Eureka 12-2016 - Liceo “Romagnosi”
Transcript
Eureka 12-2016 - Liceo “Romagnosi”
Liceo Romagnosi - Dicembre 2016, n°1 O M A SI R O T ! I T NA IL VIAGGIO OLTRECONFINE I GIOVANI RITORNANO ALLE URNE IL PERSONAGGIO DEL MESE: FIDEL CASTRO IL SALUTO A NOI STUDENTI DEI RAPPRESENTANTI DI ISTITUTO! A BREVE... RADIO ROMAGNOSI EUREKA ONLINE: Sul sito del Romagnosi c’è una sezione dedicata al nostro giornale dove potete scaricare i passati e i futuri numeri. Verranno anche pubblicati articoli extra! Naturalemente anche voi li potrete inviare alla mail della scuola! EUREKA “Buona scuola”: carenze sulla rimozione delle disuguaglianze nel sistema scolastico ed evasione meritocratica; capire di Pietro Porcari l’alternanza scuola-lavoro Pagina 2 INDICE EDITORIALE 3 Capire e analizzare la “Buona Scuola” Buongiorno a tutti! Avete tra le mani il primo numero di Eureka di quest’anno, e in quanto neoeletti rappresentanti di Istituto ci tenevamo a salutare voi studenti, oltre ad esprimere qualche desiderio per l’(ancora lungo) anno a venire. Innanzitutto ci complimentiamo con chiunque, candidato o non, abbia preso parte attivamente alle elezioni dei rappresentanti: a nostro avviso sia la campagna elettorale che la presentazione delle liste sono avvenute in un clima di serenità e amicizia, oltre che di serietà ed impegno. Ringraziamo i nostri elettori e faremo del nostro meglio affinché nessuno studente rimanga deluso. Proveniamo da liste diverse con programmi diversi, tuttavia non vediamo ciò come un ostacolo bensì come un vantaggio. Fin da subito abbiamo riscontrato un ottimo grado di intesa, e siamo convinti di riuscire a collaborare con scioltezza per tutto il resto del nostro mandato. Tutti e quattro desideriamo una scuola attiva, partecipativa, aperta e trasparente, per questo abbiamo già cominciato a curare il giornalino, la radio, i cineforum, le assemblee e i gruppi pomeridiani. Siamo già in contatto sia con altre scuole che con la Rete degli Studenti Medi Emilia Romagna, per riuscire ad organizzare iniziative a livello più ampio. Coinvolgendo inoltre associazioni di volontariato puntiamo a fare del bene anche attraverso la scuola. Tra gli appuntamenti importanti quest’anno ricordiamo la Notte dei Classici, la Giornata dell’Arte, una festa dello sport e, chiaramente, il Romagnosi’s got talent. Salutiamo i lettori, e auguriamo loro un anno ricco di emozioni, bellezza e crescita. Magari anche a scapito dello studio. 4 Il mondo è nostro: i giovani sono tornati! 5 VIAGGIO OLTRECONFINE 6 VIAGGI: My black America 7 PERSONAGGIO DEL MESE: Fidel Castro 8 INTERVISTA A LINO: il Bidello con la B maiuscola! 9 IL LIBRO DEL MESE: Fahrenheit 451 10 SPORT: intervista-autobiografia a Luca Dodi 11 CRUCICESARE E TEST: E tu... come sei a Natale? 12 Oroscopo In copertina: Isotta Folloni Capo Redattore: Christian Marchi Referenti: prof.ssa Cristina Quintavalla, prof. Mariano Vezzali Grafica: Francesca Orlandini Redazione: Veronica Albertini, Christian Marchi, Pietro Porcari, Filippo Boni, Maddalena Tridenti, Linda Orzenini, Isotta Folloni, Francesca Orlandini, Filippo Pelacci, Alessandra Visioli, Pietro Tito Corso, Lucia Ciusa, Adelaide Corradi, Chiara Conciatori, Sharon Guareschi Sinceri saluti, Tito, Christian, Francesco e Pietro Come affronta il decreto legge “Buona scuola” l’innovazione pedagogica, l’allargamento del diritto allo studio, la lotta alla dispersione scolastica e la creazione di percorsi inclusivi a questo fine, la discriminazione di classe nell’accesso e nel successo del percorso scolastico, insomma la parità, la gratuita che la scuola deve avere, con i benefici di rinnovamento e progresso che restituisce poi alla società? Il governo Renzi, promotore della manovra ha dimostrato certamente di aver messo tra i primi posti la necessità di una riforma e di essersi interessato in modo molto più approfondito di quanto i politici mediamente non facciano, e questo va riconosciuto. Ma se la buona volontà c’era, il risultato, frutto di scarsi compromessi con chi pensava a differenti priorità per il sistema d’istruzione, non e stato quello sperato. Ecco il decreto nei suoi punti principali: piano d’assunzione di circa 100 000 insegnanti, cambiamento dei metodi di assunzione e dell’impiego degli insegnanti in virtù dell’autonomia scolastica (dopo vedremo di che si tratta), aumento del potere dei presidi, ruolo di primo piano dell’alternanza scuola lavoro, introdotta anche nei licei (200 ore distribuite nell’ultimo triennio) e il criterio di valutazione e relativi bonus sulla qualità dell’insegnamento. L’assunzione non seguirà più il sistema di assegnazione ”casuale” (indicata una preferenza territoriale, l’insegnante viene assegnato dall’ufficio scolastico regionale a una scuola), ma l’assunzione viene fatta per chiamata da parte dei presidi, che l’insegnante può rifiutare o accettare e per la quale il preside sceglie, in base al piano dell’offerta formativa elaborato, di quale insegnante ha bisogno e con quali competenze specifiche in base al curriculum, tutto in virtù della promozione dell’autonomia. Il problema dell’autonomia è che viene sostituita all’intervento pubblico statale e in virtù di essa, con una spesa sempre minore nell’istruzione (e pari all’1,09% del PIL), lo Stato lascia alla scuola parte del compito, sempre per migliorarsi, di trovare finanziamenti, di essere più appetibile, di ottenere buoni risultati nelle prove (parametro inserito tra i criteri di premialità del docente...). INSEGNANTI O almeno questo sembra lo spirito che andrà definendosi col tempo. Così come l’assegnazione triennale (i tre anni del POF) del docente alla scuola, che poi può essere cambiata. Il sistema dei bonus per premiare la qualità dell’insegnamento e quanto mai arbitraria, anche se si basa su alcuni principi come l’iniziativa nella creazione del POF, gli aggiornamenti (corsi, master, ecc.…) e perfino i risultati degli studenti. O altri generici come la capacita di innovazione didattica. La necessita di istituire dei premi lede innanzitutto al compito dell’insegnante, il cui lavoro deve essere una vocazione e non una rincorsa all’aumento di stipendio; aumento che sarebbe necessario ma in maniera strutturale, come aumento generale degli stipendi — i dati OCSE evidenziano un calo degli stipendi degli insegnanti del 7% dal 2010 al 2014. Secondariamente la valuta- zione introduce criteri simil—aziendali e perfino arretrati nelle stesse aziende, come il premio per il lavoro extra. Si crea una competizione immorale fra gli insegnanti e soprattutto il meccanismo per cui si premia chi fa e si lascia indietro chi non fa o fa poco, creando il meccanismo deleterio del “tanto lo fa lui” da parte di chi non viene premiato. Maggiori poteri al preside che si fa carico delle assunzioni, decide il POF, sentito il collegio docenti, assegna i bonus assieme a un comitato selezionato all’interno del consiglio d’istituto, sceglie l’azienda o ente pubblico che ospita l’alternanza assieme eventualmente a docenti che collaborano. Il ruolo del collegio docenti viene in parte esautorato, cosi come il livello di partecipazione e influenza attiva dell’insegnante anche all’interno dell’istituzione scolastica, lasciando molte più cose in mano al preside. L’alternanza scuola-lavoro e un tentativo di innovazione del paradigma didattico basato non solo sul sapere, ma anche sul “saper fare”, che, opportunamente contestualizzato, può diventare un percorso interessante che va a comporre il percorso formativo complessivo degli studenti. Questo non e esattamente Io spirito del pamphlet esplicativo della riforma, o meglio non c’è solo questo: l’ASL viene infatti inserita nel panorama di un mondo globalizzato in senso totalmente assimilato e acritico rispetto ad esso; viene richiesta come ormai necessaria a quei criteri di adattabilità della persona al mondo lavorativo volendo dare l’idea di una forte compenetrazione tra quest’ultimo e quello scolastico. La capacità critica che dovrebbe dare la scuola viene prima dell’adattabilità al certamente competitivo mondo lavorativo, che dovrebbe esserne la conseguenza. L’introduzione dell’ASL in modo strutturale nella riforma, come parte integrante del percorso formativo, non deve favorire una eccessiva compenetrazione tra “logica aziendale” e “pensiero critico” che la scuola dovrebbe fornire. Bisogna insistere sul vantaggio formativo e non sull’adattabilità. Il mondo del lavoro è certamente competitivo e globalizzato e richiede adattamento ma è anche realisticamente ingiusto, cosa che non va accettata a priori. Ben venga il cambiamento del lavoro (oggi sono richieste competenze che via via si rinnovano a causa di nuovo tipi di campi lavorativi e di mestieri nuovi), ma vogliamo davvero pensare che il motivo della disoccupazione sia solo la mancanza di collegamento tra mondo del lavoro e scuola o di un mancato adeguamento a nuove tipologie professionali? Tutto questo sembra tendere a una razionalizzazione delle richieste che lo stato fa al sistema di istruzione tradizionale nella tendenza ad adattare la formazione degli studenti alla sua applicazione al mercato del lavoro, prediligendo le applicazioni pratiche, ma anche a far passare il valore della mobilita, necessaria ad adeguarsi a un mondo del lavoro estremamente mutevole e incerto. A riprova di ciò la riforma degli istituti professionali, che aumenta le ore laboratoriali. Oltre a ciò si propone, in stretta collaborazione col ministero del lavoro, un tentativo di istituire un le- EUREKA Pagina 3 game tra mondo della scuola e del lavoro, creando percorsi ad hoc nelle scuole professionali e tecniche in filiere produttive di (grandi) industrie così da soddisfarne le richieste specifiche. Ma questo lascia lo studente-lavoratore in una condizione di precarietà e incertezza nella condizione in cui, un domani, si veda licenziato. Uno Stato forte tiene al suo sistema scolastico dandogli risorse, non alle aziende e alle banche, e si sforza di mantenere un livello sociale, un sistema di diritti e un lavoro dignitosi per la persona, che viene prima dell’adeguamento alle necessità di competizione globale. ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO L’alternanza nei licei non può avere poi un’alta funzione qualificante (come annunciato nella riforma) perché di per sé non dà qualifiche lavorative a chi, per studi fatti, proseguirà nel percorso universitario, che ne richiede altre. Altro elemento di dubbio è l’effettiva utilità nel curriculum del percorso di alternanza con il sistema entrato in vigore: tutti l’avranno fatta e dunque non ci sarà distinzione tra chi l’ha fatta e chi non l’ha fatta, come per l’attestato di un esame di lingua certificato per esempio, perché tutti l’avranno fatta. Dunque le differenze tra i curricula non ci saranno di fatto. Inoltre i programmi sono già ricchi senza bisogno di aggiungere una parte pratica che toglie ore allo studio. Occorrerebbe almeno renderla facoltativa o, nel caso sia resa obbligatoria, dare ad essa un carattere organico al programma di studi, integrare l’attività ad esso come compendio pratico per vedere anche come le competenze fornite da un tipo di studio classico piuttosto che scientifico si applichino a un ragionamento non solo teorico ma anche pratico su un luogo di lavoro. Se deve trattarsi di provare a fare un lavoretto per ammazzare il tempo esistono altri mezzi, come dare una mano ai genitori o a qualche parente che ha bisogno, oppure fare del volontariato o un lavoro estivo. D’altro canto nei licei l’alternanza andrebbe vista come un compendio che deve integrarsi col programma in modo sensato. Ultimo ma non ultimo, visto che c’è una valutazione su come lo studente ha effettuato I’ASL e che il preside esprime une valutazione su come l’azienda/ente pubblico ha gestito l’alternanza, sarebbe interessante permettere agli studenti stessi di esprimere un giudizio sui punti principali dell’alternanza, magari introducendo un questionario di valutazione da compilare a fine anno. In questo modo, nella discussione dell’alternanza l’anno successivo, il preside e il collegio docenti (il quale essendo “la” scuola DEVE esprimersi sui criteri su cui basare l’ASL) dovranno tener conto di eventuali insoddisfazioni, qualora espresse da un numero significativo di studenti, sui punti interessati. EUREKA Pagina 4 IL MONDO È NOSTRO: I GIOVANI SONO TORNATI! Sapere aude! E’ questo il famosissimo motto oraziano reso famoso da Immanuel Kant in uno scritto volto a chiarire cosa fosse l’Illuminismo: si tratta di un’esortazione, quanto mai attuale, a utilizzare la propria intelligenza e il proprio spirito critico. Cosa devono e possono lasciarci come “possesso per sempre” i nostri cari studi classici se non la capacità di pensare liberamente? Mi ha fatto un grande e rassicurante piacere leggere i dati sull’affluenza alle urne in occasione del referendum costituzionale che ha chiamato gli italiani ad esprimersi domenica 4 dicembre. I sondaggi parlano chiaramente: i giovani e specialmente i neo-diciottenni, che votavano per la prima volta, sono stati molto attivi e meravigliosamente partecipativi per entrambi gli schieramenti. I giovani tra i 18 e i 34 anni sono stati coloro che più di tutti hanno cercato di informarsi in merito alla riforma e di capire cosa veramente fosse meglio attualmente per in nostro Paese (è stata solo una minima percentuale a scegliere l’astensione). Sebbene la campagna elettorale sia proseguita in un’atmosfera di tensione, c’è stato un elemento fortemente positivo, che dà speranza: i giovani, più che mai, hanno voluto esprimersi e capire cosa stesse veramente succedendo sulla scena politica, una tantum si sono sentiti parte di una collettività. Abbiamo dimostrato che crediamo ancora nella politica e vogliamo costruirci un nostro futuro, plasmarlo con le nostre mani e con le nostre brillanti menti. I dati risaltano ancora di più se paragonati all’affluenza del referendum britannico sulla Brexit. Solamente il 36 % dei giovani (18-24 anni) è andato a votare. Ecco dunque che i nostri coetanei hanno lasciato che fossero i più “vecchi” a determinare le sorti del Regno Unito, per diffidenza o per incertezza. Il mondo è però nelle nostre mani e noi giovani italiani abbiamo forse capito che dobbiamo costruirci un futuro e riacquisire quel senso di collettività e partecipazione che venendo meno, porta al degenere della politica stessa. Leggere i filosofi, specialmente quelli greci, dovrebbe insegnarci a comprendere la nobiltà della politica. Proprio ora, in un momento di caos e degrado per la nostra vita politica, nella quale la corruzione e la scorrettezza hanno un ruolo egemone, sta a noi reclamare una nostra posizio- VIAGGIO OLTRECONFINE di Filippo Boni ne, dobbiamo farci sentire! Tocca a noi, cittadini di oggi e di domani, dare un contributo forte, come donne e uomini parte di un tutto. Aristotele non si sbagliava affatto quando definiva l’uomo un “animale politico”, anzi ha colto nel segno la nostra prima caratteristica: il sapere vivere in comunità. Tutte le cose più belle che l’uomo ha prodotto sono frutto di un accordo sociale e di un sano impegno universale. Noi tutti, che siamo quotidianamente a contatto coi classici, sappiamo che la parola “politica” è nata in Grecia per indicare gli affari della polis: tutte le poleis, indipendentemente dalla forma di governo presente, sono state caratterizzate da un necessario e profondo valore, il logos. Questa parola, che presenta non pochi problemi a chi traduce il greco a causa dei suoi molteplici significati, vuol dire in primo luogo “discorso”: quel discorso, quel confronto, quell’intenso interesse per la società e la vita comune, che anche noi oggi dobbiamo perseguire. E’ il contributo dei singoli che forma grandi forze in grado di cambiare i tempi: dobbiamo essere noi a determinare la storia, non farci travolgere debolmente da essa. E forse noi lo stiamo capendo. dei ragazzi di III F e III G EUREKA Pagina 5 Toccanti aforismi, pensieri e riflessioni successivi al viaggio compiuto da alcuni ragazzi San Sabba Luogo di memoria di soldati che morirono credendo in un ideale di libertà e di famiglie che vennero eliminate perché ebree. L’antica risiera, divenuta poi campo di morte, oggi si presenta come una scatola vuota; snaturata dalla sua storicità e trasformata in monumento dal 1970. La sofferenza, il dolore provati da coloro che vi furono rinchiusi all’interno sembrano svaniti al di là degli imponenti muri eretti successivamente. Nessuna traccia è rimasta né del massacro, né degli eventi storici che caratterizzarono questo luogo. L’architettura monumentale fa da protagonista, del resto non è rimasto più nulla. Maddalena Tridenti III F Bugunje Nelle celle, la prima cosa che balza agli occhi sono le molte scritte incise sulle pareti, come ultimi gridi d’addio prima di andare incontro alla morte. E’ sorprendente come per molti, di fatto, quelle furono le ultime parole, graffiate nella pietra eternatrice. C’è chi rivolge un saluto alla madre, chi al proprio amore e chi invece scrive ciò che gli è possibile ricordare. “Memento mori” è forse uno dei graffiti più impressi nella mia mente: perché le persone ingabbiate in quelle prigioni per aver combattuto per la libertà, in quel momento non aspettavano altro che la morte. Maddalena Tridenti III F Notevole è stato capire quanto il filtro del nozionismo riesca a smorzare il sentimento di chi ha vissuto vicende terribili. Queste vicende vengono affrontate e assimilate in modo superficiale da noi studenti, che dimentichiamo spesso l’umanità di chi ne ha fatto esperienza. Le emozioni e gli affetti, i pensieri e il dolore, la speranza e la disperazione degli uomini comuni, dei vivi e dei morti, questi sono i temi che, oscurati da mero inchiostro sui libri di scuola, trovano spazio nelle esperienze come questa, i viaggi che ci pongono nei luoghi infestati dagli spiriti desiderosi di memoria. Andrea Baldessarelli III G All’esterno della Risiera di San Sabba la vita procede e il tempo scorre, ma tra quelle alte mura, innalzate per nascondere al resto del mondo l’orrore che vi avveniva all’interno, il tempo si è fermato. E mi ha travolto la stessa angoscia e lo stesso terrore che provarono le donne e gli uomini rinchiusi in questo luogo, quando l’unica cosa che condividevano con il mondo esterno era un fazzoletto di cielo. Da questo viaggio torno con la consapevolezza che la memoria è il miglior riscatto per tutti coloro che finirono i loro giorni in luoghi come questo. Carolina Eynon III G EUREKA MY BLACK AMERICA! Pagina 6 Il 30 agosto 2015 iniziò la mia avventura a Boston, Massachusetts, Stati Uniti d’America. Nata e cresciuta a Parma, prima di salpare verso Cape Code, non avevo la più pallida idea di quello che mi sarebbe capitato nel luogo in cui iniziò la storia degli Stati Uniti. In realtà ciò a cui pensavo era la tipica realtà liceale americana in cui vedi per i corridoi della scuola i giocatori di foot-ball americano e le pon-pon girl chiacchierare fra di loro mentre ripongono i libri nell’armadietto. Almeno, questo è quello che ci si aspetta guardando i film e le serie televisive. Ospitata dunque in una famiglia nel sobborgo di Cambridge, ed intendiamoci, non è la Cambridge delle regate contro Oxford, l’otto settembre arrivò il primo giorno di scuola. Di prima mattina varcai le porte della “Cambridge Rindge and Latin High School” dall’ingresso principale. Non appena mi guardai attorno, mi sentii subito persa e disorientata come avrebbe potuto sentirsi un interista nella tribuna dei milanisti. La mia scuola era a maggioranza afro-americana e ispano-messicana, un mondo eterogeneo a cui, sicuramente, non ero preparata. In Massachusetts infatti mi aspettavo di trovare i discendenti dei “padri pellegrini”, i cosiddetti WASP (White Anglo-Saxon Protestant). Così i primi mesi sono trascorsi cercando di capire e di integrarmi con persone che non riuscivo a credere essere così diverse da me pur vivendo nel mio stesso mondo occidentale. Senza dubbio, come io mi sentivo fuori posto allo stesso modo loro mi vedevano diversa. Con il tempo ho capito che la differenza che percepivo non riguardava assolutamente l’aspetto esteriore ma era un insieme di fattori culturali e sociali. Tutti gli studenti erano sensibili ad argomenti quali razzismo, differenze sociali e sessuali. ‘Opportunity-Diversity-Respect’ erano le tre parole che imperavano sull’entrata principale. Adolescenti di 17/18 anni, miei compagni di classe, le ragazze con cui giocavo a pallavolo, parlavano come gente molto più grande della loro età e si comportavano come tali. Non un’occasione veniva sprecata: l’obbiettivo era dare il meglio di se stessi in ogni attività che si facesse. La mia allenatrice di pallavolo mi diceva che per realizzare un grande sogno bisognava fare grandi sacrifici e mai mollare. Al mattino andavo a scuola dalle otto fino alle tre del pomeriggio, dopo mezz’ora iniziava l’allenamento che andava avanti fino alle sette e mezza di sera, poi subito a casa a fare i compiti per il giorno dopo. Così tutti i giorni della settimana. Una mia compagna di squadra mi diceva che non mangiava fino a quando non finiva di fare i compiti, il che spesso voleva dire andare a dormire alle due. Un’altra viveva con i suoi quattro fratelli più piccoli e sua madre lavorava fino a tardi, quindi quando tornava dopo allenamento cucinava per loro, li metteva a letto e poi iniziava a studiare. Il mio vicino di banco abitava a un’ora di di Maddalena Tridenti IL PERSONAGGIO DEL MESE: Fidel Castro di Linda Orzenini EUREKA Pagina 7 A pochi giorni dalla morte del “rivoluzionario cubano”, Linda ci presenta un’accurata analisi “Condannatemi. Non importa. La Storia mi assolverà!” (Fidel Castro) tram da Cambridge e ogni giorno si alzava al mattino alle cinque e tornava a casa alle nove di sera; suo padre pagava un residente della zona affinché concedesse al figlio una ‘finta residenza anagrafica’ che gli permettesse di frequentare la nostra scuola. La Cambridge Rindge and Latin High School è una delle migliori in tutti gli Stati Uniti: lo stesso sindaco di New York City, Bill De Blasio, vi aveva frequentato il liceo. Ma ciò che la rendeva veramente unica era il fatto che fosse pubblica. Negli USA pochi sono gli istituti validi e allo stesso tempo statali, quindi con una retta mensile alla portata di molti. Quella in cui ero finita, era davvero la scuola dell’opportunità: tutti erano posti su uno stesso livello e ad ogni singolo venivano offerte le stesse occasioni; le uniche discriminanti erano l’impegno e la voglia che una persona ci metteva. Non importava da dove uno venisse o in che famiglia fosse nato, nella mia scuola ogni studente aveva il dovere/possibilità di mettersi in gioco per riscattarsi dalla propria condizione. Così io, abituata a vivere nella ‘mia isola felice’, venni a contatto con delle persone che sapevano davvero cosa volesse dire sudare e mettercela tutta per raggiungere un traguardo; questa era la vera differenza tra me e loro. All’inizio non capivo perché uno fosse quasi obbligato a fare uno sport; poi una sera, dopo la partita, vidi la madre di una mia compagna di squadra scoppiare a piangere perché sua figlia era stata contattata da un referente di un’Università che aveva guardato il match dagli spalti. Allora tutto mi fu più chiaro. Poter andare al College era la realizzazione di speranze di intere generazioni. Spesso, quindi, fare uno sport significava avere una porta d’accesso al sogno di una vita, un vero e proprio ascensore verso uno stato sociale migliore. Lo stesso mio professore di storia, discendente di immigrati italiani e polacchi, una volta, parlando della situazione razziale americana, disse che essere bianchi negli Stati Uniti, ancora oggi, faceva la differenza: si era più fortunati e “il colore della tua pelle spesso ti rendeva la vita più facile”. Ed è così che quando io e la mia squadra arrivammo ai playoff del “Massachusetts Girls Volleyball State Tournament”, essendo l’unica squadra a maggioranza nera, non giocavamo più solo per un trofeo sportivo ma eravamo soprattutto motivate dal desiderio di riscattarci dai pregiudizi di molti. Ogni partita, in questo modo, diventava uno scontro ‘nere vs bianche’. Una volta, giocando fuori casa, capitammo in una palestra con gli spalti gremiti di sfegatati tifosi avversari che rispecchiavano il tipico stereotipo di americano bianco “patriota”; allora ci fu detto di allontanarci dai gradoni e di riferire se ci avessero insultato o offeso in qualche modo. Essere un “bianco in mezzo ai neri” all’inizio mi sembrava difficile ma poi realizzai che negli Stati Uniti non era nulla in confronto ad essere un “nero in mezzo ai bianchi”. Fortunatamente capitai a Cambridge, che è una delle cittadine più fermamente “liberal” d’America. E fu così, appunto, che non incontrai mai i WASP ma venni a contatto con americani figli delle più svariate etnie ed incroci. Allora sì che si è veramente “tutti diversi e tutti uguali” e che si combatte per le stesse cause. Fu così che a novembre, in seguito alle discriminazioni razziali avvenute poco prima nella Missouri University di Columbia, tutta la mia scuola organizzò una marcia, che attraversava il rinomato College di Harvard il cui slogan era il nome del movimento attivista “Black Lives Matter” (le vite nere hanno un valore). Senza dubbio, non ero mai stata abituata a una così vasta diversità che ti fa sentire parte attiva di un sistema più grande. È grazie alla forza e all’impegno di persone come quelle che ho avuto la fortuna di incontrare che gli Stati Uniti oggi sono la prima nazione al mondo. Con il senno di poi, posso dire che l’essermi ritrovata alla Cambridge Rindge and Latin High School sia stato ciò che ha reso la mia esperienza unica. Aver frequentato quella scuola, seppur solo per sei mesi, mi ha aperto gli occhi su come esistano realtà profondamente diverse dalla mia, e come nella vita si debba lottare ed impegnarsi per raggiungere gli obbiettivi che ci si prefigge. Non mi dimenticherò mai le cose che ho fatto, le persone che ho visto, le emozioni che ho provato e sarò sempre grata alle persone che hanno contribuito a rendere tutto ciò possibile. Il leader cubano Fidel Castro è morto il 25 novembre scorso, aveva novanta anni. Nell’isola la notizia è stata accolta come si può accogliere la scomparsa di un capo carismatico che non verrà mai dimenticato. Al contrario, la comunità degli esuli cubani in Florida ha festeggiato la scomparsa di “un crudele dittatore” Ma chi ha ragione e chi torto? Castro, figlio di un benestante proprietario terriero e di una cubana, figlia di immigrati spagnoli, aveva studiato al collegio dei Gesuiti e si era laureato in Legge. Nel 1959, con il suo gruppo di guerriglieri, riuscì a deporre il governo fantoccio degli Stati Uniti guidato da Fulgencio Batista. Gli Stati Uniti si erano interessati a Cuba, dopo aver terminato la loro espansione ad Ovest: con una breve guerra nel 1898, avevano allontanato gli spagnoli e preso in mano l’intera economia dell’isola, basata soprattutto sulle piantagioni di canna da zucchero, condizionandola pesantemente. Il governo di Fidel aveva allora carattere nazionalista (indipendenza dagli USA) e riformatore: fu attuata la progressiva riduzione del latifondo, l’alfabetizzazione, il piano per la sanità e l’edilizia popolare. Dopo il tentativo finanziato dagli USA e dagli esuli cubani per rovesciare il regime di Castro, tentativo fallito alla Baia dei Porci nell’aprile 1961, il governo cubano si avvicinò all’URSS. La chiusura dei rapporti con l’isola decisa dagli Stati Uniti, l’embargo, spinse Castro a legarsi ancora maggiormente all’Unione Sovietica: furono nazionalizzate banche e zuccherifici. L’intera produzione di zucchero veniva ora acquistata dalla Russia a prezzi favorevoli e i rifornimenti di petrolio venivano assicurati dall’URSS. Nel 1962 fu sfiorata la guerra nucleare fra le due superpotenze in seguito all’installazione di missili russi nell’isola dei Caraibi. Saputa la notizia, il presidente americano J.F.Kennedy chiese il blocco immediato delle installazioni, e grazie anche alle parole inviate da papa Giovanni XXIII agli statisti delle due superpotenze, la crisi fu scongiurata. All’interno di questo scenario internazionale, Cuba riuscì a raggiungere nell’’istruzione, nelle riforme sociali, nella sanità e nello sport, i livelli migliori presenti nell’America Latina. La politica del regime però si resse sul partito unico, vennero incarcerati gli oppositori e condannati all’esilio uomini e donne dissidenti, fu limitata la libertà di espressione. Nel 2015 il Presidente Obama ha incontrato il presidente Raul Castro (fratello di Fidel), concordando la riapertura del dialogo fra gli USA e la piccola isola si è inoltre impegnato ad appoggiare presso il Congresso il ritiro dell’embargo. Il neopresidente Trump sembra avere invece un diverso approccio “...il processo di normalizzazione delle relazioni bilaterali con Cuba va rivisto...” Un mezzo passo indietro? Certamente diversi il livello e l’apertura del messaggio di Obama subito dopo la scomparsa di Fidel Castro “... la Storia giudicherà l’enorme impatto di questa singolare figura sulla gente e sul mondo intorno a lui... IL COMMENTO: Sicuramente quello di Fidel Castro fu un regime nel quale non si poteva esprimere la propria opinione: non si può vivere serenamente in un Paese dove non c’è libertà di pensiero. Tuttavia si può ragionevolmente pensare che un giovane avvocato, proveniente da famiglia benestante, che intendeva presentarsi alle elezioni (perché Castro era in lista con il Partito Ortodosso, quando il colpo di Stato di Batista annullò la possibilità di libere elezioni ), in seguito all’annullamento della libera consultazione popolare (Castro infatti denunciò “l’attentato alla Costituzione” di Batista), presentando una regolare denuncia che segnalava quali articoli di legge erano stati violati. Alla denuncia contro il dittatore appoggiato dagli Usa però non fu dato seguito. Fu dopo questi fatti che Fidel Castro ed il suo gruppo tentarono l’assalto alla Caserma della Moncada. Può essere che quella di Castro fu una reazione all’in- vadenza degli USA: la superpotenza pretendeva di mantenere il controllo economico e politico sulla piccola isola (la più strategica del Centro America perché situata di fronte alle coste della Florida). Alcuni storici affermano che il suo Governo ebbe inizialmente un’impronta nazionalista e riformatrice, successivamente vi fu uno sviluppo di tipo rivoluzionario. L’escalation dell’avvicinamento all’Urss fu senz’altro favorito da episodi come il fallito assalto alla Baia dei Porci, la chiusura Usa dell’acquisto di zucchero dall’isola e della vendita di petrolio a Cuba. Per fare altre valutazioni con un minimo di fondamento occorrono maggiori competenze e studi. Certo un intellettuale con buone condizioni economiche di partenza e la prospettiva di lavorare in uno Studio Legale se affronta un percorso faticoso e rischioso deve avere avuto ideali molto forti. Quella di Fidel Castro è sicuramente una figura di rivoluzionario che la storia giudicherà. EUREKA Pagina 8 Il bidello-filosofo, solo il di Isotta Folloni Romagnosi ce l’ha! IL LIBRO DEL MESE: L’intervista al Bidello con la B maiuscola Lino non è un semplice bidello, ma nemmeno un semplice filosofo: lui è il bidello-filosofo per eccellenza. Ho deciso così di parlare di lui in quest’articolo o meglio di far proprio parlare lui in prima persona! Del resto, un’occasione del genere, in una scuola come la nostra, non andava persa! Questa Signori e Signore è la sintesi dell’intervista a Lino su temi riguardanti la nostra scuola con una piccola curiosità sul suo passato. Per approfondimenti, invece di andare in biblioteca, potete rivolgervi direttamente all’interessato, che sarà lieto di rispondere alle vostre domande. Del resto, lui è laureato, e voi ancora no … LINO E L’ACCAPARRAMENTO AGRICOLO Lino in che cosa ti sei laureato? Mi sono laureato in Scienze Politiche con indirizzo storico nell’anno accademico ’90-’91 - anche se, va beh, l’esame l’ho fatto nella sessione straordinaria dell’anno dopo - e ho svolto una tesi di laurea in Storia Sociale, occupandomi di un caso giudiziario risalente all’aprile e maggio 1959, che riguardava due episodi avvenuti a Napoli nel 1955. … [Si avvicinano dei ragazzi] Un momento, mi stanno facendo un’intervista, avevate bisogno? Se volete, potete restare … In questi avvenimenti erano coinvolti due personaggi legati a una rete di relazioni nel mercato che non aveva un riscontro di legalità: la notizia fece abbastanza scalpore sui giornali dell’epoca. Si trattava di un fenomeno di accaparramento di merci agricole da rivendere a grossisti, che poi le trasferivano sui mercati europei, con effetti negativi sui prezzi. Perché bisogna sapere che …. [Sono costretta ad interrompere] SOLO SETTE ANNI!? Da quanto tempo lavori qui al Romagnosi come bidello? Sono 7 anni che lavoro qui. LE NOSTRE RUBRICHE EUREKA Pagina 9 Fahrenheit 451 di Ray Bradbury (1953) A LINO PIACCIONO I POF! In questi anni hai notato dei cambiamenti all’interno della scuola? Ho notato in effetti che tutte queste attività collaterali come il POF, ma anche le attività di laboratorio di informatica, chimica, fisica accrescono il patrimonio di conoscenze e ti permettono anche in qualche modo di aggiornare il metodo di studio e allargare l’orizzonte. LINO … CI STUDIA ?! Ti piace lavorare qui? Sì, mi piace perché mi mette a contatto con una realtà che è un po’ uno spaccato della società, cioè la realtà dei giovani. Mi mette a contatto con i problemi e i cambiamenti che si manifestano. Seconda metà del Novecento: ci troviamo in un ipotetico futuro, che Ray Bradbury immagina in un tempo imprecisato, dopo il 1960. Guy Montag è un pompiere, ma non deve spegnere incendi: il suo compito è quello di bruciare i pochi libri che sono rimasti. Ma perché farlo? Nessuno sembra chiederselo: che buffa idea, perdere tempo per pensare, quando si possono collaudare quei fantastici televisori di ultima generazione. Questa, in effetti, sembra essere la principale occupazione della maggior parte della gente. Ciò che si vuole ottenere è proprio un completo appiattimento della società. La televisione ci dice già cosa pensare, e la mente non ha nemmeno il tempo di fare proteste. I libri invece, o meglio, ciò che nei libri è scritto, sono spunti per riflettere, crearsi un’opinione riguardo alle cose, differenziare gli uni dagli altri. Lasciateci almeno Babbo Natale! LINO AUSPICA MAGGIOR DIALOGO Ora mi hai parlato dei lati positivi, ci sono anche dei lati negativi di lavorare qui? Non distinguo tra bene e male, posso solo sottolineare aspetti del mio lavoro che andrebbero migliorati. Auspicherei maggior dialogo tra personale docente e personale ausiliario e amministrativo e più chiarezza. LINO E LA COSCIENZA CRITICA Bene, ora vuoi parlarmi tu di qualcosa di tua scelta? Io suggerirei per esempio di affrontare più temi di attualità quando fate ad esempio le iniziative che porterebbero anche a un confronto tra studenti per formare una coscienza critica e all’altezza dei tempi. Il mio certo è un semplice suggerimento, non voglio mettermi su un piedistallo e dire alle altre persone quello che devono fare. Beh, in effetti, cosa c’è di più comodo, per chi governa, di un mondo in cui nessuno si forma una propria idea sulla vita e sulla giustizia? Ciò che cambia la vita di Montag è l’incontro con Clarisse. La ragazza è riuscita a mantenersi al di fuori di questa società omologata, e riesce ad aprirgli gli oc- Alcuni giorni fa ho letto un articolo in cui si afferma che illudere i bambini della sua esistenza sia un errore gravissimo perché fa decadere il principio del bravo genitore che dice sempre la verità e mina la fiducia dei piccoli verso i grandi. Da sempre ci sono diverse scuole di pensiero, una che vuole i fanciulli preparati alla cruda verità, l’altra che vuole invece i minori protetti dalla bruttura finché è possibile, che già il mondo è tanto crudele. Io credo di appartenere ad una “terza” scuola di pensiero, quella che ritiene che il mondo è sì crudele ma non buttiamoci giù! Ricordo che da piccola vedevo in questo vecchio signore vestito tutto di rosso con barba e capelli bianchi e un buffo cappello in testa un essere magico dotato di poteri straordinari, capace di portare ai bambini tutto ciò che sognassero di possedere. E mi facevo anche domande tipo:” Com’è possibile portare in una sola notte tanti regali in tutto il mondo?” “Babbo Natale è stato bambino?” “E un giorno morirà?” ma soprattutto “Com’è che non azzecca mai il regalo per la mamma?” Quando scoprii che non era di Francesca Orlandini chi. Montag inizia così a scoprire un mondo diverso, un universo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della tecnologia dilagante. Ciò che colpisce è che l’immaginazione di Bradbury non abbia prodotto una situazione del tutto inverosimile. Basta guardarsi intorno: la maggior parte delle persone che vedremo ha auricolari nelle orecchie (proprio come le cosiddette “api” incorporate alle orecchie che nel libro fungono da cuffie), e un cellulare in mano. C’è forse qualcuno che si guarda intorno? Un paio di persone, forse. Tutti sembrano avere lo sguardo perso, estraniarsi dal mondo, in una dimensione vuota. Certo, fortunatamente di libri ce ne sono ancora, ma non sembra forse che gli uomini si stiano avvicinando sempre di più ad un secondo “Fahrenheit”? La strada è spianata; sta a noi decidere se imboccarla o se deviare prima. di Veronica Albertini reale ci rimasi un po’ male perché mi crollò quel mondo immaginario che avevo creato intorno alla sua figura. Vero, finto, giusto, sbagliato, che differenza fa! Babbo Natale è un atto di fede! Ripensandoci credo di aver trascorso degli anni magnifici avvolti nell’incanto e ingenuità tipici dei più piccoli. Penso che ognuno di noi possa essere “Babbo Natale” semplicemente pensando ad un amico in difficoltà e dimostrando la propria vicinanza con un semplice gesto, un abbraccio, una carezza. Quella parte di bambino che è in noi non deve scomparire perché la fantasia non ha età e i sogni sono per sempre. In un momento storico particolare come questo dove vanno in frantumi certezze e vecchie ideologie, Obama se ne va, Fidel Castro è morto, volete anche toglierci Babbo Natale? EUREKA Pagina 10 LO SPORT DEL MESE: Ciclismo Intervista a Luca Dodi di Filippo Pelacci Ci sono storie che meritano di essere raccontate alcune perché piacevoli, altre perché interessanti e coinvolgenti; ci sono però anche storie che nascondono dentro di sé l’esigenza di essere tramandate per poter divenire esempio per le generazioni future. Luca Dodi nasce a Parma il 28/05/1987 e fin dai primi anni dimostra una certa propensione allo sport: inizia a provare discipline su discipline, dal calcio allo sci, convinto di arrivare a trovare la sua passione. Così a nove anni ecco comparire la motocross; non è male certo, però in televisione c’è quel ragazzo che trionfa involandosi sull’Alpe d’Huez, staccando Ullrich e Virenque. Eppure il Pirata non ha un motore tra le gambe, eppure lui non si affatica certo su di una moto. Sarà proprio Marco Pantani a spingere Luca, come oggi egli stesso riconosce candidamente, su di una bicicletta. “Ci vedevo una specie di Dio -ammette- una guida per noi giovani”. A undici anni così decide di tentare:” Magari non sarò come Marco- pensa mentre raggiunge Sorbolo per allenarsi con la polisportiva Torrile- ma questo non vuol dire che non mi possa divertire” E così, con una bici presa in prestito da un ragazzo assente fa subito vedere di che pasta è fatto. Tra scuola e bici il ragazzo non ha un momento libero ma non demorde: non sa che parte prendere, ma certo ha ben chiaro quale sia il suo obbiettivo. E così, al secondo anno da Juniores, arriva il primo grande risultato con il terzo posto ai Campionati Italiani e la vittoria dei Campionati Regionali a cronome- tro sul parmense Adriano Malori (che, ancora oggi, ricorda con un certo piacere). Da qui ha inizio la scalata di Luca che sembra inarrestabile. Tutto procede a gonfie vele, quando la sorte gioca il primo scherzo: nel biennio dal 2008 al 2010 una serie di infortuni abbatte il giovane promettente non solo fisicamente, ma soprattutto psicologicamente. Luca si ferma, ha bisogno di riflettere. E per farlo non c’è nulla di meglio che inforcare la bici, come sempre, e fuggire; sì fuggire solo, da tutto e da tutti, la miglior cura, a suo dire, contro lo stress. ” Ero un ragazzo fragile,- si ripete- ma ora l’esperienza mi ha fatto maturare. Nulla è compromesso.” Parla a sé stesso ma lo fa con una forza tale che sembra gridarlo al mondo intero. E i fatti gli danno ragione. Nel 2011 la chiamata nel ciclismo che conta e l’anno successivo i primi piazzamenti che gli valgono la chiamata della Lam- pre, squadra WorldTour (la Serie A a livello globale nel mondo del ciclismo). “Un sogno”, ricorda ancora visibilmente commosso. Sogno che però fin da subito sembra tramutarsi in incubo: a gennaio una frattura al femore a seguito di una caduta in allenamento lo costringe a ben sei mesi di allontanamento forzato dalle corse. Sono mesi duri per Luca, ma il ragazzo ormai ha fatto il callo con la sfortuna e anche questa volta non demorde. E così ad agosto l’esordio tra i big del ciclismo: Classica San Sebastian, Spagna, classica di un giorno, appuntamento consueto in preparazione ai mondiali di Firenze. La start list è notevole: Luca pedalan- do in gruppo si trova catapultato alla ruota di Alberto Contador, plurivincitore di Grandi Giri. Il ragazzo è inebetito, quasi come quando osservava Marco Pantani davanti al televisore. Lo stesso anno corre la Vuelta e il mondiale a cronometro. Sembra che finalmente tutto abbia preso la strada giusta, ma ecco un nuovo intervento della sorte: Dodi si sta allenando sulle strade della provincia quando cade rovinosamente investendo un cinghiale che attraversa la strada. Nuovo infortunio, nuova caduta, nuovo inizio. Anche in questo caso Luca reagisce e con grande forza morale torna in sella ad una bici. I risultati però tardano ad arrivare e in continui infortuni hanno ormai portato Luca ai margini della sua squadra. Così a gennaio 2015, dopo mesi di precaria attesa alla ricerca di un contratto Luca comprende come il suo sogno sia finito. Con grande realismo si dice:” La tua avventura finisce qui”. Ma è proprio da questo “conosci te stesso” socratico che ha inizio una nuova risalita per Luca: dopo nove anni decide di tornare sui libri e si iscrive alla facoltà di scienze motorie. Il passaggio è decisamente traumatico (“Sono passato da ventotto ore di allenamento settimanali a dover centellinare le uscite a causa dello studio” riconosce oggi), ma lo porta a porre buone fondamenta. Ma si sa, chi ben inizia è già a metà dell’opera. All’improvviso si presenta a Luca così l’opportunità di cambiare vita e il giovane, come un Mattia Pascal alla ricerca dell’identità, sale sul carro, pieno di dubbi e incertezze, ma con la consapevolezza di rimanere legato alla propria passione. Su proposta di un amico egli così diviene preparatore atletico e biomeccanico del centro Super Salute di Baganzola, da cui poi nel 2016 nasce il nuovo centro Cycling Passion di Felino. Nelle parole di Luca oggi non c’è rammarico, ma solo la consapevolezza di aver fatto quanto possibile per realizzare il proprio sogno. “L’importante non è solo arrivare e basta, -ammonisce ora, forte della propria esperienzama piuttosto avere la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per realizzare il proprio sogno.” PAGINA LUDICA di Alessandra Visioli, Adelaide Corradi, Lucia Ciusa e Pietro Tito Corso CRUCICESARE 1 2 3 4 11 5 12 6 7 13 8 21 22 23 10 14 17 20 9 18 24 15 16 31 32 19 25 26 27 28 33 29 30 34 35 39 42 43 40 44 47 36 37 38 41 45 46 48 50 51 57 49 52 53 54 55 58 56 59 EUREKA Pagina 11 ORIZZONTALI: 1. Veni … vici , celebre suo detto -5. IN LATINO: guai-8. Così erano i suoi poteri-11. Vi si incontrò con Pompeo e Crasso per rinnovare l’accordo del triumvirato -13. IN LATINO: fiore-15. IN LATINO: e non-17. Vita (=vita) senza pari-18. Il figlio adottivo suo assassino insieme a Cassio-20. Assunse il comando delle tribù galliche contro di lui-26. Per nasconderla si pettinava i capelli in avanti-27. Cinquantuno romani-29. Nel mezzo nel dies (=giorno)-30. L’inizio del imperium (=potere)-31. La Flaminia moglie di Augusto (iniz.)-33.Separava le diverse fazioni -35. Avanti Cristo-38. Ira (=ira) senza fine-40. Un condottiero come lui-42. Tre romani-44. La nazionalità di Cleopatra -46. Le prime di Enio-47. IN LATINO: tu-49. Anco senza frontiere-50. Vi sconfisse Vercingetorige-54. I Germani lo furono oltre il Reno-57. Le prime di Ottaviano-58. Fu prima suo alleato con Crasso e poi suo nemico-59. … iacta est, celebre suo detto. VERTICALI: 1.Consonanti in vale (=sta’ bene!)-2. IN LATINO: ordina!-3. Dopo Cristo-4. Novantanove a Roma-6. Forma arcaica di ab-7. Una tribù celtica-8. Gli estremi del senatus (=senato)-9. Combattè contro Silla-10. Lo era Cesare (qualità)- 12. Lo era in politica-14. Opposti ai popolari-16. La fine di Pompeo-18. Mezza bria (=vaso da vino)-19. Il centro della fuga (=fuga)-20. Una sua carat-teristica in guerra-21. Al centro dell’arca (=arca)-22. Il suo prenomen-23. Navi (=alla nave) senza pari-24. L’inizio di Giulio-25. Dittongo latino-28. Is neutro-32. L’attuale Gallia-34. Fu assassinato a quelle di marzo-36. Con lui e Pompeo formava il pri mo triumvirato-37. Iniziava dopo il Rubicone-39. Si pronuncia “e” nel latino scolastico-40. La prima e la terza nella syzygia (=unione)-41. Inizio del’ annus (=anno)-43. Il capostipite della sua gens, figlio di enea-45. Quattro per lui-48. Post Scriptum-51. IN LATINO: e-52. Ipse a metà-53. Vocali in malo (=preferire)-54. Si seguono in sirpe (=tipo di pianta)-55. I confini di esse (=essere)-56. Non Licet. E TU…COME SEI A NATALE? 1 Visione del classico cinepanettone: A inizi a doppiare le battute in siciliano stretto B fai in modo che tutti abbiano la cioccolata calda in una mano e il biscotto della loro forma preferita nell’altra C non capisci quello che sta succedendo ma la sospensione del tuo pisolino pomeridiano sta davvero scombussolando il tuo ritmo sonno-sveglia 2 Per qualche strano scherzo del destino il torrone al triplo cioccolato è rimasto in cantina: A improvvisi un percorso a ostacoli che coinvolge vari utensili della nonna e corri a prenderlo sulle note di Jingle Bell Rock B organizzi una caccia al tesoro per rendere le scale più accattivanti C aspetti che il disgelo primaverile te lo porti perché l’umidità della cantina non gioverebbe ai tuoi reumatismi 3 Il solito sbadato rovescia un bicchiere di vino: A improvvisi un monologo drammatico sulla breve vita del buon vecchio bicchiere di rosso B inizi a raccontare aneddoti imbarazzanti su tu stesso e distogli l’attenzione da quel povero cristo C lo maledici in tutti i dialetti della “Bassa” e cerchi di schivare il rigagnolo di vino che cade sulla tovaglia 4 Vedi l’ultima mestolata di anolini: A inizi a sfidare tutti i contendenti a una competizione di mazurca all’ultimo sangue B cerchi di dividere equamente li anolini arrivando ai decimali C passi il piatto al tuo vicino, il tuo gomito non può reggere 5 Tombola natalizia: A ti getti sulle schedine interrogando l’oracolo di Delfi su quale scegliere B fai partire un corso accelerato di tombola per i bambini più piccoli C ti lamenti della tua sfortuna e e cerchi di convincere il parente straniero che chi fa meno punti vince 6 nel fatidico pranzo che si prolunga per l’intero pomeriggio i parenti un po’ brilli si cimentano in balli di gruppo: A ti lanci nel centro del cerchio in un ballo sfrenato che fa largo uso di gomiti e ginocchia B inizi a ballare con quello strano tipo che sta sempre in poltrona probabilmente perché è timido C cerchi di scappare usando i motivi più disparati compresa la disinfestazione della famiglia di procioni che risiede nella tua soffitta Maggioranza A: gli anni passano ma sei il solito bambinone. Ami il periodo natalizio e sfrutti le feste di famiglia per metterti in mostra con il tuo carattere estroverso ed eccentrico che talvolta sfocia nell’egocentrismo. Maggioranza B: sei la classica nonna premurosa attenta all’esigenze di ogni ospite, vuoi fare vivere a tutti il miglior Natale possibile. Maggioranza C: sei un pignone seduto un po’ in disparte, l’atmosfera natalizia non ti ha toccato particolarmente, anzi, il gelo esterno e il caminetto dentro ti hanno reso ancora più pantofolaio. EUREKA L’OROSCOPO DEL MESE Pagina 12 Cari confidenti delle posizioni astrali, non sapete mai cosa aspettarvi da queste giornate di nebbia? Cosa ci riserva questo lungo mese? Quali peripezie vi attendono dietro l’angolo? Vi sentite confusi? Spaesati? Terrorizzati? Avrete le risposte ai vostri problemi qui, in questa fantastica rubrica mensile che attraverso la minuziosa osservazione delle rotazioni astrali e l’interpretazione dei messaggi della Dea Bendata, vi fornirà tutti gli elementi per farvi trovare preparati di fronte a questo dirompente mese pieno di sorprese. BILANCIA ti senti perseguitato dalla malasorte, continui ad inciampare in ogni dove, arrivare a fine giornata evitando infortuni gravi è sempre un’impresa. Fortunatamente il futuro riserva per te giornate di sole (falso, la nebbia persiste) e canti aulici di uccelli: riuscirai in tutto ciò in cui ti cimenterai. Il consiglio: evita di guardare i barboncini negli occhi, è un segno di sfida. ACQUARIO la tua situazione sentimentale è critica, non ti senti con qualcuno dai tempi che furono e le tue tecniche di rimorchio sono più arrugginite dei rubinetti nell’aula di chimica. Gli astri sono dalla tua parte: questo mese ti riserva nuove conoscenze, non avere paura dei due di picche. Il consiglio: prima del vostro primo appuntamento non pettinarti con una forchetta, no, non sei come la Sirenetta. VERGINE eh già, novembre è finito. Pensi all’anno che sta per finire: i viaggi, le decisioni prese all’improvviso, le feste sulla spiaggia, (si ok però spegni Laura Pausini e cancella il tuo nuovo profilo su Tumblr, ti prego, è arrivato il momento). Un nuovo bellissimo anno ti sta aspettando, buttati come sai fare e lasciati trasportare da ogni emozione. Il consiglio: come disse Miss Calloway (Mucche alla riscossa) non piangere sul latte versato. CAPRICORNO sei un inguaribile sognatore, ami pontificare durante le lezioni, questo mese ti darà la possibilità di concretizzare molti progetti che avevi in mente, sfrutta l’occasione. Il consiglio: si ma non montarti, la tua band di rock medievale non sfonderà mai. SAGITTARIO mesi che organizzi “cum magna peritia” l’ultimo, e ora si avvicina, la tua anima festaiola si manifesta sempre più spesso attraverso balli di di Adelaide Corradi, Lucia Ciusa e Pietro Tito Corso gruppo sfrenati e festini nel bagno del secondo piano. Attenzione, la dea bendata ha mischiato un po’ le carte, preparati ad ogni evenienza e sappi gestire le situazioni più disparate come ogni pianificatore che si rispetti. Il consiglio: una slitta artica potrà rivelarsi utile nel tuo baule. ARIETE la stagione natalizia, oltre che un po’ di ansia da prestazione per la recitazione della poesiola degli auguri, porta con se anche una lunga lista di zii eccentrici,cugini scalmanati e un vasto numero di persone sconosciute di cui fingi di ricordare il grado di parentela. Rischierai di vivere quest’occasione come un oneroso obbligo. Il consiglio: lasciati trasportare dalla magia del Natale e scherza anche tu sugli aneddoti gastronomici dello zio grasso. GEMELLI la scuola ti sta distruggendo, ti senti oppresso dai chili di versioni che ogni giorno si riversano sulle tue spalle, ti sembra divedere il tuo prof. di greco anche di notte, ma non temere: il periodo natalizio, oltre che essere un modo per spillare dei soldi a parenti che non vedi mai, ti aiuterà a prendere tempo per te stesso e per coltivare le tue passioni segrete (vacci piano con la Zumba). Il consiglio: mangiare frutta secca ti aiuterà a partire con la giusta energia per il prossimo semestre. PESCI il solito distratto, come sempre ti sei ritrovato il giorno prima vigilia con troppi amici e troppi pochi regali, una situazione davvero imbarazzante. Si prevede un periodo frenetico pieni di compere last minute. Il consiglio: nel caso la tua situazione sia davvero disperata la tattica migliore è tagliare i ponti, per poi riallacciarli dopo il critico periodo natalizio. CANCRO negli ultimi mesi Plutone ti ha sorriso mostrandoti il lato bello della vita. Divieni felice per le più piccole cose: il sorriso dell’autista sull’autobus, un cioccolatino sull’autobus, una macchina che ti lascia attraversare, una fetta di torta fuori pasto, il sorriso di un bambino, un pandoro intero fuori pasto…, bene purtroppo un’ombra passerà sul tuo piccolo paradiso idilliaco (non tanto piccolo da quando hai mangiato una bronza di anolini fuori pasto): è la luna che con la sua influenza negativa oscurerà il tuo cammino, il mese si preannuncia burrascoso, pieno di cracker dietetici e pane integrale. Il consiglio: chiuditi in casa, rimboccati le coperte, cerca di non prendere decisioni importanti, giocare al superenalotto o puntare su qualche cavallo. Ricorda che dietro ad ogni nuvola c’è un’arcobaleno cit. Sid dell’Era Glaciale. TORO i transiti di Saturno e Venere hanno fatto cadere un po’ di polvere sulla tua scrivania. Seppellendo polvere che nascondeva altra polvere, sotto la quale c’era guarda un po’ altra… polvere! (Devo andare avanti?) Approfitta di queste premature pulizie di primavera, per passare più ntempo in casa a scoprire vecchi armamentari. Ti riporteranno alla mente ricordi che credevi di avere perduto. Il consiglio: non scavare nei vecchi album di fotografie, aprire faide prima di Natale è sconsigliato. SCORPIONE le stelle ci hanno detto che ultimamente nell’ultimo periodo ti sei avvicinato alla cucina solo per rinnovare la scorta di merendine che si trova sul fondo del cassetto della biancheria. Il mese si preannuncia un mese pieno di possibilità culinarie, tutti i migliori hanno iniziato dal basso, fatti le ossa sulle bucce di patate e i gusci di noce, chissà, potrai avere un posticino anche tu nel menù della vigilia. Il consiglio: mai contraddire la nonna quando si parla di anolini. LEONE tutte le posticipazioni che fai da otto anni si concentrano nell’ultimo mese. 31 giorni. 744 ore. E no, non ci spingiamo oltre. Tutte le persone che eviti da anni hanno deciso che i giochi da tavolo natalizi, sono un ottimo modo per rivedersi. Tutti nessun escluso. Contemporaneamente. Eehhhh sì! In un breve lasso di tempo dovrai eseguire una serie di compiti. Il consiglio: la prossima volta che posticipi ricordati che tra 8 anni non sarai cosi famoso da avere una segretaria gli Xiromanti BUONE E SERENE FESTE A TUTTI!