La tecnologia e l`innovazione nel processo di internazionalizzazione

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La tecnologia e l`innovazione nel processo di internazionalizzazione
La tecnologia e l’innovazione
nel processo di
internazionalizzazione della
Lombardia
A cura di:
per UNIONCAMERE LOMBARDIA
luglio 2013
Sommario
Introduzione e sintesi .................................................................................................. 2
1
Le performance della Lombardia sui mercati internazionali ...................... 8
2
Gli indicatori dell’innovazione .................................................................... 16
2.1
Il gap di produttività ........................................................................... 16
2.2
La ricerca e sviluppo: spesa e occupazione ...................................... 19
2.3
L’attività brevettuale........................................................................... 23
Nota metodologica .................................................................................................... 30
i
Introduzione e sintesi
La strategia per la crescita Europa 2020, predisposta dall’Unione Europea,
ribadisce il ruolo chiave dell’innovazione nell’alimentare e sostenere la
crescita economica e la creazione di posti di lavoro. Nell’attuale scenario
molteplici sono i fattori in base ai quali l’innovazione può diventare
determinante per lo sviluppo economico. In primo luogo i profondi
cambiamenti che hanno trasformato i mercati internazionali negli ultimi
vent’anni hanno da un lato reso più aspra la concorrenza, dall’altro ampliato
le possibilità di investimento in aree geograficamente lontane, ma ad alto
potenziale di sviluppo. Pertanto, in uno scenario caratterizzato dalla
formazione di reti produttive lunghe e articolate, l’internazionalizzazione
diventa sempre più spesso una necessità per la sopravvivenza stessa delle
imprese. Lungo tali catene globali un’area che si specializzi in attività più
innovative e più difficilmente imitabili potrebbe riuscire a trattenere una
quota di valore aggiunto relativamente più consistente. Tali considerazioni
assumono un rilievo ancora maggiore nella situazione di crisi persistente di
alcune tra le principali economie europee: il potenziamento dei processi
innovativi può contribuire all’uscita dalla crisi, consentendo di orientare il
sistema produttivo verso beni e servizi più competitivi sui mercati
internazionali.
L’importanza del tema dell’innovazione e di quello, ad essa collegato, della
tecnologia, ha indotto, ormai da diversi anni, ad effettuare un periodico
monitoraggio del grado di coinvolgimento della Lombardia nei processi
innovativi anche allo scopo di interpretare l’evoluzione della competitività
internazionale della regione. Pertanto l’andamento della quota di mercato
dell’export lombardo viene analizzato classificando i beni esportati in base al
loro contenuto tecnologico (cfr. par. 1). Come già sottolineato, infatti, la
valorizzazione delle produzioni caratterizzate da un valore aggiunto più
elevato può rappresentare uno strumento efficace per migliorare il proprio
posizionamento su mercati competitivi e dinamici.
Rispetto all’Italia la Lombardia mostra una struttura dell’export
maggiormente orientata verso i beni a più elevato contenuto tecnologico.
Medio-alta e alta tecnologia, infatti, pesano sulle esportazioni totali più di
quanto facciano a livello nazionale. Inoltre, mentre le esportazioni italiane
mostrano il peso più consistente sulla domanda mondiale nei settori a bassa
tecnologia, la medio-alta tecnologia è il comparto in cui l’export lombardo
detiene una quota di mercato più elevata. Analogamente l’indice di
specializzazione delle esportazioni è per la Lombardia più elevato nei beni a
medio-alta tecnologia, mentre per l’Italia il primato spetta alla bassa
2
tecnologia. Se la regione presenta, dunque, diversi vantaggi nei confronti
della media nazionale, alcune carenze emergono nel confronto con i partner
europei più innovativi in particolare per ciò che concerne l’export di beni ad
alta tecnologia: la specializzazione delle esportazioni regionali in tale
tipologia di prodotti, sebbene in leggero aumento tra il 2000 e il 2011, è
infatti, ancora piuttosto modesta.
La capacità del sistema produttivo di incorporare i processi innovativi non
può essere colta unicamente attraverso l’analisi della competitività
internazionale. Valutare l’innovazione, infatti, significa in primo luogo
misurare un fenomeno che sfugge ad una definizione rigorosa e che,
comprendendo un ampio spettro di attività formali e informali, assume
contorni sempre più sfumati1. L’analisi a livello regionale, inoltre, è
complicata da una disponibilità delle informazioni più modesta rispetto a
quella utilizzabile a livello nazionale2. Tenendo a mente tali caveat, ci si
propone di interpretare le performance della Lombardia sui mercati
internazionali sulla base degli indicatori, disponibili a livello regionale, più
comunemente utilizzati per valutare l’entità dei processi innovativi.
In primo luogo il gap di produttività rispetto ad un paese leader in
tecnologia e innovazione misura la capacità di una regione di sfruttare i
guadagni di efficienza che scaturiscono dall’utilizzo della migliore
tecnologia/innovazione disponibile (cfr. par. 2.1). Prendendo come leader gli
Stati Uniti, si nota, a partire dalla seconda metà degli anni ’90, un
progressivo ampliamento del gap da parte della Lombardia, ma anche delle
principali economie europee. Tale tendenza si riconduce alla diversa
capacità di incorporare nei processi produttivi investimenti in tecnologie
dell’innovazione e della comunicazione (ICT) che hanno incoraggiato
relativamente di più la crescita della produttività statunitense. A livello
settoriale l’allargamento del gap coinvolge anche comparti di particolare
rilevo per il sistema produttivo lombardo, come l’elettronica, le
apparecchiature elettriche e la meccanica. Si tratta di comparti
caratterizzati da un contenuto tecnologico/innovativo notevole e nei quali
l’impatto dell’ICT negli Stati Uniti ha svolto un ruolo cruciale nel favorire
l’aumento della produttività.
Per quanto riguarda le attività di ricerca e sviluppo delle imprese (par. 2.2),
non avendo dati riferiti ai singoli comparti, è più difficile il collegamento con
le performance realizzate sui mercati internazionali. Tuttavia l’attività di
1
Cfr. http://www.oecd.org/dataoecd/51/28/45326349.pdf
Alcuni indicatori (commercio con l’estero e attività brevettuale) consentono di
declinare l’analisi a livello provinciale. In tali casi, tuttavia, si è scelto di inglobare
nella provincia di Milano quella di Monza e Brianza per consentire un confronto
temporale più esteso.
2
3
ricerca e sviluppo svolta in regione non mostra nel complesso una
particolare dinamicità. Prendendo in considerazione il comparto da cui
proviene la parte di spesa più consistente, le imprese, l’incidenza della
spesa in ricerca e sviluppo svolta da queste ultime sul PIL regionale a
partire dalla seconda metà degli anni ’90 si presenta piuttosto statica con
modeste oscillazioni attorno al valore registrato nel 1980, mentre solo negli
anni più recenti recupera una maggiore dinamicità. Uno sviluppo
relativamente più intenso coinvolge la spesa in ricerca e sviluppo effettuata
dall’università, specialmente nei primi anni 2000 e nel 2006-2008; a tal
proposito, tuttavia, bisognerebbe valutare l’efficienza dell’interazione tra
ricerca accademica e sistema produttivo. Un’indicazione in tal senso
proviene dal rapporto Netval3 da cui emerge che al 31/12/2012 tra le
regioni italiane la Lombardia detiene il primato delle imprese spin-off4 della
ricerca pubblica: 123 imprese sulle 1.082 spin-off italiane, pari all’11,4%.
Nella regione, inoltre, tale esperienza è tra le più consolidate, come
segnalato dall’età media delle imprese di questo tipo (7,4 anni rispetto ai
6,4 dell’Italia).
Un’altra indicazione dell’innovazione proviene dall’attività brevettuale che
rappresenta l’output del processo creativo, in particolare di quello che si
ritiene possa avere un più ampio impatto commerciale (par. 2.3). L’attività
brevettuale della Lombardia cresce notevolmente tra il tra il 1980 e il 2006,
mentre nel triennio seguente si assiste ad un diffuso ridimensionamento.
Nel 2008 l’attività brevettuale lombarda si concentra maggiormente nel
comparto tecniche industriali e trasporti e in quello delle necessità correnti
della vita: in entrambi i casi si tratta di attività piuttosto disomogenee
caratterizzate da un contenuto tecnologico molto differenziato. Anche nel
comparto ICT l’attività brevettuale continua ad evidenziare una certa
rilevanza, sebbene subisca un consistente ridimensionamento tra il 1998 e il
2008. Nello stesso periodo si riduce in maniera significativa anche l’attività
brevettuale nel comparto high tech, mentre lungo tutto l’arco di tempo
considerato rimane molto modesto il peso delle biotecnologie. Tali
dinamiche, pertanto, non consentono alla regione di recuperare il gap
nell’attività brevettuale dei settori più innovativi che la separa da BadenWürttemberg o Rodano-Alpi.
3
Netval (2013) X Rapporto Netval sulla Valorizzazione della Ricerca Pubblica in
Italia. (cfr. http://www.netval.it/pagine/Netval-Survey.aspx)
4
Le imprese spin-off sono realtà imprenditoriali nate per valorizzare la ricerca
realizzata in ambito accademico col quale mantengono uno stretto legame. Nel
rapporto Netval si prendono in considerazione non solo le imprese provenienti dagli
atenei che hanno preso parte all’indagine, ma anche quelle gemmate da altri Enti
Pubblici di Ricerca (cfr. pag. 28 del rapporto).
4
In linea con quanto già evidenziato nel passato aggiornamento del report, la
capacità del sistema economico-produttivo lombardo di incorporare i
processi innovativi è contraddistinta da elementi positivi, ma anche da punti
di debolezza. Per quanto riguarda il primo aspetto è opportuno evidenziare
una posizione migliore della media nazionale sotto molteplici profili
(maggior orientamento dell’export verso prodotti a tecnologia medio-alta,
gap di produttività con gli Stati Uniti relativamente più contenuto, più
intensa attività brevettuale). Inoltre la Lombardia è impegnata da tempo in
attività innovative. Diverse edizioni dello studio Regional Innovation
Scoreboard5, ad esempio, classificano la regione tra gli innovation followers,
ossia nel secondo cluster di regioni europee a maggior vocazione
all’innovazione. Un’ulteriore disaggregazione all’interno del cluster, inoltre,
vede la Lombardia in una situazione di alta propensione all’innovazione. Per
contro la partecipazione ai processi innovativi non sembra essere tale da
offrire lo stimolo necessario all’uscita dalla crisi e non sembra tenere il
passo dei principali competitor europei, specie per ciò che riguarda le
attività maggiormente innovative o caratterizzate da un più elevato
contenuto tecnologico. Tali divari sono senz’altro in parte riconducibili ad un
contesto nazionale meno favorevole. Alcune caratteristiche tipiche del
sistema produttivo italiano (modesta dimensione delle imprese, gestione
affidata ad un management di derivazione prevalentemente familiare, un
contesto istituzionale e regolamentare non favorevole all’innovazione6,...),
infatti, penalizzano l’attività innovativa del paese. L’Italia, pertanto, rientra
tra i paesi europei d’innovazione moderata, evidenziando un deficit rispetto
a Francia, Regno Unito e soprattutto Germania, paese che assieme a
Svezia, Danimarca e Finlandia figura tra i paesi europei leader per
innovazione7.
5
Cfr. http://ec.europa.eu/enterprise/policies/innovation/policy/regional-innovation.
Le regioni europee sono raggruppate in 4 cluster: innovation leader, innovation
follower, moderate innovator, modest innovator.
6
Per un approfondimento sugli ostacoli all’innovazione del sistema produttivo
italiano si veda Banca d’Italia (2013) Relazione Annuale sul 2012, cap. 11.
7
Cfr. Innovation Union Scoreboard 2013
5
Il peso delle esportazioni complessive sulla domanda mondiale tra il 2002 e il
2012 si contrae per tutte le aree in esame. Nuovamente l’area tedesca è quella
che perde relativamente meno, ma la Lombardia, nonostante un andamento
relativamente deludente, continua a mostrare nel 2012 una quota di mercato
superiore a quelle del Rodano-Alpi e della Catalogna.
Pertanto se dal confronto europeo emerge un ruolo rilevante della Lombardia
sui mercati internazionali, si nota anche la necessità da parte della regione di
uno sforzo ulteriore per stare al passo con i competitors europei più innovativi,
in particolare con l’area tedesca. Tale impegno non trova un riscontro
soddisfacente nelle spese in ricerca e sviluppo, la cui crescita dovrebbe
rafforzare i processi innovativi e neppure nell’andamento dell’attività
brevettuale in quei settori caratterizzati da un maggior contenuto di tecnologia.
Per quanto riguarda il primo aspetto, tra il 1999 e il 2009 la spesa in ricerca e
sviluppo della Lombardia aumenta meno della media nazionale, e un
andamento in linea con quello registrato in Germania e in Francia appare
insufficiente a colmare i divari evidenziati con queste ultime e con Rodano-Alpi e
Baden-Württemberg. Nel 2009, infatti, la spesa in ricerca e sviluppo della
Lombardia rapportata al PIL è poco più elevata di quella italiana, ma superiore
solo al valore che l’indicatore registra in Spagna. Anche l’attività brevettuale nei
comparti più innovativi è relativamente modesta. Nel 2008 il rapporto tra
domande di brevetto e PIL del Baden-Württemberg è 5 volte e mezzo quello
della Lombardia che, invece, mostra un valore superiore solo a quanto registrato
in Italia, Spagna e Catalogna.
6
Innovazione e tecnologia: un confronto internazionale
L’export di prodotti ad alta tecnologia tra il 1991 e il 2012 presenta un profilo di
crescita più modesto in Lombardia e in Italia rispetto all’evoluzione della
domanda mondiale. Un andamento lievemente più favorevole per l’Italia non è
comunque tale da colmare il vantaggio relativo della regione che nel 2011
mostra un’incidenza dell’alta tecnologia sulle esportazioni complessive di quasi
3 punti percentuali superiore alla media nazionale e una specializzazione
dell’export del comparto maggiore di quella dell’Italia, benché inferiore al valore
soglia pari a 100.
Estendendo il confronto ad alcune aree europee di rilievo, si nota che nel 2011 la
Germania e il Baden Württemberg mostrano la maggiore incidenza dell’alta
tecnologia sulle esportazioni complessive, ma al terzo posto si colloca la
Lombardia che precede la Catalogna oltre che l’Italia e la Spagna anche in
termini di specializzazione delle esportazioni di alta tecnologia. Nei medesimi
prodotti la quota di mercato della regione sulla domanda mondiale è più del
doppio di quella della Catalogna, ma decisamente più modesta della quota del
Baden Württemberg.
7
1 Le performance della Lombardia sui mercati
internazionali
Eurostat suggerisce un’aggregazione settoriale dei beni sulla base
dell’intensità della tecnologia utilizzata per produrli.
In base a tale classificazione si ottengono le seguenti categorie:
- Settori ad alta tecnologia che comprendono, tra gli altri, la
farmaceutica,
l’elettronica
e
le
apparecchiature
per
le
telecomunicazioni.
- Settori a tecnologia medio-alta in cui si trovano, ad esempio, la
chimica, alcune apparecchiature elettriche e meccaniche e quasi tutti i
mezzi di trasporto.
- Settori a tecnologia medio-bassa che includono comparti come
gomma-plastica e metalli.
- Settori a tecnologia bassa come il tessile, l’abbigliamento, la pelle e
calzature, il legno, l’alimentare.
Nel 2012 le esportazioni lombarde nei settori ad alta e medio-alta
tecnologia superano i 58 milioni di euro, rappresentando il 54% dell’export
regionale complessivo. Nel 2012 la Lombardia continua a presentare un
contenuto di tecnologia delle esportazioni superiore a quello dell’Italia: i
settori ad alta tecnologia pesano, infatti, per l’11,2% rispetto al 9% medio
nazionale, mentre i prodotti a medio-alta tecnologia, che evidenziano
l’incidenza più elevata tanto in regione quanto a livello nazionale,
rappresentano il 42,6% dell’export lombardo, (38,5% in Italia). La rilevanza
dell’export di beni a medio bassa tecnologia si attesta sul 24% tanto in
Lombardia quanto in Italia, mentre la regione vede un peso più modesto dei
prodotti caratterizzati da una bassa tecnologia (19,3% rispetto al 23,9%
dell’Italia).
Tra il 2000 e il 2007 l’export lombardo mostra la crescita più consistente nei
beni a medio-bassa tecnologia (9,3% in media all’anno). Si riducono
leggermente, invece, le esportazioni di prodotti ad alta tecnologia (-0,6%
rispetto ad una crescita dello 0,5% in Italia), mentre quelle di beni a
tecnologia medio-alta aumentano di circa il 5%, in linea con l’andamento
dell’export complessivo regionale.
Tra il 2007 e il 2009 la recessione si riflette in un diffuso calo delle
esportazioni in Lombardia e in Italia: particolarmente colpiti sono i beni a
tecnologia medio-bassa (-14,6% in regione), e medio-alta, caratterizzati da
una contrazione dell’export del 10,8% in Lombardia e del 12,1% a livello
nazionale. Nel biennio di crisi, invece, sono i beni ad alta tecnologia a
presentare le riduzioni di entità relativamente più modesta, (-2,6% in
Lombardia, -3,8% in Italia).
8
Tra il 2009 e il 2012, in un contesto di generale ripresa delle esportazioni,
l’export lombardo si presenta meno dinamico di quello italiano in tutti i
cluster settoriali (ad eccezione degli altri prodotti, cfr. Fig. 2). L’aumento
delle esportazioni è più ampio, sia in Lombardia che in Italia, per i beni a
tecnologia medio-bassa (12,8% e 14,7%, rispettivamente), ma in Italia la
crescita è relativamente vivace anche in quelli ad alta tecnologia (10,7%).
In quest’ultima tipologia di beni la Lombardia evidenzia una crescita
dell'export dell’8%, presentando rispetto alla media nazionale un
differenziale di crescita negativo più ampio rispetto a quello registrato negli
altri cluster settoriali.
Nel 2011 le esportazioni lombarde pesano maggiormente sulla domanda
mondiale nei beni a tecnologia medio-alta (1,3%), mentre per quelle
italiane l’incidenza più elevata spetta alla bassa tecnologia (4,7%). Per
contro l’export di alta tecnologia continua a rivestire sulle importazioni
globali il peso più modesto tanto in Lombardia (0,5%), quanto in Italia
(1,5%) La perdita di quote di mercato che tra il 2000 e il 2011 coinvolge le
esportazioni lombarde è diffusa in maniera sostanzialmente omogenea nei
diversi cluster settoriali (cfr. Fig. 3). Più incoraggiante è, invece,
l’andamento della specializzazione: tanto la Lombardia quanto l’Italia tra il
2000 e il 2011 mostrano un aumento di specializzazione delle esportazioni
nei comparti a maggiore contenuto tecnologico, con l’aumento più ampio
concentrato nella medio-alta tecnologia. Per contro in Italia si assiste ad
una riduzione della specializzazione nei settori a medio-bassa e bassa
tecnologia; in Lombardia la riduzione è limitata alla prima tipologia di beni,
mentre nella seconda la specializzazione tra il 2000 e il 2011 resta
sostanzialmente invariata. Nel 2011 l’indice di specializzazione mostra il
valore più elevato nei comparti a medio-alta tecnologia in Lombardia, a
bassa tecnologia in Italia. L’indice di specializzazione resta, invece, inferiore
a 1008 nei comparti ad alta tecnologia (cfr. Fig. 4).
Anche l’evoluzione delle importazioni regionali offre una misura del grado di
coinvolgimento nei processi d’internazionalizzazione dell’economia regionale
in quanto riflette, almeno in parte, la scelta degli imprenditori di
delocalizzare all’estero fasi della produzione o di appoggiarsi a fornitori
esteri più competitivi di quelli italiani.
Nel 2012 le importazioni di alta e medio alta tecnologia rappresentano il
56% dell’import regionale, mentre in Italia i due comparti pesano per il
39%. Inoltre tanto le importazioni lombarde quanto quelle italiane sono
8
Si ricorda che l’indice di specializzazione dell’area R con riferimento al comparto i
è dato dal rapporto percentuale tra la quota delle esportazioni di R nel comparto i
sulle esportazioni complessive di R e la quota delle esportazioni mondiali di i sulla
domanda mondiale complessiva.
9
maggiormente concentrate nei settori a tecnologia medio-alta (33,6% per la
regione, 27% a livello nazionale), seguiti in Lombardia dai comparti ad alta
tecnologia (22,5%), in Italia dai settori a tecnologia bassa che pesano per il
18,3% sull’import nazionale (cfr. Fig. 5).
Tra il 2000 e il 2007 le importazioni lombarde aumentano soprattutto nei
comparti a medio-bassa e bassa tecnologia (9,8% e 4,2%,
rispettivamente), mentre più modesta è la crescita dei settori caratterizzati
da un contenuto tecnologico più elevato. Tra il 2007 e il 2009 le
importazioni in Lombardia e in Italia si riducono in tutti i comparti,
specialmente in quelli a tecnologia medio-bassa (-24,9%, -21,4%,
rispettivamente) e bassa (-12,4% in Lombardia e -13% in Italia). Il triennio
successivo alla Grande Recessione è caratterizzata da una ripresa delle
importazioni relativamente debole e più marcata nei comparti a mediobassa tecnologia che crescono dell’11,8% in Lombardia, del 14% in Italia
(cfr. Fig. 6).
Dall’analisi emergono alcune considerazioni di seguito specificate.
-
Rispetto alla media nazionale la struttura delle esportazioni lombarde
è maggiormente orientata verso i beni di contenuto tecnologico più
elevato. Nella regione, infatti, medio-alta e alta tecnologia pesano
sull’export totale più di quanto accada a livello nazionale, mentre il
peso sulla domanda mondiale delle esportazioni è più elevato nei
comparti a medio-alta tecnologia per la regione, a bassa tecnologia
per l’Italia. Nonostante tale superiorità nei confronti della media
nazionale, la crescita delle esportazioni regionali tra il 2000 e il 2012
nei comparti a più elevato contenuto tecnologico è più modesta della
media nazionale, specialmente nei settori ad alta tecnologia.
L’andamento di questi ultimi è per la regione più deludente
soprattutto nel periodo precedente alla Grande Recessione e negli
anni più recenti.
-
Tra il 2000 e il 2011 cresce in Lombardia e in Italia la specializzazione
nei comparti ad alta e soprattutto medio alta tecnologia.
Ciononostante a fine periodo la specializzazione delle esportazioni
rimane elevata nei beni non solo a tecnologia medio-alta (primo
settore di specializzazione dell’export lombardo), ma anche a bassa e
medio-bassa, mentre l’indice resta inferiore a 100 nei comparti ad
alta tecnologia.
10
Tab. 1 – Le esportazioni della Lombardia e dell’Italia per livello di tecnologia nel
2012 (valori assoluti in milioni di euro)
Alta
Milano
Brescia
Bergamo
Varese
Mantova
Como
Pavia
Lecco
Cremona
Lodi
Sondrio
Lombardia
Italia
6.804
235
370
2.323
53
174
896
74
39
1.084
54
12.105
35.121
Livello di tecnologia
MedioMedioalta
bassa
19.679
9.017
6.086
5.348
7.125
3.220
4.089
1.789
2.484
1.332
1.611
1.002
1.476
721
1.408
1.454
1.012
1.576
914
252
122
260
46.006
25.973
150.027
95.099
Bassa
9.439
1.440
2.090
1.673
1.592
2.375
735
570
698
160
111
20.883
92.980
Altro
Totale
2.124
272
388
43
34
40
108
38
15
19
33
3.114
16.497
47.064
13.381
13.192
9.917
5.496
5.201
3.935
3.544
3.340
2.430
581
108.081
389.725
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Fig. 1 – Le esportazioni della Lombardia e dell’Italia per livello di tecnologia nel
2012 (quote % sul totale delle esportazioni)
44
40
36
32
28
24
20
16
12
8
4
0
Alta
Medio-alta
Medio-bassa
Lombardia
Fonte: elaborazioni su dati Istat
11
Italia
Bassa
Altri prodotti
Fig. 2 – Le esportazioni della Lombardia e dell’Italia per livello di tecnologia
(var. % medie annue)
2000-2007
2007-2009
Alta
Alta
Medio-alta
Medio-alta
Medio-bassa
Medio-bassa
Bassa
Bassa
Altri prodotti
Altri prodotti
Totale
Totale
-1,0
2,0
5,0
8,0
11,0
-15,0
-12,5
-10,0
-7,5
-5,0
-2,5
2009-2012
16,0
12,0
8,0
4,0
0,0
Alta
Medio-alta
Medio-bassa
▪
Lombardia
Bassa
▪
Altri prodotti
Totale
Italia
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Tab. 2 – Le esportazioni della Lombardia e dell’Italia per livello di tecnologia nel
2011 (quote ‰ sulla domanda mondiale)
Alta
Milano
Brescia
Bergamo
Varese
Mantova
Como
Pavia
Lecco
Cremona
Lodi
Sondrio
Lombardia
Italia
3,19
0,09
0,14
0,88
0,01
0,11
0,35
0,03
0,02
0,44
0,02
5,29
14,56
Livello di tecnologia
MedioMedioalta
bassa
5,48
3,52
1,82
2,14
1,97
1,20
1,14
0,73
0,67
0,55
0,43
0,40
0,37
0,27
0,39
0,61
0,31
0,61
0,24
0,09
0,04
0,09
12,87
10,24
42,97
36,55
Bassa
4,58
0,81
1,05
0,83
0,85
1,23
0,38
0,29
0,33
0,07
0,05
10,47
46,65
Fonte: elaborazioni su dati Istat e Chelem
12
Altro
0,65
0,10
0,14
0,02
0,01
0,02
0,04
0,02
0,01
0,01
0,01
1,01
5,79
Totale
3,54
1,06
0,97
0,73
0,42
0,40
0,28
0,28
0,25
0,17
0,04
8,15
29,39
0,0
Fig. 3 – Le esportazioni della Lombardia secondo il livello di tecnologia nel 2000 e
nel 2011 (quote ‰ sulla domanda mondiale)
18
16
14
12
10
8
6
4
2
0
Alta
Medio-alta
Medio-bassa
Bassa
2000
Altri prodotti
Totale
2011
Fonte: elaborazioni su dati Chelem e Istat
Fig. 4 – Le esportazioni della Lombardia e dell’Italia secondo il livello di tecnologia
(specializzazione 2011 e diff. specializzazione 2000-2011)
● Lombardia
● Italia
L’ampiezza delle bolle è proporzionale al peso rivestito sull’export regionale
Fonte: elaborazioni su dati Chelem e Istat
13
Tab. 3 – Le importazioni della Lombardia e dell’Italia per il livello di tecnologia nel
2012 (valori assoluti in milioni di euro)
Alta
Milano
Pavia
Bergamo
Brescia
Varese
Mantova
Lodi
Cremona
Como
Lecco
Sondrio
Lombardia
Italia
20.478
1.451
453
170
1.063
88
1.747
124
163
73
17
25.828
46.488
Livello di tecnologia
MedioMedioalta
bassa
23.185
8.842
2.263
889
3.937
1.410
1.746
2.805
2.488
837
1.491
768
941
514
738
1.037
1.090
521
590
906
75
103
38.543
18.631
102.126
61.296
Bassa
10.175
557
1.499
1.307
1.287
872
939
496
899
380
165
18.576
69.146
Altro
Totale
4.221
4.796
496
1.163
122
1.652
74
494
144
103
30
13.295
99.704
66.901
9.956
7.794
7.191
5.797
4.871
4.215
2.890
2.816
2.052
390
114.874
378.759
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Fig. 5 – Le importazioni della Lombardia e dell’Italia per il livello di tecnologia nel
2012 (quote % sul totale delle importazioni)
35
30
25
20
15
10
5
0
Alta
Medio-alta
Medio-bassa
Lombardia
Fonte: elaborazioni su dati Istat
14
Italia
Bassa
Altri prodotti
Fig.6 – Le importazioni della Lombardia e dell’Italia secondo il livello di tecnologia
(var. % medie annue)
2000-2007
2007-2009
Alta
Alta
Medio-alta
Medio-alta
Medio-bassa
Medio-bassa
Bassa
Bassa
Altri prodotti
Altri prodotti
Totale
Totale
0
2
4
6
8
10
-25
12
-20
-15
-10
-5
2009-2012
15
10
5
0
Alta
Medio-alta
Medio-bassa
▪
Lombardia
Bassa
▪
Altri prodotti
Totale
Italia
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Tab. 4 – Le importazioni della Lombardia e dell’Italia il livello di tecnologia nel 2011
(quote ‰ sulla domanda mondiale)
Alta
Milano
Pavia
Bergamo
Brescia
Varese
Mantova
Lodi
Cremona
Como
Lecco
Sondrio
Lombardia
Italia
9,66
0,62
0,25
0,11
0,57
0,05
0,90
0,04
0,07
0,09
0,01
12,37
23,31
Livello di tecnologia
MedioMedioalta
bassa
7,23
4,03
0,76
0,35
1,22
0,60
0,55
1,32
0,79
0,37
0,50
0,48
0,28
0,22
0,47
0,46
0,23
0,42
0,31
0,23
0,02
0,06
12,36
8,52
32,89
27,05
Bassa
5,55
0,38
0,85
0,76
0,75
0,49
0,47
0,21
0,27
0,50
0,10
10,32
38,18
Fonte: elaborazioni su dati Chelem e Istat
15
Altro
Totale
1,62
1,73
0,21
0,49
0,06
0,59
0,03
0,04
0,20
0,06
0,01
5,04
35,19
5,59
0,81
0,66
0,64
0,51
0,43
0,35
0,26
0,24
0,23
0,04
9,76
31,38
0
Fig. 7 – Le importazioni della Lombardia secondo il livello di tecnologia nel 2000 e
nel 2011 (quote ‰ sulla domanda mondiale)
18
15
12
9
6
3
0
Alta
Medio-alta
Medio-bassa
Bassa
2000
Altri prodotti
Totale
2011
Fonte: elaborazioni su dati Chelem e Istat
2 Gli indicatori dell’innovazione
2.1 Il gap di produttività
Negli scorsi decenni l’impatto dell’innovazione sulla competitività è stato
particolarmente rilevante, in particolare per quelle produzioni caratterizzate
da un più elevato contenuto innovativo e dall’utilizzo di tecnologie avanzate.
Le trasformazioni innescate dal progresso tecnologico e l’introduzione di
nuove forme di organizzazione, infatti, consentono guadagni di efficienza e
permettono alle imprese di restare competitive sui mercati internazionali.
Il confronto con un paese leader per tecnologia e innovazione, pertanto,
può offrire una misura della capacità di un’area di beneficiare e utilizzare i
processi innovativi: quanto più il gap con il paese leader si riduce, tanto
maggiore è l’impegno dell’area nell’acquisire e sviluppare tecnologia
(innovazione) necessaria a rafforzarne la competitività.
Per misurare la distanza dal leader si utilizza il rapporto tra i livelli di
produttività e come paese leader sono stati scelti gli Stati Uniti.
16
Il gap di produttività (PIL per unità di lavoro) rispetto agli Stati Uniti mostra
un andamento molto simile per l’Italia e per la Lombardia, ma si mantiene
sempre più modesto nel caso della regione.
Negli anni ’80 la distanza tra produttività della Lombardia e quella Stati Uniti
mostra lievi oscillazioni ed è contenuta entro il 10%, mentre nel biennio
1990-1992 il gap si amplia. Tra il 1993 e il 1995, tuttavia, si evidenzia una
nuova riduzione del divario che nel 1995 si attesta su un valore analogo a
quello del 1989, pari, posta pari a 100 la produttività USA, a 93. A partire
dal 1996 il gap torna ad allargarsi progressivamente sia in Lombardia che in
Italia e nell’EU15. Nel 2011 tutte e tre le aree mostrano un posizionamento
peggiore di quello registrato 30 anni prima: rispetto a quella degli Stati Uniti
la produttività è più bassa del 35% in Italia, del 26% in Lombardia, del 27%
nell’EU15 (cfr. Fig. 8).
È opportuno ricordare che l’ampliamento del gap di produttività nei
confronti degli Stati Uniti a partire dalla seconda metà degli anni ’90
interessa tutta l’Europa. Il fenomeno si riconduce principalmente alla
dinamica degli Stati Uniti, caratterizzati da una crescita della produttività
nelle produzioni di beni più direttamente connessi alle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione e da un aumento trasversale della
produttività a seguito del processo di intensificazione dell’uso del capitale
generato dagli investimenti in innovazione e tecnologia. In Europa, invece,
l’impatto dei processi innovativi è stato relativamente più lento e più
modesto9.
Tali considerazioni si riflettono anche nell’evoluzione del gap di produttività
tra Lombardia e Stati Uniti calcolato sul valore aggiunto settoriale (cfr. Tab.
5). A tal proposito sono, tuttavia, necessari alcuni caveat. In primo luogo
della Tab. 5 è opportuno mettere in rilievo le linee di tendenza, che
segnalano una riduzione generalizzata della produttività rispetto a quella del
paese leader, piuttosto che focalizzarsi sul valore puntuale dell’indice.
Quest’ultimo infatti è influenzato da una molteplicità di fattori quali, ad
esempio, la mancanza di una corrispondenza perfetta tra le classificazioni
settoriali in alcuni comparti. Inoltre, non disponendo per gli Stati Uniti delle
unità di lavoro (o delle ore lavorate) a livello settoriale, per costruire l’indice
è stato utilizzato il numero degli occupati: il differente impatto di misure di
sostegno all’occupazione può pertanto condizionare il dato puntuale
specialmente negli anni di crisi (si pensi all’effetto della Cassa Integrazione
Guadagni, ad esempio).
Tra il 1995 e il 2010 l’ampliamento del gap coinvolge tutti i comparti del
9
Per un’analisi più approfondita del tema in oggetto si veda, tra gli altri,
Van Ark, O’Mahony, Timmer (2008) The Productivity Gap between Europe and the
United States: Trends and Causes, Journal of Economic Perspectives, Vol. 22, n. 1
17
manifatturiero,
ad
eccezione
dell’alimentare.
Tale
tendenza
è
particolarmente marcata in alcuni settori rilevanti per l’economia lombarda,
come gli apparecchi meccanici, elettrici ed ottici. D’altro canto tali comparti
sono anche quelli che negli Stati Uniti si avvantaggiano maggiormente dei
guadagni di efficienza realizzati grazie alla diffusione di tecnologia e
innovazione. Tra gli altri settori industriali si registra una relativa tenuta di
metallurgia e prodotti in metallo, della gomma-plastica e altri prodotti della
lavorazione di minerali non metalliferi. Nelle costruzioni, invece, il gap si
riduce soprattutto tra il 1995 e il 2003, ma anche, seppur di poco, nel
periodo seguente. L’indicatore tra il 1995 e il 2010 si amplia anche nella
maggior parte dei servizi; tra questi quelli turistici nel 2010 presentano una
produttività sostanzialmente in linea con quella degli Stati Uniti, mentre
nelle attività finanziarie e assicurative e in quelle professionali, scientifiche e
tecniche il gap va riducendosi.
Fig. 8 – Il gap di produttività della Lombardia e dell’Italia riferito al PIL
(n. indice USA=100)
100
95
90
85
80
75
70
65
60
Italia
Fonte: elaborazioni su dati BEA e Istat
18
Lombardia
EU15
Tab. 5 Il gap di produttività della Lombardia e dell’Italia riferito al valore aggiunto
per settore (n. indice USA=100)
Agricoltura, caccia e silvicoltura
Pesca, piscicoltura e servizi connessi
Industria estrattiva
Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco
Industrie tessili, confezione di articoli di abbigliamento e di articoli in pelle e
simili
Industria del legno, della carta, editoria
Cokerie, raffinerie, chimiche, farmaceutiche
Articoli in gomma e materie plastiche e altri prodotti della lavorazione di
minerali non metalliferi
Metallurgia e prodotti in metallo
Computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchiature elettriche,
macchinari e apparecchiature n.c.a
Mezzi di trasporto
Mobili; altre industrie manifatturiere; riparazione e installazione di macchine e
apparecchiature
Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata
Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento
Costruzioni
Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli
Trasporti e magazzinaggio
Servizi di alloggio e di ristorazione
Servizi di informazione e comunicazione
Attività finanziarie e assicurative
Attività immobiliari
Attività professionali, scientifiche e tecniche
Attività amministrative e di servizi di supporto
Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria
Istruzione
Sanità e assistenza sociale
Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento
Altre attività di servizi
Attività di famiglie e convivenze per personale domestico; produzione di beni e
servizi indifferenziati per uso proprio da parte di famiglie e convivenze
Totale
1995
51
102
171
75
2003
36
95
93
103
2010
29
34
71
76
89
69
53
66
65
37
47
53
32
140
97
119
88
108
88
81
92
42
90
19
65
81
44
20
76
86
74
137
69
56
397
49
113
122
72
88
60
89
56
56
14
86
53
71
105
78
78
249
62
84
114
83
81
83
120
42
64
10
88
54
50
104
61
93
190
59
63
121
98
81
84
94
33
29
31
89
74
68
n.b. Per alcuni settori non c’è una perfetta corrispondenza tra la classificazione regionale e
quella USA, ma il margine di incongruenza è relativamente modesto
Fonte: elaborazioni su dati BEA, EUKLEMS, Istat
2.2 La ricerca e sviluppo: spesa e occupazione
La rilevanza dei processi innovativi nell’alimentare la competitività è ormai
ampiamente riconosciuta tanto nei contributi accademici quanto negli
orientamenti di policy. Un indicatore comunemente utilizzato per cogliere le
forme più esplicite di innovazione10 riguarda le attività di ricerca e sviluppo.
La Fig. 9 mostra l’evoluzione della spesa in ricerca e sviluppo della
Si ricorda che gran parte dei processi innovativi sono collegati ad attività
informali, che spaziano dalle abilità acquisite tramite il learning by doing a più
efficienti tipologie di organizzazione della produzione, della rete distributiva o, più in
generale, dell’intera catena del valore di un prodotto.
10
19
Lombardia per settore istituzionale rapportata al PIL regionale. A livello
complessivo l’indicatore mostra una scarsa oscillazione tra il 1994 e il 2004,
attestandosi su un valore di poco inferiore a quello del 1993. A partire dal
2005 si assiste ad un progressivo incremento: nel 2010 il rapporto tra la
spesa e il PIL è del 7% più alto del valore registrato nel 1993. Il comparto
delle imprese, oltre ad evidenziare la disponibilità dei dati per l’arco
temporale più ampio, rappresenta anche la parte più consistente della spesa
in ricerca e sviluppo complessiva (oltre il 68% nel 2010). Rispetto ai valori
del 1980, l’indicatore cresce in maniera pressoché continua fino al 1990 per
poi assumere una dinamica opposta fino al 2003. Negli anni seguenti si
assiste ad un progressivo miglioramento che permette all’indicatore di
posizionarsi dal 2007 su valori lievemente superiori a quello registrato nel
1980.
L’università, che dopo le imprese è il settore da cui proviene l’ammontare di
spesa più elevato (17% del totale nel 2010), mostra a partire dal 1998 un
rapporto tra spesa in ricerca e sviluppo e PIL superiore al valore registrato
nel 1993 (primo anno di disponibilità della serie). Più in dettaglio la crescita
è particolarmente sostenuta tra il 2001 e il 2003 e nel periodo 2006-2008.
Il rapporto tra le unità di lavoro in ricerca e sviluppo e quelle complessive si
mantiene relativamente stabile dal 1994 al 2000, si riduce nel 2001 e fino al
2005 resta inferiore al valore mostrato nel 1994. Tra il 2006 e il 2010 si
registra un progressivo aumento dell’indicatore che a fine periodo è per
oltre il 40% più elevato del valore del 1994. Per quanto concerne il
comparto delle imprese, si nota fino al 1992 una lieve oscillazione attorno al
valore presentato nel 1985, poi si verifica una progressiva riduzione fino al
2004, mentre la ripresa degli ultimi anni porta l’indicatore a superare il
valore di inizio periodo nel 2008-2010. Il peso delle unità di lavoro in ricerca
e sviluppo delle università su quelle complessive è sempre superiore al
valore registrato nel 1994 e mostra la crescita più intensa nella seconda
metà degli anni ’90 e negli anni più recenti; di conseguenza l’indicatore nel
2010 è circa il doppio del valore mostrato ad inizio periodo (cfr. Fig. 10).
Nel 2010 la ricerca e sviluppo lombarda pesa per il 22% su quella italiana e
quote ancora più elevate si registrano per i comparti del non profit (56%) e
delle imprese (28%). L’incidenza della spesa complessiva sul PIL si attesta
su valori analoghi in Italia e in Lombardia (1,3% in entrambi i casi), mentre,
a livello dei singoli comparti, l’indicatore nella regione è di poco superiore
alla media italiana nei settori delle imprese e del non profit.
Come nel caso della spesa, il peso delle unità di lavoro in ricerca e sviluppo
della Lombardia su quelle italiane è elevato (21%) e la maggiore incidenza
si riscontra, ancora una volta, per il non profit (43%) e per le imprese
(27%, cfr. Tab. 6). Nel 2010 l’incidenza delle unità di lavoro in ricerca e
20
sviluppo su quelle complessive in Lombardia è di poco superiore alla media
nazionale a seguito di un peso relativamente più ampio nel settore delle
imprese. Dall’analisi emergono alcune considerazioni sintetizzate di seguito.
-
La ricerca e sviluppo lombarda pesa in maniera consistente su quella
italiana, specialmente nei settori del non profit e delle imprese, in
termini sia di spesa che di occupati.
-
La ricerca e sviluppo in Lombardia si concentra maggiormente nel
comparto delle imprese; seguono, ad una certa distanza, le università
e il non profit.
-
L’incidenza della spesa in ricerca e sviluppo sul PIL regionale mostra
una scarsa dinamicità, mantenendosi per quasi tutto l’arco temporale
considerato su valori più modesti di quanto registrato ad inizio
periodo; rispetto a quest’ultimo solo negli anni più recenti si rilevano
valori più elevati.
-
Il rapporto tra la spesa in ricerca e sviluppo effettuata dalle imprese e
il PIL regionale dal 1994 oscilla attorno ai valori del 1980 e solo negli
anni più recenti (nel 2010 in particolare) sembra recuperare una certa
dinamicità. L’indicatore calcolato in riferimento alle università, invece,
è superiore al valore di inizio periodo a partire dalla fine degli anni ’90
e presenta una crescita più marcata nei primi anni 2000 e nel 20062008.
-
L’incremento di oltre il 40% della quota di unità di lavoro in ricerca e
sviluppo sull’occupazione complessiva tra il 1994 e il 2010 è di poco
inferiore all’aumento medio nazionale. Nonostante tale dinamica nel
2010 le unità di lavoro in ricerca e sviluppo continuano a
rappresentare tanto in Lombardia quanto in Italia una quota molto
modesta dell’occupazione complessiva.
-
L’incidenza delle unità di lavoro in ricerca e sviluppo delle imprese
sull’occupazione regionale mostra valori superiori a quelli di inizio
periodo solo nel 2000 e nel 2006-2010. L’indicatore calcolato in
riferimento al settore delle imprese, dopo aver subito tra il 1993 e il
2004 una progressiva riduzione rispetto a quanto registrato nel 1985,
riprende a crescere nel periodo seguente. Analogamente a quanto
osservato per la spesa, mostra una maggiore dinamicità il peso delle
unità di lavoro in ricerca e sviluppo dell’università: l’indicatore si
posiziona sempre al di sopra del valore di inizio periodo arrivando a
raddoppiarlo nel periodo 2008-2010.
21
Fig. 9 – La spesa in ricerca e sviluppo in Lombardia sul PIL (n. indice anno inizio
serie=100)
205
185
165
145
125
105
85
65
amministrazione pubblica
università
imprese
totale
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Fig. 10 – Le unità di lavoro in ricerca e sviluppo in Lombardia su quelle complessive
(n. indice anno inizio serie=100)
200
180
160
140
120
100
80
60
40
amministrazione pubblica
Fonte: elaborazioni su dati Istat
22
università
imprese
totale
Tab. 6 La spesa e le unità di lavoro in ricerca e sviluppo in Lombardia e in Italia nel
2010 (valori assoluti e quote %)
Amministrazione
pubblica
Università
Non profit
Imprese
Totale
Spesa
Lombardia (valori
assoluti*)
Quote % su Italia
222
8,3
767
13,6
398
56,1
3.009
28,4
4.396
22,4
Quote % su PIL
Lombardia
Italia
0,1
0,2
0,2
0,4
0,1
0,0
0,9
0,7
1,3
1,3
3.293
9,5
11.367
15,7
2.800
43,4
30.008
26,7
47.467
21,0
0,1
0,1
0,3
0,3
0,1
0,0
0,7
0,5
1,1
0,9
Unità di lavoro
Lombardia (valori
assoluti)
Quote % su Italia
Quote % su unità
di lavoro totali
Lombardia
Italia
*Milioni di euro
Fonte: elaborazioni su dati Istat
2.3 L’attività brevettuale
La spesa in ricerca e sviluppo è insufficiente a valutare l’effettiva capacità
innovativa di un’area (o di un comparto) in quanto non dice se le risorse
impegnate sono utilizzate in modo più o meno efficiente; in questo senso
una misura più adeguata dell’innovazione è rappresentata dall’attività
brevettuale11. Questa infatti rappresenta l’output del processo creativo, in
particolare di quello che si ritiene possa avere un impatto commerciale più
intenso. Inoltre le serie regionali sui brevetti, oltre ad essere disponibili per
un ampio intervallo temporale, presentano una buona disaggregazione per
settore e regione e quindi offrono una misura più puntuale degli ambiti in
cui l’attività di ricerca si concentra maggiormente e/o si sta sviluppando più
rapidamente.
Tra il 1980 e il 2006 l’attività brevettuale della Lombardia, misurata
11
Cfr. OECD (2009) OECD stock on innovation – a stocktaking of existing work, 2
Febbraio, Parigi.
23
rapportando al PIL regionale il numero di brevetti presentati all’European
Patent Office (EPO), mostra un andamento crescente. Nel periodo seguente
si nota un certo ridimensionamento; ciononostante nel 2009, anno per il
quale si dispone di dati ancora provvisori, il valore dell’indicatore è nella
regione oltre tre volte quello registrato nel 1980. Pur evidenziando un
profilo di crescita molto simile, l’attività brevettuale lombarda è più intensa
di quella italiana lungo tutto il periodo (cfr. Fig. 11).
Tra il 1988 e il 2008 l’indicatore si rafforza in tutti i comparti ad eccezione
dell’industria tessile e della carta, dell’high tech e delle biotecnologie (cfr.
Fig. 12). Nel 2008, come nel 1988, il numero di brevetti sul PIL è più
elevato nelle tecniche industriali e trasporto; dopo tale settore, sempre nel
2008, l’indicatore è più elevato nelle necessità correnti della vita12, seguite
dal comparto ICT, mentre il comparto tessile e della carta e le biotecnologie
si posizionano in fondo alla graduatoria. All’interno dell’ICT nel biennio
2008-2009 è più elevato il numero di brevetti in computer e macchinari da
ufficio e in telecomunicazioni, mentre un peso decisamente più contenuto
riveste l’elettronica di consumo. Nello stesso periodo sul complesso dei
brevetti high tech pesa per quasi il 40% il comparto delle tecnologie della
comunicazione (cfr. Tab. 7).
Sulla base di una disaggregazione settoriale più fine emerge una maggiore
concentrazione dei brevetti nelle attività connesse alla medicina e
veterinaria che pesano per l’11% sul totale delle domande presentate nel
2008 (cfr. Fig. 13).
A livello provinciale nel 1998 e nel 2008 il numero di brevetti sul valore
aggiunto continua a mantenere il valore più elevato a Varese, il più
contenuto a Sondrio. Nel 2008 al secondo e al terzo posto si collocano,
rispettivamente, Como e Lecco, mentre Cremona precede Sondrio in fondo
alla graduatoria (cfr. Fig. 14). Tra il 1998 e il 2008 il numero di brevetti sul
valore aggiunto mostra gli incrementi più ampi a Sondrio, Mantova e Como,
mentre rimane sostanzialmente stabile a Varese e a Milano e si riduce di
poco a Cremona e in maniera più consistente a Pavia e Lodi (cfr. Tab. 8).
Dall’analisi emergono le considerazioni di seguito specificate.
-
L’attività brevettuale lombarda nel lungo periodo aumenta
mantenendo un profilo di crescita superiore alla media italiana;
nell’ultimo triennio disponibile (2007-2009), tuttavia, si nota un
diffuso ridimensionamento.
-
Il ruolo più rilevante spetta ai brevetti nelle tecniche industriali e
trasporto, attività connesse a diverse tipologie di beni, da quelli a
12
Tale sezione comprende le seguenti sottosezioni: agricoltura, prodotti alimentari
e tabacco, articoli personali e domestici, sanità e divertimenti.
24
bassa fino a quelli ad alta tecnologia. Un livello di disaggregazione
settoriale più fine, inoltre, evidenzia come le domande di brevetto si
distribuiscano su un numero relativamente elevato di attività molto
differenti tra loro (cfr. Fig. 13).
-
Rispetto al valore registrato nel 1988, tanto nel 2008 quanto nel 2009
il peso di comparti rilevanti per il sistema produttivo regionale, come
chimica e metallurgia, vedono ridursi il proprio peso sul totale dei
brevetti.
-
Rimane considerevole l’attività brevettuale nelle necessità correnti
della vita, comparto che comprende attività tra loro molto diverse e a
cui appartengono le classi che nel 2008 incidono maggiormente sul
totale dei brevetti (scienza medica/veterinaria, igiene e arredamento,
casalinghi ed elettrodomestici).
-
Anche nel comparto ICT l’attività brevettuale continua ad evidenziare
una
certa
rilevanza,
sebbene
subisca
un
consistente
ridimensionamento tra il 1998 e il 2008.
-
A livello provinciale si profila un quadro piuttosto eterogeneo: tanto
nel 1998 quanto nel 2008 il posizionamento migliore spetta a Varese
e quello peggiore a Sondrio, nonostante quest’ultima sia la provincia
caratterizzata dalla dinamica più vivace. L’attività brevettuale cresce
anche a Lecco, Como, Bergamo, Brescia e Mantova, si contrae
soprattutto a Cremona e Lodi.
25
Fig. 11 – L’attività brevettuale della Lombardia e dell’Italia (n. di brevetti presentati
all’EPO su PIL reale)
5,0
4,5
4,0
3,5
3,0
2,5
2,0
1,5
1,0
0,5
* dati provvisori
Lombardia
Italia
Fonte: elaborazioni su dati EUROSTAT
Fig. 12 – L’attività brevettuale della Lombardia per sezioni CIB, settori high tech
(HT), ICT e biotecnologie (BIO) (n. di brevetti presentati all’EPO su PIL reale)
B
A
ICT
C
H
F
G
HT
E
D
BIO
0,0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
2008
1998
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat e Istat
26
0,7
1988
0,8
0,9
1,0
1,1
Tab. 7 L’attività brevettuale della Lombardia (i brevetti presentati all’EPO,
composizione % per sezioni CIB, settori high tech e ICT)
Sezioni CIB
B Tecniche industriali; trasporto
A Necessità correnti della vita
C Chimica; metallurgia
H Elettrotecnica
F Ingegneria meccanica; illuminazione; riscaldamento;
armi; esplosivi
G Fisica
E Edilizia, trivellazione; industria mineraria
D Industria tessile e della carta
Altro
Totale
Settori high tech
Tecnologie della comunicazione
Computer e processi automatizzati
Micro-organismi, ingegneria genetica
Semiconduttori
Aeronautica
Laseri
Totale high tech
Settori ICT
Altro ICT
Computer, macchinari da ufficio
Telecomunicazioni
Elettronica di consumo
Totale ICT
*dati provvisori
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat
27
1988
1998
2008
2009*
22,1
18,8
19,2
11,0
20,9
16,0
11,6
20,7
24,8
21,7
12,3
11,1
24,5
20,4
10,0
14,2
9,4
8,5
4,8
6,2
0,0
100,0
10,3
10,0
3,9
6,3
0,1
100,0
10,8
8,7
5,8
4,6
0,1
100,0
13,2
8,4
5,9
3,3
0,0
100,0
13,8
25,4
25,4
33,0
2,1
0,3
100,0
29,5
24,2
10,4
33,6
1,1
1,3
100,0
39,3
23,0
18,0
12,1
6,4
1,2
100,0
38,8
18,5
10,8
23,4
8,5
100,0
48,3
33,7
8,2
9,7
100,0
45,9
23,7
19,7
10,6
100,0
40,5
27,5
21,6
10,4
100,0
43,2
21,4
32,4
3,0
100,0
Fig. 13 – L’attività brevettuale della Lombardia nelle principali classi CIB nel 2008
(brevetti presentati all’EPO, quota % sul totale)
11,4
Scienza medica o veterinaria; igiene
Arredamento; casalinghi ed elettrodomestici; macinatori
di caffè e di spezie; aspirapolveri in generale
6,2
Spedizione; imballaggio; immagazzinaggio; maneggio di
materiali sottili o filamentoso
4,7
4,6
Chimica organica
4,3
Elementi elettrici di base
3,6
Veicoli in generale
Elementi o unità di ingegneria; sistemi generali per
produrre e mantenere l'efficienza funzionale di macchine
o di impianti; isolamento termico in generale
3,4
3,2
Tecnica della comunicazione elettrica
Lavorazione di prodotti plastici; lavorazione di sostanze
allo stato plastico, in generale
2,8
Misurazioni; prove
2,8
Riscaldamento; unità di riscaldamento; ventilazione
2,4
Serrature; chiavi; attrezzature per finestre e porte;
casseforti
2,4
Composti organici macromolecolari; preparazione o
trattamento chimico degli stessi; composizioni basate
sugli stessi
2,1
Processi fisici o chimici o apparecchiature in generale
1,7
Intreccio; pizzi; maglieria; passamanerie; stoffe non
tessute
1,7
Edilizia
1,6
Generazione, conversione o distribuzione di energia
elettrica
1,6
Elaborazione; calcoli; conteggio
1,5
Lavorazione meccanica dei metalli essenzialmente senza
rimuovere materiale; punzonatura del metallo
1,5
Macchine utensili; lavorazione dei metalli non compresa
altrove
1,4
Illuminazione
1,2
Spruzzatura o nebulizzazione in generale; applicazione di
liquidi o altri fluidi a superfici, in generale
1,2
Ottica
1,0
Biochimica; birra; alcolici; vino; aceto; microbiologia;
enzimologia; ingegneria genetica o di mutazione
1,0
0,0
2,0
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat
28
4,0
6,0
8,0
10,0
12,0
Fig. 14 – L’attività brevettuale delle province lombarde (n. di brevetti presentati
all’EPO su valore aggiunto reale in miliardi di euro)
Varese
Como
Lecco
Bergamo
Milano
Pavia
Brescia
Mantova
Lodi
Cremona
Sondrio
0
1
2
3
4
1998
5
6
2008
Fonte: elaborazioni su dati EUROSTAT
Tab. 8 L’attività brevettuale delle province lombarde (n. di brevetti presentati
all’EPO su valore aggiunto reale, n. indice 1998=100)
Sondrio
Mantova
Como
Brescia
Bergamo
Lecco
Varese
Milano
Cremona
Pavia
Lodi
Lombardia
*dati provvisori
Fonte: elaborazioni su dati EUROSTAT
29
2002
444
226
142
122
126
116
95
119
191
95
80
120
2005
556
315
198
148
141
132
107
108
155
95
53
121
2008
434
203
175
134
122
114
99
98
91
86
61
107
2009*
544
189
108
138
90
123
91
88
176
72
64
97
7
Nota metodologica
L’aggiornamento
Rispetto alla versione del lavoro realizzata a luglio 2012 sono stati
aggiornati i dati relativi al commercio con l’estero, alla spesa e occupazione
in ricerca e sviluppo, al gap di produttività con gli USA sia per la parte che
riguarda il PIL che per quella relativa alla produttività settoriale. Nella
contabilità territoriale diffusa da ISTAT e basata sull’ATECO2007 il valore
aggiunto settoriale è disponibile dal 1995, pertanto è a partire da tale data
che sono state realizzate le elaborazioni sulla produttività settoriale.
Per ciò che concerne l’attività brevettuale i dati al 2009 sono provvisori
(come lo scorso anno), mentre quelli relativi al 2008 sono stati rivisti.
L’aggregazione settoriale dei beni per contenuto tecnologico
La classificazione dei beni per contenuto tecnologico proposta da Eurostat
può essere visualizzata mediante i seguenti link:
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_SDDS/Annexes/htec_esms_an2.pdf
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_SDDS/Annexes/htec_esms_an3.pdf
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La disaggregazione settoriale dell’attività brevettuale
Di seguito sono elencati i codici e le descrizioni dei brevetti per tipologia:
sezioni CIB (classificazione internazionale dei brevetti), settori high tech e
settori ICT.
Sezioni CIB
A Necessità correnti della vita
B Tecniche industriali; trasporto
C Chimica; metallurgia
D Industria tessile e della carta
E Edilizia, trivellazione; industria mineraria
F Ingegneria meccanica; illuminazione; riscaldamento; armi; esplosivi
G Fisica
H Elettrotecnica
Settori high tech
Aeronautica
Computer e processi automatizzati
Tecnologie della comunicazione
Laser
Micro-organismi, ingegneria genetica
Semiconduttori
Settori ICT
ICT Elettronica di consumo
ICT Computer, macchinari da ufficio
ICT Telecomunicazioni
Altro ICT
Per ciò che riguarda la CIB per una descrizione più dettagliata del contenuto
delle sezioni si veda:
http://www.wipo.int/ipcpub/#refresh=page
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