Storia di Libre Office

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Storia di Libre Office
PERCHÉ LIBREOFFICE È L'UNICO EREDE DI OPENOFFICE
La storia di LibreOffice e quella di Apache OpenOffice, i due fork del "vecchio"
OpenOffice sponsorizzato da Sun, è strettamente legata, e allo stesso tempo
profondamente diversa.
LibreOffice è il progetto voluto dalla comunità di OpenOffice, e in quanto tale è
l'unico erede dello stesso OpenOffice, del quale esalta e sublima il valori legati al
software libero, a cui aggiunge quelli della meritocrazia, della governance della
comunità e dell'indipendenza dalle aziende.
Apache OpenOffice, invece, nasce per iniziativa di IBM e di coloro che avevano
mal digerito il fork di LibreOffice, perché sapevano che questo li avrebbe messi in
una posizione marginale all'interno di una comunità basata sulla meritocrazia e
sull'indipendenza dalle aziende.
Siccome siamo molto pazienti, riprendiamo - per l'ennesima volta - le fila della
storia, per chiarire i motivi che stanno dietro a queste affermazioni, che possono
suonare - alle orecchie di chi non ha seguito l'evoluzione dei due progetti - un po'
eccessive, o addirittura immotivate.
Essendo l'unico italiano tra i fondatori di The Document Foundation, ho una
visione di parte, per cui invito i lettori a verificare le informazioni, perché è giusto
che sia così. In questo modo, essi si renderanno conto di quale progetto rispetta
la trasparenza propria del software libero e quale, invece, usa i mezzi tipici del
software proprietario.
Conferenza di Lione (2006)
Torniamo indietro nel tempo alla OOoCon di Lione del settembre 2006, quando
Michael Bemmer - responsabile della StarDivision di Sun, il laboratorio di R&D di
StarOffice e OpenOffice, con sede ad Amburgo - ha presentato una serie di slide
che cercavano di rispondere ad alcune tra le obiezioni che provenivano dalla
comunità:
• OpenOffice stava crescendo bene, con l'aggiunta di moduli e funzionalità, ma
mancava un disegno strategico in grado di accompagnare questa crescita con
un'attività di refactoring del codice sorgente, che stava "esplodendo" sotto il
profilo dei riferimenti incrociati;
• il rapporto tra sviluppatori pagati dalle aziende - Sun, RedHat e SUSE - e
volontari era nettamente sbilanciato a favore dei primi, perché la gestione del
progetto di sviluppo rendeva molto complesso per i secondi l'accesso al codice
sorgente e rallentava l'integrazione delle patch (famosa quella di Kohei Yoshida
integrata dopo 28 mesi per motivi ancora oggi del tutto oscuri);
• in generale, l'ingresso nella comunità era più difficile rispetto alla media dei
progetti open source, e la gestione del community manager Louis Suarez Potts
(che nella vita avrebbe potuto fare di tutto, oppure il contrario di tutto, tranne
il community manager) teneva lontani più che avvicinare i volontari.
Le slide di Michael Bemmer rispondevano, in parte, alle obiezioni. Peccato, però,
che siano state completamente disattese dalla realtà, in quanto nulla di quello
che c'era scritto è stato poi realizzato da Sun.
Questo, ovviamente, non ha soddisfatto la comunità, che nel frattempo era
cresciuta rispetto al 2000, anno dell'annuncio del progetto OOo, quando era nata
sulle ali dell'entusiasmo di un gruppo di pionieri come Sophie Gautier, e aveva
accolto al suo interno professionisti come il sottoscritto, in grado di tenere testa a
Sun su temi come il marketing e la comunicazione.
Il gruppo di volontari che esprimeva la leadership "indipendente" del progetto ha
quindi continuato a lavorare al progetto di fondazione annunciato da Sun con lo
stesso comunicato stampa che presentava OOo, e perennemente rimandato.
Conferenza di Pechino (2008)
Facciamo un salto in avanti di 2 anni e pochi mesi, e arriviamo alla OOoCon di
Pechino di novembre 2008, quando IBM annuncia l'ingresso nella comunità OOo
ovviamente "à la IBM", con un contratto che le permette di ignorare bellamente
la licenza copyleft e sfruttare il lavoro dei volontari per Symphony, un software
proprietario.
Sun detiene la proprietà intellettuale su tutto il codice di OOo, visto che richiede
agli sviluppatori volontari di firmare un "contributor agreement" che le cede tutti
i diritti sul codice sorgente, per cui può concedere il codice sorgente stesso nella
forma e nei modi che ritiene più opportuni, senza dover interpellare nessuno.
Per comprendere la genesi di questa concessione su licenza del codice sorgente
bisogna fare un salto indietro di 4 anni e andare al 2003, quando IBM presenta la
prima versione di Symphony, sfruttando il fatto che OOo 1.1 viene rilasciato con
una doppia licenza: LGPL (Lesser GNU Public license, copyleft) e SISSL (Sun
Industry Standard Software License, permissiva).
IBM, naturalmente, sceglie la licenza permissiva e trasforma il codice open source
di OOo nel codice proprietario di Symphony (che è un freeware), sostenendo che
la licenza permissiva è quella che attirerà decine di aziende nell'orbita di OOo.
Un'affermazione che viene smentita dalla storia, in quanto l'unica azienda a
essere attratta dalla licenza permissiva per un software come OOo è proprio IBM,
e non solo in quello specifico momento storico, ma fino a oggi, a quasi 11 anni di
distanza (nonostante l'impegno profuso in tutti questi anni per trovare partner).
Questo del rapporto tra IBM e le licenze permissive è un passaggio fondamentale
per la storia di OOo, che spiega molte delle cose successe tra il 2011 e il 2014, ma
viene ignorato dalla maggior parte delle persone in quanto si perde nella storia.
Ritorniamo al 2008, quando IBM firma il contratto con Sun che le permette di
attingere al codice di OOo 3.0, che è maturato rispetto a quello di OOo 1.1, che è
un'antologia di bug, ed è praticamente inutilizzabile.
Il problema, per IBM, sta nel fatto che OOo viene rilasciato con la sola licenza
LGPL dall'annuncio della versione 2.0, per cui se non ci fosse il contratto con Sun
sarebbe costretta a sottostare al dettato della licenza copyleft e a condividere i
propri contributi con la comunità.
Alla OOoCon di Pechino, Michael Karasik - responsabile del locale laboratorio di
ricerca IBM - presenta la strategia di sviluppo di Symphony, con una serie di nuovi
moduli (come Dandelion, per l'editing collaborativo) che alla fine dovrebbero
essere integrati anche all'interno di OOo.
Come nel caso della presentazione di Michael Bemmer, anche quella di Michael
Karasik viene ampiamente disattesa.
Sun e Oracle (2009)
Verso la fine del 2008, Sun intavola trattative con IBM e con un'altra azienda
(HP?) per una fusione, senza nessun risultato. Il 20 aprile 2009 Oracle annuncia
l'accordo per l'acquisizione di Sun, sorprendendo tutti ma non gli osservatori più
attenti, che conoscono perfettamente i due motivi tattici dell'operazione: evitare
che le SparcStation su cui girano i database Oracle del Pentagono finiscano nelle
mani di IBM, e tenere sotto controllo lo sviluppo di MySQL perché non diventi
pericoloso per i database Oracle.
All'epoca ero Presidente del Progetto Linguistico Italiano OOo (PLIO), e quando
mi viene chiesto un commento rispondo che si tratta della cosa peggiore per OOo
perché il modello di business di Oracle non è compatibile con quello del software
libero e men che meno con quello di OOo, che non esiste a causa dell'insipienza
di Sun nell'ambito del marketing.
Purtroppo, non potevo immaginare che la dismissione di OOo da parte di Oracle,
ampiamente prevedibile, avrebbe portato all'evento catastrofico della donazione
del codice e del marchio ad Apache Software Foundation, ispirata da IBM in virtù
del contratto firmato con Sun nel 2008.
Ma andiamo con ordine. L'acquisizione di Sun da parte di Oracle viene esaminata
con attenzione dalla commissione antitrust dell'Unione Europea, per il potenziale
monopolio che deriva dalla combinazione tra Oracle e MySQL, e questo rallenta
la conclusione della trattativa fino al 27 gennaio 2010.
Nel frattempo, la OOoCon di Orvieto del novembre 2009 conferma il totale
disinteresse di Oracle per il progetto OOo. L'azienda, infatti, viene rappresentata
da un funzionario senza budget, che ha il compito - evidentemente - di gestire la
transizione.
Il segnale è talmente forte e chiaro che i leader della comunità OOo decidono di
prendere in mano la situazione e accelerare il processo che porta al fork e alla
nascita della fondazione indipendente.
La genesi di LibreOffice (2010)
L'attività inizia a febbraio 2010 e ha l'obiettivo di arrivare all'annuncio entro
l'anno, in quanto si stima che la chiusura di OOo da parte di Oracle avvenga alla
fine del 2010 o all'inizio del 2011. In realtà, l'annuncio arriva ad aprile 2011, alla
fine del processo che in quattro trimestri trasforma OOo - e l'intera StarDivision
di Amburgo - in un costo, che può essere eliminato con il plauso degli analisti.
Durante la primavera e l'estate il lavoro del gruppo dei leader della comunità
continua a ritmo serrato su tutti i fronti, con la cooptazione di nuovi elementi che
completano il team in alcune aree, anche perché alcuni dei membri originari non
partecipano all'attività (e saranno i primi a schierarsi contro il fork).
L'obiettivo del gruppo dei fondatori "attivi", che alla fine è composto da 16
persone (diversi tedeschi, un paio di francesi e un paio di brasiliani, un olandese,
un danese, un ceco, un inglese, un irlandese e un italiano, il sottoscritto), è quello
di arrivare alla OOoCon di Budapest con tutti gli elementi in posizione, per poter
discutere durante un'unica riunione tutti i dettagli dell'annuncio.
Durante la conferenza i membri del gruppo partecipano ai lavori in modo del
tutto normale, senza sollevare il minimo sospetto né tra gli sviluppatori né tra i
volontari. Io faccio i soliti interventi sul marketing e sulla comunità italiana, che è
presente con tre membri: il sottoscritto, Andrea Pescetti e Paolo Pozzan.
La riunione dei fondatori avviene il 2 settembre 2010, in un ristorante del centro
di Budapest, mentre il resto dei partecipanti alla conferenza partecipa all'evento
"sociale" su un battello che fa una minicrociera sul Danubio.
Durante la riunione vengono decise la data dell'annuncio, alla fine di settembre, i
componenti dello Steering Committee (che ha il compito di guidare il progetto), e
la strategia verso Oracle e IBM, a cui verrà proposto di unirsi al progetto.
Ovviamente, si tratta di una proposta "politica" perché è chiaro a tutti che Oracle
e IBM non hanno nessuna intenzione di unirsi alla comunità, che eliminerebbero
- anche fisicamente - molto volentieri.
Sabato 11 settembre c'è la prima conference call dello Steering Committee, alla
quale partecipo da Grosseto, dove sono per il meeting delle associazioni italiane
del software libero, durante la quale vengono decisi il nome della fondazione The Document Foundation - e il nome del software: LibreOffice.
LibreOffice e la comunità italiana di OpenOffice
A questo punto, è arrivato il momento di coinvolgere la comunità italiana, per cui
convoco una riunione straordinaria dei soci del PLIO, che si tiene in due sessioni.
Durante le due riunioni, e nei giorni immediatamente successivi, alcuni membri
del PLIO attaccano il sottoscritto in modo anche abbastanza volgare, e il progetto
LibreOffice - e di conseguenza The Document Foundation - per motivi che ancora
oggi ho difficoltà a comprendere, e su cui preferisco sorvolare.
Gli attacchi continuano fino al 25 gennaio 2011, fino a quando non decido che è
giunto il momento di troncare qualsiasi relazione con quella parte della comunità
italiana di OpenOffice, e per sempre.
La comunità italiana sarà l'unica nel panorama OOo, a essere formalmente divisa,
con una parte schierata con le aziende contro la comunità stessa.
L'Italia, che era il Paese più avanzato dell'ecosistema OOo, diventa il principale
alleato di IBM nel progetto di divisione della comunità con Apache OpenOffice. Il
progetto AOO, infatti, non è espressione di una comunità, ma di un'azienda - IBM
- e di un gruppo di individui ostili a The Document Foundation e LibreOffice.
La strategia IBM per Apache OpenOffice
IBM convince Oracle a trasferire il brand OpenOffice e il codice sorgente
dell'applicazione ad Apache Software Foundation con la segreta speranza che la
maggioranza della comunità LibreOffice passi ad Apache OpenOffice, in modo da
"eliminare" LibreOffice e bloccare il processo di costituzione di The Document
Foundation.
Quando è chiaro che questo non avverrà mai, trasferisce il codice sorgente di
Symphony ad Apache Foundation e assume cinque sviluppatori che arrivano da
StarDivision per fare in modo che il progetto decolli, almeno in apparenza, e che
questo ritardi la crescita di LibreOffice.
Poco dopo, inizia la strategia di comunicazione contro The Document Foundation
e LibreOffice, che ha l'obiettivo di indebolire il progetto nella sua fase più delicata
- quella del consolidamento della struttura - sempre nella speranza che fallisca e
lasci la strada spianata ad Apache OpenOffice.
Intorno a LibreOffice si è combattuta una battaglia decisiva per la libertà e
l'indipendenza del software libero sul desktop. I sostenitori di AOO hanno fatto il
gioco di IBM (e indirettamente di Microsoft, e poi vedremo il perché), anche se in
qualche caso pensavano di fare quello degli utenti.
In realtà, gli obiettivi nefasti - per il software libero - del progetto IBM erano
perfettamente chiari dal 2011 (e non è un caso se il 99% della comunità OOo che
era passato a LibreOffice è poi rimasto con LibreOffice), per cui quelli che hanno
sostenuto Apache OpenOffice lo hanno fatto sapendo - o facendo finta di non
sapere - che si trattava di un progetto destinato a morire dopo tre anni.
Inizia il viaggio di LibreOffice
Ritorniamo al 28 settembre 2010, il giorno dell'annuncio del progetto che vede il
codice sorgente di OOo trovare una nuova casa che rappresenta la comunità, The
Document Foundation, e un nuovo nome, LibreOffice, che sottolinea gli aspetti di
libertà e indipendenza. Il progetto è sostenuto da Google, Novell e RedHat, a cui
ben presto si aggiunge anche Canonical, e da Free Software Foundation.
Oracle viene invitata ad aderire, e a donare il marchio OpenOffice. Per tutta
risposta, chiede che tutti i membri del Community Council coinvolti nel progetto
LibreOffice si dimettano per un evidente conflitto di interessi.
LibreOffice parte con 20 sviluppatori, che crescono rapidamente - grazie al
geniale meccanismo degli easy hacks - e in un mese superano le 100 unità sulla
scorta dell'entusiasmo dell'annuncio. Peraltro, continueranno a crescere in modo
ininterrotto fino a oggi, arrivando a superare le 900 unità, di cui circa 300 attivi su
base annua e circa 100 attivi su base mensile.
Gli sviluppatori, che hanno le idee chiare, iniziano l'operazione di pulizia del
codice sorgente attesa da 5 anni, che porta all'eliminazione di librerie deprecate,
alla traduzione dei commenti in inglese (che consente anche agli sviluppatori che
non parlano tedesco di orientarsi nel codice sorgente), all'eliminazione di metodi
anch'essi abbandonati da anni, che si traduce - dopo due release problematiche
per questa attività di pulizia - in un miglioramento sostanziale della qualità.
Il 25 gennaio 2011 viene annunciato LibreOffice 3.3, e io vengo accusato di fare il
doppio gioco, perché sono ancora presidente del PLIO. Questa è la goccia che fa
traboccare un vaso ormai strapieno, per cui mi dimetto immediatamente dal
ruolo di presidente e da quello di socio del PLIO.
Oracle abbandona OpenOffice
Come da copione, all'inizio del secondo trimestre dell'anno fiscale Oracle
annuncia l'intenzione di abbandonare OOo.
La chiusura del progetto OOo, però, non può avvenire senza l'accordo con IBM,
forte del contratto che assicura l'accesso al codice sorgente di OOo almeno fino al
2013 (purtroppo, non è chiaro se il contratto firmato nel 2008 avesse durata di 5
o 6 anni, ma questo ha un'importanza marginale).
IBM intravede l'opportunità di mettere le mani, senza sforzo, sul progetto OOo,
per cui convince (costringe ?) Oracle a trasferire il marchio e il codice sorgente di
OOo ad Apache Software Foundation.
In questo modo, riesce ad avere la sua adorata licenza permissiva, che le
permette di tenere in ostaggio la comunità grazie alla spada di Damocle della
chiusura e della trasformazione del software da Open Source a proprietario, e di
controllare il progetto grazie alle caratteristiche della governance di ASF, che
premia le aziende rispetto agli individui.
Nasce il progetto Apache OpenOffice di IBM
Il 1° giugno 2011 Oracle comunica, con uno scarno post su un blog, il
trasferimento del marchio e del codice sorgente di OOo ad ASF, mentre IBM - che
in teoria è estranea all'operazione - annuncia l'evento e lancia la sua strategia di
attacco a The Document Foundation e LibreOffice con un post di Rob Weir.
Per chi non lo conoscesse, Rob Weir è un ingegnere che IBM ha ereditato da
Lotus, e che si occupa dello standard ODF come esperto di standardizzazione. In
quest'ambito, è sicuramente una persona competente. Il problema, però, è che
IBM gli affida la comunicazione, e in questo ambito Rob Weir è un disastro.
Rob Weir chiama a raccolta tutti coloro che contribuiscono a LibreOffice,
chiedendogli di chiudere il progetto e passare ad Apache OpenOffice. Questo,
ovviamente, senza fare i conti con il fatto che non capisce una cippa di comunità
open source, per cui l'invito si schianta nel vuoto (con l'eccezione della comunità
italiana, che prosegue con la sua ostilità e passa ad Apache OpenOffice).
A questo punto, Rob Weir cerca di dimostrare - giocando sui dati e falsificando
quelli di Apache OpenOffice - che la crescita di LibreOffice è priva di significato, e
una volta compreso che il confronto è impari fa in modo che le cifre imbarazzanti
di Apache OpenOffice perdano completamente di valore mettendo insieme il
codice sorgente al sito e al wiki, per cui diventa impossibile capire quanti sono gli
sviluppatori attivi.
In realtà, il numero è facile da individuare, perché sono talmente pochi da poter
essere confusi con una gita scolastica, anche mettendo dentro quelli che scrivono
solo HTML. Peraltro, siccome tutte le bugie hanno le gambe corte, il "trucco"
escogitato da Rob Weir si traduce nel fatto che AOO è scritto per meno del 50% in
C++ e per più del 40% in HTML.
Come ho già detto, l'obiettivo di IBM, che concepisce il progetto Apache
OpenOffice con la complicità di Apache Software Foundation (tanto che Don
Harbison, dipendente IBM, userà il titolo "Apache OpenOffice Project Manager"
sul profilo LinkedIn senza che il Board of Director di Apache Foundation chieda
spiegazioni) non è quello di investire sul software ma di eliminare LibreOffice.
Ovviamente, un progetto del genere ha una finestra di vita definita, che nella
tradizione delle grandi corporation statunitensi è di tre anni: se alla fine di questo
periodo l'obiettivo della scomparsa di LibreOffice (e The Document Foundation)
non verrà raggiunto, IBM uscirà dal progetto Apache OpenOffice.
La situazione è chiara per chiunque abbia un po' di competenza nel mondo del
software, al punto che riesco a descriverla con tre anni di anticipo, per cui chi ha
sostenuto che AOO era un progetto solido per la presenza di IBM - e ha suggerito
la migrazione ad Apache OpenOffice piuttosto che a LibreOffice - lo ha fatto per
motivi che è estremamente difficile - se non impossibile - comprendere.
Se fossi una delle pubbliche amministrazioni italiane - perché le migrazioni ad
Apache OpenOffice sono avvenute solo in Italia - che hanno migrato ad AOO, in
quanto qualcuno mi ha convinto che si trattava di una scelta migliore rispetto a
LibreOffice, oggi cercherei di capire per quale motivo sono stato spinto in una
direzione che equivaleva a un vicolo cieco.
La "comunità" di Apache OpenOffice
IBM e la comunità italiana, che è attiva solo in Italia e solo contro il sottoscritto,
The Document Foundation e LibreOffice, perché non c'è traccia di attività a favore
di Apache OpenOffice (con l'esclusione di Andrea Pescetti e Paolo Pozzan), sono
sostenute da alcuni personaggi abbastanza noti nella comunità OOo:
• il community manager di OOo, che ritiene di avere diritto allo stesso ruolo, e
non riuscirà mai ad accettare il concetto della meritocrazia (anche se la visione
della meritocrazia all'interno di Apache Software Foundation è peculiare, ed è
influenzata dall'orientamento troppo favorevole rispetto alle aziende);
• il messicano messo a capo, per motivi sconosciuti, del progetto linguistico
spagnolo, che trasforma in una sorta di oligarchia con un gruppo di sudditi, al
punto da deprimere la comunità ispanica fino ad arrivare vicino alla scomparsa
di OOo dai Paesi di lingua spagnola;
• il francese messo a capo del port per MacOS, che riesce a litigare con tutti, e
alla fine litiga anche con il management del progetto Apache OpenOffice, per
incompatibilità di carattere con gli altri sviluppatori (con alcuni riesce anche a
venire alle mani durante la conferenza di Lione).
IBM scatena una "campagna acquisti" degna del calciomercato, ma riesce ad
aggregare intorno ad Apache OpenOffice solo un vero sviluppatore argentino, per
amicizia con uno dei suoi cinque dipendenti, e una serie di personaggi folcloristici
che fanno dell'amore per la "permissiva" Apache License la loro ragione di vita.
Questi affiancano Rob Weir nella crociata contro TDF e LibreOffice, che assume i
suoi toni più virulenti nel 2012 e nel 2013, perché il tempo scorre inesorabile, e
con il passare del tempo aumenta la differenza di vitalità tra i due progetti.
Dall'inizio del 2012, con la nascita ufficiale di TDF, è chiaro a tutti che il progetto è
solido, e comincia a crescere anche in termini di utenti. Ovvero, non c'è speranza
che chiuda, e non c'è speranza che si ridimensioni con un esodo verso Apache
OpenOffice.
La breve storia di Apache OpenOffice
Il progetto nasce a giugno 2011, ma gli sviluppatori buttano via un anno in modo
inutile per eliminare il codice sorgente con licenza copyleft funzionante ma inviso
a IBM.
La prima release di Apache OpenOffice, la 3.4, arriva a maggio 2012, e non
contiene nessuna novità, a parte i bug e le regressioni introdotti per sostituire il
codice sorgente perfettamente funzionante rilasciato con licenza LGPL. Vengono
persino sostituite le font libere con font rilasciate con Apache License.
La "caccia alle streghe" copyleft non impedisce però di trovare compromessi
quando elementi indispensabili come il motore per la correzione ortografica e i
dizionari sono rilasciati con licenza copyleft, e non esistono alternative, per cui è
impossibile sostituirli. In questo caso, la licenza copyleft diventa "accettabile"
anche per IBM, come licenza "esterna".
La seconda e la terza release di Apache OpenOffice sfruttano come novità le
funzionalità sviluppate da IBM per Symphony: barra laterale e accessibilità. Tolte
queste, non offrono nulla di nuovo, ma il solo fatto che esistano crea confusione
sul mercato e induce molti utenti a guardare ad AOO come a un progetto attivo
con un futuro in evoluzione.
Naturalmente, Rob Weir è cosciente del fatto che il progetto Apache OpenOffice
chiuderà dopo aver "consumato" il codice sorgente di Symphony perché non ha
un numero sufficiente di sviluppatori, e non riesce ad attrarne di nuovi.
Inoltre, ha fallito il suo obiettivo aziendale, in quanto The Document Foundation
e LibreOffice godono di ottima salute e hanno conquistato un posto nella storia
del software libero.
Lentamente, ma inesorabilmente, i contributi cominciano a calare, fino a quando
- esattamente tre anni dopo il lancio - IBM abbandona il progetto. Rob Weir lascia
il suo ruolo nel comitato tecnico OASIS per la standardizzazione di ODF, e questo che rappresenta un danno per tutto il software libero - conferma il fatto che IBM
utilizza il software libero in modo esclusivamente tattico.
Infatti, se l'obiettivo del progetto IBM fosse stato quello di sostenere lo sviluppo
di Apache OpenOffice, così come sostenevano gli "esperti" italiani, gli sviluppatori
avrebbero dovuto continuare a lavorare indipendentemente dal successo di TDF
e LibreOffice.
Invece, gli sviluppatori - tra cui il release manager - scompaiono dal progetto da
un giorno all'altro, e questo conferma - anche se non era necessario - quello che
si sapeva dal 2011, e che tutti avevano capito da tempo.
Apache Software Foundation, Microsoft e IBM
Qualcuno potrebbe chiedersi perché Apache Software Foundation, che aveva
avuto problemi con IBM per il progetto Harmony (stessa fine, ovvero abbandono
degli sviluppatori), è stata un'altra volta al gioco sapendo in anticipo come questo
sarebbe andato a finire, e sostenendo una strategia ostile a un altro progetto di
software libero).
La spiegazione, purtroppo, è molto semplice: ASF è uno strumento in mano a
Microsoft e IBM. Probabilmente, solo in pochi sanno che il President di ASF è un
dipendente Microsoft, che risponde al nome di Ross Gardler (e da autentico
sostenitore del software libero usa un Nokia Lumia e un Surface con Windows 8),
e sono altrettanto pochi a sapere che il Past President di ASF, Jim Jagielski, è il
President di Outercurve Foundation, un'emanazione di Microsoft.
Ma non basta, perché anche Gianugo Rabellino, un personaggio storico di ASF, è
un dipendente Microsoft.
Microsoft attinge a piene mani dai ranghi di Apache Software Foundation perché
la fondazione - nella realtà - è ideologicamente più vicina al software proprietario
che a quello open source, come dimostra la licenza "permissiva" studiata in modo
tale da proteggere i diritti delle grandi aziende.
A questo punto, il senso della mia affermazione sulla battaglia per la libertà e
l'indipendenza del software libero sul desktop, combattuta intorno a LibreOffice,
dovrebbe essere chiaro. Naturalmente, la vittoria di questa battaglia ha avuto una
serie di conseguenze positive per LibreOffice e una serie di conseguenze negative
per Apache OpenOffice.
Continua il viaggio di LibreOffice
LibreOffice è uno tra i principali progetti di software libero e il più importante sul
desktop, così come confermano i risultati della ricerca Future of Open Source che
lo mettono al terzo posto dopo i progetti cloud OpenStack e Docker, e alla pari
con il CMS Drupal.
Questo riconoscimento arriva dopo quattro anni e mezzo dall'annuncio del
progetto e dopo quattro anni dalla prima release, ed è una conferma della bontà
del lavoro compiuto dagli sviluppatori (e di conseguenza delle idee dei fondatori).
Bontà dimostrata dai risultati di Coverity Scan sulla qualità del codice sorgente,
secondo i quali LibreOffice è il progetto di software libero con il minor numero di
difetti per 1.000 righe di codice sorgente, in rapporto alle dimensioni del codice
sorgente stesso.
La comunità LibreOffice si appresta rilasciare la versione 5.0 alla fine del mese di
luglio, con novità importanti come la versione Windows a 64bit, e la prima fase di
revisione dell'interfaccia utente e delle funzioni di usabilità. Inoltre, nell'ultimo
trimestre del 2015 o nel primo del 2016 LibreOffice arriverà su Android - dove c'è
già una prima versione del viewer - e sul cloud.
La fine di Apache OpenOffice
I successi di LibreOffice confermano che le critiche alla scelta della licenza
copyleft e alla rinuncia al copyright assignment erano profondamente sbagliate,
così come la definizione di "software sperimentale" attribuita a LibreOffice. Credo
sia opportuno sottolineare come queste critiche siano arrivate soprattutto dalla
comunità italiana di Apache OpenOffice.
C'è anche stato chi ha affermato che il sostegno da parte di IBM garantiva il
futuro, la stabilità e la qualità di Apache OpenOffice. Del futuro e della stabilità
abbiamo già detto, e della qualità - purtroppo - c'è molto da dire, soprattutto in
quest'ultimo scorcio del 2015.
Infatti, Apache OpenOffice 4.1.1 è affetto da un problema di sicurezza che può
essere risolto solo eliminando manualmente un file, perché non ha sviluppatori a
sufficienza per fornire una patch del codice sorgente. Nonostante ciò, il software
può essere scaricato regolarmente dal sito, dove non c'è alcuna menzione del
problema - se non nell'archivio della mailing list "annunci" - per cui gli utenti sono
esposti a una vulnerabilità senza esserne consapevoli.
Quello che è peggio è che ci sono circa 100 milioni di utenti Windows il cui unico
contatto con il software libero è rappresentato dall'installazione di OpenOffice o
Apache OpenOffice.
Questi utenti non solo non vedono molte innovazioni da quattro anni a questa
parte, ma oggi sono addirittura esposti a una vulnerabilità senza che questo fatto
venga citato nella pagina di download, per consentirgli di effettuare una scelta
consapevole. Qualcosa mi dice che la vulnerabilità è stata nascosta anche agli enti
che hanno migrato ad Apache OpenOffice, perché LibreOffice era "sperimentale"
e Apache OpenOffice una "garanzia".
Il futuro di LibreOffice
Fortunatamente, LibreOffice non ha più bisogno di Apache OpenOffice, perché
tutto quello di interessante che era stato sviluppato da IBM - la barra laterale e le
funzioni di accessibilità - è stato integrato, così come le pochissime funzionalità
sviluppate in modo specifico per AOO.
Quindi, tutti coloro che - saggiamente - hanno scelto di passare a LibreOffice per
gli evidenti vantaggi rispetto a tutte le altre suite per ufficio open source, e per le
caratteristiche del progetto - dinamismo, indipendenza, meritocrazia, community
governance - possono dormire sonni tranquilli.
LibreOffice 5.0, LibreOffice per Android e LibreOffice Online sono alle porte.
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