L`ultimo viaggio di Arturo Gabriel Bandini

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L`ultimo viaggio di Arturo Gabriel Bandini
L‘ultimo viaggio di Arturo Gabriel Bandini 1 Proge(o e ideazione grafica di Graziano Zanin e Luigi Rossi L‘ul%mo viaggio di Arturo Gabriel Bandini di Luigi Rossi 160 pagine è edito da www.ags-­‐edizioni.it ISBN 978-­‐88-­‐903859-­‐8-­‐8 www.ags-­‐edizioni.it tuG i diriG riservaI www.luigi-­‐rossi.com 2 L‘ultimo viaggio di Arturo Gabriel Bandini
L’ul%mo viaggio di Arturo G. Bandini mi ha offerto l’opportunità di seguire, grazie al racconto di uno dei personaggi le(erari più famosi, l’avventura umana e arIsIca di John T. Fante, il figlio di Mary e Nick, emigranI abruzzesi giunI nel Nuovo Mondo per sfuggire la fame e la povertà che regnavano nella Penisola. Arturo Gabriel Bandini è l’eroe e protagonista di racconI e romanzi sbocciaI dalla macchina per scrivere di un autore «riscoperto e riproposto» da Charles Bukowski, il «tedesco». Arturo Bandini, senza rinnegare il suo ruolo nell’opera fanIana, e forte di «una vita sua», vissuta al fianco dell’amico che da Boulder si trasferisce a Los Angeles per inseguire le chimere della «Le(eratura», propone una biografia di John Fante ricca di rimandi e rielaborazioni, di scoperte e legami con il mondo di chi decise di superare l’Oceano per vincere miseria sfru(amento supersIzione. 3 L‘ultimo viaggio di Arturo Gabriel Bandini Solo Arturo G. Bandini poteva «raccontare» John Fante. Chi poteva farlo meglio di lui? Forse H. L. Mencken, l’«editor» di The American Mercury, leggendario periodico che ospitò non pochi autori di origine italiana? Non credo. Forse Joyce, la moglie. Ma la sua tes%monianza sarebbe stata «viziata» dall’immenso affeMo per John. Forse gli scriMori William Saroyan o Jo Pagano? Frank Fenton o Ross Wills o Carey McWilliams? Penso di no. Il perfeMo narratore di John Fante rimane Arturo Gabriel Bandini: schieMo e leale, come tes%moniano le rielaborazioni di alcuni episodi fan%ani e le stesse «memorie» bandiniane. Sognatore e abruzzese, figlio di Svevo e Maria Bandini, originari di Trucell o Torricella Peligna (Chie%), lo stesso luogo che diede i natali a Nick Fante. Arturo conosce a fondo il suo «creatore». Entrambi miravano a diventare «grandi scriMori» e il primogenito di Nick non aveva problemi a confidarsi con il figlio di Svevo. Entrambi frequentarono la parochial school di Boulder e la Regis Jesuit High School di Denver, iscrivendosi alla University of Colorado. Giocarono a basket, football e baseball. Magari corteggiarono le stesse ragazze, compresa Camilla Lopez. Mentre Johnnie deciderà di par%re per Los Angeles, Arturo si fermerà a Boulder per completare un suo «grande progeMo» dedicato a chi aveva messo o meMeva radici, non senza disagi e sofferenze, nell’humus culturale e sociale del Nuovo Mondo. 4 L‘ultimo viaggio di Arturo Gabriel Bandini Mi ha affascinato l’idea di un personaggio pronto a raccontare vita e opere del proprio «creatore», rivelando qui e là il «non deMo» e il «non scriMo» che, come la brace soMo la cenere, aMende di venir ravvivato per donarci fiamma e calore. Un Arturo G. Bandini che meMe in luce due en%tà che si integrano alla perfezione. Forse le due facce della stessa medaglia. Saldate dalla fame, dai sogni, dall’amore per la leMeratura e per Dolores del Rio, Rosa Pinelli, Camilla Lopez e suor Agnes. Dall’essere due wop o dago o greaser, come quel Joe Di Maggio (che ce l’ha faMa a diventare qualcuno. E con lui Tony Lazzeri, Ernie Orsa] e Babe Pinelli, il cui vero cognome era Paolinelli). Seducente l’idea che fosse Heinrich Karl Bukowski, «il tedesco», a ges%re l’ul%mo incontro tra Johnnie e Arturo, quel Buk che aveva riscoperto le opere (senza permeMersi di e%cheMarle come «leMeratura etnica») in cui due figli di dago tallonano la gloria leMeraria e la 5 felicità. L‘ultimo viaggio di Arturo Gabriel Bandini
Ho raccolto cuore e anima e lingua e sogni e sangue d’un popolo fuggiasco. Constan%ne M. Panunzio, Louis Forgione, Giuseppe Cautela, Pasquale D’Angelo, Arturo Giovanni], Prosper Buranelli, Antonio e Charles Calitri, Bartolomeo Vanze] e Nicola Sacco, Hilde Perini, Efrem Bartole], Jo Pagano, Leo Poli%, Mister Gerlando Mangione, Pietro Di Donato, John T. Fante, Mister Garibaldi Lapolla, Angelo Valen%, Michael De Capite, Mister Puzo, Mister Carmine Coppola e Italia Pennino, Angelo Patri, Rocco Fumento, Arturo Vivante e George PaneMa, diverse omelie di padre Demo, alcune leMere di Sister Cabrini, le memorie di Donna Agnese e altre pros%tute, canzoni e musiche, manoscri] di Ferlinghe] e Gregory Corso, leMere di Cesare Bressa, Antonio Gallenga, Paolo Andreani e Filippo Mazzei, fogli del Progresso Italo-­‐Americano, de L’Avvenire di Carlo Tresca, decine di numeri del The American Mercury, di Schribner’s, Esquire, Play Boy, del The New Yorker, di City of San Francisco...: 6 L‘ultimo viaggio di Arturo Gabriel Bandini … flu] travolgen% d’un popolo accasatosi altrove. Che ha faMo sua un’altra lingua. Seminato una terra che non era quella degli antena%. Che parlava un idioma diverso da quello dei padri e delle madri. Gente in grado di comprendere l’assurdo dei luoghi in cui viveva e che faceva di tuMo affinché la cultura e il mondo del Nuovo Paese non li divorasse. Sarai libero se non % farai divorare, sembrava fosse il loro credo. Per ques%, difficilmente, ci sarebbe stato posto sul barcone culturale italiano… 7 immagine: Angelo Valen%, da Dago Red – New York 1940 Pirandello ha scriMo che un personaggio ha una sua vita: un personaggio è capace di meMere “in ombra” persino il suo “creatore”. Un cri%co alla moda ha strombazzato che è il personaggio a creare il suo autore. Un altro esperto è sicuro che personaggio e autore sono due en%tà che si integrano. Si amano. Si odiano… Per quel che mi riguarda, mister John T. Fante è la Luna, quella che da sempre illumina ogni nostra noMe. Arturo G. Bandini, invece, è la parte in ombra del nostro satellite. Forse hanno avuto lo stesso padre e madre. LeMo gli stessi libri. Si sono innamora% delle stesse ragazze. Entrambi sognatori. Di ques% due, però, potete fidarvi. Parola di Arturo G. Bandini. 8 Dear Carey, ho fa(o un sogno bellissimo. La nostalgia mi ha portato a Boulder. Lì ho incontrato Arturo G. Bandini, il grande. L’ho ringraziato per i suoi magnifici racconI. Però, gli ho de(o, non mi freghi. Anche se hai usato lo pseudonimo John Fante, so benissimo che l’autore sei tu, il figlio di Svevo e Maria Bandini, nato nello scan%nato di un maccheronificio a Denver, oggi bibliotecario a Boulder… Lui ha sorriso e mi ha abbracciato. Your friend, John Malibu, 10 maggio 1976 9 I was born in north Denver and grew up
under the viaduct…
Pochi sanno che sono venuto al mondo
nello scantinato di un maccheronificio.
Meglio così. Magari qualcuno pensa:
ecco un altro arrampicatore
sociale… 10 Sono cresciuto a Boulder. God-­‐damned, God-­‐forsaken, one-­‐horse town. Mi sono chiesto perché Svevo e Maria Bandini, Nick e Mary Fante abbiano scelto questa ciMadina per farci crescere i loro figli. Solo oggi posso rispondere: per farci sognare e rubare libri in biblioteca. Qui ho sognato di diventare campione di baseball e football. Qui mi sono innamorato di suor Agnes. Qui aMendevo i raccon% di Sherwood Anderson in aMesa del giorno in cui sarei salito su un treno merci direMo da qualche parte… 11 In alto, nella cimasa che orla il teMo dell’edificio principale della Regis Jesuit High School di Denver, c’era scriMo Religioni et Boni ArMbus. La prima volta che lo notammo, io e Johnnie, eravamo con i nostri padri e furono loro a chiarirci il senso di quella frase, quei due montanari abruzzesi dall’italian mustache, %pici wop inflecMon. Con le shoes americani. Con la loro italian sporche e Nick Fante con i pantaloni sboMona% sul davan%. LiPle guy, one very immigrant. Poi entrammo nella Regis Jesuit High School superando la maestosa entrata. I nostri padri rimasero fuori. 12 Il Paese di mio padre e mia madre ha ingrassato il pianeta d’emigran%. Con la disperazione nel cuore milioni di cafoni hanno superato mon% e aMraversato oceani, strisciando ai piedi della statua della Libertà. Hanno generato figli sperando che vivessero una vita meno tribolata della loro. «Son venuto fin qua per darM un futuro» mi disse mio padre. E il mio iniziò dal porto di Los Angeles. Sono un esperto del badile e della pala, lavapia], facchino e sbudellatore di sgombri … (immagine: parIcolare della coperIna dell’edizione economica di Ask the Dust, Bantam Books NY, 1954) 13 Conosco ogni odore, rumore e colore del porto di Los Angeles. Ogni uomo e donna e bambino proveniente da Long Beach Harbor, Wilmington o San Pedro lo riconosci subito da quel tanfo di pesce e petrolio che non se ne va neanche a passarci la striglia per t re giorni e tre no] ... Come per il lezzo d’aglio o i l puzzo di stalla dei dago. Eppure è in ques% luoghi che avvengono i miracoli. Non a Hollywood, Beverly Hills o Malibu dove si generano solo balle... 14 Quando lo incontrai la prima volta
ero cameriera in un piccolo sudicio
fumoso bar di Spring Street. Era un dago.
Straparlava e puzzava come un dago. Mi
parlava del caffè schifoso che gli avevo
portato e delle mie scarpette malandate.
Poi versò, apposta, il caffè sul tavolo. Io
gli dissi: «Spero che ti venga un colpo, lì,
su quella sedia». Mai avrei pensato che
una storia d’amore potesse iniziare così.
Con uno che non aveva un soldo. Con
uno scrittore che non sapeva cosa
scrivere. Ma l’amore è un seme che
germoglia dove cade, persino sulla
sabbia, sulla pietra e su un foglio di carta
bianca.
Non così la fortuna.
15 Hail Mary, full of grace, the Lord is with thee, and blessed art thou among women… Oh Santa Madre Maria, voglio chiederI un favore … Ma, prima, I ricordo che eri la mia ragazza, la mia regina, la mia stella e nel mio cuore non c’era l’ombra del dubbio… Hail Mary, full of grace!... io sono un peccatore, un bugiardo, mi piace bere e giocare a carte e a biliardo… sto per chiederI un favore. Sai…, l’affi(o, perché a Hollywood la bu(a male … the condi%on was serious… Oh Blessed Virgin ! (ada(amento da Hail Mary, in Dago Red) 16 Dear Mencken – Old Mencken with your scowl and your hair parted in the middle – Great Mencken with a pen like a sword … è il 4 agosto del 1932 e acquisto con 50 centesimi il numero 104 del The American Mercury. C’è Altar Boy! Forse riuscirò a diventare come William Faulkner. È il mio grande giorno! E di Beccali e Pavesi e Olmo e Cazzulani e Segato, Gozzi e Guglieme], Marzi e Morigi che toccano il cielo dopo una pedalata olimpica. Dear Mencken, you are God – Old German Mencken, tu hai scoperto il figlio di Nick e Mary Fante – Great Mencken, tu hai scovato il genio della leMeratura americana – Thank you, Mister Mencken! 17 Ce la farò. Racconto dopo racconto. Altar Boy fu solo l’inizio. The American Mercury ne pubblicò altri, ma i soldi erano come il vento che rafficava e portava la sabbia del deserto fino in ciMà. Ricopriva strade e auto, volteggiava aMorno ai lampioni e cadeva su tuMo e tu]… Allora prendevo a vagabondare con in bocca una di quelle sigareMe with rough cut tobacco arrotolate nella toilet paper…. 18 Ask the Dust vede la luce l’8 novembre del 1939. Racconta l’amore crazy di Arturo Gabriel Bandini e Camilla Lopez. Un libro sfortunato, in catalogo proprio con il Mein Kampf di Hitler. Ask the Dust, con il %tolo Il cammino nella polvere, viene tradoMo da Mister ViMorini e compare sugli scaffali del Paese che vide nascere Nick Fante. Un 1939 formidabile! Avevo ragione nel credere che Johnnie sarebbe stato tra i maggiori scriMori americani. Un gigante. Nel 1939 compaiono The Grapes of Wrath di Steinbeck, The Day of the Locust di Nathanael West e The Big Sleep di Raymond Chandler. E, con loro, Christ in Concrete di Pietro Di Donato, altro figlio d’un dago ingoiato dal cemento dell’America ver%cale. Un anno formidabile. E la macchina per scrivere del figlio di Nick Fante diventò incandescente… 19 Nessuna donna, prima di Joyce, mi aveva mai chiesto qualcosa su quel che scrivevo. A tuMe interessava solo: chi paga il conto? Oppure erano prevenute. Uno scriMore è una strana bes%a. Come puoi fidar% di uno che sta noMate e giornate intere alla macchina per scrivere? Che bestemmia e magari distrugge quel che ha creato? Che è alla ricerca d’un pres%to per pagare l’affiMo in aMesa di tempi migliori? Con Joyce parlai di raccon% e dei miei autori. Anche di Los Angeles e della mia famiglia, giunta da un anno o poco più a Roseville. Poi disse che doveva tornare a casa. Quando si allontanò l’ammirai in tuMa la sua bellezza e per quel sedere che ricordava la morbidezza e la forma d’una pagnoMa italiana. 20 … Ecco l‘ufficio postale di Trucell. Da qui par%vano le leMere per chi era emigrato. LeMere per Chicago. Novayorke. Denver… Qui giungevano le leMere dei migran%. Da Chicago. Novayorke. Boulder e Roseville. Nostalgia e vita e morte. Qui sono giunte le rimesse che permeMevano di sopravvivere a chi era rimasto. Ecco il tempio di San Giacomo. Stama]na, dal portale, escono can% e preghiere. Ecco la casa diroccata di mastro Ninnì che s‘impiccò per non finire emigrante. Ecco il lanificio. Deserto e immenso. Là, la fonte d‘acqua rumorosa e freschissima. Bevo con le mani quel succo della terra. Uno si ferma. Tiene un mozzicone di toscano tra le labbra. Mi osserva. Poi chiede se sono il figlio di Nicola Fante. Gli dico di sì. E quello mi racconta che anche lui, con suo padre, era stato nella Merica, ma era ritornato. Così posso morire tra le mie montagne, mi fa. 21 L‘ultimo viaggio di Arturo Gabriel Bandini 22