Pressbook - Film e Documentari
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Istituto Luce presenta Fanny Ardant Gérard Depardieu Emmanuelle Béart NATHALIE… un film di Anne Fontaine durata 105 minuti uscita: 15 ottobre 2004 Istituto Luce Comunicazione e Marketing Maria Carolina Terzi Ufficio Stampa Maria Antonietta Curione SINOSSI Due donne: una sposata, borghese e colta, l’altra entreneuse in un night. Catherine paga Marlene per andare a letto con suo marito Bernard che la tradisce. Vuole sapere tutto anche i dettagli più intimi. Catherine trasforma Marlene in Nathalie, la sua spia personale: il film racconta il loro segreto e la loro storia. CAST ARTISTICO Catherine Marlene Bernard François La madre Il figlio La proprietaria del bar L’uomo al bar La paziente di Catherine Ghislaine Marianne Ingrid Marie Fanny Ardant Emmanuelle Béart Gérard Depardieu Wladimir Yordanoff Judith Magre Rudolphe Pauly Evelyne Dandry Ari Paffgen Aurore Auteil Idit Cerula Sacha Rukavina Macha Polikarpova Marionette Lévy CAST TECNICO Regia Sceneggiatura In collaborazione con Tratto dal romanzo di Direttore della Fotografia Musiche Montaggio Scenografia Line Producer Costumi Aiuto regista Tecnico del Suono e montaggio Casting Produttore Esecutivo Produttore Anne Fontaine Anne Fontaine, Jacques Fieschi François-Olivier Rousseau Philippe Blasband Jean-Marc Fabre Michael Nyman Emmanuelle Castro Michael Barthélemy Christine Gozlan Pascaline Chevanne Thierry Terrier Jean-Claude Laureux Richard Rousseau Alain Sarde Frédéric Blum Una Co-produzione Con la collaborazione di Les Films Alain Sarde France 2 Cinéma D.D. Productions Vertigo Films Spain Canal+ e Sofica Studio Images 9 Distribuzione Internazionale Studio Canal durata: 105 minuti Distribuzione italiana ISTITUTO LUCE Istituto Luce Comunicazione e Marketing Ufficio Stampa Maria Carolina Terzi Tel. 06/72992242 [email protected] Maria Antonietta Curione cell. 348.5811510 [email protected] INTERVISTA AD ANNE FONTAINE I suoi film sono rinomati per le loro tematiche audaci. Che cosa l’ha attratta di “Nathalie…”? Ho letto il romanzo di Philippe Blasband che analizzava la relazione tra una moglie e una prostituta: una storia di vendetta nella quale le due donne incastravano il marito che appariva solo nel finale. Quello che ha catturato il mio interesse è stata la figura della moglie che assolda una prostituta e si ritrova involontariamente coinvolta in un rapporto sessuale per procura. Jacques Fieschi ed io abbiamo sviluppato questa idea per creare Catherine, una donna in carriera di successo che scopre di essere ingannata dal marito. Questa scoperta la porta a comprare il corpo di un’altra donna per controllare la sessualità del suo compagno, ma le motivazioni che ci spingono all’inizio ci conducono spesso in altre avventure più torbide. C’era tantissimo materiale per sviluppare una storia basata sulle crisi, il desiderio e la suspence erotica. La crisi della coppia all’inizio sembrava piuttosto banale: per il marito significava avere una storia di sesso senza implicazioni; per la moglie, una rivelazione che le ha fatto crollare il mondo addosso. Volevo partire da una situazione familiare che avrebbe avuto un impatto a seconda della fase di vita che si attraversa. Dipende tutto – e questa è la chiave – dal modo in cui si viene a scoprire qualcosa: e tutto questo che cosa rivela della nostra esistenza? Per questa coppia, è evidente che il marito, come molti uomini, considera i rapporti extraconiugali come un normale passatempo; la sessualità della moglie invece, si è assopita e il comportamento del compagno risveglia i suoi desideri. “Ma forse è inevitabile – tutto finisce prima o poi” – dice suo marito Bernard Egli non usa un tono ribelle o aggressivo. E’ un’osservazione distaccata che scatena percezioni diverse. Davanti a quell’amara realtà molte donne si abbandonano all’isteria, chiedono il divorzio o si nascondono dietro la negazione. Catherine sceglie un’altra strada e cerca di riscoprire la sua sessualità. Approfitta di questo evento per riaprire le porte del sentimentalismo. Mi ha intrigato il vedere quanto velocemente possano insorgere complicazioni dalle situazioni più innocue. Quando pensieri piccolissimi e intimi vengono tenuti nascosti nella profondità di noi stessi, possono provocare spesso conseguenze serie e sorprendenti. Come ha voluto dipingere ciascun personaggio? Volevo che tra Catherine e Bernard ci fosse ancora un certo magnetismo. Alcune coppie si possono annoiare o compiacere dopo anni di vita passata insieme, ma loro sono ancora profondamente innamorati. Ero infastidita e addirittura risentita del fatto che i due protagonisti fossero innamorati e che Marlene violasse la loro intimità. Quando quest’ultima viene pagata per recitare la sua parte di accompagnatrice nel bar, si rivela una mercenaria incallita che non mostra il minimo scrupolo. Durante il suo primo incontro con Catherine, Marlene vede in lei solo un “cliente”, una donna di un altro mondo che la stava usando come pedina nel suo gioco. Lentamente, in verità scopriamo la sua complessità e le sue debolezze. Ogni personaggio - il marito, la moglie e la prostituta – sembrano essere “stereotipi” ma ciascuno di loro ha sorprendentemente più sfaccettature. Il tema del film è la manipolazione E’ piuttosto un film sulla fantasia. Ogni persona vive un inganno: Bernard è reticente, Catherine non racconta la verità a suo marito e Marlene custodisce il suo segreto. Non si tratta solo di un gioco di manipolazione in quanto questo sarebbe troppo meccanicistico. E’ piuttosto un viaggio emozionale che usa parole e intimità attraverso questa giovane donna che lavora con il corpo e che, come la maggior parte delle prostitute, riesce a separare la sessualità dalla sfera emotiva. Catherine è completamente catturata da Marlene; le prostitute risultano essere più accattivanti per le donne che per gli uomini in quanto questi ultimi ricorrono a loro solo per soddisfare i propri istinti. Tra queste due donne c’è una forma d’attrazione che infastidisce. E’ qualcosa a pelle, senza connessioni psicologiche; si tratta di un incontro ipnotico che nessuna delle due riesce a controllare. Per Marlene, l’avvicinarsi ad una donna “normale” che svela un mondo fatto di sensazioni fortissime, rappresenta la scoperta di un tesoro inimmaginabile. E’ un processo psicoanalitico al contrario: la persona che parla fa sentire meglio chi ascolta. All’inizio c’è un semplice accordo: una paga e l’altra esegue il lavoro, ma gradualmente i patti vengono meno. C’è una sorta di crudeltà nel modo in cui ognuna sfrutta l’altra. Sono entrambe profondamente colpite da questo singolare contatto umano e il loro rapporto diventa irrimediabilmente intricato. Il piano di Catherine le sfugge di mano. Quando Catherine entra nel bar la prima volta, non è sicura di ciò che avrebbe fatto per cui improvvisa. Non è andata li per un’avventura sessuale o per tessere una vendetta. Si trova in uno stato confusionale quando “scrittura” Marlene per poi trasformarla nel personaggio di Nathalie. Sebbene non intenzionalmente, c’è comunque una sorta di perversità nelle azioni di Catherine. Si intuisce che è vittima del dolore. Anche il pubblico viene manipolato. Non appena ci si libera di situazioni ingannevoli ecco subito che sottilmente ne sopraggiungono altre. Il mio intento era quello di far si che gli spettatori fossero costantemente sorpresi, assaliti dal dubbio e turbati da qualcosa di inafferrabile. Farli sentire come dei funamboli, in ansia per cose che potevano precipitare in qualsiasi momento. Lo spettatore viene sollecitato a formularsi proprie ipotesi: forse qualcuno immaginerà la fine, ma non credo che questo diminuirà la suspense. Catherine vive quest’esperienza distaccata o con partecipazione? Un po’ di tutte e due le cose. Prova dei sentimenti per Nathalie che non sono né amore né compassione. Ci potrebbe essere un pizzico di omosessualità ma non era questo il tema: Il mio obiettivo era quello di far condividere alle due donne un indefinibile erotismo mentale. Entrambe provano una curiosa attrazione, quasi una fusione; si alimentano a vicenda: ognuna ha quello che manca all’altra e così si compensano. Per tutta la durata del film entrano in uno stato d’intimità che le rende sempre più uguali. Il confine tra la sgualdrina e la signora diventa quasi nullo. Il rapporto con Nathalie diventa anche una prova d’amore. E’ Catherine che consegna Nathalie nelle mani di Bernard. Tutto ciò è molto ambiguo. Si può leggere in questo modo ma dipende da quanto si è proiettati nella storia. Gli uomini potrebbero trovare splendido il fatto che le loro mogli possano offrire regali del genere ma potrebbero anche arrabbiarsi molto perché questo dimostra le cose terribili che le donne pensano di loro. Io ritengo che inconsciamente il “regalo” di Catherine è qualcosa che lei offre anche a se stessa. Man mano che la situazione si sviluppa, Catherine rivendica la propria passione. Quando Marlene racconta i suoi incontri erotici, paradossalmente questi diventano per lei una sorta di iniziazione. E’ una ragazza che agisce piuttosto che parlare. Questo cliente le fa tradurre i gesti in parole e attraverso queste Marlene si costruisce un’identità. Lavora in modo sodo come una vera attrice e questo la porta a scoprire dei sentimenti di cui non sapeva l’esistenza. Come quando ricorda il piacere provato con Bernard? Con questo è venuta meno la sua etica professionale. Quando ho raccolto materiale per il film ho incontrato molte accompagnatrici che lavoravano in locali e ho potuto verificare l’apertura di rapporti che esiste tra queste donne: una donna prova un’affinità per un’altra che non può avere con un uomo. Marlene trova, nella sua relazione con Catherine, una sorta di autoconferma. Ci sono altre interpretazioni, ma non c’è forse un senso di sacrificio al limite del masochismo nelle azioni di Catherine? Certo, le sue parole e i suoi gesti lo esprimono, ma Catherine vuole sapere la verità. E’ meglio essere all’oscuro perché il sapere significa dover agire. C’è sempre qualcosa di misterioso e sconosciuto rispetto alla persona con cui si vive – anche l’intimità più profonda non porta tutto alla luce. C’è qualcosa di piuttosto mostruoso nell’essenza di una coppia – qualcosa che non ha niente a che vedere con l’amore ma che rivela un’intimità morbosa. Ognuno è cosciente del fatto che mantiene alte le proprie difese e che ci si scruta reciprocamente. Per Catherine, questo è un modo di conoscere la realtà che le è sfuggita. Marlene le dà di nuovo la gioia della vita; lo spirito di Catherine si riaccende e diventa più irritabile verso il marito che vede sotto una luce diversa. Pian piano il suo matrimonio diventa sempre meno importante rispetto alla relazione con Marlene. Un altro straordinario stratagemma del film è che si parla del desiderio senza mai mostrare veramente gli incontri erotici tra Bernard e Nathalie. Non riesco neanche ad immaginare di fare un film con scene di sesso. E’ troppo semplice – ci siamo passati tutti. E’ molto più eccitante e un pochino più perverso lasciare spazio all’immaginazione. Vedere il viso di Fanny mentre le parole esprimono appuntamenti sessuali è maggiormente suggestivo. C’è un forte erotismo sia nel linguaggio che nella voce ed io ho appunto scelto le due attrici per le loro voci. Non volevo mostrare scene esplicite di sesso quando ho girato questo film. La fantasia è uno dei princìpi cardine del cinema. Si, perché la fantasia come il cinema possono trasformarsi in ciò che si desidera. Il sesso in questo film è tutto verbale e Catherine usa parole per costruire le sue fantasie. Ho voluto anche parlare di miseria sessuale. Oggi le donne dovrebbero essere emancipate e gli uomini dovrebbero esaudire tutti i loro desideri. Io ho voluto ridimensionare questo assunto sul sesso. Fa molto male vedere che una bellissima donna come Catherine a cui va tutto a gonfie vele, soffre per aver perso contatto con la sua sessualità. E in continuo fermento e sempre viva è la tensione che deriva dalla solitudine dei tre personaggi principali. Nathalie si è data delle brutte carte ma può giocarsele bene. C’è qualcosa di crudele nel fatto che Nathalie diventa la pedina sia nelle mani di Catherine che della coppia ma è anche un’occasione per recitare un ruolo che non si sarebbe mai sognata. Marito e moglie le mostrano un mondo differente da cui lei ne esce come una persona diversa. E alla fine non si può pensare a Marlene senza provare un senso di profonda tristezza. I suoi tre personaggi principali sono alla ricerca di appagamento. Si, un uomo che si prende amanti evitando qualsiasi forma di attaccamento, Marlene che è attiva sessualmente ma senza coinvolgimenti sentimentali e Catherine che ha la sessualità assopita. Ho sentito molto questa tematica, così come ho sentito che dovevo parlare della complessità della sessualità femminile in modo da vederne tutti i risvolti. La sessualità è in continuo mutamento: la passione finisce ma l’amore rimane. Catherine attraversa mari inesplorati quando cerca di farsi carico della vita sessuale sua e di suo marito. Non posso rimanere su un tema se uno dei personaggi non scivola nell’ignoto. Da un punto di vista umano ed esistenziale si prova fastidio nel filmare situazioni che si possono sperimentare in prima persona. Quali sono stati gli espedienti che ha usato nel film? Ho optato per le riprese in grande schermo nel momento in cui mi sono resa conto che i visi e la bellezza intrinseca delle due protagoniste avrebbe riempito la scena con sensualità. I loro visi esprimono molto di più delle parole. Ho cercato di evitare tanti spostamenti di camera. Con una posizione statica, le parole possono diventare veramente incisive durante i monologhi sessuali e creare uno stato ipnotico. Volevo anche che le luci facessero risaltare le due attrici, non tanto per motivi estetici, quanto piuttosto per creare visivamente un desiderio tra le due donne. Il rosso è predominante nel film, dal set ai costumi: è addirittura il colore dell’accendino di Nathalie. Per compensare la frigidità sessuale e le vite private dei protagonisti, ho voluto creare un’atmosfera voluttuosa usando colori caldi sia per i costumi che per la scenografia. Il bar che abbiamo ricostruito nel film è stato una sintesi dei diversi posti che abbiamo visto durante i sopralluoghi per le location. L’ironia ha voluto che da quando abbiamo iniziato le riprese del film, nuove leggi hanno fatto chiudere molti di quei posti visitati. La musica fa da corollario perfetto all’azione. Nella specie di club in cui lavora Nathalie la musica è un fattore importante perché predispone la clientela all’erotismo. La colonna sonora si è aggiunta a quest’atmosfera. Volevo che Leonard Cohen, Natacha Atlas ed altri musicisti si fondessero con la colonna sonora di Michael Nyman per rappresentare l’interiorità del personaggio di Fanny Ardant. Per quanto riguarda Marlene, desideravo combinare melodie leggere con tracce di nostalgica e pacata melanconia. La precisione e la coerenza di ciascun attore ha rinforzato il loro impatto emotivo. Come ha gestito tutte queste imponenti personalità? Ho usato una “tecnica” diversa con ognuno. Ho frequentato per un po’ Fanny Ardant ed ho osservato cosa la manda su tutte le furie. Abbiamo lavorato sui movimenti del corpo ancor prima che il suo personaggio fosse ben definito. Ci siamo incontrate spesso prima delle riprese. Ho apprezzato molto la sua immaginazione, bellezza e tristezza soffocata. Pensavo che sarebbe stato favoloso se fossimo riuscite a portare tutte queste qualità sullo schermo. Quando abbiamo iniziato a girare il film Fanny ormai era talmente coinvolta nella storia che si è trasformata velocemente in Catherine; aveva già interiorizzato tutto. Per il personaggio di Nathalie, mi sono messa nei panni della mia eroina ed ho cominciato a cercare una donna con uno splendido corpo che emanava sensualità e che sarebbe piaciuta a tutti, compreso a mio marito: la scelta naturale è ricaduta su Emmanuelle Béart. La sua voce rauca contrastava con la bellezza angelica del suo viso e con la sua innata purezza. Quando l’ho incontrata, l’ho trovata perfetta per la Nathalie che stavo cercando: volevo che dietro la dura scorsa si nascondesse un’anima fragile. Doveva sedurre senza sforzo. Una ragazza come Nathalie non ha bisogno delle stesse armi di qualsiasi altra donna con un uomo e durante le riprese mi ha continuamente sorpreso perché coniugava bene la sua prestanza nel ruolo e nella realtà. La presenza di Gérard Depardieu è elettrizzante. Depardieu è un attore vitale: ha ciò che altri attori non hanno. Sembra come se sapesse dare la giusta atmosfera. Dal momento che non compare molto nelle scene, doveva fare in modo che il suo personaggio fosse di uno spessore talmente considerevole che lo spettatore lo avesse sempre presente anche quando era fuori dalle riprese. E’ l’attore francese per eccellenza; è talmente pittoresco al punto che la sua presenza da sola è vibrante. Volevo che recitasse una parte di uomo fragile: lo volevo affascinante, bello e desiderabile. Quando l’ho incontrato è stato molto perspicace rispetto al soggetto del film; ha sempre mantenuto la sua incredibile freschezza. Depardieu ha una grande forza e una presenza imponente ma in lui c’è anche un altro aspetto che lo rende in qualche modo smarrito. FILMOGRAFIA – ANNE FONTAINE 2003 NATHALIE ... 2000 HOW I KILLED MY FATHER (COMMENT J’AI TUE MON PERE) 1998 DRY CLEANING (NETTOYAGE A SEC) 1995 AUGUSTIN 1992 LOVE AFFAIRS USUALLY END BADLY (LES HISTOIRES D’AMOUR FINISSENT MAL EN GENERAL) INTERVISTA A FANNY ARDANT Qual’ è stata la sua prima impressione quando ha letto la sceneggiatura? La sceneggiatura mi ha sedotta completamente per diverse ragioni: racconta una storia reale che ci prende e una volta catturati dobbiamo scoprire come finisce. Tanto per cominciare si parla di infedeltà, una situazione familiare a tutti, compresa a me stessa. Era una normale scappatella, un’imprudenza, ma la moglie ha sentito questo tradimento come se una spada le avesse attraversato il cuore. Mi è piaciuto anche il fatto che ci fosse ancora molta intesa nella coppia. Lo spirito combattente del personaggio di Catherine mi ha molto affascinato: le grandi storie d’amore hanno dei periodi burrascosi, di crisi e la solita tendenza è quella di lasciar cadere le offese. Tuttavia, questi compromessi posso uccidere l’amore in una coppia. Quando Catherine scopre che suo marito è infedele avrebbe potuto razionalizzare dicendo “non sono la prima né l’ultima. Lo accetterò e volterò pagina”, ma lei rifiuta la rassegnazione. Il non rinunciare mai è una delle qualità fondamentali dell’essere umano. Lei capisce questa donna e parteggia per lei. Si. In una simile situazione non potrei mai identificarmi con una persona che fosse preda di avidità, ambizione e frustrazione sessuale. Questa donna che vive solo per amore mi ha veramente toccata con la sua generosità. Molti pensano che l’amore è solo per ragazzine ma Catherine è una donna matura e di successo. E’ stupendo quando l’amore divora le persone intellettuali e sofisticate. Era una coppia molto solida. Hanno vissuto insieme per trent’anni, hanno condiviso tutto e sono uniti come i siamesi. Mi è veramente piaciuta la scena di quando si sono incontrati in un bar. Verso la fine del film, essi fanno risbocciare il loro amore davanti a una bottiglia di vino, un gesto molto sensuale. Come si è sentita quando ha scoperto che il marito la tradiva? Ha avuto un colpo durissimo. E’ terribile scoprire che tuo marito ti tradisce quando tu non sospettavi nulla ed è stato ancora peggio quando lui ha semplicemente alzato le spalle dicendo “è normale” come se quello fosse il destino di tutte le relazioni a lungo termine. Ma forse non aveva tutti i torti. Il matrimonio può uccidere l’amore, la letteratura è piena di questi esempi. Marguerite Duras diceva “nessun marito può resistere quando una sconosciuta entra dentro un bar”. Ma per gli uomini avere una piccola scappatella non significa niente! In questa storia non si tratta solo di un’accidentale imprudenza di un marito solitamente fedele, gentile e premuroso. Questa donna si rende tristemente conto che dopo venti anni di vita insieme non ha mai veramente conosciuto la sessualità del marito e né la sua. E’ quasi scioccante. Ecco il motivo per cui accetta la relazione con Nathalie. La sessualità si evolve. Strano a dirsi, nonostante viviamo in un epoca in cui c’è completa libertà sessuale con porno shops in quasi ogni angolo di strada, la coppia crea ancora delle relazioni ipocrite, fragili e piene di tabù. Come spiega la reazione di Catherine che “regala” Nathalie a suo marito? Non è stata un’azione completamente premeditata. Si è ritrovata a parlare con una ragazza in un bar dove è entrata quasi per caso. Catherine dice a Nathalie “penso che mio marito sarebbe attratto da te. Ti pagherò ma tu dovrai dirmi tutto”. E’ un accordo sottilmente perverso perché è sessuale e torbido, ma lei insiste che la ragazza deve raccontarle tutto. Il suo personaggio è veramente complesso. Non è la semplice storia di una donna che si vendica. E’ vero! Ho sempre pensato al dubbio che si insinua in noi quando le cose non funzionano. Quando un marito comincia a tradire la donna rimprovera se stessa dicendo “e’ successo perché non sono abbastanza brava a letto. Sono una casalinga sciatta – certo che lui va a trovare divertimento altrove”. Raramente si sente dire “lo amavo abbastanza? Lo irritavo troppo?” quando Catherine incontra Marlene entra in un mondo completamente diverso e sconosciuto. Per lei era molto difficile esprimere il suo desiderio sessuale e sentire qualcun’altro parlare di quelle emozioni l’ha fatta trasalire. Questa è la grande meraviglia del cinema e della letteratura: Madame Bovary può commuovere fino alle lacrime ma non si può ricreare una trama alla Flaubert! I resoconti degli incontri erotici tra Nathalie e Bernard riguardano anche l’uomo con cui Catherine condivideva il letto! Il fatto che Nathalie fosse bravissima a raccontare gli incontri amorosi, li rendeva ancora più belli. Una volta che si dà forma a qualcosa si può renderla apprezzabile o screditarla. La conseguenza dell’atto sessuale, e questo è uno dei punti cardini del film, rimbalza come un’incredibile eco. Non è come se questa donna fosse una giovane vergine che sacrifica la sua carne quando ascoltava i racconti dei loro giochi erotici. Catherine è profondamente colpita da tutto questo e ciò crea in lei confusione e sofferenza. Le parole rendono il tradimento del marito ancora più forte e la fanno sentire distante da lui. Catherine ha spirito di sacrificio? No. Non è come se un’amica le dicesse “sai cosa sta facendo tuo marito”. Tutta questa storia non porta nient’altro che sofferenza e umiliazione. Fin tanto che controlla la situazione e si sente padrona del gioco può sopportare le ferite e la sofferenza senza sentirsi umiliata. Con i nostri tabù sociali la maggior parte delle donne direbbe “mio marito può tradirmi ma io non voglio saperlo”. Catherine, invece, voleva esattamente il contrario: voleva sapere tutto. E sfido chiunque abbia sofferto per una simile esperienza a negare che avrebbe fatto la stessa cosa. Si vuole solo salvare sé stessi facendosi forza e ricompattandosi. Questo è un suggerimento per tutte le mogli che sono state tradite! Alla fine Catherine trasforma una storia dolorosa in un’esperienza meravigliosa incontrando un’altra donna. Era importante per lei sperimentare il piacere di essere con un’altra donna e di ascoltarla. C’era una sintonia tra loro che permetteva ad ognuna di conservare qualcosa della propria vita. Avevano un legame confidenziale, un’attrazione che non era né etero né omosessuale, solo sessuale. Catherine non l’ha scelta perché era una donna qualsiasi, ma perché era Marlene. Non hanno aperto quelle porte per parlare di lavori a maglia o ricette ma stavano insieme per parlare di sesso in modo assolutamente unico. Quando si incontravano nel night club e bevevano Martini stavano bene; e nel realizzare il loro piano si sono sostenute reciprocamente. Cercavano di costruire qualcosa di più grande di loro. Tutti e tre erano fondamentalmente molto soli. Si e qui si tocca la realtà molto da vicino. La nostra società non ha mai parlato apertamente di sessualità neanche con gli psicoanalisti, nei talk show televisivi o nei film sempre più audaci. E curiosamente, questo rimane sempre un piccolo segreto oscuro e recondito. La nostra vita sessuale è sempre nascosta e anche se si tira fuori in pubblico non è mai la verità. Nel momento in cui abbiamo cominciato a discutere pubblicamente di preservativi, è stato evidente che molti giovani non li usano perché sono timidi o pudichi – non si sa il perché. Verrebbe da pensare che gli esseri umani si stiano sempre più emancipando, invece no, “Le Relazioni Pericolose” di Laclos e altre opere liberali non hanno cambiato nulla. I personaggi di questo film sono alla ricerca della passione? In realtà, la ricerca rincorre l’illusione e questo inseguimento finisce dando loro piacere. Tornando a Marguerite Duras, era lei che diceva che desiderare l’amore significa già possederlo. La tensione, la speranza e il desiderio sono più forti della realtà. Questo film tratta proprio di questo. E’ un prodotto molto francese: mi ha fatto riscoprire la stessa sofferenza celata della Marchesa de Merteuil in “Le Relazioni Pericolose”. Questa angoscia silenziosa, nella sua massima forma, si trova in Marivaux e in coloro che non sguazzano mai nella loro sofferenza. L’espressione e i pensieri devono sempre trascendere i desideri primari; lì, il linguaggio raggiunge la perfezione e sotto il controllo di Catherine diventa una gioia. “La gelosia è un riflesso per un uomo” dice Catherine. E per una donna? La gelosia è come porgere un trofeo alla donna. La corona dell’amore. Carmen, una delle più grandi amanti che abbiano calcato le scene, non era gelosa. La gelosia è unilaterale – come una vittima che provoca il proprio carnefice - uno è sempre geloso. La gelosia dà libero sfogo al comportamento più incredibile. Alcuni non riescono mai ad ammettere di essere gelosi perché questo viene considerato come una perdita di dignità e quindi preferirebbero essere colpiti a morte dal proprio partner, piuttosto che fargli delle domande. Altri invece, senza esitazione rovistano nelle tasche e chiedono “di chi è questo numero di telefono?” Catherine scopre per caso che suo marito la tradisce; da quel momento in poi, diventa ossessionata da quell’idea. Quando Bernard, durante una festa chiacchiera con una giovane collega asiatica, sua moglie gli dà un colpetto, convinta che il minimo sorriso di un’altra donna avrebbe avvolto suo marito come un’edera. Catherine ha avuto e continua ad avere avventure. Adesca un barista alla fine di una serata per farci sesso. Marlene ha ispirato questo senso di libertà in lei ed è anche questo il problema del loro rapporto: la sua natura era quella di innescare le cose. C’è stato un risveglio del corpo e del desiderio. La scappatella con il barista non ci sarebbe mai stata se Catherine non fosse stata sotto l’influsso della seducente atmosfera del bar con le sue ragazze, i loro corpi morbidi e i fianchi sinuosi. Pensava tra sé stessa “la vita non deve essere sempre seria. Posso trovare un ragazzo con cui divertirmi se voglio”. Questo non era lo stesso motivo che aveva spinto il marito, ma per fortuna non è finita con uno dei suoi amici! Si viene a sapere che Catherine ha avuto una storia d’amore precedente molto più forte di quella con Bernard. In ogni donna c’è un po’ della crocerossina e un po’ della prostituta. Nessuna è completamente una cosa oppure l’altra. Venendo a conoscenza del passato di Catherine è come se cambiasse, tutto ad un tratto, il prisma nel caleidoscopio. Si capisce quanto poco in realtà conosciamo l’altro. Abbiamo tutti questi cocktails esplosivi, assi nella manica. Basti pensare a come Marlene ha reagito quando Catherine le ha raccontato: era come una marziana che indossava un vestito di Christian Dior. Nessun personaggio in questo film è una piatta caricatura: non lo è il marito, non lo è la moglie e nemmeno l’amante. Ho anche pensato che Judith Magre fosse perfetta nel ruolo della madre: si intuisce subito che c’è un seme di follia in tutta la famiglia! Questo film mi ha fatto pensare alla battuta in cui una donna chiede ad un uomo “ vuoi che io venga a letto con te e mantieni il segreto oppure non ci vengo ma tu puoi vantarti di esserci stato?” Qual è stato il suo approccio nella recitazione del suo personaggio? Abbiamo lavorato molto sulla messa a punto dei personaggi con Anne Fontaine. Non volevamo che Catherine diventasse uno stereotipo e nemmeno che perdesse la sua aria misteriosa. In realtà a me non piace conoscere a fondo il mio personaggio: lasciando le cose un po’ nell’ombra posso procedere per istinto ed entrare nella mia parte in modo intuitivo. Com’è stato lavorare con Anne Fontaine? Adoro lavorare con registi che non vogliono gli attori stereotipati: finiremmo sempre con il ripeterci. Con Anne gli attori si sentono protetti: è acuta, caustica, ironica e concreta. E’ molto chiara come regista: usa un linguaggio preciso per correggere un’espressione o un movimento. I personaggi suonerebbero falsi se non fossero ben diretti. Un buon regista è quello che vincola il lavoro degli attori ponendo dei limiti rigidi. Durante le riprese ci obbliga a mettere tutto in dubbio e ad interrogarci continuamente, ma se non fossi più che soddisfatta non lo farei. La coppia Fontaine-Fieschi è favolosa : la loro sceneggiatura è stata completa e curata in ogni dettaglio. Ci dica qualcosa riguardo agli altri attori. Emmanuelle ed io ci conosciamo fin dai tempi in cui abbiamo lavorato insieme nel film “8 WOMEN”. Già conoscevo ed apprezzavo il suo connubio di forza e fragilità ed ero rimasta colpita dalla sua estrema generosità. Adoro lavorare con attori generosi perché bastano rapide occhiate, sorrisi inaspettati e tacite condivisioni. Mi sono sentita molto a mio agio con lei. Gérard è in grado di sembrare altrove mentre è sempre là, esattamente dove la luce colpisce il suo viso; tocca la verità e le emozioni. Un giorno, Gérard ha fatto un’osservazione che mi è rimasta impressa nella mente “sono un filo d’erba”, una perfetta analogia per indicare che gli attori sono profondamente saldi a terra come l’erba ma altrettanto capaci di essere mossi dal vento. FILMOGRAFIA – FANNY ARDANT 2003 THE SCENT OF BLOOD (L’Odeur du sang) Mario Martone L’ANNÉE DU DELUGE Jaime Chavarri NATHALIE… Anne Fontaine 2002 CALLAS FOR EVER Franco Zeffirelli 2001 8 WOMEN (Huit femmes) François Ozon WITHOUT NEWS OF GOD (Sans nouvelles de Dieu) Augustin Dioaz Yanes 2000 CHANGE MY LIFE (Change-moi ma vie) Liria Begeja 1999 THE LIBERTINE (Le Libertin) Gabriel Aghion 1998 HARD OFF (La Debandade) Claude Berri LE DINER Ettore Scola 1997 ELIZABETH: THE VIRGIN QUEEN (Elisabeth) Shekkar Kapur 1995 RIDICULE Patrice Leconte PEDALE DOUCE Gabriel Aghion DESIRE Bernard Murat BEYOND THE CLOUDS (Par dela les nuages) Michelangelo Antonioni/Wim Wenders 1993 COLONEL CHABERT (Le colonel Chabert) Yves Angelo 1992 TOP DES PETITS CLASSIQUES AMOK Joel Farges 1991 THE DESERTER’S WIFE (La femme du deserteur) Michel Bat-Adam NOTHING BUT LIES (Rien que les mensonges) Paule Muret 1990 AFRAID OF THE DARK (Double vue) Mark Peploe 1989 AVENTURE DE CATHERINE C. Pierre Beuchot 1987 AUSTRALIA Jean-Jacques Adrien THREE SISTERS (Les trois sœurs) Margarethe Von Trotta PLEURE PAS MY LOVE Tony Gatlif FAMILY (La famille) Ettore Scola LE PALTOQUET Michel Deville 1985 MELO Alain Resnais AFFABULAZIONE Vittorio Gassman, Carlo Tuzii CONSEIL DE FAMILLE Costa Gravas 1984 LES ENRAGES Pierre William Glenn LOVE UNTO DEATH (L’amour à mort) Alain Resnais NEXT SUMMER (L’été prochain) Nadine Trintignant 1983 LOVE OF SWANN (Un amour de Swann) Volker Schloendorff DESIRE (Desiderio) Leonard Trevillio BENVENUTA André Delvaux 1982 LIFE IS A BED OF ROSES (La vie est un roman) Alain Resnais FINALLY SUNDAY (Vivement Dimanche) François Truffaut 1980 LES UNS ET LES AUTRES Claude Lelouche INTERVISTA A EMANUELLE BÉART Come si è sentita quando ha letto la sceneggiatura? Sono rimasta colpita dalla reazione di Catherine (Fanny Ardant) quando suo marito sembrava essere rassegnato a vivere lo stato di torpore che aveva fatto naufragare la loro relazione. Questa donna ha rifiutato quella situazione con una folle azione che dopo un vagabondaggio l’aveva portata accidentalmente – sebbene non ci sia nulla di accidentale – in un bar. E’ li che si rende conto velocemente di quello che vuole dalla ragazza e la ingaggia. E’ stato istinto di sopravvivenza. Come si è sentita nel suo personaggio? Non mi concentro sul mio personaggio quando leggo una sceneggiatura; mi interessa di più l’opinione del regista. La parte di Marlene (Nathalie) mi ha affascinato perché mi ha dato la possibilità di misurarmi con un personaggio che non avevo mai affrontato prima. Mi intrigava l’idea di essere l’oggetto del desiderio di qualcuno e scoprirne la reazione quando il desiderio non era condiviso. Ero curiosa di conoscere le conseguenze della trasposizione della fantasia nella realtà pur non essendo veramente parte del desiderio. Quando ha incontrato delle vere accompagnatrici nei night club, come ha trovato il loro mondo? Conoscevo già il mondo della prostituzione. Di recente, durante un viaggio in Tailandia per fare indagini sulla prostituzione minorile, sono stata testimone del danno causato dal turismo sessuale. A Parigi sono stata in una missione con donne che aiutano le prostitute. Quando abbiamo cominciato a fare delle ricerche per il film, Anne Fontaine ci ha portato in quei club dove lavorava Marlene per osservare il comportamento, i capelli, il trucco e l’abbigliamento di quelle donne. Alcune di loro mi hanno raccontato frammenti delle loro vite. Non ho preso una ragazza in particolare a modello ma ho cercato di cogliere l’essenza della loro professione e come era la loro vita di donne prima, durante e dopo. E cosa ha scoperto rispetto a queste donne? Un terribile vuoto. La maggior parte erano ragazze brillanti ridotte in miseria e deluse. C’erano ragazze di circa venti anni e altre più grandi, tutte estremamente lucide rispetto alla loro situazione ma che non provavano nessun rimorso o compassione per sé stesse. Quasi tutte mi hanno detto, come Marlene, “non riesco ad innamorarmi. Non odio gli uomini ma non credo nemmeno nell’amore”. Come erano i loro clienti? Questa è stata la prima domanda che gli ho rivolto: “quali sono i vostri sentimenti rispetto agli uomini?” non c’è odio né giudizio ma piuttosto una sorta di compassione ai limiti dell’amicizia. Sanno di rendere gli uomini felici diventando tutto ciò che essi non possono trovare altrove. Non importa quanto un uomo soffra, lui ha bisogno di quei sogni. I desideri sessuali di un uomo sono il riflesso di altre problematiche. Non si può scindere la sessualità dalla personalità dell’essere umano. Le ragazze sanno ascoltare ma allo stesso tempo mantengono le distanze. Come dice Marlene “quando sono con un cliente sono completamente vuota” Sebbene ci siano delle eccezioni, le ragazze sono totalmente distaccate durante l’atto sessuale. E’ raro che lo trovino piacevole. La maggior parte di loro mi dicevano di far uso di alcool o altre sostanze per rendere la situazione più sopportabile. Stranamente, il fatto che fingano un orgasmo sembra avere lo stesso effetto sugli uomini. Alcuni di essi cercano solo qualcuno che li stia a sentire. Sono rimasta sorpresa quando ho appreso che tanti uomini non consumano. Io ho costruito il mio personaggio su questi paradossi. Perché Marlene accetta la strana proposta di Catherine? Per denaro. Si trattava di molti soldi. All’inizio Catherine era una cliente come altri. In seguito il loro rapporto si è evoluto. Marlene ha capito subito la profondità e la complessità del gioco di Catherine. Ha capito che quella donna amava il marito e che voleva che Marlene le dicesse tutto quello che faceva con lui. Le accompagnatrici come Marlene sono particolarmente perspicaci poiché sono abituate ad avere a che fare con la psiche delle persone. Sono molto intuitive come lo strizzacervelli o una veggente; manipolano, come fa anche Nathalie per acquistare potere. Ma quando la loro relazione si evolve, primeggia prima una e poi l’altra. Catherine ha scelto bene – è riuscita a leggere Marlene profondamente. Si, quando dice “penso che piacerai a mio marito” non significava che aveva scelto una ragazza che gli sarebbe piaciuta solo fisicamente. C’erano ragazze molto più carine e giovani nel bar, ma il modo in cui Marlene la guardava e le domande che le faceva, hanno lasciato intuire a Catherine che aveva qualità che il marito apprezzava in una donna. Per Marlene, Catherine rappresentava un biglietto che le avrebbe permesso di uscire dal giro. Marlene si trovava nel momento cruciale della sua vita: aveva bisogno di tirarsi fuori dal giro. Questo aspetto le ha rese entrambe patetiche e commoventi. Marlene fa addirittura un corso per estetista sapendo che sarebbe stato molto difficile tornare alla vita normale. Al massimo, l’avremmo ritrovata in un salone di bellezza a guadagnare un decimo per il suo lavoro. Doveva ricominciare da zero. Per esempio, nella scena del pattinaggio sul ghiaccio, è tornata indietro all’infanzia e all’adolescenza. Potrebbe esserci un futuro. La maggior parte delle ragazze accompagnatrici che lavorano nei bar, sono ossessionate dalla paura di essere riconosciute di giorno. Fin tanto che ci sono tracce dell’infanzia, dell’adolescenza e di sorrisi, c’è sempre la speranza di un futuro. E’ importante per Marlene parlare ad un’altra donna. Certamente. Attraverso i suoi racconti Marlene traduceva in parole la sua vita per la prima volta. Mentre raccontava ogni giorno quello che le accadeva stava materializzando, attraverso il linguaggio, un sogno, il suo ego idealizzato e visto attraverso Nathalie. Questo è stato il primo segno dell’inizio del cambiamento. La sua capacità di ripresa emerge dal fatto che riesce a raccontare tutto per dar piacere ad un’altra e anche a sé stessa. La fuga è possibile. Ad un certo momento viene rapita dalla sua fantasia. E’ una relazione ideale per Marlene: è l’amore che sogna di avere per sé stessa un giorno. I suoi racconti perdono l’erotismo man mano che si avvicinano all’amore – direi addirittura che si avvicinano alla normalità: “si, è ancora lì…dorme…non si è ancora alzato per andare al lavoro”. In quell’istante comincia ad entrare nella fantasia, nei suoi desideri ed inizia a far vacillare Catherine. Nonostante tutto, tiene a freno il suo desiderio. Quando qualcuno non ha emozioni nella vita, i suoi sogni diventano la cosa più importante. Anche questa è una delle tematiche del film. Esatto. Il tema centrale della storia riguarda il sogno e la fantasia. Non si può vivere una vita come quella delle protagoniste femminili senza parte di un sogno che si sviluppa in modo anormale. Ogni volta che viene a contatto con qualche cliente, inclusa Catherine, Nathalie è presente solo fisicamente – una parte di lei è assente. Per me, non si sa dove vada; questo segreto appartiene solo a lei. Non importa quanto sia presente con il corpo, la sua distanza è tangibile. E’ l’unico modo in cui può sopravvivere. Nei suoi racconti erotici, in cui si è concessa con movimenti ritmici, lei è silenziosa e assente. Questi sono momenti importanti come quello in cui ricorda il suo piacere passeggero. Man mano che la storia procede, si può immaginare ancora meglio il piacere in questo rapporto strano. Che cosa la rende una relazione diversa e con chi si prova il piacere, con lui o con lei? Questa è l’ambiguità della storia ed è anche un film sull’assenza e sulle fantasie non soddisfatte piuttosto che sull’atto sessuale. Ha fatto un lavoro eccezionale con la tripla personalità del suo personaggio: lo sdoppiamento di Marlene, di notte prostituta e di giorno studentessa di un corso da estetista, e poi il personaggio di Nathalie inventato dalla sua committente. E’ importante che queste tre figure siano unite. Nella sua espressione c’è una minaccia costante: di giorno Marlene non dimentica il mondo in cui vive la notte e questo si manifesta in lei dal punto di vista fisico – si vede nei suoi occhi. Che lavoro ha fatto sui racconti erotici? Le scene sono state filmate in sequenza. Più si girava e maggiore era il rischio di perdere il filo ed essere obbligati a ricominciare tutto dall’inizio. Dovevamo trovare un equilibrio: trovare le parole e mantenere l’atmosfera di sensualità e passione nella scena. E’ stato un po’ come nelle favole di Jean de la Fontaine (è proprio il caso di dirlo!) (Nota: le sue favole sono il corrispettivo francese delle fiabe di Esopo). Dovevo ricostruire attentamente e in modo reale tutti i dettagli con la consapevolezza che le parole da sole erano talmente forti da non poterle migliorare o mimare. Ascoltandomi mi sono resa conto che non c’era nulla da dover aggiungere: il tono della mia voce era sufficiente. Anche Fanny ha una voce chiara e la maggior parte della sensualità derivava dal suono delle nostre due voci. Ci dica qualcosa di Fanny Ardant Non avrei girato il film senza di lei. Dovevamo essere esattamente sulla stessa lunghezza d’onda per sciogliere la complessità della relazione tra queste due donne. Avevo appena terminato dei film fianco a fianco con Téchiné e Rivette: ero pallida, e ciò andava bene per il personaggio di Marlene, ma avevo bisogno di Fanny, della sua pazienza, delle sue espressioni, della gentilezza e vivacità. Aveva un modo tutto suo di essere lì al 100% ma anche altrove. C’è una parte di lei che fugge per portarti in un altro mondo. Fra una ripresa e l’altra abbiamo sentito il nostro legame sempre più forte anche solo fumando e ridendo. Senza Fanny, non penso che ce l’avrei fatta. Era un po’ come Catherine e Marlene, entrambe alla ricerca delle qualità nell’altra che a sé stessa mancavano. Stranamente, ho tratto parte della sensualità necessaria per recitare il mio personaggio osservando il fascino ammaliante di Fanny, la sua voce ed i suoi gesti. E riguardo a Anne Fontaine? A volte mi sono sentita come se fossi tornata al primo anno della scuola di recitazione. Non sapevo nulla. Non ho mai lavorato con un regista tanto esigente: talvolta si rielaborava ogni parola che dicevo. Ma Anne è intelligente quanto basta da essere aperta ad ogni suggerimento. E’ ossessionata dai dettagli, non lascia nulla al caso. Non ricordo di aver mai lavorato tanto sulla difensiva: se mi ribellavo Anne tirava le briglie per trattenermi. In realtà tutto quello che dico su di lei può sembrare un po’ duro ma è il mio modo di ringraziarla per aver preteso la perfezione fino alla fine. FILMOGRAFIA – EMMANUELLE BÉART 2003 NATHALIE Anne Fontaine THE STORY OF MARIE AND JULIEN (Histoire de Marie et Julien) Jacques Rivette STRAYED (Les égares) André Téchiné 2001 8 WOMEN (Huit femmes) François Ozon 2000 REPLAY (La repetition) Catherine Corsini VOYANT LUMINEUX Eric Fourniols SENTIMENTAL DESTINIES (Les destinées sentimentales) Olivier Assayas 1999 SEASON’S BEATINGS (La buche) Daniele Thompson 1998 TIME REGAINED (Le temps retrouvé) Raoul Ruiz STOLEN LIFE (Le voleur de vie) Yves Angelo 1997 LA DURITÉ (Cortometraggio) Philippe Cotton DON JUAN (Dom Juan) Jacques Weber 1995 MISSION IMPOSSIBLE Brian de Palma NELLY AND MR. ARNAUD (Nelly et Mr. Arnaud) Claude Sautet 1994 A FRENCH WOMAN (Une femme française) Regis Wargnier 1993 HELL (L’enfer) Claude Chabrol 1992 RUPTURES Christine Citti A HEART IN WINTER (Un Coeur en hiver) Claude Sautet 1991 I DON’T KISS (J’embrasse pas) André Téchiné THE BEAUTIFUL TROUBLEMAKER (La belle noiseuse) Jacques Rivette 1990 THE VOYAGE OF CAPTAIN FRACASSE (Captaine Fracasse) Ettore Scola 1989 CHILDREN OF CHAOS (Les enfants du desordre) Yannick Belton 1988 DOOR ON LEFT AS YOU LEAVE THE ELEVATOR (A gauche en sortant de l’ascenseur) Edouard Molinaro 1987 A DATE WITH AN ANGEL Tom McLaughlin 1985 MANON OF THE SPRING (Manon des sources) Claude Berri 1984 LOVE ON THE QUIET (L’amour en douce) Edouard Molinaro 1983 STRANGE PASSION (L’enfant trouvé) Jean-Pierre Dougnac INTERVISTA A GÉRARD DEPARDIEU Ha confessato di essere rimasto immediatamente affascinato dalla trama. Quando ho letto il copione, questa coppia mi ha molto commosso: Catherine e Bernard hanno passato quello che di solito vivono coppie che sono sposate da 25 anni. Boom – il matrimonio, i figli, tutto viene messo in questione. L’interrogativo della donna è stato molto bello e coraggioso. Dopo essere diventata madre, la sessualità della donna cambia e così anche quella della coppia. Ho sempre trovato le donne più interessanti degli uomini in ogni ambito, a partire dai valori che portano nella nostra esistenza. Secondo me, il comportamento del marito in quel frangente di vita è stato lo stesso dello scemo del villaggio. Bernard, il suo personaggio, considerava le relazioni extraconiugali, le scappatelle innocenti come “banali e senza conto”. La maggior parte degli uomini la pensano così. E’ vero. Un uomo che va con una prostituta è perché desidera un oggetto sessuale, non fa l’amore con lei. Bernard fa l’amore con sua moglie e si fotte le altre. Per le ragazze è solo la loro professione. Cosa stava cercando nelle relazioni. Ha detto a sua moglie: “se sapessi cosa sto passando…” Se avesse trovato la felicità sarebbe andato via. Non è spaventato, ama sua moglie. Si sente l’amore tra i due. La coppia è solida. Forse uno dei loro problemi è che non osano dirselo. Questo è il problema delle coppie in generale. I momenti di silenzio crescono piano piano finchè non arriva il silenzio totale. Poi, il mistero. Come puoi sedurre ancora in silenzio? È difficile. Balzac lo ha descritto in modo straordinario ma lui viveva da solo con la sua tazza di caffè e il tavolino. È di gran lunga più interessante immaginarlo che viverlo. In questa coppia è la donna che ha fantasia. Questo è un altro motivo per cui le donne sono più interessanti. Gli uomini sono un po’ come capita… Cercano solo l’azione? Non solo. E’ molto difficile trovare la vera felicità nel rapporto sessuale. Questo film è meraviglioso perché mette in luce queste questioni e questa bugia. Con il tempo, c’è un momento in cui la bugia diventa la verità. Ha capito l’esperimento fatto da Catherine? Questo è esattamente ciò che rende l’uomo diverso dalla donna. Le donne possono farlo. Catherine aveva la sua vita ma sentiva che le stava sfuggendo di mano. Aveva bisogno di un altro confronto se così si può chiamare l’amore. Aveva bisogno di far rinascere il desiderio e penso che questo è proprio quello che stava cercando. Ecco il tipo di mistero che infonde bellezza agli esseri umani. La difficoltà nel suo personaggio è stata quella di mettere in luce l’ambiguità mentre cercava di renderlo dolce e sincero. Può essere allo stesso tempo il bastardo che va a donne e l’uomo estremamente affascinante. E’ come tutti noi. A volte ci vediamo bellissimi, altre volte siamo detestabili, almeno agli occhi di chi ci ama. Quando sei innamorato non riesci a troncare la storia e questo rende le cose difficili per gli altri e per sé stessi. Come è riuscito ad entrare nella parte? In realtà, non ho lavorato sul personaggio. Io sono un tipo onesto, totalmente sincero e questo è sconcertante. Mi disturba perché non riesco ad ingannare le persone. Rispetto a Bernard, ci mostra un altro aspetto di sé più manifesto, qualcuno che guarda solo l’essenziale. Se fossi meno eccessivo e meno esuberante forse il gioco mi riuscirebbe addirittura meglio, ma questo è un altro aspetto del mio romanticismo. Come fa a rimanere sincero? Non è un gioco, è solo la vita: giocando già prendi in giro la vita. Io vivo la mia vita al massimo tutti i giorni, l’afferro e l’abbraccio. Quindi riconduce il suo personaggio a sé stesso? Assolutamente. Ho il vantaggio di amare la vita ma di non essere innamorato di me stesso. Ciò che è veramente sorprendente è come gli altri ti percepiscono e come tu percepisci loro. Ci sono delle donne bellissime nel film. Fanny è un amore. Un’affettuosa amicizia mi lega a lei; abbiamo un rapporto diretto ma lei non è un’attrice, è una donna, una donna bellissima e generosa. Anche Emmanuelle ha quelle qualità ma con altre complessità. E poi c’è Anne, stupenda! E il suo talento particolare nel creare storie dalle situazioni di vita quotidiana è fantastico. Senza raccontare la fine del film, immagini che Catherine alla fine svela a Bernard il suo piano. Come reagirebbe? Catherine fa un gioco pericoloso. Quando si ama si accetta l’amore dell’altro e questo è ciò che succede nel film. E’ fantastico. Non c’è nulla ma allo stesso tempo c’è tutto. Tante storie d’amore sono come questa ma ognuna con un finale diverso. Si può rimanere feriti, danneggiati da una rottura o un malinteso ma quando una persona riesce a capire e sentire ciò che vuole l’atro, ci può voler del tempo ma alla fine è meraviglioso. E’ il paradiso in terra. FILMOGRAFIA – GÉRARD DEPARDIEU FILMOGRAFIA SCELTA 2004 SAN ANTONIO di Frédéric Auburtin e Laurent Touil-Tartour 2003 NATHALIE…. di Anne Fontaine 2002 ASTERIX & OBELIX: MISSION CLEOPATRA di Alain Chabat 2001 102 DALMATIANS di Kevin Lima 2000 VATEL di Roland Joffé 1999 ASTERIX & OBELIX TAKE ON CESAR (Astérix et Obélix contre César )Claude Zidi 1998 THE MAN IN THE IRON MASK di Randall Wallace 1997 HAMLET di Kenneth Branagh 1996 UNHOOK THE STARS di Nick Cassavetes 1995 HORSEMAN ON THE ROOF (Le Hussard sur le toit) di Jean-Paul Rappeneau 1992 1492: CONQUEST OF PARADISE di Ridley Scott GERMINAL di Claude Berry 1991 ALL THE MORNINGS OF THE WORLD (Tous les matins du monde) Alain Corneau 1990 CYRANO DE BERGERAC di Jean-Paul Rappeneau. César come Migliore Attore, Migliore Attore al Festival di Cannes, Nomination all’Oscar come Migliore Attore GREEN CARD di Peter Weir. Golden Globes come Migliore Attore 1989 TOO BEAUTIFUL FOR YOU (Trop belle pour toi) di Bertrand Blier 1988 CAMILLE CLAUDEL di Bruno Nuytten 1987 UNDER THE SUN OF SATAN (Sous le soleil de Satan) di Maurice Pialat 1986 JEAN DE FLORETTE di Claude Berri MENAGE or EVENING DRESS (Tenue de soirée) di Bertrand Blier 1985 POLICE di Maurice Pialat. Premio Volpi come Miglior Attore al Festival di Venezia 1983 COMDADS (Les Compères) di Francis Veber 1982 DANTON di Andrzej Wajda THE MOON IN THE GUTTER (La lune dans le caniveau) di Jean-Jacques Beineix 1981 THE RETURN OF MARTIN GUERRE (Le retour de Martin Guerre) Daniel Vigne THE WOMAN NEXT DOOR (La femme d’à côté) di François Truffaut 1980 THE LAST METRO (Le dernier metro) di François Truffaut: César Migliore Attore 1979 MY UNCLE FROM AMERICA (Mon oncle d’Amérique) Alain Resnais 1977 GET OUT YOUR HANDKERCHIEFS (Préparez vos mouchoirs) Bertrand Blier 1975 1900 di Bernardo Bertolucci 1973 GOING PLACES (Les Valseuses) di Bertrand Blier INTERVISTA A JACQUES FIESCHI (sceneggiatura) Quali erano le tematiche principali della sceneggiatura? Anne ed io eravamo soprattutto affascinati dal cammino complesso di Catherine, una donna che vuole controllare ed avere in pugno l’uomo che l’ha tradita, lasciata e gettata via. Si segue la sua umiliazione passo dopo passo e la sua reazione indecente presa in modo quasi incosciente. Apre la porta di quel bar senza avere un piano d’azione ben definito, ma solo perché si trova vicino al lavoro. La prima sorpresa è stata quella di trovare un amico di famiglia frequentatore di prostitute. Questa è la famosa tesi sostenuta da René Girard in “Mensonge romantique et vérité romanesque” in cui afferma che si ha bisogno di una relazione per scoprire la passione. Catherine comincia un’avventura che, dopo essersi liberata da costrizioni sociali, termina con una scoperta di sé stessa. Abbiamo voluto mettere in luce queste contraddizioni e sfumature per rendere la storia efficace, piena di sorprese e scoperte. I monologhi erotici sono stati parte integrante della storia: le parole non erano sufficienti a descrivere una relazione che era sfociata in attrazione, fuga ed eccitamento. Catherine e Marlene esauriscono il piacere delle parole e nell’ultima parte del film si trovano entrambe in una fastidiosa difficoltà. Ho sempre apprezzato le persone che agiscono, reagiscono e che inconsciamente portano avanti scopi fino a farli diventare chiari. E’ bello vedere quando cercano di controllare una situazione che gli sfugge di mano e la loro cieca perseveranza le mette in pericolo e le disorienta. In che modo ha pensato di dipingere i diversi personaggi? C’è Catherine che scatena un susseguirsi di eventi tali da avere delle ripercussioni più forti di quelle che pensava. E poi c’è Marlene che è sola. Giochiamo con il piacere dei racconti erotici che eccitano e allo stesso tempo disturbano il pubblico. E’ necessario rispettare l’integrità e il mistero dei personaggi abbellendo la storia senza renderla poco credibile – “cinoche” (“cinema!”) diceva Maurice Pialat. La figura del marito era sempre presente pur non essendo in scena. Dopo aver cercato di capire se suo marito la tradiva realmente, Catherine decide di abbandonare il gioco e di consacrarsi alla relazione con Marlene. Si muove in un territorio inesplorato e addirittura pericoloso quando questo rapporto diventa più importante che trovare sollievo in un’altra donna. Quando Catherine si ritrova a parlare d’ amore con Bernard, deve giudicare se lui dice la verità rispetto ai suoi sentimenti mentre lei cerca di ignorare lo stratagemma messo in atto con Marlene. Siete riusciti a creare scene molto erotiche usando solo il linguaggio. Catherine ha cominciato subito a vivere la sua sessualità “per procura” diventando una specie di voyeur ma senza guardare veramente. In questo modo aspetta la mossa successiva. Il film mette in luce il desiderio. Come fa a rappresentarlo sullo schermo? Grandi registi hanno già descritto il sesso in modo brillante. Noi non volevamo classificare il sesso come “hard” o “soft”: la fantasia è ricca di immagini e parole che disturbano, stimolano e conferiscono un’atmosfera di intimità. In un certo senso Catherine è stata fortunata: ha scoperto un nuovo mondo del piacere sessuale. Come descriverebbe il rapporto tra Catherine e Marlene? Marlene viene vista come una persona con tendenze bisessuali; durante il suo primo incontro con Catherine dice: “ci sono alcune ragazze che non vogliono toccare le donne. Per me questo non è mai stato un problema”. Anche a lei questa relazione l’ha aiutata a riscoprire la passione: un modo per rompere con la sua banale eterosessualità vissuta in passato e che le ha fatto perdere qualsiasi soddisfazione narcisista. Questo ha aggiunto alla sua vita una nuova ed inaspettata dimensione, al di là di un mero contratto di lavoro. Marlene rimane la ragazza che pattina sul ghiaccio con gli amici, e conserva una pura innocenza, una sensualità e una passione che vanno oltre la sua professione. Il tema del film non è la soddisfazione erotica ma la singolare ricerca del desiderio. Si, si tratta di un film sull’insoddisfazione, ma, strano a dirsi, un sensuale benessere scorre nel rapporto tra queste due donne. Tutto ciò è anche spiegato nel candore di Depardieu: una relazione fra adulti dalle qualità infantili. Come è riuscito a raggiungere il delicato equilibrio tra un dialogo introspettivo e situazioni manifeste? Ogni parola e frase doveva con il suo suono riportarci sul tema del film. Dovevamo usare parole precise per spiegare, giustificare ed evitare altro. La classica scena – lo scoprire l’infedeltà coniugale – non doveva evocare un sentimento di pietà ma doveva essere forte abbastanza da giustificare la reazione di Catherine. La scusa del marito – “è finita…” – traumatizza la donna e queste parole pungenti la spingono nel bar. Questa è la cruda realtà con la quale ci si confronta. Si capisce che il rapporto della coppia è solido nonostante il silenzio e la noiosa routine quotidiana. Tuttavia, questo forte legame è ciò che obbliga la moglie a correre dei rischi. La scelta degli attori ha influenzato la sceneggiatura? Mi piace scrivere per attori che ammiro e cerco di portarli in posti a loro sconosciuti, non per disorientarli ma per aiutarli a trovare nuove personalità. Tuttavia, ciò aiuta anche me, chiaramente. Fanny Ardant è elegante e sensibile ma so anche che non ha paura di inoltrarsi in sentieri oscuri. Adoro il modo in cui, con sorprendente innocenza, Depardieu alla fine dice “ti amo”. Gli credo. E’ possibile oggigiorno dire “ti amo”? io ricordo che persone lo dicevano. Ho lavorato molto con Emmanuelle e ogni suo personaggio è diverso dagli altri. Lei entra nella parte: è coraggiosa e questa per me è una dote ammirevole in una star. Non riesco ad immaginare nessun altro pronunciare i suoi monologhi erotici. Lei ha già lavorato con Anne Fontaine. Ci dica qualcosa di lei. Ammiro la sua tenacia, il suo modo di non mollare finché qualcosa non è perfetto. Con Anne, la soluzione facile di un problema la rende sospettosa al punto da tornarci sopra per lavorarci ancora. Affronta argomenti che la toccano in profondità e successivamente li elabora piano piano. Nei suoi film c’è il divieto di oltrepassare certi limiti. In Nathalie Anne è capace di trasformare un argomento potenzialmente fobico, come l’insoddisfazione delle fantasie in qualcosa di vitale e leggero che riporta alla vita. In questo film ho visto il miracolo della sessualità umana trasformarsi in realtà attraverso il linguaggio. FILMOGRAFIA DI JACQUES FIESCHI (Sceneggiatura) 2004 CHEMIN SANS ISSUE André Téchiné (in lavorazione) A CAUSE DE LA NUIT Xavier Giannoli (titolo provvisorio) 2003 NATHALIE… Anne Fontaine 2002 THE ADVERSARY (L’adversaire) Nicole Garcia tratto da Emmanuel Carrere 2001 HOW I KILLED MY FATHER (Comment j’ai tué mon père) Anne Fontaine 2000 SADE Benoit Jacquot SENTIMENTAL DESTINIES (Les destinées sentimentales) Olivier Assayas 1999 AUGUSTIN, KING OF KUNG-FU (Augustin roi du Kung-Fu) Anne Fontaine 1998 PLACE VENDOME NELLY AND MR. ARNAUD (Nelly et Monsieur Arnaud) Claude Sautet SCHOOL OF FLESH (L’école de la chair) Benoit Jacquot tratto da Yukio Mishima 1995 KING OF PARIS (Le roi de Paris) Dominique Maillet 1994 FAVOURITE SON (Le fils préferé) Nicole Garcia 1993 ARCHIPEL Pierre Granier Deferre 1992 A HEART IN WINTER (Un coeur en hiver) Claude Sautet SAVAGE NIGHTS (Les nuits fauves) Cyril Collard 1991 SUSHI SUSHI Laurent Perrin 1990 EVERY OTHER WEEKEND (Un weekend sur deux) Nicole Garcia 1988 A FEW DAYS WITH ME (Quelques jours avec moi) Claude Sautet 1985 POLICE Maurice Pialat