Rasoio di Ockham

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Rasoio di Ockham
Rasoio di Ockham
1o aprile 2015
Anno XIII - numero 70 (3)
Istituto d'Istruzione Superiore "Primo Levi"
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Rasoio di Ockham
SOMMARIO
EDITORIALE
Pasqua, periodo di sorprese
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INCHIESTA
I have a dream
4
LEVI INSIDE
Classici contro: la strage sulle correnti del fiume
Le eroine del Levi
Levi on the road
Siamo davvero sicuri che i Beatles siano dei "grandi"?
NHSMUN - Studenti ambasciatori alle Nazioni Unite
Elisir D'Amore alla Fenice
6
8
10
12
14
18
CULTURA E SOCIETÀ
Messaggistica istantanea
Da Parigi a Tunisi, passando per Copenaghen ed Oslo:
l'invito a non generalizzare
Guerra Fredda 2.0
Das Salzburger wunderkind und die klassische musik
EXPO 2015
La canapa nella storia
#SalvaUnAgnello
The Night-Mare: cavalla o sogno?
La Germania e la Pasqua
Un pomeriggio con i go-kart
20
22
SPORTIVAMENTE
Calcio in testa
36
CACCIATORI DI LIBRI
Novecento
37
MUSICROOM
Il Management del Dolore Post-Operatorio
38
TALKING MOVIES
Hercules, la leggenda ha inizio
39
DE GUSTIBUS
Scarcella di Pasqua
Biscotti vegani
40
41
LEVIgnette
42
Ockham's inbox
44
Ipse Dixit
45
Giochi
48
Buona pasqua col Rasoio
50
2
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Rasoio di Ockham
EDITORIALE
PASQUA, PERIODO DI SORPRESE
Ciao a tutti carissimi lettori!
Pensiamo ormai sappiate già la bella notizia: il Rasoio di Ockham è tra i vincitori del concorso nazionale
"Fare il giornale delle scuole" indetto dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti!
È stata una vittoria sorprendente ed inaspettata che ci ha reso davvero felici e soddisfatti del lavoro che
abbiamo fatto e più motivati per quello che faremo e, cosa altrettanto allettante, il 30 aprile ci aspettano
a Benevento per la consegna del premio.
Quindi, un grande e sincero grazie a chi ha contribuito alla realizzazione del Rasoio e a chi ci ha sostenuto.
Passiamo ora a questa pubblicazione, un terzo numero vario e con tema pasquale, caratterizzato da articoli riguardanti le iniziative della scuola, da un'interessante inchiesta, dalle consuete e divertenti gaffe
degli insegnati, da articoli di cultura e società, sull’imminente apertura di Expo ad esempio e, per finire,
dalle nostre rubriche e tanto altro.
Per la cronaca, lunedì 2 marzo il Rasoio è entrato nel POF grazie alla votazione favorevole del Collegio
Docenti, quindi ora è ufficialmente progetto della scuola e, in quanto tale, dà un credito scolastico a tutti gli studenti del triennio che decidano di partecipare.
Ci congratuliamo inoltre con Francesco Bianchin di 3a E sc., il quale quest’anno si è qualificato per la
fase nazionale delle Olimpiadi di Italiano, con i ragazzi degli ultimi due anni del corso A che hanno ottenuto degli ottimi risultati all'esame di certificazione Lingua Tedesca B1 e diamo il ben tornati da New
York agli studenti che hanno partecipato al progetto NHSMUN.
Infine, tanti auguri di buon compleanno alla nostra condirettrice Francesca! Ah, cautela con gli scherzi
per il pesce d'aprile e buone vacanze di Pasqua con il Rasoio!
Vi ricordiamo, inoltre, che potete contattarci per qualsiasi critica, positiva o negativa, domanda o perplessità alla mail del giornalino:
[email protected]
Buona lettura!
La Redazione
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INCHIESTA
Rasoio di Ockham
I HAVE A DREAM
“E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno.
[…] Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo
in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.”
Ci permettiamo di rubare queste parole al celebre discorso di Martin Luther King, “I have a dream”. Un discorso
incentrato su grandi ideali, grandi speranze, grandi sogni.
L’inchiesta di questo numero, come avrete capito, riguarda i sogni. Forse vi sembrerà un paragone troppo pretenzioso un discorso così fondamentale per le vite di molti uomini con una semplice scelta riguardo il futuro di
un singolo uomo. Ma in fondo spesso si tende a sottovalutare troppo il futuro e a denigrare i sogni solo perché
sogni. Permetteteci un altro grande paragone, anche Martin L. King aveva solo un sogno in cui credere.
È un po’ difficile provare a catalogare i sogni per un’inchiesta. Abbiamo quindi deciso di dedicarci alle scelte universitarie e al lavoro, dal momento che sono alcuni degli strumenti che abbiamo per realizzare i nostri sogni. Ci
siamo basati su un campione che tiene conto di sesso e indirizzo di studio. Precisiamo che gli intervistati sono
stati estratti a sorte tra le classi del triennio, in modo da prendere in considerazione persone più prossime alla
scelta e che dovrebbero quindi avere idee più chiare. Purtroppo dobbiamo sottolineare il fatto che ci risulta spesso difficile raccogliere tutti i dati a causa di scarsi interesse e collaborazione da parte di alcuni studenti. Un grazie
va invece a tutti coloro che si adoperano ad ogni inchiesta per aiutarci nei sondaggi.
Innanzi tutto abbiamo classificato le varie facoltà in quattro aree, basandoci sulla suddivisione adottata di solito
dalle università: sanitaria (medicina, fisioterapia, veterinaria..), umanistica (lettere, conservazione dei beni culturali,
storia, filosofia, arti dello spettacolo...), scientifica (architettura, ingegneria, biologia, chimica..) e sociale (giurisprudenza, economia, psicologia, comunicazione, scienze politiche..).
Ecco i dati suddivisi per indirizzo scolastico.
scienze applicate
scientifico
area sanitaria
11%
18%
28%
area scientifica
25%
20%
area umanistica
25%
15%
10%
18%
area sociale
30%
non lo so
Per quanto riguarda la situazione generale del nostro istituto, senza quindi considerare la divisione tra i vari
indirizzi, non ci stupisce il fatto che una buona parte
delle persone che hanno risposto si orienti verso l’area
sanitaria, in particolare medicina. Notiamo invece che
l'area umanistica è quella meno scelta.
classico
18%
55%
4
27%
Abbiamo inoltre chiesto agli intervistati quale lavoro
piacerebbe loro fare. Ci ha colpito molto la grande varietà di professioni che i nostri compagni sognano di
intraprendere e che spaziano dal criminologo all’attore
passando per il designer e l’etologo.
Rasoio di Ockham
INCHIESTA
Positivo è il fatto che l'ottantuno per cento degli intervistati ritiene di poter trovare lavoro grazie ai suoi studi.
Questo dato va però considerato in relazione ad un altro: il 79% vuole lasciare il Bel Paese sperando in un futuro
migliore altrove e nella possibilità di trovare occupazione più facilmente.
Ma cosa cerchiamo davvero nel nostro
lavoro? Ovvero: è solo un modo per
guadagnare soldi e mantenere la famiglia
oppure è anche un modo per realizzare il
proprio sogno? Le risposte a questa domanda sono state abbastanza simili.
L’aspetto economico per tutti è importante, ma non fondamentale. Emergono
maggiormente, invece, l’appagamento
personale e volontà di essere d’aiuto ad
altri. Un lavoro deve essere occasione di
crescita e di stimolo, un modo per viaggiare e incontrare nuove persone. Alcuni
hanno risposto che dev'essere semplicemente felicità.
sì
81
no
non so
79
8,6
10,3
16
2
pensi di poter trovare lavoro
grazie ai tuoi studi?
vorresti lavorare all'estero?
Ma questa motivazione basta a spingerci
al massimo per tentare di realizzare i nostri sogni? E, alla fine, noi crediamo davvero a questi? Che importanza
hanno nella nostra vita di tutti i giorni?
Questi sono i quesiti che abbiamo posto a quattro studenti del nostro liceo, ecco le loro risposte:
LUCIA: Credo veramente nel mio sogno, anche se per tanto tempo non l'ho fatto, perché non mi ritenevo la
persona giusta e non pensavo di poterci riuscire.
STEFANO: Credo nei sogni. Averli, anche se riguardano un futuro utopico, ti porta a sperare e a mettercela tutta per arrivare a realizzare almeno l'1% di quel sogno, che magari successivamente può anche diventare vero al
100%. Ma per me i sogni sono anche le semplici e banali speranze che mi costruisco la sera per i giorni successivi.
Non è detto che si realizzino, ma ciò spetta a noi.
CLAUDIA: Credo molto in quello che faccio, dalle passioni del tempo libero alle idee o valori, e di conseguenza
anche nei miei sogni. Il mio sogno più grande è quello di sentirmi sempre appagata e realizzata in quello che faccio, senza perdere l'entusiasmo e vivendo tutte le emozioni a 360°. Per il momento questa è la cosa più bella che
io possa desiderare.
ANDREA: Devo credere nei sogni, o almeno mi impegno sempre al massimo per essi. La vita è un percorso. Il
percorso è fatto di tappe, mete e obiettivi che devi raggiungere per andare avanti. Ecco, i sogni sono così. Non
vivi senza obiettivi, cioè sogni. Al massimo sopravvivi.
Tirando le conclusioni di questa inchiesta possiamo dire che i giovani sperano ancora nel futuro, o almeno ci
provano. Questo è un aspetto molto positivo, infatti credere nel proprio sogno è il primo grande passo che ci induce a realizzarlo. Quindi noi non possiamo fare altro che augurare (e augurarci) buona fortuna!
Eleonora Bordignon 2a B cl.
Silvia Lucchesi 2a B cl.
Sara Spadetto 2a B cl.
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LEVI INSIDE
Rasoio di Ockham
CLASSICI CONTRO:
LA STRAGE SULLE CORRENTI DEL FIUME
Venerdì 27 marzo ha avuto luogo la conferenza del progetto “Classici Contro 2015 - Teatri di Guerra” presso il
teatro di villa Correr Pisani a Biadene.
L’incontro, organizzato dalle professoresse Marta Ereno e Maddalena Monico, ha trattato temi riguardanti le
guerre dell’antichità e la più attuale Grande Guerra.
Ha iniziato la conferenza il professore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia Alberto Camerotto, il quale ha trattato l’argomento “I giorni del sangue sulle rive dello Scamandro”, paragonando le battaglie descritte da Omero
nell’Iliade, avvenute lungo il fiume Scamandro e quelle avvenute lungo il Piave, fiume sacro alla nostra patria, ha
inoltre parlato di come la figura del fiume fosse vista dagli antichi Greci e dai nostri soldati. Ha inoltre analizzato
la canzone “Il Piave mormorava”, scritta poco meno di cent’anni fa, di cui tutti abbiamo canticchiato il testo almeno una volta, ma che, grazie all’aiuto del professor Camerotto, siamo riusciti a capire fino in fondo.
In seguito è intervenuta Valentina Garulli dell’Università di Bologna, parlando di come “Ricordare la guerra: cimiteri di guerra ed epitafi per i caduti della Grecia antica” e dando lettura di alcuni documenti, analizzandoli e
spiegando quella che è la formula usata per la scrittura degli epitafi e confrontando questi ultimi con le iscrizioni
presenti negli ossari e nei monumenti dedicati ai caduti della Prima Guerra Mondiale.
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Rasoio di Ockham
LEVI INSIDE
“Arma virumque. Storie di un eroe che non amava la guerra” era invece il titolo dell’ intervento di Mario Lentano
dell’Università di Siena, il quale, aiutato da un attore e da un pianista, ha dato lettura di un testo teatrale che simulava un ipotetico processo ad Enea, eroe conosciuto più per la sua pietas che per la sua dedizione alla guerra,
contrapponendolo a Romolo, primo re di Roma, figlio invece di Marte, dio della guerra.
L’ultimo ad intervenire è stato invece il poeta Luciano Cecchinel di Revine Lago, che ci ha deliziato raccontandoci i suoi “Ricordi e racconti sulla Grande Guerra”: storie dei suoi avi e della sua famiglia, che lui ha trascritto sotto forma di poesie, alcune delle quali sono state lette durante la conferenza. Una particolarmente bella,
che il poeta ci ha lasciato alla fine della conferenza sarà presente nel prossimo numero del giornalino.
Noi studenti abbiamo dato il nostro contributo all’evento partecipando come ascoltatori e, alcuni di noi, leggendo alcuni brani scelti fra testi antichi tra cui l’Iliade, epitafi e alcune lettere di soldati e bollettini di guerra della
Prima Guerra Mondiale.
Ha partecipato anche l’Ensemble Giovani Armonie, che ha accompagnato la conferenza con brani musicali ad
hoc.
È stata una bella esperienza, utile a ricordare quanto avvenuto nel nostro territorio cento anni fa e a capire come,
a distanza di oltre venti secoli, alcune idee cambiano ed altre invece rimangono le stesse; inoltre ascoltare interventi come quelli dei quattro relatori di questa conferenza è sempre molto interessante.
Francesca Amadio 2a A cl.
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LEVI INSIDE
LE EROINE DEL LEVI
Durante la stampa e la pinzatura dei giornalini abbiamo conosciuto Elena e Ivana, due donne delle pulizie. Due
donne simpaticissime che, mentre pulivano, dovevano sopportare il nostro continuo via vai. Scherzosamente un
pomeriggio mi hanno detto: “Vogliamo anche noi essere sul giornalino!" Ho còlto la loro richiesta ed ecco una
mini-intervista.
Non so voi, ma io le definirei due eroine. Da noi studenti poco notate e spesso poco rispettate, poiché lasciamo
aule e banchi luridi, fanno un lavoro molto impegnativo come pulire una scuola!
Era mercoledì 11 marzo, poco prima delle 15.00...
Come vi chiamate?
Elena
Ivana
Com'è il vostro lavoro? Impegnativo? Da quanti anni lo fate?
Da tanti anni, è molto impegnativo, tanto.
Tanti anni, tanti tanti tanti anni. E sì, è molto impegnativo.
Come trovate di solito le aule?
(Direttissima) Sporche. Ahah, Ivana, sbaglio?
Sì sì, sporche. Specialmente le aule lungo il corridoio a
sinistra rispetto all'entrata, visto che il pomeriggio si
fermano molti studenti. Poi ci sono i ragazzi che non
hanno rispetto e che lasciano i fazzoletti sotto i banchi
invece di buttarli nei cestini, che sarebbe la cosa migliore.
L'aula che trovate più pulita?
Aspetta... di là, dalla Anna (la zona sotto l'aula magna Da Anna, senz'altro.
per intenderci).
L'aula, invece, che trovate più sporca?
Da questa parte (la zona posta a sinistra rispetto all'en- Di qua.
trata principale, solo il piano terra).
Vi mancherà la sede di via Biagi?
Sì sì!
Sì! Più che altro è che non sappiamo che cosa ci troveremo di là.
Avete un ricordo particolare legato a questa sede?
Quel ragazzo! Come si chiamava? (Ivana le suggerisce) Ermes! Era proprio un bravo ragazzo, aveva rispetto,
Ermes! Ci è rimasto nel cuore.
non solo lui, anche altri, però lui in particolare. Si vedeva che era bravo e s'impegnava.
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LEVI INSIDE
Libro preferito?
Il giornalino. (Ride)
(Ride alla battuta di Elena), sì sì, è proprio bello il
giornalino, me lo prendo sempre e me lo leggo a casa.
Film preferito?
O Maria Vergine... tanti...
(Perfettamente coordinate) O Maria Vergine... tanti...
Sport preferito?
Mah, niente, ci devi chiedere altro. (Ride)
Beh, calcio...
Squadra preferita?
Juventus...
A casa mia si guarda solo la Juventus, sono tutti juventini.
Genere musicale preferito?
(Sospira esprimendo un dubbio, poi risponde) Tutti...
Eh, tutti...quando una canzone ti piace la ascolti, non
importa il genere.
Piatto preferito?
Eh, tanti. Soprattutto io che sono di giù, sono dalla (Decisissima) Tutti! (breve pausa che precede una risaCalabria, quindi mi piace tutto di quassù.
ta e poi) tutti quanti.
Avete un sogno nel cassetto?
Diventare ricca e non lavorare più!
Non scopare più. Con la scopa! Meglio non lasciare
spazio ad equivoci.
Avete una persona, un modello di vita di riferimento?
No. Anzi, Roberto (Piva, ndr)! La nostra persona pre- No, che cosa posso dirti? (Poi, sentendo la risposta di
ferita è Roberto! Ci troviamo bene con lui.
Elena) Sì, Roberto. Ma non pensare male! Ci piace
come amico!
Che cosa pensate del giornalino?
Molto interessante, mi piace.
Mi piace, è bello leggere le vostre cose, le frasi dei professori...
Ultima cosa, volete dire qualcosa agli studenti ed alle studentesse?
Comportatevi bene, se volete aiutarci venite, fate i Studiate, studiate e studiate! E comportatevi bene!
bravi e studiate!
Ringrazio molto sia Elena sia Ivana per la disponibilità. Sono due donne simpaticissime e ci mettono tutto l'impegno possibile nel fare il loro mestiere.
Andrea Dossi 5a C sc.
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LEVI INSIDE
Rasoio di Ockham
LEVI ON THE ROAD
Con questo numero del giornalino abbiamo deciso di iniziare una serie di interviste a studenti del nostro istituto
che si trovano, o che si sono trovati, a frequentare un anno o sei mesi all'estero, in modo da conoscere un po' più
da vicino i sistemi scolastici degli altri paesi e sensibilizzare tutti gli studenti verso questa esperienza.
Come ti chiami?
Mi chiamo Angela Trinca e faccio parte della classe 4D scientifico.
In che paese ti trovi?
Mi trovo in Argentina, precisamente a Esperanza, nella provincia di Santa Fe.
Perché hai deciso di andare all'estero?
Ho deciso di andare all'estero perché ascoltando le testimonianze di chi lo aveva
già fatto mi sono resa conto
che nessuno ha mai un'esperienza completamente
negativa. In più volevo fare
qualcosa di diverso, imparare una nuova lingua e avere
qualcosa di speciale da inserire nel mio curriculum in
futuro.
A che livello eri con la
lingua prima di partire? E ora?
Prima di partire ero a un livello basso con lo Spagnolo, però grazie alle sue somiglianze con l'italiano non ho avuto difficoltà ad impararlo, dopo 3 settimane capivo già tutto. Adesso non ho difficoltà ad esprimermi, anche se
ho un accento abbastanza marcato e faccio alcuni errori grammaticali.
Da chi è composta la tua famiglia all'estero?
La mia famiglia qui è composta da una signora in pensione di nome Alicia e suo figlio diciannovenne Ignatio, che
però vive in un'altra città a sei ore di macchina da qui dove studia antropologia.
Descrivi la tua giornata tipo.
Mi sveglio alle 6.40 per arrivare a scuola alle 7.30. La mattina comincia con tanto di alzabandiera e preghiere: vado in una scuola cattolica paritaria. Generalmente esco da scuola alle 13.30, le lezioni durano 40 minuti l'una con
un intervallo di circa 10-15 minuti ogni 80 minuti. Pranzo appena arrivo a casa e vado a dormire per un paio d'ore. Mi sveglio e mi dedico a qualche passatempo, studio o vado da un'amica. Verso le 20 vado in palestra e ceno
tra le 21.30 e le 23. Dopo cena faccio i compiti, studio o guardo un po' di tv e vado a dormire a mezzanotte e
mezza.
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LEVI INSIDE
Che materie studi?
Studio letteratura, matematica, scienze della terra, biologia, etica e costituzione, religione, inglese e filosofia, ma le
materie variano da un anno all'altro.
Vi danno compiti per casa? Se sì, tanti?
Sì, ci danno compiti per casa ma non sono né impegnativi né particolarmente lunghi.
Come sono le strutture della scuola?
L'edificio scolastico è quasi antico, anche se ben costruito e resistente. È una struttura a due piani grigia e imponente con un grande cortile interno, palestra, prato e orto.
Com'è il livello di questa scuola rispetto a quella italiana?
Il livello della mia scuola qui è molto più basso del livello della scuola italiana, mi ricorda un po' quello delle
scuole medie.
Ci sono differenze tra i due sistemi scolastici? Se sì, quali?
Sì, ci sono svariate differenze tra i due sistemi scolastici. Qui la scuola si divide in primaria (7 anni) e secundaria
(5 anni), quindi per un totale di 12 anni, contro i 13 in Italia. Generalmente una scuola include sia la primaria che
la secundaria. Quando un alunno arriva al terzo anno della secundaria normalmente decide fra tre modalità:
scienze sociali, scienze naturali ed economia, in modo da poter svolgere le materie che preferisce. Anche qui sono i professori a cambiare aula e gli alunni non possono scegliere che corsi frequentare. Ogni alunno può essere
rimandato in un numero illimitato di materie a fine anno e queste possono essere recuperate a dicembre o a marzo. Se un alunno non riesce a recuperare più di due materie viene bocciato.
Ti manca la scuola italiana?
Sinceramente no...
Fare un anno all'estero è una bella esperienza?
È proprio una bellissima esperienza, ho imparato molte cose nuove, ho conosciuto persone fantastiche e mi sono fatta un'idea più chiara di come funziona il mondo. Penso che uno scambio culturale possa aprirti la mente in
modo unico e possa insegnarti a risolvere da solo i tuoi problemi e possa farti vedere quanto sono belle e importanti le piccole cose.
La consigli ad altri studenti?
Sì, lo consiglio ai ragazzi più giovani di me, però devo riconoscere che non è un'esperienza facile e non adatta a
chiunque.
Cosa ti aspetti per quando ritornerai in Italia?
Mi aspetto di dover studiare molto!
Silvia Lucchesi 2a B cl.
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LEVI INSIDE
Rasoio di Ockham
SIAMO DAVVERO SICURI CHE I BEATLES
SIANO DEI “GRANDI”?
Il 14 febbraio scorso sono stato con la mia classe alla conferenza del Prof. Lera (docente al conservatorio) che
trattava della storia della musica inglese. Inizialmente ci ha parlato di musica classica e romantica e ci ha fatto ascoltare alcuni pezzi. A mio avviso ci sarebbe stato bisogno di più tempo perché tutti apprezzassero questo tipo
di musica, ma in ogni caso non ho avuto nulla da ridire. Quando ci ha presentato la musica del Novecento mi
sono però trovato in disaccordo: infatti, al di là di una spiegazione riguardante la diffusione della musica classica
tramite la BBC, il professore ci ha parlato solamente dei Beatles, presentandoceli come i migliori autori di canzoni e in generale come i migliori musicisti del secolo scorso (inglesi e non). Mi sono permesso di intervenire esprimendo il mio parere contrario, ma la mia posizione non è stata accettata. Desidero in questo articolo spiegare
le motivazioni di un’opinione, la mia, che apparentemente potrebbe sembrare infondata o parziale.
Innanzitutto devo dire che a mio modo di vedere è parziale l’opinione di chi pensa che i Beatles siano i massimi
esponenti della musica del Novecento. Ho ascoltato tutti i loro singoli e i loro album; sono canzoni molto orecchiabili (eccetto rari casi) e spesso ben arrangiate (considerate che il loro produttore lavorava nella BBC), ma non
penserei mai che loro sono i geni assoluti della canzone. Con tutta la musica che c’è stata nel Novecento, autori
di canzoni famosi e prolifici ne abbiamo avuti un sacco. Pensate ad esempio ai Beach Boys, agli ABBA, a Michael
Jackson: sinceramente non capisco il motivo per cui le canzoni di questi dovrebbero essere inferiori a quelle dei
Beatles. Se qualcuno lo sa, me lo comunichi e me lo dimostri.
Il professore obiettava che i Beatles hanno saputo portare il pubblico dalla propria parte come nessun’altro e che
per questo sono stati dei grandi. Non mi pare sia così, ma anche ammettendo ciò si può proiettare questa affermazione in un contesto più ampio: che cos’è un musicista?
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LEVI INSIDE
Per definirlo occorrono dei parametri, non facilmente enumerabili, che vanno a descrivere le qualità che in lui si
considerano. Da qui si può analizzare davvero la storia e il valore di un musicista.
Non dico che i Beatles non ebbero alcun merito, ma sicuramente l’opinione pubblica li sopravvaluta enormemente. Molto spesso la gente che incontro ritiene importanti i Beatles perché li crede un fondamentale spartiacque tra la musica erroneamente definita come “moderna” e qualcosa di non bene definito prima di loro.
A questo punto consideriamo uno dei possibili parametri: la novità di un musicista, la sua originalità. All’inizio
della loro carriera, i Beatles scrivevano testi assolutamente in linea con i loro tempi e soprattutto il loro pop-rock
includeva elementi stilistici già sviluppati. Dei primi anni del complesso di Liverpool ricordiamo in particolare
alcune canzoni: “Love Me Do” (1962), “I Want To Hold Your Hand” (1963), “All My Loving” (1963). Ecco ora
alcuni esempi di brani scritti primi dei Beatles: “Long Tall Sally” di Little Richard (1956), “I Fought The Law
“dei Crickets (1960 – portata splendidamente al successo da Bobby Fuller nel 1965 e ripresa dal punk rock),
“Take Good Care Of My Baby” di Bobby Vee (1961). Cosa avevano in più i pezzi dei Beatles? Il ritmo era lo
stesso e le melodie erano simili, come pure la strumentazione.
Facendo un passo avanti arriviamo al 1965, considerato dalla critica l’anno della svolta dei Beatles: sembra che da
qui essi abbiano scritto la storia del rock. Effettivamente da Rubber Soul in poi si sente un importante miglioramento nei Beatles, ma il 1965 fu in toto un anno di cambiamenti importanti nella musica rock (fra tutti fu l’anno
dei primi grandi Rolling Stones e del nuovo stile di Bob Dylan). I Beatles erano dentro al vortice come tutti gli
altri, ma non avevano provocato loro quei cambiamenti. Chi ne erano gli artefici? Solo alcuni esempi di complessi britannici: mentre nel 1964 i Beatles cantavano a “Hard Day’s Night”, gli Animals interpretavano “The House
Of The Rising Sun” con un tastierista che era uno dei primi musicisti classici nel rock, e i Kinks irrompevano con
il primo hard rock (“All day And All Of The Night”, “You Really Got Me”).
Si potrebbe ancora dire molto riguardo anche alla sola originalità, ma per esigenze di tempo concludo qui. Comunque mi riservo nuovamente una constatazione: leggendo interviste varie è nata in me la convinzione che, a
volte, la gente attribuisca ai Beatles meriti che loro stessi sapevano di non avere. Erano sicuramente molto consapevoli dei propri limiti e la scelta di non spingersi oltre nel loro caso ha avuto fortuna.
Alberto Girardi 5a C sc.
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LEVI INSIDE
Rasoio di Ockham
NHSMUN
STUDENTI AMBASCIATORI ALLE NAZIONI
UNITE
Mercoledì 4 Marzo 2015, ore 8.00. Piove. New York è già sveglia da un pezzo, ma che dico, New York non
dorme mai. Si percepisce da lontano la sirena di un’ambulanza, non c’è già più. Le yellow cabs sfrecciano tra un
grattacielo e l’altro, dove la realtà si riflette, “Keep the change, Thank You” e sotto un altro cliente; uomini in
giacca e cravatta lanciano occhiate svelte e nervose all’orologio, paura di tardare a lavoro; c’è chi ha
l’appuntamento importante col capo, chi forse è il capo, magari un milionario di identità ignota. Chi vende hotdog con senape in omaggio per la strada e il coraggioso che addirittura fa la fila per un würstel a colazione. Volti
che cambiano in una manciata di secondi, volti nuovi, volti diversi, volti che hanno una storia o volti che vengono da lontano. La prima e unica impressione è quella di vivere una realtà a mille sfaccettature, si susseguono suoni ed odori, culture ed umori; la prima e unica impressione è quella di essere nel cuore pulsante del mondo. Manhattan.
New York Hilton Midtown, 1335 Avenue of the Americas. Ore 9.00. Tremila ragazzi provenienti da tutto il
mondo si ritrovano per la 41esima occasione a voler essere parte attiva dell’NHSMUN 2015. E che cos’è? Nulla
di estremamente complicato: NHSMUN non è altro che l’acronimo di National High School Model United Nations, ovvero un’organizzazione che promuove conferenze esclusivamente riservate a studenti delle scuole superiori a livello globale. Europei, Asiatici, Africani, Neozelandesi, Nordamericani, Sudamericani sono chiamati ad
investire il ruolo di veri delegati ONU, impegnati in negoziati multilaterali. Tra questi, orgogliosamente aggiungo,
ci siamo anche noi: i ragazzi dell’Italian Diplomatic Academy. Si respira aria di tensione, ma positivamente parlando preferisco definirla una grande emozione, perché diciamocelo, un’esperienza del genere capita una volta
sola nella vita. Uno scalpitio di passi continui e nervosi attraversa i corridoi lussuosi dell’Hilton, qualcuno si sistema la cravatta, chi cattura il magico momento con un selfie, ma basta guardarsi attorno per riconoscere un
gruppo di tedeschi biondi, una messicana dalla lunga treccia scura, i giapponesi e gli statunitensi in un’accesa discussione: le sessioni sembrano già essere cominciate per qualcuno. Ciascuno di noi stringe in mano una “placard”, null’altro che un cartoncino che identifica la propria provenienza: e così ho rappresentato il Mozambico
all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, meglio definita come World Health Organization. In poche
parole il Mozambico e gli altri paesi del globo avrebbero dovuto trovare la soluzione finale per combattere la diffusione dell’Ebola. In tre giorni di tempo. Rigorosamente in inglese. Decisamente una bella sfida.
Tuttavia i limiti imposti dal tempo a disposizione, dalla difficoltà dell’argomento o dall’esprimersi in una lingua
non propria non sono stati (come può apparentemente sembrare) gli scogli più difficoltosi, bensì l’alto grado di
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Rasoio di Ockham
LEVI INSIDE
preparazione con cui ciascun “delegate” mostrava di saper giostrarsi l’argomento, segno di come l’attualità e
l’informazione quotidiana siano ben considerate all’estero… Un aspetto nuovo, che mi ha fatto riflettere non poco. D’altro canto, i ragazzi dell’Italian Diplomatic Academy avevano il giusto necessario per difendersi in maniera
non indifferente, con alle spalle oltre 6 mesi di lezioni ed incontri importanti con professori ed ambasciatori che
hanno potuto regalarci i preziosi racconti di esperienze personali e segretezze di mestiere, questioni che spesso i
titoli di giornale omettono o che molti ignorano.
Avete mai assistito ad una lezione di geopolitica, magari tenuta da un ex soldato italiano,
uno di quelli che combatterono nella guerra
del Vietnam? Oppure, vi siete mai realmente
chiesti come si conquista un pubblico con pochi e semplici gesti? Il segreto del successo di
dittature e capi carismatici? E lo sapevate che
sopra le nostre teste due aerei militari, costantemente in volo, controllano i cieli di tutto il
globo, pronti a lanciare l’allarme di un imminente attacco? Pensate realmente di conoscere
tutto sull’ISIS e dei suoi astuti movimenti mediatici, o ne percepite solo il succo di ciò che
viene filtrato quotidianamente dai media? Avete davvero un’idea sicura di ciò che sta succedendo al di là del Mediterraneo, o vi accontentate di echi poco chiari ed essenziali di informazioni cui dovremmo essere i principali
protagonisti attivi? Mesi di preparazione ci hanno portato alla coscienza di come la realtà sia ampia, di quali fragili
equilibri internazionali le nostre civiltà nutrono ricchezze e stabilità, quanto il passato sia così vicino. E così abbiamo affrontato l’esperienza con qualche conoscenza e consapevolezza in più, terminato un lungo viaggio confrontandoci seppur in minor scala con un’affascinante dimensione che è quella delle relazioni internazionali.
Pur ponendomi in una riflessione prettamente personale, stento a credere che alcuno dei miei compagni di viaggio non abbia portato a casa un grosso bagaglio colmo di esperienza. I giorni di simulazione sono stati momenti
di estremo impegno, volontà e coinvolgimento; si percepiva collaborazione, partecipazione comune, un tutt’uno
alla ricerca di un unico obiettivo: la risoluzione finale.
Sabato 7 Marzo 2015, ore 7.30. New York General Assembly Headquarters aka Palazzo di Vetro dell’Onu. Il
tempo è scaduto, le risoluzioni devono essere presentate; dita incrociate, si attende per l’approvazione. New York
è accerchiata da un cielo limpido, 19 gradi sotto lo zero. Tanta è l’emozione che il freddo pungente non si percepisce. Il Palazzo di Vetro dell’Onu ha una storia, o meglio è storia. Prendiamo posto, ma lo sguardo gira continuamente a 360 gradi. Déjà vu . Luogo di accordi, trattati, importanti decisioni, conferenze tenute da ex presidenti, premi nobel e primi ministri; luogo di film, luogo di sogni, luogo di libertà, sicurezza, pace. La sensazione è
varia, sei parte della storia, ma ne sei solo un piccolo frammento: ciononostante, ti senti a casa. L’emozione sale
quando le risoluzioni vengono lette e approvate, l’orgoglio scaturito da giornate di intenso e duro lavoro è a dir
poco appagante. L’emozione sfiora l’apice quando riceviamo una lettera. Mittente: Ban Ki Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite. Riconosce l’impegno, crede nel futuro di giovani diplomatici con la volontà di studiare e confrontarsi in un contesto globalizzato. Segue un lungo applauso e l’NHSMUN 2015 si conclude.
Il ritorno in Italia ha portato con sé numerose riflessioni, nostalgiche da un lato, estremamente positive dall’altro.
L’esperienza ha instaurato in ciascuno di noi un cambiamento di prospettiva per nulla trascurabile, una trasformazione interiore che ha portato a galla considerazioni mai valutate prima d’ora. Sentirsi parte viva all’interno
dell’umanità ha lasciato un brivido che conserverò molto a lungo e che, chissà, un giorno forse vorrò ricercare.
Un viaggio è portatore di consigli, siate viaggiatori anche voi; suggerisco l’avventura a chi ancora non l’ha intra-
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Rasoio di Ockham
presa, e se solo doveste avere il minimo dubbio, partite e tornerete cambiati. Ringrazio i miei compagni di avventura, in modo particolare la professoressa Cristina Bordin. (premio nobel per la pazienza!)
Celeste Bordin 5a B cl.
Segue ora una piccola raccolta di pensieri e riflessioni di alcuni studenti che hanno partecipato al progetto.
Sicuramente un'esperienza che rifarei e consiglierei, soprattutto ai ragazzi di quinta. Il corso, la compagnia, il viaggio, tutto ha contribuito non solo ad un mio arricchimento culturale, ma anche personale. Terminata l'esperienza ho potuto aggiungere un tassello al mio puzzle, ma soprattutto ho capito che strada intraprendere una volta terminato il liceo.
Greta Bressan 5a D sc.
Penso che il progetto NHSMUN sia stato una delle esperienze migliori della mia vita. Da un lato i giorni di simulazione mi hanno davvero sorpresa, a differenza di come me li avevano presentati sono stati davvero divertenti,
ho stretto amicizie con ragazzi di altre parti del mondo ed ho avuto l'opportunità di esporre le mie idee riguardo
a temi attuali; dall'altro nonostante ci fossero rimasti solo pochi giorni per visitare la città sono rimasta esterrefatta da quante cose sono riuscita a vedere. Devo dire che mi sono innamorata di questa città e soprattutto di questo progetto e poter svolgere l'ultima conferenza all'interno del Palazzo di Vetro è una cosa fantastica.
Marianna Dalla Porta 5a B s.a.
Durante la prima settimana dello scorso marzo ho
avuto la fortuna di partecipare al progetto
NHSMUN2015 "studenti ambasciatori alle Nazioni
Unite" ed è con soddisfazione ed entusiasmo che
riporto brevemente la mia esperienza.
NHSMUN è la più grande e completa simulazione
dei processi multilaterali diplomatici ed è
un’iniziativa coinvolgente e stimolante, che mi ha
permesso il confronto con ragazzi provenienti da
tutto il mondo.
Durante i mesi di preparazione che hanno preceduto lo svolgersi concreto delle attività simulative,
nonché culmine del progetto, avvenuto a New
York, si sono tenute lezioni settimanali, condotte
da esperti in ambito diplomatico, politico, storico e
militare, le cui spiegazioni sono state per me decisamente formative. Ho trovato prezioso trattare argomenti non contemplati nel programma scolastico: ho potuto
avvicinare temi e questioni di forte attualità, ricevere delucidazioni e spunti.
Infine i giorni a New York: l’ambiente dinamico e internazionale. Le simulazioni si sono svolte nell’arco di 3
giornate, durante le quali, riuniti nei comitati assegnatici, abbiamo discusso un particolare problema, nel mio caso
l’accesso all’energia pulita nell’Africa Subsahariana, proponendone una soluzione. I ragazzi con cui ho collaborato, in particolare americani e tedeschi, si sono dimostrati estremamente preparati e consapevoli, la loro determinazione e il loro pragmatismo mi hanno particolarmente stupita, dimostrando l’efficacia e l’utilità di una ben studiata preparazione.
La cerimonia di chiusura di NHSMUN si è svolta nella sede generale delle Nazioni Unite: poter visitare Palazzo
di Vetro è stata un’ esperienza indimenticabile, senza dubbio parte delle singolari ed uniche opportunità disposte
dal progetto, che, edificante e costruttivo, non dubiterei a consigliare!
Laura Dalla Rosa 5a B sc.
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Un'esperienza che consiglio, perfetta per capire come funziona il mondo. È stato un viaggio teso sulla sottile linea tra ostentazione e risparmio, con splendide limousine da sei (occupate da dieci persone) che sono venute a
prenderci all'aeroporto e spaziose camere doppie di un hotel quattro stelle (occupate da quattro persone) dove
dormire. C'è chi si chiede dove vadano a finire tutti i soldi in mano all'ONU. Per lo più, non qui. Speriamo che il
resto lo usino per combattere la fame nel mondo.
Gianluca Pasi 4a D sc.
Hai presente quelle cose che non riesci a capire fino in fondo? Quelle cose che senti essere più grandi di te?
Quelle cose che quasi ti soffocano ma di cui non puoi proprio fare a meno? Ecco New York è così e ti ruba 25
dollari ad hamburger. Anche l'ONU non è male, anzi
sarebbe proprio figo se non fosse così pieno di americani.
Alessandro Pivetta 4a C sc.
Incontrarmi a New York nel Palazzo di Vetro con
studenti provenienti da tutto il mondo per simulare i
meccanismi di funzionamento delle Nazioni Unite è
stato entusiasmante! Un’esperienza unica intervenire,
in inglese, davanti ad una platea internazionale per dar
voce allo Stato, il Mozambico, di cui ero “ambasciatore” e collaborare con gli altri studenti per trovare soluzioni alle problematiche che ci erano state sottoposte.
Un respiro mondiale! Only one Earth!
Alessandro Putoto 4a E sc.
Il progetto "NHSMUN-Studenti ambasciatori alle Nazioni
Unite" si è rivelato come una vera e propria avventura.
L'esperienza a New York mi ha dato l'opportunità di scoprire in concreto un po' di quel mondo della diplomazia
internazionale e conoscere studenti da tutto il mondo. Lo
consiglio a tutti, in particolare a chi non ha ancora le idee
chiare su che strada prendere in futuro, e poi... a chiunque
voglia vivere una settimana speciale nella mitica New
York!
Silvia Tessariol 4a A cl.
È stata un'esperienza magnifica sotto tutti i punti di vista!
Mi ha dato l'opportunità di confrontarmi con opinioni totalmente differenti riguardo a tematiche attuali e di crescere sia a livello culturale che personale.
Maria Zanatta 4a B cl.
Raccolta a cura di Gianluca Pasi 4a D sc.
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ELISIR D'AMORE ALLA FENICE
Con il gruppo di teatro del Professor Carrer, come ben sapete, l'anno scorso abbiamo messo in scena L'Elisir
D'Amore, tratto dall'omonima opera lirica del Donizetti.
Quest'anno ci si è presentata un'occasione irripetibile: andare ad una lezione su quest'opera e poi assistere alla
prova generale! Eravamo tutti euforici, quando si è presentato un imprevisto, che però, ha reso la nostra esperienza ancora più straordinaria: la prova generale non era più aperta al pubblico, e così, il Teatro ci ha offerto di
partecipare ad una rappresentazione dello spettacolo con il costo del biglietto ridottissimo (5€, contro i minimo
75 di quei posti).
Inutile dire che tutti eravamo entusiasti.
La trama dell'Elisir D'Amore è molto semplice: in un villaggio, un contadino, Nemorino, si innamora della fittavola, Adina, la quale, però, è per definizione poco fedele agli amori, e tende a cambiare compagno molto spesso.
Inoltre non degna di uno sguardo il povero Nemorino. A questo punto entrano in scena altri due personaggi: il
dottor Dulcamara ed il sergente Belcore. Quest'ultimo, spavaldo, non tarda a dichiararsi alla bella Adina, chiedendole di sposarla; e lei acconsente.
Nel frattempo, il dottor Dulcamara (un impostore in realtà), vende un portentoso elisir, il quale, dice, cura da ogni male.
Nemorino, disperato per il fatto che Adina voglia sposare Belcore, va dal dottore chiedendogli se il suo elisir
straordinario sia lo stesso di Tristano ed Isotta, l'Elisir D'Amore. Il dottore, ovviamente, risponde affermativamente. Quindi Nemorino compra una bottiglia di questo elisir, e, sicuro che avrà effetto in un giorno, smette tutto ad un tratto di fare lo spasimante con Adina, la quale, è molto scocciata da ciò in quanto è abituata ad essere
desiderata.
A questo punto, arriva una comunicazione al sergente Belcore, la quale dice che deve partire la mattina seguente
con i suoi soldati. Quindi, Belcore, data la notizia ad Adina, chiede di sposarla il giorno stesso. Questa, per fare
un dispetto a Nemorino che pare così sicuro di sé, acconsente, e Nemorino, ovviamente, è tristissimo, perché
l'Elisir avrebbe fatto effetto dopo un giorno, ma Adina sarebbe già stata sposata a quell'ora. Quindi si precipita
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da Dulcamara, chiedendogli come accelerare l'effetto dell'Elisir. Questi gli risponde che ne deve prendere un'altra
dose, e l'effetto non tarderà ad arrivare.
Nemorino, senza soldi,
si arruola soldato, pur di
comprare l'Elisir.
Nel frattempo, lo zio
malato di Nemorino,
muore, lasciandolo come solo erede della sua
immensa fortuna. La notizia si sparge fra le ragazze del villaggio, che
improvvisamente ricoprono di attenzioni Nemorino, il quale, euforico, sostiene essere l'Elisir il responsabile di tutto ciò. Adina, vedendo
che
improvvisamente
Nemorino smette di
considerarla e che, per di
più, è seguito da uno
stuolo di ragazze adoranti, inizia ad essere seriamente infastidita. Inoltre Dulcamara essendo stupito che il suo Elisir funzioni davvero (la notizia della morte
dello zio non era nota né a Dulcamara né ad Adina), decide di raccontare ad Adina che Nemorino ha comprato
da lui l'Elisir. Adina, ammirata per l'amore sconfinato che Nemorino prova per lei, versa una sola lacrima, e Nemorino se ne accorgerà, e lo canterà nella famosissima e bellissima romanza "una furtiva lagrima".
A questo punto Adina compera il contratto di arruolamento di Nemorino, senza dichiararsi apertamente. Quindi
Nemorino, deluso, afferma di voler andar via dal paese. Adina, perciò, si dichiara. Belcore, indignato, esclama che
troverà molte altre ragazze e Dulcamara se ne va, ancora incredulo dell'effetto del suo Elisir.
Quest'opera, è un melodramma giocoso composto da Gaetano Donizzetti, nella primavera del 1832. Il libretto è
di Felice Romani.
Donizetti ebbe a disposizione per scrivere quest'opera solo quattordici giorni, di cui sette servirono al librettista
Felice Romani per scrivere la storia.
Nell'opera, si alternano momenti comici, ma che possono essere velati di malinconia (la furtiva lagrima), questa è
un'importantissima caratteristica del Donizetti, il quale riesce a passare (anche nella stessa aria!) da comicità a tragicità.
Consiglio vivamente a tutti di provare un'esperienza del genere, in quanto queste opere sono bellissime e fanno
parte della nostra cultura. A qualcuno potranno sembrare noiose, ma fino a quando non se ne vede una, non si
ha idea di quanto sia bello sedersi ed ascoltare placidamente della buona musica. Questo è il cibo dell'anima.
Pietro Bazzani 2a B cl.
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CULTURA & SOCIETÀ
Rasoio di Ockham
MESSAGGISTICA ISTANTANEA
La messaggistica istantanea è un sistema di comunicazione in tempo reale che utilizza la rete internet o una rete
locale permettendo lo scambio di messaggi di testo ai suoi utilizzatori. Le differenze principali rispetto alla posta
elettronica o altri tipi di chat sono: la brevità dei messaggi, la velocità della loro consegna, e soprattutto il fatto
che il modello di comunicazione sia sincrona. Nei primi sistemi di messaggistica istantanea e in alcuni di quelli
recenti, infatti, l'invio di un messaggio è possibile solo quando anche il destinatario è collegato al sistema e solitamente le comunicazioni non sono automaticamente memorizzate dalle applicazioni.
I sistemi di messaggistica istantanea sono realizzati con architettura peer-to-peer, nella quale le applicazioni usate
dagli utenti comunicano direttamente tra loro, o con quella client-server, dove invece le comunicazioni sono mediate da un servizio centrale (server). In altri casi ancora, sono utilizzati modelli ibridi tra i due.
Oggi i servizi di messaggistica istantanea offrono la possibilità di condividere, oltre ai messaggi di testo, anche
audio, file, foto, video, ed altri anche di effettuare videochiamate e chiamate VoIP (Voice over IP, voce tramite
protocollo internet. Come le chiamate normali, non utilizzano la rete cellulare, ma quella internet).
Ormai gli SMS vengono sfruttati come una volta solo da poche persone, che di solito utilizzano il cellulare per
lavoro; la maggioranza riceve SMS solo dall’operatore telefonico, o da persone con meno dimestichezza con la
moderna tecnologia. Gli SMS negli ultimi 5 anni hanno avuto un calo di utilizzo del 63%, e la causa sono i servizi
di messaggistica istantanea offerti da Facebook, Skype, WhatsApp, Telegram e altri social network.
Andiamo ad analizzare quelle che sono due applicazioni che offrono questo servizio.
WhatsApp si può dire abbia rivoluzionato, insieme ad applicazioni come Facebook e Skype, il modo di stare
connessi in rete.
Nasce nel 2009, dagli sviluppatori Jam Koum e Brian Acton, due ex impiegati della società informatica Yahoo!. Il
nome deriva dall’accostamento dell’espressione inglese “What’s up?” (Che succede? Come va?), e “app”, abbreviazione di application. All’inizio disponibile solo per iOS, viene poi sviluppata anche per Android, Windows
Phone, BlackBerry OS e Symbian tra il 2009 e il 2010. Il servizio costa 0.89 Euro annuali su tutti i sistemi operativi, perché non vende pubblicità con il suo servizio. Disponibile in circa 25 lingue, conta al giorno d’oggi 600
milioni di utenti attivi che scambiano 700 milioni di fotografie e 10 miliardi di messaggi di testo ogni giorno, diventando cosí l’applicazione di messaggistica istantanea più utilizzata al mondo.
Il 19 Febbraio 2014, WhatsApp è stata acquistata dall’amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg,
per 19 miliardi di dollari, senza però comprometterne le funzionalità e la compatibilità.
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CULTURA & SOCIETÀ
Nei primi mesi di quest’anno, è stato rilasciato un nuovo servizio, WhatsApp Web, che permette l’utilizzo
dell’applicazione da qualunque dispositivo con Browser Internet integrato, grazie all’utilizzo di un QRcode. Dal
penultimo trimestre del 2014, inoltre, è iniziato lo sviluppo delle chiamate VoIP, che, secondo l’amministratore
delegato Jan Koum, saranno disponibili entro fine anno per tutti gli utenti, senza compromettere l’abbonamento
annuale.
Il servizio funziona attraverso un account, dove è necessario inserire il proprio numero di telefono, a cui si possono aggiungere nome e foto del profilo. È disponibile fra utenti che lo utilizzano, e non è necessario “chiedere
l’amicizia” e “diventare amici” come succede per la maggior parte dei social network, perché i contatti nella rubrica del telefono abili all’utilizzo vengono direttamente mostrati nella sezione dedicata dell’applicazione. Permette la condivisione di messaggi di testo, fotografie, video, messaggi audio, posizione e contatti, tutto in
un’applicazione semplice da utilizzare. Nonostante tutto il suo successo, conta solo 32 ingegneri e programmatori, nessun annuncio pubblicitario, e non è mai stato speso nulla in marketing.
Seguendo quella che abbiamo appena descritto, sono nate molte altre applicazioni, che offrono lo stesso servizio e molto
spesso qualcosa in più, come giochi, avatar, adesivi, ma anche
possibilità di condividere file più grandi, creare gruppi di persone in chat più numerosi. I più conosciuti sono WeChat, Line,
Telegram e Viber.
Telegram è una di queste app degne di nota, che ha avuto un
grande successo nell’ultimo periodo soprattutto nei paesi del
Sud America.
In molti la hanno preferita in alternativa a WhatsApp in seguito
ai problemi che ha riscontrato nel primo periodo in cui è stata
acquistata da Facebook, e per paura che ne diventasse parte costringendo gli utenti a dover creare un account sul Social
Network blu.
Telegram nasce nel 2013, e viene sviluppata dai fratelli Nikolai e Pavel Durov, fondatori del social network russo
VK. Non è molto conosciuta, ma l’applicazione assomiglia molto a WhatsApp, se non per il colore blu e azzurro.
In alcuni casi risulta anche migliore: con l’ultimo aggiornamento infatti sono state introdotte nuove funzionalità
nei gruppi di chat; per esempio ora è possibile menzionare i membri del gruppo.
Con sede a Berlino, è un’associazione non a scopo di lucro, a software libero. Al contrario di WhatsApp, il sistema salva sui propri server le chat (utilizza un’architettura client-server), rendendole così disponibili su più dispositivi contemporaneamente. È comunque possibile scegliere l’opzione “chat privata” e fare in modo di non lasciare nessuna traccia della nostra conversazione. Anche questo servizio è presente su numerose piattaforme,
quali iOS, Android, Windows Phone, GNU/Linux, Windows, OS X, Sailfish OS, ed è ancora in sviluppo per i
dispositivi BlackBerry. Conta molti meno utenti rispetto a WhatsApp, quasi 100 milioni, ma secondo gli analisti
potrebbe raggiungerne 200 entro fine anno.
Offre la condivisione di messaggi di testo, messaggi vocali, fotografie, video, posizione, documenti e contatti. Rispetto al precedente, permette la condivisione di file fino a 1,5 GB e un maggior numero di partecipanti nei
gruppi (200 invece di 100). Inoltre l’applicazione per Android è già stata aggiornata per fornire il supporto al Material Design, introdotto nel 2014 con Android Lollipop.
Che si utilizzi WhatsApp, Telegram, WeChat, Line o Viber, uno cosa è certa: il modo di stare connessi sta cambiando. Ormai non ci si rende nemmeno conto di essere in internet, e se una volta averlo su cellulare era un privilegio che in pochi potevano permettersi, ora gli smartphone sono costantemente connessi, permettendoci di
fare ciò che molti di noi non si sarebbero mai immaginati di fare.
Federico Ferro 2a B sc.
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DA PARIGI A TUNISI, PASSANDO PER
COPEHAGHEN ED OSLO: L'INVITO A NON
GENERALIZZARE
Sono ancora vivi i ricordi dell'attentato terroristico che ha avuto come vittime la redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo a Parigi. Quasi un mese dopo, a Copenaghen si è avuta la stessa paura.
Il 14 febbraio, alle 16.00 circa, un uomo armato ha esploso quaranta colpi contro il caffè "Krudttoenden" durante una conferenza intitolata "Arte, blasfemia e libertà di espressione" in memoria della strage di Parigi. L'uomo è
stato fermato ai metal detector e proprio lì ha cominciato a sparare. In sala, oltre all'ambasciatore francese in Danimarca, c'era Lars Vilks, un vignettista svedese e molto probabilmente l'obiettivo dell'attentatore. Infatti, Vilks
nel 2007 aveva pubblicato una vignetta con il viso di Maometto in un corpo da cane e proprio per questo si è accattivato le antipatie di Al Qaede che addirittura ha messo una taglia sulla sua testa con dei
bonus se l'esecutore lo avesse sgozzato come
un agnellino. Per questo motivo ma anche per
le numerose minacce, Vilks vive sotto protezione da quasi 5 anni. Il bilancio finale è stato
di un morto e di tre poliziotti feriti, in tarda
serata l'attentatore è stato ucciso dopo che aveva cominciato a sparare contro gli agenti.
Alcune ore dopo, nonostante il massiccio dispiegamento di forze armate conseguente al
precedente attacco terroristico, un'altra sparatoria si è verificata a Copenaghen, nei pressi di
una sinagoga. L'attentatore probabilmente era presente anche nel luogo del primo attentato e si è spostato per
mezzo di un'auto trovata a tre chilometri dal luogo del secondo attentato e per mezzo di un taxi. Anche il taxista
ha contribuito a localizzarlo e nelle prime ore della mattina è stato ucciso dalla polizia. Il bilancio finale è stato di
un morto e di due poliziotti feriti. La vittima era un guardiano della sinagoga. Proprio perché la sinagoga era protetta, si è evitata una strage ben più grave poiché si stava celebrando il passaggio all'età adulta delle ragazze, ovvero il Bat mitzvah, e decine
e decine, quindi, i presenti
all'interno del luogo di culto.
Atti terribili che però hanno avuto una forte risposta,
una risposta che viene dal
basso e che merita di essere fatta notare.
Dopo una settimana da
questi due attentati avvenuti a poche ore di distanza l'un dall'altro, delle
donne musulmane si sono
prese per mano davanti
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CULTURA & SOCIETÀ
alla sinagoga di Oslo. Più di mille persone di fede islamica hanno formato una catena umana attorno all'edificio
di culto, come protezione simbolica per la comunità ebraica e per condannare gli atti di terrorismo, scatenando il
loro no all'antisemitismo ed il loro no all'islamofobia.
Un fatto tanto bello quanto inosservato è passato ai media italiani, od almeno mi è sembrato. Un fatto importante perché ora più che mai ci servono esempi positivi come questo per far capire che l'Islam non predica la guerra
o cose del genere, per far capire che l'Islam è costituito da terroristi solo allo 0,0000...% (la strana percentuale l'ho
presa da un articolo su il Fatto Quotidiano della senatrice Laura Puppato, con cui a volte mi trovo in disaccordo
ma su questo punto andiamo più che a braccetto, è una strana percentuale che però rende assai bene l'idea). L'Islam è molto simile al cristianesimo ed entrambe le religioni pregano la pace. Quindi, rinnovo l'invito a non generalizzare e ad andare fino in fondo alle cose, non solo per quanto riguarda le religioni, ma sono anche ottimi consigli per vivere al meglio ogni giorno.
Quest'articolo era stato pensato per parlare di Copenaghen per poi arrivare ai lieti eventi di Oslo, anche per finire
con una bella notizia. Quest'uscita del Rasoio, però, è stata purtroppo anticipata dagli attentati avvenuti in Tunisia,
una strage di cui non possiamo non parlare e sono quindi costretto a terminare in modo triste.
Il 18 marzo c'è stato un attacco jihadista
al Museo del bardo a Tunisi, dove sono
morte 23 persone tra cui 18 turisti stranieri (provenienti da Italia, Germania, Polonia e Spagna) e 5 tunisini, compresi i
due attentatori. Fonti qualificate dell'ambasciata italiana a Tunisi dicono che sono
4 le vittime italiane e 5 le persone ferite in
modo lieve. Le vittime erano croceristi
della Costa Fascinosa, partita da Savona il
15 marzo (con rientro previsto per il 22)
e c'erano circa 80 turisti torinesi ed un
piccolo gruppo di molisani. Tutto è cominciato in tarda mattinata, quando tre
terroristi hanno tentato di entrare nel palazzo dell'Assemblea nazionale, ma la Sicurezza della camera si è accorta che i tre uomini travestiti da guardie avevano delle armi non regolari ed hanno chiesto che i tre le deponessero. Da lì la sparatoria che ha indotto i miliziani a rifugiarsi nel vicino museo del Bardo, prendendo in ostaggio tra i 20 e i 30 turisti stranieri, tra i quali alcuni
bambini. Dopo l'attacco e l'evacuazione degli ostaggi all'interno dell'edificio, è scattato il blitz della polizia nel
quale sono rimasti uccisi i due terroristi.
Una strage passata in secondo piano secondo me. Dopo Parigi, sui social network c'erano solo hastag come #jesuischarlie; dopo Tunisi, sui social network c'erano solo post sulla festa del papà o sul fatto che la Juventus fosse
passata ai quarti di finale di Champions League. Penso che tutti eventi del genere meritino la stessa attenzione e
lo stesso rispetto per le vittime. Ma ora non sto a generalizzare, non tutti e tutte han fatto così, chiaro che ci siano delle eccezioni.
Andrea Dossi 5a C sc.
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GUERRA FREDDA 2.0
Ici, Imu, Tarsu, Tares, Tasi, ISIS…sono tutte le abbreviazioni che ci fanno paura, le ripetono al telegiornale, le
sentiamo dal nostro vicino di casa, persino dagli amici e dagli insegnanti. Un po’ di paura ce l’abbiamo, il pericolo,
in fin dei conti, è alle porte: i terroristi dell’ISIS preferiscono gustare il cappuccino nel centro storico di Roma…magari cambierebbero l’idea se fossero a conoscenza delle nobili sigle sopra menzionate (Ici, Imu .. ): purtroppo, la nostra rete adsl non è efficace come quella dell’ISIS, di conseguenza non siamo ancora in grado di trasmettere le nostre bellezze in modo efficace e Hollywoodiano come invece fanno loro!
Ma non è finita qui! Il
pericolo non proviene
solamente dall’avanzata
dell’ISIS (che in realtà
sta arretrando di fronte
alle forze unite dei kurdi
e dell’Iraq appoggiato
dall’Iran), anzi, il pericolo più grave è quello dove i nostri confini entrano in contatto con popolazioni di cui conosciamo ben poco e che
non ci interessano più di
tanto (quanto le loro risorse). No, signori, non stiamo parlando dell’impero romano e delle popolazioni barbariche ai suoi confini. Il nostro nemico è la nazione che ha ideato la tavola periodica degli elementi, la nazione che ha mandato il primo uomo che viaggiò nello spazio, la nazione di cui fanno parte Puškin, Tolstoj, Dostoevskij. Il nostro nemico ha sconfitto Napoleone, ci ha liberato dal nazi-fascismo combattendo e sconfiggendo Hitler, dando il maggior contributo sia numerico che infrastrutturale nella Seconda guerra mondiale. Il paese di cui stiamo parlando un secolo fa
ha costruito la rete ferroviaria più lunga del mondo che utilizza ancora oggi. Inoltre è una nazione che conta una
forte minoranza musulmana perfettamente integrata, un esempio di come le due religioni, quella cristiana e quella
musulmana, possono perfettamente coesistere. Per le persone che non l’avessero capito, ma credo che tali nel
nostro liceo non ci siano, stiamo parlando della Russia, il paese più esteso del mondo – per chiarire il concetto:
mentre i russi a Pietroburgo sono al lavoro il pomeriggio, i loro connazionali a Vladivostok sono già a letto (divisi da dieci ore di differenza di fuso orario).
Ebbene, questa dittatura, questo stato totalitario (senza il quale non potremmo nemmeno mandare i nostri astronauti sulla stazione internazionale spaziale) osa trovarsi ai nostri confini (in continuo ampliamento) e osa perfino
difendere i propri interessi nazionali all’interno del proprio territorio? Tutta colpa di quel monarca di Putin che
gode del consenso di oltre 80% di cittadini (sicuramente avrà falsificato i sondaggi). Forse non hanno capito come funzionano le cose? Nelle democrazie vere, come la nostra, il primo ministro non è eletto dal popolo. Questa
tecnica, si presume, viene utilizzata per migliorare la produttività dei primi ministri, poiché non subiscono lo
stress che invece subiscono coloro che sono legittimati dal popolo e che, di conseguenze, devono rispondere di
ciò che fanno.
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CULTURA & SOCIETÀ
Ci danno esempi della loro bravura quotidianamente, i nostri primi ministri. Infatti, mentre la serata finale di Sanremo è stata vista da 12 milioni di spettatori con oltre il 54% di share, i nostri ministri speculavano su un possibile cambiamento dell’articolo 78 della Costituzione, che dice:
“Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”.
Una riforma fatta con il bianchetto: cancellare la parola Camere, anzi, metterla al singolare. Di conseguenza i
verbi coniugati alla terza persona plurale diventano alla terza singolare, in modo tale da affidare a una sola Camera la dichiarazione di guerra. Tutto questo entrò in secondo piano quando a Sanremo vinse il gruppo ‘Il Volo’,
naturalmente ci fu un’indignazione della parte del pubblico che era a favore di Nek.
Per la cronaca, la Russia non è ostile all’Italia e non ha dichiarato guerra al nostro Paese, mentre i nostri Eurofighter sono belli e pronti a, come dichiara una rivista militare,'misurarsi presto con Mig, Sukhoi e Tupolev russi
nei cieli sempre più caldi del Mar Baltico’. Come mai il novello inquilino del Quirinale, Sergio Mattarella, a capo
delle forze armate nostrane – con un passato di ministro della difesa (silente sulla vicenda dell’uranio impoverito
targato a stelle e strisce, che ha fatto ammalare a morire tanti soldati italiani) durante la guerra scatenata dal Patto
Atlantico contro la Jugoslavia, e che ha visto la partecipazione diretta nei bombardamenti delle forze armate tricolori – tace, dinanzi alla palese violazione dell’articolo 11 della Costituzione? Per non menzionare che i nostri
Typhoon (velocità massima Mach 2) risalenti al 1994 dovranno fronteggiare i Mig 31, caccia intercettori, ossia da
combattimento che sfrecciano a Mach 2,8 e oltre. Oltretutto, l’Italia è un obiettivo sensibile in caso di conflitto
bellico con la Russia, poiché in violazione del trattato di non proliferazione nucleare (TNP) sottoscritto anche da
Italia e Stati Uniti d’America nel 1968, e ancora una volta senza alcuna autorizzazione del Parlamento nostrano,
ospita a Ghedi ed Aviano, un arsenale di ordigni nucleari modello b61, di proprietà United States of America.
Che dire? Oggi a tutti gli effetti stiamo vivendo una nuova Guerra fredda, non voluta da noi, naturalmente. Purtroppo oggi non siamo noi coloro che decidono le sorti del proprio Paese, come lo non siamo stati nel 2011
quando la Nato decise di bombardare un Paese sovrano e indipendente, e in molte altre occasioni. Non ci resta
che chiederci: da cittadini attivi siamo diventati dei semplici osservatori delle decisioni che il governo prende in
nostro nome? Che margine di intervento abbiamo, noi elettori, la maggioranza assoluta nel nostro Paese?
E infine, una
domanda anche
a coloro che dirigono il nostro
Paese: non è più
facile e pratico,
tra i due bottoni,
schiacciare quello del caffè piuttosto che quello
della
Guerra
Fredda 2.0?
Marko Lalic 5a A sc.
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DAS SALZBURGER WUNDERKIND UND DIE
KLASSISCHE MUSIK
Mozart? Roba da vecchi! Musica classica? Troppo
noiosa! Sono queste due delle più banali risposte che ai
nostri giorni purtroppo si sentono dare sempre e sempre più spesso, quasi come fossero un automatismo.
Ma è tutto qui il problema: tanto più queste risposte
diventano automatiche, tanto più nessuno le prende
veramente in considerazione. Ormai sono pochi i giovani veramente interessati alla musica classica (per interessati intendo coloro che la ascoltano e che magari
suonano anche uno strumento, eh!). Certamente, non è
possibile affermare di trovarsi completamente privi di
persone che apprezzano questo tipo di musica, ma la
superficialità di fondo con cui viene trattata è un fenomeno che oggi si riscontra copiosamente rispetto a l
passato.
Nel secolo scorso, con l’avvento di stili musicali del tutto diversi dal classico “Beethoven” o “Schubert”, le
nuove generazioni si sono ritrovate in un ambito musicale ben diverso, nemmeno raffrontabile con la realtà
dell’ Ottocentesca Vienna, città natale di innumerevoli
musicisti, nonché fiore all’occhiello dell’impero Austroungarico per quanto riguardava arte e cultura (musica in
particolare). Col passare degli anni quindi la musica classica è indubbiamente passata in secondo piano per lasciare il posto a generi del tutto nuovi, dal rock dei primi ‘900 fino al modernissimo rap dei nostri giorni.
Se pensate che disprezzi la musica moderna sappiate che sbagliate e che parlate sì con una flautista convinta e
profondamente amante della musica classica, ma anche con una flautista che ascolta volentieri qualsiasi altra musica moderna, dal rock al pop…
E’ ora cominciamo ad analizzare e ad approfondire il tema del mio articolo: Mozart, Wolfgang Amadeus Mozart.
Sfido uno qualsiasi di voi che adesso legga questo articolo a dirmi che non ha mai sentito nominare Mozart. E’
assolutamente impossibile! Ho deciso di parlare di questo “gigante” perché, oltre ad assumere una certa importanza a livello musicale, sarà tra poco uno degli argomenti di cultura tedesca che noi ragazzi del bilinguismo studieremo in preparazione alla gita a Salisburgo.
Mozart nacque nel 1756. Il padre Leopold, compositore e insegnante di musica, ricopriva l'incarico di vice Kapellmeister (maestro di cappella, direttore d’orchestra) presso la corte dell'arcivescovo; la madre era figlia di un prefetto.
Il bambino dimostrò un talento per la musica tanto precoce quanto straordinario, un vero e proprio bambino
prodigio: a tre anni batteva i tasti del clavicembalo, a quattro suonava brevi pezzi, a cinque componeva. Già a sei
anni Mozart suonava presso la corte imperiale a Vienna. Si dice anche che la Kaiserin lo ammirasse moltissimo e
che lo amasse “wie einen Sohn”. Nel 1763 intraprese una tournée con la sorella maggiore Anna, anche lei pianista.
Visitarono il Belgio, l’Olanda, il sud della Francia, la Svizzera nonché l’ Inghilterra e Parigi. Grazie a questa esperienza Mozart ebbe modo di conoscere altri grandi Musiker e cominciò a essere conosciuto un po’ in tutta
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l’Europa. Lo chiamavano “Wunderkind” o anche “Musikgenie” (rispettivamente bambino prodigio e genio della
musica). Dovunque si recasse incantava il pubblico con il suo straordinario talento e la sua tecnica. Suonava, oltre
al pianoforte, anche l’organo e il violino. Improvvisava e catturava gli spettatori con le sue invenzioni, ma anche
con esibizioni insolite e stupefacenti. Era
intonatissimo e, come ci testimoniano numerosi racconti dell’epoca, era perfettamente in grado di trascrivere un pezzo anche
solamente avendolo sentito una volta.
Dopo la tournée fece nuovamente ritorno a
Salzburg, dove proseguì gli studi musicali e
venne nominato, a soli 15 anni, maestro
concertatore di corte, incarico che svolse,
con insofferenza sempre maggiore, per un
decennio. E’ proprio in questo periodo che
l’attività compositiva del grande genio musicale fiorì notevolmente. Mozart compose,
infatti, innumerevoli Opern, Symphonien,
Messen und Konzerte. Dopo un breve soggiorno in terra italica, Mozart tornò a Salisburgo ma vi rimase poco, giusto il tempo
di abbandonare il suo Arbeitsstelle als Konzertmeister. Si trasferì quindi a Vienna (1781)
dove scelse di lavorare “als freier Künstler”
(libero artista) , scelta dura a quel tempo.
L’anno successivo sposò Kostanze Weber,
malgrado questo matrimonio fosse contro
la volontà del padre. Mozart continuò la sua attività di compositore e la dura vita del povero; si guadagnò da vivere con lezioni private, scrivendo musica su commissione e con concerti da lui stesso organizzati. Scrisse alcune
delle sue opere più importanti, come i quartetti per archi ele sonate per pianoforte, alcune importanti sinfonie,
l’opera “Il ratto del serraglio”, “Il flauto magico”,“Le nozze di Figaro”,“Don Giovanni” e “Così fan tutte”.
La sua fortuna sembrava aver raggiunto il culmine, ma la sua scarsa abilità nel gestire il denaro e la velocità con
cui mutarono i gusti del pubblico determinarono il suo declino. Mozart morì solo, povero, e malato a 35 anni,
nel 1791. La sua indigenza era tale da non potersi permettere una sepoltura dignitosa (venne sepolto in una “Massengrab” - fossa comune -, come un qualunque altro povero del tempo).
In totale Mozart ha composto 626 tra opere, sinfonie, messe, sonate e concerti, eccellendo in tutti i tipi di musica,
da quella sacra a quella sinfonica. Non è possibile qui citarle tutte; le più famose le trovate nella biografia.
Oscar Wilde diceva: “L’artista è il creatore di cose belle" e "Rivelare l’arte e nascondere l’artista è il fine dell’arte”.
Sono pienamente d’accordo con questa affermazione. Non c’importa sapere se Mozart sia esistito o meno. Quello che è stato composto da lui è la cosa importante. Ogni volta che si ascolta un’opera di musica classica ci si arricchisce positivamente. Questa musica sarà sempre con noi, parte integrante della nostra storia e cultura.
Maddalena De Ros 2a A sc.
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EXPO 2015
Tra un mese esatto a Milano si aprirà l'Esposizione Universale 2015, meglio nota come EXPO 2015. L'importanza di questo evento è davvero grande, in quanto il tema trattato è di fondamentale interesse per il futuro
dell'umanità, ossia “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Perché questo tema, apparentemente rilevante come
ogni altro delle precedenti Expo, è in realtà quasi imprescindibile per il futuro? La rilevanza si può tranquillamente comprendere leggendo le tre statistiche sull'aumento della popolazione mondiale presentante dall'ONU. Secondo la più modesta ipotesi, entro il 2050 (tra soli trentacinque anni) saremo circa 8 miliardi di persone. Secondo l'ipotesi “media”, quella che è ritenuta più attendibile, arriveremo sulla soglia dei 9 miliardi. Mentre il terzo
scenario pone il tasso di fertilità quasi invariato rispetto a oggi: ci porterà a circa 10,5 miliardi. Il nutrimento per
tutti basterà? In effetti sì, dovrebbe bastare complessivamente, tuttavia il problema si troverà nella povertà e nella
distribuzione di cibo, proprio come oggi, solo in maniera più diffusa.
Comunque, questa è soltanto
una ragione del valore di “Nutrire il pianeta, energia per la
vita”, che si propone di inglobare tutto ciò che riguarda l'alimentazione, dal già accennato problema della mancanza di
cibo per alcune zone del
mondo a quello dell'educazione alimentare, fino alle tematiche legate agli OGM.
Nonostante le spiacevoli vicende giudiziarie che hanno
caratterizzato la costruzione
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del sito espositivo, ci si aspetta (e si spera, soprattutto!) che verrà terminato nei tempi utili, prima dell'inaugurazione fissata per il 1° maggio. Le dimensioni sono ciclopiche, l'area scelta infatti occupa la superficie di ben 110
ettari (1.100.000 metri quadrati) facendo un confronto con l'area espositiva di Pordenone (100.000 metri quadrati), che ospita la più grande fiera dell'elettronica d'Italia, ce ne rendiamo conto.
Queste che ho scritto sono soltanto poche delle centinaia di cose che ispirano me personalmente ad andare a visitare EXPO 2015. Circa un mese fa io e la mia compagna di classe Francesca Amadio abbiamo proposto all'interno del nostro istituto di visitarlo verso la fine del mese di maggio, poiché il biglietto d'ingresso per le comitive
di studenti è di dieci euro contro i trenta che si spendono per un biglietto normale. Ciononostante soltanto due
Consigli di Classe hanno approvato l'iniziativa, a fronte di circa 550 studenti che volevano aderire. La motivazione principale è stata che maggio è un mese colmo di verifiche e quindi non si può distrarsi. Come ci è stato consigliato, la proposta sarà presentata nei Consigli di Classe di maggio e le classi che approveranno visiteranno EXPO a settembre od ottobre del prossimo anno scolastico.
Gianluca Vettoretto 2a A cl.
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LA CANAPA NELLA STORIA
La canapa è una pianta che accompagna la storia dell’uomo fin dall’antichità. Grazie ai suoi moltissimi usi quali la
produzione di carta, fibre tessili, oli combustibili e medicinali, è stata coltivata in lungo e in largo per migliaia di
anni; 150 anni fa, però, nel rapporto uomo-canapa si è rotto qualcosa.
La coltivazione della canapa, infatti, necessitava di molta manodopera che, nel sud degli Stati Uniti, i maggiori
produttori mondiali, era completamente gratuita grazie alla schiavitù. Nel 1865, tuttavia, con la liberazione degli
schiavi, il prezzo di produzione della canapa è salito esponenzialmente e i suoi derivati sono andati in disuso.
Il mercato, allora, è stato costretto a trovare dei sostituti alla canapa: per quanto riguarda i tessuti si ricorse al cotone, la cui produzione era meno costosa, il legno la rimpiazzò per la produzione di carta e gli oli combustibili
furono sostituiti da derivati del petrolio. In qualche anno, di conseguenza ,alcune aziende fecero grandi investimenti sulle nuove produzioni.
La DuPont, ad esempio, fece un investimento di ben 50 anni sulla produzione di carta a partire dal legno e fu finanziata dalla Mellon Bank, di proprietà di Andrew Mellon. Lo stesso Mellon,
però, era anche un noto petroliere che
investì sugli oli combustibili derivati dal
petrolio e che, pochi anni dopo, sarebbe anche diventato ministro del tesoro.
Nel 1916 fu inventata una macchina
che avrebbe permesso di coltivare la
canapa a prezzi molto minori e che, però, avrebbe messo a rischio gli investimenti di Andrew Mellon. Quindi,
quando nel 1921 divenne ministro del
tesoro, mise a capo dell’ufficio narcotici,
che allora era sotto il ministero del tesoro, Harry Jacob Aslinger, suo genero. I due, dunque, cominciarono una campagna contro la canapa come droga (chiamata per la prima volta marijuana), e ne fecero vietare qualsiasi utilizzo, in tutti i paesi dell’ON, nel 1961.
È tuttavia necessario specificare che per la prima metà del ‘900 la canapa era usata quasi unicamente per l’olio
combustibile, i tessuti e la carta, tanto che Henry Ford costruì un’auto ad olio di canapa e la prima costituzione
americana fu scritta proprio su carta ricavata da fibre di canapa. Gli unici ad usarla come droga erano i messicani,
che, però, erano presenti soltanto in un gruppo minoritario negli U.S.A.
Quindi, pur conoscendo gli effetti negativi della canapa come droga, non si può negare che il suo utilizzo in molti
altri campi potrebbe portare grandi benefici a livello economico ed ambientale in tutto il mondo.
Lorenzo Portaluri 2a D sc.
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#SALVAUNAGNELLO
Ogni anno, circa 2.000.000 di agnelli e capretti vengono uccisi in occasione della Pasqua.
Ogni anno, circa 2.000.000 agnelli e capretti vengono strappati alle madri e portati nei nostri piatti in occasione
della Pasqua.
Quando vediamo un'immagine di un agnellino, nato da pochi giorni, proviamo inevitabilmente tenerezza verso
quella creatura innocente ed indifesa, ma non pensiamo che, compiuto il mese di vita, questo verrà strappato alla
madre, caricato su un tir colmo di altri piccoli per lungo tempo e portato al macello, dove, perfettamente cosciente di ciò che gli accade attorno (che ci crediate o no, è stato provato che gli animali provano i nostri stessi sentimenti) verrà immobilizzato, stordito, appeso ad un gancio per una zampa e lasciato dissanguare. Terribile, vero?
Lo è così tanto che nessuno vuole sapere davvero cosa accade e tanto meno vedere con i propri occhi. Ma se è
così terribile, perché lasciare che accada? Per tradizione? Perché la carne è buona? Perché "che Pasqua sarebbe
altrimenti?"? Fortunatamente, sempre più persone scelgono di rinunciare alla carne (non solo nel giorno di Pasqua) e di certo non mangiare un agnello durante questa festività non ne cambierà il significato. Ciò che cambierà
davvero sarà la sorte di quella creaturina che vi aveva fatto sorridere nei suoi primi giorni di vita.
Potete riempire i vostri piatti con tantissimi cibi differenti che non tolgono la vita a nessuno e proprio qui sotto
sono riportati 3 esempi. Buona Pasqua a tutti!

Polpettone vegano (piatto vegano)
Il classico polpettone è qui rivisitato in chiave vegana. Verdure, legumi, tofu e seitan, sono gli ingredienti base.
Tritare lo scalogno, tagliare a cubetti le carote e il sedano e metterli in una padella con un po' d'olio, sale, pepe e
rosmarino. Unire i piselli (o se preferite le lenticchie o ceci) e far andare per qualche minuto a fuoco basso. Fate
bollire a parte un paio di patate. Nel frattempo tagliare a cubetti il seitan e il tofu e unirli alle verdure cotte. Passare al mixer, aggiungendo poi farina di ceci e mollica di pane. Amalgamare e dare forma al polpettone. Riponetelo
in una teglia con carta da forno, condirlo a piacere con olio, salvia, pepe o rosmarino. Fatelo cuocere in forno a
180°C per circa 30-40 minuti. Questo polpettone si può condire a piacere con del sugo di pomodoro, sugo al
curry, ai funghi oppure alle noci. Il polpettone può essere accompagnato da patate al forno oppure fagiolini al
pomodoro.

Sformato di carciofi e patate accompagnato da un arrosto di verdure
Lessare le patate, sbucciarle, tagliarle dando una forma rotonda e disporle su una teglia in alluminio cosparsa d'olio. Nel frattempo tagliare i carciofi a pezzettini e friggerli nell'olio d'oliva per una ventina di minuti girando spesso. Versare i carciofi sopra le patate, aggiungere la mozzarella e l'emmental tagliati a pezzetti e infine del formaggio parmigiano. Fare altri due strati finendo con le patate. Preparare un composto con due uova, la besciamella,
sale e pepe e versarlo sullo sformato. Infine aggiungere formaggio grattugiato e cuocere in forno a 180° fino a
che la superficie non diventi dorata.

Seitan al pepe verde (piatto vegano)
Affettare il seitan in modo da ottenere delle "scaloppine". Sulla superficie delle fettine schiacciare qualche grano
di pepe. Farle rosolare da entrambi i lati. Fiammeggiare con il Brandy, quindi unire la panna vegetale stemperata
con un po' d'acqua, altri grani di pepe verde e aggiustare il sale. Far consumare a fuoco lento fino ad ottenere una
salsa cremosa. Aggiustare eventualmente con ancora un po' di panna vegetale.
Giada Pillon 5a B cl.
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THE NIGHT-MARE: CAVALLA O SOGNO?
Ho sempre trovato molto curiosa l’ambiguità delle parole che differiscono solo per un accento, si combinano tra
loro, o che, avendo diversi significati, si pronunciano in egual modo.
Spero di non calibrare male il baricentro della mia fantasia affermando che, spesso e volentieri, dietro queste parole dal suono affine si cela una relazione di significato, più o meno diretto, o per lo meno esse si prestano a sorprendenti paronomasie, che, come solo le parole sanno fare, ci sfrigolano in testa aumentandone la caratura.
A proposito di ciò vorrei parlare del quadro di Johann Heinrich Füssli,
The Nightmare, o forse sarebbe più appropriato dire “i quadri”, visto che
l’artista ne realizzò diverse versioni, mutando tonalità di luci e colori.
Come sicuramente vi sarà noto, il titolo dell’opera significa “l’incubo”,
ma se prestate attenzione l’interpretazione letterale è “ la cavalla notturna”.
Per gli inglesi, un tempo, la cavalla era portatrice di sogni e, di fatto, vediamo il suo spettro apparire al centro della versione proposta qui a destra.
La scena è ambientata in una stanza da letto, vista come uno spazio buio
e indefinito. In primo piano una figura femminile rovesciata sul letto in
una posa inverosimile, e con un'espressione stremata e sofferente. Sullo
stomaco appare un mostro grottesco, personificazione dell'incubo.
Aggraziandomi gli amanti della filologia, proseguo nell’analisi di incubo
che deriva appunto da incubare, letteralmente giacer sopra.
Secondo la leggenda gli incubi erano degli spiritelli che, prendendo le
sembianze umane, si univano con le donne.
Le storie, tuttavia, cambiano di luogo in luogo e, presso Roma, questi mostriciattoli erano i custodi dei tesori nelle viscere della terra. Essi portavano dei cappelli, solo impadronendosene si poteva costringerli a rivelare i luoghi
dove erano nascosti i tesori.
Oggi l’incubo è un sogno morboso, caratterizzato dalla percezione dolorosa di un peso sul petto, come la protagonista del quadro ci fa ben vedere.
Nel caso trovaste particolarmente interessante lo stile di Füssli provvedo subito a fornirvi qualche dato in più sulla sua biografia e sulla sua tecnica.
L’autore (1741-1825) non era solo un pittore, ma anche uno scrittore precursore del Romanticismo.
Seppe cucire assieme impulsi irrazionalistici e aspirazioni illuministe, sfruttando questa doppia natura a suo favore.
Füssli attraverso la pittura fece un'esplorazione delle regioni del sogno e del mistero, come un viaggio nell'inconscio per arrivare a un mondo onirico, ironico e fiabesco, fatto di visioni popolate da mostri e da personaggi fantastici.
I suoi mostri sono figure sataniche, concretizzazioni delle paure e dei desideri di violenza e crudeltà che fanno
parte dell'inconscio. Insieme a Goya, anticipò di oltre un secolo il cinema fantastico e dell'orrore (che spesso si è
ispirato alle loro opere) ed è uno dei protagonisti del cosiddetto ''Romanticismo nero''.
Prendete l’Arte e non mettetela da parte.
Alice Amico 4a B sc.
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LA GERMANIA E LA PASQUA
Nelle tradizioni pasquali tedesche si
combinano i costumi e le usanze cristiane e precristiane. Infatti il termine
tedesco che indica la Pasqua è Eostre
che deriva dal nome dell'antica divinità
germanica della primavera e della luce;
la Pasqua in Germania ha dunque mantenuto uno spiccato carattere pagano di
festeggiamento dell'arrivo della primavera e del rinnovarsi della natura.
Secondo molti vi è anche uno stretto
legame tra questa festa di primavera e
l’Est, dove il sole sorge e da dove il suo
calore e la sua luce si fanno sempre più
intensi: per i cristiani il sole e la luce sono simbolo di Gesù Cristo, ecco quindi
l’unione di elementi pagani e cristiani.
Durante il periodo pasquale, in Germania, molte persone mettono dei piccoli rami fioriti in un vaso e, per abbellirli, appendono su di essi delle uova dipinte, dei gioielli (o delle uova di cartoncino dipinto, come noi di prima Asc.): questo si chiama Osterstrauβ e rappresenta la gioia per la rinascita della natura nella primavera e, per i cristiani, per la risurrezione di Gesù.
Inoltre i tedeschi abbelliscono le case con coniglietti, uova e altri motivi.
Un'altra vecchia tradizione è quella di dipingere i gusci delle uova sode con vari colori. Solitamente, nella mattina
di Pasqua, le uova vengono divise tra i vari membri della famiglia, dopodiché si ingaggia una sfida nella quale ognuno deve sbattere un suo uovo con quello di un'altra persona: si dice che colei/colui che vince (cioè che ha
l'uovo intatto) avrà fortuna. Questo gioco è chiamato a seconda delle diverse regioni "Ostereier-Ticken"; "- Düpfen", "-Ditschen", "-Tüppen" o "-Kitschen". In Germania durante il giorno di Ostersonntag (ossia la domenica
di Pasqua) i bambini vanno alla ricerca delle Ostereier (le uova di Pasqua) di cioccolato e di alcuni regali nel giardino di casa, dove "il coniglio pasquale", Osterhase, che è un importante simbolo della festa, li ha precedentemente
nascosti.
Una tradizione insolita riguarda il fuoco: per simboleggiare la fine dell'inverno e l'arrivo della primavera nelle
campagne, specialmente nella Germania settentrionale, i contadini fanno dei fuochi per bruciare tutti i rami secchi che trovano in giro. Particolarmente curioso è che il fuoco di Pasqua deve essere acceso con mezzi naturali
cioè con la silice o strofinando due pezzi di legno; qualche volta i lumi delle case vengono spenti e poi riaccesi
con la fiamma di questo fuoco "sacro". Si attribuisce infatti all'acqua e al fuoco la proprietà di purificare e di favorire la fertilità dei campi e di sventare i malefici, per questo le ceneri residue vengono sparse per i campi: affinché propizino il buon raccolto.
Il pranzo pasquale è quasi sempre a base di agnello, che per i cristiani simboleggia Cristo e che ricorda anche
l’episodio dell’Antico Testamento, secondo il quale le porte delle case di coloro che dovevano essere risparmiati
dall’Angelo erano state segnate con il sangue dell’agnello.
Oltre all'agnello i tedeschi sono soliti mangiare pesce, diverse insalate, spinaci, uova, la cosiddetta Osterzopf (ovvero un pan brioche glassato a forma di treccia) e le immancabili uova di cioccolato.
FROHE OSTERN A TUTTI!
Alice Cavallini 1a A sc.
Giulia Pellizzer 1a A sc.
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UN POMERIGGIO CON I GO-KART
Qualche volta, di sabato, io e alcuni miei compagni di classe ci divertiamo a correre con i go-kart al circuito di
Villorba. Si tratta di un circuito indoor, lungo 640 metri e formato da due diverse parti: una parte piuttosto corta
illuminata da grandi vetrate e la parte di pista, più lunga e impegnativa, in una zona poco illuminata. Per chi conosce un po’ il motorsport, posso dire che come tracciato è simile a Monaco, non per le curve ma per la lunghezza ridotta e la spaventosa vicinanza alle protezioni. Prima di salire sui kart, gli addetti ci spiegano i significati
delle varie bandiere che possono essere sventolate ai piloti per segnalare la sospensione della gara, il doppiaggio o
anche la squalifica di uno o più piloti. Il circuito dispone di 36 kart, diversi per potenza del motore e per colore e
dotati di motori Honda che raggiungono al massimo 270 cc e 9 cavalli per una velocità massima di oltre 60 km/h.
I bambini salgono sui kart gialli, depotenziati per divertirsi in sicurezza, chi non ha ancora compiuto 16 anni corre sui kart blu dotati di 200 cc, mentre gli “esperti” hanno a loro disposizione i veloci kart rossi.
La prima volta che sono salito su un go-kart ero un po’ emozionato e infatti dopo poche curve mi sono subito
girato perché dovevo capire come rispondeva il kart, ma poi sono riuscito a correre in modo abbastanza buono e
ho aperto sempre di più il gas, giro dopo giro, curva dopo curva. Mi è piaciuta molto l’esperienza e così, dopo
due settimane, ho portato anche i miei
compagni di classe alla pista, e da qualche
mese ormai organizziamo piccole gare per
divertirci insieme.
È difficile spiegare cosa rende i kart così
emozionanti, nonostante superino rare volte i 60 all’ora e in confronto alle monoposto di F1 siano tartarughe. Forse è proprio
la natura del tracciato, stretto e corto, che
fa liberare dal cervello adrenalina; il più
piccolo errore e si va in testacoda, infatti
servono più concentrazione e sensibilità
per guidare in spazi angusti rispetto alle
piste all’aperto. Forse, seduto sul sedile, ti
sembra di andare velocissimo ed è questo
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che ti fa venire i brividi. Forse è sapere di star andando fortissimo, di recuperare un vantaggio di secondi dopo
secondi sul tuo avversario finché non riesci ad affiancarlo, in una delle poche parti larghe del tracciato, e di rimanere lì, ruota a ruota, un duello a chi frena dopo, sapendo che se non freni al limite stai dietro e che se freni dopo
il limite… ti schianti. Forse è il fatto che riesci a chiudere il sorpasso, passando vicinissimo al muretto, e ne sei
entusiasta, ma non ti puoi distrarre, perché dopo poco tempo incontri un'altra curva, e stavolta sei tu che devi
difenderti. Per ognuno di questi motivi, ci piace andare sui kart.
I Kart, almeno in Europa, sono la via più efficace e più battuta per arrivare ai grandi livelli, alla classe regina, alla
Formula 1, e al campionato mondiale di rally, detto anche WRC. Una F1 sempre più dominata dalla Germania,
con tre scuderie su dieci e quattro piloti su venti che parlano tedesco. Sebastian Vettel, ora alla Ferrari, ha vinto quattro titoli mondiali degli ultimi
cinque anni, e prima di lui un certo
Michael Schumacher si è aggiudicato i
cinque campionati dal 2000 al 2004.
Dal 2010 il mondiale costruttori finisce a una squadra che parla tedesco,
con i quattro titoli costruttori della
Red Bull Racing e quello della Mercedes del 2014, che sembra però si ripeterà questa stagione. È questo ciò che
studiamo noi del corso di Bilinguismo: la lingua dei campioni e delle
vittorie.
Alberto Pandolfo 2a A sc.
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SportivaMente
CALCIO IN TESTA
Sono tornato, Davide De Nardo, puntuale come le maledizioni alle varie divinità di Buffon dopo uno scambio in
velocità fra Padoin e Ogbonna, e soprattutto con così tanta ignoranza da far rabbrividire persino Zè Eduardo. In
questo secondo articolo, mi sembra doveroso scusarmi con chi ha definito il precedente articolo “razzista”; mi
dispiace che il mio umorismo fine e arguto come un’intervista a Tavano sia stato frainteso.
E ora passiamo all’attenta analisi dello scoppiettante calciomercato che ha caratterizzato lo scorso Gennaio.
Partiamo da quello dell’Inter. Mancini, dopo aver visto un gioco fluido come il traffico di Bangkok, ha mandato
Kuzmanovic a minacciare personalmente il presidente. Detto fatto, arrivano il campione del mondo Podolski,
che si gode il prepensionamento nella calda Italia, e Shaqiri dal Bayern, talentuoso esterno svizzero e abile piastrellista. Questi possono essere due grandi colpi, soprattutto Podolski. Infatti con lui e Icardi l’Inter avrà la coppia di attaccanti più attivi su Twitter. A questi si aggiunge Brozovic, giovane talento croato già chiamato “il Ciaramitano di Zagabria” per le rapine a mano armata. Kuz ha grandi aspettative per lui. Infine, per chiudere col
botto, riecco Davide Santon, che non è stato ancora totalmente perdonato dalla tifoseria per un selfie proibito in
3 religioni e 7 ideologie differenti. Vedremo se questi acquisti prima o poi sveglieranno l’Inter, un po’ come
l’odore del dolce sveglia Cassano durante il pranzo di San Nicola.
Ora andiamo nell’altra sponda del Naviglio, dai cugini rossoneri. La squadra di Inzaghi inizia bene, acquistando
Cerci dall’Atletico Madrid. Il vero colpo, però, sta nell’aver cacciato quel modello di Torres. Infatti lo spagnolo
“giocherà” con la camiseta dei Colchoneros. Subito dopo ecco Destro dalla Roma e Suso dal Liverpool, giovani
che hanno bisogno di giocare in una piccola squadra per potersi lanciare nel grande calcio. Ritorna l’ex capitano
del Genoa Antonelli, che ha il tasso tecnico di un blocco di ghisa. Ma l’acquisto che in ignoranza supera perfino
la doppia personalità di Niang/Traorè è quello di Gabriel Paletta , il “pelato con la frangetta”, famoso solo per il
taglio di capelli elegante come un doppio passo di Britos e per essere scarso quanto la neve in Sudan.
Poco attivo il Napoli. Il grande acquisto dei partenopei sicuramente è Gabbiadini, scattante trequartista dal sinistro esplosivo. Questo bergamasco può portare fantasia al Napoli e un po’ di concorrenza ad Hamsik, che ultimamente non dribbla nemmeno le barriere finte in allenamento. Arriva anche Strinić dal Dnipro, che verrà usato
come stupratore nel nuovo film di De Laurentis.
La Juventus ha fatto tornare Alessandro Matri, che sarà utile alla squadra come la dieta a Maradona. Ma il vero
colpo di mercato l’ha fatto cedendo Giovinco al Toronto. Speriamo che il piccolo Seba impari subito l’inglese e
non ingrassi al McDonald’s come lì succede a tanti bambini. Domani sera su Mistero, oltre che cercare le tibie
sparite dopo i falcioni di Glik, si tenterà di capire come possa un giocatore così mediocre prendere 10 milioni a
stagione.
Si conclude con la “Maggica Roma”, che probabilmente ha fatto il peggior calciomercato in Italia. Arrivano
Doumbia dal CSKA e Ibarbo dal Cagliari, che con Gervinho formeranno un tridente offensivo così scattante da
saltare in velocità perfino i blocchi della polizia sul Grande Raccordo Anulare. Inoltre arriva il buon vecchio
Spolli, in modo che Totti, De Sanctis e De Rossi abbiano finalmente il quarto compagno per le partite di Scopone.
E anche questo numero è terminato, mi scuso per il ritardo e vi auguro una buona Pasqua e un pranzo pesante
come Akinfenwa . E ricordate sempre, l’ignoranza non muore mai, ed è come il sale: se sovrabbondante è fastidiosa, ma un giusto pizzico dà sempre sapore.
(Pronunciate 4 volte velocemente Lazaros Christodoulopoulos e andate a diffondere il verbo.)
Davide De Nardo 2a B cl.
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RUBRICHE
NOVECENTO
Cacciatori di libri




Titolo del libro: “Novecento”
Autore: Alessandro Baricco
Casa editrice: Feltrinelli
Genere: Testo teatrale in forma di monologo
 I edizione: 1994
Alessandro Baricco è uno scrittore, saggista, critico
musicale, conduttore televisivo, pianista, sceneggiatore e regista italiano, fra i più noti esponenti della
narrativa italiana contemporanea.
Sebbene possa apparire sottile come un depliant per
le vacanze con le sue sole 62 pagine, “Novecento” di
Alessandro Baricco riesce a suscitare grandi emozioni.
La storia è quella di un pianista con un nome altisonante come le note che è in grado di suonare: Danny
Boodman T.D. Lemon Novecento; noi, per praticità,
d’ora in avanti ne riporteremo solo l’ultima parte,
Novecento.
Il racconto è ambientato in un piroscafo, il Virginian,
che fa la spola tra l’America e l’Europa nel periodo a
cavallo delle due guerre mondiali. Ed è proprio qui
che un giorno Danny Boodman, un macchinista della nave, trova un neonato sopra il pianoforte della
sala da ballo della prima classe. Lo strano personaggio decide di crescere il piccolo come fosse suo figlio,
chiamandolo con il nome che ben ricorderete.
Sventuratamente Danny muore in un incidente durante il lavoro, quando il Virginian è in balia di una
tempesta, e lascia Novecento bambino, senza nessuno che si prenda cura di lui. Crescendo, quest’ultimo si rivela
un abile pianista, capace di inventare melodie fuori dal comune senza che nessuno gli abbia insegnato come fare.
Divenuto adulto, Novecento entra a far parte dell’orchestra del Virginian come pianista e qui conosce Tim Tooney, che suona la tromba nello stesso complesso musicale. Tra i due nasce una profonda amicizia, che si conclude quando Tim decide di appendere al chiodo la tromba e di scendere definitivamente dal Virginian, esempio che
Novecento non seguirà mai.
“La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò.”
“Novecento” è un testo con uno stile tutto suo, piacevole e pulito, adatto a chi vuole assaporare una lettura tranquilla, ma comunque ricca di significato.
La tecnica adottata da Alessandro Baricco, in bilico tra una storia scritta e un copione teatrale, appare come un
sfogo di pensieri trascritti su carta: riesce a comunicare profonde emozioni con un linguaggio che ammalia il lettore per la sua spontaneità e che lo invoglia ad andare avanti fino alla fine.
Da questo libro è stato tratto anche un blockbuster, “La leggenda del pianista sull’Oceano”, diretto da un regista
italiano, Giuseppe Tornatore ed interpretato da uno straordinario Tim Roth.
Vi consigliamo il libro, ma ricordate che, per essere gustato a pieno, va letto tutto d’un fiato, dalla prima
all’ultima parola.
E come abbiamo imparato proprio dalle pagine di Baricco, caro lettore, non dimenticare che “ Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla.”
Gianluca Beghin 2a A cl.
Camilla Gazzola 1a A cl.
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RUBRICHE
MusicRoom
Rasoio di Ockham
IL MANAGEMENT
DEL DOLORE POST-OPERATORIO
Il Management del Dolore
Post-Operatorio, una indie
band di Lanciano, nata nella cittadina abruzzese nel
2006, è formato da Luca
Romagnoli (voce), Marco
Di Nardo (chitarra), Nicola
Ceroli (batteria) e Luca Di
Bucchianico (basso).
Il Management del Dolore
Post-Operatorio esordisce
ufficialmente nel 2012 con
l’album "Auff!!", la cui
produzione artistica è affidata alle mani di Max Stirner Fusaroli. Senza prendere fiato calcano centinaia di
palchi in Italia e oltre frontiera, comparendo come
ospiti al Popkomm di Berlino e allo Sziget Festival di Budapest, fino ad arrivare al Concertone del Primo Maggio
di Roma nel 2013. Nel 2014 esce "McMao". Anche questo disco si avvale della produzione artistica di Manuele
Fusaroli, nonché dell'opera omonima di Giuseppe Veneziano per la copertina. Per il tour 2013 e il secondo album ufficiale del 2014 ricevono dal M.E.I. rispettivamente il premio come 'Miglior Band Live' e 'Miglior Indie
Band' italiana. Dal 2015 il gruppo è entrato ne La Tempesta Dischi e con la produzione artistica di Giulio Ragno
Favero (Teatro degli Orrori) realizza il nuovo album in uscita in Primavera.
Ciò che ha portato la band alla notorietà è stato l’atteggiamento provocatorio e dissacrante dei live, in grado di
attirare l’attenzione su ciò che conta davvero: i testi diretti e le sonorità ricercate che caratterizzano il gruppo.
CURIOSITÀ
-Il nome Management del Dolore Post-Operatorio è dovuto ad un incidente stradale che i quattro ragazzi hanno
avuto insieme, prima di diventare una band.
-Al Concertone del Primo Maggio la band è stata censurata e denunciata perché il cantante, Luca Romagnoli, si è
spogliato sul palco in diretta.
CANZONI CONSIGLIATE
-“Irreversibile”, dall’album “Auff!!”, è un brano funk-rock molto energico che fa riflettere sulla situazione attuale.
La storia è davvero arrivata ad un punto di non ritorno? La situazione è davvero irreversibile? Questi sono i punti
chiave della canzone, che è stata anche il terzo singolo estratto dall’album.
-“James Douglas Morrison”, secondo singolo dall’album “McMao”, è un brano critico su Jim Morrison, il cantante di Doors morto suicida a 27 anni. Quante delle sue famose frasi avevano davvero un senso? Quante non
erano dettate solamente dall’abuso di droghe? Questo si chiede questa canzone, con cui la band ha tentato di partecipare al Festival di Sanremo.
Lorenzo Portaluri 2a D sc.
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Talking movies
HERCULES, LA LEGGENDA HA INIZIO
Sono passati ormai secoli e secoli, ma la storia di Ercole, forse il più famoso tra gli eroi greci dopo il celeberrimo
Achille, continua ad ispirare molteplici film surreali. Il più recente di questi, risalente al 2014, non poteva avere
un titolo più scontato: “Hercules, la leggenda ha inizio”.
In soli 98 minuti, tempo che può apparire ridicolo, data
la durata minima di due ore e un quarto dei film dello
stesso genere, il regista Renny Harlin ci regala la sua visione del mito greco, concentrandosi sulle origini del rinomato personaggio.
Tutto ha inizio nel consueto campo di battaglia, dove in
un giaciglio illuminato da una luce bianca - che quasi dà
fastidio agli occhi - un bambino viene concepito da uno
Zeus invisibile. Questo era Alcide, in arte Hercules.
Dopo un salto spazio temporale di vent’anni, ci troviamo a Tirinto, nel bel mezzo di una scampagnata a cavallo tra Hercules e la sua amata Hebe, principessa di Creta.
Ovunque questa vada è perennemente seguita da un singolare strascico di puntini bianchi, che assomigliano a
polline e petali di fiori.
Come in tutte le storie d’amore che si rispettino, arriva il
poco virile e antipatico fratello maggiore di lui, cocco di
papà.
Il seguito potreste benissimo capirlo da voi, ma ci sentiamo in dovere di raccontarvelo: papino combina un
matrimonio tra la bellissima Hebe e l’incapace figliol
prodigo.
Ma non è finita qui. Infatti Hercules viene spedito a sedare una rivolta in Egitto, con al seguito soli ottanta uomini. C’è una breve battaglia, in cui risulta determinante
l’abilità degli arcieri nemici nel colpire solo gli scudi degli
avversari. A Tirinto pensano siano tutti morti, ma in realtà rimangono in vita due uomini: il comandante della
spedizione e, ovviamente, il nostro eroe.
Questi due vengono spediti nelle galere a remare e poi vengono ingaggiati come psuedo-gladiatori.
Durante un torneo nella sua città natia, Hercules riesce, grazie all’apparente assenza di gravità che gli consente di
compiere salti sovrumani, a ottenere la libertà.
L’ex Alcide, ormai conosciuto da tutti con il suo nome d’arte, si improvvisa una Katniss Everdeen di Hunger
Games al maschile, incitando il popolo alla rivolta.
Questo tentativo di insurrezione non passa inosservato e i soldati del re riescono ad arrivare al quartier generale
dei rivoltosi, un complesso architettonico ligneo, di cui l’Ikea sarebbe fiera.
Il protagonista viene catturato, ma riesce a liberarsi, invocando l’aiuto di suo padre. Dopo un piccolo restailing,
indossata un’ingombrante pelliccia di leone, molto consona per una battaglia, giunge allo scontro diretto con il
padre terreno.
Dopo diverse scene al rallentatore che favoriscono prima l’uno poi l’altro, Hercules è sul punto di vincere, ma,
come da copione, il fratello entra in scena con Hebe, su cui incombe una spada.
Coraggiosamente la ragazza si conficca l’arma nel petto, uccidendo sé stessa e il futuro marito. Per la rabbia Hercules uccide il re di Tirinto e corre al capezzale della sua amata, convinto che sarebbe morta (era stata infatti trafitta in pieno petto) e invece, colpo di scena, il film si chiude con l’eroe e la principessa che abbracciano il loro
figlio appena nato.
In generale questo film non era male: la storia di base era avvincente, ma la realizzazione e le tecniche utilizzate
lasciavano un po’ a desiderare (si veda alla voce: polline ovunque, scene al rallentatore palesemente ricostruite al
computer e scene bibliche di resurrezioni inspiegabili).
Gianluca Beghin 2a A cl.
Rachele Cominella 2a A cl.
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De gustibus
Rasoio di Ockham
SCARCELLA DI PASQUA
Ciao ragazzi, Pasqua si avvicina e, dopo la lunga e dura quaresima, per noi amanti della buona tavola ritorna il
momento di farci avanti; eccomi infatti con una nuova ricetta, ancora più golosa…
Ingredienti
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Per 6 persone
500 g di farina
150 g di zucchero
1 uovo
100 g di olio extravergine di oliva
100 g di latte
scorza di limone grattugiata
mezza bustina di lievito in polvere
Per la guarnizione
200 g di zucchero a velo
1 albume d’uovo
2 uova
qualche goccia di succo di limone
una manciata di confettini colorati
Procedimento
1. Setacciate la farina con il lievito, disponetela a fontana sulla spianatoia, aggiungete lo zucchero e la buccia
di limone.
2. Aggiungete al centro l’olio, l’uovo ed il latte un po’ alla volta finché l’impasto sarà morbido e non appiccicoso.
3. Lavorate l’impasto per una decina di minuti.
4. Dividete l’impasto in cilindri ed intrecciateli per formare la scarcella a forma di ciambella, poi inserite
l’uovo con il guscio al centro.
5. Cuocete in forno riscaldato a 180° fino a che la scarcella è cotta e dorata, circa 40 minuti.
6. Lasciate raffreddare su una gratella..
7. Preparate una glassa:
8. Sistemate nel robot lo zucchero a velo, il succo di limone e l’albume la copertura deve essere velata quindi conviene aggiungere lo zucchero a velo un po’ alla volta)
9. Ricoprite con i confettini colorati.
10. Godetevi il risultato!!!
Chiara Berti 2a A cl.
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RUBRICHE
De gustibus
BISCOTTI VEGANI
Ecco una ricetta che tutti noi studenti potremo gustare. Tutti noi perché mi sono accorta di non aver mai pensato, fino ad ora, alla minoranza vegana che frequenta il nostro liceo. Ho scoperto infatti che vi sono numerosi ragazzi che abbracciano questa cultura alimentare, perciò mi è parso giusto dedicare loro almeno una ricetta nella
mia rubrica. Ecco dei dolci biscotti che anche voi potrete gustare!
Ingredienti
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220 gr di farina
80 gr di farina di cocco
150 gr di burro vegetale
120 gr di zucchero
1/2 bustina di lievito
20 gr di cacao
20 gr di noci tritate
Preparazione
 Lasciate ammorbidire a temperatura ambiente il burro fino a che non diventi morbido.
 Versate in una terrina le due farine, lo zucchero, il lievito e aggiungete il burro. Lavorate accuratamente
l’impasto fino ad ottenere una palla di pasta. Dopo averla ottenuta, lasciatela riposare in frigo per almeno mezz’ora
 Una volta tirato fuori dal frigo, l’impasto va diviso in tre: ad una palla si aggiunge un po’ di cacao, ad
un’altra parte un po’ di noci tritate e l’altra si può lasciare liscia.
 A questo punto spolverate il mattarello e un piano di lavoro con un po’ di farina e divertitevi a creare i
biscotti
 Fate cuocere in forno a 180° per 15 minuti.
P.S.: Visto che non sono vegana, se c’è qualcosa di sbagliato nella ricetta non abbiate timore di correggermi!
Chiara Berti 2a A cl.
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RUBRICHE
Rasoio di Ockham
OCKHAM'S INBOX
Siamo due ragazze che, per puro imbarazzo, vogliono mantenere la loro identità avvolta nel mistero. Siamo a vostra completa disposizione per rispondere a qualsiasi domanda che ci invierete: dalle domande puramente burocratiche a consigli amorosi e quant'altro,
insomma, siamo qui per voi!
Come scriverci? Nella sede centrale del nostro liceo, precisamente in un banchetto vicino alla portineria, sarà messa una scatola in cui
voi, anonimamente o non, potrete scriverci quello che volete e noi lo pubblicheremo.
Vorrei il numero di Giacomo Marcolin
Antonio Girotto
Non riusciamo a capire il perché di questa tua richiesta, se hai perso il suo numero, diglielo!
Perché tutte queste smancerie per un numero di telefono, vai lì e chiediglielo, fine, ti credavamo un po' meno timido, mai nasconderti, sii te stesso!
Caro R. d. O.,
sono un'anima in pena.
Il mio lui misterioso mi tradisce con la mia migliore amica.
Cosa mi consigliate di fare?
Cordiali saluti
Antonio Girotto
Caro Antonio, di nuovo,
ci stiamo chiedendo in base alla tua precedente domanda se il tuo lui misterioso non sia proprio Marcolin, ma a
parte questa nostra suggestione, se lui ti tradisce con la tua migliore amica dovresti fare coming out e rendere a
tutti nota la tua vera "passione ", così lui deciderà se rimanere con te oppure no, come ti abbiamo già detto sii te
stesso!
Siamo due ragazzi che per puro imbarazzo vogliono mantenere la loro identità nel mistero.
 Perché avete levato la classifica delle fighe?
 Perché avete dedicato un articolo a due ladre?
Cari ragazzi,
per fortuna che avete lasciato la vostra identità avvolta nel mistero perché il vostro italiano è davvero imbarazzante!
La classifica delle fighe non esiste già da molto tempo e crediamo che i nomi delle ragazze più belle del nostro
amato liceo li sappiate già benissimo senza aver bisogno della nostra classifica, poi sapete che la privacy sta diventando un'ossessione!
Per quanto riguarda la seconda domanda in questa rubrica, come pensiamo che tutti voi cari lettori abbiate capito,
non ci piace fare i moralisti, ma in questo caso purtroppo è necessario.
Questo è un giornalino scolastico in cui si parla di tutti gli argomenti di attualità e quello era un fatto che aveva
mobilitato tutta la stampa e ci sembrava giusto e d'obbligo parlarne anche qui.
Con affetto, anche per questo numero, le vostre
BWB Sisters
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RUBRICHE
IPSE DIXIT
Se vuoi segnalarci anche tu una battuta particolarmente divertente detta da un insegnante, non esitare ed inviacela
a [email protected]
Si ringraziano per la collaborazione le classi 2a A cl., 2a B cl., 4a A cl. e 5a C sc. Mi raccomando, per il prossimo
numero vi vogliamo numerosi!
BOSCARINI
Vedendo che tutta la classe la guarda immobile mente parla: "Non avete carta e penna? So che di solito vanno di
moda nelle classi."
CLAUDIO DALLA RIVA
Durante la gita, al parlamento tedesco in quel di Berlino: "Oggi non c'è nessuno. Sapete perché? Perché oggi non
è Merkel, è martedì."
"Come si svolge la sera? È la domanda che fece Teseo."
Per incoraggiare uno studente: "Non ti abbattere, disse il boscaiolo al pino".
"Stamattina c'erano i terroristi! I termi erano spenti, eravamo Al-Jazeera!"
"Non andiamo d'accordo, disse il direttore d'orchestra".
Parlando della storia del comunismo nel mondo: "C'era la nuova polizia segreta di cuba, i caraibi-neri!"
"Chi è che ha Ethos? Chi ha la baeansas?"
Dopo una verifica non andata particolarmente bene: "Che sia di monito, disse il cameraman".
Parlando del principio di realtà di Freud e dell'infelicità: "Dove avete trovato questa infelicità in letteratura?"
Gli studenti: "Leopardi".
"Ed invece in letteratura inglese?"
Agli studenti non viene in mente nessuno.
"Boh, Ghepardi? Non so..."
ANTONELLA DALL'OGLIO
Vedendo un alunno che ride: "D., ma con chi stai ridendo?"
D.: "con il muro prof!"
(Risata generale)
Prof.: "Beato te che sei così felice!"
La prof. chiama un alunno per correggere un esercizio alla lavagna; un altro: "Ma prof, volevo andare io, mi ero
prenotato!"
"Eeeh, allora adesso mettiamo il numero per prenotarsi come si fa al supermercato."
Vedendo il "portinaio"(vedi numero precedente) ripetere la solita azione: " Ma la vuoi smettere una buona volta?"
Il "portinaio": "Eh prof, io sono il portinaio della classe"
"E questa sarebbe la tua massima aspirazione?"
Un alunno disegna un trapezio alla lavagna. Un compagno: "Ma sembra un budino più che un trapezio!"
Prof.: "Questa per te non è geometria, è fame!"
Vedendo un alunno mentre disegna un trapezio: "Non potresti fare più dritta quell'altezza? Mi fa venire il mal di
mare!"
MICHELA DAL PICCOL
Durante un compito di latino: "Mi raccomando: l'italino non è un optional. Altimenti faccio leggere le vostre verifiche alla Padovan (la professoressa di italiano di quella classe, ndr) così le fate una messa in piega gratuita."
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RUBRICHE
Rasoio di Ockham
NICOLETTA GALANTE
Cit. dal registro "Non posso fare questa operazione, dice: la gestione di questa riga appartiene ad un altro insegnante."
Un alunno:"Quindi lei non è la professoressa Galante?"
RENATO MARIUZ
"Finalmente è entrato! Fate un applauso al registro!"
Lunedì: "Ma cos'è sta roba? Chi c'era sabato alla prima ora che doveva giustificarti?"
"Ehm, lei prof."
"Ah."
Un alunno è distratto mentre il prof. spiega la Cappella Sistina: "Basta guardare il cielo! Arriverà anche per te il
giudizio universale!"
ALDO MARTINI
Vedendo un'alunna interrogata che si muove per l'agitazione: "Stai facendo riscaldamento per l'interrogazione?
Muovi la lingua!"
"La signorina là più indietro è ancora a letto... non si sa con chi... (Risata generale)...con il gatto, maliziosi!"
"Quando voi fate riferimento o citazioni di Dante o di altri, questi, come si dice...si rivoltano nella tomba!"
"Guardalo! Non vive neanche su un altro pianeta, vive su un altro sistema solare!"
"Che sudata! Altro che zappare la terra!"
Ad un alunno con il cognome simile ad un nome comune di uccello: "M., guarda che ti faccio fischiare!"
"Vi faccio una verifica con i fiocchi! Fiocchi azzurri per i maschietti e fiocchi rosa per le femminucce!"
Rimproverando gli studenti a dieci minuti dalla fine della lezione: "Dài che devo spiegare!"
D.: "Ihh, dài dài, prof, ormai!"
Il prof: "Si, te dae!"
CLAUDIO MORELLATO
"È come se facessi la radice con la linea dall'altra parte, non verso destra ma verso sinistra!"
"Non posso insegnare a correre a gente che è sdraiata o distesa sul letto!"
"La clonazione della pecora Dolly fece molto scalpore perché come si poteva clonare una pecora si poteva clonare l'uomo. Infatti siamo entrambi mammiferi, l'ovulo è molto simile, insomma, siamo simili, vabbe' cambia l'intelligenza...anche se...non offendetevi! O qualcuno si sente intelligente come un pecora?"
"Le eclissi solari sono molto rare, anche perché è questione di ombre. Guai a voi se fate giochi di parole!"
SIMONE MORELLI
Dopo l'ultima uscita del giornalino: "Sembra che voi abbiate un professore di fisica dislessico!"
"Non fatemi dire cose che poi mettete nel giornalino!"
"Non fatemi dire cose che poi mettete nel giornalino!"
Studente: "Prof, posso andare alla toilette?"
Prof: "Yes, you can."
Altro studente: "Ma prof, toilette è francese."
Prof: "No no. Io una volta sono andato in Francia con i miei genitori. Ho detto toilette e la gente mi ha riso in
faccia. Mamma mia, che provinciali questi francesi!"
Spiegando le equazioni di Maxwell: "Bene, sapete che lui si chiamava James Clerk Maxwell? Ma che razza di nome è? Giacomo Impiegato Massimo Bene!"
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Rasoio di Ockham
RUBRICHE
Trovandosi con una marea di libretti sulla cattedra per giustificazioni arretrate: "Sembra il supermercato delle assenze".
"Chi è che ride così grassamente?"
Mentre spiega la regola della mano destra: "Ora ho questo dito che è anchilosato!"
Con fare sfinito: "Non guardate l'orologio, per favore!"
ESTER OGLINA
M.: "Ma Orazio era simpatico?"
La prof.: "Simpatico? Simpaticissimo! Era fiol!"
ROSA ANNA RUPERTI
"G. girati! È l'ennesima volta che te lo ripeto; perché stai sempre girato?"
G.: "Sono sordo, prof., non ci sento molto bene."
"Allora ti portiamo a fare una visita!"
ANNA GRAZIA SOLA
"È inutile che mi guardi negli occhi per rispondere: leggi il testo, non ho mica il libro stampato sugli occhi."
Dopo un buffo episodio la prof giustifica l'accaduto: "Passi, è sabato"; e gli alunni iniziano a cantare Sabato.
Ad un alunno che non sa rispondere ad una domanda sulla monaca di Monza: "Ma tu, quando pensi alla monaca
di Monza, come la vedi?"
"Ehm..."
"No, non voglio sapere le tue fantasie sulla monaca di Monza, ma ti sarai fatto un'idea in base alla descrizione di
Manzoni."
"Non sei curiosa di vedere se quello che dice la tua compagna è giusto? La fiducia è una bella cosa ma..."
R.: "Si..."
La prof: "Che cosa cerchi nel dizionario allora?"
R.: "Honestus, a, um"
Minuto di silenzio.
La prof: "Ho ucciso per molto meno!"
ANNA SOLITRO
"Se continuate a chiacchierare come oggi, la prossima volta vado a prendere le paste da Bernardi, ve le porto ma
poi ve le pagate!"
"Chi va a prendermi dei gessi?"
G.: "Vado io".
G. rientra in classe con cinque gessetti: "Ho fatto raziocinio di gessi".
La prof: "Raziocinio?"
G.: "Raziocinio, si".
La prof: "Ditemi che cosa vuol dire "raziocinio"!"
Gli studenti si scambiano degli sguardi ma nessuno risponde.
Di nuovo la prof: "Volevi dire "razzia", segnatela nel giornalino!"
ANTONELLA TRACINA'
"E tu M. non hai un amante?"
"In effetti no, ma se le può interessare io fra qualche anno mi sposerò con Leonardo DiCaprio!"
"Ah, che peccato! Pensa che proprio quel giorno sarò a cena fuori con Pierce Brosnan." (Continuando a rimanere seria.)
La classe parla dei voti in centesimi eccessivamente dettagliati di alcuni insegnanti.
"Ah si si, li conosco bene io quei voti. Il vostro professore ha 50 sfumature di più e meno, ma neanche mi interessa comprenderle."
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GIOCHI
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Rasoio di Ockham
Rasoio di Ockham
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Rasoio di Ockham
BUONA PASQUA COL RASOIO
Fiori di pesco e ovetti colorati,
rami di nocciolo tutti addobbati.
La Pasqua è alle porte ormai,
quest’anno dentro all’uovo che ci sarà mai?
Un po’ in anticipo noi l’abbiam ricevuto
e il contenuto ci è davvero piaciuto,
è stata proprio una bella sorpresa
per una redazione che non s’è mai arresa.
Primo posto ad un concorso nazionale
una cosa a dir poco eccezionale!
Un premio del tutto inaspettato
che ci ha lasciato tutti senza fiato
e non è un pesce d’aprile, ve lo garantiamo
su queste cose noi non scherziamo!
Tornando invece alla Pasqua che avanza,
vi auguriamo una buona vacanza!
Ricordate di far scorta di cioccolato
che anche quest’anno è quasi terminato
ed è quindi bene per lo sprint finale
accumular energia nel periodo pasquale!
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LA REDAZIONE
Condirettori: Francesca Amadio 2a A cl. ed Andrea Dossi 5a C sc.
Redattori: Francesca Amadio 2a A cl., Alice Amico 4a B sc., Pietro Bazzani 2a B cl.,
Gianluca Beghin 2a A cl., Chiara Berti 2a A cl., Eleonora Bordignon 2a B cl., Celeste
Bordin 5a B cl., BWB Sisters, Arturo Caseley 2a B sc., Alice Cavallini 1a A sc., Rachele
Cominella 2a A cl., Davide De Nardo 2a B cl., Maddalena De Ros 2a A sc., Andrea Dossi
5a C sc., Federico Ferro 2a B sc., Camilla Gazzola 1a A cl., Alberto Girardi 5a C sc., Marko Lalić 5a A sc., Silvia Lucchesi 2a B cl., Alberto Pandolfo 2a A sc., Gianluca Pasi 4a D
sc., Giulia Pellizzer 1s A sc., Giada Pillon 5a B cl., Lorenzo Portaluri 2a D sc., Sara Spadetto 2a B cl. e Gianluca Vettoretto 2a A cl.
Settore grafico: Gaia Gasparetto 1a B sc.
Si ringraziano per il sostegno e l'aiuto: Greta Bressan 5a D sc., Marianna Dalla Porta
5a B s.a., Laura Dalla Rosa 5a B sc., Antonio Girotto 4a B sc., Giada Guzzo 1a B s.a., Davide Mondin 2a A cl., Alessandro Pivetta 4a C sc., Alessandro Putoto 4a E sc., Vanessa
Spadetto 4a B sc., Silvia Tessariol 4a A cl. e Maria Zanatta 4a B cl.
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PUOI TROVARE IL RASOIO ANCHE ONLINE!
VIA SUL SITO DEL LICEO
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