La persuasione del mare. Il viaggio nell`opera di Claudio Magris

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La persuasione del mare. Il viaggio nell`opera di Claudio Magris
Davide Fantini
La persuasione del mare. Il viaggio nell’opera di
Claudio Magris
Il fascino della letteratura di viaggio si presenta a Claudio Magris già
dall’infanzia: in una recente intervista con Marco Alloni, l’autore triestino
ha dichiarato che «tra le prime letture che hanno avuto un “impatto etico” su
di me citerei le letture ingenue, epiche: da Salgari ai grandi, come Melville,
Stevenson…»1. Quindi una letteratura che ha come protagonista il mare: un
elemento che l’autore conosce fin dall’infanzia essendo nato e cresciuto di
fronte all’Adriatico. E sarà proprio l’acqua uno dei temi principali della sua
poetica. Ogni suo viaggio letterario ha come obiettivo, come meta reale o
ideale, il mare. Ma cosa significa per Magris raggiungere il mare? E quindi,
a cosa tende ogni suo viaggio?
Una delle opere che ha condizionato maggiormente la formazione di
Magris è sicuramente La persuasione e la rettorica, tesi di laurea del
filosofo triestino Carlo Michelstaedter, morto suicida pochi giorni dopo la
scrittura del testo. Scrive Michelstaedter:
La persuasione è il possesso presente della propria vita e della propria persona, la capacità
di vivere pienamente l’istante, senza sacrificarlo a qualcosa che ha da venire o che si spera
arrivi quanto prima, distruggendo così la vita nell’attesa che passi più presto possibile. Ma
la civiltà è la storia degli uomini incapaci di vivere persuasi, che costruiscono l’enorme
muraglia della rettorica, l’organizzazione sociale del sapere e dell’agire, per nascondere a
se stessi la vista e la coscienza del loro vuoto.2
Enrico Mruele, il protagonista del romanzo Un altro mare, per vivere
persuaso parte per la Patagonia, nell’infinita e desolata pianura argentina.
Per Magris invece la vera persuasione è nel mare. È davanti al continuo
fluire delle onde che l’autore triestino vive «immerso nel presente, in quella
sospensione del tempo che si verifica quando ci si abbandona al suo scorrere
lieve e a ciò che reca la vita – come una bottiglia aperta sott’acqua e
riempita del fluire delle cose»3. Anche Enrico, tornato in Italia, terminerà la
1
MARCO ALLONI, La vita non è innocente. Dialogo con Claudio Magris, Lugano, ADV,
2008, p. 33
2
CLAUDIO MAGRIS, Un altro mare, Milano, Garzanti, 2003, p.59
3
CLAUDIO MAGRIS, L’infinito viaggiare, Milano, Mondadori, 2005, p. IX
propria vita, una vita fatta di privazione e solitudine, in una capanna di
fronte all’Adriatico. Se in Un altro mare il riferimento è presente fin dal
titolo, il mare è sempre un elemento fondamentale in tutte le opere di
Magris, soprattutto nei libri di viaggio, come Danubio, Microsmi e
L’infinito viaggiare. Negli ultimi due, nei quali l’autore parla dei luoghi cari
alla propria memoria, il mare resta soltanto una meta ideale, un qualcosa a
cui tendere e confrontarsi continuamente: «Anche questa è la salvezza del
viaggiatore, il quale pure sul lastricato delle città o sulle montagne si sente
sulla traballante tolda di una nave sbattuta dai marosi, arca precaria o
salvifica»4. In Danubio invece la meta si fa reale e il viaggio lungo il grande
fiume europeo diventa un percorso verso la persuasione del mare. Si può
considerare quasi un viaggio dantesco, nel quale l’avvicinamento alla
conoscenza dell’Assoluto, raggiunta da Dante ma impossibile per Magris, è
conseguibile solo attraverso l’arrivo al mare. E il Danubio diventa il
simbolo di questo percorso: «Incurante degli orfani sulle sue sponde, il
Danubio scorre verso il mare, verso la grande persuasione»5. Lungo il fiume
Magris ripercorre la storia della civiltà mitteleuropea: durante le numerose
soste, autore si lascia trasportare da considerazioni non solo geografiche o
storiche, ma anche letterarie, filosofiche e sentimentali. È un viaggio totale,
come quello di Sterne, dove l’itinerario è scandito sia da colte citazioni che
dalle più basse trivialities. Ma è soprattutto un viaggio interiore verso la
totalità del mare. Anche se Magris non usa mai la prima persona, la sua
presenza è fondamentale per capire l’intero viaggio. Ernestina Pellegrini nel
suo studio sull’opera magrisiana scrive:
Il viaggio lungo le rive del Danubio, dalla Selva Nera al Mar Nero, da un’oscurità all’altra,
diventa allora anche il racconto di una metamorfosi interiore: da un dominio, e talora
delirio, dell’intelligenza che controlla, incapsula, e distrugge la vita all’abbandono estatico
dell’uomo taoisticamente trascinato dall’universo in perenne divenire al regno equivoco
della foce, dove tutto si mescola e si trasforma, dove non vi è più un limite, né intervallo, né
momenti, e ogni cosa si avvicina pericolosamente alla coscienza arresa, che si lascia
riempire da una pienezza anonima. «Il continente mitteleuropeo è analitico – scrive Magris
– il mare è epico», e sulla rotta del mare si impara «a liberarsi dell’ansia di riconfermare
ossessivamente la propria identità», perché chi narra una storia «racconta il mondo che
contiene pure lui stesso».6
E questo passaggio è verificabile anche stilisticamente: da frammenti
dominati dalla ragione, con una tendenza più saggistica che narrativa, si
arriva ad una dilatazione finale, nella quale l’autore, trovandosi davanti al
delta, all’unione tra il fiume e il mare, si immerge in questo paesaggio,
riuscendo a descrivere con una notevole capacità poetica «l’estasi di una
4
CLAUDIO MAGRIS, L’infinito viaggiare, cit., pp. XIX-XX
CLAUDIO MAGRIS, Danubio, Milano, Garzanti, 1986, p.15
6
ERNESTINA PELLEGRINI, Epica sull’acqua. L’opera letteraria di Claudio Magris,
Bergamo, Moretti & Vitali, 1997, p.51
5
reintegrazione nella natura e nel cosmo»7. Una differenza stilistica che
Magris riconduce alla celebre divisione tra scrittura “diurna” e scrittura
“notturna” teorizzata dallo scrittore argentino Ernesto Sàbato: la prima è
quella in cui l’autore esprime un senso forte e consapevole del mondo,
mentre la seconda tira fuori verità più profonde e irrazionali.
Ma il mare ha un altro importante significato per Magris: «rappresenta
anche la sfida, l’ostacolo da affrontare, la vita che bisogna attraversare, è il
passaggio nel quale si colloca, fin dall’Odissea, ogni storia che racconta la
ricerca del senso della vita e la formazione della propria identità. Se il mare
è l’eterno, il fiume è il tempo, lo scorrere che trascina e porta via»8. Quindi
oltre ad essere persuasione, le onde rappresentano anche l’avventura, il
viaggio alla scoperta di nuovi mondi e del proprio io. Un viaggio che per
Magris è cambiato nel corso della storia. Nella letteratura classica, da
Omero in avanti, il viaggio è sempre stato inteso in senso circolare: il
viaggiatore che ritorna sempre a casa, alle proprie origini, arricchito, ma
sempre fedele a se stesso. Nella modernità questo non è più possibile: la
disgregazione dell’unità dell’uomo porta al compimento di un viaggio
lineare, senza ritorno a casa, nel quale il viaggiatore perde la propria identità
per diventare altro, una persona completamente diversa rispetto alla
partenza. Interessanti a tal proposito sono queste parole di Magris:
il tema centrale è questo: se il viaggio della vita, e quindi della letteratura e della poesia,
possa essere inteso nel senso classico del restare fedeli a se stessi. Oppure se questo viaggio
dimostra l’impossibilità della sosta, il continuo mutare, la perdita dell’identità, il diventare
un altro. Il viaggio circolare contrapposto al viaggio rettilineo.9
Il viaggiatore moderno quindi non solo scopre la precarietà del
mondo, ma anche quella del proprio Io; «il viaggiatore si getta sempre in
avanti; non porta se stesso, tutto se stesso, nel suo procedere, ma ogni volta
annienta l’intera sua identità precedente e si getta via»10.
Tornando alla domanda iniziale, raggiungere il mare per Magris ha
quindi un doppio significato: la persuasione, il ricongiungimento totale con
la vita, con il fluire della natura, e la sfida, il luogo naturale dove comincia
ogni ricerca della propria identità. Il mare perciò diventa sia fine che mezzo.
Perché è proprio viaggiando fra le onde che è possibile una sorta di unità tra
la propria persona e l’Assoluto. Ma questa ricerca rimane solo un’illusione,
un falso arrivo; l’uomo moderno è incapace di trovare un’unita tra il proprio
Io e il mondo. “Anzi anche il mare è troppo, perché gli rilancia la grande
7
ERNESTINA PELLEGRINI, Epica sull’acqua. L’opera letteraria di Claudio Magris, cit., p.50
ERNESTINA PELLEGRINI, Epica sull’acqua. L’opera letteraria di Claudio Magris, cit.,
pp.120-121
9
LICIA GOVERNATORI, Claudio Magris, l’opera saggistica e narrativa, Trieste, LINT,
1999, p.31
10
CLAUDIO MAGRIS, L’infinito viaggiare, cit., p. XII
8
promessa di felicità e la grande ricerca di significato, che – come ogni
ricerca – soffoca la felicità”11
11
CLAUDIO MAGRIS, Un altro mare, cit., p. 60
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
MARCO ALLONI, La vita non è innocente. Dialogo con Claudio Magris,
Lugano, ADV, 2008
LICIA GOVERNATORI, Claudio Magris, l’opera saggistica e narrativa,
Trieste, LINT, 1999
CLAUDIO MAGRIS, Danubio, Milano, Garzanti, 1986
CLAUDIO MAGRIS, Itaca e oltre, Milano, Garzanti, 1991
CLAUDIO MAGRIS, L’infinito viaggiare, Milano, Mondadori, 2005
CLAUDIO MAGRIS, Microcosmi, Milano, Garzanti, 1998
CLAUDIO MAGRIS, Un altro mare, Milano, Garzanti, 2003
ERNESTINA PELLEGRINI, Epica sull’acqua. L’opera letteraria di Claudio
Magris, Bergamo, Moretti & Vitali, 1997