presentazione MONDO CANE

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presentazione MONDO CANE
MONDO CANE
un progetto di: Daniele Turconi+FRIGOPRODUZIONI
ideazione, regia e scrittura scenica: Daniele Turconi
assistente alla regia e garante della qualità oro del
procedimento di ricerca: Matteo De Blasio
interprete: : Daniele Turconi
Più che un monologo, un non dialogo con la madre e con la ex fidanzata, nel quale il protagonista,
usando come arma la menzogna, intraprende una lotta passiva contro gli altri e ciò che lo circonda,
lasciandosi scorrere addosso una vita imprendibile, indomabile e a volte crudele.
MONDO CANE – integrale : https://www.youtube.com/watch?v=FVTuIKC3_C8
FRIGOPRODUZIONI
Indirizzo: Viale Corsica 45, Milano
Telefono: 3333461457
Indirizzo e-mail: [email protected]
NOTE SUL PROGETTO
“ Turconi, ma lei cosa vuole fare da grande? ”
estratto di Mondo Cane
Più che un monologo, un non dialogo con la madre e con la ex fidanzata, nel quale il protagonista,
usando come arma la menzogna, intraprende una lotta passiva contro gli altri e ciò che lo circonda,
lasciandosi scorrere addosso una vita imprendibile, indomabile e a volte crudele.
La menzogna appunto, e il mio rapporto con essa sono il tema centrale del lavoro.
L’urgenza che mi ha portato a cominciare questo progetto è la mia condizione di venticinquenne
condannato a morte ogni giorno dai telegiornali, con i sondaggi sull’andamento del paese, sulla
pensione che non vedrò mai, sul lavoro che non avrò mai, sulla vita che non avrò mai.
Bombardato ogni giorno dalle previsioni di un futuro infernale, ho voluto lavorare sull’unica cosa che ci
può salvare quando stiamo precipitando a caduta libera in un mare di problemi non nostri, la speranza
di una seconda possibilità.
Il protagonista ha appena finito il suo esame di maturità ed è deciso a fare l’avvocato, figura lavorativa
in cui vede una possibilità di cambiamento e riscatto. Quelli con madre, Ragazza e pubblico sono dei
non dialoghi, perché invece che cercare una comunicazione, il protagonista usa le parole per costruirsi
dei muri che lo separano dalla realtà.
Egli costruisce mattone dopo mattone un instabile castello fatto di piccole bugie, che alla fine gli
crollerà addosso inesorabilmente.
Tagli temporali netti lo fanno scorrere di colpo avanti di mesi e a volte anni evidenziando in modo grave
la sua progressiva sconfitta, prima come studente, poi come lavoratore e poi in quanto uomo.
Così tira avanti, tra una bugia e l’altra, tra uno stage e l’altro…apparentemente in movimento ma in
realtà fermo ad aspettare la disfatta.
Solo il ritorno improvviso della sua ex fidanzata sembra smuoverlo definitivamente da questa passività e
immobilità a cui si è autocondannato, peccato che la ragazza in questione, lo stia cercando nella città
sbagliata, facendo crollare anche l’ultima speranza del protagonista che però si accorgerà alla fine di
essere di nuovo all’inizio.
La mia condizione personale influisce in maniera tremenda nel lavoro, io come il mio protagonista, sono
bloccato, inerme…mi faccio schiacciare da tutto per poi esplodere nel momento meno opportuno.
Mi attacco a un filo del telefono, metafora di rapporti gelidi, disumani, telematici, distanti.
Mi lascio strozzare dalla comunicazione fredda che non comunica nulla e faccio finta che tutto vada
bene, che non sia tutta colpa mia, mi diverto e mi crogiolo nella mia condizione di condannato non
facendo mai veramente quello che serve per scrollarmi di dosso tutto il fango che ogni giorno, la
politica, la famiglia, i mass media, il vicino di casa e il datore di lavoro mi buttano addosso per farmi
stare a posto, cioè governabile, rabbioso e mansueto nello stesso tempo, come un cane.
Fondamentalmente perché forse trovo conforto nel soffrire.
FRIGOPRODUZIONI
Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un
momento del falso.
Guy Debord, in La società dello spettacolo
da Wikiquote
!
FRIGOPRODUZIONI nasce nel 2014.
FRIGOPRODUZIONI, costituita da Francesco Alberici, Claudia Marsicano e Daniele Turconi, vuol essere un’etichetta di
produzione artistica.
Nel 2014 realizza gli spettacoli SOCIALMENTE e MONDO CANE, entrambi insigniti con diversi riconoscimenti e presentati in
vari festival indipendenti sul territorio nazionale nella stagione 2014/2015.
Nel 2015 il gruppo inizia a lavorare sul progetto TROPICANA, avvalendosi della collaborazione di Salvatore Aronica.
RICONOSCIMENTI
SOCIALMENTE
MONDO CANE
TROPICANA
Primo premio Festival Young Station 2014
Primo premio Offerta Creativa 2014
Primo premio Anteprima 2015
Selezione Festival Strabismi 2015
Selezione Festival Collinarea 2015
Selezione Festival Tagad'OFF 2015
Selezione Rassegna Presente 2015
Selezione Direction Under 30 2015
Selezione Magnifico Teatro 2014
Selezione ConfrontiCreativi 2014
Segnalazione speciale Premio Anteprima 2014
Selezione Festival Tagad’OFF 2016
Vincitore Bando Citofonare PimOFF
Vincitore Bando CURA
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SGUARDI CRITICI
SOCIALMENTE
L’esordio di FRIGOPRODUZIONI con socialmente rappresenta un segnale confortante sul fronte dell’immissione di nuove idee nel
teatro d’oggi. È notevole soprattutto per lo sforzo di auto rappresentazione che lo ispira, spinto alle soglie di una livida caricatura
generazionale.
Renato Palazzi, Del Teatro
FRIGOPRODUZIONI propone una pièce incisiva, dai toni molto aspri, aprendo un duro squarcio sulla realtà di appartenenza.
Sicuramente una proposta innovativa, una ventata di aria fresca e giovane nel panorama teatrale italiano, spesso ancorato a vecchi
cliché.
Tiziana Montrasio, Sole 24 ore
SocialMente, fin dal gioco di parole del titolo, sintetizza e analizza la realtà e la menzogna che ci circondano, senza il distacco
estetizzante che contraddistingue altri lavori di compagnie giovani, ma gettando uno sguardo ironico sulla realtà, e auto-ironico su
una generazione.
Oliviero Ponte di Pino, Giulia Alonzo, Ateatro
MONDO CANE
Il lavoro ha un’inoppugnabile qualità: quella dell’urgenza. Su tal base, si guadagna a priori la piena cittadinanza nella piazza teatrale
italiana; anzi, è forse proprio a causa di quell’urgenza, di quel promanare da un nucleo di dolore disagiato, sghembo e abrasivo, che
si approssima a mosca bianca del nostro panorama scenico.
Igor Vazzaz, Lo sguardo di Arlecchino
TROPICANA
Anche se “in fieri” questo “TROPICANA” è molto divertente. Ma di quel raro divertimento che accomuna scena e platea.
Ivan Filannino, MilanoTeatri
Mentre in SocialMente era molto forte la dimensione immaginifica, Tropicana è molto più aderente al reale: è tutto esplicitamente
finto e architettato perché funzioni. Se il limite di SocialMente stava in una struttura fin troppo cadenzata, in Tropicana questo limite
sembra superato. Così come vengono introdotte nuove dinamiche a margine delle domande sul progetto artistico, forse anche
grazie agli input che derivano dalle collaborazioni portate aventi dai singoli membri della compagnia, poi reinvestiti nel progetto
comune FRIGOPRODUZIONI.
Francesca Serrazanetti, Stratagemmi
M O N D O
C A N E
RASSEGNA STAMPA
Mondo cane, o del non sentirsi bene – Carlo Titomanlio su Lo sguardo di
Arlecchino
http://www.losguardodiarlecchino.it/mondo-cane-o-del-non-sentirsi-bene/
Non mi piace Tripadvisor (e simili).
Non mi fido di chi non resiste alla tentazione di esternare pubblicamente giudizi come «curato e spazioso, ma la cortesia
lascia a desiderare», oppure «da provare a tutti i costi».
Eppure certe volte (troppe?) ho la sensazione che la critica teatrale, a ogni livello, si sia ridotta a questo, per esempio
quando commenta i festival estivi, ammucchiando due, tre, cinque spettacoli in un solo pezzo, come le portate di una cena,
e non facendosi mancare mai una glossa sul locale e sul servizio – ovvero sul panorama e l’ufficio stampa.
Ahimè, temo che la sindrome (del consumatore pretenzioso) abbia colpito anche me, perché non riesco a incominciare
questo pezzo senza dire che l’organizzazione del Festival Collinarea di Lari, edizione dopo edizione, mostra le solite
mancanze. Nel piccolo, costipatissimo teatro comunale non sono riuscito a entrare, causa overbooking (lo spettacolo
era Gioco di specchi, con Masella e Brinzi; ne scriveranno altri). E l’immancabile slavina di ritardi ha fatto iniziare l’evento
successivo 45 minuti dopo l’orario programmato.
Però, una volta saliti al Castello, passando per i suoi ariosi e suggestivi camminamenti, che sorpresa! Daniele Turconi è un
giovane attore e autore milanese, non debuttante ma quasi. Il suo Mondo cane è una specie di monologo sbiellato, comico
e spiazzante, grezzo ma vivo, autobiografico e senza intellettualismi di cartone. Nessuna analogia con il geniale e
irripetibile documentario di cui riprende il titolo (anno 1962, artefici Paolo Cavara, Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi). O
forse sì, una vaga somiglianza c’è: come quello si sforzava di non piacere, con la crudezza delle inquadrature strettissime,
con l’ostentato cinismo, con le arditezze sintattiche del montaggio e della voce narrante, anche Turconi non si cura di fare
le cose perbene. Aggiusta alla bell’e meglio il suo materiale, partendo da un incipit sul registro tamarro – tubi al neon,
felpa di acetato gialla, occhialoni e sigaretta, pessimi remix come colonna sonora – e chiudendo con un improponibile
assolo di danza classica.
Tra la testa e la coda, un corpo sformato: Turconi – calata milanese, incedere nervoso – è protagonista di un susseguirsi
di conversazioni prelevate dalla fase postadolescenziale: con la commissione dell’esame di maturità; con la fidanzata, una
ragazza “sincera”, pure troppo; con la madre, chiamata in causa solo per ripianare i debiti.
Nel mezzo molti cambi di ritmo e anche un finto finale, dopo il quale arrivano le sequenze migliori: un aneddoto familiare
totalmente fuori squadra, eppure toccante (la volontaria assistenza prestata dalla nonna e dal padre agli eroinomani del
quartiere); e prima ancora la grottesca telefonata con il responsabile di uno stage non retribuito in Molise (come dire: un
vertice professionale al contrario), su cui il protagonista deve ripiegare, dopo aver rinunciato a più ambiziosi collocamenti.
A volerlo trovare, è proprio questo il tema dello spettacolo: la tragedia dell’ambizione, che è sempre (sempre!) una
condanna e ancor di più quando i tempi non permettono che a pochissimi di emergere; e nella tragedia le bugie, i
sentimenti e i fallimenti non confessati, e tutti gli urti psicologici di una generazione.