Gli strani numeri di India e Cina

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Gli strani numeri di India e Cina
INVESTMENT MANAGEMENT
COMMENTO DEL 10 MARZO 2015
Gli strani numeri di India e Cina
Gli strani numeri di India e Cina
Il mondo è in difficoltà a causa del rallentamento della crescita
economica, tuttavia è difficile stabilire la reale entità di questo
problema data la crescente confusione sulle cifre ufficiali provenienti
da Cina e India.
AUTORI
TEAM GLOBAL EMERGING
MARKETS EQUITY
In occasione del Congresso popolare attualmente in corso a Pechino, la Cina dovrebbe
abbassare il target ufficiale per la crescita intorno al 7%, ma questa cifra supera di 2-4
punti percentuali molte delle stime indipendenti sull’attuale ritmo di espansione. Alla
fine del mese scorso, inoltre, il governo indiano ha adottato un nuovo metodo per
affermare che l’economia sarebbe cresciuta dell’8% quest’anno, vantandosi nuovamente
del fatto che il ritmo di espansione indiano ha ora superato quello cinese. Anche
quest’asserzione, tuttavia, incontra lo scetticismo di molti investitori.
Il problema in entrambi i paesi è che il tasso di crescita ufficiale è ora di gran lunga
superiore alla somma degli addendi. La crescita economica è la somma della crescita
delle voci investimenti, scambi commerciali e spesa di consumatori e governi. Nel loro
insieme, queste componenti non danno come risultato un’espansione del 7% né in Cina
né in India. L’economia cinese è guidata principalmente dagli investimenti, che negli
ultimi anni si sono fortemente affievoliti e al momento crescono a un tasso a singola
cifra. L’economia indiana è trainata dai consumi, che nella migliore delle ipotesi sono
anemici: alcuni dati indipendenti mostrano infatti una diminuzione generalizzata, dalle
vendite di auto fino ai conti dei ristoranti.1
I dati ufficiali stridono anche con quanto sta succedendo sul fronte societario. In tutte le
fasi di espansione, i ricavi aziendali tendono a crescere più velocemente dell’economia,
ma in Cina e in India si stanno espandendo a un tasso corretto per l’inflazione del 4,5%
e del 6,4% rispettivamente.2 In Cina, solo alcuni settori d’eccellenza come la grande
distribuzione online viaggiano a tassi superiori al 7%; i consumi di acciaio sono in
contrazione, i nuovi cantieri edilizi sono in calo e la domanda petrolifera è stazionaria.3
Come può l’economia crescere del 7% o più? Molti economisti mainstream continuano
ad accettare i dati ufficiali, ma gli investitori esposti in prima linea con i loro soldi no.
L’ossessione delle autorità cinesi di conseguire o superare i loro obiettivi ufficiali è nota
da tempo, ma ora questi target sono andati ben oltre i livelli sostenibili da un’economia a
reddito medio che sta maturando. Secondo le nostre stime, il tasso effettivo di crescita è
di 2-3 punti percentuali inferiore al nuovo target del 7%.
Di seguito spieghiamo perché le cifre ufficiali non quadrano. Dato che gli investimenti
rappresentano il 47% del Pil4, l’unico modo per la Cina di compensarne il rallentamento
Fonte: Morgan Stanley Research, India Economics, “Upward Revision in Growth—Is It for Real?”
(Revisione al rialzo della crescita: finzione o realtà?) Dati al 2 febbraio 2015.
2
Fonte: Msci, Factset, Bloomberg LP. Dati al 1° trimestre 2015.
3
Fonte: Bernstein, Msci, Factset, Bloomberg LP. Dati al 1° trimestre 2015.
4
Fonte: Cornerstone Macro, “This Is Not a Drill: China Growth Likely Much Slower Than Thought.”
(Questa non è un’esercitazione: la crescita cinese potrebbe risultare molto inferiore alle attese).
Dati al 20 febbraio 2015.
1
A D U S O E S C L U S I V O D E G L I I N V E S T I T O R I I S T I T U Z I O N A L I E P R O F E S S I O N A L I . V I E TAT O L’ U T I L I Z Z O C O N I L P U B B L I C O .
TALES FROM THE EMERGING WORLD
è attraverso un vero e proprio boom della spesa pubblica o
al consumo. Ma anche la spesa al consumo è debole, come
dimostra il fatto che a dicembre i primi 200 dettaglianti del
paese hanno subito una contrazione dello 0,5% del fatturato.5
annunciava di raggiungere il suo obiettivo ogni trimestre,
quasi al decimale – una precisione che appare sempre più
inverosimile.
Di contro, gli ultimi dati sulla crescita indiana non sembrano
tanto il frutto di una macchina da calcolo politica quanto
un pasticcio bello e buono. Il governo centrale ha da poco
cambiato il sistema di raccolta dei dati per allinearli agli
standard internazionali, usando fonti d’informazione più
ampie e puntuali. Una riforma sensata, se non fosse che la
revisione che ne è scaturita è stata implementata così male da
indurre molti analisti a mettere in dubbio per la prima volta la
credibilità dei dati indiani. È stato un classico esempio di come
i burocrati indiani riescano a prendere in mano qualcosa che
non è del tutto guasto e maneggiarlo finché non lo diventa.
Il governo, inoltre, ha tagliato la spesa pubblica, che ora cresce
a un tasso annuo pari a meno del 6%, in discesa dai picchi di
oltre il 20% del periodo 2008-2013.6 E la Cina non è rimasta
indenne dal rallentamento degli scambi commerciali globali:
a partire dal 2011, il tasso di espansione delle esportazioni
cinesi è passato da più del 40% a meno del 10%, mentre le
importazioni sono scese da più del 60% a poco meno di zero.7
Le domande sugli “strani numeri” hanno assillato la Cina per
anni. Secondo gli scettici, Pechino avrebbe ritoccato i suoi dati
per far apparire la crescita elevata e stabile e tenere a bada i
disordini sociali. Più probabilmente, le cifre vengono ritoccate
solo quando la crescita del paese scende al di sotto del target
ufficiale del governo, cosa che ultimamente è accaduta solo due
volte: nel 1998, durante la crisi finanziaria asiatica, e a partire
da metà 2012. Anche mentre la crescita rallentava, Pechino
I nuovi numeri dati dalle autorità alzano il tasso di crescita
del Pil 2013 al 6,9% contro le precedenti stime del 5% circa,
e mostrano un’ulteriore accelerazione al 7,4%per il 2014.8 Ma
è difficile comprendere come abbia fatto l’economia indiana
ad accelerare mentre il governo tagliava la spesa pubblica, i
tassi d’interesse in aumento frenavano la spesa al consumo e le
importazioni calavano del 10%.9 Molti analisti indiani faticano
anche a capire come abbia fatto la revisione a mettere a nudo
un’impennata della produttività e dell’attività manifatturiera
della quale non esisteva alcuna precedente evidenza. Ogni
singola componente dei dati attuali – dalla diminuzione della
crescita del credito alla debolezza dei trasporti merci ferroviari
onte: Cornerstone Macro, “This Is Not a Drill: China Growth Likely Much
F
Slower Than Thought.” (Questa non è un’esercitazione: la crescita cinese
potrebbe risultare molto inferiore alle attese). Dati al 20 febbraio 2015.
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Fonte: Cornerstone Macro, “This Is Not a Drill: China Growth Likely
Much Slower Than Thought.” (Questa non è un’esercitazione: la
crescita cinese potrebbe risultare molto inferiore alle attese). Dati al
20 febbraio 2015.
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Fonte: Cornerstone Macro, “This Is Not a Drill: China Growth Likely
Much Slower Than Thought.” (Questa non è un’esercitazione: la
crescita cinese potrebbe risultare molto inferiore alle attese). Dati al
20 febbraio 2015..
5
8
9
Fonte: Kotak, “Economy.” Dati al 10 febbraio 2015.
onte: Haver Analytics. Dati al 1° trimestre 2015.
F
Figura 1: Cina: bersaglio colpito con inverosimile precisione
Crescita dichiarata del Pil rispetto al target ufficiale
15 %
14 %
13 %
12 %
11 %
10 %
9%
8%
7%
6%
1996
Dichiarato
1997
1998
1999
2000
2001
Target
Fonte: Credit Suisse. Dati al 1° trimestre 2015.
2
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
THE FUNNY NUMBERS FROM INDIA AND CHINA
fino alla produzione invariata di carbone – punta a un tasso di
crescita del Pil molto più basso sia per il 2013 che per il 2014,
probabilmente più vicino alla vecchia stima del 5%circa.
Morgan Stanley Investment
Management12
Il bello è che persino nei pronostici scettici di chi osserva dal
di fuori, sia l’India che la Cina crescono a un ritmo doppio
rispetto al tasso medio dei mercati emergenti (2,5%).10 Non
sono in stagnazione come il Brasile, né in contrazione come
la Russia.
Morgan Stanley Investment Management, assieme alle consociate specializzate in servizi di consulenza finanziaria, vanta
un organico formato da 581 professionisti dislocati in tutto
il mondo e al 31 dicembre 2014 controllava un patrimonio
complessivo di circa 403 miliardi di dollari. Morgan Stanley
Investment Management offre strumenti d’investimento
strutturati per generare rendimenti di lungo termine superiori,
un servizio d’eccellenza e una vasta gamma di soluzioni
finanziarie dedicate a un portafoglio di clienti estremamente
variegato, tra cui figurano governi, istituzioni, grandi aziende
e privati di tutto il mondo. Per maggiori informazioni inviare
un’e-mail a [email protected] o consultare il sito
www.morganstanley.com/im. Le informazioni contenute in
questo documento sono aggiornate alla data indicata, sono
pubblicate a soli scopi informativi e non tengono conto degli
obiettivi finanziari, della situazione o delle esigenze specifici
dei singoli investitori.
Queste persone non hanno nessun interesse ad esagerare.
Tuttavia, sovrastimando la crescita, mettono a rischio la loro
stessa credibilità, perlomeno dinanzi agli investitori. Uno dei
motivi per cui molti economisti mainstream continuano ad
accettare i dati ufficiali forniti dalla Cina è che non vogliono
inimicarsi Pechino. Di recente, è venuto a farci visita un
economista intrappolato nel classico vicolo cieco del “come fai,
sbagli”: se avesse contestato i numeri ufficiali avrebbe dovuto
vedersela con le autorità, in caso contrario sarebbero stati gli
investitori a protestare.
Se la meta è il ripristino della sua credibilità, l’India si sta
muovendo nella direzione sbagliata. Piuttosto che correggere
i dati, il governo sta accumulando errori su errori. In base
alla revisione gonfiata della crescita negli ultimi due anni, le
autorità hanno recentemente previsto un tasso di espansione
dell’8% per il 2015, e utilizzato tale pronostico per ribadire il
presunto sorpasso sulla Cina come economia con il maggior
tasso di crescita. Il governo indiano farebbe meglio a seguire
il percorso più cauto della sua stessa banca centrale, che ha
espresso scetticismo circa i dati revisionati.
La Cina, dal canto suo, dovrebbe seguire l’esempio di
Shanghai, che di recente è diventata la prima provincia a
eliminare la prassi dei target ufficiali per la crescita economica.
Ciò servirebbe a ridurre l’incentivo politico che hanno i
funzionari a pompare artificialmente la crescita, o meglio le
cifre relative alla crescita.
Per il momento, il compito di valutare il rallentamento
dell’economia globale è reso molto più arduo dalla mancanza
di cifre affidabili sulla Cina e sull’India, che nell’insieme
rappresentano più di un terzo della crescita del Pil mondiale.11
Agli investitori non resta che farsi i propri conti a spanne,
poiché è sempre meglio usare numeri approssimativamente
corretti che numeri del tutto sbagliati.
10
11
onte: Fmi, elaborazioni Msim. Dati al 1° trimestre 2015.
F
Fonte: Cornerstone Macro, “This Is Not a Drill: China Growth Likely
Much Slower Than Thought.” (Questa non è un’esercitazione: la
crescita cinese potrebbe risultare molto inferiore alle attese). Dati al
20 febbraio 2015.
12
Fonte: Patrimonio gestito al 31 dicembre 2014.
Morgan Stanley Investment Management è la divisione di gestione
del risparmio di Morgan Stanley. Gli attivi sono gestiti dai team
che rappresentano le diverse entità giuridiche di Morgan Stanley
Investment Management; i team di gestione di portafoglio lavorano
principalmente dagli uffici di New York, Filadelfia, Londra, Amsterdam, Singapore e Mumbai. Le cifre si riferiscono al patrimonio totale
gestito/amministrato da Morgan Stanley Investment Management.
3
GLI STRANI NUMERI DI INDIA E CINA
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