Studio conoscitivo sul fenomeno dell`usura

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Studio conoscitivo sul fenomeno dell`usura
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5-09-2014
12:55
Pagina 1
Studio conoscitivo
sul fenomeno dell’usura
Sulle tracce di un crimine invisibile
Maggio 2014
Studio conoscitivo
sul fenomeno dell’usura
Sulle tracce di un crimine invisibile
Lo studio proposto è stato realizzato dalla
Fondazione Antiusura Interesse Uomo per Unioncamere.
A cura di: Area semplificazione, servizi digitali e legalità
Via Sinni snc - 85100 Potenza
www.interesseuomo.org
INDICE
Introduzione ..................................................................................
5
Fisionomia di un fenomeno complesso ....................................
7
1.1 Un fenomeno in evoluzione ................................................
7
1.2 Un fenomeno silenzioso e radicato ....................................
9
1.3 Dagli strozzini ai colletti bianchi alle mafie ......................
10
1.4 Vittime e carnefici .................................................................
15
Le variabili dell’usura: società, economia, territorio ..............
19
2.1 Il contesto sociale ed economico .........................................
19
2.2 Indebitamento di famiglie e imprese .................................
24
2.3 L’usura in tempi di crisi .......................................................
33
2.4 L'indice di rischio usura. Tra calcoli e realtà:
i rilevatori sociali ..................................................................
36
I dati dell'usura: i numeri sommersi .........................................
47
3.1 L’usura e il mondo produttivo ...........................................
47
3.2 Uno spaccato del fenomeno: l’esperienza
della Fondazione Interesse Uomo......................................
49
3.3 I dati ufficiali: le denunce ....................................................
54
Strategie di contrasto al fenomeno ............................................
65
4.1 Gli strumenti normativi: pregi e difetti .............................
65
4.2 Dalla parte delle vittime: gli attori del contrasto..............
68
4.3 Le nuove prospettive. Spunti di riflessione per rendere
più efficace il contrasto ........................................................
73
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Introduzione
Lo studio proposto nasce da una collaborazione tra Unioncamere
e la Fondazione nazionale antiusura Interesse Uomo con lo scopo
principale di fornire un quadro d’insieme del fenomeno dell’usura e
delle ripercussioni sul sistema delle imprese. Senza la pretesa di
offrire un’indagine esaustiva di un fenomeno estremamente
complesso e in costante evoluzione, si proverà a fornire
un’osservazione che possa essere un utile punto di partenza per
indagini e approfondimenti successivi. Partendo dall’ esperienza
della Fondazione, quale osservatore diretto del fenomeno, e
realizzando una lettura integrata degli studi e approfondimenti
realizzati sul tema dell’usura, si proverà nelle pagine seguenti ad
analizzare il fenomeno evidenziandone le principali caratteristiche,
il profilo quantitativo, gli attori e le dinamiche economiche e sociali
che ad esso conducono, concentrando l’attenzione sulle imprese. Si
esamineranno, infine, le possibili strategie di contrasto. Si intende,
inoltre, offrire una visione che, a partire dai tanti casi incontrati,
accolti ed ascoltati, fornisca un campione d’analisi del fenomeno,
come utile spunto di riflessione.
Parlare d'usura oggi è tanto importante quanto complicato
poiché il fenomeno, per quanto noto da sempre, resta nascosto e
proprio per questo di particolare interesse per chi la pratica. La
criminalità opera su un terreno sicuro, quello del bisogno, alle
volte talmente disperato da intravedere nell'usura una concreta
risoluzione ai problemi finanziari. Mentre si cerca di sanare
debiti, di evitare protesti, di mantenere la proprietà della casa o
dell'impresa e scongiurare aste o fallimenti, l'incontro con
l'usuraio, magari suggerito da un amico, da un collega, da un
altro imprenditore, diventa un’ ancora di salvezza.
5
Laddove ogni porta d'accesso al credito è stata chiusa, l'unica
pronta a spalancarsi è quella dell'usura. La criminalità, specie
quella mafiosa, intercetta i bisogni, ha occhi e orecchie protese sul
rumore della sofferenza. E interviene, rapida, concreta, pronta a
sborsare ingenti quantità di denaro. Il fenomeno tende ad acuirsi
anche e soprattutto in periodi di crisi economica come quello che
il Paese sta attraversando. L'accesso facile e immediato ad un
credito parallelo e illegale, com’ è facile intuire, ha conseguenze
terribili per le vittime in termini di perdite economiche fino alla
spoliazione di interi patrimoni e attività, ma anche per il sistema
economico nel suo complesso.
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Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Fisionomia di un fenomeno complesso
1.1 Un fenomeno in evoluzione
Fenomeno antico e diffuso in maniera trasversale,
indipendentemente dalle culture e dalle condizioni sociali,
sempre più l'usura oggi si manifesta come una necessità
stringente di denaro, da un lato, e un’offerta che può apparire
come una facile e rapida soluzione per chi è in difficoltà,
dall'altro. Per le varietà delle cause da cui scaturisce e per il modo
in cui si propone è un fenomeno tanto vasto quanto sconosciuto.
Considerata in passato come una pratica immorale legata alla
marginalità sociale, e utilizzata per sostenere redditi da
sussistenza, negli ultimi decenni, e in modo particolare a partire
dai primi anni '90, la si è andata percependo sempre più come
vero e proprio reato da perseguire dunque sul piano penale, ma
anche da affrontare con una specifica legislazione come dimostra
l'emanazione della L.108 del 1996. Ma al di là dell'attuale
momento di crisi che la sta ponendo costantemente sotto i
riflettori questo è e resta un fenomeno che si diffonde in silenzio,
per parlarne solo dinanzi ad un fatto di cronaca, al suicidio di una
vittima o a un'inchiesta giornalistica.
Proprio la crisi attuale, dunque, con la conseguente perdita di
redditività delle piccole e medie imprese, con la diminuzione del
potere di acquisto di salari e stipendi, ma anche con l'esplodere di
modelli culturali e stili di vita sempre più consumistici, ha fatto si
che l’usura si insinuasse tra tutti gli strati sociali della
popolazione rendendo particolarmente rischiosa l’attività della
piccola impresa, del commercio al dettaglio, dell’artigianato di
vicinato, dei ceti più poveri, ma anche di quei soggetti sociali una
7
volta ritenuti immuni da questa piaga1. Con il crescere dell’
indebitamento e del numero di persone coinvolte, cresce anche la
possibilità di divenire vittime d’usura.
Inoltre, in periodi di deficit economico, con un mercato del
credito legale che chiede garanzie sempre più rigide, la domanda
e l’offerta di denaro possono incontrarsi su un mercato
alternativo, sommerso e illegale che cresce in maniera
esponenziale e seguendo regole proprie.
È ormai sempre più chiaro - e non sono pochi gli studi in
materia - che “il solo tasso d'interesse sarebbe insufficiente a
discriminare tra contratto usuraio e legale. La banca, prestatore di
credito legale, in caso di una bassa probabilità di realizzazione di reddito
nel breve periodo, fornisce minori garanzie di rinegoziazione del debito
nel caso di illiquidità. L'usuraio, invece, riesce a recuperare la garanzia
con maggiore facilità"2.
L’obiettivo dell'usuraio, dunque, è diverso da quello del
creditore legale. All'usuraio non interessa tanto la restituzione
della somma pattuita, quanto determinare situazioni non
desiderabili sul piano economico e sociale, e così all'interno di
questo rapporto il livello dei tassi di interesse diviene uno solo dei
possibili strumenti, se si considera che la garanzia è spesso
l'effettivo oggetto di interesse del creditore. L'usuraio cerca così di
minimizzare le probabilità di restituzione del prestito; si capisce
bene, dunque, che laddove cresce il valore della garanzia cresce
l’interesse, il potere d’azione e la fisionomia stessa di chi pratica
usura. Non solo cambiali, assegni post-datati e oggetti d’oro,
dunque, ma a molte volte la garanzia è data anche da aziende e
attività commerciali. Ecco perché da un bel pò di tempo l'usura è
diventata anche affare della criminalità e business di mafia; se
1
2
CNEL, Usura: Diffusione territoriale, evoluzione e qualità criminale del fenomeno, 2008.
D. Masciandaro, I mercati dell'usura: una nota, Università Bocconi, Milano.
8
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
storicamente le mafie hanno cercato sempre di evitarla, negli ultimi
decenni hanno invece capito che le imprese e le attività commerciali
possono essere garanzia di efficace controllo del territorio, uno
strumento per riciclare denaro, imporre forniture e appalti, entrare
silenziosamente, ma con prepotenza, nel mercato legale.
1.2 Un fenomeno silenzioso e radicato
Qui l'usura non esiste, verrebbe da dire spesso in considerazione
delle notizie provenienti da Questure e Tribunali di alcune aree
del Paese. Ad un’analisi superficiale, con i soli dati delle denunce
alla mano, sembrerebbe così. Ma così non è. L'usura esiste
ovunque, coinvolge l'intera Penisola in maniera trasversale, anche
i territori meno noti alla cronaca giudiziaria. Le stesse cronache
giudiziarie offrono un quadro che conferma il carattere occulto
del fenomeno. A fronte del numero esiguo di denunce, le storie
degli indagati per usura parlano di giri d’affari talmente ingenti
da rendere impossibile imputare tali crediti illegali alle sole poche
vittime, parti lese in procedimenti penali. È evidente che la rete
dei creditori, così come delle vittime che non denunciano, è
nettamente più ampia e nascosta. Nel silenzio, che le garantisce
un sicuro riparo dai riflettori e ne amplia il potere d’azione,
l’usura coinvolge tanti piccoli imprenditori, commercianti e
famiglie che la crisi economica ha contribuito a rendere più
vulnerabili.
Oltre che per motivi di carattere sociale, culturale e morale (la
vergogna o la perdita di una propria immagine pubblica), le
vittime - specialmente quando c'è di mezzo la criminalità - non
parlano per paura di possibili ritorsioni nei loro confronti o in
ragione di minacce concretamente subite o anche di violenze
verbali, aggressioni fisiche o danneggiamenti ai propri beni.
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Questo silenzio ha anche un ulteriore terribile risvolto: la perdita
definitiva di ogni speranza. Sono quasi all'ordine del giorno,
purtroppo, le cronache che ci raccontano di vittime di usura,
specie imprenditori e commercianti, che in ragione
dell’isolamento al quale sono costretti e soffocati dalla morsa dei
debiti, hanno scelto la strada del suicidio.
È dunque un fenomeno radicato, più di quel che ci si aspetti.
Diffusa sull’intero territorio nazionale e stratificata in differenti
tessuti sociali, l’usura permea i territori principalmente perché va
incontro ad un bisogno presente ovunque, ma sicuramente
incrementato da congiunture economiche e sociali legate ai
periodi storici. Oggi, poi, in presenza di politiche di accesso al
credito
legale
eccessivamente
restrittive,
rappresenta
un'alternativa per piccoli imprenditori, commercianti e privati
cittadini in stato di sofferenza economica.
Ed è proprio l'agire nell'ombra, da un lato, e il silenzio
dall'altro, che permettono al fenomeno usura di tessere una rete, e
di garantirsi una presenza stabile sul territorio. E radicata
davvero in modo capillare.
1.3 Dagli strozzini ai colletti bianchi e alle mafie
L'usura è un fenomeno in continua evoluzione ed è eterogeneo
al punto tale che sarebbe più corretto parlare di usure, e cioè di
una sua multiforme rappresentazione. Sta divenendo sempre più
complesso ed articolato e, per tale motivo, più pericoloso. Accanto
alla figura dell’usuraio classico, lo strozzino, stanno fiorendo
nuove forme, spesso molto ben occultate, di crimini illegali. Si
assiste così ad una crescita strutturata del fenomeno, al proliferare
di gruppi organizzati, spesso professionisti, fino a giungere
all'usura praticata dalle mafie, in costante espansione.
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Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Principali espressioni del prestito a nero
Macro categorie di
espressione usuraria
Garanzia
Richiesta
Modalità
x
x
x
Prestito di
vicinato
Usura di quartiere
ad opera di piccoli
gruppi locali
x
Piccoli
prestiti
x
x
x
x
Rete usuraia
professionalizzata
Attività
Parabancaria
x
x
x
Rete usuraia di
tipo mafioso
Prestiti
ad interessi
alti
Cambiali
Assegni postdatati
Beni e oggetti
d’oro
Procura a
vendere
Assegni postdatati
Cessazione
di beni
Quote
di aziende
• Quote
aziendali e
patrimoniali
• Imposizione di
fornitori e di
personale
Principali vittime
x
x
x
x
x
x
x
x
Famiglie
Soggetti già
indebitati
Piccoli
commercianti
Artigiani
Giocatori
d’azzardo e vittime
di altre dipendenze
Piccoli
commercianti
Artigiani
Comuni cittadini
• Piccoli e medi
Imprenditori
• Grandi
imprenditori
Lo strozzino di quartiere trova spazio nelle micro aree urbane,
nel vicinato, come riferimento soprattutto per famiglie e piccoli
commercianti e artigiani in forte sofferenza economica e ormai
privati dell'accesso al credito legale, persone non gradite alle banche.
Figli della disoccupazione, delle dipendenze, del gioco d'azzardo
molto spesso, figli di una crisi che miete sempre più vittime dietro
l'angolo, ogni giorno senza che ci sia tempo per fermarsi, riflettere e
trovare una soluzione alternativa al ricorso all’usuraio.
La figura classica di usuraio, seppure ancora persistente, di
fronte all’esigenza di quantità ingenti di denaro si trova
impreparato. Lo strozzino non dispone di liquidità necessaria a
11
soddisfare le esigenze di un mercato in crisi. E se vuole
continuare a stare sul mercato, è costretto a rivolgersi egli stesso
ad altri e il più delle volte clan mafiosi. Disponendo di ingenti
quantitativi di denaro, sono loro che finanziano gli strozzini con
la conseguenza che a pagarne le conseguenze sono una volta di
più le vittime, costrette a pagare interessi che comprendono anche
quelli che i piccoli usurai devono pagare ai clan finanziatori.3
Anche il mercato economico illegale si evolve; alla domanda
deve necessariamente adattarsi l’offerta e per fare ciò si rende
necessaria una maggiore strutturazione. Al singolo strozzino si
sostituiscono sempre più reti organizzate, gruppi di soggetti
interessati e coinvolti a vario titolo in traffici usurari.
Una delle modalità attraverso cui oggi prende forma tale
strutturazione è quella che ha come attori professionisti o
finanziarie: un'usura meglio conosciuta come dei colletti bianchi o
dalla faccia pulita. Sempre più spesso fatti di cronaca ci raccontano
di associazioni che talvolta si servono di professionisti o, più in
generale, cercano collegamenti con persone operanti nel settore
del credito legale. Si tratta di insospettabili, rispettati
nell’ambiente sociale in cui agiscono. Sono imprenditori,
commercialisti, avvocati, notai, bancari, finanche funzionari
ministeriali e statali. Conoscono molto bene i meccanismi del
mercato del credito legale, e, spesso, anche le condizioni
economiche delle proprie vittime in quanto propri clienti.
“L'usura della faccia pulita può assumere diverse aspetti. Un primo
gruppo è costituito da pseudo- società di intermediazione o di servizi
finanziari. Un fenomeno in espansione che gioca sulla fiducia nutrita da
una persona bisognosa nei confronti di una struttura apparentemente
legale e impersonale. I prestiti di queste finanziarie non sono mai di
3
Libera. Associazioni Nomi e Numeri contro le Mafie, Usura, il BOT delle mafie - fotografia
di un paese strozzato, Roma 2012.
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Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
grossa entità e i tassi di interesse iniziali abbastanza tollerabili, il
meccanismo di usura o truffa scatta sul tasso di interesse che non è mai
scalare, ma fisso o sull'obbligo di acquisto di altri servizi tanto inutili,
quanto onerosi. Un secondo gruppo è costituito da una ristrettissima
minoranza di professionisti insospettabili. Sono strutture costituite da
investitori professionisti, che operano di sponda con alcuni bancari
infedeli, dai quali ricevono una clientela selezionata, e intervengono per
operazioni superiori a 20 mila euro. Un terzo gruppo è costituito più
direttamente da pochi infedeli bancari. Sono loro stessi che, conoscendo
le difficoltà economiche del malcapitato, si propongono per un prestito
personale. Tutti e tre i gruppi hanno una finalità comune: agiscono, non
solo per lucrare sugli interessi, con la modalità del rinnovo degli
assegno, ma puntano ad una azione espropriativa. L'obiettivo è svuotare
il malcapitato di ogni suo bene e attività economica”.4
L’evoluzione del fenomeno, però, vede oggi più che mai la
crescita esponenziale dell’usura di mafia. Un affare, come già
detto, da sempre inviso alle mafie, di scarso interesse e giudicato
negativamente, ma che ultimamente è stato visto sempre più
come un servizio funzionale, volto ad accrescere il consenso
sociale, ad entrare nell'economia pulita ma anche in territori
vergini dal punto di vista dell’aggressione mafiosa.
L’interesse delle mafie riguarda esclusivamente le imprese
poiché va oltre l’interesse del debito e punta alla garanzia,
all’accesso a compagini societarie di imprese sane e insospettabili.
Anche in questo caso determinante è stata la crisi economica. Gli
usurai di mafia intervengono a “sostegno” di imprenditori o
commercianti che necessitano di ingenti somme di denaro per
continuare a mantenere in piedi l’azienda o per evitare di perdere
delle commesse, per pagare fornitori ecc. E tutto queste grazie
4
Sos Impresa/ Confesercenti, Insieme per rompere la solitudine, Relazione – No Usura
Day 2012.
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soprattutto al fatto che oggi i mafiosi sono gli unici a disporre di
liquidità immediata.
Sono almeno 60 i clan censiti negli ultimi due anni dalle
inchieste giudiziarie di diverse procure antimafia del Paese che
riguardano i reati associativi con metodo mafioso finalizzati
all’usura. Il giro d’affari che i clan riescono a generare è davvero
difficile da calcolare con una quantità di denaro enorme se si
considerano i tassi d’interesse annui applicati. Questi variano da
regione a regione, passando dal 120% della provincia di Modena a
circa il 1500% di Roma.5 Il flusso di denaro che ne deriva è, pero,
la punta dell’iceberg dato che è possibile effettuare calcoli solo in
base alle denunce e alle successive inchieste giudiziarie che
purtroppo danno del fenomeno un quadro parziale.
L’interesse che le mafie hanno per l’usura non si ferma però
all’accrescimento dei patrimoni attraverso la riscossione degli
ingenti interessi, ma va oltre: controllo delle attività economiche
pulite mediante l’acquisizione di quote aziendali, aziende e
attività commerciali in difficoltà usate come "lavanderie", luoghi
cioè nei quali riciclare tutto il proprio denaro sporco.
Le tre macro categorie evidenziate certamente non hanno la
pretesa di esaurire le peculiarità del fenomeno che, infatti, risulta
particolarmente eterogeneo e complesso. E trova forme di
attuazione sempre più moderne e pericolose. Si adatta alle
richieste del mercato e ai tessuti sociali in cui opera.
A tal proposito vale la pena citare il fenomeno dell'usura di
giornata. Recente e negativo segnale d'allarme di quotidiana
sofferenza economica che coinvolge un numero sempre crescente
di piccole e medie imprese, piccoli commercianti e artigiani.
L'usura di giornata consiste nel fenomeno per cui, nell’arco di
5
Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le Mafie, Usura, il BOT delle mafie - fotografia
di un paese strozzato, Roma 2012.
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Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
sole ventiquattro ore, vengono richiesti ed ottenuti prestiti la
mattina, mediamente una cifra che si aggira sui 1.000 euro, e
vengono poi restituiti la sera stessa con una maggiorazione di
circa il 10%.6 Tale fenomeno, sempre più in espansione, riguarda
piccoli commercianti, ma anche titolari di attività di media
dimensione, che, per resistere alle perdite, per pagare i fornitori,
per mantenere aperto l'esercizio, si rivolgono agli usurai.
1.4 Vittime e carnefici
Il rapporto che si instaura tra usuraio e usurato è estremamente
condizionato dalle diverse caratteristiche del fenomeno e al
tempo stesso ne è caratteristica preminente esso stesso.
Molto spesso gli usurati non si percepiscono come vittime. In
tanti continuano a considerare l'usuraio un amico, una sorta di
benefattore anche quando la disperazione dovuta all’impossibilità
di estinguere i debiti contratti, si fa sempre più forte. A volte,
anche nei casi in cui ci si rivolge ai centri specializzati per
chiedere aiuto, le vittime tendono a dare dell'usuraio un giudizio
giustificatore. Ciò avviene anche al termine di un percorso nel
quale si è cercato in tutti i modi, ma invano, di far fronte ai debiti,
di gestire la situazione, temporeggiando, firmando altre cambiali
o assegni post datati, anche quando sopravviene la disperazione.
La denuncia non è un approdo facile.
"È un amico, mi ha dato i soldi che mi servivano quando per la banca
ero solo un cliente indesiderato". Anche se poi i tassi d'interesse
raggiungono percentuali tali da costituire altro debito ingente con
relative difficoltà di estinzione. "Grazie a quel prestito ho potuto
tenere aperta l'azienda", ma a quale reale prezzo? Dipendendo
6
Sos-Impresa, XIII Rapporto Le mani della criminalità sulle imprese, 2012.
15
costantemente dall'usuraio, che gradualmente opera per privare
l’imprenditore del suo patrimonio.
Il ruolo delle Fondazioni e delle Associazioni antiusura, si rivela
fondamentale in casi simili perché le vittime necessitano di
accompagnamento dal momento in cui si presentano per la prima
richiesta d'aiuto in poi, accompagnamento anche alla percezione del
rapporto deviante e illegale che si è instaurato tra loro e gli usurai.
Il rapporto impari tra usurai e usurati ha alla base diverse
ragioni.
Una è sicuramente dettata dallo stato di bisogno, dall’urgenza
di liquidità. La necessaria dipendenza da un altro soggetto che
possa placare la sofferenza finanziaria, pone la vittima in uno
stato di inferiorità rispetto all’usuraio.
A ciò si aggiunge, in taluni casi, la paura di ritorsioni. Spesso le
vittime subiscono continue e ripetute minacce, dalle intimidazioni
verbali alle aggressioni fisiche. In simili casi, può capitare che le
vittime, chiedano aiuto per avere accesso a fondi che li facilitino a
rientrare nel debito. A volte tendono a non parlare affatto di
usura. Nell'esporre la propria vicenda e le proprie esigenze fanno
cenno a prestiti con privati, ma non usano il termine usura.
Altra ragione, però, è da ricercare nella dinamica del fenomeno
che induce le vittime all'isolamento. Una famiglia o ancor più un
impresa che sia ricorsa a prestiti a nero, tende nonostante tutto a
continuare a pensare all’usuraio come unica, possibile via
d'uscita. Tra il silenzio proprio delle dinamiche d'usura e l'accesso
al credito legale negato, non sembra ci sia spazio per alternative.
Nonostante gli tolga il patrimonio, gli imponga obblighi e limiti
alla sua stessa attività per potervi inserire i propri interessi,
l’usuraio è ancora potenzialmente in grado di dare qualcosa alla
vittima: altra liquidità, per pagare i fornitori e andare avanti nella
quotidiana gestione dell'azienda, in cambio dell'ennesimo
16
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
assegno che nessun creditore accetterebbe. Com'è facile intuire,
tali circostanze innescano o hanno la potenzialità concreta di
innescare una morsa entro la quale la vittima viene stretta e
soffocata. Ad una situazione simile e ancor prima che questa si
verifichi e si manifesti in tutta la sua potenziale pericolosità, c'è
un'unica soluzione: la denuncia.
17
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Le variabili dell’usura:
società, economia, territorio
2.1 Il contesto sociale ed economico
Come già specificato nelle pagine precedenti, l’analisi del
fenomeno dell’usura non può prescindere dall’individuazione
delle cause sociali che ad esso conducono. Le variabili socio
economiche di un territorio alimentano l’incidenza del
fenomeno che cresce e si evolve a seconda delle richieste del
mercato. Un mercato su cui pesa il macigno della crisi
economica che almeno dal 2008 sta condizionando l’intera
economia mondiale, con pesanti ripercussioni nei diversi paesi.
L’Italia paga un prezzo alto. Lo pagano le famiglie e le imprese
prima di tutto.
L’Istat, nel riferire la condizione dell’anno 2013, descrive un
Paese in cui quattro cittadini su dieci non sarebbero in grado di
affrontare spese impreviste dell'ordine di 800 euro senza fare
ricorso al sostegno altrui.
Il dato più allarmante si riferisce alla "condizione di grave
deprivazione" in cui sussistono almeno quattro delle nove
condizioni di disagio stabilite dall'istituto nazionale di statistica, e
che, sempre secondo l'Istat, riguarda più di 8 milioni di persone.
Un numero che mostra tutta la sua rilevanza se confrontato con i
4 milioni registrati soltanto due anni fa.
Il numero di italiani in grave difficoltà è, quindi, più che
raddoppiato, con incrementi preoccupanti se si osservano le
statistiche relative al Mezzogiorno, dove un italiano su quattro
(25,1%) è stremato dalla crisi.
19
Persone appartenenti a famiglie in condizioni di deprivazione
materiale per indicatori di deprivazione e ripartizione geografica
Anni 2010-2012 (per 100 persone della stessa ripartizione geografica)
2010
Centro
Mezzogiorno
Italia
Nord
Centro
Mezzogiorno
Italia
Nord
Centro
Mezzogiorno
Italia
2012
Nord
Indicatori di
deprivazione
materiale
2011
10,0
13,7
25,2
16,0
13,2
18,0
36,7
22,3
14,9
21,0
40,1
24,8
3,7
5,4
12,1
6,9
6,3
7,4
19,7
11,2
7,9
9,9
25,1
14,3
In arretrato con i
pagamenti
10,6
12,3
16,0
12,8
10,2
14,5
19,2
14,1
9,9
12,2
17,5
13,0
Incapace di far
fronte a spese
impreviste
24,8
31,2
45,8
33,3
26,6
39,2
54,1
38,6
29,0
45,4
56,2
41,7
Non può
permettersi una
settimana di ferie
all’anno
28,0
39,5
55,6
39,8
33,0
44,9
66,0
46,7
35,5
51,9
69,2
50,4
Non può
permettersi un
pasto proteico
almeno una volta
ogni due giorni
4,6
5,5
10,2
6,7
8,9
9,0
19,0
12,4
11,9
13,0
24,9
16,6
Non può
permettersi di
riscaldare
adeguatamente
l’abitazione
4,8
7,7
21,7
11,2
10,2
13,2
31,0
18,0
11,7
16,2
36,3
21,1
Non può
permettersi il
telefono fisso o
mobile
0,2
0,7
1,4
0,7
0,1
0,0
0,3
0,2
0,1
0,0
0,1
0,1
Non può
permettersi la
lavatrice
0,4
0,5
0,7
0,5
0,3
0,2
0,6
0,4
0,2
0,1
0,3
0,2
Non può
permettersi il
televisore a colori
0,3
0,3
0,2
0,3
0,2
0,3
0,5
0,3
0,2
0,1
0,2
0,2
Non può
permettersi
l’automobile
1,9
1,8
3,1
2,3
2,1
1,9
3,7
2,6
1,1
1,3
2,6
1,7
In condizione di
deprivazione
materiale
In condizione
di grave
deprivazione
materiale
Fonte: Istat, indagine sulle condizioni di vita (Eu-Silc)
20
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Le cifre riportate riflettono non solo l'ulteriore peggioramento
delle condizioni di vita dei redditi più bassi, ma un pericoloso
cedimento nella stabilità finanziaria anche dei ceti medi e persino
medio alti. "Nel 2012 circa il 48 per cento degli individui che cade in
condizione di severa deprivazione materiale proviene dal primo quinto di
reddito equivalente, ma più di un quarto di essi nell’anno precedente si
collocava nei quinti di reddito più elevati (dal terzo in poi)".7
Ci troviamo, quindi, di fronte ad una progressiva diminuzione
dei redditi al consumo, complice anche il dilagare dell’incertezza nel
mercato del lavoro e i tassi di disoccupazione in continua ascesa.
La stessa situazione è fotografata anche dal "47° Rapporto" del
Censis. Lo studio riporta un ulteriore dato: sono quasi 8 milioni le
famiglie che hanno ricevuto dalle rispettive reti familiari una
forma di aiuto nell'ultimo anno, e 1,2 milioni le famiglie che non
essendo riuscite a coprire le spese con il proprio reddito hanno
fatto ricorso a prestiti di amici. Per il 72,8% delle famiglie
un'improvvisa malattia grave o la necessità di significative
riparazioni per la casa o per l'auto rappresentano un serio problema.
Il pagamento di tasse e tributi (24,3%), bollette (22,6%), rate del
mutuo (6,8%) mette in difficoltà una quota significativa di italiani.8
La situazione si presenta ancora più allarmante nel sud del
Paese. L'Italia, infatti, appare tra i sistemi dell'Eurozona quello in
cui più rilevanti sono le disuguaglianze territoriali. In termini di Pil
pro-capite il Centro-Nord, con 31.124 euro per abitante, è vicino ai
valori dei Paesi più ricchi come la Germania dove il Pil pro-capite è
di 31.703 euro. Viceversa, i livelli del Mezzogiorno sono più vicini o
inferiori a quelli della Grecia (il Sud ha meno di 18.000 euro per
abitanti e la Grecia registra 18.500 euro di Pil pro-capite)9.
Istat, Annuario Statistico 2013.
Censis, Rapporto Annuale 2013 - 47° edizione.
9 Censis, La crisi sociale del Mezzogiorno, Ricerca 2013.
7
8
21
La crisi non ha risparmiato, inoltre, i distretti industriali: tra il
2009 e il 2012, in un campione di 56 distretti, il Censis ha stimato
una flessione del numero di imprese pari al 3,8%: circa 2.000 unità
produttive uscite dal mercato nell’arco temporale indicato.
La crisi colpisce soprattutto commercio e turismo. Solo nei
primi otto mesi del 2013 hanno chiuso 50mila imprese, con un
saldo negativo di 20mila esercizi, al netto delle nuove attività
avviate. È il dato allarmante fornito dall’osservatorio di
Confesercenti che segnala 32mila chiusure nel commercio e 18mila
nel turismo. Il fenomeno è diffuso in tutte le città italiane con una
particolare incidenza a Roma, dove si arriva quasi al ritmo di due
chiusure di ristoranti al giorno.
I dati appena riportati costituiscono le variabili dell’usura. In
questo scenario già precario opera il fenomeno e proprio dalle
difficoltà economiche di singoli e operatori economici trae
vantaggio. La criminalità tende a proliferare e l’usura come sua
espressione sempre più redditizia. Le sofferenze finanziarie in
tempi di crisi e in termini di ritardi nei pagamenti, protesti,
fallimenti sono segnali d’allarme.
La recessione e l'incremento della criminalità appaiono, dunque,
in stretta connessione. È quanto emerge da una recente indagine
condotta da Censis e Confcommercio su un campione di 400 imprese
individuate per macro-area geografica, per classe dimensionale e per
settore produttivo. Il 75% del campione è costituito da imprese del
commercio, il restante 25% proviene da altri settori extra-agricoli.10 È
stata così raccolta la percezione degli stessi operatori economici sul
dilagare della criminalità in ambiti imprenditoriali.
I risultati dell’indagine dimostrano che tra gli imprenditori è
molto diffusa la sensazione che la criminalità venga fortemente
alimenta dal persistente ciclo economico negativo.
10
Indagine Censis - Confcommercio sulla crisi economica e la legalità, Cernobbio 2013.
22
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Molto alto appare il numero di imprenditori che considerano
ormai radicate piccole o grandi forme di criminalità, così come di
quanti considerano i fenomeni criminali in aumento.
Alle numerose difficoltà di fare impresa in tempi di crisi sembra
aggiungersi un’ulteriore limite dato dalla crescita della criminalità
nelle sue diverse manifestazioni. Rilevante appare il dato relativo
all’aumento dei fenomeni di usura ed estorsione, confermati da 25
imprenditori su 100 nel primo caso e da 20 su 100 nel secondo.
Circa la metà delle imprese coinvolte ha dichiarato di essere a
conoscenza di casi di usura ed estorsione in cui sono coinvolti
imprenditori del proprio territorio.
Numero di imprenditori che segnala un aumento di reati e
situazioni di degrado sociale nell'area in cui opera
(valori percentuali)
difficoltà/impossibilità a recuperare
crediti per via legale o giudiziaria
36
cambi frequenti di titolari di attività
commerciali che possono far
pensare a riciclaggio
72
37
ricorso a prestatori di denaro diversi
da banche o agenzie finanziarie
52
presenza di criminalità organizzata
Fonte: Indagine Censis-Confcommercio, 2013
Ben 72 imprenditori su 100, hanno sottolineato che uno dei problemi
più difficili da affrontare è dato dagli ostacoli che incontrano nel
recuperare, per vie legali, crediti in sospeso. Ciò risulta imputabile
anche ai tempi troppo lunghi della giustizia ordinaria.
23
Numero di imprenditori che ha percepito un aumento
della criminalità negli ultimi due anni
(valori percentuali)
25
20 15
80
26
36
64
41
45
furti, taccheggio
truffe/raggiri
scippi
danneggiamenti/atti di vandalismo
rapine (a mano armata)
aggressioni, minacce, percosse
usura
estorsioni/racket
incendi dolosi
Fonte: Indagine Censis-Confcommercio, 2013
Tra quanti hanno preso parte all’indagine è diffusa, inoltre, la
convinzione che molti imprenditori facciano ricorso a canali di
credito non ufficiali, molto vicini all’usura (37 imprenditori su 100),
e che nel circuito imprenditoriale operi sempre più la criminalità
organizzata (36 imprenditori su 100). Rilevante appare anche il
dato relativo ai frequenti cambi di titolarità di attività commerciali.
Per 52 imprenditori su 100 tali fenomeni potrebbero nascondere
attività di riciclaggio, a conferma della percezione diffusa di
infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale.
2.2 Indebitamento di famiglie e imprese
La principale conseguenza della crisi economica è quindi il
progressivo impoverimento che conduce alla necessità di accesso
al credito. Questo fenomeno coinvolge tanto le famiglie quanto le
imprese che sempre più spesso in situazioni dettate dalla
24
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
necessità di far fronte alle spese ordinarie si vedono costrette a
fare ricorso a crediti.
La Banca d’Italia conferma che oscilla intorno ai 22.000,00 euro
l’indebitamento medio di ciascuna famiglia italiana, e il dato,
purtroppo, è in continua ascesa.
Si tratta di debiti generati per lo più dall’accensione di mutui
per l’acquisto della casa, dai prestiti per l’acquisto di beni mobili,
dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili e dal
credito al consumo, che rimane la voce più preoccupante perché
segno tangibile della profonda instabilità economica.
Più preoccupante appare il dato relativo all’indebitamento
medio delle imprese che si avvicina ai 180.000 euro; quasi il
doppio dell’ultimo decennio.
L’ultimo studio promosso dall’Eurispes, fornendo i dati del
ricorso al credito degli italiani, ha rilevato che il 35,7% ha chiesto
un prestito bancario negli ultimi tre anni (dato in aumento di 9,5
punti rispetto alla rilevazione 2012). Le categorie più bisognose di
aiuti finanziari sono quelle con contratti a tempo determinato
(atipico o subordinato) e le partita Iva (44,2%), contro il 35,2% dei
lavoratori subordinati a tempo indeterminato.
Il 47,8% dei prestiti riguarda cifre tutto sommato ridotte, e cioè
fra mille e 10mila euro, il 26,9% fra i 10mila e i 30mila euro, il
10,3% arriva a 50mila euro, e il 15,1% fino a 100mila euro e oltre. Il
62,3% dei prestiti, inoltre, è stato chiesto per pagare debiti
accumulati e il 44,4% per saldare prestiti precedentemente
contratti. La fascia d’età con maggiori difficoltà risulta essere
quella compresa fra i 45 e i 64 anni, a seguire ci sono quelli fra i 35
e i 44 anni. E' evidente, dunque, che una percentuale elevatissima
di italiani vivendo in condizione di disagio, non veda altre
soluzioni se non quella di alimentare l’indebitamento.
Al tempo stesso, però, si assiste ad un progressivo ridursi
dell’accesso effettivo al credito. Le banche, infatti, in conseguenza
25
di congiunture economiche come quelle appena esposte tendono a
inasprire le richieste di garanzia a copertura dei debiti, negando di
fatto l’accesso ad una fetta sempre più consistente di singoli ed
operatori economici che la crisi ha declassato ormai a nuovi poveri.
Studi condotti dalla Banca d’Italia affermano che le condizioni
finanziarie delle imprese hanno subito un peggioramento a causa
del calo delle vendite e dell’aumento del costo del denaro. I
bilanci aziendali, resi fragili dal prolungato periodo di debolezza
economica, sono appesantiti da un debito elevato.
La crisi del debito si è trasmessa alle imprese principalmente
attraverso il peggioramento delle condizioni di offerta praticate
dalle banche, con più elevati tassi di interesse e una più severa
selezione della clientela: l’incidenza di imprese che sostengono di
non avere ottenuto l’intero ammontare del credito richiesto ha
raggiunto il livello più elevato dall’inizio della crisi. Le difficoltà
finanziarie delle imprese si sono riflesse nell’aumento delle
inadempienze nel rimborso dei debiti e nella crescita sostenuta
del numero dei fallimenti. Ciò riguarda soprattutto le piccole e
medie imprese, la quasi totalità delle imprese attive in Italia.
Oltre alle difficoltà congiunturali esse si trovano a dover
affrontare le limitazioni di accesso al credito dovute anche
all’entrata in vigore dell’accordo di Basilea2 che ha imposto regole
molto rigide per l’erogazione di crediti da parte degli intermediari
finanziari. Le piccole e medie imprese sono ritenute più vulnerabili,
motivo per cui viene loro attribuito un rating molto basso. La
conseguenza è che il più delle volte, non fornendo garanzie ritenute
sufficienti, si vedono negare ogni richiesta. Ma anche qualora
riescano ad ottenere l’accesso al credito, questo risulta appesantito
da condizioni contrattuali particolarmente gravose.
Le rigide condizioni del credito hanno danneggiato
pesantemente le imprese, tanto che oltre un terzo di quelle che
hanno chiesto nuovi finanziamenti (il 12%) se li sono visti negare.
26
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
A questo peggioramento delle condizioni del credito, che
risultano essere generalizzate per settori di attività ed aree
geografiche, le grandi imprese con acceso diretto ai mercati hanno
reagito ricorrendo alle emissioni obbligazionarie. Per le altre
imprese invece, dipendenti dal canale del credito bancario, il
peggioramento delle condizioni del credito ha determinato seri
danni, tanto che si registra un aumento, al 19,2% sul totale, dei
prestiti bancari che presentano anomalie nei rimborsi. 11
Dalle statistiche ufficiali emerge che la contrazione dei
finanziamenti bancari alle imprese si è intensificata ed ha
interessato tutte le classi dimensionali e le principali aree
geografiche.
Percentuale delle imprese che sperimentano un peggioramento
delle condizioni di accesso al credito per macrosettore
Marzo 2008 – Marzo 2013 (valori percentuali)
Fonte: Istat
Secondo rilevamenti dell’Istat vi è un diffuso peggioramento
delle condizioni di accesso al credito per le imprese, che riguarda
sia il settore manifatturiero che quello dei servizi, confermando
che sono le piccole e medie imprese a vivere la sofferenza
11
Banca d’Italia, La condizione finanziaria delle famiglie e delle imprese, Relazione 2013.
27
maggiore. Anche se la contrazione del credito, rilevata fino a
parte del 2013 ha riguardato tanto le aziende medio-grandi che
quelle di piccole dimensioni. Il livello del debito complessivo
delle imprese è rimasto poco sotto l’80% del PIL.
Fonte: Banca d’Italia
Sos Impresa denuncia che risultano più penalizzate le imprese
con meno di venti addetti, destinatarie del 19% dei finanziamenti
al settore produttivo. Il record negativo spetta alle imprese con un
numero di addetti compreso tra le sei e le diciannove unità;
contrariamente alle aspettative, invece, il maggior contributo alla
crescita delle sofferenze riguarda soprattutto le imprese con oltre
cinque addetti (+17,7% su base annua); per le imprese con meno
di cinque addetti si registra un aumento più contenuto (9,6%),
raggiungendo la quota dell’11% dei prestiti totali; e dunque più
elevata di due punti percentuali rispetto alle imprese maggiori.
Il complesso dei crediti deteriorati (incagli, esposizioni
ristrutturate, esposizioni scadute e/o sconfinate) sono aumentati
in tutti settori economici e, in maniera più significativa, nel
comparto edilizio, raggiungendo il 18% dei prestiti totali12.
12
Sos Impresa, Relazione No Usura Day 2012.
28
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Crescono anche i protesti e le cambiali non pagate. Gli ultimi
dati forniti dal Cerved Group13 rilevano, infatti, tempi che si
dilatano, le imprese ritardatarie diventano sempre più numerose,
e così pure le aziende protestate. La carenza di liquidità è
anzitutto visibile nel monitoraggio effettuato dallo stesso
operatore sui tempi di pagamento delle imprese, con la quota di
"ritardatarie" salita al 7,1%, quasi in linea con i picchi raggiunti
nel 2009. Nei pagamenti è visibile una netta differenziazione dei
comportamenti, con una crescita significativa delle imprese che
saldano con ritardi superiori ai due mesi, ma anche di quelle che
onorano le fatture entro i termini concordati.
Il risultato netto resta tuttavia negativo. Anche se va specificato
che l'industria è mediamente più virtuosa, con una quota di
ritardatari che si riduce al 5,8%, ma all'interno di questo ambito vi
sono settori come largo consumo, mezzi di trasporto e sistema
moda che sfiorano il 7%.
Giorni di pagamento tra le imprese medie ponderate, giorni
termini concordati
gg ritardo
19,1
19,3
19,2
23,2
21,1
60,7
59,8
62
60,6
60,1
2012 1q
2q
3q
4q
2013 1q
Fonte: elaborazione Cerved Group
13
Cerved Group, Osservatorio sui protesti e i pagamenti delle imprese, n.11 giugno 2013.
29
Puntualità delle PMI per macrosettore
Distribuzione delle imprese per ritardi nei pagamenti
puntuali
ritardi entro 60 gg
4,7%
5,1%
8,9%
50,4%
53,5%
44,6%
44,9%
41,4%
46,5%
1q 2012
1q 2013
1q 2012
Industria
ritardi oltre 60 gg
11,0%
9,0%
8,6%
50,1%
53,9%
56,8%
38,9%
37,1%
34,5%
1q 2013
1q 2012
1q 2013
Costruzioni
Servizi
Fonte: elaborazione Cerved Group
Nella relazione del Cerved Group si legge che nel primo
trimestre del 2013 sono aumentati i tempi medi di pagamento
rispetto all’anno precedente (81,2 giorni rispetto ai 79,8 del 2012) e
i ritardi nella liquidazione delle fatture (21,1 giorni a fronte dei
19,1 del 2012).
Giorni di ritardo per regione
43,8
32,9
17,1
22,6
21,2
16,6
14,2
9,6
11,9
14,8
19,8
17,8
13,3
Fonte: elaborazione Cerved Group
30
35,6
31,2
25,5 25,4
24,6
31,2
20,6
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Ancora più ampia è però la differenziazione su base geografica,
dove Nord-Est e Nord-Ovest contengono la quota dei gravi
ritardi al di sotto del 6%, mentre nel Sud si registrano le situazioni
più critiche: in Calabria i pagamenti sono effettuati anche 44
giorni dopo le scadenze concordate, in Sicilia i ritardi si attestano
a 36 giorni, nel Lazio a 33 e in Campania e Sardegna a 31.
Analoga situazione si verifica per i protesti, dove le differenze
geografiche, già ampie, tendono ad allargarsi. Tra gennaio e
marzo del 2013 sono state oltre ventitremila le imprese non
individuali con almeno un protesto. L’aumento riguarda tutti i
settori economici, ma è nell’edilizia che si riscontra la maggiore
diffusione del fenomeno.
Incidenza dei protesti per macro - settore
Imprese non individuali con almeno un protesto
sul numero di imprese operative
picco crisi 2009
1q 2013
1,7%
1,5%
0,9%
1,0%
Industria
0,8%
Costruzioni
0,9%
Servizi
1,0%
0,9%
Altri settori
Fonte: elaborazione Cerved Group
Nei numeri assoluti, aggiungendo al calcolo le ditte individuali,
la situazione è ancora peggiore; ma il dato preoccupante è proprio
quello legato alle realtà più strutturate, dove il livello di protesti è
superiore del 47% rispetto al periodo precedente alla crisi.
Su base geografica, come detto, le situazioni sono molto diverse,
31
con Nord-Est e Nord -Ovest rispettivamente all'1,1% e all'1,5% del
totale, mentre per Sud e Isole l'incidenza delle aziende protestate
sale al 2,9%, e cioè il 50% in più rispetto alla media nazionale.14
La conseguenza più ovvia è che per evitare protesti e fallimenti
le piccole e medie imprese siano costrette a rivolgersi ad
intermediari finanziari, che però, dinanzi al rifiuto di una banca
vengono ricercati altrove.
Un dato che non viene rilevato con facilità. Dall’indagine
promossa dall’Eurispes nel Rapporto Italia 2013, emerge che
rispetto all’intera platea di richiedenti credito, sono meno
numerosi coloro che, non potendo accedere a prestiti bancari,
ammettono di aver chiesto denaro in prestito a privati: il 14,4%, e
comunque, sono più che raddoppiati rispetto al 6,3% rilevato un
anno fa. Questa scelta risulta più frequente al Sud: 19,8% contro il
16,2% delle isole e il 12% di Nord e Centro15.
Si tratta di un evidente segnale di allarme poiché è proprio qui
che si annida l'usura.
In uno studio precedente, lo stesso Istituto, aveva riportato
un’indagine su un campione di circa 1.200 persone. Agli
intervistati veniva chiesto se fossero o meno a conoscenza di
persone che si rivolgono agli usurai per ottenere prestiti. Nel
25,2% la risposta era stata positiva. Più elevata è stata la
percentuale nelle aree meridionali: sopra la media nazionale con
una percentuale di risposte positive del 30,7%, seguite dal 29,1%
del Centro Italia. A sud, inoltre, è risultato più alto il numero
delle mancate risposte (6,6%) rispetto alle altre aree nazionali.16
Il quadro appena riportato offre l’immagine di un Paese in forte
Il Sole 24 Ore, Boom di protesti e ritardi, 13 marzo 2013.
Eurispes, Rapporto Italia, 2013.
16 Eurispes, L’usura: quando il credito è nero – L’IRU (Indice di Rischio Usura) traccia una
mappa dell’Italia, 2010.
14
15
32
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
sofferenza. La situazione peggiora notevolmente quando in capo ad
un unico soggetto, sia esso un nucleo familiare o un operatore
economico, coesistono più debiti. Con i dati appena esposti risulta
evidente che si corre il rischio di passare da una situazione di
indebitamento ad una di sovra indebitamento, che il più delle volte
si trasforma in una vera e propria anticamera dell’usura. La spirale
dei debiti, infatti, non sempre si ferma all’interno dei confini
dell’economia legale, e venendo meno la stabilità del mercato legale,
ogni condizione per cui si necessiti di credito diventa un’opportunità
per il mercato dell’usura di trovare i propri “clienti”.
2.3 L’usura in tempi di crisi
In un quadro di crescente insicurezza, dunque, cresce anche
l’usura. Tuttavia, anche se accomunate dalle condizioni sociali,
sono diverse le motivazioni per le quali molti cadono nelle mani
degli strozzini.
Se fino a qualche tempo fa le vittime o le potenziali vittime erano
prevalentemente persone non capaci di vivere un rapporto
"equilibrato" con il denaro, o incapaci a gestire in modo equilibrato
normali situazioni debitorie, o anche vittime di dipendenze, a
partire da quella del gioco, oggi, invece, si tratta anche, e
soprattutto, di famiglie sovra indebitate, che non riescono più a
gestire i debiti, ma anche operai, impiegati, talvolta professionisti,
quanti hanno perso all'improvviso un lavoro e quindi un'entrata
economica certa, o anche chi è impossibilitato a coprire spese
mediche, o semplicemente affrontare le spese per un divorzio, ecc.
Per le imprese, invece, le situazioni si moltiplicano, passando da
un investimento sbagliato, all’urgenza di pagare fornitori, alla
difficoltà di onorare le scadenze fiscali, fino a vere e proprie crisi
aziendali. In tali situazioni, l’imprenditore deve decidere se uscire
33
definitivamente dal mercato o tentare nonostante le difficoltà di
restarci, ricorrendo però al parallelo mercato occulto.
Come sottolinea Sos Impresa nel suo "XIII Rapporto", la categoria
più colpita dal fenomeno dell’usura è quella dei piccoli commercianti
che operano nella vendita al dettaglio: alimentaristi, fruttivendoli,
gestori di negozi di abbigliamento, fiorai, mobilieri.17 Sono loro a
pagare il prezzo più alto. In gran parte si tratta di persone "mature"
che hanno difficoltà a trovare una nuova collocazione sul mercato
del lavoro e di conseguenza cercano in ogni modo di evitare protesti
o il fallimento della loro attività, e così quando le porte del credito
legale vengono chiuse il ricorso al prestito a nero risulta l’unica
possibile via d’uscita. Ma può anche capitare che ci si rivolga agli
usurai anche per aprire bottega o per avviare un’attività.
Può accadere che ci si rivolga prima a familiari e amici, e questi,
nei casi in cui non siano loro stessi autori d'usura, rimandano ad
altri conoscenti inizialmente ben disposti. Si può, inoltre, chiedere
consiglio ad un collega, ad un imprenditore che ha già fatto
ricorso all’usura, il quale può indicare un nome o un
intermediario a cui rivolgersi. Il suggerimento di un’apparente
soluzione alle proprie difficoltà può far scattare la convinzione
che il ricorso agli usurai sia l’unica strada percorribile per evitare
l’accumularsi delle insolvenze.
Spesso ci si indebita con più usurai per importi differenti e può
capitare che si arrivi a chiedere soldi in prestito proprio per
cercare di estinguere un debito usuraio pregresso fino a che la
situazione non diventa insostenibile.
La crisi e coloro che la subiscono sono anch’essi variabili del
fenomeno. È così che l’usura di realizza in molteplici forme a
seconda del settore d’interesse e delle disponibilità economiche
dello stesso usuraio.
17
Sos Impresa, XIII Rapporto Le mani della criminalità sulle imprese, 2012.
34
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Gli usurai, pronti a fornire la cifra richiesta dietro firme di
cambiali, assegni post datati, non danno quasi mai la cifra pattuita
e cercano sempre maggiori garanzie. Quando rendono
effettivamente disponibile il denaro richiesto pretendono una
percentuale variabile di interessi da restituire contestualmente
alle rate del prestito o come pagamento secondario.
Il piccolo usuraio tende a muoversi nell’ambito del vicinato, tra
le famiglie, e andando incontro alle esigenze di queste ultime. Le
reti organizzate e le mafie soprattutto, puntano a soddisfare le
proprie mire, instaurando rapporti con clienti imprenditori e
commercianti. A seconda delle usure realizzate, naturalmente
cambiano i tassi d’interesse e le garanzie richieste.
Inoltre, la differenza tra usura classica e strutturata in merito alle
dinamiche sociali è sostanziale. Nel caso dell’usura di quartiere
vittima e carnefice condividono uno stesso ambiente sociale e gli
stessi valori, convivono nello stesso spazio sociale. È praticata da un
usuraio parassita il cui unico scopo è quello di lucrare il più possibile
sulle possibilità di liquidità di un singolo, sul rinnovo degli assegni,
fingendo di accontentarsi di un gioiello, un orologio d’oro, per
concedere un proroga al pagamento o un rinnovo.
I capitali d’usura sono generalmente risparmi, liquidità o il
ricavato di piccoli reati.
L’usura strutturata, invece, è praticata da organizzazioni criminali
o mafiose attraverso gruppi costituiti da almeno una dozzina di
partecipanti con compiti definiti.18 Questi chiedono in garanzia
quote di partecipazione delle aziende, procure a vendere,
compromessi di acquisto di case o altri beni, ma anche assunzioni di
personale. Fino ad arrivare a casi in cui l’usuraio “espropria”
l'azienda, ne sottrae la proprietà, lasciando l'usurato come
18
L. Busà, B. La Rocca, L'Italia incravattata. Diffusione territoriale ed evoluzione del
fenomeno usuraio, Ed. Altraeconomia 2010.
35
dipendente a subire i traffici che da quel momento in poi i prestatori
sono liberi di compiere. Puntano alla spoliazione completa delle
vittime e, in alcuni casi, a coinvolgerli in altre pratiche illegali. Quelle
attività commerciali diventano così ottimi strumenti di riciclaggio
per i capitali che provengono da altri reati: gioco d’azzardo,
ricettazione, fino ai proventi del racket e del traffico di droga.
È stato calcolato che in Italia, ogni giorno, l'industria del
riciclaggio produce 410 milioni di euro, 17 milioni all'ora, 285 mila
euro al minuto, 4.750 euro al secondo. Bankitalia stima che
rappresenti da solo il 10% del PIL, attestandosi di poco sopra i
1.500 miliardi di euro. Con un fatturato di 150 miliardi la holding
del riciclaggio è la prima azienda del Paese Italia.19
2.4 L’indice di rischio usura. Tra calcoli e realtà: i rilevatori
sociali
L'usura, si è detto, è un fenomeno tanto diffuso quanto
sommerso, tanto che gli esigui dati delle denunce ne danno un
quadro estremamente inferiore alla sua reale portata numerica.
Per questa ragione e cercando di far emergere l’incidenza sociale
dell’usura, in più studi è stato proposto un metodo di calcolo in
grado di evidenziare la percentuale di "rischio usura" presente
nelle diverse aree territoriali della Penisola.
In questo lavoro abbiamo scelto di porre l’attenzione su tre
studi in particolare, quello proposto da Sos Impresa, quello
elaborato dalla Cgia di Mestre e quello promosso dalla Camera di
Commercio di Roma a cura di Maurizio Fiasco. Il primo considera
un arco temporale di riferimento che comprende 10 anni (con
ultimi dati disponibili riferiti al 2010). Il secondo studio ha, invece,
19
Pietro Grasso e Enrico Bellavia Soldi Sporchi - come le mafie riciclano miliardi e
inquinano l'economia mondiale, Dali editore, 2011.
36
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
cadenza annuale e viene proposto in base alle rilevazioni degli anni
di pubblicazione. L’ultimo concentra l’analisi su dati 2010/2012.
Sos Impresa: QRU – Quoziente Rischio Usura
Sos Impresa prende in considerazione tre tipologie di indicatori:
statistico-penale, economico-finanziario e criminologico.
Il primo indicatore (ISP) fa riferimento alle denunce sulla base
dei dati forniti dall’Istat e dal Ministero dell’Interno.
Suddividendo le denunce per Provincia e individuando un
coefficiente numerico si ricava l’indice del rapporto tra persone
indagate e coinvolte e popolazione residente. Il secondo
indicatore (IEF) considera l’andamento delle sofferenze
bancarie, dei protesti e dei fallimenti, su dati della Banca d’Italia
e Unioncamere, e misura, territorialmente il numero di soggetti
in difficoltà economica e potenzialmente attratti dal credito
illegale. Il terzo indicatore (IPS), infine, analizza la tipologia
delle attività usuraie emerse in un dato territorio e ne definisce
la pericolosità sociale ed economica. In primo luogo vengono
individuate tipologie differenti d’usura, a ciascuna viene
assegnato un coefficiente numerico che tiene conto del numero
delle persone coinvolte, dei tassi d’interesse praticati, dell’entità
dei sequestri patrimoniali, del giro d’affari stimato. Il
coefficiente è stato poi messo in relazione con il numero relativo
alla popolazione residente, per ricavarne il livello di minaccia
per i singoli debitori, famiglie e imprese.
Dai dati elaborati combinando i diversi indicatori è emersa una
classifica decrescente di rischio usura, a partire dalle Province nelle
quali sono più alte le condizioni di rischio, perché più evidenti le
disfunzioni del sistema e più plausibili le condizioni di incontro
della domanda e dell’offerta di credito illegale.
37
INDICE DI PERICOLOSITÀ SOCIALE
1
2
3
4
5
6
7
8
PROVINCE
ISP
IEF
IPS
TOTALE QRU
Pescara
Messina
Siracusa
Catanzaro
Taranto
Latina
Vibo Valentia
Rieti
25,86
22,84
23,37
21,27
19,93
10,97
18,65
17,26
1,21
0,44
-0,21
-0,09
0,78
0,93
0,33
0,37
0,7
2,2
0,3
0,6
1,1
0,7
0,5
0
22,77
24,58
23,72
21,93
21,21
20,6
19,2
17,63
Pescara risulta la città italiana a maggiore rischio usura, seguita
da due città siciliane, Messina e Siracusa. Nella classifica delle
città a rischio si trovano anche due città calabresi, Catanzaro e
Vibo Valentia. Taranto per la Puglia e Latina e Rieti come città
laziali maggiormente esposte al rischio usura.
Associazione Artigiani e Piccola Impresa Cgia di Mestre: IRU –
Indice Rischio Usura
Una classificazione differente emerge, invece, dallo studio
promosso dalla Cgia di Mestre. L’associazione di piccoli artigiani
conduce un’analisi del rischio usura da ormai 15 anni. Il calcolo è
realizzato su base regionale, quantificando l’indice del rischio
usura attraverso il confronto tra 8 indicatori regionalizzati:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
il tasso di disoccupazione
i fallimenti
i protesti
i tassi di interesse applicati
le denunce di estorsione
le denunce di usura
il numero di sportelli bancari
il rapporto tra sofferenze ed impieghi registrati negli istituti di credito.
38
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
In pratica è stato individuato l’indice del rischio usura
attraverso la combinazione statistica di tutte quelle situazioni
potenzialmente favorevoli alla diffusione dello strozzinaggio.
Attraverso l’analisi combinata degli indicatori si è cercato di
dimensionare l’emergenza usura e la sua incidenza nelle aree più
deboli del Paese. Nel quadro emerso per il 2012, la Campania, la
Basilicata, il Molise, la Calabria, la Puglia e la Sicilia sono le
Regioni dove l’espansione di questo drammatico fenomeno ha
raggiunto livelli molto preoccupanti.
Tra il maggio del 2012 e lo stesso mese di quest’anno, la
riduzione nell’erogazione dei crediti ha interessato soprattutto la
Calabria (-4,3%, pari ad una variazione di -374 milioni di euro), la
Basilicata (-4,2% che corrisponde a -102 milioni), la Sicilia ed il
Molise (entrambe con -2,7% ed una contrazione rispettivamente
di 789 e di 40 milioni di euro) e la Campania (-2,6% con un monte
impieghi che è diminuito di 794 milioni di euro). Dei 5 miliardi di
euro in meno che in questo ultimo anno sono stati concessi alle
famiglie italiane, quasi 3 (pari al 59% del totale) sono stati tagliati
proprio al Mezzogiorno.
Fonte: CGIA di Mestre, 2012
39
Come evidenziano gli analisti della Cgia, “nelle aree dove ci sono più
disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiori sofferenze, pochi sportelli
bancari e tanti protesti, la situazione per quanto riguarda il rischio usura è
decisamente a rischio”20.
Rispetto ad un indicatore nazionale medio stabilito dagli
esperti della Cgia pari a 100, la situazione più critica si presenta in
Campania: l’indice del rischio usura risulta infatti pari a 169,2
(ossia il 69,2% in più della media Italia), in Basilicata si attesta al
159,2 (59,2% in più rispetto alla media Italia), in Molise si ferma a
153,1 (53,1% in più della media Italia), in Calabria a 150,4 (50,4%
in più della media nazionale) e in Puglia il livello si attesta a
quota 139 (39% in più della media Italia).
REGIONI
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
20
INDICE RISCHIO USURA
Campania
Basilicata
Molise
Calabria
Puglia
Sicilia
Abruzzo
Lazio
Sardegna
Umbria
Marche
Toscana
Piemonte
Lombardia
Liguria
Emilia-Romagna
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Valle d'Aosta
Trentino-Alto Adige
ITALIA
169,2
159,2
153,1
150,4
139,0
137,9
130,6
114,9
107,4
103,0
101,0
87,4
84,6
81,9
78,2
77,2
73,4
69,7
57,6
49,2
100
LIVELLO
Molto alto
Molto alto
Molto alto
Molto alto
Alto
Alto
Alto
Medio
Medio
Medio
Medio
Medio
Medio
Medio
Basso
Basso
Basso
Basso
Molto basso
Molto basso
Cgia Mestre, Allarme credito: crollano i prestiti al Sud, aumenta l’usura, Rapporto e
calcolo dell’Indice Rischio Usura per il 2012.
40
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Indice
generale
159,4
112,2
106,8
151,9
131,2
117,6
132,2
162,7
78,6
114,3
99,7
83,5
57,5
92,4
48,3
60,0
42,2
39,2
42,6
20,6
100
Denunce
estorsioni
130,5
121,9
135,3
134,9
127,5
116,4
127,5
103,7
132,3
128,3
121,6
102,2
104,5
77,3
107,1
111,2
125,3
118,6
114,9
110,0
100
Denunce
usura
191,5
133,2
121,8
219,9
159,5
158,4
108,3
114,3
137,8
89,0
72,4
83,0
92,0
83,7
96,5
69,9
75,7
73,4
71,0
57,1
100
Procedure
concorsuali
166
241,7
228,8
181,0
142,9
170,4
154,5
65,2
158,4
115,8
148,2
129,6
94,8
79,5
86,4
96,6
109,7
90,1
75,7
63,0
100
Protesti
Tassi
interessi
180
135,4
112,2
180,4
146,7
174,1
101,2
100,5
145,2
91,5
85,2
72,8
86,0
69,9
76,0
66,2
61,3
63,6
66,8
47,8
100
Sportelli
bancari
Tasso disoc.
Campania
Basilicata
Molise
Calabria
Puglia
Sicilia
Abruzzo
Lazio
Sardegna
Umbria
Marche
Toscana
Piemonte
Lombardia
Liguria
Emilia-Rom.
Veneto
Friuli V.G.
Valle d'Aosta
Trentino A.A.
ITALIA
Sofferenze/
Impieghi
Regione
Mentre i dati confermano un consolidamento del rischio usura
nelle realtà del profondo Sud, la situazione appare relativamente
più tranquilla a Nord.
144,9
90,2
77,2
107,8
96,9
129,9
89,6
158,9
80,7
125,4
98,9
88,1
65,4
98,7
83,1
67,2
69,7
100,5
43,6
36,3
100
194,2
320,0
317,3
94,4
157,1
114,0
215,5
105,1
70,5
37,5
98,2
54,3
99,1
66,1
51,7
80,9
52,4
27,4
0,0
17,0
100
187,3
119,2
125,1
132,7
149,7
122,8
115,6
108,9
55,2
82,2
83,8
85,4
77,4
87,7
76,4
65,4
50,8
45,1
46,5
42,1
100
169,2
159,2
153,1
150,4
139,0
137,9
130,6
114,9
107,4
103,0
101,0
87,4
84,6
81,9
78,2
77,2
73,4
69,7
57,6
49,2
100
Fonte: Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati ISTAT, Banca d’Italia e Infocamere
LEGENDA:
1) Tasso di disoccupazione = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra persone in
cerca di lavoro e totale forza lavoro
2) Sofferenze/Impieghi = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra sofferenze
bancarie e impieghi
3) Sportelli bancari = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra la popolazione di età
da 15 anni in su e gli sportelli bancari
4) Tassi interesse = Indice regionale con Italia base 100 dei tassi attivi applicati alla clientela
ordinaria
5) Protesti = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra i protesti e la popolazione di
età dai 15 anni in su
6) Procedure concorsuali = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra imprese
sottoposte a "procedura concorsuale" e il numero di imprese attive
7) Denunce usura = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra denunce di usura e
popolazione di età dai 15 anni in su
8) Denunce estorsione = Indice regionale con Italia base 100 del rapporto tra denunce di
estorsione e popolazione di età dai 15 anni in su.
41
La realtà meno ‘esposta’ a questo fenomeno è il Trentino Alto
Adige, con un indice del rischio usura pari a 49,2 (50,8% in meno
della media nazionale). Seguono la Valle d’Aosta, con 57,6 (42,4%
in meno della media Italia) e il Friuli Venezia Giulia, con un indice
del 69,7 (30,3% in meno della media nazionale). Il Piemonte però è
la realtà geografica del Nord con l'indice di rischio più alto (84,6).
Maurizio Fiasco per la Camera di Commercio di Roma:
Indebitamento patologico e credito illegale, l’esposizione al rischio
d’ indebitamento e usura
Di rischio usura si parla anche nello studio condotto da
Maurizio Fiasco e promosso dalla Camera di Commercio di
L’analisi
dettagliata
riguarda
il
progressivo
Roma21.
impoverimento di famiglie e imprese e il conseguente
indebitamento. Quando l’indebitamento assume dimensioni non
più sostenibili si rende sempre più concreto il pericolo di finire
nelle reti usurarie. La ricerca si propone quindi di calcolare un
indice di esposizione al rischio di indebitamento patologico e
usura per le singole province italiane. L’analisi è stata condotta
prendendo in considerazione quattro tipi di indicatori: di
rilevanza finanziaria, sociale, economica e criminologica, ciascuno
dei quali basato su ulteriori indicatori ritenuti particolarmente
idonei a tracciare un quadro attento del livello di esposizione per
singola provincia.
Più nel dettaglio, lo studio ha considerato i seguenti indicatori:
1. Indicatori finanziari: Finanziamenti accordati; Finanziamenti
utilizzati; Sofferenze bancarie.
21
Maurizio Fiasco (a cura), Indebitamento patologico e credito illegale, Camera di
Commercio di Roma, 2013.
42
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
2. Indicatori sociali: Indice di dotazione di infrastrutture sociali
(italia=100); Infortuni sul lavoro denunciati su 100.000 abitanti;
Indice di inserimento occupazionale (stranieri); Indicatore di
lavoro in proprio (% stranieri su totale imprenditori); Indice di
coerenza tra reddito e consumi; percentuale di spesa per gioco su
reddito disponibile.
3. Indicatori economici: Imprese in fallimento su 1.000 imprese
registrate; Imprese commerciali su 100 imprese attive; Persone in
cerca di occupazione su 100.000 abitanti; numero di protesti su
100.000 abitanti; Imprese in fallimento su 1.000 imprese cessate;
Valore aggiunto pro capite; Tasso di disoccupazione totale 15-64
anni.
4. Indicatori criminologici: Rapine; Estorsioni; Usura; Associazione
per delinquere; Riciclaggio e impiego di denaro; Danneggiamento
seguito da incendio; Associazione di tipo mafioso.
Dalla combinazione degli indicatori considerati si giunge alla
formulazione di un ranking complessivo che offre un quadro
dettagliato dell’esposizione al rischio di indebitamento e usura
sul territorio. Di seguito verranno riportati i dati riguardanti le 25
province che risultano maggiormente esposte al rischio.
43
Prime 25 Province per grado di esposizione
al rischio d’indebitamento e usura
(i punteggi assegnati indicano una maggiore esposizione
per i valori inferiori)
1
Napoli
195
2
Caserta
198
3
Reggio Calabria
204
4
Caltanissetta
208
5
Trapani
211
6
Vibo Valentia
216
7
Salerno
222
8
Catania
222
9
Messina
232
10
Crotone
234
11
Taranto
241
12
Latina
243
13
Brindisi
244
14
Sassari
246
15
Foggia
247
16
Frosinone
248
17
Palermo
249
18
Cosenza
250
19
Campobasso
252
20
Benevento
257
21
Agrigento
257
22
Siracusa
261
23
Bari
264
24
Catanzaro
266
25
Avellino
267
Come si evince dai dati appena riportati, le 25 province più
esposte al rischio, ultime nella classifica completa, sono tutte
44
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
province del Mezzogiorno. Le regioni maggiormente coinvolte sono
la Campania e la Calabria con tutte le province coinvolte. La Sicilia
con sette delle sue nove province e la Puglia in cui maggiormente
esposte risultano essere le province di Taranto, Brindisi, Foggia e
Bari. Latina e Frosinone le province più esposte nel Lazio. Lo studio
evidenzia, inoltre, come siano situate tutte a Nord le province in cui
il rischio risulta minore, prima tra tutte Bolzano, cui seguono nelle
prime posizioni, Sondrio, Cuneo, Belluno e Trento. Il quadro che
emerge è quello di un’Italia nettamente divisa in due: tra i territori
del Nord considerati meno esposti e quelli del Sud in cui i valori del
rischio si fanno via via più allarmanti.
Sotto il profilo della divisione territoriale i risultati dei tre studi
proposti risultano concordi. Il calcolo dell’indice di rischio usura
condotto attraverso indicatori differenti, anche se inseriti in macro
aree d’indagine molto vicine tra loro, attestano una maggiore
pericolosità di cadere vittime d’usura per le regioni e province del
Mezzogiorno. Sono tutte meridionali, infatti, le province considerate
a maggior rischio dai tre studi. Variano di poco i risultati, ma per
esempio la provincia di Latina compare sia nello studio di Sos
Impresa che in quello promosso dalla Camera di Commercio di
Roma che, inoltre, all’esposizione al rischio indebitamento e usura
della regione Lazio dedica un approfondimento. Lo stesso si può
dire per le province calabresi di Catanzaro e Vibo Valentia, Messina
e Siracusa per la Sicilia. Non compare, invece, tra le prime 25
province a rischio individuate dall’ultimo studio citato, la provincia
di Pescara (con punteggio 285) che risulta, invece, essere la prima
per esposizione nello studio di Sos Impresa.
Ulteriori raffronti possono essere condotti tra lo studio
sull’indebitamento patologico e quello effettuato dalla Cgia di
Mestre, seppure il primo opera su un livello provinciale e il secondo
su base regionale. Tuttavia, se si considera il numero di province
esposte per singole regioni, si può affermare che la Campania e la
45
Calabria risultano in entrambi gli studi tra le regioni in cui è più
evidente l’esposizione al rischio usura. Nell’elenco di regioni
pubblicato dalla Cgia di Mestre la Calabria è al quarto posto appena
dopo il Molise. Seguono Puglia e Sicilia. Nell’elenco di province
esposte secondo l’ultimo studio riportato, tali regioni sono tutte
coinvolte. Il dato discordante riguarda, invece, la regione Basilicata
che risulta essere la seconda regione più esposta al rischio secondo
gli analisti della Cgia, mentre nessuna delle due province lucane
compare tra le 25 più esposte nella seconda analisi. Le province di
Potenza e Matera risultano avere un punteggio rispettivamente di
312 e 315, collocandosi ad un po’ di distanza dalle prime.
È importante ricordare però che nella classificazione proposta
dall’ultimo studio, le province italiane tutte, si differenziano una
dall’altra per pochissimi punti assegnati. Le uniche province che si
staccano nettamente dalle altre sono Bolzano (1.000) e Sondrio (803).
Per le altre si va da un raking di 195 per Napoli a 535 per Cuneo. Si
può, quindi, affermare che nonostante l’apparente divisione
territoriale Nord/Sud della Penisola, le situazioni di sofferenza sono
diffuse così quanto il rischio di divenire vittime d’usura.
46
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
I dati dell’usura: i numeri sommersi
3.1 L’usura e il mondo produttivo
Le imprese sono sempre più nelle mire degli usurai. Il numero
di imprenditori e commercianti coinvolti nel fenomeno cresce
costantemente, così come cresce, purtroppo, il numero delle
cessazioni di attività a causa dell’usura. Siamo evidentemente di
fronte ad uno scenario che si allontana dalle statistiche ufficiali.
Le Associazioni di categoria che monitorano le condizioni delle
imprese e i centri antiusura, osservatori privilegiati del fenomeno,
forniscono dati allarmanti di fronte ai quali le denunce si rivelano
in tutta la loro insufficienza nel dimensionare il fenomeno.
Secondo i dati forniti da Sos Impresa, la categoria più colpita è
quella dei commercianti e dei piccoli artigiani, almeno il 60% dei
casi d’usura che coinvolge le imprese. È possibile stimare il
numero dei commercianti coinvolti in rapporti usurari in non
meno di 200.000 unità.
Inoltre poiché ciascuno, s’indebita con più strozzini le posizioni
debitorie si moltiplicano superando le 600.000 unità, ma ciò che è
più preoccupante è che in almeno 180.000 casi sono con
associazioni per delinquere di tipo mafioso finalizzate all’usura.22
22
200.000
•commercianti sotto usura
600.000
•esposizioni debitorie
40.000
•usurai in attività
Sos Impresa – Confesercenti, Insieme per rompere la solitudine, Relazione – No Usura
Day 2012.
47
È, inoltre, plausibile stimare l’immenso ammontare dei
proventi d’usura pagato dai commercianti, in non meno di venti
miliardi di euro.
In poco più di dieci anni il numero degli usurai è cresciuto fino
ad arrivare ad oltre 40.000. Nella maggior parte dei casi si tratta di
soggetti noti all’Autorità Giudiziaria. Questo dato vede crescere
sempre di più la presenza di un’usura di mafia, con la crescita di
affiliati o quantomeno vicini ai clan mafiosi.
Analizzando più nel dettaglio i dati riportati da Sos Impresa,
emerge che su base regionale i commercianti coinvolti risultano
più numerosi in Campania, circa 32.000. Se poi si prende in
considerazione la percentuale dei commercianti coinvolti in giri
usurai, salta al primo posto il Lazio.
Regioni
Campania
Lazio
Sicilia
Puglia
Lombardia
Calabria
Piemonte
Emilia Romagna
Toscana
Abruzzo
Liguria
Basilicata
Molise
Altre
TOTALE
Commercianti
coinvolti
32000
28000
25000
17500
16500
13000
9500
8500
8000
6500
5700
3000
2300
24500
200000
Percentuale
Giro d’affari in
sul totale attivi miliardi di Euro
32%
34,8%
29,2%
19.2%
12,5%
34%
11,2%
8,6%
10,6%
25,2%
12%
18,7%
28%
19,2%
100%
2,8
3,3
2,5
1,5
2
1,1
1,1
0,95
0,9
0,5
0,6
0,27
0,18
2,3
20
Fonte: Rielaborazione Sos Impresa su dati ISTAT
Nel Lazio sono 28.000 i commercianti colpiti dall’usura, pari a
quasi 35% delle attività economiche attive nella regione, per un giro
d’affari stimato in 3,3 miliardi di euro. Roma, in particolare, è da
48
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
decenni il luogo per eccellenza dell’usura. Nella Capitale si
riescono a trovare tutte le fenomenologie fino ad oggi note del
sistema: dal singolo usuraio, pensionato o libero professionista, alle
bande di quartiere, dalla criminalità organizzata alle finanziarie
degenerate. Nella classifica pubblicata da Sos Impresa segue, con
13.000 commercianti coinvolti, pari al 34% degli attivi, la Calabria.
Critiche anche le situazioni della Sicilia (29,2%), il Molise (28%)
l’Abruzzo (25,2%) la Puglia (19,2%), il Molise (18,7%).
Secondo un’elaborazione della Confesercenti, dal 2010 al 2012,
sono state oltre 245.000 le attività commerciali al dettaglio, della
ristorazione e dei piccoli artigiani costrette a chiudere. Di queste
almeno il 40% deve la sua cessazione all’aggravarsi di problemi
finanziari, a un forte indebitamento e all’usura.
Molto spesso, inoltre, anche i tentativi di salvare la propria
attività avvengono in un contesto di marginalità economica in cui
l’usura garantisce la sua presenza.
Non tutte le attività chiudono definitivamente. Alcuni tentano
di intraprendere un’attività diversa, spostandosi verso un altro
settore commerciale, cambiando la propria ragione sociale. Altri
provano ad intestare l’attività a figli o altri familiari pur di evitare
l’uscita dal mercato. Si tratta di cittadini che non godono di
accesso al credito legale, o peggio, ne sono stati espulsi.
I dati fino ad ora riportati indicano l’esistenza di una vera e
propria società invisibile, che troppo spesso sfugge alle
rilevazioni statistiche, finendo per alimentare, con considerevoli
traffici di denaro, un mercato parallelo.
3.2 Uno spaccato del fenomeno: l’esperienza della Fondazione
Interesse Uomo
La Fondazione antiusura Interesse Uomo dopo dieci anni di
attività sul territorio della Provincia di Potenza e con quasi 2.000
49
persone incontrate, opera sull’intero territorio nazionale dal 2012
attraverso gli sportelli “SOS Giustizia” di “Libera. Associazioni,
nomi e numeri contro le mafie”.
Nelle pagine successive saranno presentati i dati fino ad ora
raccolti attraverso l’incontro e l’ascolto delle vittime d’usura. Si
intende in tal modo offrire uno spaccato del fenomeno, che
nonostante i limiti dati dal breve periodo di attività nazionale, già
possono fungere da spunto di riflessione.
I dati raccolti si riferiscono al 2012 e al 2013. Provengono in
parte dagli sportelli “SOS Giustizia” e in parte dalla stessa
Fondazione. Sono state 238 le persone a rischio usura e già vittime
di usura incontrate negli ultimi due anni. Di seguito verrà posta
l’attenzione sui soli casi di usura.
Le vittime sono in gran parte uomini, circa il 77% del campione
considerato, anche se appare rilevante il 23% di vittime femminili,
per lo più interessate dal fenomeno congiuntamente alle proprie
reti familiari. Non mancano, comunque, casi di imprenditrici o
libere professioniste che cadono nelle maglie dell’usura.
Le vittime d'usura
23%
Uomini
77%
Donne
La distinzione per area geografica di provenienza evidenzia una
maggiore concentrazione delle vittime incontrate a Sud (67%),
percentuali molto ravvicinate tra loro forniscono i dati della presenza
dei casi d’usura intercettati a Nord (18%) e Centro Italia (15%).
50
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Area geografica
Nord 18%
Centro 15%
Sud e Isole
67%
Il prestito a nero risulta nel 47% dei casi destinato a coprire
sofferenze economiche riconducibili alle imprese o alle attività
commerciali per pagare fornitori, in alcuni casi per sopperire a
delle perdite economiche o ancora per riconvertire l’attività e per
aiutare i figli ad avviarne una. Nel 30% dei casi, il ricorso
all’usura è dovuto a situazioni familiari. La gran parte delle storie
d’usura rientranti in questa percentuale è generata da varie
esigenze economiche. Si tratta di casi di forte sovra
indebitamento, famiglie che non riescono a coprire le spese per il
mutuo o per finanziarie. In molti casi l’esposizione è tale da
necessitare il ricorso a debiti ulteriori per coprire i pregressi. Il
restante 23% riguarda i casi in cui le vittime non hanno fornito
informazioni chiare sulla destinazione del prestito.
Destinazione del prestito d'usura
24%
31%
Famiglie
Imprese e Attività
commerciali
45%
Non Specificato
51
Al di là della destinazione ultima del prestito, le cause che ne
generano la necessità di accesso sono le più varie. Le percentuali
più alte riguardano le cause riferibili alla gestione dell’impresa
(33%), la gestione economica familiare (22%) e la gestione
dell’attività commerciale (14%) e i debiti pregressi (12%).
Seguono, poi, con percentuali inferiori le cause riferibili alla
disoccupazione della vittima (6%), gioco e dipendenze di diversa
natura (5%) e la necessità di coprire spese mediche per una
malattia (2%). Resta un ulteriore 6% di casi che riguardano altri
tipi di ragioni come l’acquisto di un’automobile o la
ristrutturazione dell’appartamento o anche un improvviso
cambiamento nella gestione familiare.
Principali cause di ricorso all'usura
Disoccupazione
6%
Gestione economica
familiare
23%
Debiti pregressi
12%
Altro
6%
Gestione
dell'attività
commerciale
14%
Gioco d'azzardo e
dipendenze
4%
Spese mediche
2%
Gestione
dell'impresa
33%
Per quanto riguarda le denunce, i dati a disposizione
evidenziano una buona percentuale di quanti hanno deciso di
denunciare gli usurai. Il 44% di coloro che si sono rivolti alla
Fondazione l’hanno fatto dopo aver denunciato. Il più delle volte
per ricevere assistenza nella fase post denuncia, aiuto nell’accesso
52
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
ai fondi previsti dalla legge per le vittime, consulenza legale o
anche solo per chiedere informazioni sull’iter post denuncia. Il
18% delle vittime incontrate, invece, è stato accompagnato alla
denuncia. Il più delle volte si tratta di persone spaventate e
disperate che vanno aiutate a capire l’importanza della denuncia.
Infine, il 38% delle vittime incontrate ha deciso di non denunciare
e il più delle volte si è limitato soltanto ad un primo contatto con
la Fondazione.
Denunce
Vittime che sono state
accompagnate alla denuncia
18%
39%
Vittime che hanno denunciato
prima di rivolgersi alla
Fondazione
43%
Vittime che non hanno
denunciato
Le tipologie del reato incontrate sono per lo più riconducibili
all’usura classica (44%), in cui l’usuraio condivide lo stesso
ambiente delle vittime, spesso è un parente, un collega o un vicino.
Alle volte l’usura è operata da piccoli delinquenti, in là negli anni
che tendono a lucrare sulle vittime. Nel 32% dei casi, invece, si è
incontrata l’usura organizzata, compiuta da una rete criminale
locale e in alcuni casi legata a clan mafiosi. Alcune delle vittime
incontrate hanno collaborato con la propria denuncia ad avviare
indagini che hanno portato alla luce reti usuraie operanti sul
territorio. Un ulteriore 5% di casi riguarda l’usura bancaria. Il 19%
invece non è specificato poiché le notizie fornite dalle vittime non
hanno permesso di identificare con chiarezza il tipo di usura subita.
53
Tipologia di usura
Usura di quartiere
19%
5%
Usura organizzata
45%
Usura bancaria
31%
Non Specificato
Le storie d’usura incontrate disegnano un quadro entro il quale
l’usura di vicinato, la piccola usura miete ancora le sue vittime.
Cresce al tempo stesso l’usura organizzata, e ancor più quella di
mafia, e inevitabilmente cresce anche il numero delle sue vittime
preferenziali: gli imprenditori e i commercianti. Chi tra loro
decide con coraggio di uscire dal silenzio, dà spesso l’avvio con la
propria denuncia ad operazioni delle forze dell’ordine che
possono portare alla luce le ramificazioni dell’usura sul territorio.
3.3 I dati ufficiali: le denunce
L’analisi del fenomeno da un punto di vista quantitativo è
quanto di più marginale e difficile si possa evidenziare in merito
all’usura. Una delle caratteristiche del fenomeno è, come già
ricordato, il suo vivere e proliferare nel silenzio. Le fonti ufficiali
che ne attestano la presenza riguardano principalmente le
denunce. I numeri che emergono sono però talmente esigui da
rischiare di sottostimare il fenomeno.
Dal 1996, anno di emanazione della legge antiusura, ad oggi i
dati parlano di un progressivo calo delle denunce, salvo una lieve
54
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
ripresa nel periodo più recente. Al ridursi delle denunce
corrisponde, però, un aumento del numero delle persone
denunciate a conferma della sempre maggiore strutturazione del
fenomeno che oramai vede agire reti organizzate composte da
persone a vario titolo coinvolte nel reato. Sempre più spesso è
proprio la denuncia nei confronti di un singolo usuraio a far
scattare indagini dalle quali emerge la rete di criminali coinvolti.
Ponendo l’attenzione sul dato relativo al numero delle denunce
pubblicato annualmente dal Ministero dell’Interno e dall’Istat, in
riferimento al periodo compreso tra il 2009 e il 2012 (ultimo dato
consolidato disponibile), si può osservare una progressiva
diminuzione delle denunce che soltanto nel corso dell’ultimo anno
di riferimento sembra invertire tale tendenza. In numeri assoluti si
è passati dai 464 delitti denunciati nel 2009 ai 405 del 2012.
Numero di delitti denunciati all'Autorità Giudiziaria
dalle Forze di Polizia
500
464
450
405
374
400
352
350
300
250
200
150
100
50
0
2009
2010
2011
Fonte: dati Ministero dell’Interno ed elaborazioni Istat
55
2012
Se poi i dati vengono scomposti su base territoriale appare
evidente che il maggior numero di delitti denunciati si registrano
nell’area meridionale della Penisola. Segue poi il Nord mentre i
numeri tendono a ridursi nelle aree del Centro e delle Isole.
Pur trattandosi di dati numerici poco consistenti si può notare
come per le aree del Sud, Nord e Centro Italia si sia verificata una
costante diminuzione che sembra si interrompa solo per l’ultimo
anno considerato. Anche se è importante specificare fin d’ora che
non per tutte le regioni considerate all’interno di tali aree vi è la
stessa incidenza del fenomeno. Per quanto riguarda l’area
insulare del Paese invece la situazione appare piuttosto costante,
sia da un punto di vista numerico che di territori effettivamente
coinvolti poiché, come si dirà in seguito, le denunce riguardanti
tale area sono quasi del tutto registrate nella regione Sicilia.
200
181
180
160
140
120
Nord
158
146
137
135
135
124
Centro
108
106
100
80
71
67
58
60
42
42
Sud
45
40
40
20
Isole
0
2009
2010
2011
Fonte: dati Ministero dell’Interno ed elaborazioni Istat
56
2012
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
200
180
160
140
120
100
80
60
40
20
0
2009
2010
2011
2012
Nord
135
124
108
135
Centro
106
71
58
67
Sud
181
137
146
158
Isole
42
42
40
45
Fonte: elaborazione su dati Ministero dell’Interno
Analizzando più nel dettaglio la situazione che emerge dai dati
ufficiali per l’anno 2012, si può procedere ad un’analisi su base
territoriale. Nel 2012 le denunce per i delitti d’usura hanno subito
un lieve aumento rispetto agli anni precedenti. 405 rispetto ai 352
del 2011 con un incremento percentuale pari al 15,06.
Se dai numeri assoluti si passa a quelli relativi alle singole aree
territoriali, si può procedere ad un raffronto tra regioni.
Nell’area del Nord Italia le 135 denunce per il delitto d’usura
sono così ripartite: 52 casi sono stati rilevati in Lombardia, 28 in
Piemonte e 26 in Emilia Romagna. Seguono le denunce raccolte
nelle regioni del Veneto (18), Liguria (6), Friuli Venezia Giulia (3),
Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta (1).
Italia Settentrionale
26
28
3
1
18
1
6
52
57
Piemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Liguria
Trentino A. A.
Veneto
Friuli V. G.
Emilia Romagna
La situazione dell’Italia Centrale appare fortemente
disomogenea. Oltre metà dei 67 delitti d’usura denunciati dalle
Forze di Polizia sono concentrati nella regione Lazio (34), cui
segue la Toscana (23). Numericamente inferiori risultano essere i
delitti d’usura denunciati nelle regioni Marche e Umbria,
entrambe con 5 casi individuati.
Italia Centrale
23
Toscana
Marche
34
Umbria
5
Lazio
5
La situazione dell’Italia Meridionale, in cui il numero dei delitti
d’usura denunciati risulta essere maggiore rispetto alle altre aree
del Paese (158), appare così suddivisa: la Campania è la regione
con il maggior numero di denunce (73), seguono la Puglia (39) e
l’Abruzzo (28). Risultano inferiori i dati provenienti da Calabria
(12), Molise (3) e Basilicata (3).
Italia Meridionale
3
12
Abruzzo
28
3
39
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
73
58
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Dei 45 delitti denunciati nell’area insulare dell’Italia nel corso
del 2012, la percentuale più rilevante si trova in Sicilia con ben 40
casi ai quali si aggiunge un più contenuto dato proveniente dalla
Sardegna (5).
Italia Insulare
5
Sicilia
Sardegna
40
Raffrontando questi dati con i più recenti numeri forniti dalla
Direzione Investigativa Antimafia, relativi al primo semestre del
201323, si nota in alcune particolari aree del paese una crescita dei
casi segnalati sulla base dei dati delle denunce e delle successive
operazioni antiusura. Sono poco più di duecento i fatti reato
individuati da gennaio a giugno dell’anno considerato.
Le segnalazioni, ripartite per regioni, evidenziano in alcuni casi
un’inversione di tendenza rispetto ai periodi precedenti. Mentre
in numeri assoluti sembra vi sia un incremento dei casi d’usura
accertati rispetto al 2° semestre del 2012, la situazione a livello
regionale mostra situazioni tra loro molto diverse.
23
Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e i risultati
conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, 1° semestre 2013.
59
USURA/REGIONE (Fatti Reato)
44
43
39
30
24
29
23
22
21
20
1818
16
17
19
1717
14
12
8
15
13
14
12
9
9
5
9
5
4
2
1° semestre 2013
7
6
3
4
5
3
2° semestre 2012
3
2
1
2 2 2
1 1
4
3
11
0
1
33
2
0
1
1
0 0 00
00
1° semestre 2012
1° e 2° semestre 2012 – dati consolidati – Fonte StatDel Ministero dell’Interno – Dipartimento della P.S.
1° semestre 2013 – dati non consolidati – Fonte FastDI – Ministero dell’Interno – Dipartimento della P.S.
In particolare emerge un notevole aumento dei casi segnalati in
Sicilia, 44 solo nei primi sei mesi del 2013 a fronte dei 40 casi
dell’intero anno precedente. Una crescita dei casi d’usura si
desume anche dal dato riportato per la regione Emilia Romagna: 39
denunce mentre nel corso del 2012 ne sono state raccolte solo 26.
Più contenuto appare l’incremento per le regioni Marche, Friuli
Venezia Giulia e Molise. Nelle altre regioni non si registrano
variazioni rilevanti rispetto all’andamento medio dei casi noti del
fenomeno, fatta eccezione per le regioni Lombardia, Campania e
Calabria in cui i dati risultano in progressiva diminuzione.
60
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
In linea con le rilevazioni degli anni precedenti appare la
classificazione delle categorie di vittime del fenomeno usuraio.
Secondo i dati riportati, l’attività usuraria ha coinvolto in gran
parte privati cittadini, subito seguiti dalla categoria dei
commercianti e degli imprenditori. In misura minore, poi, i liberi
professionisti.
USURA/OBIETTIVO (Fatti Reato)
136
103
86
57
54
39 39 36
38
7
PRIVATO CITTADINO
IMPRENDITORE
1° semestre 2013
COMMERCIANTE
2° semestre 2012
4
9
LIBERO
PROFESSIONISTA
1° semestre 2012
Dati non consolidati – Fonte FastDI – Ministero dell’Interno – Dipartimento della P.S.
L’analisi della situazione rilevata dalla DIA relativa alla
provenienza delle persone denunciate e/o arrestate nell’arco
temporale preso in considerazione rende in maniera evidente
come il numero delle persone coinvolte nel reato d’usura sia in
primo luogo ben più consistente del numero dei fatti reato
individuati e quanto sia massiccia la presenza di cittadini italiani
tra gli autori del reato d’usura, circa il 94% del totale (608 solo nei
primi sei mesi del 2013 a fronte dei 551 segnalati per il semestre
precedente.
61
USURA nr. Persone denunciate/arrestate – 1° semestre 2013
4
30
5
ITALIANI
IGNOTI
COMUNITARI
EXTRACOMUNITARI
569
Dati non consolidati – Fonte FastDI – Ministero dell’Interno – Dipartimento della P.S.
I numeri appena riportati non danno un quadro obiettivo del
fenomeno. Non parlano delle diverse configurazioni del fenomeno.
Il numero di denunciati e arrestati, come pure un approfondimento
sui fatti di usura possono, però, offrire un quadro più preciso
dell’evoluzione del mercato usuraio e dei suoi attori.
Ben altri numeri sono, infatti, quelli forniti da Fondazioni
antiusura e Associazioni di categoria che confermano quanto sia
riduttivo parlare d’usura facendo riferimento ai soli numeri
ufficiali. È quanto attestano anche le relazioni semestrali della
Direzione Investigativa Antimafia. Oltre a sottolineare la
crescente presenza dell’usura di mafia, nella relazione sulle
attività del primo semestre 2013 si parla di vere e proprie
consorterie criminali che si presentano alle potenziali vittime quali
risolutori di situazioni economiche sia individuali che aziendali,
anche se è da sottolineare che molto spesso sono le stesse vittime
a prendere contatti con le reti usuraie. Le dinamiche del reato che
le Direzioni Distrettuali Antimafia dislocate sul territorio
nazionale hanno avuto modo di osservare, vedono sempre più
presente la figura del mediatore, colui al quale è affidato il compito
di studiare, individuare ed avvicinare le potenziali vittime ed
instaurare con loro un rapporto di fiducia tale da condurle ad
62
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
accettare l’offerta usuraria. Il compito del mediatore è inoltre
quello di verificare la vulnerabilità delle vittime e l’ammontare
del patrimonio. Maggiormente esposte al rischio usura sono
naturalmente le fasce più deboli della popolazione, famiglie
monoreddito e piccole e medie imprese che costituiscono però il
numero più elevato degli attori del sistema economico italiano.
I commercianti e gli imprenditori colpiti dall’usura risultano
numerosissimi, in particolar modo nelle regioni a rischio, mentre le
Forze di polizia e l’Autorità Giudiziaria vengono a conoscenza solo
di un numero esiguo di casi. La diffusa reticenza a denunciare è
determinata in alcuni casi anche dal tentativo di evitare
conseguenze economiche che sono spesso collegate al fenomeno,
come la presentazione all’incasso di assegni o effetti cambiari dati a
garanzia del prestito, in misura tale da condurre al fallimento.
È questa espressione di un meccanismo insito nel fenomeno,
come più volte si è ricordato in queste pagine. Ed è per questo che
l’urgenza, alla quale Istituzioni e osservatori del fenomeno sono
chiamati oggi, è fare in modo che le vittime non scelgano il
silenzio per paura di perdere tutto, subendo poi l’imposizione
degli usurai nelle proprie scelte.
Perché questi numeri cambino, è fondamentale rendere le
denunce convenienti.
63
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Strategie di contrasto al fenomeno
4.1 Gli strumenti normativi: pregi e difetti
L’attuale legge "anti-usura", la 108 del 7 marzo 1996 (in vigore a
tutti gli effetti il 3/4/1997) sostituisce definitivamente gli artt.644
e 644 bis del cod. pen. (riguardanti rispettivamente l’usura vera e
propria e quella impropria: la prima configurante il caso in cui
l'usurato versa in stato di bisogno e la seconda concernente i casi
in cui l’usurato svolge attività imprenditoriale o professionale e si
trova in condizioni di difficoltà economiche – finanziarie).
La legge introduce nel sistema giuridico italiano alcune novità,
atte ad inquadrare l’usura tra i reati perseguibili. Tra le novità più
importanti si trova la considerazione dello stato di bisogno quale
aggravante del reato.
È stabilito inoltre il tasso usurario con l’introduzione di un
limite oltre il quale gli interessi sono considerati sempre usurari. Il
tasso soglia è calcolato ogni tre mesi dalla Banca d’Italia.
Il debitore, inoltre, quale persona offesa, ha diritto sia alla
restituzione degli interessi sia al risarcimento dei danni: non solo
morali ma anche patrimoniali (art.14, comma 4) per aver dovuto
subire perdite e mancati guadagni a causa dell’usura.
Altra novità è data dall’introduzione della possibilità per le
Associazioni e Fondazioni, riconosciute per la prevenzione del
fenomeno dell’usura, di costituirsi parte civile nei giudizi penali
contro l’usura stessa (art.10).
La maggiore novità proposta dalle legge 108 ci sembra però
quella enunciata agli artt. 14 e 15, che prevedono l’istituzione di
speciali fondi per le vittime e per quanti sono a rischio:
- Il Fondo di solidarietá per le vittime dell’usura (art.14): si
applica ai soli fatti verificatisi a partire dall’01/01/1996 ed è
65
finalizzato all’erogazione di mutui senza interessi a soggetti che
esercitano attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o di
lavoro autonomo che siano parti offese in procedimenti penali per
il reato di usura.
- Il Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura (art.15):
finalizzato all’erogazione di contributi a Consorzi o Cooperative
di garanzia collettiva detti CONFIDI oppure a Fondazioni e
Associazioni riconosciute per la prevenzione del fenomeno
dell’usura.
Tutte queste organizzazioni, infatti, possono contribuire alla
prevenzione del fenomeno dell’usura garantendo le banche per
finanziamenti a medio o a breve termine a favore di singole
persone ma anche piccole e medie imprese che non hanno più
accesso al credito ordinario.
Tuttavia, per quanto questa legge risulti essere un "paletto"
legislativo di indubbia importanza nel contrasto all'usura, dopo
quasi venti anni dalla sua promulgazione non si può dire che
abbia dato i frutti sperati. Il reato, per esempio, non è emerso in
tutta la sua gravità, tanto è vero che paradossalmente proprio dal
momento dell'introduzione della legge il numero di denunce è
andato progressivamente diminuendo.
La fissazione del tasso soglia, che nell’intenzione del legislatore
doveva consentire di rendere più certo il reato, ha di fatto
rallentato l’iter della giustizia. Quasi sempre, a fronte di conteggi
complicati, i magistrati si avvalgono di periti di parte per
verificare che si sia sforato il tasso soglia, allungando in tal modo i
tempi delle indagini preliminari e alimentando un contenzioso
che si muove al di fuori del contesto di contrasto alla criminalità
sia comune che organizzata.24
24
Relazione dell’assemblea napoletana antiracket e antiusura svoltasi a Napoli il 7
ottobre 2013. Proposte di Sos Impresa - Rete per la Legalità.
66
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
L’aiuto dello Stato attraverso il Fondo di Solidarietà, non si può
dire che sia il massimo della celerità, minato com'è, spesso, da
lungaggini burocratiche, che certo non infondono fiducia nelle
vittime. E molto spesso, quando i finanziamenti arrivano, non
riescono più ad assolvere la funzione per la quale sono stati
stanziati. Le imprese, le vittime non possono attendere anni quelli dello svolgimento dei processi - per salvare l’attività che
infatti il più delle volte è costretta a chiudere.
L’attuazione dell’azione penale è, infine, il vero dramma. Non
accade sempre, infatti, che l’autore, o gli autori del reato, vengano
davvero colpiti. L’usuraio è arrestato solo in flagranza di reato,
mentre le sentenze arrivano solo dopo molto tempo, a meno che,
visti i tempi biblici della giustizia, non finisce tutto in
prescrizione.
E' come trovarsi, di fatto ad una vera e propria
depenalizzazione del reato, un aspetto che a dire il vero in tempi
di crisi come questi emerge in tutta la sua pericolosità, visto che in
un certo senso si ha la sensazione che in qualche modo si stia
ritornando alla percezione della funzione sociale dell’usuraio, che
siano semplici strozzini o clan mafiosi.
Ecco perché la via maestra resta la denuncia e quindi la
collaborazione con autorità inquirenti e forze dell'ordine.
Altro motivo per cui si rivela sempre più importante, come si
diceva prima, il fatto che Fondazioni e Associazioni antiusura si
possano costituire parte civile nei processi per usura. In questo
modo la vittima, spesso lasciata sola, quando in un’aula di
tribunale è chiamata ad affrontare gli usurai può contare sulla
presenza di chi in quel momento rappresenta la società civile.
Cosa ancora più importante, poi, se alla sbarra con l'accusa di
usura si trova un clan mafioso.
67
4.2 Dalla parte delle vittime: gli attori del contrasto
Come si è appena ricordato, se si intende parlare di strategie di
contrasto all’usura occorre che si lavori di concerto. Gli attori
chiamati a svolgere un ruolo di sostegno alle vittime e di
prevenzione nei casi di rischio renderanno tanto più efficace il
proprio compito quanto più saranno in grado di lavorare in
maniera sinergica.
Istituzioni e Forze di Polizia insieme a Fondazioni e
Associazioni antiusura, Associazioni di categoria e Consorzi Fidi.
Nelle pagine seguenti si cercherà di soffermare l’attenzione su
ciascuno di loro, in particolar modo in merito ai compiti e alle
metodologie di contrasto all’usura loro tipiche.
Commissario Straordinario per il Coordinamento delle
iniziative antiracket e antiusura e Comitato di solidarietà.
Il Commissario è nominato, su proposta del Ministro
dell'Interno, con decreto del Presidente della Repubblica e previa
delibera del Consiglio dei Ministri, in base alle disposizioni in
materia previste dalle legge n.400 del 1988. Tale ruolo può essere
affidato anche a persone esterne alla pubblica amministrazione,
qualora vi sia una consolidata esperienza nell'attività di contrasto
al fenomeno delle estorsioni e dell'usura.
Il compito del Commissario è quello di coordinare le attività
antiracket e antiusura sul territorio nazionale. Come stabilito all’art.
19 della legge n. 44/1999, tale figura presiede, inoltre, il Comitato
di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura, che ha il
compito di deliberare sulle istanze di accesso al Fondo di solidarietà.
Annualmente il Commissario rende noti i dati relativi alla
propria attività e quelli relativi alle elargizioni del fondo. Nella più
recente relazione sono stati presentati i dati relativi all’accesso al
fondo e quelli delle richieste del 2012. Delle 701 istanze pervenute
dalle Prefetture, circa due terzi hanno riguardato vittime di usura.
68
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Istanze pervenute nel 2012
701
Estorsione
239
Usura
462
Somme deliberate dal Comitato di solidarietà
su 247 istanze accolte
19,3 mln di euro
Estorsione
10 mln €
Usura
9,3 mln €
Osservando la provenienza territoriale delle istanze, si può
notare che, su un totale di 462 Istanze per usura, queste siano
giunte in numero maggiore dalle regioni Lombardia (66), Emilia
Romagna (60) e Campania (50).
Fondo di solidarietà - Usura
Istanze presentate nel 2012 - suddivise per regione
66
70
60
60
50
48
50
37
40
30
21
26
20
20
10
34
30
11
5
21
12
10
4
0
2
1
4
0
247 sono state le istanze accolte nel 2012 e oltre 19 milioni di
euro le somme erogate, dato comprensivo anche di istanze
pervenute negli anni precedenti.
69
In particolare, per le vittime di usura sono stati deliberati
circa 9,3 milioni di euro. L’ammontare dei fondi stanziati,
suddiviso per regioni, risulta interessare in maniera
preminente Campania, Sicilia, Puglia e Lazio. I settori
maggiormente interessati nei casi di usura sono il Commercio,
le Costruzioni e la Ristorazione.
Nell’ultimo anno, secondo quanto reso noto dal Comitato di
solidarietà per il sostegno alle vittime di estorsione e usura, 302
sono stati gli accoglimenti delle istanze di accesso al fondo, 174
quelli riguardanti l’usura. Essi hanno coinvolto soprattutto le
regioni Sicilia, Campania, Puglia e Lazio.
Fondo di solidarietà - Usura
Delibere di accoglimento suddivise per regione - 2013
30
29
30
27
24
25
20
15
16
11
9
10
5
1
3
2
5
4
1
0
1
4
0
4
3
0
0
Il totale delle somme deliberate è stato di circa 31.102.102 euro.
Per il sostegno alle vittime di estorsione è stata stanziata la somma
di 10.221.730 euro, mentre per il sostegno alle vittime di usura si è
passati dai 9.270 milioni del 2012 ai 20.880.371 euro nel 2013.
70
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Somme deliberate per usura
suddivise per regione
2012 - €
Abruzzo
2013 - €
381.998,51
1.001.553,05
Basilicata
50.334,68
10.000,00
Calabria
194.241,82
4.018.602,37
3.113.864,04
3.376.574,77
585.963,76
718.334,70
Campania
Emilia Romagna
Friuli Venezia Giulia
Lazio
Liguria
Lombardia
55.346,61
101.882,50
908.611,18
3.483.090,36
70.000,00
159.767,00
602.206,21
1.770.247,26
---
256.419,97
12.190,00
6.600,00
Marche
Molise
Somme deliberate per usura
suddivise per regione
2012 - €
Piemonte
Puglia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Trentino Alto Adige
Umbria
Valle d’Aosta
Veneto
TOTALE
2013 - €
189.700,00
1.860.216,87
1.026.346,61
2.210.958,07
---
---
1.120.281,78
1.478.088,88
146.134,36
232.360,46
---
---
70.000,00
90.708,94
---
---
742.188,23
104.966,35
9.269.407,79
20.880.371,55
Fonte: dati 2012 – Commissario Straordinario per il Coordinamento delle iniziative
antiracket e antiusura, Relazione Un anno di solidarietà. Dati 2013 – Ministero
dell’Interno – attività del Comitato di solidarietà
Confidi
Altri attori coinvolti nel processo di contrasto al fenomeno sono
i Confidi. Generalmente costituiti in forma di Cooperativa o di
Consorzio tra associazioni di categoria imprenditoriali e ordini
professionali che operano in una data area geografica. I Confidi
hanno il compito di offrire consulenza alle micro, piccole e medie
71
imprese presenti sul territorio e prestare garanzia fino all’80% alle
banche o ad intermediari finanziari che concedono prestiti alle
imprese in difficoltà.
La stessa normativa antiusura affida loro tale ruolo e fondi per
le imprese. Con l'introduzione della legge 108/96, ai Confidi che
hanno costituito un apposito fondo speciale è affidato il 70% delle
risorse previste dal Fondo per la Prevenzione (art.15), il restante
30% è assegnato alle Associazioni e Fondazioni antiusura per
facilitare l'accesso al credito a soggetti in sofferenza economica.
Fondazioni
Le Fondazioni antiusura, riconosciute e iscritte presso il
Ministero del Tesoro, svolgono la propria attività a sostegno di
soggetti in stato di sofferenza economica, attraverso assistenza e
prestazione di garanzie presso banche ed altri intermediari
finanziari per un più facile accesso al credito. Ma nell’azione di
contrasto all’usura sono impegnate a svolgere un ruolo di
sostegno e accompagnamento delle vittime d’usura alla denuncia.
Oggi più che mai il ruolo delle Fondazioni appare essenziale.
Di fronte ad un fenomeno che muta velocemente volto e strategie
di azione, è sempre più necessario uscire da un certo
immobilismo al quale anche il mondo dell’antiusura finisce
sovente per approdare correndo spesso il rischio di fungere solo
da banche per i poveri cristi.
Occorre agire infatti anche sotto un altro duplice aspetto: a
sostegno delle vittime, garantendo loro una presenza che le
accompagni alla denuncia e durante l’iter giudiziario, ma anche
politicamente, facendo sentire cioè la propria voce all’esterno, al
fianco dei riferimenti istituzionali sul territorio, sollecitando un
dibattito costruttivo sul fenomeno perché ogni attore sociale si
senta chiamato alle proprie responsabilità: dallo Stato al sistema
72
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
bancario affinché attraverso un lavoro condiviso si creino le
condizioni sociali ed economiche per contrastare l’usura alla
radice.
Non bisogna mai dimenticare, infatti, che in fondo l’usura è
solo la conseguenza di un sistema malato dal punto di vista
economico, sociale e culturale, e le vittime sono tutto sommato il
prodotto finale di questo sistema. Per questo motivo è
fondamentale impegnarsi per garantire un solido tessuto sociale,
sostegno a chi denuncia e promuovere azioni di prevenzione.
4.3 Le nuove prospettive. Spunti di riflessione per rendere più
efficace il contrasto
Come si è già detto, l'usura ha radici antiche e particolare
elasticità nell'adattarsi a luoghi e tempi diversi, all'evolversi del
mercato. È però un fenomeno che non può essere contrastato con i
soli strumenti di mercato, ma che deve essere arrestato con
interventi mirati e rapidi, fondati su principi di solidarietà sociale
ed economica.
Come sostenere le vittime, allora? Come contrastare gli usurai?
Come assicurare alle vittime la sicurezza di essere parte di una
rete e non singoli soggetti abbandonati dalle Istituzioni e dalla
stessa società civile, sia che non trovino il coraggio di denunciare
sia che, invece, lo trovino?
È fondamentale fare in modo che un imprenditore non abbia
dubbi nel denunciare, e non debba confrontarsi con colleghi che
portano avanti la propria attività "grazie all'usura", e altri che,
scegliendo invece la via della denuncia, non sono riusciti ad
evitare il fallimento.
Accompagnare alla denuncia resta un obiettivo primario, così
come non abbandonare le vittime nel percorso post denuncia.
73
Fare in modo che sentano di essere supportate dallo Stato anche
nella fase di rientro nel mercato. Fare in modo che questo rientro
si verifichi.
In sintesi, appare estremamente urgente offrire strumenti che
rendano la denuncia conveniente.
Colpire le reti usuraie significa realizzare tutto ciò che è
possibile per colpire i loro interessi, attuando strategie idonee a
frenare il sempre più pressante ingresso della criminalità, in
special modo quella mafiosa, nell'economia legale.
Parlare di sostegno alle vittime rischia di non essere sufficiente
se non si creano le condizioni perché la denuncia si mostri
davvero conveniente, e perché gli usurai vengano davvero colpiti
nel vivo del loro interesse.
Per ottenere risultati concreti, dunque, è fondamentale agire
tempestivamente, su un duplice fronte: giudiziario ed
amministrativo.
Sarebbe prima di tutto fondamentale che le indagini si
chiudessero in tempi brevi, almeno quelli previsti dalla legge, e
soprattutto fosse garantita celerità nello svolgimento dei processi,
unica strada per far si che il reato venga davvero perseguito.
Altrettanto importante sarebbe garantire sicurezza e tutela a
quanti scelgono la via della denuncia fin da subito e, nei casi in
cui le vittime siano considerate realmente a rischio, accorciare i
tempi per ricorrere all’inserimento nell'apposito programma di
protezione. Troppo spesso i denuncianti avvertono una mancanza
di protezione e con i tempi solitamente dilatati, partendo dalla
fase dalle indagini per arrivare al momento dell'istituzione del
processo, le vittime potrebbero essere costrette a condividere lo
stesso ambiente dell’usuraio, incontrarlo per strada, vivere nella
paura e nell’incertezza a causa di un sistema che finisce per non
dimostrare di essere dalla loro parte.
74
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
Sotto un profilo amministrativo l’iter post denuncia necessita
di altrettanta velocità.
Difatti, uno dei maggiori problemi con i quali ci si confronta, e
talvolta ci si scontra, è proprio la dilatazione dei tempi di accesso ai
benefici di legge, sia per quel che concerne il rilascio della sospensiva
dei termini ex art. 20 della legge 44/99, sia per le erogazioni del
Fondo di solidarietà previsto dall’art.14 della legge 108/96.
L’esperienza di tanti imprenditori e commercianti dimostra,
infatti, che anche nei casi in cui le istanze vengono accolte, i fondi
arrivano quando è troppo tardi per evitare la chiusura della
propria attività.
Nella più recente Relazione della Direzione Nazionale
Antimafia, a tal proposito, si legge che una delle questioni che
necessita di trovare una soluzione è quella relativa ai tempi di
istruttoria per usufruire dei benefici previsti dalla legge. Troppo
spesso dal momento della presentazione della domanda alla
conclusione del procedimento e quindi all'emissione di un decreto
di accoglimento o meno, passa più di anno. È questo un tempo
troppo lungo che in molti casi vanifica l'efficacia dello strumento
normativo. La DNA, individuando il problema nelle lungaggini
burocratiche relative al trasferimento dei dati dalle Forze
dell'ordine e dall'Autorità Giudiziaria alle Prefetture UTG locali,
propone di sviluppare sistemi di digitalizzazione per garantire
tempi di istruttoria più rapidi e snelli.
Ma non solo. Ci sembra altrettanto necessario garantire una
forma di sostegno da parte dello Stato alla vittima che dopo aver
denunciato e aver abbandonato la propria terra per essere inserito
in un programma di protezione, lascia beni, attività e proprietà. A
quel punto si potrebbe immaginare una sorta di Curatore
amministrativo che aiuti il denunciante sotto protezione a non
perdere tutto ciò che si è lasciato alle spalle.
75
Così come sarebbe altrettanto necessario assicurare a quanti
denunciano un concreto sostegno per ricominciare a svolgere la
propria attività. Visto che sempre più frequentemente le vittime,
anche se denunciano, si trovano ad affrontare enormi difficoltà di
reinserimento nell'economia legale, per via di una pressione
fiscale che continua a non fargli sconti, di logiche "senza sconti"
dello stesso sistema bancario, o anche a causa dei ritardi nella
burocrazia dell'iter di accesso ai benefici di legge, perché non
immaginare che venga assegnato loro un bene confiscato alla
mafia e alla criminalità nel quale poter riavviare la propria attività
lavorativa?
Continuare a versare in condizioni economiche disastrose
anche dopo la denuncia, o peggio ancora, a causa della denuncia,
non è certamente incoraggiante per chi ha fatto della convenienza
nella denuncia il proprio cavallo di battaglia!
Appare, inoltre, fondamentale monitorare la fase di rientro
delle aziende nel mercato e, soprattutto, fare in modo che questo
rientro avvenga. Garantendo, per esempio, la non pignorabilità
dell'attività commerciale o imprenditoriale delle vittime il cui
reinserimento nell'economia legale grazie ai fondi dell'art.14
potrebbe avvenire proprio assicurando loro la possibilità di
riprendere la propria attività lavorativa. Le aziende rientrate nel
mercato, che falliscono dopo poco sono numerosissime e il più
delle volte ciò accade a causa dei vincoli amministrativi che
scattano in automatico creando un vero e proprio vortice del
recupero crediti da parte degli operatori finanziari. Il ruolo di
banche e intermediari finanziari non è affatto marginale.
Chiamare anche loro ad assumere un ruolo di contrasto al
fenomeno dell'usura è un dovere. Anch'essi, in qualità di attori
sociali, dovrebbero essere investiti di responsabilità, di concerto
con le altre istituzioni.
76
Studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura
In conclusione, se, come si è detto, il fenomeno usura cresce
adattandosi ad esigenze dettate dalle nuove povertà, figlie della
società odierna, le strategie di contrasto devono necessariamente
incrementare la propria efficacia. Contrastare l'usura non
significa, però, soltanto tamponare l'urgenza. Ma anche
prevenirne le cause e in ogni caso offrire alle vittime una
soluzione alternativa all’usura, una prospettiva che dia alla
legalità un valore reale oltre che morale. In altri termini significa
operare attraverso uno sguardo più ampio, immaginare percorsi
di contrasto e soluzioni concrete in grado di agire a lungo
termine. Perché un singolo o un operatore economico non abbia
dubbi sul ricorso alla denuncia è fondamentale che tutti insieme si
dia risposta certa alle domande che alimentano quei dubbi.
77
Finito di stampare nel mese di giugno 2014
dalla Tipografia COPYGRAPH sas - Via A. Labriola, 38/40
00136 Roma - Tel. 0639735375 - Fax 0639728342