Il laboratorio dei giochi musicali: il ruolo della
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Il laboratorio dei giochi musicali: il ruolo della
Istituto MEME associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles IL LABORATORIO DEI GIOCHI MUSICALI Il ruolo della creatività nello sviluppo psico - affettivo del bambino Scuola di Specializzazione: Arti Terapie Relatore: Dott.ssa Roberta Frison Contesto di Project Work: Azienda Sanitaria Locale di Ancona Servizio Unità Multidisciplinare Età Evolutiva Tesista specializzando: Dott.ssa Francesca Polverini Anno di corso: Primo Modena, 26-05-2007 Anno accademico 2006-2007 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 INDICE Premessa…………………………………………………………………….. 2 1. Introduzione: quadro teorico di riferimento sulle Arti Terapie……… 4 1.1 Le Arti Terapie: presupposti teorici e metodologici……………………... 1.2 Le competenze relazionali e comunicative nei contesti di aiuto e il 4 linguaggio non verbale…………………………………………………. 1.3 Il setting, i metodi e le tecniche in Arte Terapia………………………... 1.4 La figura dell’arte terapeuta e il suo ruolo……………………………… 1.5 L’Arte Terapia con i bambini…………………………………………… 5 6 9 10 2. Il ruolo della creatività nello sviluppo psico – affettivo del bambino. Teorie e metodi di riferimento………………………………………... 11 2.1 Il bambino e il disegno………………………………………………… 2.1.1 Arno Stern e il Closlieu………………………………………………. 2.1.2 Altre attività espressivo-figurative…………………………………… 2.2 Il bambino e il suono………………………………………………….. 2.3 Il gioco nello sviluppo intellettivo ed affettivo del bambino …………. 2.4 Il bambino e il movimento………………………………………………… 2.4.1 La Pratica Psicomotoria………………………………………………. 2.4.2 La Pedagogia del corpo……………………………………………….. 12 14 15 16 19 21 23 26 3. Strumenti di osservazione e valutazione della seduta di arte terapia.. 29 4. Ipotesi di Project Work: “Il laboratorio dei giochi musicali”………. 32 4.1 Premessa……………………………………………………………….. 4.2 Setting………………………………………………………………….. 4.3 Attività…………………………………………………………………. 4.3.1 Attività espressivo- figurative……………………………………….. 32 4.3.2 Attività con la musica: percorso di sensibilizzazione alla musica……. 35 4.3.3 Attività di esplorazione sonoro-motoria: musica e movimento……… 38 4.3.4 Attività miste: “le Storie”…………………………………………...... 39 5. Conclusioni e sviluppi…………………………………………………… 40 Bibliografia ………………………………………………………………... 41 32 33 34 1 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 “Ho coltivato nel mio spirito un giardino di rose; L’ho nascosto dentro una scorza dura. Fuori ho messo un cartello per vietare l’ingresso ai cattivi”… Giovanni Allevi Premessa Penso che una delle maggiori potenzialità delle Arti Terapie sia proprio quella di facilitare enormemente la riscoperta “di quel giardino di rose” presente in ognuno di noi, riscoperta che può aiutare a ritrovare o scoprire la serenità e l’armonia nella propria vita. Ognuno di noi crea una “scorza dura” dentro alla quale difendersi, difendere i propri sentimenti e il proprio fragile Sé. Credo fermamente che l’arte, in tutte le sue espressioni e la creatività in generale, possa dare un contributo di fondamentale importanza alla guarigione e a maggior ragione se si tratta di bambini, che hanno naturalmente sviluppati al massimo grado queste capacità e desideri, ma a volte purtroppo non hanno lo “spazio” per esercitarle e poterne così trarre beneficio. Ciò che mi ha spinto ad intraprendere la strada dell’Arte Terapia sono stati la mia passione per l’espressività, la creatività, “il fare” con materiali e colori, la musica, che mi ha sempre accompagnato fin da bambina e della quale, crescendo ho saputo scoprirne sulla mia pelle le valenze terapeutiche ed è stato anche il 2 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 bisogno di dedicarmi agli altri ed essere di sostegno e aiuto nelle situazioni di sofferenza e disagio. La decisione di iniziare ad occuparmi dei bambini in situazione di disagio (e non), è stata maturata a partire dalla convinzione che tutto ciò che di buono si trasmette loro contribuirà a formare gli adulti di domani, che potranno essere così più felici o infelici, più sani o più malati. Quindi è importante, soprattutto in questa società, competitiva, complessa e nella quale il disagio assume sempre di più forme asintomatiche, trasmettere ai bambini il valore che assume l’espressione delle proprie emozioni e sentimenti, del proprio vissuto interiore e sentire profondo, perché questo li accompagnerà nella vita, contribuendo a renderli persone più serene. Inoltre il bambino che siamo stati, è sempre in noi ed è bello (anche se talvolta difficile, ma comunque sempre utile) riscoprirlo attraverso quello che riescono a trasmette i piccoli. Nel primo capitolo ho tracciato un quadro teorico di riferimento sia sulle arti terapie in generale, in quanto a presupposti teorici e metodologici e al tipo di competenze richieste all’arte terapeuta, nonché al suo ruolo, sia sull’arte terapia rivolta ai bambini. Nel secondo capitolo ho effettuato un’analisi delle principali teorie di riferimento nel campo della creatività infantile, che ho trattato suddividendo le quattro aree fondamentali, espressivo-figurativa, suono, gioco e movimento. Nel terzo capitolo ho trattato il tema centrale dell’osservazione e della valutazione nell’ambito delle sedute di arte terapia. Infine nel quarto capitolo ho delineato un’ipotesi di Project Work di prossima realizzazione. 3 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 1. Introduzione: quadro teorico di riferimento sulle Arti Terapie 1.1 Le Arti Terapie: presupposti teorici e metodologici I principi base dell’Arte Terapia si identificano nella compresenza di: 9 ambiente relazionale 9 materiali artistici come mediatori 9 processo creativo 9 risorse emotive e relazionali Uno degli obiettivi generali dell’Arte Terapia consiste nel favorire forme di integrazione, sia tra l’individuo-persona e il gruppo e sia tra i tre livelli dell’esperienza, l’emozione, l’azione e il pensiero. Tra gli obiettivi specifici dell’Arte Terapia troviamo: 9 fornire strumenti per gestire le proprie emozioni, paure e desideri 9 condivisione delle esperienze 9 favorire fiducia e autostima 9 sviluppare le risorse creative, espressive e relazionali 9 favorire il dialogo mente-corpo 9 favorire l’integrazione attraverso la valorizzazione delle differenze 9 prevenire l’insorgere di psicopatologie e le condizioni di emarginazione sociale. L’essenziale in Arte Terapia, non sta nel prodotto, ma nel processo creativo, che coinvolge globalmente la persona e le sue emozioni. Con processo creativo si intende tutto quello che avviene nel corso della produzione artistica, compreso quali materiali usiamo, che cosa avviene nel tempo, come siamo presenti nella situazione, se ci sentiamo bloccati, in difficoltà o se viceversa ci sentiamo in una situazione piacevole. 4 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Quindi sono molti gli aspetti che l’arteterapeuta deve osservare mentre il processo si sta svolgendo (cnfr. Cap. 3), ad esempio l’approccio ai materiali, il loro utilizzo, come viene affrontato lo spazio del foglio, dove è stato lasciato il primo segno, quale forma è emersa, quali colori sono stati usati, con quale stato d’animo si affronta l’esperienza. Familiarizzare con questo processo e con i livelli di coscienza che convivono in esso è il nostro primo compito e vale come introduzione alla capacità di sentire e sensibilizzarsi ad una diversa forma di comunicazione pre-verbale. L’ Arte Terapia deve contribuire a costruire una nuova narrabilità di sé stessi traducendo le emozioni in immagini, le immagini in metafore e le metafore in nuove narrazioni del proprio vissuto emotivo ed esperienziale. Una delle importanti funzioni dell’espressione artistica è quella di dare corpo al proprio sentire, tenendo conto del fatto che il sapere e la conoscenza sono, in primis, di tipo visivo e sensoriale. Tra noi e il mondo fisico c’è sempre un “filtro creativo” e dunque l’Arte Terapia si basa anche sulla consapevolezza che la fantasia non rinnega la realtà, ma anzi la completa. 1.2 Le competenze relazionali e comunicative nei contesti di aiuto e il linguaggio non verbale Le competenze relazionali e comunicative rivestono un’importanza cruciale in ogni relazione di aiuto. Negli anni ’60 l’approccio sistemico-relazionale inizia a considerare il ruolo del sistema/organizzazione come centrale per comprendere le dinamiche umane. Dunque si inizia a diffondere l’idea del contesto come matrice dei significati (Bateson). 5 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Dal momento che si è consolidata l’idea secondo cui ciò che ciascuno apprende si basa sulle premesse epistemologiche che possiede, viene ad essere importante in un contesto di (arte)terapia venire in contatto con tali premesse. La comunicazione non si può imporre, essa deve instaurarsi spontaneamente e sarà compito del terapeuta creare i presupposti che favoriscano il suo nascere. Le Arti Terapie si collocano nell’ambito della comunicazione non verbale, analogica. Secondo teorie ormai consolidate, gran parte della comunicazione tra individui viaggia sul canale analogico. La componente non verbale della comunicazione riveste un ruolo predominante rispetto allo svolgersi dell’interazione e all’efficacia della comunicazione. La presa in carico del paziente comporta un’assunzione di responsabilità e l’accettazione di prendersi cura della sua interiorità. 1.3 Il setting, i metodi e le tecniche in Arte Terapia E’ importante per prima cosa definire cosa si intende per setting in attività di psicoterapia e quali elementi fondamentali lo compongono. Infatti esso non comprende solo elementi “strutturali” e materiali, ma anche le relazioni che si instaurano tra il terapeuta e i pazienti. Dunque l’elemento comunicativo e relazionale viene ad essere essenziale e caratterizzante un setting di terapia. Possiamo immaginarlo come un contenitore, che accoglie quanto sta avvenendo nello spazio-tempo, una cornice contenitiva degli stati emotivi che si sviluppano durante le attività e nella relazione tra paziente e terapeuta. I rituali di inizio e fine hanno la funzione di delimitare il tempo, contribuendo così a creare quella cornice e fanno parte integrante del setting. 6 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Entrando più nello specifico di un setting di arteterapia, questo è caratterizzato dai materiali presenti, dalla loro disposizione nello spazio e dalle regole del gioco in parte stabilite in partenza ed in parte contrattate di volta in volta. L’utilizzo di materiali creativi ha la finalità anche di gettare un ponte comunicativo tra le parti e vengono ad assumere la funzione di “oggetti transizionali” (Winnicott), oggetti mediatori, né del tutto interni né esterni, ma aventi valore simbolico e attraverso i quali è più facile esprimere un senso del proprio Sé e del proprio vissuto emotivo, quando tale esperienza non si presta ad essere verbalizzata. I materiali e le attività che vengono svolte hanno l’importante funzione di mediare nella comunicazione paziente-terapeuta, evitando il confronto troppo diretto e facilitando sia l’uscita del paziente dal suo isolamento che la crescita della sua fiducia nei confronti del terapeuta, creando un clima di prevedibilità, rassicurante per il soggetto fragile. Occorre che il terapeuta sia consapevole della lentezza con cui può avvenire il processo, in quanto spesso si rende necessaria la ripetizione prolungata delle attività, per creare un clima di familiarità. A volte, naturalmente si presentano periodi di regressione, che poi scompaiono. Ciascun materiale ha un suo linguaggio e caratteristiche specifici, che possono avere valenza di contenimento o di facilitazione. Importante osservare l’approccio ai materiali, ad esempio capiterà che qualcuno abbia paura di sporcarsi e rifiuti l’idea di dipingere con le mani. Ad esempio i materiali fluidi hanno un potenziale di espansione e facilitano la regressione, soprattutto se bagnati o usati senza strumenti, mentre i materiali resistenti, che richiedono nel loro utilizzo un maggior impiego di energia, aiutano a rinforzare la consapevolezza dei confini corporei, la struttura, il proprio Io. 7 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Anche le diverse tecniche hanno lo scopo di favorire alcuni processi mentali ed emotivi e rispondono a specifici bisogni, ad esempio la tecnica del collage permette di lavorare sulla frammentazione e ricomposizione ed aiuta a sviluppare una maggiore flessibilità, in quanto gli oggetti possono essere riciclati ed osservati da altri punti di vista. Nelle situazioni più complesse l’offerta di stimoli deve essere graduale. In una seduta di arte-terapia è interessante osservare ogni movimento, a partire dalla scelta del materiale, soprattutto quando ce ne sono molti a disposizione, anche se non tutte le situazioni si prestano ad esperimenti del genere, in quanto in alcune particolari circostanze, soprattutto relative a determinate condizioni patologiche, non è opportuno mettere a disposizione molti materiali troppo presto e creare una sovrabbondanza di stimoli. Infatti nelle situazioni complesse, patologiche, che spesso si esprimono graficamente attraverso le stereotipie, stessi oggetti ripetuti ossessivamente all’infinito, dovuti anche alla povertà di risorse espressive, una sovrabbondanza di materiali può risultare destabilizzante. E’ fondamentale (soprattutto nelle sedute di gruppo), dare delle regole precise da rispettare. E’ bene mettere in evidenza, qualora vi siano presenti degli accompagnatori che non si tratta di attività di intrattenimento, ma di attività con precise regole, contenuto ed obiettivi. La valutazione delle caratteristiche estetiche ed espressive deve essere usato dal terapeuta al solo fine di individuare lo stile e le tendenze di ciascuno e stimolare nuove e possibili esplorazioni del linguaggio espressivo. Il fatto di lasciare la libertà nella scelta dei materiali, nella sperimentazione e nella scelta del tema del proprio disegno è fondamentale per rafforzare la motivazione e l’autonomia del bambino. 8 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Il setting in Arte Terapia ha anche la funzione di “risvegliare” il processo creativo che è strettamente connesso con il processo terapeutico, in quanto è un processo di trasformazione e di elaborazione della propria esperienza. Affinché si realizzi questa trasformazione è fondamentale l’esperienza del piacere, che sta alla base della motivazione. E’ molto importante che l’arte terepeuta sappia favorire la motivazione anche nei soggetti con maggiori difficoltà di espressione e per fare questo deve riuscire a coinvolgere la persona, il bambino nel processo artistico e rendere l’esperienza artistica adattabile e percorribile. Il piacere che si prova facendo, è fattore di motivazione essenziale, ciò fa sì che l’esperienza artistica abbia un enorme potere di motivare le persone a superare i propri limiti, coinvolgendole emozionalmente. Ci muoviamo sempre in un contesto di complessità, in cui non si può controllare il processo, ma lo si può solo osservare e descrivere. Nel momento in cui si va a definire un programma di arte Terapia, ci sono alcuni principi base a cui attenersi, quali: 9 la definizione precisa dei limiti di spazio- tempo 9 l’analisi del proprio stato d’animo ed essere presenti nella seduta, ascoltando, osservando e facendo da specchio 9 la risposta a quello che viene portato dal paziente, accettando, incoraggiando, rassicurando e gratificando 9 la flessibilità, incoraggiando la creatività e l’indipendenza. 1.4 La figura dell’Arte Terapeuta e il suo ruolo Durante la seduta, l’arte terapeuta non può essere neutrale, nessuno di noi può esserlo in quanto parte del contesto in cui si sta svolgendo il processo creativo, ma può e deve far sì che il processo nel suo insieme lo sia, creando le condizioni 9 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 perché le risonanze che sente in sé vengano trasformate in empatia e non in proiezione. E’ necessario che sia ben consapevole di queste risonanze e dei pregiudizi che ognuno di noi inevitabilmente porta con sé, così da poter osservare il processo in maniera neutrale. Il ruolo dell’arte terapeuta consiste principalmente nel: - difendere il setting ogni qual volta emergano elementi di conflitto/ giudizio, al fine di rendere sempre possibile l’ascolto reciproco - non dare soluzioni al paziente, ma aiutarlo a vedere, discriminare, pensare (Bion) - attenzione a tutto ciò che si sta svolgendo, le storie ci dicono qualcosa nell’hic et nunc (Bateson). L’arte terapeuta possiede specifiche competenze attinenti sia la dimensione più prettamente artistica, sia quella relazionale e psicodinamica, che riguardano gli stadi dello sviluppo evolutivo, la comunicazione non verbale, le componenti emotive e relazionali del processo creativo e le metodologie artistiche e relazionali. 1.5 L’Arte Terapia con i bambini Le sedute di Arte Terapia si fondano sui principi teorici che riguardano gli stadi dello sviluppo del bambino e dei benefici terapeutici del fare e del creare. E’ dunque fondamentale che l’arte terapeuta abbia sufficienti conoscenze sullo sviluppo psicologico del bambino, sulle dinamiche del comportamento, sulle caratteristiche dell’ambiente sociale, al fine di integrare gli aspetti cognitivi con quelli affettivi, durante il processo artistico. Man mano che il bambino costruisce una relazione di fiducia con il terapeuta, inizierà anche a comunicare le sue difficoltà e potrà essere aiutato: 10 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 - ad imparare ad accettare i propri prodotti artistici, “belli o brutti” che siano, accettando così le parti “buone e cattive” di sé, senza che queste ultime debbano essere negate in quanto possono annullare gli aspetti positivi - ad aprirsi all’universo simbolico, imparando a riconoscere ed accettare la differenza tra fantasia e realtà. Nella fase iniziale è bene incentrare le sedute sull’esplorazione dell’ambiente e dei materiali, attraverso esperienze tattili (usando materiali e tecniche diverse) e visive (di colore e di luce). Quando ci si trova in presenza di una creazione che disturba “esteticamente” o di un comportamento distruttivo (come la perdita di controllo e distruggere o rovesciare i materiali) li si può riorganizzare e far loro acquisire nuova forma e significato, si può creare una nuova narrazione. 2. Il ruolo della creatività nello sviluppo psico-affettivo del bambino. Teorie e metodi di riferimento. Di seguito verranno analizzate quattro aree fondamentali in cui si articola l’ampio e complesso campo della creatività, nell’ambito delle quali si svolgono la maggior parte delle attività importanti per lo sviluppo equilibrato del bambino e della sua identità. Queste aree sono il disegno, il suono, il gioco ed il movimento. Verranno accennate le principali teorie di riferimento relative a ciascun ambito, ferme restando le numerose interrelazioni tra di essi, soprattutto quando si tratta di fare delle attività. Queste importanti e strette connessioni emergeranno chiaramente quando si andranno ad illustrare alcuni metodi e tecniche (connessioni tra gioco e movimento, movimento e suono o immagine e suono). 11 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Nell’atto della creazione, senza finalità estetiche, si sprigiona energia e se ne riceve. E’ l’atto stesso del creare ad essere terapeutico e non il prodotto finito. Questo fatto deve sempre essere tenuto presente dal terapeuta, così da poter osservare attentamente il processo creativo e coglierne tutti gli elementi utili e significativi, evitando di formarsi ed esprimere giudizi di valore sulle opere compiute e sulle loro “qualità”. Ho suddiviso questo capitolo in quattro sezioni che secondo me sono quelle fondamentali in cui si articola ed esprime la creatività, soprattutto nel bambino e che a mio parere meritano una introduzione separata, per quanto concerne le principali teorie di riferimento. 2.1 Il bambino e il disegno Le immagini hanno già di per sé una valenza terapeutica, in quanto offrono la possibilità di dare forma ad una emozione (figurabilità), di entrare ed uscire dall’immagine che la rappresenta, facilita il processo di differenziazione tra sé e l’oggetto, tra realtà interna ed esterna, gettando le basi per il processo di simbolizzazione. Il disegno per il bambino è gioco, espressione e comunicazione e soddisfa bisogni ludici, affettivi ed emotivi. I bambini utilizzano una gamma molto ampia di linguaggi ed espressioni, parlano con il corpo e anche (a volte soprattutto) con i silenzi. I colori, le forme, il riempimento del foglio, la pressione esercitata dal pennarello sono tutti aspetti di meta-comunicazione che possono aiutare ad interpretare questo silenzio. Ci sono due aspetti fondamentali da considerare nel disegno infantile: 12 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 - il primo di tipo evolutivo: lo sviluppo del tratto grafico del bambino riproduce la sua crescita psichica, emotiva ed affettiva - il secondo di tipo psico-pedagogico: il disegno è uno strumento educativo e psicologico e offre la possibilità di analizzare caratteristiche specifiche della personalità e della vita del bambino (es. test della famiglia e dell’albero). Il disegno del bambino diventa metafora e parafrasi al tempo stesso, della nostra relazione con chi sta crescendo. Lo sguardo che posiamo sul suo disegno è di importanza fondamentale, se ad esempio ci si limita a valorizzare il disegno usando categorie “adulte”, in futuro i bambini, probabilmente, cercheranno di fare “la cosa giusta” e di assolvere alle aspettative degli adulti che li educano e utilizzeranno il disegno soprattutto per acquisire il consenso e l’approvazione di coloro dai quali voglio ottenere stima e affetto. Sapendo osservare il modo di espressione grafica del bambino, si riuscirà ad accoglierla per quello che è, cioè un modo originale per raccontarsi a noi e testimoniarci parti di lui segrete e apparentemente irraggiungibili. Il disegno racconta l’uomo all’uom. Il meccanismo psicologico che sta alla base del disegno spontaneo e che lo rende un utile mezzo per capire la personalità e lo stato emotivo dell’autore, è quello della proiezione. Si proiettano le proprie emozioni e percezione del mondo sul foglio di carta. Soprattutto il bambino, lasciato disegnare liberamente, presto si comporterà con il foglio di carta come farebbe nel mondo, in quanto il foglio rappresenta per lui l’ambiente e il contesto nel quale esprimersi. Tantissimi sono gli elementi da osservare per avere un’idea della personalità del bambino e dei suoi sentimenti del momento, a partire da come e dove inizia a tracciare il disegno, dallo spazio che occuperà, dalla forza o meno del tratto e dai colori utilizzati. L’interpretazione del disegno infantile riveste un ruolo 13 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 fondamentale, anche perché il bambino non possiede tutte le difese dell’adulto, quindi saperlo osservare può svelarci molto. Occorre sempre ribadire che è indispensabile procedere con molta cautela nelle interpretazioni e soprattutto raccogliere quante più informazioni possibile sul bambino, la sua famiglia, il contesto di riferimento, prima di poter trarre qualche tipo di conclusione. Occorre quindi saperne cogliere le infinite potenzialità senza pensare che possono esserci interpretazioni univoche ed inconfutabili dei disegni infantili. I test del disegno infantile di tipo proiettivo, più accreditati ed adottati in contesto diagnostico-terapeutico sono quelli relativi al disegno della figura umana, della famiglia/casa e dell’albero. 2.1.1 Arno Stern e il Closelieu Arno Stern è considerato il primo esperto di educazione creatrice, una pratica da lui inventata nel 1946, nell’immediato dopo guerra, in Francia, una pratica che continua tutt’ora ad esercitare. Dopo essere stato educatore in un istituto per orfani di guerra, apre a Parigi nel 1949 un suo Atelier di pittura per bambini, il Closlieu, che si caratterizzò subito per la formula inedita in quel tempo e per l’allestimento del tutto originale nel quale si trova ancora a lavorare. Si occupa ancora di divulgare il più possibile la propria pratica avviando al suo lavoro dei praticiens attraverso appositi stages di formazione. All’interno del Closlieu Arno Stern ha fatto una straordinaria scoperta, la Formulazione. Attraverso tale scoperta ha permesso di prendere una distanza dalla credenza che il disegno infantile fosse esclusivamente il prodotto di una fervida immaginazione ed introdurre il concetto che in realtà esso deriva da una necessità di natura organica e si compie secondo delle specifiche leggi. 14 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Il disegno serve a raccontare storie?. Questo è ciò che generalmente si pensa ed ecco perché si chiede ai bambini di illustrare storie. In questo ambito le buone idee non servono e non hanno molto senso, perché per disegnare non servono “buone idee”, in quanto non dovrebbe essere la mente, o la razionalità a guidare la nostra espressività, anzi sarebbe bello esercitarsi a disegnare con la parte destra del cervello, cioè con la parte estranea al ragionamento logico, ma attinente alla sfera espressiva e sensoriale. Arno Stern fa una distinzione tra il Gesto, la Traccia e la Formulazione, che corrispondono a specifiche fasi che si vivono durante l’esperienza nel Closelieu. Un’altra evoluzione da osservare nel disegno infantile è quella che va dalla rappresentazione di Figure Primarie a quella di Oggetti e poi di Immagine ed infine di Figure Essenziali. 2.1.2 Altre attività espressivo-figurative Oltre il disegno, ci sono molte altre attività espressivo-figurative interessanti da realizzarre con i bambini, che consistono nel creare, nel modellare, nel plasmare, nel costruire, senza finalità estetiche, in quanto come già detto è l’atto stesso del creare ad essere terapeutico e non il prodotto finito. Saranno a disposizione dei bambini materiali di vario genere, argilla, plastilina, cartone colorato, forbici , colla, vari materiali di recupero, stoffe, bottoni, tappi, bottiglie, legno, sassi, conchiglie, foglie e fiori secchi, e tanto altro ancora. Nel § 4.3, verranno illustrate alcune attività da realizzare nell’ambito di “giochi e storie musicali”. 15 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 2.2 Il bambino e il suono Negli anni ’70 un fondamentale contributo scientifico alle conoscenze sullo sviluppo delle capacità sonore e uditive del bambino viene portato da Alfred Tomatis, otorinolaringoiatra e musicista, il quale sulla base di esperimenti da lui condotti cominciò a capire che l’orecchio iniziava a funzionare già nella vita prenatale, e quindi il bambino è già in grado di udire prima della nascita. Successivamente queste scoperte rivoluzionarie furono avvalorate dai risultati di altri studi fino a che a tutt’oggi risulta essere una conoscenza ormai acquisita dalla comunità scientifica. L’apparato uditivo inizia a funzionare intorno alla 24esima settimana e il feto reagisce ai suoni dell’ambiente interno-intrauterino ed esternoestrauterino. Già in epoca fetale è possibile indurre il fenomeno dell’abituazione a determinati stimoli sonori. I suoni sono intimamente legati allo sviluppo di alcune importanti capacità dell’uomo. Essi risultano fondamentali nel fornire loro alcuni strumenti per esplicitare il proprio mondo e per comunicare il loro modo di vedere, ascoltare e percepire la realtà: i bambini uniscono in modo molto stretto suono e movimento nelle loro azioni. Il territorio sonoro è ricco di possibili percorsi esplorativi, in cui i suoni e i movimenti si coniugano felicemente con i ritmi, i tempi e gli spazi, e dove l’esperienza sonoro-musicale può attivare e sviluppare capacità psicomotorie e cognitive. Secondo Edgar Willems (musicologo e studioso di pedagogia musicale) l’uomo sviluppa, anche grazie alla sensibilizzazione dell’orecchio, tre capacità fondamentali, la sensorialità (ritmo-udire), l’affettività (melodia- ascoltare) e la razionalità (armonia -intendere). 16 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Una funzione importante dell’ascolto musicale consapevole è anche quella di abituare/educare alla capacità di ascolto di sé stessi e degli altri, capacità fondamentale in ogni relazione umana. Nelle attività che ho progettato, da proporre ai bambini, anche in base alle loro inclinazioni (tenendo conto della loro specificità ed unicità), il tema del suono e della musica è un elemento comune ed unificatore. L’utilizzo che è nelle mie intenzioni farne, va da un approccio più ricettivo ad uno più attivo. Quindi l’elemento sonoro-musicale verrà dapprima introdotto come sottofondo allo svolgimento di varie attività con l’obiettivo di osservare gli stati d’animo suscitati da vari generi musicali e brani diversi e verrà utilizzato per favorire l’apprendimento e la creatività del bambino. In seguito si cercherà di introdurre ad un ascolto più attivo e consapevole, conducendo l’attenzione sempre di più sulla musica, utilizzandola come elemento evocativo di emozioni ed immagini. L’intenzione è quella di avvicinarsi sempre di più alla sfera ritmico-sonora, attraverso la costruzione di semplici strumenti musicali, utilizzando materiali naturali e di recupero, che verranno alla fine utilizzati per giocare producendo suono e per rappresentare storie ed emozioni attraverso suoni e ritmi. Un esempio dell’interconnessione tra elemento sonoro e corporeo-sensoriale è rappresentato dal metodo Orff-Schulwerk molto diffuso in ambito musicoterapico, in particolare rivolto a bambini affetti da handicap senso-motori, ideato e sperimentato da Carl Orff, uno dei personaggi a cui si devono, insieme a Paul Nordoff, Edith Lecourt, Rolando Benenzon, le prime ricerche che in Europa contribuirono ad affrancare la musicoterapia dall’empirismo per dare accredito al suo valore scientifico. 17 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 La musicoterapica Orff è una terapia multisensoriale dove l’impiego dei mezzi musicali è strutturato in maniera da corrispondere a tutti i sensi. Proprio questa prerogativa gli consente l’applicazione e l’intervento in quei casi dove viene a mancare o è danneggiato un importante organo di senso. Il metodo Orff è stato sperimentato dall’autore e dai suoi allievi nel corso di molti anni, sia con bambini normodotati che handicappati e si sono sviluppato modelli, da cui poter trarre determinati ed utili principi. Lo strumentario Orff, il materiale strumentale adottato dall’Orff-Schulwerk è il punto chiave della terapia, grazie alle sue caratteristiche intrinseche. Lo si deve considerare secondo tre importanti aspetti, ossia, tattile, ottico ed acustico, i quali consentono di giungere ad un possibile triplice esito terapeutico, mostrando come in caso di deficit sensoriali, uno di essi possa compensare efficacemente o sostituire altri compromessi. Per quanto riguarda l’uso tattile degli strumenti, si deve porre l’attenzione su alcune loro caratteristiche: - calore - struttura della superficie - durezza - tonalità - elasticità - vibrazione Riguardo invece l’uso ottico, vengono ad assumere rilevanza la forma e la grandezza degli strumenti. Passando invece all’uso acustico degli strumenti, è possibile sperimentare il timbro specifico di ciascuno, tenendo come punti fermi che: 9 lo strumentario funge da sostegno dei sensi 9 lo strumentario non deve venire alterato nella sua natura 9 gli strumenti vanno usati con parsimonia 18 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 9 lo strumento può assumere funzione di segnale 9 il materiale è suscettibile ad un uso interscambiabile. Ogni strumento ha una funzione pluridimensionale, una tattile, una ottica ed una acustica e tutto ciò va tenuto presente in seduta. 2.3 Il gioco nello sviluppo intellettivo ed affettivo del bambino La vita di oggi ci offre sempre meno spazio per giocare con i bambini ed inoltre questa non è sempre una cosa facile in quanto ci mette in contatto con la nostra infanzia e non è detto che questo ci renda felici. Inoltre è difficile trovare un adulto che sappia giocare veramente, così come sono capaci i bambini, tuttavia si può sempre imparare e riscoprire la naturale capacità di giocare che è dentro di noi. Per fare questo è necessario fare spazio alle emozioni e a ciò che non è “produttivo”. Il gioco non è affatto un’attività banale e ingenua, in quanto ha a che fare con la nostra conoscenza del mondo e la costruzione dell’identità. E’ un fenomeno articolato che si allaccia a concetti quali la socializzazione, la formazione della cultura, il pensiero simbolico, la capacità di fare astrazione, la logica, le regole. Secondo Piaget (1969) il gioco ha una funzione fondamentale per lo sviluppo cognitivo del bambino e dunque per la maturazione dell’intelligenza e individua tre fasi fondamentale nello sviluppo del bambino: 1. il gioco percettivo-motorio è un tipo di gioco non orientato socialmente (12- 18 mesi) ed ha la funzione di dare al bambino la sicurezza di poter apportare piccoli cambiamenti esterni, attraverso il suo agire, 2. l’integrazione del gioco simbolico alle attività percettivo-motorie (18 mesi – 5 anni) ha la funzione di consentire la rappresentazione di eventi fantastici, di esercitare il linguaggio verbale e di scoprire l’attività creativa (fabulazione), 19 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 3. la terza fase è caratterizzata dalla capacità di giocare rispettando le regole (7- 8 anni). Anche per Vygotskji (1933)1, che si è occupato della funzione del gioco nello sviluppo psichico/ intellettivo del bambino, concentrandosi soprattutto sull’importanza dei giochi intellettuali, motori individuali e sociomotori, nell’evoluzione affettiva del bambino, il gioco è il mezzo più adeguato nel facilitare il processo di astrazione. Inoltre, secondo Bruner (1976)2 “il gioco offre un’eccellente opportunità di provare combinazioni di comportamenti che non sarebbero mai sperimentate in condizioni di pressione funzionale e offre un modo per minimizzare le conseguenze delle azioni e quindi apprendere in una situazione meno rischiosa”, funge così da palestra in cui poter sperimentare azioni e comportamenti diversi. Il gioco ha una funzione di importanza fondamentale nelle situazioni di disagio infantile e di sofferenza emotiva, in quanto permette di riscrivere la propria storia personale, guardarla con occhi nuovi, creare una diversa narrazione di sé, ridefinire le proprie categorie mentali e la propria identità segnata dal trauma. Infatti, come messo in luce da Melanie Klein3, l’importanza del gioco deriva dall’essere una via privilegiata per accedere all’inconscio del bambino, in quanto attraverso di esso è possibile osservare le sue fantasie inconsce e l’angoscia ad esse legata, ed è da considerarsi equivalente alle libere associazioni degli adulti. Il gioco gli consente di crescere e di alimentare il pensiero simbolico, di imparare a padroneggiare il mondo esterno, a dominare e mediare l’angoscia del proprio mondo interiore, proiettando all’esterno angosce e conflitti. Anche Freud aveva 1 Vygotskij L. (1933), "Il gioco e la sua funzione nello sviluppo mentale del bambino", in Vygotskij (193033), Immaginazione e creatività nell'età infantile, trad.it.1990, Editori Riuniti, Roma. 2 J.S.Bruner, A.Jolly, K.Silva, Il gioco: ruolo e sviluppo del comportamento ludico negli animali e nell'uomo, 4 voll., Armando, Roma, 1981. 3 Klein M. (1932), Psicoanalisi dei bambini, Martinelli, Firenze, 1969. 20 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 osservato che il gioco consente al bambino di rimettere in atto esperienze psichiche dolorose, infatti attraverso il gioco può essere espressa una grandissima varietà di stati emotivi, frustrazione, gelosia, sentimenti ambivalenti, angoscia legata a maltrattamenti e abusi sia fisici che psicologici, senso di colpa e bisogno di riparazione. Si possono così riassumere le dimensioni/ funzioni fondamentali del gioco: 9 esplorativa: consente al bambino di ampliare le sue conoscenze, sulla spinta della curiosità 9 catartica: consente al bambino di sottrarsi momentaneamente alla situazione reale 9 simulativa: consente al bambino di fare esperienze svincolato dallo stretto controllo degli adulti e di sviluppare competenze sociali 9 normativa: consente al bambino di prendere parte attiva alla costruzione delle regole. Secondo il padagogista Laeng “il gioco insegna a muoversi, a immaginare e a pensare”, e per queste sue caratteristiche costituisce un’importante fonte di apprendimento, impegnando i tre piani successivi della prassi, dell’immagine e del simbolo. Il gioco viene ad assumere forza creativa e trasformativa in quanto consente al bambino di costruire e sentire la sua realtà, lo rende in grado di fare suo il mondo che lo circonda, di pensare ed elaborare i suoi concetti. 2.4 Il bambino e il movimento Il ruolo del movimento per lo sviluppo psico-affettivo del bambino è strettamente connesso al gioco ed inoltre gran parte dei giochi e delle abituali attività dei bambini implicano movimento. Il corpo è uno strumento di esplorazione e comunicazione fondamentale per il bambino, ma anche per l’adulto. 21 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 In ogni tipo di relazione umana, educativa o terapeutica, il saper osservare e cogliere i messaggi provenienti dal corpo, costituisce uno strumento importantissimo e ricco di potenzialità e offre molte opportunità aggiuntive di ascolto e comprensione. Nel corso dei decenni si è assistito ad un’evoluzione degli approcci al corpo e al movimento, passando da una concezione che possiamo definire funzionale o strumentale del corpo ad una relazionale. Il passaggio fondamentale è stato quello di rinunciare a vedere il corpo esclusivamente in termini fisiologici, come semplice serbatoio di energia repressa, luogo di conflitti e tensioni e quindi “pericoloso” ed iniziare a considerare la sua valenza positiva, in quanto strumento primario di conoscenza ed espressione, centrale per avere un rapporto equilibrato con il contesto in cui ci muoviamo, con noi stessi e nelle relazioni con gli altri. Partiamo dal presupposto che il bambino impara a riconoscere ed esprimere le emozioni attraverso l’osservazione e l’imitazione, questo sta ad indicare che le emozioni hanno radici corporee ed è dunque attraverso una piena sintonizzazione corporea che si possono ottenere importanti risultati a livello di processi di apprendimento, in quanto ci consente di imparare che gli altri possiedono differenti stati interiori e modi diversi di esternarli e comunicarli, che esiste sia un vissuto interno che uno esterno e che la comunicazione viene resa possibile lavorando sulla giusta distanza da porre tra noi e gli altri, mantenendo al contempo la relazione. Possiamo considerare due prospettive fondamentali da cui considerare l’ascolto e la comunicazione corporea: - una prima ritiene il linguaggio del corpo come denotativo di stati interiori in una sorta di rapporto causa-effetto; questa concezione rientra nel campo della comunicazione non verbale, secondo cui un determinato gesto o espressione corporea esprime un preciso, quasi inequivocabile stato interiore; 22 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 - una seconda prospettiva, che ritiene in parte troppo riduttiva la precedente, si concentra maggiormente sulle “funzioni relazionali” del linguaggio corporeo, nella consapevolezza che il corpo non è soltanto un “produttore di segnali” indici di emozioni e stati d’animo, ma è il contesto stesso in cui viene resa possibile la conoscenza (di sé, degli altri da sé e dell’ambiente) e la comunicazione. Un altro concetto importante, anche per le sue implicazioni a livello psichico, è la distinzione tra schema corporeo ed immagine corporea. Infatti con schema corporeo si intende il “corpo reale” dell’individuo, la rappresentazione unitaria ed immediata che ciascuno possiede del proprio corpo (che si matura all’età di circa dodici anni). L’approccio fenomenologico rivede il concetto di schema corporeo ed introduce quello, che sembrò più appropriato, anche alla luce dei contributi dati dalla psicoanalisi, di “immagine corporea”, all’interno della quale trova maggior spazio la dimensione emozionale ed esistenziale del soggetto, mutevole e aperta ai processi di costruzione dell’identità. Mentre lo “schema corporeo” viene inteso come il reale corpo costruito sulle nostre percezioni, l’”immagine corporea” comprende il soggetto, la sua storia e il suo vissuto interiore. Da qui le notevoli potenzialità insite nell’utilizzo dell’elemento corporeo nell’ambito di interventi terapeutici e riabilitativi. L’immagine corporea fonde il vissuto relazionale del soggetto ad un assunto percettivo del corpo quale è e quale ci appare. Ciò che è più importante osservare è ciò che avviene nell’immagine del corpo internamente percepita. 2.4.1 La pratica psicomotoria La Psicomotricità si basa sul presupposto della capacità di “movimento spontaneo” del bambino. Nel suo nascere, fu destinata solo a bambini in situazioni 23 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 di disagio, ma oggi ha acquisito una valida proposta a fini preventivi, educativi e terapeutici. L’attuale concezione di psicomotricità è il risultato di una lunga evoluzione che ha origine dalla pratica pedagogica, ma anche da diverse correnti di pensiero che si concentrano sulla concezione di corpo e movimento e la loro utilizzazione a fini sia educativi, che terapeutici. Il pensiero psicomotorio tende a superare il tradizionale dualismo tra mente e corpo e riunificarli in una relazione dialettica, grazie anche ai progressi della medicina psicosomatica, della neurofisiologia e dell’etologia. Già nella prima metà del ‘900 si iniziarono a trasferire in ambito educativo i principi riguardanti le concordanze tra motricità e intelligenza, con l’obiettivo di stimolare l’attività di relazione tramite il gioco. Tra il secondo dopoguerra e gli anni ’70 venne dato nuovo impulso alle pratiche psicomotorie, dagli studi del neuropsichiatria Julien de Ajuriaguerra che portò un interessante risultato scientifico che riguarda la sindrome psicomotoria, sostenendo che va considerata come legata all’affettività e al soma e non in corrispondenza ad una lesione cerebrale. Viene così introdotto il principio dell’unità psicosomatica della persona, nella sua completezza di psiche e corpo. La Pratica Psicomotoria poggia su basi semplici e di valenza universale: il gioco spontaneo, movimento corporeo e piacere del vissuto relazionale. E’ una disciplina che riconosce e si rivolge alla persona nella sua globalità ed unicità e si sviluppa a partire dalle linee scientifiche del prof. Bernard Aucouturier, in Francia (Tours) negli anni ’60, ma viene ormai applicata in diversi Paesi europei. Aucouturier, professore di educazione fisica, dopo un’esperienza di lavoro con bambini sordi, nel 1962 inizia a lavorare presso il Centro di Rieducazione Fisica di Tours occupandosi di bambini con disturbi morfologici e funzionali e in alcuni casi gravi disturbi del comportamento. 24 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 In Francia esistono numerose scuole che applicano la pratica psicomotoria, oltre ad Aucouturier, anche Lapierre, Vayer, Le Boulch, facendo proprie le concezioni del collegamento della dimensione affettiva e psichica con il corpo, la sensorialità e la motricità. Un contributo teorico al legame esistente tra corpo e sviluppo cognitivo viene dato anche dagli studi di Jean Piaget. Le esperienze positive vissute a livello tonico-emozionale, grazie alle relazioni createsi attraverso il movimento e il gioco, favoriscono uno sviluppo armonico di tutte le qualità e potenzialità del bambino, un equilibrio affettivo basilare per lo sviluppo delle capacità intellettive come il linguaggio, la capacità di concentrazione, il ragionamento, la comprensione, l’esposizione a concetti astratti importanti negli anni a seguire. La sala adatta ad ospitare attività di psicomotricità dovrebbe essere spaziosa, luminosa e pulita, come, d’altra parte dovrebbe esserlo ogni ambiente in cui si svolgono attività di arte terapia. Attrezzata con diversi materiali “poveri”, che grazie proprio alla loro semplicità e naturalità risultano ideali a stimolare il gioco spontaneo dei bambini e a favorirne la manifestazione della loro creatività,. Nello specifico si articola in due ambienti distinti, uno spazio per l’espressività motoria e per il gioco “simbolico”, nonché rassicurante e un altro, con funzione di decentramento. Materiali specifici sono i cuscini di gommapiuma di diverse forme e colori che essendo appunto di materiale morbido, leggero e malleabile, si adattano a molteplici trasformazioni, dando occasioni ai bambini di esprimere la propria emotività e fantasia, costruendo scenari e storie (possono rotolarsi, tuffarsi, utilizzarli per costruire una casa, un castello, un muro da distruggere e ricostruire, una strada, per diventare un cavallo, un’automobile e quant’altro la fantasia del bambino possa voler creare). E’ importante che ci siano anche altri materiali semplici che possano essere utilizzati dai bambini e che stimolino la loro creatività, 25 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 come tessuti colorati di cotone con cui travestirsi, tubi di plastica, corde tamburi, secchielli. Nello spazio di decentramento, invece, verrà favorita l’espressività plastica, grafica e il linguaggio, e sarà attrezzata con tavoli, carta, matite, pennarelli e cubetti di legno per le costruzioni. Gli incontri di attività psicomotoria si strutturano in tre fasi successive, ciascuna delle quali favorisce diversi livelli di espressività; una prima in cui si esercita l’espressività motoria e il gioco libero, una seconda in cui si racconta una storia, per creare un certo distacco dalle emozioni forti vissute dai bambini durante i giochi e una terza in cui verrà favorita l’espressività grafica, plastica e la verbalizzazione. Il compito del terapeuta, in qualità di partner simbolico del gioco, è quello di creare una cornice di senso, dare significato all’espressività motoria del bambino al fine di offrire risposte adeguate ai suoi bisogni unici e profondi. 2.4.2 La Pedagogia del corpo Il modello relazionale, già introdotto in precedenza, si basa sull’idea di “corpo” come insieme di relazioni e in grado di esprimere vissuti in cui si intrecciano aspetti cognitivi, percettivi nonché motori. Riallacciandoci al concetto di schema corporeo, ricordiamo che esso coincide con tutte le parti del corpo “fisico”, e spesso il bambino non utilizza tutte le parti del corpo, perché non consapevole di esse, ma non coincide invece con l’immagine corporea, che consiste nella percezione che ciascuno di noi ha internamente (es. di discrepanza tra schema corporeo e immagine corporea nell’anoressia, pesare 30 chili e vedersi “davvero” grasse). 26 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Vi sono alcuni esercizi utili da proporre allo scopo di far prendere consapevolezza del proprio schema corporeo,giochi di esplorazione corporea, da fare all’inizio degli incontri, (es. gioco di spolverarsi le parti del corpo perché è tanto che non ci puliamo più, oppure colorarsi di un colore scelto tutto il corpo e nominare tutte le parti). Volendo descrivere una delle possibili sedute di attività di movimento creativo, in questo caso adatte a bambini dai 4 ai 6 anni, gli elementi fondamentali riguardano: 9 esplorarazione delle dinamiche (le principali sono il camminare, lo strisciare, il saltare e il rotolare); 9 dopo aver esplorato le diverse modalità di movimento, i bambini si metteranno più facilmente in connessione con l’aspetto più creativo ed emozionale, così si possono introdurre altre tematiche, attinenti alle relazioni ed alle emozioni, per consentirne l’esplorazione e nello specifico si esploreranno vari contrasti, quali fuori/dentro, vicino/lontano, sotto/ sopra, lento/veloce; 9 può risultare importante l’introduzione di oggetti/strumenti esterni e materiali di vario tipo, aventi funzione di “appendici del movimento” al fine di raggiungere una “rappresentazione più realistica” delle proprie emozioni (es. per rappresentare la “rabbia” è utile utilizzare una carta molto rumorosa da accartocciare e strappare o gomma piuma da lanciare e percuotere, oppure un fazzoletto nero per rappresentare la paura, o fazzoletti colorati per rappresentare la gioia). Le attività relative alle dinamiche, hanno l’obiettivo di accrescere la consapevolezza del proprio corpo, così è molto utile stimolare i bambini a trovare altre modalità ed introdurre varianti (vengono fuori di solito cose molto belle dai 27 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 bambini) e inoltre attraverso di esse vengono forniti al bambino tutti gli elementi e gli strumenti necessari al passaggio alle emozioni. Il passo successivo, che consiste, appunto, nel passare al piano delle emozioni e degli stati d’animo, può essere introdotto attraverso fiabe (es. paura, provata nel momento di entrare nella tana del lupo, rappresentare con il corpo e con il fazzoletto nero, in quanto questo oggetto che in quel momento per il bambino si identifica “con il problema reale”, si può osservare e poi mettere via, mettendo così via la paura reale da affrontare, rabbia, gioia, allegria, ecc.). E’ importante proporre esercizi che permettano di acquisire consapevolezza dello spazio circostante e delle forme. Un esercizio utile a questo fine è quello di dare forme prima al proprio corpo (unica e irripetibile) e ai corpi dei compagni. E’ utile proporre anche l’utilizzo della voce, ad esempio un bambino emette un suono di voce e l’altro dà movimento a quel suono (tra adulti risulta complicato). Con i bambini di solito si osserva che ognuno interpreta il suono in modo diverso. Credo sia importante, nel corso degli incontri con i bambini, dare spazio all’uso della voce e all’espressione tramite essa. La voce è uno strumento prezioso che ciascuno di noi possiede come qualcosa di innato e assolutamente “proprio” ed è collegata direttamente alle nostre emozioni e al nostro sentire. Ho appreso anche grazie ad esperienze personali, che il riuscire a scoprire ed esprimere la propria voce è estremamente liberatorio, come se stessimo compiendo qualcosa di assolutamente normale per noi, quasi fisiologico, ma che al contempo non conoscevamo. Riuscire ad esternare la propria voce, con tutte le sue sfumature è un’esperienza ricca di significato, sconosciuta a molti. 28 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Per fare un esempio più immediato, basti pensare a quanto possa risultare liberatorio l’urlo, il buttar fuori qualcosa d’impeto, e il canto, con la sua melodia e armonia, può esserlo molto di più. Essendo il tema della fiducia, un tema su cui è necessario lavorare in modo particolare, può essere utile fare esercizi in cui un bambino viene bendato e l’altro lo accompagni (si vedranno reazioni interessanti). 3. Strumenti di osservazione e valutazione della seduta di arte terapia Partiamo dal presupposto che il concetto di osservatore eterno è ormai considerato un errore epistemologico, perché egli non può essere esterno, in quanto inevitabilmente parte della scena relazionale che si sta svolgendo e dunque è un osservatore partecipante. Le interpretazioni che l’osservatore-terapeuta dà della situazione sono influenzate dalle sue premesse epistemologiche e dai propri pregiudizi, non ci si può esimere da questo, solo si può e si deve esserne consapevoli, coscienti del fatto che noi vediamo ciò che conosciamo. Da qui l’importanza di procedere per ipotesi nell’ambito del contesto terapeutico e della relazione d’aiuto, procedere cioè ponendosi “le giuste domande” e verificare attraverso i feedback che si ricevono, pronti a cambiare le proprie ipotesi appena sia necessario, per giungere alla comprensione delle dinamiche relazionali che stanno dietro al problema portato dal paziente o da chi per lui. Infatti quasi mai il problema portato, cioè la richiesta, corrisponde al reale bisogno, che è compito del terapeuta far emergere, procedendo appunto per ipotesi. E’ dunque fondamentale saper porre le giuste domande anche al paziente, bambino o adulto che sia, per poter trovare insieme una narrazione comune. 29 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Volendo schematizzare, le domande possono essere ipotetiche (se succedesse questo cosa faresti?), lineari (causa effetto: se fai questo accade quello) o triadiche (mettondo in relazione la persona a cui ci si sta rivolgendo, con altre: come pensi reagirebbe lui se tu dicessi questo?). Queste ultime sono domande importantissime in contesto terapeutico, in quanto rendono più facile l’esternazione dei propri sentimenti, trasmettendo un senso di deresponsabilizzazione rispetto a ciò che si dirà e introducendo una circolarità nella relazione. E’ importante dare un compito da svolgere perché anche se venisse disatteso, ci fornisce comunque molte importanti informazioni. E’ fondamentale chiedersi che funzione svolge il sintomo in quel contesto familiare e cercare di esplicitare il paradosso. Occorre tener presente che situazioni di conflitto possono costituire una risorsa, in quanto producono differenza, il che rende possibile il cambiamento e cercare di suggerire una connotazione positiva degli eventi. Oltre all’osservazione attenta di ciò che avviene durante il processo creativo, il terapeuta deve sempre preoccuparsi di chiedere cosa è stato provato, quali emozioni, altrimenti si andrà inevitabilmente ad interpretare ciò che è avvenuto secondo i propri schemi mentali e pregiudizi. Per condurre l’ osservazione delle sedute che andrò a fare con i bambini e poterne dare una valutazione nel tempo, nello specifico per attività di tipo espressivo-figurativo, trovo utile seguire questa traccia 9 annotare tono, atteggiamenti, presenza fisica del paziente e motivi precedenti all’incontro se ritenuti di particolare rilevanza 9 descrivere un’interazione significativa avvenuta, sottolineando elementi della relazione, qualità emotive dell’incontro, le vostre sensazioni, gli 30 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 obiettivi e le motivazioni del vostro intervento (che cosa è successo?, avete rispecchiato, confortato, sostenuto? e se sì come? e perché?) 9 descrivere come l’interazione ha avuto luogo attraverso il lavoro artistico, gli elementi del processo prima (come la scelta dei materiali), durante e dopo la produzione 9 prendere in esame l’immagine, il suo contenuto manifesto e simbolico e la sua forma (qualità delle linee, colori, relazioni spaziali) 9 riportare quale è stata la nostra risposta emotiva, le suggestioni o associazioni rispetto a quelle immagini, quali di queste abbiamo utilizzato nel nostro intervento, che cosa abbiamo sottolineato, amplificato 9 descrivere come la persona-paziente si è messo in relazione all’immagine, quali le sue associazioni, ricordi, emozioni 9 riassumere il nostro lavoro svolto nell’ambito di questa seduta, riportando sinteticamente le motivazioni del vostro intervento e la risposta ricevuta 9 riportare infine le riflessioni generali sull’incontro, come indicazione di quella particolare fase del processo e della relazione e le ipotesi che ci siamo fatti. E’ emerso qualcosa di nuovo o di diverso? A che punto del percorso terapeutico pensiamo di essere in questo momento? Come pensiamo di procedere? (Allegare un nostro disegno della relazione con il paziente in questo momento ed eventualmente della sua evoluzione). 31 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 4. Ipotesi di Prtoject Work: “Il Laboratorio dei giochi musicali” 4.1 Premessa Qui di seguito verrà illustrato il progetto che ho pensato di mettere in pratica durante il tirocinio che sono in procinto di iniziare presso il servizio UMEE (Unità Multidisciplinare Età Evolutiva) della Asl 7 di Ancona. E’ doveroso precisare però che questa è più un’”ipotesi di progetto”, suscettibile di cambiamenti in itinere (come in parte dovrebbe essere ogni progetto, cioè avere sempre un certo grado di flessibilità), in quanto non è ancora avvenuta un’attenta analisi dei casi che seguirò. Saranno inizialmente incontri individuali con bambini dai 7 ai 9 anni che presentano difficoltà emozionali e di adattamento. In seguito si valuterà, insieme all’équipe del servizio, la possibilità di organizzare incontri di gruppo. Le attività che ho pensato di fare, non possono essere prese in modo rigido, anche perché si dovranno adattare alle inclinazioni e preferenze (uniche) del bambino e dipenderanno dalla relazione che si riuscirà a creare e dal clima di fiducia di non essere giudicati, di non dover eseguire compiti per cui si prenderà un voto, dalla serenità che si creerà nel bambino che lo renderà libero di esprimersi. Nelle mie intenzioni c’è comunque il voler creare un contesto in cui sperimentare diverse attività ludico-espressive, da introdurre gradualmente, senza creare un effetto di ridondanza e sovraccarico di stimoli e sollecitazioni. 4.2 Il Setting Il bambino verrà accolto in un ambiente già “strutturato” a livello base, con l’obiettivo di coinvolgerlo nella sua trasformazione. 32 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Parte del materiale prodotto durante le sedute verrà riposto al sicuro, in contenitori e ripostigli scelti insieme e in cui il bambino potrà avere la sicurezza di ritrovarli ogni volta. Si dovrà rispettare la “regola” di lasciare i propri lavori nella stanza e nel luogo deciso insieme, infatti condivido l’idea che i lavori, in quanto racchiudono sempre aspetti importanti e in cui si lascia parte di sé vengano conservati in un luogo protetto che dia senso di sicurezza al bambino; ritrovando i suoi lavori ritrova la parte emotiva e creativa di sé così come l’ha riposta nello scrigno, inoltre si evita che scatti nel bambino il pericoloso meccanismo della ricerca dell’approvazione “dei grandi fuori”, come gli viene spesso insegnato a scuola o in famiglia. Trovo utile, a tale fine, creare degli “scrigni magici” da cui estrarre i materiali che si useranno di volta in volta, e per riporre qualsiasi cosa che per il bambino viene ad assumere particolare valore affettivo e simbolico. Quindi si posizioneranno nel setting anche questi scrigni, una “scatola del suono”, una “scatola dei colori”, una “scatola della fantasia e delle favole”, così le varie attività rimarranno simbolicamente distinte per poi mescolarsi ogni volta che ce ne sia desiderio o necessità. Allo stesso tempo si creeranno lavori con l’obiettivo di abbellire la stanza che ospita il setting e rendere il bambino co-autore dello spazio che ci circonda, nell’ambiente protetto dell’incontro settimanale. 4.3 Attività Anche se fin’ora ho tenuto quanto più possibile, le quattro sezioni, divise tra loro, ora che presento le attività che intendo proporre, non posso prescindere dalle profonde interrelazioni tra loro, così presenterò dei possibili percorsi da realizzare 33 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 con i bambini, sempre nel rispetto della loro unicità, dei loro bisogni e desideri, i quali si concretizzano in attività che si realizzano attraverso l’intima commistione tra i diversi elementi, creativo, sonoro, ludico, corporeo. Grazie ad uno dei corsi seguiti quest’anno alla scuola, sono venuta a conoscere alcune produzioni musicali fatte ad hoc per attività, soprattutto corporee ed attinenti il movimento creativo con i bambini, e ascoltandole ho sentito di farle mie, in quanto melodie ben costruite a livello metrico e ritmico, con piacevoli armonie e veramente ben costruite per il raggiungimento di particolari obiettivi. Adotterò alcune di queste musiche per attività non solo corporee, ma piuttosto sinestesiche, come sfondo a molteplici attività. Di seguito presenterò brevemente solo alcune delle attività che ho in mente, perché queste verranno trattate compiutamente nel prossimo lavoro, collegato a questo ma che si baserà principalmente sull’esperienza di tirocinio svolta. Vorrei comunque aggiungere che un’esperienza che ho immenso desiderio di poter realizzare è il Closelieu di Arno Stern. E’ per ora, tra le esperienze che conosco, quella che di più mi ha entusiasmato, perché secondo me ha enormi potenzialità. Credo sia davvero un luogo magico in cui si può avere la possibilità di esprimere la propria Formulazione e poter esprimere la propria “traccia”, quella traccia che è espressione del nostro essere più profondo ed autentico. 4.3.1 Attività espressivo- figurative Attività di costruzione di strumenti musicali con materiale di recupero L’attività di costruzione di semplici strumenti musicali con materiali riciclati è finalizzata sia alla conoscenza diretta degli strumenti, sia allo sviluppo di abilità manuali, nonché alla sensibilizzazione verso le tematiche del riciclaggio da materiali che contribuisca a sviluppare un atteggiamento attento e responsabile nel 34 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 rispetto dell’ambiente, che oggi più che mai risulta fondamentale, sia in un’ottica di salvaguardia del pianeta, sia in quella di sviluppo armonioso dell’individuo/persona. Può inoltre divenire un modo per riscoprire le tradizioni e i riti del passato locale. Attività di creazione di bambole e burattini Questa attività, oltre ad essere divertente per i bambini e utile per far loro esercitare la manualità è anche funzionale alla creazione di storie. Si potranno così costruire pupazzi con stoffe e vari materiali di recupero dando vita a personaggi di storie conosciute o inventate, e metterle in scena in un teatrino di burattini, trasformandole e facendole evolvere. Costruzione di un caleidoscopio La costruzione di un caleidoscopio è un’esperienza che ho provato io stessa più volte per poi donare l’oggetto a qualcuno di caro, ognuno dei quali lo ha apprezzato molto. Avendo ben chiara la struttura e gli elementi di cui si compone e sotto la guida di qualcuno che sappia come si costruisce, risulta un’attività di media difficoltà (sempre in relazione alla persona a cui ci si rivolge, chiaramente). Costruire un caleidoscopio è un’attività stimolante e gratificante e il godimento del prodotto finito è altrettanto attraente, in quanto è un oggetto colorato e mutevole, buona metafora di molte situazioni e modi di sentire. 4.3.2 Attività con la musica: “Percorso di sensibilizzazione alla musica” Partendo da un’esperienza musicale, anche semplice, si può stimolare l’apertura di canali comunicativi alternativi, in virtù del potenziale espressivo ed evocativo che possiede l’esperienza musicale. Si può ipotizzare un possibile percorso, che assume struttura circolare e che parte dalla musica, raggiunge e risveglia le emozioni, consente di esprimere la 35 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 propria creatività consentendo di “dare corpo” al proprio, unico, personale sentire, ed infine conduce a provare nuove emozioni e dare nuovi significati alle emozioni precedenti, in una continua, nuova narrazione. L’esperienza sonoro-musicale possiede potenziale espressivo ed evocativo e consente l’apertura di canali comunicativi “alternativi”. Verrà predisposta una valigia del suono (come del disegno, del gioco e delle storie) una scatola o valigia o cesta, comunque un contenitore da cui estrarre i materiali sonori di volta in volta utilizzati durante le attività. “Improvvisazioni di suoni” Introdurre l’esperienza con la domanda “Volete cercare quanti suoni sapete e potete fare con il corpo e con la voce?” Si sceglie un segnale di inizio e di fine, come il suono di un campanello e una volta dato il via si invitano i bambini ad improvvisare alcuni suoni utilizzando corpo (vd. Body Percussion) e voce poi si dà il segnale di stop e ciascun bambino, a turno viene invitato a ricordare il maggior numero di suoni che ha scoperto e a riproporli. L’educatore può intervenire suggerendo di concludere l’attività proponendosi come direttore d’orchestra, scegliendo suoni e decidendo come strutturare la composizione, anche variandone l’intensità e la velocità. Possibili varianti: 9 prima produrre suoni solo con il corpo, o con la voce e infine con i rumori dell’ambiente (es. percuotendo e strofinando oggetti) 9 invitare a riproporre gli stessi suoni (domande: “ci siamo riusciti?”, “il risultato è stato il medesimo?” 36 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 9 iontrodurre sottofondo musicale con ritmi e melodie in contrasto (classica, pop), (domande: “quali differenze?, quali difficoltà? quando ci siamo sentiti più a nostro agio? quale brano ci è piaciuto di più?, perché?”. L’arteterapeuta deve ricordare sempre di mettere in evidenza che il gioco riesce meglio se ci si sforza di non copiare, imitare, ma tentare di trovare nuovi suoni. Domande: “quali sono stati i suoni più originali?, abbiamo seguito lo stesso tempo?, è più facile suonare tutti insieme o ognuno per conto proprio?”. Attività con il canto 9 scoprire e pensare la propria vocalità 9 il suono e il silenzio 9 il suono come intermediario tra noi e le nostre emozioni 9 il suono associato a storie, a colori e a stati d’animo contingenti (hic et nunc). La presentazione degli strumenti musicali 9 se l’attività è di gruppo, disporre le sedie in cerchio 9 disporre gli strumenti in uno spazio centrale 9 presentare gli strumenti come “fonti di suono” → esplorare le caratteristiche sonore degli strumenti e riprodurli o con voce (suoni melodici) o con corpo (percussioni) 9 lasciare che si esplorino gi strumenti e se ne scelga uno (indagare il motivo della scelta) 9 proporre di sceglierne uno per il compagno (ed indagare il motivo della scelta) 9 rassicurare sempre i partecipanti che non occorre essere capaci di suonare per potersi divertire! 37 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Introdurre i modi per produrre il suono con il corpo: 9 Lo schiocco con le dita (codice vocale: CI) 9 Le mani (codice vocale: 1 TO, 2 TA, 3 TI, 4 TIA’) 9 Il petto (codice vocale: GUM) 9 Cosce e natiche (codice vocale: PA, SCIA’, PO) 9 I piedi (codice vocale: DUM) 9 La pancia (codice vocale: BOM) 4.3.3 Attività di esplorazione sonoro-motoria: musica e movimento 4.3.3.1 La Body Percussion La Body Percussion, ossia musica e ritmo con il corpo, parte da un’esplorazione dei suoni possibili generati dal corpo e si inquadra in una sorta di Orff-Schulwerk italiano. La tecnica parte dal presupposto di un ritorno alla primitività del gesto, nella sua accezione più complessa e completa, un gesto che produce comunicazione ed esternazione di emozioni quali rabbia, delusione, felicità, stupore, disperazione, determinazione. Un’importante differenziazione da fare riguarda i gesti suono e la body percussion, infatti i primi sono tutti quei semplici gesti che producono suono sul corpo (includendo anche l’uso della voce), mentre la body percussion consiste in una concatenazione funzionale di gesti suono, macrostrutture (anche politimbriche) che esprimono un significato ritmico musicale, una sorta di “via ritmica del corpo”, un corpo vivo che risuoni come primo strumento. 38 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 L’esperienza musicale corporea è una sensazione ritmica globale nella quale il circuito suono-ascolto viene rinforzato da feedback cinestesico, oltre che uditivo, e sensoriale in genere. Stando ad un assunto che ha trovato conferma nelle ricerche di Edwin E. Gordon, l’esperienza ritmica verbale sillabica precede necessariamente quella ritmica corporale-strumentale, la quale necessita di una capacità di coordinamento e lateralizzazione. Per questo nelle tecniche della BP si utilizzano a scopi di vocalizzazioni ritmiche diverse sillabe, la fondamentale delle quali è la sillaba PA, che rappresenta la possibilità più immediata di pensare al ritmo, di “parlare il ritmo”, come una sorta di linguaggio elementare ed universale. Per questo i diversi esercizi danno largo spazio all’utilizzo del codice vocale onomatopeico. 4.3.4 Attività miste: “le Storie” Ciascuna storia può nascere da un’esperienza vissuta, ricordate o immaginata. “La storia di me stesso” - disegno di me - disegno di altro intorno a me (vedere cosa emerge dal bambino) - io quando sono nato, quando ero all’asilo e oggi “La storia della mia famiglia” (Test della famiglia/casa) “La storia dei miei amici” - amici di ieri e di oggi ( dai 6 anni in su) “La storia dei miei amici animali” - animali che conosco, che possiedo o che mi piacciono “La storia della mia giornata” - giornata triste o allegra? 39 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 - grigia o colorata? - piena o vuota di cose? “La storia delle quattro stagioni” E’ interessante esplorare il tema delle quattro stagioni da varie prospettive, sia utilizzandolo come spunto per fare disegni, per inventare storie e anche per produrre suoni che le evochino, magari attraverso semplici “strumenti musicali” creati con materiali presi dalla natura (meglio se appartenenti alla stagione che si va a rappresentare). 5. Conclusioni e sviluppi E’ stato per me stimolante iniziare ad esplorare l’affascinante universo della creatività infantile e le sue innumerevoli sfaccettature. Questo rappresenta per me l’inizio di un percorso ed è utile questo inquadramento teorico iniziale, che mi rende pronta a sperimentare sul campo, quello che ho studiato, cosa che avverrà entro breve. Così il prossimo lavoro sarà ancora più utile e stimolante, perché allora saranno i bambini stessi a trasmettermi la loro ricchezza interiore ed espressiva, condividendo il loro mondo pieno di colori, di musica e di gioco. 40 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES ____________________________________________________________________________________________________________________________ FRANCESCA POLVERINI – SST in ARTI TERAPIE – PRIMO ANNO A.A. 2006-2007 Bibliografia Achenbach C.(2000), Il laboratorio delle attività musicali. Suonare, vocalizzare e ascoltare, Edizioni Erickson, Trento. Barraqué P. (2000), La voce che guarisce. Tecniche di guarigione con le terapie vocali, Ed. Il Punto di Incontro, Vicenza. Bateson G. (1977), “Stile, grazia e informazione nell’arte primitiva” in: Bateson G. Verso un’ecologia della mente”, Adelphi, Milano. Bence L., Mèreaux M. (1988), Musicoterapia. Ritmi, armonie e salute, Xenia Edizioni, Milano. 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