riflessione relativa all`omicidio dell`Avv.Fabrizi dopo aver

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riflessione relativa all`omicidio dell`Avv.Fabrizi dopo aver
………..riflessione relativa all'omicidio dell'Avv.Fabrizi dopo aver
letto il relativo articolo su "Giallo" in edicola dal 22 c.m.
Ammiraglio carissimo.
Ho letto, con interesse, l’articolo pubblicato su “Giallo”con l’intervista rilasciata dal Gen.
Pappalardo in merito all’omicidio dell’avv. Fabrizi che patrocinò il ricorso dei sottufficiali dei
Carabinieri per l’equiparazione stipendiale agli Ispettori di Polizia. In servizio a Pescara dal
1983 al 2007, anno di collocamento in quiescenza, ho comandato la Motovedetta d’altura CC 619,
sono stato tra i primi firmatari del ricorso e, avendo vissuto di persona quell’episodio, voglio
riportare alcuni ricordi e considerazioni.Quella mattina del 6 ottobre 1991 eravamo di servizio in
mare col turno 05/12. Arrivato in caserma notai un numero abnorme di auto parcheggiate per
l’ora antelucana e troppe luci accese negli Uffici, doveva essere successo qualcosa. Il militare di
servizio mi avvisò.”Marescià hanno ammazzato Fabrizi”.Appresa la notizia dissi:”Ma chi voleva
mai fare del male al nostro amato Antonio?”, ritenendo erroneamente si trattasse del Brigadiere
del Radiomobile. Mi fu subito detto che invece si trattava del nostro avvocato Fabrizi lascindomi
sconcertato, irritato, esterrefatto Mi misi in contatto con l’operatore della Centrale Operativa
per avere dettagli sul fatto e mi fu riferito che il legale era stato attinto da colpi di pistola nei
pressi del mercato coperto di Piazza Muzii. Li aveva parcheggiato l’auto che voleva prendere per
recarsi allo studio di via Milano, ove era gli stato segnalato un incendio e non un furto.
L’operatore della Centrale ad esplicita domanda mi rispose che la telefonata non era partita
dalla quella caserma. Avvisai che sarei uscito in navigazione in ritardo per recarmi dapprima sul
posto per constatare cosa fosse accaduto. Giunto sul luogo dell’omicidio, popolato da CC.e Polizia,
riconobbi subito un carissimo collega dei cugini al quale chiesi notizie in merito alla telefonata
che aveva raggiunto l’avvocato alle ore 0300 circa di notte e se fosse partita dalla Questura. Mi
disse che avrebbe fatto accertamenti e me ne avrebbe dato notizia più tardi tramite Centrale.
Questo perchè l’appartamento in uso al legale aveva una utenza telefonica che non compariva
sull’elenco della Telecom, quel numero era conosciuto a pochissime persone tanto che nemmeno
tutti i più solerti ed attivi ricorrenti, di Chieti e Pescara, ne erano a conoscenza ed il suo autista
Peppino era muto come il servo di Zorro. Avevamo, come punti di riferimento,all’epoca non erano
ancora diffusi i cellulari, i numeri telefonici dello studio di Pescara e di quello di Chieti ai quali
far capo lasciando il nominativo del chiamante, l’orario e telefono al quale poter essere
ricontattati. Andai a bordo per intraprendere servizio. Navigando tra il blu del cielo e del mare,
col sottofondo del monotono rumore dei motori interrotti dal gracchiare delle radio di bordo,
cominciai a riflettere su quanto accaduto almeno per quello che era di mia conoscenza. Nel
frattempo la Centrale mi passò la notizia del collega della Polizia, negativa per la chiamata dalla
loro Sala Operativa.
Quindi chi aveva telefonato spacciandosi per ispettore della Polizia? Chiaro l’elemento sorpresa,
dopo circa un ora di sonno,I^fase Rem, una sveglia di soprassalto, lo studio che brucia, si pensa a
correre per salvare il salvabile e non si ha la lucidità, forse perchè ancora assonnati ed in preda
al panico, di chiedere prima un riscontro. Fatti circa 200 metri dall’abitazione sino al primo
isolato ed altri 100 circa per raggiungere la vettura si appalesò che c’era almeno una persona
appostata pronta a colpirlo. Una persona che aveva dovuto seguirne le mosse non essendo, tra
l’altro, previsto il rientro per quella data a Pescara. Un rientro improvviso come confermato
dall’autista.Pensando e rimuginando, conoscendo anche un pò l’avvocato per i numerosi incontri
tenuti non solo nel teatrino della parrocchia di via Vespucci a Pescara, ma anche a Roma in
diverse occasioni, rilevato che altre inchieste cui lavorava in quel periodo erano vertevano su una
concessione di linee di autobus e quindi di relativa importanza, andando per esclusione, anche
quella della probabile separazione dalla moglie, giunsi ad una conclusione, un convincimento
personale: Fabrizi fatto fuori dai servizi segreti per una serie di motivi logici. Chi poteva
raggiungere quella utenza telefonica sconosciuta ai più se non i servizi? Chi ha effettuato la
telefonata atteso che ne dai CC e ne dalla Questura era partìta la chiamata? E perchè farlo
fuori? Beh aveva già vinto un ricorso che aveva restituito dignità a 28.000 servi e non servitori
dello Stato, in barba ai proclami dei generaloni di vecchio stampo uno dei quali voleva darci due
giorni di consegna per aver ricorso. L’avvocato aveva svegliato e ringalluzzito il popolino e il
successivo ricorso per gli Appuntati avrebbe decretato, tanto era sicuro dell’esito positivo,la
probabile fine dei vertici del Comando Generale e di una certa politica. Ma non solo. Aveva in
mente di poter costituire un sindacato per i Carabinieri, chi avrebbe mai potuto tollerare tale
scempio con la militarità declamata ad esempio che finiva in un bordello ed il personale in fase di
permanente recriminazioni di carattere non solo economico ma anche giuridico e di libertà di
espressione? Sarebbe stata la fine dell’Arma, il crollo di un mito e non lo si poteva permettere.
Infine un ulteriore motivo di preoccupazione per il Palazzo: con le elezioni politiche in vista fece
passare l’ipotesi che potesse candidarsi, forse con una lista propria. Già si calcolava che avrebbe
potuto raggiungere e superare il milione di voti tra militari, coniugi, figli, parenti, compari ed
affini nonchè essere la sorpresa, il fatto nuovo in grado col suo probabile 4-5% di voti di poter
determinare le sorti per la formazione di un governo. Ecco quest’ultima ipotesi forse sarebbe
stata la più influente. Messi in moto i servizi finita la storia. Per inciso durante il 7^ corso IGP
tenutosi a Velletri, maggio 1991 quindi prima della sentenza finale, molto si parlò del ricorso in
atto sul conto del quale tanti colleghi erano all'oscuro. Bastò spargere voce che avremmo fatto
una riunione serale con l'avv. Fabrizi che avrebbe illustrato i termini della diatriba e subito si
precipitò in elicottero ,dal Comando Generale, lo SM dell'Arma. I generali ci invitarono a non
credere ai predicatori, agli sciamani e che loro, i nostri sindacalisti almeno così si definirono,
avrebbero preso a cuore i problemi che ci affliggevano ma non bisognava far casino, tenere la
stampa alla larga, non passare notizie, non fomentare disordini insomma lavare i panni sporchi in
famiglia. Furono bruscamente interrotti da una serie di fischi ed ululati di dissenso da parte di
200 marescialli corsisti tanto che se ne andarono di corsa uscendo dalla cucina della sala mensa.
Che giornata! Cordialità., un abbraccio e saluti. Dott. Lo Stracco Cav. Vincenzo Luogotenente
CC in quiescenza.