La fruibilità degli spazi esterni di una architettura fortificata di

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La fruibilità degli spazi esterni di una architettura fortificata di
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La fruibilità degli spazi esterni di una architettura
fortificata di radenza italiana – le mura di Lucca e
di Ferrara e la Fortezza da Basso a Firenze
Prendendo esempi quali la riqualificazione delle mura di Lucca o quelle di Ferrara e il caso
del parcheggio costruito in adiacenza alla Fortezza da Basso a Firenze vorrei fare un
confronto tra due diverse filosofie nell’attuare un intervento progettuale ed esecutivo.
Ritengo che le soluzioni progettuali in aree adiacenti a manufatti di particolare valenza
architettonica, dovrebbero essere valutate in stretto rapporto al paesaggio, all’impatto
ambientale che esse hanno sull’architettura e sul luogo non sovrapponendosi mai ad esse.
In generale, senza entrare in una dettagliata esposizione storico analitica, ritengo utile
capire come e in che modo siano state recuperate queste aree esterne e quanto la cultura
del luogo abbia influito sulla loro preservazione.
Fig. 1 - Perimetro esterno delle fortificazioni di Lucca
Il problema della salvaguardia del perimetro di Lucca (fig. 1) e quello forse meno eclatante
di Ferrara con le rispettive aree adiacenti, non sono stati sviluppati come problemi di singoli
o di interessi particolari, ma come problemi di tutta una città. In questo modo si è potuto
ottenere il restauro e il consolidamento di tutte le mura, i bastioni e il recupero delle aree
esterne. Ricordo negli anni sessanta la bellissima mostra su “Francesco di Giorgio Martini e
la sua epoca” nel bastione di San Paolino a Lucca organizzata dal Prof. Dezzi Bardeschi, e
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anche l’interessamento di una associazione come il CISCU che, con alterne vicende, cercò
di promuovere la salvaguardia non solo delle mura, ma anche delle aree circostanti.
Fig. 2 - Perimetro esterno delle fortificazioni di Ferrara
Lo stesso possiamo dire per le aree esterne di Ferrara (fig. 2) dove le ricerche e i rilievi
necessari prima di affrontare il progetto di restauro, sono proseguiti per diversi anni, per
facilitare le scelte non solo sui materiali, ma proprio sulle destinazione delle aree
prospicienti. In entrambi i casi, le aree prospicienti le mura, liberate da alcune attrezzature
hanno recuperato non solo i canali presenti, ma anche gli spazi esterni che ricoperti a
manto erboso, hanno riaperto visioni prospettiche, vedute di porte, mura, bastioni e con
essi troniere a cielo aperto, rivellini, tanaglie in terra, cioè hanno fatto riscoprire le
caratteristiche peculiari della città murata.
La lettura delle aree esterne di Ferrara e in particolare quelle di Lucca sono una cosa
particolare e spettacolare, facilmente visibile in percorsi a piedi o in bicicletta. Rappresenta
un esempio importante rivolto a tutto il Paese e proiettato in Europa: è un esempio chiaro di
cosa s’intenda, in ambito urbanistico, architettonico, viario, paesaggistico (storico, culturale,
scientifico) per città murata con il sistema bastionato all’italiana. E le aree adiacenti e
prospicienti contribuiscono alla valorizzazione non solo della fortificazione, ma della città con
le sue strade, le case, le chiese, e la sua popolazione con le tradizioni culturali ed
economiche. In entrambi i casi i grandi terrapieni all’interno delle cortine sono stati
particolarmente curati e attrezzati per i percorsi pedonali e ciclabili, in modo da render non
solo fruibile la parte superiore degli spalti e delle scarpate, ma reinserire questi spazi nel
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tessuto urbano della Città. Inoltre i parcheggi, costruiti sulla circonvallazione della città sono
stati fatti a raso e non “underground”.
Scelta dettata, oltre che dal territorio, da un modo di concepire la sosta quale intervento
“reversibile”.
Esse hanno dato la possibilità di riscoprire i bastioni, le gole a cielo aperto nascoste dagli
orecchioni traditori, la posizione delle troniere e le artiglierie, le porte, il sistema dei terrapieni
dei rivellini e delle tanaglie. Si può nuovamente verificare visivamente il sistema del “fronte
bastionato” – tiro incrociato di radenza delle artiglierie -
già teorizzato da Francesco di
Giorgio e applicato da Giuliano da Sangallo.
La realtà delle mura di Lucca e di Ferrara e delle loro aree adiacenti rappresenta, non solo
una particolare conservazione e valorizzazione della città, ma un punto importante di
riferimento culturale, paesaggistico, urbanistico. Anche se di spessore e di valore
architettonico diverso: Ferrara presenta solo una parte del perimetro e non ha più la
cittadella pentagonale, mentre Lucca possiamo affermare che ha il perimetro murario intatto
in ogni sua parte.
A Firenze è stata seguita un’altra strada e un’altra filosofia d’intervento anche, scontrandosi
con alcune tradizioni culturali ed economiche della Città.
Fig. 3 - Fortezza da Basso a Firenze – aree esterne con la costruzione del parcheggio
seminterrato tra due bastioni adiacente al perimetro del “fronte bastionato” - ingresso al
parcheggio
L’intervento sulle aree adiacenti alla Fortezza da Basso (fig. 3) è stata impostata facendola
passare come ottimale attrezzatura per lo sviluppo fieristico e commerciale in funzione di
una “Città-museo”.
I parcheggi e la loro sistemazione nella parte adiacente ai bastioni, sono stati progettati e
voluti, basandosi sui finanziamenti privati e gestione pubblica, senza chiedere e seguire
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l’opinione di esperti e degli organi di tutela e ignorando totalmente l’opinione dei cittadini.
Lo stesso metodo è stato applicato per creare la piazza davanti al mastio con il
conseguente sottopasso che non ha comunque risolto il problema del traffico cittadino.
D’altra parte il programma di fare una serie di spazi commerciali di rappresentanza ad alto
livello, all’interno di un perimetro fortemente murato è una scelta che oggi non va più bene
poiché questo spazio ha prospettive di espansione limitate: basterebbe pensare allo
sviluppo che stanno avendo gli “spazi fiera” di Bologna o di Milano.
Lo stesso è avvenuto con la costruzione del parcheggio underground che non solo ha
stravolto le prospettive delle muraglie della fortezza, ma ha nascosto il sistema del fronte
bastionato, alterando le caratteristiche peculiari di questo tipo di architettura. Solo dopo
accese e scomposte polemiche è stato in parte modificato il progetto, ma il cambiamento
dei profili esterni della fortificazione con scarpe e muri, quello di quote del terreno e di
prospettive sulla fortezza è stato per sempre alterato anche “a dispetto” di quanto invece
già aveva fatto il Poggi alla fine dell’800 interrando buona parte della fortificazione. E’ molto
facile entrare in polemica, ma vorrei invece far notare come a Firenze, salvo in rarissimi casi,
nel cercare di “lasciare le cose come sono” si è sempre comunque stravolto la Città senza
ascoltare il parere dei cittadini e degli addetti ai lavori. Il più stravolgente di questi interventi
penso sia la trasformazione di tutto il centro storico in “città museo all’aperto”, cosa che ha
causato con l’allontanamento di buona parte della popolazione, la chiusura delle botteghe
artigiane, lo spostamento del mondo scientifico universitario e culturale. Questo incredibile
emporio turistico mordi e fuggi che non solo porta una grande quantità di sporcizia e
vandalismo ed espelle tutti i suoi abitanti e tutte le tradizioni che caratterizzavano la città,
ma non tutela neppure un bene storico come la Fortezza da Basso. Basterebbe
confrontare la definizione di città di Benevolo o di Munford dove i cittadini sono sempre più
impossibilitati a vivere e fruire lo spazio urbano. Nessuno a Firenze usufruisce dei negozi in
centro, non solo per i costi turistici altissimi, ma perché non ci sono più i negozi alimentari o
artigianali; non esiste più il tessuto antropico della città. Oggi si trovano bellissimi e
straordinari negozi di importanti marchi nazionali e multinazionali per attirare una grande
quantità di turisti che però spesso viene convogliata a comprare non in città, ma in
megastore delle stesse multinazionali nella provincia fiorentina. A questo punto dato il
sistema di “progetto futuro” la Fortezza da Basso, come altre cose in funzione dell’afflusso
turistico e della scelta della città come museo, non interessa più, non rientra nella filosofia di
salvaguardia di un bene notificato e non rientra nella valorizzazione e conservazione della
sua storia.
La non conoscenza solitamente porta alla non salvaguardia, ma per Firenze, le motivazioni
e la filosofia sono completamente stravolte. Personalmente sono, come ricercatore e come
fruitore di una città, più attirato a leggere e fruire gli spazi esterni e interni di un centro
urbano come Lucca, Ferrara, Siena, Monteriggioni, Palmanova, piuttosto che di un tessuto
urbano stravolto come Firenze.
Domenico Taddei
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