1. “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far

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1. “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far
TESARIO PER LA PROVA ORALE DI BACCALAUREATO
1. “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua
volontà mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo
hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura. Con questa rivelazione, infatti,
Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi,
per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Questa economia della rivelazione avviene
con eventi e parole intimamente connessi tra loro” (DV2).
1.1. La rivelazione è autocomunicazione di Dio stesso e della sua volontà salvifica. Essa si
esprime dunque in teologia ed economia in modo tale che esse si richiamano e si
includono reciprocamente.
1.2. È impossibile dissociare la rivelazione dal suo fine. Dio comunicandosi si rivela e
rivelandosi si comunica.
1.3. La rivelazione è trinitaria, ma si concentra in Cristo, in modo tale che Gesù è il culmine e la
pienezza della rivelazione.
1.4. La rivelazione si compie per mezzo di eventi e di parole, cioè ha una natura storica e
sacramentale.
2. “In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo tema e opera la sua giustizia.
Tuttavia piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun
legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e
santamente lo servisse. Si scelse quindi per sé il popolo israelita, stabilì con lui un‟alleanza, e
lo formò progressivamente manifestando nella sua storia se stesso e i suoi disegni e
santificandolo per sé. Tutto questo però avvenne in preparazione e in figura di quella nuova e
perfetta alleanza che doveva concludersi in Cristo...” (LG 9).
2.1. La salvezza raggiunge l‟uomo nella sua integralità, cioè come individuo e come membro di
un corpo sociale. Natura personale e comunitaria della vita cristiana in tutte le sue
componenti.
2.2. Il popolo di Dio dell‟Antico Testamento è elemento imprescindibile della storia della
salvezza.
2.3. «La legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo» (Gal.3, 24). L‟Antico
Testamento è stata la pedagogia disposta da Dio perché fosse accolta la venuta del
Messia. Continua a svolgere questa funzione nella vita della Chiesa e del singolo credente.
2.4. Anche le culture, le filosofie e le tradizioni religiose dei popoli svolgono - su un diverso
piano - una funzione analoga, perché contengono semi del Verbo.
3. “Dio, che ha cura paterna di tutti, ha voluto che tutti gli uomini formassero una sola famiglia e
si trattassero tra loro con animo di fratelli. Tutti, infatti, creati a immagine di Dio, „che da un
solo uomo ha prodotto l‟intero genere umano affinché popolasse tutta la terra‟ (At 17, 26),
sono chiamati all‟unico e medesimo fine, cioè a Dio stesso. Perciò l‟„amor di Dio e del
prossimo è il primo e più grande comandamento ... “(GS 24).
3.1. Soggetto dell‟agire morale è la persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio. La
persona umana è una creatura libera, capace di conoscere e di volere. Queste potenzialità
si attualizzano nell‟incontro con l‟altro (comunione fra gli uomini) e con il Tu di Dio”
(comunione nella Trinità).
3.2. Il fondamento teologico di un concetto cardine dell‟insegnamento sociale della Chiesa: il
bene comune.
3.3. La virtù teologale della Carità: il mistero dell‟Incarnazione come criterio interpretativo della
Carità. L‟agape cristiano e le altre forme di amore (eros e filia).
3.4. Il rapporto fra la Carità ed i comandamenti nella vita morale: “ama et fac quod vis”
significa relativizzare il contenuto delle norme morali?
4. “(L‟) opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio, che ha il suo preludio
nelle mirabili gesta divine operate nel popolo dell‟antico testamento, è stata compiuta da
Cristo Signore, specialmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata passione,
risurrezione da morte e gloriosa ascensione, mistero col quale „morendo ha distrutto la nostra
morte e risorgendo ci ha ridonato la vita. Infatti dal costato di Cristo dormiente sulla croce è
scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa.” (SC 5).
4.1. La Chiesa è ad un tempo via e fine del disegno di Dio:
4.1.1. prefigurata nella creazione;
4.1.2. preparata nell‟Antica Alleanza;
4.1.3. fondata dalle parole e dalle azioni di Gesù Cristo;
4.1.4. realizzata mediante il Mistero pasquale;
4.1.5. manifestata come mistero di salvezza con l‟effusione dello Spirito Santo.
5. “Con l‟incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con
mani d‟uomo, ha pensato con mente d‟uomo, ha agito con volontà d‟uomo, ha amato con
cuore d‟uomo. (...)
Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell‟uomo è effettivamente una sola, quella
divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a
contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale.”
(GS 22)
“Compiuta l‟opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra, il giorno di Pentecoste fu
inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa,e i credenti avessero così per
Cristo accesso al Padre in un solo Spirito. Questi è lo Spirito che dà la vita ...dimora nella
Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio... Guida la Chiesa verso tutta intera la verità... “
(LG 4)
5.1. Alla luce dell‟incarnazione del Figlio di Dio è rischiarato il senso dell‟essere ed esistere
dell‟uomo nel mondo: come rendere ragione del fatto che la massima unione con Dio non
riduce l‟essere dell‟uomo, ma lo conduce al suo vero compimento.
5.2. Una rilettura del dogma di Calcedonia, sull‟unica persona in due nature del Figlio di Dio
incarnato, oggi, come può essere arricchita da una più attenta considerazione dell‟evento
pasquale.
5.3. In quale modo il magistero post-conciliare ha approfondito la dimensione pneumatologica
della singolare universalità di Cristo, salvatore di ogni uomo, appartenente anche ad altre
religioni.
6. “Il Signore Gesù diede inizio alla sua Chiesa predicando la buona novella, cioè la venuta del
Regno di Dio da secoli promesso nelle scritture... Questo Regno si man~festa chiaramente agli
uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo ...La Chiesa, fornita dei doni del suo
fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti... riceve la missione di annunziare e
instaurare in tutte le genti il Regno di Cristo e di Dio, e di questo Regno costituisce in terra il
germe e l‟inizio.” (LG 5).
6.1. Illustrare la seguente prospettiva. Il regno di Dio, prefigurato nelle diverse forme
dell‟ekklesia anticotestarnentaria, annunciato e reso presente da Gesù in parole ed opere,
nel tempo della Chiesa matura la sua crescita fino al suo ultimo compimento.
6.2. Quale relazione tra annuncio del regno, nella predicazione di Gesù, e l‟annuncio di Cristo
morto e risorto, nella predicazione della Chiesa.
6.3. Il tema della regalità, relativo al sacerdozio battesimale e ministeriale, come
partecipazione ai tria munera di Cristo, in quale senso viene illuminato dalla diakonia,
secondo lo sviluppo magisteriale successivo al Concilio.
7. “Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra la sua Chiesa santa, comunità di fede, di
speranza e di carità, come un organismo visibile; la sostenta incessantemente, e per essa
diffonde su tutti la verità e la grazia. La società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico
di Cristo, l‟assemblea visibile e la comunità spirituale, la Chiesa della terra e la Chiesa ormai in
possesso dei beni celesti, non si devono considerare come due realtà ma formano una sola
complessa realtà risultante di un elemento umano e di un elemento divino. Per una non debole
analogia, quindi, è paragonata al mistero del Verbo Incarnato.”
(LG 8).
7.1. In quale senso la Chiesa può essere compresa come “sacramento universale di salvezza”
7.2. Illustrare, dal punto di vista del metodo ecclesiologico, la complessa relazione tra
dimensione storica e misterica della Chiesa.
7.3. Come deve intendersi, secondo la prospettiva dell‟analogia, in rapporto al Verbo incarnato,
crocifisso e risorto, la relazione tra elemento umano e divino nella Chiesa.
8. “Dio ... dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti rimanesse
sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore ... ordinò agli
apostoli di predicare a tutti ... il vangelo che, prima promesso per mezzo dei profeti, egli ha
adempiuto e promulgato di sua bocca. Ciò venne fedelmente eseguito, tanto dagli apostoli...
nella predicazione orale, ... quanto da quegli apostoli e uomini della loro cerchia, i quali sotto
l‟ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l‟annunzio della salvezza. “ (DV 7).
8.1. Vi è un‟unica disposizione divina che è all‟origine sia della rivelazione (DV) che della sua
trasmissione. Vi è perciò anche un unico fine.
8.2. Cristo attua questa disposizione divina in quanto è l‟apice della rivelazione ed in quanto
da lui parte la trasmissione.
8.3. Il rapporto tra rivelazione divina, avvenuta una tantum, e la sua trasmissione: nel suo
essere trasmessa la rivelazione deve contenere tutto ciò che è stato rivelato e conservarne
l‟efficacia.
8.4. L‟esecuzione del comando di Gesù da parte degli apostoli e le modalità di questa
esecuzione: predicazione orale e messa per iscritto. La funzione dello Spirito Santo in
entrambi i casi.
8.5. Il rapporto tra Scrittura e Tradizione che consegue da quanto affermato sopra.
9. “La Chiesa ha sempre venerato le divine scritture come ha fatto per il corpo stesso del Signore,
non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia
della Parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli Insieme con la sacra
tradizione, la Chiesa le ha sempre considerate e le considera come la regola suprema della
propria fede...” (DV 21).
9.1. La scrittura è oggetto di venerazione della Chiesa nella liturgia: è questo il suo luogo vitale
e qui esplica la sua funzione di nutrimento. E‟ necessario chiarire come si stabilisca la
relazione tra Scrittura e liturgia e come esplichi la sua funzione di nutrimento.
9.2. Un‟unica mensa ed un unico pane di vita costituiscono il nutrimento della vita della
Chiesa:.il rapporto tra la Scrittura ed il Corpo del Signore.
9.3. La Scrittura nella liturgia nutre la Chiesa, la Scrittura costituisce la regola suprema della
fede della Chiesa; nasce il rapporto tra liturgia e fede: lex orandi, lex credendi.
9.4. La Scrittura è fondamento della fede della Chiesa «insieme con la tradizione». Il rapporto
tra Scrittura e tradizione in ordine alla regula fidei che scaturisce da questa affermazione.
9.5. La funzione fondamentale della Scrittura per la vita e per la fede della Chiesa implica il
chiarimento dei seguenti punti:
9.5.1. Il rapporto tra Scrittura e teologia
9.5.2. Il rapporto tra Scrittura e predicazione orale (omiletica, catechesi, ecc.)
9.5.3. Il rapporto tra Scrittura e vita spirituale di ogni credente.
10. “In quest‟opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini
vengono santificati, Cristo associa realmente sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la
quale prega il suo Signore, e per mezzo di Lui rende culto all‟eterno Padre. Giustamente perciò
la liturgia è considerata come l‟esercizio della missione sacerdotale di Gesù Cristo, mediante la
quale, con segni sensibili, viene significata e, in modo proprio a ciascuno, realizzata la
santificazione dell‟uomo, e viene esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e
dalle sue membra, il culto pubblico integrale. “ (SC 7)
10.1. Nella liturgia della Chiesa Cristo significa e realizza principalmente il suo Mistero
pasquale.
10.2. Il Mistero Pasquale è un evento reale accaduto nella storia, è unico: tutti gli avvenimenti
della storia accadono una volta, poi passano. Il Mistero Pasquale di Cristo non può
rimanere solo nel passato. Attraverso i segni liturgici l‟opera di Cristo abbraccia tutti i
tempi e in essi è reso presente.
11. - 12. “Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini, fece del nuovo popolo „un
regno e dei sacerdoti per Dio, suo Padre (Ap 1, 6). Infatti per la rigenerazione e l‟unzione
dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un
sacerdozio santo... Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico,
quantunque differiscono essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l‟uno
all‟altro poiché l‟uno e l‟altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all‟unico sacerdozio
di Cristo. “ (LG 10).
“L „indole sacra e la struttura organica della comunità sacerdotale vengono attuate per
mezzo dei sacramenti e delle virtù. “ (LG 11).
11.- 12.1. Non ostante le incertezze si può affermare che fin dagli inizi c‟è un ordine
sacerdotale distinto dalla comunità con poteri specifici trasmessi dagli apostoli (i
dodici) che ne sono detentori originari.
Il problema dei presbiteri-episcopi (cfr. Atti 11, 30; 14,23; 20, 17-28). La questione
dei 7 (cfr. Atti 6, 1 - 6) “diaconi”? In che senso il ministero è istituito da Cristo: Trento
“Canones de sacramento ordinis” n. 6- cfr. 1768 Denzinger; Concilio Vaticano II: LG
21 b. e 26 c.
11.-12.2. Problematiche sulla differenziazione fra il carattere battesimale e quello sacerdotale
ministeriale. Agostino, 5. Massimo il confessore, Ambrogio, Esichio, 5. Giovanni
Crisostomo, Cullo A..
La posizione di S. Tommaso. La posizione Tridentina. La teologia moderna: Bunnik,
Schoonenberg, Moingt, Schillebeekx, Vogei, Grelot.
11.- 12.3. Le problematiche inerenti alla differenziazione fra Episcopato Presbiterato:
S.
Tommaso, Trento, Vaticano II.
L‟interpretazione di J. Galot: approfondimento successivo alla signoria di Dio in Cristo
in relazione all‟agire divino.
13. “La Sacra Scrittura insegna che l‟uomo è stato creato „a immagine di Dio‟ capace di conoscere e
di amare il proprio Creatore, e che fu costituito da lui sopra tutte le creature terrene quale
signore di esse, per governarle e servirsene a gloria di Dio. ... Ma Dio non creò l‟uomo
lasciandolo solo, fin da principio „uomo e donna li creò‟ (Gen. 1, 27), e la loro unione
costituisce la prima forma di comunione di persone. “(GS 12).
13.1.
Il Concilio Vaticano lI è il primo concilio che tratta in modo esplicito il tema
dell‟uomo “imago Dei” e che pone questa dottrina a fondamento della antropologia.
13.2.
La nozione biblica dell‟uomo “imago Dei”.
13.3.
L‟uomo è l‟unica creatura che Dio ha voluto per se stessa: è persona. L‟essere
persona comporta non solo l‟essere in sé ma anche l‟essere con e l‟essere per: nella
creazione dell‟uomo è stato inscritta anche una certa somiglianza della comunione
divina. Questa qualità dell‟essere personale si manifesta nella mascolinità e femminilità.
13.4.
L‟uomo è chiamato ad esistere per gli altri e diventare un dono.
14. “Costituito da Dio in uno stato di giustizia, l‟uomo però, tentato dal maligno, fin dagli inizi
della storia abusò della libertà sua, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine
al di fuori di Dio Quel che ci viene manifestato dalla rivelazione divina concorda con la stessa
esperienza. Infatti se l‟uomo guarda dentro al suo cuore si scopre anche inclinato al male e
immerso in tante miserie che non possono certo derivare dal Creatore che è buono. Spesso,
rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l‟uomo ha infranto il debito ordine in
rapporto al suo ultimo fine, e al tempo stesso tutto £1 suo orientamento sia verso se stesso,
sia verso gli altri uomini e verso tutte le cose create.” (GS
13).
14.1.
Dio ha creato l‟uomo a sua immagine e l‟ha costituito nella sua amicizia; l‟uomo è
chiamato a vivere questa amicizia, come libera sottomissione a Dio; questo è il senso del
divieto fatto all‟uomo di non mangiare dell‟ “albero della conoscenza del bene e del male”
(Gen. 2, 17).
14.2.
L‟uomo ha abusato della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio,
questo il premio perduto dall‟uomo (cfr. Rm. 5, 19).
14.3.
La Scrittura mostra le conseguenze drammatiche di questa disobbedienza (cfr. Rm.
3,23; Gn. 3,9-10; Gn. 3,5; Gn: 3,7; Gn. 3, 11- 13; Gn. 3,16-17e 19; Rm5, 12).
15. “Unità di anima e di corpo, l‟uomo sintetizza in sé, per la stessa sua condizione corporale, gli
elementi del mondo materiale, così che questi attraverso di lui toccano il loro vertice e
prendono voce per lodare in libertà il Creatore. Allora non è lecito all‟uomo disprezzare la vita
corporale; egli anzi è tenuto a considerare buono e degno di onore il proprio corpo, appunto
perché creato da Dio e destinato alla risurrezione nell‟ultimo giorno. “ (GS 14).
15.1.
L‟uomo è uno spirito incarnato: ciò esprime sufficientemente la dualità del
fenomeno umano, ma più ancora la sua unità.
15.2.
L‟immagine di Dio non è un soggetto a cui si aggiunge un corpo come peso morto,
ma un soggetto che proprio nella sua corporeità manifesta di essere immagine di Dio.
15.3.
Il corpo viene da Dio, è a sua immagine e somiglianza. La Parola è diventata carne e
la carne è il cardine della salvezza “caro cardo salutis” (Tertulliano).
16. “Norma suprema della vita umana è la legge divina, eterna, oggettiva e universale, per mezzo
della quale Dio con un disegno di sapienza e amore ordina, dirige e governa tutto il mondo e
le vie della comunità umana. E Dio rende partecipe l‟uomo della sua legge, cosicché l‟uomo,
per soave disposizione della provvidenza divina, possa sempre più conoscere l‟immutabile
verità La verità va cercata in modo rispondente alla dignità della persona umana e alla sua
natura sociale, cioè con una ricerca libera, con l‟aiuto del magistero o dell „insegnamento,
della comunicazione e del dialogo ...; e alla verità conosciuta si deve aderire fermamente con
assenso personale. Ma l‟uomo coglie e riconosce gli imperativi della legge divina attraverso la
sua coscienza che egli è tenuto a seguire fedelmente in ogni sua attività, per arrivare a Dio,
suo fine. “ (DH 3).
16.1.
La NATURA della legge morale. La legge eterna prende forma nelle altre tipologie
della legge (legge morale naturale; legge divina rivelata e legge nuova; legge
ecclesiastica; legge civile) delle quali costituisce il fondamento.
16.2.
La CONOSCENZA della legge morale. L‟uomo è creato per conoscere ed attuare la
Verità: i limiti della condizione storica dell‟uomo decaduto e l‟incontro con Cristo Via,
Verità e Vita. L‟opzione fondamentale e gli atti categoriali in rapporto all‟agire
moralmente buono.
16.3.
La NATURA e le OPERAZIONI della coscienza morale. La coscienza è il nucleo più
segreto e il sacrario dell‟uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona
nell‟intimità propria (Gaudium et Spes 16). Interpretazioni della coscienza morale nella
storia della teologia. Il problema del conflitto fra coscienza e legge morale.
17. “La Chiesa ricorda, invece, che non può esserci vera contraddizione tra le leggi divine, che
reggono la trasmissione della vita, e quelle che favoriscono l‟autentico amore coniugale.
Infatti Dio, è padrone della vita, ha affidato agli uomini l‟altissima missione di proteggere
la vita: missione che deve essere adempiuta in modo degno dell‟uomo. perciò la vita, una volta
concepita, deve essere protetta con la massima cura: l‟aborto e l‟infanticidio sono delitti
abominevoli. La sessualità propria dell‟uomo e la facoltà umana di generare sono
meravigliosamente superiori a quanto avviene negli stadi inferiori della vita; ... il carattere
morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei
motivi, ma va determinato secondo criteri oggettivi, che hanno il loro fondamento nella dignità
stessa della persona umana e dei suoi atti, criteri che rispettano, in un contesto di vero amore,
il significato totale della mutua donazione e della procreazione umana; cosa che risulterà
impossibile se non viene coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale.” (GS 51)
17.1.
Il concetto di paternità e maternità responsabili, anche alla luce del Magistero
successivo al Concilio. La legge della gradualità nell‟itinerario morale degli sposi e
nell‟educazione delle coscienze.
17.2.
La sessualità umana e le moderne tecniche di procreazione artificiale. Criteri etici
irrinunciabili per la difesa dell‟autentico amore umano.
17.3.
Il rispetto della vita umana fin dal concepimento. La questione dello statuto
dell‟embrione.
18. “Soprattutto oggi urge l‟obbligo che diventiamo prossimi di ogni uomo e rendiamo servizio
con i fatti a colui che ci passa accanto: vecchio abbandonato da tutti, o lavoratore straniero
ingiustamente disprezzato, o esiliato, o fanciullo nato da un „unione illegittima, che patisce
immeritatamente per un peccato da lui non commesso, o affamato che richiama la nostra
coscienza, rievocando la voce del Signore: “Quanto avete fatto ad uno di questi minimi miei
fratelli, l‟avete fatto a me.” (Mt. 25.40). Inoltre tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni
specie di omicidio, il genocidio, l‟aborto, I „eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò
che viola l‟integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla
mente, le costrizioni psicologiche; tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni
di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie; le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il
mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i
lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e
responsabili: tutte queste cose, e altre simili, sono certamente vergognose. Mentre guastano la
civiltà umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli che le subiscono
e ledono grandemente l‟onore del Creatore.” (GS 27)
18.1.
Il valore altissimo della vita umana, alla luce del destino soprannaturale della
persona, come criterio per valutare molteplici situazioni concrete, quali quelle elencate
nel testo.
18.2.
Sviluppo dei temi connessi all‟eutanasia: differenza fra eutanasia ed accanimento
terapeutico; l‟accompagnamento del morente come processo psicologico e spirituale.
18.3.
L‟uomo come fine e non come strumento nel contesto dell‟economia e del lavoro; le
prospettive attuali della globalizzazione.
19. All‟annuncio dell‟angelo la vergine Maria accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò
al mondo la vita; perciò viene riconosciuta e onorata come vera Madre di Dio e del Redentore.
Redenta in modo ancor più sublime in considerazione dei meriti del suo Figlio, e a lui unita da
stretto e inossidabile vincolo, riceve l‟altissima funzione e dignità di Madre del Figlio di Dio, ed
è perciò figlia prediletta del Padre e dimora dello Spirito Santo. (LG 53)
19.1. “Dio ha mandato suo Figlio” (Gal. 4, 4) ma per preparargli un corpo ha voluto la libera
collaborazione di una creatura.
19.2. Nella discendenza di Eva, Dio ha scelto la Vergine Maria perché fosse la Madre del suo
Figlio, “Piena di grazia , “frutto più eccelso della Redenzione” (SC 103) fin dal primo istante
del suo concepimento interamente preservata da ogni macchia del peccato originale.
19.3. Maria Vergine ha cooperato alla salvezza dell‟uomo, con libera fede e obbedienza. Ha
detto il suo “fiat” “loco totius humanae naturae” - in nome di tutta l‟umanità” (S. Tommaso
d‟Aquino, S.Th. III 30, 1)
20. “La fine dei tempi è già dunque arrivata per noi (cf 1 Cor 10, 11); il rinnovamento del mondo è
stato irrevocabilmente deciso e in qualche modo realmente anticipato nel tempo presente:
infatti la chiesa è insignita di vera santità già qui sulla terra, anche se in modo imperfetto. Ma
fin quando non vi saranno i cieli nuovi e la terra nuova abitati dalla giustizia (cf 2Pt 3, 13), la
chiesa pellegrinante continua a portare iscritta nei sacramenti e nelle istituzioni del tempo
presente la figura fugace di questo mondo; e vive tra le creature che gemono nei dolori del
parto e aspettano la manifestazione dei figli di Dio (cf Rm. 8, 19-22).”(LG 48)
20.1.
Cristo Signore regna già attraverso la Chiesa ma tutte le cose di questo mondo non
gli sono ancora sottomesse.
20.2.
Nel Giorno del Giudizio, alla fine del mondo, Cristo verrà nella gloria per dare
compimento al trionfo definitivo o del bene sul male.
20.3.
Cristo glorioso venendo alla fine dei tempi a giudicare i vivi ed i morti, rivelerà la
disposizione segreta dei cuori e renderà a ciascun uomo secondo le sue opere e secondo
l‟accoglienza o il rifiuto della grazia.