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Informazioni culturali dalla Parrocchia Santa Barbara V.M. di Nettuno (RM)
C
21 ottobre 2012
àpita di leggere, sul numero di
to una fonte di conflitto o di difficoltà. Ma l’a-
gennaio 2012 de La Civiltà Cat-
spetto più triste di questa carenza è che la norma
tolica, una attenta e circostanziata
che l’adulto dovrebbe porre viene a mancare perché,
analisi della società in cui viviamo.
talvolta, gli stessi educatori e genitori si trovano
Si resta sempre più colpiti dall’appiatti-
alle prese con i medesimi problemi affettivi, rela-
mento generazionale che vede ragazzi, giovani e
zionali, persino di dipendenze. Da qui la crisi
adulti accomunati da una medesima dinamica: nel
profonda dell’adulto, con il rischio della sua scom-
modo di vestire, parlare, comportarsi, ma soprat-
parsa.
tutto nelle relazioni e negli affetti essi rivelano
“Repubblica” dello scorso 12 febbraio: “Se un
spesso le medesime difficoltà, al punto che risulta
adulto è qualcuno che prova ad assumere le conse-
difficile comprendere chi di essi sia veramente l’a-
guenze dei suoi atti e delle sue parole … non pos-
dulto. Desta altrettanta preoccupazione la sempre
siamo non constatare un forte declino della sua
più diffusa fuga dalla responsabilità, che porta a
presenza nella nostra società (…) Gli adulti sem-
procrastinare indefinitamente le scelte di vita, illu-
brano essersi persi nello stesso mare dove si perdono
dendosi di averle sempre intatte, di fronte a sé.
i loro figli, senza più alcuna distinzione generazio-
Senza scelte, senza prospetti-
nale”. E’ significativo che autori delle più diverse
ve: la “generazione né-né” assurta, ormai, a vera e propria
categoria sociologica. Uno dei
“motti” identificativi della vita
di questi soggetti che, spesso,
si
sentono
pronunciare
è
“...la
scomparsa degli
adulti”
Scrive
Massimo
Recalcati
su
scuole di provenienza individuino in particolare
nell’assenza della figura paterna, accentuatasi
drammaticamente negli ultimi decenni, una delle
principali ragioni del vuoto di senso e di identità
che sembra accomunare i giovani come gli adulti.
La morte del padre, dunque. Un autore che certo
“faccio cose … vedo gente”. A questa situazione di
non può essere tacciato di tradizionalismo nostalgi-
stallo e di confusione si accompagna un’altrettanto
co osserva a questo proposito: “Il vuoto struttura-
grave crisi dell’autorità e della normatività che, in
le della moderna società occidentale proviene
verità, costituiscono un compito educativo irrinun-
dall’assenza del padre. In un certo senso l’affie-
ciabile. Tale compito viene disatteso per molti
volimento o addirittura la scomparsa di tutti gli
motivi: perché coloro che dovrebbero attuare la nor-
altri ruoli parentali derivano da quella lacuna che
ma, gli adulti, non ne hanno la forza, hanno pau-
sta al vertice della famiglia” (Eugenio Scalfari
ra di apparire impopolari o, non di rado, perché
su “Repubblica” del 27.12.1998). La scomparsa
essi stessi non vi credono più, riscontrandovi soltan-
del vincolo familiare è stata purtroppo salutata
come segno profetico dell’avvento di una “nuova
l’ordine costituito e da costituire, quando tutto è
società”. Negli anni settanta del secolo scorso si
diventato problema e quando non si accetta che
era auspicata la morte del matrimonio e della fa-
alcuna normale autorità suggerisca soluzioni ragio-
miglia, vista come il simbolo dell’oppressione che
nevoli e allineate sul filo della comprovata espe-
penalizza la libertà dell’individuo impedendo l’au-
rienza storica? Non bisogna chiudere gli occhi alla
torealizzazione. I risultati, invece, sono stati mol-
realtà ideologica e sociale che ci avvolge; anzi
to diversi, forieri di problemi ben più gravi che
faremo bene a guardarla in faccia con coraggiosa
rischiano di portare alla scomparsa della civiltà
serenità. Ne potremo trarre molte conclusioni fa-
occidentale come rileva sempre Scalfari: “nella
vorevoli ai nostri principi circa l’umanesimo privo
maggioranza dei casi l’individuo, abbandonato alla
della luce di Dio. (…) Ma ora preme a Noi di
sua solitudine, non ha trovato altro rimedio che
rispondere alla domanda che Ci siamo posta, e
quello di confondersi nel branco, cioè in un sogget-
che faremo bene a ripetere all’interno delle nostre
to anonimo e indifferenziato, sorretto soltanto da
coscienze; può oggi un uomo essere veramente cri-
motivazioni emozionali”. Non è più la comunità o
stiano? (…) Può la nostra fede essere davvero un
l’appartenenza sociale, ma il “branco” a caratte-
principio di vita concreta e moderna? E può anco-
rizzare la società senza adulti, una società che ha
ra un popolo, una società, una comunità almeno,
abdicato al suo compito educativo.
esprimersi in forme autenticamente cristiane? (…)
Mi fermo, angosciato dalla cruda ed oggettiva verità di questa analisi del mondo di oggi.
Penso a diversi parenti, amici e conoscenti che
riconosco come precisamente corrispondenti alla
descrizione …… Poi, improvvisamente, mi ricordo
“generazione
né-né”
Rispondiamo che si. Nulla ci
deve spaventare, nulla arrestare. E’ di Santa Teresa
questa
parola:
Nada
te
espante. Ripetiamo a noi
di un altro testo che, colpevolmente, ho preso in
stessi le parole di San Pao-
mano solo di recente. Lo riapro e leggo: “Oggi
lo ai Romani: “Se tu confessi con la bocca il
l’uomo può essere veramente cristiano? Riflettiamo
Signore Gesù, e nel cuore hai fede che Dio lo ha
bene. E’ possibile raggiungere una simile meta?
resuscitato da morte, sarai salvo”. Questa è la
Non siamo nel mondo dei sogni? Come può mai un
bussola. Nel mare infido e agitato del mondo pre-
uomo comune del nostro tempo conformare la pro-
sente, teniamo fisso questo supremo orientamento:
pria vita ad un ideale autentico di santità, per
Gesù Cristo. Lui, luce del mondo e della nostra
quanto lo si possa modellare sulle esigenze oneste
vita, subito infonde nei nostri cuori due cardinali
e legittime della vita moderna? Oggi, per di più,
certezze, quella su Dio e quella sull’uomo; l’una e
quando tutto è messo in “contestazione”, quando
l’altra da perseguirsi in una totale dedizione di
dalla tradizione non si vogliono più derivare le
amore. Se così, non abbiamo più paura di nulla:
norme per la guida della nuova generazione, quan-
“Chi ci separerà dall’amore di Cristo? La tribola-
do la trasformazione del costume è così impellente
zione, o l’angoscia, o la fame, o la nudità, o il
e palese, quando la vita sociale assorbe e soverchia
pericolo, o la persecuzione, o la spada? ... In
la singola personalità, quando tutto è secolarizza-
tutte queste cose siamo più che vincitori per opera
to e dissacrato, quando nessuno sa più quale sia
di Colui che ci ha amati” dice ancora San Paolo