Studio conoscitivo sul fenomeno dell`usura
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Studio conoscitivo sul fenomeno dell`usura
Cover:Layout 1 5-09-2014 12:55 Pagina 1 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Sulle tracce di un crimine invisibile Maggio 2014 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Sulle tracce di un crimine invisibile Lo studio proposto è stato realizzato dalla Fondazione Antiusura Interesse Uomo per Unioncamere. A cura di: Area semplificazione, servizi digitali e legalità Via Sinni snc - 85100 Potenza www.interesseuomo.org INDICE Introduzione .................................................................................. 5 Fisionomia di un fenomeno complesso .................................... 7 1.1 Un fenomeno in evoluzione ................................................ 7 1.2 Un fenomeno silenzioso e radicato .................................... 9 1.3 Dagli strozzini ai colletti bianchi alle mafie ...................... 10 1.4 Vittime e carnefici ................................................................. 15 Le variabili dell’usura: società, economia, territorio .............. 19 2.1 Il contesto sociale ed economico ......................................... 19 2.2 Indebitamento di famiglie e imprese ................................. 24 2.3 L’usura in tempi di crisi ....................................................... 33 2.4 L'indice di rischio usura. Tra calcoli e realtà: i rilevatori sociali .................................................................. 36 I dati dell'usura: i numeri sommersi ......................................... 47 3.1 L’usura e il mondo produttivo ........................................... 47 3.2 Uno spaccato del fenomeno: l’esperienza della Fondazione Interesse Uomo...................................... 49 3.3 I dati ufficiali: le denunce .................................................... 54 Strategie di contrasto al fenomeno ............................................ 65 4.1 Gli strumenti normativi: pregi e difetti ............................. 65 4.2 Dalla parte delle vittime: gli attori del contrasto.............. 68 4.3 Le nuove prospettive. Spunti di riflessione per rendere più efficace il contrasto ........................................................ 73 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Introduzione Lo studio proposto nasce da una collaborazione tra Unioncamere e la Fondazione nazionale antiusura Interesse Uomo con lo scopo principale di fornire un quadro d’insieme del fenomeno dell’usura e delle ripercussioni sul sistema delle imprese. Senza la pretesa di offrire un’indagine esaustiva di un fenomeno estremamente complesso e in costante evoluzione, si proverà a fornire un’osservazione che possa essere un utile punto di partenza per indagini e approfondimenti successivi. Partendo dall’ esperienza della Fondazione, quale osservatore diretto del fenomeno, e realizzando una lettura integrata degli studi e approfondimenti realizzati sul tema dell’usura, si proverà nelle pagine seguenti ad analizzare il fenomeno evidenziandone le principali caratteristiche, il profilo quantitativo, gli attori e le dinamiche economiche e sociali che ad esso conducono, concentrando l’attenzione sulle imprese. Si esamineranno, infine, le possibili strategie di contrasto. Si intende, inoltre, offrire una visione che, a partire dai tanti casi incontrati, accolti ed ascoltati, fornisca un campione d’analisi del fenomeno, come utile spunto di riflessione. Parlare d'usura oggi è tanto importante quanto complicato poiché il fenomeno, per quanto noto da sempre, resta nascosto e proprio per questo di particolare interesse per chi la pratica. La criminalità opera su un terreno sicuro, quello del bisogno, alle volte talmente disperato da intravedere nell'usura una concreta risoluzione ai problemi finanziari. Mentre si cerca di sanare debiti, di evitare protesti, di mantenere la proprietà della casa o dell'impresa e scongiurare aste o fallimenti, l'incontro con l'usuraio, magari suggerito da un amico, da un collega, da un altro imprenditore, diventa un’ ancora di salvezza. 5 Laddove ogni porta d'accesso al credito è stata chiusa, l'unica pronta a spalancarsi è quella dell'usura. La criminalità, specie quella mafiosa, intercetta i bisogni, ha occhi e orecchie protese sul rumore della sofferenza. E interviene, rapida, concreta, pronta a sborsare ingenti quantità di denaro. Il fenomeno tende ad acuirsi anche e soprattutto in periodi di crisi economica come quello che il Paese sta attraversando. L'accesso facile e immediato ad un credito parallelo e illegale, com’ è facile intuire, ha conseguenze terribili per le vittime in termini di perdite economiche fino alla spoliazione di interi patrimoni e attività, ma anche per il sistema economico nel suo complesso. 6 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Fisionomia di un fenomeno complesso 1.1 Un fenomeno in evoluzione Fenomeno antico e diffuso in maniera trasversale, indipendentemente dalle culture e dalle condizioni sociali, sempre più l'usura oggi si manifesta come una necessità stringente di denaro, da un lato, e un’offerta che può apparire come una facile e rapida soluzione per chi è in difficoltà, dall'altro. Per le varietà delle cause da cui scaturisce e per il modo in cui si propone è un fenomeno tanto vasto quanto sconosciuto. Considerata in passato come una pratica immorale legata alla marginalità sociale, e utilizzata per sostenere redditi da sussistenza, negli ultimi decenni, e in modo particolare a partire dai primi anni '90, la si è andata percependo sempre più come vero e proprio reato da perseguire dunque sul piano penale, ma anche da affrontare con una specifica legislazione come dimostra l'emanazione della L.108 del 1996. Ma al di là dell'attuale momento di crisi che la sta ponendo costantemente sotto i riflettori questo è e resta un fenomeno che si diffonde in silenzio, per parlarne solo dinanzi ad un fatto di cronaca, al suicidio di una vittima o a un'inchiesta giornalistica. Proprio la crisi attuale, dunque, con la conseguente perdita di redditività delle piccole e medie imprese, con la diminuzione del potere di acquisto di salari e stipendi, ma anche con l'esplodere di modelli culturali e stili di vita sempre più consumistici, ha fatto si che l’usura si insinuasse tra tutti gli strati sociali della popolazione rendendo particolarmente rischiosa l’attività della piccola impresa, del commercio al dettaglio, dell’artigianato di vicinato, dei ceti più poveri, ma anche di quei soggetti sociali una 7 volta ritenuti immuni da questa piaga1. Con il crescere dell’ indebitamento e del numero di persone coinvolte, cresce anche la possibilità di divenire vittime d’usura. Inoltre, in periodi di deficit economico, con un mercato del credito legale che chiede garanzie sempre più rigide, la domanda e l’offerta di denaro possono incontrarsi su un mercato alternativo, sommerso e illegale che cresce in maniera esponenziale e seguendo regole proprie. È ormai sempre più chiaro - e non sono pochi gli studi in materia - che “il solo tasso d'interesse sarebbe insufficiente a discriminare tra contratto usuraio e legale. La banca, prestatore di credito legale, in caso di una bassa probabilità di realizzazione di reddito nel breve periodo, fornisce minori garanzie di rinegoziazione del debito nel caso di illiquidità. L'usuraio, invece, riesce a recuperare la garanzia con maggiore facilità"2. L’obiettivo dell'usuraio, dunque, è diverso da quello del creditore legale. All'usuraio non interessa tanto la restituzione della somma pattuita, quanto determinare situazioni non desiderabili sul piano economico e sociale, e così all'interno di questo rapporto il livello dei tassi di interesse diviene uno solo dei possibili strumenti, se si considera che la garanzia è spesso l'effettivo oggetto di interesse del creditore. L'usuraio cerca così di minimizzare le probabilità di restituzione del prestito; si capisce bene, dunque, che laddove cresce il valore della garanzia cresce l’interesse, il potere d’azione e la fisionomia stessa di chi pratica usura. Non solo cambiali, assegni post-datati e oggetti d’oro, dunque, ma a molte volte la garanzia è data anche da aziende e attività commerciali. Ecco perché da un bel pò di tempo l'usura è diventata anche affare della criminalità e business di mafia; se 1 2 CNEL, Usura: Diffusione territoriale, evoluzione e qualità criminale del fenomeno, 2008. D. Masciandaro, I mercati dell'usura: una nota, Università Bocconi, Milano. 8 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura storicamente le mafie hanno cercato sempre di evitarla, negli ultimi decenni hanno invece capito che le imprese e le attività commerciali possono essere garanzia di efficace controllo del territorio, uno strumento per riciclare denaro, imporre forniture e appalti, entrare silenziosamente, ma con prepotenza, nel mercato legale. 1.2 Un fenomeno silenzioso e radicato Qui l'usura non esiste, verrebbe da dire spesso in considerazione delle notizie provenienti da Questure e Tribunali di alcune aree del Paese. Ad un’analisi superficiale, con i soli dati delle denunce alla mano, sembrerebbe così. Ma così non è. L'usura esiste ovunque, coinvolge l'intera Penisola in maniera trasversale, anche i territori meno noti alla cronaca giudiziaria. Le stesse cronache giudiziarie offrono un quadro che conferma il carattere occulto del fenomeno. A fronte del numero esiguo di denunce, le storie degli indagati per usura parlano di giri d’affari talmente ingenti da rendere impossibile imputare tali crediti illegali alle sole poche vittime, parti lese in procedimenti penali. È evidente che la rete dei creditori, così come delle vittime che non denunciano, è nettamente più ampia e nascosta. Nel silenzio, che le garantisce un sicuro riparo dai riflettori e ne amplia il potere d’azione, l’usura coinvolge tanti piccoli imprenditori, commercianti e famiglie che la crisi economica ha contribuito a rendere più vulnerabili. Oltre che per motivi di carattere sociale, culturale e morale (la vergogna o la perdita di una propria immagine pubblica), le vittime - specialmente quando c'è di mezzo la criminalità - non parlano per paura di possibili ritorsioni nei loro confronti o in ragione di minacce concretamente subite o anche di violenze verbali, aggressioni fisiche o danneggiamenti ai propri beni. 9 Questo silenzio ha anche un ulteriore terribile risvolto: la perdita definitiva di ogni speranza. Sono quasi all'ordine del giorno, purtroppo, le cronache che ci raccontano di vittime di usura, specie imprenditori e commercianti, che in ragione dell’isolamento al quale sono costretti e soffocati dalla morsa dei debiti, hanno scelto la strada del suicidio. È dunque un fenomeno radicato, più di quel che ci si aspetti. Diffusa sull’intero territorio nazionale e stratificata in differenti tessuti sociali, l’usura permea i territori principalmente perché va incontro ad un bisogno presente ovunque, ma sicuramente incrementato da congiunture economiche e sociali legate ai periodi storici. Oggi, poi, in presenza di politiche di accesso al credito legale eccessivamente restrittive, rappresenta un'alternativa per piccoli imprenditori, commercianti e privati cittadini in stato di sofferenza economica. Ed è proprio l'agire nell'ombra, da un lato, e il silenzio dall'altro, che permettono al fenomeno usura di tessere una rete, e di garantirsi una presenza stabile sul territorio. E radicata davvero in modo capillare. 1.3 Dagli strozzini ai colletti bianchi e alle mafie L'usura è un fenomeno in continua evoluzione ed è eterogeneo al punto tale che sarebbe più corretto parlare di usure, e cioè di una sua multiforme rappresentazione. Sta divenendo sempre più complesso ed articolato e, per tale motivo, più pericoloso. Accanto alla figura dell’usuraio classico, lo strozzino, stanno fiorendo nuove forme, spesso molto ben occultate, di crimini illegali. Si assiste così ad una crescita strutturata del fenomeno, al proliferare di gruppi organizzati, spesso professionisti, fino a giungere all'usura praticata dalle mafie, in costante espansione. 10 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Principali espressioni del prestito a nero Macro categorie di espressione usuraria Garanzia Richiesta Modalità x x x Prestito di vicinato Usura di quartiere ad opera di piccoli gruppi locali x Piccoli prestiti x x x x Rete usuraia professionalizzata Attività Parabancaria x x x Rete usuraia di tipo mafioso Prestiti ad interessi alti Cambiali Assegni postdatati Beni e oggetti d’oro Procura a vendere Assegni postdatati Cessazione di beni Quote di aziende • Quote aziendali e patrimoniali • Imposizione di fornitori e di personale Principali vittime x x x x x x x x Famiglie Soggetti già indebitati Piccoli commercianti Artigiani Giocatori d’azzardo e vittime di altre dipendenze Piccoli commercianti Artigiani Comuni cittadini • Piccoli e medi Imprenditori • Grandi imprenditori Lo strozzino di quartiere trova spazio nelle micro aree urbane, nel vicinato, come riferimento soprattutto per famiglie e piccoli commercianti e artigiani in forte sofferenza economica e ormai privati dell'accesso al credito legale, persone non gradite alle banche. Figli della disoccupazione, delle dipendenze, del gioco d'azzardo molto spesso, figli di una crisi che miete sempre più vittime dietro l'angolo, ogni giorno senza che ci sia tempo per fermarsi, riflettere e trovare una soluzione alternativa al ricorso all’usuraio. La figura classica di usuraio, seppure ancora persistente, di fronte all’esigenza di quantità ingenti di denaro si trova impreparato. Lo strozzino non dispone di liquidità necessaria a 11 soddisfare le esigenze di un mercato in crisi. E se vuole continuare a stare sul mercato, è costretto a rivolgersi egli stesso ad altri e il più delle volte clan mafiosi. Disponendo di ingenti quantitativi di denaro, sono loro che finanziano gli strozzini con la conseguenza che a pagarne le conseguenze sono una volta di più le vittime, costrette a pagare interessi che comprendono anche quelli che i piccoli usurai devono pagare ai clan finanziatori.3 Anche il mercato economico illegale si evolve; alla domanda deve necessariamente adattarsi l’offerta e per fare ciò si rende necessaria una maggiore strutturazione. Al singolo strozzino si sostituiscono sempre più reti organizzate, gruppi di soggetti interessati e coinvolti a vario titolo in traffici usurari. Una delle modalità attraverso cui oggi prende forma tale strutturazione è quella che ha come attori professionisti o finanziarie: un'usura meglio conosciuta come dei colletti bianchi o dalla faccia pulita. Sempre più spesso fatti di cronaca ci raccontano di associazioni che talvolta si servono di professionisti o, più in generale, cercano collegamenti con persone operanti nel settore del credito legale. Si tratta di insospettabili, rispettati nell’ambiente sociale in cui agiscono. Sono imprenditori, commercialisti, avvocati, notai, bancari, finanche funzionari ministeriali e statali. Conoscono molto bene i meccanismi del mercato del credito legale, e, spesso, anche le condizioni economiche delle proprie vittime in quanto propri clienti. “L'usura della faccia pulita può assumere diverse aspetti. Un primo gruppo è costituito da pseudo- società di intermediazione o di servizi finanziari. Un fenomeno in espansione che gioca sulla fiducia nutrita da una persona bisognosa nei confronti di una struttura apparentemente legale e impersonale. I prestiti di queste finanziarie non sono mai di 3 Libera. Associazioni Nomi e Numeri contro le Mafie, Usura, il BOT delle mafie - fotografia di un paese strozzato, Roma 2012. 12 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura grossa entità e i tassi di interesse iniziali abbastanza tollerabili, il meccanismo di usura o truffa scatta sul tasso di interesse che non è mai scalare, ma fisso o sull'obbligo di acquisto di altri servizi tanto inutili, quanto onerosi. Un secondo gruppo è costituito da una ristrettissima minoranza di professionisti insospettabili. Sono strutture costituite da investitori professionisti, che operano di sponda con alcuni bancari infedeli, dai quali ricevono una clientela selezionata, e intervengono per operazioni superiori a 20 mila euro. Un terzo gruppo è costituito più direttamente da pochi infedeli bancari. Sono loro stessi che, conoscendo le difficoltà economiche del malcapitato, si propongono per un prestito personale. Tutti e tre i gruppi hanno una finalità comune: agiscono, non solo per lucrare sugli interessi, con la modalità del rinnovo degli assegno, ma puntano ad una azione espropriativa. L'obiettivo è svuotare il malcapitato di ogni suo bene e attività economica”.4 L’evoluzione del fenomeno, però, vede oggi più che mai la crescita esponenziale dell’usura di mafia. Un affare, come già detto, da sempre inviso alle mafie, di scarso interesse e giudicato negativamente, ma che ultimamente è stato visto sempre più come un servizio funzionale, volto ad accrescere il consenso sociale, ad entrare nell'economia pulita ma anche in territori vergini dal punto di vista dell’aggressione mafiosa. L’interesse delle mafie riguarda esclusivamente le imprese poiché va oltre l’interesse del debito e punta alla garanzia, all’accesso a compagini societarie di imprese sane e insospettabili. Anche in questo caso determinante è stata la crisi economica. Gli usurai di mafia intervengono a “sostegno” di imprenditori o commercianti che necessitano di ingenti somme di denaro per continuare a mantenere in piedi l’azienda o per evitare di perdere delle commesse, per pagare fornitori ecc. E tutto queste grazie 4 Sos Impresa/ Confesercenti, Insieme per rompere la solitudine, Relazione – No Usura Day 2012. 13 soprattutto al fatto che oggi i mafiosi sono gli unici a disporre di liquidità immediata. Sono almeno 60 i clan censiti negli ultimi due anni dalle inchieste giudiziarie di diverse procure antimafia del Paese che riguardano i reati associativi con metodo mafioso finalizzati all’usura. Il giro d’affari che i clan riescono a generare è davvero difficile da calcolare con una quantità di denaro enorme se si considerano i tassi d’interesse annui applicati. Questi variano da regione a regione, passando dal 120% della provincia di Modena a circa il 1500% di Roma.5 Il flusso di denaro che ne deriva è, pero, la punta dell’iceberg dato che è possibile effettuare calcoli solo in base alle denunce e alle successive inchieste giudiziarie che purtroppo danno del fenomeno un quadro parziale. L’interesse che le mafie hanno per l’usura non si ferma però all’accrescimento dei patrimoni attraverso la riscossione degli ingenti interessi, ma va oltre: controllo delle attività economiche pulite mediante l’acquisizione di quote aziendali, aziende e attività commerciali in difficoltà usate come "lavanderie", luoghi cioè nei quali riciclare tutto il proprio denaro sporco. Le tre macro categorie evidenziate certamente non hanno la pretesa di esaurire le peculiarità del fenomeno che, infatti, risulta particolarmente eterogeneo e complesso. E trova forme di attuazione sempre più moderne e pericolose. Si adatta alle richieste del mercato e ai tessuti sociali in cui opera. A tal proposito vale la pena citare il fenomeno dell'usura di giornata. Recente e negativo segnale d'allarme di quotidiana sofferenza economica che coinvolge un numero sempre crescente di piccole e medie imprese, piccoli commercianti e artigiani. L'usura di giornata consiste nel fenomeno per cui, nell’arco di 5 Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le Mafie, Usura, il BOT delle mafie - fotografia di un paese strozzato, Roma 2012. 14 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura sole ventiquattro ore, vengono richiesti ed ottenuti prestiti la mattina, mediamente una cifra che si aggira sui 1.000 euro, e vengono poi restituiti la sera stessa con una maggiorazione di circa il 10%.6 Tale fenomeno, sempre più in espansione, riguarda piccoli commercianti, ma anche titolari di attività di media dimensione, che, per resistere alle perdite, per pagare i fornitori, per mantenere aperto l'esercizio, si rivolgono agli usurai. 1.4 Vittime e carnefici Il rapporto che si instaura tra usuraio e usurato è estremamente condizionato dalle diverse caratteristiche del fenomeno e al tempo stesso ne è caratteristica preminente esso stesso. Molto spesso gli usurati non si percepiscono come vittime. In tanti continuano a considerare l'usuraio un amico, una sorta di benefattore anche quando la disperazione dovuta all’impossibilità di estinguere i debiti contratti, si fa sempre più forte. A volte, anche nei casi in cui ci si rivolge ai centri specializzati per chiedere aiuto, le vittime tendono a dare dell'usuraio un giudizio giustificatore. Ciò avviene anche al termine di un percorso nel quale si è cercato in tutti i modi, ma invano, di far fronte ai debiti, di gestire la situazione, temporeggiando, firmando altre cambiali o assegni post datati, anche quando sopravviene la disperazione. La denuncia non è un approdo facile. "È un amico, mi ha dato i soldi che mi servivano quando per la banca ero solo un cliente indesiderato". Anche se poi i tassi d'interesse raggiungono percentuali tali da costituire altro debito ingente con relative difficoltà di estinzione. "Grazie a quel prestito ho potuto tenere aperta l'azienda", ma a quale reale prezzo? Dipendendo 6 Sos-Impresa, XIII Rapporto Le mani della criminalità sulle imprese, 2012. 15 costantemente dall'usuraio, che gradualmente opera per privare l’imprenditore del suo patrimonio. Il ruolo delle Fondazioni e delle Associazioni antiusura, si rivela fondamentale in casi simili perché le vittime necessitano di accompagnamento dal momento in cui si presentano per la prima richiesta d'aiuto in poi, accompagnamento anche alla percezione del rapporto deviante e illegale che si è instaurato tra loro e gli usurai. Il rapporto impari tra usurai e usurati ha alla base diverse ragioni. Una è sicuramente dettata dallo stato di bisogno, dall’urgenza di liquidità. La necessaria dipendenza da un altro soggetto che possa placare la sofferenza finanziaria, pone la vittima in uno stato di inferiorità rispetto all’usuraio. A ciò si aggiunge, in taluni casi, la paura di ritorsioni. Spesso le vittime subiscono continue e ripetute minacce, dalle intimidazioni verbali alle aggressioni fisiche. In simili casi, può capitare che le vittime, chiedano aiuto per avere accesso a fondi che li facilitino a rientrare nel debito. A volte tendono a non parlare affatto di usura. Nell'esporre la propria vicenda e le proprie esigenze fanno cenno a prestiti con privati, ma non usano il termine usura. Altra ragione, però, è da ricercare nella dinamica del fenomeno che induce le vittime all'isolamento. Una famiglia o ancor più un impresa che sia ricorsa a prestiti a nero, tende nonostante tutto a continuare a pensare all’usuraio come unica, possibile via d'uscita. Tra il silenzio proprio delle dinamiche d'usura e l'accesso al credito legale negato, non sembra ci sia spazio per alternative. Nonostante gli tolga il patrimonio, gli imponga obblighi e limiti alla sua stessa attività per potervi inserire i propri interessi, l’usuraio è ancora potenzialmente in grado di dare qualcosa alla vittima: altra liquidità, per pagare i fornitori e andare avanti nella quotidiana gestione dell'azienda, in cambio dell'ennesimo 16 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura assegno che nessun creditore accetterebbe. Com'è facile intuire, tali circostanze innescano o hanno la potenzialità concreta di innescare una morsa entro la quale la vittima viene stretta e soffocata. Ad una situazione simile e ancor prima che questa si verifichi e si manifesti in tutta la sua potenziale pericolosità, c'è un'unica soluzione: la denuncia. 17 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Le variabili dell’usura: società, economia, territorio 2.1 Il contesto sociale ed economico Come già specificato nelle pagine precedenti, l’analisi del fenomeno dell’usura non può prescindere dall’individuazione delle cause sociali che ad esso conducono. Le variabili socio economiche di un territorio alimentano l’incidenza del fenomeno che cresce e si evolve a seconda delle richieste del mercato. Un mercato su cui pesa il macigno della crisi economica che almeno dal 2008 sta condizionando l’intera economia mondiale, con pesanti ripercussioni nei diversi paesi. L’Italia paga un prezzo alto. Lo pagano le famiglie e le imprese prima di tutto. L’Istat, nel riferire la condizione dell’anno 2013, descrive un Paese in cui quattro cittadini su dieci non sarebbero in grado di affrontare spese impreviste dell'ordine di 800 euro senza fare ricorso al sostegno altrui. Il dato più allarmante si riferisce alla "condizione di grave deprivazione" in cui sussistono almeno quattro delle nove condizioni di disagio stabilite dall'istituto nazionale di statistica, e che, sempre secondo l'Istat, riguarda più di 8 milioni di persone. Un numero che mostra tutta la sua rilevanza se confrontato con i 4 milioni registrati soltanto due anni fa. Il numero di italiani in grave difficoltà è, quindi, più che raddoppiato, con incrementi preoccupanti se si osservano le statistiche relative al Mezzogiorno, dove un italiano su quattro (25,1%) è stremato dalla crisi. 19 Persone appartenenti a famiglie in condizioni di deprivazione materiale per indicatori di deprivazione e ripartizione geografica Anni 2010-2012 (per 100 persone della stessa ripartizione geografica) 2010 Centro Mezzogiorno Italia Nord Centro Mezzogiorno Italia Nord Centro Mezzogiorno Italia 2012 Nord Indicatori di deprivazione materiale 2011 10,0 13,7 25,2 16,0 13,2 18,0 36,7 22,3 14,9 21,0 40,1 24,8 3,7 5,4 12,1 6,9 6,3 7,4 19,7 11,2 7,9 9,9 25,1 14,3 In arretrato con i pagamenti 10,6 12,3 16,0 12,8 10,2 14,5 19,2 14,1 9,9 12,2 17,5 13,0 Incapace di far fronte a spese impreviste 24,8 31,2 45,8 33,3 26,6 39,2 54,1 38,6 29,0 45,4 56,2 41,7 Non può permettersi una settimana di ferie all’anno 28,0 39,5 55,6 39,8 33,0 44,9 66,0 46,7 35,5 51,9 69,2 50,4 Non può permettersi un pasto proteico almeno una volta ogni due giorni 4,6 5,5 10,2 6,7 8,9 9,0 19,0 12,4 11,9 13,0 24,9 16,6 Non può permettersi di riscaldare adeguatamente l’abitazione 4,8 7,7 21,7 11,2 10,2 13,2 31,0 18,0 11,7 16,2 36,3 21,1 Non può permettersi il telefono fisso o mobile 0,2 0,7 1,4 0,7 0,1 0,0 0,3 0,2 0,1 0,0 0,1 0,1 Non può permettersi la lavatrice 0,4 0,5 0,7 0,5 0,3 0,2 0,6 0,4 0,2 0,1 0,3 0,2 Non può permettersi il televisore a colori 0,3 0,3 0,2 0,3 0,2 0,3 0,5 0,3 0,2 0,1 0,2 0,2 Non può permettersi l’automobile 1,9 1,8 3,1 2,3 2,1 1,9 3,7 2,6 1,1 1,3 2,6 1,7 In condizione di deprivazione materiale In condizione di grave deprivazione materiale Fonte: Istat, indagine sulle condizioni di vita (Eu-Silc) 20 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Le cifre riportate riflettono non solo l'ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei redditi più bassi, ma un pericoloso cedimento nella stabilità finanziaria anche dei ceti medi e persino medio alti. "Nel 2012 circa il 48 per cento degli individui che cade in condizione di severa deprivazione materiale proviene dal primo quinto di reddito equivalente, ma più di un quarto di essi nell’anno precedente si collocava nei quinti di reddito più elevati (dal terzo in poi)".7 Ci troviamo, quindi, di fronte ad una progressiva diminuzione dei redditi al consumo, complice anche il dilagare dell’incertezza nel mercato del lavoro e i tassi di disoccupazione in continua ascesa. La stessa situazione è fotografata anche dal "47° Rapporto" del Censis. Lo studio riporta un ulteriore dato: sono quasi 8 milioni le famiglie che hanno ricevuto dalle rispettive reti familiari una forma di aiuto nell'ultimo anno, e 1,2 milioni le famiglie che non essendo riuscite a coprire le spese con il proprio reddito hanno fatto ricorso a prestiti di amici. Per il 72,8% delle famiglie un'improvvisa malattia grave o la necessità di significative riparazioni per la casa o per l'auto rappresentano un serio problema. Il pagamento di tasse e tributi (24,3%), bollette (22,6%), rate del mutuo (6,8%) mette in difficoltà una quota significativa di italiani.8 La situazione si presenta ancora più allarmante nel sud del Paese. L'Italia, infatti, appare tra i sistemi dell'Eurozona quello in cui più rilevanti sono le disuguaglianze territoriali. In termini di Pil pro-capite il Centro-Nord, con 31.124 euro per abitante, è vicino ai valori dei Paesi più ricchi come la Germania dove il Pil pro-capite è di 31.703 euro. Viceversa, i livelli del Mezzogiorno sono più vicini o inferiori a quelli della Grecia (il Sud ha meno di 18.000 euro per abitanti e la Grecia registra 18.500 euro di Pil pro-capite)9. Istat, Annuario Statistico 2013. Censis, Rapporto Annuale 2013 - 47° edizione. 9 Censis, La crisi sociale del Mezzogiorno, Ricerca 2013. 7 8 21 La crisi non ha risparmiato, inoltre, i distretti industriali: tra il 2009 e il 2012, in un campione di 56 distretti, il Censis ha stimato una flessione del numero di imprese pari al 3,8%: circa 2.000 unità produttive uscite dal mercato nell’arco temporale indicato. La crisi colpisce soprattutto commercio e turismo. Solo nei primi otto mesi del 2013 hanno chiuso 50mila imprese, con un saldo negativo di 20mila esercizi, al netto delle nuove attività avviate. È il dato allarmante fornito dall’osservatorio di Confesercenti che segnala 32mila chiusure nel commercio e 18mila nel turismo. Il fenomeno è diffuso in tutte le città italiane con una particolare incidenza a Roma, dove si arriva quasi al ritmo di due chiusure di ristoranti al giorno. I dati appena riportati costituiscono le variabili dell’usura. In questo scenario già precario opera il fenomeno e proprio dalle difficoltà economiche di singoli e operatori economici trae vantaggio. La criminalità tende a proliferare e l’usura come sua espressione sempre più redditizia. Le sofferenze finanziarie in tempi di crisi e in termini di ritardi nei pagamenti, protesti, fallimenti sono segnali d’allarme. La recessione e l'incremento della criminalità appaiono, dunque, in stretta connessione. È quanto emerge da una recente indagine condotta da Censis e Confcommercio su un campione di 400 imprese individuate per macro-area geografica, per classe dimensionale e per settore produttivo. Il 75% del campione è costituito da imprese del commercio, il restante 25% proviene da altri settori extra-agricoli.10 È stata così raccolta la percezione degli stessi operatori economici sul dilagare della criminalità in ambiti imprenditoriali. I risultati dell’indagine dimostrano che tra gli imprenditori è molto diffusa la sensazione che la criminalità venga fortemente alimenta dal persistente ciclo economico negativo. 10 Indagine Censis - Confcommercio sulla crisi economica e la legalità, Cernobbio 2013. 22 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Molto alto appare il numero di imprenditori che considerano ormai radicate piccole o grandi forme di criminalità, così come di quanti considerano i fenomeni criminali in aumento. Alle numerose difficoltà di fare impresa in tempi di crisi sembra aggiungersi un’ulteriore limite dato dalla crescita della criminalità nelle sue diverse manifestazioni. Rilevante appare il dato relativo all’aumento dei fenomeni di usura ed estorsione, confermati da 25 imprenditori su 100 nel primo caso e da 20 su 100 nel secondo. Circa la metà delle imprese coinvolte ha dichiarato di essere a conoscenza di casi di usura ed estorsione in cui sono coinvolti imprenditori del proprio territorio. Numero di imprenditori che segnala un aumento di reati e situazioni di degrado sociale nell'area in cui opera (valori percentuali) difficoltà/impossibilità a recuperare crediti per via legale o giudiziaria 36 cambi frequenti di titolari di attività commerciali che possono far pensare a riciclaggio 72 37 ricorso a prestatori di denaro diversi da banche o agenzie finanziarie 52 presenza di criminalità organizzata Fonte: Indagine Censis-Confcommercio, 2013 Ben 72 imprenditori su 100, hanno sottolineato che uno dei problemi più difficili da affrontare è dato dagli ostacoli che incontrano nel recuperare, per vie legali, crediti in sospeso. Ciò risulta imputabile anche ai tempi troppo lunghi della giustizia ordinaria. 23 Numero di imprenditori che ha percepito un aumento della criminalità negli ultimi due anni (valori percentuali) 25 20 15 80 26 36 64 41 45 furti, taccheggio truffe/raggiri scippi danneggiamenti/atti di vandalismo rapine (a mano armata) aggressioni, minacce, percosse usura estorsioni/racket incendi dolosi Fonte: Indagine Censis-Confcommercio, 2013 Tra quanti hanno preso parte all’indagine è diffusa, inoltre, la convinzione che molti imprenditori facciano ricorso a canali di credito non ufficiali, molto vicini all’usura (37 imprenditori su 100), e che nel circuito imprenditoriale operi sempre più la criminalità organizzata (36 imprenditori su 100). Rilevante appare anche il dato relativo ai frequenti cambi di titolarità di attività commerciali. Per 52 imprenditori su 100 tali fenomeni potrebbero nascondere attività di riciclaggio, a conferma della percezione diffusa di infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale. 2.2 Indebitamento di famiglie e imprese La principale conseguenza della crisi economica è quindi il progressivo impoverimento che conduce alla necessità di accesso al credito. Questo fenomeno coinvolge tanto le famiglie quanto le imprese che sempre più spesso in situazioni dettate dalla 24 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura necessità di far fronte alle spese ordinarie si vedono costrette a fare ricorso a crediti. La Banca d’Italia conferma che oscilla intorno ai 22.000,00 euro l’indebitamento medio di ciascuna famiglia italiana, e il dato, purtroppo, è in continua ascesa. Si tratta di debiti generati per lo più dall’accensione di mutui per l’acquisto della casa, dai prestiti per l’acquisto di beni mobili, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili e dal credito al consumo, che rimane la voce più preoccupante perché segno tangibile della profonda instabilità economica. Più preoccupante appare il dato relativo all’indebitamento medio delle imprese che si avvicina ai 180.000 euro; quasi il doppio dell’ultimo decennio. L’ultimo studio promosso dall’Eurispes, fornendo i dati del ricorso al credito degli italiani, ha rilevato che il 35,7% ha chiesto un prestito bancario negli ultimi tre anni (dato in aumento di 9,5 punti rispetto alla rilevazione 2012). Le categorie più bisognose di aiuti finanziari sono quelle con contratti a tempo determinato (atipico o subordinato) e le partita Iva (44,2%), contro il 35,2% dei lavoratori subordinati a tempo indeterminato. Il 47,8% dei prestiti riguarda cifre tutto sommato ridotte, e cioè fra mille e 10mila euro, il 26,9% fra i 10mila e i 30mila euro, il 10,3% arriva a 50mila euro, e il 15,1% fino a 100mila euro e oltre. Il 62,3% dei prestiti, inoltre, è stato chiesto per pagare debiti accumulati e il 44,4% per saldare prestiti precedentemente contratti. La fascia d’età con maggiori difficoltà risulta essere quella compresa fra i 45 e i 64 anni, a seguire ci sono quelli fra i 35 e i 44 anni. E' evidente, dunque, che una percentuale elevatissima di italiani vivendo in condizione di disagio, non veda altre soluzioni se non quella di alimentare l’indebitamento. Al tempo stesso, però, si assiste ad un progressivo ridursi dell’accesso effettivo al credito. Le banche, infatti, in conseguenza 25 di congiunture economiche come quelle appena esposte tendono a inasprire le richieste di garanzia a copertura dei debiti, negando di fatto l’accesso ad una fetta sempre più consistente di singoli ed operatori economici che la crisi ha declassato ormai a nuovi poveri. Studi condotti dalla Banca d’Italia affermano che le condizioni finanziarie delle imprese hanno subito un peggioramento a causa del calo delle vendite e dell’aumento del costo del denaro. I bilanci aziendali, resi fragili dal prolungato periodo di debolezza economica, sono appesantiti da un debito elevato. La crisi del debito si è trasmessa alle imprese principalmente attraverso il peggioramento delle condizioni di offerta praticate dalle banche, con più elevati tassi di interesse e una più severa selezione della clientela: l’incidenza di imprese che sostengono di non avere ottenuto l’intero ammontare del credito richiesto ha raggiunto il livello più elevato dall’inizio della crisi. Le difficoltà finanziarie delle imprese si sono riflesse nell’aumento delle inadempienze nel rimborso dei debiti e nella crescita sostenuta del numero dei fallimenti. Ciò riguarda soprattutto le piccole e medie imprese, la quasi totalità delle imprese attive in Italia. Oltre alle difficoltà congiunturali esse si trovano a dover affrontare le limitazioni di accesso al credito dovute anche all’entrata in vigore dell’accordo di Basilea2 che ha imposto regole molto rigide per l’erogazione di crediti da parte degli intermediari finanziari. Le piccole e medie imprese sono ritenute più vulnerabili, motivo per cui viene loro attribuito un rating molto basso. La conseguenza è che il più delle volte, non fornendo garanzie ritenute sufficienti, si vedono negare ogni richiesta. Ma anche qualora riescano ad ottenere l’accesso al credito, questo risulta appesantito da condizioni contrattuali particolarmente gravose. Le rigide condizioni del credito hanno danneggiato pesantemente le imprese, tanto che oltre un terzo di quelle che hanno chiesto nuovi finanziamenti (il 12%) se li sono visti negare. 26 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura A questo peggioramento delle condizioni del credito, che risultano essere generalizzate per settori di attività ed aree geografiche, le grandi imprese con acceso diretto ai mercati hanno reagito ricorrendo alle emissioni obbligazionarie. Per le altre imprese invece, dipendenti dal canale del credito bancario, il peggioramento delle condizioni del credito ha determinato seri danni, tanto che si registra un aumento, al 19,2% sul totale, dei prestiti bancari che presentano anomalie nei rimborsi. 11 Dalle statistiche ufficiali emerge che la contrazione dei finanziamenti bancari alle imprese si è intensificata ed ha interessato tutte le classi dimensionali e le principali aree geografiche. Percentuale delle imprese che sperimentano un peggioramento delle condizioni di accesso al credito per macrosettore Marzo 2008 – Marzo 2013 (valori percentuali) Fonte: Istat Secondo rilevamenti dell’Istat vi è un diffuso peggioramento delle condizioni di accesso al credito per le imprese, che riguarda sia il settore manifatturiero che quello dei servizi, confermando che sono le piccole e medie imprese a vivere la sofferenza 11 Banca d’Italia, La condizione finanziaria delle famiglie e delle imprese, Relazione 2013. 27 maggiore. Anche se la contrazione del credito, rilevata fino a parte del 2013 ha riguardato tanto le aziende medio-grandi che quelle di piccole dimensioni. Il livello del debito complessivo delle imprese è rimasto poco sotto l’80% del PIL. Fonte: Banca d’Italia Sos Impresa denuncia che risultano più penalizzate le imprese con meno di venti addetti, destinatarie del 19% dei finanziamenti al settore produttivo. Il record negativo spetta alle imprese con un numero di addetti compreso tra le sei e le diciannove unità; contrariamente alle aspettative, invece, il maggior contributo alla crescita delle sofferenze riguarda soprattutto le imprese con oltre cinque addetti (+17,7% su base annua); per le imprese con meno di cinque addetti si registra un aumento più contenuto (9,6%), raggiungendo la quota dell’11% dei prestiti totali; e dunque più elevata di due punti percentuali rispetto alle imprese maggiori. Il complesso dei crediti deteriorati (incagli, esposizioni ristrutturate, esposizioni scadute e/o sconfinate) sono aumentati in tutti settori economici e, in maniera più significativa, nel comparto edilizio, raggiungendo il 18% dei prestiti totali12. 12 Sos Impresa, Relazione No Usura Day 2012. 28 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Crescono anche i protesti e le cambiali non pagate. Gli ultimi dati forniti dal Cerved Group13 rilevano, infatti, tempi che si dilatano, le imprese ritardatarie diventano sempre più numerose, e così pure le aziende protestate. La carenza di liquidità è anzitutto visibile nel monitoraggio effettuato dallo stesso operatore sui tempi di pagamento delle imprese, con la quota di "ritardatarie" salita al 7,1%, quasi in linea con i picchi raggiunti nel 2009. Nei pagamenti è visibile una netta differenziazione dei comportamenti, con una crescita significativa delle imprese che saldano con ritardi superiori ai due mesi, ma anche di quelle che onorano le fatture entro i termini concordati. Il risultato netto resta tuttavia negativo. Anche se va specificato che l'industria è mediamente più virtuosa, con una quota di ritardatari che si riduce al 5,8%, ma all'interno di questo ambito vi sono settori come largo consumo, mezzi di trasporto e sistema moda che sfiorano il 7%. Giorni di pagamento tra le imprese medie ponderate, giorni termini concordati gg ritardo 19,1 19,3 19,2 23,2 21,1 60,7 59,8 62 60,6 60,1 2012 1q 2q 3q 4q 2013 1q Fonte: elaborazione Cerved Group 13 Cerved Group, Osservatorio sui protesti e i pagamenti delle imprese, n.11 giugno 2013. 29 Puntualità delle PMI per macrosettore Distribuzione delle imprese per ritardi nei pagamenti puntuali ritardi entro 60 gg 4,7% 5,1% 8,9% 50,4% 53,5% 44,6% 44,9% 41,4% 46,5% 1q 2012 1q 2013 1q 2012 Industria ritardi oltre 60 gg 11,0% 9,0% 8,6% 50,1% 53,9% 56,8% 38,9% 37,1% 34,5% 1q 2013 1q 2012 1q 2013 Costruzioni Servizi Fonte: elaborazione Cerved Group Nella relazione del Cerved Group si legge che nel primo trimestre del 2013 sono aumentati i tempi medi di pagamento rispetto all’anno precedente (81,2 giorni rispetto ai 79,8 del 2012) e i ritardi nella liquidazione delle fatture (21,1 giorni a fronte dei 19,1 del 2012). Giorni di ritardo per regione 43,8 32,9 17,1 22,6 21,2 16,6 14,2 9,6 11,9 14,8 19,8 17,8 13,3 Fonte: elaborazione Cerved Group 30 35,6 31,2 25,5 25,4 24,6 31,2 20,6 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Ancora più ampia è però la differenziazione su base geografica, dove Nord-Est e Nord-Ovest contengono la quota dei gravi ritardi al di sotto del 6%, mentre nel Sud si registrano le situazioni più critiche: in Calabria i pagamenti sono effettuati anche 44 giorni dopo le scadenze concordate, in Sicilia i ritardi si attestano a 36 giorni, nel Lazio a 33 e in Campania e Sardegna a 31. Analoga situazione si verifica per i protesti, dove le differenze geografiche, già ampie, tendono ad allargarsi. Tra gennaio e marzo del 2013 sono state oltre ventitremila le imprese non individuali con almeno un protesto. L’aumento riguarda tutti i settori economici, ma è nell’edilizia che si riscontra la maggiore diffusione del fenomeno. Incidenza dei protesti per macro - settore Imprese non individuali con almeno un protesto sul numero di imprese operative picco crisi 2009 1q 2013 1,7% 1,5% 0,9% 1,0% Industria 0,8% Costruzioni 0,9% Servizi 1,0% 0,9% Altri settori Fonte: elaborazione Cerved Group Nei numeri assoluti, aggiungendo al calcolo le ditte individuali, la situazione è ancora peggiore; ma il dato preoccupante è proprio quello legato alle realtà più strutturate, dove il livello di protesti è superiore del 47% rispetto al periodo precedente alla crisi. Su base geografica, come detto, le situazioni sono molto diverse, 31 con Nord-Est e Nord -Ovest rispettivamente all'1,1% e all'1,5% del totale, mentre per Sud e Isole l'incidenza delle aziende protestate sale al 2,9%, e cioè il 50% in più rispetto alla media nazionale.14 La conseguenza più ovvia è che per evitare protesti e fallimenti le piccole e medie imprese siano costrette a rivolgersi ad intermediari finanziari, che però, dinanzi al rifiuto di una banca vengono ricercati altrove. Un dato che non viene rilevato con facilità. Dall’indagine promossa dall’Eurispes nel Rapporto Italia 2013, emerge che rispetto all’intera platea di richiedenti credito, sono meno numerosi coloro che, non potendo accedere a prestiti bancari, ammettono di aver chiesto denaro in prestito a privati: il 14,4%, e comunque, sono più che raddoppiati rispetto al 6,3% rilevato un anno fa. Questa scelta risulta più frequente al Sud: 19,8% contro il 16,2% delle isole e il 12% di Nord e Centro15. Si tratta di un evidente segnale di allarme poiché è proprio qui che si annida l'usura. In uno studio precedente, lo stesso Istituto, aveva riportato un’indagine su un campione di circa 1.200 persone. Agli intervistati veniva chiesto se fossero o meno a conoscenza di persone che si rivolgono agli usurai per ottenere prestiti. Nel 25,2% la risposta era stata positiva. Più elevata è stata la percentuale nelle aree meridionali: sopra la media nazionale con una percentuale di risposte positive del 30,7%, seguite dal 29,1% del Centro Italia. A sud, inoltre, è risultato più alto il numero delle mancate risposte (6,6%) rispetto alle altre aree nazionali.16 Il quadro appena riportato offre l’immagine di un Paese in forte Il Sole 24 Ore, Boom di protesti e ritardi, 13 marzo 2013. Eurispes, Rapporto Italia, 2013. 16 Eurispes, L’usura: quando il credito è nero – L’IRU (Indice di Rischio Usura) traccia una mappa dell’Italia, 2010. 14 15 32 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura sofferenza. La situazione peggiora notevolmente quando in capo ad un unico soggetto, sia esso un nucleo familiare o un operatore economico, coesistono più debiti. Con i dati appena esposti risulta evidente che si corre il rischio di passare da una situazione di indebitamento ad una di sovra indebitamento, che il più delle volte si trasforma in una vera e propria anticamera dell’usura. La spirale dei debiti, infatti, non sempre si ferma all’interno dei confini dell’economia legale, e venendo meno la stabilità del mercato legale, ogni condizione per cui si necessiti di credito diventa un’opportunità per il mercato dell’usura di trovare i propri “clienti”. 2.3 L’usura in tempi di crisi In un quadro di crescente insicurezza, dunque, cresce anche l’usura. Tuttavia, anche se accomunate dalle condizioni sociali, sono diverse le motivazioni per le quali molti cadono nelle mani degli strozzini. Se fino a qualche tempo fa le vittime o le potenziali vittime erano prevalentemente persone non capaci di vivere un rapporto "equilibrato" con il denaro, o incapaci a gestire in modo equilibrato normali situazioni debitorie, o anche vittime di dipendenze, a partire da quella del gioco, oggi, invece, si tratta anche, e soprattutto, di famiglie sovra indebitate, che non riescono più a gestire i debiti, ma anche operai, impiegati, talvolta professionisti, quanti hanno perso all'improvviso un lavoro e quindi un'entrata economica certa, o anche chi è impossibilitato a coprire spese mediche, o semplicemente affrontare le spese per un divorzio, ecc. Per le imprese, invece, le situazioni si moltiplicano, passando da un investimento sbagliato, all’urgenza di pagare fornitori, alla difficoltà di onorare le scadenze fiscali, fino a vere e proprie crisi aziendali. In tali situazioni, l’imprenditore deve decidere se uscire 33 definitivamente dal mercato o tentare nonostante le difficoltà di restarci, ricorrendo però al parallelo mercato occulto. Come sottolinea Sos Impresa nel suo "XIII Rapporto", la categoria più colpita dal fenomeno dell’usura è quella dei piccoli commercianti che operano nella vendita al dettaglio: alimentaristi, fruttivendoli, gestori di negozi di abbigliamento, fiorai, mobilieri.17 Sono loro a pagare il prezzo più alto. In gran parte si tratta di persone "mature" che hanno difficoltà a trovare una nuova collocazione sul mercato del lavoro e di conseguenza cercano in ogni modo di evitare protesti o il fallimento della loro attività, e così quando le porte del credito legale vengono chiuse il ricorso al prestito a nero risulta l’unica possibile via d’uscita. Ma può anche capitare che ci si rivolga agli usurai anche per aprire bottega o per avviare un’attività. Può accadere che ci si rivolga prima a familiari e amici, e questi, nei casi in cui non siano loro stessi autori d'usura, rimandano ad altri conoscenti inizialmente ben disposti. Si può, inoltre, chiedere consiglio ad un collega, ad un imprenditore che ha già fatto ricorso all’usura, il quale può indicare un nome o un intermediario a cui rivolgersi. Il suggerimento di un’apparente soluzione alle proprie difficoltà può far scattare la convinzione che il ricorso agli usurai sia l’unica strada percorribile per evitare l’accumularsi delle insolvenze. Spesso ci si indebita con più usurai per importi differenti e può capitare che si arrivi a chiedere soldi in prestito proprio per cercare di estinguere un debito usuraio pregresso fino a che la situazione non diventa insostenibile. La crisi e coloro che la subiscono sono anch’essi variabili del fenomeno. È così che l’usura di realizza in molteplici forme a seconda del settore d’interesse e delle disponibilità economiche dello stesso usuraio. 17 Sos Impresa, XIII Rapporto Le mani della criminalità sulle imprese, 2012. 34 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Gli usurai, pronti a fornire la cifra richiesta dietro firme di cambiali, assegni post datati, non danno quasi mai la cifra pattuita e cercano sempre maggiori garanzie. Quando rendono effettivamente disponibile il denaro richiesto pretendono una percentuale variabile di interessi da restituire contestualmente alle rate del prestito o come pagamento secondario. Il piccolo usuraio tende a muoversi nell’ambito del vicinato, tra le famiglie, e andando incontro alle esigenze di queste ultime. Le reti organizzate e le mafie soprattutto, puntano a soddisfare le proprie mire, instaurando rapporti con clienti imprenditori e commercianti. A seconda delle usure realizzate, naturalmente cambiano i tassi d’interesse e le garanzie richieste. Inoltre, la differenza tra usura classica e strutturata in merito alle dinamiche sociali è sostanziale. Nel caso dell’usura di quartiere vittima e carnefice condividono uno stesso ambiente sociale e gli stessi valori, convivono nello stesso spazio sociale. È praticata da un usuraio parassita il cui unico scopo è quello di lucrare il più possibile sulle possibilità di liquidità di un singolo, sul rinnovo degli assegni, fingendo di accontentarsi di un gioiello, un orologio d’oro, per concedere un proroga al pagamento o un rinnovo. I capitali d’usura sono generalmente risparmi, liquidità o il ricavato di piccoli reati. L’usura strutturata, invece, è praticata da organizzazioni criminali o mafiose attraverso gruppi costituiti da almeno una dozzina di partecipanti con compiti definiti.18 Questi chiedono in garanzia quote di partecipazione delle aziende, procure a vendere, compromessi di acquisto di case o altri beni, ma anche assunzioni di personale. Fino ad arrivare a casi in cui l’usuraio “espropria” l'azienda, ne sottrae la proprietà, lasciando l'usurato come 18 L. Busà, B. La Rocca, L'Italia incravattata. Diffusione territoriale ed evoluzione del fenomeno usuraio, Ed. Altraeconomia 2010. 35 dipendente a subire i traffici che da quel momento in poi i prestatori sono liberi di compiere. Puntano alla spoliazione completa delle vittime e, in alcuni casi, a coinvolgerli in altre pratiche illegali. Quelle attività commerciali diventano così ottimi strumenti di riciclaggio per i capitali che provengono da altri reati: gioco d’azzardo, ricettazione, fino ai proventi del racket e del traffico di droga. È stato calcolato che in Italia, ogni giorno, l'industria del riciclaggio produce 410 milioni di euro, 17 milioni all'ora, 285 mila euro al minuto, 4.750 euro al secondo. Bankitalia stima che rappresenti da solo il 10% del PIL, attestandosi di poco sopra i 1.500 miliardi di euro. Con un fatturato di 150 miliardi la holding del riciclaggio è la prima azienda del Paese Italia.19 2.4 L’indice di rischio usura. Tra calcoli e realtà: i rilevatori sociali L'usura, si è detto, è un fenomeno tanto diffuso quanto sommerso, tanto che gli esigui dati delle denunce ne danno un quadro estremamente inferiore alla sua reale portata numerica. Per questa ragione e cercando di far emergere l’incidenza sociale dell’usura, in più studi è stato proposto un metodo di calcolo in grado di evidenziare la percentuale di "rischio usura" presente nelle diverse aree territoriali della Penisola. In questo lavoro abbiamo scelto di porre l’attenzione su tre studi in particolare, quello proposto da Sos Impresa, quello elaborato dalla Cgia di Mestre e quello promosso dalla Camera di Commercio di Roma a cura di Maurizio Fiasco. Il primo considera un arco temporale di riferimento che comprende 10 anni (con ultimi dati disponibili riferiti al 2010). Il secondo studio ha, invece, 19 Pietro Grasso e Enrico Bellavia Soldi Sporchi - come le mafie riciclano miliardi e inquinano l'economia mondiale, Dali editore, 2011. 36 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura cadenza annuale e viene proposto in base alle rilevazioni degli anni di pubblicazione. L’ultimo concentra l’analisi su dati 2010/2012. Sos Impresa: QRU – Quoziente Rischio Usura Sos Impresa prende in considerazione tre tipologie di indicatori: statistico-penale, economico-finanziario e criminologico. Il primo indicatore (ISP) fa riferimento alle denunce sulla base dei dati forniti dall’Istat e dal Ministero dell’Interno. Suddividendo le denunce per Provincia e individuando un coefficiente numerico si ricava l’indice del rapporto tra persone indagate e coinvolte e popolazione residente. Il secondo indicatore (IEF) considera l’andamento delle sofferenze bancarie, dei protesti e dei fallimenti, su dati della Banca d’Italia e Unioncamere, e misura, territorialmente il numero di soggetti in difficoltà economica e potenzialmente attratti dal credito illegale. Il terzo indicatore (IPS), infine, analizza la tipologia delle attività usuraie emerse in un dato territorio e ne definisce la pericolosità sociale ed economica. In primo luogo vengono individuate tipologie differenti d’usura, a ciascuna viene assegnato un coefficiente numerico che tiene conto del numero delle persone coinvolte, dei tassi d’interesse praticati, dell’entità dei sequestri patrimoniali, del giro d’affari stimato. Il coefficiente è stato poi messo in relazione con il numero relativo alla popolazione residente, per ricavarne il livello di minaccia per i singoli debitori, famiglie e imprese. Dai dati elaborati combinando i diversi indicatori è emersa una classifica decrescente di rischio usura, a partire dalle Province nelle quali sono più alte le condizioni di rischio, perché più evidenti le disfunzioni del sistema e più plausibili le condizioni di incontro della domanda e dell’offerta di credito illegale. 37 INDICE DI PERICOLOSITÀ SOCIALE 1 2 3 4 5 6 7 8 PROVINCE ISP IEF IPS TOTALE QRU Pescara Messina Siracusa Catanzaro Taranto Latina Vibo Valentia Rieti 25,86 22,84 23,37 21,27 19,93 10,97 18,65 17,26 1,21 0,44 -0,21 -0,09 0,78 0,93 0,33 0,37 0,7 2,2 0,3 0,6 1,1 0,7 0,5 0 22,77 24,58 23,72 21,93 21,21 20,6 19,2 17,63 Pescara risulta la città italiana a maggiore rischio usura, seguita da due città siciliane, Messina e Siracusa. Nella classifica delle città a rischio si trovano anche due città calabresi, Catanzaro e Vibo Valentia. Taranto per la Puglia e Latina e Rieti come città laziali maggiormente esposte al rischio usura. Associazione Artigiani e Piccola Impresa Cgia di Mestre: IRU – Indice Rischio Usura Una classificazione differente emerge, invece, dallo studio promosso dalla Cgia di Mestre. L’associazione di piccoli artigiani conduce un’analisi del rischio usura da ormai 15 anni. Il calcolo è realizzato su base regionale, quantificando l’indice del rischio usura attraverso il confronto tra 8 indicatori regionalizzati: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. il tasso di disoccupazione i fallimenti i protesti i tassi di interesse applicati le denunce di estorsione le denunce di usura il numero di sportelli bancari il rapporto tra sofferenze ed impieghi registrati negli istituti di credito. 38 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura In pratica è stato individuato l’indice del rischio usura attraverso la combinazione statistica di tutte quelle situazioni potenzialmente favorevoli alla diffusione dello strozzinaggio. Attraverso l’analisi combinata degli indicatori si è cercato di dimensionare l’emergenza usura e la sua incidenza nelle aree più deboli del Paese. Nel quadro emerso per il 2012, la Campania, la Basilicata, il Molise, la Calabria, la Puglia e la Sicilia sono le Regioni dove l’espansione di questo drammatico fenomeno ha raggiunto livelli molto preoccupanti. Tra il maggio del 2012 e lo stesso mese di quest’anno, la riduzione nell’erogazione dei crediti ha interessato soprattutto la Calabria (-4,3%, pari ad una variazione di -374 milioni di euro), la Basilicata (-4,2% che corrisponde a -102 milioni), la Sicilia ed il Molise (entrambe con -2,7% ed una contrazione rispettivamente di 789 e di 40 milioni di euro) e la Campania (-2,6% con un monte impieghi che è diminuito di 794 milioni di euro). Dei 5 miliardi di euro in meno che in questo ultimo anno sono stati concessi alle famiglie italiane, quasi 3 (pari al 59% del totale) sono stati tagliati proprio al Mezzogiorno. Fonte: CGIA di Mestre, 2012 39 Come evidenziano gli analisti della Cgia, “nelle aree dove ci sono più disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiori sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti, la situazione per quanto riguarda il rischio usura è decisamente a rischio”20. Rispetto ad un indicatore nazionale medio stabilito dagli esperti della Cgia pari a 100, la situazione più critica si presenta in Campania: l’indice del rischio usura risulta infatti pari a 169,2 (ossia il 69,2% in più della media Italia), in Basilicata si attesta al 159,2 (59,2% in più rispetto alla media Italia), in Molise si ferma a 153,1 (53,1% in più della media Italia), in Calabria a 150,4 (50,4% in più della media nazionale) e in Puglia il livello si attesta a quota 139 (39% in più della media Italia). REGIONI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 20 INDICE RISCHIO USURA Campania Basilicata Molise Calabria Puglia Sicilia Abruzzo Lazio Sardegna Umbria Marche Toscana Piemonte Lombardia Liguria Emilia-Romagna Veneto Friuli-Venezia Giulia Valle d'Aosta Trentino-Alto Adige ITALIA 169,2 159,2 153,1 150,4 139,0 137,9 130,6 114,9 107,4 103,0 101,0 87,4 84,6 81,9 78,2 77,2 73,4 69,7 57,6 49,2 100 LIVELLO Molto alto Molto alto Molto alto Molto alto Alto Alto Alto Medio Medio Medio Medio Medio Medio Medio Basso Basso Basso Basso Molto basso Molto basso Cgia Mestre, Allarme credito: crollano i prestiti al Sud, aumenta l’usura, Rapporto e calcolo dell’Indice Rischio Usura per il 2012. 40 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Indice generale 159,4 112,2 106,8 151,9 131,2 117,6 132,2 162,7 78,6 114,3 99,7 83,5 57,5 92,4 48,3 60,0 42,2 39,2 42,6 20,6 100 Denunce estorsioni 130,5 121,9 135,3 134,9 127,5 116,4 127,5 103,7 132,3 128,3 121,6 102,2 104,5 77,3 107,1 111,2 125,3 118,6 114,9 110,0 100 Denunce usura 191,5 133,2 121,8 219,9 159,5 158,4 108,3 114,3 137,8 89,0 72,4 83,0 92,0 83,7 96,5 69,9 75,7 73,4 71,0 57,1 100 Procedure concorsuali 166 241,7 228,8 181,0 142,9 170,4 154,5 65,2 158,4 115,8 148,2 129,6 94,8 79,5 86,4 96,6 109,7 90,1 75,7 63,0 100 Protesti Tassi interessi 180 135,4 112,2 180,4 146,7 174,1 101,2 100,5 145,2 91,5 85,2 72,8 86,0 69,9 76,0 66,2 61,3 63,6 66,8 47,8 100 Sportelli bancari Tasso disoc. Campania Basilicata Molise Calabria Puglia Sicilia Abruzzo Lazio Sardegna Umbria Marche Toscana Piemonte Lombardia Liguria Emilia-Rom. Veneto Friuli V.G. Valle d'Aosta Trentino A.A. ITALIA Sofferenze/ Impieghi Regione Mentre i dati confermano un consolidamento del rischio usura nelle realtà del profondo Sud, la situazione appare relativamente più tranquilla a Nord. 144,9 90,2 77,2 107,8 96,9 129,9 89,6 158,9 80,7 125,4 98,9 88,1 65,4 98,7 83,1 67,2 69,7 100,5 43,6 36,3 100 194,2 320,0 317,3 94,4 157,1 114,0 215,5 105,1 70,5 37,5 98,2 54,3 99,1 66,1 51,7 80,9 52,4 27,4 0,0 17,0 100 187,3 119,2 125,1 132,7 149,7 122,8 115,6 108,9 55,2 82,2 83,8 85,4 77,4 87,7 76,4 65,4 50,8 45,1 46,5 42,1 100 169,2 159,2 153,1 150,4 139,0 137,9 130,6 114,9 107,4 103,0 101,0 87,4 84,6 81,9 78,2 77,2 73,4 69,7 57,6 49,2 100 Fonte: Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati ISTAT, Banca d’Italia e Infocamere LEGENDA: 1) Tasso di disoccupazione = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra persone in cerca di lavoro e totale forza lavoro 2) Sofferenze/Impieghi = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra sofferenze bancarie e impieghi 3) Sportelli bancari = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra la popolazione di età da 15 anni in su e gli sportelli bancari 4) Tassi interesse = Indice regionale con Italia base 100 dei tassi attivi applicati alla clientela ordinaria 5) Protesti = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra i protesti e la popolazione di età dai 15 anni in su 6) Procedure concorsuali = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra imprese sottoposte a "procedura concorsuale" e il numero di imprese attive 7) Denunce usura = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra denunce di usura e popolazione di età dai 15 anni in su 8) Denunce estorsione = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra denunce di estorsione e popolazione di età dai 15 anni in su. 41 La realtà meno ‘esposta’ a questo fenomeno è il Trentino Alto Adige, con un indice del rischio usura pari a 49,2 (50,8% in meno della media nazionale). Seguono la Valle d’Aosta, con 57,6 (42,4% in meno della media Italia) e il Friuli Venezia Giulia, con un indice del 69,7 (30,3% in meno della media nazionale). Il Piemonte però è la realtà geografica del Nord con l'indice di rischio più alto (84,6). Maurizio Fiasco per la Camera di Commercio di Roma: Indebitamento patologico e credito illegale, l’esposizione al rischio d’ indebitamento e usura Di rischio usura si parla anche nello studio condotto da Maurizio Fiasco e promosso dalla Camera di Commercio di L’analisi dettagliata riguarda il progressivo Roma21. impoverimento di famiglie e imprese e il conseguente indebitamento. Quando l’indebitamento assume dimensioni non più sostenibili si rende sempre più concreto il pericolo di finire nelle reti usurarie. La ricerca si propone quindi di calcolare un indice di esposizione al rischio di indebitamento patologico e usura per le singole province italiane. L’analisi è stata condotta prendendo in considerazione quattro tipi di indicatori: di rilevanza finanziaria, sociale, economica e criminologica, ciascuno dei quali basato su ulteriori indicatori ritenuti particolarmente idonei a tracciare un quadro attento del livello di esposizione per singola provincia. Più nel dettaglio, lo studio ha considerato i seguenti indicatori: 1. Indicatori finanziari: Finanziamenti accordati; Finanziamenti utilizzati; Sofferenze bancarie. 21 Maurizio Fiasco (a cura), Indebitamento patologico e credito illegale, Camera di Commercio di Roma, 2013. 42 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura 2. Indicatori sociali: Indice di dotazione di infrastrutture sociali (italia=100); Infortuni sul lavoro denunciati su 100.000 abitanti; Indice di inserimento occupazionale (stranieri); Indicatore di lavoro in proprio (% stranieri su totale imprenditori); Indice di coerenza tra reddito e consumi; percentuale di spesa per gioco su reddito disponibile. 3. Indicatori economici: Imprese in fallimento su 1.000 imprese registrate; Imprese commerciali su 100 imprese attive; Persone in cerca di occupazione su 100.000 abitanti; numero di protesti su 100.000 abitanti; Imprese in fallimento su 1.000 imprese cessate; Valore aggiunto pro capite; Tasso di disoccupazione totale 15-64 anni. 4. Indicatori criminologici: Rapine; Estorsioni; Usura; Associazione per delinquere; Riciclaggio e impiego di denaro; Danneggiamento seguito da incendio; Associazione di tipo mafioso. Dalla combinazione degli indicatori considerati si giunge alla formulazione di un ranking complessivo che offre un quadro dettagliato dell’esposizione al rischio di indebitamento e usura sul territorio. Di seguito verranno riportati i dati riguardanti le 25 province che risultano maggiormente esposte al rischio. 43 Prime 25 Province per grado di esposizione al rischio d’indebitamento e usura (i punteggi assegnati indicano una maggiore esposizione per i valori inferiori) 1 Napoli 195 2 Caserta 198 3 Reggio Calabria 204 4 Caltanissetta 208 5 Trapani 211 6 Vibo Valentia 216 7 Salerno 222 8 Catania 222 9 Messina 232 10 Crotone 234 11 Taranto 241 12 Latina 243 13 Brindisi 244 14 Sassari 246 15 Foggia 247 16 Frosinone 248 17 Palermo 249 18 Cosenza 250 19 Campobasso 252 20 Benevento 257 21 Agrigento 257 22 Siracusa 261 23 Bari 264 24 Catanzaro 266 25 Avellino 267 Come si evince dai dati appena riportati, le 25 province più esposte al rischio, ultime nella classifica completa, sono tutte 44 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura province del Mezzogiorno. Le regioni maggiormente coinvolte sono la Campania e la Calabria con tutte le province coinvolte. La Sicilia con sette delle sue nove province e la Puglia in cui maggiormente esposte risultano essere le province di Taranto, Brindisi, Foggia e Bari. Latina e Frosinone le province più esposte nel Lazio. Lo studio evidenzia, inoltre, come siano situate tutte a Nord le province in cui il rischio risulta minore, prima tra tutte Bolzano, cui seguono nelle prime posizioni, Sondrio, Cuneo, Belluno e Trento. Il quadro che emerge è quello di un’Italia nettamente divisa in due: tra i territori del Nord considerati meno esposti e quelli del Sud in cui i valori del rischio si fanno via via più allarmanti. Sotto il profilo della divisione territoriale i risultati dei tre studi proposti risultano concordi. Il calcolo dell’indice di rischio usura condotto attraverso indicatori differenti, anche se inseriti in macro aree d’indagine molto vicine tra loro, attestano una maggiore pericolosità di cadere vittime d’usura per le regioni e province del Mezzogiorno. Sono tutte meridionali, infatti, le province considerate a maggior rischio dai tre studi. Variano di poco i risultati, ma per esempio la provincia di Latina compare sia nello studio di Sos Impresa che in quello promosso dalla Camera di Commercio di Roma che, inoltre, all’esposizione al rischio indebitamento e usura della regione Lazio dedica un approfondimento. Lo stesso si può dire per le province calabresi di Catanzaro e Vibo Valentia, Messina e Siracusa per la Sicilia. Non compare, invece, tra le prime 25 province a rischio individuate dall’ultimo studio citato, la provincia di Pescara (con punteggio 285) che risulta, invece, essere la prima per esposizione nello studio di Sos Impresa. Ulteriori raffronti possono essere condotti tra lo studio sull’indebitamento patologico e quello effettuato dalla Cgia di Mestre, seppure il primo opera su un livello provinciale e il secondo su base regionale. Tuttavia, se si considera il numero di province esposte per singole regioni, si può affermare che la Campania e la 45 Calabria risultano in entrambi gli studi tra le regioni in cui è più evidente l’esposizione al rischio usura. Nell’elenco di regioni pubblicato dalla Cgia di Mestre la Calabria è al quarto posto appena dopo il Molise. Seguono Puglia e Sicilia. Nell’elenco di province esposte secondo l’ultimo studio riportato, tali regioni sono tutte coinvolte. Il dato discordante riguarda, invece, la regione Basilicata che risulta essere la seconda regione più esposta al rischio secondo gli analisti della Cgia, mentre nessuna delle due province lucane compare tra le 25 più esposte nella seconda analisi. Le province di Potenza e Matera risultano avere un punteggio rispettivamente di 312 e 315, collocandosi ad un po’ di distanza dalle prime. È importante ricordare però che nella classificazione proposta dall’ultimo studio, le province italiane tutte, si differenziano una dall’altra per pochissimi punti assegnati. Le uniche province che si staccano nettamente dalle altre sono Bolzano (1.000) e Sondrio (803). Per le altre si va da un raking di 195 per Napoli a 535 per Cuneo. Si può, quindi, affermare che nonostante l’apparente divisione territoriale Nord/Sud della Penisola, le situazioni di sofferenza sono diffuse così quanto il rischio di divenire vittime d’usura. 46 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura I dati dell’usura: i numeri sommersi 3.1 L’usura e il mondo produttivo Le imprese sono sempre più nelle mire degli usurai. Il numero di imprenditori e commercianti coinvolti nel fenomeno cresce costantemente, così come cresce, purtroppo, il numero delle cessazioni di attività a causa dell’usura. Siamo evidentemente di fronte ad uno scenario che si allontana dalle statistiche ufficiali. Le Associazioni di categoria che monitorano le condizioni delle imprese e i centri antiusura, osservatori privilegiati del fenomeno, forniscono dati allarmanti di fronte ai quali le denunce si rivelano in tutta la loro insufficienza nel dimensionare il fenomeno. Secondo i dati forniti da Sos Impresa, la categoria più colpita è quella dei commercianti e dei piccoli artigiani, almeno il 60% dei casi d’usura che coinvolge le imprese. È possibile stimare il numero dei commercianti coinvolti in rapporti usurari in non meno di 200.000 unità. Inoltre poiché ciascuno, s’indebita con più strozzini le posizioni debitorie si moltiplicano superando le 600.000 unità, ma ciò che è più preoccupante è che in almeno 180.000 casi sono con associazioni per delinquere di tipo mafioso finalizzate all’usura.22 22 200.000 •commercianti sotto usura 600.000 •esposizioni debitorie 40.000 •usurai in attività Sos Impresa – Confesercenti, Insieme per rompere la solitudine, Relazione – No Usura Day 2012. 47 È, inoltre, plausibile stimare l’immenso ammontare dei proventi d’usura pagato dai commercianti, in non meno di venti miliardi di euro. In poco più di dieci anni il numero degli usurai è cresciuto fino ad arrivare ad oltre 40.000. Nella maggior parte dei casi si tratta di soggetti noti all’Autorità Giudiziaria. Questo dato vede crescere sempre di più la presenza di un’usura di mafia, con la crescita di affiliati o quantomeno vicini ai clan mafiosi. Analizzando più nel dettaglio i dati riportati da Sos Impresa, emerge che su base regionale i commercianti coinvolti risultano più numerosi in Campania, circa 32.000. Se poi si prende in considerazione la percentuale dei commercianti coinvolti in giri usurai, salta al primo posto il Lazio. Regioni Campania Lazio Sicilia Puglia Lombardia Calabria Piemonte Emilia Romagna Toscana Abruzzo Liguria Basilicata Molise Altre TOTALE Commercianti coinvolti 32000 28000 25000 17500 16500 13000 9500 8500 8000 6500 5700 3000 2300 24500 200000 Percentuale Giro d’affari in sul totale attivi miliardi di Euro 32% 34,8% 29,2% 19.2% 12,5% 34% 11,2% 8,6% 10,6% 25,2% 12% 18,7% 28% 19,2% 100% 2,8 3,3 2,5 1,5 2 1,1 1,1 0,95 0,9 0,5 0,6 0,27 0,18 2,3 20 Fonte: Rielaborazione Sos Impresa su dati ISTAT Nel Lazio sono 28.000 i commercianti colpiti dall’usura, pari a quasi 35% delle attività economiche attive nella regione, per un giro d’affari stimato in 3,3 miliardi di euro. Roma, in particolare, è da 48 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura decenni il luogo per eccellenza dell’usura. Nella Capitale si riescono a trovare tutte le fenomenologie fino ad oggi note del sistema: dal singolo usuraio, pensionato o libero professionista, alle bande di quartiere, dalla criminalità organizzata alle finanziarie degenerate. Nella classifica pubblicata da Sos Impresa segue, con 13.000 commercianti coinvolti, pari al 34% degli attivi, la Calabria. Critiche anche le situazioni della Sicilia (29,2%), il Molise (28%) l’Abruzzo (25,2%) la Puglia (19,2%), il Molise (18,7%). Secondo un’elaborazione della Confesercenti, dal 2010 al 2012, sono state oltre 245.000 le attività commerciali al dettaglio, della ristorazione e dei piccoli artigiani costrette a chiudere. Di queste almeno il 40% deve la sua cessazione all’aggravarsi di problemi finanziari, a un forte indebitamento e all’usura. Molto spesso, inoltre, anche i tentativi di salvare la propria attività avvengono in un contesto di marginalità economica in cui l’usura garantisce la sua presenza. Non tutte le attività chiudono definitivamente. Alcuni tentano di intraprendere un’attività diversa, spostandosi verso un altro settore commerciale, cambiando la propria ragione sociale. Altri provano ad intestare l’attività a figli o altri familiari pur di evitare l’uscita dal mercato. Si tratta di cittadini che non godono di accesso al credito legale, o peggio, ne sono stati espulsi. I dati fino ad ora riportati indicano l’esistenza di una vera e propria società invisibile, che troppo spesso sfugge alle rilevazioni statistiche, finendo per alimentare, con considerevoli traffici di denaro, un mercato parallelo. 3.2 Uno spaccato del fenomeno: l’esperienza della Fondazione Interesse Uomo La Fondazione antiusura Interesse Uomo dopo dieci anni di attività sul territorio della Provincia di Potenza e con quasi 2.000 49 persone incontrate, opera sull’intero territorio nazionale dal 2012 attraverso gli sportelli “SOS Giustizia” di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Nelle pagine successive saranno presentati i dati fino ad ora raccolti attraverso l’incontro e l’ascolto delle vittime d’usura. Si intende in tal modo offrire uno spaccato del fenomeno, che nonostante i limiti dati dal breve periodo di attività nazionale, già possono fungere da spunto di riflessione. I dati raccolti si riferiscono al 2012 e al 2013. Provengono in parte dagli sportelli “SOS Giustizia” e in parte dalla stessa Fondazione. Sono state 238 le persone a rischio usura e già vittime di usura incontrate negli ultimi due anni. Di seguito verrà posta l’attenzione sui soli casi di usura. Le vittime sono in gran parte uomini, circa il 77% del campione considerato, anche se appare rilevante il 23% di vittime femminili, per lo più interessate dal fenomeno congiuntamente alle proprie reti familiari. Non mancano, comunque, casi di imprenditrici o libere professioniste che cadono nelle maglie dell’usura. Le vittime d'usura 23% Uomini 77% Donne La distinzione per area geografica di provenienza evidenzia una maggiore concentrazione delle vittime incontrate a Sud (67%), percentuali molto ravvicinate tra loro forniscono i dati della presenza dei casi d’usura intercettati a Nord (18%) e Centro Italia (15%). 50 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Area geografica Nord 18% Centro 15% Sud e Isole 67% Il prestito a nero risulta nel 47% dei casi destinato a coprire sofferenze economiche riconducibili alle imprese o alle attività commerciali per pagare fornitori, in alcuni casi per sopperire a delle perdite economiche o ancora per riconvertire l’attività e per aiutare i figli ad avviarne una. Nel 30% dei casi, il ricorso all’usura è dovuto a situazioni familiari. La gran parte delle storie d’usura rientranti in questa percentuale è generata da varie esigenze economiche. Si tratta di casi di forte sovra indebitamento, famiglie che non riescono a coprire le spese per il mutuo o per finanziarie. In molti casi l’esposizione è tale da necessitare il ricorso a debiti ulteriori per coprire i pregressi. Il restante 23% riguarda i casi in cui le vittime non hanno fornito informazioni chiare sulla destinazione del prestito. Destinazione del prestito d'usura 24% 31% Famiglie Imprese e Attività commerciali 45% Non Specificato 51 Al di là della destinazione ultima del prestito, le cause che ne generano la necessità di accesso sono le più varie. Le percentuali più alte riguardano le cause riferibili alla gestione dell’impresa (33%), la gestione economica familiare (22%) e la gestione dell’attività commerciale (14%) e i debiti pregressi (12%). Seguono, poi, con percentuali inferiori le cause riferibili alla disoccupazione della vittima (6%), gioco e dipendenze di diversa natura (5%) e la necessità di coprire spese mediche per una malattia (2%). Resta un ulteriore 6% di casi che riguardano altri tipi di ragioni come l’acquisto di un’automobile o la ristrutturazione dell’appartamento o anche un improvviso cambiamento nella gestione familiare. Principali cause di ricorso all'usura Disoccupazione 6% Gestione economica familiare 23% Debiti pregressi 12% Altro 6% Gestione dell'attività commerciale 14% Gioco d'azzardo e dipendenze 4% Spese mediche 2% Gestione dell'impresa 33% Per quanto riguarda le denunce, i dati a disposizione evidenziano una buona percentuale di quanti hanno deciso di denunciare gli usurai. Il 44% di coloro che si sono rivolti alla Fondazione l’hanno fatto dopo aver denunciato. Il più delle volte per ricevere assistenza nella fase post denuncia, aiuto nell’accesso 52 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura ai fondi previsti dalla legge per le vittime, consulenza legale o anche solo per chiedere informazioni sull’iter post denuncia. Il 18% delle vittime incontrate, invece, è stato accompagnato alla denuncia. Il più delle volte si tratta di persone spaventate e disperate che vanno aiutate a capire l’importanza della denuncia. Infine, il 38% delle vittime incontrate ha deciso di non denunciare e il più delle volte si è limitato soltanto ad un primo contatto con la Fondazione. Denunce Vittime che sono state accompagnate alla denuncia 18% 39% Vittime che hanno denunciato prima di rivolgersi alla Fondazione 43% Vittime che non hanno denunciato Le tipologie del reato incontrate sono per lo più riconducibili all’usura classica (44%), in cui l’usuraio condivide lo stesso ambiente delle vittime, spesso è un parente, un collega o un vicino. Alle volte l’usura è operata da piccoli delinquenti, in là negli anni che tendono a lucrare sulle vittime. Nel 32% dei casi, invece, si è incontrata l’usura organizzata, compiuta da una rete criminale locale e in alcuni casi legata a clan mafiosi. Alcune delle vittime incontrate hanno collaborato con la propria denuncia ad avviare indagini che hanno portato alla luce reti usuraie operanti sul territorio. Un ulteriore 5% di casi riguarda l’usura bancaria. Il 19% invece non è specificato poiché le notizie fornite dalle vittime non hanno permesso di identificare con chiarezza il tipo di usura subita. 53 Tipologia di usura Usura di quartiere 19% 5% Usura organizzata 45% Usura bancaria 31% Non Specificato Le storie d’usura incontrate disegnano un quadro entro il quale l’usura di vicinato, la piccola usura miete ancora le sue vittime. Cresce al tempo stesso l’usura organizzata, e ancor più quella di mafia, e inevitabilmente cresce anche il numero delle sue vittime preferenziali: gli imprenditori e i commercianti. Chi tra loro decide con coraggio di uscire dal silenzio, dà spesso l’avvio con la propria denuncia ad operazioni delle forze dell’ordine che possono portare alla luce le ramificazioni dell’usura sul territorio. 3.3 I dati ufficiali: le denunce L’analisi del fenomeno da un punto di vista quantitativo è quanto di più marginale e difficile si possa evidenziare in merito all’usura. Una delle caratteristiche del fenomeno è, come già ricordato, il suo vivere e proliferare nel silenzio. Le fonti ufficiali che ne attestano la presenza riguardano principalmente le denunce. I numeri che emergono sono però talmente esigui da rischiare di sottostimare il fenomeno. Dal 1996, anno di emanazione della legge antiusura, ad oggi i dati parlano di un progressivo calo delle denunce, salvo una lieve 54 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura ripresa nel periodo più recente. Al ridursi delle denunce corrisponde, però, un aumento del numero delle persone denunciate a conferma della sempre maggiore strutturazione del fenomeno che oramai vede agire reti organizzate composte da persone a vario titolo coinvolte nel reato. Sempre più spesso è proprio la denuncia nei confronti di un singolo usuraio a far scattare indagini dalle quali emerge la rete di criminali coinvolti. Ponendo l’attenzione sul dato relativo al numero delle denunce pubblicato annualmente dal Ministero dell’Interno e dall’Istat, in riferimento al periodo compreso tra il 2009 e il 2012 (ultimo dato consolidato disponibile), si può osservare una progressiva diminuzione delle denunce che soltanto nel corso dell’ultimo anno di riferimento sembra invertire tale tendenza. In numeri assoluti si è passati dai 464 delitti denunciati nel 2009 ai 405 del 2012. Numero di delitti denunciati all'Autorità Giudiziaria dalle Forze di Polizia 500 464 450 405 374 400 352 350 300 250 200 150 100 50 0 2009 2010 2011 Fonte: dati Ministero dell’Interno ed elaborazioni Istat 55 2012 Se poi i dati vengono scomposti su base territoriale appare evidente che il maggior numero di delitti denunciati si registrano nell’area meridionale della Penisola. Segue poi il Nord mentre i numeri tendono a ridursi nelle aree del Centro e delle Isole. Pur trattandosi di dati numerici poco consistenti si può notare come per le aree del Sud, Nord e Centro Italia si sia verificata una costante diminuzione che sembra si interrompa solo per l’ultimo anno considerato. Anche se è importante specificare fin d’ora che non per tutte le regioni considerate all’interno di tali aree vi è la stessa incidenza del fenomeno. Per quanto riguarda l’area insulare del Paese invece la situazione appare piuttosto costante, sia da un punto di vista numerico che di territori effettivamente coinvolti poiché, come si dirà in seguito, le denunce riguardanti tale area sono quasi del tutto registrate nella regione Sicilia. 200 181 180 160 140 120 Nord 158 146 137 135 135 124 Centro 108 106 100 80 71 67 58 60 42 42 Sud 45 40 40 20 Isole 0 2009 2010 2011 Fonte: dati Ministero dell’Interno ed elaborazioni Istat 56 2012 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura 200 180 160 140 120 100 80 60 40 20 0 2009 2010 2011 2012 Nord 135 124 108 135 Centro 106 71 58 67 Sud 181 137 146 158 Isole 42 42 40 45 Fonte: elaborazione su dati Ministero dell’Interno Analizzando più nel dettaglio la situazione che emerge dai dati ufficiali per l’anno 2012, si può procedere ad un’analisi su base territoriale. Nel 2012 le denunce per i delitti d’usura hanno subito un lieve aumento rispetto agli anni precedenti. 405 rispetto ai 352 del 2011 con un incremento percentuale pari al 15,06. Se dai numeri assoluti si passa a quelli relativi alle singole aree territoriali, si può procedere ad un raffronto tra regioni. Nell’area del Nord Italia le 135 denunce per il delitto d’usura sono così ripartite: 52 casi sono stati rilevati in Lombardia, 28 in Piemonte e 26 in Emilia Romagna. Seguono le denunce raccolte nelle regioni del Veneto (18), Liguria (6), Friuli Venezia Giulia (3), Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta (1). Italia Settentrionale 26 28 3 1 18 1 6 52 57 Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Liguria Trentino A. A. Veneto Friuli V. G. Emilia Romagna La situazione dell’Italia Centrale appare fortemente disomogenea. Oltre metà dei 67 delitti d’usura denunciati dalle Forze di Polizia sono concentrati nella regione Lazio (34), cui segue la Toscana (23). Numericamente inferiori risultano essere i delitti d’usura denunciati nelle regioni Marche e Umbria, entrambe con 5 casi individuati. Italia Centrale 23 Toscana Marche 34 Umbria 5 Lazio 5 La situazione dell’Italia Meridionale, in cui il numero dei delitti d’usura denunciati risulta essere maggiore rispetto alle altre aree del Paese (158), appare così suddivisa: la Campania è la regione con il maggior numero di denunce (73), seguono la Puglia (39) e l’Abruzzo (28). Risultano inferiori i dati provenienti da Calabria (12), Molise (3) e Basilicata (3). Italia Meridionale 3 12 Abruzzo 28 3 39 Molise Campania Puglia Basilicata Calabria 73 58 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Dei 45 delitti denunciati nell’area insulare dell’Italia nel corso del 2012, la percentuale più rilevante si trova in Sicilia con ben 40 casi ai quali si aggiunge un più contenuto dato proveniente dalla Sardegna (5). Italia Insulare 5 Sicilia Sardegna 40 Raffrontando questi dati con i più recenti numeri forniti dalla Direzione Investigativa Antimafia, relativi al primo semestre del 201323, si nota in alcune particolari aree del paese una crescita dei casi segnalati sulla base dei dati delle denunce e delle successive operazioni antiusura. Sono poco più di duecento i fatti reato individuati da gennaio a giugno dell’anno considerato. Le segnalazioni, ripartite per regioni, evidenziano in alcuni casi un’inversione di tendenza rispetto ai periodi precedenti. Mentre in numeri assoluti sembra vi sia un incremento dei casi d’usura accertati rispetto al 2° semestre del 2012, la situazione a livello regionale mostra situazioni tra loro molto diverse. 23 Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, 1° semestre 2013. 59 USURA/REGIONE (Fatti Reato) 44 43 39 30 24 29 23 22 21 20 1818 16 17 19 1717 14 12 8 15 13 14 12 9 9 5 9 5 4 2 1° semestre 2013 7 6 3 4 5 3 2° semestre 2012 3 2 1 2 2 2 1 1 4 3 11 0 1 33 2 0 1 1 0 0 00 00 1° semestre 2012 1° e 2° semestre 2012 – dati consolidati – Fonte StatDel Ministero dell’Interno – Dipartimento della P.S. 1° semestre 2013 – dati non consolidati – Fonte FastDI – Ministero dell’Interno – Dipartimento della P.S. In particolare emerge un notevole aumento dei casi segnalati in Sicilia, 44 solo nei primi sei mesi del 2013 a fronte dei 40 casi dell’intero anno precedente. Una crescita dei casi d’usura si desume anche dal dato riportato per la regione Emilia Romagna: 39 denunce mentre nel corso del 2012 ne sono state raccolte solo 26. Più contenuto appare l’incremento per le regioni Marche, Friuli Venezia Giulia e Molise. Nelle altre regioni non si registrano variazioni rilevanti rispetto all’andamento medio dei casi noti del fenomeno, fatta eccezione per le regioni Lombardia, Campania e Calabria in cui i dati risultano in progressiva diminuzione. 60 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura In linea con le rilevazioni degli anni precedenti appare la classificazione delle categorie di vittime del fenomeno usuraio. Secondo i dati riportati, l’attività usuraria ha coinvolto in gran parte privati cittadini, subito seguiti dalla categoria dei commercianti e degli imprenditori. In misura minore, poi, i liberi professionisti. USURA/OBIETTIVO (Fatti Reato) 136 103 86 57 54 39 39 36 38 7 PRIVATO CITTADINO IMPRENDITORE 1° semestre 2013 COMMERCIANTE 2° semestre 2012 4 9 LIBERO PROFESSIONISTA 1° semestre 2012 Dati non consolidati – Fonte FastDI – Ministero dell’Interno – Dipartimento della P.S. L’analisi della situazione rilevata dalla DIA relativa alla provenienza delle persone denunciate e/o arrestate nell’arco temporale preso in considerazione rende in maniera evidente come il numero delle persone coinvolte nel reato d’usura sia in primo luogo ben più consistente del numero dei fatti reato individuati e quanto sia massiccia la presenza di cittadini italiani tra gli autori del reato d’usura, circa il 94% del totale (608 solo nei primi sei mesi del 2013 a fronte dei 551 segnalati per il semestre precedente. 61 USURA nr. Persone denunciate/arrestate – 1° semestre 2013 4 30 5 ITALIANI IGNOTI COMUNITARI EXTRACOMUNITARI 569 Dati non consolidati – Fonte FastDI – Ministero dell’Interno – Dipartimento della P.S. I numeri appena riportati non danno un quadro obiettivo del fenomeno. Non parlano delle diverse configurazioni del fenomeno. Il numero di denunciati e arrestati, come pure un approfondimento sui fatti di usura possono, però, offrire un quadro più preciso dell’evoluzione del mercato usuraio e dei suoi attori. Ben altri numeri sono, infatti, quelli forniti da Fondazioni antiusura e Associazioni di categoria che confermano quanto sia riduttivo parlare d’usura facendo riferimento ai soli numeri ufficiali. È quanto attestano anche le relazioni semestrali della Direzione Investigativa Antimafia. Oltre a sottolineare la crescente presenza dell’usura di mafia, nella relazione sulle attività del primo semestre 2013 si parla di vere e proprie consorterie criminali che si presentano alle potenziali vittime quali risolutori di situazioni economiche sia individuali che aziendali, anche se è da sottolineare che molto spesso sono le stesse vittime a prendere contatti con le reti usuraie. Le dinamiche del reato che le Direzioni Distrettuali Antimafia dislocate sul territorio nazionale hanno avuto modo di osservare, vedono sempre più presente la figura del mediatore, colui al quale è affidato il compito di studiare, individuare ed avvicinare le potenziali vittime ed instaurare con loro un rapporto di fiducia tale da condurle ad 62 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura accettare l’offerta usuraria. Il compito del mediatore è inoltre quello di verificare la vulnerabilità delle vittime e l’ammontare del patrimonio. Maggiormente esposte al rischio usura sono naturalmente le fasce più deboli della popolazione, famiglie monoreddito e piccole e medie imprese che costituiscono però il numero più elevato degli attori del sistema economico italiano. I commercianti e gli imprenditori colpiti dall’usura risultano numerosissimi, in particolar modo nelle regioni a rischio, mentre le Forze di polizia e l’Autorità Giudiziaria vengono a conoscenza solo di un numero esiguo di casi. La diffusa reticenza a denunciare è determinata in alcuni casi anche dal tentativo di evitare conseguenze economiche che sono spesso collegate al fenomeno, come la presentazione all’incasso di assegni o effetti cambiari dati a garanzia del prestito, in misura tale da condurre al fallimento. È questa espressione di un meccanismo insito nel fenomeno, come più volte si è ricordato in queste pagine. Ed è per questo che l’urgenza, alla quale Istituzioni e osservatori del fenomeno sono chiamati oggi, è fare in modo che le vittime non scelgano il silenzio per paura di perdere tutto, subendo poi l’imposizione degli usurai nelle proprie scelte. Perché questi numeri cambino, è fondamentale rendere le denunce convenienti. 63 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Strategie di contrasto al fenomeno 4.1 Gli strumenti normativi: pregi e difetti L’attuale legge "anti-usura", la 108 del 7 marzo 1996 (in vigore a tutti gli effetti il 3/4/1997) sostituisce definitivamente gli artt.644 e 644 bis del cod. pen. (riguardanti rispettivamente l’usura vera e propria e quella impropria: la prima configurante il caso in cui l'usurato versa in stato di bisogno e la seconda concernente i casi in cui l’usurato svolge attività imprenditoriale o professionale e si trova in condizioni di difficoltà economiche – finanziarie). La legge introduce nel sistema giuridico italiano alcune novità, atte ad inquadrare l’usura tra i reati perseguibili. Tra le novità più importanti si trova la considerazione dello stato di bisogno quale aggravante del reato. È stabilito inoltre il tasso usurario con l’introduzione di un limite oltre il quale gli interessi sono considerati sempre usurari. Il tasso soglia è calcolato ogni tre mesi dalla Banca d’Italia. Il debitore, inoltre, quale persona offesa, ha diritto sia alla restituzione degli interessi sia al risarcimento dei danni: non solo morali ma anche patrimoniali (art.14, comma 4) per aver dovuto subire perdite e mancati guadagni a causa dell’usura. Altra novità è data dall’introduzione della possibilità per le Associazioni e Fondazioni, riconosciute per la prevenzione del fenomeno dell’usura, di costituirsi parte civile nei giudizi penali contro l’usura stessa (art.10). La maggiore novità proposta dalle legge 108 ci sembra però quella enunciata agli artt. 14 e 15, che prevedono l’istituzione di speciali fondi per le vittime e per quanti sono a rischio: - Il Fondo di solidarietá per le vittime dell’usura (art.14): si applica ai soli fatti verificatisi a partire dall’01/01/1996 ed è 65 finalizzato all’erogazione di mutui senza interessi a soggetti che esercitano attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o di lavoro autonomo che siano parti offese in procedimenti penali per il reato di usura. - Il Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura (art.15): finalizzato all’erogazione di contributi a Consorzi o Cooperative di garanzia collettiva detti CONFIDI oppure a Fondazioni e Associazioni riconosciute per la prevenzione del fenomeno dell’usura. Tutte queste organizzazioni, infatti, possono contribuire alla prevenzione del fenomeno dell’usura garantendo le banche per finanziamenti a medio o a breve termine a favore di singole persone ma anche piccole e medie imprese che non hanno più accesso al credito ordinario. Tuttavia, per quanto questa legge risulti essere un "paletto" legislativo di indubbia importanza nel contrasto all'usura, dopo quasi venti anni dalla sua promulgazione non si può dire che abbia dato i frutti sperati. Il reato, per esempio, non è emerso in tutta la sua gravità, tanto è vero che paradossalmente proprio dal momento dell'introduzione della legge il numero di denunce è andato progressivamente diminuendo. La fissazione del tasso soglia, che nell’intenzione del legislatore doveva consentire di rendere più certo il reato, ha di fatto rallentato l’iter della giustizia. Quasi sempre, a fronte di conteggi complicati, i magistrati si avvalgono di periti di parte per verificare che si sia sforato il tasso soglia, allungando in tal modo i tempi delle indagini preliminari e alimentando un contenzioso che si muove al di fuori del contesto di contrasto alla criminalità sia comune che organizzata.24 24 Relazione dell’assemblea napoletana antiracket e antiusura svoltasi a Napoli il 7 ottobre 2013. Proposte di Sos Impresa - Rete per la Legalità. 66 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura L’aiuto dello Stato attraverso il Fondo di Solidarietà, non si può dire che sia il massimo della celerità, minato com'è, spesso, da lungaggini burocratiche, che certo non infondono fiducia nelle vittime. E molto spesso, quando i finanziamenti arrivano, non riescono più ad assolvere la funzione per la quale sono stati stanziati. Le imprese, le vittime non possono attendere anni quelli dello svolgimento dei processi - per salvare l’attività che infatti il più delle volte è costretta a chiudere. L’attuazione dell’azione penale è, infine, il vero dramma. Non accade sempre, infatti, che l’autore, o gli autori del reato, vengano davvero colpiti. L’usuraio è arrestato solo in flagranza di reato, mentre le sentenze arrivano solo dopo molto tempo, a meno che, visti i tempi biblici della giustizia, non finisce tutto in prescrizione. E' come trovarsi, di fatto ad una vera e propria depenalizzazione del reato, un aspetto che a dire il vero in tempi di crisi come questi emerge in tutta la sua pericolosità, visto che in un certo senso si ha la sensazione che in qualche modo si stia ritornando alla percezione della funzione sociale dell’usuraio, che siano semplici strozzini o clan mafiosi. Ecco perché la via maestra resta la denuncia e quindi la collaborazione con autorità inquirenti e forze dell'ordine. Altro motivo per cui si rivela sempre più importante, come si diceva prima, il fatto che Fondazioni e Associazioni antiusura si possano costituire parte civile nei processi per usura. In questo modo la vittima, spesso lasciata sola, quando in un’aula di tribunale è chiamata ad affrontare gli usurai può contare sulla presenza di chi in quel momento rappresenta la società civile. Cosa ancora più importante, poi, se alla sbarra con l'accusa di usura si trova un clan mafioso. 67 4.2 Dalla parte delle vittime: gli attori del contrasto Come si è appena ricordato, se si intende parlare di strategie di contrasto all’usura occorre che si lavori di concerto. Gli attori chiamati a svolgere un ruolo di sostegno alle vittime e di prevenzione nei casi di rischio renderanno tanto più efficace il proprio compito quanto più saranno in grado di lavorare in maniera sinergica. Istituzioni e Forze di Polizia insieme a Fondazioni e Associazioni antiusura, Associazioni di categoria e Consorzi Fidi. Nelle pagine seguenti si cercherà di soffermare l’attenzione su ciascuno di loro, in particolar modo in merito ai compiti e alle metodologie di contrasto all’usura loro tipiche. Commissario Straordinario per il Coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura e Comitato di solidarietà. Il Commissario è nominato, su proposta del Ministro dell'Interno, con decreto del Presidente della Repubblica e previa delibera del Consiglio dei Ministri, in base alle disposizioni in materia previste dalle legge n.400 del 1988. Tale ruolo può essere affidato anche a persone esterne alla pubblica amministrazione, qualora vi sia una consolidata esperienza nell'attività di contrasto al fenomeno delle estorsioni e dell'usura. Il compito del Commissario è quello di coordinare le attività antiracket e antiusura sul territorio nazionale. Come stabilito all’art. 19 della legge n. 44/1999, tale figura presiede, inoltre, il Comitato di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura, che ha il compito di deliberare sulle istanze di accesso al Fondo di solidarietà. Annualmente il Commissario rende noti i dati relativi alla propria attività e quelli relativi alle elargizioni del fondo. Nella più recente relazione sono stati presentati i dati relativi all’accesso al fondo e quelli delle richieste del 2012. Delle 701 istanze pervenute dalle Prefetture, circa due terzi hanno riguardato vittime di usura. 68 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Istanze pervenute nel 2012 701 Estorsione 239 Usura 462 Somme deliberate dal Comitato di solidarietà su 247 istanze accolte 19,3 mln di euro Estorsione 10 mln € Usura 9,3 mln € Osservando la provenienza territoriale delle istanze, si può notare che, su un totale di 462 Istanze per usura, queste siano giunte in numero maggiore dalle regioni Lombardia (66), Emilia Romagna (60) e Campania (50). Fondo di solidarietà - Usura Istanze presentate nel 2012 - suddivise per regione 66 70 60 60 50 48 50 37 40 30 21 26 20 20 10 34 30 11 5 21 12 10 4 0 2 1 4 0 247 sono state le istanze accolte nel 2012 e oltre 19 milioni di euro le somme erogate, dato comprensivo anche di istanze pervenute negli anni precedenti. 69 In particolare, per le vittime di usura sono stati deliberati circa 9,3 milioni di euro. L’ammontare dei fondi stanziati, suddiviso per regioni, risulta interessare in maniera preminente Campania, Sicilia, Puglia e Lazio. I settori maggiormente interessati nei casi di usura sono il Commercio, le Costruzioni e la Ristorazione. Nell’ultimo anno, secondo quanto reso noto dal Comitato di solidarietà per il sostegno alle vittime di estorsione e usura, 302 sono stati gli accoglimenti delle istanze di accesso al fondo, 174 quelli riguardanti l’usura. Essi hanno coinvolto soprattutto le regioni Sicilia, Campania, Puglia e Lazio. Fondo di solidarietà - Usura Delibere di accoglimento suddivise per regione - 2013 30 29 30 27 24 25 20 15 16 11 9 10 5 1 3 2 5 4 1 0 1 4 0 4 3 0 0 Il totale delle somme deliberate è stato di circa 31.102.102 euro. Per il sostegno alle vittime di estorsione è stata stanziata la somma di 10.221.730 euro, mentre per il sostegno alle vittime di usura si è passati dai 9.270 milioni del 2012 ai 20.880.371 euro nel 2013. 70 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Somme deliberate per usura suddivise per regione 2012 - € Abruzzo 2013 - € 381.998,51 1.001.553,05 Basilicata 50.334,68 10.000,00 Calabria 194.241,82 4.018.602,37 3.113.864,04 3.376.574,77 585.963,76 718.334,70 Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia 55.346,61 101.882,50 908.611,18 3.483.090,36 70.000,00 159.767,00 602.206,21 1.770.247,26 --- 256.419,97 12.190,00 6.600,00 Marche Molise Somme deliberate per usura suddivise per regione 2012 - € Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto Adige Umbria Valle d’Aosta Veneto TOTALE 2013 - € 189.700,00 1.860.216,87 1.026.346,61 2.210.958,07 --- --- 1.120.281,78 1.478.088,88 146.134,36 232.360,46 --- --- 70.000,00 90.708,94 --- --- 742.188,23 104.966,35 9.269.407,79 20.880.371,55 Fonte: dati 2012 – Commissario Straordinario per il Coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Relazione Un anno di solidarietà. Dati 2013 – Ministero dell’Interno – attività del Comitato di solidarietà Confidi Altri attori coinvolti nel processo di contrasto al fenomeno sono i Confidi. Generalmente costituiti in forma di Cooperativa o di Consorzio tra associazioni di categoria imprenditoriali e ordini professionali che operano in una data area geografica. I Confidi hanno il compito di offrire consulenza alle micro, piccole e medie 71 imprese presenti sul territorio e prestare garanzia fino all’80% alle banche o ad intermediari finanziari che concedono prestiti alle imprese in difficoltà. La stessa normativa antiusura affida loro tale ruolo e fondi per le imprese. Con l'introduzione della legge 108/96, ai Confidi che hanno costituito un apposito fondo speciale è affidato il 70% delle risorse previste dal Fondo per la Prevenzione (art.15), il restante 30% è assegnato alle Associazioni e Fondazioni antiusura per facilitare l'accesso al credito a soggetti in sofferenza economica. Fondazioni Le Fondazioni antiusura, riconosciute e iscritte presso il Ministero del Tesoro, svolgono la propria attività a sostegno di soggetti in stato di sofferenza economica, attraverso assistenza e prestazione di garanzie presso banche ed altri intermediari finanziari per un più facile accesso al credito. Ma nell’azione di contrasto all’usura sono impegnate a svolgere un ruolo di sostegno e accompagnamento delle vittime d’usura alla denuncia. Oggi più che mai il ruolo delle Fondazioni appare essenziale. Di fronte ad un fenomeno che muta velocemente volto e strategie di azione, è sempre più necessario uscire da un certo immobilismo al quale anche il mondo dell’antiusura finisce sovente per approdare correndo spesso il rischio di fungere solo da banche per i poveri cristi. Occorre agire infatti anche sotto un altro duplice aspetto: a sostegno delle vittime, garantendo loro una presenza che le accompagni alla denuncia e durante l’iter giudiziario, ma anche politicamente, facendo sentire cioè la propria voce all’esterno, al fianco dei riferimenti istituzionali sul territorio, sollecitando un dibattito costruttivo sul fenomeno perché ogni attore sociale si senta chiamato alle proprie responsabilità: dallo Stato al sistema 72 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura bancario affinché attraverso un lavoro condiviso si creino le condizioni sociali ed economiche per contrastare l’usura alla radice. Non bisogna mai dimenticare, infatti, che in fondo l’usura è solo la conseguenza di un sistema malato dal punto di vista economico, sociale e culturale, e le vittime sono tutto sommato il prodotto finale di questo sistema. Per questo motivo è fondamentale impegnarsi per garantire un solido tessuto sociale, sostegno a chi denuncia e promuovere azioni di prevenzione. 4.3 Le nuove prospettive. Spunti di riflessione per rendere più efficace il contrasto Come si è già detto, l'usura ha radici antiche e particolare elasticità nell'adattarsi a luoghi e tempi diversi, all'evolversi del mercato. È però un fenomeno che non può essere contrastato con i soli strumenti di mercato, ma che deve essere arrestato con interventi mirati e rapidi, fondati su principi di solidarietà sociale ed economica. Come sostenere le vittime, allora? Come contrastare gli usurai? Come assicurare alle vittime la sicurezza di essere parte di una rete e non singoli soggetti abbandonati dalle Istituzioni e dalla stessa società civile, sia che non trovino il coraggio di denunciare sia che, invece, lo trovino? È fondamentale fare in modo che un imprenditore non abbia dubbi nel denunciare, e non debba confrontarsi con colleghi che portano avanti la propria attività "grazie all'usura", e altri che, scegliendo invece la via della denuncia, non sono riusciti ad evitare il fallimento. Accompagnare alla denuncia resta un obiettivo primario, così come non abbandonare le vittime nel percorso post denuncia. 73 Fare in modo che sentano di essere supportate dallo Stato anche nella fase di rientro nel mercato. Fare in modo che questo rientro si verifichi. In sintesi, appare estremamente urgente offrire strumenti che rendano la denuncia conveniente. Colpire le reti usuraie significa realizzare tutto ciò che è possibile per colpire i loro interessi, attuando strategie idonee a frenare il sempre più pressante ingresso della criminalità, in special modo quella mafiosa, nell'economia legale. Parlare di sostegno alle vittime rischia di non essere sufficiente se non si creano le condizioni perché la denuncia si mostri davvero conveniente, e perché gli usurai vengano davvero colpiti nel vivo del loro interesse. Per ottenere risultati concreti, dunque, è fondamentale agire tempestivamente, su un duplice fronte: giudiziario ed amministrativo. Sarebbe prima di tutto fondamentale che le indagini si chiudessero in tempi brevi, almeno quelli previsti dalla legge, e soprattutto fosse garantita celerità nello svolgimento dei processi, unica strada per far si che il reato venga davvero perseguito. Altrettanto importante sarebbe garantire sicurezza e tutela a quanti scelgono la via della denuncia fin da subito e, nei casi in cui le vittime siano considerate realmente a rischio, accorciare i tempi per ricorrere all’inserimento nell'apposito programma di protezione. Troppo spesso i denuncianti avvertono una mancanza di protezione e con i tempi solitamente dilatati, partendo dalla fase dalle indagini per arrivare al momento dell'istituzione del processo, le vittime potrebbero essere costrette a condividere lo stesso ambiente dell’usuraio, incontrarlo per strada, vivere nella paura e nell’incertezza a causa di un sistema che finisce per non dimostrare di essere dalla loro parte. 74 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura Sotto un profilo amministrativo l’iter post denuncia necessita di altrettanta velocità. Difatti, uno dei maggiori problemi con i quali ci si confronta, e talvolta ci si scontra, è proprio la dilatazione dei tempi di accesso ai benefici di legge, sia per quel che concerne il rilascio della sospensiva dei termini ex art. 20 della legge 44/99, sia per le erogazioni del Fondo di solidarietà previsto dall’art.14 della legge 108/96. L’esperienza di tanti imprenditori e commercianti dimostra, infatti, che anche nei casi in cui le istanze vengono accolte, i fondi arrivano quando è troppo tardi per evitare la chiusura della propria attività. Nella più recente Relazione della Direzione Nazionale Antimafia, a tal proposito, si legge che una delle questioni che necessita di trovare una soluzione è quella relativa ai tempi di istruttoria per usufruire dei benefici previsti dalla legge. Troppo spesso dal momento della presentazione della domanda alla conclusione del procedimento e quindi all'emissione di un decreto di accoglimento o meno, passa più di anno. È questo un tempo troppo lungo che in molti casi vanifica l'efficacia dello strumento normativo. La DNA, individuando il problema nelle lungaggini burocratiche relative al trasferimento dei dati dalle Forze dell'ordine e dall'Autorità Giudiziaria alle Prefetture UTG locali, propone di sviluppare sistemi di digitalizzazione per garantire tempi di istruttoria più rapidi e snelli. Ma non solo. Ci sembra altrettanto necessario garantire una forma di sostegno da parte dello Stato alla vittima che dopo aver denunciato e aver abbandonato la propria terra per essere inserito in un programma di protezione, lascia beni, attività e proprietà. A quel punto si potrebbe immaginare una sorta di Curatore amministrativo che aiuti il denunciante sotto protezione a non perdere tutto ciò che si è lasciato alle spalle. 75 Così come sarebbe altrettanto necessario assicurare a quanti denunciano un concreto sostegno per ricominciare a svolgere la propria attività. Visto che sempre più frequentemente le vittime, anche se denunciano, si trovano ad affrontare enormi difficoltà di reinserimento nell'economia legale, per via di una pressione fiscale che continua a non fargli sconti, di logiche "senza sconti" dello stesso sistema bancario, o anche a causa dei ritardi nella burocrazia dell'iter di accesso ai benefici di legge, perché non immaginare che venga assegnato loro un bene confiscato alla mafia e alla criminalità nel quale poter riavviare la propria attività lavorativa? Continuare a versare in condizioni economiche disastrose anche dopo la denuncia, o peggio ancora, a causa della denuncia, non è certamente incoraggiante per chi ha fatto della convenienza nella denuncia il proprio cavallo di battaglia! Appare, inoltre, fondamentale monitorare la fase di rientro delle aziende nel mercato e, soprattutto, fare in modo che questo rientro avvenga. Garantendo, per esempio, la non pignorabilità dell'attività commerciale o imprenditoriale delle vittime il cui reinserimento nell'economia legale grazie ai fondi dell'art.14 potrebbe avvenire proprio assicurando loro la possibilità di riprendere la propria attività lavorativa. Le aziende rientrate nel mercato, che falliscono dopo poco sono numerosissime e il più delle volte ciò accade a causa dei vincoli amministrativi che scattano in automatico creando un vero e proprio vortice del recupero crediti da parte degli operatori finanziari. Il ruolo di banche e intermediari finanziari non è affatto marginale. Chiamare anche loro ad assumere un ruolo di contrasto al fenomeno dell'usura è un dovere. Anch'essi, in qualità di attori sociali, dovrebbero essere investiti di responsabilità, di concerto con le altre istituzioni. 76 Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura In conclusione, se, come si è detto, il fenomeno usura cresce adattandosi ad esigenze dettate dalle nuove povertà, figlie della società odierna, le strategie di contrasto devono necessariamente incrementare la propria efficacia. Contrastare l'usura non significa, però, soltanto tamponare l'urgenza. Ma anche prevenirne le cause e in ogni caso offrire alle vittime una soluzione alternativa all’usura, una prospettiva che dia alla legalità un valore reale oltre che morale. In altri termini significa operare attraverso uno sguardo più ampio, immaginare percorsi di contrasto e soluzioni concrete in grado di agire a lungo termine. Perché un singolo o un operatore economico non abbia dubbi sul ricorso alla denuncia è fondamentale che tutti insieme si dia risposta certa alle domande che alimentano quei dubbi. 77 Finito di stampare nel mese di giugno 2014 dalla Tipografia COPYGRAPH sas - Via A. Labriola, 38/40 00136 Roma - Tel. 0639735375 - Fax 0639728342