i Lapislazzuli Edizioni Lapis

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i Lapislazzuli Edizioni Lapis
i Lapislazzuli
Lucia Panzieri
ai miei bambini
Chiara, Andrea e Francesco
illustrazioni di Samantha Enria
© 2006 Edizioni Lapis
Tutti i diritti riservati
Edizioni Lapis
Via Francesco Ferrara, 50
00191 Roma
www.edizionilapis.it
ISBN 88-7874-009-8
Progetto grafico e impaginazione: Manuela Cordella
Edizioni Lapis
Oggi la mamma mi ha detto che aspettiamo un fratellino.
Il fratellino nuovo, poveretto, deve stare per un po’ dentro la
pancia della mamma: dico poveretto perché la mia mamma è
un po’ strana e fa cose molto buffe.
Ad esempio, soprattutto quando siamo in autobus, lei si
mette a canticchiare, un po’ sottovoce ma un po’ per
davvero, e le signore sedute, con la spesa del
mercato nelle grosse borse di tela appoggiate
alle ginocchia, cominciano a guardarci.
Allora io mi devo mettere davanti
alla sua pancia per difendere lei
e il mio fratellino da quelle
occhiatacce.
Del resto, la mamma dice che i
piccolini nella pancia le mettono
sempre voglia di cantare, perché la
riempiono di felicità: anche io,
quando ero nella pancia della
mamma, sentivo la sua voce che
cantava, e infatti era una voce piena
di felicità.
La cosa più buffa, però, è che adesso
la mamma vuole mangiare sempre
zucca, dice che ha proprio voglia di
mangiare solo zucca. Risotto di
zucca, ravioli con la zucca, minestra
di zucca, sformato di zucca, zucca
in padella e torte di zucca.
Per fortuna è il mese di novembre, e di zucche i campi dei
contadini sono pieni.
Papà mi ha detto che c’è un segreto dietro questa storia della
zucca: la mamma vorrebbe tanto un piccolino con i capelli
rossi, anzi arancione come la polpa e la buccia della zucca.
A me questa cosa dei capelli rossi non dispiace per niente: non
tanto per i capelli, ma soprattutto perché i bambini con i
capelli rossi hanno tante lentiggini e se c’è una cosa che mi
piace nella faccia della gente, quella cosa sono proprio le
lentiggini.
Quindi va bene: io e papà sopporteremo tutte queste ricette
di zucca, per il bene della mamma e per i capelli e le
lentiggini del nuovo fratellino.
Un’altra cosa buffa, della mamma con la pancia, è che adesso
si addormenta appena può: spesso sul divano abbracciata a
papà, e tante volte la sera insieme a me mentre canta la ninna
nanna seduta sul lettino.
Dice che è un trucco molto furbo per far nascere bambini
dormiglioni.
Questa sera, però, mentre mi dormiva vicina, ho fatto un
sogno che mi ha molto preoccupato: nel mio sogno si vedeva
chiaramente (per quanto nei sogni vedere chiaro sia piuttosto
difficile) che con tutte quelle zucche il mio fratellino con i
capelli rossi diventava a poco a poco un fratellino zuccavuota.
Per mille lentiggini! Non potevo permettere che succedesse
una cosa del genere… dentro la testa del mio fratellino,
seppur piccola, dovevamo metterci qualcosa.
Dovevo fare un piano, un piano di
salvataggio: la testa di mio fratello, se
non la volevo vuota, andava riempita
con i personaggi delle storie, i nomi
delle piante, i giochi, le vacanze, i
panini con la cioccolata.
Innanzitutto, il piccolino andava
tranquillizzato.
Allora appoggiavo le labbra alla
pancia della mamma e gli sussurravo:
«Non ti preoccupare, Zuccavuota,
stai tranquillo! Ti racconto io un
sacco di storie e ti insegno tante
cose… e se tu vorrai, ti tengo sempre
vicino e ti proteggo dai nemici».
Ma Zuccavuota non mi rispondeva
mai.
Allora ho pensato che forse le parole Zuccavuota
non le conosceva ancora.
Così mi sono organizzato per fargli ascoltare la
voce della nostra casa: l’acqua dai rubinetti,
l’olio che frigge in padella, il fischio della teiera,
i baci con lo schiocco che mi dà la mamma e io
che rido quando papà mi fa il solletico sul letto.
Zuccavuota non mi rispondeva, ma la mamma
diceva che era molto buffo il mio piano di
salvataggio: io non ci vedevo granché
di buffo in un fratellino con la
zucca vuota e il ricordo di quel
sogno non se ne voleva andare.
Intanto, era arrivato l’inverno e io e la mamma ci mangiavamo
tante arance con lo zucchero.
Avevo pensato che se non c’era soluzione per la zucca, almeno
con le vitamine delle arance avrei risparmiato a Zuccavuota
tosse e raffreddore per i mesi più freddi.
Papà sbucciava le arance con tutta
calma e faceva dei bellissimi fiori
sui piattini con tutti gli spicchi
intorno come petali, mentre io ero
l’addetto dello zucchero e ne mettevo
una montagna, proprio al centro di
quella corolla di arance.
La mamma, per aiutarmi con l’inverno e le vitamine, preparava
dei buffi cappellini di lana, a forma di mela o con le orecchie
della volpe, che Zuccavuota avrebbe dovuto indossare,
poveretto, nell’inverno successivo.
Io non dicevo niente, perché papà mi aveva spiegato che le
donne incinte sono belle, ma tanto sensibili: la mamma, infatti,
l’avevo vista qualche volta che si commuoveva ascoltando le
canzoni, o leggendo le pagine di qualche bel libro.
Finalmente, la
stagione delle zucche
finì e anche le mie paure
diventarono più piccole.
La mamma era bellissima e io a
Zuccavuota mi ero proprio affezionato.
Con il primo sole della primavera, io e la
mamma stavamo in giardino con i piedi
nudi sull’erba del prato: era divertente
quando mettevamo la coperta sui rami più
bassi dell’albicocco per costruire una
capanna. Quando stavamo lì sotto, io lo
vedevo benissimo che tra noi c’era anche il
posto per Zuccavuota e lui infatti cercava di
darmi la mano, e faceva a pugni con la pancia
della mamma.
Io dicevo che forse voleva già uscire (dovevo
controllare, prima o poi, se aveva la zucca
piena o vuota), ma la mamma diceva che
sarebbe nato solo nell’estate.
A giugno, siamo andati come al solito al
mare dalla nonna: la mamma adesso
aveva un bel pancione rotondo e si
riposava al sole, così le lentiggini di
Zuccavuota si moltiplicavano.
Io le mettevo sulla pancia castelli di cose
curiose che raccoglievo sulla spiaggia e
così insegnavo al mio fratellino tante
parole difficili: conchiglia, mollusco,
vongola, granchio, medusa, alghe marine.
In una di quelle mattine con la spiaggia
lunga lunga e luccicante, con un bastoncino
e con l’aiuto di papà, ho disegnato una grande
zucca sulla sabbia del mare: era così grande che
dentro potevamo starci tutti quanti.
Quindi non era vuota, anzi, c’erano dentro
persone, sassolini e anche le onde del mare che
andavano e venivano riempiendola di altri
tesori.
Quando gli stavo vicino,
mi rincuoravo per tutto il
lavoro che avevo fatto,
perché si vedeva chiaramente
che aveva una testa come si
deve (lui, del resto, mi
sorrideva sempre con molta
riconoscenza, credo soprattutto
per le arance e le parole difficili).
Così il nome Zuccavuota non lo
abbiamo usato più: se delle
volte piangeva, però, sentivo
la mamma che lo consolava,
chiamandolo Zuccavuota con
molto affetto.
Poi, un giorno, Zuccavuota è nato: se ne è uscito tranquillo
dalla pancia della mamma, così come avevo fatto io, e ha
cominciato a guardarci con i suoi occhi grandi.
Non aveva lentiggini, né capelli rossi (perché era ancora
molto piccolo): ero molto emozionato nel vederlo, e adesso
per la prima volta era anche lui a guardare me.
Io ancora adesso non ho dimenticato quel
soprannome: soprattutto se giochiamo a
nasconderci, appena lo vedo grido subito:
«Zuccavuota!». Perché so che lui mi corre
incontro e la regola di nascondino non l’ha
ancora capita.
Nella stessa collana:
Thierry Lenain, Bisognerà, illustrazioni di Olivier Tallec
Emanuela Nava, Ahi + giochi - male hai, illustrazioni di Chiara Carrer
Susanna Mattiangeli, Quattro zampe una testa una corazza, illustrazioni di
Gianluca Maruotti
Ennio Cavalli, Buonanotte Buio, illustrazioni di Desideria Guicciardini
Elisabetta Jankovic, Un regalo per Goumba, illustrazioni di Pedro Scassa
Georg Maag, Il giardino, illustrazioni di Irene Bedino
Guido Quarzo, Sebastiano Ruiz Mignone, Un elefante non è una caramella,
illustrazioni di Pedro Scassa
Aquilino, Cavalli, Cinquetti, Nava, Papini, Roncaglia, Pace e Toccoterra,
illustrazioni di Cerretti, Ghilardi, Magnasciutti, Massari, Scassa, Terranera
Lo Scaramazze, Io credo che la Befana
Nicola Cinquetti, La principessa ranocchia, illustrazioni di Cristiana Cerretti
Emanuela Nava, W le mamme buone?, illustrazioni di Cristina Pieropan
Arianna Papini, Pareva un gioco
Alessandro Ghebreigziabiher, Tramonto, illustrazioni di Alessandro Ferraro
Il vecchio e il bambino, illustrazioni di Fabio Magnasciutti
Toti Scialoja, Tre chicchi di moca
Aquilino, La pecora volante, illustrazioni di Pierluigi Balducci
Silvia Roncaglia, Parole di latte, illustrazioni di Cristiana Cerretti
Paolo Marabotto, Il paese dei colori
Nicola Cinquetti, Il dono della farfalla, illustrazioni di Cristiana Cerretti
Finito di stampare nel mese di aprile 2006
presso Tipolitografia Petruzzi Corrado & C. snc
Zona industriale Regnano
06011 Città di Castello (PG)
Silvia Roncaglia, Incanti, illustrazioni di Arianna Papini