Che Guevara: da criminale a santino

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Che Guevara: da criminale a santino
Che Guevara: da criminale a santino
Una cosa che fatico a capire quando guardo le partite di calcio è vedere le curve dei tifosi esporre bandiere
raffiguranti Che Guevara. Intanto troverei più giusto, da parte di questi tifosi, fare ricorso ai campioni del
passato delle loro squadre piuttosto che crearsi dei riferimenti politici. In secondo luogo mi fa specie vedere
quanta attrattiva (ma quanto consapevole?) ancori eserciti quello che è stato uno dei personaggi più violenti e
sanguinari del secolo scorso. E mi domando come possa essere considerato un messaggero della fratellanza
umana chi, in un suo scritto, esalta "l'odio, che rende l'uomo un efficace, violenta, selettiva e fredda
macchina per uccidere".
Al di là dell'iconografia romantica che lo descrive come un fascinoso avventuriero e un paladino delle
ingiustizie sociali, Che Guevara fu soprattutto un guerrigliero spietato e senza ripensamenti, che partecipò
direttamente all'esecuzione di informatori, spie, disertori, insubordinati. Durante gli anni in cui si aggregò a
Fidel Castro nel tentativo di rovesciare il governo di Batista, uccise personalmente Eutimio Guerra,
sospettato di essere un informatore di Batista, sparandogli con una pistola calibro 32. Un'altra volta ordinò la
fucilazione senza processo di un ragazzo non ancora ventenne, appartenente al suo stesso gruppo di
guerriglieri, perché accusato di aver rubato del pane.
Dopo che Fidel Castro rovesciò Batista, all'inizio del 1959, Che Guevara assunse la cittadinanza cubana,
lasciò la moglie peruviana e la figlia e si risposò con una guerrigliera castrista. Fu nominato procuratore o
comandante militare della prigione di La Cabana, anche se sarebbe più lecito definirlo "boia". Nei quattro
anni in cui svolse questo incarico, le stanze della prigione diventarono sale di tortura dove un numero ancora
imprecisato di persone trovò la morte. Secondo la testimonianza del poeta Antonio Valladares, che fu
imprigionato e torturato a La Cabana per 22 anni, Che Guevara partecipò personalmente agli interrogatori,
alle torture e alle esecuzioni dei prigionieri. Successivamente Guevara istituì un campo di rieducazione (o di
concentramento?) a Guanaha, mentre a Santiago di Las Vegas sorse il Campo Capitolo, una prigione per
bambini al di sotto dei 10 anni. La procedura infatti prevedeva che insieme all'arrestato anche l'intera sua
famiglia dovesse venire reclusa. Ai prigionieri era consentito rimanere in mutande, in celle fetide, in attesa di
essere torturati e fucilati.
Nel 1962 Che Guevara fece parte, insieme a Raul Castro, della delegazione cubana recatasi a Mosca per
accettare il consenso a posizionare i missili nucleari sovietici sul territorio di Cuba in direzione degli Stati
Uniti. In seguito, intervistato da un cronista inglese, Che Guevara affermò che se durante The Cuban Missile
Crisis la decisione fosse dipesa dal governo cubano, avrebbero aperto il fuoco.
Fidel Castro lo nominò quindi Ministro dell'Industria e presidente del Banco Nacional, la Banca Centrale di
Cuba. Nonostante egli abitasse in una lussuosa casa colonica in una zona residenziale dell'Avana e passasse
il tempo tra ricevimenti e battute di caccia, ostentando un Rolex al braccio, Che Guevara, da buon comunista,
odiava il denaro e impose la povertà alla popolazione attraverso una politica che si dimostrò catastrofica
sotto ogni punto di vista.
Fu Che Guevara a persuadere Castro ad impegnare Cuba in atti di guerra in Africa. Appoggiò il movimento
marxista pro-Lumumba nel Congo belga, con la collaborazione del guerrigliero sterminatore Laurent Kabila
e di milizie cinesi, ma con risultati fallimentari che lo portarono, nel giro di pochi mesi, a dover abbandonare
il progetto di espandere la sua idea di rivoluzione in Africa.
Tornato a Cuba, Guevara "sparì" per lunghi mesi dalla scena. Il fallimento del suo piano industriale, così
come quello di espansione della rivoluzione, lo avevano messo in contrasto con Fidel Castro. Il quale subiva
anche le pressioni di Mosca, infastidite dalle aperture di Guevara verso il partito comunista cinese.
Dopo molti mesi Castro disse di aver ricevuto una lettera di Guevara in cui egli rinunciava ad ogni incarico
nel governo e alla cittadinanza cubana.
La sua febbre di diffondere la lotta armata comunista ("Creare due, tre, mille Vietnam", una sua celebre
frase) lo portò infine, nel 1967, in Bolivia, ma si accorse di non avere dalla sua parte la popolazione e
nemmeno l'appoggio esterno di Castro e dei sovietici che, in definitiva, lo abbandonarono (se non peggio) al
suo destino.
Quello che segue è l'elenco accertato delle persone assassinate, in diversi casi personalmente, da Che
Guevara.
Persone giustiziate da Che Guevara sulle Sierra Maestra Mountains:
Arustidio, Manuel Capitan, Juan Chang, Eutimio Guerra, Dionisio Lebrigio, Juan Lebrigio, El Negro
Napoles, Chicho Osorio, due "non identificati" nell'aprile 1957.
Persone giustiziate da Che Guevara a Santa Clara City:
Ramon Alba, Josè Barroso, Joaquin Casillas, Felix Cruz, Hector Mirabal, J.Mirabal, Felix Montano,
Cornelio Rojas, Alejandro Garcia Olayon, Alejandro Rojas, Vilalla.
Persone giustiziate da Che Guevara nella prigione di La Cabana:
Vilau Abreu, Humberto Aguiar, German Aguirre, Pelayo Alayon, Josè Luis Alfaro, Pedro Alfaro, Mariano
Alonso, Josè Alvaro, Aniella, Mario Ares Polo, Josè Ramon Bacallao, Ceverino Barrios, Eugenio Becker,
Francisco Becker, Ramon Biscet, Roberto Calzadilla, Eufemio Cano, Juan Capote Fiallo, Antonio Carralero,
Gertrudis Castellanos, Josè Castano Quevedo, Raul Castano, Eufemio Chala, Josè Chamace, Josè Chamizo,
Raul Clausell, Angel Clausell, Demetrio Clausell, Josè Clausell, Eloy Contreras, Roberto Corbo, Emilio
Cruz, Juan Felipe Cruz, Orestes Cruz, Humberto Cuevas, Cuny, Antonio De Beche, Mateo Delgado,
Armando Delgado, Ramon Despaigne, Josè Diaz Cabezas, Antonio Duarte, Ramon Fernendez Ojeda, Rudy
Fernandez, Ferran Alfonso, Salvador Ferrero, Victor Figueredo, Eduardo Forte, Ugarde Galan, Rafael Garcia
Muniz, Adalberto Garcia, Alberto Garcia, Jacinto Garcia, Evelio Gaspar, Armada Gil, Josè Gonzales
Malagon, Evaristo Gonzales, Ezequiel Gonzales, Secundino Gonzales, Ricardo Grao, Bonifacio Grasso,
Oscar Guerra, Julian Hernandez, Francisco Hernandez Leyva, Antonio Hernandez, Gerardo Hernandez,
Olegario Hernandez, Secundino Hernandez, Jesus Insua, Enrique Izquierdo, Osmin Jorrin, Silvino Junco,
Enrique Larosa, Ignacio Laparra, Jesus Lazo, Ariel Lima Lago, Raul Lopez Vidal, Armando Mas, Enerlio
Mata, Elpidio Mederos, Josè Medinas, Josè Mesa, Fidel Mesquia, Juan Milian, Francisco Mirabal, Luis
Mirabal, Ernesto Morales, Pedro Morejon, Carlos Muino, Cesar Necolardes Rojas, Victor Necolardes Rojas,
Josè Nunez, Viterbo O'Reilly, Felix Oviedo, Manuel Paneque, Pedro Pedroso, Rafael Pedroso, Diego Perez
Crela, Josè Pozo, Emilio Puebla, Alfredo Pupo, Secundino Ramirez, Ramon Ramos, Pablo Ravelo, Ruben
Rey, Mario Risquelme, Fernando Rivera, Pablo Rivera, Manuel Rodriguez, Marcos Rodriguez, Nemesio
Rodriguez, Pablo Rodriguez, Ricardo Rodriguez, Josè Saldara, Pedro Santana, Sergio Sierra, Juan Silva,
Fausto Silva, Elpidio Soler, Jesus Sosa Blanco, Renato Sosa, Sergio Sosa, Pedro Soto, Oscar Suarez, Rafael
Tarrago, Teodoro Tellez, Francisco Tellez, Josè Tin, Francisco Travieso, Leonardo Trujillo, Trujillo, Lupe
Vales, Marcelino Valdes, Antonio Valentin, Manuel Vazquez, Verdecia, Damaso Zayas.