Frenata sui farmaci generici
Transcript
Frenata sui farmaci generici
Frenata sui farmaci generici Salta l’obbligo ai medici di prescrivere soltanto il principio attivo: ma la polemica non si placa PAOLO RUSSO La contestata norma che obbliga i medici a prescrivere i farmaci generici si rifà il trucco con le modifiche dell’ultima ora, ma non placa la protesta degli industriali della pillola e dei medici. I primi continuano a sostenere che così si discrimina un settore industriale, quello dei produttori di medicine «griffate» rispetto a quello dei «genericisti». I medici di famiglia della Fimmg, il potente sindacato di categoria, considerano le novità introdotte dal Governo addirittura peggiori dell’emendamento originale. Il Tribunale dei diritti del malato dal canto suo prevede risparmi per quasi 800 milioni di euro. Intanto i diretti interessati si arrovellano sull’interpretazione autentica del nuovo testo, che obbliga sempre a prescrivere il solo nome del principio attivo (fatta eccezione che per i malati cronici) ma lascia al medico la facoltà di indicare anche il farmaco «griffato». Indicazione vincolante per il farmacista qualora sia scritto espressamente «non sostituibile» e sia riportata una sintetica motivazione. Un iter macchinoso che continuerà a far discutere. La spesa in farmacia Elaborazioni Valori in euro pro capite 194 263 298 - La Stampa su dati IMS, Eurostat e Farmaindustria 312 323 344 520 P. Bassi R. Unito Portogallo ITALIA Svezia Spagna Belgio 525 543 Germania Francia Centimetri - LA STAMPA Il Tribunale diritti del malato “Possibili risparmi per 800 milioni di euro Ma ci vuole più dialogo” ROMA Giuseppe Scaramuzza, coordinatore nazionale Tribunale dei diritti del malato, che vantaggi avranno i cittadini da questa norma che obbliga i medici a prescrivere il principio attivo anziché il nome commerciale del medicinale? «Oggi per i farmaci con brevetto scaduto lo Stato rimborsa fino alla soglia del prezzo più basso tra prodotti equivalenti. Se il cittadino vuole la pillola di marca e questa costa di più paga la differenza. In media un farmaco di marca costa due euro in più di un generico. Dati dell’Aifa, l’agenzia nazionale del farmaco del ministero, dicono che nel 2011 per pagare queste differenze di prezzo i cittadini hanno speso 792 milioni. Cifra che potranno ora risparmiare perché il medico prescriverà solo il principio attivo e il farmacista dispenserà quello meno costoso». Però già oggi il farmacista può sostituire il prodotto di marca con il meno costoso generico se il cittadino è d’accordo… «Si ma il medico può scrivere sulla ricetta “non sostituibile”. Così sarà solo il farmacista a decidere. Sicuramente gli assistiti risparmieranno ma non bisogna dimenticare che parliamo di farmaci, non di latte o prosciutto. I cittadini devono essere ben convinti di quello che assumono». I pazienti Giuseppe Scaramuzza è il coordinatore nazionale del Tribunale dei diritti del malato E non lo sono? «Non del tutto. C’è ancora una certa resistenza psicologica a curarsi con i farmaci generici e certi atteggiamenti, anche di parte della categoria medica, disorientano. Come quando si dice che equivalente non significa uguale. Ma l’Aifa e le più accreditate società scientifiche internazionali dicono che i generici hanno gli stessi effetti terapeutici del prodotto di marca». PeròinItaliailmercatodeigenericinondecolla.Come mai? «È vero. Secondo l’Aifa i generici rappresentano solo il 9,5% della spesa, contro il 50-60% del resto d’Europa. Se siamo così indietro credo sia appunto per la difficoltà incontrate a trasmettere fiducia ai cittadini. Per questo se devo fare una critica al modo con il quale si è agito attraverso la spending è quello di aver voluto forzare la mano con un blitz senza cercare invece di condividere un percorso con medici, farmacisti e associazioni dei pazienti». Se i generici arrancano, sostengono i maligni, si deve anche a rapporti non sempre del tutto trasparenti tra industria e medici. Che ne dice? «Che era così soprattutto in passato, come dimostrano la numerose indagini giudiziarie sui casi di comparaggio tra medici e produttori, con regali e benefit vari elargiti a piene mani per far scorrere la penna su ricettario. Ma oggi in larga misura non è più così, anche perché sempre più medici di famiglia lavorano in équipe. La scelta della terapia è una scelta condivisa da più medici. Così eventuali condizionamenti illeciti diventano più difficili. E sempre più lo saranno con il nuovo provvedimento del ministro Balduzzi che obbligherà i medici ad associarsi per garantire studi [PA. RU.] aperti 24 ore su 24». Il presidente di Farmindustria “Questa norma colpisce le aziende, ci sono 15 mila posti di lavoro a rischio” ROMA Presidente Scaccabarozzi, i testo presentato ieri sera dal governo migliora un po’ le cose per voi o no? E se anche si prescriveranno più generici non siete sempre voi a produrli? «A prima vista non direi proprio. Direi che vince sempre la demagogia e l’ideologia antindustriale. Comunque sono due tipi di aziende diverse a produrre generici e farmaci di marca. Spingendo il medico a prescrivere il solo principio attivo si finisce per creare un mercato protetto per i prodotti senza marchio. Ma l’Antitrust dov’è?». Forsetral’interesseindustrialeequelloarisparmiare oggi prevale quest’ultimo… «Allora mettiamo in chiaro due cose: questa norma colpisce al cuore l’industria farmaceutica senza far risparmiare un euro ne’ allo Stato ne’ ai cittadini». E’ sicuro? Le aziende Massimo Scaccabarozzi è il presidente di Farmindustria «Sui medicinali con brevetto scaduto già oggi lo Stato sostiene il solo fino al costo del medicinale più economico. Se i cittadini pagano una differenza è solo per libera scelta perché il medico è sempre obbligato ad informarlo dell’esistenza di un prodotto equivalente a prezzo più basso e il farmacista può poi sempre sostituire il prodotto più caro con quello meno costoso. Ma è il cittadino a scegliere. Con quello che hanno introdotto ora questa scelta è fortemente limitata. È come se per legge lo Stato venisse a dirci all’improvviso che dobbiamo acquistare solo una marca di auto o di scarpe». I produttori di generici sostengono che dove il mercato dei vecchi farmaci di marca è più protetto l’industria è meno stimolata ad investire in ricerca. «Non è vero. Anche da noi arrivano farmaci innovativi. Soprattutto nel settore biotech si continua ad investire su farmaci innovativi per la cura di patologie importanti, come tumori, epatite, hiv. Ma non so per quanto ancora…». Teme una fuga degli investimenti? «E come non potrei quando negli ultimi 5 anni l’industria farmaceutica ha pagato alle manovre che si sono succedute la bellezza di 11 miliardi di euro? E adesso nel 2013 se ne aggiungerà un altro miliardo e più con l’obbligo a ripianare anche gli sfondamenti della spesa per i farmaci ospedalieri e per effetto dell’abbassamento del tetto di spesa per i farmaci venduti in farmacia. E i cittadini non sanno che l’industria finanzia l’assistenza farmaceutica in questo Paese». E come? «Ciascuna impresa riceve dallo Stato un budget e se i cittadini spendono di più l’industria deve ripianare la spesa extra-budget. E questo mentre abbiamo i prezzi più bassi d’Europa e con una normativa che cambia ogni tre mesi. Ma cosa gli andiamo a dire agli investitori in queste condizioni». Sta minacciando fughe di capitali e chiusure? «Dico che solo la spending review vale 15mila posti di lavoro o la spesa di 20 fabbriche. I tre sindacati confederali lo hanno capito e hanno fatto appello contro questa norma che rischia di far chiudere le [PA. RU.] fabbriche. Il Governo no». Il sindacato dei camici bianchi “Solo noi sappiamo qual è il prodotto più adatto al paziente” ROMA Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg, il sindacato dei medici di famiglia, il maxi-emendamento presentato al Senato non vi lascia più libertà di prescrivere anche i farmaci di marca? «Assolutamente no. Hanno anche peggiorato le cose perché siamo sempre obbligati a prescrivere il principio attivo. Poi si aggiunge: “altresì”, che in italiano significa “anche”, possiamo indicare anche il nome di uno specifico medicinale con la clausola di non sostituibilità da parte del farmacista ma con l’obbligo di motivare per iscritto la scelta. Una burocrazia che creerà solo confusione tra medici e cittadini». Per quale motivo? «Oggi un medico usa un prontuario che di solito è fatto da 200 farmaci. E quando li prescriviamo cerchiamo di sapere tutto sui loro effetti collaterali, su come il paziente segue o non segue la terapia. Indicando solo il principio attivo è come se improvvisamente usassimo un bagagliaio terapeutico fatto di migliaia di prodotti, la loro efficacia sul singolo paziente ci sfugge di controllo. E poi si immagina la confusione soprattutto tra gli anziani abituati a prendere sempre quella pillola di quel colore e quella forma?». Il medico Giacomo Milillo segretario nazionale della Fimmg, il sindacato dei medici di famiglia Ma i generici prima di essere autorizzati passano delle prove di equivalenza. Che cambia quindi se si prescrive l’uno o l’altro? «Cambia che come dice lei sono equivalenti, non identici. Raggiungono lo stesso risultato ma non è detto che siano tutti adatti al singolo paziente». Sta dicendo che per qualche paziente il generico potrebbe non essere indicato? «Ad esempio gli eccipienti possono essere diversi. Quando prescriviamo non indichiamo di certo un farmaco che contiene glutine a un celiaco o con zuccheri che possono danneggiare un diabetico. Ma questo discorso vale sia per il farmaco di marca che per il generico. Noi conosciamo il paziente e sappiamo quale prodotto è più indicato». Eppure i maligni dicono che dietro questa vostra battaglia ci sono le sirene dell’industria ... «Si parla di telefonini o vacanze offerte ai medici. Io ho sempre solo visto benefit entro i 25 euro autorizzati dalla legge. Se poi esistono illeciti si colpiscano quelli, noi siamo favorevolissimi». Quando prescrivete un generico di solito l’assistito come reagisce? «Non sempre bene ed è colpa della campagna fatta dai produttori dei generici e dai Governi che si sono succeduti. Già il nome “generico” non è che sia una garanzia, poi l’aver puntato troppo sul concetto del prezzo più basso da alcuni è stato visto come sinonimo di minore qualità. Ma noi ci sforziamo di far capire che non è così». Se prescrivete un medicinale «griffato» spiegate anche che si rischia di pagare la differenza di prezzo rispetto al generico? «Quando il medico prescrive il farmaci di marca e scrive “non sostituibile” è tenuto a farlo e lo fa. Ancheperchéquandol’assistitopoivainfarmaciasale [PA. RU.] lamentele…».