La Lavagna Interattiva Multimediale nella scuola
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La Lavagna Interattiva Multimediale nella scuola
Strumenti La Lavagna Interattiva Multimediale nella scuola primaria di: Giuseppe Moscato 30/4/2009 La Lavagna Interattiva Multimediale è uno strumento finalizzato all’uso nella didattica: può essere utilizzata dalla scuola dell’Infanzia fino all’università. In sintesi la grande novità della Lavagna Digitale è nella possibilità di manipolare gli “oggetti” direttamente sulla superficie e operare guardando gli interlocutori (mentre quando si scrive sulla lavagna di ardesia di solito il docente o l’alunno sono di spalle alla "platea"). Non è come proiettare su una superficie più grande quanto viene visto su di un normale monitor. Spostare gli oggetti, richiamare funzioni, gestire un video con una penna o con le dita della mano produce l’effetto di rendere più viva l’azione, di “entrare” dentro il contenuto. Insomma la lezione svolta con l’ausilio della lavagna digitale risulta essere più immersiva. In questo articolo vorrei aprire delle riflessioni sull’uso specifico della LIM nell’ambito della scuola Primaria. Sappiamo che le prime esperienze si sono svolte proprio in questo ambito. Le stesse case produttrici di Lavagne Digitali presentano spesso questo strumento per un utilizzo rivolto ai bambini e solo in seconda battuta la contestualizzano in situazioni in cui sono gli adulti o i ragazzi ad operare. Facciamoci un giro per la rete per farci un idea: http://foundation.e2bn.org/resources_71.html http://blog.prometheanplanet.com/?p=136 http://www.source.uk.com/solutions/CleverBoard.asp http://starboard.hitachisoft.com/supportingdocs/icg/success_stories/HitachisalesCasita_1108.pdf Anche la ricerca di soluzioni software sono molto orientate ad un utilizzo di questo strumento nella scuola primaria. Perché? Perché i ragazzi o gli adulti possono usare facilmente anche i software di presentazione multimediale più diffusi come Power Point o lo stesso software che solitamente viene dato in dotazione alla lavagna. Questi software che ora ho citato possono essere utili per la costruzione di percorsi di scrittura, di mappe concettuali multimediali per lo studio della storia e della geografia, etc. Per i bambini la questione è diversa: la metafora da un lato e le continue relazioni tra astratto e concreto, presenti in modo significativo nei percorsi educativi, pongono il problema della “rappresentazione” dei concetti da apprendere. Le applicazioni software dovranno allora essere specifiche, le interfacce grafiche molto amichevoli e intuitive. L’immagine e il suono assumono un ruolo molto importante sul piano comunicativo. Alcune case produttrici infatti propongono due versioni del software associato alla LIM, una delle quali studiata appositamente per la scuola primaria, con meno funzioni e con un interfaccia più amichevole, con le icone più grandi e facilmente riconoscibili da un bambino. Sulla questione dei software destinati ai bambini vi propongo un altro giro in rete: http://it.software.emule.com/magic-whiteboard-1-7/ http://www.interactivewhiteboardsoftware.com/Index.html http://wellcraftedsoftware.com/whiteBoard.php http://www.priorywoods.middlesbrough.sch.uk/resources/restop.htm http://www.amblesideprimary.com/ambleweb/mentalmaths/clock.html http://www.artsalive.ca/en/mus/activitiesgames/ http://www.childrensmuseum.org/games/grades_prek-2.htm http://edheads.org/activities/simple-machines/ http://urbanext.illinois.edu/woods/ Voglio ora aprire una riflessione su quella che io definisco l’affinità del bambino con un oggetto interattivo come la lavagna digitale Sappiamo che l’aspetto percettivo e sensoriale per il bambino è un canale di comunicazione (e di apprendimento) potentissimo. Nella scuola primaria infatti hanno sicuramente successo quei percorsi didattici che prevedono l’uso della manipolazione, del colore, delle immagini, dei suoni. Più le attività didattiche coinvolgono i sensi e più entra in gioco l’emotività e la motivazione. I messaggi multimediali fanno parte della quotidianità del bambino. Sono diventati "il" linguaggio di comunicazione. Tuttavia computer e televisione spesso si trovano fuori dalla scuola: a casa, al cinema, al supermercato. Le stesse superfici interattive è facile trovarle alla stazione, al parcheggio delle auto in centro o ai supermercati diffusi su quasi tutti i territori mediamente popolati. Il bambino quindi sperimenta in continuazione forme di scrittura multimediale. Ma a scuola si parla il linguaggio multimediale? Nella maggior parte dei casi "multimediale" è sinonimo di "informatica" o per dirla tutta di "laboratorio di informatica". Dal ministro Berlinguer in poi si è parlato moltissimo di multimedialità, (http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=1452) o di digital native di digital divide (http://it.wikipedia.org/wiki/Digital_divide): in Italia il tentativo di chiudere il cerchio “dell’oggi con lo ieri” da parte di studiosi e ricercatori c’è stato e come, così come c’è stato lo sforzo da parte di moltissimi docenti ad avvicinarsi ai nuovi linguaggi vissuti fuori dalla scuola. Accostare la relazione insegnamento e apprendimento con i nuovi linguaggi veicolati dalle nuove tecnologie è divenuto ormai un motivo ridondante tra coloro che non sono mai venuti meno al desiderio di sperimentarle. La lavagna interattiva in aula, permette la condivisione dell’apprendimento che passa attraverso le immagini e i suoni, la scrittura manuale e quella digitale. Si va finalmente oltre il monitor del computer, si agisce e si manipola la superficie, prendono forma oggetti e sequenze logiche e il bambino (http://www.scuola-digitale.it/lavagna/) riesce forse (anche a scuola) ad identificarsi col suo tempo. Così anche al docente tecnologicamente alfabetizzato si propone una nuova esperienza, che però stavolta può essere realizzata in classe e tutti i giorni. E allo stesso tempo anche l’insegnante meno disposto può “sbloccarsi” usandola prima come una normale lavagna e poi in breve tempo apprezzarne i vantaggi (prima la memorizzazione della lezione, poi l’inserimento delle immagini, l’uso di testi digitali, etc…). I vari modelli presenti sul mercato contemplano due modalità di interazione sulla superficie. Per spostare gli oggetti o scrivere si possono usare le mani o la penna. Ritengo interessante riflettere su quale può essere la modalità di interazione più adeguata ad un bambino. Se è vero che i bambini prediligono una comunicazione che mette in gioco prima di tutto la sfera della sensorialità, l’uso delle mani può aumentare la percezione della concretezza dell’azione. Spostare sulla superficie una lettera dell’alfabeto, o un’immagine che rappresenta la sequenza di un racconto, l’azione verrà eseguita istintivamente con le mani, mentre se c’è da scrivere è naturale che si cerchi una penna. Per un bambino è sicuramente normale spostare un oggetto (seppur rappresentato) con le mani e disegnare e colorare con un pennarello. A pensarci bene anche per un adulto vale la stessa riflessione. Ormai i nuovi cellulari e i monitor touch screen ci riportano ad un atteggiamento di tipo manipolativo. Secondo l’uso che si vuole fare del computer avremo a disposizione modalità di interazione adeguate. Anche i principali produttori di lavagne interattive vanno ormai verso questa direzione. Sono convinto che per il docente, la presenza di questo strumento in classe, avrà un impatto molto significativo. La LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) si può usare fin da subito: è sufficiente saper accendere un PC, aprire il software associato, scrivere e salvare. Gradualmente imparerà ad inserire testi, immagini, suoni, video e a manipolarli. Dalle esperienze che ho seguito da vicino, anche un insegnante sprovveduto sull’uso delle tecnologie informatiche è in grado di padroneggiare questo strumento nel giro di un anno scolastico. E vi assicuro che sarà poi divertente creare esercitazioni a partire dalle proprie conoscenze pregresse in fatto di didattica. La LIM oltre a “fare la lavagna di ardesia” può diventare un grande cartellone, la sequenza di un racconto, una linea del tempo, una carta geografica, un grande puzzle, una mappa concettuale, una calcolatrice per l’autoverifica, uno spazio per creare problemi di matematica dove i numeri possono prendere diverse forme. Non penso che il docente debba ripartire da zero per collocare la LIM nello stile personale del fare didattica. Quanto materiale produce ogni insegnante per creare istanze di apprendimento? Quanto di quel materiale finisce nella spazzatura alla fine dell’anno scolastico? Con la lavagna digitale resta tutto memorizzato, con in più la possibilità di modificare per migliorare o per personalizzare il percorso didattico precedentemente creato. Le riflessioni che in questo articolo ho cercato di aprire, non finiscono qui. Per approfondire gli argomenti che qui ho tentato di affrontare, vi invito a leggere un articolo pubblicato in FOR (ANSAS) di Francesca Panzica (clicca qui), tra le prime insegnanti di inglese della scuola primaria a sperimentare la LIM in classe.