove? •
www.itfmonteroni.com
Mandy Minella
Romina Oprandi
Patricia Mayr
Nicole Clerico
Ritratto
di vincitrice
64 64, Elena Pioppo 62 62 e in semifinale
Jugic Salkic 62 64
Con la Minella (22 anni, nativa di Esch
Alzette dove la madre Anna gestisce un negozio di abiti da cerimonia, giocatrice di
Fed Cup e reduce da un intervento alla
spalla e al ginocchio) aveva già giocato due
volte, la prima nel torneo di Petange nel
2004 (25.000) vincendo al 1° turno 75 75,
ma perdendo all’inizio dell’estate di quest’anno Contrexville (Francia) ai quarti ha
vinto in 3 set 62 26 75. •
Nathalie Vierin con Maudy Minella
Professionista da 8 anni, miglior classifica n.103 il 15 maggio 2006 mai è scesa
sotto il n.180, ha giocato al Roland Garros
e Wimbledon. Nel 2007, ripescata ha raggiunto gli 8° a Roma, ultima italiana ad
uscire dal tabellone. Non vinceva da 3 anni,
ultimo successo nel 2005 al 25.000 dollari
di Martina Franca.
N.5 del tabellone principale (ranking attuale 288) ha battuto Alexia Virgili vincitrice 2004 per 36 63 30 ritiro, Lisa Sabino
Giancarlo Trapani si congratula con la vincitrice
foto Andrea Bruschettini
La vincitrice, Nathalie Vierin (leggi Vierén) è nata a Sarre, in Val d’Aosta, il 15 ottobre 1982, da una famiglia di tennisti e
sportivi. Impugna di destra, rovescio a due
mani. Superficie preferita: terra battuta. Ottima atleta, preferisce il “catenaccio” da
spettacolo al serve and volley. Ha iniziato a
giocare a 3 anni in famiglia, è allenata da Julien Emmanuel Vierin. Dice di non avere più
il fidanzato. È rientrata dopo una frattura da
stress a un piede e a perso al 1° turno al
25.000 di Firenze.
Giancarlo Trapani
www.itfmonteroni.com
Elisa Balsamo
Giulia Gatto Monticone
Joanna Konta
“Il torneo
delle
grandi novità”
“Settimo anno senza crisi ma con successo”, ho riassunto nella Cerimonia di Premiazione che come ogni anno prolunga lo
spettacolo, offre la parola in diretta alle protagoniste, spesso con commenti toccanti e
riserva una sorpresa: l’incoronazione da
parte di Sergio Manni e di una sua caricatura della Reginetta di Siena.
A bilancio dell’evento, questo il commento del direttore del torneo, Giancarlo
Trapani, che avrebbe voluto chiamare ad
uno ad uno i suoi volontari sul campo, ma
è stato anch’esso sopraffatto dall’emozione
e dal tourbillon delle cose da fare e del protocollo.
“Ogni anno - assaporando con gusto il
risultato dopo un anno di lavoro e giorni
terribili, vedi l’assistenza
fornita alla Vierin per mandarla in campo nella finale
- è una storia nuova, e possiamo dire con orgoglio di
aver dato il massimo,
anche come novità tecnologiche del nostro sito che
ha avuto 800 mila contatti
prima della finale, per cui
supereremo il milione.
Pensiamo di aver assolto
all’impegno e di aver
quindi offerto un evento di
grande contenuto e spettacolo alla gente, al territorio, ma anche qualcosa di
importante alle giocatrici,
e che non scorderanno.
Parlo ad esempio del sostegno
fornito
alla
Oprandi per il suo importante ritorno al tennis che
sarà utile anche in chiave
azzurra, e l’assistenza che
ha avuto la Vierin, giocatrice che non conoscevamo, per i problemi al
piede permettendole di
giocare una finale che
sembrava davvero compromessa. Le tenniste, e
dico tutte, ci hanno dato
testimonianza di affetto e
sportività, il torneo vive di
questo loro contributo di
gioco ma anche affettivo. E
credo che il nostro circolo
sia stato parte del loro successo.
“Al primo posto, più
che mai –conclude – dobbiamo mettere i nostri volontari di ogni età, grandi
in cucina, nel servire ai tavoli, nel trasportare le gio-
Le vincitrici con i giudici di linea
catrici agli allenamenti e dare loro il migliori dei saluti alla partenza, essere anche
una perfetta squadra di giudici di linea e a
volte anche arbitri; sono unici per dedizione, lasciano per 10 giorni le loro attività
e magari la famiglia e le vacanze, le giocatrici portano loro affetto, e davvero meriterebbero di avere anche i loro nomi sull’albo
d’oro. Quest’anno avevamo preparato anche
Sergio Manni e Giancarlo Trapani con la Vierin
un volo di un deltaplano per far cadere dal
cielo le palline per la finale, ma è stato bloccato dal vento.”
“Insomma – ribatte - è ’stato proprio un
bellissimo torneo, abbiamo visto anche
delle giovanissime di grande talento, come
la Halep, la Konta e la Sabino, penso che
in futuro emuleranno la Knapp e la Kleybanova, le ultime due vincitrici; ci fa un
piacere immenso che il premio fair play che
ricorda Paolo Maccherini sia andato alla
toscana Balsam, brava, seria, educata, proprio lo stile del circolo dove è cresciuta e
col quale ci siamo gemellati; siamo spiaciuti per l’infortunio alla Virgili, una nostra vincitrice, e dobbiamo ringraziare
anche il pubblico, due volte quello degli
altri anni”. •
Alcune giocatrici insieme ai raccattapalle con la maglietta dell’Aido
Giulia Gatto Monticone e Gianna Dotz festeggiano ....
Mandy Minella, seconda classificata
Così le finali
Singolo: Vierin (Ita, 5) b. Minella (Lux, qual.) 61,26, 76 (7-5)
Doppio: Jugic Salkic (Bih)- Vedy (Fr) b. Verardi-Sulpizio (Ita) 62 62
Premio ‘Fair Play’
intitolato a
Paolo Maccherini,
donato dalla ditta
ColleVilca Cristalleria
Giancarlo Trapani con la caricatura di Paolo Maccherini
Inserto realizzato con il contributo di
28associazionismo
C’è anche il ‘Gruppo Apneisti’ fra le tante e varie realtà
del Comitato Associazioni Sportive Senesi
Un team da restare senza fiato...
Mariarosa Lapi
In seguito ai promettenti risultati ottenuti lo scorso anno (sia
in mare che in piscina), la stagione 2008 ha mantenuto le promesse con un primo semestre denso di prestazioni di ottimo livello.
Il nostro Club, ha concluso la stagione agonistica
2007 per il settore pesca in apnea, nella tarda primavera
dell’anno in corso. Nel mese di aprile si è svolto a Livorno
il “Campionato Toscano per Società” (rinviato lo scorso
Novembre a causa del maltempo). Sulle “Secche della
Meloria”, teatro della storica sconfitta pisana nella battaglia
del XIII secolo, si è disputato un difficile confronto fra le dieci
squadre iscritte alla competizione che hanno dovuto dimostrare
le loro capacità immergendosi nelle rare zone dove la visibilità
superava i tre/quattro metri. Dopo quattro ore di gara la vittoria
è andata al Circolo “Sub Alto Tirreno” Di Massa Carrara davanti
all’ ASD Apnea Magazine Grosseto. La Squadra del “Gruppo
Apneisti Senesi”, composta da Davide Rapezzi, Antonio Montomoli e Fabrizio Lachi, otteneva un ottimo terzo posto che rappresenta il miglior risultato di sempre per il
giovane sodalizio senese. Ma le competizioni hanno proseguito
in loro cammino anche
a livello individuale
con la conclusione
delle gare di selezione
al Campionato Nazionale Assoluto. Antonio
Montomoli, grazie a
due quarti e due sesti
posti riusciva a raggiungere il settimo ed
ultimo posto complessivo per andare alla finale di Civitavecchia,
mentre i fratelli Davide
e Michele Rapezzi
(con Lachi) ottenevano
risultati altalenanti ma
che consentivano comunque dei buoni
piazzamenti per la graduatoria a squadre.
Ma le soddisfazioni, sotto forma di
vittoria, per il G.A.S.
“L’Arbalete” sono arrivate dalle gare in piscina con Lara Carapelli e Sauro Sampieri
che hanno vinto il titolo
regionale Toscano di
seconda categoria,
durante la manifestazione svoltasi a Pistoia il 13 Aprile. Lara ha
concluso la sua prova di dinamica con 63 metri percorsi, mentre Sauro portava a termine i 100 metri con il minimo di penalità
che gli garantiva il primo posto e l’accesso alla prima categoria
per il 2009. Sampieri, nel mese di marzo, ha partecipato anche
ad una gara selettiva nazionale a Milano dove ha ottenuto un
sesto posto che non lo ha soddisfatto pienamente ma che gli
consentiva di prendere le giuste misure sulla distanza dei 100
metri che poi gli avrebbe regalato il Titolo Toscano.
L’attività agonistica del Gruppo Apneisti Senesi, si inserisce
in una posizione di rilievo nel panorama regionale, tenendo
conto del fatto che negli ultimi tempi si è, fortunatamente, riscontrato un incremento di numero e di livello qualitativo dei partecipanti. Questo può risultare normale per le gare in bacino
chiuso dove il buon lavoro svolto in allenamento dai nostri atleti
sta dando i suoi frutti. Ma per quanto riguarda le competizioni di
pesca in mare dobbiamo tener conto dell’indiscutibile svantaggio nei confronti di coloro che sul mare ci vivono e non soffrono
la difficoltà di dover percorrere ogni volta la lunga distanza che
separa Siena dal litorale.
L’attesa si sposta ora sugli ultimi appuntamenti autunnali che
culmineranno con il Campionato Italiano per società a Latina
nel prossimo settembre. •
A sinistra ed in alto;
il Gruppo Apneisti
Senesi.
A fianco: un
allenamento
in piscina.
‘L’EROICA’, UN ANTIDOTO SENZA EFFETTI COLLATERALI
di Giancarlo Brocci
29
I
casi, tristi e (purtroppo) attesi, Riccò-Piepoli-Sella ecc. hanno
scatenato l’abituale canea verso il turpe ciclismo, sport di dopati. Sul “Corriere dello Sport”, ad esempio, il Direttore Vocalelli ha lanciato l’ennesimo, abusato grido: “Signori del Ciclismo adesso fermatevi”. Facile slogan di moda, come il dagli
all’albanese, al rom o al musulmano. Nel pezzo si faceva riferimento a quale nobile sport, ai professionisti dell’innocenza, alla
sua incapacità di rigenerarsi, di autoprocessarsi. Con, tra l’altro,
un’affermazione che strideva con la storia ciclistica ma anche con
normali considerazioni cicloturistiche: “è possibile e logico, in
nome dello sport business, chiedere ad un uomo di scalare 8 montagne e percorrere 1500 km in una settimana?”.
Ora, a quest’ultima considerazione vien da rispondere a fior
di labbra, leggeri, con sorriso: Buysse vinse, sopravvivendo, il
Tour del ‘26 percorrendo i 5745 km del percorso alla media di
24,063. I mai troppo citati Bartali e Coppi trionfarono, come ben
si sa, nel ‘38, ‘48, ‘49, ‘52 in Tours che andavano dai 4680 ai 4922
km con medie orarie dai 31 e mezzo ai 33, 404 (impresa ragguardevole, Bartali ‘48). Inutile rammentare le condizioni di
strade, biciclette, rapporti e assistenze: Coppi, purtoppo se n’è andato giovane, Bartali, comunque,
agli 86 anni, Martini e Magni, che
qualcuno ce li conservi, vanno per i
90 da protagonisti.
In chiave cicloturistica, e detto
con infinita e cosciente modestia, il
sottoscritto (2 Parigi-Brest-Parigi,
una Bergamo-Roma-Bergamo, 2
Trondheim-Oslo, una BordeauxParigi, tante Gran Fondo con 5500
di dislivello ecc.) se la prenderebbe
come scommessa di fare i 1500 km
in 5 giorni, mangiando e bevendo come un normale cristiano
d’appetito, senza neanche una borraccia di sali e portandosi dietro almeno gli 85 chili di stazza.
Ma quello che fa specie, di queste moderne vestali dello Sport Tutto, è che sembra prestino attenzione censoria solo all’unico sport che, seriamente, cerca di
mondarsi dei suoi mali.
Personalmente, ci siamo sempre inalberati rispetto a coloro
che cercavano di difendere il ciclismo rilanciando il fango altrove.
Ma chi si occupa di ogni disciplina non può che porsi la domanda: ma l’altro sport, stoppato il ciclismo, chi lo ferma?
Cosa e dove guarda di normale chi non registra l’ennesima
morte in chiave di preparazione olimpica di un canottiere ungherese? È di questa settimana, a un 4 volte olimpionico, con 2 ori e
2 bronzi, si è fermato il cuore. Come a Puerta, il terzino spagnolo,
sulle cui cause di morte si è rapidamente glissato.
L’album Panini del ‘71, calciatori a figura intera, cosce comprese, le partite storiche che passano per ESPN Classic, la copertina di Sport Week sui 100 anni dell’Inter (Meazza, Mazzola e
Facchetti sembravano avi rachitici di un Xavier Zanetti che aveva
quadricipiti per tutti) dovrebbero dire qualcosa ad ogni addetto
circa la trasformazione genetica dello sport più bello del mondo,
dove i controlli del sangue sono “aborriti” e anche quelli delle
urine si è scoperto che per molto tempo venivano solo riscossi e
mai fatti. Una sentenza blanda, semiassolutoria, descriveva comunque lo spogliatoio della Juve di Lippi, mica uno a caso, dotato di farmaci come un ospedale di media grandezza. Gattuso e
Seedorf rifiutarono il prelievo dell’”Io non rischio la salute” ed il
nostro doveva, per protocollo accettato, non rivestire più la maglia
azzurra: sta nella squadra del presidente di Lega (e del Consiglio,
ma questo è un inciso) ed è diventato campione del mondo.
Se si fosse fatto un ematocrito serio (oltre che al Parma di
Scala, solo 2 sotto i 50) all’Everton nel ritorno con la Fiorentina,
stando ad una partita vista per intero, mi sento di dire che si sarebbero trovati valori stupefacenti anche per Bjarne Rijs, oltre che
per Riccò e Piepoli.
E poi, mica troppo secondario, il calcio è uno sport in cui i budgets orientano di forza i contratti dei migliori e i risultati sportivi;
immaginarsi che risultati incerti fra una squadra per cui la partita
vale 100 contro l’altra per cui vale 2.
Gli altri sport? Del tennis credo basti anche qui valutare, senza
neanche ricorrere a Clerici e Tommasi, l’ipertrofismo muscolare,
la costruzione di tanti fisici da primi 100, come si dice, del ranking; Nadal si copre i quadricipiti coi calzoncini al ginocchio, si
dice che era assiduo del prode Fuentes ma, come tutti gli altri
sportivi non ciclisti suoi clienti, un romanzo d’appendice avrebbe
concluso con “non se ne seppe più niente”. Ed ora, la velocità
della pallina è tale che il tennis femminile (è vero, anche per altri
richiami) è più seguito di quello maschile.
La boxe? È morta da un pò, da
quando hanno finito per costruire
i Tyson, colpitori micidiali caricati al tritolo, come quelli che
hanno selezionato i graziosi pittbull per far la guardia al giardino.
O quelli che si sono inventati il
Whrestling e le loro inguardabili
caricature di protagonisti.
L’Atletica, leggera o pesante
che sia? I record di Flo Griffith
(presente il 10’46 nei 100
metri?) saranno battuti nel 3000,
mentre la bella Flo se n’è andata a
39 anni. Poi Marion Jones, i suoi
uomini quelli della Balco, Ben
Jonshon ed una marea di altri, record mondiali dei 100 metri realizzati oggi davanti a platee di 700 spettatori.
Il ciclismo? È colpevole di tutto, deve recitare fino in fondo
ogni mea culpa. Ma è l’unico che ci sta provando sul serio. Magari costretto dagli sponsors, dagli organizzatori, dalla sua gente,
comunque la più consapevole dei limiti della propria passione.
Ha, oggi in Italia, i migliori dirigenti sportivi: Renato di
Rocco, Alfredo Martini e Franco Ballerini, qualsiasi siano i peccati con cui hanno convissuto, sono persone di qualità superiore,
soprattutto se paragonati a pari grado di molti altri sport, calcio in
primis; come, detto senza piaggeria alcuna, i suoi cronisti ed analisti tecnici; tutti, in genere tendono a peccare per troppo amore,
come si fa con i figli quando non son venuti come volevamo.
Ma il ciclismo è destinato a tornare grande; lo testimonia
l’amore della gente per le strade, a partire dallo straordinario pubblico del Tour, lo raccontano anche i praticanti in aumento, il desiderio di riscoprire le radici autentiche di uno sport che ha
scritto la sua bella parte della storia e della letteratura moderna. E
lo testimonia, se permettete, lo straordinario amore che, sempre
più, circonda “L’Eroica” ed i suoi valori e l’attenzione che vanno
incontrando progetti connessi di prossima presentazione.
State certi che il ciclismo sarà il primo, spero non l’unico,
sport che guarirà dai suoi mali.
E i suoi appassionati, magari, saranno anche i primi ad andare
a far ronda presso qualcuno di quei medici, sempre rammentati e
mai inseguiti davvero, miliardari sulle spalle del nostro sport. •
30atletica leggera
Mentre la Bazzoni si deve accontentare
di sfiorare le Olimpiadi,
il resto del movimento non si fa mancare niente
A conferma di
una costante crescita
Andrea Bruschettini
La Bazzoni (a destra)
in Coppa Europa
Tutto in pochi centesimi di secondo, tutto in poche ore. Dal biglietto per Pechino su cui si stava scrivendo il suo nome, Chiara
Bazzoni, ad un check-in che mai sarà fatto.
È questa in sintesi la storia dell’Olimpiade sfiorata dall’atletica leggera senese: smarrita, ripresa e poi ripersa nuovamente in
poche ore.
Per lungo tempo infatti la nazionale azzurra 4x400m femminile
è stata qualificata per Pechino, con il 16° tempo al mondo, l’ultimo utile per effettuare il viaggio da sogno. Purtroppo nel quartetto italiano, oltre alla nostra Bazzoni, c’era Libania Grenot, una
ragazza cubana da pochi mesi italiana per matrimonio, che per le
leggi olimpiche e della IAFF non poteva gareggiare a Pechino, e
con lei saltava anche il tempo fatto dalla staffetta.
L’11 luglio però la IAAF, interpretando diversamente la norma,
acconsente alla partecipazione della ex cubana (che nel frattempo a Firenze aveva portato il record italiano dei 400m a
51”05), dando così il pass alla staffetta italiana.
Ovvia l’euforia nel clan azzurro, ed in particolare per Daniela
Reina, Marta Milani, Daniela Graglia, e la nostra Bazzoni, che vedono vicina la meta olimpica.
Passano invece poche ore, e giunge l’inaspettata doccia
fredda con la comunicazione da parte della IAAF delle top-16 al
mondo, dove non c’è più l’Italia, scalzata all’ultimo istante dai padroni di casa cinesi che nella media dei due migliori risultati stagionali sono stati in grado di correre in 3’30”95 contro il 3’30”98
delle azzurre
Tre miseri centesimi che come si vede in questo caso significano molto, la fine di un sogno alimentato
per lungo tempo. Per noi senesi forse qualcosa, in più visto che un nostro rappresentante nella “regina degli sport” alle Olimpiadi non era mai andato. Peccato, ma
guardando indietro non possiamo avere recriminazioni, in quanto il tempo siglato dalle
azzurre in fondo era stato propiziato dall’ottimo talento dell’ex-cubana, mentre in
occasione della Coppa Europa ad Annecy
(Francia) il quartetto tricolore senza la Grenot aveva corso in 3’34”15.
Se il talento di Bettolle ha dovuto rinunciare alla soddisfazione olimpica, non si può
dire che siano mancate altre gioie. Su tutte
la presenza appunto alla Coppa Europa,
una prima volta assoluta anche in questo
caso per la nostra atletica. E poi che dire
della vittoria riportata a Firenze con la squadra dell’Esercito nella finale del Top Club
Challenge (il che significa anche partecipazione il prossimo anno alla Coppa campioni
per club), e soprattutto della medaglia di
bronzo nei 400m (54”64) agli italiani assoluti di Cagliari dietro a Reina e Milani?
È lei quindi la ragazza copertina di questo mese per l’atletica leggera senese, è lei
che ha scalato i vertici nazionali e non solo, grazie all’apporto fondamentale dell’allenatrice Angela Fè, come sempre talent scout
nella Valdichiana di sprinter di valore.
Al pari di Chiara, potremmo mettere il compagno di allenamenti
Edoardo Baini, diciottenne sprinter dell’Uisp Atletica Siena, che ha
partecipato ai Campionati mondiali juniores a Bydgoszcz (Polonia),
dove con un buon 10”75 ha concluso al quarto posto la propria batteria dei 100m. Edoardo come sempre è cresciuto nel corso della
stagione, arrivando al personale di 10”68 (anche un 10”63 ventoso);
è giunto secondo per un solo centesimo agli italiani di categoria a
Torino (dietro al padrone di casa Manenti) ed è stato convocato per
la Coppa del Mediterraneo Ovest a Rabat (10”93 nei 100m e secondo posto con la staffetta 4 x 100m con 40”68).
Tanti buoni risultati e un’importante crescita per questo volenteroso talento, che però ancora pare non esser riuscito ad
esprimere a pieno il proprio potenziale.
Al vertice nazionale si trovano altre due atlete senesi, ben conosciute: Elisa Palmieri e Domitilla Bindi.
Della prima, portacolori dell’Esercito, possiamo dire che al pari
di Chiara Bazzoni ha contribuito alla vittoria della propria società
nel Top Club Challenge con un lancio nel martello a 61,51m (seconda misura di sempre per lei) che le è valso il terzo posto. Agli italiani assoluti di Cagliari si è praticamente ripetuta sulle stesse misure (61m) concludendo quinta, dietro alle migliori italiane.
Di Domitilla Bindi non possiamo che certificare la piena rinascita agonistica, suggellata da un incredibile 54”95 a inizio luglio
sui 400m, che faceva ben sperare per gli italiani assoluti, dove sarebbe stata impegnata sui 400hs, la sua gara.
Qui però non tutto ha funzionato al meglio, visto che ha corso
in finale in 58”88, un tempo forse inferiore a quanto pronosticabile
dopo quello mostrato sulla distanza piana.
Il rammarico è maggiore perchè la senese in forze all’Assi
Banca Toscana, con solo pochi centesimi in meno non sarebbe
giunta quarta, ma avrebbe conquistato un meraviglioso podio.
L’aver centrato un posto di vertice assoluto dopo numerosi problemi fisici accusati in passato, è comunque l’elemento di slancio
per una carrriera sportiva che pare ancora ricca di possibilità.
Con i colori dell’Assi Banca Toscana, corre da quest’anno
anche un altro talento di casa nostra, ovvero Sophia Ricci. La diciottenne senese, pur non migliorando il personale nei 400hs, ha
avuto nel corso della stagione l’onore di vestire la maglia della
propria società in occasione del Top Club Challenge, ha conquistato l’argento agli italiani juniores sulla medesima distanza, ed ha
partecipato con la nazionale di categoria alla Coppa del Mediterraneo Ovest, dove ha ben chiuso al terzo posto in 1’01”42.
La messe dei risultati estivi dei vari “emigrati” non può dimenticare, ancora per l’Assi Banca Toscana, la giavellottista Serena Tronnolone, settima agli italiani assoluti e campionessa toscana assoluta, l’altro poggibonsese Danilo Messere (Atletica Firenze
Marathon), anch’egli campione toscano assoluto nel giavellotto e
quindicesimo agli italiani assoluti. Infine il mezzofondista Maurizio
Cito (Atletica Castello) ancora primo ai Campionati Toscani nei
5000m e in grado di portare il personale sulla distanza a 14’43”.
Dovremmo trovare nuovi spazi per citare tutti gli ottimi risultati
dei giovani senesi impegnati in questa estate in più campi gara, per
ricordare i successi di Uisp Atletica Siena e Libertas Valdelsa nei
campionati italiani dei rispettivi enti di promozione, e, non potendolo
fare, è possibile limitarci e concludere citando quanto realizzato da
Elisa Pieri e Alice D’Auria.
La prima, ha ritoccato il record provinciale assoluto dell’asta,
portandolo a Firenze a 3,20m; la seconda invece in un meeting a
Berna ha saltato in lungo 5,95m ventoso, e 5,86m regolare.
Le due diciottenni dell’Uisp Atletica Siena sono al primo anno
da juniores, attendiamole quindi verso un ulteriore progresso, con
la speranza che prima o poi anche l’atletica senese stacchi il proprio pass olimpico, mancato per un soffio quest’anno da Chiara
Bazzoni. •
30atletica leggera
Mentre la Bazzoni si deve accontentare
di sfiorare le Olimpiadi,
il resto del movimento non si fa mancare niente
A conferma di
una costante crescita
Andrea Bruschettini
La Bazzoni (a destra)
in Coppa Europa
Tutto in pochi centesimi di secondo, tutto in poche ore. Dal biglietto per Pechino su cui si stava scrivendo il suo nome, Chiara
Bazzoni, ad un check-in che mai sarà fatto.
È questa in sintesi la storia dell’Olimpiade sfiorata dall’atletica leggera senese: smarrita, ripresa e poi ripersa nuovamente in
poche ore.
Per lungo tempo infatti la nazionale azzurra 4x400m femminile
è stata qualificata per Pechino, con il 16° tempo al mondo, l’ultimo utile per effettuare il viaggio da sogno. Purtroppo nel quartetto italiano, oltre alla nostra Bazzoni, c’era Libania Grenot, una
ragazza cubana da pochi mesi italiana per matrimonio, che per le
leggi olimpiche e della IAFF non poteva gareggiare a Pechino, e
con lei saltava anche il tempo fatto dalla staffetta.
L’11 luglio però la IAAF, interpretando diversamente la norma,
acconsente alla partecipazione della ex cubana (che nel frattempo a Firenze aveva portato il record italiano dei 400m a
51”05), dando così il pass alla staffetta italiana.
Ovvia l’euforia nel clan azzurro, ed in particolare per Daniela
Reina, Marta Milani, Daniela Graglia, e la nostra Bazzoni, che vedono vicina la meta olimpica.
Passano invece poche ore, e giunge l’inaspettata doccia
fredda con la comunicazione da parte della IAAF delle top-16 al
mondo, dove non c’è più l’Italia, scalzata all’ultimo istante dai padroni di casa cinesi che nella media dei due migliori risultati stagionali sono stati in grado di correre in 3’30”95 contro il 3’30”98
delle azzurre
Tre miseri centesimi che come si vede in questo caso significano molto, la fine di un sogno alimentato
per lungo tempo. Per noi senesi forse qualcosa, in più visto che un nostro rappresentante nella “regina degli sport” alle Olimpiadi non era mai andato. Peccato, ma
guardando indietro non possiamo avere recriminazioni, in quanto il tempo siglato dalle
azzurre in fondo era stato propiziato dall’ottimo talento dell’ex-cubana, mentre in
occasione della Coppa Europa ad Annecy
(Francia) il quartetto tricolore senza la Grenot aveva corso in 3’34”15.
Se il talento di Bettolle ha dovuto rinunciare alla soddisfazione olimpica, non si può
dire che siano mancate altre gioie. Su tutte
la presenza appunto alla Coppa Europa,
una prima volta assoluta anche in questo
caso per la nostra atletica. E poi che dire
della vittoria riportata a Firenze con la squadra dell’Esercito nella finale del Top Club
Challenge (il che significa anche partecipazione il prossimo anno alla Coppa campioni
per club), e soprattutto della medaglia di
bronzo nei 400m (54”64) agli italiani assoluti di Cagliari dietro a Reina e Milani?
È lei quindi la ragazza copertina di questo mese per l’atletica leggera senese, è lei
che ha scalato i vertici nazionali e non solo, grazie all’apporto fondamentale dell’allenatrice Angela Fè, come sempre talent scout
nella Valdichiana di sprinter di valore.
Al pari di Chiara, potremmo mettere il compagno di allenamenti
Edoardo Baini, diciottenne sprinter dell’Uisp Atletica Siena, che ha
partecipato ai Campionati mondiali juniores a Bydgoszcz (Polonia),
dove con un buon 10”75 ha concluso al quarto posto la propria batteria dei 100m. Edoardo come sempre è cresciuto nel corso della
stagione, arrivando al personale di 10”68 (anche un 10”63 ventoso);
è giunto secondo per un solo centesimo agli italiani di categoria a
Torino (dietro al padrone di casa Manenti) ed è stato convocato per
la Coppa del Mediterraneo Ovest a Rabat (10”93 nei 100m e secondo posto con la staffetta 4 x 100m con 40”68).
Tanti buoni risultati e un’importante crescita per questo volenteroso talento, che però ancora pare non esser riuscito ad
esprimere a pieno il proprio potenziale.
Al vertice nazionale si trovano altre due atlete senesi, ben conosciute: Elisa Palmieri e Domitilla Bindi.
Della prima, portacolori dell’Esercito, possiamo dire che al pari
di Chiara Bazzoni ha contribuito alla vittoria della propria società
nel Top Club Challenge con un lancio nel martello a 61,51m (seconda misura di sempre per lei) che le è valso il terzo posto. Agli italiani assoluti di Cagliari si è praticamente ripetuta sulle stesse misure (61m) concludendo quinta, dietro alle migliori italiane.
Di Domitilla Bindi non possiamo che certificare la piena rinascita agonistica, suggellata da un incredibile 54”95 a inizio luglio
sui 400m, che faceva ben sperare per gli italiani assoluti, dove sarebbe stata impegnata sui 400hs, la sua gara.
Qui però non tutto ha funzionato al meglio, visto che ha corso
in finale in 58”88, un tempo forse inferiore a quanto pronosticabile
dopo quello mostrato sulla distanza piana.
Il rammarico è maggiore perchè la senese in forze all’Assi
Banca Toscana, con solo pochi centesimi in meno non sarebbe
giunta quarta, ma avrebbe conquistato un meraviglioso podio.
L’aver centrato un posto di vertice assoluto dopo numerosi problemi fisici accusati in passato, è comunque l’elemento di slancio
per una carrriera sportiva che pare ancora ricca di possibilità.
Con i colori dell’Assi Banca Toscana, corre da quest’anno
anche un altro talento di casa nostra, ovvero Sophia Ricci. La diciottenne senese, pur non migliorando il personale nei 400hs, ha
avuto nel corso della stagione l’onore di vestire la maglia della
propria società in occasione del Top Club Challenge, ha conquistato l’argento agli italiani juniores sulla medesima distanza, ed ha
partecipato con la nazionale di categoria alla Coppa del Mediterraneo Ovest, dove ha ben chiuso al terzo posto in 1’01”42.
La messe dei risultati estivi dei vari “emigrati” non può dimenticare, ancora per l’Assi Banca Toscana, la giavellottista Serena Tronnolone, settima agli italiani assoluti e campionessa toscana assoluta, l’altro poggibonsese Danilo Messere (Atletica Firenze
Marathon), anch’egli campione toscano assoluto nel giavellotto e
quindicesimo agli italiani assoluti. Infine il mezzofondista Maurizio
Cito (Atletica Castello) ancora primo ai Campionati Toscani nei
5000m e in grado di portare il personale sulla distanza a 14’43”.
Dovremmo trovare nuovi spazi per citare tutti gli ottimi risultati
dei giovani senesi impegnati in questa estate in più campi gara, per
ricordare i successi di Uisp Atletica Siena e Libertas Valdelsa nei
campionati italiani dei rispettivi enti di promozione, e, non potendolo
fare, è possibile limitarci e concludere citando quanto realizzato da
Elisa Pieri e Alice D’Auria.
La prima, ha ritoccato il record provinciale assoluto dell’asta,
portandolo a Firenze a 3,20m; la seconda invece in un meeting a
Berna ha saltato in lungo 5,95m ventoso, e 5,86m regolare.
Le due diciottenni dell’Uisp Atletica Siena sono al primo anno
da juniores, attendiamole quindi verso un ulteriore progresso, con
la speranza che prima o poi anche l’atletica senese stacchi il proprio pass olimpico, mancato per un soffio quest’anno da Chiara
Bazzoni. •
31polisportiva
La società biancoverde
si presenta al via della
nuova stagione con un ventaglio
di opzioni sempre più vasto
Alla Mens
Sana 1871,
scegliere
si può
Giacomo Zanibelli
Con il mese di settembre riprende progressivamente l’attività di
Mens Sana 1871 all’insegna del nuovo slogan “Supera Te Stesso”.
Decidere di fare sport in Mens Sana significa scegliere all’interno di
un ampio ventaglio di possibilità: 39 discipline diverse raggruppate in 11
sezioni sportive ordinarie e 5 sezioni autonome; un’insieme gestito con
una organizzazione manageriale, presenza costante di personale disponibile e oltre 60 istruttori qualificati che operano in 10 palestre e
campi di gioco dotate di 24 spogliatoi estese all’interno dei circa 8.500
mq. di spazi coperti, oltre alla possibilità di usufruire dell’attrezzato Percorso Natura che si snoda per 800 metri nella limitrofa area verde.
Venendo al dettaglio delle discipline operative in Mens Sana troviamo conferme ed una novità.
Danza Sportiva: la passione per il ballo, per il ritmo, per la musica
si fondono in questa interessante disciplina volta a perfezionare la dinamicità e il portamento attraverso il ballo da sala, il liscio unificato, la danza
standard, i balli caraibici e latino americani. I corsi agonistici e amatoriali
possono essere frequentati a partire dai 5 anni sotto la supervisione della
nota campionessa Carolina Tassi.
Capoeira: arte marziale ma, al tempo stesso, una danza con la
quale si comunicano al gruppo con il linguaggio del corpo le proprie sensazioni ed emozioni. I corsi maschili e femminili partono dai 5 anni sotto
l’occhio attento dell’istruttore Francesco Englaro.
Karate: arte marziale per antonomasia, fonte di armonia e di autocontrollo interiore che infonde da sempre i valori della disciplina e del rispetto dell’avversario, oltre che delle regole. I corsi maschili e femminili,
agonistici e amatoriali, possono essere frequentati dai 6 anni di età. Direttore Tecnico Gianni De Santis, Cintura Nera 6° DAN
Armonia dei movimenti, esaltazione delle capacità acrobatiche, dell’espressione e dell’equilibrio; questa è la Ginnastica Artistica che viene
svolta in una delle palestre fra le più attrezzate d’Italia e che già ha ospitato uno stage della Nazionale azzurra. I corsi femminili formativi ed agonistici possono essere frequentati dai 3 anni sotto la direzione tecnica di
Beatrice Vannoni, già atleta di alto livello e oggi insegnante qualificata della
Federazione e l’apporto di capacità ed esperienza internazionale del recente acquisto Jan Zifcak. La Sezione offre anche un corso di Ginnastica
Acrobatica rivolto ai più grandi che abbiano compiuto i 15 anni di età.
Quindi il Minibasket: la scuola mensanina si propone l’obiettivo di
trasmettere i fondamentali di questo sport e vuole essere anche il luogo
dove i giovani atleti si perfezionano per approdare al settore giovanile
della Mens Sana Basket. Una scuola anche di tecnici dove si sono formati tanti che oggi fanno parte dello staff della Mens Sana Basket, fra i
quali il coach della prima squadra Simone Pianigiani. I corsi di avviamento allo sport sono rivolti alla fascia di età dai 5 ai 12 anni.
Pattinaggio Artistico: diretto dalla pluricampionessa Antonella
Franchi, teso a favorire lo sviluppo delle capacità motorie di base, dell’equilibrio e della ritmizzazione. Si tratta di una delle migliori scuole formative d’Italia grazie alla professionalità degli istruttori che operano in
questa sezione che annovera tra le sue fila anche la campionessa mondiale Cristina Giulianini.
All’interno della Sezione è attivo poi il gruppo del Pattinaggio Sincronizzato formatosi fra i primi in Italia. Corsi maschili e femminili a partire dai 4 anni, per i corsi femminili di pattinaggio sincronizzato, 14 anni.
Pattinaggio Corsa: vanta nel settore agonistico numerosi titoli na-
zionali ed europei. I pattini in linea infatti, grazie alla simmetricità del
gesto sportivo, favoriscono lo sviluppo armonico della muscolatura
stimolando capacità di equilibrio, coordinazione e autocontrollo. La
direzione tecnica è affidata all’operato della pluricampionessa mondiale Laura Perinti. Si può accedere ai corsi a partire dai 4 anni di
età. La Sezione offre anche attività di Pattinaggio Adulti rivolta
a quanti vogliano cimentarsi in una attività salutare e soprattutto divertente svolta in grande spirito di gruppo.
In Mens Sana 1871 é possibile frequentare poi i corsi di Volley,
sport che favorisce lo sviluppo muscolare e articolare e al tempo
stesso permette di fare esperienza formativa nel gioco di squadra.
Una scuola che si è da tempo impegnata soprattutto nella formazione
di base e in quella degli istruttori che, ormai, sono presenti con successo in molte delle Società della provincia. La collaborazione con la
Star Volley Academy ha permesso infatti di relazionarsi costruttivamente con numerose altre realtà sportive del territorio ed è stata
molto importante per un nuovo approccio formativo di atleti e tecnici.
Infatti quest’anno è stata potenziata ulteriormente attraverso un maggior impegno della nota campionessa Carmen Pimentel che assume
la direzione tecnica della disciplina . I corsi femminili di avviamento
allo sport possono essere frequentati fin dai 6 anni.
Il gruppo Runners, nato nel 2003 e quindi assurto lo scorso
anno a livello di Sezione in forza della rapida crescita, si rivolge sia
ad attività di tipo agonistico che amatoriali ed agli amanti delle passeggiate non competitive; sono numerose per questa sezione le
partecipazioni a manifestazioni di carattere nazionale ed internazionale quali la maratona di Parigi, di Roma e di New York solo per
fare alcuni esempi. La Sezione è aperta a tutte le fascia di età e
offre la possibilità di essere seguiti con programmi personalizzati
sia specifici per le competizioni che di palestra.
Da quest’anno, all’interno della sezione Runners e come evoluzione di questa, sarà attiva l’Atletica Leggera rivolta alla formazione di base di bambini e bambine a partire dai 6 anni fino ai 14 anni
di età. Questa disciplina, che è stata una sezione prestigiosa di Mens
Sana 1871 negli anni ‘60, si ripropone come risposta ad una esigenza
di formazione generale dei ragazzi in quanto caratterizzata da elevata ecletticità ed al contempo ottima per lo sviluppo delle capacità
propriocettive e sensomotorie. Correre, saltare e lanciare, sono
schemi motori che, se adeguatamente sviluppati, concorrono a formare un grande atleta e per questo è considerata la regina di ogni
sport, ma anche come base preparatoria di tutte le discipline.
Gli amanti del benessere fisico potranno infine usufruire, all’interno dell’Area Fitness, di istruttori con specifica qualifica sotto la
direzione tecnica di Leonardo Tafani, palestre e attrezzature di
primo livello e un ampio ventaglio di corsi tra cui scegliere per tonificare e potenziare qualsiasi parte del corpo: Aerobica, Body Gym,
Body Pump, Fit Boxe, Fit-Fight, G.A.G, Spinning, Step, (liv 1, e 2)
Tone Up, T.B.W.
La sezione offre anche corsi di Ginnastica Dolce rivolti alla
fascia della terza età. Proprio quello dell’assistenza sportivo/motoria a chi entra negli anni d’argento è un obiettivo da tempo perseguito da Mens Sana 1871. La maggiore longevità della popolazione
impone infatti di mantenere attivo il proprio corpo in funzione di una
migliore qualità della vita e per questo istruttori con adeguata preparazione sono a disposizione in palestra. Nella stessa logica particolare attenzione è poi rivolta anche ad un altro momento della
vita attraverso un corso specifico di Ginnastica Pre e Post Parto.
Il sistema Mens Sana vede la presenza anche di 5 Sezioni Autonome: il Tiro con l’Arco, gli Scacchi, l’Hockey, l’Endurance e
il Calcio.
I successi che Mens Sana 1871 continua a riscuotere in termini
numerici, costantemente in crescita negli ultimi 8 anni, di risultati
sportivi conseguiti a livello nazionale ed internazionale e di ricchezza di esperienze anche progettuali, sono resi possibili grazie ad
una Dirigenza che nel tempo ha saputo cogliere le opportunità del
rinnovamento senza perdere però la propria identità e tradizione ed
al contempo ricercando un costante rapporto con la Città e le sue
Istituzioni quali il Comune, la Fondazione Monte dei Paschi e la
Banca Monte dei Paschi Siena, ottenendo in cambio quella meritata attenzione e sostegno alle proprie iniziative. •
Dall’alto in basso: Palachigi, Palazzetto Giannelli, Palestra Fontani, Palestra Monaco,
Palestra Pesciolini, Palestra Puggelli, Palestra Romi, Palestra Sanò e Palestra Zalaffi.
32scherma
Ispirati dal clima olimpico, gli atleti del Cus fanno
incetta di podi ai Campionati del Mediterraneo
La Cina è lontana,
la ...Tunisia no
Daniele Giannini
Giannini, Fratini e Bruttini
Nelle scorse settimane l’attenzione dello sportivo non può che essere stata catturata dall’appuntamento olimpico che, come capita ogni
quattro anni, ha portato alla ribalta discipline sportive quasi mai in
primo piano, al di fuori dell’evento a Cinque Ccerchi, ma capaci al momento giusto di fornire un supporto indispensabile al medagliere dell’Italia.
Ancora una volta gli “azzurri” della scherma si sono dimostrati capaci di rispettare i pronostici della vigilia che vedevano gli schermitori
italiani in lizza per le medaglie un’ po’ in tutte le specialità. E cosi è andata ed anche se qualche metallo poteva essere più pregiato le sette
medaglie vinte, 2 ori (Vezzali e Tagliariol rispettivamente nel fioretto
femminile e nella spada maschile) e cinque bronzi (Grambassi e squadra nel fioretto femminile, Sanzo nel fioretto maschile, le squadre di
spada e di sciabola maschili) restano un “bottino” invidiabile che ha
permesso inoltre all’Italia di vincere la classifica per Nazioni legata
alla competizione di Pechino davanti a Cina e Francia.
Anche la sezione scherma cussina, sponsorizzata dalla Consun.it, ha chiuso brillantemente la propria stagione con la partecipazione ai Campionati Italiani Assoluti delle giovanissime fiorettiste cussine Irene Crecchi ed Alice Volpi, entrambe classe 1992, riuscite a
qualificarsi fra il ristretto numero di atlete ammesse alla fase finale
dove Valentina Vezzali ha fatto la prova generale di Pechino vincendo
l’ennesimo titolo nazionale.
Per Alice un 12° posto di tutto rispetto considerando il valore delle
avversarie incontrate mentre per Irene si è trattata di un’importante
esperienza anche se la giovane atleta senese non è riuscita a superare il girone iniziale di qualificazione.
Ma l’ultimo appuntamento della stagione 2007/2008 a cui gli atleti
cussini hanno preso parte è stata la sesta edizione dei Campionati
del Mediterraneo svoltisi a Tunisi a cavallo fra giugno e luglio dove
l’Italia della scherma si è confermata ancora una volta protagonista
assoluta della manifestazione tornando in patria con un “bottino” di
medaglie difficilmente pronosticabile alla partenza.
Per ben undici volte all’interno del palazzetto del centro olimpico
della capitale nord-africana è risuonato l’inno di Mameli e non perché
il livello tecnico degli avversari fosse troppo basso ma proprio in virtù
dell’alto valore dei giovani atleti italiani, selezionati dai responsabili
d’arma della Federazione Scherma fra i migliori under 17 visti in
azione nel corso della stagione appena conclusa.
La delegazione composta da 12 atleti, 2 per arma maschile e femminile, ha visto fra i convocati due atleti cussini: Lorenzo Bruttini nella
spada e Gaia Fratini nel fioretto. Nella delegazione anche il redattore di
queste note, quale Maestro chiamato a seguire il settore del fioretto,
mentre riserva in Italia per il fioretto risultava proprio Irene Crecchi.
La manifestazione comprendeva le gare riservate alla categoria
“Cadetti”, under 17, e successivamente quelle riservate alla categoria
“Giovani”, under 20, per concludersi con le prove a squadre maschili e
femminili a staffetta alle tre armi di entrambe le categorie.
Gli “azzurrini” convocati hanno preso parte ad entrambe le prove
dominando con 6 vittorie su 6 gare i “Cadetti” vincendo 2 titoli fra i
“Giovani” ed aggiudicandosi 3 delle 4 prove a squadre in programma.
Nel dettaglio Gaia Fratini ha conquistato il Bronzo nella prova Cadette cedendo in semifinale alla francese Soquet-Bressand, poi superata a sua volta dall’altra italiana in gara, la romana Provinciali vincitrice del titolo; la cussina si migliorava con l’Argento fra le Giovani
battuta solo dalla tunisina Boubakri, atleta ventenne già qualificata per
le Olimpiadi di Pechino; infine per Gaia arrivava l’Oro nella prova Giovani a squadre dove l’Italia si aggiudicava il titolo proprio sulla Tunisia.
Molto bene anche Lorenzo Bruttini, che ricordiamo Medaglia di
Bronzo ai Mondiali di categoria ad Acireale, fermato in semifinale dal
Campione del Mondo, l’egiziano Alaa El Din questa volta però battuto
nella rivincita della finale mondiale dal genovese Bino.
Quindi per lo spadista senese un Bronzo più che meritato ripetuto nella prova Giovani, dove è comunque risultato il miglior italiano
in gara, che ha visto il cussino cedere per due sole stoccate al turco
Uzunay poi vincitore del titolo.
Una trasferta quindi di elevato valore sia per l’esperienza maturata
che per i risultati conseguiti che pongono ancora una volta in evidenza
la crescita della Società universitaria all’interno del panorama schermistico nazionale fornendo atleti e tecnici alle formazioni giovanili azzurre.
L’appuntamento con le Olimpiadi non ha comunque impedito alla
Federazione Italiana Scherma di programmare per tempo gli allenamenti estivi riservati ai migliori under 20 delle singole specialità che
rappresentano il serbatoio dal quale usciranno i campioni del domani.
Per quanto riguarda il CUS si registrano ben 4 convocazioni fra il
ristretto numero di atleti individuati dai responsabili d’arma nelle sei
specialità: Alice Volpi ed Irene Crecchi nel fioretto, Lorenzo Bruttini e
Gaia Fratini nella spada.
Se per Alice Volpi, classe 1992, e Lorenzo Bruttini, classe 1991,
era scontata la convocazione in virtù dei risultati ottenuti sia in campo
nazionale che internazionale giovanile, Irene Crecchi e Gaia Fratini, entrambe del 1992, hanno dimostrato notevoli progressi nel corso del secondo anno “Cadette”, under 17, che ha visto le due giovani cussine posizionarsi ai piani alti dei relativi ranking finali di categoria.
Ancora una volta, quale sede dell’allenamento collegiale, in preparazione della stagione sportiva 2008/2009, è stato scelto il Centro
Ge.Tur di Lignano Sabbiadoro, che, nell’ultima settimana di agosto,
ha ospitato complessivamente circa 120 atleti oltre allo staff tecnico
federale di cui, per quanto riguarda i Maestri del fioretto femminile, ha
fatto parte, come lo scorso anno, chi vi scrive.
Il lavoro svolto durante questo primo impegno della nuova stagione è servito ai ragazzi convocati per riprendere “confidenza” con la
pedana e con le armi dando alcune indicazioni ai Commissari d’Arma
che, sommate ai risultati conseguiti nel corso della passata stagione
sportiva, serviranno per la diramazione delle prime convocazioni federali nelle prime prove di Coppa del Mondo di categoria della prossima stagione.
Dal primo giorno di settembre impianti aperti anche al CUS per la
ripresa degli allenamenti con le sedute di preparazione fisica che anticiperanno il rientro sulle pedane dei giovani atleti cussini previsto per
la metà dello stesso mese; prime gare previste dal calendario federale
nell’ultimo fine settimana di settembre, con la prima prova regionale
Open di qualificazione di spada per poi proseguire senza soste, in
tutte le armi, dal prossimo mese di ottobre. •
UN MANGIA SCUDETTATO PER SIMONE
di Duccio Balestracci
33
I
l 31 maggio 1969 è sabato. Per molte persone è un sabato impegnativo.
In Galles la squadra di Rugby della Nuova Zelanda ridicolizza la
nazionale di casa battendola per 19-0.
Al Pembroke College di Oxford i Pink Floyd – già famosissimi –
partecipano al Commemoration Ball.
A Roma, il governatore della Banca d’Italia, Guido Carli, espone
all’Assemblea dei partecipanti al capitale di Bankitalia le “Considerazioni finali per l’anno 1968”, concludendo con un inno alla libertà
politica ed economica sul solco della lezione di Luigi Einaudi, e con
uno sguardo pieno di fiducia per il futuro.
All’Hotel “La Reine” di Montreal, nella camera 1742, invece,
John Lennon e Yoko Ono stanno esibendosi in uno del loro “bed-in”
di protesta contro la guerra in Vietnam. Dopo aver ricevuto giornalisti e rilasciato interviste e foto, Lennon fa sentire ad alcuni amici il
primo abbozzo di una canzone che diventerà, poi, famosissima: Give
Peace a Chance.
Sua Santità Paolo VI ha una giornata affollata d’impegni: incontra i rappresentanti della federazione luterana mondiale; legge il discorso per il centenario del “Circolo San Pietro”; licenzia il testo dell’allocuzione per l’inaugurazione della nuova sede dell’istituto
“Regina Mundi”.
Anche la signora Maria Donati ha una giornata impegnativa. O
meglio, ha un solo impegno ma piuttosto importante e assunto nove
mesi prima: mettere al mondo Simone.
L’evento è importante non solo per la famiglia della signora Maria
e di Vasco Pianigiani, ma per il mondo intero. Pensate che sto enfatizzando? Bene: andate a digitare la data su Wikipedia e, in mezzo
alla lista delle personalità della storia che sono registrate come nate in
quel giorno (fra Manuele I di Portogallo – 1469 -; Fabio Concato –
1953-; Sandrine Bonnaire – 1967- ecc. ecc.) ci trovate, all’anno 1969,
“Simone Pianigiani. Allenatore di pallacanestro. Italiano” .
Il giovane Simone frequenta il liceo scientifico “Galilei” e, poiché
abita a un tiro di sasso dal palasport, mentre si esercita sui logartimi e
su Tito Livio, si lascia contagiare e poi sempre di più coinvolgere dall’amore per la pallabbalzello. Un’attrazione fatale che gli cambia la vita.
Gli istituti superiori di Siena hanno tenuto viva per decenni la bellissima tradizione dei campionati studenteschi che mettevano in mostra – soprattutto nell’atletica e, appunto, nel basket – le capacità dei
giovani virgulti dello sport. E proprio il “Galilei” gli chiede di allenare
la squadra della scuola.
Il dado è tratto, anche se lui ancora non ne è consapevole.
Ora che ci penso: forse, l’unico consapevole di quel che sta per
succedere è il fratello maggiore Luca. Il quale, infatti, si butta sul volley. Deve aver pensato: hai visto mai mi toccasse, in futuro, d’essere
allenato dal moccolone di casa? Ah, per inciso, come “volleysta” il
fratellone gioca in serie A, tanto per far capire che in famiglia mica si
frigge con l’acqua. Ma questa è un’altra storia.
Quando finisce il liceo, Pianigiani, dunque, non pensa ancora al
basket come prospettiva professionistica. Lui, che viene da un istituto
scientifico, s’iscrive a una facoltà tipicamente umanistica, Giurisprudenza (nessuna contraddizione: poi ve lo dimostro, non abbiate furia),
e fa sul serio sostenendo più di una dozzina di esami con successo.
Il fatto è che, con successo, comincia anche ad allenare i giovani
della Mens Sana e ben presto le due cose – l’università e l’impegno
sportivo – cominciano a non conciliarsi più. Nel 1995, a 26 anni, la
Mens Sana Basket gli affida ufficialmente le giovanili. E Pianigiani
comincia a far vedere di che pasta è fatto. Raggiunge un terzo posto;
disputa la prima finale nazionale a Reggio Calabria anche se perde
contro una più forte Montecatini.
Poi, disputare la finale sarà un appuntamento fisso: ne farà in tutto
11; in 10 di esse non si piazzerà mai sotto il quarto posto. Per cinque
volte, consecutivamente, porterà a Siena lo “scudettino”: 2002 e 2003,
Cadetti; 2004 Under 20; di nuovo 2004 e 2005 Juniores Eccellenza.
Nel 2004, anno dei due titoli (mentre la prima squadra con Recalcati, di cui Simone è già il vice, porta a Siena anche lo “scudettone”),
riceve il premio Formigli dalla federazione toscana del settore giovanile,
come miglior allenatore dell’anno. Con lui i giovani mensanini partecipano a tornei internazionali blasonati, come il “Mondial Basketball”
di Cholet, il “Memorial Carugo” di Rho, gli “Euroleague Junior Tournament” di Tel Aviv e Mosca, lo “Iolani Classic” di Honolulu.
Cominciano a piovere le offerte e a farsi sentire le flautate sirene di
varie società che lo vogliono, ma lui risponde “no grazie”. Non ha torto,
il modo migliore per fare esperienza e formazione è proprio – contro
ogni apparente logica – quello di non muoversi perché le occasioni non
deve andarle a cercare: gliele stanno portando a domicilio.
La Mens Sana Basket di quegli anni è in piena espansione: è tornata in A1 e non fa mistero di volerci non solo restare, ma restarci da
protagonista. Le giovanili sono, ancor più di prima, la stazione di transito verso le prime squadre.
Lui però non si ferma alla cura e alla forgiatura dei giovani: la
prima squadra ha bisogno di qualcuno di fiducia, di uno che conosce
34
la società da dentro per affiancare agli allenatori che arrivano da fuori;
e Pianigiani, che ha cominciato a formarsi a contatto con la panchina
della prima squadra già ai tempi dell’ A2, viene incaricato di aiutare
Cesare Pancotto, del quale diviene l’assistente tuttofare.
Ancora non si disputano coppe, ma il lavoro è massiccio.
Quando poi arriva proprio la stagione delle coppe anche per lui il
gioco si fa duro: è vice allenatore di Phil Melillo, Luca Dalmonte,
Edoardo Rusconi, Fabrizio Frates. E con loro il modo di allenare non
è più quello classico dei tempi di Pancotto, pressoché unico referente
della squadra. Ora si tratta di costruire un team di allenatori che sfrutti
al meglio competenze e capacità diverse, che sia in grado di dare spazio a una polifonia di voci e di forme di allenamento. È qui che si
forma il suo metodo: se il giocatore è sottoposto a una sola voce – afferma – è controproducente. Alla lettera: non fa mai due cazziatoni di
fila allo stesso giocatore. Il secondo cazziatone glielo fa fare agli assistenti, e siccome nessuno fa un cazziatone uguale a quello di un
altro, il risultato è in genere positivo (perché, se non l’avete capito, la
psicologia è uno dei suoi ferri del mestiere preferiti: a proposito di
vocazione umanistica di cui vi dicevo prima).
Si fa i quarti di finale di Coppa Korac nel 1999; partecipa alla Suproleague nel 2000: la proiezione sulla scena europea costringe a fare
i conti con società straniere, con arbitri internazionali, con giornalisti
diversi da quelli italiani. È tutto un altro mondo, un’altra realtà.
Un’occasione d’oro per crescere professionalmente.
Lui, Pianigiani, non s’è mosso da casa: come si diceva, tutto questo ben di dio gliel’hanno, appunto, porto su un piatto d’argento e a
domicilio.
E arriva il Pazzo di Istanbul (come chi è il Pazzo di Istanbul?
Ergin Ataman, no? Quello che quando arrivò disse “la coppa Saporta
si vince noi” e tutti a fargli “sì sì” col capo come si fa con i cittini
quando dicono assurdità per farli star zitti). Per Pianigiani è un ulteriore cambio, un’ulteriore costruzione di nuova esperienza perché Ataman deve essere introdotto al campionato e alla realtà del basket italiano, e tocca a lui farsene carico.
Per inciso: la sera del 30 aprile 2002 a Lione, un canestro di differenza (74-72) decide che, fra Montepaschi Mens Sana Siena e Pamesa
Valencia, la Saporta prende la strada del palasport di viale Sclavo.
Il Pazzo di Istanbul aveva avuto ragione.
La Saporta è solo l’inizio, anzi, l’antipasto. Dall’anno dopo si
punta ancora più in alto: all’Eurolega, la Champions League del basket. Pianigiani, ancora con Ataman, vive l’emozionante terzo posto
che, all’esordio, incorona a Barcellona la Mens Sana fra le regine del
basket europeo, mentre, come si è detto, continua a vincere in proprio
gli scudetti giovanili.
Campionato 2003-2004: Ataman prende altre strade e a Siena
sbarca Charlie Recalcati: c’è un sogno nel cassetto, quello di cucire il
tricolore sulle canotte mensanine. A Pianigiani chiedono un impegno
contrattuale preciso e definitivo in prima squadra come assistant coach,
questa volta per un traguardo più impegnativo e emozionante di ogni
altro. Recalcati ha anche la nazionale sulle spalle e la delega a Pianigiani
e le responsabilità di gestione della prima squadra sono ampie.
Il dado era già stato tratto, come vi ricordate, ma questa volta
viene buttato via anche il bussolotto.
Con Recalcati arriva il primo scudetto della Montepaschi Mens
Sana ma comincia anche la stagione più importante di Simone. La
successione ha già una strada tracciata: dopo Charlie toccherà a lui
prendersi in carico la prima squadra.
E il passaggio di testimone avviene alla fine del campionato
2005-2006.
Qui è d’obbligo un’incursione nella psicologia collettiva della
città (e non solo, come vedremo). La decodificazione della scelta è
pressoché unanime: Pianigiani è la giusta promozione per un numero
2 di talento, peraltro molto amato dalla tifoseria (Uno di noi! Simone
uno di noi...Pianigiani siamo noi, Pianigiani siamo noi...), che avrà
modo di formarsi come head coach di transizione in attesa che, in vista
di campionati più impegnativi, arrivi un altro “recalcati”. Insomma,
reggiamo dignitosamente botta aspettando altri nomi altisonanti,
dando fiducia a un ragazzo bravo (sembra di sentire il commento di
qualche nostro concittadino: “oh, ma è bravo davvero! e pensare che
stava per le mi’ scale”).
Non solo psicologia cittadina, dicevo. Andiamo a rileggerci quel
che sosteneva all’epoca un santone del basket commentato, come Dan
Peterson (commento che mi sono permesso di rimettere sulle gambe
rispetto all’italiano un po’ traballante nel quale è stato scritto dall’autore): “questa è stata una scelta, da parte del GM Ferdinando Minucci,
che è andata contro corrente, a dire poco. La verità è che molte squadre in Serie A hanno optato per la soluzione straniera: Jasmin Repesa
alla Virtus Roma, David Blatt a Treviso, Ergin Ataman e poi Dan Gay
alla Fortitudo, Zare Markowski alla Virtus Bologna, Sasha Djordjevic
all’Olimpia Milano. Invece, come un buon manager deve fare, Minucci ha promosso chi ha lavorato bene per lui per più di un decennio, Simone Pianigiani. Sono il primo a dire che nessuno sa se uno ha
la stoffa per essere un head coach fino a che non lo si vedrà all’opera,
però, secondo me, Pianigiani è come Phil Jackson. Phil Jackson? Ah,
qui i miei detrattori diranno, “OK, questa volta il Coach ha esagerato!
Ha paragonato Simone Pianigiani e Phil Jackson! Cioè, uno che deve
ancora vincere il suo primo trofeo contro uno che ha 9 titoli NBA.
Fate il test anti-doping a Peterson, pipì compresa!!!” Ho fatto una partita dei Lakers e ho sentito Phil Jackson parlare con la squadra. Eccezionale! OK, Simone parla con la stessa chiarezza. Dico solo questo.
E i giocatori vogliono chiarezza prima di ogni altra cosa! Con questo,
non dico che la MPS farà questo o quello come risultato. Dico solo
che Simone Pianigiani ha dimostrato, come altri coaches Italiani
prima di lui, di avere la ‘stoffa’ di un coach di Serie A. Chiaro, ha
strada da fare ancora, ma ha, come Messina e Scariolo, il giusto equilibrio fra ambizioni (domani) e lavoro (oggi). C’è un’autostrada ancora davanti a Simone Pianigiani”.
Altro che autostrada: davanti c’è una otto corsie!
Pianigiani colleziona 39 vittorie e solo 5 sconfitte. E a distanza di
un solo campionato il tricolore ritorna sulle maglie senesi.
Durante la stagione rimane sempre sotto traccia: sì abbiamo vinto,
ma non montiamoci la testa; sì andiamo bene, ma mettiamo punti nel
paniere per quando arriveranno le partite dure; sì siamo primi in classifica ma stiamo coi piedi per terra e guardiamo a una partita per volta; sì,
ma quando arriveranno le squadre delle metropoli sarà un’altra musica...
Le metropoli arrivano e ripartono con la coda fra le gambe e bacchiate che nemmeno un noce d’autunno.
Se esistesse il Premio Gatto di Lornano d’Oro, Pianigiani lo
avrebbe vinto subito.
Invece esiste il Toshiba Award per il migliore coach dell’anno e
nel 2007 se lo aggiudica; così come esiste il Premio Nereo Rocco per
il migliore allenatore emergente, che è anch’esso suo di diritto.
E perché si capisca che il ragazzo “delle mi’ scale” non è una meteora, il campionato 2007-2008 si apre con la vittoria della Supercoppa e i biancoverdi di casa che sculacciano i biancoverdi della Benetton Treviso.
Sì, ma siamo sinceri: 5 sconfitte in una stagione sono un po’ tante.
Così Pianigiani decide di migliorare un po’ questa sconveniente
e imbarazzante indecenza. E nella stagione che s’è da poco conclusa,
infatti, di sconfitte ne prende solo 4. Batte tutti i record della serie A;
vince 41 partite su 45 con la media di 91,1%; chiude la regular sea-
35
son a 62 punti; lascia la seconda a -16; liquida in finale Roma con un
punteggio di 4-1 e vince il secondo scudetto di fila.
Ah già: scusate. Quasi mi dimenticavo. Nel frattempo a Madrid riporta la Montepaschi Mens Sana al terzo posto di Eurolega, dopo una
semifinale col Maccabi arbitrata da codice penale.
C’è altro: con l’assetto che si prevede in futuro per l’Eurolega, che
vedrà 16 squadre fisse su 24, la Montepaschi Mens Sana, grazie al lavoro e ai risultati conseguiti in questi ultimi due anni, può realisticamente pensare di essersi guadagnato un posto fisso nel massimo campionato europeo. È come se avesse vinto un ulteriore scudetto morale.
Su di lui hanno già fatto una tesi di master universitario, per analizzare i modelli di coaching. Le aziende lo chiamano per far lezione
e spiegare come si costruisce e si fa funzionare un collettivo: bisogna
essere i primi a crederci e soprattutto è un modo di pensare che va trasmesso ai giocatori, commenta lui che ha fatto mettere nel suo studio
una lavagna grandissima dove si può scrivere in tre o quattro contemporaneamente e dove passa a volte nottate intere con i suoi collaboratori a studiare insieme dettagli e cercare soluzioni.
Va enfatizzata la squadra – continua se glielo chiedete - e occorre
far capire quanto il gruppo maschera le debolezze individuali e gli
inevitabili momenti negativi che vengono assorbiti se tutta la squadra tiene. E viceversa bisogna far capire che, se vinci, le qualità del
singolo non solo non vengono offuscate, ma risaltano anche di più;
che tutti hanno un ruolo importante e che, come sosteneva Velasco,
non si possono dividere le persone in vincenti e perdenti perché è una
divisione che, semplicemente, non ha senso.
Che abbia ragione s’è visto sul parquet proprio quest’anno: con
Kaukenas fuori per mesi, quando s’è infortunato Lavrinovic e in seguito Mc Intyre, penso che non ci sia stato nessuno che non ha sentito il sudore freddo giù per la schiena. E lì il collettivo ha fatto quadrato, ha supplito alle debolezze e ha tenuto botta, mantenendo la
supremazia sui parquet italiani.
Devi insegnare ai giocatori come resistere alla pressione – sostiene ancora lui –; che non ci sono partite importanti e partite da sottovalutare; che, al limite, la vittoria non è tutto, ma è l’insieme del
campionato che conta.
E la pressione si regolarizza soprattutto infondendo fiducia sotto
forma di informazioni ai giocatori; devi far capire che hai alle spalle
un serio patrimonio di studio del basket e che ne sai quanto gli altri
e forse qualcosina più degli altri. Non puoi fare mai due volte di seguito la stessa proposta alla squadra perché allora non sei più credibile, e soprattutto non puoi proporre roba di basso livello o, men
che meno, bluffare perché il giocatore se n’accorge e allora è
finita davvero.
Per tenere fede al suo metodo, Pianigiani si sottopone (e
sottopone i suoi collaboratori, i quali evidentemente hanno lo
stesso contratto di lavoro degli schiavi di Faraone anche se,
presumibilmente, li pagano un pochino meglio: sulle frustate
non saprei dire) a un lavoro da massacro. Raccoglie e fa raccogliere una mole enorme di informazioni su ogni squadra da affrontare.
E fin qui, la cosa è relativamente facile. Il difficile
arriva quando si deve decidere quali e quante di queste informazioni servono ai giocatori. “Mi ricordo il
mio professore di latino del liceo, di come riusciva a
trasferirci le cose che poi ci colpivano e restavano patrimonio di conoscenza”, ammette Pianigiani. Il suo
professore di latino del liceo era il professor Tanganelli: rendiamoci conto che è a lui che dobbiamo
un pezzettino della gloria attuale della Montepaschi Mens Sana. Grazie professore, a
nome di tutta la tifoseria grazie di cuore!
Così, Pianigiani e i suoi collaboratori cominciano a preparare la
partita successiva appena
se n’è conclusa una;
subito dopo la conferenza stampa e
ancora sul pullman che li riporta
a casa. Scelgono 3 o
4 partite significative
della squadra da af-
frontare e ne decidono il montaggio dei passi utili, con un uso chirurgico del video che lui ha imparato dai pionieri di questa pratica, Scariolo e Messina. Magari, dice, aggiungendo la musica adeguata che
sottolinea un’azione quando la deve vedere il giocatore, perché con la
musica l’emozione è più forte e l’immagine resta più impressa. Difficile dargli torto: certe sequenze di gara del noto film di Hugh Hudson (Chariots of Fire, 1981) sono di per sé belle immagini; poi parte
sotto la musica di Vangelis e vengono i brividi e il groppo alla gola e
non te le dimentichi finché vivrai.
Ai giocatori non fa sconti: gli abbiamo visto fare delle rinfanfère
da paura a omoni di due metri e dispari, che se le sono prese a capo
basso e zitti.
E nemmeno agli arbitri fa sconti: delle corbellerie che fanno in
campo non gliene fa passare liscia una. Devo fargli capire – commenta
– che non siamo degli sprovveduti né siamo disposti a subire passivamente. Quando poi vedo qualche arbitro che è palesemente inadeguato perdo la pazienza. S’è visto, s’è visto. Mi ricordo di una partita
in cui un arbitro si beccò 40 minuti di romba nelle orecchie e quando
la partita finì e fu vinta dai bianco verdi, Pianigiani che continuò con
un extratime di rimostranze al malcapitato che probabilmente è ancora lì sul lettino dell’analista a cercare di venirne fuori. D’altra parte,
se - come fa notare lui, andandone giustamente orgoglioso - raramente
prende “tecnico”, è evidente che in genere le sue sono osservazioni
sensate e non querule proteste campate in aria.
Ne ha fatta di strada il ragazzo “che stava per le mi’ scale”. Wikipedia non si limita a ricordare il suo genetliaco fra le date significative della storia, ma gli dedica anche una intera voce personale,
lunga una schermata di computer. Le società italiane lo guardano
come il recordman da battere; quelle straniere gli fanno l’occhiolino;
le tifoserie avversarie lo coprono di insulti, il che è la più bella gratificazione che un campione possa avere perché testimonia la rabbiosa
inferiorità di chi, come si dice, “gli garberebbe...”
Se gli chiedete quali sono le prospettive future (a parte dedicarsi
alla letteratura che ama e ai film francesi che adora: ve lo dicevo che
è un umanista, no?), vi risponde semplicemente “proseguire il viaggio” e aggiunge “senza nessuna ansia da prestazione”: ho la fortuna
di esercitare una professione come poche altre che mette insieme la
possibilità di trasmettere una cosa e di parteciparla. Vedere il mondo
e vivere emozioni, questo mi aspetto. Alla fine, è il viaggio che conta.
Poi sogna di fare delle vacanze vere. E sapete dove? A Siena, perché – dice – è Siena che mi manca, anche se, per uno che vive di emozioni, l’emozione di questa città ce l’hai dentro e te la porti con te
anche in capo al mondo come un legame viscerale che nulla riesce a
tagliare. Però ho voglia – prosegue – di godermi rilassato quella bellezza che qui ti circonda e altrove mi manca. Ha voglia – lui che a suo
tempo ha calcato il tufo di Piazza nella montura della sua Lupa - di godersi, da contradaiolo, il Palio, cosa che gli è quasi impossibile adesso
perché, come ognun sa, i mesi di luglio e agosto sono infernali per un
allenatore di basket. Ho da riappropriarmi di tante cose – sostiene quando rallenterò, perché un allenatore deve saper capire a quale
punto della sua carriera deve allentare, e fra queste cose c’è proprio
questa mia città che è congeniale a dare la carica per le grandi sfide,
per la vena di follia collettiva che caratterizza da sempre la nostra
gente. Qui – aggiunge – si parla con un candore divino di portare a
casa l’Eurolega, ben sapendo che cosa sono le squadre che disputano
l’Eurolega. E questo sogno è generosità, è voglia di scalare l’impossibile e non hai idea quanto questo ti carichi e ti motivi.
E allora, siccome siamo tutti figli della stessa follia, consentitemi
di concludere in coerenza con essa.
Quando alcuni anni fa mi fu chiesto di tracciare un breve medaglioncino di Simone Pianigiani in occasione della presentazione della
squadra per il campionato 2004-2005, ricordo che formulai l’augurio
– a lui che era ancora il vice di Recalcati – di conquistare, un giorno,
uno scudetto mensanino costruito tutto da lui.
Fui pessimo profeta.
Di scudetti ne ha conquistati già due a fila.
Dunque – nella speranza che la mia profezia abbia un esito analogo – oggi mi sento di augurare a Pianigiani un’Eurolega mensanina
tutta costruita da lui.
Che poi, se saranno di più, come si dice al salumiere quando ti pesa
le fette di prosciutto in eccedenza, “le lasci, le lasci: va bene così”.
Presentazione in occasione della consegna
del Premio Mangia il 15 agosto 2008
36basket
Ad un mese dal via della nuova stagione, il gruppo guidato
da Pianigiani dimostra di avere ancora qualcosa di speciale
Una MPS all’altezza
del suo prestigio
Mauro Bindi
I nuovi arrivati Finley
(sotto) e Domercant
(in alto a destra)
Se le sfide sono il sale della vita, ciò che
attende la Montepaschi Mens Sana nella
stagione che sta per avere il suo inizio, è
quanto di più eccitante si possa chiedere.
La tacca posta dagli uomini di Pianigiani alla fine della trionfale stagione conclusa poco più di due mesi fa, si colloca
ad un livello di eccellenza assoluto, non
fosse altro per la quantità industriale di record battuti, ma soprattutto perché bissando il successo in campo nazionale e riportando il basket italiano ai massimi
livelli europei, le condizioni per fare ancora meglio scontano il fatto che avvicinandosi sempre più al vertice gli scalini da
salire diventano più alti ed impervi.
Confermarsi sarebbe già eccezionale,
fare meglio, in un contesto sia italiano che
continentale ancora più competitivo, sarebbe semplicemente superlativo.
Partendo da questa osservazione, possiamo dire che per quello che è successo
nell’arco di questa estate la Montepaschi ha
già compiuto il suo piccolo o grande miracolo, perché la quantità di euro/dollari ri-
versati sul mercato del basket europeo ha
pochi uguali con il passato ed ormai le cifre
di ingaggio dei giocatori hanno raggiunto
in alcuni casi livelli da far invidia anche ai
celebrati stipendi calcistici.
Ci sia concesso fare una piccola considerazione sul fenomeno di migrazione
dalla NBA al basket europeo, quello che
negli ultimi anni sembrava soprattutto un
viaggio di sola andata dal Vecchio Continente verso gli States. Ora in maniera repentina sembra aver cambiato rotta, complice la debolezza del dollaro e soprattutto
l’introduzione di tetti salariali più rigidi
per le varie franchigie del mondo professionistico americano. Cosa che non rende
più certo, nemmeno per giocatori di buona
levatura, di poter strappare ingaggi sontuosi come quelli firmati fino a d oggi.
Si spiega anche così l’invasione di giocatori NBA dall’ottimo pedigree che calcheranno i parquet europei. C’è semmai
da segnalare che questo è un fenomeno
che ha visto coinvolti i club più importanti
dei maggiori paesi continentali, ma la for-
bice tra alcune realtà greche e soprattutto
il basket russo si è allargato nei confronti
del resto d’Europa, Spagna compresa
dove, Barcellona a parte, il profilo è rimasto molto più basso rispetto a quanto accaduto nell’Est Europeo.
Certo il livello tecnico del basket giocato in Europa rende meno pionieristico,
rispetto al passato, l’attraversamento dell’oceano da parte di molti ex professionisti. Ma a guadagnarne sarà senza dubbio
la qualità del gioco, perché anche le Olimpiadi hanno confermato quello che già
tutti sapevamo, cioè abbandonata l’approssimazione con la quale gli Stati Uniti
avevano affrontato gli ultimi impegni alle
Olimpiadi ed ai Mondiali, il talento fisico
e tecnico dei giocatori americani era tale
da assicurare il successo finale, ma tatticamente il divario tra USA ed il resto del
mondo non consente più alle star americane di venire a passare una vacanza di
mezza estate.
Detto questo e analizzato come il livello competitivo si sia impennato, ecco
spiegato il motivo per cui si può parlare di
miracolo senese, perché il progetto targato
Montepaschi ha trovato i suoi spazi in un
contesto che potremmo definire imbizzarrito in termini di lievitazione dei costi.
Aver quindi mantenuto intatta l’intelaiatura della squadra da un lato ed essersi
mossi con decisione, tempismo ed in maniera mirata su bersagli ben individuati dall’altra, permettono senza dubbio di dire che
la società senese ha mantenuto fede ai propri criteri di crescita, senza trascurare l’idea
base con la quale da sempre ha operato,
cioè ricerca della massima competitività,
non trascurando mai certi limiti di spesa,
che, mai come in questo momento, sotto
l’effetto delle accelerazioni arrivate dall’esterno, potrebbero minare alla base un
progetto sostenibile come quello senese.
Questo non vuol dire che Siena, come
si è sempre sostenuto, non disponga di un
supporto economico importante. Tutt’altro, è solo che le cifre messe in campo da
certi club sono inarrivabili anche raddoppiando o forse triplicando il budget senese
e quindi non rimane che continuare a solcare una rotta propria, fatta di quelle certezze che le indubbie capacità e le felici
intuizioni di Ferdinando Minucci continuano ad alimentare.
La logica della programmazione rimane la stessa, creato un gruppo e consolidatosi nel breve volgere di due stagioni,
la politica degli innesti mirati continua a
regalarci la convinzione che il congegno
sia ulteriormente migliorato.
Una ricerca, quella della affidabilità
del gruppo, che sarà l’obiettivo di moltissime squadre sia in Italia che in Europa,
perché cambiare è necessario specie se si
devono colmare dei gap esistenti, riuscirci
però cambiando molto è generalmente
un’incognita che sulla carta non dovrebbe
riguardare Siena.
Minucci in questa tornata di basket
mercato ha allungato ulteriormente l’organico della squadra, che avrà 11 giocatori reali da inserire nelle rotazioni, ma soprattutto è riuscito a firmare un giocatore
come Domercant, lungamente inseguito
già lo scorso anno e che era una primissima scelta per Pianigiani Il quale, con
l’aggiunta di Finley nel ruolo di play, si ritrova un altro uomo in grado probabilmente di stupire, ma soprattutto di mantenere ad altissimo livello gioco e
pericolosità offensiva garantite già dal miglior play d’Europa che è Terrel McIntyre.
È evidente che a livello esterni la Montepaschi ha fatto un ulteriore salto di qualità. Domercant, solo per la sua storia personale, è a buon diritto considerato un top
player in Europa e proprio le sue caratteristiche ci inducono a credere che non avrà
difficoltà a mostrare il lato migliore delle
sue capacità. Finley invece è un investimento per il futuro, che però può avere un
impatto considerevole già nel presente,
perché accoppiato al talento di McIntyre
può ricalcarne le orme garantendo la continuità e la validità del progetto tecnico.
C’è poi il ritorno a casa di Lechthaler,
un rientro meno scontato di quello che può
sembrare, perché dopo la positiva esperienza a Montegranaro il lungo bolzanino
è chiamato a garantire minuti importanti
di sostanza fisica in una parte del campo
dove continuerà a mancare quel gioco
spalle a canestro che non è propriamente
nelle caratteristiche dei nostri lunghi e che
la partenza di un ottimo interprete come
Thornton, potrebbe rendere ancora più visibile per quello che rimane forse l’unico
possibile limite della squadra.
Ma per affermare o confermare questa
sensazione aspettiamo con fiducia i responsi del campo, perché il solco tattico è
comunque quello che ha permesso di
stracciare record e avversari nell’arco
degli ultimi due anni partendo da caratteristiche non dissimili dei nostri lunghi.
Quindi avanti con la medesima convinzione e determinazione degli ultimi anni,
con particolare attenzione proprio alla fase
di preparazione ed avvicinamento al campionato, fase nella quale Pianigiani e soci
da sempre hanno costruito le basi per le
future vittorie.
Si riparte dai nostri errori, così ha salutato Ferdinando Minucci la nuova stagione. Tenendo conto che di errori ne sono
stati fatti veramente pochi nel corso degli
ultimi due anni, verrebbe da dire che il
compito è facilitato dall’esiguità degli
stessi, ma l’augurio migliore è quello di
confermarsi ai livelli raggiunti, perché
l’eccellenza porta con sé in dote anche la
certezza di competere per ogni obiettivo.
Poi conteranno tante cose, ma la certezza
che questo gruppo ha qualcosa di speciale
è garantito dalle ultime due stagioni e non
sarà certo l’appagamento che condizionerà
il futuro della Montepaschi. •
Viale Toselli 110
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38basket
Mens Sana e futuro del basket italiano
fra i temi affrontati da Ferdinando Minucci con Tuttosport
Non solo Scudetti,
anche idee
Pubblichiamo integralmente l’intervista concessa dal presidente biancoverde
a Piero Guerrini della testata torinese
Alle spalle la stagione perfetta coronata
dal premio personale come miglior dirigente europeo e da quello al club Montepaschi per il lavoro di promozione marketing Ferdinando Minucci, nel frattempo
divenuto presidente della Mens Sana bi-tricolore, si è pure impegnato per promuovere
la riforma della serie A. E ha completato
l’organico con il colpo Henry Domercant.
È anche uno dei dirigenti che più si erano
impegnati per la nuova convenzione sugli
organici di A da qui al 2013. Ora bloccata.
Insomma è il personaggio ideale per capire
l’attuale crisi ‘politica’.
Ci dica Minucci, com’è arrivato a Domercant e prima ancora a Finley resistendo agli attacchi dei top club europei
per i suoi campioni?
“Salvo sorprese abbiamo respinto le richieste, forse perché anche noi stiamo diventando una società importante. Su Finley
ci siamo mossi molto presto, ottenendo
un’opzione che abbiamo esercitato. Domercant ci era sfuggito la scorsa stagione,
non potevamo competere con soldi della
Dinamo Mosca. I risultati ottenuti –soprattutto in Europa- stavolta l’hanno convinto”.
Intanto lei ha incassato un’incredibile
serie di premi. Com’è possibile immaginare un miglioramento?
“Il premio come dirigente è un onore e
un motivo d’orgoglio perché i voti arrivano da colleghi con cui non c’è la stessa
conoscenza che abbiamo tra noi. Il miglioramento è possibile, seppur difficilissimo, in Europa. E perciò è stimolante”.
Lei si è fatto promotore del progetto di riforma in A, attraverso il sistema misto diritto sportivo-ranking. A che punto siamo?
“Abbiamo incassato pareri favorevoli,
compreso quello del presidente Coni. E il
nuovo sistema di Eurolega conferma che simili idee sono realizzabili. Il basket può crescere attraverso un sistema che sia stabilità,
mantenendo un numero di squadre al proprio interno con il sistema legato al ranking.
Senza però tralasciare il diritto acquisito sul
campo, fondamento della nostra cultura
sportiva. Ripresenteremo tutto a inizio stagione, consci che occorra la condivisione di
tutte le parti. Fip e LegAdue, per iniziare”.
Quali sono gli ostacoli?
“Siamo al cospetto di un mondo nuovo,
una concezione inedita di vedere il nostro
sport. Bisogna capire che la convivenza tra
due sistemi è possibile. Del resto il nostro è
uno sport che deve cercarsi le risorse. È un
problema culturale e politico. Ma resto ottimista. Vogliamo accelerare i
tempi”.
Il problema è che la convenzione con la Fip è
congelata. Programmare
per i club è di colpo più
difficile.
“È stato un fulmine a
ciel sereno. I club però mi
sembrano compatti. È stato
un anno importante, La mia
idea è che sia riduttivo parlare di numeri, ovvero un
extracomunitario in più o in meno. Serve
un programma ad ampio respiro”.
Si può salvare quanto di buono da voi proposto? Ad esempio il progetto di finanziamento per i settori giovanili? E l’idea di
togliere il concetto di formazione italiana,
per gli stranieri cresciuti da noi?
“Abbiamo preso un impegno, l’accordo per quest’anno vale e lo rispetteremo in ogni senso. Può essere l’occasione
ideale per verificare se il progetto Italia
funziona o se debba essere cambiato. Ritengo che un club di A non possa avere il
compito unico di reclutare, formare e lanciare italiani, perché occorre mantenere la
competitività ad alto livello, in particolare
in Europa. Bisogna sposare un progetto
che parte dalle categorie inferiori. Come
quello lanciato dal presidente Curiosi. Del
resto ci sono esempi: Poeta arrivato in azzurro partendo dalla B. Il programma deve
coinvolgere l’intero movimento. E partire
dai vivai”.
Siena ha vinto tantissimo: solo nel 2008
Under 19 e 15, più un 2° posto Under 17.
Quanti giocatori avete lanciato in A e B in
questi anni?
“Molti, e saranno ancora di più. E
senza scomodare Datome, Lechthaler e
D’Ercole, i vari prestiti ci permettono di
finanziare il reclutamento stagionale. Più
in generale posso dire che aver mandato
tre ragazzi come prime scelte nella NBA
è motivo di vanto per il basket italiano.
Significa che produciamo qualità, ci
manca la quantità. Che però passa dai
vivai. In tal senso il nostro progetto permetterà di raccogliere circa 1,5 milioni di
euro. Metà andrà a chi produce i giovani,
l’altra ai nostri club che ne impiegheranno
di più. Ecco: ci sono club che puntano al
vertice europeo, altri possono trovare stimolante e economicamente utile questa
attività”.
Disposti al dialogo con Fip e Giba?
“Le persone intelligenti cambiano
idea. E noi siamo disponibili ad accogliere
idee migliori. Ricordo comunque che sono
i club a cercare le proprie risorse. E il movimento produce nulla. Con i soldi del
contratto tv (160.000 euro, ndr) si pagano
le spese federali. Siamo sempre meno
competitivi sul mercato internazionale,
anche per via della tassazione”.
Per finire: Milano e Roma pensano in
grande.
“E a Bologna è derby mercato. Ci saranno altre novità, Treviso rientrerà in
gruppo. Sarà un campionato interessantissimo. Il fatto però che i proprietari sono
ancora mecenati. E se si toglie la possibilità di programmare, non cambierà”. •
vista da lontano
rudi simonelli
PENSIERI IN LIBERTÀ SOTTO L’OMBRELLONE
Quanto è bella… quanto è cara... ah!! estate
anche un po’ amara!!! Così a scriver di nuovo, in
piena vacanza, ci siamo guardati intorno ed abbiamo visto Siena anche dove non ce l’aspettavamo. Eccomi con un racconto di un cassonetto
della spazzatura fuori dallo stadio Castellani, in
quel di Empoli, nella calura di fine luglio, che si
presenta con su la scritta “Siena”! Vuoi vedere che
anche qui sanno il vecchio giochino che si faceva
fra ragazzini, quando i miei amici milanisti mi scrivevano sui bidoni dei rifiuti “casa della Juve” per
farmi arrabbiare!!! E dentro il prato sussidiario i
ragazzi dell’Empoli a sbuffare sotto il sole in preparazione ad una nuova stagione che inizierà col
big match contro il Brescia, ma in serie Cadetta!!!
Ma non sarà che il brutto difetto dell’invidia si propaga anche nei tranquilli abitati di Toscana?! Tiro
dritto sorridendo noncurante per trovarmi una sera
ad entrare in una taverna in quel di Montelupo Fiorentino. Su ogni parete interna poster e gigantografie di un fantino trionfante al Palio. Dopo breve
indagine scopro che ‘l’emigrante contradaiolo’
non ha nessuna intenzione di rinnegare le sue origini e sbandiera a tutti il trionfo del 16 agosto
2005, contrada della Torre.
E insomma questa Siena mi insegue dappertutto sotto questo grande sole, e penso che Minucci e C. possano davvero godersi qualche
giorno di vacanza in più con la coscienza a
posto. È stato fatto il lavoro difensivo prioritario,
cioè tenere Terrel McIntyre, “Bob Morse” Lavrinovic e Romain Sato, confermare per la quarta stagione capitan Stonerook e Rimas Kaukenas.
È stato fatto anche il lavoro di strategia, dopo
l’opera di rivalutazione di Bootsy Thornton poterlo usare come chiave per investire in ringiovanimento, ed ecco al suo posto Domercant, cannonniere NCAA nel 2003 a 27,3 punti a partita,
come non trascurabile la mossa dell’importante
pedina (o dama, se volete) Diener restituita a
Capo D’Orlando anzichè ad una rivale. Poi, visto
che nelle finali contro Roma si erano palesate
mancanze evidenti di supporto in cabina di regia
a TMac, ecco l’arrivo di quello che dovrebbe essere un play-guardia (Morris Finley) con tutte le
carte in regola per essere l’ennesimo colpo a sorpresa della dirigenza MPS. Un caro saluto a
Vlado Ilievski, comunque grande in certi momenti
della passata stagione, meritevole Campione
d’Italia, tornato a mangiare le splendide e gigantesche paste alla crema del cuore di Lubjiana.
IL CASO DATOME
Tutto OK tranne quel pomeriggio dove tenendomi a riposo dai 30 e passa gradi mi ritrovo
quelli di SKY a passare un servizio su ‘5 tutor’ che
presentano 5 promesse da tutti gli sport. Nuoto,
pallavolo, calcio... e per il basket Dino Meneghin
presenta il suo protetto... Luigi Datome!!! Ahi ahi,
cominciano le lodi: fisico da basket, longilineo
quindi agile ma esplosivo nel salto, buon tiro da
tre, schiacciate spettacolari in contropiede e chi
più ne ha più ne metta... solo che di trattenerlo a
Siena nessuno ne parla. Anzi sempre più forte su
tutti i giornali sembra evidente la menzione dell’interessamento della rivalissima Roma. Peccato,
non ci crediamo, ma questa è la realtà.
Nelle prime 4 giornate della stagione 20052006 Luigi Datome entrò in quintetto base 2 volte,
segnando 11,8 punti per gara e giocando 26 minuti a partita, ovviamente furono 4 vittorie, e non
aveva ancora 18 anni. Arrivò al top alla terza di
ritorno segnando 27 punti contro Avellino, ma
molti ricorderanno la sua prestazione super in Eu-
d’Italia, il Siena, si fa fatica a trovare in coda un
nome di casa... non si tratta di bocciare lo stranierismo ma di trovare un giusto equilibrio”.
Datome poteva essere un tassello per trovare
questo richiesto e giusto equilibrio, anche se poi
non è che nel 2004, con Siena ancora campione
d’Italia, la medaglia d’argento di Atene arrivò
con squadre piene di Italiani.
rolega contro il Panathinaikos, 15 punti in un
amen per riportare la MPS in gara, cambiare il
trend di una partita che sembrava già decisa. Ripeto, in Euroleague. Queste premesse sarebbero
una garanzia per molti, ma non sono state sufficienti per proiettare Datome nel futuro della MPS,
salvo che non ci siano clamorosi ripensamenti. È
probabile che incida in tutto questo la voglia evidente di puntare alla Coppa Campioni, usando
una formazione il più esperta e competitiva possibile, infatti è evidente come la riconferma di
molti scudettati è in questa direzione; circostanze
molto diverse da quelle del 2005, quando dopo
le Final Four lo Scudetto e la Supercoppa Italiana
2004 si arrivò ai giorni della “pancia piena” citata da Minucci. Ora è evidente come le motivazioni possano essere ancora vivissime per la
“rosa” biancoverde scelta per il 2008-2009. C’è
però ancora da fare una considerazione in
chiave azzurra. Siena è stata tirata in ballo dal
Sig. Candido Cannavò sulla Gazzetta del 17
agosto quando, riflettendo sulla tristezza generata da una Olimpiade senza la nazionale italiana di basket, ha scritto: “mi chiedo se esiste ancora il basket italiano?... nella squadra campione
meno che il leggendario Tonino Zorzi a prendere
in mano la situazione che vedeva la Viola Reggio Calabria ultima con 0 vittorie su nove partite.
Zorzi lo mise in quintetto base e la Viola da 9
sconfitte di fila passò a 5 vittorie di fila (!!!) e ovviamente la salvezza a fine stagione. Alla quinta
vittoria di fila le sue statistiche lo videro partire in
quintetto con 8 punti, 4 su 5 da due e un apporto
determinante a rimbalzo dove la Viola prevalse
41 a 30. Da un punto di vista statistico, quindi, le
cose fra l’Eze di ieri confrontate con quelle di oggi
non sono molto cambiate. Visivamente abbiamo
visto tutti il suo progresso, ma mi aspetto che nel
pieno dell’estate Eze sia stato su qualche campetto sperduto a provare ricezione e scivolamento
a canestro, ricezione con giro e tiro, scivolamenti
difensivi, controllo dell’uso delle mani negli aiuti
difensivi senza posa. Avremo sicuramente bisogna di un Eze che arrivi alla completa maturazione, non gravandosi subito di falli e risultando
quindi un centro su cui i compagni dovranno fare
continuo affidamento, sia difensivamente che
nella costruzione del gioco, non solo nei primi
tempi di ogni partita. •
IL CASO EZE
Benjiamin Eze entrò di prepotenza nel campionato italiano nell’autunno del 2001, giovanissimo come possiamo ben immaginare. Fu niente-
41basket
La Virtus Basket riprende la sua strada
sportiva con una squadra solo in parte rinnovata, ma sempre molto giovane. Sei i
giocatori confermati. E tra questi, quattro
sono stati protagonisti della esaltante stagione passata, con la partecipazione ai
play off: Furlanetto, Casadei, De Min, Tomasiello e i giovani Davide Visigalli, 18
anni e Gianni Terrosi 19. I nuovi sono
Gino Cuccarolo, pivot 21 anni, 2 metri e
22 di altezza, proveniente da Montecatini,
lega 2,Fabio Marcante, 28 anni (uno dei
più vecchi del gruppo) guardia- ala, arrivato da Santini Fidenza, (società di B1),
Filippo Alessandri 19 anni, play guardia,
che torna alla Virtus dopo un ottimo campionato in prestito a Palestrina società di
B2. Il quarto nuovo è David Cournooh, 18
anni, guardia, proveniente dalla Mens
Sana, lo scorso anno in prestito al Costone
in C1, giocatore dai grandi mezzi fisici.
Per il nuovo allenatore Marcello Billeri, (
subentrato a Stefano Salieri) quella di riuscire a creare un gruppo omogeneo è una
sfida importante.”Sono contento di come
abbiamo costruito questa squadra. Si potranno fare risultati. La cosa essenziale è
quella di riuscire a diventare gruppo. È
quello che ci serve. Per quanto mi riguarda
sono motivatissimo. Ci sono le premesse
per fare bene”.
Una fiducia, quella di Billeri, che sembra essere comune a giocatori e società.
Sottolinea il neo acquisto Fabio Marcante:
“Sono venuto a Siena perché me ne hanno
parlato molto bene. Quello di Billeri, con
cui ho parlato, mi sembra un buon progetto”. “Una bellissima esperienza venire
qua alla Virtus. Cercherò di dare il mio
massimo” aggiunge Cournooh che nel difficile campionato di A dilettanti ( così si
chiamerà la B1) potrebbe avere l’occasione per dimostrare tutte le sue capacità
che appaiono davvero interessanti. Il giocatore è arrivato alla Virtus dalla Mens
Sana che ha tutto l’interesse a valorizzarlo. Anche lo scorso anno un altro mensanino in forza alla Virtus, il pivot Ammannato, è andato bene tanto che Stefano
Salieri, che pure nei suoi confronti aveva
atteggiamenti molto ruvidi, lo ha portato
a Pavia in A2. La presenza di Cournooh
nel gruppo Virtus è un segnale che i rapporti con la Mens Sana sembrano volgere
al bello come tiene a dire Pietro Di Noi,
responsabile dell’organizzazione della società, dalla prima squadra a tutto il ricco
settore giovanile. “ I rapporti con la Mens
Sana, sono assolutamente ottimi e speriamo di poterli incrementare anche in un
prossimo futuro. Tra l’altro ci sono due ragazzi del 1993 di società toscane che la
È partita l’ennesima stagione dei rossoblù nel difficile campionato A
Dilettanti, ex B1
Consum.it: la sfida
di coach Billeri
Augusto Mattioli
Mens Sana ha tesserato chiedendoci di
ospitarli nella nostra foresteria e di farli
partecipare al torneo under 17 nella nostra
squadra. Noi siamo stati contenti di venire
incontro alle richieste della Mens sana
anche se ci hanno creato qualche problema
organizzativo. Ma pensiamo che questo
sia un momento di approfondimento della
collaborazione reciproca di cui c’è bisogno, sia per noi che per loro”.
Del resto è impensabile che due società finanziate dallo stesso sponsor, se pur
con un marchio diverso, si facciamo concorrenza e non trovino il modo di collaborare. Riguardo il prossimo campionato Di
Noi sottolinea come la società chieda alla
squadra “di continuare sulla linea non
tanto di risultati, di cui è assolutamente
prematuro parlare, ma di continuare sulla
linea degli ultimi due anni. La scelta di
Billeri si inserisce nel filone della nostra
politica di valorizzazione dei giovani. Che
è la nostra filosofia di fondo”. Una politica, e qui apriamo una parentesi, che non
riguarda solo i giocatori ma anche lo staff
tecnico visto che il secondo allenatore sarà
il giovane Matteo Mecacci che subentra a
Carlo Piperno che farà parte comunque
anche lui dei collaboratori di Billeri. Per il
presidente Fabio Bruttini “questa è la
squadra come la volevamo. Una squadra
con un’età media forse la più bassa della A
dilettanti-. Sono fiducioso. Ma vediamo
cosa accade strada facendo”. •
N°
Nome e cognome
Ruolo
Altezza Anno
Provenienza
5
6
7
8
10
11
12
13
14
15
16
20
Federico BIANCHI
David COURNOOH
Gianni TERROSI
Filippo ALESSANDRI
Luca FURLANETTO
Daniele CASADEI
Angelo DI LASCIO
Davide VISIGALLI
Gino CUCCAROLO
Fabio MARCANTE
Thomas DE MIN
Gianluca TOMASIELL,O
G
G
P-G
P-G
P-G
A
A-C
A
C
G-A
A
P-G
1.90
1.90
1.90
1.90
1.97
1.98
1.99
2.03
2.22
1.96
2.03
1.90
Settore Giovanile
Mps Mens Sana Siena
Confermato
Palestrina (B2)
Confermato
Confermato
Settore Giovanile
Confermato
Rb Montecatini (Lega2)
Santini Fidenza (B1)
Confermato
Confermato
1990
1990
1989
1989
1981
1981
1991
1990
1987
1980
1986
1980
In alto, la squadra che si cimenterà in
A Dilettanti
A fianco il roster della stagione
2008/2009
43basket
Tanti nuovi volti in casa gialloverde, al via del prossimo campionato di serie C Dilettanti
Zanotti: “Prima di tutto il gruppo”
Roberto Rosa
È un Costone radicalmente trasformato rispetto alla scorsa stagione, con 5
nuovi innesti che potrebbero diventare
anche 6 (la sorpresa dell’ultimo momento
non è da escludere) quello che si appresta
a dare il via all’annata sportiva 2008-2009
che vedrà la società della Piaggia partecipare al campionato di serie C dilettanti.
La nuova configurazione dei campionati non prevede più la B1, la B2, la C1 e
la C2, ma si è passati direttamente alla
serie A, B e C, tutti tornei considerati “dilettanti”, per distinguerli dai due campionati professionistici di A1 e Lega 2. A dire
il vero cambia poco, forse nulla, semmai è
la dinamica organizzativa a livello federale e di Lega che risentirà maggiormente
di questo mutamento.
Molte le novità derivanti da un mercato
estivo che ha visto in prima linea il ds Piero
Franceschini, che è riuscito a portare a
Siena giocatori di un certo interesse, alcuni
dei quali con doppia nazionalità. Ci riferiamo soprattutto a due elementi che rispondono ai nomi di Luciano Carlos Massari, pivot classe ’77 per 202 cm, argentino
naturalizzato, così come la guardia-ala Dragan Zec, origine bosniaca, nato nel 1986,
alto 1,93, esuberanza fisica da vendere. Assieme a loro vestiranno la maglia gialloverde anche il pivot Samuele Nesi, fino allo
scorso anno al Cus (proprietà Virtus) ed il
play Andrea Innocenti che ha concluso la
sua esperienza a Colle. L’ultimo colpo
messo a segno dal Costone risponde al
nome della guardia Domenico Ferraro, un
’86 per 195 cm di altezza.
Un quintetto dunque del tutto inedito
che andrà a fare compagnia ai confermati
Lorenzo Gambelli (anche in questo caso
la Virtus ha concesso il nulla osta), a Filippo e Niccolò Franceschini, al giovane
play Francesco Bonelli che da quest’anno
sarà in pianta stabile nel team allenato da
Andrea Zanotti che si avvarrà dell’assistenza di Andrea Naldini. E poi i giovani
che andranno a completare la rosa della
prima squadra (Giannini, Bruttini e Viviani) e diversi elementi del settore giovanile della società che a turno daranno una
mano agli allenamenti accrescendo così
pian piano il loro bagaglio d’esperienza.
Dare un giudizio tecnico sulla potenzialità di questo gruppo appare prematuro:
“Voglio vederli tutti quanti al lavoro – sostiene coach Zanotti – prima di esprimere
un parere; certo è che la società si è mossa
in maniera intelligente per allestire una
squadra che mi auguro possa essere competitiva per il campionato che andremo ad
affrontare, e di questo non posso che ringraziare la presidente Patrizia Morbidi che
mi ha rinnovato la fiducia, e il ds Franceschini che si è dato un bel daffare. Anche
quest’anno il girone sarà assai equilibrato,
con tantissimi derby tutti toscani. Cercheremo di fare la nostra parte in un contesto
certamente non facile; confido nella serietà e nella compattezza del gruppo per
poter lavorare serenamente. È certamente
questa una delle prerogative basi per poter
ottenere risultati positivi.”
Il Campionato della Consum.it Costone
prenderà il via domenica 28 settembre con
la gara casalinga contro la Liburnia Livorno; la formazione senese giocherà sin
dall’inizio della stagione nel proprio impianto sportivo in località Montarioso, alle
ore 18 della domenica. Finalmente per il
Costone si tratterà del primo campionato
giocato davvero “tutto in casa”. •
Giocatori,
staff tecnico
e dirigenti
in occasione
del raduno.
CORSI MASCHILI E FEMMINILI DI
“MINIBASKET ALL’INGLESE”
Dopo il successo delle passate edizioni, prenderanno il via nella
seconda metà del mese di settembre, presso la Palestra “Peruzzi”
di Via Avignone, i Corsi maschili e femminili di “MINIBASKET
ALL’INGLESE” organizzati dalla Fides
Costone per i nati
dal 1998 al 2003.
I Corsi saranno tenuti,
come negli anni precedenti, dal giocatore
di basket americano
Mike Manchester, e
da altri istruttori qualificati. Le iscrizioni si
ricevono presso la Segreteria del Costone
(0577 42073) dal lunedì al venerdì con
orario:
15,30 – 19,00.
44sport per tutti
Cresce l’attesa per l’affascinante avventura
olimpica che attende Matteo Betti, atleta di spicco
del Circolo Scherma Uisp
Siena riscopre
il fascino dei Giochi
Francesco Montalbano
Siamo finalmente arrivati.
Stavolta è veramente giunto il momento di tirare le
somme del lavoro svolto. La vera misura di come l’abbiamo
svolto ce la darà soltanto il campo, o meglio la pedana, per
cui inutile dilungarsi su tutto ciò che è stato fatto e su come
Due immagini del ritiro senese
è stato fatto.
della nazionale paralimpica
Ormai è importante piuttosto che gli sportivi senesi tengano nel cuore un senese (l’unico) che parteciperà a queste
Olimpiadi da protagonista, comunque vada.
Il titolo di Campione Europeo conquistato da Matteo
l’anno scorso a Varsavia e la vittoria della Coppa del Mondo
2008 ci consegnano una scomoda aspettativa da onorare
ma, d’altra parte, questo è lo sport e noi siamo sempre stati
abituati a percorrere salite molto ripide.
Il pronostico c’è, inutile negarlo. Matteo parte per Pechino
da numero 1 del Ranking Mondiale e Olimpico e, anche se
questo risultato viene a coronamento di una stagione che
non ha quasi mai visto partecipare, nel circuito, i pericolosissimi atleti cinesi, mostra le reali potenzialità dell’atleta senese. Si va comunque per cacciare un risultato, non diciamo
quale, per scaramanzia e per prudenza, anche perché è la
prima Olimpiade alla quale Matteo partecipa, ma non si
parte certo per le vacanze.
Ci dà particolarmente soddisfazione parlare in questi termini di un ragazzo e soprattutto di un amico sul quale, possiamo dirlo senza falsa modestia, abbiamo scommesso da
subito, da quando per la prima volta, tre anni fa si affacciò ai
Campionati Italiani di questa disciplina.
Sono cambiate molte cose da quel giorno; è cambiato
Matteo perché è maturato moltissimo, è cambiato il nostro
modo di preparare i grandi eventi, è cambiato, in generale,
l’atteggiamento che il Circolo si è ripromesso di tenere,
avendo da gestire un compito così delicato. Per tutto il lavoro
svolto si sono adoperati, praticamente senza soste, il Maestro D’Argenio e la figlia Patrizia, tutti i nostri consiglieri e
tutti gli atleti della società che, ci piace ricordare, hanno dato
tutti un reale contributo alla preparazione di Matteo. Tutti
senza escludere nessuno, come ricordava bene Matteo
stesso qualche giorno fa, perché dobbiamo considerare nel
conto finale anche i bambini della leva che hanno avuto la
pazienza di veder trasformare il loro spogliatoio in una palestra dove ci si è allenati per molto, molto tempo, fino a ieri,
per essere precisi.
Un capitolo molto importante è quello relativo al ritiro
della nazionale paralimpica che si è svolto proprio nella nostra palestra nella prima settimana di agosto. Crediamo che
sia stato svolto un ottimo lavoro per prepararlo e un altrettanto ottimo lavoro per contribuire tecnicamente allo svolgimento degli allenamenti, e crediamo anche che questo
possa essere un motivo di soddisfazione per tutta la città
visto che si tratta di una prima volta per Siena.
Il ritiro ha visto impegnati in allenamenti intensivi, oltre a
Matteo Betti, tutti gli altri atleti della nazionale paralimpica,
seguiti dal C.T. Giovannini e dagli atleti senesi che fungevano, per l’occasione, da sparring partner. Affascinante a
questo proposito è stato scoprire come dei ragazzi di 15-18
anni si siano adoperati volentieri allo scopo in un momento
dell’anno che per loro è sì meno impegnativo di altri, ma è
soprattutto un periodo nel quale solitamente si preferisce andare in vacanza.
Scrivevamo proprio in questa pagina, a febbraio, che eravamo sicuri della riconferma da parte del nostro Circolo di
tutti i risultati positivi conseguiti l’anno scorso. Per fortuna i
nostri atleti non ci smentiscono mai e quindi ci troviamo qui
a ricordare alla città che il piccolo Circolo Scherma UISP
Siena, anche per l’anno prossimo, avrà una squadra in serie
A1 e due in serie A2.
Resta soltanto l’impegno più importante, quello delle Oolimpiadi, che coincide, ai primi di settembre, con la ripresa
delle attività per la stagione 2008-2009, quasi a volerci ricordare che per i vincenti non c’è mai tregua. Speriamo di
poter confermare anche questo. •