giornalino - ITIS “Divini”
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giornalino - ITIS “Divini”
NSIEME ROVI AMO DEE I M PAT I C H E n. 4 a.s. 2006/07 IL GIORNALINO DELL’ ITIS “E DIVINI” In questo numero: Lavori socialmente utili e uso dei telefonini - Finalmente in pensione - Una piacevole sorpresa Faccio Impresa - Uno dei tanti progetti .. - Banco prova moto Concorso “AMICO ATLETICO” il mio amico molto arrabbiato – Egregi studenti I giovani incontrano la Shooah La mia scuola per la pace - THE BRIGHTER THE STAR…… - FANCY GOING TO THE THEATRE! La comunicazione cambiata – Intervista a un campione La pagina degli studenti - Microcredito: i poveri ringraziano Yunus Questione “DICO": si o no? - DI.CO.: “DIritti dei COnviventi”, e i DOveri? - Inno al sesso Un po’ diverso - Vivi per Essere, non per Avere… - Pets: winter companions and …… Sondaggio: Percezione degli altri dell'ambiente - Ragazzi In Crisi….!!!! Festival di Sanremo – ti regalerò una rosa - Pensa La mia classe – Principianti in alta quota La pagina dei genitori Scacchi La qualità della nostra scuola - Rebus e Logica SEDE E ORARI DELLA MOSTRA Palazzo dei Cardinali Pallotta, piazza Vittorio Emanuele n.13 5 Aprile - 30 Giugno: dal lunedi al venerdi: 10.00-13.00 / 15.00-19.00 sabato, domenica e giorni festivi: 10.00-19.00 1 Luglio - 30 Settembre: dal lunedi al venerdi: 10.00-13.00 / 15.00-19.00 sabato, domenica e giorni festivi: 10.00-21.00 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag. Pag Pag Pag Pag 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 - 15 15 16 Lavori socialmente utili e uso dei telefonini Dalla Linee di indirizzo del Ministro della Pubblica Istruzione I recenti fatti di cronaca che hanno interessato la scuola, dalla trasgressione delle più banali regole di convivenza sociale (uso improprio dei telefonini cellulari e altri comportamenti di disturbo allo svolgimento delle lezioni ) fino agli episodi di bullismo e di violenza, riguardano situazioni che, seppure enfatizzate dai media, non devono essere sottovalutate. Rappresentano infatti il rischio del dilagare di un processo di progressiva caduta sia di una cultura del rispetto delle regole che della consapevolezza che la libertà dei singoli debba trovare un limite nella libertà degli altri. Di fronte a ciò la scuola è una risorsa fondamentale in quanto assume il ruolo di luogo di crescita civile e culturale per una piena valorizzazione della persona, rafforzando l’esistenza di una comunità educante in cui ragazzi e adulti, docenti e genitori,vengano coinvolti in una “alleanza educativa”, “in un patto sociale di corresponsabilità” che contribuiscano ad individuare non solo contenuti e competenze da acquisire ma anche obiettivi e valori da trasmettere per costruire insieme identità, appartenenza, e responsabilità. Al raggiungimento di tali finalità concorre l’autonomia scolastica, costituzionalmente riconosciuta che consente alla singola istituzione scolastica di concertare, confrontarsi, costrui- re accordi, creare lo spazio in cui famiglie, studenti, operatori scolastici si ascoltano, assumono impegni e responsabilità, condividono un percorso di crescita umana e civile della persona. Una educazione efficace dei giovani è il risultato di una azione coordinata tra famiglia e scuola, nell’ottica della condivisione di principi ed obiettivi, evitando quei conflitti che hanno sempre gravi conseguenze sull’efficacia del processo formativo. Di conseguenza tutte le componenti scolastiche nelle quali si esprime l’autonomia delle scuole, in particolare il dirigente scolastico, che ne costituisce l’elemento di sintesi, devono aprire una fase di riflessione sulle problematiche oggetto della presente direttiva, fino a promuovere tutte le iniziative utili, inclusa la revisione del regolamento di disciplina degli alunni, di cui al comma 2, dell.articolo 14 del D.P.R. 275/99.“ E’ in questa visione che devono essere inquadrate le ultime decisioni della Dirigenza che, nel rispetto del Regolamento di Istituto, avevano introdotto: a) quelle strategie alternative ,cosiddette “lavori socialmente utili”, ai tradizionali provvedimenti disciplinari; b) ad anticipare la circolare stessa del Ministro in merito all’uso dei telefonini. Il Dirigente Scolastico 1^ settembre 2007: finalmente in pensione…. Il 1^ settembre 2007 andranno in pensione molti insegnanti che sono stati un po’ il simbolo dell’Istituto. Corfiati Leopoldo, sempre paziente, ma preciso e rigoroso, Fascia Vittoria, discreta e silenziosa, pronta a mettersi in discussione ed aperta alle innovazioni; Mataloni Giulio, allegro e vivace, pieno di vitalità, “ con un timbro di voce inconfondibile” e la capacità di parlare unendo ad un linguaggio forbito il vernacolo della sua Crispiero. Anche l’Ufficio Tecnico perderà il suo responsabile, Prof. Orsini Dino, sempre in itinere per l’ITIS per soddisfare le richieste di tutti. E’ la volta pure di Pennesi Franco, il cui nome è sinonimo di attività sportiva, di capacità di dialogare con i giovani, dei quali è un vero e proprio beniamino. Ad essi si aggiungono Pioli Anna, sempre molto raffinata ed elegante nei modi e nelle parole; Prosperi Martino, serio e preciso, Serafini Angelo Vittorio, solo apparentemente ombroso ed umbratile, ma pronto alla battuta, purchè intelligente. Ultimo, ma non ultimo per importanza, Lucarelli Tito Livio, il Vicario del Dirigente Scolastico. Ha deciso di appendere le scarpe al chiodo e di indossare quelle da caccia, da ricercatore di funghi, le scarpe del riposo. Indubbiamente la sua figura è stata una di quelle portanti dell’ITIS. Nessuno può raccogliere il favore di tutti e neppure può essere amato da tutti e Lucarelli non fa eccezione a questa regola, ma è innegabile che ha dato una fetta importante della sua vita per la nostra scuola.,che ha frequentato come alunno prima e come docente poi. Altrettanto innegabile è poi che ha saputo stare dalla parte degli studenti che gliene rendono merito. A tutti grazie e…….ad maiora , verso un nuovo futuro. Rosalba Parrini UNA PIACEVOLE SORPRESA L’ultimo lavoro che ho svolto all’ITIS è stato in collaborazione con la prof.ssa Marinelli: mi aveva chiesto un intervento mirato sull’argomento della “violenza” nel contesto di un suo progetto sulla “Educazione alla Pace” e ci siamo accordati per un lavoro breve, poco frontale e molto di riflessione e di confronto. E’ stato interessante. E’ stato interessante perché vedere dei ragazzi che riflettono e quasi fanno filosofia senza avere altro aiuto che un gesso, una lavagna e il proprio cervello è stato piacevole e sinceramente mi ha anche stupito. Il linguaggio non era quello alto, importante, della metafisica, ma i concetti erano pieni di succo e di sostanza: è proprio vero che noi, gli adulti, a volte facciamo fatica a “vedere” che è diverso dal “guardare”. Mi sono dovuto personalmente e sinceramente ricredere – lo dico in tutta onestà – e devo ammettere che il primo a divertirsi nel fare questo lavoro sono stato proprio io perché è stato …stimolante. Non è consueto poter pensare che un adulto possa imparare da un giovane, però a volte si rimane piacevolmente sorpresi: a volte si vede in questi ragazzi una luce particolare, una luce che brilla e che dà un po’ di coraggio all’insegnante, lo motiva, e gli fa pensare che forse non è ancora ora di andare in pensione. Sarebbe una gran cosa potersi “incontrare“, accorciare un po’ le distanze tra adulti e ragazzi, anche perché – e questo l’ho scoperto lavorando nelle scuole – il desiderio dei ragazzi di avere vicino un adulto è grande! Ammetterlo è tutt’altra cosa, ma del resto quale insegnante ammetterebbe che senza le sue classi la sua vita sarebbe un poco – solo un poco – più vuota ? In questo reciproco silenzio, passano gli anni… Dot. Francesco Giubileo Psicologo convenzionato Asur Camerino FACCIO IMPRESA Dalla realtà virtuale alla realizzazione concreta Nell’auditorium dell’Itas Ricci di Macerata, venerdì 16 febbraio si è svolta la premiazione dei partecipanti al corso di 50 ore, organizzato dall’Associazione provinciale degli Industriali: “Faccio impresa”, a cui hanno partecipato dieci istituti superiori con circa duecento studenti, i quali dovevano in tale orario, proporre un progetto fattibile, considerarne i costi di realizzazione ed i passaggi per la sua concretizzazione; di fatto dall’idea alla forma. I nostri ragazzi, della classe quarta A, sezione Meccanica, hanno progettato e proposto all’attenzione della giuria, un prototipo “Bike-up”, un sistema elettrico di porta bici che facilita il posizionamento ed il trasporto della bicicletta sul camper. Grande l’attesa ed emozionanti i diversi momenti nei quali i ragazzi dei singoli progetti hanno presentato gli elaborati ed illustrato le loro caratteristiche. Tutti i nostri alunni hanno dimostrato coerenza nel lavoro, intesa di gruppo ed assoluta padronanza sia di linguaggio che della conoscenza tecnologica. La premiazione ha visto al primo posto la classe del nostro istituto che ha ben meritato ed altrettanto bene si è presentata. L’ambito “trofeo” è una visita guidata alla Ferrari di Maranello (lo stabilimento e la parte riservata alle macchine da corsa) ed uno spazio ludico al parco di Mirabilandia nei giorni 13 e 14 aprile prossimi. Siamo orgogliosi di loro e della bella figura; congratulazioni ed auguri. (Magi) Uno dei tanti progetti Tra i diversi progetti dell'istituto c'è quello "scuola - impresa". Esso raccoglie dati in prevalenza in concomitanza con il progetto "scuola - lavoro" (stage aziendale) e tende ad arrivare a tutte le aziende del territorio, indipendentemente dallo stage. Con questo progetto, la scuola instaura un rapporto con le imprese in funzione della disponibilità di ciascuna di queste. La disponibilità dell'azienda è verificata attraverso un questionario che anno dopo anno, siamo al terzo anno di vita del progetto, è limato in base alle osservazioni dei vari docenti che contribuiscono al progetto stesso. Quest’anno, probabilmente dopo Pasqua, sarà aperto un sito informatico che riporterà due vetrine, una delle aziende e una dei diplomanti e diplomati. L'idea è di facilitare l'incontro tra offerta e richiesta di lavoro e se possibile anche per il periodo estivo, in particolare per gli studenti delle classi quarte e terze che desiderano fare questa esperienza. E' probabile che se un'impresa metterà a disposizione lavoro estivo per uno o due mesi, per uno studente o una studentessa, di classe quarta o terza, esso sarà semplice e prevalentemente manuale. Sarà un'occasione per lo studente di conoscere l'azienda e farsi conoscere. A questo proposito già alcune imprese (per esempio la Cucine Lube) hanno affermato che preferiscono, per l'estate, assumere giovani studenti che hanno un genitore che già lavora per la ditta. Speriamo che ci sia almeno una fabbrica che dia la possibilità di un lavoro estivo e che diverse aziende facciano esplicita richiesta d'assunzione dei diplomati del nostro istituto. Staremo a vedere e nel frattempo forse sarà il caso di studiare con impegno e con un pizzico di passione. Non credete? Prof. Olivo Carbonari. BANCO PROVA MOTO Il “Divini” si arricchisce di una nuova attrezzatura professionale Nel Dipartimento di Meccanica è stato collaudato ed e’ entrato in funzione un nuovo “banco prova potenza per moto” che rileva una serie di parametri “alla ruota”, quali: potenza e coppia nei motocicli ed anche nelle moto di grossa cilindrata. Tale tipologia di banchi è presente solamente nelle officine specializzate e funziona tramite sofisticati software di acquisizione dati che ne fanno una valida esperienza didattica. Il banco è di tipo inerziale e l’esecuzione della prova è semplice e breve; lo scooter o moto viene fissata da personale responsabile ai supporti, tramite apposite cinture; si esegue un’accelerata ed il rullo del banco, collegato ad un sensore ed al software, rileva i valori di potenza, coppia e perdite nella trasmissione, traducendoli in curve con molteplici possibilità di elaborazione e stampa. L’obiettivo del Dipartimento di Meccanica, già impegnato nel settore “Autronica-elettronica dell’auto” con corsi per alunni e personale esterno, è quello di realizzare un “reparto prove” in cui collocare anche le attrezzature già presenti come l’analizzatore di fumi e il diagnostico per auto fornendo agli alunni ed a privati una più ricca formazione ed una informazione generale più completa ed attuale. Tobaldi – Sparvoli 3 CONCORSO “AMICO ATLETICO” “Il mio amico molto arrabbiato” Qualsiasi azione eseguita spesso e con le stesse modalità, finisce per far parte della nostra memoria, come automatismo e abitudine consolidata. Più persone che, a loro volta, hanno abitudini comuni, unendosi, danno origine a situazioni, contesti ed eventi con gli stessi scopi. Il meccanismo di apprendimento è lo stesso e riguarda sia le abitudini positive che quelle negative, e l’unico selettore che ha serve soltanto per orientare il primo passo. A questo principio non fa eccezione lo sport. Nelle scorse settimane, i primi incontri di rugby del “Torneo delle sei Nazioni”, hanno dato risultati che, per la prima volta, hanno fatto prevalere la nostra nazionale in due incontri consecutivi. A ragione, i media sportivi hanno sottolineato questo risultato e confesso la mia doppia soddisfazione: la prima è scontata, la seconda si fonda sulla speranza che,con gli obiettivi puntati su questo sport, si riesca a cogliere i comportamenti su cui si fonda. In campo, impegno ed agonismo al massimo livello, ma anche rispetto dell’avversario in pari misura e l’applauso con il quale chi ha vinto accompagna l’altra squadra negli spogliatoi ne è il primo segnale.Il secondo segnale è dato dal giocare il cosiddetto “terzo tempo” , che vede le due compagini incontrarsi di nuovo , dopo la doccia, per mangiare o bere insieme, quasi a suggellare che dopo la battaglia c’è sempre la tregua, che non può esistere guerra senza pace finale. Tutto questo, beninteso, è consuetudine, ad ogni livello e latitudine si giochi. Nel rugby non si può parlare di abitudini senza citare gli All blacks (le mitiche maglie nere con il ramo di felce), la nazionale della Nuova Zelanda, che all’inizio di ogni competizione esegue una danza Maori. Se questo rito tribale unisce ancora i guerrieri di oggi con le tribù aborigene di un tempo, merita ricordare che quelle genti , nel loro linguaggio, non avevano l’equivalente della parola nemico e quando le dispute arrivavano ad essere cruente, questo veniva chiamato”il mio amico molto arrabbiato”. Negli ultimi 25 anni circa, i tornei interni e le competizioni tra classi, nel nostro istituto hanno cambiato formula e modalità di svolgimento varie volte, ma una cosa è rimasta la stessa: qualsiasi incontro di finale o di qualificazione venga disputato, ha come arbitri gli stessi ragazzi. Forse il criterio è banale o scontato, ma certamente non lo sono stati i risultati ottenuti con questa “abitudine”, abitudine grazie alla quale la conflittualità non è potuta attecchire, lasciando invece spazio ad un’atmosfera che sa di gioco e divertimento. Ad ogni modo, questa formula vincente non è scaturita dal nulla, ma è stata la conseguenza di accese discussioni tra alunni ed alunni, tra alunni ed insegnanti, questi ultimi accusati, neanche tanto velatamente, di “fischiare” per le proprie classi e di non essere sempre all’altezza, prospettando, come unica soluzione,di avvalersi dell’apporto di arbitri esterni alla scuola. A quel punto, strano a dirsi,gli insegnanti hanno avuto l’intuizione di ribaltare la situazione:”Arbitrerà chi si è sentito al di sopra dell’arbitro, in modo da sperimentare l’altra faccia della medaglia” (questa la versione ufficiale, ma tra noi si diceva “così imparano”). All’inizio questo è stato accettato, fortunatamente, come una sfida…… oggi la sfida continua ancora, ma con la comune consapevolezza che, per quanto in campo si incrocino sguardi molto arrabbiati, l’immagine riflessa è sempre e soltanto quella di un amico. Franco Pennesi Egregi studenti Scriviamo questa lettera aperta, sperando vogliate accoglierci nel vostro giornalino scolastico…Grazie! Crediamo che questa scuola (tutte le scuole) debba essere più al passo con i tempi. I giovani vivono una dinamicità diversa da quella degli anni ‘60/’70: essi vogliono essere, come si suol dire, “interfacciati”. Interfacciati con Internet, con il mondo del lavoro, con la musica e con quello che riesce a motivarli. Il docente non può più dare solo il programma, ma deve dare formazione, deve interessare, deve interfacciarsi anch’esso con il mondo dei giovani del terzo millennio e deve farlo con il loro metodo, usando il loro linguaggio. Noi docenti siamo tutti diversi, perché siamo lo spaccato della società e la diversità è la base dell’evoluzione. Oggi la scuola dovrebbe essere aperta, europea, proiettata all’esterno, quindi stagista, integrata con il mondo produttivo. Dovrebbe essere autonoma e dovrebbe finanziarsi, progettare, investire, andare in Europa, ospitare gli europei, quegli europei con i quali domani ci si dovrà confrontare nel mondo del lavoro. Ci piacerebbe, allora, sviluppare questo progetto: 1. Realizzare un filmino con i mezzi delle tecnologie. 2. Individuare una struttura (una grande casa in campagna). 3. Chiedere un F.S.E. (Fondo Sociale Europeo al 75%, a fondo perduto, per sistemare la struttura). 4. Costruire una piscina. 5. 6. Ospitare nella struttura le scuole di tutta Europa. Ottenere, in cambio di questa ospitalità, altrettanta ospitalità, in estate. 7. Organizzare nei periodi dal 1 settembre al 15 settembre e dal 20 maggio al 20 giugno visite scolastiche lunghe nelle strutture decentrate. 8. Organizzare le attività per i giovani in detta struttura. 9. Realizzare progetti (da parte dei docenti) in tal senso. Una scuola quindi più all’avanguardia è una scuola più motivata e perciò riformata a tutti gli effetti. Carlo Corneli Raffaella Zambuto Guido Latini 4 I GIOVANI INCONTRANO LA SHOAH “E QUESTO È STATO….” La parola può ancora emozionare Sul lavoro realizzato in occasione del Giorno della Memoria è già stato detto molto: era stato annunciato nel precedente numero del giornalino, si sa che ha partecipato al concorso nazionale “I giovani incontrano la shoah” ed è stato selezionato a livello regionale, (aggiungo a questo, che ultimamente è stata inviata dal Ministero alla scuola una lettera di ringraziamento davvero piacevole che pubblichiamo), tutti gli studenti dell’ITIS hanno avuto modo di vederlo realizzato in teatro nei giorni 6 e 7 febbraio. Non voglio quindi ripetere perché è stato progettato o con quali finalità, ma voglio raccontare quanto mi ha emozionato tutto questo lavoro. Quando siamo partiti non sapevo bene quali mezzi avevo a disposizione per realizzare qualcosa, non conoscevo i ragazzi con cui mi accingevo a lavorare... confesso che a volte ho dubitato del risultato. Fino alla realizzazione del video che è stato inviato al concorso, tutto è stato fatto in fretta, prove, realizzazione delle scenografie, riprese, montaggi, invio del materiale; il tutto accompagnato da prassi burocratiche che per me sono sempre difficili da “digerire”. Poi la tensione si è un po’ allentata, c’è stata l’euforia della “vittoria”, l’attesa di sapere se saremmo andati a Roma o no, (sono state necessarie telefonate ed e-mail per ottenere una risposta) un po’ di delusione alla fine, anche se ambire ad essere i primi in Italia forse era troppo! Alla fine siamo arrivati al vero scopo di questo grosso lavoro : la rappresentazione teatrale. Solo allora, quando le luci si sono spente in sala, il video di fondo è partito e i ragazzi che avevano avuto tanta paura di non farcela, che si vergognavano dei compagni che erano seduti in sala, hanno iniziato a narrare, solo allora ho capito che ce l’avevamo fatta : gli studenti in sala stavano in silenzio e l’emozione si poteva percepire fortissima. Nei quattro spettacoli che sono stati rappresentati (due al giorno) i ragazzi hanno tenuto un buon ritmo, migliorandolo anzi di volta in volta, si sono sciolti sempre di più, hanno saputo creare il “gruppo” per cui sono stati in grado di coprire piccoli errori, di nascondere momenti di panico, che inevitabilmente si verificano sulla scena, specie in chi non è un professionista dello spettacolo. La realizzazione della canzone finale, suonata e cantata dal vivo, ha visto la partecipazione di tutti e ha creato un’atmosfera coinvolgente e travolgente. Io ho provato una forte emozione, mi sono commossa ogni volta, ho seguito le parole, che avevo tratto da testimoni sconosciuti e importanti autori che hanno vissuto la shoah, come se le sentissi per la prima volta e mi sono lasciata travolgere. Spero che questo sia successo anche ad altri spettatori. Daniela Cipolletta In alto da sinistra: Luigi De Luca, Andrea Aringoli, Matteo Pagliari, Ciro Hosseini, Francesco Mira, Luca Clemente, Giordano Forconi, Luca Antonini In piedi da sinistra: Daniela Cipolletta, Alessio Casarola, Sanaa Abida, Eleonora Conti, Gloria Chiodi, Melissa Vitali, Eleonora Pasquale, Aurora Iljazi, Sara Mazzarantani, Stefano Ergo, Fatima Zahir, Maria Cristina Perticarari. Alla tastiera: Lorenzo Palmucci Seduti: David Dignani e Francesco Guardati. Testi di: Daniela Cipolletta. Sceneggiatura: Daniela Cipolletta, Maria Cristina Perticarari. Addetto stampa: Donella Bellabarba Tecnico audio e video: Aldo Luciani. Operatori video: Aldo Luciani e Nicola Baroni Foto: Gianpaolo Palmucci 5 LA MIA SCUOLA PER LA PACE L’ART. 11 della Costituzione italiana ci chiede di rifiutare la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e, contemporaneamente di spenderci in difesa della pace, promuovendo e favorendo le organizzazioni internazionali che perseguono questo ideale. ed ESPERIENZE DI SOLIDARIETA’, alcuni studenti hanno L’ONU SIAMO NOI Noi non siamo solo cittadini di uno Stato, ma anche cittadini svolto anche un a ricerca su Martin L. King, M K. Gandhi e sull’ultimo premio Nobel assegnato nel europei e cittadini del mondo: parte della 2006 all’economista Yunus al quale è famiglia umana che oggi si ritrova per i andato il merito di aver istituito la Gracrescenti processi di globalizzazione, a meen Bank,il microcredito e la Banca econdividere lo stesso destino. L’ONU è la tica. Tra le altre attività di questo progetprincipale istituzione dove, attraverso i to sono da segnalare gli incontri con lo governi,s’incontrano i popoli di tutto il psicoterapeuta sul bullismo e la violenza mondo. E’ la casa comune del genere udi gruppo . A conclusione di questo lamano, l’ONU , come la terra, è l’unica voro, il “Manifesto 2000 “ creato da sei che abbiamo. Sapere che è debole e inquipremi Nobel per la pace,in occasione nata non ci consente di buttarla via. Anzi della celebrazione del 50° anniversario ci deve spingere a lavorare intensamente della dichiarazione universale dei diritti affinché possa aiutarci a costruire un mondo più giusto, pacifico e democratico per tutti. umani, è stato tradotto dagli studenti Harrunaj Evisa, Kumar KuQuest’anno due classi del biennio : la 2^ B e la 2^ F, coordi- nal, e Vasquez Nabeth della 2^ F nella loro lingua :albanese,indi e nate dalla prof.ssa Loredana Marinelli, hanno aderito alla rea- spagnolo. La classe 2° B ha inoltre. realizzato un calendario con lizzazione di un progetto nazionale,attraverso la ricerca e lo la guida dalla professoressa Donella Bellabarba, in cui si è inteso studio della storia e dei problemi di circa 20 Stati tra i quasi confrontare i principi fondamentali della Costituzione Italiana con duecento che aderiscono all’ONU e delle proposte di rifor- la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani con un risultato sima di questo organismo. Il progetto è iniziato il 4 ottobre curamente simpatico ed originale ! 2006 con un incontro condotto da esperti sui temi : UNESCO Loredana Marinelli THE BRIGHTER THE STAR, THE HARDER AND FASTER HIS/HER FALL I was reading the Sunday Independent some days ago, when I ran into a long article about the price of fame that many celebs have to pay. That seems to be the case of Kate Moss, Britney Spears and Robbie Williams-Britain’s most bankable pop star- whose success has bought the key to self-destruction. As to the last one he left his luxury Hollywood home to seek treatment for an addiction to prescription drugs. Namely, Robbie fills his body with a daily diet of 30 double espressos, 20 energy drinks and 60 cigarettes, and a fistful of anti-depressants and sleeping pills. We generally have a divergent idea of successful people , probably because we connect success to happiness, wealth, power, self-determination and, last but not least, health. It seems to us as if they have succeeded in defeating all our daily troubles and sorrows and they have flown up to the Olympus to be awarded the prize of an everlasting, gilded youth. But when you face up to reality the other side of the coin turns up: contradictions, vulnerability, a boldness that turns into insecurity and instead of flying high they are sinking deeper! They have wasted a great opportunity, the dream hasn’t come true and we probably feel disappointed and a bit angry with them. The positive side of the whole matter lies in the twists and turns of their frailties as human beings, at last they are real and down-to-earth , just like us. The decline is sad, but very often in this world, especially in the crazy world of rock and roll, you need to fall down before you can get back up. Antonella Pallucchini FANCY GOING TO THE THEATRE! Next April some students of the fourth year are watching a musical organized by The Palchetto Stage in Rimini. The musical “My Fair Lady”is based on “Pygmalion” by G. B. Shaw and the implicit message is that we can fall in love with any man or woman only because he/she could reflect our ideal lover. The story is about a typical and arrogant professor of Phonetics who bets that he can turn a pretty flowergirl into a lady, simply by teaching her proper English. Comical parts alternate with others rich of deep meaning which mark the difficult path Eliza –the flowergirl – has to overcome to become a lady. We mustn’t forget that going to the theatre is an opportunity to become aware of a different form of acting especially when it interacts with music. The musical factor is determinant to make certain parts easily memorable especially when the play is acted in a foreign language .Furthermore the students will be able to understand how English can work in a context different from everyday language or from the field of specialization they are attending and…. .come to think of the great chance they have to socialize. Enjoy yourselves! Antonella Peghetti 6 La comunicazione cambiata , nel regno dei telefonini – spunti di riflessione Nel 90% delle famiglie c’è almeno un utilizzatore di telefonino e nel 69% più di uno. La spesa annuale della famiglia italiana per i servizi di telefonia è in media di quasi 1.000 euro (60% per il mobile). Dal rapporto “e-family 2007” realizzato da Confindustria (http://www.confindustria.it/) emerge, che tra le tecnologie solo la telefonia mobile è riuscita a conquistare completamente il mercato “domestico”: un fenomeno che ci pone ai vertici nelle graduatorie internazionali. La comunicazione è cambiata. L’espressione “dalla selce al silicio”, sintetizza lo sviluppo dei supporti utilizzati nella diffusione delle informazioni. Dai segni incisi sulla pietra si è passati alla loro trasmissione tramite l'incorporeità del messaggio digitale, attraverso i chips, di pc e di terminali mobili (telefonini). Siamo nell'era del web o dell'informazione, sempre connessi e immersi in una mega teleconferenza interattiva resa possibile dalle sottoreti di trasmissione dell’informazione. A questo spazio globale d'interazione corrisponde purtroppo il sorgere di fronti di avversione, vecchi potentati e nuovi analfabeti, che vedono nell'amplificarsi delle possibilità delle circolazione delle idee e della conoscenza una minaccia alla conservazione dello status quo. Questa disputa è nata in seno alla scuola, già nell’antica Grecia nei primi licei e accademie fondate rispettivamente da Socrate e Platone, i nostri predecessori hanno dibattuto animosamente sull’opportunità di utilizzare la scrittura, vista come tecnologia capace di conservare nel tempo la conoscenza. Lo stesso tipo di controversia si è riproposta successivamente con le nuove invenzioni a partire dal libro stampato. E' ovvio che i mutamenti appena descritti condizionano gli aspetti pubblici e privati del nostro vivere, a maggior ragione in un prossimo futuro influenzeranno la vita dei nostri giovani studenti. Come docente, penso che l’attività di insegnamento non si debba e- saurire a riempire uno zaino, un bagaglio di nozioni più o meno utili al nostro alunno. Un buon insegnante, secondo me, oltre che ad accendere un fuoco, la passione per la disciplina, deve preoccuparsi della formazione culturale dello studente. L’alunno va visto come potenziale cittadino e va preparato a vivere in una società complessa in rapida evoluzione. A passo di gambero, tra riforma e controriforma della scuola, tra guerre calde e populismo mediatico, l’idea dominante di proibire l’uso dei telefonini a scuola tramite circolare, mi sembra pessima. Toglie al docente un occasione fondamentale per insegnare agli alunni l’uso responsabile di questi nuovi strumenti. La proibizione non risolve mai il problema educativo che invece ha bisogno di dialogo e interazione tra i soggetti. E’ solo con la discussione e il confronto che si possono sviluppare negli studenti comportamenti responsabili. “Tu non puoi controllare come e quando e se i ragazzi useranno il cellulare e in che modo, ma puoi controllare quello che insegnerai loro, essenzialmente valori e l’etica che sottendono l’uso di qualsiasi strumento di comunicazione” (trascritto da EduPodCast http://www.garamond.it/ - 15/2/07) Tutti gli alunni delle scuole superiori, sono a questo punto muniti di telefonini, visti i recenti fatti di cronaca relativi al cattivo uso degli stessi in classe, è assolutamente necessario proporre impieghi alternativi. Il vituperato “cellulare” tecnicamente chiamato “terminale mobile” meglio e più di un computer si presta per sostenere e rendere più facile l’attività di apprendimento dello studente: la tecnologia della formazione allo stato nascente si chiama "mobile-learning". (continua nel prossimo numero) Mariano Maponi INTERVISTA AD UN CAMPIONE Ecco una delle perle nascoste dell’ITIS, Danny Sargoni 4°F, laureatosi campione Italiano ed Europeo di “PATTINAGGIO CORSA” e classificatosi quarto ai campionati mondiali 2006 in Corea, nonché nominato “POLLENTINO D’ORO 2006” dalla sua città, Pollenza, per i suoi meriti sportivi, riconosciuti anche dai consensi ricevuti dal sondaggio del Resto del Carlino. Questo ragazzo è in grado di conciliare la sua vita con lo sport, praticato ad alti livelli. D: “Danny, da quanti anni pratichi il Pattinaggio?” R: “Lo pratico da tredici anni.” D: ”Come ci si sente ad essere un campione?” R: ”Non mi sento un campione.” D: “Riconosco la tua modestia. Come ti concentri prima di ogni gara?” R: ”Ascolto musica e giro attorno alla pista?” D: ”Quante volte ti alleni alla settimana?” R: ”Mi alleno sei sette volte alla settimana per buona parte del pomeriggio.” D: ”Come riesci a conciliare sport, amici e studio?” R: ”E’ difficile ma si tira avanti: occorre saper organizzarsi.” D: ”Secondo te, perché gli italiani apprezzano poco questo sport, anche se vincente?” R: ”Non ci sono grossi interessi economici e per questo è poco conosciuto.” LORENZO PALMUCCI 3°G 7 LA PAGINA DEGLI STUDENTI Il commissario De Luca dal romanzo “L’estate torbida” di Carlo Lucarelli svolgimento della sua indagine. Il suo modo di esprimersi, il suo Nel romanzo di Carlo Lucarelli “L’estate torbida” il commissamodo di comportarsi, le sue parole, i suoi gesti dimostrano che rio De Luca, chiamato ufficiosamente a indagare il commissario De Luca si sente disorientato in questa società, sull’assassinio di un’intera famiglia, è un personaggio onesto e incapace di affrontarla. Il commissario De Luca è il protagonista laico in un mondo di corruzione e di ideologie, in cui riesce fadi un romanzo che ha molti elementi del giallo classico, a enigticosamente ad ambientarsi. Il commissario De Luca è fedele al ma, come il delitto già avvenuto e l’abilità suo mestiere, ama il suo lavoro e stupisce per la dell’ispettore nell’arrivare al colpevole sua determinazione, per la sua abilità di esaminare conducendo l’indagine attraverso un metodo attentamente gli indizi da cui parte per ricostruire scientifico. Il romanzo presenta anche diversi egli eventi accaduti, per la sua intelligenza e per il lementi del giallo d’azione, ad esempio i suo coraggio. Dal romanzo, si comprende anche personaggi che si esprimono in modo realistico che il commissario De Luca ha paura del mondo e il detective, in questo caso il commissario De che lo circonda, vuole fuggire e tenta Luca, inserito in una società violenta, manifesta disperatamente la fuga, cerca di allontanarsi da un atteggiamento cinico e pessimista da un lato, quel mondo in cui gli onesti sono considerati degli sentimentale e malinconico dall’altro. Il sciocchi. La sua paura, le sue incertezze, il suo commissario De Luca, come tutti i detective nei atteggiamento sono descritti molto attentamente gialli d’azione, è un professionista che pur nel libro, la sua umanità sofferente è descritta disincantato ha un profondo bisogno di verità e attraverso il dialogo con altri personaggi, come la di giustizia. Tedeschina, che entra in intimità con il commissario De Luca, durante lo Luca Basili 2°B EUGENIO SCALFARI Gli elementi fondativi dell’Occidente ed i principi laici Egli rintraccia la storia dell’Occidente europeo a partire Nel 2004, un dibattito sviluppatosi sulle pagine del dal “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che quotidiano “la Repubblica” ha portato alla è di Dio, attraverso la guerra delle investiture, il pubblicazione del volume “Dibattito sul laicismo”. contrasto tra Impero e Papato fino alla nascita Tutto ha avuto inizio con un articolo del suo dell’Umanesimo, della libera scienza, della Riforma, fondatore Eugenio Scalari. Secondo il giornalista delle monarchie nazionali, del diritto civile, toccando il essere laico significa: avere il senso delle proprie culmine con l’epoca dei Lumi dell’egemonia della responsabilità ed i principi di libertà, eguaglianza e ragione e della tolleranza, della dichiarazione dei diritti fraternità come punti cardinali di orientamento. I dell’uomo e del cittadino e della guerra d’indipendenza laici “per definizione non hanno né papi né americana. La dialettica tra Stato Cristianesimo ed imperatori né re. Hanno, come signore di se stessi, individuo, secondo Scalfari, “ha prodotto il pensiero, la la propria coscienza” Sostiene che il laico vuole cultura e le istituzioni liberali e democratiche” cioè gli elel’affermazione del bene contro i mali, quei mali che impediscono menti fondativi dell’Occidente euro-americano. di fare emergere la propria coscienza, i propri diritti e i propri doveri. L’indifferenza non è propria del laico, perché egli soffre Francesco Domizi 2°B con il debole, con il povero, con l’escluso e, dice Scalfari “ qui sta il suo cristianesimo e il suo socialismo”. 8 Giugno 1940: nascita di un mito Microcredito: i poveri ringraziano Yunus Yunus ha aiutato la maggior parte della popolazione del terzo mondo. Quest’anno ha ricevuto il premio Nobel per la pace. strutture del paese non davano economicamente abbastanza 8 Giugno 1940. Siamo a Chittagong, nel aiuto. A questo punto Yunus decise di intervenire e di mettersi al Bangladesh. È nato da poco Muahamservizio della lotta alla povertà inventando così uno strumento mad Yunus. Questo bambino diventerà che permette alle persone povere di accedere a servizi finanziari: il più grande economista di tutti i tempi. il MICROCREDITO. L’unica banca al mondo che ha incominSarà famoso per aver aiutato economiciato ad attuare questo strumento è la Greemen Bank nata nel camente i poveri a livello mondiale. La 1976 e fondata dallo stesso Muahammad Yunus. Questo tipo di sua carriera è incominciata nel 1969 banca è al servizio di quelle persone che sarebbero costrette a riquando ricevette la Laurea in economia volgersi al mercato nero del credito, per cadere poi nel profondo e quindi il PhD in economia presso pozzo tenebroso dell’usura. Queste banche hanno migliorato le l’università di Nashville. Nel 1974, condizioni di vita dei beneficiari e inoltre c’è stato un alto tasso sempre nel Bangladesh, ci fu una violenta inondazione che di restituzione dei prestiti erogati, nonostante si basassero sulla causò l’impoverimento del 40% della popolazione. Yunus defiducia. Tutto questo grazie al grande Muahammad Yunus che cise allora di analizzare l’economia di un villaggio colpito ha vinto 16 premi tra cui il premio Nobel per la pace. Lui sì…è dall’inondazione. Scoprì presto che la povertà non era dovuta un vero EROE Daniele Branchesi 2°B all’ignoranza o alla pigrizia delle persone, ma al fatto che le 8 QUESTIONE “DICO": SÌ O NO? Argomento scottante discusso in piazza e in parlamento In questi giorni si sente molto parlare della questione dei DICO. Essa nel governo sta provocando una crisi come quella del rifinanziamento della missione in Afghanistan, la quale ha provocato molta discordia e che nel Senato ha portato alla mancata approvazione visto che non c’era la maggioranza sul “sì”; anche con i DICO si rischia la stessa cosa e questa volta se le cose andranno male per il premier non ci sarà un’altra chance. Ma cosa sono questi DICO? E perché seminano tanta discordia? La parola è l’acronimo di “diritti delle coppie di fatto”, esse in pratica sono due persone (anche dello stesso sesso) che sono congiunte da un legame affettivo ed abitano insieme sotto lo stesso tetto, se la legge sarà approvata queste coppie avranno pari diritti e doveri di una coppia sposata. Come è facile intuire alcune fazioni soprattutto legate alla chiesa non sono d’accordo con questa legge, inoltre ci sono altri onorevoli che sono contrari e con una maggioranza così risicata è molto sottile la linea che separa l’approvazione dalla bocciatura. Al di là di questo i DICO sono una questione etica: come possiamo noi cattolici approvare “l’unione” di una coppia non sposata e magari omosessuale? Io personalmente non l’avrei nemmeno pensata questa legge, da molto tempo lo stato non tutela i diritti di queste coppie e non vedo perché se alcuni paesi lo fanno lo dobbiamo fare anche noi, del resto siamo andati avanti senza fino al giorno d’oggi senza particolari problemi perché dovremmo lasciare la strada vecchia per quella nuova? Va precisato inoltre che la mancata approvazione di questa legge non fa del nostro uno stato discriminante, anzi fa di noi (perché lo stato siamo noi!) una nazione legata alla sua cultura cristiana ed alle radici costituzionali nella quale non sono contemplati questi diritti e doveri, ma è contemplata la democrazia ed il libero pensiero che, secondo me, con questa legge viene un po’ a mancare. Andrea Palmili 4°A DI.CO.: “DIritti dei COnviventi”, e i DOveri? Proposta di civiltà o in contrasto con la famiglia? In questi giorni, avete senz’altro avuto modo di rendervi conto della pericolosità e dell’inutilità della proposta di legge sui diritti delle persone stabilmente conviventi (abbreviata in DI.CO.). In sostanza: vi siete sposati? Beh, avete sbagliato! Potevate contare sugli stessi effetti risparmiando perfino i soldi del pranzo di nozze! Perché quella del governo, in realtà, è stata una proposta di mettere alla pari la Famiglia ed una “quasi famiglia”. Io non ho niente in contrario alla convivenza (anche se penso comunque che sia un gesto immaturo, e che non porti ai risultati “sperati”); ritengo piuttosto che due persone che convivono non possono pretendere dalla collettività una serie di vantaggi e dirit- ti, equiparati a quelli della famiglia, senza stringere alcun patto con la società, né assumersi alcun corrispondente dovere, neppure nei confronti del convivente. Anziché aiutare e supportare con tutte le armi la famiglia facciamo una legge che le va esattamente contro? Tutta questa fretta di mettere nell’ordine del giorno della discussione la regolamentazione delle convivenze ha l’evidente fine di introdurre nel nostro ordinamento il riconoscimento esplicito delle convivenze, anche omosessuali, e di conseguenza l’attribuzione di una funzione ed un valore sociale che invece non hanno e non possono avere. Dove andrà a finire l’immagine della famiglia? E io che ancora sono rimasto alla classica immagine del bimbo in braccio ai suoi genitori, quelli con la fede al dito… Paolo Borroni 4°A Inno al sesso Una breve premessa all'articolo mi sembra doverosa visto il tema trattato e il modo in cui è trattato, il mio è solo un tentativo, un modo di giocare sull'argomento, senza però tralasciare la parte riflessiva, che ritengo importante. Il sesso è un argomento piccante e a volte scottante, che brucia sulle bocche sbagliate, ma nello stesso tempo non si pensa mai al sesso senza pensare alla dolcezza e alla grazia di un gesto come questo che racchiude ogni estremo, in due estremi ed il tutto lo eleva al piacere. Ah. .. Il sesso è un toccasana, per i giovani, per i vecchi, per i professori, per tutti. Analizziamo solo la parte bella di questo mondo, tralasciando le mille sfaccettature negative che aimè si trovano dappertutto oggigiorno. Isolate la vostra idea di sesso, pensate alla quiete assoluta, abbandonate i pregiudizi, mettete per un attimo da parte persino il pudore. Eccovi pronti per un inno al sesso. Inno al sesso e ad ogni suo colore. Sesso come speranza, in un mondo migliore. Inno al sesso e ad ogni piacere che in esso germoglia. Una gio- stra di emozioni, che fa girar la testa e gli ormoni. Beato chi l’ha inventato e chi da esso è stato partorito, nel Sesso c'è spazio per tutti e si è sempre protagonisti, nel sesso non si vince e non si perde perchè l'importante è partecipare. Non parlo di amore, ma di sesso, sono come due spade e per quanto siano diverse e rasenti con l'amore è più facile farsi male, mentre col sesso ci si può solo divertire. Ed allora non frenate i desideri, lasciate libera la fantasia, che vada a rovistare nei cunicoli più oscuri dei vostri sensi. L'orgasmo tanto inseguito sarà raggiunto, il cuore spaccato ed il paradiso sembrerà più vicino. Chi pensa che l'orgasmo venga dall'inferno non conosce la droga ed i vizi ad essa aggrappati. Due corpi avvinghiati in un lungo abbraccio, e i piedi che sembrano topi fra le lenzuola,un calore strano che solo questo momento può generare, lo strofinio dei corpi, un rumore così soave... ... E poi gli sguardi che bruciano e ghiacciano, sono loro il vero orgasmo. Le mani tra i capelli e dappertutto, nel sesso ogni colore è acceso, ad ogni bacio si muore e la vita sembra quasi perfetta. Questo è il mio inno. Francesco Guardati 5°C 9 Un po’ diverso Allora, prima di iniziare, voglio fare una premessa all’articolo che penso si possa definire anch’esso un po’ diverso, non voglio fare moralismi, ne tanto meno convincere nessuno, solo far pensare a come si possa essere in armonia con questo mondo che sembra scomodo ma non lo è. Bene detto questo e perciò detto tutto, voglio parlarvi di qualcuno, uno qualsiasi o uno a caso, decidete voi, è un tipo strano e si definisce un po’ diverso. Vive qui come noi ma non proprio qui dove viviamo noi, diciamo nel più vasto mondo dove vivono tutti, gli è sempre piaciuto dire che veniva da sua madre e non da altri posti in particolare, non ha mai avuto paura di niente, ma si è sempre fatto problemi per tutto. Ha sempre rispettato solo le sue leggi e ciò che pensava, per fortuna quasi sempre coincidevano con quelle del mondo in cui viveva, ed è stato in grado di crescere senza troppi problemi. Proprio perché era uno come tanti ma si sentiva un po’ diverso si poneva le stesse problematiche che avevano tutti, ma trovava soluzioni diverse e alquanto bizzarre. Questo gli riusciva quasi sempre, ed il trucco era semplice, gli bastava fare sempre il contrario di quello che facevano gli altri, ci pensava sopra un po’, poi ne usciva con mattate sempre nuove ma che al contempo, riuscivano lui per primo, ad emozionare. Non era mai solo aveva sempre amici fidati al suo fianco e sapeva che senza di loro sarebbe stato davvero uno come tanti o uno a caso. Con il tempo, insieme crescevano e cominciavano sempre più a convincersi di quello che facevano. Ogni volta che si prendeva una botta si diventava più forti e convinti. Ma soprattutto, lui e i suoi compagni erano bravi a cogliere ciò che di buono si poteva trovare in ogni persona che incontravano, dicevano sempre che anche da uno, duro come un sasso si può imparare, la durezza del sasso e la fragilità del vetro. Non avevano poi tutti i torti anche perché spesso incontravano persone dure come sassi e impazienti nell’ascoltare, ed ogni volta cercavano di far ragionare ma ottenevano pochi risultati, amavano anche scrivere anche se spesso venivano fraintesi. Non gli importava di quello che pensavano gli altri di loro, ma gli importava di ciò che pensavano loro degli altri, volevano a tutti i costi ridurre le distanze con i loro coetanei, ma essi proprio non capivano il loro progetto. La forza che li spingeva era la convinzione nei propri ideali, ed il coraggio gli veniva dalle esperienze che con il tempo aumentavano crescendo così a loro volta la voglia di vivere e la felicità. Saranno ragazzi come tanti, un po’ diversi, ma basterebbe trovare il coraggio di ascoltare per diventare tutti dei ragazzi un po’ diversi!!! Ascoltare e far nostra ogni idea, rimodellarla e rimetterla in circolo. Sono le idee che fanno girare il mondo e se sono sempre le stesse dopo un po’ anche il mondo si stanca di girare. Francesco Guardati 5°C Vivi per Essere, non per Avere… Quanti di noi credono di vivere pienamente la loro vita? Siamo davvero sicuri di sfruttare tutte le nostre possibilità, di non tralasciare particolari, che in futuro, verranno rimpianti? Io credo che ci stiamo avvicinando ad un mondo dove tutto è superfluo, dove ogni cosa viene rimandata, dove le cose più importanti perdono significato e dove sono gli altri a doverti dire cosa devi fare. Spesso molti ragazzi che attraversano la fase adolescenziale si trovano in difficoltà nel trovare il proprio essere; non tutti sono capaci di scegliere come vivere, per alcuni c’è bisogno di un amico, un conoscente o un genitore che gli dica cosa deve fare e soprattutto come deve comportarsi in determinate situazioni. Si attraversa un periodo dove manchiamo totalmente della sicurezza in noi stessi, e siamo costretti a cercare questa sicurezza in altre persone. Nel cercare, però, la nostra sicurezza negli “altri” finiamo per diventare come gli “altri”, e non come “noi”. Questo comporta, col passare del tempo, una totale perdita di carattere che ci conduce sempre di più a seguire gli altri, vestirsi come gli altri, dire quello che dicono gli altri e, cosa peggiore, pensare come loro. Si vengono così a creare dei complessi tipo: se non vesto come lui, non mi guardano; se non dico quello che dice lui, non mi ascoltano e via via, così facendo, si finisce per diventare pecore che seguono il gregge, e danno retta solo a quello che dice il pastore. La conclusione è che facendo così, decidono gli altri come dobbiamo vivere, e seguiremo sempre di più gli averi invece che il nostro essere. Io dico di no, non ho bisogno di nessuno che mi dica come mi devo vestire, quello che devo dire; io ho il mio stile da far vedere, la mia voce da far sentire, ecco perché ho imparato ad accettare consigli e prendere spunto da tutto quello che mi piace delle persone, trarne gli insegnamenti che servono a vivere bene la mia vita in sintonia con loro che mi stanno attorno. Ho imparato a non guardare l’esteriore delle persone, ma il loro lato interiore che dice molto di più di quello che si può esprimere con semplici parole. Non è giusto giudicare le persone per come si vestono o per come appaiono. La mia idea, quindi è quella di dare un significato a tutto quello che facciamo, di non rimandare nulla, fare tutto ciò che sentiamo di fare, vivere secondo per secondo ogni nostra piccola emozione, ma soprattutto vivere per essere e non per avere! Distacchiamoci dai valori materiali e avviciniamoci ai sentimenti, alle emozioni che proviamo nel nostro essere, che comunque sia è unico nel suo genere. Ognuno di noi deve scegliere come vivere la sua vita, e renderla nel proprio modo un po’ speciale. David Dignani 5°C Pets: winter companions and summer burdens Most people take pets for company, in fact we tell “ there aren’t any better friends than animals “. People take pets for hunting, to watch a place, pets also are useful to help disabled people. Families take pets so that their children can play with them. But pets become a problem in summer because they can’t remain alone when people go on holiday and the solution that a lot of people find is to leave them in appropriate places, but I think these facilities are too expensive, besides in some of these places the staff treat pets badly. Pets abandonment is an old phenomenon, but recently it has become frequent and I think that it is due to the fact that some people haven’t enough money to pay for them and they also haven’t the right feeling and respect for them. How could things change? First of all city councils should build new cheaper facilities and secondly people should treat pets well. In our country there are some laws to protect animals but they aren’t severe enough. Finally I think that pets deserve respect because they look like us and the law must be more severe. Francesco Mira 4°G 10 SONDAGGIO SVOLTO DALLA CLASSE 3°G Noi ragazzi dell'ITIS DIVINI - ovvero: Percezione degli altri e dell'ambiente "L’indagine, che abbiamo effettuato e di cui diamo i risultati statistici è stata suggerita dalla curiosità di conoscere in quali modi gli studenti si rapportano agli altri e all’ambiente, in altre parole qual è il loro grado di “educazione“. E’ purtroppo problema diffuso, quotidianamente affrontato da più parti, in conseguenza di vicende che lasciano perplessi gli adulti, a quanto sembra incapaci di trasmettere valori e rispetto. Persone di indubbia autorevolezza suggeriscono agli enti preposti alla formazione dei giovani, in special modo alla scuola, di riappropriarsi con fermezza del proprio compito di guida verso obiettivi che travalichino il facile edonismo, l’opportunismo e il relativismo morale che oggi sembrano essere le uniche mete dei comportamenti giovanili. Il questionario non ha pretese scientifiche, è volutamente proposto in un linguaggio e con espressioni che vogliono avvicinarsi a quelli dei ragazzi, è finalizzato a conoscere la realtà dei nostri studenti perché si possano poi individuare strumenti per evitare comportamenti non condivisibili." VERO FALSO Molto Abbastanza Poco Molto Abbastanza Poco A scuola fondamentalmente non è studiare ma cavarsela. Lascio acceso il mio cellulare in classe e lo adopero se ne ho bisogno: il divieto è ridicolo, lo fanno tutti. Il compagno un po' introverso che non vuole scherzi può essere infastidito: non c'è niente di male, è un gioco. Parolacce, insulti, bestemmie appartengono al linguaggio dei giovani: nessuno, né genitori né educatori, ha il diritto di limitare la libertà di espressione di un altro Apro una porta, incontro un adulto, passo prima io: è giusto, io ho fretta lui no (chi cavolo gli pare di essere?) Il mio amico sta con una ragazza incontrata l'altra settimana in discoteca: ci voglio provare… è uno schianto. A casa e a scuola vogliono che io mi interessi di attualità e di politica; me ne frego: sono tutti marci. Pudore? Che è preistoria? Meglio filmare la mia ragazza mentre se la spassa con me e farne un MMS per gli amici. Ho preso un impegno:e allora? Se non ho voglia lo lascio o lo rimando: sono un ragazzo e devo vivere senza rotture. Lascio cartacce e mozziconi dove capita,anche in terra: ci sono bidelli per pulire,se no che stanno a fare? A scuola quando non né posso più vado a fumare una sigaretta: sono una noia mortale il prof e quello che dice. 14% 33% 13% 12% 20% 8% 25% 24% 18% 11% 12% 10% 8% 16% 18% 12% 22% 24% 4% 11% 12% 16% 21% 36% 8% 16% 13% 20% 21% 22% 14% 12% 15% 23% 10% 26% 17% 19% 15% 12% 23% 14% 8% 10% 11% 17% 21% 33% 3% 10% 7% 24% 31% 25% 9% 18% 11% 12% 23% 27% 15% 10% 8% 13% 20% 34% La presente rilevazione di dati è stata effettuata su un campione casuale di 300 alunni, estratto dalla popolazione studentesca dell’ITIS di San Severino Marche, costituito da unità statistiche scelte proporzionalmente alle varie fasce di età, risultando, quindi, rappresentativo dell’intera popolazione studentesca. Dall’analisi di tali dati si può evidenziare, anche se in maniera non prevalente, la tendenza degli alunni a sottovalutare il rispetto verso gli adulti, inteso come imposizione di regole da osservare,e,conseguentemente, limitativo della propria libertà decisionale, piuttosto che come un modello di riferimento da elaborare per crescere. Inoltre posiamo rilevare che i ragazzi tendano a evitare le difficoltà della vita scolastica e sociale cercando scorciatoie che consentano il raggiungimento di una meta con poco sforzo, evitando, quindi, di mettersi alla prova e affrontare la realtà con spirito di sacrificio nella convinzione che cavarsela è meglio che sudarsela. Ragazzi In Crisi….!!!! Succede ogni ogni fine settimana, sempre…ci ritroviamo a pranzo o a cena seduti davanti al televisore e sentiamo “Ragazzi morti in autostrada a causa dell’alta velocità.” La causa non è solo l’alta velocità, tutto ciò che ci circonda;alcol, droghe,musica,sonno e motori potenti, ma anche quell’incoscienza giovanile… che è giusto avere ma che ci alimenta il senso dell’immortalità…[…] Divertirsi non è solo ubriacarsi o drogarsi, ma è stare insieme ai tuoi amici e passare una serata divertente, anche in discoteca, ma senza esagerare, perché è esagerare che ci rovina la vita. (Clelia) Le categorie a rischio non esistono più: tutti possono rimediare qualsiasi tipo di droga, e in qualsiasi posto: non solo le discoteche possono essere considerate “le porte” al mercato degli stupefacenti, non più neanche i parchi […] ricordo che la maggior parte dei parlamentari attualmente in carica fa uso di coca, cannabis, hashisk e droghe di molti tipi. L’Italia rischia di essere un paese pieno di spacciatori e consumatori se gli stessi uomini che dovrebbero combatterle, ne fanno uso. ( Lorenzo ) Le discoteche sono un divertimento non l’ultimo luogo che vedi… anche perché nelle case delle vittime è rimasto il vuoto… il vuoto di un figlio che non ritornerà più per colpa di uno stupido sabato sera. (Leonardo) Non ritengo giusto che il sabato notte si vieti la guida ai giovani perché in questo modo neanche i prudenti che desiderano ad esempio andare a festeggiare qualcosa potrebbero muoversi. (Alessandro) …La cosa che ti stupisce di più è sentirsi dire: “ Ma tu cosa ne sai, se non l’hai mai provata…” detto da un ragazzo mentre si iniettava un miscuglio di droghe […]. Sognare, festeggiare, un sorriso, vivere il più piccolo sospiro, le emozioni che ognuno ha dentro di se; queste sono le cose più belle di questo dono, la vita, che qualcuno ci ha voluto dare. (Eleonora) Penso che nella droga si cerchi qualcosa che non si ha, lo stesso discorso vale per le bevande alcoliche. Questo significa che i drogati sono persone a cui manca forse l’amore di qualcuno, anche delle persone vicine o degli amici. (Sanaa) 11 57° Festival di Sanremo Quest’anno abbiamo assistito ad un Sanremo impegnativo e non con canzonette. La vittoria di Simone Cristicchi e della sua “Ti regalerò una rosa” e quella di Fabrizio Moro venerdì tra i Giovani con “Pensa” fanno passare agli annali questa edizione sotto il segno dell’impegno. Non è di poco conto che sia Cristicchi che Moro abbiano vinto entrambi anche il premio di Critica nelle rispettive categorie. Non era scontato che la storia di un malato mentale e un brano antimafia, ispirato ai giudici Falcone e Borsellino, fossero premiati dalle giurie popolari che negli anni scorsi hanno regalato verdetti sorprendenti. Cristicchi e Moro sono più o meno coetanei, due 30enni, entrambi romani, che conciliano canzone d’autore con la cultura hip hop. “Ti regalerò una rosa” Finalmente una canzone che induce a riflettere: in base a cosa definiamo una persona “matta” distinguendola da una “sana”? Simone compone questa canzone ad inconsueta intensità rap su una lettera scritta e mai inviata da Antonio,nato nel 54 e da 40 anni dentro un manicomio;il “matto” scrive a Margherita,la sua amata, una lettera in calligrafia da prima elementare. Lui la aspetta da vent’anni. Il racconto si chiude con il più disperato dei gesti mentre domanda alla sua amata “E ti stupisci che io provi ancora un’emozione? Sorprenditi perché Antonio sa volare”. Simone incorona la sua vittoria dedicando questo premio a tutti quelli come Antonio e alle loro famiglie. Ma chi è il “matto” per Cristicchi? “Non si può definire, Ci sono tomi di psichiatria, romanzi, spettacoli, che provano a definire questa figura. Per me il matto è una cosa che poteva incutere paura,soprattutto negli anni settanta. Ma dopo aver attraversato quel cancello la paura è svanita”, ha spiegato cos’ Cristicchi riferendosi al suo viaggio all’interno degli ex manicomi da cui è nato anche il libro e un documentario intitolato proprio “Oltre il cancello”,che ha inspirato “Ti regalerò una rosa”. Simone ci ha ricordato come la musica può raggiungere le più alte sfere della poesia, dell’amore, anche attraverso realtà dure e profonde che ci fanno sentire vivi e connessi con il cuore. Ci ha permesso con dolcezza e durezza di entrare nella mente e nell’animo del “matto” Antonio. Ci ha aiutato a capire quanto possa essere toccante e forte il sentimento di una persona con una malattia mentale, forse più grande di chi,ogni giorno, è connesso alla vita quotidiana “standard, normale”. Da questa lettera emerge che i matti dalla società sono trattati come spazzatura; il peggior nemico dei “matti” è l’indifferenza. Il matto diventa matto perché spesso è la società che lo rende così. Cristicchi prende in esame la legge 180 meglio conosciuta come “Legge Basaglia”, passata alla storia come legge che ha chiuso i manicomi in Italia. E’ effettivamente la società che innesca le guerre,che provoca l’inquinamento e la fame nel mondo a essere quella sana e giusta oppure quella minoranza di cui abbiamo paura e isoliamo? “Pensa” Ecco un’altra canzone che induce a riflettere, un altro argomento impegnativo: la lotta alla mafia. Fabrizio Moro compone questa canzone di fondamentale intensità, dedicandola a Borsellino, politico morto nel tentativo di garantire la libertà combattendo conto la mafia, e a tutti quelli come lui, come il suo caro amico Giovanni Falcone, morto per gli stessi ideali. La canzone è molto idealizzata, da essa emerge che questi uomini, uccisi perché scomodi alla mafia, hanno scritto pagine nella storia. Datare le origini del potere criminale del nostro Paese è impresa ardua, se non impossibile. Più semplice definire la natura che rappresenta una peculiarità tutta italiana. Questo non vuol dire che in altri paesi non esistano forme di criminalità organizzata, ma è soprattutto in Italia che il sistema dell’illegalità sia storicamente definito in decise organizzazioni, ciascuna con proprie caratteristiche e precisi radicamenti regionali. Il fenomeno di gran lunga più diffuso è quello della mafia siciliana che va anche sotto il nome di “Cosa Nostra”. Fenomeni di cri- minalità esistono da più di un secolo anche in Campania (la Camorra), in Calabria (la ‘ndrangheta) e da tempi molto più recenti anche in Puglia (la Sacra Corona Unita). Molto importanti sono anche gli intrecci con il potere legale dello Stato di queste organizzazioni criminali. La capacità di crescita mostrata da “Cosa Nostra” sta tutta nella sua capacità di inquinare i rapporti sociali con la violenza, ma soprattutto nella sua abilità a mimetizzarsi nelle pieghe del sistema di potere vigente e ascendere a patti con esso. Il figlio di Borsellino, Manfredi, ha assistito al festival da casa non sapendo nulla dell’esibizione di questa canzone dedicata a suo padre. Gli ha fatto molto piacere sentire e pensare che ci sono ancora persone a cui non passa inosservata la realtà della vita e inviterà questo cantante a conoscerlo. Eleonora Pasquale 3°G 12 2°F La Mia Classe Non dimenticherò mai questi due anni passati insieme e soprattutto voi rimarrete nel mio cuore. So che quest' anno sarà l' ultimo che staremo insieme, perché fra un po’ ognuno prenderà la propria strada...ma spero tanto che il legame che c'è fra di noi non si spezzerà e che continueremo ad essere amici per tutta la vita, perché questi anni sono stati simpaticamente vissuti insieme. (Vasquez Nabeth 2°F) Principianti ad alta quota Programma: 1°giorno: Gufi o Regular? + Piste Rosse…. 2°giorno: Riscaldamento su pista rossa + cadute su Nera….. 3°giorno: Fuori pista con PierGi….. 4°giorno: Fuori pista + salti…. Questo è il programma che noi tre abbiamo “percorso” durante la settimana bianca. Infatti appena arrivati a Falcade abbiamo noleggiato la tavola con gli scarponi e senza volere….(mesa!) abbiamo fatto “provviste” per passare una piacevole serata. Quest’ultima rilvelatasi abbastanza movimentata a causa di alcuni alcolici. Non dimentichiamo poi le varie bottiglie di birra che il prof. Benedetti ci ha ritirato, costantemente ogni sera. Dopo una ricca colazione anche con paste di altri tavoli siamo partiti alla volta della nostra avventura con lo snowboard. È bastata la seggiovia per far sì che la paura si sia impadronita di noi, ma arrivati alle piste abbiamo conosciuto il nostro atletico istruttore sessantenne PierGi! Nella sua lezione di 2 ore abbiamo imparato a stare in piedi e a frenare(più o meno), avendo così poi nel pomeriggio potuto affrontare la pista una camera a parlare e giocare. Ciò si ripeterà fino alla serata di venerdì della quale è meglio non parlare perché succederà un casotto. Nel secondo giorno come da programma abbiamo affrontato la pista nera dove Xhaferri Armando è riuscito a passare sotto una rete di protezione volendo anticipare il programma del terzo giorno; lo salveranno la prof. Natalini e il prof. Benedetti dopo aver udito le sue grida di aiuto, mentre il nostro compagno Pucci volendo imparare a volare si è schiantato contro la tavola di un amico procurandosi così un taglio da 12 punti (settimana per lui finita). Nella lezione seguente, PierGi ci ha insegnato invano ad affrontare un fuoripista, infatti più che “serfare” si sprofondava nella neve fresca. L’ultimo giorno come da programma, dopo aver rigato la tavola sui sassi e ritoccato la nostra abbronzatura grazie ad una bellissima giornata di sole, abbiamo iniziato a prendere confidenza con lo snowboard potendo così fare anche delle piccole, molto piccole, acrobazie. Serata da tralasciare per motivi da immaginarsi!! Il giorno seguente abbiamo appeso la tavola al chiodo. Resoconto finale, al termine della vacanza si può dire che ci muovevamo sulla neve come farfalle, abbiamo rossa, cadendo ogni 5 metri. PS. Il record della prima caduta subito dopo aver messo la tavola conosciuto “Filippo” e altri ragazzi….. Armando Xhaferri, va a Bossa Luigi JR, andatosi a schiantare contro una rete. La se- Andrea Pazzelli e Leonardo Caciorgna 3°G conda sera vista la precedente abbiamo deciso di restare tutti in 13 La pagina dei Genitori Quattro chiacchiere con…… Quattro chiacchiere con una persona che, ricoprendo il ruolo di genitore, Presidente del consiglio di Istituto, rappresentante di classe, dipendente dell’ITIS e componente della RSU può avere, indubbiamente, una visione a 360 gradi della nostra scuola: l’Assistente Tecnico Gianpaolo Palmucci. D : Il Ministro Fioroni tuona “pugno duro contro squilli e messaggini in classe”. Qual è il tuo parere riguardo l’utilizzo del cellulare a scuola? R: Questo argomento è di estrema attualità tanto che ne parlano tutti i media. Quando noi andavamo a scuola il cellulare non c’era eppure siamo andati avanti ugualmente. Gli studenti possono comunicare con le proprie famiglie utilizzando il telefono della scuola e possono essere reperiti in ogni momento quindi usare il cellulare in classe è inutile; inoltre è una questione di rispetto verso gli altri, che rientra in un contesto molto più ampio. Naturalmente, non si può vietare l’uso del cellulare ai ragazzi senza stabilire delle regole precise anche per il personale scolastico che deve usarlo in modo oculato, nei luoghi opportuni e non in classe. D: La nostra scuola è assurta agli onori della cronaca per i cosiddetti “lavori socialmente utili”Cosa ne pensi? R: Sono favorevole a sostituire le tradizionali sospensioni con i lavori socialmente utili, a patto che si stabilisca a priori quali siano le trasgressioni da punire in questo modo e non generalizzando perché, così, si sminuisce la valenza della punizione stessa. Un ritardo a scuola o la dimenticanza di una giustificazione sono ben diversi da un atto di bullismo o di maleducazione; risolvere tutte le mancanze ricorrendo ai lavori socialmente utili non fa da deterrente, anzi, talvolta, può inasprire la situazione. Si devono stabilire norme chiare e poi di conseguenza….. D: Cambiamo completamente argomento. Da poco sono scadute le iscrizioni ed il nostro istituto ha retto abbastanza bene alla “concorrenza”. Secondo te, cosa si deve fare perché il “Divini” sia veramente competitivo? R: Prima di tutto entrare nell’ottica che l’ITIS è una scuola unica e non un’unione di 5 specializzazioni, ognuna scollegata dall’altra e quasi in competizione. Per realizzare una vera sinergia occorrerebbe fare un progetto unico che veda la partecipazione di tutte le specializzazioni, in modo da farle sentire facenti parte di una stessa istituzione. Riguardo poi ai progetti in senso lato, ritengo che si debbano fare solo quelli che hanno una vera ricaduta sugli studenti. Una scuola competitiva non è quella che nel POF ha più progetti, ma quella dove si lavora meglio, dove gli studenti apprendono di più, non solo culturalmente, ma per la loro vita. Occorre poi creare un rapporto di maggiore collaborazione con le imprese del territorio che non debbono considerare la scuola come un mondo a sé stante, staccato dal contesto lavorativo; la scuola non deve continuare ad avere un ruolo passivo, ma prodigarsi perché ci sia veramente una collaborazione fattiva. Competitività è proprio cercare di offrire il meglio. D: A questo punto una domanda a Palmucci quale componente della RSU di Istituto. Ritieni che nella nostra scuola la RSU abbia peso o sia un mero strumento previsto dalle vigenti normative? R: Ritengo che la RSU sia apprezzata dalla Dirigenza. Personalmente, poiché sono stato eletto da poco, mi debbo ancora orientare e sto esaminando la normativa concernente diritti e doveri della RSU e le specifiche competenze, in modo da poter dare risposte esaustive alla base. D: Riguardo alla base da te menzionata, secondo me essa viene poco sentita. Il tuo parere. R: Fino ad ora, a mio parere, la base è stata poco sentita, mentre sarebbe la prima cosa da fare. La RSU è eletta dai dipendenti, deve confrontarsi con questi e raccogliere le loro istanze. La chiacchierata è finita. Palmucci smette le vesti di intervistato e rientra nei suoi “cinque ruoli”non facili da gestire e mentre si allontana penso :”Chi glielo avrà fatto fare?” Rosalba Parrini Armiamoci (di buona volontà) e... partiamo! Da sempre la scuola, per sua istituzione è stata la culla dell’educazione intesa come formazione fisica, intellettuale e morale di ogni essere umano. Ma che oggi stia attraversando uno dei momenti più oscuri della sua esistenza è sotto gli occhi di tutti. Quotidianamente infatti la cronaca riporta episodi sconcertanti di “mala-educazione” presente in tutte le sue sfaccettature all’interno delle nostre aule scolastiche e non solo, e che hanno come protagonisti in negativo, nella maggior parte dei casi, proprio i nostri figli. Lo sconcerto è pressoché generale, e di fronte a un tale marasma di pseudosoluzioni, mi pongo questa domanda: cosa si può fare concretamente affinché tale fenomeno resti arginato o rientri nei suoi parametri? Non si può, e non è corretto tornare indietro. E’ finito il tempo dei ceci e dei fagioli,delle righe scagliate sulle dita e delle orecchie da somaro, panacee di un tempo che ormai non ci appartiene più. Un plauso potrebbe andare oggi alle varie iniziative attivate per contrastare questi fenomeni e a quelle figure che, con coraggio, tentano di correggere gli errori altrui inventando forme di espiazioni utili a se stessi e alla collettività; ma tutto ciò può essere risolutivo o sufficiente? Sicuramente no. Allora come risolvere tale difficile arcano? Intanto, essendo un problema che coinvolge sia i genitori che gli insegnanti, riterrei fondamentale una riattribuzione dei ruoli ad entrambe le componenti: una maggiore e più incisiva presenza fisica, nonché intesa come insegnamento di valori, di affetti e di doveri, da parte dei primi (ruolo che atavicamente dovrebbe essere di loro competenza) : più motivazione e più professionalità intesa sia come trasmissione di contenuti disciplinari sia come indirizzo allo sviluppo di principi sani e condivisi dall’altra (ma credo che la stragrande maggioranza degli insegnanti operi già in questo senso). E ancora:maggiore collaborazione e complicità tra i due organi (non si sta forse lavorando per perseguire un fine comune?). E i nostri figli in quale posizione si dovrebbero porre rispetto a tutto ciò? Naturalmente in quella che compete a chi è consapevole che “molti stanno lavorando per lui/lei”. Premesso che una vasta fetta dei nostri ragazzi è “a posto”, per il resto, che siano critici va bene, intellettualmente brillanti o modesti va bene lo stesso, apparentemente dismessi nell’abbigliamento passi pure, ma reazionari, violenti, autodistruttivi o ribelli anche di fronte ad una semplice proibizione o a un consiglio sensato è inconcepibile! Io, che mi trovo a vivere il doppio ruolo della mamma e della educatrice, e che quindi mi trovo, quotidianamente, a combattere in prima linea queste situazioni, non posso che invitare tutti i miei “colleghi-genitori” e tutti i miei “colleghi-educatori” a riappropriarci dei rispettivi ruoli e a cancellare dal nostro vocabolario la parola “deresponsabilizzazione”. Quindi…”armiamoci (di buona volontà)…..e partiamo! d.f. 14 ….segue dalla pagina dei genitori Pensieri di Genitore Sono stata molto titubante nello scrivere queste righe, ma ho apprezzato l’occasione. Alla decisione di mio figlio,di iscriversi all’Itis “E. Divini” di S. Severino i miei dubbi erano sulla distanza casa-scuola,ma visto che è stata una sua scelta convinta, tutto ciò ha facilitato il suo lavoro! In questi anni ho potuto apprezzare la competenza dei docenti, nell’accompagnare mio figlio durante il suo cammino formativo scolastico e personale. Il sapere è un “bagaglio” culturale da portarsi dietro per tutta la vita! Per i nostri figli la scuola è un “dovere” come per me andare a lavorare per mantenerli e crescerli nel miglior modo possibile!!! Lattanzi Patrizia Aspettative di un genitore di oggi Che cosa si aspetta un genitore che invia il proprio figlio a scuola presso l’ istituto tecnico industriale di San Severino Marche? Da un istituto tecnico ci si attende che questo, a differenza di una scuola umanistica, sia in grado di preparare il proprio figlio ad un lavoro non solo intellettuale ma anche manuale da artigiano e dandogli la necessaria preparazione mentale e tecnica per svolgere una attività imprenditoriale senza dover necessariamente frequentare l’università. Sotto questo aspetto i ragazzi dovrebbero essere preparati, anche minimamente sotto l’aspetto commerciale (gli elementi base) Non credo che l’ITIS risponda precisamente a questa scelta. I ragazzi devono inoltre essere abituati al rispetto delle regole senza tollerare trasgressioni, al rispetto dell’ambiente che è un elemento questo molto importante sia nella vita che nel lavoro. Oggi oltre che insegnare materie tecniche è importante insegnare anche quale è lo scopo della vita che molti giovani, sembra, abbiano dimenticato e quali dovrebbero essere i valori che valgono. La famiglia deve dare la massima collaborazione sotto l’aspetto educativo agli insegnanti i quali non devono aver timore di fare rispettare le regole attraverso punizioni formative che ritengo indispensabili in alcuni casi per il bene dei ragazzi stessi. Costantino Giovagnini Dubbi risolti La scelta di una scuola superiore, terminate le scuole medie, è sempre un rompicapo sia per i ragazzi che ancora sono troppo piccoli, sia per noi genitori che teniamo sicuramente conto delle attitudini dei nostri figli, con un occhio rivolto anche alla comodità nel senso di vicinanza al proprio paese della scuola stessa. La nostra scelta si è rivolta verso l'istituto tecnico industriale" E. Divini" di San Severino M., una scuola secondo il mio parere in grande crescita (vedi anche il numero degli alunni che la frequentano) dotata di validi laboratori per qualsiasi materia e di personale docente e non, di rilevante spessore sia professionale che umano. Al timone di questo importante Istituto il preside Pennesi Filippo, uomo di grande personalità deciso come pochi a far rispettare le regole viste anche le ultime decisioni in merito alla disciplina scolastica, che io condivido pienamente. In questo contesto l'inserimento di mio figlio in questa scuola non può che essere stato positivo, viste la sua stessa serenità e le diverse amicizie con ragazzi e ragazze anche più grandi di lui che frequenta la prima. Posso concludere solo dicendo di aver fatto per mio figlio e per noi genitori una giusta scelta. Paola Mosciatti SCACCHI ALL’ITIS Si è tenuta il giorno 3 marzo 07 nel nostro ITIS la fase provinciale dei giochi giovanili studenteschi di scacchi. L’ITIS “E. DIVINI” ha partecipato a tale manifestazione con due squadre coordinate dal prof. Panichelli. Quella composta da Alessandro Menichelli, Federico Belardini, Luca Vitanzi, Andrea Palmili, si è aggiudicata il torneo dopo una netta vittoria sull’Istituto “VARANO”di Camerino, non trovando più ostacoli impegnativi sulla sua strada. Il cammino dei nostri bravi quatto scacchisti (tutti apparSuperiori Juniores + Allievi Maschile San Severino Marche 3 marzo 2007 Classifica al turno 7 Pos score ID tenenti alle categorie nazionali) proseguirà di diritto con la fase regionale che si terrà a Fermo il 24 marzo 07. Team name Rtg 1 2 3 4 5 6 7 8 12.0 11.0 9.0 7.0 6.0 7.0 5.0 1.0 7 3 2 6 5 8 4 1 J 1- ITIS DIVINI J- I.S.C. VARANO J- L.S. GALILEI J- 1ST. S. MATTEI cI 2- ITIS DIVINI BYE A- I. S. FILELFO A- I.S.C. VARANO 0 0 0 0 0 0 0 0 Fed l ITA ITA ITA ITA ITA --ITA ITA SumR WBrd MPnt 11.00 16.00 25.00 9.00 17.00 27.80 8.00 16.00 25.20 7.00 13.50 22.15 7.00 11.00 17.30 3.00 0.00 0.00 2.00 7.50 10.85 1.00 3.00 4.90 Prof. Benedetto Panichelli 15 OGGETTO: LA QUALITA’ DELLA NOSTRA SCUOLA La nostra scuola è una scuola tecnica, molto avanzata, garantisce la formazione di periti industriali molto preparati nelle rispettive specializzazioni, dando loro la possibilità di accedere con sicurezza verso luoghi di lavoro tecnicamente specializzati, assicurando a tutti una progressiva e brillante carriera, con possibilità economiche soddisfacenti, è da includere anche la facilità di accesso verso il mondo universitario. E’ un Istituto pubblico facilmente raggiungibile che dà la possibilità a tutti di accedervi, in quanto situato in una comoda posizione geografica ben servita da mezzi pubblici. Non c’è da dimenticare che Il bianco muove e da matto in due mosse molti nostri alunni diplomati oggi sono diventati dei famosi industriali. Il corso serale SIRIO attivato da quasi un decennio, sta dando l’opportunità di ottenere un diploma anche a chi non ha avuto la possibilità di terminare gli studi, in special modo a chi lavora e vuole un’elevazione di carriera. Da ricordare anche che il prossimo anno il nostro Istituto festeggerà il 50° anno di fondazione, a dimostrazione che con gli anni la scuola ha accumulato una forte esperienza tecnica e culturale. RSU Bartoloni Veros Il bianco muove e da matto in due mosse Secondo logica, quale dei tre disegni (A, B, o C) va inserito nella casella numero 6? La Redazione: Maria Cristina Perticarari Gianpaolo Palmucci Andrea Aringoli 3° G Eleonora Pasquale 3° G Francesco Guardati 5°C David Dignani 5°C Lorenzo Palmucci 3° G Giulio Mataloni 16