Basta saper vedere
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Basta saper vedere
Laura Bertelè Basta saper vedere La prevenzione nel calcio (e in altri sport) Intuizioni e prove scientifiche Fondazione Apostolo Ringraziamenti Innanzitutto grazie a Carlo, mio marito, senza la sua passione trascinante, la sua capacità organizzativa e strategica questo libro non sarebbe nato. Grazie a Gianni Pedrizzetti e Gianni Tonti, per la loro disponibilità ad affrontare nuove avventure. A Marco Panzeri che ancora una volta ha decifrato i nostri manoscritti. A Giusi Valent, cara amica, che con sensibilità e grande professionalità ci ha aiutato a dare una forma alle nostre intuizioni. A Davide Carlini, laureato in Scienze motorie, preparatore atletico formato al metodo Bertelè, antesignano di una nuova generazione di preparatori atletici, che ci ha suggerito gli esercizi descritti in questo libro ed eseguito le fotografie. 3 4 Introduzione Siamo seduti in cerchio in un’ampia e luminosa sala nel centro di allenamento che ospita la squadra, una delle principali del campionato italiano di calcio di serie A. Lo staff è al completo: allenatori, preparatori atletici, fisioterapisti, medici. Sono stata invitata, insieme a mio marito Carlo, dal presidente della squadra per discutere il problema del loro “campione”. Conosco il presidente per ragioni professionali, e un giorno, parlando del primo infortunio dell’atleta, avevo pronosticato che, se non avessero modificato la sua preparazione atletica, ben presto sarebbe incorso nello stesso tipo di trauma: la rottura del tendine rotuleo. L’incidente si era poi realmente verificato mentre il calciatore effettuava una delle sue famose “finte”: un movimento di scarto per lui assolutamente abituale. «E lei come se ne sarebbe accorta?» mi chiede il medico della squadra con aria di scherno. «Guardandolo in televisione?» «Esattamente. Basta saper vedere.» Chiarisco poi quello che già avevo anticipato al presidente: l’eccessivo potenziamento dei muscoli posteriori del dorso, e soprattutto dei flessori del ginocchio e di quelli plantari, aveva comportato nel giocatore 5 un’evidente iperlordosi lombare, la rotazione interna del femore e una rotazione esterna della tibia, sottoponendo il tendine rotuleo a una trazione eccessiva e fuori asse sul suo punto di inserzione tibiale. Si decide così di farmi visitare e trattare il giocatore. L’appuntamento viene fissato per la settimana successiva. Quell’appuntamento non è mai avvenuto, perché inspiegabilmente il medico, all’insaputa del presidente, fece partire l’atleta tre giorni prima della data prevista. Fu una decisione incomprensibile che non sappiamo quanto sia stata determinante per la conclusione del rapporto del medico con la squadra, avvenuta subito dopo. L’assurdo è che dopo qualche settimana, durante una trasmissione televisiva, l’ho sentito predicare: «La causa di questi infortuni è l’eccessivo potenziamento dei muscoli posteriori della coscia». Da allora ho visitato numerosi campioni sportivi di varie discipline, tra cui nuoto, pallacanestro, pallavolo, motocross, atletica leggera, oltre ovviamente al calcio. Per un certo periodo ho seguito la squadra nazionale di sci di discesa e di fondo, tra l’altro anche nella riabilitazione degli atleti che avevano subito gravi lesioni a seguito di incidenti. Ho così avuto modo di osservare che nello sport in generale la maggior parte dei problemi è dovuta a un potenziamento muscolare eccessivo, quindi “squilibrato”. In particolare nel calcio, ho visto troppi ragazzi, giovani e giovanissimi, con cosce di dimensioni sproporzionate, vittime di infortuni muscolari e tendinei dovuti ad allenamenti sbagliati. 6 Ogni volta che visitavo un giovane sportivo in cui mi sembravano lapalissiani gli errori commessi nella preparazione atletica con rinforzi muscolari assurdi, riflettevo che era un vero peccato vedere un corpo così rovinato. Con mio marito, parlando di incidenti muscolari in ambito sportivo, osservavamo spesso che sarebbe più intelligente, sotto vari aspetti, intervenire sulle cause a monte, ossia sulla preparazione atletica. L’idea di scrivere questo libro nasce dal desiderio di suggerire un approccio che, rispettando la morfologia naturale e la complessità del singolo individuo, riduca il rischio di incidenti e favorisca lo sviluppo del potenziale di ciascuno. Attraverso la spiegazione di alcuni infortuni “celebri” ed esempi pratici, corredati di fotografie, ho cercato di fornire qualche indicazione per cominciare a “vedere” e leggere il corpo. Inoltre nel quinto capitolo gli sportivi potranno trovare un elenco di esercizi consigliati e altri da evitare. Tutte le parti relative al mondo del calcio sono state scritte in collaborazione con mio marito Carlo: abbiamo scelto di comune accordo di non fare nomi né di giocatori né di squadre, anche se alcuni riferimenti sono facilmente riconoscibili. 7 8 1 Il corpo e la sua complessità Ogni parte del corpo ha una sua “voce” che partecipa al linguaggio corporeo come uno strumento contribuisce a creare l’armonia di un’orchestra. Il nostro lavoro, come terapeuti, consiste nel riaccordare tutti questi strumenti tra loro, affinché la melodia della persona possa esprimersi liberamente. Il linguaggio del corpo è un linguaggio analogico: per coglierlo dobbiamo ascoltare con il cervello destro intuitivo, non con quello sinistro della logica. Per esempio, se c’è una patologia del ginocchio, dobbiamo valutare anche il gomito; per l’anca dobbiamo osservare anche le spalle e l’articolazione temporo-mandibolare. È importante leggere sempre i legami fra le varie parti del corpo, le loro interdipendenze sotterranee, nella finalità costante del corpo di mantenere l’omeostasi. Il corpo ci aiuta a trovare, o ritrovare, il nostro cammino. Con la sua voce di dolori, contratture e a volte con incidenti apparentemente casuali ci sussurra, dice, o, se siamo sordi al suo richiamo e non riusciamo o non vogliamo ascoltarlo, grida in modo anche tragico il nostro malessere profondo. Questa visione ampia dell’essere mi è diventata evidente soprattutto nei primi anni di professione, quando lavoravo come ortopedica traumatologa in un ospedale 9 dell’hinterland milanese. Cercando di comprendere il messaggio del corpo dei miei pazienti e di alleviarne i dolori, sono così passata dall’approccio medico “ufficiale” al metodo di rieducazione posturale (per “liberare” la forma armonica del corpo) di Françoise Mézières, integrato da tante altre discipline, tra cui la psicocinetica di Jean Le Boulch e lo studio delle relazioni tra postura e vista, occlusione dentale, udito. Da circa una decina d’anni sono particolarmente affascinata dalla psiconeuroendocrinoimmunologia ( PNEI), una nuova scienza che ha verificato come sistema psichico, neurologico, endocrino, immunologico e apparato digerente sono interconnessi in una complessa rete di informazioni. È stata l’alta frequenza di problemi allergici e immunologici nei pazienti con scoliosi che mi ha portato ad approfondire questa nuova via della medicina. Altri sintomi di uno squilibrio di questa rete possono essere problemi ormonali, affaticabilità fisica e mentale, fino ad arrivare a vere e proprie patologie neuromuscolari. Approfondire l’immunologia mi ha quindi portato a occuparmi in particolare dell’intestino, che produce e dove sono collocate grandissima parte delle difese: diventa così determinante identificare quali alimenti ne affaticano e ne rallentano la funzione. Nutrirsi con cibi a cui si è intolleranti diminuisce nettamente la forza muscolare; inoltre, in generale, un’alimentazione iperproteica, e soprattutto la carne rossa, irrigidisce i muscoli, rendendoli meno elastici. Ricordiamo, non ultimo, il lato psicologico legato all’attività sportiva. Diversi specialisti hanno affrontato questo aspetto, ed esiste una bibliografia molto ricca al 10 riguardo. In tutti i miei libri precedenti ho approfondito il legame fra emozioni e postura. In ambito sportivo non è possibile non sottolineare questa relazione: in alcuni giocatori lo stress aumenta la loro capacità di attenzione, precisione e forza, mentre in altri provoca un aumento del tono muscolare, con conseguente difficoltà nel controllo del movimento e notevole diminuzione del rendimento. Si può così spiegare come mai alcuni calciatori danno il meglio di sé nelle gare importanti, mentre al contrario ci sono quelli che, pur essendo grandi campioni, “sentono” la partita, per cui la loro performance diminuisce. Perché ogni gesto sia ottimale è necessario che tutto l’essere sia in armonia, e che la sua complessità si organizzi finalizzandosi verso quell’unico obiettivo. 11 12 2 Le tessere del mio mosaico Ciascuno di noi nasce con un certo patrimonio genetico, che costituisce la base di partenza, ma la possibilità di sviluppare il nostro potenziale è in costante e continua interdipendenza con l’ambiente in cui viviamo, le scelte che facciamo o che altri fanno per noi. Con il passare del tempo mi è diventato sempre più evidente che problematiche complesse, come le patologie posturali e neuromuscolari che seguo quotidianamente, non possono essere affrontate con un approccio semplicistico e riduttivo. Ogni paziente è un caso a sé, unico e irripetibile, che va valutato con grande attenzione, perché due sintomi patologici apparentemente identici, riferiti a due esseri umani diversi potrebbero essere risolti con due approcci terapeutici differenti. Come ama ripetere mio marito, ingegnere elettrotecnico e inventore, non esistono soluzioni semplici a problemi complessi. Può sembrare strano che un medico e un ingegnere siano pervenuti alle stesse conclusioni, ma nel nostro caso è così. Siamo entrambi convinti che qualsiasi realtà vada considerata nella sua complessità, e non in modo semplicistico. Inoltre, crediamo che la rigidità, come quando si blocca un ponte d’autostrada sugli appoggi o una colonna vertebrale, è sempre fonte di problemi, perché rigidità non è sinonimo di stabilità. 13 Il metodo “rivoluzionario” di Françoise Mézières Ritengo importante, a questo punto, richiamare brevemente i principi di base del metodo di Françoise Mézières, che ho assimilato lavorando e insegnando per anni al suo fianco, e che oggi costituiscono il nucleo del mio lavoro, del mio metodo, del mio insegnamento e del mio approccio alla vita. Come lei ha visto per prima, ogni giorno verifico che il corpo è un tutt’uno, per cui ogni movimento, anche piccolo, in una qualsiasi sua parte comporta degli aggiustamenti, delle reazioni, delle compensazioni in altre parti, anche lontane, tanto più i muscoli sono tesi e contratti. Secondo Mézières, gran parte dei muscoli è organizzata in insiemi funzionali chiamati catene muscolari, che sono cinque e si comportano come grandi elastici, sempre troppo corti e troppo rigidi. La catena principale è quella posteriore che inizia dalla nuca, comprende tutti i muscoli dorsali, i glutei, i muscoli della regione posteriore delle cosce e delle gambe, prosegue con quelli della pianta del piede e termina con quelli della regione anteriore della gamba, fino a sotto il ginocchio. La si può immaginare come un calzettone troppo corto, il cui bordo superiore posteriore risale fino alla nuca: questo comporterà un’alterazione della posizione della colonna (accentuazione delle lordosi o della cifosi, o della scoliosi) o degli arti inferiori (deformità delle ginocchia e dei piedi; ginocchia a x, valghe, o a parentesi, vare, piedi piatti o cavi, dita ad artiglio). Altre due catene sono quelle degli arti superiori, formate dai muscoli pronatori e flessori, che ci fanno tenere il gomito più o meno flesso, le mani più o meno chiuse e 14 pronate. Più queste catene sono corte più i gomiti sono flessi e le mani chiuse a pugno. Ci sono poi le due catene anteriori: quella superiore, o catena del collo, che tira la testa in avanti e spinge il mento verso l’alto (posizione che potremmo chiamare “da biberon”), e quella inferiore e interiore, composta dal muscolo del diaframma e da un grosso muscolo che va dalla regione lombare al femore (muscolo ileo-psoas). Questa catena accentua la lordosi lombare, cioè la curva a concavità posteriore della colonna lombare, potenziando quindi l’azione della catena posteriore; è, inoltre, responsabile del blocco diaframmatico in inspirazione, costantemente presente in chi pratica sport o si sottopone a grandi sforzi, che si traduce in un’ulteriore accentuazione della lordosi lombare alta, o diaframmatica. Tutte le catene descritte sono interdipendenti fra loro: un’azione su un punto qualsiasi di una di esse provoca un accorciamento in una o più delle altre. Questa reazione è tanto più accentuata quanto più le catene sono corte e rigide. È quindi evidente che non ha senso un lavoro segmentario sul corpo, che è assurdo potenziare, come spesso si fa, dei muscoli, come quelli dorsali, che sono già troppo rigidi e che con la loro forza ci schiacciano. È sbagliato anche insistere, come si fa correntemente, con esercizi per sviluppare gli addominali, in quanto le loro inserzioni posteriori sono in comune con quelle dei muscoli dorsali, e quindi potenziando i primi si potenziano anche i secondi. Secondo Mézières, è sempre sbagliato potenziare i muscoli delle catene, già troppo rigidi: bisogna invece 15 allungarli, e così si ottiene il contemporaneo potenziamento dei loro antagonisti. È quindi inutile praticare, per esempio, esercizi mirati per potenziare i quadricipiti e gli addominali, amati da tutti gli sportivi, se contemporaneamente non si allungano le catene che li frenano, impedendo loro di lavorare. Analogamente è inutile, anzi dannoso, mobilizzare un’articolazione frenata da muscoli contratti. Come si è già detto, bisogna, invece, sempre allungare, ammorbidire i muscoli, agendo sull’insieme del corpo, e liberare così l’articolazione. Ho notato in particolare negli adolescenti in fase di crescita ossea rapida che i muscoli delle catene, poco elastici, diventano relativamente troppo corti, provocando deformazioni della colonna vertebrale (lordosi, cifosi, scoliosi) e degli arti inferiori, soprattutto delle ginocchia. In generale ho riscontrato, sempre come conseguenza dell’accorciamento delle catene, patologie della schiena, deformazioni delle ginocchia, meniscopatie, lesioni dei legamenti, pubalgie, tendiniti rotulee, del tibiale posteriore (come quelle che ho curato in due pattinatrici della nazionale canadese di pattinaggio sincronizzato e che rischiavano di finire la loro carriera) e del tendine di Achille, metatarsalgie, necrosi, osteocondrosi dell’apofisi anteriore della tibia e del tarso (morbo di Kohler). L’incontro con Jean Le Boulch Mézières ripeteva che le cause delle problematiche dei pazienti sono esclusivamente “meccaniche”, anche se poi, 16 quando li toccava, era “in loro” con tutta se stessa, corpo, psiche e anima, pur non avendone coscienza, e il paziente si alzava completamente trasformato, non solo fisicamente. L’esperienza quotidiana mi ha ben presto messo davanti all’evidenza che l’essere umano è un’unità inscindibile di corpo ed emozione. Questo mi ha portato a cercare altri metodi che mi aiutassero a comprendere e ad accompagnare l’altro in tutta la sua complessità. Ho così iniziato i corsi di formazione in psicocinetica con il professor Jean Le Boulch, medico, insegnante di educazione fisica e psicologo. Con lui ho appreso le basi neurologiche del movimento e della postura, che il controllo posturale non può essere corticale (volontario), ma deve essere sottocorticale (automatico). Infatti, non serve suggerire e imporre una postura oggettivamente più corretta, se il soggetto non l’ha già integrata nel suo schema di controllo automatico. È necessario innanzitutto modificare questo schema aiutandolo a maturare senza interferenze. Se Mézières liberava la postura, la finalità della psicocinetica di Jean Le Boulch è di liberare il movimento naturale, di trovare l’“aggiustamento libero globale”, cioè la reazione di aggiustamento spontanea, automatica del corpo a ogni situazione nuova che deve affrontare. Una volta avvenuta questa fase di integrazione è possibile inserire schemi prefissati di movimento e sequenze motorie, ottenute apportando modifiche graduali con una sola correzione per volta. Per questo motivo non si devono mai proporre a bambini prima dei dodici anni schemi di movimento stereotipati preordinati, come le lunghe sequenze di certe 17 tecniche sportive, quando lo schema posturale e il controllo automatico del movimento non sono ancora maturi, altrimenti si rischia di impedire il perfezionamento dei circuiti sottocorticali. Correre, giocare all’aperto, arrampicarsi, saltare, sono invece attività che permettono di maturare spontaneamente, adattandosi a situazioni sempre nuove e diverse. In questo modo si educa, e ci si educa; imponendo schemi e comportamenti condizionanti si addestra. Stare per ore seduti davanti al computer, immersi in una realtà virtuale, sviluppa solo alcune capacità, sganciando spesso il cervello dal corpo. Nell’educazione in senso lato è fondamentale preservare l’aspetto ludico, variare il più possibile le attività motorie e soprattutto scegliere lo sport verso cui il soggetto è più portato. Le Boulch suggeriva di mostrare ai bambini i gesti sportivi eseguiti da ragazzini più grandi e anche da atleti, perché fossero assorbiti in modo inconscio. Del resto da secoli i grandi maestri orientali di arti marziali basano i loro insegnamenti sull’imitazione, mostrando le sequenze e limitandosi alle correzioni essenziali. Un consiglio per i genitori che desiderano far praticare ai propri figli uno sport, e in particolare il calcio, è quindi di portarli fin da piccoli a guardare le partite, farli giocare con bambini più grandi, mettere a loro disposizione palle più leggere e lasciarli esprimere liberamente. L’ideale è trovare spazi aperti e chiusi in cui si possano esercitare, magari contro un muro che faccia da “risponditore”. 18 L’arte di cedere senza recedere Praticare per anni il tai-chi, antica arte marziale cinese, mi ha fatto comprendere l’importanza di sviluppare la percezione dell’energia interna, anche in vista di uno scontro fisico. A differenza di quello che si crede normalmente, che per vincere bisogna essere “forti”, le arti marziali insegnano a sfruttare l’energia e la forza dell’altro senza opporre resistenza, come l’acqua che di fronte a una roccia cede ma non recede. Per poter fare questo, è necessario rilassare i muscoli non coinvolti nell’azione, in modo da essere veloci nello spostamento e rapidi nei cambi di direzione, senza perdere l’equilibrio. Si può citare in proposito, come esempio, un grande calciatore di origine slava, praticante di arti marziali, che grazie a questo nel gioco dimostra capacità atletiche fuori dal comune, sia come elasticità nei movimenti sia nei contrasti fisici. La rete di specialisti con cui oggi lavoro Per poter affrontare in modo adeguato la complessità del singolo individuo, nel mio caso il paziente, il naturale sbocco è stata la creazione nel corso degli anni di una rete di esperti e colleghi con specifiche competenze: medici omeopati, omotossicologi, nutrizionisti, dietologi, con cui collaboro costantemente. Per le patologie neuromuscolari, un importante punto di riferimento è l’amica e collega Alba Rosverde Federici, fisiatra, esperta nel sistema nervoso periferico e nell’esame 19 elettrodiagnostico (un esame che rileva elettricamente gli eventuali deficit muscolari dovuti a sofferenze delle radici nervose). Insieme al marito neurologo era consulente dell’ospedale presso cui ho lavorato anch’io. Per una curiosa coincidenza, ho poi saputo che proprio lei, anni prima, aveva evitato a Carlo un intervento per ernia discale lombare, consigliato da un neurochirurgo, primario in un grande ospedale milanese, perché con il suo esame aveva rilevato una situazione più complessa, che quell’intervento avrebbe non solo non risolto, ma addirittura aggravato. La sua competenza mi ha permesso di chiarire quesiti diagnostici in situazioni complesse di dolore o deficit muscolari. Per esempio, ricordo una campionessa di pallavolo, per vari anni alzatrice della nazionale, che dopo aver consultato svariati esperti ed essersi sottoposta a cure e trattamenti, tutti concentrati sulla schiena, è giunta da me per una lombalgia acuta, attribuita a un’ernia discale lombare. L’esame eseguito da Alba ha confermato il deficit di un importante muscolo della spalla, il deltoide, che già avevo rilevato durante la mia visita, e che nel corso degli anni aveva provocato un aggiustamento posturale, con conseguente compensazione a livello lombare. Le sedute di rieducazione posturale eseguite da un mio allievo hanno risolto il sintomo. Per le problematiche relative all’apparato cocleovestibolare, ossia patologie dell’udito e legate all’equilibrio, è stato ed è fondamentale il supporto del dottor Antonio Arpini, professore di audiologia, direttore del Centro di ricerche in bioacustica dell’Università di Milano ed esperto in particolare dei danni da eccesso di stimolazione sonora. 20 I suoi test audiometrici determinano con precisione la capacità di sentire le frequenze gravi, medie, acute e anche le ultrafrequenze, permettendo di arrivare a una diagnosi oggettiva e sicura, e di impostare un eventuale programma di terapia. Con lui ho appreso che un rumore forte, cioè sopra i 70-80 decibel, soprattutto a bassa frequenza, viene “sentito” non solo dall’orecchio ma da tutto il corpo, creando microlesioni delle cellule della coclea (la parte dell’orecchio deputata a percepire i suoni e a inviarli al cervello) e provocando a lungo andare effetti negativi anche sugli organi interni e sulla postura. Parallelamente alle relazioni fra postura e udito bisogna tenere conto di quelle fra postura e vista. Come nel caso del portiere di calcio di cui parlo nel prossimo capitolo, deficit di acuità visiva possono essere dovuti a problematiche legate all’apparato muscolare. In questo campo collaboro da anni con il dottor Mario Cigada, oculista e psicoterapeuta, il cui motto è che «l’occhio vede quello che la persona può e vuole vedere». Nel corso del tempo abbiamo accompagnato insieme decine di pazienti, che il dottor Cigada ha aiutato, con esercizi rieducativi della muscolatura intorno agli occhi e l’uso di lenti, affinché “allargassero” la propria visione sul mondo. Nell’estate del 2007, parlando con gli amici colleghi odontoiatri e gnatologi Veronica Vismara e Antonio Busato delle relazioni che avevo notato negli adolescenti tra il peggioramento della scoliosi e l’applicazione di un apparecchio ortodontico fisso, abbiamo definito insieme un 21 protocollo di ricerca. Avevo inoltre osservato che tutti presentavano o un movimento della lingua non corretto (una posizione troppo bassa, o interposta tra le arcate, o una deglutizione comunque atipica) o una rotazione della mandibola, oltre a una malocclusione. Negli anni successivi questa ricerca, da loro effettuata gratuitamente, ci ha consentito di valutare in modo approfondito, dal punto di vista della postura, dell’occlusione, della struttura osteofacciale e della funzione dei muscoli periorali, centoventi adolescenti con scoliosi: per ognuno abbiamo raccolto più di duecento dati. I risultati si possono vedere sul sito <http://www.vismarabusato.it/>. Abbiamo rilevato che spesso nel corso del trattamento ortodontico vengono inseriti vincoli di rigidità che compromettono l’elasticità dell’organo masticatorio e la sua capacità di deformarsi reversibilmente. Per eliminare questi vincoli, Antonio ha brevettato dispositivi e soluzioni che si sono dimostrati molto efficaci. Veronica ha invece messo a punto un metodo di rieducazione funzionale del cavo orale, cioè dei muscoli della masticazione e della lingua, che tiene conto anche dei blocchi psicoemotivi. L’alta frequenza di problemi allergici e immunologici nei pazienti mi ha portato ad approfondire le relazioni tra sistema immunitario e controllo neuromuscolare. Ne ho parlato con mio cugino, il professor Paolo Bellavite, referente italiano per l’Organizzazione mondiale della sanità riguardo alle medicine complementari, che a sua volta ha coinvolto il professor Riccardo Ortolani, direttore 22 del dipartimento di immunologia dell’ospedale Borgo Roma di Verona, all’avanguardia nella ricerca immunologica. Riccardo ci ha proposto un protocollo di esami che tra l’altro consente, con un semplice prelievo di sangue, di valutare novantacinque parametri delle popolazioni linfocitarie. Ogni parametro viene messo a confronto con un database in cui confluiscono i dati di altri ospedali a livello internazionale. Raccomando di fare questo esame già alla nascita, perché permette di cogliere segnali di una fragilità del sistema immunitario che sconsiglierebbero di effettuare le vaccinazioni polivalenti. Per l’interpretazione degli esiti, e le cure successive ed eventuali approfondimenti, mi affido agli specialisti con cui collaboro, tra cui: per i bambini e gli adolescenti la dottoressa Ivana Basile, specialista in igiene e omotossicologia; per gli adulti la dottoressa Maria Sarah Trabucchi, specialista in immunologia, allergologia, omeopatia, agopuntura. Approfondire l’aspetto delle difese immunitarie mi ha portato inevitabilmente ad occuparmi dell’intestino, dato che la grandissima parte di queste difese è prodotta proprio lì; diventano quindi determinanti gli alimenti che ne affaticano e ne rallentano la funzione. Dalla collaborazione con Maria Sarah è emersa l’importanza di definire l’HLA, DQ2 e DQ8, cioè la predisposizione genetica specifica dell’intolleranza o dell’ipersensibilità al glutine. Abbiamo notato che questo esame è positivo in molti disturbi complessi, come le patologie autoimmuni (per esempio la tiroidite), allergiche o virali cronicizzate, in particolare da Epstein-Barr, virus 23 della mononucleosi, o da Herpes Zoster, virus della varicella e del fuoco di Sant’Antonio. Queste infezioni virali indeboliscono e abbassano ulteriormente le difese immunitarie, creando a volte situazioni di immunodepressione. Anche nel caso di disturbi muscolari e articolari complessi di difficile inquadramento diagnostico, queste problematiche sono presenti in un’alta percentuale che non può essere considerata casuale. Negli anni la rete attorno a me e di cui faccio parte si è estesa fino a comprendere altri medici omeopati, omotossicologi, nutrizionisti e dietologi, che accompagnano i pazienti. A livello di cura, il mio metodo può essere affiancato con massaggi, in particolare quelli linfodrenanti, l’osteopatia cranio-sacrale, la riflessologia plantare, lo shiatsu e i metodi di educazione alla percezione, come la psicocinetica, il metodo Feldenkrais, il metodo Bertherat. Mi è sempre più chiaro che per problematiche complesse, come le patologie posturali e neuromuscolari che seguo quotidianamente, è necessario evitare un approccio semplicistico e riduttivo: come ho già rilevato, due sintomi patologici che sembrano identici, riferiti a due esseri umani diversi, possono richiedere approcci terapeutici differenti. 24 3 Lo sport attraverso i miei occhi Storia di un’avventura Nel 2011 ho ricevuto una proposta di collaborazione con una squadra di calcio a livello professionistico che ho accettato, anche per l’interesse di mio marito appassionato fin da ragazzo di questo sport, e che è iniziata con le visite di ventiquattro giocatori. Dagli esami obiettivi è risultato che ben ventitré atleti manifestavano la stessa problematica: spalle risalite, appoggio dei piedi prevalente sulla parte esterna, iperlordosi lombare e conseguente antiversione del bacino, rotazione interna dei femori e rotazione esterna delle tibie con conseguente eccesso di pressione della rotula sul condilo esterno del femore. Gli stessi preparatori atletici ci hanno chiarito la causa della postura mostrandoci l’attrezzatura della palestra che i calciatori utilizzavano con assiduità, e rivelandoci che gli allenamenti finivano spesso con un centinaio di flessioni sulle braccia. Tra i giocatori che ho visto c’era il portiere titolare. Il presidente mi aveva già anticipato che a suo avviso l’atleta faticava a valutare la traiettoria dei tiri provenienti da lontano. Il test di screening delle catene anteriori ha evidenziato problemi di convergenza oculare, 25 successivamente confermati dal nostro collega e amico, l’oculista Mario Cigada, dovuti a un’eccessiva rigidità dei muscoli paracervicali. Mi hanno poi chiesto di visitare un ragazzo, considerato una promessa, che dicevano affetto da una pubalgia resistente a qualsiasi cura. Basandomi sui sintomi da lui descritti, seguiti dall’esame obiettivo e neurologico, ho dedotto che si trattava di una meralgia parestesica dovuta a uno squilibrio del bacino, secondario a una frattura della mandibola risalente all’anno precedente. La meralgia è stata curata con successo, anche se solo quattro mesi dopo, con infiltrazioni sottocutanee di rimedi omotossicologici, e il quadro si è risolto. È stata proprio la situazione del settore giovanile, riscontrata dall’accurato lavoro svolto presso la squadra dai nostri due fisioterapisti e dal nostro preparatore atletico, a rafforzare in me la convinzione della necessità di modificare la preparazione atletica attuale e di diffondere un altro tipo di approccio al corpo. Purtroppo il preparatore atletico e il fisioterapista della squadra in questione si sono arroccati sulle loro posizioni, rifiutandosi di mettere in discussione il proprio operato: il diverso tipo di approccio e di valutazione da noi proposto, invece di diventare un’occasione di approfondimento e di confronto, ha portato a un ulteriore irrigidimento da parte loro. L’avventura ha avuto, ben presto, una fine per problemi che con il calcio, in quanto gioco, non hanno nulla a che fare. Questa esperienza mi ha convinto ancora di più dell’importanza del calcio come possibile esempio 26 “positivo”, perché grazie al suo forte richiamo può diventare un ineguagliabile momento educativo per i giovani ed essere per loro fonte di speranza. Per questo motivo l’ho preso come esempio nel libro, anche se per quanto riguarda il discorso sul potenziamento muscolare poco cambia passando ad altri sport. Il perché di alcuni infortuni In particolare nei calciatori, la postura e la corsa permettono già di capire se i muscoli sono stati potenziati in modo errato. Spesso Carlo mi chiama per vedere la dinamica degli infortuni di qualche calciatore. Le cause sono tristemente ripetitive: un eccessivo potenziamento dei dorsali, dei bicipiti femorali, dei flessori del ginocchio e dei flessori plantari, senza che sia stato fatto un corretto riequilibrio con un lavoro sui muscoli antagonisti. Una volta ho assistito all’incidente di un grande campione e capitano di un’importantissima squadra di serie A, avvenuto durante l’iperestensione verso l’alto della gamba nel tentativo di controllare il pallone. Un infortunio causato anche in questo caso dal disequilibrio dei suoi muscoli dovuto all’allenamento, e non, come mi è capitato di sentir dire da un commentatore televisivo, perché l’atleta aveva muscoli non adeguati ai propri tendini. Mi ha colpito il fatto che un altro famosissimo calciatore abbia riportato una ventina di incidenti muscolari in pochissimi anni, spesso non dovuti a estensioni o scatti repentini ma a un semplice cambiamento di direzione o durante la corsa. La sua postura mostrava un’evidentissima 27 iperlordosi lombare, con antiversione del bacino e glutei ipertrofici. Rapporto tra denti e postura Di recente ho visitato un ragazzo di dodici anni che gioca nel settore giovanile di una squadra di serie A. Dall’esame obiettivo ho rilevato che le spalle erano asimmetriche, la regione lombare in iperlordosi, il bacino traslato e risalito per una scoliosi lombare. Al ragazzo era stato messo un apparecchio ortodontico l’anno precedente e i test delle catene anteriori e di Nahmani risultavano positivi per un’influenza discendente dalla bocca, che comportava la rigidità di un’anca. Ho quindi prescritto che il ragazzo poteva praticare il calcio, ma sconsigliavo di potenziare i muscoli dorsali già ipertonici (flettendosi in avanti con il tronco le dita arrivavano a diciassette centimetri dal pavimento) e gli addominali. La madre ha consegnato le mie indicazioni scritte al preparatore atletico che, non volendo avere limitazioni di sorta e rifiutando qualsiasi contatto con me, ha immediatamente escluso il ragazzo dagli allenamenti. Questa scelta drastica dimostra un atteggiamento, frequente nell’ambiente sportivo, che tende ad applicare rigidamente regole e protocolli prestabiliti, sia in campo fisiologico e neuromotorio sia in campo psicologico e comportamentale, creando sofferenza negli atleti e in chi li circonda. 28 Le pressioni “esterne” sull’atleta In certi casi gli infortuni possono manifestare un disagio perché l’attività sportiva prescelta rappresenta la realizzazione dei sogni dei genitori, o perché l’ambizione di preparatori atletici e dirigenti sportivi esercita una pressione eccessiva sugli atleti affinché ottengano risultati. Il caso più eclatante che mi è capitato anni fa è stato un campione italiano di nuoto, stile libero. Era venuto da me per una lombalgia acutissima, che lo bloccava completamente. Durante i trattamenti è emerso che sentiva “pesanti” gli allenamenti imposti e diretti dal padre, il quale aveva riversato su di lui il proprio sogno fallito di primeggiare nel nuoto. L’anno scorso ho visitato una giovane pallavolista, schiacciatrice, per una lombalgia e un dolore alla spalla. Dopo un ciclo di quindici sedute di rieducazione posturale, i sintomi erano scomparsi e all’esame obiettivo della visita di controllo la postura risultava più armonica. A quel punto la madre, ipercritica perché ex pallavolista, mi ha riferito che nel gioco la ragazza era come “rallentata”, i suoi riflessi risultavano “opachi”, si stancava facilmente e doveva dormire molte ore al giorno per recuperare, inoltre presentava cali di attenzione anche negli studi. Sapendo che questi possono essere i segnali di un’alterazione nella rete PNEI, in particolare dovuti a un’intossicazione da glutine con possibile successiva infezione da Epstein-Barr (virus della mononucleosi), le ho prescritto una visita dalla dottoressa Maria Sarah Trabucchi, immunologa e allergologa. 29 30 4 Visita e cure Il momento essenziale del metodo che pratico e insegno è l’esame obiettivo, appreso da Mézières. Si tratta di una metodologia di osservazione del corpo che permette di “fotografare” la situazione di quel corpo in quel momento. L’esame obiettivo Per un occhio esperto, l’esame richiede pochissimi minuti, e dopo che abbiano frequentato il mio corso di formazione può essere eseguito da fisioterapisti, ma anche da massaggiatori, preparatori atletici e allenatori. Si osserva il paziente in stazione eretta, spogliato, a piedi uniti, prima di spalle, poi di fronte e infine di profilo, annotando su un’apposita scheda tutti i dettagli che non sono conformi alla morfologia ideale di quel corpo. In questo modo si possono identificare con tempestività problemi posturali che possono richiedere sedute di riequilibrio o, nei casi più seri, la necessità di visite specialistiche. Si comincia osservando la posizione e l’appoggio dei piedi, la forma degli arti inferiori, in particolare la rotazione delle ginocchia, la morfologia del tronco, l’asse della colonna vertebrale, l’allineamento delle scapole e delle spalle, che non devono essere né risalite né ruotate, le 31 braccia, che non devono essere né rigide né flesse, e la posizione della testa, che non deve essere anteposta ma in asse. Gli stessi criteri di valutazione possono essere utilizzati analizzando l’atleta in movimento. Gli strumenti elettronici attuali permettono di fare facilmente le fotografie nelle quattro posizioni descritte e archiviarle con i dati del paziente e il tipo di lavoro effettuato. Riportiamo a fine capitolo alcuni esempi di lettura del corpo, secondo i criteri dell’esame obiettivo. Ricordiamo che la morfologia ideale non esiste: ogni corpo presenta le proprie disarmonie, corrispondenti all’essere di quel momento. La visita fisiatrica La visita dell’atleta prevede un’anamnesi approfondita, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto traumatologico e ortopedico, visionando le documentazioni mediche e diagnostiche precedenti. Dopo l’esame obiettivo sopra descritto, completo l’osservazione con l’atleta chinato in avanti e poi sdraiato in posizione supina. Infine osservo e misuro la mobilità delle articolazioni del corpo, specie quelle interessate dal sintomo: ad esempio, per le ginocchia valuto la presenza di eventuali lesioni dei menischi e dei legamenti, per le anche la mobilità con l’arto inferiore flesso ed esteso. Nei casi in cui sospetto una patologia neurologica completo la visita 32 con l’esame neurologico (riflessi osteotendinei, sensibilità tattile e dolorifica, forza muscolare). Registro nella scheda dell’atleta tutte le osservazioni e le misurazioni effettuate, fra cui la distanza dei vari segmenti vertebrali dal filo a piombo, gli eventuali angoli di rotazione del bacino, delle spalle e del capo, lo strapiombo alla linea interglutea e all’intercalcaneare. In posizione di flessione anteriore controllo i gibbi e le distanze delle dita della mano dal suolo. In posizione supina: gli angoli di rotazione del capo, della cintura scapolare e pelvica, la posizione degli arti inferiori. I test di screening Per capire se l’atleta può avere problemi di vista, di occlusione o di udito eseguo semplici test di screening che mi permettono di rilevare l’eventuale necessità di approfondimenti clinici da parte degli specialisti di competenza. VISTA I cosiddetti strabismi latenti, o più precisamente forie, possono influenzare in modo determinante la postura. Per identificarli, osservo il paziente mentre parla, controllando se gli occhi hanno problemi di convergenza, o se la persona tiene il capo inclinato o ruotato. Eseguo poi il test delle catene anteriori: con il paziente supino, gli arti inferiori estesi, occhi chiusi e bocca aperta, valuto l’intrarotazione, facendo ruotare le caviglie con le mani. 33 Un’eventuale limitazione monolaterale nella rotazione può essere segno di una problematica coxofemorale. A questo punto chiedo al paziente di aprire gli occhi, sempre tenendo la bocca aperta per eliminare l’influenza dell’occlusione sul tono muscolare, e di guardare lontano, per esempio il soffitto; poi di fissare qualcosa di vicino, come uno scritto a una ventina di centimetri di distanza dagli occhi. Quando ci sono problemi di visus di un occhio o di coordinazione dell’attività dei muscoli oculomotori, l’intrarotazione di un arto inferiore si blocca. Per avere conferma del deficit di controllo del movimento oculare eseguo poi il cover-test, il test di inseguimento e il test con lo strumento Maddox. OCCLUSIONE Sempre con il test dei rotatori verifico l’influenza dell’occlusione sulla postura. Osservo la posizione e il movimento della mandibola e dell’articolazione temporomandibolare, sia a bocca chiusa sia durante l’apertura, tenendo due dita sulle due articolazioni, e seguendone il movimento. Proseguo ricontrollando la rotazione interna degli arti inferiori con il soggetto a occhi chiusi, prima a bocca aperta e poi a bocca chiusa, dopo averlo fatto deglutire. Se il test dei rotatori rivela un problema occlusale, cerco conferma con il test di Nahmani: chiedo al soggetto di marciare a occhi chiusi sul posto, prima a bocca aperta (o con dei rotolini di cotone fra le arcate dentali), poi a bocca chiusa dopo due deglutizioni. Il sospetto di un problema posturale “discendente”, cioè influenzato o dipendente da 34 una malocclusione, è confermato se il soggetto, a bocca chiusa, ruota su se stesso più di venti, trenta gradi. Con questo test emerge che è sufficiente un precontatto o una scorretta posizione della mandibola – congenita, post-traumatica o più frequentemente secondaria all’apparecchio ortodontico messo in età infantile – per irrigidire la muscolatura della catena posteriore di un lato del corpo. Riportiamo a fine capitolo alcune immagini relative al test dei rotatori. UDITO Durante la visita osservo se la postura del paziente rivela difficoltà di udito, per esempio se la persona offre un lato del capo, spinge la testa in avanti per ascoltare e chiede spesso di ripetere la domanda. In questi casi, o se il paziente mi riferisce delle difficoltà soggettive di udito, consiglio di effettuare l’esame audiometrico, preferibilmente dal professor Arpini che ha apparecchiature d’avanguardia. PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA In particolare, in presenza di disturbi complessi di cui è difficile inquadrare l’eziologia, nel corso della visita approfondisco con domande mirate anche il funzionamento dell’intestino, delle difese immunitarie, degli organi endocrini e del sistema nervoso. 35 CALCIO – DILETTANTE – ANNI 11 Spalla sinistra risalita Punta delle scapole sporgenti Bacino lievemente risalito a sinistra Cosce a contatto Ginocchio sinistro in recurvatum Ginocchia intraruotate Più il sinistro Calcagni vari Capo lievemente ruotato a destra Femore destro ruotato Rotazione esterna tibia destra Rotazione esterna della caviglia destra 36 Capo anteposto Spalla destra antiversa Iperlordosi lombare Emibacino destro nettamente antiverso Tronco obliquo in avanti Emibacino sinistro meno antiverso 37 ATLETICA – LANCIO DEL PESO – ANNI 13 Iperlordosi lombare Bacino lievemente risalito a sinistra Cosce a contatto Calcagno sinistro pronato Calcagno destro supinato Capo lievemente inclinato a destra Spalla sinistra risalita Femore destro intraruotato Ginocchio sinistro in recurvatum 38 Capo anteposto Spalla destra antiversa Emibacino destro antiverso Regione cervicale accorciata (più che a destra) Spalla sinistra meno antiversa Emibacino sinistro meno antiverso 39 CALCIO – GIOVANISSIMI NAZIONALI – ANNI 14 Spalla sinistra di poco più alta Spalle antiverse Iperlordosi lombare Ginocchio sinistro in recurvatum Ginocchia vare Calcagni vari Più a destra Bacino risalito a destra 40 Capo anteposto Spalla destra più antiversa Emibacino destro più antiverso Spalla sinistra meno anteposta Emibacino destro meno anteposto 41 CICLISMO – DILETTANTE – ANNI 15 Spalle risalite Arti superiori scostati In lieve valgismo Ginocchio sinistro in recurvatum Ginocchia intraruotate Più a destra Calcagni vari Spalla destra risalita Tronco ruotato a sinistra Bacino lievemente ruotato a sinistra Femore destro intraruotato Tibia destra extraruotata 42 Capo anteposto Spalla destra antiversa Emibacino antiverso Spalla sinistra meno antiversa Corpo obliquo in avanti Iperlordosi lombare Emibacino meno antiverso 43 CALCIO – DILETTANTE – ANNI 17 Capo lievemente inclinato a destra Scapola sinistra risalita Margine vertebre delle scapole scollato Lordosi interscapolare Iperlordosi lombare Tibie e ginocchia vare Tibie e ginocchia ruotate all’interno Più a sinistra. Appoggio più a sinistra Calcagni vari bilateralmente Spalla destra lievemente risalita Bacino lievemente risalito a destra 44 Capo anteposto Antiversione emibacino destro Spalla sinistra meno antiversa Emibacino sinistro meno antiverso 45 MULTISPORT – AMATORIALE – ANNI 18 Lieve rotazione del capo a sinistra Spalla sinistra risalita Punta scapola destra sporgente Ginocchia modestamente vare Più a sinistra. Maggior appoggio a sinistra Piedi tendenzialmente pronati Bacino lievemente traslato e risalito a destra Bacino lievemente ruotato a sinistra Tibie extraruotate Più a sinistra 46 Spalla destra più antiversa Lievissima iperlordosi Emibacino destro più antiverso Spalla sinistra meno antiversa Emibacino sinistro meno antiverso 47 ATLETICA LEGGERA (400 ostacoli) – ANNI 18 Più a sinistra Spalle risalite Rotazione interna e lieve varismo delle ginocchia Ginocchio sinistro più in recurvatum Calcagni vari nettamente più a sinistra Appoggio più a destra Lieve rotazione a sinistra del capo Bacino lievemente risalito a destra 48 Capo anteposto Spalla destra nettamente antiversa Iperlordosi lombare Emibacino destro più antiverso Bacino anteposto Spalla sinistra meno antiversa Emibacino sinistro meno antiverso 49 BASKET – DILETTANTE – ANNI 18 Spalla sinistra risalita Bacino risalito a destra Ginocchio sinistro in recurvatum Ginocchia modestamente vare Più il sinistro Calcagni vari Capo ruotato a sinistra 50 Capo lievemente anteposto Spalla destra antiversa Iperlordosi lombare Spalla sinistra meno antiversa Emibacino meno antiverso 51 ATLETICA – MEZZOFONDO – ANNI 22 Spalla sinistra risalita Emibacino risalito e traslato a sinistra Adduttori contratti Cosce serrate Ginocchio sinistro in recurvatum Ginocchia intraruotate Maggior appoggio a sinistra Calcagni vari Spalle risalite Più la sinistra Rotula destra lateralizzata Più la destra Tibie extraruotate Caviglia destra extraruotata 52 Capo in leggera retroversione Spalla destra antiversa Emibacino destro più antiverso Ipertrofia dei flessori della coscia Spalla sinistra meno antiversa Emibacino sinistro meno antiverso 53 CALCIO – AMATORIALE – ANNI 28 Spalla sinistra risalita Spalle antiverse Ginocchio sinistro tende al recurvatum Ginocchia intraruotate Più il sinistro. Appoggio maggiore a sinistra Calcagni vari Capo in lieve inclinazione a sinistra Gomiti in lieve flessione Arti superiori scostati Più il sinistro Più la destra Mani in pronazione 54 Capo anteposto Spalla nettamente antiversa Tronco inclinato in avanti Iperlordosi lombare Emibacino destro nettamente antiverso Spalla sinistra meno anteposta Emibacino sinistro meno anteposto 55 TENNIS – AMATORIALE – ANNI 32 Spalla sinistra più risalita Più a destra Punte scapole sporgenti Dorsali molto accorciati Più quelli a sinistra Rotatori esterni contratti Ginocchio sinistro in recurvatum Ginocchia vare intraruotate Più a sinistra Calcagni vari Capo lievemente ruotato a sinistra Lieve rotazione del tronco a sinistra Gomito destro lievemente flesso Bacino risalito a destra 56 Capo modestamente anteposto Spalla destra nettamente antiversa Iperlordosi lombare Antiversione del bacino Spalla sinistra meno antiversa Emibacino meno antiverso 57 Test di screening dei rotatori Esame negativo. Non ci sono interferenze discendenti da vista o occlusione e la mobilità delle anche è simmetrica Esame positivo. Interferenza discendente per vista o occlusione per un problema dell’anca destra 58 Le cure I trattamenti di rieducazione posturale secondo il mio metodo possono essere eseguiti da uno, due, tre o anche quattro operatori, a seconda della necessità. Ogni seduta inizia, come si è detto, con l’esame obiettivo del paziente in stazione eretta, esame che viene poi ripetuto alla fine del trattamento, per verificarne l’efficacia. La rieducazione avviene su un lettino da noi progettato, con due prolungamenti mobili apribili a centottanta gradi, in corrispondenza delle braccia. Nella postura di base (messa in asse) il paziente viene trattato in posizione supina: lo scopo primario è allungare, tramite posture e massaggi di stiramento, le catene muscolari, in modo che non frenino più le articolazioni, e gli altri muscoli possano riprendere la propria funzione e ricuperare il tono perduto. Si sciolgono così tutti quei “nodi” che sono dannosi per articolazioni, tendini, legamenti, dischi e menischi. Compito del terapista è andare a caccia delle compensazioni per scoprire la vera origine del problema e nei casi più gravi risalire, facendosi guidare dal corpo, la catena degli aggiustamenti che il paziente ha messo in atto inconsciamente per riuscire a sopportare i dolori originali, e originanti. Durante tutto il trattamento il terapista deve correggere le compensazioni che il corpo via via trova per sfuggire all’allungamento: il corpo, infatti, non sopporta costrizioni (che siano apparecchi ortodontici, plantari, corsetti, stiramenti) e cerca sempre di sfuggire, contorcendosi. 59 Il terapista è innanzitutto un mezzo attraverso cui il paziente può imparare ad ascoltare il proprio corpo. L’intervento a livello di prevenzione, soprattutto nello sport, ha tanto più successo quanto più l’intesa tra terapista e atleta è buona, permettendo a quest’ultimo di identificare, valorizzare e potenziare le qualità fisiche e tecniche innate. È importante far capire che nascondere i problemi, anche piccoli, per la paura di non giocare può essere controproducente e dannoso per la propria salute. Seguono immagini di trattamenti Bertelè a uno o più terapisti. 60 Trattamento a un terapista (trazione della testa) Trattamento a due terapisti 61 Trattamento a tre terapisti Trattamento a quattro terapisti 62 5 Uno sguardo sul calcio giovanile Ho scelto di prendere il calcio, dietro suggerimento di Carlo, come esempio su cui fare delle valutazioni pratiche relative all’apprendimento e alla preparazione atletica, con una particolare attenzione alla prevenzione. Tecniche di apprendimento Le Boulch mi ha insegnato che l’apprendimento per imitazione è fondamentale, in quanto avviene a livello sottocorticale e crea una serie di automatismi che costituiscono il patrimonio di base per il giovane calciatore. Se si dà una palla a un gruppo di bambini, questi si mettono spontaneamente a rincorrerla. Carlo dice che già a questo stadio si può notare chi dimostra di avere particolari attitudini naturali. Tattiche e schemi di gioco, invece, esigono presenza e attenzione, e vanno quindi insegnati a ragazzi che abbiano già sviluppato la motricità naturale. In tanti libri sull’insegnamento del gioco del calcio, scritti per giovani e giovanissimi, vengono indicati molti esercizi. La nostra preferenza va soprattutto a quelli in cui i giocatori, correndo con scatti brevi, devono controllare la palla al piede in percorsi sia senza ostacoli sia con ostacoli posizionati ogni volta in modo diverso. Oltre a utilizzare 63 palloni più leggeri per i più piccoli, sarebbe consigliabile, negli allenamenti, usare anche palle non perfettamente sferiche per stimolare i riflessi del ragazzo. Un altro modo per mettere il giocatore in situazioni sempre nuove, così che apprenda a reagire velocemente, potrebbe essere farlo giocare, da solo o in coppia, in un campetto simile a quelli da squash, quadrato, circondato su tre lati da pareti alte due o tre metri: rimanendo all’esterno del lato aperto, i giocatori dovranno calciare il più rapidamente possibile e ribattere il rimbalzo. La superficie della parete di fondo può essere liscia, o resa irregolare da elementi accessori, così che il ritorno del pallone non sia prevedibile. Per aumentare il divertimento e avere riscontri delle capacità individuali si possono mettere sulla parete di fondo dei bersagli in posizione strategica che registrino il numero di tiri andati a segno e, volendo, anche la loro potenza. Un grande campione ha rivelato di aver raggiunto la grande precisione nei calci di punizione per cui è famoso, esercitandosi da bambino a colpire con una palla di gommapiuma un bersaglio al di là del divano nel soggiorno. Con gli esordienti (dai dieci ai dodici anni) si può iniziare a introdurre l’insegnamento di sequenze motorie, secondo i principi dell’apprendimento per imitazione; per esempio, tecniche di difesa del pallone, marcatura dell’avversario, tempismo nell’anticipo, posizionamento corretto nello scontro fisico, smarcamento, “attacco” degli spazi e inserimenti repentini, con la finalità di far diventare queste azioni sempre più automatiche. Con il passaggio alle categorie superiori si cominciano a insegnare la tattica e gli schemi di gioco, in cui il 64 controllo è soprattutto corticale. La ripetizione continua di alcuni schemi di base, seppure noiosa, li rende automatici. Per quanto riguarda l’allenatore di un settore giovanile, la valutazione delle sue capacità non dovrebbe basarsi sul numero di vittorie che ha ottenuto la squadra, ma piuttosto da quanti ragazzi è riuscito a far progredire con successo, valorizzando il loro talento naturale. Un buon vivaio, tra l’altro, contribuisce ad aiutare, anche economicamente, la società sportiva. Principi per una preparazione atletica equilibrata Mi capita spesso di sentir ripetere, anche da esperti in campo sportivo, che “i muscoli vanno sempre rinforzati”. Si tratta di un’affermazione erronea e priva di fondamento, Ciò di cui siamo convinti, e che con questo libro vogliamo dimostrare, è che per “creare” buoni giocatori di calcio non bisogna aumentare a dismisura le loro masse muscolari, come molti atleti, i loro allenatori e i loro preparatori atletici hanno fatto e continuano a fare. Sono assolutamente da evitare gli esercizi di rinforzo prima dei dieci anni. Soprattutto nei bambini, una muscolatura rigida o non equilibrata si traduce in una postura caratterizzata da spalle curve e risalite, scapole alate, iperlordosi lombare, addome in avanti, ginocchia vare o valghe, e piedi piatti o cavi. È importante individuare prima possibile questi problemi e intervenire per riequilibrare la postura. Come si è visto anche nel paragrafo precedente, è importante sviluppare la capacità di controllo del pallone, la rapidità, i riflessi, la precisione, l’agilità: tutte doti che 65 possono essere compromesse, anche irreversibilmente, se il sistema muscolare viene eccessivamente squilibrato con esercizi di potenziamento scriteriati. Gli specialisti dei tiri di punizione, per esempio, difficilmente hanno cosce particolarmente sviluppate. Si tratta di un gesto tecnico di alta precisione e difficoltà, perché è necessario colpire il pallone con effetto e potenza, in modo che superi la barriera avversaria e centri la porta. Perché il quadricipite rilasci la massima potenza al momento dell’impatto, non deve essere frenato dai suoi antagonisti (in particolare bicipite femorale, semimembranoso, semitendinoso). Un eccessivo potenziamento delle cosce rende, invece, questi ultimi rigidi, impedendo loro di allungarsi adeguatamente. In generale, l’eccessivo potenziamento della catena posteriore genera, in posizione eretta, rigidità e risalita delle spalle, iperlordosi lombare, e a cascata: antiversione del bacino, con conseguente intrarotazione delle ginocchia (spesso in varismo) e aumento della rigidità dei muscoli adduttori, rotazione esterna della tibia e tendenza alla supinazione del piede (per accorciamento dei flessori plantari). Questo insieme di compensazioni comporta il sovraccarico del menisco mediale e la messa in tensione del legamento crociato anteriore che, come ho visto accadere in vari atleti, può lesionarsi anche solo per un’iperflessione del ginocchio (per esempio nel caso di una campionessa di sci che durante la gara di slalom alle Olimpiadi ha riportato la rottura del crociato anteriore ed è poi caduta di conseguenza). 66 Esercizi sconsigliati Negli anni ho notato che nei giocatori di calcio si presentano spesso le medesime problematiche posturali (spalle risalite e contratte, iperlordosi lombare, antiversione del bacino, ginocchia vare e/o intraruotate, calcagni vari) dovute, come già si è detto, principalmente a una preparazione atletica inadeguata. Per evitare, o almeno ridurre, questi scompensi è importante che i calciatori, giovani e meno giovani, nella preparazione atletica non rinforzino ulteriormente gruppi muscolari già troppo sviluppati e rigidi. Le fotografie riportate nelle pagine seguenti mostrano alcuni di questi esercizi; nelle didascalie saranno indicate le parti del corpo erroneamente sollecitate, riferendosi a questa legenda: a. b. c. d. e. f. Blocco superiore, in particolare le spalle. Muscoli dorsali. Muscoli addominali. Muscoli flessori del ginocchio. Muscolo ileo-psoas. Muscoli adduttori. Visto l’amore diffuso per “gli addominali”, ci tengo a sottolineare che i muscoli addominali profondi, il traverso e l’obliquo interno, si inseriscono posteriormente sulle vertebre lombari. Di conseguenza, la loro contrazione comporta sempre anche una compressione del tratto lombare, in particolare sui dischi intervertebrali. 67 Esercizi sconsigliati posizioni in tenuta e flessioni sulle braccia – bench (a + b) posizioni in tenuta – plank laterale su tavoletta (a + b) 68 Esercizi sconsigliati posizioni in tenuta – plank (a + b) posizioni in tenuta – plank laterale (a + b) 69 Esercizi sconsigliati squat con bilanciere (a + b + c + d) lat machine (a + b + c) 70 Esercizi sconsigliati addominali (b + c + e) 71 Esercizi sconsigliati dorsali (b) leg curl (b + d) leg extension (c + e) 72 Esercizi sconsigliati elastici (b + f) elastici (b) posizioni in tenuta – superman (a + b) 73 Esercizi consigliati Di seguito indichiamo, invece, alcuni esercizi che portano a un riequilbrio della muscolatura. La seguente legenda verrà utilizzata nelle didascalie per evidenziare gli effetti principali di ogni esercizio. A. Allungare la catena posteriore (esercizio di base). B. Allungare la catena posteriore, stando in piedi. C. Rinforzare il quadricipite (muscolo vittima per eccellenza del rinforzo indiscriminato). D. Migliorare la percezione degli appoggi. E. Rilassare i dorsali. F. Migliorare la propriocezione. G. Consentire il lavoro degli addominali senza danni per la regione lombare che deve essere in allungamento. Esercizio di base (A) Legare le caviglie con un foulard o la cintura di un accappatoio. Sdraiarsi per terra su un tappetino, con le braccia aperte a novanta gradi. Respirare profondamente a bocca aperta, cercando di rilasciare tutta la muscolatura. Mantenere la posizione almeno per 15-20 minuti. 74 Esercizi consigliati Piedi uniti Appoggiati a un tavolo Nuca sacro scapole calcagni allineati Mantenere talloni a terra allungamento catena posteriore (B) - rinforzo quadricipiti (C) 75 Esercizi consigliati automassaggio plantare (D) tipo di palline utilizzabili 76 Esercizi consigliati automassaggio trapezi (E) addominali secondo Le Boulch (G) 77 Esercizi consigliati pads propiocettivi (F) 78 6 La scienza conferma Saper vedere è un’arte che va al di là delle capacità fisiche, anche se c’è chi si ostina a non voler vedere. Chissà se alcuni riscontri scientificamente inoppugnabili potranno aiutare a cambiare, se non visuale, almeno punto di vista. Da Le Boulch ai neuroni specchio La ricerca sui neuroni specchio, iniziata vent’anni fa da un gruppo di ricercatori dell’Università di Parma guidati dal professor Giacomo Rizzolatti, ha dimostrato scientificamente che gestualità anche complesse possono essere apprese per semplice imitazione, come a livello intuitivo sosteneva Jean Le Boulch. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che quando uno sportivo guarda un altro sportivo eseguire una sequenza motoria conosciuta, il suo sistema nervoso attiva inconsciamente gli stessi gruppi muscolari senza che ci sia movimento. Per sfruttare questo tipo di processo neurologico, le squadre di calcio potrebbero inserire nelle loro scuole giocatori esperti affinché fungano da modello per i giovanissimi allievi. 79 I vortici del cuore La rete di esperti con cui collaboro si è di recente arricchita, con l’ingresso di due scienziati: Gianni Pedrizzetti, ordinario di ingegneria idraulica all’Università degli Studi di Trieste e affiliato presso la Mount Sinai School of Medicine di New York, e il cardiologo Giovanni Tonti. Attraverso particolari tecniche di quantificazione delle immagini sono riusciti a ricavare da una semplice analisi ecocardiografica assolutamente non invasiva informazioni così dettagliate sulla funzione cardiaca nella sua complessità che, in alcuni casi, possono sostituire esami delicati e complessi come la coronarografia. Un lavoro prestigioso che ha già ricevuto importantissimi riconoscimenti internazionali, tra cui le dodici copertine di “Nature Reviews Cardiology” (vedi figura 1), una delle riviste di cardiologia più prestigiose del mondo. I software da loro creati e contenenti metodologie brevettate rendono visibili con grande chiarezza i vortici che si creano all’interno del cuore e che facilitano il flusso del sangue nella direzione dell’aorta (vedi figure 2-5). Per approfondimenti scientifici si rimanda al volume di Arask Kheradvar e Gianni Pedrizzetti, Vortex Formation in the Cardiovascular System, Springer Verlag, London 2012. È fondamentale che il cuore, dovendo pulsare in media quasi centomila volte al giorno, utilizzi la minor energia possibile a battito e che nella sua dinamica non si formino anomalie, causando affaticamenti inutili. Il sangue entra nel ventricolo sinistro, la camera cardiaca di maggior forza e importanza che ha una lunghezza di pochi centimetri, a una velocità di oltre un 80 metro al secondo, e nell’arco di una frazione di secondo deve ruotare di centottanta gradi e immettersi a pari velocità nell’aorta. Quando il funzionamento è corretto non si hanno inutili perdite di carico o turbolenze. Al contrario, se vengono a formarsi vortici anomali, non soltanto il cuore si affatica ma può subire modifiche morfologiche. Quando il soggetto si sottopone sistematicamente ad attività fisiche molto intense, il suo cuore tende a ingrossare, una patologia definita in medicina “cuore d’atleta”. In questi casi, le immagini tridimensionali tratte dalle ecografie rivelano che con l’aumento del volume si verifica anche un ispessimento delle pareti, senza però avere una perdita di elasticità muscolare finché l’atleta è in piena attività. Invece, in situazione di riposo, il numero e l’entità delle contrazioni si riduce al minimo indispensabile per consentire la corretta irrorazione sanguigna, e avere così un maggior margine di incremento nell’attività fisica intensa. Di norma, comunque, una volta che l’attività fisica si riduce stabilmente, il cuore tende a tornare in condizioni normali, a meno che non abbia ricevuto sollecitazioni tali da compromettere la propria struttura in maniera irreversibile. Si è visto che l’assunzione di sostanze dopanti genera conseguenze ampiamente negative sul cuore. L’apparato cardiaco degli atleti che ne fanno uso viene infatti sottoposto a sforzi al di là della soglia naturale, in un crescendo continuo. Inoltre, a fine attività, un sistema cardiaco sfruttato in questo modo non è più in grado di tornare ai normali valori funzionali, e presenta fenomeni di scompenso spesso in progressivo peggioramento. 81 Quest’anno la necessità della prevenzione è diventata il leitmotiv della nostra estate: ne parlavamo fin dal mattino in spiaggia con l’amico Gianni Pedrizzetti, anche perché Carlo, durante i suoi abituali risvegli notturni, continuava a elaborare possibili soluzioni ai problemi ed era una fonte inesauribile di proposte, prima di tutte il test dei tre battiti. Il test dei tre battiti Un’applicazione rivoluzionaria dei software sopra descritti è che dal filmato di un’ecografia di soli tre battiti si possono ricavare i principali parametri della funzione sistolica ventricolare sinistra, che attualmente sono: volumetrie (telediastolica e tele-sistolica), stroke volume e cardiac output, frazione di eiezione (variazione volumetrica relativa) e parametri globali di deformazione miocardica (strain longitudinale, strain circonferenziale e strain radiale, o ispessimento). L’interpretazione di questi parametri fornisce un’indicazione sulla capacità contrattile del cuore: un dato particolarmente prezioso per chi pratica uno sport. Questo test non è diagnostico, ma permette di rilevare se il cuore ha caratteristiche normali e non patologiche, segnalando, attraverso un’indicazione semaforica, con il verde, se i valori sono nella norma; con il giallo, se se ne discostano leggermente, per cui si consiglia di ripetere il test a breve termine; con il rosso, se se ne discostano in modo significativo ed è quindi auspicabile una valutazione cardiologica. 82 È importante specificare che il semaforo verde non sostituisce in alcun modo la certificazione di idoneità fisica richiesta per la pratica di uno sport. Conoscere le caratteristiche dinamiche specifiche del cuore permette tra l’altro di valutare l’attività sportiva più congeniale al singolo atleta, verificando se il suo cuore è adatto a resistere a una fatica prolungata, oppure a sforzi più brevi ma intensi. Un altro dato interessante per tutti gli atleti giovani e nel pieno dell’attività, dilettanti o professionisti, si ottiene confrontando il test cardiaco a riposo con quello effettuato sotto sforzo, eseguiti l’uno dopo l’altro. I parametri indicano se i vortici continuano a essere regolari o se vengono a crearsi turbolenze che possono provocare affaticamento, minore resistenza agli sforzi, specie se prolungati, e nel tempo anche negative modifiche morfologiche del cuore. Il rapporto tra questi due test permette anche di valutare l’entità di eventuali pericoli. Come abbiamo più volte sottolineato, il nostro principale obiettivo è la prevenzione il più possibile individualizzata per seguire con uno screening sistematico la salute di ciascun atleta, in particolare i giovani in via di sviluppo, e capire in tempo reale se il metodo di preparazione e di allenamento seguito è adatto alle sue esigenze: un corpo muscolarmente equilibrato può, infatti, risparmiare importanti energie e avere benefici anche dal punto di vista cardiaco. La raccolta dei parametri sopra descritti e la registrazione delle loro variazioni nel tempo sono di fondamentale importanza, perché, oltre a facilitare 83 l’individuazione di eventuali anomalie, permettono di ripercorrere la “storia del cuore” dell’atleta. Creando un archivio, su supporto magnetico o in cloud storage, con tutti i test effettuati, atleta per atleta o per società sportiva, si possono avere a disposizione i diagrammi con tutti i parametri e una sintesi di facile consultazione. I sistemi cloud storage, tra l’altro, non richiedono alcun sistema proprietario locale, evitando problematiche di manutenzione e obsolescenza, e permettono di avere dati sempre aggiornati. Si tratta di un test non invasivo, poco costoso e consigliabile a tutti, squadre e singoli atleti professionisti, dilettanti, amatoriali e anche persone comuni. Per tutte le informazioni al riguardo si rimanda al sito <www.echocardioscreening.com>. Il risultato verrà inviato entro le ventiquattro ore. L’esame ecomuscolare Gli straordinari risultati ottenuti analizzando il muscolo cardiaco ci hanno portato a studiare la possibilità di creare software simili per i muscoli scheletrici. Gli esperimenti eseguiti con la prima versione del software hanno permesso di misurare l’accorciamento di un muscolo della coscia, tracciare le mappe di deformazione e differenziare le varie zone del muscolo durante la contrazione. Abbiamo quindi deciso di depositare il brevetto corredato da una breve descrizione, illustrato nelle figure 6 e 7. Abbiamo coinvolto per questo lavoro uno dei maggiori esperti di muscoli, il professor Giuseppe Balconi, primario 84 di radiologia all’ospedale San Raffaele di Milano, sede di Turro, e presidente della “Sezione di Ecografia Muscoloscheletrica SIUMB”, che ci ha confermato la possibilità di misurare contemporaneamente, tramite un ecografo a doppia sonda o due ecografi sincronizzati, l’attività di un gruppo muscolare e dei suoi antagonisti, oppure di un muscolo rispetto ad altri muscoli che si ritiene possano essere in relazione. Il nuovo software permetterà di misurare, per esempio, sia la capacità contrattile sia l’entità dell’accorciamento di un muscolo prima e dopo una prestazione atletica, oppure prima e dopo un trattamento fisioterapico, dando valutazioni oggettive delle performance muscolari. Finalmente si potrà così convalidare, per la prima volta in modo scientifico, l’importanza di un potenziamento muscolare equilibrato e la catena delle compensazioni di cui parlava Mézières, che abbiamo esposto nei capitoli precedenti. I primi risultati ottenuti dall’elaborazione delle immagini ecografiche dei muscoli sono stati molto incoraggianti. È stato utilizzato un ecografo bidimensionale per osservare le compensazioni e analizzare la contrazione del quadricipite in un calciatore, osservando l’interferenza con i suoi antagonisti, i flessori del ginocchio. Risultati interessanti sono emersi dagli esami sui masseteri, i principali muscoli masticatori, che hanno evidenziato la loro reazione all’applicazione di vari dispositivi ortodontici, confermando le intuizioni di Antonio Busato. 85 Inoltre la possibilità di avere una visione tridimensionale del muscolo infortunato sarà senz’altro di grande aiuto nelle cure e nella riabilitazione. Fino a poco tempo fa era impensabile poter studiare i muscoli con l’atleta in movimento libero, per via dei cavi che collegano il soggetto agli apparecchi ecografici. Durante le scorse vacanze estive, Gianni ci ha invece raccontato di aver visto, durante un viaggio di lavoro negli Stati Uniti, un fantastico ecografo portatile completamente wireless, sia per la trasmissione dei dati sia per l’alimentazione di energia, prodotto dalla Siemens, di dimensioni così ridotte da poter essere applicato al corpo dell’atleta. Una soluzione tecnica che ci consentirà di studiare meglio i muscoli e di verificare l’esattezza delle nostre tesi, riguardo al tipo di lavoro muscolare. Sarà inoltre di grande aiuto nella prevenzione, permettendo di eseguire, in caso di bisogno, approfondimenti ecografici muscolari. Ho sempre pensato che, soprattutto per uno sportivo, sia un peccato non riequilibrare il corpo, migliorando così anche le proprie prestazioni, e aspettare a farlo dopo un incidente, che spesso comporta lunghi tempi di recupero, se non addirittura l’interruzione della carriera. Mi auguro che questo libro possa offrire suggerimenti preziosi ai tecnici e agli atleti e contribuisca a modificare correttamente e perfezionare la prospettiva sulla preparazione atletica, in particolare per i più giovani. 86 Figura 1 87 Figura 2 - flusso. Ricostruzione del movimento vorticoso all’interno del ventricolo sinistro durante il riempimento. 88 Figura 3 - vortici tridimensionali. Il movimento circolatorio (vortice) all’interno del ventricolo sinistro qui riportato è stato ricostruito da ecografia multi-piano. Il moto fluido dall’entrata (valvola mitrale, in alto a destra in figura) all’uscita (aorta, in alto a sinistra) è caratterizzato da un moto rotatorio che evita turbolenze e dissipazioni di energia. 89 Figura 4 - cuore normale. Ecocardiografia quantitativa di un cuore di un atleta a riposo con la valutazione dinamica della meccanica del ventricolo sinistro (VS). Le frecce indicano il movimento contrattile in sincrono con una omogenea distribuzione di deformazione (colore) all’interno del muscolo cardiaco. (N.B.: le ecografie mostrano il cuore ribaltato rispetto al normale perché acquisite da sotto la cassa toracica). 90 Figura 5 - cuore dilatato. Ecocardiografia quantitativa di un cuore che ha subito una progressiva dilatazione, in particolare la figura mostra la camera ventricolare sinistra (VS) che ha una forma quasi sferica. Le frecce e il colore (che indica la velocità) indicano l’asincronia del movimento contrattile a testimonianza di una scarsa efficienza funzionale. (N.B.: le ecografie mostrano il cuore ribaltato rispetto al normale perché acquisite da sotto la cassa toracica). 91 Figura 6 92 Figura 7 93 94 Indice pag. 3 Ringraziamenti pag. 5 Introduzione pag. 9 1 - Il corpo e la sua complessità pag. 13 2 - Le tessere del mio mosaico Il metodo “rivoluzionario” di Françoise Mézières L’incontro con Jean Le Boulch L’arte di cedere senza recedere La rete di specialisti con cui oggi lavoro pag. 25 3 - Lo sport attraverso i miei occhi Storia di un’avventura Il perché di alcuni infortuni Rapporto tra denti e postura Le pressioni “esterne” sull’atleta pag. 31 4 - Visita e cure L’esame obiettivo La visita fisiatrica I test di screening (Vista, Occlusione, Udito, Psiconeuroendocrinoimmunologia) Le cure 95 pag. 63 5 - Uno sguardo sul calcio giovanile Tecniche di apprendimento Principi per una preparazione atletica equilibrata Esercizi sconsigliati Esercizi consigliati pag. 79 6 - La scienza conferma Da Le Boulch ai neuroni specchio I vortici del cuore Il test dei tre battiti L’esame ecomuscolare 96