Menicanti, attimi di vita quotidiana - IISS Medi
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Menicanti, attimi di vita quotidiana - IISS Medi
Menicanti, attimi di vita quotidiana1 di Fernando SODERO Il bello degli incontri di Intellègo è la varietà di riflessioni sulla scienza e sul sapere, che, da ben dodici anni, a Copertino, prestigiose personalità della cultura internazionale propongono, con estrema lucidità e chiarezza, ad un pubblico, sempre più ampio e avido di conoscenza. Capita allora di imbattersi in una tra le più interessanti voci della poesia italiana del secondo Novecento, quella di Daria Menicanti, scomparsa nel 1995 e scippata all’oblio dal Centro Internazionale Insubrico, che, in Il concerto del grillo, un corposo volume pubblicato da Mimesis e curato da Brigida Bonghi, Fabio Minazzi e Silvio Raffo, raccoglie la sua opera poetica completa, unitamente ad alcuni suoi importanti testi in prosa. Daria Menicanti, ultima di quattro figli, nasce a Piacenza il 6 aprile 1914, da madre fiumana e padre livornese. La sua esperienza formativa e intellettuale, incline alla riflessione filosofica, deve molto all’influsso di amici e/o colleghi come Luciano Anceschi, Vittorio Sereni, Enzo Paci, Lalla Romano. Laureatasi in Estetica nel 1937 con una tesi su John Keats, La poesia e la poetica, relatori Antonio Banfi e Mario Hazon, si sposa nello stesso anno (il 30 ottobre, al Municipio di Milano) con filosofo Giulio Preti, col quale condivide sempre, per tutta la vita, una profonda sintonia culturale e civile. Collabora a varie riviste e traduce testi come La campana di vetro di Sylvia Plath, Filosofi inglesi contemporanei di John Henry Muirhead e opere di Coward, Tournier, Nelly Sachs, Betty Smith. Dopo aver insegnato, a partire dal 1960 presso la Scuola Media inferiore “Marconi” di Milano, nei primi anni Settanta, viene nominata Preside della Scuola Media di Quarto Oggiaro, dove conosce situazioni 1 Nuovo Quotidiano di Puglia, 12.04.’13 particolarmente problematiche, dal punto di vista umano, sociale ed educativo. Situazioni spesso drammatiche, che lasciano una precisa traccia nelle sue poesie, come si legge, per esempio nella lirica Terza media: «La mia scolara della terza G/ che arriva sempre tardi è perché/ si fa un netturbino ogni mattina./ Con quel diecimila lei si compera/ mutandine di pizzi sigarette/ profumi sgarbati, ma nei bar/ chiede una cioccolata, unico cielo/ d’infanzia pubblica». Daria (soprannominata da tutti, in famiglia Momi ed indicata anche come il grillo) pubblica, prima, per Mondadori, tre libri, Città come (1964), Un nero d’ombra (1969), Poesie per un passante (1978), poi, per altri editori, Ferragosto (Lunarionuovo 1986), Altri amici (Forum 1986), Ultimo quarto (Scheiwiller 1990). Muore a 81 anni, in una casa di cura a Mozzate, in provincia di Como, nel 1995. Per la Menicanti, la parola è essenzialmente uno strumento d’indagine, che traduce in linguaggio le articolazioni del pensiero. Con la parola, infatti, si costruiscono teorie, discorsi e concetti. Tramite la parola si istituiscono significati e semantiche, che attraversano la vita ed interrogano, da molteplici angolature, la realtà, nella sua interezza e nella sua totalità. Se nulla è certo, se nulla è definitivo, il dubbio è l’unico strumento di analisi adeguato alla molteplicità, che ci circonda e di cui noi stessi siamo parte; il dubbio è l’unica modalità di approccio, etico, ancor prima che analitico, alla realtà. Consapevole della relatività storica intrinseca della conoscenza umana, Menicanti ritiene che «la bellezza della poesia consiste nel fatto che è libera, che ciascuno può interpretarla come vuole». Una visione liberante della pratica poetica, che coltiva e nutre quella sensibilità civile necessaria per superare la profonda crisi culturale e sociale, che da qualche tempo, caratterizza negativamente il nostro Paese.