03 12 14 Il.Fatto.Quotidiano Mafia in Capitale

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03 12 14 Il.Fatto.Quotidiano Mafia in Capitale
Multa Ue (42 milioni a semestre) all’Italia sommersa dairifiuti. Il ministro Galletti:
“Non paghiamo un euro”. Sempre per aumentare il nostro prestigio internazionale
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e 1,40 – Arretrati: e 2,00
Mercoledì 3 dicembre 2014 – Anno 6 – n° 333
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
Dimenticare Palermo
di Marco Travaglio
entre il Csm s’appresta a nominare il nuovo
M
capo della Procura di Palermo, acefala dal 1°
agosto dopo il pensionamento di Francesco Mes-
Fascisti e Pd agli ordini del Nar Carminati
37 arresti, indagati Alemanno più 99
dc
LA MALAVITA
DI LARGHE INTESE
di Marco Lillo
C
i sono intercettazioni che restano nella storia
criminale di un paese. Il “mondo di mezzo”
evocato da Massimo Carminati entra di diritto nella
top ten assieme a grandi classici come “i furbetti del
quartierino”. Il mondo di mezzo, secondo il boss
arrestato come capo di “Mafia Capitale”, è il luogo in
cui “tutto si mischia nel mezzo perché la persona che
sta nel sovramondo (politico o imprenditore, ndr)
ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia
delle cose che non può fare nessuno”. Sarebbe consolante dire che la terra di mezzo in cui sono fioriti
37 arresti è la destra romana. Invece in quel luogo si
mischiano non solo i destini di Gianni Alemanno,
un sindaco che sembrava volere diventare premier,
e Massimo Carminati, condannato per un furto inquietante di
miliardi e segreti nel Palazzo di
Giustizia e coinvolto (ma sempre
assolto) nei fatti più inquietanti
della storia d’Italia: dall’omicidio
del giornalista Mino Pecorelli al
depistaggio delle indagini sulla
strage di Bologna. No. Nella terra di mezzo si mischiano destra e sinistra, oltre che sovramondo e
sottomondo. La “Mafia capitale” guidata da Carminati secondo i magistrati aveva a libro paga anche
politici di primo piano del Pd. Nella terra di mezzo,
il boss che ha ispirato il “Nero” di Romanzo criminale,
il “fasciomafioso” Carminati ha come braccio destro un criminale svelto di mano, Riccardo Brugia, e
come “braccio sinistro” il re delle cooperative sociali
Salvatore Buzzi: già condannato per omicidio e poi
riabilitato. Buzzi “il rosso”si vanta di pagare tutti e di
dare 5 mila euro al mese all’ex vice capogabinetto del
sindaco Veltroni, poi nominato capo della Polizia
provinciale, Luca Odevaine, anche lui indagato. La
notizia non è quindi Carminati, ma Buzzi: un ex
detenuto simbolo della resurrezione dal carcere che
presiede un impero da 50 milioni. Con la sua cooperativa aderente alla Lega delle coop rosse, già guidata dal ministro Giuliano Poletti, fa soldi nel business dei campi nomadi e dell’assistenza ai rifugiati
e poi divide col “nero”. A maggio Buzzi chiudeva
così la sua relazione all'assemblea della Cooperativa29giugno: “Un augurio di buon lavoro al ministro
Poletti, nostro ex Presidente nazionale che più volte
ha partecipato alle nostre assemblee; al governo
Renzi, affinché possa realizzare tutte le riforme che
si è posto come obiettivo, l’unico modo per salvare il
nostro Paese”. La terra di mezzo non ha confini netti. Non è la destra, non è Roma: è l’Italia.
POLITICI A LIBRO PAGA
Ottavo re di Roma
dalla Magliana
alla Terra di Mezzo
Pacelli » pag. 2 - 3
M. Carminati
5 mila euro al mese
al braccio destro
di Veltroni sindaco
Zanca » pag. 4
L. Odevaine
Buzzi il “rosso”:
prima l’omicidio,
ora gli affari coop
» pag. 4
S. Buzzi
Udi Antonello Caporale
UN BLITZ CHE AIUTA
MARINO IL MARZIANO
» pag. 22
» IL COLLE » Le frasi del figlio
» PALERMO » 150 chili di tritolo
Muti al Quirinale:
Renzi smentisce,
Sgarbi conferma
“Per ammazzare
Di Matteo, doveva
saltare il tribunale”
Palazzo Chigi:
“Nessuna telefonata”.
Il critico d’arte: “Ho
parlato col maestro,
non credo direbbe
di no” Calapà » pag. 8
Gli inquirenti
ricostruiscono il piano
stragista di Cosa
Nostra contro
il pm della Trattativa
SVOLTE ENERGETICHE
Lo zar Putin
e la rivoluzione
al contrario
del gas russo
Feltri e Gramaglia » pag. 15
Pipitone e Rizza » pag. 7
MONDO CANE
Barbareschi
e i pit bull
guardiani
del Teatro Eliseo
Rodano » pag. 18
LA CATTIVERIA
Salvini nudo
sulla copertina di “Oggi”.
Adesso sappiamo
perché odia i negri
» www.spinoza.it
sineo, si dicono, scrivono e bisbigliano cose da vergognarsi. Invece passano per ordinaria amministrazione. Proviamo a immaginare che sarebbe accaduto nel 1999, quando il procuratore di Milano
Francesco Saverio Borrelli andò in pensione, se
qualcuno avesse teorizzato che si doveva sostituirlo con un nemico delle indagini di Mani Pulite.
Insomma, che al suo posto non doveva andare un
magistrato competente ed esperto per assicurare la
massima continuità con il buon lavoro svolto fino
ad allora. Ma piuttosto un Carnevale, un Vitalone,
un Filippo Mancuso, una toga dichiaratamente o
notoriamente ostile a quel tipo di inchieste. Per
fortuna 15 anni fa il Csm non ebbe dubbi nel nominare Gerardo D’Ambrosio, cioè il più stretto
collaboratore di Borrelli, coordinatore del pool
Mani Pulite, all’insegna della più assoluta continuità. Nello stesso anno, Gian Carlo Caselli lasciò
la guida della Procura di Palermo e il Csm scelse
Piero Grasso, sempre in nome della continuità, che
lui medesimo si affrettò ad assicurare: “Da Caselli
ho ereditato una squadra straordinaria, e non solo
sul fronte dell’antimafia” (poi purtroppo – ma
questo nessuno poteva prevederlo – si attivò per
smantellarla, non solo estromettendo dalla Dda
Ingroia e gli altri pm “scaduti” dopo 8 anni di indagini di mafia, ma estendendo quella regola demenziale anche agli aggiunti per togliere di mezzo
pure Lo Forte e Scarpinato). Altri tempi, altri Csm.
Oggi, per diventare procuratore di Palermo, bisogna garantire la massima discontinuità con il recente passato, in particolare con le indagini (ormai
a processo) sulla trattativa Stato-mafia e sui suoi
frutti bacati come la mancata cattura di Provenzano nel '95. E con i magistrati che le conducono,
dal pm Di Matteo al pg Scarpinato: gli stessi non a
caso minacciati e condannati a morte dai boss di
Cosa Nostra e dagli apparati più loschi dello Stato.
A luglio la commissione Incarichi direttivi del vecchio Csm s’era espressa fra i tre candidati: 3 voti a
Guido Lo Forte, procuratore di Messina, già al
fianco di Caselli negli anni d’oro della Procura (record di boss latitanti arrestati e condannati, di beni
sequestrati e di colletti bianchi collusi processati); e
1 a testa a Sergio Lari (procuratore di Caltanissetta)
e a Franco Lo Voi (ex pm a Palermo, rappresentante uscente del governo B. a Eurojust). Quando il
Plenum si accingeva al voto finale, intervenne a
gamba tesa il Quirinale che, non contento delle interferenze nel caso Trattativa, bloccò tutto con una
lettera del segretario Marra che inventava una regola mai vista: l’ordine cronologico, per riempire
prima 200 sedi giudiziarie vacanti e solo dopo quella di Palermo. Ora quasi tutte quelle sedi restano
vacanti, ma il Colle non s’impiccia più e il Csm può
votare su Palermo: tanto il messaggio è giunto a
destinazione e si spera che, complici i soliti giochini
correntizi fra laici e togati, si sia capita l’antifona:
una nomina tutta politica (ergo incostituzionale)
che trasformi l’“autogoverno” nell’ennesima protesi del potere e lasci ancor più soli i pm condannati
dalla mafia e isolati dallo Stato. Poco importa se
regole e curricula indicano Lo Forte e Lari come i
più titolati: entrambi nati nel 1948 e procuratori
capi con lunghe militanze in Dda (anche se sarebbe
poco elegante che Lari, competente a Caltanissetta
per le indagini sui pm di Palermo, vada direttamente a dirigerli). Lo Voi invece è un buon magistrato, ma ha 9 anni in meno, non ha mai diretto
un ufficio giudiziario né come capo né come aggiunto, non si occupa di mafia da 17 anni, ha beneficiato della nomina politica a Eurojust dal governo più indecente della storia, è ancora “fuori
ruolo” e andrebbe a guidare dei colleghi che non
dimenticano due suoi gran rifiuti: nel '92 non firmò
l’appello contro il procuratore Giammanco, acerrimo nemico di Borsellino; e nel 2001 preferì non
rappresentare l’accusa al processo d’appello Andreotti. L’uomo giusto al posto giusto per chi invoca discontinuità non osando chiamarla col suo
vero nome: normalizzazione.
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ROMANZO CRIMINALE
MERCOLEDÌ 3 DICEMBRE 2014
L37a arrestati
grande retata:
e cento indagati
UNA CUPOLA NERA che avrebbe gestito
gli affari a Roma per anni, pilotando appalti
in accordo con i clan del litorale, con boss
vicini alla camorra, politici e burocrati. È il
quadro che emerge dall’operazione del
Ros e della procura “Mondo di mezzo”, che
ieri ha portato all’arresto di 37 persone per
reati che vanno dall’associazione di tipo
mafioso, all’estorsione e all’usura, fino al
riciclaggioIn carcere tra gli altri l’ex Nar
Massimo Carminati e l’ex presidente di Eur
Spa Riccardo Mancini. Cento gli indagati,
tra cui l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, e due esponenti Pd, l’assessore
Daniele Ozzimo e il presidente del Consiglio comunale Mirko Coratti.
200
MILIONI
DI EURO
il Fatto Quotidiano
SEQUESTRATI
La Guardia
di Finanza
ha sequestrato
agli indagati beni
per oltre 200 milioni
di Marco Lillo
e Valeria Pacelli
I
magistrati la chiamano ‘mafia capitale’. Ci
voleva un nome nuovo per un’organizzazione davvero nuova che non ha nulla a che
vedere con la Banda della Magliana né con
Cosa nostra né con la ‘fasciomafia’ di cui si era letto
recentemente. Il Ros dei Carabinieri guidato dal
generale Mario Parente ha svelato davvero una
realtà sorprendente grazie a tecniche sofisticate e a
un impegno massiccio di uomini e mezzi: questa
mafia nuova, una mafia 2.0, domina Roma con la
forza dell’intimidazione anche se non ha bisogno
di usare spesso la violenza, come ogni mafia che si
rispetti. Diventa forte con la destra di Alemanno al
potere ma è bipartisan e taglia gli schieramenti come le classi sociali. La “Mafia Capitale”, smantellata da un’operazione della Procura di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone ha un solo capo indiscusso: Massimo Carminati, classe ‘58, il “Cecato”, un passato tra Banda della Magliana e destra
eversiva, che dopo essere uscito indenne da tutti i
precedenti guai giudiziari, domenica scorsa è stato
arrestato, con l’accusa di associazione mafiosa.
Con il “Cecato”, ieri sono state arrestate altre 37
persone, 28 in carcere e 9 ai domiciliari. L’operazione è denominata “Terra di mezzo”, come la regione dell’Ardia dell’Hobbit di Tolkien. Il 13 dicembre 2013, parlando con il suo braccio destro
Riccardo Brugia, arrestato anche lui, Carminati
spiega: “È la teoria del mondo di mezzo compà. Ci stan-
no come si dice i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel
mezzo (...) un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano”.
Alemanno e le nomine
nelle municipalizzate romane
L’INCHIESTA Da sinistra, il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino, il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il comandante del Ros dei Carabinieri, generale Mario Parente, che ieri hanno illustrato gli esiti dell’inchiesta “Terra di Mezzo”. A destra, immagini tratte
dai filmati girati durante le indagini e subito dopo l’arresto di Massimo Carminati LaPresse/Ansa
COME FUNZIONA LA MAFIA CAPITALE
IL CAPO CARMINATI E I POLITICI
È proprio nel “mondo di mezzo” che il sodalizio
criminale incontrava la politica, e non soltanto
quella di destra. Lo hanno scoperto i magistrati
romani che dal 2010 hanno acceso un faro su come il potere veniva gestito a Roma. I pm titolari NELL’INDAGINE DEL ROS DEI CARABINIERI IL “SISTEMA ROMA”, LA GESTIONE DI APPALTI E NOMINE,
dell’indagine l’aggiunto Michele Prestipino, e i
sostituti Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Te- IL PRESUNTO BOSS ORA IN CELLA E L’EX SINDACO ALEMANNO INDAGATO. E LA VIOLENZA
scaroli hanno iscritto nel registro degli indagati un centinaio
di persone. Tra questi anche
Casa Pd Daniele Ozzimo e il preSOLO AL COMANDO
sidente dell’assemblea capitolina
Gianni Alemanno, l’ex sindaco LE PERQUISIZIONI
di Roma, la cui casa è stata per- I militari nelle case di 40 inquisiti tra cui l’ex numero uno
Nell’ordinanza il giudice scrive che l’ex Nar “impartisce direttive Mirko Coratti (entrambi dimissionari) e i consiglieri regionali
quisita ieri. Alemanno è accusaai partecipi, fornisce loro schede telefoniche riservate, e tiene
to di associazione a delinquere. del Campidoglio e l’ex capo della sua segreteria. Nelle
Luca Gramazio (Pdl) e Eugenio
rapporti con imprenditori e uomini delle forze dell’ordine”
Scrive il Gip Costantini nell’or- intercettazioni si parla di “75 mila euro per le sue cene elettorali”
Patanè (Pd). Nei guai torna Gendinanza che esistono “convernaro Mokbel (tentata estorsione)
sazioni telefoniche o ambientae Marco Iannilli, il commerciaquando c’è bisogno di sbloccare i fondi per il campo lista che per mesi ha ospitato Carminati nella proli, nelle quali si fa esplicito riferimento a eroga- Destra e sinistra: un sistema
nomadi di Castel Giubileo, Buzzi e Carminati, si pria villa a Sacrofano.
zioni di utilità verso Alemanno”. Come quella tra senza distinzioni
“Salvatore Buzzi e Giovanni Campennì, nella Indagato anche l’ex capo segreteria del Comune di rivolgono proprio a Lucarelli. Alla fine i fondi venquale il primo parla di un pagamento di 75.000 Roma, Antonio Lucarelli. Buzzi, capo di una coop gono sbloccati e parte un sms di ringraziamento Armi, appalti , usura e costole rotte
euro per cene elettorali a favore di Alemanno”. sociale nata dall’impegno di ex detenuti ma ade- anche per Alemanno. I lavori per il campo poi li a chi non paga
Ma Buzzi, ex detenuto che ha scontato la pena per
omicidio ed è stato riabilitato, presidente della
coop 29 giugno e ‘braccio sinistro’ di Carminati
secondo i pm, pagava anche i politici di sinistra.
Intercettato il 23 gennaio 2014 Buzzi si vanta: “Me
sò comprato Coratti (presidente del consiglio comunale
del Pd, Ndr) lui gioca con me (...) al capo segreteria
(Franco Figurelli, indagato, Ndr) noi gli diamo 1000 euro al mese (...) so’ tutti a stipendio Cla’, io solo pe metteme a sedè a parlà con Coratti gli ho portato 10 mila”.
Se a sinistra i rapporti erano tenuti da Buzzi, a destra era Carminati in persona a tenere i rapporti
con i manager e i politici legati ad Alemanno.
Sono stati arrestati ieri due uomini chiave del sistema delle municipalizzate dell’ex sindaco di Roma Alemanno che si dice estraneo ai fatti dal punto
di vista penale ma che porta la responsabilità politica delle sue scelte. Torna agli arresti, dopo il caso
delle mazzette sui filobus del corridoio Laurentino,
Riccardo Mancini, ex ad di Ente Eur e l’ex ad
dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti romana,
Franco Panzironi (coinvolto anche nello scandalo
Parentopoli ). A Panzironi la procura contesta anche di aver ricevuto “costante retribuzione, di ammontare non ancora determinato, dal 2008 al 2013
e a partire da tale data pari a 15.000 euro mensili; in
una somma pari a 120.000 euro (2,5% del valore di
un appalto assegnato da Ama)”, ma anche utilità
personali come “la rasatura del prato di zone di sua
proprietà” o finanziamenti “non inferiori a 40.000
euro, alla fondazione Nuova Italia, nella quale Panzironi è socio fondatore”, mentre Alemanno nè è
presidente. Il solito Buzzi il 16 maggio 2014 dice
mentre è intercettato: “Noi a Panzironi che comandava
gli avemo dato il 2 virgola 5 per cento... dato 120 mila euro
su 5 milioni... mo damo tutti sti soldi a questo?”.
rente alla Lega coop rosse, si fa chiamare da Lucarelli scherzosamente ‘camerata’ e quando c’è bisogno di finanziare la campagna di Alemanno o di
trovare voti per lui mobilita la cooperativa. Poi però
farà una società di Agostino Gaglianone, arrestato
ieri, segnalata da Carminati. Arrestato anche Luca
Odevaine, che è stato vice capo di gabinetto del sindaco Veltroni; indagati l’assessore comunale alla
LETTURE “L’Espresso parla
di noi? So’ cose buone”
dispiaceva a
NonMassimo
Carminati
la definizione di “re di Roma”. Anche se l’Espresso
(dicembre 2012) lo aveva
messo in copertina con
Michele Senese, Giuseppe
Fasciani e Giuseppe Casamonica, ritenuti capi della criminalità romana. Al
telefono Carminati e Riccardo Brugia parlano della reazione di “Maurizio”,
l’imprenditore Agostino
Gaglianone impegnato in
lavori per il Comune di Roma:
Riccardo: “L’ha letto l’Espresso, Maurizio?
Massimo: “Che guarda... ma questo... sul lavoro …sul lavoro nostro… sono pure.. cose buone…”
Riccardo: “So’ più già protetti...”
Massimo: “Bravo… se sentono tranquilli…”
Per il gip, “la risposta di Carminati conferma
quanto l’‘effetto mediatico’ fosse paradossalmente funzionale al rafforzamento della forza d’intimidazione del sodalizio criminale”.
Lirio Abbate, autore dell’articolo, è sotto
scorta e recentemente ha subito un grave
tentativo di intimidazione a Roma.
L’obiettivo del sodalizio, come spiega anche Carminati in un’intercettazione, non è quello di fornire
protezione in cambio di denaro (“A me mi puoi anche
che mi dai un milione di euro per guardarmi”) ma è quello
di entrare in affari con gli imprenditori attraverso
un “rapporto paritario”. Così si potrebbero avere
vantaggi reciproci, anche attraverso l’imposizione
di imprese che gravitano nel sodalizio. Insomma
come sintetizza il “Cecato”:“Devono essere nostri esecutori”. Al centro degli affari c’erano appalti per decine di milioni di euro vinti da società collegate a
Carminati. Una delle commesse nel mirino della
procura è quella che riguarda l’appalto del 2011 per
la raccolta differenziata di Roma e quello per la raccolta delle foglie. Ma c’è un giro di affari molto più
ampio di 5 milioni, dati dall’Ama, sui quali sono in
corso accertamenti. La cupola viveva anche di usura, estorsione e violenza. E di un giro di armi, come
racconta il collaboratore Roberto Grilli che indica il
gruppo facente capo a “Carminati come punto di
riferimento per l’acquisizione di armi da parte di
altre organizzazioni”. Quando non si pagava, inevitabili erano le intimidazioni, concretizzate da
Matteo Calvio (arrestato anche lui). Tra gli episodi
di violenza ad imprenditori, quello a Riccardo Manattini che secondo i pm dovevano “restituire una
ingente somma di denaro a Lacopo Giovanni, padre di Roberto sodale del Carminati”. Manattini
non paga e al telefono racconta: “M'hanno massacrato ieri in via Cola. (...) Avevi detto che non mi toccavano
(…) M’hanno rotto le costole anche”. I Carabinieri e la
GdF hanno sequestrato ieri 200 milioni di euro, oltre a effettuare perquisizioni in Regione e al Campidoglio. A casa di un indagato sono stati trovati
una ventina di quadri di valore e opere di Warhol e
Pollock, riconducibili a Carminati.
ROMANZO CRIMINALE
il Fatto Quotidiano
LA CITAZIONE NEL SEGNO DI TOLKIEN
MITO DELLA DESTRA MA NON PER TUTTI
Una certezza tutta italiana è che l'inventore letterario
della Terra o Mondo di Mezzo, lo scrittore britannico
John Tolkien, autore de Lo Hobbit e della saga de Il Signore degli Anelli sia un autore di destra. Quelle storie fantastiche, “premoderne”, sono ambientate appunto nella
Terra di Mezzo a cui sembra far riferimento Massimo
Carminati nella conversazione intercettata. “Campi
Hobbit” si chiamavano gli appuntamenti estivi del Fronte
della Gioventù, i giovani del Msi. Nei primi anni Duemila,
alla prima cinematografica di uno degli episodi de Il Signore degli Anelli, gli allora ministri Maurizio Gasparri e
Gianni Alemanno, si erano presentati accompagnati da
un gran numero di militanti e simpatizzanti. Critici meno
ideologici sottolineano che Tolkien non ha mai espresso
MERCOLEDÌ 3 DICEMBRE 2014
3
opinioni politiche di destra. In particolare, va segnalato il
saggio di Wu Ming 4, membro del collettivo di scrittori,
Difendere la terra di mezzo, secondo il quale la definizione
di Tolkien come autore “di destra” è profondamente errata, trattandosi di uno degli autori più importanti della
letteratura internazionale. La certezza è che il filone letterario ha ispirato il Ros, che ha chiamato l’operazione di
ieri proprio “Mondo di mezzo”.
IL RITRATTO
La “Terra di Mezzo”
del faccendiere nero
che “foraggiava tutti”
L’EX NAR “PORTAVA I SOLDI PER FINMECCANICA ANCHE AL PRC”
E IL POLIZIOTTO RAPITO: “STAREI AD ASCOLTARTI PER ORE”
Massimo Carminati pochi giorni fa Announo
di Marco Lillo
L
LA STORIA DEL “GUERCIO”
LO SPONTANEISMO ARMATO
Gli anni dei Nar
e del “fungo” dell’Eur
NATO A MILANO NEL ‘58, Massimo Carminati
si trasferì giovanissimo a Roma dove si avvicinò
al Fuan ma aderì presto ai Nar, i Nuclei armati
rivoluzionari. Erano quelli dello “spontaneismo
armato nazional-rivoluzionario”, responsabili di
33 omicidi tra il ’77 e l’81. Carminati frequentava il “fungo”, il locale in cima a una torre
dell’Eur che era ritrovo di neofascisti e malavitosi. Acquisì dimestichezza con la criminalità
comune. Divenne amico di Valerio Fioravanti
(nella foto), fondatore e capo dei Nar, poi condannato anche per la strage di Bologna. Carminati fu assolto nei processi per l’omicidio Pecorelli e il depistaggio relativo a Bologna.
COME IN UN FILM
La banda della Magliana
che non muore mai
CONTEMPORANEAMENTE alla militanza
nell’estrema destra armata, fin dal ’77 Carminati
entrò in contatto con i boss Franco Giuseppucci
e Danilo Abbruciati, i capi della Banda della
Magliana che dominava la Capitale. Lo apprezzavano per le sue doti di duro particolarmente
utili in azioni di regolamento di conti e recupero crediti. Fu poi condannato a dieci anni per
associazione a delinquere e altri reati nel processo istruito sulle rivelazioni di Maurizio Abbatino. Carminati ispirò la figura del “Nero” nel Romanzo Criminale di Giancarlo De Cataldo da cui
sono stati tratti un film e una serie tv (nella foto).
o avevamo lasciato alla
Magliana e lo ritroviamo
a Notting Hill. La fotografia di Massimo Carminati, detto “il Pirata” o “il Cecato” per
via di una sparatoria del 1981 con la
polizia, deve essere aggiornata. Nessuno si permetta di considerarlo “solo” il Nero della Banda di Romanzo
criminale. Trenta anni dopo Carminati vola alto. Fa affari con una delle
maggiori cooperative rosse, la Coop
29 giugno di Salvatore Buzzi, nel settore dell’assistenza agli immigrati e
nomadi e si permette di minacciare
(“sono io il re di Roma”) Riccardo
Mancini, il potente braccio destro
dell’ex sindaco Gianni Alemanno.
Voleva investire alle Bahamas e stava comprando casa nel quartiere più
bello di Londra.
La sua terra non è più la Magliana ma
la “terra di mezzo”, come è stata definita con un richiamo all’Hobbit di
Tolkien l’operazione dei carabinieri
del Ros. In una conversazione del
gennaio 2013 Carminati spiega: “È la
teoria del mondo di mezzo compà...
ci stanno... come si dice... i vivi sopra
e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo... e allora... e allora vuol dire che ci
sta un mondo .. un mondo in mezzo
in cui tutti si incontrano”. Poi aggiunge “nel mezzo, anche la persona
che sta nel sovramondo ha interesse
che qualcuno del sottomondo gli
faccia delle cose che non le può fare
nessuno... questa è la cosa... e tutto si
mischia”.
Massimo Carminati incontra tutti.
Lo cercano imprenditori, politici e
manager del sovramondo che hanno
bisogno dei voti e dei soldi di delinquenti e picchiatori del sottomondo.
Un costruttore, Cristiano Guarnera,
finisce nelle sue braccia e poi viene
intimidito dal boss. Non è intimidito, come accadeva un tempo, ma lo
cerca lui. Benvenuti nell’era della
mafia 2.0, la mafia capitale, come la
chiama il gip Flavia Costantini.
Guarnera voleva le autorizzazioni
per trasformare un asilo storico di
Monteverde in un palazzo di 7 piani
con 90 appartamenti di fronte a Villa
Pamphili. A chi si rivolge? A Carminati. E poiché il Nero ottiene dal Comune in pochi mesi quello che lui
non aveva avuto in due anni, Guarnera si consegna al boss. Prima gli
amici di Carminati entrano nel movimento terra, poi fanno entrare
Guarnera nel business dell’emergenza casa. Guarnera possiede centinaia di appartamenti a Selva Candida e subito gli arriva un’offerta per
14 locazioni tramite il consorzio Eriches di Buzzi.
Quelle buste piene di denaro
destinate a tutti i partiti
In un’intercettazione telefonica Alemanno parla con Buzzi dei voti per le
Europee e l’ex detenuto che ha fatto
carriera dice alla moglie che contatterà qualche ex detenuto del Sud.
Sempre il suo braccio “sinistro” Buzzi, intercettato, dice: “Lo sai perché
Massimo è intoccabile? Perché era
lui che portava i soldi per Finmeccanica! Bustoni di soldi! A tutti li ha
portati Massimo! Non mi dice i nomi (...) 4 milioni dentro le buste! 4
milioni! Alla fine mi ha detto Massimo ‘è sicuro che l’ho portati a tutti!
Tutti! Pure a Rifondazione!’. Accuse
tutte da dimostrare. Certo Carminati conosce l’ex direttore commerciale di Finmeccanica Paolo Pozzessere
ed entra in un’altra partita delicata.
Quando il commercialista Marco
Iannilli, già arrestato per il caso Enav
e ieri perquisito di nuovo, viene minacciato da Gennaro Mockbel per
una vicenda relativa a Finmeccanica, l’affare Digint (Mockbel è indagato per tentata estorsione ma il gip
ha rifiutato l’arresto), Carminati interviene in suo favore. Iannilli pagherà in comode rate. “Io ti do una
mano ma tutto c’ha un costo”, dice
Carminati. Poco dopo ottiene il villone di Iannilli alle porte di Roma, a
Sacrofano. Canone 500 euro.
Nella vita precedente Carminati è
stato processato e assolto per l’omicidio di Mino Pecorelli e per il depistaggio dell’inchiesta sulla strage
di Bologna. Secondo alcuni pentiti
aveva sparato a Pecorelli insieme a
Michelangelo La Barbera, per fare
un favore a Giulio Andreotti e Claudio Vitalone, contro il quale Pecorelli conduceva una campagna giornalistica. Altri pentiti avevano raccontato che il mitra trovato sul treno
Taranto-Milano nel 1981 per depistare l’indagine su Bologna lo aveva
messo lui. È stato sempre assolto con
tante scuse. È stato condannato invece per un furto inquietante avvenuto nel 1999 nel caveau della Banca
di Roma del Palazzo di giustizia di
Roma dove erano conservati miliardi di lire ma soprattutto segreti. Carminati cresce come nero e come criminale all’Eur, sotto al “fungo”. Era
stimato da Giusva Fioravanti dei
Nar come da Franco Giuseppucci
della Magliana ed era il solo dei Nar
a poter accedere al deposito delle armi creato dalla Banda all’Eur.
Gli agenti innamorati del boss
che ha sparato al loro collega
Storie scritte e recitate più volte. In
una conversazione con il suo braccio destro Roberto Brugia, 53 anni, e
con il solito costruttore Guarnera,
41, nel gennaio 2013 dà i voti a libri e
fiction che lo riguardano. Guarnera:
“La storia che si avvicina di più, qual
è?” e Carminati sicuro: “Romanzo criminale, il film però. La serie è una
buffonata. Poi il libro di De Cataldo
è abbastanza veritiero... ma tu l’hai
visto su History Channel ‘Banda
della Magliana, la vera storia’? Quella è la storia vera compa’”. I film servivano, secondo i magistrati, a co-
struire un alone di mito intorno alla
sua figura e a rafforzare la forza di
intimidazione. Per il gip “un personaggio dalla caratura criminale assoluta, un intoccabile per dirla con
Buzzi per aver foraggiato partiti di
ogni genere, che rende intoccabili
quelli che con lui si associano (per
dirla con il costruttore Guarnera)
che siede in condizioni di parità al
COSÌ PARLÒ “IL NERO”
IL MONDO DI MEZZO
È la teoria del mondo
di mezzo compa’...
Ci stanno... come si dice...
i vivi sopra e i morti sotto
e noi stiamo nel mezzo…
e allora .... e allora vuol dire
che ci sta un mondo...
un mondo in mezzo
in cui tutti si incontrano
“
SOPRA E SOTTO
Nel mezzo,
anche la persona
che sta nel sovramondo
ha interesse che qualcuno
del sottomondo gli faccia
delle cose che non le può
fare nessuno...
questa è la cosa...
e tutto si mischia
“
IO RE DI ROMA
Tu sei un sottoposto...
è il re di Roma che viene
qua, vado io... entro dalla
porta principale... vede che
gli combino... me chiudesse
subito la pratica che già me
rode il culo che il guadagno
nostro è basso. Al grassottello
(Mancini) gli ho menato
“
LIBRO, FILM E SERIE
La storia che si avvicina
di più? Romanzo
criminale, il film però. La serie
è una buffonata. Poi il libro
di De Cataldo è abbastanza
veritiero. Ma tu l’hai visto su
History Channel ‘Banda della
Magliana, la vera storia’?
“
medesimo tavolo con i rappresentanti delle organizzazioni criminali,
anche quelle tradizionali, operanti
su Roma, che intrattiene rapporti
con esponenti di apparati dello Stato
e con esponenti delle forze dell’ordine, che con deferenza starebbero a
sentirlo per due giorni, invece che
interrogarlo per due mesi”.
Basta l’incredibile intercettazione
eseguita il 4 ottobre 2013 dal Ros
nell’area di servizio di Corso Francia
a Roma. Due poliziotti non identificati scendono da un’Alfa 156 di colore grigio metallizzato intestata alla
Questura di Roma e prima dicono a
Carminati che è sotto indagine e poi
cominciano a farsi raccontare cosa
ci sia di vero nelle sue gesta descritte
nei libri o in tv su una sparatoria con
un carabiniere a Prima Porta. Quando il criminale spiega che la vittima
dei suoi spari era un collega della polizia, i due vanno in delirio come fossero fan del Nero: “Io starei due giorni a sentirti!” e l’altro: “Queste cose
mi affascinano”. Il boss, l’unico serio, chiosa: “Mi rode il culo che tutto
questo sia trasformato in burletta”.
Il nero Mancini e il rosso Buzzi:
contano i soldi, non i colori
In realtà anche lui un po’ ci gioca.
Quando deve intimidire Riccardo
Mancini, ex amministratore delegato della società municipalizzata Eur
Spa, gli ricorda che è lui, come ha
scritto Lirio Abbate su L’espresso, “Il
re di Roma”. Eur Spa non paga Buzzi, presidente della coop 29 giugno.
Il nero Carminati e il rosso Buzzi
spartiscono gli utili realizzati dalle
cooperative nel mondo dell’assistenza a nomadi, immigrati e poveri. I colori politici non contano.
L’unico colore che Carminati vede è
quello dei soldi.
Mancini è un collaboratore stretto
di Alemanno sindaco, che chiama
‘capo, ed è soprattutto l’uomo chiave dell’ex sindaco per la raccolta dei
fondi. Così Carminati si rivolge al
manager di Eur Spa, Carlo Pucci,
anche lui arrestato ieri e considerato
“a libro paga” dell’associazione:
“C’ho litigato (con Mancini, ndr)
sennò viene qua il Re di Roma… tu
sei un sottoposto… è il Re di Roma
che viene qua, vado io … entro dalla
porta principale… vede io che gli
combino… a me non mi rompesse il
cazzo… a me me chiudesse subito la
pratica là già me rode il culo che il
guadagno nostro è basso, ha detto
che vuole lo sconto… gli ho detto
guarda che lo sconto non esiste…
c’ho litigato l’altro”. Poi, parlando
con il braccio destro Brugia, Carminati aggiunge che a Mancini, “er
grassottello, gli ho menato”. E così il
“fasciomafioso”, come era stato definito Carminati, o il Nero, arriva a
picchiare un ex camerata perché
non paga una cooperativa rossa.
Anche questo accade nella terra di
mezzo.
4
ROMANZO CRIMINALE
MERCOLEDÌ 3 DICEMBRE 2014
Q
uell’articolo
sul Tempo garantito
dall’amico Gianni
SI MUOVEVA anche con i giornali, Massimo Carminati, per difendere i suoi affari.
Il 12 marzo del 2014, infatti, esce su Il Tempo un articolo dal titolo: “Centro rifugiati
bloccato dai francesi. Palla al Tar”. L’obiettivo è “promuovere una campagna mediatica” favorevole al Consorzio Eriches che si
era aggiudicata la gara d’appalto europea,
nonostante l’esiguità del prezzo, circostanza che aveva indotto la francese Gepsa a ricorrere al Tar. Da qui, “la campagna
per ingenerare dubbi sull’imparzialità
dell’autorità giudiziaria amministrativa”.
Ad aiutare Carminati interviene Gianni
Alemanno “ringraziato esplicitamente dal
Buzzi” con un sms: “Buongiorno Gianni e
il Fatto Quotidiano
uscito un ottimo articolo su il Tempo ringrazia per noi il Direttore”. Alemanno rispondeva: “Un abbraccio”. Carminati si è
incontrato anche con il direttore del “Il
Tempo”, il quale, sentito dal Fatto, precisa:
“Mi si è presentata l’occasione, ho provato
a intervistarlo. Alla fine non mi autorizza a
pubblicare alcuna intervista”.
COOP E SOLDI, APPALTI ROSSI
SOTTO LA LUPA “NERA”
IL COMPAGNO BUZZI PROCACCIATORE DI OCCASIONI, DA RUTELLI AD ALEMANNO
di Paola Zanca
D
ue settimane fa,
mentre il sindaco
di Roma Ignazio
Marino sventolava in consiglio comunale le ricevute delle multe della Panda
rossa pagate, l’altro “re di Roma”, Salvatore Buzzi, si aggirava indaffaratissimo tra i corridoi e la buvette del Campidoglio. Abbracci, parole
all’orecchio, sguardi di intesa:
il sindaco traballa ma noi restiamo in piedi. Non è un racconto colorito, quello sul presidente della Cooperativa 29
giugno, finito ieri in carcere
perché in affari con la banda di
Massimo Carminati. Eppure,
di colore, nella sua biografia ce
n’è parecchio. Condannato
agli inizi degli anni ‘80 per
omicidio doloso, resta in carcere fino al '91. Durante i giorni in prigione, gli viene un'idea: una cooperativa per reinserire gli ex detenuti nel mondo del lavoro. Organizza, da
dietro le sbarre, un convegno
per trovare sponde al suo progetto. E l’indimenticata Miriam Mafai firma un articolo
che celebra questa storia di riscatto, perchè le “è venuta voglia di scommettere sull' ottimismo, sulla fiducia, sulla capacità di uscire in positivo dalle nostre difficoltà”. Non sbagliava, l'occhio della cronista.
Buzzi esce, ingrana la prima e
mette su un colosso con un migliaio di dipendenti e 60 milioni di euro di fatturato annuo. E da Rutelli in poi, la 29
giugno si lega a doppio filo con
il Comune di Roma.
Chi campa di politica
e i soldi sul Comune
Per spiegare bene come funzionano le attività di Salvatore
Buzzi basta rileggere le sue parole, alla vigilia delle elezioni
comunali del 2013: “La coopera-
Suo grande riferimento è Umberto Marroni, ex capogruppo
del Pd in Campidoglio. Marroni (poi si ritirerà) pensa di candidarsi alle primarie contro
Ignazio Marino. Nel giro di
Buzzi non capiscono: “Ma come
me tocca votà Marroni - dice
Alessandro Montani - questa
volta veramente mi incazzo, se non
voti Alemanno veramente ...ti
sputtano a tutto il mondo... l'ho
detto a tutti, ho detto guarda che
l'unico che ci ha guadagnato qualche cosa da Alemanno è stato Salvatore!”. E Salvatore non di-
mentica. Marroni andrà alla
Camera e “ormai Umberto colle
cose del Comune non c’entrerà più
niente, eh!”, chiarisce Buzzi. Da-
niele Ozzimo è l’uomo di Marroni ora in corsa per il Campidoglio (è diventato assessore,
ieri si è dimesso) e per capire i
rapporti stretti con Buzzi, basta vedere un sms che Micaela
Campana, responsabile Welfare del Pd, ex moglie di Ozzimo,
scrive allo stesso Buzzi: “...bacio
grande Capo”. Ma al bando le affettuosità, bisogna pensare agli
affari. E coprirsi a destra e a sinistra. Così, Buzzi chiama
Claudio Milardi, componente
dello staff di Alemanno. Lo
chiama “compagno”. Lui sta al
gioco: “Compagno Milardi ti passa il compagno Alemanno”. Buzzi
ride, Alemanno si fa serio: “Allora? Ma è vera ‘sta storia del disgiunto?”. Buzzi lo rassicura:
“Facciamo il disgiunto, facciamo.
Ozzimo ed Alemanno”. Il sindaco
uscente ringrazia: “Eh, questo...questo mi onora molto”.
La minigonna per battere
e i consigli di Massimo
Nonostante il voto disgiunto,
Alemanno perde e in Campidoglio arriva Ignazio Marino.
Buzzi non perde tempo e a pochi giorni dall’insediamento
del nuovo sindaco è già “in giro
per i Dipartimenti a saluta’ le persone”. Lo comunica a Carmina-
tiva campa di politica, perché il lavoro che faccio io lo fanno in tanti,
perché lo devo fare io? Finanzio
giornali, faccio pubblicità, finanzio
eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti, lunedì c’ho una
cena da ventimila euro pensa...questo è il momento che paghi
di più perché stanno le elezioni comunali, poi per cinque anni…poi
paghi soltanto…mentre i miei poi
non li paghi più poi quell’altri li paghi sempre a percentuale su quello
che te fanno. Questo è il momento
che pago di più… le comunali, noi
spendiamo un sacco di soldi sul
Comune”.
ti, ben contento dell’intraprendenza: bisogna “vendere il pro-
Le primarie, i compagni
e il voto disgiunto
“Gliel’ho detto ‘guarda, lo stesso
rapporto che c’abbiamo con Giordano (il Pdl Tredicine, ndr) lo
possiamo aver con te’..m’ha capito
subito!”.
Chiama Massimo Carminati
“amico mio”. Ma Buzzi, ufficialmente, è uomo di sinistra. E
una distinzione ancora la fa:
“Vedi - spiega al sodale Giovanni Campennì - i nostri sono molto
meno ladri di... di quelli della Pdl”.
dotto amico mio, eh. Bisogna vendersi come le puttane ades…adesso”. Ci sono difficoltà, nuovi di-
rigenti da conoscere e tante cose da spiegare. Carminati fa il
motivatore: “e allora - dice a Buzzi - mettiti la minigonna e vai a batte co' questi amico mio, eh... capisci”. Qualche colpo va a segno.
“Ohhh...me so’ comprato Coratti”,
annuncia Buzzi a un amico,
spiegando il nuovo sodalizio
con il presidente dell’Assemblea Capitolina, Pd anche lui
(pure lui si è dimesso ieri). Racconta che si sono intesi al volo:
Nomine, multe
e libro paga sempre pieno
C’è un direttore da piazzare,
Mirko Coratti Ansa
quello alle Politiche Sociali,
dove transitano gare e affidamenti. Buzzi lo racconta direttamente a Carminati: “Senti poi
forse..è pure prematuro dirlo però
il novanta per cento siamo riusciti
a piazzà l’amico nostro al Quinto
Dipartimento e quindi avemo fatto
bin.. (inc)..lui non ce voleva andà,
gli avemo garantito duemila euro
al mese in più noi... ‘vacce, te damo
duemila euro in più’”. Quello è un
Daniele Ozzimo Ansa
IL MANIFESTO
“La cooperativa campa
di politica: finanzio
giornali, pago cene,
manifesti”. Ciclone
in Campidoglio: dimessi
Ozzimo e Coratti
posto chiave, spiega ancora
Buzzi, “... perché oggi non c’avemo nemmeno informazioni.. non
sapemo quello che succede non
sapemo niente..”. Marino nel
Un agente della Polizia Municipale sulla scalinata del Campidoglio Ansa
Alemanno con un Casamonica in un incontro dell’associazione di Buzzi
ha un’altra lettura: “No, loro
frattempo è finito nel caos multe. Buzzi è ancora al telefono
con Carminati: “Senti un pò se
senti Gramazio (capogruppo di
Forza Italia in regione Lazio,
stanno facendo (...) ...loro stanno
facendo un’operazione direttamente con Zingaretti per sistemarsi Berti questi qua, pe sistemasse...perché de Zingaretti se fidano de Marino non se fida nessuno...”. Il nome del presidente
ndr) che intenzioni c’hanno loro
con Marino perché se fossero abbastanza seri dovrebbero fallo cascà a Marino...” Carminati però
della Regione Lazio torna anche in un’altra intercettazione,
quando Buzzi squaderna il suo
libro paga. Scrive il giudice: “a
Luca Odevaine (si veda qui in basso, ndr) dava 5mila euro al mese, a
Mario Schina dava 1500 euro al
mese, ad “un altro che tiene i rapporti con Zingaretti 2500 al mese.
Un altro che tiene i rapporti con il
Comune 1500, un altro a 750 …..un
assessore a 10mila euro al mese”.
L’eredità del capo
”So’ soddisfazioni”
Ma di tutte le fatiche, per Buzzi,
la ricompensa più grossa è la fiducia del Capo, Carminati: che
gli affida 500 mila euro. “Io
c’ho… c’ho... i soldi suoi - racconta
- lui sai cosa m’ha detto quando…
c’aveva paura che l’arrestavano
(...)è venuto da me dice ‘guarda
qualunque cosa succede ce l’hai te,
li tieni te e li gestisci te, non li devi
dà a nessuno, a chiunque venisse
qui da te… nemmeno mia moglie’,
non so’ soddisfazioni?”.
Paga da 5 mila euro a Odevaine,
lo sceriffo col cognome camuffato
C
i sono una “e” e 5 mila euro al mese di stato “riabilitato”. Ma fa un certo effetto
troppo, nella vita di Luca Odevaine. I scoprire che sono dovuti arrivare gli uffici
soldi sono quelli che, da tre anni, la banda americani per accorgersi, ad aprile di quedi Carminati e Buzzi versa sul suo conto, st’anno, che in quel nome che finiva con la
macchiando decenni di onorata carriera. “e”, c’era qualcosa che non tornava. Lui si
La “e” è quella che chiude il suo cognome, infuria: “...una roba da matti”, “...è verama solo dalla fine degli anni Ottanta: è gra- mente una cosa assurda, cioè in una dezie a quella vocale “comprata” che, Luca mocrazia come quella, cioè che uno abbia
Odevain, l’onorata carriera se l’era co- avuto una condanna 26 anni fa, che sia stastruita.
to riabilitato e comunque ha avuto ruoli
In questo romanzo criminale, c’è spazio pubblici e tutto quanto, tu non puoi andà
anche per un misterioso nascondiglio negli Stati Uniti...”.
all’anagrafe. È quello dietro cui per 26 anni
si è nascosto lo “sceriffo” del Campidoglio LA GITA SALTA ma, fino a ieri, la carriera di
nell’era Veltroni, da ieri agli arresti per Odevaine viaggia a gonfie vele. 58 anni, da
corruzione. Scrive di lui il giudice: “Un si- ragazzo si iscrive al Pci, sezione Ponte Milgnore che attraversa, in senso verticale e vio. Anni di attività in Legambiente, poi la
orizzontale, tutte le amministrazioni pub- svolta nel 2001: vicecapo di gabinetto di
bliche più significative nel settore Walter Veltroni. È l’uomo macchina
dell’emergenza immigrati, che per non dell’amministrazione capitolina, dai funecompromettere le sue possibilità istituzio- rali del Papa fino alla lotta all’abusivismo.
Ricorda Walter Verini,
nali si fa cambiare il coall’epoca sindaco ombra
gnome a seguito di condi Veltroni: “Era l’esecudanne riportate, circoCOME IN UN FILM
tore di tutte le nostre
stanza di cui nessuna deloperazioni di legalità,
le amministrazioni intePer
nascondere
per prenderlo in giro lo
ressate si accorge, a differenza dell’amministrauna condanna di 26 anni chiamavano lo sceriffo:
c’era da fare uno sgomzione Usa, che gli nega il
fa, aggiunse la “e”finale
bero e si chiamava Luca,
visto d’ingresso per i suoi
c’era da abbattere un
precedenti penali”.
all’anagrafe. Se ne sono
abuso e arrivava lui. Gli
Si tratterebbe di una vecrafforzarono addirittura
chia storia di stupefacenaccorti ad aprile gli Usa
la sicurezza, perché faceti, per cui lo stesso Odeinterpellati per un visto
va operazioni scomode e
vaine ricorda di essere
Luca
Odevaine,
ex braccio
destro di
Veltroni
Ansa
riceveva parecchie minacce”. Ottima reputazione, ricorda anche Massimo Miglio che
in quegli anni dirigeva l’ufficio anti-abusivismo: “Una persona corretta, attenta alle
procedure. Ovunque andassimo, dal prefetto al questore, Odevaine era sempre
molto stimato”. Dopo l’addio di Veltroni al
Campidoglio, resta ancora qualche mese.
Poi, va in Provincia, da Nicola Zingaretti.
Dirige la polizia, si occupa di protezione
civile. Fino alla chiamata dell’Upi, l’unione
delle province. È lì che comincia la stagione
dell’accoglienza immigrati e richiedenti
asilo, gestita in accordo con Salvatore Buzzi: le pressioni per aprire centri e trasferire i
migranti in strutture amiche gli fruttano
uno “stipendio” da 5 mila euro al mese diviso tra affitti e bonifici sul conto del figlio.
Odevaine investe quasi tutto in Venezuela,
paese d’origine della moglie, conosciuta
nel ristorante di Piazza Venezia che frequentava quando bazzicava i Palazzi del
potere capitolino. Secondo il giudice era
pronto a scappare lì, per questo lo arrestano. La terza vita finisce in carcere, stavolta
non basta nemmeno aggiungere una “e”.
pa.za.
ROMANZO CRIMINALE
il Fatto Quotidiano
A
ccendi il Jammer
e passa la paura
delle intercettazioni
È L’ANTI-CIMICE, il dispositivo che
Carminati e i suoi utilizzavano per
disturbare le frequenze e ostacolare
le intercettazioni degli inquirenti nei
luoghi in cui si tenevano le riunioni
così come la frequente attività di bonifica di luoghi e veicoli: è il jammer.
È stato lo stesso ex Nar a consigliar-
lo: “Intanto ti porto un coso... un jammer... intanto lo mettiamo qua lo attacchiamo cosi quando uno è.. lo accende e vediamo.. intanto... qui i telefonini pure se son accesi”). E quando a Buzzi - il re delle coop - chiedevano se il jammer funzionasse
(“ma sei sicuro che filtra tutto sto
MERCOLEDÌ 3 DICEMBRE 2014
cazzo di... (inc)... con questa mafia
qua mi sa che ci troviamo nella stessa cella tutti e due!”), lui rispondeva:
“ Questo me l’ha portata Massimo...
è una cosa seria!!”. Nelle intercettazioni ricorre spessissimo il riferimento all’accensione del jammer: si sentono i click. E soprattutto le espres-
5
sioni del sodalizio criminale. Ancora
Buzzi: “Gli dici... gli devi di’ scusa...
glie devi dì a Gramazio se c’è... accendi quel fregno... “. Sempre Buzzi:
“Sì però mo accendiamo sto coso se
no non si può parla”. E Carminati che
un po’ beffardo commenta: “Tanto
ormai se semo fatti beve tutti”.
I FASCISTI DEL FUNGO VOLEVANO ROMA
di Eduardo Di Blasi
S
ono amico di Mancini ma
con Mancini abbiamo
fatto dieci processi quando eravamo ragazzini...
stavamo al Fungo insieme... cioè...
ma.. con tante altre persone... che
magari hanno fatto carriera... che in
questo momento magari non sono
indagate.. cioè che vuol dì... ognuno
fa la vita sua... ognuno fa la sua
strada...”. È Massimo Carminati
a ricordare, intercettato in auto
nel febbraio 2013, da dove vengono lui e Riccardo Mancini, l’ex
ad dell’Ente Eur in epoca Alemanno finito di nuovo in carcere nella giornata di ieri.
Il Fungo, all’Eur, è quella specie
di silos col bar alla sommità, che
si trova non lontano dal palazzetto dello sport. Negli anni ‘70
lì confluiva la fascisteria romana non allineata, quella della sezione Marconi assediata e quella che poi avrebbe ingrossato le
fila di Avanguardia Nazionale,
Nar e Terza Posizione.
Tra gli arrestati di ieri non erano
solo Carminati e Mancini a frequentare il Fungo. Riccardo Brugia, ad esempio, era conosciuto
nella comitiva come “il fascio boro” per via di un certo protagonismo. Fabrizio Testa, l’uomo
ombra di Alemanno, non c’era
ma al Fungo passava il padre, attivo a Casal Palocco. Era quello,
in parte, il regno di Peppe Dimitri, leader indiscusso anche per il
giovane Gianni Alemanno, coaetaneo di Carminati e Mancini.
Ma questa non è una storia di reduci. Non lo è Franco Panzironi,
gestore neanche tanto discreto
del potere alemanniano dentro
la trincea dell’Ama (la società
che gestisce i rifiuti a Roma). E
non lo sono nemmeno Domenico e Luca Gramazio, il primo
storico missino di piazza Tuscolo (che certo non aveva in simpatia quelli del Fungo), il secondo, figlio di quello, consigliere
comunale in Campidoglio per il
Pdl. Eppure, per gli inquirenti, a
destra erano loro, i due Gramazio, Fabrizio Testa, Panzironi e
Riccardo Mancini a fare da tramite tra le richieste del “Re di Roma” e il sindaco Alemanno, che è
indagato dalla procura con l’accusa di associazione mafiosa.
Ha ragione il procuratore capo
di Roma Giuseppe Pignatone a
dire che c’è ancora molto da verificare. Eppure quello che lega
questi destini è un rapporto che
più che alla giovinezza missina,
pare legato da soldi e potere.
Mancini, il facilitatore
della prima ora
Per i pm Riccardo Mancini è “a
disposizione” dell’associazione
criminale di Carminati nel quinquennio della giunta Alemanno.
È lo stesso Carminati a chiarire:
“È lui che ce sta a passa’ i lavori buoni
perchè funzioni questa cosa...”. Ric-
cardo Brugia, l’amico di un tempo, non lo ha in simpatia. Per lui
Mancini non è solo “er ciccione” o
“er grassottello” ma anche “un infame”. Il boss chiarisce: “Compà..
lo so, ma io poi ..io...gli ho menato
eh?”. È lui, del resto a cui Carminati fa “avere le steccate”, e passi
I MILITANTI IRREGOLARI DELL’EUR, PASSATI ANCHE DALLA LOTTA ARMATA, HANNO FATTO SQUADRA
CON I NEMICI DI UN TEMPO. IN NOME DEL DENARO I VECCHI MISSINI SI SONO PRESI IL CAMPIDOGLIO
detta dei pm, per favorire “l’associazione”. Non c’è bisogno di
minacce, qui. Basta la parola.
Panzironi, l’uomo
che sussurrava a tutti
Il Tanca è l’altro uomo di raccordo. Per i pm, uno degli uomini
simbolo della parentopoli di Roma, controllava l’Ama anche dopo che ne aveva lasciato le redini.
È Stefano Andrini, altro post-fascista arrivato al vertici della municipalizzata ai tempi di Alemanno, a chiarire a un consigliere
riottoso: “Ma lei ha capito che
l’azienda non è la sua è di Panzironi?”.
Oltre agli appalti affidati in forma
diretta, è lui uno dei facilitatori
tra Carminati e il sindaco.
AMICI
Riccardo Mancini e Gianni
Alemanno.
Sotto Domenico Gramazio
festeggia la caduta di Prodi.
Luca Gramazio in Campidoglio Ansa
Fabrizio Testa,
il telefonista
Nelle carte della procura è un
altro che sa sempre dove trovare Carminati. Se ne accorge anche Maurizio Lelli, che la politica ha piazzato alla guida
dell’Astral, controllata regionale. Quella sera è a cena con
Carminati e Testa lo sa: “Ammazza me controlli li mortanguerrieri”, la reazione. Testa, già rac-
per qualche screzio dei tempi che
furono o delle botte che gli ha dato di fresco. In diversi ritenevano
Mancini il vero sindaco di Roma, quello che comandava al posto di Alemanno. Per Carminati,
invece, il vecchio compare è un
“sottoposto”, e anche un “lobotomizzato”. Quando viene arrestato per l’appalto dei bus della Breda Menarini gli mettono pure
l’avvocato per il timore che parli.
O, per dirla con Carminati “che si
tenesse er cecio ar culo”. È d’accordo che Mancini lasci la guida
dell’Eur Spa (per allentare la
pressioni), ma quando Alemanno annuncia di volersi costituire
parte civile ricorda l’onore di un
tempo e sbotta: “...la merda... si costituirà parte civile contro Mancini...
ma Mancini è un uomo tuo... ma ma
che... sia una merda... o non sia una
me... ma quello è uomo tuo... tu non
TELEFONO E BOTTE
Mancini viene
minacciato
(e picchiato),
per altri basta
un colpo di telefono
e scattano sull’attenti
ti puoi comportà così”.
Indovina chi viene
a cena? I Gramazio
Quando la luna di Mancini scende, risale quella di Domenico e
Luca Gramazio. Carminati vede
spesso il secondo. A cena o a
pranzo la domenica. Si vedono
in bar, ristoranti, case private. Se
c’è un problema c’è “l’amico mio”
(Luca). Pronto a fare pressione, a
comandato da Alemanno in
Teknosky, controllata Enav, è
un altro dei facilitatori di Carminati in Campidoglio. Parlano anche di Marione Corsi, che
a Roma è passato dall’eversione di destra alla radiofonia.
Carminati racconta che è pronto a “programmare qualche intervista in radio, le cose, mi ha detto
che lui è a completa disposizione...”.
“La droga? Meglio i rom e gli stranieri”
ACCOGLIENZA D’ORO: OLTRE 2 MILIONI DI EURO L’ANNO PER UN CAMPO. CASAMONICA “MEDIATORI CULTURALI”
di Silvia D’Onghia
I
l senso di Buzzi per le “persone appartenenti alle fasce deboli della società” - mission delle coop - sta tutto in
queste parole: “Tu c’hai idea quanto ce
guadagno sugli immigrati?”. “Non c’ho
idea”. “Il traffico di droga rende meno”.
Parlando al telefono con la sua collaboratrice Piera Chiaravalle, il dominus
delle cooperative riconducibili al gruppo Eriches-29 Giugno non si fa troppi
scrupoli morali. Gli immigrati, come i
nomadi, hanno un solo colore: quello
dei soldi. Tanti, tantissimi. “A 67 euro ce
guadagnamo un sacco de soldi, però chissà
quando pigliamo i soldi, questo è il problema”, spiega Buzzi al suo fidato collabo-
ratore Sandro Coltellacci. Buzzi paga
tutti, ma “tutti i soldi utili li abbiamo fatti
sui zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a
zero”. L’unico problema è che il Cam-
pidoglio non paga, e ogni volta per poter ottenere la grana bisogna smuovere
il mondo. Perchè il Comune non approva il bilancio, non trova i fondi, addirittura li deve stornare da altre voci o
deve aspettare il trasferimento dal ministero dell’Interno: 17 milioni destinati, in realtà, ai minori. È il gioco “delle
tre carte”, e allora se cala una voce aumenta l’altra, “e allora i minori?” “i minori
s’attaccamo al cazzo”.
Buzzi fa il matto, perchè ha ricevuto da
Carminati 500mila euro del suo patri-
monio personale (del resto è l’unico di
cui l’ex Nar si fidi davvero) e li ha investiti nel campo nomadi di Castel Romano. E allora quel campo deve fruttare. “I fondi per il 2013 e 2014 per la tran-
principale è che il Campidoglio guidato
da Alemanno non ha un euro in cassa:
“Ma se il bilancio è già stato fatto, cioè tu
non c’hai una lira, chi cazzo te lo finanzia?”,
chiede a Scozzafava. “E lo cerco da un’al-
sazione e il nuovo campo non sono stati
messi e sono 2.340.544,92 per il 2013 e
2.240.673,26 vi sono solo i fondi extra per il
nuovo campo pari a 455.000,00 il resto e
ancora zero”, scrive Buzzi ad Alemanno,
tra parte, eeh... siamo chiari su questo che
lui mi deve pre, eh lui, lui adesso ha fatto un
bilancio così, senza sentì le esigenze o meno,
chiuderò qualcos’altro”, gli risponde il di-
Coltellacci, Luca Gramazio, Antonio
Lucarelli (capo segreteria del sindaco).
A lungo ha tentato di risolvere la faccenda con Angelo Scozzafava, direttore
– all’epoca – del dipartimento Promozione dei servizi sociali e della salute del
Comune. In cambio, dicono gli inquirenti, gli avrebbe promesso l’assegnazione di un appartamento di una cooperativa. “Io sono andato pure da Scozzi –
spiega al telefono con Carminati – Scozzi, perchè mi cachi il cazzo?”. Il problema
rigente. A sbloccare i pagamenti è proprio Gramazio, che Buzzi – in quest’occasione – incontra in un bar. “Dell’esito
– scrive il Gip – Gramazio si attribuiva
parte del merito”. E meno male, si direbbe sarcasticamente leggendo le parole di Lucarelli (che ha il terrore di
Carminati): “Devi accenne un monumento pe’ sta’ storia che ieri sera è successa l’ira
de’ Dio, se non sarvamo quella roba dei nomadi... sai che succedeva”. Oltre a quello
economico, c’è un problema logistico:
il rapporto con i nomadi, il cui campo –
Un campo rom di Roma Ansa
IMMIGRAZIONE
I suggerimenti dell’ex
vice capo di Gabinetto
del sindaco per
il Viminale: “Quel
prefetto è un imbecille,
prepara un appunto”
Castel Romano – gravita nell’area di interesse del clan Casamonica. E allora
quale miglior “mediatore culturale” di
Luciano Casamonica, che “parla la stessa lingua” dei rom?
IL CAPITOLO “accoglienza” passa invece per le mani di Luca Odevaine, che siede al Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e
titolari di protezione internazionale.
L’ex vice capo di Gabinetto di Veltroni,
secondo il giudice, è in grado di smistare
il flusso degli arrivi nei centri di accoglienza, “suggerendo” soluzioni e favorendo le imprese a lui amiche. Addirittura, “si attribuiva la paternità di una valutazione del ministero dell’Interno con
la quale era stato aumentato il numero
dei posti Sprar (Sistema di protezione
per richiedenti asilo e rifugiati, ndr)
nell’area romana”. Odevaine ne ha anche per il Prefetto Rosetta Scotto Lavina, direttore centrale per le politiche
dell’immigrazione e dell’asilo: “Questa
è un’imbecille – dice al telefono con una
sua collaboratrice –. Non capisce un
cacchio... Lei è in difficoltà perchè...
continuano gli sbarchi e non sa dove
mettere le persone”. E per questo le fa
scrivere un appunto con alcune indicazioni. Anche questi sono soldi. “A 28
euro... ce se rimette”, spiega Buzzi a
Odevaine. “Non lo so però magari te alzi
i numeri... perchè guarda quanti ce ne
stanno già nel Lazio”.
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ROMANZO CRIMINALE
MERCOLEDÌ 3 DICEMBRE 2014
Lselfie
ady De Rossi,
con manette
prima dei domiciliari
di Antonio Massari
È
la teoria del mondo di mezzo compa’ ... ci stanno… i vivi sopra e i morti sotto e noi
stiamo nel mezzo…”. È
questa la tesi di Massimo Carminati,
il suo manifesto ideologico, ed è in
questa e altre intercettazioni che lo
spessore criminale, il progetto mafioso di Carminati viene descritto
con estrema chiarezza. Intercettato
dal Ros dei Carabinieri, parlando
con Riccardo Brugia e Cristiano
Guarnera, anch’essi arrestati ieri,
Carminati il 13 dicembre 2012 espone la sua teoria.
“RICCA, VIOLENTA e vendicativa”.
È questo il ritratto che appare di Tamara Pisnoli, ex moglie del calciatore della Roma Daniele De Rossi. La
Pisnoli, figlia di Massimo, ucciso a
fucilate nel 2008, è stata arrestata
lunedì assieme ad altre sette persone per aver minacciato, seque-
“CHIEDIAMO AI NEOELETTI:
TE DEVO PULÌ ER CULO?”
DAI VERBALI LA STRATEGIA DI CARMINATI PER ENTRARE IN AFFARI
CON AZIENDE E POLITICI. “FINMECCANICA È UNA BANDA DI PAGLIACCI”
IL SOVRAMONDO E IL SOTTOMONDO CHE SI MISCHIANO
“Ci sta un mondo…”, dice Carminati,
“un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano e dici cazzo come è possibile … che
ne so che un domani io posso stare a cena
con Berlusconi… cazzo è impossibile...
capito
come
idea?... il mondo
di mezzo è quel- UN DOMANI A CENA
lo invece dove CON BERLUSCONI...
tutto si inconIl mondo di mezzo
tra… le persone
di un certo tipo…
è quello invece dove
di qualunque cotutto si incontra che ne so
sa... si incontrano tutti là... tu che un domani io posso stare
stai lì... ma non
a cena con Berlusconi…
per una questione di ceto… per (13 dicembre 2012)
una questione di
merito, no? ...allora nel mezzo,
anche la persona che sta nel sovramondo LETTI: “CHE TE SERVE?”
ha interesse che qualcuno del sottomon- Ecco invece la tesi di Carminati per
do gli faccia delle cose che non le può fare gli appalti pubblici: bisogna “bussacchiare” ai neoletti, spiega il 20 giugno
nessuno… e tutto si mischia”.
“Chi sta nel sotto sotto – interviene 2013 al solito Brugia, e “gli si dice che
Guarnera - sotto, semo tutti uguali sot- progetti c’avete? … come posso guadato, sotto, sotto…”.
gnare, che te serve il movimento terra?
“Sono cose che la gente non sa, non ca- Che ti attacco i manifesti? Che ti pulisco il
pisce…”, risponde Carminati.
culo… ecco, te lo faccio io, perché se poi
vengo a sape’ che te lo fa un altro, capito?
LO METTI SEDUTO E GLI DICI: “CO- Allora è una cosa sgradevole”.
MANDIAMO NOI”
Ed ecco come il mondo di mezzo go- FINMECCANICA E LA “BANDA DEI
verna il business, nel pensiero di PAGLIACCI”
“
Carminati, che parla con Brugia,
spiegandogli che bisogna prima imporre agli imprenditori la protezione, poi entrare in affari con loro,
quindi acquisire le loro attività economiche. “Tu lo devi mette seduto
(all’imprenditore, ndr) gli devi dì ‘tu
Carminati viene intercettato mentre
parla con Paolo Pozzessere, ex direttore commerciale di Finmeccanica,
indagato a Napoli per le inchieste per
le presunte tangenti del colosso industriale. Ed ecco la tesi di Carminati: “… una cosa, dove essendo Finmec-
vuoi sta’ tranquillo? … allora mettiamoci
a … fermare il gioco… perché dopo ci
mettiamo d’accordo con quelli che ti
rompono’… Noi dobbiamo andare dritto
per le cose... cioè questi devono essere
nostri esecutori… devono lavorare per noi
… Gli dici… ‘..aho… senti un po’... a me mi
dicono che… c'hai un sacco de problemi...
ma scusa ma mettegli vicino qualche
bravo ragazzo lo fai guadagna’… e si
guadagna … ma noi te se mettemo vicino
a te, così non si.... vedrà… più nessuno”…
però … deve essere un rapporto paritario,
je devi dì… non ti pensare che tu... ecco…
a me mi puoi anche …dire che mi dai un
milione di euro… per guardarmi… tutte
‘ste merde… non mi interessa… dall’amicizia deve nascere un discorso che facciamo affari insieme… questo è il discorso… non ti pensa' che nun ce sta nessuno… la cosa... ‘perché tanto nella strada glielo devi dire - comandiamo sempre
noi… non comanderà mai uno come te
nella strada... Io ti fornisco l’azienda quella bona … glielo dici… ‘guarda che noi
c’abbiamo delle aziende pure di costruzioni… a chi t'appoggi?... ce l'avemo noi
… capito?’ .... ma non è che poi noi… dovemo fa’ costruzioni…”.
canica ... questo perché il gruppo, il gruppo di elementi come sempre si mettono a
fare la guerra tra loro e in mezzo ce deve
anda’... neanche dici sai la cordata che
poi ce va dall'altra parte, no... nell'ambito
LA DOMANDA DA FARE AI NEOE-
strato e picchiato un imprenditore a
cui richiedevano la restituzione della
somma di un investimento probabilmente andato male. Subito dopo
l'arresto la ex signora De Rossi,
adesso agli arresti domiciliari, è
comparsa in una foto scherzosa postata su Instagram dal compagno, il
Uno degli
incontri
tra
Carminati
(a destra)
e Buzzi,
suo
braccio
destro nei
frame dei
filmati del
Ros
comportà così”.
MOKBEL È UN CAZZONE E A UN
COMIZIO MENÒ ALEMANNO
Su Gennaro Mokbel, condannato a
15 anni in primo grado, nel processo
sul maxi riciclaggio Telekom Sparkle Fastweb, e indagato anche in
quest’inchiesta, Carminati commenta invece così: “Mokbel è un caz-
zone, però, sai che c’ha lui?.. che ha sem...
ha sempre fatto questo però, che lui non è
che ha fatto questo perché aveva preso i
soldi… da tutti..
sempre è stato...
I POLIZIOTTI
(inc)..., cioè lui
mi ricordo ai
CHE LO AVVERTONO
tempi
di...
Perché adesso te stai
(inc)..., hanno
fatto la lega mesotto indagine,
ridionale,
è
devi evitare…
sempre uno che
È un casino… adesso so’
ha fatto politica… ha menato
un vecchietto...
Alemanno… mi
(4 ottobre 2013)
ricordo... sotto
un comizio hanno picchiato...
(inc)….
Aledella stessa cosa capito? I Tremontiani manno, per questo poi Alemanno si apcon i Lettiani, Adinolfi con quell'altro … si poggiò al gruppo di terza opposizione,
sono massacrati uno con l'altro eccolo là, no?.., lui ha sempre fatto politica, Genquesto è il risultato ... lasciamo sta, va’... naro, non è che lui ha fatto politica perché
‘sta banda di pagliacci, l'Italia è vera- c’aveva i soldi, capito? Però in questo momente il paese…”
mento... eh... un voto de scambio,
...(inc)... che cazzo, c’hai la truffa, fai il
LIBRO MEGLIO DELLA FICTION truffatore, che ne so... hai fatto la truffa
E LA SERIE TV UNA BUFFONATA
più grossa che sia stata mai fatta a RoGuarnera chiede a Carminati quale ma... ...almeno ... inc.... a Roma, che cazrappresentazione della storia della zo, basta, pijate i soldi, sparisci, ...(inc)...,
“Banda della Magliana” sia la più ve- invece loro continuano a fare le loro cose
ritiera. E Carminati: “Romanzo crimi- sotto l’occhio dei carabinieri”...”.
nale, eh… il film ... la serie è una buffoI POLIZIOTTI AVVERTONO: “STAI
nata… il libro è abbastanza veritiero…”.
SOTTO INDAGINE”
IL COMUNE PARTE CIVILE: ALE- Il 4 ottobre 2013 due poliziotti inMANNO È UNA MERDA
contrano Carminati al distributore
Ansa
“
Quando nel 2013 Alemanno annuncia che il Comune si costituirà parte
civile contro Mancini, indagato per
una storia di mazzette, Carminati
commenta: “Alemanno che ieri sul
giornale... ha scritto che ...la merda... che
si costituirà parte civile contro Mancini...
ma Mancini è un uomo tuo … non ti puoi
di Corso Francia e discutono del fatto che è sotto indagine, invitandolo a
cautelarsi.
Uomo: Perché adesso te stai sotto indagine...
Uomo2: … devi evitare …
Carminati: è un casino… adesso so’ un
il Fatto Quotidiano
milionario francese Arnaud Mimram. Nulla di male anche perché
l’uomo ha affidato alla foto il messaggio dedicato alla donna “Sempre
con te”. Particolare non da poco però è che nel selfie, scattato tempo
prima dell’arresto, la coppia appare
sorridente e ammanettata.
Da Cecato a Porcone
tutti i soprannomi
dell’inchiesta
ROMA È SEMPRE un Romanzo. E sempre
Criminale. I soprannomi sono aggiornati, a
volte moltiplicati. Massimo Carminati, ex
Nuclei Armati Rivoluzionari e Banda della
Magliana, il Nero interpretato da Riccardo
Scamarcio, viene definito anche er Pirata o
er Cecato, per via di un occhio offeso, il
sinistro, dopo uno scontro a fuoco
trent’anni fa. Matteo Calvio, sodale di Carminati, fanno notare gli inquirenti, è il Watson di questo gruppo che la magistratura
prova a scardinare con 37 arresti e oltre
100 indagati. Va inteso che se Calvio è
“Watson”, Carminati è “Sherlock Holmes”.
Elementare. Ma il temuto milanese trapiantato nella Capitale preferisce farsi valere come il re di Roma. La gerarchia, senza connessioni storiche, va rispettata e allora Fabio Gaudenzi, non era un capo e
neppure un amico qualunque, era Rommel, Manfred Rommel era uno spietato
generale nazista. Forse
per rievocare il suo ruolo
di ex amministratore delegato di Ama, la società
municipalizzata che gestisce la raccolta dei rifiuti a Roma, Franco Panzironi è il Tanca, che vuol
dire recipiente (o cassone) per trasportare liquidi; tanica è il sinonimo.
Gli aspetti fisici sono esMassimo
senziali per distinguere
Carminati Ansa
adepti o rivali. Salvatore
Buzzi, il signor cooperative, racconta a Carminati una telefonata
con il Porcone, poi si corregge, con il Maialotto : si riferiscono a Riccardo Mancini, ex
reggente del ricchissimo Ente Eur. In riunione presso una stazione di rifornimento
di benzina, Carminati e Riccardo Brugia
(ex Nar), assieme al Bombi, discutono di 'o
Curto di Montespaccato. Lo stesso Brugia, un po' infastidito, confida all’interlocutore le “cose che va dicendo in giro il
Tapiro”. Brugia rammenta pure del Cicorione, un tale Roberto, si legge nell’ordinanza, di “Terza Posizione”. Non manca la
citazione storica di er Caccola, pseudonimo di Stefano Delle Chiaie. Mario Schina, un intermediario, da ieri ai domiciliari, è
conosciuto come er Cane. Sui poliziotti
non c'è tanta fantasia. Massimo Ursini,
che forniva strumenti elettronici a buon
mercato per evitare le intercettazioni, è
Massimetto la guardia. Carminati aveva
rapporti anche con una “guardia” in pensione. Tra protagonisti e comparse, i nomignoli si sprecano: er Bojo, 'a Forfora, er
Miliardario. A mangiare andavano da “er
bruttone”.
vecchietto... inc...
Di Stefano dai pm, il legale inquisito
MENTRE L’ESPONENTE PD VA IN PROCURA PER IL CASO LAZIO SERVICE, L’AVVOCATO INVISCHIATO NELLA “RETATA” DEL ROS
di Rita Di Giovacchino
torie di corruzione che s’intrecciaS
no all'ombra del Campidoglio. Proprio mentre scattavano le perquisizioni
dei carabinieri del Ros, l'esponente piddino Marco Di Stefano, indagato per
corruzione e falso, s’è presentato in procura per esser interrogato sulla tangente
da 2 milioni di euro che avrebbe incassato, quando era assessore alla Regione
Lazio nella giunta Marrazzo, dai costruttori Antonio e Daniele Pulcini.
Colpo di scena, a non presentarsi è stato
il suo avvocato Pier Paolo Dell'Anno,
già difensore dell' ad di Ente Eur Riccardo Mancini. Assenza giustificata
perché i carabinieri del Ros erano nel
suo studio. Anche Dell'Anno e
no e non il legale Moneta Cadue collaboratori dello studio
glio che abitualmente lo asrisultano indagati per il famisisteva. È un altro tassello
gerato 416 bis contestato ai
nella tela di interessi, ricatti e
presunti appartenenti di Maintimidazioni che sembrano
fia capitale. A convincere i pm
legare gli amministratori
Ielo e Tescaroli che i rapporti
della vecchia Giunta capitoMarco Di Stefano lina a personaggi della destra
tra l'avvocato e l'ex braccio destro di Alemanno andavano al
eversiva che avevano prodi là dei corretti rapporti tra difensore e prio all'Eur il loro punto di incontro.
imputato è un intreccio di telefonate tra L'interrogatorio di Di Stefano alla fine
lui, Carminati e lo stesso Mancini. Per c'è stato grazie alla presenza dell'avvol'accusa il legale difendeva gli interessi cato Francesco Gianzi, e si è parlato sodell'organizzazione controllata da Car- prattutto della scomparsa di Alfredo
minati, impedendo che gli appalti ve- Guagnelli che, secondo l'accusa, avrebnissero affidati a società estranee al giro be svolto il ruolo di collettore di tangendi affari. Proprio il “cecato” avrebbe ti per conto dell'ex assessore e sarebbe
convinto Mancini a nominare Dell'An- destinatario di una mazzetta da 300 mi-
la euro da parte dei costruttori Pulcini
nell'ambito della vicenda Lazio Service.
“Non avevo rapporti d’affari con Alfredo Guagnelli, non è mai stato un mio
assistente o collaboratore, ma un semplice amico con cui condividevo momenti di vita privata”, ha ribadito ai pm
Cugini e Palaia che lo hanno ascoltato
per oltre 4 ore. In qualità di testimone,
perché il fascicolo sul presunto omicidio è tuttora a carico di ignoti.
L’esponente Pd ha confermato di averlo
incontrato la sera in cui è scomparso: “È
passato in ufficio a trovarmi, come faceva spesso, ma non sono a conoscenza
delle sue attività ed escludo che sia mai
stato coinvolto in vicende che potessero
interessare la Regione Lazio".