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REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 1. INTRODUZIONE................................ ................................ ................................ ................ 3 2. SCOPO ................................ ................................ ................................ .............................. 3 3. DEFINIZIONE DI CATETERISMO VESCICALE ................................ ................................ 3 4. INDICAZIONI ALLA CATETERIZZAZIONE ................................ ................................ ......4 5. TIPI DI CATETERIZZAZIONE ................................ ................................ ........................... 4 5.1. Cateterismo intermittente ................................ ................................ ............................. 5 5.2. Cateterismo a permanenza................................ ................................ ........................... 5 5.3. Cateterismo estemporaneo ................................ ................................ .......................... 6 6. RISCHI DELLA CATETERIZZAZIONE................................ ................................ .............. 6 6. 1. Le infezioni vescicali, uretrali e renali (IVU) ................................ ............................... 7 6.2. Fonti di infezione................................ ................................ ................................ ........... 7 6.3. Modalità di trasmissione................................ ................................ ............................... 8 6.4. Prevenzione delle infezioni delle vie urinarie................................ ............................ 10 6.5. Misure preventive raccomandate................................ ................................ ............... 11 7. DURATA DEL CATETERISMO ................................ ................................ ....................... 13 8. TIPI DI CATETERE................................ ................................ ................................ .......... 14 8.1. Indicazioni per una selezione appropriata del catetere vescicale. .......................... 16 8.2. La scala colore dei cateteri ................................ ................................ ........................ 17 9. SISTEMI DI DRENAGGIO ................................ ................................ ............................... 17 10. GINNASTICA VESCICALE ................................ ................................ ......................... 19 Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 1 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 11. LAVAGGI VESCICALI................................ ................................ ................................ ...19 12. CONTINENZA SOCIALE ................................ ................................ .............................. 20 13. PROCEDURE ................................ ................................ ................................ ................ 22 13. 1. Inserimento del catetere vescicale a permanenza ................................ ................. 22 13.2. Raccolta campione per esame urine standard e urocoltura da paziente con catetere a permanenza................................ ................................ ................................ .......31 13.3. Svuotamento della sacca di drenaggio a circuito chiuso ................................ ......34 13.4. Cambio della sacca di drenaggio ................................ ................................ ............. 35 13.5. Rimozione del catetere vescicale................................ ................................ ............. 36 14. GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE A DOMICILIO................................ ......38 14.1. L’educazione del paziente e dei familiari................................ ................................ .39 15. RESPONSABILITA'................................ ................................ ................................ .......42 ABBREVIAZIONI................................ ................................ ................................ ................. 43 BIBLIOGRAFIA ................................ ................................ ................................ ................... 44 SITOGRAFIA................................ ................................ ................................ ....................... 45 ALLEGATI Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 2 di 49 REGIONE VENETO Emissione: PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 1. INTRODUZIONE L’applicazione di strumenti quali protocolli e procedure è un passaggio imprescindibile e obbligato nell’evoluzione della professione infermieristica. Avere a disposizione indicazioni scritte sulle modalità di effettuazione di alcune attività ha una duplice finalità: indicare la corretta esecuzione e documentarne lo svolgimento. L’utilizzo di protocolli e procedure infermieristiche permette di ridurre la variabilità di comportamento ingiustificata tra gli operatori. 1 L’esigenza della realtà dell’Azienda ULSS 21 di Legnago, è stata quella di cercare di uniformare l’approccio a tale attività attraverso l’elaborazione di un protocollo infermieristico. 2. SCOPO Gli obiettivi principali per cui si rende utile la stesura del presente protocollo operativo sono: - uniformare la procedura per la cateterizzazione vescicale; - identificare gli interventi di provata efficacia nella gestione del paziente portatore di catetere vescicale, nell’ottica della prevenzione delle infezioni ospedaliere. 3. DEFINIZIONE DI CATETERISMO VESCICALE Per cateterismo vescicale si intende l’introduzione, con posizionamento provvisorio o permanente, di un catetere sterile in vescica per via transuretrale o sovrapubica a scopo: Diagnostico, Terapeutico, Evacuativo. 2 Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 3 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 4. INDICAZIONI ALLA CATETERIZZAZIONE Il catetere vescicale dovrebbe essere inserito solo in condizioni cliniche per le quali esistano chiare indicazioni all’uso, e dovrebbe essere rimosso non appena tali condizioni non siano più presenti. Può essere indicato in caso di: 1. ostruzione acuta delle vie urinarie e ritenzione urinaria; 2. disfunzione neurologica permanente della vescica; in questo caso come prima possibilità si prende in considerazione il cateterismo ad intermittenza laddove il paziente sia in grado di farlo e non risulti difficoltoso; 3. monitoraggio della diuresi nei pazienti critici (stato di coma, shock, pazienti con alterazioni dello stato di coscienza, assistenza a malati terminali); 4. intervento chirurgico che richieda la vescica vuota o il monitoraggio della diuresi; 5. trattamento delle neoplasie vescicali con farmaci chemioterapici topici; 6. esecuzione di test della funzionalità vescicale per il tempo strettamente necessario agli stessi; 7. svuotamento della vescica prima del parto, laddove la paziente non sia in grado di farlo spontaneamente; 8. incontinenza urinaria, dove esistano controindicazioni all’uso di metodi alternativi (pannoloni, condom); 9. gravi casi di macroematuria e piuria per evitare il “tamponamento” vescicale; 10. presenza di piaghe, ferite e ulcerazioni che possono essere infettate dall’urina.3 5. TIPI DI CATETERIZZAZIONE In base al tempo di permanenza di un catetere vescicale, il cateterismo si distingue in: - Intermittente; - Permanente; - Estemporaneo. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 4 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 5.1. Cateterismo intermittente Il cateterismo intermittente (C.I.) consiste nello svuotamento della vescica mediante l’inserimento di un catetere monouso attraverso l’uretra (o più raramente attraverso stomie addominali) e rimozione dello stesso al termine dello svuotamento. Pochi minuti (5-10) sono solitamente sufficienti per lo svuotamento della vescica. Il cateterismo intermittente è indicato: - nei disturbi di svuotamento da ipocontrattilità della vescica; - nei disturbi della ritenzione, mediante il C.I. si evacua la ritenzione indotta farmacologicamente; - riduzione del dolore da distensione vescicale, mezzo di decompressione; - raccolta di un campione sterile di urina; - valutazione del residuo urinario dopo minzione; - gestione a lungo termine dei pazienti con lesioni del midollo spinale, degenerazione neuromuscolare o vescica incombente. Il C.I. è ad oggi la scelta di elezione per la gestione della vescica neurologica, condizione che accomuna la maggioranza dei pazienti con lesioni midollari (para o tetraplegici), con sclerosi multipla o spina bifida. Il cateterismo può essere gestito con autocateterismo o cateterismo da parte di terzi. L’utilizzo di un catetere di piccolo calibro e la frequenza dell’autocateterismo dipende dalla persona e dalla capacità o meno di urinare da soli. 5.2. Cateterismo a permanenza Un catetere a permanenza o di Foley resta posizionato per periodi lunghi di tempo, sino a quando risulta necessario. Il catetere di Foley ha un piccolo palloncino gonfiabile che circonda il catetere appena al di sotto della punta. Quando è gonfio, il palloncino si àncora a livello del collo vescicale, mantenendo in loco il catetere. Il catetere a permanenza può avere due o tre lumi. Un lume consente il drenaggio delle urine in una sacca di raccolta. Il secondo lume serve a gonfiare e sgonfiare il palloncino. Un terzo lume (facoltativo) può essere utilizzato per istillare farmaci e liquidi in vescica. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 5 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago - Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” Cateterismo a permanenza a breve termine è indicato nei casi di: o ostruzione del flusso urinario (per esempio ipertrofia prostatica); o riparazione chirurgica della vescica, dell’uretra e delle strutture circostanti; o prevenzione dell’ostruzione dell’uretra da parte di coaguli; o misurazione della diuresi in pazienti critici; o irrigazioni vescicali intermittenti e continue; o particolari interventi chirurgici sull’addome e di lunga durata. Per questo tipo di cateterismo possono essere usati i cateteri in lattice (attenzione ai casi di allergia). - Cateterismo a permanenza a lungo termine è indicato nei casi di: o ritenzione urinaria grave con episodi ricorrenti di infezioni urinarie; o rash cutanei, ulcere o ferite a contatto con le urine; o fratture multiple del bacino. Per questo tipo di cateterismo possono essere usati i catetere in silicone. 4 5.3. Cateterismo estemporaneo Il catetere viene tolto al termine dello svuotamento della vescica. È indicato in caso di: - esecuzione di test della funzionalità vescicale; - svuotamento della vescica prima del parto, laddove la paziente non sia in grado di farlo spontaneamente. 6. RISCHI DELLA CATETERIZZAZIONE Il cateterismo vescicale comporta dei rischi legati alla manovra di inserimento e alla permanenza del catetere in vescica. Tra i principali rischi ci sono: 1. Le infezioni vescicali, uretrali e renali, quindi delle vie urinarie (IVU); 2. I traumi dei tessuti uretrali che possono contribuire a una eventuale infezione. Gli uomini sono particolarmente a rischio di trauma tissutale per la lunghezza e la curvatura dell’uretra maschile; 2 3. Il decubito del catetere vescicale. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 6 di 49 REGIONE VENETO Emissione: PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 6. 1. Le infezioni vescicali, uretrali e renali (IVU) Le infezioni delle vie urinarie (IVU) sono le condizioni cliniche caratterizzate dalla presenza di particolari microrganismi, in organi normalmente sterili, definite su basi cliniche e microbiologiche; possono coinvolgere siti specifici, quali il rene, la vescica, la prostata, l’uretra, o limitarsi alle urine (batteriuria). Un infezione delle vie urinarie è la più comune complicanza che insorge a seguito dell’uso di cateteri vescicali. 5 Le IVU rappresentano la localizzazione più frequente di infezione ospedaliera, infatti, circa il 40% di tutte le infezioni ospedaliere sono localizzate proprio nel tratto urinario, e la maggior parte di esse sono associate alla necessità di ricorrere a manovre invasive quali il cateterismo vescicale (75-80% dei casi) o indagine diagnostiche (5% dei casi). Il catetere urinario rappresenta quindi, in ambito ospedaliero, il fattore di rischio più importante di infezioni urinarie. 6.2. Fonti di infezione Nei pazienti cateterizzati, i patogeni responsabili dell’infezione possono far parte della flora endogena del paziente (ed avere accesso alla vescica al momento dell’inserzione del catetere o risalire lungo il foglietto mucoso periuretrale tra il catetere e mucosa uretrale durante la cateterizzazione), oppure provenire da fonti esogene (e risalire in vescica all’interno del lume del catetere), per contaminazione crociata da altri pazienti, dal personale ospedaliero oppure attraverso l’utilizzo di attrezzature contaminate. Le principali forti di infezione sono, quindi, costituite da: a) Area Periuretrale: l’uretra è normalmente colonizzata da batteri Gram positivi, nei cateterizzati tale flora è sostituita gradualmente da Gram Negativi con l’aumentare dei giorni di permanenza del catetere. 6 b) Mani del Personale: svolgono un ruolo fondamentale nelle trasmissioni delle infezioni, trasportando microrganismi da altre fonti o contaminazione di detergenti o soluzioni antisettiche per le mani. attraverso 7 8 c) Strumenti o attrezzature contaminate: sono state descritte epidemie da cistoscopi, contenitori per urine, padelle contaminate. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 7 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” d) Contaminazione del sistema di drenaggio: i drenaggi a sistema aperto sono frequentemente contaminati, i sistemi chiusi possono contaminarsi a causa di manovre assistenziali scorrette. I punti di possibile accesso nel sistema di drenaggio e a rischio sono: - rubinetto della sacca di drenaggio nel momento in cui questa viene svuotata se non vengono rispettate misure di asepsi; - anello di gomma per il prelievo di campioni di urina (prima dev’essere disinfettato e poi si procede al prelievo); - punto di connessione tra sacca di drenaggio e catetere se questo viene aperto; - lo spazio tra catetere e uretra; Poiché le urine rappresentano un terreno di coltura favorevole alla crescita di microrganismi (per temperatura e composizione), il sistema di drenaggio urinario è molto suscettibile a qualsiasi contaminazione dall’esterno, anche a cariche batteriche basse. 3 6.3. Modalità di trasmissione Le principali vie che favoriscono la patogenesi delle infezioni delle vie urinarie associate a catetere vescicale sono: a) Introduzione e trasporto dei microrganismi dall’uretra alla vescica al momento dell’inserimento del catetere. I microrganismi presenti a livello del meato uretrale e dell’uretra distale possono essere veicolati in vescica durante l’inserzione del catetere. b) Accesso dei microrganismi alla vescica attraverso il sottile strato di fluido esterno al catetere, all’interfaccia mucosa ureterale-catetere, la cosiddetta via extraluminale; tale accesso è facilitato dai movimenti del catetere. I microrganismi responsabili sono principalmente endogeni, provenendo dall’apparato gastro – intestinale. Il 66% delle IVU associate a catetere è acquisita per via extraluminale. c) Migrazione microbica all’interno della cavità del catetere, per via intraluminale, dopo che il sistema di drenaggio è stato contaminato. Questo infatti può divenire accessibile ai microrganismi presenti all’esterno del catetere quando Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 8 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” disconnesso dal tubo di drenaggio (per l’irrigazione della vescica, per la raccolta del campione o per cause accidentali). L’accesso intraluminale è responsabile del 34% delle IVU. MODALITA’ DI TRASMISSIONE: - Inserzione del catetere - Contaminazione ascendente extraluminale: 9 o precoce: al momento dell’inserzione del catetere; o tardiva: per penetrazione capillare. - Contaminazione ascendente intraluminale: o per disconnessione del catetere dal sistema di drenaggio; o per contaminazione della sacca di raccolta dell’urina. L’incidenza di IVU associata al cateterismo estemporaneo varia da 1 a 3% con un sensibile aggravamento in particolari gruppi di pazienti quali: anziani, debilitati, donne in gravidanza, immunodepressi. Nei pazienti sottoposti a cateterismo a permanenza il rischio IVU è maggiore rispetto al cateterismo singolo e varia in relazione alle caratteristiche del paziente, alle procedure adottate, alla durata del cateterismo e al sistema di drenaggio utilizzato. I microrganismi responsabili delle infezioni delle vie urinarie associate a catetere possono essere sia batteri, Gram-negativi e Gram-positivi, che funghi. I maggiori responsabili sono i Gram-negativi, tra gli enterici, quello più presente, associato a catetere sia a breve che a lungo termine, con percentuali che variano dal 30 al 50%, è l’Escherichia Coli . Tra i germi più frequenti la Pseudomonas Aeruginosa, e altre specie particolari sono il Proteus Mirabilis, Morganella morganii, Klebsiella pneumoniae e Providemcia stuartii. Stanno assumendo sempre più importanza i patogeni considerati in passato poco aggressivi, che ora risultano aver sviluppato una notevole antibiotico resistenza, per cui tendono ad interessare pazienti con ridotte capacità difensive e, favoriti nella loro diffusione da manovre strumentali diagnostico-teraputiche, soprattutto nei reparti urologici. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 9 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” La maggior parte delle IVU nei cateterismi brevi sono sostenute da un singolo germe, mentre nei pazienti cateterizzati per lunghi periodi (più di 30 giorni) possono essere sostenute da più germi. Una quota consistente di IVU, il 40% circa, è prevenibile migliorando l’aderenza a standard assistenziali per quanto concerne sia il ricorso al cateterismo urinario che l’assistenza prestata al paziente. 5 Attualmente i tassi di infezione delle vie urinarie sono legati ai giorni di esposizione quindi si riferiscono infezioni ogni 1000 giorni/catetere. 10 6.4. Prevenzione delle infezioni delle vie urinarie I fattori di rischio delle infezioni delle vie urinarie si distinguono in modificabili e non modificabili. La prevenzione può agire molto sensibilmente su quelli modificabili tra cui: 1. il tipo di catetere urinario, 2. il motivo della cateterizzazione, 3. la durata del cateterismo, 4. il tipo di drenaggio urinario scelto, 5. la tecnica di cateterizzazione, 6. la tecnica di gestione del catetere, 7. il trattamento antibiotico, 8. il ricorso a pratiche invasive. Tra i fattori non modificabili su cui non è possibile attivare correttivi vi sono: 1. il sesso, 2. l’età, 3. lo stato di gravidanza, 4. la presenza di patologie di base, 5. la colonizzazione del meato. Le misure preventive sono suddivise in: a) misure mirate a ridurre l’uso del catetere vescicale: poiché l’esposizione a catetere vescicale a permanenza è associata ad un consistente aumento Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 10 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” del rischio di infezione urinaria, anche adottando tutte le misure di controllo raccomandate, tutti i maggiori esperti nel campo delle infezioni urinarie nosocomiali sono concordi nell’affermare che la misura più efficace per ridurre l’incidenza di infezioni urinarie è quella di evitare cateterismi inutili e tutte le giornate di esposizione al catetere non necessarie. Il catetere dovrebbe essere inserito solo in presenza di condizioni cliniche per le quali esistano chiare indicazioni all’uso del catetere e rimosso non appena tali condizioni non siano più soddisfatte. Per ridurre il rischio di complicanze infettive sono stati proposti metodi alternativi al cateterismo a permanenza quali il cateterismo intermittente e nei maschi il sistema “condom”. b) misure mirate a prevenire le infezioni endogene: agire sull’eliminazione della colonizzazione intestinale, prevenendo l’adesione dei batteri alla superfici del catetere, rimozione dei batteri che colonizzano le urine in vescica prima dell’insorgenza di infezioni sintomatiche. c) misure mirate a prevenire le infezioni esogene: l’introduzione di cateteri con sistema di drenaggio chiuso è una misura che ha rappresentato un passo avanti nella prevenzione delle IVU, tale misura dovrebbe essere adottata in tutti i pazienti. 3 6. 5. Misure preventive raccomandate Raccomandazione dei CDC (Centers of Desease Control) per la prevenzioni delle vie urinarie. 10 CATEGORIA I Misure la cui efficacia è supportata da studi clinici controllati o Misure fortemente sono considerate efficaci dalla maggior parte degli esperti del raccomandate settore. Le misure contenenti in questa categoria vengono considerate di pratica applicazione e devono, quindi, essere adottare da tutti gli ospedali. CATEGORIA II Misure moderatamente raccomandate a) misure sostenute da solide evidenze scientifiche, ma non adottabili in tutti gli ospedali; b) misure supportate da forti motivazioni teoriche ma non studiate adeguatamente. La loro adozione deve essere valutata all’interno di ciascun ospedale Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 11 di 49 REGIONE VENETO Emissione: PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” CATEGORIA III Condizioni per le quali c’è un consenso generale, la Misure procedura/trattamento scarsamente raccomandate in quanto non supportate da evidenza scientifica raccomandate oppure misure la cui efficacia non è stata dimostrata. non è utile/efficace. Misure non CATEGORIA I - La cateterizzazione uretrale e tutte le manovre assistenziali sul catetere devono essere eseguite solo da personale qualificato, limitare la cateterizzazione alle sole situazioni in cui questo è necessario. - Sottolineare l’importanza del lavaggio delle mani. - Inserire il catetere con tecniche asettiche e strumenti sterili (antisepsi del meato con soluzione antisettica a base di clorexidina e cetrimide in associazione o derivati del cloro in confezioni monodose). - Fissare opportunamente il catetere. - Mantenere il drenaggio chiuso e sterile, una volta che il catetere è collegato con la sacca di drenaggio, questa non deve mai essere disconessa. - Evitare le ostruzioni del flusso urinario. - Prelevare asetticamente campioni di urina. CATEGORIA II - Aggiornare periodicamente il personale sulle tecniche corrette per la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie e sui rischi di complicanze associate al cateterismo. - È consigliabile la pulizia giornaliera del meato urinario con acqua e sapone nell’ambito delle cure igieniche, in particolare dopo l’evacuazione intestinale. Questa metodica aiuta a ridurre la colonizzazione delle zone da parte dei microrganismi in quanto rimuove l’eventuale essudato e le incrostazioni. - Evitare le irrigazioni, i lavaggi, l’utilizzo di antibiotici e disinfettanti. Attualmente l’unica indicazione all’uso dei lavaggi urinari è limitata a patologie a interesse urologico (urine fortemente corpuscolate, piuria, macroematuria) e l’irrigazione va eseguita in condizioni di asepsi in sistemi a circuito chiuso con cateteri a 3 vie. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 12 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago - Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” In caso di ostruzione del catetere, è preferibile sostituirlo piuttosto che ricorrere a irrigazioni frequenti o disostruttive. - Utilizzare lubrificante in confezione monodose. - Mantenere la sacca di raccolta sotto il livello della vescica. CATEGORIA III - Utilizzare tecniche alternative alla cateterizzazione a permanenza. - Sostituire il sistema di raccolta quando il circuito chiuso è stato violato. - Separare i pazienti cateterizzati infetti dai non infetti. - Attivare il monitoraggio batteriologico di routine. 7. DURATA DEL CATETERISMO La presenza del catetere vescicale mette a rischio il paziente all’incidenza di infezione delle vie urinarie che è maggiore quanto aumentano i giorni di esposizione al catetere. 5 Anche utilizzando sistemi di drenaggio chiuso, l’incidenza di infezioni è del 5 – 10% al giorno; circa il 50% dei pazienti cateterizzati per più di 7 – 10 giorni sviluppa una batteriuria e quasi il 100% dopo 30 giorni di cateterismo. 11 La permanenza del catetere dipende anche dal tipo di materiale dello stesso. I materiali maggiormente usati sono: il lattice, il lattice siliconato e il silicone puro. o Cateteri in lattice e lattice siliconato: per cateterismi a breve termine; o Cateteri in silicone: per cateterismi a medio/lungo termine; o Cateteri ricoperti in lega d’argento: per cateterismi a lungo termine in pazienti immunocompromessi. 13 Secondo la letteratura disponibile12 la sostituzione del catetere vescicale va effettuata non secondo tempi prestabiliti pertanto seguire le indicazioni delle schede tecniche relative ai materiali fornite dalla ditta produttrice. Per quanto riguarda la durata in giorni di permanenza di un catetere vescicale possiamo fare riferimento alla seguente distinzione: - catetere vescicale a breve termine: permanenza in sede <7 giorni; - catetere vescicale a medio temine: permanenza in sede 7 – 28 giorni; - catetere vescicale a lungo termine: permanenza in sede >28 giorni. 13 Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 13 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” La sostituzione del catetere deve essere valutata anche in base alle condizioni dello stesso (ostruzione, presenza di sedimenti). 8. TIPI DI CATETERE A seconda dell’impiego al quale è destinato, il catetere possiede fogge e dimensioni diverse ed è costruito con vari materiali per renderlo rigido, semirigido o flessibile. Quattro sono i parametri che li distinguono e li differenziano: a) Calibro: l’unità di misura del catetere è la scala di Charrière o French (1 Ch/Fr = 1/3 di mm. Esempio 18 Ch = 6 mm) e corrisponde al diametro esterno del catetere stesso. Se utilizziamo un catetere di piccolo calibro, avremo minor rischio di lesioni uretrali ma un’evacuazione più lenta delle urine. Un catetere di calibro maggiore (>18 Ch) è indicato in caso di urine torbide e/o ematuria. Le dimensioni del catetere devono essere scelte in base all’uretra del paziente e al tipo di urine. In genere per le donne si usa un catetere da 12 a 14 Fr, per gli uomini da 14 a 16 Fr e per i bambini da 8 a 10 Fr. 4 b) Consistenza: si possono distinguere: cateteri rigidi: di materiale sintetico, di uso limitato; cateteri semirigidi: in gomma o in plastica (in genere siliconati) il cui uso deve essere limitato ai casi di stretta necessità; cateteri molli: in gomma, lattice, silicone, silastic, questi cateteri sono da preferire in ogni circostanza ed in particolare quando si prevede un uso protratto nel tempo; cateteri autolubrificanti: in PVC, rivestito di sostanze che a contatto con l’acqua rendono il catetere lubrificato, questi cateteri servono per svuotare la vescica o un serbatoio urinario continente in modo intermittente (non può essere usato per il drenaggio continuo) e per dilatare un restringimento uretrale. c) Numero delle vie: I cateteri possono essere: • Rev: 0 a una via utilizzato esclusivamente per il cateterismo a intermittenza; Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 14 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago • Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” a due vie una per il deflusso delle urine e l’altra, dotata di valvola, permette la distensione del palloncino all’interno della vescica per un posizionamento stabile del catetere; • a tre vie una per il drenaggio delle urine, una per il palloncino e la terza per l’irrigazione. d) In base alla forma dell’estremita’ prossimale del catetere vescicale, possiamo distinguere: • Catetere di Nelaton: ha l’estremità prossimale arrotondata e rettilinea, è dotato di 1 o 2 fori di drenaggio contrapposti, viene usato soprattutto nella donna. • Catetere di Mercier: generalmente semirigido, la punta (arrotondata) presenta un’angolatura di 30° - 45° per favorire nell’uomo l’introduzione nell’uretra membranosa o prostatica; con 1 o 2 fori di drenaggio nei casi di ritenzione urinaria da ipertrofia prostatica. • Catetere di Couvelaire: semirigido, indicato in entrambi i sessi in caso di emorragia vescicale (favorisce un buon drenaggio) e dopo intervento di prostatectomia radicale, l’estremità presenta un foro a becco di flauto e 2 fori laterali. • Catetere di Tiemann: semirigido, ha l’estremità a forma conica e con un’angolatura di 30°, è indicato negli uomini che presentano restringimento dell’uretra. • Catetere conicolivare: semirigido, dotato all’estremità distale di un’olivella, viene utilizzato in pazienti con uretra stenotica. • Catetere di Foley: molle, autostatico (è dotato all’estremità distale di un palloncino gonfiabile che permette l’ancoraggio in vescica). Presenta 2 fori contrapposti e simmetrici. La sua flessibilità ed elasticità assicura un elevato grado di comfort al paziente cateterizzato. Il palloncino va gonfiato con 7 – 8 ml di acqua sterile. • Catetere di Dufour: semirigido, autostatico, a tre vie (anch’esso è dotato di palloncino di ancoraggio, la terza serve per il lavaggio continuo), ha la punta con una curvatura di 30°, a becco di flauto con 2 fori laterali contrapposti, viene utilizzato per ematurie importanti, per vesciche tamponate. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 15 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago • Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” Catetere di Pezzer e di Malecot: cateteri in gomma, autostatici, ormai in disuso. Venivano introdotti tramite un mandrino di metallo. • Epicistostomia: quando non è possibile drenare le urine per uretra, in alcuni interventi chirurgici o nel caso si voglia evitare una lunga permanenza in uretra del catetere, può essere utilizzata la puntura sovrapubica. 14 Per ridurre il rischio di lesione, utilizzare il catetere delle dimensioni più piccole possibili, in grado di assicurare un buon drenaggio. Per drenare le urine chiare usare calibri piccoli (12-14 Ch), per urine torbide cateteri di calibro medio (16-18 Ch), nella piuria e nella macroematura cateteri di grosso calibro (20-24 Ch). (Cat. II) 3 Si deve usare solo acqua sterile per gonfiare il palloncino poiché la soluzione salina può cristallizzarsi, provocando il mancato sgonfiamento del palloncino quando si deve rimuovere il catetere. 4 8.1. Indicazioni per una selezione appropriata del catetere vescicale. Quando si procede al cateterismo vescicale è importante considerare i seguenti aspetti: - Il tempo previsto per la cateterizzazione, le condizioni del paziente ed il tipo di urine. - I catetere in PVC sono adatti solo alla cateterizzazione intermittente. - Si sconsiglia di scegliere i cateteri in lattice poiché si possono verificare allergie. - I cateteri in puro silicone, hydrogel o in lega d’argento sono migliori per la cateterizzazione a lungo termine fino a 2-3 mesi, perché provocano minori incrostazioni a livello del meato uretrale e riducono l’insorgenza di infezioni delle vie urinarie. 4 Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 16 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 8.2. La scala colore dei cateteri 14 Riconosciuta a livello europeo identifica mediante colore le dimensioni del catetere usato. Charrière/ Fr COLORE 10 Nero 12 Bianco 14 Verde 16 Arancio 18 Rosso 20 Giallo 22 Blu 24 Azzurro 9. SISTEMI DI DRENAGGIO Nel caso dell’inserimento di un catetere a permanenza, è necessario utilizzare un sistema di drenaggio delle urine. I sistemi di drenaggio aperto sono costituiti da una sacca monouso di plastica, che deve essere cambiata a intervalli regolari, man mano che si riempie di urina. Tali sistemi si associano ad un rischio molto elevato di contaminazione: per cambiare la sacca si deve, infatti, interrompere periodicamente il circuito, con successivo rischio di contaminazione della giunzione catetere-tubo di drenaggio e risalita di microrganismi in vescica. I sistemi di drenaggio a circuito chiuso (vedi figura N°1)invece, non solo drenano in una sacca chiusa, ma sono dotati di un rubinetto sulla sacca di drenaggio, che ne consente il periodico svuotamento, senza dover mai interrompere il circuito chiuso: tali sistemi hanno consentito di ridurre in modo considerevole il rischio di infezione delle vie urinarie (IVU), soprattutto nei pazienti con cateterismi di breve durata. 3 I Centers for Disease Control (CDC) raccomandano l’utilizzo di cateteri a ciclo chiuso in tutti i pazienti cateterizzati, come misura più efficace a prevenire l’insorgenza di IVU. 10 Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 17 di 49 REGIONE VENETO Emissione: PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” È importante che il drenaggio sia dotato di un sito per il prelievo delle urine direttamente dal catetere, in modo da evitare la disconessione del circuito. L’incidenza di infezione delle vie urinaria in pazienti con sistema drenaggio aperto può arrivare fino ad un 85-100% in pazienti cateterizzati in un arco di tempo di 3-4 giorni. Con il sistema di drenaggio chiuso invece, l’incidenza di IVU su 100 pazienti cateterizzati varia da 8 a 27% dopo 7 giorni di permanenza. 5 È fortemente raccomandato l’uso di sacche a circuito chiuso (con rubinetto di drenaggio) come misura preventiva alle infezioni delle vie urinarie. Una volta che il catetere è collegato alla sacca di drenaggio, questa non deve mai essere disconnessa per tutta la durata del cateterismo. (Categoria I). Per prevenire contaminazione al rubinetto di scarico adottare le seguenti precauzioni: - assicurarsi che il rubinetto non venga mai a contatto con il pavimento; - utilizzare un contenitore pulito per lo svuotamento della sacca di ciascun paziente; - evitare che i bordi del contenitore vengano a contatto con il rubinetto durante lo svuotamento. (Cat. II). 3 Per mantenere il flusso urinario: - evitare le piegature del catetere e del tubo di raccolta; - svuotare regolarmente la sacca di drenaggio; - mantenere la sacca di raccolta sempre sotto il livello della vescica. (Cat. II) ed evitare il contatto con il pavimento; durante le manovre di assistenza, clampare il tubo di drenaggio fino a che non sia possibile ripristinare il sistema di caduta. - Idratare il paziente per mantenere una diuresi adeguata. (Cat. I) 3 Sostituire la sacca di drenaggio chiuso quando clinicamente indicato o secondo le raccomandazioni del produttore. I CDC consigliano di sostituire la sacca quando si sostituisce il catetere, quando perde, diventa maleodorante e/o è presente del sedimento. 13 Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 18 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 10. GINNASTICA VESCICALE 15 16 La ginnastica vescicale si realizza chiudendo ad intervalli il flusso del catetere vescicale mediante l’apposizione di un tappo o mediante il clampaggio del sistema di raccolta. L’obiettivo per il quale essa è praticata è il tentativo di riabituare la vescica a riempirsi periodicamente in modo da ripristinare la continenza alla rimozione del catetere. Tale pratica è stata da tempo messa in discussione per diversi motivi: - se il catetere viene chiuso più volte durante la giornata (spesso con lo stesso tappo) si determina una stasi dell’urina all’interno della vescica, che può aumentare il rischio di infezioni urinarie; - il muscolo detrusore della vescica non esegue nessuna forma di “ginnastica” quando il catetere rimane in situ perché lo svuotamento dell’urina avviene per drenaggio e non per contrazione dello stesso muscolo; - la ginnastica vescicale non assicura la “correzione” dell’incontinenza. Essa viene garantita dalle strutture sfinteriali e dalla muscolatura del piano pelvico perineale sia nell’uomo che nella donna: tali strutture muscolari non possono essere esercitate solo mediante il semplice riempimento della vescica. Per il miglioramento del tono sono raccomandati interventi riabilitativi specifici, come gli esercizi per la muscolatura pelvica, il biofeedback, l’uso dei coni vaginali, la stimolazione elettrica del pavimento pelvico. Per questi motivi possiamo dire che la vescica dei pazienti non risente della ginnastica vescicale. Da un esame della letteratura emerge inoltre che si è impiegato, erroneamente, il termine “rieducazione vescicale” intesa come “ginnastica vescicale” per indicare un’ampia varietà di tecniche comportamentali. 11. LAVAGGI VESCICALI L’irrigazione della vescica con antibiotici o disinfettanti non riduce il rischio di batteriuria nei pazienti cateterizzati e dovrebbe, quindi, essere evitata (Cat II). Attualmente l’unica indicazione all’uso di lavaggi vescicali è limitata a patologie di interesse urologico (urine fortemente corpuscolate, piuria, macroematuria) e Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 19 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” l’irrigazione va eseguita in condizione di asepsi in sistema circuito chiuso utilizzando catetere a tre vie. Quando si verifica l’ostruzione del catetere, è preferibile cambiare il catetere piuttosto che ricorrere a irrigazioni per eliminare incrostazioni e biofilm (deposizione sulla superficie del catetere di proteine del paziente, albumina, fibrinogeno, in risposta alla presenza in vescica di un corpo estraneo) che verrebbero introdotti in vescica (Cat. I).3 12. CONTINENZA SOCIALE 14 Si riferisce a pazienti così compromessi che per essere mantenuti asciutti serve l’intervento regolare di chi fa assistenza. Infatti, per il mantenimento di questo tipo di continenza ci vengono in aiuto una serie di ausili diversi tra loro e designati appositamente per contenere le perdite d’urina mantenendo la dignità sociale. Gli ausili devono essere scelti in modo da soddisfare le esigenze individuali e/o le preferenze personali. Tra i più comuni materiali presenti sul mercato troviamo: - gli assorbenti; - i raccogligocce; - i pannoloni a mutanda; - le guaine (condom, profilattici); - cateteri per cateterismo intermittente; - cateteri a permanenza. Per la scelta dell’ausilio, è necessario valutare la presenza o meno del residuo postminzionale. Nei pazienti senza residuo post-minzionale significativo (200 – 300 cc) sono utili i cosiddetti dispositivi esterni (assorbenti, condom). Di seguito elencati quelli più usati in commercio: a) assorbenti sanitari: sono usati da molti pazienti che li trovano discreti, non troppo costosi e vengono considerati più “normali” rispetto all’assorbente per incontinenza. Anche se discreti sono ovviamente insufficienti in caso di incontinenza totale seria; b) assorbenti per incontinenza: sono di dimensione maggiore rispetto a quelli sanitari e sono composti da tre strati (pannolini rettangolari); Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 20 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” c) assorbenti per incontinenza maschile o raccogligocce: si tratta di un assorbente appositamente disegnato per l’anatomia maschile; è una piccola tasca nella quale viene inserito il pene (sono utilizzati a domicilio). Negli assorbenti ad uso domiciliare la scelta è vasta e varia per soddisfare le esigenze del paziente e il grado di incontinenza; d) le guaine, dette anche cateteri esterni o condom/profilattici: sono delle “maniche” in lattice di gomma da indossare sul pene, con l’estremità distale più rigida per il collegamento con la sacca di raccolta delle urine, sono adattabili alle varie situazione del pene, e affinché non venga compromesso esistono diversi diametri e le misure vengono indicate in millimetri non sono adatti per: o uomini con pene molto retratto; o uomini con allergia ai materiali usati per le guaine o per i metodi di fissaggio; o pazienti dementi o in stato confusionale che possono strapparsi ripetutamente la guaina; o pazienti che a causa di handicap fisici/psichici non sono in grado di applicarsi da soli la guaina e non abbiano chi possa/voglia aiutarli; o pazienti che soffrono di ritenzione urinaria. In assenza di precisa indicazione clinica al cateterismo, devono essere adottati i sistemi alternativi. (Cat. I) 3 Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 21 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 13. PROCEDURE 13. 1. Inserimento del catetere vescicale a permanenza Risorse materiali: - carrello pulito o supporto sul quale posizionare tutto il materiale sterile - telini - contenitore (reniforme o ciotola) - antisettico monodose (es. clorexidina) - garze - guanti monouso puliti - 2 paia di guanti monouso sterili - lubrificante monodose sterile - lubrificante con lidocaina sterile monodose - siringa sterile 10-20 ml - acqua sterile - cateteri vescicali di varie misure - sistema di drenaggio (circuito chiuso o aperto) - schizzettone sterile - contenitori per rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo e per rifiuti assimilati - pareti o pannelli isolanti - occhiali protettivi per l’operatore (L.626/94) è raccomandato l’uso per evitare schizzi di lavaggio e/o urine/sangue. Risorse umane 1 infermiere per la procedura ad un operatore 2 infermieri per la procedura a due operatori. La cateterizzazione vescicale e tutte le manovre assistenziali sul catetere debbono essere eseguire solo da personale qualificato. (Cat. I) 3 Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 22 di 49 REGIONE VENETO Emissione: PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” PROCEDURA AD 1 OPERATORE Azione Motivazione Preparazione materiali Predisporre il materiale su un carrello consente di avere tutto il materiale necessario al cateterismo Preparazione utente Spiegare al paziente la procedura che verrà per ottenere consenso e collaborazione eseguita Isolare la postazione del paziente con garantire la privacy paravento o usare una stanza dedicata Procedere ad accurata igiene intima (se non riduce la presenza di secrezioni e autosufficiente) materiale che potrebbero ostacolare l'azione dell'antisettico NELL’UOMO Effettuare ispezione per evidenziare fimosi, stenosi o malformazioni per eseguire una accurata osservazione NELLA DONNA prima dell’introduzione del catetere Effettuare ispezione per evidenziare malformazioni (possibilità meato in vagina, prolasso uterino) Far assumere la posizione supina al paziente per facilitare l'introduzione del catetere collaborante, negli altri casi adattarsi alle patologie e condizioni del paziente Allestimento campo sterile Effettuare accurato lavaggio della mani con per eliminare la carica microbica antisettico superficiale e ridurre la carica microbica residente Aprire il materiale in maniera asettica evitare la contaminazione del contenuto Lavaggio mani e indossare il primo paio di per prevenire le infezioni guanti sterili Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 23 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” Aprire il telino e stenderlo tra le gambe del per ottenere un campo sterile di appoggio paziente, se collaborante, altrimenti su un del materiale per maggior sicurezza piano vicino e disporre asetticamente il durante le manovre materiale sullo stesso telino Versare l'antisettico su un gruppo di tre garze preparare le garze necessarie per l'asepsi sopra un contenitore del meato Distribuire parte del lubrificante su una garza per lubrificare successivamente il catetere Antisepsi del meato uretrale NELL’UOMO Con la mano non dominante e una garza sterile afferrare il pene, retrarre il prepuzio e scoprire il glande, quindi con la mano l'applicazione di una efficace antisepsi è dominante prendere il gruppo di garze volta soprattutto alla riduzione della carica imbevute di antisettico e procedere con batterica nel punto di introduzione del l'asepsi dal meato verso la base del glande catetere, la manovra con le tre garze con movimenti circolari evita il movimento ripetuto dal paziente al NELLA DONNA campo sterile e la possibilità di Separare la grandi labbra con la mano non contaminazione dominante. Con un solo movimento dall'alto verso il basso disinfettare le grandi e le piccole labbra. Con un'altra garza procedere alla disinfezione del meato urinario Ripetere, l’azione con la garza successiva, l'uso assieme delle garze elimina il eliminando quella già usata movimento ripetuto verso il campo sterile e perciò si evita una eventuale possibile contaminazione Lasciare l'ultima garza adesa al meato, la così l'azione dell'antisettico continua, per mano non dominante rimane alla presa del evitare che il prepuzio ricopra il glande pene Lubrificazione dell'uretra si tratta di una manovra fondamentale per facilitare l'introduzione del catetere, Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 24 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” riducendo il fastidio per il paziente e possibili traumi alla mucosa uretrale NELL’UOMO il lubrificante deve arrivare nell'uretra Introdurre nell'uretra il lubrificante con profonda per ottenere una maggiore lidocaina sterile monodose. efficacia, nel caso si usi l'anestetico In caso di lubrificante senza lidocaina l'azione locale deve protrarsi per 5-7 min distribuirlo sulla garza (sarebbe opportuno utilizzare una pinza stringipene per bloccare la fuoriuscita di gel) NELLA DONNA Vista la ridotta misura dell'uretra nella donna si preferisce lubrificare il catetere Togliere il primo paio di guanti sterili sono da considerare contaminati durante le precedenti manovre Precateterismo Scegliere il catetere secondo le necessità e evitare l'uso di cateteri vescicali di misura l'esito dell'operazione (vedi punto 7. Tipi di inappropriata catetere) Aprire le confezioni Indossare il secondo paio di guanti sterili assicurare l'asepsi durante la manipolazione del catetere Disporre su un telino in modo asettico il predisposizione del campo sterile catetere con collegato: la siringa di acqua sterile Raccordare la sacca a circuito chiuso al garantire subito il circuito chiuso catetere Distribuire il lubrificante, precedentemente evitare l'attrito che si svolge lungo tutto il posto sulla garza lungo il decorso del tratto il decorso dell'uretra (eccetto per i catetere a partire dall'estremità distale fino a cateteri autolubrificati) circa metà della lunghezza. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 25 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” Procedere a gonfiare e sgonfiare il palloncino per verificare la tenuta del palloncino NELL’UOMO ottenere un campo sterile attorno al pene Posizionare il telino attorno al pene per maggiore sicurezza durante le manovre NELLA DONNA per ottenere un campo sterile, per Posizionare il telino attorno alla zona genitale sicurezza durante le manovre Cateterismo nell’uomo Afferrare il pene con la mano non dominante questa posizione del pene favorisce mantenendolo perpendicolare all'addome l'introduzione fino all'uretra bulbare Introdurre il catetere nell'uretra gradualmente evitare traumi uretrali fino ad avvertire la resistenza dell'uretra bulbare Successivamente abbassare il pene e favorire la salita del catetere attraverso continuare l'inserimento fino ad avvertire la l'uretra prostatica fino alla vescica resistenza prostatica Continuare l'inserimento fino al superamento assicurarsi di essere completamente in del collo vescicale e/o alla prossimità della vescica coda del catetere Cateterismo nella donna Divaricare con la mano non dominante le il meato uretrale è visibile sotto il clitoride grandi e piccole labbra per avere una visione immediatamente sopra la vagina del meato (dita a forbice) Introdurre il catetere nell'uretra gradualmente Per evitare traumi Continuare l'inserimento fino alla fuoriuscita per essere sicuri di essere di urina Rev: 0 completamente in vescica Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 26 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” Verifica Schiacciare un paio di volte il catetere, se verificare tramite la fuoriuscita di urina l'urina non esce subito può essere dovuto al che il catetere abbia raggiunto la vescica lubrificante che occupa temporaneamente il facendo tossire il paziente si favorisce la lume, indurre la tosse fuoriuscita di urina Iniettare la soluzione di acqua sterile per la manovra va effettuata con attenzione gonfiare il palloncino del catetere, la per avvertire eventuale resistenza o segni procedura fa effettuata con prudenza di dolore nel paziente durante il gonfiaggio Ritrarre il catetere delicatamente fino a che àncorare il catetere al collo vescicale non si avverte la resistenza del collo vescicale Svuotamento della vescica Controllare lo svuotamento dell'urina lo svuotamento repentino di un volume sospendendo il flusso ai primi 300 - 400 ml d'urina maggiore può determinare una emorragia vescicale Continuare con intervalli di 30' con la la vescica si riduce gradualmente fuoriuscita di 300 ml ogni volta, fino al evitando di sanguinare completo svuotamento, poi lasciare il flusso libero Fissare il catetere all’addome del paziente Il fissaggio è utile per evitare trazioni (Figura N°2) sull’uretra NELL’UOMO: fissare il catetere alla parte bassa dell’addome riduce la pressione sull’uretra alla giunzione tra il pene e lo scroto, riducendo la possibilità di lesioni tissutali. NELLA DONNA: il fissaggio può essere valido, manovra di efficacia discutibile se la paziente invece si muove, perchè l'attrito provocato dalla frizione del Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 27 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” catetere può causare irritazione e rischio di infezione Controllare il decorso del catetere e del prevenire ostruzioni di schiacciamento del sistema di drenaggio. Monitorare la catetere e del sistema di drenaggio e fuoriuscita dell’urina. quindi globo vescicale. Eliminazione del materiale utilizzato Inserire il materiale non contaminato nei contenitori per i rifiuti urbani effettuare lo smaltimento del materiale utilizzato osservando le procedure in uso, Smaltire il materiale contaminato nei contenitori per rifiuti sanitari pericolosi a rispetto della legge 626 e alle procedure in uso rischio infettivo (clinipack) Rimuovere i guanti e lavarsi le mani ridurre il rischio di contaminazione Informazioni sulla gestione Informare l’utente sull’uso corretto dei presidi per evitare danni o complicanze, e sul comportamento da adottare riducendo gli aspetti negativi sulla vita quotidiana, ma soprattutto per prevenire comportamenti scorretti possibili cause di infezione Registrare la data di inserimento del catetere per documentare l’attività svolta e il calibro posizionato Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 28 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” PROCEDURA PER L’INSERIMENTO DEL CATETERE CON DUE OPERATORI Il primo operatore procede all’inserimento del catetere quindi indossa i guanti sterili. Il secondo operatore avrà la funzione di aprire le confezioni e passare tutto il materiale sterile al primo operatore e lo assisterà per garantire l’esecuzione di tutte le manovre sterili. Gli operatori possono essere due infermieri o in alternativa un infermiere (primo operatore) e un OSS (secondo operatore). CONSIDERAZIONI PARTICOLARI - Durante l’introduzione del catetere, se si avverte una resistenza insolita, ritirare un po’ il catetere e, ruotandolo sul suo asse, cercare una nuova introduzione, sempre con gradualità e senza forzare se non si è convinti della manovra. - Se la difficoltà non si risolve, è opportuno non insistere ma contattare il medico. - È importante rendere partecipe il paziente alla gestione del catetere vescicale. Quindi spiegare i possibili disagi, l’importanza di una corretta idratazione e igiene ed infine le possibili sviluppi. È consigliabile la pulizia giornaliera del meato urinario con acqua e sapone nell’ambito delle cure igieniche, in particolare dopo l’evacuazione intestinale. Questa metodica aiuta a ridurre la colonizzazione delle zone da parte dei microrganismi in quanto rimuove l’eventuale essudato e le incrostazioni. (Cat. II) 3 Il ricorso ad una terapia antimicrobica sistemica preventiva nei pazienti cateterizzati è oggetto di ampia discussione per l’elevato costo, gli effetti collaterali e il rischio di insorgenza di ceppi resistenti. Sembra opportuno effettuare terapia antibiotica a scopo profilattico solo nelle cateterizzazioni a breve termine di pazienti ad alto rischio di complicazioni gravi da IVU, quali trapiantati, granulocitopenici, chirurgia urologica. 5 Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 29 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” COMPLICANZE Se la manovra è svolta in modo incauto o incerto può esitare in lesioni traumatiche uretrali anche minime che possano favorire le lacerazioni con una predisposizione alle infezioni e quindi con problematico ripristino del normale percorso anatomico e notevole sofferenza per il/la paziente. - Ostruzione del catetere: a causa di macroematuria, depositi di fibrina e ossalati. Dopo aver valutato il caso, occorre praticare il lavaggio vescicale. Per tale manovra occorre impiegare ogni volta materiali sterili monouso, tecniche asettiche e prima dell’inserimento dello schizzettone si deve procedere alla disinfezione del raccordo catetere-tubo. Se le ostruzioni sono frequenti valutare la possibilità di inserire un catetere a tre vie per un lavaggio continuo. N.B. Se il catetere si ostruisce frequentemente, è meglio sostituirlo piuttosto che ricorrere all’irrigazione (Cat. II) 3 - Difficoltà di estrazione del catetere, mancato svuotamento del palloncino: si consiglia di tagliare la valvola di gonfiaggio e verificare la fuoriuscita dell’acqua, se ciò non avviene richiedere l’intervento del medico specialista. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 30 di 49 REGIONE VENETO Emissione: PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 13.2. Raccolta campione per esame urine standard e urocoltura da paziente con catetere a permanenza Di norma i campioni di urina da pazienti cateterizzati vengono prelevati dal sistema di drenaggio utilizzando l’apposita valvola. Le urine da esaminare devono essere appena emesse. Per minimizzare il rischio di contaminazione del circuito, le urine devono essere raccolte asetticamente mediante aspirazione dalla valvola di prelievo di cui sono dotate le sacche stesse. Risorse materiali - siringa sterile con ago di piccolo calibro - garze sterili - guanti sterili o monouso (in base al tipo di raccolta campione) - disinfettante: soluzione iodio povidone o derivati del cloro - contenitore sterile o non sterile a seconda del tipo di esame Risorse umane 1 infermiere Quando si utilizza il sistema di drenaggio a circuito chiuso, la raccolta del campione deve essere effettuata attraverso l’apposito dispositivo precedentemente disinfettato utilizzando ago e/o siringa sterili. (Cat I) 3 PROCEDURA Azione Informare il paziente Motivazione per ottenere consenso e collaborazione Clampare il tubo di drenaggio oltre il consente la raccolta di urine fresche dispositivo di prelievo da almeno un’ora prima Predisporre il materiale consente di avere tutto il materiale necessario Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 31 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” Effettuare il lavaggio delle mani con per eliminare la carica microbica antisettico superficiale e ridurre la carica microbica presente Individuare l’apposito dispositivo di prelievo l’utilizzo di un sistema di drenaggio chiuso consente di non scollegare mai il catetere Indossare i guanti Passare la garza sterile imbevuta di l’applicazione di una efficace disinfettante sul dispositivo lasciando agire il antisepsi è volta soprattutto alla disinfettante per il tempo di efficacia (almeno riduzione della carica batterica nel due minuti per lo iodio povidone e circa 30 punto di introduzione dell’ago secondi per derivati cloro) Inserire l’ago ed aspirare la quantità di urina l’utilizzo di ago piccolo facilita la necessaria. richiusura del sistema perforabile di Per un esame urine standard 5 – 6 ml gomma auto-sigillante. Esistono dei Per una urincoltura circa 10 ml. sistemi per il prelievo anche senza ago. Introdurre l’urina nel contenitore apposito (prima in quello sterile se prevista anche l’urocoltura), e richiuderlo Togliere la pinza clamp ripristinare così il libero deflusso dell’urina Togliere i guanti Smaltire i rifiuti in ottemperanza alle norme vigenti e alle procedure in uso Lavarsi accuratamente le mani Inviare i campioni in laboratorio/ la corretta conservazione e il rapido microbiologia quanto prima. In caso di invio del campione in microbiologia impossibilità mantenere il campione per riduce la crescita di flora commensale urocoltura in frigo a 4° C (max 12- 18 ore) e dello sviluppo di cariche microbiche “false positive” 17 Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 32 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” CONSIDERAZIONI PARTICOLARI - Controllare sempre i dati identificativi del campione con le generalità del paziente. - Completare la richiesta in ogni sua parte. - Non raccogliere l’urina dalla sacca o sconnettendo il catetere. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 33 di 49 REGIONE VENETO Emissione: PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 13.3. Svuotamento della sacca di drenaggio a circuito chiuso Risorse materiali - guanti puliti - camice protettivo - occhiali protettivi per l’operatore (L.626/94) è raccomandato l’uso per evitare schizzi di lavaggio e/o urine/sangue. - contenitore dedicato per ogni paziente o per la raccolta delle urine Risorse umane 1 infermiere/OSS Per prevenire la contaminazione del rubinetto di scarico della sacca di raccolta adottare la seguenti precauzioni (vedi procedura) (Cat. II): 3 PROCEDURA Azione Lavarsi le mani e indossare guanti puliti Motivazione diminuisce la flora batterica prima di manipolare il rubinetto Assicurarsi che il rubinetto non venga mai evita la contaminazione di microrganismi a contatto con il pavimento Utilizzare un contenitore pulito per lo per prevenire la contaminazione del svuotamento della sacca di ciascun rubinetto paziente Evitare che i bordi del contenitore per prevenire la contaminazione del vengano a contatto con il rubinetto rubinetto durante lo svuotamento Eliminare le urine raccolte e procedere per prevenire la contaminazione ad altri alla pulizia dei contenitori (automatica o pazienti manuale) Riordinare il materiale Rimuovere i guanti e lavarsi le mani per ridurre la contaminazione Registrare la quantità di urina per effettuare il controllo della diuresi Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 34 di 49 REGIONE VENETO Emissione: PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 13.4. Cambio della sacca di drenaggio Risorse materiali - guanti sterili - camice protettivo - garze sterili - iodio povidone - occhiali protettivi per l’operatore (L.626/94) è raccomandato l’uso per evitare schizzi di lavaggio e/o urine/sangue. - sistema di raccolta (chiuso o aperto) - contenitore per rifiuti speciali Risorse umane 1 infermiere Se si verifica una interruzione del circuito chiuso il sistema di raccolta deve essere sostituito in modo asettico. (Cat. II) 3 PROCEDURA Azione Motivazione Preparare il materiale sterile aperto su un per avere a disposizione il materiale e carrello (garza con iodio povidone, garantire la sterilità sistema di drenaggio nuovo) Lavarsi le mani e indossare guanti sterili per diminuire la flora batterica ed evitare le contaminazioni Disinfettare con garza sterile e iodio per ridurre la contaminazione del povidone l’estremità distale del catetere raccordo Con la mano non dominante utilizzare per evitare la contaminazione dei guanti una garza sterile per raccordare il circuito sterili da sostituire Raccordare il nuovo circuito Riordinare il materiale Rimuovere i guanti e lavarsi le mani ridurre la contaminazione Registrare la quantità di urine svuotata e per monitorare la diuresi e documentare la sostituzione del circuito l’attività svolta Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 35 di 49 REGIONE VENETO Emissione: PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 13.5. Rimozione del catetere vescicale Risorse materiali - guanti monouso - telino - materiale per igiene perineale - siringa da 10/20 cc. - occhiali protettivi per l’operatore (L.626/94) è raccomandato l’uso per evitare schizzi di lavaggio e/o urine/sangue. - contenitore per rifiuti speciali Risorse umane 1 infermiere PROCEDURA Azione Lavaggio delle mani Motivazione diminuisce la flora batterica ed evitare contaminazione Informare il paziente favorisce la sua collaborazione Indossare i guanti e praticare l’igiene (se facilita la rimozione ed evita la migrazione non autosufficiente) di microrganismi verso la vescica durante le manovre di rimozione Cambiare guanti Aspirare con la siringa la quantità di annulla l’ancoraggio del catetere in acqua contenuta nel palloncino vescica Sfilare delicatamente il catetere evita traumi Osservare il catetere per riscontrare malformazioni del foley o presenza di struvite* Informare il paziente circa i rassicura il paziente comportamenti da assumere Controllare l’avvenuta minzione valutare possibili complicanze spontanea ed il colorito della stessa Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 36 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” Riordinare il materiale Rimuovere i guanti e lavarsi le mani ridurre la contaminazione Registrare la rimozione e la quantità di per documentare l’attività svolta diuresi Monitorare la ripresa della minzione per evidenziare eventuali complicanze (ritenzione urinaria) *calcoli di triplo sale fosfato ammonio magnesiaco che si generano in seguito alla presenza di microrganismi produttori di ureasi (Proteus, Pseudonomas, Stafilococchi, Klebsielle) Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 37 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 14. LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE A DOMICILIO 14 18 19 20 21 Lo sviluppo dei servizi di cure domiciliari si è reso indispensabile in seguito a molteplici fattori che hanno determinato l’aumento della popolazione anziana, il graduale accrescimento di patologie croniche e degenerative per le quali si necessitano tempi lunghi di assistenza, il contenimento delle spese, il conseguimento scientifico dei vantaggi delle cure effettuate a domicilio, nonché l’aumento delle domande da parte delle famiglie. Nell’esercizio delle sue funzioni l’infermiere che opera a domicilio diviene per l’utente un punto di riferimento ma non solo, per l’infermiere significa entrare nel mondo, nella storia della persona assistita, interagire all’interno dei contesti familiari dove la rete di rapporti coinvolge fortemente l’operatore. L’infermiere quindi è: - colui che sa (portatore di cultura): fornisce le informazioni al paziente e ai familiari, risponde a dubbi e interrogativi, ascolta, consiglia; - colui che sa fare: effettuando prestazioni specialistiche; - colui che sa essere: instaura un rapporto di fiducia, prende in carico ed educa il paziente e la famiglia. L’educazione sanitaria diviene il fulcro dell’intervento infermieristico volto a sviluppare al massimo le risorse potenziali della persona e della famiglia. Non sono disponibili molti dati epidemiologici sulla frequenza di infezioni nell’assistenza domiciliare: ciò rende difficile sviluppare misure di controllo la cui efficacia sia basata sulle evidenze scientifiche, pertanto si è pensato di adottare le linee generali. PROCEDURA DI PREPARAZIONE DEL PAZIENTE AL CATETERISMO Prima di iniziare la manovra di cateterismo è compito dell’infermiere - verificare che ci sia il consenso del paziente e/o familiari; - verificare la disponibilità dei familiari a gestire il parente con catetere a dimora; - spiegare con linguaggio comprensibile in base alla cultura ed età che cos’è il catetere, a che cosa serve, come viene posizionato, come va gestito; Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 38 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago - Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” consegnare le modulistiche per ottenere a domicilio i presidi necessari (catetere, sacche, salvaletto); - valutare l’ambiente se è abbastanza luminoso: in caso contrario richiedere una seconda fonte di luce quale una torcia, una lampada da tavolo; - accertarsi che sia stata eseguita l’igiene perineale; nel caso di sostituzione di catetere a permanenza è opportuno preavvisare la famiglia il giorno prima; - predisporre un piano di lavoro che permetta di avere il materiale a portata di mano, se necessario utilizzare il letto del paziente; - chiedere un sacchetto per lo smaltimento dei rifiuti - procedere all’inserimento del catetere vescicale. La manovra di inserimento del catetere è quella ad un operatore (vedi procedura N°13.1.) CONSIDERAZIONI PARTICOLARI Quando dopo l’inserimento del catetere vescicale non vi sia fuoriuscita d’urina, si può procedere a effettuare una verifica del corretto posizionamento, istillando con uno schizzettone sterile, della soluzione fisiologica sterile in vescica. 14.1. L’educazione del paziente e dei familiari. L’infermiere ha un ruolo fondamentale nella gestione del cateterismo vescicale a domicilio non solo per le manovre assistenziali inerenti all’inserimento e alla gestione ma soprattutto per l’attività educativa nei confronti del paziente e dei familiari per garantire una corretta gestione del catetere. PROCEDURA PER L’EDUCAZIONE DEL PAZIENTE E DEL FAMILIARE PER LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE - Lasciare il numero telefonico e gli orari nei quali contattare l’infermiere dell’assistenza domiciliare. A volte un paziente può avere necessità di controllo urgente della pervietà o posizione del catetere vescicale, del cambio dello stesso (chiamate per “urgenza”); in questi casi l’opera Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 39 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” dell’infermiere durante le ore diurne può risolvere un disagio notevole per l’utente e la famiglia. - Fissare la data del cambio successivo (a seconda del tipo di catetere utilizzato), perché nei soggetti portatori di catetere vescicale da lungo tempo (mesi, anni), la programmazione riduce il rischio di complicanze quali ostruzioni; inoltre un piano di lavoro per l’infermiere offre la possibilità di ottimizzare un servizio che non potrebbe altrimenti rispondere a numerose “chiamate per urgenza”. - Educare il paziente e la famiglia sui seguenti aspetti: o Osservazione sistematica delle urine con particolare attenzione alla presenza di sangue, frustoli, colore, presenza di sedimento; o Monitoraggio dell’urina prodotta nelle 24 ore in modo da evidenziare eventuali anomalie. o L’ambiente dovrà esser pulito ed aerato. o Il paziente deve seguire una dieta equilibrata ed adeguata all’età e alla patologia. o Promuovere e verificare l’assunzione dei liquidi (acqua, tè,ecc.) uno/due litri durante tutto il giorno (salvo controindicazioni mediche). o Monitoraggio dell’alvo in base alle abitudini intestinale del paziente. se necessario nel caso di stipsi avvalersi dell’ausilio di perette e/o lassativi. o Spiegare al paziente e ai familiari che la temporanea presenza di stimolo ad urinare e a volte a defecare (tenesmo) è dovuta alla scarsa tolleranza individuale al catetere, comunque controllare che il raccordo non sia strozzato od ostruito e che il flusso urinario sia presente. o Curare l’igiene della persona/paziente: il paziente deve lavarsi (doccia o bagno) anche con il catetere; i genitali e anche il catetere vanno lavati con acqua e sapone quotidianamente e comunque ogni volta sia necessario con movimento che va dall’alto al basso. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 40 di 49 REGIONE VENETO Emissione: PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” o Osservazione del meato urinario: una modica fuoriuscita di secrezione dal meato uretrale (l’apertura dove entra il catetere) è normale e risponde alla naturale irritazione dell’uretra alla presenza del catetere. o La corretta gestione del sistema di drenaggio. È importante sottolineare al paziente e ai familiari che la sacca di drenaggio a circuito chiuso: Sia posta al di sotto del livello della vescica Non deve toccare il pavimento Non deve essere MAI DISCONESSA. Nel caso in cui la sacca di drenaggio a circuito chiuso perda urina, vi sia la presenza di urine fortemente corpuscolate o di odore sgradevole la sacca può essere sostituita seguendo i seguenti accorgimenti: - lavare le mani; - indossare i guanti sterili; - togliere il tappo di protezione del sistema di drenaggio solo al momento dell’introduzione dello stesso, facendo attenzione a non toccarne la punta. o Fare attenzione ai traumi, quindi: svuotare spesso la sacca di raccolta in quanto riduce il peso e la possibilità di trazioni; fare attenzione nei movimenti a non strattonare il catetere per evitare traumi all’uretra; raccomandare di fissare il tubo di raccordo del catetere con un cerotto alla gamba nella donna e sull’addome nell’uomo; (Figura N° 2), in particolar modo nel maschio; il posizionamento del pene sull’addome consente di evitare possibili decubiti, particolarmente all’angolo peno-scrotale. la modica fuoriuscita di sangue dall’uretra non è grave, è sufficiente applicare del ghiaccio localmente per qualche minuto; in caso di emorragia imponente o inarrestabile consultare il medico o presentarsi al Pronto Soccorso. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 41 di 49 REGIONE VENETO Emissione: PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” 15. RESPONSABILITÀ L’adozione del presente documento deve avvenire in maniera sistematica da parte di tutto il personale, nel rispetto delle specifiche competenze e in relazione alle attività descritte. Figure coinvolte Descrizione delle attività Medico Infermiere OSS R-C C R R-C C R–C R-C C Gestione del catetere vescicale / R–C C Educazione e monitoraggio del paziente / R–C / Applicazione del protocollo Inserimento del catetere vescicale Inserimento difficoltoso del catetere vescicale Legenda C = coinvolto R = responsabile Il coordinatore infermieristico dell’U.O. verifica puntualmente (attraverso la compilazione del modulo allegato 1) l’adozione del protocollo. Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 42 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” ABBREVIAZIONI CDC = Centers of Disease Control CH = Charriere CI = Cateterismo a Intermittenza Fr = French IVU = Infezioni delle Vie Urinarie PVC = polivinilcloruro OSS = Operatore Socio Sanitario Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 43 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” BIBLIOGRAFIA 1. Chiari P., Mosci D., Naldi E., L’infermieristica basata su prove di efficacia – guida operativa per l’Evidence Based Nursing. McGraw-Hill, Milano, 2006. 2. Craven R.F. , Hinrle C.I., “Principi fondamentali dell’assistenza infermieristica”, Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 2004. 3. Ministero della Sanità. Comitato Nazionale per la valutazione della qualità dell’assistenza. 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Modalità per fissare il catetere vescicale nella donna e nell’uomo. Donna Rev: 0 Uomo Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 48 di 49 REGIONE VENETO PROTOCOLLO ASSISTENZIALE Legnago Emissione: “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” Allegato 1 SCHEDA DI VERIFICA DELL’APPLICAZIONE DEL PROTOCOLLO ASSISTENZIALE “LA GESTIONE DEL CATETERISMO VESCICALE” DIPARTIMENTO UNITA’ OPERATIVA/SERVIZIO RESPONSABILE Firma DATA 1° quadrimestre METODOLOGIA UTILIZZATA Osservazione diretta N° Intervista personale N° Altro (specificare N° 2° quadrimestre 3° quadrimestre IL PROTOCOLLO È DA CONSIDERARSI: Totalmente applicato Parzialmente applicato MOTIVAZIONE: ___________________________________________________________________ ___________________________________________________________________ ___________________________________________________________________ Non applicato MOTIVAZIONE: ___________________________________________________________________ ___________________________________________________________________ ___________________________________________________________________ PUNTI CRITICI RILEVATI NELL’APPLICAZIONE: ___________________________________________________________________ ___________________________________________________________________ ___________________________________________________________________ La seguente scheda, compilata dal Coordinatore Infermieristico in ogni sua parte, deve essere trasmessa al Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie 3 volte all’anno (10 gennaio – 10 maggio – 10 settembre) Rev: 0 Servizio Infermieristico e delle Professioni Sanitarie - CIO Pag. 49 di 49