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[email protected] 14.03.2016 12:40 [email protected] 14.03.2016 12:40 Viola Shipman La metà del cuore Traduzione di Roberta Zuppet [email protected] 14.03.2016 12:40 Titolo originale: The Charm Bracelet Copyright © 2016 by Viola Shipman All rights reserved Illustrazioni: © Cameron MacLeod Jones Realizzazione editoriale: studio pym / Milano Questo libro è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistiti è puramente casuale. www.giunti.it © 2016 Giunti Editore S.p.A. Via Bolognese 165 – 50139 Firenze – Italia Piazza Virgilio 4 – 20123 Milano – Italia Prima edizione: aprile 2016 [email protected] 14.03.2016 12:40 Per le mie nonne … e mia madre. Grazie per avermi spiegato che i doni più preziosi della vita sono i più semplici, e per avermi affidato i vostri ciondoli, che mi hanno insegnato questa lezione. [email protected] 14.03.2016 12:40 [email protected] 14.03.2016 12:40 Prologo Il ciondolo a forma di cuore spezzato Per una vita sempre insieme [email protected] 14.03.2016 12:40 [email protected] 14.03.2016 12:40 4 luglio 1953 Lolly Le lucciole illuminavano le pietre di guado del lago di Lost Land. «Hai visto, Lolly?» rise mia madre nella penombra. «La na tura ci regala un’anteprima dei fuochi d’artificio.» Sorrisi e annusai l’aria. Il mondo profumava d’estate: crema solare e girandole lu minose, barbecue e aghi di pino. Le libellule ci svolazzavano accanto alle orecchie, come se un’orchestra di violini suonasse solo per noi mentre andavamo verso il molo. Avevo appena spento le candeline sulla torta del mio de cimo compleanno e mio padre stava accendendo il fuoco per abbrustolire i marshmallow. Mi aveva già dato il suo regalo, la mia prima canna da pesca, così avremmo potuto trascorrere le domeniche insieme, ma ora era giunto il momento di quello della mamma, che me lo consegnava sempre in fondo al pontile. Nel crepuscolo cercai la sua mano e i nostri polsi si urtaro no, facendo tintinnare i braccialetti. Ridacchiai. Per abitudine cominciai a tastare i suoi ciondoli, provando a indovinarne le forme, era un gioco che avevo inventato anni prima. «La mia scarpina!» esclamai. «Per una vita piena di figli sani e felici.» 9 [email protected] 14.03.2016 12:40 «Una chiave!» «Perché mi hai aperto il cuore.» «Un fiocco di neve?» «Sì, per una persona con mille sfaccettature.» Le mie dita continuarono a volare, e mia madre aveva una storia e una spiegazione per ciascun ciondolo. Li conoscevo quasi tutti a memoria e proseguii finché trovai i miei preferiti: il pianoforte a coda con il coperchio che si apriva e chiudeva, la tartaruga con gli occhi di pietre preziose verdi e la testa che si muoveva avanti e indietro, e un pozzo dei desideri con tanto di manovella girevole. «Per una vita piena di bellezza, una vita piena di decisioni ponderate e significative, e una vita in cui tutti i desideri si avverino!» All’estremità del molo, mi imbattei in un ciondolo che non riuscii a identificare. «Che cos’è, mamma?» «Quella…» Esitò, e le si incrinò la voce. «Tutto bene?» «È la mia sedia a dondolo.» «Per cosa?» «Per…» Si interruppe di nuovo, inspirando a fondo come se fosse appena tornata da una lunga nuotata nel lago. «… una vita lunga e sana.» Ci sedemmo e immergemmo i piedi nel lago proprio quando iniziarono i fuochi d’artificio. «Oooh!» esclamai, sia per l’acqua fredda sia per lo spettacolo di luci. «Wooowww!» Il mio compleanno cadeva il 4 luglio, come quello del nostro paese, ed ero figlia dell’estate. «Tutti questi fuochi d’artificio sono per te» sussurrava sem 10 [email protected] 14.03.2016 12:40 pre la mamma mentre le esplosioni tuonavano sopra di noi ed echeggiavano sull’acqua. «Il mondo festeggia la tua unicità!» Ogni anno, dacché ricordavo, nelle occasioni speciali mi regalava un ciondolo: Natale, viaggi, bei voti. E a ogni comple anno ne aggiungeva un altro al mio braccialetto. Quella volta non fu diversa. «Tanti auguri!» Mi strinse tra le braccia e mi diede un bacio sulla testa. «Pronta a recitare la nostra poesia?» Scrollai il capo. «Perché no?» «Sono troppo grande.» «Non sarai mai troppo grande. Diciamola insieme, allora!» Questo ciondolo è per rammentarti… A mia madre si illuminò il viso. D’un tratto fu come tuffarsi nel lago in una giornata calda, e non resistetti alla tentazione. Così la seguii: che a ogni passo del cammino ti ho amata più di quanto tu possa immaginare. Così, ogni volta che una delle mie scatoline aprirai, che tutto ebbe inizio con noi due ricorderai. Mi abbracciò, raggiante. «Tieni.» Estrasse un pacchettino dalla tasca. Lo scartai e trovai un pendaglio d’argento adagiato su un cuscinetto di velluto. 11 [email protected] 14.03.2016 12:40 «Che cos’è?» Strizzai le palpebre nell’oscurità. «La metà di un cuore. Per una vita sempre insieme.» Lo esaminai, percorrendo il profilo delicato con i polpastrelli. «Dov’è l’altra metà?» «Qui.» Mi mostrò il suo braccialetto, zeppo di ciondoli come un albero di Natale carico di decorazioni. Quindi mi afferrò il polso, aggiunse il cuore spezzato e si posò la mia mano sul petto. «E qui. Sarai sempre parte di me.» Sorrisi e mi appoggiai a lei. Era calda, rassicurante e profu mava di peonie e crema solare. «Guarda, se uniamo le due metà» proseguì congiungendole «compare la scritta madre e figlia. Si completano a vicenda. Perciò, qualunque cosa accada d’ora in poi, io sarò sempre parte di te e tu di me. Mi fai una promessa?» «Certo.» «Che racconterai sempre la nostra storia e che sarai sempre te stessa.» «Te lo giuro.» Sorrise e guardò in lontananza, intanto che i fuochi rischia ravano il cielo, poi mi cinse le spalle con il braccio, tirandomi ancora più vicino. «Starò sempre con te, soprattutto quando indosserai il brac cialetto. Sarà pieno di ricordi della nostra vita insieme. Nessuno riuscirà a portarteli via.» Mi stampò un altro bacio, stavolta sulla guancia. «Ti vorrò bene in eterno.» «Anch’io, mamma.» La brezza accarezzò l’acqua e il bordo del molo, facendo vibrare i braccialetti. «Sai, alcuni sostengono di udire le voci dei propri familiari in questo lago: nel richiamo dell’antostromo, nell’urlo della stro 12 [email protected] 14.03.2016 12:40 laga, nel gracidio della rana toro» bisbigliò. «Io invece le sento nel tintinnio dei ciondoli.» Le sue parole mi fecero venire la pelle d’oca. Erano talmente magiche che non potei fare a meno di guardarla. Lampi di lu ce le illuminavano i riccioli biondi e le lentiggini sulle guance rosate. Fu come se un milione di flash la stesse immortalando affinché non scordassi mai il suo volto in quell’istante. Osservai meglio, e solo allora notai le lacrime che le rigavano le guance. Di lì a un anno, la mia adorata mamma se ne sarebbe andata, uccisa dal cancro. 4 luglio 2013 I fuochi d’artificio tuonano sopra di me, riportandomi al presente. Ho settant’anni. I miei genitori non ci sono più da tempo. Mio marito è morto, mia figlia Arden è adulta e vive per conto suo a Chicago, a cinque ore da qui, e mia nipote Lauren è al college. Ormai è da troppi anni che festeggio il mio complean no da sola. Eppure, appena rivolgo lo sguardo al cielo scuro, sopraffatta dai ricordi, resto ancora incantata dalla bellezza dei fuochi d’artificio. Quando alzo la testa, sento le lacrime che mi scorrono sul viso. Forse mia madre si è portata via metà del mio cuore, però ho conservato tutti i suoi ciondoli. Aveva ragione lei: il braccialetto è un promemoria costante del suo amore per me. Ho giurato a me stessa di raccontare le storie di famiglia ad Arden e Lauren perché nessuno muore davvero finché i suoi 13 [email protected] 14.03.2016 12:40 aneddoti si tramandano a coloro che ama. Ho iniziato che erano bambine, ma poi hanno avuto i loro impegni, e la vita – come sempre accade – scivola via veloce come un ciottolo piatto sulla superficie del lago di Lost Land. Provo a tenere vive le nostre tradizioni con i ciondoli che tuttora spedisco loro, ma mia figlia si è scrollata di dosso il passato e pure me, come se fossimo una giacca che non le piace più. La sua assenza è pungente come la prima giornata fredda di ottobre. Allora prego che tornino a casa e nel frattempo continuo per conto mio: ogni 4 luglio, al mio compleanno, leggo ad alta voce la poesia di mia madre davanti al lago, mentre i fuochi d’artificio esplodono nel cielo. Puntualmente il vento scuote il braccialetto – più pesante di quanto lo sia mai stato quello della mamma –, e io chiudo gli occhi e ascolto il tintinnio. Tanti auguri, Lolly, la sento dire. 14 [email protected] 14.03.2016 12:40 Parte prima Il ciondolo a forma di mongolfiera Per una vita avventurosa [email protected] 14.03.2016 12:40 [email protected] 14.03.2016 12:40 1 Maggio 2014 Arden Arden Lindsey si accorse troppo tardi che stava urlando. Si alzò e sbatté la porta della redazione della rivista Paparazzi, furiosa per il pessimo articolo appena inviato dalla sua più giovane giornalista online. Dopo l’aborto, Beyoncé si consola con il sushi?! Vuoi prendermi in giro? Simóne era sempre più interessata allo champagne e ai balle rini, piuttosto che a scrivere titoli accattivanti e frasi scorrevoli. «E quante volte vuoi usare “cantare” e i suoi derivati?» conti nuò a sbraitare Arden. «Cantare? Cantato? Canzone? Cantante? Cantautrice?» Inspirò a fondo. «E saresti così gentile da impostare la codifica per il sito web?» borbottò. Si buttò sulla sedia con tanta foga che i capelli corvini a caschetto le ricaddero davanti alla faccia e gli spessi occhiali dalla montatura nera le rimbalzarono sull’attaccatura del naso. Se li tolse, abbassò le palpebre e si massaggiò le tempie. Un pul sare sordo annunciò un’emicrania, proprio in concomitanza con le vibrazioni dei binari che segnalavano l’arrivo della sopraelevata a River North, davanti alla moderna redazione di Paparazzi. 17 [email protected] 14.03.2016 12:40 Un altro treno che non puoi fermare, pensò Arden, pescan do due aspirine dalla borsetta mentre il convoglio sferragliava accanto alla finestra. Si infilò in bocca le compresse e le inghiottì con l’ultimo sorso di latte macchiato. Poi tentò di entrare in contatto con il suo yogi interiore, spingendosi gli occhiali in cima al naso e posizionando le dita sopra la tastiera del Mac come se fosse una pianista esperta. Dietro le quinte con Beyonc[«e» ACCENTO ACUTO]! (Un’esclusiva di Paparazzi [CORSIVO]!) Di Simóne Jaffe ¶ Pronte per festeggiare, single ladies? Perché [LINK_CELEBRITÀ Beyonc[«e» [ACCENTO ACUTO]] aspetta solo voi! ¶ La regina del pop, che si esibirà nel [LINK «Mrs. Carter Show»] venerdì e sabato allo [LINK «United Center»], ha organizzato un party privato al [LINK «Sunda»] per festeggiare il suo arrivo a [LINK «Chicago»], dove ha consumato una cena a base di sushi e sake con il [LINK_AZIENDE «marito»] [LINK_CELEBRITÀ «Jay-Z»] e le migliori amiche [LINK_CELEBRITÀ «Gwyneth Paltrow»] e [LINK_ CELEBRITÀ «Alicia Keys»]. Quando Arden Lindsey era così furibonda, era come se di colpo la sua anima lasciasse il corpo e fluttuasse sopra di lei, osser vandola dall’alto in mezzo alle tubature scoperte e alle travi a vista di quel magazzino pieno di spifferi. Vide le proprie mani volare sui tasti, premendone alcuni che pochissime persone usavano normalmente. 18 [email protected] 14.03.2016 12:40 Parentesi quadre e tonde, numeri ed e commerciali. Svolgeva un lavoro di cui molti ignoravano persino l’esi stenza. Trascorreva le giornate a correggere e riscrivere, a occuparsi di ottimizzazione sui motori di ricerca, percentuali di clic, co difiche, link, e tutti quegli aspetti che nessuno teneva in consi derazione leggendo la rivista sul portatile, iPad o cellulare, ma che facevano felici gli inserzionisti e rendevano Paparazzi il sito di gossip più consultato del mondo. Cliccò sulle immagini che il fotografo aveva inviato all’alba: Beyoncé abbracciata a Gwyneth, JayZ con gli occhiali da sole. Quella stangona di Kimora con i tacchi vertiginosi. Naturalmente, anche Simóne era uno schianto. Pareva fatta apposta per le pagine di Paparazzi: capelli scuri e folti, carnagione chiara con occhi verde smeraldo, aria distac cata ma accessibile, una specie di Kardashian alla buona. Era alta forse un metro e cinquanta per una cinquantina di chili, eppure in fotografia sembrava una star. E si comportava come se lo fosse. Chiacchierava con i vip come se appartenesse alla loro cerchia ristretta e li induceva a sbottonarsi dopo qualche drink. Sempre ammesso che si ricordi di prendere appunti… pensò Arden. Mentre esaminava gli scatti, d’un tratto si intravide nel rifles so del portatile: il suo viso smunto e il vestito triste stridevano con la bellezza di Alicia Keys e Kelly Rowland. Fissò con attenzione i capelli lucidi della Rowland, doman dandosi se per caso portasse la parrucca. Questa sì che è una bella parrucca, mamma, ridacchiò ri cordando i modelli imbarazzanti che sua madre usava per in trattenere i turisti nella località di villeggiatura in cui era nata. 19 [email protected] 14.03.2016 12:40 [CODICE FOTO: «TZQ189&04L»] Rilesse il pezzo per l’ultima volta, quindi lo caricò su Papa razzi.com con una magnifica fotografia di Beyoncé e Gwyneth in cima alla pagina e sotto un banner rosso che scorreva an nunciando: ULTIME NOTIZIE! Afferrò il bicchiere del latte macchiato e lo lanciò nel cestino. Si alzò e andò alla finestra. Dall’ottavo piano, tra i binari della sopraelevata e i grattacieli, si intravedeva uno scorcio del lago Michigan. Era una splendida giornata di metà maggio e il sole si riflet teva sulla superficie dell’acqua. Osservò le onde verde scuro cullare le barche che punteg giavano la riva. Era cresciuta sul lago, apparentemente un milione di chi lometri più in là, «dall’altra parte», come talvolta dicevano gli abitanti di Chicago riferendosi al Michigan. Per lei era speciale, una barriera che da bambina l’aveva se parata dal resto del mondo. «Non sento odore di salmastro» commentavano sempre le celebrità di Los Angeles e New York in visita a Chicago. Oppure: «Vuoi dire che non si riesce a vedere l’altra sponda?» domanda vano, incapaci di immaginare la vastità e la freschezza del lago. «Ottimo, il pezzo su Beyoncé.» Arden si voltò nell’udire la voce del suo capo. «Grazie» replicò a Van, che sfoggiava un taglio alla Zac Efron e un farfallino. «È online solo da qualche minuto, e ha già raggiunto qualche migliaio di visualizzazioni. JayZ mi ha messaggiato per rin graziarci di aver aggiunto i link alle sue aziende. Siamo bravi, vero?» Siamo? D’accordo che tu sei il direttore di Paparazzi.com e 20 [email protected] 14.03.2016 12:40 scriviamo ogni santo giorno dei reali d’Inghilterra, però questo non ti autorizza a usare il plurale maiestatis se parli del mio lavoro, pensò Arden. «Sì» confermò, sforzandosi di non alzare gli occhi al cielo. Esitò un istante. «C’è qualche possibilità che mi affidi il pezzo sull’after party di Beyoncé domani sera?» «Te lo assegnerei volentieri, ma ci servi qui.» Sorridendo, Van parlò con lo stesso tono dolce e condiscendente che il suo ex marito usava quando lei gli confidava di voler scrivere un romanzo. Dieci anni dopo, Arden stentava ancora a credere che Tom avesse litigato con lei per tutto – lavoro, soldi, telegiornale – tranne la figlia. Alla fine non aveva nemmeno lottato per otte nere l’affidamento. Non voleva lei. Non voleva Lauren. Quella freddezza l’aveva raggelata, neutralizzando la sua capacità di tenergli testa, e, di conseguenza, si era accontentata di alimenti irrisori. Ora lui aveva una nuova famiglia, una nuova moglie e una nuova vita senza di loro. «Come faremmo a sopravvivere senza di te?» chiese Van. Arden si girò verso la finestra per nascondere la delusione e la frustrazione. «Manda Simóne» continuò lui. «Questa roba è il suo pane. Tanto è destinata a diventare la nostra prossima articolista.» Arden fece una smorfia, come se Van si fosse avvicinato all’improvviso e le avesse mollato uno schiaffo. Si tirò il lobo dell’orecchio, un vezzo che aveva preso anni prima guardando The Carol Burnett Show con sua madre. Si era trasformato in un tic nervoso il giorno in cui aveva cominciato a frequentare l’asilo ed era troppo spaventata per staccarsi da Lolly. «Tirati l’orecchio come Carol» le aveva suggerito la madre 21 [email protected] 14.03.2016 12:40 davanti alla porta dell’aula. «È un segnale muto per dire a me, e a te stessa, che andrà tutto bene.» Arden continuò a voltare le spalle a Van finché lo sentì uscire. Aveva… quanti?… dieci anni meno di lei ed era il suo settimo capo in un decennio? Andavano e venivano come soldatini di sciplinati, restando fino a quando erano chiamati dalla sede di New York oppure finivano a People, EW o Entertainment Tonight. Nessuno vuole più fare il giornalista, vogliono diventare celebrità come i personaggi di cui scrivono. Sospirò. «Posta!» Arden udì un tonfo e si ritrovò una montagna di corrispon denza sulla scrivania. Si avvicinò e iniziò a esaminarla. «Sempre le stesse cose.» Passò in rassegna comunicati stampa e campioni di profumi dei vip. Il mittente su una busta imbottita attirò la sua attenzio ne. Prese il pacchetto gonfio e afferrò un paio di forbici dalla tazza con la scritta paparazzi. Cadde un bigliettino. L’ elegante calligrafia di Lolly non era più il corsivo svolaz zante e inconfondibile della sua giovinezza. Ora era irregolare, obliqua, storta. Lesse il messaggio: alice: Ma io non voglio andare fra i matti. gatto del cheshire: Oh, non ne puoi fare a meno, qui siamo tutti matti. Come va il romanzo, mia cara? Ricorda, ogni tanto tutti dobbiamo impazzire un po’ per tro vare la felicità. 22 [email protected] 14.03.2016 12:40 Spero che riusciate a venire quest’estate. Mi manchi e ti voglio bene con tutto il cuore. Salutami Lorna Lauren. Mamma Aveva il cuore in gola. Lorna? Oh, mamma, si disse, notando l’errore. Come puoi sbagliare il nome di tua nipote? Afferrò la busta e la capovolse. Sulla scrivania rotolò una scatolina. La aprì e, adagiato su un cuscinetto di velluto, trovò un ciondolo d’argento del Cappellaio matto. «Alice nel Paese delle Meraviglie!» Sorrise. «Il mio libro pre ferito!» Esaminò l’oggettino, posandolo sul palmo e passandovi so pra le dita. Altri ciondoli, mamma? Sei ancora convinta che siano in qualche modo magici? Pensò al braccialetto di Lolly, carico di pendagli, quello che sua madre non si toglieva mai, quello che da bambina l’aveva esasperata con il suo tintinnio. Quando è stata l’ultima volta che io e Lauren siamo tornate in Michigan? Dove finisce il tempo? Provò una punta di rimorso, poi il portatile emise un bip. Nelle scadenze. Ecco dove. Rilesse il bigliettino. «Spero che riusciate a venire quest’estate.» Sua madre chiedeva di rado qualcosa, specialmente una visita. Tornare a casa era dura per Arden, un po’ come per Alice precipitare nella tana del coniglio. Non era stato facile crescere nella provincia americana. Era stata una ragazzina impacciata, 23 [email protected] 14.03.2016 12:40 e avere una madre come Lolly Lindsey non le aveva certo sem plificato la vita. «Non che sia cattiva» disse al ciondolo, come se avesse da vanti un terapista. «Solo che è…» «Debbie Reynolds!» Sì! Esatto! Eccessiva. Sempre al centro della scena. «Arden?» Trasalendo, si girò e vide Van sulla soglia, con il farfallino blu costellato di barchette gialle. Aspetta. Non sono stata io a parlare? «Debbie Reynolds se la fa con un venticinquenne! Che scoop! Abbiamo l’esclusiva. L’ articolo deve essere online tra meno di quindici minuti!» «D’accordo» annuì Arden. Van si stava già allontanando quando gli gridò: «Ma appena avrò finito, vorrei anticipare la pausa pranzo, se non hai niente in contrario. Ho bisogno di una boccata d’aria fresca». Lui si fermò, fece tre passi indietro e controllò l’orologio, quindi le puntò un dito contro. «Certo. Ci servi lucida. Però posticipala un pochino questa pausa, okay? Oggi abbiamo mol ta carne al fuoco. Non hai impegni per stasera, vero? E per il weekend? La promozione a redattore è ancora in sospeso…» Arden aprì la bocca per rispondere, ma Van si era già vo latilizzato. 24 [email protected] 14.03.2016 12:40 2 Maggio 2014 Lauren «Una volta Pablo Picasso disse: “Tutti i bambini sono degli ar tisti nati. Il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi”.» Lauren mise giù la citazione che teneva incorniciata sulla scriva nia del dormitorio e fissò il MacBook, gli appunti di economia stavano diventando sempre più sfocati. Una brezza tiepida entrò dalla finestra e le scompigliò i ca pelli biondi. Inspirò a fondo: il profumo del lago Michigan e l’aria estiva le riempivano i polmoni, mentre la fragranza soave di fiori ed erba appena tagliata era l’effluvio della… speranza. Udì delle urla gioiose e si alzò, piegandosi sopra la scrivania per guardare fuori: il suo dormitorio nel campus della Northwe stern University si affacciava sulla spiaggia degli studenti. Anche se faceva ancora un po’ freddo, i ragazzi giocavano a frisbee senza camicia e le ragazze prendevano il sole con il reggiseno del bikini. Quella semplice scena la indusse a liberarsi della felpa viola e ad andare al cavalletto accanto alla scrivania. Prese il pennello. «Gelato!» Lauren trasalì quando la sua compagna di stanza entrò come 25 [email protected] 14.03.2016 12:40 una furia, con i riccioli castani che svolazzavano e due coni in mano. «È quello che ci vuole» affermò Lexie con il suo marcato accento newyorkese «dato che siamo rinchiuse qui dentro a studiare per gli esami finali in questa bellissima giornata e… be’, ho scoperto che Josh mi sta prendendo di nuovo in giro.» «Che cosa?» «È saltato fuori che questo weekend porterà Grace a vedere Beyoncé allo United Center!» Lexie leccò il gelato. «Doveva por tarci me! Doveva essere il nostro ultimo appuntamento prima di tornare a casa per le vacanze.» «Mollalo.» Lauren posò il pennello. «Subito!» Lexie d’un tratto si illuminò e Lauren capì all’istante che doveva avere un piano. «Tua madre non riesce a procurarci i biglietti del concerto? Così possiamo spiarlo.» Lauren si sedette sul letto. «Tecnicamente potrebbe. Ma sai che non li chiederebbe mai. Non è da lei.» «È assurdo che lavori per Paparazzi e non sfrutti i suoi con tatti.» «Non correrebbe mai un rischio del genere. Di sicuro scri verà un pezzo sul concerto… dall’ufficio» spiegò Lauren. «Devi dimenticare Josh. Non è il ragazzo per te.» Lexie iniziò a digitare un messaggio. «Fatto!» annunciò. «Che romantica» ironizzò Lauren. «A proposito, sai che sem bri un canguro al nono mese di gravidanza, vero?» L’ altra abbassò gli occhi sul ventre gonfio e rise, rischiando che il gelato le andasse di traverso. «Mi ero dimenticata» bofonchiò, infilando la mano nella tasca della felpa e rovesciando una quantità di buste e pacchetti sulla trapunta viola del letto. «Ecco la posta.» 26 [email protected] 14.03.2016 12:40 Lauren finì il cono, si avvicinò e passò in rassegna la cor rispondenza. A ogni busta provava una stretta al cuore: avvisi per tirocini in banche e aziende prestigiose, orari dei colloqui al campus, segnalazioni di fiere del lavoro. Aveva ignorato ogni comunicazione, e doveva ancora confessare ad Arden che non aveva uno stage né un lavoro per l’estate. «Non ce la faccio.» Chinò la testa, con i ricci che le ricade vano sul viso. «Non puoi continuare a far finta di niente» ribatté Lexie. «Perché non dici a tua madre che non sei contenta della tua specializzazione?» «L’ hai conosciuta. Ormai non sa nemmeno dove stia di casa la soddisfazione.» «Se sei infelice adesso, figurarsi tra vent’anni.» Lauren sospirò. «Cos’è quello?» Lexie indicò una busta marroncina imbottita. Lauren riconobbe la grafia stentata solo quando vide che arrivava dal Michigan. «La nonna!» Entusiasta, strappò l’invo lucro ed estrasse un biglietto e una scatolina. «Scommetto che indovino cos’è» rise Lexie buttandosi sul letto. «Aprila.» Lauren obbedì e trovò un ciondolo d’argento a forma di mongolfiera. Sorrise, pensando a Lolly. Adorava sua nonna: le parrucche improponibili, la spensieratezza, l’amore per la natura, lo spirito appassionato. Lesse il biglietto con voce carica di emozione: Questo ciondolo è per una vita avventurosa! Ricorda… yolo! Con affetto, nonna 27 [email protected] 14.03.2016 12:40 «Conosce “You Only Live Once”?» domandò Lexie riferendosi all’acronimo che significava «Si vive una volta sola». Poi ag giunse commossa: «Tua nonna è molto premurosa. La mia mi manca tanto. Le volevo un mondo di bene». Lauren le appoggiò una mano sulla spalla, colpita dalle sue parole. «È sempre con te.» «Lo so.» Lexie si mordicchiò il labbro, quindi cambiò ar gomento. «Esame di economia. È ora di mettersi a studiare, o sbaglio?» Lauren diede un leggero bacio al ciondolo, poi infilò la mongol fiera nel braccialetto. Tornò alla scrivania e posò il biglietto di Lolly accanto alla citazione di Picasso, sfiorando la sua grafia con le dita. Guardò Lexie e si chiese come sarebbe stato perdere sua nonna. Ha già settant’anni? Com’è possibile? Alzò lo sguardo e studiò la sfilza di riconoscimenti accade mici, artistici e atletici che tappezzavano la parete. Hai ragione, Lolly. Ho bisogno di un’avventura. Lanciò un’altra occhiata ai ragazzi che si divertivano in spiaggia. Da piccola, tutte le estati andava a Scoops nel Michigan, dove sul lago di Lost Land la nonna aveva uno chalet. Erano stati i momenti migliori della sua vita, nonostante il rapporto tra sua madre e Lolly le fosse sempre parso freddo come i coni gelato che divoravano quasi ogni giorno. «Vale la pena di farsi venire il mal di testa pur di gustarsi un gelato, vero, mia cara?» diceva Lolly massaggiandole le tempie con le unghie rosso acceso. Con lei, ogni giorno era un’avventura: le aveva insegnato a nuotare, a dipingere, a credere che tutto fosse possibile. «Ridere e sognare sono le cose più importanti del mondo, tesoro» ripeteva. «Quelle che dimentichiamo da grandi.» 28 [email protected] 14.03.2016 12:40 Lauren rifletté sulle parole di Picasso, tornò al cavalletto ed estrasse i colori. Rivide mentalmente il viso di Lolly, udì la sua risata, sentì il suo calore. Fu assalita dal senso di colpa pensando che invece avrebbe dovuto studiare. Vorrei poter dipingere a tempo pieno, si disse fissando di nuo vo la parete. Tutti quei bei voti, tutte quelle gare vinte, e lui non ha fatto neanche una piega. Non c’erano foto di suo padre in camera. A parte qualche sporadico bigliettino e l’assegno al compleanno e a Natale, non lo vedeva da anni. L’ aveva abbandonata, e lei non aveva nessuna voglia di conoscere la sua nuova famiglia. Si era guadagnata l’ammissione alla Northwestern esclusiva mente con le proprie forze. I voti e i premi avevano contribuito, ma l’elemento determinante era stato il suo talento, la sua arte. Il giorno in cui aveva fatto le valigie per trasferirsi al college, la sua vita era cambiata: aveva trovato le orribili lettere del padre in soffitta. Aveva scoperto i dettagli dell’accordo di divorzio in garage. Si era imbattuta nelle bollette scadute e negli estratti conto nello scrittoio di sua madre e, mentre lei era al lavoro, aveva letto il diario nascosto nella scatola da scarpe sotto il letto. Così era venuta a conoscenza della verità: suo padre si era rifiutato di aiutare Arden ad allevarla. A volte bisogna rinunciare alla propria passione per sopravvivere, aveva scritto sua madre in quelle pagine. Sopraffatta dal rimorso, Lauren aveva preso il suo cognome da nubile. Fino ad allora non si era accorta di quanti sacrifici avesse fatto Arden, e aveva capito di doverne seguire l’esempio: duecentocinquantamila dollari per una laurea in arte erano una follia. Come poteva pretendere che Arden li restituisse? Inve ce con una laurea in economia e poi un master in direzione 29 [email protected] 14.03.2016 12:40 aziendale l’avrebbe aiutata a superare le difficoltà finanziarie, rimediando ai guai combinati dal padre. E poi, se non sarà troppo tardi, potrò sempre dipingere, si era ripromessa. In quell’istante aveva capito il significato del mantra di Ar den. «Sii assennata» ripeteva. «Sii cauta. Sii previdente.» Era l’esatto contrario di quello di Lolly: «Sogna, mia cara. Sogna!». Pur sapendo di dover studiare, cominciò a dipingere, con centrandosi solo sulle pennellate. «Wow.» Lexie la strappò dalla trance. «Insomma, wow.» Lauren si fermò e studiò l’opera. Quando dipingeva, il mondo svaniva. Lei viveva nel dipinto. «Sai di essere brava, vero?» chiese Lexie. «È un dono.» Lauren sorrise e sfiorò la tela umida con dita incerte, come se il quadro fosse un uccello che poteva spaventarsi al primo mo vimento brusco. Una volta terminato, sarebbe stato un ritratto della nonna che leccava un gelato, con il sole che lo scioglieva rapidamente e il viso di Lolly che univa le rughe della vecchiaia all’entusiasmo dell’infanzia. «Hai i suoi occhi» osservò Lexie. «Hanno la stessa sfuma tura del cielo in questo momento. Io dovrei mettermi le lenti a contatto colorate per averli uguali.» «Grazie per essere un’amica e una compagna di stanza così fantastica.» «Non è stato facile» rise l’altra. «Ti ricordi?» Lauren annuì. Quando era arrivata alla Northwestern, l’euforia iniziale ave va ceduto il passo a una sorta di depressione dopo che aveva scoperto i problemi finanziari della madre e cambiato il corso di specializzazione. 30 [email protected] 14.03.2016 12:40 Finirò per dividere la camera con una ragazza noiosa che odia uscire e ha il pallino della matematica, si era convinta. Nelle prime settimane di convivenza era stata gelida con Lexie. Frequentavano insieme statistica 1 ed era palese che Lauren fosse in difficoltà. «Con che coraggio la definiscono “un’introduzione acces sibile ma esauriente alla materia”?» era sbottata un giorno con voce stridula. «Accessibile un corno. Data mining? Strategie quantitative? Per me è arabo.» «Lascia che ti aiuti» le aveva proposto Lexie, cercando di calmarla. «Sto bene, solo che non sono un genio della finanza come te!» «Sai una cosa? Ci rinuncio. Non vuoi farti aiutare. Non vuoi parlare. Non vuoi provare a conoscermi. Vuoi soltanto piangerti addosso. Fa’ pure. Io me ne vado.» Poi aveva recuperato la sua roba ed era uscita sbattendo la porta. Frustrata, Lauren aveva iniziato a dipingere. A poco a poco si era materializzata una bambina aggrappata a un salvagen te che vorticava nel lago, mentre all’orizzonte si profilava un temporale. Si era addormentata all’una del mattino e, al risveglio, aveva trovato Lexie a studiare il dipinto. «Non hai mai voluto specializzarti in economia, vero?» Lauren aveva fatto segno di no con la testa ed era scoppiata in lacrime. «Spiegami cosa succede. Per favore.» Da quel momento erano diventate inseparabili. Dopo che Lauren le aveva raccontato quanto l’amica fosse stata fonda mentale, la nonna aveva spedito loro due ciondoli a forma di tessere di puzzle, uno con scritto migliori e l’altro con scritto amiche, che le ragazze indossavano sempre. 31 [email protected] 14.03.2016 12:40 «Non posso più rimandare l’inevitabile, immagino.» Lauren scrollò il capo, tornando alla realtà. «Ti va di venire con me da qualche parte?» «Certo. Ma prima lascia che mi prepari, okay?» «Per cosa?» «Sono di nuovo single. Non posso uscire conciata così.» «Sbrigati, allora.» Lauren si raccolse i capelli in una coda di cavallo morbida e si legò un giubbotto leggero intorno alla vita. «Non hai niente da fare, giusto?» Lexie sospirò, dirigendosi verso il bagno che dividevano con le studentesse della camera accanto. «Dammi cinque minuti, okay?» Lauren scrollò il capo e si sedette sul letto, sapendo che cin que minuti nel mondo di Lexie equivalevano a venti in quello degli altri. Fissò il dipinto. Mi manca la nonna. Perché la vita deve sempre mettermi i bastoni tra le ruote? Sentì il cellulare vibrare nella tasca dei jeans. «Ci vediamo a pranzo?» scrisse sua madre. «Devo studiare con Lexie per l’esame di economia. Mi libero sul tardi. Alle 3?» «Ok. Ci vediamo sotto Marilyn. Ti voglio bene!» «Ok. Anch’io.» Lauren si bloccò, quindi ricominciò a scrivere. «Anche tu hai ricevuto un ciondolo dalla nonna?» «Sì. Un Cappellaio matto.» «Sono un po’ preoccupata per lei.» Il cuore prese a batterle forte pensando a Lolly così lontana. Poi sua madre rispose: «Anch’io. Ne parliamo dopo». Lauren ridacchiò. «Parlare» con sua madre era più come essere sottoposti a un terzo grado. «Pronta?» Prese la borsetta e aspettò Lexie. 32 [email protected] 14.03.2016 12:40 «Ancora un minuto. I capelli non vogliono collaborare.» Lauren si lasciò cadere all’indietro sul minuscolo letto e lanciò un’occhiata al bigliettino della nonna. Il sole che filtrava dalla finestra illuminò il dipinto di Lolly, il cui viso pareva ir radiare una luce interiore. 33 [email protected] 14.03.2016 12:40 3 Maggio 2014 Arden e Lauren La statua di Marilyn Monroe torreggiava sopra il Magnificent Mile di Chicago, con la gonna svolazzante verso il cielo nella brezza primaverile. A Downtown c’erano innumerevoli ristoranti e punti di ri ferimento dove Arden avrebbe potuto incontrare la figlia – la Water Tower, il Millennium Park, il Navy Pier –, ma quella scultura, che con i suoi otto metri di altezza immortalava in maniera realistica la scena girata sulla griglia della metropo litana in Quando la moglie è in vacanza, le parve il luogo più adatto. Alzò lo sguardo sulla gigantesca e scintillante Marilyn in acciaio inossidabile e alluminio e pensò alla madre, una donna luminosa ed eccessiva, e a Scoops, una città troppo piccola. Le cose non sono filate lisce come credevo. Sospirò, rimuginando su Van e sul lavoro. Passò tra le gambe della statua e le diede un colpetto sull’enor me sandalo. Scusa, Marilyn. Ho l’impressione di essere pagata per guardare sotto le gonne delle celebrità. Si sedette su un gradino lì accanto, mentre i turisti si appog giavano ai polpacci dell’attrice per l’immancabile fotografia. 34 [email protected] 14.03.2016 12:40