II 13. L`avere messo in rilievo uno dei caratteri per me essenziali del
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II 13. L`avere messo in rilievo uno dei caratteri per me essenziali del
- ' n > ^ -e Z' ) ^ •- II -i^- 13. L'avere messo in rilievo uno dei caratteri per me essenziali del Governo rappresentativo .e formulato il relativo canone costituzionale fa risaltare V elemento teorico dell' opinione pubblica, ma non ne rende il concetto se non si accenna .alla ^ pratica di esso. Tenteremo quindi in via di saggio alcune applicazioni, che serviranno a definirne più nettamente la misura ed i limiti. A diversi scopi può essere rivolta 1' opera degli Stati. Può uno Stato adoperare tutta la sua attività nella cura delle faccende domestiche, preoccupato unicamente della vita di ogni giorno, e, provvedendo ai bisogni che si manifestano nel corso tranquillo della sua esistenza, soddisfacendo specialmente ai suoi materiali interessi, può vivere dedito interamente ad una politica giornaliera, e di quella contento. Cotesto sarebbe uno Stato precipuamente dì amministrazione e di polizia. Ovvero può avere a sé dinanzi una meta, segno generalmente di qualche nobile aspirazione, e rivolgere ad essa tutte le sue forze intellettuali, morali e materiali, mirarvi costantemente, e con ogni conato avanzare verso quella e tentare raggiungerla. La prima è opera modesta, cauta, prudente ; utile e vantaggiosa talvolta ; ma pedestre ed umile; non ravvivata dalla fiamma delle passioni, che sole possono rendere grandi i popoli. La seconda invece perigliosa, audace, piena di cimenti, ma nobile e degna di un popolo valoroso. Onde è ben difficile che uno Stato, il quale voglia passare con onore alla storia, possa adattarsi ad un' opera di semplice amministrazione e di polizia, senza avere qualche ^^ * . j - \ J-. f • V L . ^' t ir^. _r^ ' ^ ^ ^ ^ -^ . I 140 RIVISTA DI DIRITTO PUBBLICO nobile meta, cui consacrare tutto sé stesso. Uno Stato senza alte finalità non e degno di considerazione. Esse ne costituiscono, non pure la vita, ma la ragione stessa dell' esistenza. Varii fini si può proporre uno Stato ; ad esempio, dotare il popolo e la società di migliori istituzioni, vincere un nemico, ricuperare provincie perdute, assicurare ed accrescere la propria potenza, e talora primeggiare per ingrandimenti territoriali. Più nobilmente ancora può assumersi il compito di redimere, se è schiava, la patria di cui fa parte, compiendone la unità e la indipendenza, come hanno fatto la Prussia per la Germania, il Piemonte per l'Italia. Questi grandi ideali, formano la meta degli Stati e ne sono il tormento e la gloria; quindi attraggono continuamente il loro pensiero e le forze loro in mezzo al corso della vita quotidiana e danno l'impronta alla loro politica. Se vi è campo quindi in cui le dottrine precedenti trovino naturale applicazione, é questo certamente, dove sono in quistione fatti che assorbono intera la vita dello Stato. Tutti gli argomenti già svolti hanno qui maggior efficacia e forza; qui più che mai vuoisi attribuire valore all' assentimento popolare. Invero cotesti disegni, abbracciando tutto l'essere di un paese, non sono, senza 1' assenso della coscienza popolare, né legittimi né di possibile effettuazione; non legittimi, perchè sarebbe davvero ingiusto che si potesse forse mettere a repentaglio V esistenza stessa dello Stato senza che i cittadini lo vogliano; non possibili, perchè le forze esclusive del governo sono insufficienti all' alto scopo, quando non vengano alimentate dalla forza viva della nazione. Seguirebbe quindi una falsa via quello Stato, il quale intendesse compiere cotesti disegni mercè l'opera del Governo soltanto, o di qualche statista, o di una classe ristretta di cittadini; mentre agisce, non solo più rettamente, ma con maggiore efficacia, se traducendo in atto qualcuno di quei grandi disegni, li realizza nella coscienza pubblica, prima elle nel campo dei fatti. Noi abbiamo su questo un esempio in casa nostra davvero magistrale e meritevole di costituire autorità in materia: l'esempio del Piemonte dal 1850 al 1860. Ripudiata la politica di semplice amministrazione interna, la quale era pure la più r 4 » y "^ ^ .^i' _ > ^ -^ fn '^ " E .. - ^ - ^ -i - J- .1 v _ - L'OPINIONE PUBBLICA-NEL GOVERNO COSTITUZIONALE 141 vantaggiosa (1), ed abbracciato il partito di proseguire la politica nazionale interrotta dagli avvenimenti, il Piemonte si accinse risolutamente ad effettuare il patriottico disegno, consacrandosi prima e sopra ogni cosa a far entrare questo , concetto nella coscienza della nazione e anche degli stranieri. L'attività di quel Governo e di Cavour specialmente fu rivolta ad elaborare la coscienza del popolo subalpino, come a prima condizione ; ed in breve riusci ad informarla schiettamente ai concetti nazionali, così che governo e cittadini furono dipoi animati da perfetta concordia di idee e di sentimenti, ed il Governo operando in quella guisa parve non pure interpretasse il pensiero del popolo, ma che obbedisse ai suoi cenni. Parimenti accogliendo gli emigrati di tutte le regioni d'Italia, j)i'Ovvedendoli di ufficii nell'amministrazione dello Stato, mantenendo continue comunicazioni con le diverse parti della penisola, e soprattutto propugnandone altamente nel Parlamento e nella diplomazia i diritti conculcati, mentre mostrava col fatto come le istituzioni costituzionali funzionassero egregiamente, riuscì pure in breve ad avere 1' opinione pubblica italiana formata in favore dell'egemonia piemontese; sicché il giorno che il Piemonte scese in campo per la causa dell' indipendenza non fece che mettere ad effetto ciò che già era nell'animo di tutti. Contro r esempio del Piemonte vi è quello della Prussia. Questa del pari aveva assunta l'impresa di compiere l'unità della patria, e del pari è riuscita nell'opera; ma con quanta diversità di mezzi e di procedimento. Il confronto dell'azione del Piemonte con quella della Prussia fu già da noi fatto (2) con l'intento di dimostrare la superioriià della prima; e crediamo che si ricavi da esso un argomento fortissimo in favore delle istituzioni costituzionali. Ed è evidente. Mentre il governo prussiano voleva che la grande opera fosse compiuta unicamente con la forza e per merito della dinastia e del partito feudale, il Piemonte la volle compiere per virtù del popolo italiano ; onde il t (1) Vedi il magnifico discorso di CAVOUR. — Biscorsi X)Ctrlav%e7itari, Voi X p. 451. (2) MiNGuzzi. Governo di gabinetto e governo presidenziale, 2.^ Ediz. Bologna 1886. p. 275-79. ,£. m . . ^ _^ r J ^. " ^' r ^ . ' -^^ r * ^ »'--:-*fcL t-" s - •••" , • ' • - ." ; •-. • -- \' •* '.-' • •-\- , _ _.. - ^. 142 RIVISTA DI DIRITTO PUBBLICO •ff^ffr: ^ T ^ * * .1 suo principale obbietto fu di formare la coscienza e 1' opinione pubblica, ed agire per mezzo loro; sicché il Piemonte ha ri grande merito di aver evocata non solo l'Italia, ma la coscienza italiana. 14. Altro grande intento di uno Stato può essere l'impianto di un sistema politico. Anch-e questo compito venne assunto gloriosamente e mirabilmente eseguito dal Piemonte, il quale, come già fu notato, volle che l'impianto delle istituzioni parlamentari procedesse di pari passo al programma nazionale. Invero l'elaborazione e l'assentimento della coscienza pubblica sono necessari ad ogni regime. Nota il Bluntschli che quando Napoleone I volle elevare l'autorità cesarea, esaminò l'ipetutamente, mercè la diffusione di opuscoli, se i tempi erano maturi, come Noè, secondo la leggenda ebraica, un di esaminò mandando fuori la colomba, se le acque si erano ritirate. Ripetutamente egli ne aggiornò V effettuazione, perchè 1 tempi non erano ancor maturi; finché, gP indizii gli sembrarono favorevoli, e gettato via il velo del consolato, fondò P impero. Quando poi sia il regime liberale che si vuol fondare, allora occorre più che mai l'approvazione e il sostegno dell'opinione pubblica. Ed il Romagnosi ha formulato in una proposizione speciale della sua teoria la necessità dell' attuazione graduale dei poteri costituzionali in conseguenza del graduale impero della pubblica opinione. Certo se vi ha obbietto, in cui faccia d'uopo il sostrato 'della coscienza popolare come fondamento razionale, è senza 'dubbio il sistema politico che uno Stato si elegge; poiché è il mezzo col quale un popolo opera, e anzi si può figurare come il suo organismo, come l'insieme delle sue membra. Le costituzioni, i sistemi politici debbono aver radice nella storia del pòpolo, nelle sue tradizioni, nei suoi costumi, ed intrecciarsi con 4a sua vita e con la sua storia. Ma quando si tratta di fondare * un nuovo sistema, manca questo legame potente ; ed allora • nulla lo può surrogare, se non P assoluta consonanza della coscienza pubblica. Solo il pieno sviluppo di essa e la sua ferma determinazione può formare la base di una nuova costituzione politica e sostenerla. r #p ^- rt u • » y ^ "\ « y -r"" - r- - -^: X- V. -i ^ J _ - - > L > - , ì ^' =• 4 f H - ^ "- > I -'.-^ ," r:^>. —-^ •-^ ^ -> ^^.i^; ^^ — " • — - 7 LV --^ - • ^ ^ ^ F^ ^ ^ - ^ _ - • < 143 L OPINIONE PUBBLICA NEL GOVERNO' COSTITUZIONALE * T Perciò lo Sta*to, che prende a mutare i*suoi ordinamenti o compiere riforme, che portino profondi cangiamenti e stieno quasi in contraddizione col passato, deve prima preparare sapientemente ed educare la coscienza pubblica; poiché senza di essa ne manca il titolo legittimo, non che la possibilità. E anche quando compiuta cotesta elaborazione, trapassa a mettere ad effetto la nuova costituzione, non deve farlo in un tratto solo, che sarebbe grave errore, ma seguire lo stesso procedimento che ha tenuto nell' apparecchiare la coscienza nazionale ; e cioè procedere in modo che, secondo il principio di Romagnosi, il nuovo ordinamento sia attuato in conseguenza del graduale impero dell' opinione pubblica. E per questo il Romagnosi consigliava i popoli italiani ad acquistare a poco a poco il prezioso, ma pesante tesoro della libertà. Ed aggiungeva : Dobbiamo supporre nello Stato una forza per sé stessa energica e progressiva la quale possa preparare gli uomini della costituzione. L'arte dunque prima consisterà nel preordinare questa forza in modo che essa produca a tempo opportuno i frutti desiderati, tocche far non si può che col concorso delle opinioni e degli interessi (1). Il modo poi di conseguire effettivamente il parallelo e simultaneo processo della coscienza politica e 1' attuazione di un .sistema costituzionale o di profonde riforme, può essere indicato dalla pratica soltanto, e compete all'arte. Qui non si può altro che affermare, che i mutamenti costituzionali sono mate- ria, nella quale il canone costituzionale dell' accordo con la pubblica opinione vuole essere più che mai scrupolosamente osservato. Il conseguimento dei più alti fini dello Stato e l'impianto di un sistema politico, sono fatti cosi importanti che, secondo il parere già espresso, neppure gli Stati dispotici possono rispetto ad essi astrarre del tutto dall' influenza della pubblica opinione. Passa tuttavia un divario grandissimo, poiché gli Stati dispotici vr si assoggettano per quel tanto che è per loro inevitabile, fidi sempre al principio giuridico che ciò che piace al principe deve avere forza di legge, e gli Stati costituzionali (1) ROMAGNOSI, op. cit. p. 114. V » r^ -^ "h- -'*-- - " J •f /'m- / • ' ^ i-"r •'-t '< * . ' - ^ • I % - ; • . 1 : •: < i 144 RIVISTA DI DIRITTO PUBBLICO invece vi cercano F assoluta loro identifìcaziolie con 1' opinione pubblica. 15. Ma non solo pei grandi disegni necessita l'opinione pubblica negli Stati costituzionali. L'indole loro ne reclamalo accordo permanente, e perciò, oltre che nei fatti più vsalienti, nel corso anche di tutta l'attività quotidiana, è, e deve essere, uno tra i precipui elementi costituzionali. La coscienza pubblica quindi è per lo Stato costituzionale la trama, su cui ordisce la sua opera quotidiana e continua. Perciò è presente in tutti i singoli momenti della sua operosità; involge, abbraccia, investe interamente il regime costituzionale; non vi è parte, non vi è atto di esso in cui questo elemento non debba entrare. L' azione quotidiana dell' opinione pubblica è anzi un carattere spiccato di questo governo. Ammessa questa massima di diritto pubblico, come suprema norma direttiva, non abbiamo quindi che indicare alcuni di questi momenti, in cui il principio ha una notevole applicazione. La più alta fra tutte le applicazioni si ha senza dubbio nelle crisi parlamentari. Il canone costituzionale per cui nel Governo di gabinetto un Ministro ha diritto di restare al potere, finché è sorretto dalla maggioranza del Parlamento, si fonda sulla presunzione che quest'armonia tra l'esecutivo ed il legislativo sia l'indizio dell' adesione del paese. Così nei dissidi fra il Gabinetto e il Parlamento deve in virtù del giuridico ordinamento di questo Governo subentrare un altro Ministero che emani dalla nuova maggioranza, perchè, sempre secondo i principii di esso, si suppone che il mutamento avvenuto nel Pcirlamento non sia se non r espressione legale di un cambiamento che si è compiuto nel paese. Ma possono esservi casi in cui si abbia ragione di dubitare intorno a ciò. Una maggiore conoscenza della vita delle assemblee ha messo in rilievo una quantità di fatti, ai quali non si era mai pensato, e soprattutto ci ha reso consapevoli delle passioni da cui esse sono agitate e dei movimenti cui vanno soggette. Nei mutamenti di maggioranza hanno influenza cause spesso puramente parlamentari, le quali non hanno, né possono avere radice nel paese; massimamente, ' 1 - \^ ^ m L OPINIONE PUBBLICA NEL GOVERNO COSTITUZIONALE 145 • quando avvengono per effetto di coalizioni, che difficilmente corrispondono a qualche concetto determinato. In tali e in altre consimili condizioni è ammesso dai canoni costituzionali che si sciolga il Parlamento e si rifacciano le elezioni. Questo evidentemente non è se non un omaggio reso ai principii da noi professati, giacché in tal guisa si ha un vero intervento legale dell'opinione pubblica, chiamata a terminare la contesa dei poteri costituzionali ed esercitare il suo legittimo impero. Di quest' ardua funzione è investito il Capo dello Stato, ed è invero una delle più auguste attribuzioni di questo importante istituto. Varie per altro ne sono le modalità. Può il Gabinetto stesso richiedere al Capo dello Stato la dissoluzione della Camera, come ricorso alla nazione contro le sentenze del Parlamento ; ovvero può il Capo dello Stato esigere che il Ministero in minoranza rimanga al potere appellandosi al paese con le elezioni. Politicamente la dissoluzione delle Camere si può giudicare variamente e talvolta anche censurare, ma costituzionalmente è inoppugnabile, perchè è sempre un atto di ossequio all' opinione pubblica, è il ricorso alla fonte perenne della sovranità. 16. Ma se il ricorso all'opinione pubblica nel dissidio tra r esecutivo ed il legislativo è naturale ed ovvio nel governo costituzionale, più significativo è nel caso di perfetto accordo. L'accordo fra i poteri dello Stato è, come si disse, quella Xjrcesumptio juins, per la quale un Gabinetto governa legittiinamente, pel supposto assenso della nazione. Può avvenire che questo assenso effettivamente manchi ; e cade la presunzione su cui riposa l'ordine legale del governo costituzionale. Gli è per questo che il più alto dovere del Governo , quand' anche sia seguito docilmente da una fida maggioranza ed incoraggiato da replicati voti di fiducia, è quello di osservare continuamente 1' opinione pubblica, studiarne i movimenti e rendersene esatto conto. Quando questa per segni non dubbii accennasse a discostarsi dal Governo ed esso si persuadesse di non averne V appoggio, allora il suo obbligo costituzionale è quello di chiedere, benché appoggiato ad una fida maggioranza, al Capo dello Stato l'autorizzazione di sciogliere le Camere e i •^ ^\ 1 -. r 4 -r. --^ 1 •. •'" ^ • • _ ' ^ ^ ^ - \ o - . : ^ " ^ ' " " ^ > : , •- • - ^ \ - - -.^ j- -r .> l46 RIVISTA DI DIRITTO PUBBLICO ^ > convocare i comizii. Ed infatti il Gladstone, che è insuperabile modello dell' uomo di Stato costituzionale, non ha esitato, essondo ministro, di sciogliere la Camera dei Comuni, tutte le volte che ha creduto di non interpretare i sentimenti della nazione. E ne rimangono memorabili per esempio le elezioni generali del 1874, a cui procedette Gladstone sebbene avesse sessanta voti di maggioranza, pel solo fatto che alcune elezioni suppletive contrarie gli avevano infuso lo scrupolo costituzionale che r opinione pubblica non gli fosse più favorevole. oltre a quest'obbligo de' Ministri, vi è una vera e propria attribuzione legale del Capo dello Stato, in siffatta condizione. Quando 1' opinione pubblica dissenta profondamente e non si limiti ad esprimere delle idee , ma si affermi potentemente e con mezzi materiali, al di sopra della condizione legale dell' accordo dei poteri sorge il summitm jus del Capo dello Stato diretto a ristabilire la rotta armonia con la nazione. La dimissione dei ministri, o il ritiro delle leggi disapprovate dal paese, o lo scioglimento della Camera sono gli atti che per suo diritto, il Capo dello Stato può compiere. La storia della Francia e del Belgio ce ne offre esempi diversi, ma egualmente eloquenti. Nella sua disgrazia è significantissimo quello di Luigi Filippo nel 1848, quando, facendosi forte dell'accordo legale dei poteri, volle trascurare le manifestazioni dell'opinione pubblica, e per mantenere il Gabinetto Guizot, che aveva la maggioranza, perdette il trono ; mentre invece con l'esercitare la più augusta delle sue funzioni, avrebbe ristabilito V armonia dell' opinione pubblica col suo Governo e rafforzata la monarchia. L' esempio del Belgio in ripetute circostanze corrobora invece la opposta dottrina. Primo a segnare quest' orma nel diritto costituzionale fu Leopoldo I nel 1857, quando il ministero cattolico provocò con una legge sui conventi una fìerissima opposizione nel paese. La legge era già stata approvata, ed il ministero aveva la maggioranza; ma il Re la fece ritirare, scrivendo al Capo del governo una lettera, che è un documento importante per la questione che ci occupa. « Senza occuparmi di esaminare la legge in sé stessa, egli scrisse, io tengo conto ^. ^ ^ . ^\ * ; > * x 1 f • ^ —. > —. rf". . • . • - • r r I* -y " ^ -^ * ^ è- "J -- - - > • > ; . - - * - _ ^ . -• '.' < J J 1 ^ > 1. T . p-'S .r^ \ L- - • I f.-m " - \ r ^ ' _ ^ r ^^ ^ A"- -J- "> • * ' . y**tì>^^^ • ^ \ ^ ^ T .: ^ ^ 147 OWTITUZIONALE" --"^^ -^r pm ^«K M di una impressione che si è prodotta in quesl' occasione in una parte considerevole della popolazione. Nelle unzioni che si occupano dei loro affari, vi sono alle volte emozioni rapide e contagiose, che si propagano con una rapidità più facile a constatarsi che non a spiegarsi, e con le quali è più savio fransigere che ragionare ». Nel 1871 poi r opinione pubblica si era ribeUata non contro qualche atto legislativo, ma contro gli uomini che componevano il ministero, perchè involti in una clamorosa crisi finanziaria. Nominato all'ufficio di governatore di Limburgo il principale autore di quella crisi, il De Decker, il quale poteva ancora cadere sotto processo, non essendo terminala l'istruzione, tanto più che nuovi documenti avevano messo in luce i mezzi fraudolenti coi quali erano stati strappati i capitali del pubblico, la maggioranza clericale voleva soffocare la discussione, autorizzando i ministri a non rispondere; sicché scoppiò una formidabile agitazione in paese. Il ministero risolse reprimerla con le armi, ma il re, fedele al suo ufficio costituzionale, non acconsenti, e notificò ai ministri che V interesse del paese esigeva il loro ritiro, che quindi ridomandava loro i portafogli, e cambiò ministero. Nel 1884 si ebbe di nuovo una simile agitazione. Essendo il partito clericale divenuto maggioranza nel Parlamento, il nuovo ministero Malou, come frutto della vittoria, fece votare una legge sull' insegnamento primario a scopo ultra-partigiano. Il partito liberale aveva organizzata l'istruzione pubblica laica in condizioni veramente liberali, vale a dire, in modo che accanto alle scuole dello Stato vi fosse libertà di stabilirne altre, libertà della quale i cattolici avevano abbondantemente usato. Tuttavia il primo atto del ministero Malou fu di rovesciare tutta questa organizzazione, sostituendogliene un' altra che ristabiliva in moltissimi comuni le scuole confessionali dirette dai frati. Innumerevoli furono gli istitutori e le istitutrici laiche brutalmente licenziate, e ne nacque una viva agitazione in paese. I borgomastri liberali di Bruxelles, Liegi, Anversa si recarono a presentare al Re lagnanze contro la legge; pure essendo stata sanzionata, il Borgomastro di Bruxelles invitava nondimeno i cittadini all'obbedienza della legge. Ma Leopoldo I I , T" i -V > * n ^ •' ' -" ••". i r_ -:-', -i ' t. V •-y^ • ^* - ¥- j . ^s - '\ >-.. ' ,-- i"r * I J '. •4^'.S ^ ^ I i ^ r •- f A\ -f ^ ^ r. #x V-\::: Cf 148 "k V ^ ^ i. RIVISTA DI DIRITTO PUBBLICO scorgendo che l'opinione pubblica la disapprovava come legge di rappresaglia e di reazione, usò, come altre volte, della sua sovrana autorità; ed avendo le elezioni comunali dimostrato inappellabilmente l'ostilità dell'opinione pubblica, si fé' rassegnare le dimissioni dai ministri presi maggiormente di mira e segnatamente dal Jacobs, autore della legge; e per volontà del re tutto il Gabinetto Malou si ritirò, ed egli nominò un altro ministero. Tutti questi costituiscono v e r i e proprii atti dipendenti dal rispetto che nello Stato costituzionale è dovuto all' opinione pubblica. Intorno a ciò vale la massima formulata dal Laveleye, che « quando in un paese libero un ministero solleva presso una gran parte della popolazione un' opposizione assai violenta e manifestazioni vivamente ostili, il potere esecutivo deve chiamare altri uomini alla direzione del governo. » E ciò dimostra che rande e legittimo è l'impero della pubblica opinione nel governo costituzionale, ove si può per essa derogare al rispetto dovuto all'accordo dei poteri dello Stato. E dimostra altresì i vantaggi del regime parlamentare, che, quando è praticato con sincerità, lascia alla ragione pubblica, e al buon senso di una nazione, il tempo e i mezzi di risolvere senza violenza le questioni più pericolose e delicate. 17. Neil' esercizio delle funzioni quotidiane particolarmente spetta al Governo di mettere ad effetto il canone costituzionale relativo all' opinione pubblica. Questa è invero un elemento politico che ne reclama di continuo l'operosità; ed il canone che le si riferisce, deve essere presente sempre alla sua mente, presiedere all' opera sua, e ammonirlo costantemente che al di fuori di lui e della sfera nella quale opera, vi è una forza- che non deve essere trascurata un istante, perchè è legittima manifestazione, e perchè obbliarla sarebbe pericoloso. E questo, come già dicemmo, un carattere specifico del Governo costituzionale, e lo differenzia dalle altre forme polifiche. Queste hanno un fondamento giuridico proprio; ma il Governo costituzionale basa solamente sul fatto di aver provato al popolo, come dice Cavour, la propria ragione. E chiaro quindi che il potere pubblico deve adoperarsi incessantemente, a rendere noti i motivi del proprio operato, e fare consapevole la coscienza pubblica della bontà della sua azione politica. ri ^^ ^ ^ ^' 4 \ - I -X * ^ - iw ' - < - : • - • ^-^. . ^ ^ •• ^' - J _ ' . -_ - 1«^ n . - ^ ^ ,-• ^ >- - K r _ ^ ^ . , ' ^ -•^ ì f \ _ ^ -i. ^ IS- > - L ^-v • ^ - * ^ / • ^ • ^ ^ ^ 149 L OPINIONE PUBBLICA NEL GOVERNO COSTITUZIONALE ^-^ Primo dovere pertanto del Governo, in applicazione di questa rególa, è l'enunciazione del programma. Nei governi liberi o semi-liberi, fondati essenzialmente sul beneplacito del Sovrano, biasta ai ministri la fiducia e V aggradimento di questo, e quindi non debbono rendere pubblico conto dei principii e del modo col quale intendono governare. Ma nel reggimento costituzionale il governo non ha solo la fiducia del Capo dello Stato, ma deve guadagnarsi continuamente quella del paese, ed è la condizione della sua esistenza. Quindi sii incombe di render sempre conto del come governi lo Stato ; e siccome la base di tutta la sua azione è il programma politico, cioè l'insieme delle norme e dei principi con cui eserciterà 1' ufficio, degli scopi che si propone di raggiungere e dei concetti che professa rispetto alle principali quistioni politiche, così è palese che questa enunciazione è il primo dovere di un governa costituzionale. Per vero nei governi costituzionali vi è sempre chiarezza sufficiente intorno alle intenzioni del Governo, poiché, essendo il Ministero, secondo la sana teoria costituzionale, l'emanazione di un partito parlamentare elevato al potere, è risaputo che governerà coi principii e criteri che costituiscono la sua dottrina. Tuttavia è sommamente utile , è necessario , che ogni Ministero , al suo ingresso al potere, formuli esplicitamente e nettamente il prògramma della -sua futura azione politica. E ben vero che un sistema prestabilito sembra una contraddizione con la dottrina sperimentale, che prende norma dalle circostanze; ma governare sperimentalmente non è ripudiare ogni principio direttivo; perchè, pur facendo la massima parte ai fatti, si deve seguire sempre un indirizzo determinato ; ed il procedimento sperimentale, in cui la teoria si fonde con 1' esame dei fatti, non vuole essere confuso con 1' empirismo, che non tiene conto se non delle necessità o utilità del momento. Né si deve confondere questa saggia norma costituzionale con l'indirrizzo dottrinario di quella scuola politica, che presumeva antivedere ogni cosa e poneva come fondamento della politica alcuni prhicipii fissi, assoluti e dogmatici, perché questa precedeva con la virtù di sole idee astratte, mentre un programma politico deve essere essenzialmente pratico e positivo. Il sistema parlamentare è tutto un compromesso fra il Parlamento e -V 4 s' ^ ' • ^' ' ^ t^^' -- ^ - • ^ 10 -V. ^ •rf . ì L ^ -^ . y • - - - * ^ r ' ^ - - - •-'^- - • ^ - - ^ • ^ ' . . - - . < - ' ; . ^ - ' - ' , . - ' . • ' / ^ ' ' . - , ^ . • ^ ^ ^^" ^ - • . • , ; V , • ^- ^ » - -^ - J ^ ; J J n•J B " » \ - ^ - — ^ T L - , -r , - t < -T- "T" 150 RIVISTA DI DIRITTO PUBBLICO i ministri, pel quale il primo jaccett^ che questi governino lo Stato secondo idee fra loro convenute e finché sappia meritarsene la fiducia. Per questo quindi prima cura e primo dovere di un Ministero che voglia interpretare rettamente lo spirito del Governo costituzionale, è quello di formulare nettamente il programma, ed enunciarlo francamente dinanzi alla Camera e alla pubblica opinione. In questo programma debbono essere i capisaldi della sua futura azione, le idee e le teoriche con le quelli governerà, gli scopi che si propone, nonché le soluzioni delle principali questioni; giacché, come dice il Cavour, sarebbe inconcepibile che in nn governo rappresentativo i ministri non avessero un complesso di opinioni formulate sopra tutte le grandi quistioni, nel qual caso il governo non potrebbe reggere ^ventiquattro ore. Oggi non si dà l'importanza che merita a questo canone; ma mi sembra che, ove fosse sempre applicato, il sistema costituzionale se ne avvantaggerebbe assai. La pubblica opinione, informata delle intenzioni del Governo, parteciperebbe con ardore allo Stato, ed il disegno maturato dalle menti dei reggitori passerebbe nella coscienza nazionale; la quale elaborandosi potrebbe arrestare il Governo, quando non interpretasse il seniimento delia nazione, ovvero gli infonderebbe forza nella lotta. Per la stessa ragione il Governo deve successivamente mantenere edotta l'opinione dell'esecuzioire del programma, e così conformando in modo perenne la coscienza nazionale agli atti che lo Stato compie e ricevendone nello stesso tempo l'influsso, -secondandola a volte e a volte rattenendola, potrebbe mantenere queir armonia fra 1' azione dello Stato e la coscienza del paese, che è nell' essenza del Governo rappresentativo. 18. Formulato il programma, cioè il tracciato delle linee principali di sua attività, incomincia pel Governo 1' opera quoifidiana, ed è con questa veramente che lo Stato si manifesta e si afferma. Lo Stato è un ente che compie continuamente le stìe funzioni di amministrazione e di governo. Ogni momento, che passa, porta nel mondo reale bisogni nuovi, nuove condizioni, vi porta avvenimenti impreveduti donde tutta una catena di eventi, di cui spesso non è neppure possibile prevedere le conseguenze e la fine. Il momento variabile, multiforme e fuggevole w S- _^ a- *r & r L ^"^ •*i ^ • j j __- - •_ - V- --'.i- ^ v^r.^ 9 . - - = r- - J - "~%. - -> ì" \. - ^ -J n •r^ —r ^ ~ 'l •v- L - '^ L' OPINIONE PUBBLICA NEL., GOVERNO ^COSTITUZIONALE 151 ^ B ^ è fecondo di coxnbfnazioni, che sfidano qualunque previsione. Queste formano, per dirla col Bluntschli, la stoffa grezza sulla quale il Potere deve compiere il proprio lavoro. Su di essa deve agire lo Stato. La sua azione quotidiana è appunto V esercizio dell'autorità sopra i fatti, e le necessità del momento, sempre in rapporto agli scopi supremi che lo Stato si propone, perchè se uno Stato, secondo il concetto che ne aveva il Cavour, deve avere alcuni punti fìssi che sono la stella polare direttrice del suo camìnino, si riserba però di scegliere i mezzi 0 cambiarli a seconda degli eventi, È in quest' azione di tutti, i giorni che si estrinseca lo spirito di uno Stato. Con essa lo Stato può tenere alto il concetto dell'autorità, mantenere vivo il sentimento della libertà, migliorare moralmente e materialmente la nazione, aiutare lo sviluppo del lavoro e della riecliezza. E questa azione di tutti i giorni, di tutti i momenti che gli dà un'impronta sua, che forma il carattere di un popolose può edificare la sua fortuna; su di essa si calcpla il valore di uno Stato e del suo Governo. Ora è appunto nell' adempimento di quest' opera quotidiana •che lo Stato costituzionale deve curare massimamente l'opinione pubblica. Siccome essa è un elemento necessario in questa forma di Governo, è naturale che debba intervenire dove si svolge ^ - * A yi r ^^^ specialmente l'attività sua, cioè nell'azione quotidiana, nella - vita di tutti i giorni. Nel governo costituzionale dunque il Pofere deve cercare ogni mezzo per essere in costante intimità con la pubblica opinione, meritarsene la continua approvazione,volgere agli scopi dello Stato la sua forza poderosa, preparare, elaborare, informare la coscienza nazionale. Nell'azione quotidiana, lo Stato costituzionale si deve immedesimare talmente con r opinione pubblica, che l'azione sua non sembri se non la stessa coscienza nazionale operante. , * Neil'adempiere a quest'obbligo di osservare T opinione e agire su di essa, lo Stato può proporsi tre scopi. Può specu'-'_* Jare l'opinione per conoscere i segni de' suoi cambiamenti ed _ il giudizio che essa porta dell'opera del Governo, giacché può . - servire come controllo utilissimo. Può inoltre lo Stato con la : sagacia de' governanti, cedere qualche volta alla pubblica opinione, secondarla in qualche tendenza, uniformarsi a qualcuna ^ y S 1 ' •' ' 1 I . i • / *^' ^ -^ H ---^. 4 ' ' < - . • - • • - I • ^ y ; 1 (^ - 1 f ^ -\^ r - - ( _ r* _ -^ ^ '-: / - . - . > r ' - ^ • - "•. ' - >-'•:•• '•• ' . w . - • : • ' • ' - • • • ' ' y :.--•' .--.'• i' ' '•. . r . - r-- -'-.r.-:- ---.'.. ; • ' r ^jH^i -- :' ^ * ' ' ^ ^^-~ .-''^-,:v^ :-v .-«_- . ^ -. ^ - ^ "^ I .1» 152 . V RIVISTA DI DIRITTO PUBBLICO ti * * - - ^ . V delle sue viste. Deve poi sempre tenerla viva, rendendola conscia dell'andamento dello Stato, facendo penetrare in essa i concetti necessarii al conseguimento de' suoi scopi, e promovendo il suo sviluppo in modo che venga a pronunciarsi conforme ai disegni dello Stato. Per quest' ultimo scopo i mezzi legali sono le interpellanze, le interrogazioni, le comunicazioni del Governo; le quali serA^ono ad informare non solo i poteri costituzionali, ma anche il paese intorno ai fatti compiuti e a quelli da compiersi. Qui per altro risiede una delle questioni che più^spesso si dibattono nei governi costituzionali ed una delle maggiori colpe che si fanno a questo sistema: la pubblicità degli affari dello Stato. L'obbiezione che nella pratica dei governi costituzionali si ode ripetere sovente dagli amici del Ministero contro le interpellanze dell' Opposizione è la sconA^enienza di dare notorietà ai negozii dello Stato e costringere i ministri a fare dichiarazioni ; ed i critici del governo parlamentare glie ne muovono un grave appunto, e veggono in essa una delle cause principali della sua debolezza, anzi un vizio capitale. Conviene però distinguere la politica interna da quella esterna. Per gli affari interni dello Stato le lagnanze intorno alla, pubblicità sono meno vive-, ma ancor meno giustificate. È naturale che ai ministri riescano talvolta molesti gli ingerimenti del Parlamento anche nella politica interna, pencbè è cosa incresciosa il dover sempre rendere ragione dei propri atti; ma ^non per questo ne viene danno all'andamento dello Stato. La politica interna, emanando soltanto dalla volontà dello Stato,, non richiede la segretezza e i riguardi che sono necessari agli affari in cui entrana diverse volontà e diversi interessi. Inoltre come già dicemmo, la politica interna, non essendo esposta impi^ovvisamente ad estranee influenze, non è altro che 1' applicazione giornaliera del programma del Governo, nel quale, come si è detto pocanzi, sono determinati ed enunciati prima i principii che informano la sua condotta, gli scopi che si propone e la soluzione che presuntivamente darà alle questioni più importanti dello Stato. E che danno può infatti derivare dalla pubblicità in materia di istruzione pubblica, di agricoltura, di commercio, di lavori pubblici, di milizia? Si potrebbe temere ir iV ;y / ^ t * i^ ^ *• •— • ' - l r ^ I J \ >r \ ' \ " / * ^ > T- • - — - - ^ L \ ' m '•': V • V , ; -- • . .-^'^ • • . ' - • - ^ ' ' - - — • r ^ - ^ - V , M- _ •- . S , ' . - •* • -. f • L •• -^ -r.. ^ -r :^ ^ -. •--^--•-^rr-^^- , , : • - / '•\^'. • ^ ' • - - : ^---^r-^-'r ^ V- . •; r : ; : , -r^- . ' ' - ' • - L • • ' - - h ^ ^ ^ - • * : ' -^ r' ^ -O V ' •^-H_ r ^ \ \^-^, ^ -r' '\. L_ OPINIONE PUB5LICA NEL GOVERNO COSTITUZIONALE 153 la pubblicità, quando si tratti di colpe dell'autorità; ma si deve considerare che il danno proveniente dalla cognizione di esse è minore di quello che potrebbe portare un compiacente silenzio. B quindi le interpellanze parlamentari, lungi dal nuocere, compiono un altissimo ufficio nello Stato, perchè obbligano il Governo a condursi in maniera da poter sempre rendere conto di sé, informano la opinione pubblica di ciò che ha diritto di . conoscere, e fanno sì che molti suoi giudizii vengano corretti, completandosene gli elementi ; sopratutto poi che Y insofferenza degli inconvenienti inseparabili da qualunque fatto umano venga attenuata dal conoscerne la ragione, lo scopo e gli effetti buoni raggiunti. Solo gli spiriti angusti, o ancora imbevuti delle idee dei passati sistemi, temono o condannano le interpellanze parlamentari. La ripugnanza per la pubblicità non è consentanea allo spirito del governo costituzionale. Costoro dimenticano che il governo rappresentativo, che si fonda tutto sulla potenza delle idee, ripone appunto la sua maggior efficacia nella discussione. Il Conte di Cavour, uomo pratico e d' azione, dava infatti somma importanza alle discussioni parlamentari, e non solo non sfuggiva le interpellanze, ma le provocava egli stesso, per dire al paese ciò che era necessario; e mai volle rinunciare alla forza dell' autorità che egli attribuiva alle discussioni €d ai voti del Parlamento. Nella politica estera la pubblicità non può essere quella stessa che -negli affari interni, e ciò perchè trattasi di questioni e di atti, in cui entrano la volontà e gli interessi di diversi Stati. Però la trasformazione, che avviene nella diplomazia, non può non influirvi. Oggidì la diplomazia, lo diremo con T autorità non sospetta di Cavour, non può più disporre dei popoli, ma sono i popoli che impongono ai diplomatici le opere che debbono compiere. La-diplomazia è impotente a cambiare le condizioni dei popoli, e non può al più che sancire i fatti compiuti e dar loro forma legale. Inoltre Cavour ha mostrato le differenze fra la vecchia e la nuova politica. Egli definiva la cosi detta politica accorta come quella in cui bisogna nascondere i proprii ^ disegni, dissimulare le intenzioni, celare le simpatie e le antipatie, in una parola simulare- completamente, e con questa simulazione ingannare amici e nemici per attendere il momento V.i, -\ ^> rjt^--^ ->- - 1 * - - ^ •*,:-_-_ . ...sr- j ; - . y ' 154 • ' - . ^ — . - - M VISTA DI DIRITTO PUBBLICO opportuno di agire nel proprio interesse. E diceva che non avrebbe esitato ad unire la sua voce a quella di coloro che la condannano risolutamente. Ma reputava, che V altro sistema. diplomatico, condannato come avventato, perchè simula meno^ procede più schietto e cerca di mettere i fatti in armonia pon le parole, possa praticarsi dalla diplomazia senza meritare la taccia di avventurosa, audace, temeraria. (1) O^iodi il mistero, che avvolgeva un giorno gli atti della diplomazia, non conviene più ali' epoca presente, la quale vuole che la politica non sia il privilegio di una classe di persone, ma il fatto di tutto un popolo. Siccome tuttavia, lo si è più volte notato, si portano tuttorà nel regime costituzionale le idee e i entimenti vieti dei vecchi sistemi, specialmente dai popoli nuovi al governo libero, così vi è ancora la tendenza a rifueo:ire da ogni discussione di politica estera, tendenza portata fino ad una esagerazione ridicola, e che pur nondimeno ha la pretensione di essere un portato della più sopraffina sapienza politica. A queste meschine tendenze si può contraporre 1' esempio del solo popolo che sia maestro di governo libero, del popolo inglese, il quale non pure rifugge dal trattare in Parlamento di politica estera, ma vi porta una fi^anchezza che metterebbe scrupolo ai popoli continentali^ e ne fa anzi argomento di disputa quotidiana. Vuoisi poi aggiungere r esempio del nostro sommo uomo di Stato, del Conte di Cavour, il quale non provava affatto per la pubblica trattazione della politica estera gli scrupoli degli odierni parlamentai4. ed amava discuterne liberamente, sicché *i suoi discorsi rimangono sempre un mirabile esempio di ardimento e di prudenza insieme. Fra essi va consultato specialmente quello che fece alla Camera Subalpina intorno ai risultati del Congresso di Parigi {6 maggio 1856), che è un vero monumento di abilità politica, tanto più ammirabile, in quanto la politica estera del Piemonte era allora piena di difficoltà e di pericoli, e la pubblicità avrebbe spaventato i timidi amici del governo costituzionale. Del resto, se è vero che normalmente non può e non 4eve avvenire alcun mutamento notevole nell' ordine dei fatti. CJO^ (I) CAVOUR - Discorsi, YoL X pag. 87 j- h - r - ^ - - _ - " '- • _ : _ ^ ^ H ^ ^ ; -, .*-,- 'x -^^^.^^ .--; "" "^- -- _ "i -- ^ ^ '^---.^- •V —' V -• ^ \ . ^ L ' O P Z I O N E PUBBLICA NEL GOVERNO COSTITUZIONALE ove prima non si sia jcompiutò nella ccfscienza degli Stati e dei popoli, è evidente che le discussioni di politica estera nei Pagamenti più autorevoli anzi che argomenti da evitarsi, sono un mezzo giovevolissimo e potente per influire sulF opinione pubblica. Per cui è desiderabile che ai presenti eccessivi timori si sostituisca una maoj2Ìore franchezza nelle discussioni. E un diritto dei cittadini di uno Stato libero di non rimanere completamente all' oscuro dei loro più vitali interessi, e mal provvederebbe a sé stesso quello Stato che non apprezzasse la forza che può attingere dalla pubblica opinione. 19: Non solo in seno al Parlamento, 41 Governo di uno Stato costituzionale deve rivolgere la propria operosità all'opinione pubblica, ma anche fuori, nell' esercizio costante dell'autorità. Alcuni concepiscono lo Stato come una forza puramente giuridica, che agisce secondo i dettami della legge, punendo, reprimendo e reintegrando la giustizia, ove sia stata offesa. Forte della propria autorità questo Stato, avrebbe adempiuta interamente al proprio ufficio, quando avesse colpito là dove la giustizia fu violata, riparati gli incovenienti e ristabilito r ordine. Ma questa concezione non si addice allo Stato costituzionaie, che non può essere ristretto ai soli principii giurìdici. Quella di cui solo principio è la legge, ma non allo Stato costituzionale, il quale si fonda non solo sulla legge ma sul consenso continuo del cittadini. Questo Stato non deve credere di avere adempiuto ad ogni suo obbligo, sol perchè nelle varie circostanze ha operato secondo giustizia; esso deve ben anche persuadere i cittadini che l'opera sua fu bene esercitata. Gli altri Stati adempiono alla natura loro, quando operano unicamente secondo i loro principii giuridici: lo Stato costituzionale invece per soddisfare veramente e pienamente alla propria, deve anche rendere conto continuamente ai cittadini dell' opera sua e meritarsene l'approvazione. Non creda quindi lo Stato costituzionale di avere adempitoil proprio compito esercitando la propria autorità nei modi clia reputa migliori, e non si contenti della semplice soddisfazione ^ -> - 1 - -1. fj- - * ^ ^ _ > ^ 155 I ^ - V V ^ - • _ m - d ^- Ji.^^'" -^ ^^* ^ 156 *-» \r w -> RrvisrA DI DiRirro PUBBLICO dei poteri legali : pensi inrece di continno che al di sopra di essi ri è una potenza legittima e irresistibile, alla quale deve rendere ragione dei propri atti, cui ha il dovere di tenere illuminata, e di cui deve meritarsi l'assenso. Vi è stato ad esempio, qualche fatto che ha turbato T ordine pubblico ì È nella natura del Governo costituzionale non solo che si provveda ristabilendo V ordine, ma che si renda paga anche la coscienza pubblica. E stata offesa la giustizia ? Tutti gli Stati debbono ripararvi, punendo i colpevoli, ma lo Stato costituzionale non lo può fare segretamente, come gli altri governi, con un procedimento interno, con mism^e d'ufficio : deve ancora all' opinione pubblica la soddisfazione che merita. È fuorviato il giudizio del pubblico su qualche fatto che concerne il governo ? Lo Stato costituzionale non può accontentarsi di avere operato secondo giustizia, ma riconoscendo il sovrano potere dell' opinione che sta sopra di esso, deve renderle ragione dei propri atti. La vita quotidiana office innumerevoli applicazioni di questi principii. Illustreremo tale concetto con un solo esempio, che è semplice, ma ha il vantaffsio di non essere immagmario. Avvenne in una città, che essendosi formata un' acrorlomerazione di persone commo,^se da discordie cittadine, non fossero fatte dalla pubblica forza le intimazioni che la legge prescrive per ottenerne lo sciosrlimento. e che tuttavia ^rli adenti della forza jjubblica la investissero sparando le rivoltelle, sicché in un attimo la folla fu sbandata e la costernazione si sparse nel paese. In seguito a questo fatto il Prefetto ed il Capo dell' ufficio di pubblica sicurezza, per mezzo di una comunicazione fatta a mezzo di usciere alle srazzette locali, dichiararono di non avere impartito V oi dine che orli adenti facessero fuoco sulla folla. Il Governo centrale ordinò si facesse un'inchiesta: ma dei risultati di essa il pubblico rimase interamente all' oscuro. E lecito chiedersi : questo procedimento fu conforme allo spirito del regime costituzionale ì Mi pare si debba rispondere negativamente. Certo r inchiesta avrà messo in chiaro come abbia avuto principio il fuoco senza Lordine delle competenti autorità: e. se ne Siirà risultato che vi fu colpa per parte di qualche agente, è da supporsi che sarà stato punito. Ma con questo un ^^- ^.— - : : ^ _ ^1 — r L OPINIONE PUBBLICA NEL GOV^ERNO COSTITUZIONALE 157 Oo'verno costituzionale aveva terminato il suo compito? Davanti a un fatto simile un altro Stato si restringe ad applicare la legge; ma il Governo costituzionale, il quale si basa non solo sulla legge ma sul costante assenso dei cittadini, doveva tener conto di quell' importante elemento che è 1' opinione pubblica. Essa era rimasta ferita profondamente da un fatto che .aveva turbato l'ordine di quella città e che vi ebbe dolorose conseguenze, e d'altra parte le dichiarazioni, con le quali il Prefetto ed il Capo di quell' ufficio di pubblica sicurezza ripudiavano la responsabilità facevano credere che si trattasse di abuso commesso da agenti inferiori. Il Governo quindi aveva il dovere di compiere una severa e scrupolosa inchiesta, e di illuminare 1' opinione pubblica. L' opinione era sotto V impressione che fosse stata compiuta un' ingiustizia, ed il Governo non ha fatto nulla per cancellarla; sicché è rimasto vivo il senso dell' ingiustizia commessa, e l'idea che il Governo non abbia voluto riparare un' offesa recata ai cittadini. Vero è che il Governo potrebbe avere punito, se era del caso, gli agenti colpevoli ; ma ciò non basta, perchè 1' opinione pubblica offesa aveva duopo di essere moralmente soddisfatta. Ne è qui inopportuno l'osservare che quando un Governo non è obbligato a rendere conto, spesso non provvede neppure e si ritiene dispensato dall' agire. * Non mi pare dunque piii dubbio che lo Stato costituzionale debba per sua natura considerare 1' opinione pubblica come elemento della sua azione quotidiana. 20. I principii già formulati intorno all' opinione pubblica non possono non estendere la loro influenza anche sulla genesi e sulla vita dei partiti costituzionali E la esistenza e la buona organizzazione di questi che rende il governo parlamentare -non una semplice aggregazione meccanica di voti, raccolti accidentalmente, volta per volta e numericamente addizionati, ma un tutto organico, composto, non di effimere combinazioni, ma di parti permanentemente costituite ; dalla cui azione deriva il movimento regolare, l'alterna vece, il funzionamento del sistema. E quindi naturale che queste, che sono forze vigorose del governo costituzionale, sieno in rapporto con quella potenza che lo investe, lo informa e lo domina. -^ ^ - ^ «^ - --^ .^^- V-H 158 * _ RIVISTA DI DIRITTO PUBBLICO Il primo obbligo dei partiti, come già abbiamo visto àei ministri, è di formulare il programma. Essenziale è nei partiti questo atto. Per esso si evita che si perdano in concetti vaghi^ indefiniti, non suscettibili di concreta determinazione, onde poi avviene che in pratica agiscono solo per ragioni personali ; mentre che invece, dopo T enunciazione del programma, sono obbligati a seguire con costanza e coerenza i principii che hanno scritti sulla propria bandiera. Questo dovere i partiti hanno anzitutto verso sé medesimi. Ma egualmente lo hanno verso r opinione pubblica, la quale non può procedere con consapevolezza. se non ha dinanzi a è il disegno chiaro degli intendimenti dei partiti contendenti. Questa franca esposizione contribuisce alla sua migliore formazione, porgendole elementi preziosi- cognizioni importantissime ; e fa si che, così edotta, possa pronunciare il proprio giudizio intorno ad essi e sostenere quello che reputa pili atto al governo dello StatoQuesto obbligo incombe tanto al partito che è in maggioranza, quanto a i r Opposizione, ma a questa anche maggiormente, perchè per la maggioranza vale il programma stesso già formulato dal Governo. Qui cade in acconcio di accennare alla funzione dell' Opposizione che è importantissima, e non abbastanza messa in rilievo nel diritto costituzionale. L' Opposizione »ei governi costituzionali deve essere costituita come la maggioranza, cioè schierata sotto un programma nettamente formulato, agli ordini di un capo, e rigorosamente disciplinata. Como Ministero e mas'^rioranza traducono in atto successivamente il programma, in forza del quale sonò saliti al potere, V Opposizione dair altro canto gli deve contrapporre il [proprio, esponendo in ogni singolo caso le idee in esso contenute e procurando che in ogni fatto emerga la bontà di questo programma in confronto di quello della maggioranza ; talché il paese possa osservare lo svolgersi parallelo dei due sistemi. Quindi in un buon governo parlamentare è essenziale che V Opposizione abbia un Capo: e non è inopportuno il notare, essendo dalla scienza troppo spesso trascurato, che T ufficio del leader-dell'Opposizione è quasi equivalente a quello del Capo del Governo, e che deve muoversi parallelamente ad esso, egualmente dotato d'in- ' fluenza ed avente gli stessi doveri. In Inghilterra, ad esempio. i^i^^ T - - ù --*r^-r V ti.- — ^s ' .-^=^^r*^'-. ---• -!«:. "j^ C^^^^ - ^ ^ ^ : ^ ^ ^ _^ J^- L'0Pn>JIONE PUBBLICA NEL GOVERNO COSTITUZIONALE - - * 159 ^ di fronte a Lord Melbourne, a Lord John Russel e a Lord Palmerston .stavano il duca di "Wellington, sir Roberto Peel, e lord Stanley; dinanzi a Gladstone, lord Beaconsfìeld e lord Salisbury. E ciò perchè in Inghilterra i leaders dell' Opposizione sanno che una parte del paese tiene gli occhi sopra di loro, ne spia i cenni, ne attende le parole; parte del paese, che se al momento si trova in minoranza, può per un cambiamento naturale dell' opinione divenire a un tratto maggioranza. In Inghilterra si pensa che, sebbene legalmente i poteri dello Stato sieno la Corona, i Comuni ed i Lords,, pure la vera vita politica non può essere ristretta in Westminster, ma abbraccia tutta la nazione. 21. Questo principio, relativo air opinione pubblica, determina anche quale debba essere l'azione dei partiti, quando soccombono in Parlamento. Grave quanto altro mai è questo argomento, poiché in esso è riposta gran parte di vita del governo costituzionale. Se osserviamo le pratiche di molti Stati parlamentari, non tardiamo ad accorgerci che quando un partito cade dal governo, specialmente se governando da lunga pezza si era assuefatto all'idea di averne quasi acquistato il diritto, invece di accingersi alla riconquista del potere mediante la grande guerra di partito a partito, quale conviene alla dignità politica, si abbandona al sistema deplorevole di far comunella con frazioni di altri partiti, col solo intento di abbattere i Ministeri e con la speranza di risalire al potere per mezzo delle piccole gare, dei risentimenti e delle scissioni altrui. Ma in politica qualunque condizione di cose non può crearsi, né creata mantenersi, se non é fondata nella coscienza del -paese ; e la prima condizione dei cambiamenti parlamentari duraturi e legittimi é la correlativa trasformazione dell' opinione pubblica. Quindi fallace ed altamente biasimevole é il sistema dei partiti caduti, che cercano la propria risurrezione da quella che è stata denominata alchimia parlamentare, cioè dall'arte delle combinazioni partigiane. Siccome ogni fatto politico non è durevole se non fondato sull'opinione, i partiti, nel mentre che in Parlamento combattono in difesa dei proprii principii, dovrebbero agire al di fuori, dovrebbero fuori dell'assemblea attingere quelle forze, da cui deriva poi il diritto a governare. È all'opinione pubblica che 3 ' * ' - ^ * f ^_ ^ ì ^. L- ; • . • V T ' - < ^" y *» *t ^- -• -f I ^> ] 160 RIVISTA DI DIRITTO PUBBLICO ^ I- ^ j vy - • • ^ si debbono dirigere; la debbono illuminare, indirizzare; debbono guadagnarla alla propria causa; ed allora è probabile che in breve volger di tempo i loro adepti aumentino di numero e possano, ex iure risalire al potere, realizzando così quell'alternarsi dei partiti, senza di cui non si ha un sano governo costituzionale. Secondo questi concetti adunque la regola costituzionale prescrive che i partiti in minoranza chieggano il loro trionfo non alle combinazioni parlamentari, ma bensì alle mutate correnti dell'opinione pubblica. In Inghilterra infatti, dove si hanno le migliori pratiche costituzionali, il partito, che nelle elezioni riesce minoranza, non si dà in preda allo scoraggiamento e allo sconforto, che è proprio di chi non è assuefatto alle vicende dei governi costituzionali, ma calmo e longanime si dispone all'opera della propaganda, conscio che solo guadagnando l'opinione pubblica potrà nelle elezioni seguenti riuscire vittorioso e riprendere il potere. Ed allora si hanno quelle sorprendenti agitazioni, di cui è piena la storia inglese, e che formano la gloria dì quei nobili partiti. Ivi è bello il vedere il partito caduto, sdegnando le guerricciuole parlamentari, mescolarsi alle grandi correnti dell' opinione pubblica, ritemprarsi virilmente in essa e riescire a mutarla ih proprio favore ; mentre invece negli Stati continentali, e l'Italia nostra ne è pur troppo un esempio, i partiti soccombenti non cercano la vittoria in seno all'opinione pubblica, ma nelle elaborazioni dell' alchimia parlamentare. In tal guisa si veggono non già intenti a difendere nel paese le loro idee, ad esercitare non pure il diritto, ma il dovere della propaganda, ad agitare il proprio vessillo, a chiamarvi sotto nuovi militi, a formare nuovi nuclei, rannodare le file, e conquistare l'appoggio della pubblica opinione; ma invece consumarsi meschinamente in sterili lotte, in piccoli intrighi parlamentari, ed offrire lo spettacolo poco confortante e educativo di collegarsi oggi ai dissidenti della maggioranza per abbattere un Ministero, domani coi caduti per combattere gli alleati di ieri, e non curarsi di altro che di ^inasprire con l'intervento e con un aiuto non sincero le discordie della maggioranza. È questione di diritto e di utilità ad un tempo, come nella maggior parte dei casi. È questione di diritto, perchè un partito merita di governare j in r /. J S it - r ^ •^-r • I X ] ^ri ^ ^i.' _ / ' - ^^ - • _ -r ^^ ^ - ' h -^ - -• -r f ^ r . . ^ ^ .1^ - ^ -^ -\ -^ r ^ - - ? ^ ^ ;=>^:^??r^„.'^ . - . • V ; ^ « * ' ^ ^ - ^ v : -•*•- ^-r,,- =:.-;-^- .^v^., - . ^ ' ^ ' '-^•; ^ * "^ -n- ^.•._,t.-- r- - _ [ . . - • \_ ^ V ^ 161 L OPINIONE PUBBLICA NEL GOVERNO COSTITUZIONALE solo quando abbia seguito nel paese; di utilità poi, perchè se anche un partito riesce per avventura a impadronirsi del potere co» un colpo di mano, non può mantenervisi senza l'appoggio della nazione. L'esempio poi degli insani amoreggiamenti, che un partito fa con un altro, delle, ambizioni accarezzate, delle passioni suscitate per farsene sgabello al potere, non conferisce alla educazione politica del popolo, la quale dovrebbe essere sempre in cima al pensiero di chiunque ha una pubblica funzione in un governo costituzionale; mentre l'animo dei cittadini si apre e si rinfranca dinanzi alla sincera e ardente propaganda di un'idea. 1 principii adunque stabiliti intorno all'ufficio dell'opinione pubblica nei governi costituzionali prescrivono che i partiti riconoscano in essa la fonte perenne del loro potere ed a questa massima coordinino la loro azione. 22. A questi principii deve essere coordinata pure la condotta degli uomini politici, giacché questa deve sempre corrispondere all'indole dello Stato, essendo della sua vita un eiemente importantissimo. Nei sistemi caduti, un profondo mistero avvolgeva la politica, che era riguardata come qualche cosa di tenebroso, e V arcanum mtjDerii era la frase sibillina del linguaggio politico comune. L'antico sistema politico è raffigurato nella diplomazia d'allora, nota solo per le arti insidiose e per l'ostilità ai popoli. Cosi gli uomini di Stato erano oracoli chiusi, il cui principal merito era di nascondere i proprii pensieri e, come è stato detto, di saper tacere in più lingue. Del resto tutto ciò era logico. Rappresentanti di Stati, che si fondavano sul diritto divino e sulla legittimità, essi rivestivano il carattere quasi sacro e solenne dei loro Governi, e dovendo servire soltanto gli interessi dei sovrani non erano responsabili che dinanzi a loro, e di essi soltanto dovevano meritarsi l'approvazione. Mutata invece la base degli Stati, che. non è più il patrimonio dei principi per diritto divino o per diritto storico, ma il governo che la nazione fa di sé medesima, è naturale che Quest può nelle sue grandi linee generali essere se non l'esecuzione di ciò che è contenuto nella coscienza nazionale ;^ per conseguenza muta • - 1 « « • \ • -y f j - ^ j k _ \' - - • e- ^ V • 3 . H' 1 ^ \ h. •t / 4 - I - V ' . . - • • • - • • • < -*-^ j -. *^. -" L - '^ ì 1 -'•-rt-^-'" - f J ^ ^ / • " * — — r - ^ - • _ — H • - ^ ^ - — _ * * - -^x^^ j r*^ : : - ^"-^?^^ r " _ 162 » + -^ ;^^33&&4^ E.IYISTA DI DIRITTO PUBBLICO anche il carattere e la condotta degli uomini di Stato. Gli Statisti odierni debbono godere e meritarsi la fiducia nazionale ; quindi, anziché reputarsi superiori alle manifestazioni^dell'(^inione pubblica, debbono riconoscere in essa la potenza, legit^ tima e irresistibile, cui debbono rendere conto dei propri! atti, e di cui hanno da meritare l'^pproTazione, Quindi è un dovere d( tenersi a contatto di essa, sia per regolarsi col sindacato che questa esercita su loro, sia per influire su di essa, informarla e dirigerla, e così realizzare quello scambio di reciproche influenze che deye passare tra l'opinione pubblica e il governo costituzionale. Non più avvolti in olimpico orgoglio, debbono confondersi e mescolarsi di continuo alle correnti vive della Opinione pubblica; anzi questa deve essere uno degli oggetti delle loro cure, ed uno dei doveri loro quello di educare costantemente il senso politico della nazione. Solo un dottrinarismo fallace può professare la teoria della indifferenza ^per r opinione, e reputando che non si debba tenere conto se non del parere dei dotti, disprezzare quello della nazione, come se fosse un'umiliazione l'abbassarsi fino ad essa. Ma tali idee che convengono agli Stati non liberi o aristocratici, non si adattano al governo costituzionale, il quale non può essenzialmente sussìstere senza o contro l'opinione pubblica. Quindi siamo condotti a parlare di quel fenomeno importantissimo della vita pubblica che è la popolarità. Havvi una scuola che vanta come principio di alta sapienza pratica il disprezzo della popolarità. A questa può però contrapporsi il giudizio di Cavour e di Bluntschli. Cavour dichiarava di non •^essere dì coloro che si onorano della impopolarità, ed il Bluntschli, certo non sospetto, annovera tra le forze politiche quella che proviene dalla popolarità, dalla quale, egli dice, emana cfueir autorità extragovernativa che hanno avuto il Barone di Stein in Prussia, 0'Connel in Irlanda e Garibaldi in Italia. Peraltro vuoisi distinguere una duplice specie di popolarità. Vi è una popolarità, la quale proviene dal blandire le passioni popolari e promettere ciò che non può realizzarsi, e questa è la falsa popolarità che deve essere fuggita e detestata dai veri uomini politici. Ma vi è una popolarità, la quale non deriva da A • ^ . ^ • - : . - - rrrs - b^ r - -\ -^ _ J---. -. - -"y ^ ? ^. •— - J -r , H i ^ - •_ -i- - » ^ n _ ^-_ " ^- \ - - \ -J^ -' -y- ir-.: >:-;^:^:^.-.. -y-^ ^^-T ^ -- ^ - _ - * • . _ ^^^ é ^_ - -T - ^ I --—-_ ^ -^ -" ^ -JT , -'- . ^ ^ ^ -•'- 7* ' V ' 1J ?-* ^-.r--^'-^:'^ ^v. e ^ ' - ' 7 "-> -:l -. , T \^ - ' . " ^ ^ F ^•'^G:^?^:^^y^^'^^'•::^-•^^ \ . . . -X : - - L'OPINIONE PUBBLICA NEL GOVERNO COSTITUZIONALE . 163 •mr . . • simili arti o da momentanea commozione, ma dal giudizio che l'opinione pubblica porta sopra alcuni uomini e dalla fiduqia che ii loro passato, la loro carriera ispira alla moltitudine. << E di tale popolarità, dice Cavour, vuoisi fare gran caso. » Non discende poi da questi principii che gii uomini di Stato debbano esserne schiavi; anzi, rigorosamente ne deriva l'opposta conclusione. Vedemmo già come l'opinione pubblica spesso sia iatente o non sia quale parrebbe alla superfìcie delle cose, È naturale quindi che si abbiano casi in cui gli uomini di Stato debbono avere il coraggio di affrontare l'impopolai^ità ; ma sacrificando il favore del momento, debbono essere certi che l'opinione pubblica con più maturo esame approverà i loro atti. Si osservi anche a questo proposito la diversità fra le pratiche inglesi e quelle del continente. Nella Gran Bretagna gli uomini politici non sentono né disprezzo né ripugnanza per l'opinione pubblica, ed anzi sono altamente compresi dell'obbligo che loro incombe di coltivare, informare, dirigere Topinione del paese, e le portano il dovuto ossequio. Ed è cosi che si veggono uomini politici di grandissima fama e della più alta condizione sociale, non isdegnare di tenere discorsi e conferenze dinanzi a convegni di semplici operai, a prendere parte a pubbliche adunanze, e a meetings, dai quali presso di noi pare che sieno al bando coloro che professano principii conservatori. Nel continente gli uomini politici non hanno il sentimento del legame che deve passare tra loro e 1' opinione pubblica, e quindi non se ne curano affatto e non sentono il dovere che avrebbero di illuminarla e guidarla. E per questo, quella salutare agitazione di educazione politica, che è la vita stessa del governo costituzionale e che dovrebbe costituire l'azione extraparlamentare degli uomini politici, è qui generalmente un monopolio^ degli uomini del partito anticostituzionale, ed è forse questa la causa per cui il governo costituzionale non è ancora divenuto un tutto organico con la nazione. 23. Dopo l'esame dei principii intorno all'opinione pubblica nello Stato rappresentativo ed il saggio di applicazioni, questa, a mio credere, non indifferente dottrina costituzionale vuole essere completa mediante un rapido cenno sulla pratica del paese dove ha sua massima esplicazione. -. ^ £^ ^ ^L- - p r I w^ F li ^ > > J- -• - r . V •y^ * • • * • '^ > '^ ^ r . - -^ . •-•—" ^ - j . . -*• _ '• '-r-:.^.- ,,:.-•-.--• ,.-V"'-.-;•;•' -::- • .•-••.': : \ • y J. - .:r ^- - ' - ; . - .• -f^^-- . . _ :f- ^^ . ^ j •x •- \ ^ ^ , - ^ ' ^ - - • ^- - ^ _ ^ ^ - 1 • - - 1 -fw J ^ 164 "T , RIVISTA tìl DIRITTO PUBBLICO^ In Inghilterra l'opinione pubblica non è spiò una forza sociale potente, ma un elemento vero e proprio del governo. Le attestazioni degli uomini politici e scrittori inglesi, sono unanimi nel dichiararlo apertamente. Tuttavia nel continente la scienza nell'enumerare i caratteri di quella mirabile costituzione , spesso la dimentica, e quasi mai poi le riconosce importanza che basti a farle assegnare un posto ed ufficio particolare (1). Eppure diceva il Canning che sen%a quel potere non si può comprendere la costituzione inglese (2). E se sovente anzi studiando quelle istitu5:ioni avviene di - non saperne spiegare l'efficacia, la forza ed il rigoglioso sviluppo in confronto a quelle del continente, gli è perchè si dimentica che colà le istituzioni traggono perennemente il succo vitale dalla nazione, che è immedesimata organicamente nel governo mediante una perenne e vigorosa manifestazione dell'opinione pubblica, La nazione inglese si è sempre interessata del proprio governo, e quindi è naturale che anche nei più remoti tempi appariscano i barlumi dell'opinione pubblica. Le antiche liberta anglosassoni ed il Parlamento avevano abituato per tempo quel popolo alla cura della cosa pubblica; tuttavia l'opinione non si è svolta se non col eroverno veramente costituzionale, dove la partecipazione dei cittadini è essenziale e imprescindibile. Da questo momento si manifesta come forza vera, e molti avvenimenti della storia da tale epoca in poi sono dipendenti da essa. Sotto i Tudors incomincia veramente la ascensione della pubblica opinione. Fu dessa che prese di mira le esorbitanze -del clero cattolico, che in una vita mondana dissipava immense ricchezze, e se la Chiesa d'Inghilterra si separò da quella di Roma, non si dovette solo alla volontà di Enrico Vili, ma * (1) BRUNIALTI. Idee sul governo parlamentare in Italia e in Inghilterra. Torino 1887. Questo saggio fa eccezione, perchè attribuisce all'opinione pubblica l'importanza che merita nel governo inglese, e la considera come un vero elemento. (2) FoNBLANQXJE. How toeare governend ecc. — eh. II. pag. 13 (14.^Edizione). K • L ìT- '^t • * / — _ ^ • ^ ^ , - * 4 -^.•i - V •/ ' L ' . / - - ' ' - . . -. -• V ' - r r -i , - : • V . ^. •_ - _ - < — f i _ ' • -Ti - ^ - - - ^ _ • ' ^ 1 r ^ . . '^ wf ' - > " _ . . L- ^ -- - ^ - h ^ ^ "' r -.'_-"'-- ^ L _^ '^"-^ ".-.^.-- ' • \ - -> • ^ yy 'y^^^p-'^r" •'" • ' • ^ - • " . . J---">^-••^;>-<:--:-"-r^ F - - , - _ - : ' . ^ ; ^ ^ ^ ! - ^ ^ - : - ^ ' " ^ ^ ' ; - . " - _- ' - : : : ^ : . . ^ ' - . ^ - . " ^ • • . - ' - , ---. . - ^ . - - - ^ ' - ' ^ . ' - ^ - ^ : ^ - - h' ^ " .^ 7 .-.f-r^v^>^~-:*.----^^.A--? - ^ -V>^ . z r - ^ ^> ,.>., r'^-, > ::^.. ^ ^y- ^ : ^ : ^ ' ^ - - V / V -^"H : . : / : - --;•••.. : _ : ^ ^ ; ^ . ^ r ^ - - > - - - - ' - ^ ^- ->* -. ^ -t L OPINIONE PUBBLICA NEL GOA'ERNO COSTITUZIONALE 165 eziandio all'influenza dell'opinione pubblica. Parimenti quando Elisabetta si pose ad esercitare la prerogativa commerciale di concedere monopoliiper ^'ratificarsi cortigiani e favoriti, fu l'opinione pubblica die si ribellò così vigorosamente che, sebbene la sovi^ana fosse molto amata e potente, pure non fu in grado di contrastarla, ed invece messasi a capo della riforma dovette rendere ragione ai reclami e riguadagnarsi TafFetto del popolo; lasciando ai successori un mirabile esempio, come dice il Macaulay. del modo nel quale ha da comportarsi un principe nelle pubbliche commozioni, a cui non è in condizione di resistere (ly. Sotto gii Stuarts proseguì a crescere di forza ed autorità. Non essendo cessata sotto i Tudors, i quali non la provocavano e procuravano di non toccare le apparenze costituzionali, era naturale che scoppiasse violenta e grandeggiasse nella aperta e tremenda lotta contro le libertà, che sconvolse profondamente tutte le classi della società inglese. Trattavasi di ciò che era essenziale, e profondamente radicato in quel popolo. La coscienza nazionale quindi proruppe, e dall'attrito uscì più temprata e gagliarda. Con la rivoluzione poi del 1688, mutandosi i principii del duetto pubblico, o, per dir meglio, ottenendo effettuazione quelli gìk contenuti nella coscienza della nazione, ed il nuovo btato da monarchico feudale divenendo popolare, la nazione acquistò un sentimento più vivo dei proprii diritti ; e l'opinione pubblica divenne autorità legittima dello Stato. Da quel tempo il potere dell'opinione pubblica si è esercitato continuamente nel governo. Sarebbe anzi lun^'o e difficile enumerare tutti i fatti della storia inglese dovuti alla sua influenza. Il regno di Giorgio III segno s;ubito una sua errando vittoria, giacché è riconosciuto che si dovette più che altro alla sua forza, se quel Sovrano, sebbene validamente sostenuto, non riuscì a ripristinare l'antico ordine. La crescente importanza della stampa in lotta col governo le conferi nuova autorità; anzi le si offerse un campo propizio nell'agitazione di Wilkes. E resta testimone della sua potenza il fatto che Lord Bute, colpito da essa energicamente, non osò rivolgerle contro K (1) MACAULAY •• History K of England. (Ed. Tatichnijs) p. 62. 11 » 1 •L - . ^ r / J . ^ M • ^ _ H-^ 166 RIVISTA DI DI^LITTÒ PUBBLICO _ ì terrori della legge e piegò dinanzi al .suo potere, sebbene fosse sostenuto ad ogni costo dal re. L'opinione cosi giunse in breve ad un grado, cui non si credeva potesse pervenire. In tanti nessuna epoca anteriore, scrive il May, essa aveva progressi, come nei primi trent'anni del regno di Giorgio III. Giammai la voce del popolo, si era fatta sentire così di frequente e cosi forte nei consigli dello Stato. L'opinione pubblica anzi era già tanto potente da supplire ai difetti di una rappresentanza troppo ristretta (1). Neppure il perìodo che segui, periodo di generale repressione, potè nulla contro di essa: che anzi questa vi dette novella prova di potenza, manifestandosi in più occasioni per disapprovare le misure del Governo ; e per sua influenza molti dei processi intrapresi terminarono con l'assolutoria degli imputati: sicché il May dice che i ministri furono dalla forza dell'opinione arrestati per un momento nella loro perigliosa carriera. Quando poi avvenne l'attentato al Re, l'opinione pubblica sorse solennemente a condannarlo ; ma non per questo si ristette dall'opporsi agli attentati del governo contro la libertà inglese. La lotta intrapresa dal governo, che occupò gli ultimi ventotto anni del regno di Giorgio III, invece che alla disfatta portò al trionfo della pubblica opinione, come elemento costituzionale. Invano il governo fece uso di tutti i mezzi e con maggioranze servili sfidò l'opposizione in Parlamento, perseguitò la stampa e soffocò ogni discussione. In questa lotta il popolo si era maggiormente affezionato alla pubblica cosa, la intelligenza ne era aumentata; ed essendosi formata una classe media colta e potente, inaccessibile ai demagoghi, l'opinione pubblica aveva assunta maggiore forza ed autorità. La lotta, non pili monopolio di demagoghi, unì sotto capi eminenti tutte le classi e divenne un mezzo altrettanto legittimo, quanto potente per agire sulle deliberazioni del Parlamento. Da questo momento, scrive il May, l'opinione pubblica divenne una potenza, che i ministri non poterono soggiogare, e dinanzi alla quale gli upmini politici di tutti i partiti appresero ognora ad inchinarsi. Negli stessi giorni .meno propizi essa.non era stata senza in-. (1) MAY History of England. eh, YIIL * t - / ^ -. . t^. -^ -^.- -' ' T _ -" _J' L'OPINIONE PUBBLICA NEL GOVERNO COSTITUZIONALE 167 iiuenza; ma dall'avvenimento di Giorgio IV crebbe ogni giorno in forza, finché giunse a regnare sovrana sui ministri e sul Parlamento. Non vi è più che segnare nuove vittorie. L'agitazione cattolica le offrì novello campo; e novella vittoria. « Il trionfo dell'associazione cattolica, scrive il May, dimostrò la forza crescente dell'agitazione politica, come elemento nella nostra costituzione. Essa diveniva superiore alle autorità e alle combinazioni di partito, che avevano fin allora governato lo Stato ». La riforma parlamentare offrì altra occasione propizia, e l'opinione pubblica fu veramente l'arbitra della questione. Per la prima volta anzi le classi medie ed operaie si unirono per la difesa di una causa comune, e, cosa anche più notevole, anziché combattere il governo lo sostennero ardentemente. Così l'opinione pubblica è divenuta uno dei più importanti elementi costituzionali dell'Inghilterra, e la sua azione è quotidiana e continua. Tutti i principali atti della storia inglese moderna si debbono alla sua influenza: l'abolizione della tratta dei neri e della schiavitù, l'emancipazione dei cattolici, la riforma parlamentare, l'abrogazione delle leggi sui cereali, sono state tutte conquiste dell'opinione pubblica. Essa agisce sempre come forza della politica inglese, e la vediamo colpire crudelmente il Palmerston già suo idolo, quando questi mostrandosi troppo ligio alla politica di Napoleone offese l'amor proprio del popolo inglese: la vediamo manifestarsi contro Disraeli nel 1868; e nel 1874 invece rivolgersi a Disraeli contro Gladstone, accusato di aver fatto una politica troppo domestica; e nel 1880 di nuovo inesorabilmente contro Disraeli, perchè stanca dell'agitazione che produceva la sua politica romanzesca; arbitra sempre dei destini dello Stato. 24. Veduta l'opinione pubblica nella storia, aggiungeremo qualche cenno del suo stato presente. Dovendo oggi distinguere gli elementi del governo inglese, non si potrebbe a meno di non assegnare airopinione pubblica il posto più importante, poiché presentemente essa è davvero la sorgente di tutta quella vita politica. In Inghilterra è l'opinione pubblica che governa lo Stato. I Ministri sono continuamente occupati dal pensièro di essa, r \ -r -. 168 f RIVISTA DI DIRITTO PUBBLICO ' continuamente curanti di esserle deferenti e devoti; talché si credono in obbligo di interpellarla anche se in maggioranza. sia da loro fedel'agione mente interpretata. Spesso l'opinione li spinge perfino a cose cui non erano disposti. Anzi a Gladstone fu fatto colpa di essere troppo ligio all'opinione. Noi italiani poi abbiamo sperimentato a nostro vantaggio che cosa possa, poiché dapprima É favoriti da quel Governo, e poi per motivi d'interesse abbandonati, dobbiamo alla forza dell'opinione pubblica inglese se nulla venne fatto contro di noi (1). Ogni volta che gli uomini di Stato inglesi si propongono un disegno politico, loro prima cura é di insinuarlo neUa pubblica opinione, giacché sanno di averne quasi acquistato il titolo >ìuridico non appena ne abbiano guadagnato il favore. Tutta la vita del Gladstone non è che una splendida esecuzione di questo concetto. Come riuscì egli nell'abolizione della Chiesa privilegiata in Irlanda ? In questo modo appunto. Invece di rinserrare l'azione politica nei circoli parlamentari portò risolutamente la questione dinanzi al paese, convinto che la coscienza nazionale sia la sola veramente arbitra di tali questioni. Ivi egli sostenne con la potenza della sua parola l'idea dell'abolizione; tenne meetings, costituì associazioni, ed anzi é divenuto proverbiale il numero dei discorsi di Gladstone e dei meetings ai quali ha preso parte. Oggi il grande uomo di Stato sta appunto ripetendo lo stesso lavoro per la questione irlandese. Invece di rinchiudere questa ingente questione nei confini della ufficiai S la presenta direttamente al paese, perchè la coscienza pubblica si elabori su di essa e si pronunci, certo che, se questa l'accoglierà, la sua esecuzione sarà legittima, incontestata, immancabile. dlterra la partita è eguale. L'opinione pubblica dinanzi un solo programma. Ambedue i partiti contentendenti si presentano al suo cospetto, a perorare la propria causa, poiché il partito conservatore é, come il democratico, compreso della necessità di rendere partecipe allo Stato l'opinione pubblica, ed a fianco dei meetings democratici si adunano r (1) V. discorso Cavour, Camera dei deputati, 9 febbraio 1859. •s > -. K - " . •*' •- -f .r •ìK .'t - • ? - . . . " > ' -•'"•:" ••'.f*^ •<. . / 169 L OPINIÓNE PUBBLICA. NEL GOVERNO COSTITUZIONALE le assemblee del partito conservatore, a cui prendono parte i discendenti più illustri dell'aristocrazia, • Ed a ciò si coordina, come già vedemmo, anche l'azione degli uomini di Stato, i quali credono, diversamente da ciò che avviene nel continente, che la loro attività non si debba svolgere solo nell'ambito parlamentare, e ritengono di non avere adempiuto al proprio compito solo per avere agito nelle sfere ufficiali della politica. Solo in Inghilterra si veggono i più eminenti uomini di Stato dividere la loro operosità fra il Parlamento e le società politiche popolari, consacrarsi a svolgere e rendere popolari le principali idee politiche, esercitare assidua e proficua propaganda. Nessuno, come l'uomo di Stato inglese, ha questo senso degli alti doveri che gli uomini politici hanno verso la moltitudine; nessuno è così compreso dell'ufficio che gli spetta nell'educazione nazionale. E questa è forse la ragione, per la quale l'opinione pubblica è cosi elevata in Inghilterra, ed ha un'efficacia, alla quale in alcun altro paese non è pervenuta. La maggior prova della virtù vera deiropinione pubblica inglese è la sua condizione d'indipendenza dalla stampa. La famosa elezione del 1880, ne è una prova irrefragabile, giacché mentre la stampa osteggiava unanimemente Gladstone e sosteneva il Ministero Beaconsfield, l'esito delle urne invece dimostrò che l'opinione pubblica era diversa. Se l'opinione pubblica non è l'esatta riproduzione della stampa, ma si è emancipata dal suo dominio, significa che sente di non avere bisogno per vivere del suo appoggio, ma ha la forza in sé medesima. Neppure le riunioni popolari rappresentano esclusivamente l'opinione pubblica, perchè talvolta possono non essere se non l'espressione di una parte del popolo inglese. L'opinione pubblica ingfese sussiste indipendentemente dalla stampa e dalle riunioni. La vera opinione pubblica, dice il May che ne ha dato una classica definizione, non è espressa dal coro clamoroso della moltitudine, ma dalle voci misurate di tutte le classi, di tutti i partiti, di tutti gli interessi; essa è dichiarata dalla stampa, dalla borsa, dal mercato, dal circolo e dalla società intera; «essa è sottoposta ad altrettanti freni e contrappesi, come la ^ ri I r / ^ \ ^ r y ( t-.._ .- ^ V 170 0. "'"'.^-./ RIVISTA DI DIRITTO PUBBLICO costituzione stessa, e rappresenta l'intelligenza nazionale piuttosto che la volontà popolare (1). Così l'opinione pubblica in Inghilterra è una forza utile, operosa che interviene costantemente nel governo dello Stato. Ivi lo Stato è veramente un tutto, nel quale tutte le parti concorrono e non perchè sia imposto loro, ma per fatto di abitudine contratta da lungo tempo, per effetto di cause storiche e naturali. Si ha in Inghilterra uno Stato veramente organico, nel quale le parti cooperano tutte mirabilmente e spontaneamente allo stesso fine : Corona, Camera dei Comuni, ed opinione pubblica. Negli Stati parlamentari del continente non vi è questo nesso organico tra le diverse parti, ed il governo rappresentativo è una sovrapposizione meccanica fatta sul popolo, anzi che la emanazione della sua attività politica. Quindi abbiamouno Stato meccanico, e non già organico. E questa è la causa della eccellenza del governo britannico, e della prova insoddisfacente di quelli continentali. Presso di noi non vi è quell'inr tima unione della nazione e del governo, che sola può rendere efficace il governo rappresentativo; mentre in Inghilterra gli organi del governo agiscono sempre con l'addentellato della nazione, e l'opinione pubblica, invece che artificiale prodotto, è l'elaborazione naturale e piena dello spirito del paese. 25. Un altro Stato, ove pure è grandissima 1 ' influenza dell' opinione popolare sulla cosa pubblica, è la Repubblica degli Stati Uniti. Ivi per vero non abbiamo quell'opinione pubblica elaborata che possiede l'Inghilterra, perchè la classe politica non è colà formata dagli uomini più ragguardevoli, come lo è in Inghilterra, ma da politicanti di professione e perciò appunto generalmente corrotti; e perchè ancora è dimostrato che la forma di governo presidenziale è meno atta del parlamentare ad edu-care alla vita politica le popolazioni. Ciò non ostante l'opinione pubblica vi è sempre potente. Né può essere diversamente; giacché in una paese libero e da gran tempo abituato alla libertà come quello, è naturale che il (1*) MAY, Op. cit. YoU X * ^ ^f V -4 j •'d •r ^_ A-_ ^ _ n ^ . . _ * ^ ' è* L O P m m N E • PUBBLICA NEL GOVERNO COSTITUZIONALE 171 popolo faccia a quando a quando sentire la sua voce nelle questioni più vitali. È appunto l'opinione pubblica quella che nelle aspre lotte dei partiti ha mitigato l'accanimento. Nel governo americano, che è la aj)plicazione più spinta del regime di partito, l'unico freno imposto ai governanti è quello della pubblica opinione. È la pubblica opinione che dopo una lunga contesa partigiana impone di mettere fine alla lotta e che il partito vinto si sottometta dignitosamente al vincitore. Fu l'opinione pubblica che dopo la guerra di secessione prese a proteggere la causa del Sud e che ha prodotto la pacificazione. E fu memorabile esempio anche quello della lunga agitazione che avvenne per l'elezione del Presidente Hayes nella contestazione dei voti col Tilden, in cui, dopo una lotta che aveva tenuto in convulsione gli Stati Uniti, l'opinione pubblica obbligò il partito vinto ad obbedire lealmente al nuovo presidente (1). E stata l'opinione pubblica che si è ribellata alle concussioni, ai ladronecci, commessi a danno dello Stato, da quei famosi Rings che passeranno nella storia come esempi di colossale corruzione; e la reazione che si manifestò potente e riusci a spezzare quelle catene criminose, fu interamente dovuta all'opinione. In fine è dessa che domanda da lungo tempo la riforma degli uffici civili, e che ha dato agli ultimi presidenti il mandato, non ancora esaurito, di combattere i dilapidatori ed i concussionari. E qui vuoisi osservare come sia notato concordemente dagli scrittori e dai viaggiatori che l'opinione pubblica accenna ora in America ad accrescere il proprio potere per mezzo della società più colta, giacché \di.gentry va ripigliando il posto che merita nel governo locale enei pubblici uffici, e le menti più elette si consacrano con ardore a studiare il modo di mettere un termine ai mali dello Stato ; cosicché è dato sperare che la grande Repubblica possa in forza della pubblica opinione ritornare a .quella purità ed austerità di principii che hanno reso gloriosi 1 suoi inizii. •m r « m «^ (1) JANNET. Les États Unis contemporains. 2,^ ed. VoL IL Appendice. % « h - ^ ^ . .1 * ' V •- . '. - \ VI — - - rr i ^ V 172 * T « % • l^-IVISTA DI DIRITTO PUBBLICO Cosi dunque l'esempio dei paesi, che sono autorità incontestabile nell'arte del libero governo, dimostra qual valore debba avere V opinione pubblica nello Stato costituzionale. E gli italiani possono andarne orgogliosi, perchè esso viene a convalidare le idee del Conte di Cavour, dell'uomo di cui è stato detto, che forse non vi ebbe mai fra i popoli di stirpe latina chi avesse concetto così ampio, e rispetto più vero e profondo della libertà. 26. Si può però da ultimo dedurre dall'impossibilità di assoggettare l'opinione pubblica ad una determinazione giuridica, un argomento contro di essa, come elemento costituzionaie. Ogni costituzione politica prende forma concreta in disposizioni obbligatorie che si impongono all'obbedienza di tutti; quindi in ogni costituzione vi è un ordine giuridico speciale. Esso è l'insieme delle norme riconosciute come necessarie ed obbligatorie, secondo certi principii, che regolano la vita pubblica di un popolo; quindi in esso sono creati e determinati gli organi, per i quali viene manifestata la volontà dello Stato, e sona stabilite le forme, con cui deve svolgersene la vita. Gli è perciò che ogni principio essenziale all' ordinamento politico di un popolo deve assumere espressione giuridica onde avere valore effettivo ; e questa attitudine delle idee a prendere incarnazione giuridica può servire quale criterio per giudic^'rne la bontà, giacché quelle che sono utopistiche e chimeriche si sciolgono in nulla dinanzi alla necessità di una pratica determinazione. Siccome l'opinione pubblica non può entrare nell'ordine giuridico di uno Stato, così può apparire come idea priva di qualsiasi valore. Ma non credo che per queste ragioni l'opinione pubblica debba andare esclusa dagli elementi veri e proprii dello Stato costituzionale. Che in ogni costituzione vi debba essere un ordine giuridico, è principio che non può non essere ammesso. Ogni Stato è la realizzazione di un'idea, ed ha bisogno .di un ordine obbligatorio che la traduca in atto. Quindi anche lo Stato costituzionale deve avere un'organizzazione giuridica. Ma nelle idee unanimemente ammesse, la questione è sempre quella dei limiti. Quindi bisogna determinare fino a qual punto debba essere esteso « * * é -J_ * « » > r I ,- t - . r I V _ > * _ • -^ A - • ' - • - -^ - - - - ' f -r m, n 71,. Li • - • - • • . . • • „ 1^ ' . - -^ ^ -• - - -h " > V, . -• •T V ^ * -s ir- z- • ' ^ - ^ :V / ^ y - : V , -à T . ì L'OPINIONE PUBBLICA NEL GOVERNO COSTITUZIONALE 173 il principio' giuridico ; sul qual problema non ancora trattato ne sia lecito esprimere liberamente un parere. In questi ultimi tempi specialmente, si è manifestata con una certa energia la tendenza a dare carattere e valore giuridico allo Stato costituzionale. Questa tendenza a noi venuta dalla Germania, ove ha in certo modo un carattere di opposizione e di resistenza alle idee democratiche, ha sortito il benefico effetto di prodmn^e una salutare reazione contro la soverchia indeterminatezza dei principii del governo costituzionale, non che contro T illimitata potenza e le ingerenze delle maggioranze; problema formidabile e non preveduto dai fondatori del governo costituzionale. Le idee in voga intorno al governo costituzionale si risentivano ancora della origine : da un lato peccavano di soverchia indeterminatezza; e conservavano dall' altro tuttora un certo lievito rivoluzionario, che si rivela specialmente nella diffidenza e, peggio ancora, nell'ostilità contro il potere : e quindi la tendenza a ricondurli ai principi! di diritto ed a svolgerli in formolo giuridiche è un salutare antidoto. Parimenti il potere illimitato delle maggioranze, che può risolversi in una oppressione della minoranza, è contrastato dal principio di creare un'organizzazione giuridica, la quale tuteli in modo obbligatorio i diritti di tutti, crei una giustizia amministrativa ed assicuri a ciascuno l'esercizio del proprio diritto. Ma sarebbe errore il credere che lutti i principii, anche quelli più- importanti, che formano il governo costituzionale, possano ricevere un'organizzazione giuridica; e solo una augusta ed unilaterale concezione dello Stato potrebbe far ripudiare ciò che non è e non può essere assolutamente giuridico. I concetti politici differiscono per natura dai concetti giuridici, e non possono avere il rigore che è proprio del diritto. Onde allorquando *si tratta dell'elemento giuridico in materia politica, lo si fa sempre in senso relativo, giacché questi concetti non si prestano a quella esattezza di determinazioni imperative che è propria dai concetti giuridici. Essendo per natura in balia del libero apprezzamento, non possono essere investiti di forza obbligatoria. Ma se non tutti i principii possono tradursi in un articolo statutario, cessano forse per questo di essere veri e proprii elementi costitutivi del governo rappresentativo ? No certo : r è t . ' ^ * *i y -1 r J "i^ -^ K^*- . r 3 . ,^ ->:..; I t- -^* -V-- ^ , ^ > ' . - -\ ^ 174 « RIVISTA DI DIRITTO PUBBLICO perchè questa qualità essi derivano dalla ^natura loro, e quindi non può venir meno. Né questo è caso infrequente nel diritta costituzionale; che anzi molti ne sono gli-^esempi. Così non si può negare che l'azione dei partiti non sia parte essenzialissima del governo costituzionale ed infatti non vi è trattato di diritto costituzionale che non ne discorra ampiamente ; eppure l'azione loro non può essere sottoposta a regole giuridiche. Lo stesso avviene dell' opinione, c'he sebbene incapace di espressione giuridica. non è meno per questo un vero e proprio elemento costitutivo dello Stato costituzionale. Inoltre l'ordine giuridico dì una costituzione qualsiasi, come insieme degli organi per cui si estrinseca la volontà dello Stato, e delle forme con le quali si svolge la vita comune, ha, è vero, come sue più alte, più generali e durevoli espressioni, la costituzione e la legge : ma può averne anche qualche altra minore. La costituzione scritta è sempre un' espressione imperfetta, perchè non può contenere tutto ciò che interessa il governo: vuol quindi venire integrata da tutte quelle norme, che sebbene non sieno capaci di determinazione coattiva, nondimeno, essendo desunte dalla natura dello Stato, hanno valore effettivo. Come nel campo del diritto privato i romani comprendevano tra le fonti giuridiche anche i responsi dei prudenti, così noi possiamo considerare l'opinione pubblica come fonte del diritta pubblico. Se poi i rapporti fra il governo e l'opinione pubblica nello Stato costituzionale non possono essere tradotti in esplicite dichiarazioni legislative, pur tuttavia formano un concetto, che ha un vero contenuto giuridico : in quanto cioè non è già il portato delle condizioni contingenti e variabili, o il mezzo atto al conseguimento di qualche utilità del momento, ma una norma necessaria e permanente, dedotta dall'intimai natura dello Stato costituzionale. Quindi se non può essere compresa nel diritta scritto, entra però nel diritto, per dir così, naturale, nel diritto filosofico dello Stato costituzionale. Infine, se non delle vere e proprie disposizioni giuridiche per l'opinione pubblica, abbiama già veduto che si possono stabilire dei canoni costituzionali. È convinzione esposta sul principio di questo studio, che sarebbe cosa nerniciosa il credere che tutto sia firià noto di ciò • • • m .•^ n t : * * : . > ^-^ - > .^,V _\- .'r. ^^ /.. V :•--- - ^ >^^^ >À}iÙ :^^^^^^i!^i&-^^^ • f ^ S É . L OPINIONE PUBBLICA NEL GOVERNO COSTITUZIONALE 175 ^ j t . che si riferisce all' indole del Governo costituzionale, e che perciò intorno a quest'argomento possano essere tralasciati gli studi. Le ricerche quotidiane, incessanti, minute sono destinate, a mio credere, a scoprire nuovi caratteri nel Governo costituzionale; e solo allora che sieno tutti raccolti e definiti, si avrà il concetto pieno ed esatto di esso. Cosi a me è parso che, sebbene dell'opinione pubblica si sia sempre discorso, pure scientificamente non ne fosse stata notata ancora l'importanza speciale nel governo costituzionale, il suo ufficio, la sua funzione e la necessità di quest'accordo continuo come tratto caratteristico dello Stato costituzionale. Se pertanto nella teoria dello Stato, ed è questo semplicemente ciò che si domanda col presente scritto, viene riconosciuto che l'opinione pubblica è un organo del governo costituzionale, un vero e proprio elemento costituzionale ordinario, che fra l'opinione pubblica ed il governo debbono passare rapporti continui, parmi che ciò non debba restare senza effetto nella pratica, giacché si fisserà piti saldamente nella mente degli uomini di Stato il concetto della necessità di avere la maggiore cura possibile dell' opinione pubblica e promuoverne saviamente lo sviluppo; sicché si attueranno meglio i principii del governo libero, e di questo semplice aggregato meccanico di poteri che è tuttora lo Stato costituzionale, si formerà quello Stato veramente organico, che solo può avere efficacia, e che è l'alto ideale della scienza politica. LIVIO MINGUZZL