(pp. 225-37) Alla geografia medievale, che descriveva nelle

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(pp. 225-37) Alla geografia medievale, che descriveva nelle
FRANCESCO BRUNI
LA GEOGRAFIA DI DANTE NEL DE VULGARI ELOQUENTIA
(pp. 225-37)
Alla geografia medievale, che descriveva nelle enciclopedie (e rappresentava sulle carte) la
geografia fisica (terre emerse, monti, fiumi, mari), segnalava gl’insediamenti dei popoli o gentes,
localizzava i luoghi piú significativi della storia cristiana (dal Paradiso terrestre alla Torre di
Babele, a Gerusalemme, a Roma) ma anche descriveva le meraviglie (mirabilia) trasmesse dai
racconti del viaggio di Alessandro Magno nell’Estremo Oriente, Dante aggiunge la dimensione
delle lingue parlate dai popoli, le quali ben si adattano a un’ideale carta anche linguistica, oltre che
geografica ed etnica. Due tripartizioni linguistiche successive degli idiomi postbabelici (forse sul
modello della tripartizione dell’ecumène in tre continenti) portano Dante a isolare la lingua del sí e
a dividere lo spazio italiano in quattordici aree dominate dai volgari municipali, sulla base della
lettura, molto originale, di un passo di Lucano sulla geografia italiana della guerra civile tra Cesare
e Pompeo, nel quale hanno un’importanza inconsueta gli Appennini (linea divisoria dei quattordici
volgari italiani nel De vulgari eloquentia).
In his ‘De vulgari eloquentia’, Dante joined the dimension of the world’s spoken languages to the
contemporary-to-him geographical descriptions of encyclopaedias and maps. These ones usually
represented the physical features of the earth (dry lands, mountains, rivers, seas), along with the
settlements of peoples or ‘gentes’, the most meaningful places of Christian history (for instance, the
earthly paradise, the tower of Babel, Jerusalem and Rome), and also the “wonders” (‘mirabilia’)
deriving from the tales of Alexander the Great’s travel in the Far East. On the other side, Dante’s
exposition shows an ideal map, which is linguistic as well as geographic and ethnical. On the basis
of the repartition in three continents of the ancient Ecumene, the poet divides the post-Babelic
languages in three different branches two times. Furthermore, after an original interpretation of a
passage of Lucano’s ‘Bellum civile’, in which the Apennines are of crucial interest in the
representation of the Italian geography, he delimits the language of ‘si’ and classifies – by using
the Apennines as dividing line – the Italian linguistic region in fourteen areas corresponding to as
much local idioms.
ENRICO MALATO
NUOVE NOTE SUL TESTO DE LLA DIVINA COMMEDIA
(pp. 249-76)
Nella prospettiva della «Nuova Edizione commentata delle Opere di Dante» promossa dal Centro
Pio Rajna, nella quale E. Malato ha assunto l’impegno di curare la Divina Commedia, vengono
ancora anticipati saggi del lavoro in corso, che prevede la ripresa del testo Petrocchi del poema
dantesco, riveduto con gli strumenti della emendatio ope ingenii. Dopo il primo Saggio di una
nuova edizione commentata delle Opere di Dante. 1. Il canto i dell’ ‘Inferno’ (in RSD, a. vii 2007,
pp. 3-72), viene ora proposto un mannello di passi dell’Inferno dantesco in cui si afferma
l’opportunità di una diversa lettura del testo vulgato.
As the author of a new commentary on Dante’s ‘Commedia’ in the view of the «Nuova Edizione
commentata delle Opere di Dante» (NECOD), Enrico Malato discloses in this paper some of his
next interventions on Dante’s text. Although the author assumes Petrocchi’s critical edition as
starting text, he dissents hither and thither from it by resorting to the method of ‘emendatio ope
ingenii’. He also submits further alternative readings of the text, to be added to those firstly
proposed in the ‘Saggio di una nuova edizione commentata delle Opere di Dante. 1. Il canto i dell’
Inferno’ (in RSD, a. vii 2007, pp. 3-72).
PASQUALE STOPPELLI
SEDUZIONE ESTETICA E VALORI ETICI IN PURGATORIO, II
(pp. 277-92)
Il saggio si interroga sulle ragioni per cui Dante avrebbe scelto di far intonare a Casella sulla
spiaggia del Purgatorio proprio la canzone Amor che ne la mente mi ragiona. L’ipotesi avanzata
muove dalla considerazione dei numerosi riscontri intratestuali esistenti fra Purg., II, e Inf., V, per
cui, se la memoria delle parole è memoria delle cose, l’attardarsi colpevole di Dante personaggio ad
ascoltare il canto di Casella adombrerebbe, cosí come nell’episodio di Francesca, la pericolosità
morale del “bello” (la poesia, la musica) quando è scisso da ciò che è eticamente “buono”.
The author debates the reasons why Dante wanted Casella to play actually his canzone ‘Amor che
ne la mente mi ragiona’. His hypothesis is gathered from several intra-textual matches between
‘Purg.’, II and ‘Inf.’, V, which confirm that, by assuming the equivalence of memory of words and
memory of things, Dante’s sinful lingering over Casella’s chant reveals, just like in Francesca’s
episode, the moral dangerousness of the “beauty” (e.g. poetry or music), when it’s separated from
what is “good”.
FRANCESCO BAUSI
L’ORGOGLIO DI ARACNE. LETTURA DEL CANTO XII DE L PURGATORIO
(pp. 293-321)
Il saggio si presenta come lectura organica del canto xii del Purgatorio, e ne prende in esame le sue
tre sezioni. In quella iniziale, strettamente legata alla conclusione del canto precedente, si
sottolineano i frequenti riferimenti all’umiltà e alla purificazione del peccato di superbia; in quella
centrale si analizza la complessa sequenza degli esempi di superbia punita, indagando il
meccanismo che presiede alla loro scelta e alla loro disposizione; nella terza ci si sofferma sulla
polemica antifiorentina e si evidenzia il ritorno dello stile e delle immagini ai toni dimessi
dell’inizio. Il tutto, sempre tenendo presente il diretto e profondo coinvolgimento di Dante uomo e
personaggio nel peccato qui punito e soprattutto nella tematica, centrale nei canti xi e xii,
dell’orgoglio connaturato all’uomo d’ingegno.
The essay is an organic reading of ‘Purgatory’ Canto xii, which is examined in its three main parts.
In the first one, closely related to the conclusion of previous Canto, the continuous references to the
humbleness and the purification of the sin of pride are stressed; in the central part the author
analyses the complex sequence of punished pride’s examples, by focusing on the device which
controls their choice and disposition; in the last part the analysis lingers over Dante’s antiFlorentine debate and highlights the return of his style and imagery to the humble tones of the
opening section. Above all that, the author always bears in mind Dante’s deep involvement, as man
and as character, in the sin of pride, as well as the theme of the intimate connection between glory
and the talent, which is crucial in Cantos XI and XII.
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NOTE E DISCUSSIONI
DAVIDE COLOMBO
PER L’EDIZIONE DEL COMMENTO DANTESCO DI BALDASSARRE LOMBARDI
(pp. 322-73)
La Commedia curata dal francescano Baldassarre Lombardi (1718-1802) è la prima uscita
ufficialmente a Roma nel 1791-’92. Il carteggio di Lombardi con il confratello Piatti e l’autografo
inedito del commento, per la prima volta portato all’attenzione degli studiosi, permettono di
analizzare in modo dettagliato la lunga gestazione della nuova Commedia. Questa viene pubblicata
e promossa sulla stampa periodica dalla Congregazione di Propaganda fide, in cui ha un ruolo di
primo piano l’abate Amaduzzi. Il rapporto sia con la tradizione esegetica coeva, da Volpi a Serassi,
sia soprattutto con il circolo dantesco veronese (Rosa Morando, Perazzini, Torelli), illumina la
natura ancipite dell’edizione lombardina, che si contrappone a dantisti come Venturi e Dionisi, ma
insieme ne subisce l’influenza. L’analisi conclusiva delle postille senili, vergate dallo stesso
Lombardi, esemplifica la straordinaria fortuna ottocentesca della Lombardina.
The ‘Commedia’ edited by franciscan Baldassare Lombardi (1718-1802) represents the first official
issue in Rome in 1791-’92. The correspondence with his confrere Piatti, as well as the as-yetunpublished autograph of his commentary, here pointed out to scholars for the first time, allows
giving a more detailed analysis of the long gestation of the new ‘Commedia’, which was published
and promoted through the periodical press by the ‘Congregazione di Propaganda fide’, with the
crucial support of abbot Amaduzzi. The double nature of Lombardi’s edition is firstly revealed by
the relationship it keeps both with the contemporary exegetical tradition and with the Veronese
Dante society (Rosa Morando, Perazzini, Torelli). Moreover, although it is in contrast with some
Dante scholars as Venturi and Dionisi, it nevertheless reveals their influence as well. In conclusion,
the analysis of as elderly Lombardi’s notes gives further evidences of the extraordinary 18 th
century fortune of the “Lombardina”.
ENRICO REBUFFAT
FURIE D’UOMINI, DI BESTIE E DI DANNATI (INF., XXX 22-27)
(pp. 374-96)
Le due terzine di Inf., xxx 22-27, che raccordano i miti incipitari di Atamante ed Ecuba alla scena
infernale, sono analizzate dettagliatamente, precisando il significato di singoli termini («non…
nonché» ‘persino… non solo’; «crude» ‘orribili’; «punger» ‘pungolare’; «furie» ‘furori’) e
proponendo una nuova lettura della similitudine col « porco » che esce dal porcile (allusione
all’allevamento brado). L’interpretazione globale che si raggiunge dimostra la perfetta congruenza
tra mito e dramma, piú volte messa in discussione dalla critica. È resa nota e promossa a testo una
varia lectio del v. 24 (« no in punger »).
The two tercets of ‘Inf.’, xxx 22-27, linking the opening myths of Athamas and Hecuba to the
infernal scene are analysed in detail, by focusing on the meaning of the single terms («non…
nonché» ‘even… not only’; «crude» ‘terrible’; «punger» ‘to goad’; «furie» ‘furies’) and suggesting
a new reading of the simile with the « porco » going out from the pigsty (which is a reference to the
animal breeding in the wild). The overall interpretation shows how myths and drama can perfectly
match, in spite of any critics’ reserve. To conclude, a ‘varia lectio’ of v. 24 («no in punger») is
pointed out and admitted.