La chiesa S. Canciano - Prato Carnico

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La chiesa S. Canciano - Prato Carnico
Conoscere la Val Pesarina Le chiese – La chiesa parrocchiale di S. Canciano a Prato Brevi note storiche Da: Comunità Parrocchiale di San Canciano Martire A Bruno Roia – Novello sacerdote Prato Carnico 23.09.1980 La Chiesa parrocchiale di S. Canciano a Prato Nel vecchio cimitero di S. Canciano ricordato nel 1430 sorgeva la parrocchiale antica, della cui costruzione non si hanno memorie, ma che pare fosse preceduta da un’altra assai più piccola dedicata essa pure a Canciano e ricordata nel 1316. Era di stile gotico, ed aveva la volta dipinta; ma oggi sarebbe impossibile dire se e qual pregio potessero avere quelle pitture. Nel 1633 minacciava rovina, onde il vicario abbaziale comando la si riattasse, o l ’avrebbe interdetta; ed i Canalotti, non avendo mezzi per fare il lavoro, vendettero parte, dei beni della chiesa ad un Lorenzo q. Pietro Rupil. Il terremoto del 29 luglio 1700 dovette apportarle de’ guasti rilevanti onde nel 1709 convenne pensar ad atterrare il resto della volta cadente, arpeggiarla per assicurare la facciata di mezzodì sconquassata, e cinger d’arpe incrociate anche il coro. Figura 1: Documento fotografico del 1908 In questa circostanza si deliberò di far de restauri anche al Campanile diroccato per il passato terremoto, et fare l’ottangolo con la cuba. Ma a quante pare non si fece altro che coprirlo alla schietta, e lasciarlo come il ceder del terreno sottostante avealo ridotto, cioè pendente. Più tardi al corpo della chiesa si aggiunsero due cappelle laterali, onde si poteron tenere cinque altari, cioè: 1.
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L’altar maggiore in marmo bianco, di stile barocco assai pesante. Fu comprato dalla parrocchia di Ampezzo circa il 1 790; ma poiché non vollero assieme coll’altare cedere anche le due statue laterali (cosi almeno si dice), si dovette supplire con due misere statue in legno, regalo della signora Teresa Colle Roja di Paula (T 1836). Rappresentano esse i due santi Canzio e Canziano. L’altar di S. Giuseppe, di cui esiste ancora la pala nella parrocchiale nuova incastrata nel muro e raffigura il sogno di S. Giuseppe prima della fuga in Egitto. L’altar de’ Ss. Canzio, Canziano e Canzianilla titolari della parrocchiale. Quest’altare dovette servir da altar maggiore fino all’acquisto del marmoreo. È un bel lavoro gotico del tirolese Michele da Brunneck, fatto nel 1534. È diviso in due riparti, e l’inferiore e minore della metà circa di quel disopra, nel quale in una nicchia unica si trovano S. Canzianilla, S. Canziano e S. Canzio: quel di sotto ha nel mezzo in alto rilievo la Natività di Figura 2: Altare dei Ss. Cancio, Canciano e Cancianilla
Albergo ristorante “Ai Sette Nani” 0433 69013 ‐ [email protected] ‐ www.nanos.it A cura di Gino Capellari Ottobre 2011 Conoscere la Val Pesarina Le chiese – La chiesa parrocchiale di S. Canciano a Prato Brevi note storiche 4.
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Da: Comunità Parrocchiale di San Canciano Martire A Bruno Roia – Novello sacerdote Prato Carnico 23.09.1980 N.S. e a due lati in apposite nicchie S. Sebastiano e S. Rocco. Ambidue i riparti sono chiudibili da portelle laterali recanti bassorilievi. Le due superiori presentano S. Pietro e S. Paolo, le due inferiori S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista. Posteriormente fu aggiunto un cimiero di stile e valore dissonante, che poi fu tolto di la. Ss. Lucia, Caterina ed Appollonia, di cui non meno che di quello di S. Giuseppe si conserva la Pala nella parrocchiale nuova al posto corrispondente. Beata Vergine del Carmine, lavoro d’un bel barocco con una pala di mano tutt’altro che sprezzabile. L’altare ha tutta l’impronta del maggiore di Ognissanti di Sutrio, opera (se i documenti non fallano) di Eugenio Manzani da Pieve di Cadore, che la esegui nel 1721. La pala evidentemente e di Giovanni Antonio Augustini pittore Udinese, che dipinse pure a pala del Ss. Nome di Gesù esistente nella suddetta parrocchiale di Sutrio. Minacciando la chiesa rovina venne interdetta nel 1857, il 20 Settembre di quell’anno si consumo il Sacramento, e contemporaneamente si consacrò nella chiesa di Pieria, che servì da parrocchiale finchè si potè aprire al culto la parrocchiale nuova, ciò che si fece addì 1 novembre 1860. Ed a costruir questa, capitanati dall’impareggiabile arcidiacono Troiero, s’adoperarono i parrocchiani con un calore ed una concordia, di cui non si aveva mai avuto, e forse mai più si avrà nel Canale un esempio. Fu innalzata secondo un disegno di D. Martino De Crignis di Monaio, modificato dal Da Ronco; ma non presenta alcun valore architettonico. Vi si collocarono l’altar maggiore in marmo, quel della B. Vergine (in cui questi ultimi anni, tolta la pala, s’interno una nicchia, per porsi una Madonna del rosario lavoro del Pizzini), nonche l’altare della Nativita. Fu consacrato dall’Arcivescovo Casasola il 13 Settembre 1868. Per la parrocchiale Pellegrino da S. Daniele avea dipinto il gonfalone di S. Canciano (not. Crist. Angeli A.NU1). Esiste ancora un gonfalone arieggiante le figure della pala d’altare maggiore del duomo di Tolmezzo opera del veneziano Francesco Salvatore (il Fontebasso) del 1709. (Le note storiche sono un estratto da “Cenni storici della Cura di San Canciano di Prato Carnico, di Pre Antonio Roia – pubblicato dalla Tipografia Paschini di Tolmezzo nel 1902) Parrocchiale di S. Canciano (particolari 2004) Albergo ristorante “Ai Sette Nani” 0433 69013 ‐ [email protected] ‐ www.nanos.it A cura di Gino Capellari Ottobre 2011 Conoscere la Val Pesarina Le chiese – La chiesa parrocchiale di S. Canciano a Prato Brevi note storiche Da: La parrocchia di Prato Canico Nel centenario della Chiesa 1860 ‐ 1960 Prato Carnico Dicembre 1960 Opere artistiche nella parrocchiale A chi arriva da Comeglians a Prato gli si presenta subito allo sguardo la, bianca, tozza. mole della chiesa parrocchiale. É una visione gentile di case raccolte ai piedi dell’imponente fabbricato è circondata da una, zona di prati lungo i quali scorrono con incessante frastuono i rivi immacolati, con sullo sfondo abetaie che impegnano l’aria d’ un profumo di resina e boschi incantevoli. La chiesa sembra dominare questo superbo scenario dall’inizio allo sfondo solitario della vallata, cosparsa per tutta la sua lunghezza di lembi Verdi di prati contro pure e scintillanti luminosità alpine, il cui religioso silenzio é rotto solo dai greggi scampanellanti in mezzo alla pace dell’Infinito, mentre il sole splende alto nel cielo che par tanto vicino, 0 volge lento al tramonto dietro qualche vetta arrossata, in una meravigliosa gamma di splendori. Poco più sotto alla chiesa, lungo la strada nera d’asfalto, la torre pendente (m. 1,34) é mozza della Vecchia chiesa, simbolo della Fede e Religiosità degli avi. La chiesa parrocchiale fu costruita su disegno di don Martino De Crignis, parroco di Monaio, e venne ritoccato, svisandone completamente il valore architettonico, dal capomastro muratore Girolamo Daronco di Gemona, che diresse i lavori. Prima di entrare fermiamoci ad ammirare lo zoccolo in ottimo tufo, fatturato dai nostri tagliapietre, a quei tempi molto rinomati. Esso gira, torno torno alla chiesa e sembra cingerla in uno stretto abbraccio di protezione, i pilastri delle porte pur non avendo niente di rilevante, sono di una sobrietà e nello stesso tempo di una maestosità veramente intonati all’imponenza dell’edificio, si da rompere le pesantezza dell’insieme di poco valore artistico. Figura 3: Altare marmoreo del Coro Entriamo; le linee architettoniche si svolgono con eleganza armoniosa di ampio respiro; ma artisticamente dicono poco. È ad una navata, con un vasto coro ove spicca un grandioso e bene architettato altare marmoreo (fig. 3). È in stile barocco, ma un po’ pesante. Le statue laterali in legno, regalo della signora Teresa Colle Roja di Paula ( 1836), sono molto scadenti. Merita particolare attenzione l’altare dei santi Cancio, Canciano e Cancianilla, titolari della chiesa parrocchiale. Senza dubbio serviva da altare maggiore prima de1l’acquisto dell’attuale in marmo. È detto anche l’Altare della Nascita perché la predella. al Centro accoglie una graziosa Natività di forma meno tedesca della parte superiore. È un’opera gotica pregevole di legno scolpito e dipinto. Eseguito da Michele Parth da Brunico é stato commissionato (cfr. MARCHETTI‐NICOLETTI in “ Scultura lignea nel Friuli”, pag. 94) con contratto, rogato dal notaio Daniele Vidoni, il 20 dicembre 1534, tra l’artista e i decani del Canale di S. Canciano (Val Pesarina). L’opera a termini del contratto, dovette costare 305 rainesi, vale a dire circa 206 ducati e mezzo. Le portelle che chiudono l’alto rilievo della Navità portano nel retro le figure scolpite d’una graziosa Annunciazione. Albergo ristorante “Ai Sette Nani” 0433 69013 ‐ [email protected] ‐ www.nanos.it A cura di Gino Capellari Ottobre 2011 Conoscere la Val Pesarina Da: La parrocchia di Prato Canico Le chiese – La chiesa parrocchiale di S. Canciano a Prato Nel centenario della Chiesa 1860 ‐ 1960 Brevi note storiche Prato Carnico Dicembre 1960 Più gentile e assai pregevole, perché risente del Rinascimento italiano, il piccolo altare ligneo dei santi Fabiano, Sebastiano e Rocco (fig. 4). Risale al ’500 e viene attribuito, dal Gortani, alla scuola tolmezzina dei Martini, mentre il Marchetti‐Nicoletti nel loro pregevole studio, ricordato più sopra, pensano che sia opera della scuola dei Floreani. L’altare della Madonna del Rosario, già altare della Vergine del Carmine, é un’opera d’un bel barocco che risale al sec. XVIII e sembra si possa attribuire ad Eugenio Manzani da Pieve di Cadore In origine in esso si poteva ammirare una pala del pittore Giovanni Antonio Augustini, udinese. Venne tolta alla fine del secolo scorso per internarvi una nicchia con l’attuale dolce e graziosa statua della Madonna del Rosario, opera del Pizzini. Figura 4: Altare dei Ss. Fabiano, Sebastiano e Rocco Gli armadi e le porte della sacristia, i confessionali, squisitamente intagliati (fig. 5), risalgono al Settecento. Graziosamente scolpito il fonte battesimale. È doloroso pensare che queste opere lignee, meravigliose, siano destinate a sparire, consumate dal tempo e rose dai tarli. Ultima opera di pregio e buon gusto, la porticina del tabernacolo finemente cesellata su lastra d’argento. Eseguita dalla ditta Burello di Udine, e stata enceniata dall’attuale Arcivescovo nella Visita Pastorale del 1° febbraio 1959. La chiesa, come si vede, e una mirabile testimonianza dell’attaccamento dei parrocchiani alla Fede dei padri, é tutta la sua storia s’illumina della vivida luce dell’arte. Molti sacrifici e fatiche richiederebbe ancora la nostra stupenda chiesa per essere più bella e più degna del Signore. Anche noi, del secolo XX, Figura 5: Intagli dei dobbiamo lasciare tracce della nostra Fede, che pur tra le vicende di questo confessionali tormentato periodo, non e morta ne potrà mai morire. Albergo ristorante “Ai Sette Nani” 0433 69013 ‐ [email protected] ‐ www.nanos.it A cura di Gino Capellari Ottobre 2011