Adami, una vita silenziosa tra i laghi lombardi affogati nell`acrilico

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Adami, una vita silenziosa tra i laghi lombardi affogati nell`acrilico
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CULTURA
L’opera di Manazza
«Recent works»
guizzi spericolati
di un critico/pittore
__Sabato 30 luglio 2016__
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Esce il libro-catalogo della mostra Recent
works di Paolo Manazza, a cura di Alan Jones
già ospitato alla galleria Robilant+Voena di
Milano. L'autore è un nome noto nel milieu
artistico, è l'esperto di mercato dell'arte del
Corriere Economia e il fondatore della rivista on-line Artslife. La mostra presenta circa
venti opere informali, che nei titoli suggeriscono talvolta riferimenti diretti alla realtà. È
il caso dei Walls (Muri) e dei Fields (Campi),
che sembrano essere ripresi dall'alto, come
vedute aeree. Ecco allora blu intensi, verdi
delicati, rosa raffinati. Le tinte sono stese per
sovrapposizioni, stratificazioni e velature. A
volte appaiono graffiate. I colori rappresentano il cuore dei lavori dell'artista che afferma
di danzare con essi, associando idealmente a
ciascuno uno specifico suono.
Questo pensiero ha molto in comune con gli
studi di Kandinskij, uno dei maestri più apprezzati. Manazza dichiara di amare tutti i
grandi pittori della storia dell'arte, dal Due-
GIORGIO MORANDI
Ritratto d’artista
Adami, una vita silenziosa
tra i laghi lombardi
affogati nell’acrilico
A destra,
«Paesaggio»,’29,
acquaforte su zinco
di Morandi esposto
alla mostra di
Ascona. Sotto,
Morandi ritratto tra
le sue nature morte, i
soggetti più frequenti
dei suoi quadri
::: TOMMASO LABRANCA
L’eremita delle nature morte
che dipingeva il cielo dalla stanza
Dai primi paesaggi osservati da un abbaino alla poetica delle nature morte
Una grande mostra riscopre forme, luce e colori di un grande del Novecento
ASCONA
■■■ L'incisione e il disegno sono stati fondamentali per Giorgio Morandi (Bologna, 1890-1964). Opere preparatorie ai dipinti, ma anche lavori autonomi a se stanti, decisivi per i suoi cambiamenti stilistici.
Una sorta di cartina di tornasole, esperimenti del pensiero e della poetica su carta
e lastra. Un castello svizzero ci ricorda questa ricerca, ospitando 15 suoi disegni e 11
incisioni, dagli anni Venti agli anni Sessanta del Novecento, tre tele e un acquarello
(Natura morta, 1958). La mostra, a cura di
Mara Folini, si intitola Giorgio Morandi,
Forme, colori, spazio, luce ed è ospitata
al Museo Castello San Materno di Ascona,
fino al 18 settembre. Si tratta della prima
iniziativa organizzata in questo spazio e nasce da un progetto della fondazione per la
cultura Kurt e Barbara Alten di Soletta, in
collaborazione con la Morat-Institut für
Kunst und Kunstwissenschaft di Freiburg
im Breisgau, che ha prestato 28 delle 30
opere esposte appartenute al fondatore e
collezionista Frank Armin Morat.
Giorgio Morandiconduce una vita ritirata, abitando con le sorelle a Bologna e trascorrendo tutte le estati a Grizzana, un borgo dell'Appennino, diventato celebre proprio per gli splendidi paesaggi raffigurati
dal maestro. Passa molto tempo nella sua
stanza atelier dipingendo ciò che vede dalla finestra e gli oggetti collezionati nel suo
studio dal 1914, oltre un centinaio, tra i
quali seleziona quelli che con tranquillità
V.AGO.
:::
NUME TUTELARE
DEL XX SECOLO
::: VERA AGOSTI
cento in poi. Tra i preferiti, Benozzo Gozzoli,
Cosmè Tura, Ercole de' Roberti, Piero della
Francesca, Caravaggio, Rembrandt, Tiepolo,
gli impressionisti, Van Gogh. Il catalogo ha i
testi del curatore, Mimmo Di Marzio e Massimo Mattioli. Alan Jones intervista Manazza,
ripercorrendo la sua vicenda umana e artistica, da quando bambino domandava alla madre il perché della bellezza, fino agli studi di
filosofia teoretica e l'attività giornalistica.
e facilità può disporre a proprio piacimento sul tavolino: bottiglie, caraffe, fiori, frutta. La natura morta insieme al paesaggio
sono i generi in cui eccelle e caratterizzano
la sua inconfondibile cifra espressiva. Come ben scrive Mara Folini, le figure si riducono a forme geometriche semplici ed elementari: cubi, cilindri, sfere, triangoli. La
pittura di Morandi è intrisa di poesia e di
un'atmosfera silenziosa e contemplativa,
«lo specchio profondo di un artista straordinario che ha saputo essere se stesso al di
fuori dei movimenti e degli scarsissimi
contatti con altri pittori del suo tempo».
Tra gli amici dell'Accademia di Bologna,
dove si è diplomato nel 1913, ricordiamo
Osvaldo Licini, Severo Pozzati, Giacomo
Vespignani e Mario Bacchelli, ma i suoi
maestri appartengono all'antico: Giotto,
Piero della Francesca, Chardin, Corot, Cézanne, per la resa impareggiabile dei volumi. Anche i colori sono significativi. Nei dipinti la gamma cromatica rivive costantemente: delicati marroni e rosa, grigi polverosi e opachi, il verde dei boschi, tinte neutre raffinate ed eleganti.
Nelle incisioni e nei disegni i colori spariscono, restano la forma e il segno, ora consolidati e incisivi (Natura morta, acquaforte su zinco, 1929), ora più rarefatti (Natura
morta, matita su carta, 1956).Nelle acqueforti, la composizione talvolta è severa e le
bottiglie strette tra loro formano un unico
blocco: ciò che interessa è lo studio dei volumi. Nelle carte il gesto è spesso delicato e
minimale, domina il bianco del supporto.
La produzione calcografica, composta
da 133 opere totali, è particolarmente interessante, a testimoniare quanto sia stata
determinante nel lungo impegno artistico
del pittore, che comincia a sperimentare
giovanissimo, nel 1910-'11, e continua fino
agli ultimi anni di vita. Autodidatta, si cimenta nei vari procedimenti tecnici finché non si sente perfettamente padrone
del mezzo. Nelle prime prove sono evidenti richiami cubo-futuristi, negli anni Venti
è chiaro l'esempio di Rembrandt nella resa dei valori tonali e nel magistrale utilizzo
del chiaroscuro. Quando inizia la sua carriera accademica Morandi insegna proprio Tecniche dell'Incisione all'Accademia di Belle Arti di Bologna dal 1930 al
1956, realizzando numerose acqueforti_
ha già acquisito una grande sicurezza, può
quindi dedicarsi a rivisitare poeticamente
i motivi che gli sono cari, con tratteggi più
liberi e sciolti.
Nel 1953 vince il primo premio alla Biennale di San Paolo del Brasile per l'incisione. In ogni attività, dalla pittura alla produzione grafica, l'artista si muove con la stessa capacità di concentrazione, raggiungendo esiti altissimi per elaborazione e lirismo. Fra le tecniche incisorie preferite, trova un posto speciale l'acquaforte. Il rapporto con la pittura resta intenso, tanto è vero
che Morandi si avvale dei medesimi soggetti, in entrambi i casi con risultati sempre differenti. Sia gli oggetti, sia i paesaggi
sono resi in modo essenziale, perché come rimarca Roberto Longhi non sono che
pretesti per l'espressione del sentimento.
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■■■ Vanno di moda i laghi. Quei laghi così dimenticati che nemmeno la presenza di George
Clooney sul Lario ha saputo rilanciare turisticamente. L'ultimo loro guizzo di mondanità risale
ai tempi del Liberty che ha lasciato sulle sponde
gioielli architettonici oggi blindati da pochi ricchi. I laghi che, come racconta il grande lacustre
Piero Chiara, alla sera fanno nascere ilpentimento in chi li ha scelti come luoghi di vacanza invece del mare.
Oggi i laghi lombardi accolgono le conferenze
di Wikipedia o l'intervento glocal di Christo. E
molte altre sono le iniziative legate all'arte che
nascono in questo periodo sulle sponde lacustri.
Tra queste la più interessante aprirà sabato 9 luglio, e continuerà fino al 4 settembre, a Palazzo
Parasi di Cannobio, sulla sponda piemontese
del Lago Maggiore, a due passi dal confine con
la Svizzera. Protagonista dell'esposizione è Valerio Adami che vi espone, con la curatela di Vera
Agosti e in collaborazione con la milanese galleria Tega, una ventina di opere che vanno dalla
metà degli anni 60 a oggi raccolte sotto il titolo di
Diario del Lago. Adami è uno dei maggiori artisti
italiani contemporanei, uno che dipinge davvero e che l'ha sempre fatto, incurante di chi decreta arbitrariamente i tramonti e le rinascite della
pittura. Adami è tra i pochi nostri contemporanei davvero noti all'estero. Di sicuro quello dal
tratto più riconoscibile, grazie alle campiture di
tinte piatte con cui crea le forme, i corpi, i cieli e i
paesaggi nettamente contornati. Nelle opere
scelte, naturalmente, il lago è assente. C'è invece
il rapporto sottile e persistente del pittore con
l'ambiente lacustre. Un rapporto nato dopo il
matrimonio con Camilla, anche lei artista e nativa dell'area piemontese del Verbano. Arona, prima, poi una grande casa-studio a Meina che
Adami lascia solo per passare lunghi periodi a
Parigi.
Scrive Vera Agosti nel catalogo: «Da qui si racconterà di lui e della sua opera, come una sorta
di 'diario del lago', il titolo della personale. È un
genere letterario che gli è congeniale. Ritorna a
volte nei titoli dei suoi dipinti, come Diario coloniale del 1971-'72, e i suoi Diari sono stati pubblicati». Nella sua lunga vita, Adami è nato a Bologna nel 1935, il pittore ha vissuto in tante città e
compiuto viaggi praticamente ovunque, da Cuba all'India, da Israele all'Argentina. Ogni viaggio ha lasciato una traccia nel suo novero di amicizie come nei suoi dipinti. Ma alla fine è stato
nei pressi del lago che quegli incontri hanno trovato sbocco sulla tela.In uno dei suoi scritti,Sinopie,Adami stesso spiega cosa ha appreso da questi viaggi. «Il Nord mi ha insegnato che il colore è
innesto di luce. Il paesaggio si dipinge di giallo e
viola, se il sole è all'orizzonte. Dal Sud invece ho
imparato la nozione tattile, il colore come elemento plastico delle cose».I ritorni sul lago dell'
artista farebbero pensare ai lakers britannici come il poeta William Wordsworth che li aveva
scelti per domare i suoi tumulti romantici e mettere ordine tra le sue emozioni. Adami invece è
la negazione di Wordsworth, non giunge sul lago per chiudersi su se stesso, ma per ripensare,
dipingere e poi ripartire.
Ecco perché oggi è più che mai attivo artisticamente, con i suoi oli, i suoi acrilici e con le sue
incisioni. Proprio alla sua attività di incisore è
dedicata una seconda esposizione, che si terrà
nell'area di Verbania, a Ghiffa, presso la Sala
Esposizioni Panizza fino al 28 agosto.
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