Decennale Werther Campaldi

Transcript

Decennale Werther Campaldi
Together to make the difference
Editore: BREVINI GROUP
Via Degola, 14 - 42124 - Reggio Emilia (Italy)
Edito per il 10° anniversario del Progetto Studenti Werther Campaldi
Stampato in Italia nel mese di Dicembre 2011 (edizione fuori commercio)
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con
qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta di Brevini Group
“Competere con la testa”
I primi dieci anni
del progetto studenti
“Werther Campaldi”
A cura di Stefano Catellani
Questo volume è dedicato a Werther Campaldi
“... un uomo che credeva nei giovani...
... e aveva ragione”
COMUNE DI
REGGIO EMILIA
UFFICIO XVI - AMBITO TERRITORIALE PER LA
PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
I.T.I.S. LEOPOLDO NOBILI DI
REGGIO EMILIA
UNIVERSITA DEGLI STUDI DI
MODENA E REGGIO EMILIA
Indice
Introduzione
Pag.8
Renato Brevini
Il nostro capitale più importante? “Le risorse umane”
Pag. 10
Vito Bonafede
Brevini Fluid Power: “Le nuove sfide”
Pag. 14
Le scuole aziendali: una storia italiana
Pag.21
Maurizio Brevini
Una nuova “training School” per costruire il nostro futuro
Pag. 35
Mirco Campaldi
sono stati dieci anni di “scuola”
Pag. 40
Renato Brevini - Loris Saccani
Ecco chi era Werther Campaldi
Pag. 47
Progetto Studenti
Tutti i protagonisti del Decennale
Pag. 55
Photogallery 2001-2011
Pag. 77
Un progetto 2.0
Tante “web-idee” per partecipare e condividere
Pag. 89
Brevini Fluid Power
Dai componenti ai sistemi
Pag. 93
Mission e Vision
Pag. 103
Maria Licia Ferrarini
Innovazione e formazione tecnica per la Reggio del futuro
Pag.119
Luciano Brevini a sinistra e Werther Campaldi a destra alla Fiera di Milano
Un nuovo “apprendistato”
per non sprecare
capitale umano
Cresce in Italia il numero dei
giovani che non studiano e
non lavorano. Una soluzione
potrebbe essere la formazione
tecnica universitaria sul modello
delle scuole di specializzazione
tedesche, le cosiddette
Fachhochschule. Sarebbe una
riforma a costo zero per le
casse dello Stato. L’università,
insieme a un certo numero
di imprese locali, potrebbe
introdurre un corso di laurea
triennale caratterizzato da
una presenza simultanea dello
studente nelle aule universitarie
e in azienda. Controlli reciproci
garantirebbero la qualità
della formazione. Lo studente
lavoratore acquisirà metà dei
crediti del corso in azienda e
metà dei crediti in università.
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Sia le imprese che le università
metteranno a disposizione un
tutor che seguirà il ragazzo
in università e in azienda. Il
ragazzo o la ragazza saranno
formalmente impiegati presso
l’impresa con un contratto di
apprendistato della durata di
tre anni, ma l’azienda non avrà
alcun obbligo di assumere il
giovane con un contratto unico
di inserimento alla fine del
triennio.
Il tema è centrale per il futuro del
made in italy e iniziative come
il Progetto Studenti Werther
Campaldi che gira la boa dei
primi 10 anni di vita dimostrano
che rimane alta la disponibilità
di molti imprenditori per investire
in formazione.
Le analisi condotte da Tito Boeri
(Università Bocconi) e Pietro
Garibaldi per lavoce.info
dicono che con Turchia e
Messico, l’Italia vanta il
primato tra i paesi Ocse nella
percentuale di giovani Neet
(Neither in Employment, nor
in Education or Training), non
occupati, né in istruzione
formale o formazione.
Oggi come 10 anni fa
l’esigenza è una sola: dare alle
imprese che hanno progetti di
crescita risorse umane adeguate.
Nelle pagine che seguono
sono raccolte idee e riflessioni
sul tema della formazione
permanente e delle scuole
aziendali. Tutto parte dalla
lezione “sul campo” lasciata
da Werther Campaldi e prima
ancora da Luciano Brevini:
“investire sui giovani”.
Il futuro del made in Italy è
concentrato in quelle tre parole.
Parole che non devono essere
uno slogan ma un impegno
concreto.
L’impegno della famiglia
Campaldi e di Brevini Fluid
Power per ricordare Werther
Campaldi con il “Progetto
Studenti” è la prova che dai
buoni progetti nascono buone
soluzioni e valore per le imprese
che sanno mettere le persone al
centro.
La fabbrica dei talenti che
Adriano Olivetti ha sognato non
è un’utopia. E mi piace pensare
sperare che nelle prossime
edizioni ci saranno tante donne
tra i premiati, finora solo maschi.
Le nuove frontiere dello sviluppo
industriale del made in Reggio
non potranno allargarsi se non ci
saranno più donne anche nelle
aree tecniche. Basta provarci.
Stefano Catellani
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Il nostro capitale
più importante?
“Le risorse umane”
Renato Brevini
presidente Brevini Group
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Mi chiedono spesso, visto che
la nostra azienda ha girato la
boa dei primi 50 anni, quale
è stato il fattore chiave che
ha portato il Brevini Group
e le sue aziende, quelle
storiche e quelle di più recente
creazione, al posizionamento
che oggi occupano a livello
internazionale. È un insieme
di risorse: la passione
imprenditoriale, il continuo
flusso di investimenti, l’ascolto
quotidiano delle esigenze
dei clienti ma prima, prima
ancora delle risorse finanziarie,
necessarie allo sviluppo, c’è un
capitale più importante. Oggi
posso ribadire con convinzione
che il capitale più importante
per noi Brevini sono “le risorse
umane”.
È per questo che dedichiamo
risorse e attenzioni al tema della
formazione continua.
Le sfide sempre nuove che i
mercati ci impongono ogni
giorno in tutto il mondo possono
essere vinte solo se il “capitale
umano” cresce e continua a
crescere.
La Scuola Aziendale “Luciano
Brevini”, il Progetto Studenti
Werther Campaldi e molte altre
idee che diventano realtà come
il nuovo Training Center di
Brevini Fluid Power sono il segno
concreto di questa attenzione, è
questo lo “stile Brevini”:
NOI CREDIAMO NEI GIOVANI
E INVESTIAMO SUI GIOVANI.
Lo dico con forza, con la forza
dei fatti concreti.
È sempre stato così per me,
per mio fratello Luciano e per
Corrado. E abbiamo cercato di
trasmettere questo valore guida
ai nostri figli.
Il tema della formazione è
centrale. Abbiamo creato la
Scuola Aziendale “Luciano
Brevini” per elevare il grado
di conoscenza tecnica a tutti
i livelli. Brevini vive a stretto
contatto con grandi costruttori
di macchine e impianti, fornisce
prodotti tecnologicamente
avanzati. È per sviluppare
dialogo e partnership con
i clienti che serve una
preparazione adeguata. È
per questo che ho sempre
voluto dare al nostro personale
tecnico e commerciale un plus
di conoscenze specifiche.
Abbiamo ottenuto risultati
molto importanti con il nostro
approccio alla formazione.
Quando abbiamo deciso
di strutturare le iniziative di
formazione creando una scuola
interna abbiamo deciso di
affidare il progetto e la gestione
non ad un “Professore“ esterno
ma ad un nostro manager
che conosceva esattamente,
in ogni minimo dettaglio, le
nostre problematiche e le
esigenze dei clienti. Da quel
punto “forte” si sono aperte
e si svilupperanno in futuro
collaborazioni con il mondo
della scuola e dell’Università,
in Italia e all’estero ma il cuore
rimane “aziendale”. La nostra
scuola si è evoluta e stiamo
preparando nuovi corsi, su
nuove tematiche adeguate ai
nuovi input che ci arrivano
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da tutto il mondo. Cambierà
forse anche la definizione
“Scuola Aziendale” per dare
immediatamente l’idea del
progetto formativo che abbiamo
in mente. All’inizio della nostra
attività bastava la formazione
sulle macchine oggi pensiamo a
veri “Master aziendali”. A livelli
di qualificazione e profili più
alti. Un fattore chiave però non
cambia: tutti gli assunti, anche
i dirigenti, per una settimana
frequentano la scuola, montano
e smontano i nostri riduttori.
Ogni percorso di carriera parte
così: dalla conoscenza del
prodotto.
Oggi siamo presenti con unità
produttive in Italia, Germania,
Cina e Usa. Presto arriveremo
in altri paesi, penso al Brasile,
quindi anche rispetto ai
processi di globalizzazione
la scuola, o comunque la
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formazione aziendale hanno
un senso e un ruolo. Lo “stile
Brevini” deve e dovrà essere
sempre riconoscibile, in ogni
continente.
La “Scuola Aziendale” è
funzionale anche a questo
discorso, perché in definitiva,
bisogna preparare le persone
perché possano essere destinate
con successo in mercati grandi
e complessi come la Cina. In
Cina noi abbiamo preparato
il personale per essere capaci
di affrontare il mercato cinese.
Non solo per le vendite ma
anche per il servizio assistenza
e per produrre. Dico di più. Il
fattore chiave che ci ha portato
a scegliere l’area di Yancheng
per i nostri stabilimenti cinesi
è stata la presenza di scuole
tecniche e università (ben 4)
che sono orientate al dialogo
con il polo industriale dedicato
all’Automotive che è la forza di
quella zone della Cina.
Al personale che
potenzialmente poteva entrare
nella nostra azienda le autorità
di Yancheng ci hanno dedicato
due corsi universitari “ad
hoc” preceduti e seguiti da
una selezione accuratissima.
Ho visto centinaia di ragazzi
all’interno di un capannone
pieno di macchine. Facevano
test sulle macchine e
sostenevano colloqui. Venivano
scelti in funzione delle loro
capacità manuali, tecniche
e delle loro caratteristiche
personali.
Su 100 ne escono 10 ma “su
misura” già con il background
giusto per poter lavorare sulle
macchine moderne, questo
mi è piaciuto moltissimo. Sulle
macchine utensili più avanzate
con competenze sull’elettronica,
sulla pneumatica e su altri
settori. Oggi stiamo avviando la
costruzione di uno stabilimento
in Brasile e seguiremo, spero, la
stessa strada.
Una strada che porta al
successo sempre: in Italia, in
Germania o in America. Quel
che conta sono sempre LE
PERSONE.
Reggio Emilia
dicembre 2011
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Brevini Fluid Power:
“Le nuove sfide”
Vito Bonafede
Amministratore delegato
Brevini Fluid Power
Siciliano, 51 anni, dopo
la Laurea all’Università
Bocconi di Milano (nel
1986) per Vito Bonafede,
escluso un “primo
assaggio”, il primo lavoro
nel gruppo Bsn Danone,
tutta la vita è stata un
viaggio nella galassia
Bosch: prima automotive
poi, dal 2001, in Rexroth
quindi nell’oleodinamica.
Dal gennaio 2011 è in
Brevini Fluid Power.
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Il mio primo anno in Brevini
Fluid Power è letteralmente
“volato via”. In primavera
abbiamo presentato il piano
triennale dove abbiamo
condensato le linee strategiche.
Abbiamo ridefinito mission e
vision e già a fine anno con un
importantissimo Management
Meeting abbiamo messo a
punto le scelte operative:
abbiamo definito la nostra
agenda verso la crescita.
Le linee strategiche sono
principalmente tre: la prima è la
globalizzazione. Brevini Fluid
Power ha già intrapreso questa
strada alcuni anni fa creando
uno stabilimento in Cina, a
Yancheng, che si aggiunge
alla forte presenza in Italia e
in Europa ma sicuramente la
nostra presenza in Asia e in
America potrà essere rafforzata.
Per centrare questo obiettivo
dovremo aprire nuove filiali,
dovremo stringere accordi con
i distributori e dovremo creare
anche nuove aziende produttive
perché produrre solo in Italia
e pensare di essere globali
non è possibile. Noi, per
essere vincenti, dovremo essere
sempre più vicini ai nostri clienti
e ai nostri mercati e non solo
dal punto di vista commerciale,
ma anche da un punto di vista
produttivo. Questa è la prima
fase.
La seconda fase ha come
obiettivo una maggiore
efficienza ed efficacia
all’interno del nostro
gruppo. Brevini Fluid Power
nasce come un insieme di
aziende cresciute in modo
indipendente e chiaramente
queste aziende vanno “messe
assieme”. Dovremo sviluppare
un’organizzazione coerente e
soprattutto molto efficace nelle
operation.
Molte scelte sono già
impostate: dal primo gennaio
2012, faremo il primo grande
passo con la fusione della
Brevini Fluid Power, intesa
come unione di Aron e HydrApp, con la SAM Hydraulik.
Queste due grandi aziende che
da sole realizzano il 90% del
fatturato di gruppo dal prossimo
anno saranno un’unica grande
realtà. Una sola azienda dal
punto di vista del personale,
dell’amministrazione, della
produzione, della logistica,
degli acquisti e di tutte le
funzioni. Questo passaggio
ci permetterà di avere una
massa critica maggiore che ci
aiuterà nella nostra strategia di
globalizzazione ma ci aiuterà
anche una maggiore efficienza:
una struttura dei costi più snella
rispetto a quella attuale.
La terza fase della nostra
strategia punta con decisione
alle dimensioni. Vogliamo
aumentare la nostra massa
critica anche attraverso nuove
acquisizioni. Acquisizioni che ci
aiuteranno nelle nostre strategie
di globalizzazione, quindi a
commercializzare e a produrre
il nostro prodotto anche al di
fuori dell’Italia e dell’Europa.
Cercheremo aziende e
partner nel nostro settore per
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completare la gamma dei
nostri prodotti e per rafforzare
la nostra presenza nel mondo.
Siamo stati e vogliamo essere
ancora un “polo aggregante”.
Le aziende italiane hanno guardato in passato,
e sono modelli di riferimento eccellenti
(Olivetti, Fiat, Magneti Marelli), alle scuole
aziendali come scelta strategica. Oggi servono
competenze a livello globale. Quale deve
essere il ruolo di una scuola aziendale?
Quale sarà il ruolo della scuola aziendale nei
programmi di formazione e sviluppo di risorse
umane di Brevini Fluid Power?
Sono arrivato in Brevini
Fluid Power dopo una lunga
esperienza in un’azienda
tedesca che si muove in
tutto il mondo, una vera
multinazionale. Lavorando
per quasi 25 anni in quella
dimensione mi sono reso conto
che il vantaggio vero è proprio
l’aver creduto DAVVERO nella
scuola, nella formazione, e
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quindi, nella ricerca e nello
sviluppo.
Siamo sinceri. È questo uno
dei gap che separa, in linea
generale, l’industria italiana da
quella tedesca che continua a
essere un punto di riferimento
per tutto il mondo.
La nostra strategia di
globalizzazione, che passerà
attraverso nuove acquisizioni,
impone lo sviluppo e la messa
in campo, ogni giorno, di
professionalità “pesanti”, di
profili alti dal punto di vista
tecnico, dal punto di vista
commerciale, ma anche
manageriale. Per fare il salto le
strade sono due: o le acquisisci
all’esterno, oppure fai crescere
le persone al tuo interno. Per
far crescere le persone al nostro
interno dobbiamo creare una
scuola aziendale per dare
quella professionalità che
in questo momento, in certi
settori, è difficilissimo trovare.
Quindi attiveremo la nostra
nuova scuola di formazione
per coprire, speriamo in
tempi brevi, i gap formativi e
professionali che abbiamo.
Solo così potremo lavorare al
meglio con la nostra strategia di
crescita e di globalizzazione.
La situazione economica mondiale, questa
bufera che non è ancora passata, e la
situazione italiana, soprattutto per i giovani
che si affacciano per la prima volta al mondo
del lavoro appare una “Mission Impossible”.
Quale messaggio intende dare ai giovani che,
anche grazie al progetto Werther Campaldi,
possono traguardare un ingresso in azienda?
In questo momento essere
giovani, vivere in questa
situazione congiunturale,
soprattutto in Italia, è
oggettivamente difficile. È
difficile perché non sembrano
esserci le prospettive che ci
sono state quando io ero
giovane. È questa la realtà,
devo essere sincero. Però
per le aziende come Brevini
Fluid Power che credono
nella possibilità di svilupparsi
e hanno le idee chiare su
come svilupparsi credo ci sia
una possibilità in più: sia per
l’azienda che per quei giovani
che accetteranno le nostre sfide.
Il Progetto Studenti Werther
Campaldi è un’iniziativa molto
mirata, molto giusta, molto
corretta perché è andata in
questa direzione quando la crisi
non c’era.
Oggi è doppiamente
importante. Noi per poter
crescere abbiamo bisogno
di giovani. Abbiamo “voglia
di futuro”. È questo il fattore
chiave, la prima risorsa, di
cui l’azienda ha bisogno per
poter crescere. È fondamentale
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credere nei giovani e dare
loro nuove opportunità di poter
iniziare a fare un’esperienza
nel mondo del lavoro. È un
“ponte” quello che noi stiamo
costruendo tra l’azienda e i
giovani e sarà un ponte molto
solido.
La produzione globale che vede già la
presenza di Brevini Fluid Power in Cina impone
cambiamenti anche nella fase di formazione,
di ingresso nel mondo del lavoro?
La Cina si posiziona già tra
le prime potenze industriali
ed economiche nel mondo.
Nel nostro settore, nel settore
dell’oleodinamica, sta
superando anche l’America e
nel giro di due o tre anni sarà
al centro dell’oleodinamica a
livello planetario.
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In questa visione è evidente che
anche i nostri giovani dovranno
mettersi in gioco su scala
globale. Dovranno accumulare
nuove esperienze andando a
lavorare in quello che è il primo
mercato del mondo. Quindi,
la Cina non è più quella a cui
eravamo abituati a pensare
alcuni anni fa, oggi la Cina
è una grande opportunità
per i nostri giovani. La nostra
presenza in Cina è certamente
un buon punto di partenza per i
giovani che vogliono imparare
a “lavorare nel mondo”.
Quando io sono uscito
dall’Università Bocconi di
Milano “andare per il mondo”
era un’opportunità per pochi.
Oggi è un’esigenza per tutti.
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L’istruzione e la formazione sono le armi
più potenti che si possono utilizzare per
cambiare il mondo
Nelson Mandela
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Le scuole aziendali
La vera “fucina”
del Made in Italy
I campioni del Made in Italy, le medie imprese eccellenti che sanno
competere sui mercati mondiali, hanno un DNA comune: tanti imprenditori
che a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta hanno creato le loro
“officine”, hanno imparato le basi, il mestiere, il “saper fare” anche
grazie alla formazione professionale curata direttamente dalle grandi
imprese industriali italiane.
A Reggio Emilia la storia delle Officine Reggiane fondate nel 1901 è
un esempio da manuale. Una case history di successo, almeno da quel
punto di vista se non da quello della continuità industriale.
Da quella storia fatta di grandi professionalità, di capacità operaie che
sarebbero diventate anche manageriali è nata una parte importante
dell’imprenditoria reggiana.
Luciano Brevini, fondatore insieme al fratello Renato e successivamente a
Corrado del gruppo Brevini, lavorava alle “Reggiane”. Oggi è dedicata
a Luciano Brevini la scuola aziendale Brevini Power Transmission e anche
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per Brevini Fluid Power è previsto un progetto di formazione permanente
di alto profilo: la Training School.
Quello creato dalle Officine Reggiane è un patrimonio che ha prodotto
frutti anche nelle province vicine.
Un esempio per tutti: Tommaso Barbieri nel 1938 a Parma creò una
scuola per tecnici da impiegare nella sua industria che produceva
macchine per pastifici basandosi sui libri di testo preparati dalle Officine
Reggiane di Reggio Emilia.
Oggi le “scuole aziendali” spesso si chiamano “University” oppure
“Academy” e rispetto a quelle create all’inizio del Novecento dalle
più grandi aziende italiane: Fiat, Breda, Marelli, Olivetti, Ansaldo e
Dalmine sono più orientate alla specializzazione produttiva.
Le scuole aziendali delle grandi industrie che hanno segnato la
ricostruzione dell’Italia invece hanno formato a 360° un’intera classe
operaia, altamente qualificata e capace di guardare al futuro.
La complessità del rapporto scuola-lavoro risulta sempre attuale nei
periodi di forti crisi politiche ed economiche. Oggi come ieri “la
scuola aziendale” può essere un punto di riferimento ma servirebbero
politiche nazionali (e anche europee) più adeguate alle sfide imposte
dalla globalizzazione.
La cultura tecnica è alla base della competitività di un Paese che si
voglia definire protagonista dell’economica globale e la sua difesa è
fondamentale per garantire il benessere collettivo della sua popolazione.
Le più famose imprese italiane concepivano la formazione professionale
delle proprie maestranze come parte integrante delle strategie organizzative
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e produttive. La formazione era oggetto di investimenti importanti.
Inevitabile il riferimento all’impegno di Adriano Olivetti.
L’imprenditore piemontese intuì prima e più di altri, che doveva mettere
in primo piano il problema della preparazione delle giovani maestranze
qualificate. Fondò la Scuola Olivetti nel 1935. Nel 1943 in stretto
collegamento con il Centro Formazione Meccanici creò un Istituto
Tecnico Industriale e un meccanismo di borse di studio. Gli “allievi”
venivano selezionati tramite rigorosi test d’ingresso che “scartavano il
25% dei candidati” ma consentivano a quelli che superavano la prova
di accedere ai tre anni di “scuola” previsti dal CFM (Centro Formazione
Meccanici). Il Corso Triennale di Addestramento dell’azienda di Ivrea
che produceva macchine per scrivere era a tempo pieno e prevedeva
diciotto ore settimanali di materie teoriche con lezioni di cultura generale,
politica, economica, sindacale e perfino l’educazione artistica. Le
officine della scuola offrivano, già dai primi anni cinquanta, tutte le
apparecchiature più all’avanguardia per l’epoca e gli alunni potevano
usufruire di ventiquattro ore di pratica la settimana per esercitarsi al
fianco di insegnanti motivati e ben preparati. L’attività fisica all’aria
aperta completava il calendario scolastico di ogni allievo che si
spostava sempre più al centro del processo produttivo della fabbrica
e membro di una comunità di veri professionisti. Il Corso Biennale di
Qualificazione, impostato secondo una frequenza a tempo ridotto,
venne riservato a coloro che, avendo frequentato con successo quello
triennale, erano già inseriti in reparti di produzione. Alle lezioni teoriche
si dedicavano dieci ore settimanali, mentre le esercitazioni pratiche
erano organizzate in funzione dei vari indirizzi specialistici: si formarono
così attrezzisti, montatori e manutentori di macchine utensili, addetti a
Adriano Olivetti
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Il Centro Formazione
Meccanici Olivetti
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macchine universali e speciali ed elettromeccanici. Tutti i ragazzi che
partecipavano ai corsi erano retribuiti secondo un particolare contratto
di lavoro che prevedeva un salario ridotto del 10% rispetto a quello
dell’operaio comune; l’impresa assicurava agli studenti gli stessi servizi
sociali che forniva gratuitamente agli altri lavoratori e consentiva che
gli anni di studio fossero conteggiati ai fini dell’anzianità aziendale.
Criteri che sarebbero attuali anche oggi. Per non scoraggiare i giovani
dall’intraprendere il lungo percorso formativo del CFM, erano inoltre
previsti alcuni incentivi: aumenti retributivi annuali in relazione al
superamento degli esami, premi in denaro per gli alunni più meritevoli
e un fondo di risparmio personale che si riscatta al conseguimento del
titolo. È inoltre la stessa Olivetti a contribuire alla nascita del primo istituto
tecnico industriale omonimo di Ivrea, riconosciuto legalmente dallo stato
italiano e in attività fino al 1962. Strada scelta, molti anni dopo, da
imprenditori come Pietro Barilla che sostenne concretamente la creazione
della facoltà di Ingegneria dell’Università di Parma oppure come Achille
Maramotti che nel 1994 a Reggio Emilia stimolò la creazione di una
scuola per “periti della Moda” all’Itis Nobili come evoluzione della
scuola di taglio e cucito creata nel dopoguerra dalla madre Giulia
Fontanesi. Giulia Fontanesi creò la “Scuola di Taglio e Confezioni
Maramotti” con la finalità di formare artigiani e tecnici che fossero in
grado, partendo da un dato schizzo o figurino, di realizzare modelli
o capi di abbigliamento. Idea poi ripresa con i “periti della moda”. In
Italia un vero censimento delle scuole aziendali risulta complesso da
stilare e aggiornare ma in Emilia e nel Nord Italia gli esempi virtuosi
sono stati e sono davvero tanti: centinaia. In tanti si sono ispirati e si
ispirano alle esperienze di Adriano Olivetti. In Europa e ancor di più
se l’analisi si allarga a livello internazionale la scelta di investire nella
formazione aziendale è considerata “fondamentale”, un vero pilastro
dello sviluppo di ogni impresa. In Italia servirebbero nuovi strumenti
di sostegno per le imprese che investono e per avere una maggiore
integrazione con scuole professionali, istituti tecnici e università per dare
alla “fabbrica” il giusto ruolo e la giusta attrattività ma su questa strada
i passi avanti sono pochi e discontinui. Adriano Olivetti invece aveva
compreso che non era sufficiente formare i propri dipendenti tramite il
classico apprendistato pratico e nessun dirigente trovava vantaggioso
affiancare gli operai esperti ai principianti. Si andò così delineando
uno dei sistemi educativi più efficaci nell’era del boom economico.
Il modello della “scuola aziendale” fu sperimentato con successo anche
dalla FIAT.
La Scuola Allievi FIAT iniziò attività nel marzo 1922 per volere del
fondatore Giovanni Agnelli e allo scopo di provvedere alla formazione
dei propri lavoratori qualificati tramite metodi e mezzi aggiornati.
Ugo Gobbato rielaborò molti dei concetti del taylorismo e del fordismo
adattandoli alla gestione della fabbrica di automobili. La concezione
scientifica del lavoro, l’analisi delle caratteristiche della mansione da
svolgere, la creazione del tipo di lavoratore adatto a quel compito
e la selezione dell’operaio ideale furono le linee guida della scuola
aziendale FIAT.
La selettività era un criterio importante fin dalla prova di ammissione.
Il Centro Formazione FIAT
Tutti gli aspiranti operai erano poi sottoposti a visita medica affinché
potessero dimostrare di essere idonei a svolgere i propri compiti.
I corsi di studio erano annuali, biennali e triennali, a seconda del livello
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di istruzione conseguito precedentemente dai ragazzi, ed il ritmo risultava
particolarmente sostenuto (dato che prevedeva teoria e pratica); per
continuare a frequentare le lezioni, inoltre, era indispensabile conseguire
una media complessiva di sette decimi.
Lo studente godeva degli stessi diritti e doveri degli altri operai, la sua
operosità era certificata tramite un “diario di lavoro” compilato dal
“docente capo squadra”.
La prima sede della Scuola Professionale Fiat fu istituita presso lo
stabilimento Lingotto dove molti giovani licenziati o provenienti da
istituzioni scolastiche statali iniziarono a qualificarsi come operai
specializzati.
Terminata la Seconda Guerra Mondiale, la sede fu trasferita in Corso
Dante, nello stesso edificio industriale che aveva visto nascere la Fiat
nel 1899.
“La Scuola Centrale Giovanni Agnelli” costituiva un complesso didattico
prevalentemente rivolto alla preparazione tecnica e professionale; era
tuttavia considerata fondamentale la formazione culturale degli allievi
per cui l’insegnamento comprendeva non solo le lezioni teoriche e
pratiche sulle varie materie specifiche e caratterizzanti.
La Scuola Centrale “Giovanni
Agnelli”
Ogni allievo poteva dunque seguire corsi di matematica, disegno,
fisica, tecnologia d’officina, metallurgia e inglese, arricchendo il proprio
bagaglio culturale di nozioni indispensabili per la vita di tutti i giorni.
La scuola aziendale continuò ad essere attiva fino al 1972, quando fu
definitivamente sostituita dall’Isvor Fiat. Isvor fino al 2008 (quando fu
chiusa) rimase una delle eccellenze italiane nel settore della formazione
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aziendale. Nel 2004 ISVOR FIAT aveva realizzato 1.300 diversi
progetti di formazione per un totale di 10.850 giornate di aula e oltre
13.400 giornate di assistenza tecnica, coinvolgendo circa 35.000
persone sia in Italia che all’estero.
Alla base della ripresa della FIAT, dopo la forte crisi degli anni ottanta,
spesso si ritrova quella classe di operai altamente qualificata che
frequentò la Scuola Centrale.
Sono tante, per fortuna, le aziende italiane che investirono capitale
economico ed umano nella gestione di corsi specializzanti negli anni
venti e trenta del novecento ed è pertanto difficile stabilire chi per prima
ebbe l’idea vincente.
Certamente il “modello Gobbato” ha fatto scuola.
Anche nel Ventennio Fascista le imprese evidenziarono la necessità
di sostituirsi allo Stato per garantire una corretta formazione ai propri
dipendenti. Le strutture create da Benito Mussolini non si erano infatti
dimostrate del tutto all’altezza di gestire il sistema educativo professionale.
La scuola interna
Magneti Marelli
A Milano Federigo Caglieri il dirigente scolastico della scuola interna
Magneti Marelli (fondata nel 1925) affermava (nel 1935) che per
l’istruzione tecnica di Stato era impossibile operare secondo le esigenze
delle imprese: “operai abili non si improvvisano certo e sarebbe
deplorevole ottimismo da parte nostra attendere da altri un miglioramento
della situazione”. Si investì anche in comunicazione.
La Magneti Marelli stimolò la diffusione di una rivista interna di
fabbrica chiamata “Sprazzi e Bagliori”. In quelle pagine i
giovani delle scuole aziendali venivano definiti con l’epiteto
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“Vedette d’Officina” ed erano proposti all’attenzione degli operai
più anziani come soldati di un nuovo esercito avanguardista.
L’autocelebrazione dell’impresa non poteva prescindere dall’esaltazione
di un nuovo tipo di dipendente, istruito con mezzi e metodi moderni,
orgoglioso del proprio lavoro e dell’appartenenza all’organico di
fabbrica.
Lo stabilimento di Sesto San Giovanni fu il primo a dotarsi, agli inizi
degli anni sessanta, di un vero e proprio asilo aziendale per i figli delle
dipendenti che seguivano il corso professionale da avvolgitrici.
Altri ne sono nati nei decenni successivi ma ancora oggi le aziende che
offrono strutture del genere si contano in poche decine.
La formazione permanente era vista come una, se non l’unica, risposta
possibile alla crisi finanziaria di Wall Street scoppiata nel 1929. Anche
di fronte alla crisi che stiamo vivendo la “scuola” si potrebbe rivelare
una risposta, un fattore competitivo in più.
Non era più conveniente, come afferma Luigi Ricca, docente presso la
Scuola della Dalmine (1937), “Lasciare l’apprendista a diretto contatto
con l’operaio anziano” perché era necessario “evitargli tutti quegli errori
d’empirismo nei quali quest’ultimo ha perseverato per lunghi anni.”
Agostino Rocca, a capo di Dalmine e Ansaldo alla fine degli anni trenta,
pensò inoltre di dare un forte impulso alle opere sociali dell’impresa
rivolte ai dipendenti, quali dopolavoro, colonie estive, asilo, strutture
sportive, fattoria per i lavoratori, cooperativa di consumo.
L’esperienza della Scuola Apprendisti avviata da Rocca costituì fino al
1948 il punto di riferimento per la preparazione scolastico-professionale
29
della provincia di Bergamo. Il docente e intellettuale Luigi Ricca diede
perfino alle stampe un manuale pratico intitolato “La scuola di fabbrica:
come si impianta, funziona, dirige e come modello di organizzazione
industriale” (1941), attraverso il quale analizzava gli aspetti positivi e
negativi della creazione di corsi professionali dedicati ai dipendenti.
Lo stesso Ricca teorizzava che la scuola deve essere contemporaneamente
entro i confini dello stabilimento ma al di fuori dei reparti di lavoro,
sottolineando così l’appartenenza all’impresa senza confondere questa
nuova realtà con quella meramente produttiva:
“la Scuola di Fabbrica non deve essere considerata come un reparto di
Stabilimento. Essa non è una scuola come tutte le altre perché permette
di realizzare finalmente il contatto fra Scuola professionale e Industria;
ma non è neppure un reparto produttivo. Non si possono applicare ad
essa tutte le norme vigenti per gli altri reparti di Stabilimento. Gli allievi
non sono operai, i professori non devono essere trattati alla stregua
di comuni impiegati; perciò sia le ore lavorative settimanali, sia le
vacanze, vanno stabilite in modo da rappresentare anch’esse un che
di intermedio fra Scuola pubblica e Fabbrica.”
E funzionava. Basta citare un esempio: il disegno tecnico consisteva
nella copia dal vero di organi di macchine semplici e complesse, che
erano parte integrante della dotazione strumentale delle aule. Altro che
“scanning automatizzato con rilevazione laser e CAD 3D”. I progettisti
nascevano così.
La scuola aziendale diveniva sempre di più “l’officina dell’officina” e
per questo era fondamentale vigilare attentamente sui processi educativi
dell’élite operaia.
30
L’inserimento nell’ambiente produttivo doveva avvenire gradualmente,
poiché la realtà con la quale il ragazzo si sarebbe di lì a poco
confrontato, era ben diversa da quella del laboratorio pratico della
scuola professionale.
La Dalmine promosse inoltre l’idea che la gestione del luogo di studio (e
lavoro) dovesse avere alcuni punti in comune con quella delle caserme
militari; gli studenti, ogni mattina, erano tenuti a presentarsi in divisa per
il saluto alla bandiera e, secondo lo stesso Ricca, perfino gli ambienti
scolastici dovevano essere tinteggiati con colori chiari per determinare
una migliore disposizione d’animo degli alunni.
Le sanzioni e i richiami erano all’ordine del giorno e si pensava che
la rigidità potesse formare la classe operaia del domani, sulla quale
molti governi avevano a lungo dibattuto senza sviluppare un percorso
formativo concreto.
Le aziende continuarono a sostituirsi allo stato Italiano, creando attorno
alla fabbrica i luoghi del sapere professionale e dell’avviamento al
lavoro.
Le scuole ufficiali, tuttavia, furono presto rimpiazzate da corsi serali
meno vincolanti rispetto al passato e la società civile si rese conto
dell’importanza delle scuole di specializzazione tecnica; nacquero
così, in pieni anni sessanta, alcuni istituti tecnici e professionali statali
che ancora oggi sono attivi.
Il modello d’istruzione d’impresa contribuì positivamente alla crescita
del nostro Paese. È da quel patrimonio che possiamo ripartire.
* Ha collaborato alla ricerca sulle scuole aziendali Lorenzo Ferrari
31
I primi 10 anni della
scuola “Luciano Brevini”:
la palestra per competere
Inaugurazione della scuola
Luciano Brevini con il
Presidente della Provincia di
Reggio Emilia Roberto Ruini
32
“È vero che è utile imparare facendo, ma se prima qualcuno ci spiega
cosa bisogna fare si impara ancora più in fretta” dice spesso Luciano
Cigarini che è l’anima e il motore della Scuola Aziendale “Luciano
Brevini”. In Brevini Power Transmission il problema della formazione
diventò evidente già nel corso degli anni novanta quando la rapida
crescita dell’azienda e la complessità del processo produttivo si
abbinavano alla crescente difficoltà di trovare nel territorio reggiano
personale con un’adeguata preparazione. Renato Brevini iniziò così
a pensare di organizzare in modo sistematico dei corsi interni di
formazione. Negli anni novanta è nato il primo nucleo di quella che
dall’ottobre 2001 sarà la scuola “Luciano Brevini”. Nel budget Brevini
Power Transmission, anno dopo anno, la quota di investimenti in
formazione è sempre aumentata. Nella vision Brevini è un “investimento
irrinunciabile”. L’idea della scuola aziendale risponde a un’esigenza
concreta, quella di formare personale qualificato da inserire nelle sedi
e filiali, in Italia e all’estero. Alcuni corsi vengono realizzati direttamente
nei nuovi insediamenti produttivi: in Germania, in Cina o in USA.
Una parte dei corsi, quella più specifica e dedicata al prodotto Brevini
Power Transmission, si svolge combinando una parte teorica svolta in
aula e una parte pratica, per “toccare con mano”, svolta negli stabilimenti
produttivi. È un tipo di formazione mirata anche al post vendita, con
una struttura dedicata, che rimane una via di sviluppo importante. Nel
2010 le ore di formazione sono state tredicimila e hanno coinvolto la
maggioranza dei dipendenti di Brevini Power Transmission. Analogo
il trend 2011: l’anno del decennale dall’inaugurazione. La scuola è
un asset importante perché aumenta e diffonde la “cultura Brevini“
e contribuisce a formare e consolidare “lo stile Brevini” che viene
riconosciuto dai clienti come un reale plus competitivo.
I numeri della scuola “Luciano Brevini” sono importanti: 1.500 presenze
in quasi dieci anni di attività a Reggio Emilia basate su 180 corsi che
si svolgono in parte in aula e in parte nei reparti produttivi. Oltre il 40%
dei corsi viene realizzato direttamente nelle filiali Brevini nei Paesi esteri
e vengono organizzati corsi anche direttamente nelle sedi dei principali
clienti che utilizzano prodotti Brevini. La logica è semplice: teoria e
pratica insieme, per tutti, anche per i top manager che il training nella
scuola “Luciano Brevini” lo hanno fatto proprio tutti.
La scuola “Luciano Brevini” avrà un ruolo e un futuro sempre più trasversale
coinvolgendo altri profili professionali, ad esempio ai montatori, ma le
opportunità sono davvero tantissime.
“Dare adeguato slancio alla formazione, di base e anche avanzata,
è una via di sviluppo importantissima - ha detto Renato Brevini nel
corso della cerimonia che nel giugno 2009 ha segnato la chiusura
del primo “Master” della scuola “Luciano Brevini” – quando nei primi
Esercitazione di montaggio
alla scuola aziendale Brevini
Power Transmission a Reggio
Emilia
33
anni di attività della F.lli Brevini abbiamo deciso di assumere il primo
ingegnere (l’ing. Gian Paolo Manzini) nessuno poteva immaginare che
meno di cinquant’anni dopo otto giovani, neo laureati in ingegneria,
avrebbero seguito un corso di alta formazione post laurea all’interno
della Brevini costruendo progetti specifici per dare slancio alla scelta
di inserire i criteri basati sul Lean Thinking, sul pensiero snello, in tutte
le unità produttive della Brevini Power Transmission.
34
Una nuova “training School”
Brevini Fluid Power
per costruire il nostro futuro
Maurizio Brevini
Vicepresidente Brevini Group
La voglia di futuro che mezzo
secolo ha animato mio padre
Corrado e i suoi fratelli Renato
e Luciano ha portato oggi alla
creazione del Brevini Group.
Certamente la strada fatta dal
1960 a oggi è tanta ma le
analisi più recenti dicono che
le imprese vincenti sono quelle
capaci di scommettere – investire
sulla formazione.
Noi Brevini siamo cresciuti a
questa “scuola”, con questo
pensiero quindi è naturale
dare una struttura organica alla
Scuola Aziendale “Brevini Fluid
Power“ nel contesto di un piano
industriale che lancia un ponte
verso il futuro.
Abbiamo sempre riservato
attenzioni alla formazione,
in tutte le aziende che ora
confluiscono in Brevini Fluid
Power, continueremo a farlo con
rinnovato impegno.
Al marketing meeting 2011
ho presentato la nostra idea di
“Scuola Aziendale”.
La Brevini Fluid Power Training
School è molto di più di un
investimento in formazione
permanente. Vuole essere un
punto di raccordo con la scuola,
con l’Università, con i centri
ricerca.
Avere una forza lavoro preparata
è un prerequisito, a ogni livello,
in ogni paese del mondo.
Oggi più di ieri.
35
Oggi con la Brevini Fluid Power
Training School diamo visibilità a
questa visione. Vogliamo rendere
evidente a tutti, dentro e fuori
l’azienda, che il cambiamento
organizzativo in atto è spinto da
un forte spirito innovativo e dalla
volontà di ascoltare ogni tipo di
proposta mirata al miglioramento
continuo della nostra azienda.
obiettivo serviranno grandi
capacità in ogni area di attività.
Nessuno si deve sentire estraneo
al progetto della nostra Training
School.
Sono in campo marchi che
possono realizzare sinergie a
valore aggiunto. Ogni team
aziendale sarà chiamato a dare
contributi per innalzare la cultura
del gruppo condividendo knowhow e valori.
Abbiamo pensato il nostro
Training Center partendo da
obiettivi precisi: dovrà essere,
interfunzionale, trasversale,
multidisciplinare ma prima di
tutto EDUCATIVO.
È questo il primo obiettivo della
nostra Training School: fare
squadra, una squadra capace
di giocare al massimo livello in
tutto il mondo.
Vogliamo diventare un
player globale nel mondo
dell’oleodinamica: in Italia, in
Europa e nel mondo.
Per centrare questo ambizioso
36
È da questo coinvolgimento,
dalla partecipazione che
nascerà valore aggiunto per tutti,
per tutto il gruppo Brevini Fluid
Power.
Il business model di riferimento
per Brevini Fluid Power ha
bisogno di profili innovativi, in
tutte le aree di attività.
Abbiamo messo in cantiere
decine di corsi tematici
teorico/pratici che già nel 2012
vedranno impegnate le nostre
persone in una nuova sfida. Ci
sarà spazio per i prodotti, per
il budgeting, per l’elettronica
37
Products & Services
Core Capabilities
Distribution
Revenue
BUSINESS MODEL
Costs
Target customer
Value Configuration
Competencies
Management
Partner Network
Infrastructure
coniugata con l’oleodinamica,
per tutto quel che “suona nuovo”
e che invece dovrà essere nella
nostra agenda quotidiana.
Solo valorizzando al massimo
e partecipando attivamente
alla promozione e alla gestione
della Brevini Fluid Power
Training School l’innovazione
diventerà un “fatto collettivo”, un
patrimonio di tutti.
Abbiamo di fronte, tutti, nuovi
concorrenti e nuovi clienti. La
38
globalizzazione offre opportunità
ma impone anche nuovi
standard di posizionamento.
La via che conduce alla
crescita della produttività passa
dall’incrocio della formazione.
Passa per l’accumulazione di
“capitale umano” e si basa
sull’investimento nelle persone
che lavorano nel nostro gruppo
industriale.
È per questo che abbiamo
creato la Brevini Fluid Power
Training School.
Imparare è un’esperienza, tutto il resto è
informazione.
Albert Einstein
39
Mirco Campaldi:
sono stati dieci anni di “scuola”
L’idea di ricordare Werther
Campaldi è nata nel 1994
subito dopo la sua scomparsa.
Il figlio di Werther
Campaldi è nato nel 1974
a Reggio Emilia insieme
alla Hydr-App e dopo il
diploma in ragioneria ha
iniziato un percorso di
formazione sul campo, in
fabbrica. È entrato in Hydr
App subito dopo la morte
del padre. Dal 2007 è
direttore delle operation.
Il primo approccio, seguendo
una grande passione di
Werther Campaldi, è stato
orientato allo sport.
Unendo sport e giovani è nato
un torneo di calcio che per
alcuni anni ha portato a Reggio
Emilia le squadre giovanili
dei grandi Club (Juventus,
Inter, Milan e altre ancora).
Un “memorial Campaldi” che
cercava di unire due passioni: i
giovani e il calcio.
“Organizzando questi tornei –
racconta Mirco Campaldi – mi
sono accorto che lo spirito era
lontano dalle mie aspettative.
Lo spirito che animava i giovani
40
calciatori, e questo fu fonte di
grande delusione, non era la
vera essenza dello sport, non
era lo stare insieme per vivere
un’esperienza importante,
formativa, dentro squadre di
calcio importanti: si vedeva
già il profilo del business. Il
guadagno, di denaro era il solo
obiettivo.
Abbiamo quindi deciso di
interrompere questa prima
esperienza che è durata fino al
2000.
A quel punto mi sono detto,
ispirandomi al modello della
formazione americano, perché
non tentiamo di mettere in
piedi un progetto capace
di selezionare le persone, i
ragazzi, già durante gli ultimi
anni delle scuole superiori per
accompagnarle lungo tutto
l’arco temporale dell’Università,
fino alla laurea. Costruendo
questo progetto ci siamo
concentrati sulle facoltà
tecniche.
La Hydr-App è nata e cresciuta
nel settore oleodinamico. Un
campo assolutamente tecnico.
Uno dei problemi maggiori nel
nostro settore è sempre stato
quello di avere i “cervelli”.
È apparso chiaro che investire
sulle persone per trovare nuovi
talenti poteva essere il modo
giusto per ricordare l’impegno
di mio padre Werther.
Cercare persone capaci di
far progredire l’azienda. È
stato questo e questo rimane
l’obiettivo.
Il nostro è un progetto che
parte dalla conoscenza delle
persone, dei ragazzi, per
accompagnarli, per aiutarli a
capire che cosa è il mondo del
lavoro già mentre studiano.
41
Il criterio di ammissione e
di permanenza nel progetto
è basato sul merito, sulla
meritocrazia, non abbiamo
altri riferimenti. È un modo per
spronarli a fare sempre meglio.
Abbiamo immaginato un
percorso per cercare di creare
una serie di rapporti solidi.
Senza escludere, finito il
percorso di studi, di arrivare a
forme diverse di collaborazione:
dai progetti di ricerca fino
all’ingresso nello staff aziendale
con l’assunzione.
È accaduto. Quindi le speranze
si sono avverate.
Quale bilancio si può stilare dei primi 10 anni
del Progetto Studenti?
I risultati sono concreti. In questi
dieci anni abbiamo inserito
nel Progetto Studenti circa
una ventina di ragazzi. Ne
abbiamo portati alla laurea
42
otto. Tre sono attualmente
ricercatori universitari e uno
lavora in Brevini Fluid Power.
Quasi tutti si sono laureati con
eccellenti risultati. Tanti 108,
110 e qualche “lode”. Quindi
abbiamo persone che a livello
scolastico hanno ottenuto ottimi
risultati. Dicevo che ci sono tre
ricercatori. È la dimostrazione
che abbiamo lavorato, anche
durante gli stage in azienda,
per far capire a loro che finita
l’Università ci può essere un
futuro lavorativo, in azienda,
ma anche che le aziende
hanno bisogno di ricerca e di
collaborazione con l’Università.
I programmi di ricerca
costruiti e realizzati dal polo
oleodinamico dell’Università
di Modena e Reggio sono
veramente interessanti.
Ovviamente, a questi ricercatori
abbiamo assegnato anche
dei progetti del gruppo Brevini
Fluid Power da sviluppare e
43
realizzare. Tutte scelte orientate
al miglioramento del nostro
prodotto.
L’inserimento nel mondo del lavoro rimane un
passaggio delicato e complesso?
Rimane un momento delicato.
Dopo molti anni di “scuola”
inizia una nuova serie di
“esami”. Il Progetto Studenti
si è rivelato utile anche in
questo senso. I ragazzi inseriti
sono rimasti in contatto con
l’azienda e con il gruppo.
Alcuni hanno scelto di fare
stage, altri di cercare in
“fabbrica” i supporti per la
tesi. L’Ing. Paolo Melloni dopo
il dottorato di ricerca è stato
assunto, proprio quest’anno,
e lavora alla progettazione
di una delle nostre linee di
prodotto più complesse, i
distributori proporzionali. È
un ingresso che qualifica il
Progetto Studenti e l’azienda
perché porta nuove competenze
44
in una linea di prodotti dove
Brevini Fluid Power vuole
assolutamente investire risorse
importanti, proprio perché è un
prodotto complesso e il livello di
selezione dei produttori è molto
alto. Quelli che rimangono
in quel segmento di mercato
hanno futuro e noi ci saremo.
I risultati sono, senza dubbi, positivi, non
ci sono tanti progetti che durano così tanti
anni nel mondo dell’impresa nel rapporto
con l’università e la scuola in Italia, questo è
assodato. Come cambierà nei secondi 10 anni
il progetto Studenti, anche in relazione alla
scuola che nascerà in Brevini Fluid Power?
Nei prossimi 10 anni puntiamo
a creare, se possibile, un
collegamento indissolubile con
la scuola aziendale. Il nostro
know-how, il patrimonio di
conoscenze a livello aziendale,
è importantissimo ma non basta.
Dovremo sviluppare e diffondere
una nuova cultura, cultura made
in Brevini Fluid Power.
Brevini Fluid Power avrà la sua
scuola. Questo vuol dire che c’è
qualcuno disposto a insegnarti,
a farti capire di che cosa c’è
effettivamente bisogno per
crescere in azienda.
La dimensione globale di Brevini Fluid Power
che ha unità produttive in Cina, che si è dato
un piano di sviluppo, un piano di crescita
ambizioso come si può integrare nel Progetto
Studenti?
Il Progetto Studenti Werther
Campaldi è nato a Reggio
Emilia dove le nostre aziende
sono nate e dove mio padre
ha lavorato con l’espresso
desiderio di fare qualcosa per
questo territorio ma i programmi
e i progetti cambiano e
stiamo verificando quanto può
diventare concreta l’idea di
aprire il Progetto Studenti anche
a giovani di altre nazioni,
ovviamente partendo dalla Cina
dove abbiamo la nostra unità
produttiva estera. Sarebbe un
punto di forza. Un’esperienza
in più per i ragazzi. Non è così
vicina e facile da realizzare ma
l’idea di una “scuola aziendale
senza frontiere” l’abbiamo in
mente.
45
L’unico modo per fare un ottimo lavoro è
amare quello che fai. Se non hai ancora
trovato ciò che fa per te, continua a
cercare. Sii affamato. Sii folle.
“Stay Hungry, stay Foolish”
Steve Jobs
46
Ecco chi era Werther Campaldi
di Renato Brevini e Loris Saccani
Werther Campaldi è entrato in Brevini nel 1964, la sede era ancora
in via Fantuzzi sul lungo Crostolo a Reggio Emilia. Aveva solo 16 anni
e con Luciano Brevini ha seguito tutto il percorso di formazione che lo
ha portato fino al ruolo di Capo Officina già nel 1970. La produzione
era concentrata solo sulla trasmissione di potenza, sui “riduttori”. Gli
anni che Werther Campaldi ha passato in Brevini e poi nella Hydr-App
(azienda che insieme a SAM Hydraulik è alla base del Brevini Fluid
Power) hanno lasciato un segno profondo.
La morte improvvisa nel ’94, a soli 46 anni, ha lasciato un vuoto difficile
da colmare ma è anche un esempio da seguire.
Di Werther Campaldi tutti quelli che hanno lavorato con lui hanno un
solo ricordo: “aveva sul cuore la maglia Brevini”.
Amava l’azienda e amava il suo lavoro. Passione che porta a grandi
risultati. Ha passato gran parte della sua vita in Brevini.
Quando Werther Campaldi è stato assunto alla F.lli Brevini i dipendenti
erano una decina. Con Luciano e Renato, poi anche con Corrado, ha
condiviso gli anni dell’avvio dell’attività industriale.
Werther Campaldi
(1948-1994)
Nel 1974 era nata la Hydr-App per dare sviluppo a linee di produzione
che la Brevini non poteva più seguire (come i moltiplicatori e riduttori ad
assi paralleli) perché si focalizzava sui riduttori epicicloidali e Luciano
Brevini chiese a Werther Campaldi di occuparsi dell’azienda nel ’75
47
- ’76 in occasione di una trasformazione societaria importante.
I soci che avevano fatto nascere la Hydr-App erano usciti e bisognava
“cambiare marcia”. Werther Campaldi accettò la sfida e portò in HydrApp tutto quello che aveva imparato in Brevini. Prima di tutto il valore
delle persone.
Come aveva fatto Luciano Brevini anche Werther Campaldi ha sempre
aiutato i giovani che entravano in fabbrica. Credeva nei giovani. Ha
cercato di continuare a camminare sulla strada che Luciano Brevini
aveva tracciato anche dopo la sua morte (nel 1982 ndr).
Credeva nel valore del lavoro e in vent’anni la Hydr-App diventò
un’azienda competitiva.
Impegno, dedizione, onestà, passione, solidarietà sono insegnamenti di
grandissima attualità. Oggi, forse in misura ancora maggiore, il rispetto
la coesione aziendale, la volontà di fare squadra per ottenere risultati
che sono “di tutti” diventano valori insostituibili e possono essere di
grande aiuto per competere al meglio anche con le grandi dimensioni
che Brevini Group ha raggiunto.
48
Renato Brevini
Presidente Brevini Group
Investire sulle persone. È questo
il tratto che unisce le storie di
tutte le attività imprenditoriali
avviate da Luciano, Renato e
Corrado Brevini.
“Per la Hydr-App che muoveva
i primi passi – ricorda Renato
Brevini – avevamo bisogno di
persone di fiducia, persone
su cui investire al punto da
farli diventare soci. Noi fratelli
avevamo già troppi impegni in
Brevini Riduttori così abbiamo
dato un’opportunità a persone
come Werther Campaldi e Loris
Saccani che hanno risposto in
pieno alle nostre attese.
Werther Campaldi era
una persona amabile, un
professionista estremamente
capace ma era prima di tutto
una persona seria, affidabile.
Era, lo confermo, una persona
amabile ma ti diceva sempre
in faccia quello che pensava.
Ovvio che qualche volta la
sua schiettezza poteva anche
fare male ma la sua onestà e
serietà erano proverbiali. E per
questo tutti lo apprezzavano
e rispettavano. Quando c’era
qualcosa che non gli andava
a genio Werther si incavolava
in un modo modo evidente,
“non le mandava mica a
dire”. Scontri anche duri ma
grazie alla sua schiettezza
riusciva sempre a uscire con un
risultato positivo dal confronto
che magari era partito con la
classica sfuriata in officina.
Per noi fratelli (Renato, Luciano
e Corrado ndr.) è stato un
collaboratore di alto profilo
49
ma anche un amico. Aveva
davvero la maglia Brevini, o se
volete quella della Hydr-App,
sul cuore.
Si era conquistato una notevole
autonomia nella gestione della
Hydr-App e i risultati a fine
anno erano la miglior conferma
che avevamo fatto la scelta
giusta. La Hydr-App cresceva
e Campaldi stava costruendo
una “buona squadra”, un team
coeso. Oggi in Brevini Fluid
Power abbiamo suo figlio Mirco
e vediamo che ha trasmesso
anche a lui quei valori. È
questo, credo, che dobbiamo
ricordare di Werther Campaldi:
la capacità di insegnare ai
50
giovani e di guidare la squadra
con autorevolezza. Non ha mai
usato semplicemente l’autorità.
Ha sempre saputo far valere le
sue ragioni.
Oggi il gruppo è cresciuto ma
storie come quella di Werther
Campaldi dimostrano che “far
carriera” è possibile. Impegno,
tenacia, onestà sono valori
chiave, ieri come oggi, e lo
saranno ancora di più in futuro
perché in tutte le aziende, a
tutti i livelli, c’è un passaggio
generazionale progressivo e
solo giovani di valore potranno
raccogliere il testimone
da uomini come Werther
Campaldi.
Loris Saccani
Vice presidente Brevini Fluid Power
Loris Saccani è entrato alla
Hydr- App nel 1975. L’azienda
era attiva da un anno. Oggi
si direbbe una “startup” e si
direbbe anche che era uno
“spin off “ ovvero un’azienda
nata da un’attività della casa
madre che allora si chiamava
Brevini Riduttori (oggi è la
Brevini Power Tranmsission).
Quando in Hydr-App è emersa
l’esigenza di un cambio di
marcia, di una nuova spinta
gestionale nello staff è arrivato,
dalla Brevini Riduttori, il giovane
Werther Campaldi. Aveva
maturato, lavorando al fianco
di Luciano Brevini, una grande
competenza nel coordinamento
della gestione nei reparti
produttivi e la sfida era proprio
quella: migliorare l’efficacia
della gestione in Hydr-App.
Quindi, nel cambio di marcia
dell’azienda…
Nel cambio di marcia
dell’azienda, è entrato
Campaldi. Campaldi che era
un uomo Brevini, naturalmente,
di Luciano Brevini, ma non lo
citiamo, messo appunto per
gestire, per dare ordine.
“Nessuno di noi aveva cultura
manageriale – ricorda Loris
Saccani – ma di Werther
Campaldi mi stupì fin dai primi
incontri il senso innato, il “fiuto”
per la gestione aziendale.
Sapeva come risolvere le
problematiche che ogni
giorno si presentano in una
fabbrica che cresce e sapeva
gestire i cambiamenti con
51
una competenza tecnica
riconosciuta da tutti. Libri di
management zero ma tanto
impegno, tanto lavoro e tanta
tenacia.
Allora in Hydr-App eravamo
una quindicina di dipendenti
e lui riusciva a essere presente
in prima persona su tutto e su
tutte le problematiche. Fino
a quando l’organico è salito
a 50-60 dipendenti era lui a
mettere “in moto” la fabbrica
ogni giorno. Poi naturalmente
ha delegato alcune mansioni
ma è sempre rimasto un
“leader”. Amava la produzione,
meno l’area commerciale, e per
questo ci siamo integrati bene.
Ci siamo completati a vicenda.
Un po’ come era accaduto tra
i fratelli Brevini. Insieme siamo
riusciti a far partire la Hydr-App
che ha intrapreso una strada di
crescita che dura ancora oggi.
52
Oggi Hydr-App è parte di un
gruppo ma i valori guida che
ha impostato Werther Campaldi
li abbiamo mantenuti.
Il nostro imprinting iniziale,
l’eredità più importante che
Werther Campaldi ci ha
trasmesso, è l’onestà che porta
alla trasparenza. Un insieme
di valori che Campaldi ha
trasmesso a suo figlio e a quanti
hanno avuto l’opportunità di
lavorare al suo fianco.
Anche nella storia di Hydr-App
abbiamo incontrato persone
che non erano trasparenti... ma
hanno sempre fatto una brutta
fine.
Di Werther Campaldi mi
piace ricordare un’altra qualità
importantissima: sapeva
ragionare sempre e comunque
con gli altri per “tirare fuori”
delle soluzioni condivise. Oggi
in azienda di colleghi della
prima ora come Anna Cantoni
non ne sono rimasti tanti ma il
suo esempio e il suo modo di
lavorare rimane un riferimento.
Quando Werther Campaldi nel
1994 è morto il testimone della
guida dell’azienda è passato
nelle mie mani. Ho cercato di
portare avanti il suo sistema di
gestione, il sistema basato sul
dialogo e penso che rimanga
un modello valido anche oggi.
Werther Campaldi credeva nei
giovani. Era “sangue nuovo
per l’azienda” diceva spesso e
per questo ha sempre aiutato i
giovani a inserirsi nella squadra
Hydr-App.
Prima ancora degli “stage” e
del Progetto Studenti ogni estate
Werther portava in azienda
studenti. Li metteva alla prova,
li guardava e tante assunzioni,
anche di persone che oggi
hanno ruoli importanti, sono
maturate così... con quelle
“vacanze in fabbrica”.
53
La caratteristica peculiare dell’Università
consiste nell’insegnare a studiare. La
laurea è solo la prova che si sa studiare,
che si sa acquisire formazione da se stessi
e che ci si è trovati bene nei percorsi della
ricerca scientifica. Se si è imparato ad
imparare allora si è fatti per imparare.
Una persona con una laurea è dunque
una persona cha sa meglio destreggiarsi
nell’oceano della formazione. Ha ricevuto
un orientamento
Maria Montessori
54
Progetto Studenti 2001-2011
Tutti i protagonisti
del Decennale
Chi meglio dei protagonisti, i giovani inseriti nel Progetto Studenti
“Werther Campaldi” può raccontare i primi dieci anni?
È per questo che abbiamo “aperto il microfono” e chiesto ai protagonisti
di raccontare le loro storie cercando di capire quali valutazioni danno
sul Progetto Studenti e cosa si potrebbe fare per migliorarlo.
Sono 19 conversazioni a ruota libera che fotografano bene i primi
dieci anni.
Dieci anni che hanno visto cambiare l’incontro annuale che si è
progressivamente aperto a contributi esterni, come avvenne nel 2010
all’aula Magna della facoltà di Ingegneria dell’Università di Modena
e Reggio, e hanno affrontato con grande chiarezza temi e problemi
del rapporto tra scuola-Università e Impresa.
Nelle pagine che seguono troverete le parole “dal vivo” dei giovani,
alcuni già laureati e occupati, nelle aziende ma anche nel mondo della
ricerca univesitaria,che offrono molti spunti di riflessioni. Il primo: la
MERITOCRAZIA è un valore vero, concreto che si traduce in percorsi
di crescita nel mondo del lavoro.
Di questi tempi dimostrare concretamente che la meritocrazia esiste,
come ha fatto Brevini Fluid Power.. è già un bel risultato raggiunto.
Ma Davide Fontana
ha scelto
l’elettronica…
Davide Fontana si è
diplomato in Elettrotecnica
all’ITIS Nobili di Reggio
Emilia nel 2003. È entrato
nel Progetto Studenti
Werther Campaldi grazie
ai buoni risultati ottenuti e
alla decisione di iscriversi
alla facoltà di ingegneria
Elettronica all’Università di
Parma.
Il percorso iniziato nel
2004 si è interrotto. Davide
Fontana ha scelto un
percorso che lo ha portato
lontano da Reggio Emilia.
* le interviste sono state raccolte da Cecilia Vecchi
55
GIAMPIERO MOSCO
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Giampiero Mosco
nato a San Pietro
Vernotico in
provincia si Brescia il
19/06/1982.
Esce dall’Itis Nobili
(indirizzo meccanica)
nel 2001 con un tesina
sul Robot e automazione
industriale. In seguito
si iscrive ad Ingegneria
e Meccanica presso
l’Università di Parma.
Sono stato uno tra i primi a
conseguire la borsa di studio
tramite il progetto studenti
Werther Campaldi il quale
è stato un forte incentivo
per la prosecuzione dei miei
studi. Ritengo quindi che sia
stata un’ottima occasione per
affacciarmi al mondo del lavoro,
avendo avuto un importante e
significativo appoggio.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare (stage,
lezioni mirate, progetti di ricercaassegno di ricerca universitario)?
Credo che lo stage, se ben
attuato sia dallo studente che
dall’azienda, sia sempre da
considerarsi un valido metodo
per far conoscere ai giovani il
56
mondo del lavoro. I ragazzi oggi
hanno particolarmente bisogno
di un incentivo pratico oltre che
di concetto, e l’attivazione di
stage o di progetti specifici credo
siano strumenti necessari alla
completezza dell’esperienza di
studi, nonché un’interessante
esperienza di vita.
Allo stesso tempo anche un
aiuto alla ricerca universitaria
non lo escluderei, visti i vari
tagli che sempre più colpiscono
l’istruzione in Italia.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Più che all’Università credo che
un solido lavoro in azienda sia
ciò che tutti sognano e se è
corredato da un’esperienza
in ambito internazionale, per
capire come funziona il mondo
del lavoro anche oltre confine,
sarebbe il top.
LUIGI BORGHI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
È stato sicuramente un onore per
me oltre che un piacere ricevere la
borsa di studi Werther Campaldi
nel 2001; mi ha sicuramente
dato sprone ad affrontare il
percorso di laurea. Il progetto
concretizza certamente il suo
intento di aiuto verso gli studenti
meritevoli di appoggio. Alcune
aziende strutturate come il
gruppo Brevini, vedendo difficile
l’identificazione di personale
qualificato, compiono azioni
mirate come queste per cercare un
giusto inserimento del personale.
È quindi una prova concreta che
questa integrazione tra impresa,
università e studenti sia una cosa
molto più profonda e positiva di
quanto una prima valutazione
possa definire perché è difficile
stimare veramente quanto lo
studente che accede alla borsa
di studio e venga quindi a contatto
con l’azienda possa crescere e
migliorarsi. Nel mio specifico
caso la borsa di studio è stata
un incentivo oltre che economico
anche di convincimento a
continuare negli studi universitari.
Ciò che ritengo remunerativo nel
tempo è che sul nostro territorio
si sia sviluppata una costante
collaborazione tra università,
scuola e mondo imprenditoriale
e che tutto ciò sia sempre più
amplificato.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare (stage,
lezioni mirate, progetti di ricerca assegno di ricerca universitario)?
Penso che la scuola, sempre più
in questi anni, stia diventando
un mondo asettico rispetto
al mondo del lavoro; non per
proprie intenzioni, che sarebbero
diametralmente opposte, ma
per i sussidi sempre più scarsi
determinati dai tagli di spesa per
l’acquisto di materiale tecnologico
che segua il passo con i tempi e
possa essere un valido strumento
didattico per affacciarsi al lavoro
con cognizione di causa. L’utilizzo
di questi materiali potrebbe essere
un utile strumento per migliorare
notevolmente il progetto.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
La mia percezione attuale si
riversa in azienda, in Italia, ma
senza escludere l’estero.
Colgo l’occasione per ringraziare
nuovamente tutti i protagonisti
che hanno fatto in modo che tutto
ciò si sia realizzato e sviluppato
negli anni.
Luigi Borghi
nato a Reggio Emilia
il 23/06/1982.
Nell’anno 2001 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
elettronica) con una tesina
sull’applicazione della
L.626. Lo stesso anno si
iscrive al corso di laurea in
Ingegneria Meccatronica
presso l’università di Reggio
e Modena.
57
ANDREA ROSSI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Andrea Rossi
nato a Bozzolo (MN)
il 23/01/1983.
Nell’anno 2002 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
elettrotecnica) con una
tesina sul motore a
sincrono trifase. Consegue
la laurea in Ingegneria
Meccatronica presso
l’università di Reggio e
Modena. Si sta avvicinando
alla fine del Dottorato
di Ricerca in Tecnologie
dell’Informazione
presso l’Università di
Parma, specializzandosi
nell’elettronica di controllo
dei motori elettrici e
nel progetto hardware
e software di schede
elettroniche di controllo.
58
Sono stato gratificato dal
progetto Werther Campaldi,
è stata una bella esperienza
che mi ha reso orgoglioso dei
risultati ottenuti sia all’ ITIS
che all’università. Sono stato
motivato a fare meglio ed ad
avere una media dei voti più alta
possibile per restare in corsa nel
progetto. La possibilità di avere
uno sbocco occupazionale alla
fine del mio percorso di studi
mi ha dato ulteriore sicurezza
e tranquillità. Dovrebbero
essere numerosi i progetti che
accompagnano gli studenti
meritevoli durante il loro percorso
di studi, mentre invece sono solo
casi isolati, e di cui nessuno è
a conoscenza. Raccontando ad
amici e colleghi universitari del
progetto Werther Campaldi ho
sempre riscontrato invidia ed
incredulità, e mi sono sempre
sentito lusingato e fortunato ad
avere un sostegno di questo tipo.
del reclutamento è bene inserire
nei parametri di selezione dei
candidati, per quanto possibile,
gli indirizzi universitari afferenti
alle posizioni offerte.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare (stage,
lezioni mirate, progetti di ricercaassegno di ricerca universitario)?
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Credo che la possibilità di
conferire borse di studio, la
possibilità di svolgere uno stage
durante il periodo di tesi e di un
impiego futuro dopo il percorso,
siano il massimo che il progetto
Werther Campaldi possa offrire.
È importante mantenere un buon
contatto con lo studente quando
si approssima al periodo di tesi,
per potergli offrire un’attività
di stage, e mantenere stretto
contatto con esso nel momento
in cui entra nel mondo del
lavoro. Se il periodo di
accompagnamento degli studenti
ha un ruolo importante ai fini
Sono stato recentemente
coinvolto in “un’avventura
imprenditoriale” nel campo
delle energie rinnovabili che
esula parzialmente dalla mia
specializzazione. Tuttavia
mi ritengo ancora una volta
fortunato ad avere avuto una
chance. In questo periodo di
crisi è difficile avere queste
possibilità, specialmente in
Italia, e la tentazione di fuggire
all’estero alletta molti. Io
sfrutterò questa occasione nella
mia terra e mi adopererò perché
questa nuova impresa prenda
forma e si sostenga.
DANIELE PEDRONI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Far parte del progetto studenti
Werther Campaldi ha senza
dubbio rappresentato una
ulteriore motivazione per
fare sempre meglio nel corso
di un percorso universitario
impegnativo come quello di
Ingegneria: come era giusto
che fosse, l’azienda sosteneva
solo chi si fosse attenuto
entro precisi termini in fatto di
carriera accademica, sulla base
di avanzamento e rendimento.
Oltre che meritevole mi sono
sentito fortunato, e questo mi
ha dato sicuramente la spinta
a fare sempre del mio meglio.
Pur non avendo rappresentato
direttamente un ponte verso
il lavoro, questa esperienza
è stata molto interessante
nel confronto con i referenti
aziendali, per capire le loro
aspettative nei confronti di
ingegneri neolaureati. Le mie
valutazioni non possono quindi
che essere positive.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare (stage,
lezioni mirate, progetti di ricercaassegno di ricerca universitario)?
A mio parere, lo stage
rappresenta un ottimo modo per
far sì che uno studente possa
farsi un’idea di cosa significhi
lavorare in azienda, delle aree
di competenza in cui potrebbe
inserirsi e delle dinamiche
tra i reparti. Potrebbe essere
interessante dare l’opportunità,
a studenti reputati meritevoli,
di proseguire dopo la laurea
tramite finanziamento di un
preciso progetto di ricerca,
anche in vista di un possibile
inserimento in azienda.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Per quanto mi riguarda, al
termine degli studi ho scartato
l’idea di ricerca universitaria; l’ho
ritenuta certamente interessante
professionalmente, ma poco
soddisfacente dal punto di
vista delle garanzie di stabilità
e delle opportunità di carriera.
Oggi come oggi non valuto
concretamente l’eventualità
di un trasferimento all’estero
per lavoro, ma per il futuro non
escludo affatto che ciò non possa
avvenire.
Daniele Pedroni
nato a Reggio Emilia
il 25/02/1983.
Nell’anno 2002 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
elettrotecnica) con una
tesina sulla costruzione
di un impianto. Consegue
la laurea in Ingegneria
Meccanica presso
l’università di Parma
raggiungendo la meritevole
votazione di 110/110 e
lode.
59
DAVIDE BOTTAZZI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Davide Bottazzi
nato a Correggio
(RE) il 22/04/1983.
Nell’anno 2002 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
elettrotecnica) con una
tesina sull’energia solare.
Consegue la laurea in
Ingegneria Meccatronica
presso l’università di
Reggio e Modena. Tra
aprile e settembre 2005 ha
effettuato uno stage presso
Aron.
60
Il progetto è stata un’esperienza
molto interessante e positiva sotto
numerosi aspetti. Sicuramente
è gratificante vedere premiati i
propri risultati scolastici grazie ad
un’iniziativa che ha seguito noi
studenti dalle scuole superiori fino
al termine degli studi universitari.
La possibilità di ottenere un
premio di studio e quindi essere
di minor peso nel bilancio
famigliare, ha rappresentato un
ulteriore stimolo ad ottenere
buoni risultati negli esami ed
a laurearsi nei tempi previsti.
Ma l’aspetto più importante è
stato entrare in contatto con una
realtà industriale come Brevini
Fluid Power, grazie agli incontri
annuali ed al periodo di tesi
svolto in Aron. In questo modo si
è potuto iniziare a comprendere
come applicare nel concreto le
conoscenze acquisite.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare (stage,
lezioni mirate, progetti di ricercaassegno di ricerca universitario)?
Il periodo di tesi triennale, svolto
internamente al gruppo Brevini
Fluid Power, è stato un’esperienza
molto importante nella mia
formazione. Per questo motivo
ritengo che affiancare percorsi
di stage agli studi universitari o
aggiungere la possibilità di un
periodo post laurea, sarebbe
un ottimo modo di completare
la formazione di uno studente.
Attraverso assegni o progetti di
ricerca da svolgere in azienda,
eventualmente in collaborazione
con docenti universitari, si
potrebbe realizzare a pieno il
trasferimento tecnologico dagli
studi alle applicazioni.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Dopo la laurea specialistica, ho
avuto la possibilità d’intraprendere
il percorso di dottorato nel gruppo
di ricerca Hy.Sy.De. guidato dal
Prof. Milani. Questo mi ha
permesso di avvicinare il mondo
della ricerca e di lavorare con
le numerose aziende che si
avvalgono di collaborazioni con
il gruppo Hy.Sy.De. Inoltre, ho
potuto frequentare congressi e
centri di ricerca internazionali.
Giunto ormai al termine di
quest’esperienza, ho scelto di
continuare la mia formazione
grazie ad un assegno di ricerca
biennale, con l’obbiettivo di
accedere in seguito al mondo
aziendale e mantenere la
massima disponibilità verso
un’eventuale opportunità
lavorativa estera.
PAOLO SASSI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Per me il progetto Werther
Campaldi è stato un notevole
incentivo per il mio percorso
di studi universitari, sia dal
punto di vista economico, ma
anche dal punto di vista della
motivazione, in quanto riuscire
a guadagnare un posto in un
progetto così importante per
la realtà industriale reggiana
ha rappresentato un motivo di
grande soddisfazione. Per quanto
riguarda il mio percorso lavorativo
il progetto non ha avuto sbocchi
professionali presso aziende del
gruppo, però penso che l’iniziativa
sia molto valida in quanto
permette agli studenti di iniziare
ad avere contatti importanti con
aziende di spicco. Penso che,
nell’ambito di un percorso di
studi in Ingegneria, un rapporto
del genere con tali aziende
dia una grande opportunità di
incrementare il proprio bagaglio
di conoscenze, arricchendolo con
esperienze di collaborazione,
come stage sul campo o
addirittura rapporti di lavoro.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare (stage,
lezioni mirate, progetti di ricercaassegno di ricerca universitario)?
Il mio rapporto con il progetto
studenti Werther Campaldi si
è limitato alla sovvenzione
economica a sostegno delle
spese universitarie, e di questo
sono estremamente grato agli
organizzatori. Oltre questo non
ho avuto modo di avere rapporti
più approfonditi con le aziende
del gruppo. So che alcuni ragazzi,
entrati a far parte del progetto
prima di me, avevano avuto
l’opportunità di visitare alcune
delle aziende e addirittura di
sviluppare o seguire progetti
finalizzati alla stesura di tesi
di Laurea. Questo lo considero
già un notevole passo di
avvicinamento delle aziende al
mondo universitario.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Lo scopo per il quale ho intrapreso
i miei studi era quello di mettermi
nella condizione di riuscire a
trovare un posto di lavoro una
volta li avessi terminati, cosa
che fortunatamente è avvenuta.
Ammetto che la Ricerca non è mai
stata uno dei miei obiettivi. Penso
che in Italia la maggior parte delle
persone che intraprendono un
percorso universitario lo faccia
per avere sbocchi lavorativi, ma,
per dirlo in termini semplicistici,
“con la ricerca in Italia non si
vive!”. Ammetto che però
se dovessi intraprendere una
carriera di ricercatore non lo farei
sicuramente in Italia.
Paolo Sassi nasce
a Reggio Emilia il
14/04/1984.
Nell’anno 2003 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
elettrotecnica). Consegue
la laurea in Ingegneria
Meccatronica presso
l’università di Reggio e
Modena.
61
MATTEO MUSSINI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Matteo Mussini
nasce Reggio Emilia
il 08/06/1984.
Nell’anno 2003 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
elettrotecnica). Si iscrive
ad Ingegneria Elettronica
presso l’Università di
Parma.
Il progetto è stato sicuramente
un incentivo concreto alla
prosecuzione degli studi volti ad
accrescere sempre più il proprio
bagaglio di conoscenze personali
e ampliare la poliedricità della
persona verso il mondo del
lavoro. In più, è stato un fattore
di forte stimolo professionale e
di aumento della stima in se
stessi, che non è poco di questi
tempi. Per queste ragioni, non
posso che essere pienamente
soddisfatto dell’opportunità che
il progetto Werther Campaldi mi
ha dato. E per questo ringrazio
colori i quali hanno reso possibile
la sua realizzazione.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare
62
(stage, lezioni mirate, progetti
di ricerca-assegno di ricerca
universitario)?
Credo che sia molto importante
seguire i ragazzi di anno in
anno accogliendoli in azienda
e affiancarli in iniziative di
stage o visite guidate su quelle
che sono le vere dinamiche e
problemi del mondo del lavoro.
In aggiunta, penso che sia di
grande stimolo l’appoggio
dell’azienda in progetti interni
di ricerca volti alla stesura
della tesi di laurea. Affrontare
un problema concreto è a mio
parere molto più formativo e
interessante che lo sviluppo di un
argomento didattico all’interno
delle strutture universitarie.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
La proiezione futura nel mio
caso non è l’Università ma
sicuramente il lavoro in azienda,
e perché no, fra qualche anno
anche la prestazione di lavoro
autonomo, quale ad esempio
studio tecnico. Al momento
credo di rimanere in Italia,
perché sono ancora convinto che
si possano fare delle belle cose
nel nostro Paese, ma accolgo
volentieri eventuali iniziative di
formazione all’estero per limitati
periodi di tempo.
LUCA BELTRAMI
Come hai vissuto il progetto studenti
Werther Campaldi? È stato un
incentivo ulteriore a fare meglio?
Lo hai visto come un ponte verso il
lavoro? Quali sono le tue valutazioni?
Ritengo il progetto Werther
Campaldi una bella ed importante
iniziativa a favore dei giovani, dello
studio e del merito. Io personalmente
l’ho vissuto come una grande
possibilità che mi è stata offerta
e nella quale mi sono impegnato
per fare il meglio possibile. Non lo
considero un vero e proprio incentivo
ad impegnarsi maggiormente, in
quanto ritengo che gli sforzi fatti nello
studio si fanno per se stessi e non per
altri. Tuttavia non escludo che possa
essere un impulso supplementare
in alcune circostanze. Purtroppo la
facoltà alla quale mi sono iscritto
non si sposava perfettamente con
l’iniziativa aziendale e quindi non
l’ho mai visto veramente come una
prospettiva di lavoro futuro. Penso
però che mi sia stato utile in quanto
mi ha permesso di osservare da vicino
la struttura e l’organizzazione di una
multinazionale, e questo si che potrà
essermi utile per il futuro.
Per concludere non posso che
apprezzare e condividere le finalità
e l’organizzazione del progetto
Werther Campaldi. In una società
così lontana dai giovani e dalle loro
necessità, fa sempre piacere vedere
che ci sono importanti aziende che,
in maniera lungimirante, continuano
a credere ed investire su di noi.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare (stage,
lezioni mirate, progetti di ricercaassegno di ricerca universitario)?
Per migliorare la validità e l’efficienza
del progetto si dovrebbe pensare
di organizzare una politica più
massiccia di stage aziendali e
progetti di ricerca che coinvolgano
gli studenti. Non ritengo infatti
utile limitarsi ad una valutazione
sulla base del merito universitario
(sicuramente molto importante) ma
anche all’inserimento dello studente
nella realtà aziendale in maniera
graduale e guidata. Questo sarà
sicuramente utile sia per l’azienda
che avrà la possibilità di formare un
possibile futuro dipendente prima
che questo si affacci al mondo del
lavoro, sia per lo studente che avrà
la possibilità di entrare in contatto
con una importante realtà aziendale
e quindi di maturare una apprezzabile
esperienza.
La proiezione attuale può essere la
ricerca universitaria oppure il lavoro in
azienda? In Italia o all’estero?
Attualmente lavoro presso
un’azienda. Scelta non facile visto
che sono sempre stato orientato verso
il dottorato di ricerca universitario.
Tuttavia dopo attenta riflessione sulla
situazione della ricerca in Italia e
vista la mia “scarsa” disponibilità
al trasferimento estero ho deciso di
intraprendere la strada del lavoro
aziendale. A 7 mesi dalla mia
assunzione sono sempre più convinto
della mia scelta.
Luca Beltrami nasce
Reggio Emilia il
14/11/1985.
Nell’anno 2003 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
elettrotecnica). Si iscrive
ad Ingegneria Elettronica
presso l’università di
Parma.
63
GIUSEPPE MELIOLI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Giuseppe Melioli
nato a Correggio il
31/08/1985.
Nell’anno 2004 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
meccanica) con una tesina
sulle lavorazioni al plasma.
Si è laureato in Ingegneria
Meccanica presso
l’Università di Parma con
la votazione di 110/110
e lode.
64
Purtroppo ho fatto parte
del progetto solo nella sua
primissima fase. Ho partecipato
alla premiazione con la
consegna della prima borsa di
250 Euro presso l’ITI di Reggio
Emilia poi, a causa di una media
bassa di voti durante il primo
anno di università sono stato
escluso dal progetto. Così, non
essendo stato “protagonista”
a pieno di questa bellissima
iniziativa, non posso dare una
valutazione realistica. Nel mio
caso e per mia colpa, non è
potuto essere né da stimolo a
fare meglio né da ponte per
il lavoro. Credo comunque che
sia uno strumento ideale per
incentivare a dare il massimo
negli studi e la speranza di poter
concretizzare qualcosa anche a
livello lavorativo.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare
(stage, lezioni mirate, progetti
di ricerca-assegno di ricerca
universitario)?
Sicuramente il fatto di avviare
iniziative come stage o lezionicorsi mirati all’introduzione
nel mondo del lavoro è
indubbiamente un’ottima
iniziativa.
Un consiglio che mi sento di dare,
però, è quello di differenziare la
soglia di media da raggiungere
per non essere esclusi dal
progetto in base alla facoltà e
all’ateneo in cui si intraprendono
gli studi.
Credo sia necessario essere
meno esigenti nella media
del primo anno d’università in
quanto è difficile il passaggio
scuola superiore e mondo
universitario. Nel mio specifico
caso pur essendo stato escluso
dal progetto dopo il primo anno
d’università ho concluso gli
studi con il conseguimento della
laurea specialistica in ingegneria
meccanica presso l’università
di Parma con la votazione di
110 e lode
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
La proiezione attuale è
sicuramente il lavoro in azienda.
Anche se il mercato del lavoro in
qualsiasi settore è veramente
molto duro, per come è svolta in
Italia, la ricerca universitaria non
è stimolante e soprattutto non ti
permette una stabilità lavorativa
con cui progettare serenamente
il futuro. Attualmente escludo
l’estero, e sicuramente il mio
luogo di lavoro è in Italia.
STEFANO MERCATI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Il progetto studenti Werther
Campaldi, oltre a facilitare
il mio percorso formativo, ha
fornito ulteriori stimoli per
mantenere alto il mio curriculum
accademico. Più che un “ponte
verso il lavoro”, identifico il
progetto come una “rampa di
lancio” per l’aiuto che fornisce
agli studenti che hanno le
capacità per entrare a far parte
del progetto stesso e giocarsi a
seconda delle capacità il proprio
futuro. Il giudizio non può che
essere positivo per la serietà e
la disponibilità che le persone
organizzatrici del progetto
hanno rivolto a noi studenti.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare
(stage, lezioni mirate, progetti
di ricerca-assegno di ricerca
universitario)?
Ritengo che un’ottima strada
per incrementare l’efficacia del
progetto studenti sarebbe quella
di finanziare progetti di ricerca e
assegni di ricerca nel campo del
fluid power (oltre a mantenere
attivo l’attuale sistema di
borse di studio) in modo da
accompagnare lo studente
oltre il percorso puramente
accademico, tramite una fase
che sia allo stesso tempo di
ulteriore formazione scientifica
di alto livello e di transizione
verso la futura introduzione nel
mondo del lavoro industriale.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Attualmente sto svolgendo un
percorso di dottorato di ricerca
presso la Scuola di Dottorato
in Ingegneria dell’Innovazione
Industriale del Dipartimento di
Scienze e Metodi dell’Ingegneria
(DISMI) di Reggio Emilia
(Università degli Studi di
Modena e Reggio Emilia).
L’attuale clima socio-politico
italiano non permette di fare
progetti a “lungo termine”: in
questo momento penso alla
ricerca universitaria come ponte
verso le aziende tramite processi
di trasferimento tecnologico.
Spero di continuare a lavorare
in Italia, anche se paesi come
Germania, Regno Unito e
Stati Uniti rappresentano sfide
molto allettanti nel campo
ingegneristico.
Stefano Mercati
nato a Reggio Emilia
il 16/03/1985.
Nell’anno 2004 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
meccanica) con una
tesina sulla trasmissione
idrostatica in circuito
chiuso. Consegue la laurea
in Ingegneria Meccatronica
presso l’università
di Reggio e Modena.
Attualmente sta svolgendo
un Dottorato in Ingegneria
dell’Innovazione Industriale
del Dipartimento di Scienze
e Metodi dell’Ingegneria
(DISMI) di Reggio Emilia
(Università degli Studi di
Modena e Reggio Emilia).
65
PAOLO MELLONI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Paolo Melloni
nato a Reggio Emilia
il 06/12/1986.
Nell’anno 2005 esce
dall’Itis Nobili con la
votazione di 97/100.
Consegue la laurea
magistrale in Ingegneria
Meccatronica presso
l’università di Reggio e
Modena. Attualmente è
stato assunto a tempo
indeterminato nel gruppo
Brevini Fluid Power.
66
Il progetto studenti Werther
Campaldi non è una semplice
borsa di studio, ma un vero e
proprio progetto basato sulla
meritocrazia. Durante il mio
percorso di studi ho sempre
cercato di fare del mio meglio
e sicuramente, la voglia di
continuare a far parte di questo
progetto è stato un incentivo a
voler far di più. Inizialmente,
non ho pensato che questa
iniziativa potesse essere un
ponte tra gli studi e il mondo
del lavoro, ma, anno dopo anno,
ho progressivamente cambiato
il mio punto di vista. Questo
progetto infatti si è rivelato
un’occasione per prendere i
primi contatti con una realtà
completamente diversa da
quella universitaria, grazie
anche alle occasioni di incontro
e confronto fra gli studenti e
l’azienda organizzate nel
tempo.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare
(stage, lezioni mirate, progetti
di ricerca-assegno di ricerca
universitario)?
Per rendere questa iniziativa
ulteriormente positiva, si
potrebbero offrire agli studenti
del terzo e del quinto anno,
prossimi quindi alla laurea, che
già beneficiano della borsa di
studio, delle occasioni formative
di stage presso l’azienda.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Nonostante quest’ultima
osservazione non posso che
ritenermi soddisfatto di aver
preso parte a questo progetto
che si è rivelato essere un
importante ponte verso il
mondo del lavoro, soprattutto
nell’attuale fase economica del
nostro paese che non facilita
certo l’ingresso dei giovani nel
contesto lavorativo.
Quest’anno riceverò l’ultima
borsa di studio ma… posso
affermare che il progetto
Werther Campaldi sia davvero
finito per me? Io direi piuttosto
che abbiamo iniziato un nuovo
capitolo…
ALESSANDRO BENEVELLI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Personalmente, ho molto
apprezzato il progetto studenti
Werther Campaldi in quanto
mi ha consentito di entrare
in contatto con il mondo del
lavoro, fin dal periodo di studi.
Ovviamente, la possibilità di
ricevere una borsa di studio in
base a criteri esclusivamente
meritocratici mi ha incentivato
a non mollare mai la “presa”
e puntare a mantenere sempre
una media elevata unita a un
ritmo altrettanto elevato. Oggi
che mi sto affacciando nel
mondo del lavoro, tutto questo
si è tradotto in offerte immediate
a fronte della mia disponibilità.
Pertanto questo progetto, che
mi ha accompagnato per l’intera
durata dei miei studi universitari,
è stato indubbiamente molto
utile e interessante.
Non è stato assolutamente un
ponte verso il lavoro poichè,
come già scritto, non ho avuto
alcuna risposta dalle aziende
promotrici. La mia valutazione
finale è (ovviamente) positiva
per quel che riguarda l’idea di
versare assegni agli studenti
meritevoli (una gratifica fa
sempre piacere), mentre
avrei preferito un maggior
interessamento da parte
dell’azienda per le scelte
successive al diploma e per il
percorso intrapreso.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare
(stage, lezioni mirate, progetti
di ricerca-assegno di ricerca
universitario)?
prosecuzione di un progetto che
mira ad accompagnare giovani
ingegneri durante la loro crescita
formativa.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Ad oggi ho svolto un anno di
assegno di ricerca presso il
laboratorio di “Idraulico del Veicolo”
del dipartimento di Ingegneria
Meccanica e Civile della facoltà
di Ingegneria “Enzo Ferrari”, a
Modena. Quindi l’Università può
rientrare nei miei progetti anche
se per il prossimo anno penso
di entrare nel mondo del lavoro,
magari proseguendo sui progetti
seguiti sin ora. Che sia Italia o anche
estero, l’importante è andare dove
ci sai una buona opportunità.
Alessandro Benevelli
nato a Reggio Emilia
il 24/04/1986.
Nell’anno 2005 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
meccanica) con una
tesina sulle ruote dentate
cilindriche a denti dritti
con una valutazione di
100/100. Consegue la
laurea in Ingegneria
Meccanica presso
l’università di Modena e
Reggio.
Sicuramente progetti di ricerca,
sotto forma di dottorati e assegni
di ricerca, sarebbero la naturale
67
DAVIDE VITO BICA
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Davide Vito Bica
nato a Montecchio
Emilia il
02/12/1986.
Nell’anno 2005 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
elettrotecnica) con
una tesina sul cancello
automatico. Si è laureato
in Ingegneria Civile presso
l’Università di Parma.
Il progetto per studenti
Werther Campaldi è stato un
bell’incentivo per migliorare il
rendimento scolastico e una
soddisfazione personale, un
bel riconoscimento dopo tanto
impegno e studio. È un vero
progetto meritocratico che mi ha
dato tanto in termini personali
ma anche economici. Più che un
ponte verso il lavoro è un buona
opportunità per prepararsi ed
affrontare la vita, quindi anche
il mondo del lavoro, in maniera
più aperta e consapevole. Le
mie considerazioni al riguardo
non possono che essere positive.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare
68
(stage, lezioni mirate, progetti
di ricerca-assegno di ricerca
universitario)?
Credo che il progetto sia ben
strutturato ma forse dovrebbe
essere corredato da uno stage
formativo o in subordine da
progetti di ricerca per avvicinare
maggiormente lo studente al
mondo del lavoro, ormai così
distante dal mondo dello studio.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Dopo aver ottenuto la laurea
specialistica in ingegneria civile
punto ad entrare in una azienda
di costruzioni o in uno studio di
ingegneria, credo che sia meglio
che la carriera universitaria. In
Italia sicuramente mi piacerebbe
ma anche all’estero se ce ne sarà
bisogno.
ANDREA CARRETTI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Il progetto studenti Werther
Campaldi è stato molto
importante per me perché mi
ha permesso di dedicarmi quasi
esclusivamente allo studio,
riducendo il tempo da riservare
a lavori saltuari che ho sempre
fatto per aiutare la mia famiglia
a mantenermi negli studi. Di
conseguenza la borsa di studio
è stata un gran incentivo a fare
meglio e mi ha consentito di
rimanere a tutt’oggi in corso,
nonché, appunto un grosso aiuto
finanziario. Sapere poi, che la
ditta Brevini mi segue ed è al
corrente dei miei risultati mi
dà fiducia sul domani quando
cercherò un lavoro. Per tutto
questo la mia valutazione del
progetto non può che essere
positiva.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare
(stage, lezioni mirate, progetti
di ricerca-assegno di ricerca
universitario)?
Per rendere il progetto più
efficace e valido penso sarebbe
utile avviare degli stage
aziendali perché ritengo che il
modo migliore per completare
la formazione di uno studente
sia quello di mettere in pratica
gli studi effettuati ed avere
l’opportunità d’entrare in
contatto con il mondo del lavoro.
che adottano gli altri paesi
con economie più forti e/o
emergenti (oggi penso alla
Germania o all’India) e perché
penso che al giorno d’oggi non
ci si possa affacciare al mondo
lavorativo senza la conoscenza
corrente di almeno una
seconda lingua. Nello specifico
l’inglese ormai dovrebbe essere
obbligatorio per tutti. Quindi sì
all’estero per avere una buona
e diversa formazione culturale,
linguistica e lavorativa, e un’utile
esperienza di vita.
Andrea Carretti
nato a Montecchio
Emilia il
04/06/1989.
Nell’anno 2008 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
meccanica). Sta
frequentando la Facoltà
di Ingegneria Meccanica
presso l’università di
Modena e Reggio.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Dopo la Laurea prevedo almeno
un anno di lavoro all’estero per
conoscere i metodi di lavoro
69
NICOL0’ MORINI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Nicolò Morini
nato a Reggio Emilia
il 13/11/1990.
Nell’anno 2009 esce
dall’Itis Nobili (indirizzo
meccanica) con la
votazione di 100/100. Sta
frequentando la Facoltà
di Ingegneria Meccanica
presso l’università di
Modena e Reggio.
Rientro nel “Progetto Studenti
Werther Campaldi“ dal 2009,
anno in cui sono stato premiato
all’ITIS L. Nobili (Corso Scientifico
Tecnologico “ Brocca”) con una
borsa di studio.
È stato importante perché ho
avuto il primo incontro con
personalità del mondo del lavoro
appartenenti ad una valida
azienda del territorio ed è stato
un riconoscimento gratificante
tale da regalarmi nuovi stimoli
e motivazioni per il percorso
universitario che avrei dovuto
affrontare dopo pochi mesi.
Il “ Progetto “ non solo offre
allo studente una concreta base
economica nel corso degli studi
di laurea triennale e magistrale,
ma anche un senso di fiducia,
70
un senso di appartenenza ad
un gruppo e di apertura ad un
mondo extra-scolastico: quindi
una realtà potenzialmente in
grado di relazionare lo studente
con l’azienda stessa e più in
generale con il mondo del lavoro.
Per la mia scelta di indirizzo
(Ingegneria Meccanica) il
“Progetto“ è anche una necessità
formativa.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare
(stage, lezioni mirate, progetti
di ricerca-assegno di ricerca
universitario)?
Ritengo fondamentali diverse
attività: stages, lezioni
mirate, progetti di ricerca e
collaborazione UniversitàAzienda, al fine di potenziare
conoscenze, specializzazioni
relative all’organizzazione, alle
metodologie, alla consapevolezza
delle problematiche quotidiane
sulla complessità del lavoro.
Il “Progetto Studenti Werther
Campaldi“ è un esempio che
merita di essere conosciuto,
diffuso ed incentivato, ce ne
fossero…anche l’Italia sarebbe
migliore.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Mi vedo proiettato, o meglio, in
futuro mi piacerebbe lavorare in
una azienda, e preferibilmente
italiana, con questo però non
voglio neppure disdegnare
l’estero. Mi piacerebbe in assoluto
lavorare in un settore che mi
appassionerà.
Oggi, porto con me questa
riflessione di Goethe:
“ Non è abbastanza fare dei passi
che un giorno ci porteranno ad
uno scopo; ogni passo deve
essere lui stesso un scopo, nello
stesso tempo in cui ci porta in
avanti.”
LUCA BONOMO
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Essendo solo al secondo
anno della mia carriera
universitaria non posso dire
di aver pienamente vissuto
il progetto Werther Campaldi
ma mi considero nel vivo e nel
presente di quest’ultimo che è
per me un importante stimolo
nell’affrontare gli impegni
di studio. Credo, infatti, che
uno studente, appoggiato
da un’azienda leader come
la Brevini Fluid Power, abbia
la possibilità e soprattutto
l’interesse di dimostrare le sue
capacità molto prima di entrare
nel mondo del lavoro. Inoltre,
essendo stato informato nel
dettaglio riguardo al progetto e
alle possibilità che questo potrà
offrirmi in futuro, e avendo
avuto occasione di confrontarmi
anche con altri studenti premiati
gli anni scorsi, penso che sia
un’ottima opportunità per
l’ingresso nel mondo del lavoro.
Non posso quindi che valutare,
sempre per il momento, più che
positivamente il progetto e la
mia breve esperienza.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare
(stage, lezioni mirate, progetti
di ricerca-assegno di ricerca
universitario)?
Penso che gli stage in azienda
potrebbero essere utili a uno
studente per entrare in contatto
con il mondo del lavoro e
iniziare a comprenderne i
diversi aspetti ma non vedo ad
oggi la possibilità di conciliare
la frequenza delle lezioni con
la partecipazione ad uno stage
aziendale. Quindi sarebbe
meglio che questi si attuassero
subito dopo i corsi di laurea, per
dare pratica ai concetti fino a
quel momento studiati e il giusto
tempo per assimilarli.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Dalla risposta precedente si
può comprendere come la mia
attuale prospettiva per il futuro
sia l’inserimento nel mondo
del lavoro, anche se essendo
ancora all’inizio non escludo la
possibilità di interessi diversi che
potrebbero nascere durante il
percorso di studio. La mia scelta
lavorativa o di percorsi differenti
può essere riservata sia nel mio
Paese come in altri. L’importante
è poter apprendere appieno tutto
ciò che può arrivare e che può
servire a crearmi una formazione
piena e di larghe vedute.
Luca Bonomo nato
a Reggio Emilia il
06/06/1991.
Nell’anno 2010 esce
dall’Itis Nobili con la
votazione di 100/100. Sta
frequentando la Facoltà di
Ingegneria Gestionale.
71
NASSREDDIN NAAS
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Nassreddin Naas
nato a Reggio Emilia
il 23/10/1992.
Nell’anno 2011 esce
dall’Itis Nobili con la
votazione di 100/100. Sta
frequentando la Facoltà di
Ingegneria Meccanica di
Bologna
72
Questo progetto mi ha aiutato
da molti punti di vista: oltre che
essere stata una soddisfazione
personale mi ha permesso di
vedere che in realtà i giovani
non sono trascurati come molti
dicono, anzi siamo proprio
noi il futuro di grandi aziende
come la Brevini Fluid Power.
Questa iniziativa rappresenta
il modo giusto per indirizzare
noi giovani verso il mondo del
lavoro. Grazie al consistente
contributo economico di
questo programma, gli studenti
risultano ancor più motivati nel
proseguire la carriera scolastica.
Indubbiamente penso che sia un
ottima opportunità che guarda
anche al mondo lavorativo,
soprattutto di questi tempi. Non
posso che ritenere buona questa
considerevole iniziativa.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare
(stage, lezioni mirate, progetti
di ricerca-assegno di ricerca
universitario)?
Il progetto potrebbe diventare
ancora più efficace se venissero
messe in atto attività come lo
stage per potere inserire al meglio
i giovani all’interno delle aziende
e seguirli nella loro formazione.
Questo importante strumento
rispecchia la realtà più dei tanti
concetti che si apprendono in
un percorso scolastico, lo trovo
quindi fortemente motivante e
attrattivo, specialmente per gli
studenti che si devono ancora
affacciare al mercato del lavoro,
ultimamente sempre più ostico
e insidioso. Lo stage quindi
potrebbe aiutare ad affrontarlo
al meglio.
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Ho deciso di proseguire con gli
studi. Ora frequento l’università
di Bologna e il mio obbiettivo
per il futuro è quello di potere
concludere i miei esami
all’estero perché penso che
sia molto importante imparare
l’inglese in quanto può offrire
vantaggi per il futuro e so che
lo è anche per la Brevini. Ormai
l’inglese è la lingua ufficialmente
riconosciuta in tutte le realtà ed è
indispensabile conoscerla.
Un progetto che offre vantaggi
non solo a noi ma anche
all’azienda stessa che può in
questo modo mantenere contatti
con i ragazzi.
DAVIDE GARULLI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
L’ingresso in questo progetto,
è stata sicuramente una bella
soddisfazione, che ha valorizzato
ancora di più l’impegno e i
risultati ottenuti nel corso delle
scuole superiori. Ho da poco
iniziato il percorso universitario,
e posso dire che non è un
percorso facile. Per arrivare fino
in fondo sono necessari una
grande motivazione e un
grande impegno, e questo
progetto è indubbiamente un
ottimo incentivo. Vedo questo
programma come un invito
dal mondo del lavoro nei miei
confronti, a sfruttare al meglio le
mie potenzialità, per migliorare
le mie prospettive future. Credo
che questa iniziativa sia molto
importante, e dovrebbe essere
promossa anche da molte
altre aziende, perché è molto
importante per i giovani sentirsi
considerati dal mondo del
lavoro, e vedere che le aziende
investono su di loro. Per questo
le mie valutazioni non possono
che essere positive e ripongo in
esse tutte le mie speranze.
dell’attività di lavoro, in modo
tale che alla fine degli studi, si
arrivi già preparati al mondo del
lavoro, per conoscere al meglio il
suo potenziale e le sue esigenze.
Il progetto studenti per diventare
ancora più efficace e valido quali
iniziative dovrebbe avviare
(stage, lezioni mirate, progetti
di ricerca-assegno di ricerca
universitario)?
In futuro non vedo tanto
l’Università, quello che vorrei è
dedicarmi al lavoro in azienda,
nel campo della progettazione e
dello sviluppo se possibile, credo
che rimarrò in Italia, il più vicino
possibile alla mia zona, non
perché in altre zone o all’estero
non ci siano buone possibilità
di lavoro, ma semplicemente
perché sono legato alla mia
quotidianità e alla mia terra.
A mio parere, il progetto può
essere migliorato sotto un
aspetto principale, aumentare
la collaborazione tra gli
studenti e l’azienda, e quindi
coinvolgerli di più nell’attività
lavorativa. La collaborazione
deve essere diversificata via via
nel corso di studio, nei primi
periodi può essere sotto forma
di stage o incontri, poi via via un
graduale inserimento all’interno
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Davide Garulli
nato a Reggio Emilia
il 03/06/1992.
Nell’anno 2011 esce
dall’Itis Nobili con la
votazione di 100/100. Sta
frequentando la Facoltà di
Ingegneria Meccanica di
Modena.
73
TOMMASO BACCI
Come hai vissuto il progetto
studenti Werther Campaldi? È
stato un incentivo ulteriore a fare
meglio? Lo hai visto come un
ponte verso il lavoro? Quali sono
le tue valutazioni?
Tommaso Bacci
nato a Montecchio
Emilia (RE)
il 24/12/1992.
Nell’anno 2011 esce
dall’Itis Nobili con la
votazione di 100/100. Sta
frequentando la Facoltà di
Ingegneria Gestionale a
Reggio.
74
Personalmente questo progetto
è stato per me un gran incentivo
a fare bene, ad ottenere ottimi
risultati. La realizzazione
personale (più che il denaro) è
stato probabilmente l’obiettivo
che mi ero prefissato di
raggiungere; studiare per un
obiettivo ben prefissato e non
per qualcosa fine a se stesso.
Sicuramente la mia è una
valutazione alquanto positiva; se
questo progetto serve a spronare
gli studenti a fare bene e può
aiutare anche economicamente
il prosieguo del percorso di
studi, ben venga. Inoltre è una
sorta di “avvicinamento” al
mondo lavorativo; l’avere una
ditta importante come la BFP
alle spalle, che ti segue e ti dà
sicurezza è certamente una cosa
da apprezzare molto coi tempi
che corrono.
Il progetto studenti per
diventare ancora più efficace e
valido quali iniziative dovrebbe
avviare (stage, lezioni mirate,
progetti di ricerca-assegno di
ricerca universitario)?
Una mossa certamente
valida e vincente per questo
progetto, potrebbe essere già
un inserimento nella realtà
aziendale durante i tempi
universitari (ai momenti di
preparare le tesi per le lauree
triennale e magistrale in primis)
per conoscere meglio i prodotti e
i modi di produrre dell’azienda;
inoltre la possibilità di partecipare
a corsi/lezioni organizzate
dall’azienda per il suo personale
(corsi caratterizzanti e formativi
per avvicinare maggiormente lo
studente a ciò che probabilmente
lo aspetterà dopo il percorso
universitario).
La proiezione attuale può essere
la ricerca universitaria oppure
il lavoro in azienda? In Italia o
all’estero?
Al momento l’idea preponderante
è quella, finiti gli studi, di lavorare
in un’azienda anziché in ambito
universitario, perché credo che
un lavoro in azienda potrebbe
essere molto più gratificante
rispetto alla ricerca universitaria.
Attualmente il pensiero è
quello di andare all’estero
per un breve periodo (o gli
Erasmus universitari o dando
la disponibilità all’azienda
per lavori nelle filiali estere),
volto principalmente alla totale
e perfetta acquisizione della
lingua inglese (magari anche
all’apprendimento di un’ulteriore
lingua) e all’”ampliamento”
delle proprie conoscenze sul
modo di lavorare al di fuori della
realtà Italia.
Il giorno della Laurea
Per un progetto come
quello messo in campo da
Brevini Fluid Power per
accompagnare i giovani
dal Diploma alla Laurea.
Il giorno della Laurea è
un evento importante. In
questi sorrisi c’è tutto lo
spirito del Progetto Studenti
Werther Campaldi… e
tanti 110 sono la conferma
che la strada imboccata è
quella giusta.
75
Think different
«Io penso che se fai qualcosa e risulta
abbastanza buona, dovresti andare avanti
a fare qualcosa di meraviglioso, non
aspettare troppo.
Pensa solo alla prossima cosa»
Steve Jobs
76
FOTOGALLERY 2001-2011
Giugno e dicembre. L’inizio e il giro di boa, qualche volta il traguardo
con la laurea, per i giovani inseriti nel Progetto Studenti Werther
Campaldi. Ogni anno tutti i giovani coinvolti nel progetto si sono
incontrati per parlare di università, di lavoro, di imprese.
Spesso sono stati i manager del gruppo a guidare la conversazione
che ha consentito di mantenere alto il livello di coinvolgimento.
Non è mai stata la “classica” Borsa di Studio ma un incontro che
ha sempre aperto opportunità. Ogni anno c’era una novità. Brevini
Fluid Power cresceva e si internazionalizzava. E toccava con mano la
disponibilità a trasferirsi all’estero, magari in Cina, dei giovani studenti
che sarebbero entrati nel mondo del lavoro.
In altri casi si aprivano orizzonti nuovi come la meccatronica, grazie
all’acquisizione della BPE di Novellara. Vite parallele che si sono
incrociate in conversazioni a ruota libera. Poi nel 2010 la scelta di
uscire dall’azienda per andare nel cuore dell’Università. Nell’aula
Magna della facoltà di ingegneria dell’Università di Modena e Reggio
Emilia erano le ore difficili “dei tagli ai finanziamenti per gli Atenei”.
Ora come oggi il dialogo tra imprese e università può diventare una
vera occasione di crescita, per tutti.
Le aziende possono sviluppare progetti di ricerca, gli Atenei possono
77
dare nuove prospettive di lavoro ai laureati e stringere rapporti virtuosi
con il mondo industriale. Di questo si è parlato in questi dieci anni.
Nei secondi dieci anni il Progetto Studenti Werther Campaldi si aprirà
ancora maggiormente alle scuole superiori a indirizzo tecnico e alle
realtà universitarie di una regione, l’Emilia Romagna, che si fregia a
pieno titolo del primato nell’oleodinamica made in Italy.
Tante aziende e tante specializzazioni che lungo via Emilia offrono
il meglio del meglio. Un primato riconosciuto e apprezzato in tutto il
mondo.
Un primato che idee come il Progetto Studenti Werther Campaldi
contribuiscono a consolidare.
FOTOGALLERY 2002
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FOTOGALLERY 2003
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FOTOGALLERY 2004
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FOTOGALLERY 2005
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FOTOGALLERY 2006
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FOTOGALLERY 2007
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FOTOGALLERY 2008
84
FOTOGALLERY 2009
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FOTOGALLERY 2010
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FOTOGALLERY 2011
87
Tutti gli uomini per loro stessa natura
desiderano imparare.
Aristotele
88
Un progetto 2.0
Tante “web-idee”
per partecipare e condividere
Far vivere il Progetto Studenti
Werther Campaldi e i programmi
formativi che Brevini Fluid Power
intende lanciare “tutto l’anno”.
Favorire uno scambio continuo
di idee e di esperienze sul filo,
anche virtuale, del rapporto
scuola – università – impresa.
È questo il senso dei progetti avviati
in occasione del Decennale.
Un portale internet “in progress”
www.werthercampaldi.it che si
collega a un canale You Tube
(BFPWertherCampaldi) e presto
ai social network e ai più utilizzati
canali di scambio tra professionisti
(Twitter, Linkedin e Facebook).
Il 2.0 è una realtà. I social
network entrano anche nel mondo
delle imprese, in particolare nella
vita dei manager italiani. Sette
su dieci, infatti, dichiarano di
navigare abitualmente sui nuovi
strumenti di comunicazione online
come Twitter, Facebook, ma
soprattutto Linkedin. Se, infatti,
89
il 70% dei manager sceglie il
social network creato da Mark
Zuckerberg, il preferito dagli
uomini d’affari rimane Linkedin
(preferenze al 76%). Seguono
Twitter (21%) e Youtube (18%).
È quanto emerge dall’indagine
condotta da Hsm. Le imprese che
utilizzano già i social network
prediligono Facebook (71%). Al
90
secondo posto si piazza Twitter
(64%), seguito da Youtube e
Linkedin (entrambi al 50%).
Tante idee per comunicare la
volontà di aprire l’azienda alle
risorse che possono trovare stimoli
nei piani di sviluppo lanciati da
Brevini Fluid Power anche su
www.brevinifluidpower.com
Considero il Web come un tutto
potenzialmente collegato a tutto, come
un’utopia che ci regala una libertà mai
vista prima. Il Web è ben lungi dall’essere
“fatto”, è solo in una fase farraginosa di
costruzione. Quando cominciai a trafficare
con il programma che avrebbe poi fatto
nascere l’idea del World Wide Web, lo
chiamai Enquire, da Enquire Within upon
Everything, “entrate pure per avere
informazioni su ogni argomento”.
Tim Berners-Lee
“L’architettura del nuovo Web” - 1999
co-inventore insieme a Robert Cailliau del World Wide Web
91
92
Dai componenti ai sistemi
La Società
Il gruppo di riferimento
Brevini Fluid Power è stata
costituita nel 2003 a Reggio
Emilia dove mantiene la sua
sede centrale. È tra i primi
produttori in Italia nel settore della
componentistica oleodinamica e
un player di riferimento in Europa
e nel mondo grazie a una gamma
estremamente ampia.
La società è controllata dalla
famiglia Brevini tramite la holding
Brevini Group che opera a livello
internazionale nel settore delle
trasmissioni meccaniche attraverso
Brevini Power Transmission SpA e
nel settore della componentistica
idraulica tramite Brevini Fluid
Power SpA.
93
94
Linee prodotto
In linea con la Mission, tesa
a rendere l’azienda globale,
l’offerta intende fornire ai clienti in
tutto il mondo soluzioni e pacchetti
applicativi completi sia per il
settore mobile che industriale. Di
conseguenza le linee prodotto
sono numerose e articolate, volte
a coprire qualsiasi esigenza:
Linea prodotto Aron: Valvole
Cetop per controllo direzione,
portata e pressione, on-off e
proporzionali. Valvole modulari
e a cartuccia, basi e blocchi.
Linea prodotto Hydr-App: Centrali
e minicentrali idrauliche,
standard o personalizzate,
valvole ed elettrovalvole a
cartuccia, moltiplicatori di giri e
sistemi di trasmissione.
Linea prodotto BPE Electronics:
Sensori, celle di carico, schede
e controlli elettronici via CAN,
display, indicatori di planarità.
Linea prodotto S.A.M. Hydraulik:
Pompe e motori a pistoni assiali
per medie e alte pressioni,
motori orbitali.
Linea prodotto Brevini
Hydraulics: Distributori idraulici
proporzionali, joystick e moduli
elettronici
Linea prodotto VPS Brevini:
Distributori idraulici monoblocco
e componibili.
Linea prodotto OT Oiltechnology:
Pompe e motori a ingranaggi,
divisori di flusso.
95
L’azienda e il mercato
Crescita costante
Presenza internazionale
Dal 2003 Brevini Fluid Power è
stata protagonista di una crescita
costante testimoniata dal fatturato
che dai circa 48 milioni del 2004
arriva a sfiorare i 107 milioni nel
2011
Brevini Fluid Power opera a
livello internazionale tramite
filiali e stabilimenti produttivi.
Le filiali sono 12 nei principali
paesi: Italia, Francia, Germania,
Inghilterra, Romania, Olanda,
Cina, India, Singapore, Stati
Uniti.
Settori di attività
Il mercato mondiale della
componentistica oleodinamica
è estremamente trasversale e
diversificato. Le numerose linee
prodotto, l’ampiezza delle
gamme e delle taglie permettono
a Brevini Fluid Power di presidiare
i principali settori.
13%
14%
11%
21%
17%
19%
96
5%
Gli stabilimenti produttivi sono
localizzati a Reggio Emilia,
Ozzano Emilia (BO), Noceto
(PR), Novellara (RE), Yancheng
(provincia di Jiangsu, Cina),
quest’ultimo, inaugurato nel 2009
è operativo dal 2010.
Industrial equipment
Material handling / logistic
Construction / earthmoving
Marine /port installations
Mining /quarry
Agriculture
Recycling /municipal
97
Portafoglio Clienti
Brevini Fluid Power annovera
clienti importanti nei settori più
disparati.
Costruzioni / movimento terra:
Sollevamento / trasporti e logistica:
Dana, Carraro, Manitowoc,
Hinowa, Sany, Imer Group,
Greaves, Kato
Stertil; Tyssenkrupp Ceteco,
Lifter; Vimec, Nifty Lift, Rite
Hite, Ningbo Ruyi, Zhejang
Noblelift, Garaventa, Xuzhou
Heavy Machinery, JLG,
Tanfield, Normet
Agricoltura / Selvicoltura:
Mahindra, CNH, Alamo,
Mac Don; Vassalli, Bieffebi,
Tanco, Bandit, Greenmech,
Lacas et Maillaux, Tatoma,
Luclar-Seko-Storti
Energie rinnovabili / ambiente:
Orwak, Schmidt
Offshore / attrezzature portuali:
Costruzioni / cave / miniere:
98
Casagrande, Comacchio,
Soilmec, Leitner, Red Rhino
Besenzoni, Ned Deck,
Navalimpianti-MEP,
Hydramarine
Automotive:
Impianti industriali:
Piaggio, Corghi
Cannon Afros, Staubli
La storia di Brevini Fluid Power
non può prescindere da quella
delle imprese che l’hanno
formata. Grazie ad aziende
come S.A.M. Hydraulik, Hydr-
1973
Nasce S.A.M. Hydraulik
1974
Luciano Brevini fonda
Hydr-App e nel 1976 ne
affida la direzione a Werther
Campaldi
1978
Nasce Aron
1995
Viene fondata Brevini
Hydraulics
App, Aron l’oleodinamica
italiana si è distinta nel mondo
per innovazione e qualità. La
storia parte da Reggio Emilia, più
di quarant’anni fa:
2001 - 2002
Hydr-App acquisisce
Oleodinamica Reggiana e
Aron
2003
Viene costituita Brevini Fluid
Power che comprende HydrApp; Brevini Hydraulics, Aron
2009
Viene inaugurato lo
stabilimento di Yancheng
(China)
2009
Viene acquisita BPE
Electronics di Novellara (RE)
2010
Viene acquisita OT
Oiltechnology di Noceto (PR)
2011
Vito Bonafede assume la
carica di Amministratore
Delegato di Brevini Fluid
Power
1973-2011
Milestones
99
Scheda di sintesi
Anno di Costituzione
2003
Sede Legale:
Via Moscova 6,
42124 Reggio Emilia
Fondatori
Renato Brevini, Maurizio
Brevini, Loris Saccani
Presidente
Renato Brevini
Amministratore
Delegato
Vito Bonafede
Vice Presidenti
Maurizio Brevini,
Loris Saccani
Fatturato
Consolidato 2010
97,7 Milioni di Euro
Numero Collaboratori
509
100
Stabilimenti Produttivi
Hydr-App
Via Moscova 6 (RE)
S.A.M. Hydraulik
Via Moscova 10 (RE)
Aron
Via Giulio Natta 1 (RE)
BPE Electronics
Via Motta 11 Novellara (RE)
VPS Brevini
Via Matteotti47 Ozzano Emilia (BO)
OT Oiltechnology
Via Meucci 2 Noceto (PR)
Yancheng Flui Power
Yancheng (provincia di Jiangsu, Cina)
Filiali
Brevini Fluid Power
Veneto
Via Galvani 7 Rubano (PD)
Hydr-App Lombardia
Via San Fiorano 54/A Villasanta (MI)
SAM Hydraulik
Lombardia
Via Radaelli 40/H Pontirolo Nuovo
(BG)
Brevini Fluid Power
Benelux
Rontgenweg 24 At Alphen A/D
Rijn (NL)
Brevini Fluid Power
Shanghai
Lucky Mansion No. 660,
Shangcheng Rd, Pudong
Brevini Fluid Power
Beijing
Aron France
100012 San Hao, Dongyuan, Bei
Yuan Cun, Chao Yang Qu
Brevini Fluid Power
Germany
Brevini Fluid Power
India
Brevini Fluid Power UK
Brevini Fluid Power S.
E. Asia
Rue des Entrepreneurs 7 Vertou
Benzstrasse 7 Mammendorf
Planet House, Centre Park,
Warrington
Brevini Fluid Power
Romania
Str. Fundatura Harmanului 4
Brasov
No. 43/3 ground floor”G” Block,
Sahakarnagar Bangalore
8 Penjuru Place nr. 01-36 2.8
Penjuru Tech Hub Singapore
Brevini Fluid Power USA
14141 W. Brevini Drive Yorktown,
Indiana
Centrali e mini centrali,
moltiplicatori, sistemi di
trasmissione.
Pompe e motori a pistoni
assiali, motori orbitali.
Valvole Cetop, valvole
modulari e a cartuccia, basi e
blocchi.
Distributori idraulici
proporzionali, joystick e
moduli elettronici
Sensori, celle di carico,
schede e controlli elettronici,
display, indicatori di planarità.
Distributori idraulici
monoblocco e componibili.
Siti Web
Brevini Fluid Power
www.brevinifluidpower.com
www.hydr-app.it
www.aron.it
www.samhydraulik.com
www.bpe.it
www.vpsbrevini.com
www.ot-oiltechnology.com
Siti Web
Filiali
www.brevinifluidpowerveneto.it
www.aron-france.fr
www.brevinifluidpower.de
www.brevinifluidpower.ro
www.brevinifluidpower.nl/uk
www.hydr-app.com.cn
Pompe e motori a ingranaggi,
divisori di flusso.
101
102
Mission e Vision
Il piano industriale di sviluppo 2011- 2013 lanciato da Brevini Fluid Power è basato su una nuova
mission & vision che accompagnerà il gruppo nei prossimi anni. È la traccia guida sintetica, un’agenda
di impegni, che vogliamo condividere sia con tutti i nostri stakeholders, che con le nostre risorse umane,
i fornitori e i clienti di tutti i Paesi in cui operiamo.
Vito Bonafede
Amm. Del. Brevini Fluid Power
novembre 2011
Key value – valori chiave
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Centralità del cliente
Innovazione
Sostenibilità
Trasparenza
Orientamento alla crescita
e alla redditività
Responsabilità Sociale
e Meritocrazia
Impegno
Entusiasmo
Affidabilità, Credibilità
e Legalità
Internazionalizzazione
e Pluralità culturale
103
SPEED
104
Chi siamo
Brevini Fluid Power è nata
nel 2003 dall’unione di sei
aziende (Aron, Hydr-App,
SAM Hydraulik, Oleodinamica
Reggiana, VPS Brevini, Brevini
Hydraulics) che vantavano
oltre 30 anni di attività nella
produzione di componenti
oleodinamici. A queste aziende
si sono aggiunte recentemente
BPE Electronics e OT.
La condivisione di know-how
e esperienze diverse ha reso
Brevini Fluid Power un’azienda
più globale, più incisiva sui
mercati internazionali e più
vicina ai propri clienti.
Cosa facciamo
Progettiamo e produciamo
componenti e sistemi
oleodinamici ed elettronici
con una marcata attenzione
alla sostenibilità complessiva
dei nostri processi produttivi,
al risparmio energetico, alla
riduzione delle emissioni e alla
sicurezza. Analogo impegno
è garantito su importanti
obiettivi in tema di sicurezza
e salubrità nell’ambiente di
lavoro. Valorizziamo la serietà
professionale, l‘impegno e
la coerenza con i piani di
sviluppo e investimento avviati
e consideriamo vincolante la
meritocrazia per sostenere
adeguatamente la costante
ricerca rivolta all’innovazione
tecnologica.
Realizziamo prodotti di
alta qualità nel rispetto
delle normative e delle
105
regole. Puntiamo al pieno
soddisfacimento delle
aspettative e degli impegni
presi con i clienti e i fornitori.
personalizzabili su richiesta
del cliente in tempi contenuti.
Velocità e flessibilità fanno parte
del DNA aziendale.
Realizziamo prodotti e sistemi
affidabili anche grazie a
un’accurata selezione dei nostri
fornitori. I nostri prodotti sono
Utilizziamo le tecnologie più
avanzate per lo sviluppo di
componenti e sistemi semplici
ed efficaci.
Dove lo facciamo
Il cuore e il cervello del Brevini
Fluid Power rimangono a
Reggio Emilia e valorizziamo
le nostre radici che affondano
nel “saper fare emiliano” e
nel made in Italy ma con lo
sguardo aperto al mercato
globale. Nei prossimi anni
aumenteremo progressivamente
il numero delle nostre filiali
nel mondo, anche attraverso
la creazione di una rete più
capillare di distributori ufficiali
che sarà supportata dalla
realizzazione di stabilimenti
produttivi nei cinque
106
continenti. Questo processo
verrà sostenuto da Manager
appartenenti alle diverse aree
di riferimento, con un disegno
organizzativo, commerciale
e produttivo orientato verso
l’internazionalizzazione.
Per far conoscere il marchio Brevini
Fluid Power svilupperemo nuovi
sistemi di comunicazione e
favoriremo lo sviluppo e la
diffusione di una mentalità
aziendale in grado di
comprendere le differenti culture
di clienti e fornitori nei vari
Paesi del mondo.
Con chi lo facciamo
Tutti gli uomini e le donne che,
giorno dopo giorno, da quasi
40 anni, fanno crescere
Brevini Fluid Power, hanno
passione per le sfide, credono
nel miglioramento continuo,
puntano all’eccellenza e
attribuiscono un valore
fondamentale alla persona,
all’ambiente e all’integrità
morale.
Lavoriamo con passione, dedizione
ed entusiasmo per affrontare il
cambiamento e vincere le nuove
sfide. Siamo proiettati verso il
futuro ma camminiamo nel solco
tracciato in quasi quarant’anni
di attività industriale.
Crediamo nello spirito di squadra.
Esaltiamo il valore dell’azienda
intesa come famiglia. Stiamo
realizzando e promovendo
una ”scuola aziendale” di
formazione, organizziamo
meeting e workshop per
condividere a tutti i livelli la
nostra Vision, la nostra Mission
e i nostri Valori, che sono le
fondamenta della Brevini Fluid
Power.
Perseguiamo il raggiungimento
degli obiettivi di crescita e di
profitto, fissati dal nostro piano
industriale, valorizzando
tutti i nostri collaboratori che
rimangono la risorsa principale
e siamo stimolati da molteplici
confronti e scambi con le culture
industriali di tutti i Paesi dove
operiamo.
107
Per chi lo facciamo
Il cliente e la sua soddisfazione
sono al centro di ogni nostra
azione quotidiana. Riteniamo
che le sue esigenze debbano
essere condivise in un ambiente
di collaborazione e stima
reciproca.
Troviamo nel nostro mercato di
riferimento stimoli continui,
promuovendo il co-design con
clienti e fornitori attraverso
rapporti di fiducia e rispetto per
realizzare partnership durature
e trasparenti.
I prossimi anni
Clienti e fornitori nella visione di
Brevini Fluid Power sono partner
a tutti gli effetti. È una filosofia
operativa che coltiviamo fin
dalla fondazione delle aziende
che compongono oggi Brevini
Fluid Power e che intendiamo
sviluppare anche in futuro.
Cerchiamo partner industriali che
condividano i nostri stessi
valori, per sviluppare nuove
opportunità sia nei mercati in
cui siamo presenti che in quelli
dove intendiamo entrare.
Siamo e saremo veloci e reattivi nel
realizzare le decisioni prese
108
I nostri tempi di consegna saranno
sempre maggiormente allineati
alle richieste dei nostri clienti
grazie ad una gestione di
magazzini delocalizzati e
posizionati vicino al mercato di
riferimento
Ci impegniamo per garantire
comunicazioni capillari
e puntuali anche grazie
a un sistema informatico
all’avanguardia basato su
un’efficace gestione dei flussi
informativi e sulle nostre persone
che hanno un impegno preciso:
“ Vi ascoltano!”
CULTURE
GROWTH
FLEXIBILITY
109
Vision
Vogliamo diventare un player globale nel settore dell’oleodinamica valorizzando e migliorando la
cultura, i valori, la passione di un’azienda italiana per essere riconosciuti e accreditati come partner
affidabili, flessibili e veloci nel soddisfare le richieste dei clienti di componenti e sistemi.
KEY POINTS
Globalità: La visione globale è
uno dei cardini della nostra
strategia di crescita
Cultura: Le differenze culturali
tra i nostri collaboratori,
clienti e fornitori sono un punto
di forza di Brevini Fluid Power
110
Affidabilità: Manteniamo le
nostre promesse e puntiamo
all’eccellenza dei nostri
prodotti/sistemi
Flessibilità: La ricerca di
soluzioni per soddisfare le
richieste dei nostri clienti fa
parte del nostro DNA
Passione: È ciò che ci rende
forti anche di fronte alle
avversità
Velocità: Siamo veloci a
prendere le decisioni e le
realizziamo con impegno
Partnership: Crediamo nel
valore del lavoro in team e
chiamiamo partner i nostri
clienti e fornitori
Componenti / Sistemi:
Realizziamo soluzioni tecniche
integrate e non solo dei
componenti
111
BFP crescerà così
A livello mondiale l’intero settore
dell’oleodinamica muove un giro di affari attorno
al miliardo e mezzo di euro.
In Emilia si concentrano esperienze e aziende
importanti: in buona sostanza opera in un maxi
distretto l’80% del settore. Ci sono tutti: aziende
italiane e multinazionali.
“La nostra strategia è chiara
– commenta l’amministratore
delegato di Brevini Fluid Power
Vito Bonafede – lavoriamo per
diventare il player più importante
lungo la Via Emilia. Abbiamo le
carte in regola, il DNA giusto:
andiamo all’estero e possiamo
offrire una gamma di prodotti
completa (orbitali e assiali, mini
centrali, gear pump,Vav e altro
112
ancora). Siamo tra le pochissime
aziende italiane in grado di
supportare un grande produttore
di macchine come fornitore di
sistemi e non solo di singoli
componenti.
Nel futuro ci saranno alleanze,
aggregazioni, sinergie ma non
escludiamo nemmeno di crescere
con alcune acquisizioni”.
Come è cambiata BFP nell’ultimo anno?
Abbiamo rinnovato la rete
commerciale creando due
figure. Prima del nuovo piano
industriale avevamo un venditore
che “faceva tutto”: adesso
abbiamo una figura commerciale
che presiede le aree, un area
sales manager ma anche una
figura che presiede il prodotto: il
product sales manager. I risultati
sono positivi.
E sul fronte produttivo?
La globalizzazione è il cuore
della nostra strategia di crescita.
Dobbiamo diventare cinesi in
Cina, tedeschi in Germania,
francesi in Francia, americani
negli Stati Uniti. Anche dal
punto di vista produttivo. La
Cina è solo il primo esempio.
Nell’oleodinamica esistono tre
famiglie di aziende. La prima
famiglia è quella dei grandi
player: Bosch Rexroth, Parker,
Sauer Danfoss, Eaton Vikers
cioè tutte aziende che hanno
dimensioni da miliardi di euro e
che sono cresciuti negli ultimi 50
anni grazie ad una politica di
acquisizioni. Poi c’è una seconda
fascia, le Brevini per intenderci,
cioè aziende che vogliono
globalizzarsi, vogliono crescere.
Poi c’è una terza famiglia
di produttori che è quella del
mono prodotto che in futuro non
avranno la dimensione sufficiente
per poter affrontare una strategia
di globalizzazione. Rispetto ai
grandi player che hanno come
vantaggio i grandi numeri, i bassi
costi, la tecnologia noi abbiamo
altri vantaggi: la velocità e
la capacità di adattarci, “di
cucire l’abito assolutamente
su misura”. Non dovremo mai
perdere questa capacità. Brevini
Fluid Power deve continuare a
muoversi con estrema velocità,
estrema efficacia. Deve sapere
rispondere a tutte le richieste dei
113
clienti e soddisfarle. Specialmente
quando si tratta di clienti grandi,
medi e piccoli. I grandissimi li
lasciamo ai grandissimi.
Noi abbiamo un punto di forza nelle
filiali: la capacità di “assembling”.
È un importantissimo fattore
differenziante. Trovare competitor
che assemblano a livello di filiale
è difficile, quelli come Brevini
sono rimasti pochissimi. Su questo
vantaggio per il cliente, evidente
e misurabile, giochiamo un
pezzettino del nostro futuro.
Che ruolo avrà l’elettronica?
La BPE sicuramente ha le
competenze per aiutare il gruppo
Brevini Fluid Power a diventare
“più meccatronico” ma la BPE
è anche un’azienda che nel suo
mercato rientra tra le eccellenze. È
lo stesso mercato di BFP, il mercato
del mobile e delle piattaforme,
delle gru. La BPE prima di tutto
può crescere poi potrà aiutarci
114
a competere meglio.
Abbiamo iniziato diverse attività
di ricerca e sviluppo in comune
e i risultati sono attesi nel giro
di un paio d’anni, quindi entro
il 2013... nel 2013-2014 noi
presenteremo una nuova gamma
di prodotti Brevini Fluid Power,
che beneficerà di questi incroci.
E la Cina?
Abbiamo investito in Cina a
Yancheng e con la partenza
delle linee di produzione: motori
orbitali poi gear pump, mini
centrali e unità a pistoni (nel
2012) avremo nuove carte da
giocare sul mercato.
Quali orizzonti traguarda il piano industriale
BFP?
Guardando al 2013 è prevista
una crescita complessiva del 60%
netta nei tre anni (mediamente
il 20% annuo), con investimenti
di 15 milioni di euro. La Cina
diventerà il secondo Paese più
importante dopo l’Italia, poi Stati
Uniti, Sudamerica (Brasile), dove
sicuramente la strategia nostra
e di Brevini Power Trasmission
sarà comune. Credo molto
nelle sinergie che nelle filiali si
possono realizzare tra BFP e
BPT. In questa ottica la nostra
presenza all’estero aumenterà
più velocemente. Abbiamo
linee di prodotto e marchi di
assoluta eccellenza: Hydr-App,
Aron, SamHydraulik, BPE, VPS
Brevini, OT Oiltechnology, Brevini
Hydraulics. È una bella squadra,
che può vincere il campionato.
E dopo il 2013?
Brevini Fluid Power si candida per
diventare un punto di riferimento,
un polo dell’oleodinamica
italiana, vuole diventare “il faro”,
un punto di aggregazione.
115
Marketing meeting
Internazionale 2011
Brevini Fluid Power
Reggio Emilia
novembre 2011
116
117
Il lavoro e l’applicazione continui sono il
cibo del mio spirito. Quando comincerò a
cercare il riposo, allora smetterò di vivere.
Francesco Petrarca
118
Innovazione e formazione tecnica
per la Reggio del futuro
“L’Italia guarda a Reggio per
cercare nuove vie di sviluppo.
La meccatronica reggiana nel
corso della IX Giornata della
Ricerca e dell’Innovazione
promossa da Confindustria ha
avuto un ruolo di primo piano.
È stata portata ad esempio
tra i distretti di eccellenza,
ma anche come ambito in cui
è stato creato positivamente
un forte coordinamento tra
sistema delle imprese, enti
locali, istituti di formazione e di
ricerca”. Maria Licia Ferrarini,
vice presidente di Industriali
Reggio Emilia con delega
all’education ha sintetizzato così
il messaggio che parte dalla
Confindustria reggiana che si
unisce all’appello lanciato a
Roma da molti imprenditori:
“adesso più che mai, è ora di
crescere”. L’occasione è stata
la IX Giornata della Ricerca e
dell’Innovazione promossa da
Confindustria per segnalare
all’intero Paese, ma in modo
particolare ai giovani, quanto
oggi sia importante puntare
sulla ricerca e sull’innovazione
per ritrovare la strada della
crescita.
Maria Licia Ferrarini
Vice Presidente Industriali
Reggio Emilia all’Education e
Rapporti con la Scuola
novembre 2011
Molte delle idee nate intorno
al Progetto Studenti Werther
Campaldi si ritrovano in
queste riflessioni di Maria Licia
Ferrarini: “Quello della giornata
della ricerca è un messaggio
che sosteniamo da tempo. I
giovani devono conoscere quali
sono i fattori che caratterizzano
lo scenario della competizione
economica e indirizzare su
119
questi la scelta del proprio
percorso di studi.
È di questi giorni la notizia
che la Facoltà di Ingegneria
di Reggio Emilia per l’anno
accademico 2011-2012
registra un deciso incremento di
iscrizioni, pari al 37.5% rispetto
allo scorso anno. Questo dato
positivo ci è particolarmente
gradito, perché è segno di
una ripresa dell’attenzione dei
giovani verso le lauree tecnicoscientifiche.
Un risultato che premia
innanzitutto il lavoro svolto
dalla Facoltà di Ingegneria in
questi anni. L’Ateneo reggiano
ha infatti saputo creare un
modello di Università aperto
alle collaborazioni con le
imprese del territorio, che gli
ha permesso di attestarsi ai
primi posti delle classifiche
italiane relativamente al
successo occupazionale dei
propri laureati. Ma è anche la
120
conferma che le famiglie hanno
compreso il vantaggio che, in
un momento di crisi economica,
una formazione tecnica può
dare per assicurare ai propri
figli un futuro nel mondo del
lavoro ed in tempi rapidi.
Va nella stessa direzione
l’eccellente risposta dei giovani
al bando di selezione per
l’iscrizione al Corso ITS per la
meccatronica. Anche questa
rappresenta un’opportunità
importante per chi intende
intraprendere un processo
formativo dalle ampie
prospettive, dove non potranno
mancare la motivazione e la
volontà di investire sulle proprie
capacità.
Siamo convinti che una buona
formazione sia un elemento
determinante per dare ai nostri
giovani prospettive sostenibili
e durature e, al tempo stesso,
per consentire alle imprese
di rispondere efficacemente
alle sfide poste dall’attuale
competizione internazionale
che, sempre di più, si basa
su risorse umane con una
preparazione coerente con il
sistema produttivo di riferimento.
Per questo è fondamentale
continuare ad investire
nell’istruzione dei nostri ragazzi,
ma anche nella conoscenza
presso le famiglie ed i lavoratori
del futuro della struttura
industriale e della cultura
imprenditoriale che rappresenta
il successo della nostra
economia. Con “Industriamoci
2011” le piccole e medie
aziende reggiane hanno aperto
le porte delle fabbriche
alle scuole, agli studenti ed alle
famiglie, per dar conto della
loro capacità competitiva e del
ruolo produttivo e sociale che
esse rappresentano.
Le imprese hanno capito
da tempo che l’elemento
vincente ed insostituibile sono
le persone. Le risorse umane,
la loro promozione, la loro
crescita culturale e professionale
costituiscono la vera ricchezza
competitiva su cui puntare.
Ed è dai giovani, dalle loro
energie e dai loro talenti, che
dobbiamo ripartire”.
121
CREDITS
Hanno collaborato alla stesura del volume il team marketing Brevini Fluid Power (Tiziano Bozzuffi, Marianna
Brevini, Sara Marmiroli)e due giovani giornalisti: Cecilia Vecchi e Lorenzo Ferrari
Progettazione grafica e editing:
Mario Artoni - Montecchio Emilia (RE)
Stampa:
Bertani & C. S.r.l. Industria Grafica
Cavriago (RE)
Fotografie:
Le foto sono di Paolo Codeluppi, Massimo
Manini, Cecilia Vecchi Lorenzo Ferrari e
Stefano Catellani. Altre immagini sono
proprietà dell’archivio storico Brevini
Group.
Le immagini storiche sono frutto di ricerche
in archivi storici e archivi on line.
Parte delle immagini sono state pubblicate
dai quotidiani Gazzetta di Reggio, il Resto
del Carlino (edizione Reggio Emilia),
L’Informazione (edizione Reggio Emilia)
e dai portali www.viaemilianet.it e www.
viaemiliaaffari.it
Le fotografie che illustrano la
Mission e la Vision di Brevini
Fluid Power sono opera di
Naide Bigliardi
Nata a Reggio Emilia, Naide Bigliardi
vive e lavora a Bibbiano. Ha da sempre
coltivato la passione per la fotografia e
la pittura, frequentando numerosi corsi di
fotografia, pittura, incisione, disegno dal
vero e acquerello.
www.csart.it/naide.bigliardi
Allestimento Meeting Center
Brevini Fluid Power di Reggio
Emilia
Arch. Mirka Brevini
Bibliografia:
Massimiliano Colombo e Stefano Catellani
“Officina di Idee” Brevini 50 Years Young
(2010)
È fonte di ricreca e consultazione l’house
organ Brevini Power Transmission
“Conversation”
Per le schede storiche sono fonte di
consultazione l’enciclopedia on line
“Wikipedia“ e i volumi sulla storia
dell’industria reggiana editi da Industriali
Reggio Emilia (Confindustria).I testi
contengono altri riferimenti espliciti su
opere e autori oggetto di citazione.
Le citazioni di frasi sono sempre riferite
a che le ha pronunciate.
Questo volume nasce dalla collaborazione
tra il Gruppo Brevini e il giornalista Stefano
Catellani che ha curato il progetto editoriale
Stefano Catellani
Giornalista Professionista dal 1990
Lavora nella comunicazione multimediale
da oltre 30 anni.
Nel 2001 ha scritto il volume “Futuro
in corso” 40 anni del gruppo Giovani
dell’Associazione Industriali di Reggio
Emilia. Ha collaborato alla realizzazione
del volume “Pensare Snello – Lean
Thinking alla maniera italiana di Romano
Bonfiglioli e nel 2008 con lo stesso autore
al volume “Leadership e dintorni Una
storia Italiana” (Guerini e Associati) e
per Franco Angeli il volume “ Leadership
e Passaggio Generazionale” che contiene
interviste a tre imprenditori sul passaggio
generazionale realizzate nell’autunno
2010. Ha curato diverse trasmissioni
televisive di economia e finanza (Reggio
Economy, Dare & Avere, Via Emilia Affari,
Affari Centro Nord) e realizza da oltre
quindici anni la pagina “Emilia Finanza”
di Milano Finanza. Collabora con l’agenzia
ANSA e con altre testate nazionali.
Nel 2011 ha curato il volume “Il passo
in più” dedicato ai 50 anni delle attività
imprenditoriali di Romano Minozzi (Iris
Ariostea Fiandre)
Chi è maestro nell’arte di vivere distingue
poco fra il suo lavoro e il suo tempo libero
Saggezza orientale