Pressbook - Film e Documentari

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Pressbook - Film e Documentari
Istituto Luce
presenta
Fanny Ardant
Gérard Depardieu
Emmanuelle Béart
NATHALIE…
un film di
Anne Fontaine
durata
105 minuti
uscita: 15 ottobre 2004
Istituto Luce
Comunicazione e Marketing
Maria Carolina Terzi
Ufficio Stampa
Maria Antonietta Curione
SINOSSI
Due donne: una sposata, borghese e colta, l’altra entreneuse in un night. Catherine
paga Marlene per andare a letto con suo marito Bernard che la tradisce. Vuole sapere
tutto anche i dettagli più intimi. Catherine trasforma Marlene in Nathalie, la sua spia
personale: il film racconta il loro segreto e la loro storia.
CAST ARTISTICO
Catherine
Marlene
Bernard
François
La madre
Il figlio
La proprietaria del bar
L’uomo al bar
La paziente di Catherine
Ghislaine
Marianne
Ingrid
Marie
Fanny Ardant
Emmanuelle Béart
Gérard Depardieu
Wladimir Yordanoff
Judith Magre
Rudolphe Pauly
Evelyne Dandry
Ari Paffgen
Aurore Auteil
Idit Cerula
Sacha Rukavina
Macha Polikarpova
Marionette Lévy
CAST TECNICO
Regia
Sceneggiatura
In collaborazione con
Tratto dal romanzo di
Direttore della Fotografia
Musiche
Montaggio
Scenografia
Line Producer
Costumi
Aiuto regista
Tecnico del Suono e montaggio
Casting
Produttore Esecutivo
Produttore
Anne Fontaine
Anne Fontaine, Jacques Fieschi
François-Olivier Rousseau
Philippe Blasband
Jean-Marc Fabre
Michael Nyman
Emmanuelle Castro
Michael Barthélemy
Christine Gozlan
Pascaline Chevanne
Thierry Terrier
Jean-Claude Laureux
Richard Rousseau
Alain Sarde
Frédéric Blum
Una Co-produzione
Con la collaborazione di
Les Films Alain Sarde
France 2 Cinéma
D.D. Productions
Vertigo Films Spain
Canal+ e Sofica Studio Images 9
Distribuzione Internazionale
Studio Canal
durata:
105 minuti
Distribuzione italiana
ISTITUTO LUCE
Istituto Luce
Comunicazione e Marketing
Ufficio Stampa
Maria Carolina Terzi
Tel. 06/72992242
[email protected]
Maria Antonietta Curione
cell. 348.5811510
[email protected]
INTERVISTA AD ANNE FONTAINE
I suoi film sono rinomati per le loro tematiche audaci. Che cosa l’ha attratta di “Nathalie…”?
Ho letto il romanzo di Philippe Blasband che analizzava la relazione tra una moglie e una prostituta:
una storia di vendetta nella quale le due donne incastravano il marito che appariva solo nel finale.
Quello che ha catturato il mio interesse è stata la figura della moglie che assolda una prostituta e si
ritrova involontariamente coinvolta in un rapporto sessuale per procura. Jacques Fieschi ed io
abbiamo sviluppato questa idea per creare Catherine, una donna in carriera di successo che scopre
di essere ingannata dal marito. Questa scoperta la porta a comprare il corpo di un’altra donna per
controllare la sessualità del suo compagno, ma le motivazioni che ci spingono all’inizio ci
conducono spesso in altre avventure più torbide. C’era tantissimo materiale per sviluppare una
storia basata sulle crisi, il desiderio e la suspence erotica.
La crisi della coppia all’inizio sembrava piuttosto banale: per il marito significava avere una
storia di sesso senza implicazioni; per la moglie, una rivelazione che le ha fatto crollare il
mondo addosso.
Volevo partire da una situazione familiare che avrebbe avuto un impatto a seconda della fase di vita
che si attraversa. Dipende tutto – e questa è la chiave – dal modo in cui si viene a scoprire qualcosa:
e tutto questo che cosa rivela della nostra esistenza? Per questa coppia, è evidente che il marito,
come molti uomini, considera i rapporti extraconiugali come un normale passatempo; la sessualità
della moglie invece, si è assopita e il comportamento del compagno risveglia i suoi desideri.
“Ma forse è inevitabile – tutto finisce prima o poi” – dice suo marito Bernard
Egli non usa un tono ribelle o aggressivo. E’ un’osservazione distaccata che scatena percezioni
diverse. Davanti a quell’amara realtà molte donne si abbandonano all’isteria, chiedono il divorzio o
si nascondono dietro la negazione. Catherine sceglie un’altra strada e cerca di riscoprire la sua
sessualità. Approfitta di questo evento per riaprire le porte del sentimentalismo. Mi ha intrigato il
vedere quanto velocemente possano insorgere complicazioni dalle situazioni più innocue.
Quando pensieri piccolissimi e intimi vengono tenuti nascosti nella profondità di noi stessi, possono
provocare spesso conseguenze serie e sorprendenti.
Come ha voluto dipingere ciascun personaggio?
Volevo che tra Catherine e Bernard ci fosse ancora un certo magnetismo. Alcune coppie si possono
annoiare o compiacere dopo anni di vita passata insieme, ma loro sono ancora profondamente
innamorati. Ero infastidita e addirittura risentita del fatto che i due protagonisti fossero innamorati e
che Marlene violasse la loro intimità. Quando quest’ultima viene pagata per recitare la sua parte di
accompagnatrice nel bar, si rivela una mercenaria incallita che non mostra il minimo scrupolo.
Durante il suo primo incontro con Catherine, Marlene vede in lei solo un “cliente”, una donna di un
altro mondo che la stava usando come pedina nel suo gioco. Lentamente, in verità scopriamo la sua
complessità e le sue debolezze. Ogni personaggio - il marito, la moglie e la prostituta – sembrano
essere “stereotipi” ma ciascuno di loro ha sorprendentemente più sfaccettature.
Il tema del film è la manipolazione
E’ piuttosto un film sulla fantasia. Ogni persona vive un inganno: Bernard è reticente, Catherine
non racconta la verità a suo marito e Marlene custodisce il suo segreto. Non si tratta solo di un
gioco di manipolazione in quanto questo sarebbe troppo meccanicistico. E’ piuttosto un viaggio
emozionale che usa parole e intimità attraverso questa giovane donna che lavora con il corpo e che,
come la maggior parte delle prostitute, riesce a separare la sessualità dalla sfera emotiva.
Catherine è completamente catturata da Marlene; le prostitute risultano essere più accattivanti per le
donne che per gli uomini in quanto questi ultimi ricorrono a loro solo per soddisfare i propri istinti.
Tra queste due donne c’è una forma d’attrazione che infastidisce.
E’ qualcosa a pelle, senza connessioni psicologiche; si tratta di un incontro ipnotico che nessuna
delle due riesce a controllare. Per Marlene, l’avvicinarsi ad una donna “normale” che svela un
mondo fatto di sensazioni fortissime, rappresenta la scoperta di un tesoro inimmaginabile. E’ un
processo psicoanalitico al contrario: la persona che parla fa sentire meglio chi ascolta. All’inizio c’è
un semplice accordo: una paga e l’altra esegue il lavoro, ma gradualmente i patti vengono meno.
C’è una sorta di crudeltà nel modo in cui ognuna sfrutta l’altra. Sono entrambe profondamente
colpite da questo singolare contatto umano e il loro rapporto diventa irrimediabilmente intricato.
Il piano di Catherine le sfugge di mano.
Quando Catherine entra nel bar la prima volta, non è sicura di ciò che avrebbe fatto per cui
improvvisa. Non è andata li per un’avventura sessuale o per tessere una vendetta. Si trova in uno
stato confusionale quando “scrittura” Marlene per poi trasformarla nel personaggio di Nathalie.
Sebbene non intenzionalmente, c’è comunque una sorta di perversità nelle azioni di Catherine. Si
intuisce che è vittima del dolore.
Anche il pubblico viene manipolato. Non appena ci si libera di situazioni ingannevoli ecco
subito che sottilmente ne sopraggiungono altre.
Il mio intento era quello di far si che gli spettatori fossero costantemente sorpresi, assaliti dal
dubbio e turbati da qualcosa di inafferrabile. Farli sentire come dei funamboli, in ansia per cose che
potevano precipitare in qualsiasi momento. Lo spettatore viene sollecitato a formularsi proprie
ipotesi: forse qualcuno immaginerà la fine, ma non credo che questo diminuirà la suspense.
Catherine vive quest’esperienza distaccata o con partecipazione?
Un po’ di tutte e due le cose. Prova dei sentimenti per Nathalie che non sono né amore né
compassione. Ci potrebbe essere un pizzico di omosessualità ma non era questo il tema: Il mio
obiettivo era quello di far condividere alle due donne un indefinibile erotismo mentale. Entrambe
provano una curiosa attrazione, quasi una fusione; si alimentano a vicenda: ognuna ha quello che
manca all’altra e così si compensano. Per tutta la durata del film entrano in uno stato d’intimità che
le rende sempre più uguali. Il confine tra la sgualdrina e la signora diventa quasi nullo.
Il rapporto con Nathalie diventa anche una prova d’amore. E’ Catherine che consegna
Nathalie nelle mani di Bernard.
Tutto ciò è molto ambiguo. Si può leggere in questo modo ma dipende da quanto si è proiettati nella
storia. Gli uomini potrebbero trovare splendido il fatto che le loro mogli possano offrire regali del
genere ma potrebbero anche arrabbiarsi molto perché questo dimostra le cose terribili che le donne
pensano di loro. Io ritengo che inconsciamente il “regalo” di Catherine è qualcosa che lei offre
anche a se stessa. Man mano che la situazione si sviluppa, Catherine rivendica la propria passione.
Quando Marlene racconta i suoi incontri erotici, paradossalmente questi diventano per lei
una sorta di iniziazione.
E’ una ragazza che agisce piuttosto che parlare. Questo cliente le fa tradurre i gesti in parole e
attraverso queste Marlene si costruisce un’identità. Lavora in modo sodo come una vera attrice e
questo la porta a scoprire dei sentimenti di cui non sapeva l’esistenza.
Come quando ricorda il piacere provato con Bernard?
Con questo è venuta meno la sua etica professionale. Quando ho raccolto materiale per il film ho
incontrato molte accompagnatrici che lavoravano in locali e ho potuto verificare l’apertura di
rapporti che esiste tra queste donne: una donna prova un’affinità per un’altra che non può avere con
un uomo. Marlene trova, nella sua relazione con Catherine, una sorta di autoconferma.
Ci sono altre interpretazioni, ma non c’è forse un senso di sacrificio al limite del masochismo
nelle azioni di Catherine?
Certo, le sue parole e i suoi gesti lo esprimono, ma Catherine vuole sapere la verità. E’ meglio
essere all’oscuro perché il sapere significa dover agire. C’è sempre qualcosa di misterioso e
sconosciuto rispetto alla persona con cui si vive – anche l’intimità più profonda non porta tutto alla
luce. C’è qualcosa di piuttosto mostruoso nell’essenza di una coppia – qualcosa che non ha niente a
che vedere con l’amore ma che rivela un’intimità morbosa. Ognuno è cosciente del fatto che
mantiene alte le proprie difese e che ci si scruta reciprocamente. Per Catherine, questo è un modo di
conoscere la realtà che le è sfuggita. Marlene le dà di nuovo la gioia della vita; lo spirito di
Catherine si riaccende e diventa più irritabile verso il marito che vede sotto una luce diversa.
Pian piano il suo matrimonio diventa sempre meno importante rispetto alla relazione con Marlene.
Un altro straordinario stratagemma del film è che si parla del desiderio senza mai mostrare
veramente gli incontri erotici tra Bernard e Nathalie.
Non riesco neanche ad immaginare di fare un film con scene di sesso. E’ troppo semplice – ci siamo
passati tutti. E’ molto più eccitante e un pochino più perverso lasciare spazio all’immaginazione.
Vedere il viso di Fanny mentre le parole esprimono appuntamenti sessuali è maggiormente
suggestivo. C’è un forte erotismo sia nel linguaggio che nella voce ed io ho appunto scelto le due
attrici per le loro voci. Non volevo mostrare scene esplicite di sesso quando ho girato questo film.
La fantasia è uno dei princìpi cardine del cinema.
Si, perché la fantasia come il cinema possono trasformarsi in ciò che si desidera. Il sesso in questo
film è tutto verbale e Catherine usa parole per costruire le sue fantasie. Ho voluto anche parlare di
miseria sessuale. Oggi le donne dovrebbero essere emancipate e gli uomini dovrebbero esaudire
tutti i loro desideri. Io ho voluto ridimensionare questo assunto sul sesso. Fa molto male vedere che
una bellissima donna come Catherine a cui va tutto a gonfie vele, soffre per aver perso contatto con
la sua sessualità. E in continuo fermento e sempre viva è la tensione che deriva dalla solitudine dei
tre personaggi principali.
Nathalie si è data delle brutte carte ma può giocarsele bene.
C’è qualcosa di crudele nel fatto che Nathalie diventa la pedina sia nelle mani di Catherine che della
coppia ma è anche un’occasione per recitare un ruolo che non si sarebbe mai sognata. Marito e
moglie le mostrano un mondo differente da cui lei ne esce come una persona diversa. E alla fine
non si può pensare a Marlene senza provare un senso di profonda tristezza.
I suoi tre personaggi principali sono alla ricerca di appagamento.
Si, un uomo che si prende amanti evitando qualsiasi forma di attaccamento, Marlene che è attiva
sessualmente ma senza coinvolgimenti sentimentali e Catherine che ha la sessualità assopita. Ho
sentito molto questa tematica, così come ho sentito che dovevo parlare della complessità della
sessualità femminile in modo da vederne tutti i risvolti. La sessualità è in continuo mutamento: la
passione finisce ma l’amore rimane. Catherine attraversa mari inesplorati quando cerca di farsi
carico della vita sessuale sua e di suo marito. Non posso rimanere su un tema se uno dei personaggi
non scivola nell’ignoto. Da un punto di vista umano ed esistenziale si prova fastidio nel filmare
situazioni che si possono sperimentare in prima persona.
Quali sono stati gli espedienti che ha usato nel film?
Ho optato per le riprese in grande schermo nel momento in cui mi sono resa conto che i visi e la
bellezza intrinseca delle due protagoniste avrebbe riempito la scena con sensualità. I loro visi
esprimono molto di più delle parole. Ho cercato di evitare tanti spostamenti di camera. Con una
posizione statica, le parole possono diventare veramente incisive durante i monologhi sessuali e
creare uno stato ipnotico. Volevo anche che le luci facessero risaltare le due attrici, non tanto per
motivi estetici, quanto piuttosto per creare visivamente un desiderio tra le due donne.
Il rosso è predominante nel film, dal set ai costumi: è addirittura il colore dell’accendino di
Nathalie.
Per compensare la frigidità sessuale e le vite private dei protagonisti, ho voluto creare un’atmosfera
voluttuosa usando colori caldi sia per i costumi che per la scenografia. Il bar che abbiamo
ricostruito nel film è stato una sintesi dei diversi posti che abbiamo visto durante i sopralluoghi per
le location. L’ironia ha voluto che da quando abbiamo iniziato le riprese del film, nuove leggi hanno
fatto chiudere molti di quei posti visitati.
La musica fa da corollario perfetto all’azione.
Nella specie di club in cui lavora Nathalie la musica è un fattore importante perché predispone la
clientela all’erotismo. La colonna sonora si è aggiunta a quest’atmosfera. Volevo che Leonard
Cohen, Natacha Atlas ed altri musicisti si fondessero con la colonna sonora di Michael Nyman per
rappresentare l’interiorità del personaggio di Fanny Ardant. Per quanto riguarda Marlene,
desideravo combinare melodie leggere con tracce di nostalgica e pacata melanconia.
La precisione e la coerenza di ciascun attore ha rinforzato il loro impatto emotivo. Come ha
gestito tutte queste imponenti personalità?
Ho usato una “tecnica” diversa con ognuno. Ho frequentato per un po’ Fanny Ardant ed ho
osservato cosa la manda su tutte le furie. Abbiamo lavorato sui movimenti del corpo ancor prima
che il suo personaggio fosse ben definito. Ci siamo incontrate spesso prima delle riprese. Ho
apprezzato molto la sua immaginazione, bellezza e tristezza soffocata. Pensavo che sarebbe stato
favoloso se fossimo riuscite a portare tutte queste qualità sullo schermo. Quando abbiamo iniziato a
girare il film Fanny ormai era talmente coinvolta nella storia che si è trasformata velocemente in
Catherine; aveva già interiorizzato tutto.
Per il personaggio di Nathalie, mi sono messa nei panni della mia eroina ed ho cominciato a cercare
una donna con uno splendido corpo che emanava sensualità e che sarebbe piaciuta a tutti, compreso
a mio marito: la scelta naturale è ricaduta su Emmanuelle Béart. La sua voce rauca contrastava con
la bellezza angelica del suo viso e con la sua innata purezza. Quando l’ho incontrata, l’ho trovata
perfetta per la Nathalie che stavo cercando: volevo che dietro la dura scorsa si nascondesse
un’anima fragile. Doveva sedurre senza sforzo. Una ragazza come Nathalie non ha bisogno delle
stesse armi di qualsiasi altra donna con un uomo e durante le riprese mi ha continuamente sorpreso
perché coniugava bene la sua prestanza nel ruolo e nella realtà.
La presenza di Gérard Depardieu è elettrizzante.
Depardieu è un attore vitale: ha ciò che altri attori non hanno. Sembra come se sapesse dare la
giusta atmosfera. Dal momento che non compare molto nelle scene, doveva fare in modo che il suo
personaggio fosse di uno spessore talmente considerevole che lo spettatore lo avesse sempre
presente anche quando era fuori dalle riprese. E’ l’attore francese per eccellenza; è talmente
pittoresco al punto che la sua presenza da sola è vibrante. Volevo che recitasse una parte di uomo
fragile: lo volevo affascinante, bello e desiderabile. Quando l’ho incontrato è stato molto perspicace
rispetto al soggetto del film; ha sempre mantenuto la sua incredibile freschezza. Depardieu ha una
grande forza e una presenza imponente ma in lui c’è anche un altro aspetto che lo rende in qualche
modo smarrito.
FILMOGRAFIA – ANNE FONTAINE
2003
NATHALIE ...
2000
HOW I KILLED MY FATHER (COMMENT J’AI TUE MON PERE)
1998
DRY CLEANING (NETTOYAGE A SEC)
1995
AUGUSTIN
1992
LOVE AFFAIRS USUALLY END BADLY
(LES HISTOIRES D’AMOUR FINISSENT MAL EN GENERAL)
INTERVISTA A FANNY ARDANT
Qual’ è stata la sua prima impressione quando ha letto la sceneggiatura?
La sceneggiatura mi ha sedotta completamente per diverse ragioni: racconta una storia reale che ci
prende e una volta catturati dobbiamo scoprire come finisce. Tanto per cominciare si parla di
infedeltà, una situazione familiare a tutti, compresa a me stessa. Era una normale scappatella,
un’imprudenza, ma la moglie ha sentito questo tradimento come se una spada le avesse attraversato
il cuore. Mi è piaciuto anche il fatto che ci fosse ancora molta intesa nella coppia. Lo spirito
combattente del personaggio di Catherine mi ha molto affascinato: le grandi storie d’amore hanno
dei periodi burrascosi, di crisi e la solita tendenza è quella di lasciar cadere le offese. Tuttavia,
questi compromessi posso uccidere l’amore in una coppia. Quando Catherine scopre che suo marito
è infedele avrebbe potuto razionalizzare dicendo “non sono la prima né l’ultima. Lo accetterò e
volterò pagina”, ma lei rifiuta la rassegnazione. Il non rinunciare mai è una delle qualità
fondamentali dell’essere umano.
Lei capisce questa donna e parteggia per lei.
Si. In una simile situazione non potrei mai identificarmi con una persona che fosse preda di avidità,
ambizione e frustrazione sessuale. Questa donna che vive solo per amore mi ha veramente toccata
con la sua generosità. Molti pensano che l’amore è solo per ragazzine ma Catherine è una donna
matura e di successo. E’ stupendo quando l’amore divora le persone intellettuali e sofisticate.
Era una coppia molto solida.
Hanno vissuto insieme per trent’anni, hanno condiviso tutto e sono uniti come i siamesi. Mi è
veramente piaciuta la scena di quando si sono incontrati in un bar. Verso la fine del film, essi fanno
risbocciare il loro amore davanti a una bottiglia di vino, un gesto molto sensuale.
Come si è sentita quando ha scoperto che il marito la tradiva?
Ha avuto un colpo durissimo. E’ terribile scoprire che tuo marito ti tradisce quando tu non
sospettavi nulla ed è stato ancora peggio quando lui ha semplicemente alzato le spalle dicendo “è
normale” come se quello fosse il destino di tutte le relazioni a lungo termine. Ma forse non aveva
tutti i torti. Il matrimonio può uccidere l’amore, la letteratura è piena di questi esempi. Marguerite
Duras diceva “nessun marito può resistere quando una sconosciuta entra dentro un bar”.
Ma per gli uomini avere una piccola scappatella non significa niente!
In questa storia non si tratta solo di un’accidentale imprudenza di un marito solitamente fedele,
gentile e premuroso. Questa donna si rende tristemente conto che dopo venti anni di vita insieme
non ha mai veramente conosciuto la sessualità del marito e né la sua. E’ quasi scioccante. Ecco il
motivo per cui accetta la relazione con Nathalie. La sessualità si evolve. Strano a dirsi, nonostante
viviamo in un epoca in cui c’è completa libertà sessuale con porno shops in quasi ogni angolo di
strada, la coppia crea ancora delle relazioni ipocrite, fragili e piene di tabù.
Come spiega la reazione di Catherine che “regala” Nathalie a suo marito?
Non è stata un’azione completamente premeditata. Si è ritrovata a parlare con una ragazza in un bar
dove è entrata quasi per caso. Catherine dice a Nathalie “penso che mio marito sarebbe attratto da
te. Ti pagherò ma tu dovrai dirmi tutto”. E’ un accordo sottilmente perverso perché è sessuale e
torbido, ma lei insiste che la ragazza deve raccontarle tutto.
Il suo personaggio è veramente complesso. Non è la semplice storia di una donna che si
vendica.
E’ vero! Ho sempre pensato al dubbio che si insinua in noi quando le cose non funzionano. Quando
un marito comincia a tradire la donna rimprovera se stessa dicendo “e’ successo perché non sono
abbastanza brava a letto. Sono una casalinga sciatta – certo che lui va a trovare divertimento
altrove”. Raramente si sente dire “lo amavo abbastanza? Lo irritavo troppo?” quando Catherine
incontra Marlene entra in un mondo completamente diverso e sconosciuto. Per lei era molto
difficile esprimere il suo desiderio sessuale e sentire qualcun’altro parlare di quelle emozioni l’ha
fatta trasalire. Questa è la grande meraviglia del cinema e della letteratura: Madame Bovary può
commuovere fino alle lacrime ma non si può ricreare una trama alla Flaubert!
I resoconti degli incontri erotici tra Nathalie e Bernard riguardano anche l’uomo con cui
Catherine condivideva il letto!
Il fatto che Nathalie fosse bravissima a raccontare gli incontri amorosi, li rendeva ancora più belli.
Una volta che si dà forma a qualcosa si può renderla apprezzabile o screditarla. La conseguenza
dell’atto sessuale, e questo è uno dei punti cardini del film, rimbalza come un’incredibile eco. Non è
come se questa donna fosse una giovane vergine che sacrifica la sua carne quando ascoltava i
racconti dei loro giochi erotici. Catherine è profondamente colpita da tutto questo e ciò crea in lei
confusione e sofferenza. Le parole rendono il tradimento del marito ancora più forte e la fanno
sentire distante da lui.
Catherine ha spirito di sacrificio?
No. Non è come se un’amica le dicesse “sai cosa sta facendo tuo marito”. Tutta questa storia non
porta nient’altro che sofferenza e umiliazione. Fin tanto che controlla la situazione e si sente
padrona del gioco può sopportare le ferite e la sofferenza senza sentirsi umiliata. Con i nostri tabù
sociali la maggior parte delle donne direbbe “mio marito può tradirmi ma io non voglio saperlo”.
Catherine, invece, voleva esattamente il contrario: voleva sapere tutto. E sfido chiunque abbia
sofferto per una simile esperienza a negare che avrebbe fatto la stessa cosa. Si vuole solo salvare sé
stessi facendosi forza e ricompattandosi. Questo è un suggerimento per tutte le mogli che sono state
tradite!
Alla fine Catherine trasforma una storia dolorosa in un’esperienza meravigliosa incontrando
un’altra donna.
Era importante per lei sperimentare il piacere di essere con un’altra donna e di ascoltarla. C’era una
sintonia tra loro che permetteva ad ognuna di conservare qualcosa della propria vita. Avevano un
legame confidenziale, un’attrazione che non era né etero né omosessuale, solo sessuale. Catherine
non l’ha scelta perché era una donna qualsiasi, ma perché era Marlene. Non hanno aperto quelle
porte per parlare di lavori a maglia o ricette ma stavano insieme per parlare di sesso in modo
assolutamente unico. Quando si incontravano nel night club e bevevano Martini stavano bene; e nel
realizzare il loro piano si sono sostenute reciprocamente. Cercavano di costruire qualcosa di più
grande di loro.
Tutti e tre erano fondamentalmente molto soli.
Si e qui si tocca la realtà molto da vicino. La nostra società non ha mai parlato apertamente di
sessualità neanche con gli psicoanalisti, nei talk show televisivi o nei film sempre più audaci. E
curiosamente, questo rimane sempre un piccolo segreto oscuro e recondito. La nostra vita sessuale è
sempre nascosta e anche se si tira fuori in pubblico non è mai la verità. Nel momento in cui
abbiamo cominciato a discutere pubblicamente di preservativi, è stato evidente che molti giovani
non li usano perché sono timidi o pudichi – non si sa il perché. Verrebbe da pensare che gli esseri
umani si stiano sempre più emancipando, invece no, “Le Relazioni Pericolose” di Laclos e altre
opere liberali non hanno cambiato nulla.
I personaggi di questo film sono alla ricerca della passione?
In realtà, la ricerca rincorre l’illusione e questo inseguimento finisce dando loro piacere. Tornando a
Marguerite Duras, era lei che diceva che desiderare l’amore significa già possederlo. La tensione, la
speranza e il desiderio sono più forti della realtà. Questo film tratta proprio di questo. E’ un
prodotto molto francese: mi ha fatto riscoprire la stessa sofferenza celata della Marchesa de
Merteuil in “Le Relazioni Pericolose”. Questa angoscia silenziosa, nella sua massima forma, si
trova in Marivaux e in coloro che non sguazzano mai nella loro sofferenza. L’espressione e i
pensieri devono sempre trascendere i desideri primari; lì, il linguaggio raggiunge la perfezione e
sotto il controllo di Catherine diventa una gioia.
“La gelosia è un riflesso per un uomo” dice Catherine. E per una donna?
La gelosia è come porgere un trofeo alla donna. La corona dell’amore. Carmen, una delle più grandi
amanti che abbiano calcato le scene, non era gelosa. La gelosia è unilaterale – come una vittima che
provoca il proprio carnefice - uno è sempre geloso. La gelosia dà libero sfogo al comportamento più
incredibile. Alcuni non riescono mai ad ammettere di essere gelosi perché questo viene considerato
come una perdita di dignità e quindi preferirebbero essere colpiti a morte dal proprio partner,
piuttosto che fargli delle domande. Altri invece, senza esitazione rovistano nelle tasche e chiedono
“di chi è questo numero di telefono?” Catherine scopre per caso che suo marito la tradisce; da quel
momento in poi, diventa ossessionata da quell’idea. Quando Bernard, durante una festa chiacchiera
con una giovane collega asiatica, sua moglie gli dà un colpetto, convinta che il minimo sorriso di
un’altra donna avrebbe avvolto suo marito come un’edera.
Catherine ha avuto e continua ad avere avventure. Adesca un barista alla fine di una serata
per farci sesso.
Marlene ha ispirato questo senso di libertà in lei ed è anche questo il problema del loro rapporto: la
sua natura era quella di innescare le cose. C’è stato un risveglio del corpo e del desiderio. La
scappatella con il barista non ci sarebbe mai stata se Catherine non fosse stata sotto l’influsso della
seducente atmosfera del bar con le sue ragazze, i loro corpi morbidi e i fianchi sinuosi. Pensava tra
sé stessa “la vita non deve essere sempre seria. Posso trovare un ragazzo con cui divertirmi se
voglio”. Questo non era lo stesso motivo che aveva spinto il marito, ma per fortuna non è finita con
uno dei suoi amici!
Si viene a sapere che Catherine ha avuto una storia d’amore precedente molto più forte di
quella con Bernard.
In ogni donna c’è un po’ della crocerossina e un po’ della prostituta. Nessuna è completamente una
cosa oppure l’altra. Venendo a conoscenza del passato di Catherine è come se cambiasse, tutto ad
un tratto, il prisma nel caleidoscopio. Si capisce quanto poco in realtà conosciamo l’altro. Abbiamo
tutti questi cocktails esplosivi, assi nella manica. Basti pensare a come Marlene ha reagito quando
Catherine le ha raccontato: era come una marziana che indossava un vestito di Christian Dior.
Nessun personaggio in questo film è una piatta caricatura: non lo è il marito, non lo è la moglie e
nemmeno l’amante. Ho anche pensato che Judith Magre fosse perfetta nel ruolo della madre: si
intuisce subito che c’è un seme di follia in tutta la famiglia! Questo film mi ha fatto pensare alla
battuta in cui una donna chiede ad un uomo “ vuoi che io venga a letto con te e mantieni il segreto
oppure non ci vengo ma tu puoi vantarti di esserci stato?”
Qual è stato il suo approccio nella recitazione del suo personaggio?
Abbiamo lavorato molto sulla messa a punto dei personaggi con Anne Fontaine. Non volevamo che
Catherine diventasse uno stereotipo e nemmeno che perdesse la sua aria misteriosa. In realtà a me
non piace conoscere a fondo il mio personaggio: lasciando le cose un po’ nell’ombra posso
procedere per istinto ed entrare nella mia parte in modo intuitivo.
Com’è stato lavorare con Anne Fontaine?
Adoro lavorare con registi che non vogliono gli attori stereotipati: finiremmo sempre con il
ripeterci.
Con Anne gli attori si sentono protetti: è acuta, caustica, ironica e concreta. E’ molto chiara come
regista: usa un linguaggio preciso per correggere un’espressione o un movimento. I personaggi
suonerebbero falsi se non fossero ben diretti. Un buon regista è quello che vincola il lavoro degli
attori ponendo dei limiti rigidi. Durante le riprese ci obbliga a mettere tutto in dubbio e ad
interrogarci continuamente, ma se non fossi più che soddisfatta non lo farei.
La coppia Fontaine-Fieschi è favolosa : la loro sceneggiatura è stata completa e curata in ogni
dettaglio.
Ci dica qualcosa riguardo agli altri attori.
Emmanuelle ed io ci conosciamo fin dai tempi in cui abbiamo lavorato insieme nel film “8
WOMEN”. Già conoscevo ed apprezzavo il suo connubio di forza e fragilità ed ero rimasta colpita
dalla sua estrema generosità. Adoro lavorare con attori generosi perché bastano rapide occhiate,
sorrisi inaspettati e tacite condivisioni. Mi sono sentita molto a mio agio con lei.
Gérard è in grado di sembrare altrove mentre è sempre là, esattamente dove la luce colpisce il suo
viso; tocca la verità e le emozioni. Un giorno, Gérard ha fatto un’osservazione che mi è rimasta
impressa nella mente “sono un filo d’erba”, una perfetta analogia per indicare che gli attori sono
profondamente saldi a terra come l’erba ma altrettanto capaci di essere mossi dal vento.
FILMOGRAFIA – FANNY ARDANT
2003 THE SCENT OF BLOOD (L’Odeur du sang) Mario Martone
L’ANNÉE DU DELUGE Jaime Chavarri
NATHALIE… Anne Fontaine
2002
CALLAS FOR EVER Franco Zeffirelli
2001
8 WOMEN (Huit femmes) François Ozon
WITHOUT NEWS OF GOD (Sans nouvelles de Dieu) Augustin Dioaz Yanes
2000
CHANGE MY LIFE (Change-moi ma vie) Liria Begeja
1999
THE LIBERTINE (Le Libertin) Gabriel Aghion
1998
HARD OFF (La Debandade) Claude Berri
LE DINER Ettore Scola
1997 ELIZABETH: THE VIRGIN QUEEN (Elisabeth) Shekkar Kapur
1995 RIDICULE Patrice Leconte
PEDALE DOUCE Gabriel Aghion
DESIRE Bernard Murat
BEYOND THE CLOUDS (Par dela les nuages) Michelangelo Antonioni/Wim Wenders
1993
COLONEL CHABERT (Le colonel Chabert) Yves Angelo
1992
TOP DES PETITS CLASSIQUES
AMOK Joel Farges
1991
THE DESERTER’S WIFE (La femme du deserteur) Michel Bat-Adam
NOTHING BUT LIES (Rien que les mensonges) Paule Muret
1990
AFRAID OF THE DARK (Double vue) Mark Peploe
1989
AVENTURE DE CATHERINE C. Pierre Beuchot
1987
AUSTRALIA Jean-Jacques Adrien
THREE SISTERS (Les trois sœurs) Margarethe Von Trotta
PLEURE PAS MY LOVE Tony Gatlif
FAMILY (La famille) Ettore Scola
LE PALTOQUET Michel Deville
1985
MELO Alain Resnais
AFFABULAZIONE Vittorio Gassman, Carlo Tuzii
CONSEIL DE FAMILLE Costa Gravas
1984
LES ENRAGES Pierre William Glenn
LOVE UNTO DEATH (L’amour à mort) Alain Resnais
NEXT SUMMER (L’été prochain) Nadine Trintignant
1983
LOVE OF SWANN (Un amour de Swann) Volker Schloendorff
DESIRE (Desiderio) Leonard Trevillio
BENVENUTA André Delvaux
1982
LIFE IS A BED OF ROSES (La vie est un roman) Alain Resnais
FINALLY SUNDAY (Vivement Dimanche) François Truffaut
1980
LES UNS ET LES AUTRES Claude Lelouche
INTERVISTA A EMANUELLE BÉART
Come si è sentita quando ha letto la sceneggiatura?
Sono rimasta colpita dalla reazione di Catherine (Fanny Ardant) quando suo marito sembrava essere
rassegnato a vivere lo stato di torpore che aveva fatto naufragare la loro relazione.
Questa donna ha rifiutato quella situazione con una folle azione che dopo un vagabondaggio l’aveva
portata accidentalmente – sebbene non ci sia nulla di accidentale – in un bar. E’ li che si rende conto
velocemente di quello che vuole dalla ragazza e la ingaggia. E’ stato istinto di sopravvivenza.
Come si è sentita nel suo personaggio?
Non mi concentro sul mio personaggio quando leggo una sceneggiatura; mi interessa di più
l’opinione del regista. La parte di Marlene (Nathalie) mi ha affascinato perché mi ha dato la
possibilità di misurarmi con un personaggio che non avevo mai affrontato prima. Mi intrigava l’idea
di essere l’oggetto del desiderio di qualcuno e scoprirne la reazione quando il desiderio non era
condiviso. Ero curiosa di conoscere le conseguenze della trasposizione della fantasia nella realtà pur
non essendo veramente parte del desiderio.
Quando ha incontrato delle vere accompagnatrici nei night club, come ha trovato il loro
mondo?
Conoscevo già il mondo della prostituzione. Di recente, durante un viaggio in Tailandia per fare
indagini sulla prostituzione minorile, sono stata testimone del danno causato dal turismo sessuale. A
Parigi sono stata in una missione con donne che aiutano le prostitute.
Quando abbiamo cominciato a fare delle ricerche per il film, Anne Fontaine ci ha portato in quei
club dove lavorava Marlene per osservare il comportamento, i capelli, il trucco e l’abbigliamento di
quelle donne. Alcune di loro mi hanno raccontato frammenti delle loro vite. Non ho preso una
ragazza in particolare a modello ma ho cercato di cogliere l’essenza della loro professione e come
era la loro vita di donne prima, durante e dopo.
E cosa ha scoperto rispetto a queste donne?
Un terribile vuoto. La maggior parte erano ragazze brillanti ridotte in miseria e deluse. C’erano
ragazze di circa venti anni e altre più grandi, tutte estremamente lucide rispetto alla loro situazione
ma che non provavano nessun rimorso o compassione per sé stesse. Quasi tutte mi hanno detto,
come Marlene, “non riesco ad innamorarmi. Non odio gli uomini ma non credo nemmeno
nell’amore”.
Come erano i loro clienti?
Questa è stata la prima domanda che gli ho rivolto: “quali sono i vostri sentimenti rispetto agli
uomini?” non c’è odio né giudizio ma piuttosto una sorta di compassione ai limiti dell’amicizia.
Sanno di rendere gli uomini felici diventando tutto ciò che essi non possono trovare altrove. Non
importa quanto un uomo soffra, lui ha bisogno di quei sogni. I desideri sessuali di un uomo sono il
riflesso di altre problematiche. Non si può scindere la sessualità dalla personalità dell’essere umano.
Le ragazze sanno ascoltare ma allo stesso tempo mantengono le distanze. Come dice Marlene
“quando sono con un cliente sono completamente vuota”
Sebbene ci siano delle eccezioni, le ragazze sono totalmente distaccate durante l’atto sessuale. E’
raro che lo trovino piacevole. La maggior parte di loro mi dicevano di far uso di alcool o altre
sostanze per rendere la situazione più sopportabile. Stranamente, il fatto che fingano un orgasmo
sembra avere lo stesso effetto sugli uomini. Alcuni di essi cercano solo qualcuno che li stia a
sentire. Sono rimasta sorpresa quando ho appreso che tanti uomini non consumano. Io ho costruito
il mio personaggio su questi paradossi.
Perché Marlene accetta la strana proposta di Catherine?
Per denaro. Si trattava di molti soldi. All’inizio Catherine era una cliente come altri.
In seguito il loro rapporto si è evoluto.
Marlene ha capito subito la profondità e la complessità del gioco di Catherine. Ha capito che quella
donna amava il marito e che voleva che Marlene le dicesse tutto quello che faceva con lui. Le
accompagnatrici come Marlene sono particolarmente perspicaci poiché sono abituate ad avere a che
fare con la psiche delle persone. Sono molto intuitive come lo strizzacervelli o una veggente;
manipolano, come fa anche Nathalie per acquistare potere. Ma quando la loro relazione si evolve,
primeggia prima una e poi l’altra.
Catherine ha scelto bene – è riuscita a leggere Marlene profondamente.
Si, quando dice “penso che piacerai a mio marito” non significava che aveva scelto una ragazza che
gli sarebbe piaciuta solo fisicamente. C’erano ragazze molto più carine e giovani nel bar, ma il
modo in cui Marlene la guardava e le domande che le faceva, hanno lasciato intuire a Catherine che
aveva qualità che il marito apprezzava in una donna.
Per Marlene, Catherine rappresentava un biglietto che le avrebbe permesso di uscire dal giro.
Marlene si trovava nel momento cruciale della sua vita: aveva bisogno di tirarsi fuori dal giro.
Questo aspetto le ha rese entrambe patetiche e commoventi. Marlene fa addirittura un corso per
estetista sapendo che sarebbe stato molto difficile tornare alla vita normale. Al massimo, l’avremmo
ritrovata in un salone di bellezza a guadagnare un decimo per il suo lavoro. Doveva ricominciare da
zero.
Per esempio, nella scena del pattinaggio sul ghiaccio, è tornata indietro all’infanzia e
all’adolescenza. Potrebbe esserci un futuro.
La maggior parte delle ragazze accompagnatrici che lavorano nei bar, sono ossessionate dalla paura
di essere riconosciute di giorno. Fin tanto che ci sono tracce dell’infanzia, dell’adolescenza e di
sorrisi, c’è sempre la speranza di un futuro.
E’ importante per Marlene parlare ad un’altra donna.
Certamente. Attraverso i suoi racconti Marlene traduceva in parole la sua vita per la prima volta.
Mentre raccontava ogni giorno quello che le accadeva stava materializzando, attraverso il
linguaggio, un sogno, il suo ego idealizzato e visto attraverso Nathalie. Questo è stato il primo
segno dell’inizio del cambiamento. La sua capacità di ripresa emerge dal fatto che riesce a
raccontare tutto per dar piacere ad un’altra e anche a sé stessa. La fuga è possibile.
Ad un certo momento viene rapita dalla sua fantasia.
E’ una relazione ideale per Marlene: è l’amore che sogna di avere per sé stessa un giorno. I suoi
racconti perdono l’erotismo man mano che si avvicinano all’amore – direi addirittura che si
avvicinano alla normalità: “si, è ancora lì…dorme…non si è ancora alzato per andare al lavoro”. In
quell’istante comincia ad entrare nella fantasia, nei suoi desideri ed inizia a far vacillare Catherine.
Nonostante tutto, tiene a freno il suo desiderio. Quando qualcuno non ha emozioni nella vita, i suoi
sogni diventano la cosa più importante.
Anche questa è una delle tematiche del film.
Esatto. Il tema centrale della storia riguarda il sogno e la fantasia. Non si può vivere una vita come
quella delle protagoniste femminili senza parte di un sogno che si sviluppa in modo anormale. Ogni
volta che viene a contatto con qualche cliente, inclusa Catherine, Nathalie è presente solo
fisicamente – una parte di lei è assente. Per me, non si sa dove vada; questo segreto appartiene solo
a lei. Non importa quanto sia presente con il corpo, la sua distanza è tangibile. E’ l’unico modo in
cui può sopravvivere. Nei suoi racconti erotici, in cui si è concessa con movimenti ritmici, lei è
silenziosa e assente. Questi sono momenti importanti come quello in cui ricorda il suo piacere
passeggero. Man mano che la storia procede, si può immaginare ancora meglio il piacere in questo
rapporto strano. Che cosa la rende una relazione diversa e con chi si prova il piacere, con lui o con
lei? Questa è l’ambiguità della storia ed è anche un film sull’assenza e sulle fantasie non soddisfatte
piuttosto che sull’atto sessuale.
Ha fatto un lavoro eccezionale con la tripla personalità del suo personaggio: lo sdoppiamento
di Marlene, di notte prostituta e di giorno studentessa di un corso da estetista, e poi il
personaggio di Nathalie inventato dalla sua committente.
E’ importante che queste tre figure siano unite. Nella sua espressione c’è una minaccia costante: di
giorno Marlene non dimentica il mondo in cui vive la notte e questo si manifesta in lei dal punto di
vista fisico – si vede nei suoi occhi.
Che lavoro ha fatto sui racconti erotici?
Le scene sono state filmate in sequenza. Più si girava e maggiore era il rischio di perdere il filo ed
essere obbligati a ricominciare tutto dall’inizio. Dovevamo trovare un equilibrio: trovare le parole e
mantenere l’atmosfera di sensualità e passione nella scena. E’ stato un po’ come nelle favole di Jean
de la Fontaine (è proprio il caso di dirlo!) (Nota: le sue favole sono il corrispettivo francese delle
fiabe di Esopo). Dovevo ricostruire attentamente e in modo reale tutti i dettagli con la
consapevolezza che le parole da sole erano talmente forti da non poterle migliorare o mimare.
Ascoltandomi mi sono resa conto che non c’era nulla da dover aggiungere: il tono della mia voce
era sufficiente. Anche Fanny ha una voce chiara e la maggior parte della sensualità derivava dal
suono delle nostre due voci.
Ci dica qualcosa di Fanny Ardant
Non avrei girato il film senza di lei. Dovevamo essere esattamente sulla stessa lunghezza d’onda per
sciogliere la complessità della relazione tra queste due donne. Avevo appena terminato dei film
fianco a fianco con Téchiné e Rivette: ero pallida, e ciò andava bene per il personaggio di Marlene,
ma avevo bisogno di Fanny, della sua pazienza, delle sue espressioni, della gentilezza e vivacità.
Aveva un modo tutto suo di essere lì al 100% ma anche altrove. C’è una parte di lei che fugge per
portarti in un altro mondo. Fra una ripresa e l’altra abbiamo sentito il nostro legame sempre più
forte anche solo fumando e ridendo. Senza Fanny, non penso che ce l’avrei fatta. Era un po’ come
Catherine e Marlene, entrambe alla ricerca delle qualità nell’altra che a sé stessa mancavano.
Stranamente, ho tratto parte della sensualità necessaria per recitare il mio personaggio osservando il
fascino ammaliante di Fanny, la sua voce ed i suoi gesti.
E riguardo a Anne Fontaine?
A volte mi sono sentita come se fossi tornata al primo anno della scuola di recitazione. Non sapevo
nulla. Non ho mai lavorato con un regista tanto esigente: talvolta si rielaborava ogni parola che
dicevo. Ma Anne è intelligente quanto basta da essere aperta ad ogni suggerimento. E’ ossessionata
dai dettagli, non lascia nulla al caso. Non ricordo di aver mai lavorato tanto sulla difensiva: se mi
ribellavo Anne tirava le briglie per trattenermi. In realtà tutto quello che dico su di lei può sembrare
un po’ duro ma è il mio modo di ringraziarla per aver preteso la perfezione fino alla fine.
FILMOGRAFIA – EMMANUELLE BÉART
2003
NATHALIE Anne Fontaine
THE STORY OF MARIE AND JULIEN (Histoire de Marie et Julien) Jacques Rivette
STRAYED (Les égares) André Téchiné
2001
8 WOMEN (Huit femmes) François Ozon
2000
REPLAY (La repetition) Catherine Corsini
VOYANT LUMINEUX Eric Fourniols
SENTIMENTAL DESTINIES (Les destinées sentimentales) Olivier Assayas
1999 SEASON’S BEATINGS (La buche) Daniele Thompson
1998 TIME REGAINED (Le temps retrouvé) Raoul Ruiz
STOLEN LIFE (Le voleur de vie) Yves Angelo
1997
LA DURITÉ (Cortometraggio) Philippe Cotton
DON JUAN (Dom Juan) Jacques Weber
1995
MISSION IMPOSSIBLE Brian de Palma
NELLY AND MR. ARNAUD (Nelly et Mr. Arnaud) Claude Sautet
1994
A FRENCH WOMAN (Une femme française) Regis Wargnier
1993
HELL (L’enfer) Claude Chabrol
1992
RUPTURES Christine Citti
A HEART IN WINTER (Un Coeur en hiver) Claude Sautet
1991
I DON’T KISS (J’embrasse pas) André Téchiné
THE BEAUTIFUL TROUBLEMAKER (La belle noiseuse) Jacques Rivette
1990
THE VOYAGE OF CAPTAIN FRACASSE (Captaine Fracasse) Ettore Scola
1989
CHILDREN OF CHAOS (Les enfants du desordre) Yannick Belton
1988
DOOR ON LEFT AS YOU LEAVE THE ELEVATOR (A gauche en sortant de
l’ascenseur) Edouard Molinaro
1987
A DATE WITH AN ANGEL Tom McLaughlin
1985
MANON OF THE SPRING (Manon des sources) Claude Berri
1984
LOVE ON THE QUIET (L’amour en douce) Edouard Molinaro
1983
STRANGE PASSION (L’enfant trouvé) Jean-Pierre Dougnac
INTERVISTA A GÉRARD DEPARDIEU
Ha confessato di essere rimasto immediatamente affascinato dalla trama.
Quando ho letto il copione, questa coppia mi ha molto commosso: Catherine e Bernard hanno
passato quello che di solito vivono coppie che sono sposate da 25 anni. Boom – il matrimonio, i
figli, tutto viene messo in questione. L’interrogativo della donna è stato molto bello e coraggioso.
Dopo essere diventata madre, la sessualità della donna cambia e così anche quella della coppia. Ho
sempre trovato le donne più interessanti degli uomini in ogni ambito, a partire dai valori che
portano nella nostra esistenza. Secondo me, il comportamento del marito in quel frangente di vita è
stato lo stesso dello scemo del villaggio.
Bernard, il suo personaggio, considerava le relazioni extraconiugali, le scappatelle innocenti
come “banali e senza conto”. La maggior parte degli uomini la pensano così.
E’ vero. Un uomo che va con una prostituta è perché desidera un oggetto sessuale, non fa l’amore
con lei. Bernard fa l’amore con sua moglie e si fotte le altre. Per le ragazze è solo la loro
professione.
Cosa stava cercando nelle relazioni. Ha detto a sua moglie: “se sapessi cosa sto passando…”
Se avesse trovato la felicità sarebbe andato via. Non è spaventato, ama sua moglie.
Si sente l’amore tra i due. La coppia è solida. Forse uno dei loro problemi è che non osano
dirselo.
Questo è il problema delle coppie in generale. I momenti di silenzio crescono piano piano finchè
non arriva il silenzio totale. Poi, il mistero. Come puoi sedurre ancora in silenzio? È difficile.
Balzac lo ha descritto in modo straordinario ma lui viveva da solo con la sua tazza di caffè e il
tavolino. È di gran lunga più interessante immaginarlo che viverlo.
In questa coppia è la donna che ha fantasia.
Questo è un altro motivo per cui le donne sono più interessanti. Gli uomini sono un po’ come
capita…
Cercano solo l’azione?
Non solo. E’ molto difficile trovare la vera felicità nel rapporto sessuale. Questo film è
meraviglioso perché mette in luce queste questioni e questa bugia. Con il tempo, c’è un momento in
cui la bugia diventa la verità.
Ha capito l’esperimento fatto da Catherine?
Questo è esattamente ciò che rende l’uomo diverso dalla donna. Le donne possono farlo. Catherine
aveva la sua vita ma sentiva che le stava sfuggendo di mano. Aveva bisogno di un altro confronto se
così si può chiamare l’amore. Aveva bisogno di far rinascere il desiderio e penso che questo è
proprio quello che stava cercando. Ecco il tipo di mistero che infonde bellezza agli esseri umani.
La difficoltà nel suo personaggio è stata quella di mettere in luce l’ambiguità mentre cercava
di renderlo dolce e sincero. Può essere allo stesso tempo il bastardo che va a donne e l’uomo
estremamente affascinante.
E’ come tutti noi. A volte ci vediamo bellissimi, altre volte siamo detestabili, almeno agli occhi di
chi ci ama. Quando sei innamorato non riesci a troncare la storia e questo rende le cose difficili per
gli altri e per sé stessi.
Come è riuscito ad entrare nella parte?
In realtà, non ho lavorato sul personaggio. Io sono un tipo onesto, totalmente sincero e questo è
sconcertante. Mi disturba perché non riesco ad ingannare le persone.
Rispetto a Bernard, ci mostra un altro aspetto di sé più manifesto, qualcuno che guarda solo
l’essenziale.
Se fossi meno eccessivo e meno esuberante forse il gioco mi riuscirebbe addirittura meglio, ma
questo è un altro aspetto del mio romanticismo.
Come fa a rimanere sincero?
Non è un gioco, è solo la vita: giocando già prendi in giro la vita. Io vivo la mia vita al massimo
tutti i giorni, l’afferro e l’abbraccio.
Quindi riconduce il suo personaggio a sé stesso?
Assolutamente. Ho il vantaggio di amare la vita ma di non essere innamorato di me stesso. Ciò che
è veramente sorprendente è come gli altri ti percepiscono e come tu percepisci loro.
Ci sono delle donne bellissime nel film.
Fanny è un amore. Un’affettuosa amicizia mi lega a lei; abbiamo un rapporto diretto ma lei non è
un’attrice, è una donna, una donna bellissima e generosa. Anche Emmanuelle ha quelle qualità ma
con altre complessità. E poi c’è Anne, stupenda! E il suo talento particolare nel creare storie dalle
situazioni di vita quotidiana è fantastico.
Senza raccontare la fine del film, immagini che Catherine alla fine svela a Bernard il suo
piano. Come reagirebbe?
Catherine fa un gioco pericoloso. Quando si ama si accetta l’amore dell’altro e questo è ciò che
succede nel film. E’ fantastico. Non c’è nulla ma allo stesso tempo c’è tutto. Tante storie d’amore
sono come questa ma ognuna con un finale diverso. Si può rimanere feriti, danneggiati da una
rottura o un malinteso ma quando una persona riesce a capire e sentire ciò che vuole l’atro, ci può
voler del tempo ma alla fine è meraviglioso. E’ il paradiso in terra.
FILMOGRAFIA – GÉRARD DEPARDIEU
FILMOGRAFIA SCELTA
2004 SAN ANTONIO di Frédéric Auburtin e Laurent Touil-Tartour
2003
NATHALIE…. di Anne Fontaine
2002
ASTERIX & OBELIX: MISSION CLEOPATRA di Alain Chabat
2001
102 DALMATIANS di Kevin Lima
2000
VATEL di Roland Joffé
1999
ASTERIX & OBELIX TAKE ON CESAR (Astérix et Obélix contre César )Claude Zidi
1998
THE MAN IN THE IRON MASK di Randall Wallace
1997
HAMLET di Kenneth Branagh
1996
UNHOOK THE STARS di Nick Cassavetes
1995
HORSEMAN ON THE ROOF (Le Hussard sur le toit) di Jean-Paul Rappeneau
1992
1492: CONQUEST OF PARADISE di Ridley Scott
GERMINAL di Claude Berry
1991
ALL THE MORNINGS OF THE WORLD (Tous les matins du monde) Alain Corneau
1990
CYRANO DE BERGERAC di Jean-Paul Rappeneau.
César come Migliore Attore, Migliore Attore al Festival di Cannes, Nomination
all’Oscar come Migliore Attore
GREEN CARD di Peter Weir. Golden Globes come Migliore Attore
1989 TOO BEAUTIFUL FOR YOU (Trop belle pour toi) di Bertrand Blier
1988
CAMILLE CLAUDEL di Bruno Nuytten
1987
UNDER THE SUN OF SATAN (Sous le soleil de Satan) di Maurice Pialat
1986
JEAN DE FLORETTE di Claude Berri
MENAGE or EVENING DRESS (Tenue de soirée) di Bertrand Blier
1985
POLICE di Maurice Pialat. Premio Volpi come Miglior Attore al Festival di Venezia
1983
COMDADS (Les Compères) di Francis Veber
1982
DANTON di Andrzej Wajda
THE MOON IN THE GUTTER (La lune dans le caniveau) di Jean-Jacques Beineix
1981
THE RETURN OF MARTIN GUERRE (Le retour de Martin Guerre) Daniel Vigne
THE WOMAN NEXT DOOR (La femme d’à côté) di François Truffaut
1980
THE LAST METRO (Le dernier metro) di François Truffaut: César Migliore Attore
1979
MY UNCLE FROM AMERICA (Mon oncle d’Amérique) Alain Resnais
1977
GET OUT YOUR HANDKERCHIEFS (Préparez vos mouchoirs) Bertrand Blier
1975
1900 di Bernardo Bertolucci
1973
GOING PLACES (Les Valseuses) di Bertrand Blier
INTERVISTA A JACQUES FIESCHI
(sceneggiatura)
Quali erano le tematiche principali della sceneggiatura?
Anne ed io eravamo soprattutto affascinati dal cammino complesso di Catherine, una donna che
vuole controllare ed avere in pugno l’uomo che l’ha tradita, lasciata e gettata via. Si segue la sua
umiliazione passo dopo passo e la sua reazione indecente presa in modo quasi incosciente. Apre la
porta di quel bar senza avere un piano d’azione ben definito, ma solo perché si trova vicino al
lavoro. La prima sorpresa è stata quella di trovare un amico di famiglia frequentatore di prostitute.
Questa è la famosa tesi sostenuta da René Girard in “Mensonge romantique et vérité romanesque”
in cui afferma che si ha bisogno di una relazione per scoprire la passione. Catherine comincia
un’avventura che, dopo essersi liberata da costrizioni sociali, termina con una scoperta di sé stessa.
Abbiamo voluto mettere in luce queste contraddizioni e sfumature per rendere la storia efficace,
piena di sorprese e scoperte. I monologhi erotici sono stati parte integrante della storia: le parole
non erano sufficienti a descrivere una relazione che era sfociata in attrazione, fuga ed eccitamento.
Catherine e Marlene esauriscono il piacere delle parole e nell’ultima parte del film si trovano
entrambe in una fastidiosa difficoltà. Ho sempre apprezzato le persone che agiscono, reagiscono e
che inconsciamente portano avanti scopi fino a farli diventare chiari. E’ bello vedere quando
cercano di controllare una situazione che gli sfugge di mano e la loro cieca perseveranza le mette in
pericolo e le disorienta.
In che modo ha pensato di dipingere i diversi personaggi?
C’è Catherine che scatena un susseguirsi di eventi tali da avere delle ripercussioni più forti di quelle
che pensava. E poi c’è Marlene che è sola. Giochiamo con il piacere dei racconti erotici che
eccitano e allo stesso tempo disturbano il pubblico. E’ necessario rispettare l’integrità e il mistero
dei personaggi abbellendo la storia senza renderla poco credibile – “cinoche” (“cinema!”) diceva
Maurice Pialat.
La figura del marito era sempre presente pur non essendo in scena.
Dopo aver cercato di capire se suo marito la tradiva realmente, Catherine decide di abbandonare il
gioco e di consacrarsi alla relazione con Marlene. Si muove in un territorio inesplorato e addirittura
pericoloso quando questo rapporto diventa più importante che trovare sollievo in un’altra donna.
Quando Catherine si ritrova a parlare d’ amore con Bernard, deve giudicare se lui dice la verità
rispetto ai suoi sentimenti mentre lei cerca di ignorare lo stratagemma messo in atto con Marlene.
Siete riusciti a creare scene molto erotiche usando solo il linguaggio.
Catherine ha cominciato subito a vivere la sua sessualità “per procura” diventando una specie di
voyeur ma senza guardare veramente. In questo modo aspetta la mossa successiva.
Il film mette in luce il desiderio. Come fa a rappresentarlo sullo schermo?
Grandi registi hanno già descritto il sesso in modo brillante. Noi non volevamo classificare il sesso
come “hard” o “soft”: la fantasia è ricca di immagini e parole che disturbano, stimolano e
conferiscono un’atmosfera di intimità. In un certo senso Catherine è stata fortunata: ha scoperto un
nuovo mondo del piacere sessuale.
Come descriverebbe il rapporto tra Catherine e Marlene?
Marlene viene vista come una persona con tendenze bisessuali; durante il suo primo incontro con
Catherine dice: “ci sono alcune ragazze che non vogliono toccare le donne. Per me questo non è mai
stato un problema”. Anche a lei questa relazione l’ha aiutata a riscoprire la passione: un modo per
rompere con la sua banale eterosessualità vissuta in passato e che le ha fatto perdere qualsiasi
soddisfazione narcisista. Questo ha aggiunto alla sua vita una nuova ed inaspettata dimensione, al di
là di un mero contratto di lavoro. Marlene rimane la ragazza che pattina sul ghiaccio con gli amici, e
conserva una pura innocenza, una sensualità e una passione che vanno oltre la sua professione.
Il tema del film non è la soddisfazione erotica ma la singolare ricerca del desiderio.
Si, si tratta di un film sull’insoddisfazione, ma, strano a dirsi, un sensuale benessere scorre nel
rapporto tra queste due donne. Tutto ciò è anche spiegato nel candore di Depardieu: una relazione
fra adulti dalle qualità infantili.
Come è riuscito a raggiungere il delicato equilibrio tra un dialogo introspettivo e situazioni
manifeste?
Ogni parola e frase doveva con il suo suono riportarci sul tema del film. Dovevamo usare parole
precise per spiegare, giustificare ed evitare altro. La classica scena – lo scoprire l’infedeltà
coniugale – non doveva evocare un sentimento di pietà ma doveva essere forte abbastanza da
giustificare la reazione di Catherine. La scusa del marito – “è finita…” – traumatizza la donna e
queste parole pungenti la spingono nel bar. Questa è la cruda realtà con la quale ci si confronta. Si
capisce che il rapporto della coppia è solido nonostante il silenzio e la noiosa routine quotidiana.
Tuttavia, questo forte legame è ciò che obbliga la moglie a correre dei rischi.
La scelta degli attori ha influenzato la sceneggiatura?
Mi piace scrivere per attori che ammiro e cerco di portarli in posti a loro sconosciuti, non per
disorientarli ma per aiutarli a trovare nuove personalità. Tuttavia, ciò aiuta anche me, chiaramente.
Fanny Ardant è elegante e sensibile ma so anche che non ha paura di inoltrarsi in sentieri oscuri.
Adoro il modo in cui, con sorprendente innocenza, Depardieu alla fine dice “ti amo”. Gli credo. E’
possibile oggigiorno dire “ti amo”? io ricordo che persone lo dicevano. Ho lavorato molto con
Emmanuelle e ogni suo personaggio è diverso dagli altri. Lei entra nella parte: è coraggiosa e questa
per me è una dote ammirevole in una star. Non riesco ad immaginare nessun altro pronunciare i suoi
monologhi erotici.
Lei ha già lavorato con Anne Fontaine. Ci dica qualcosa di lei.
Ammiro la sua tenacia, il suo modo di non mollare finché qualcosa non è perfetto. Con Anne, la
soluzione facile di un problema la rende sospettosa al punto da tornarci sopra per lavorarci ancora.
Affronta argomenti che la toccano in profondità e successivamente li elabora piano piano. Nei suoi
film c’è il divieto di oltrepassare certi limiti. In Nathalie Anne è capace di trasformare un
argomento potenzialmente fobico, come l’insoddisfazione delle fantasie in qualcosa di vitale e
leggero che riporta alla vita. In questo film ho visto il miracolo della sessualità umana trasformarsi
in realtà attraverso il linguaggio.
FILMOGRAFIA DI JACQUES FIESCHI (Sceneggiatura)
2004 CHEMIN SANS ISSUE André Téchiné (in lavorazione)
A CAUSE DE LA NUIT Xavier Giannoli (titolo provvisorio)
2003
NATHALIE… Anne Fontaine
2002
THE ADVERSARY (L’adversaire) Nicole Garcia tratto da Emmanuel Carrere
2001
HOW I KILLED MY FATHER (Comment j’ai tué mon père) Anne Fontaine
2000
SADE Benoit Jacquot
SENTIMENTAL DESTINIES (Les destinées sentimentales) Olivier Assayas
1999
AUGUSTIN, KING OF KUNG-FU (Augustin roi du Kung-Fu) Anne Fontaine
1998
PLACE VENDOME
NELLY AND MR. ARNAUD (Nelly et Monsieur Arnaud) Claude Sautet
SCHOOL OF FLESH (L’école de la chair) Benoit Jacquot tratto da Yukio Mishima
1995
KING OF PARIS (Le roi de Paris) Dominique Maillet
1994
FAVOURITE SON (Le fils préferé) Nicole Garcia
1993
ARCHIPEL Pierre Granier Deferre
1992
A HEART IN WINTER (Un coeur en hiver) Claude Sautet
SAVAGE NIGHTS (Les nuits fauves) Cyril Collard
1991 SUSHI SUSHI Laurent Perrin
1990
EVERY OTHER WEEKEND (Un weekend sur deux) Nicole Garcia
1988
A FEW DAYS WITH ME (Quelques jours avec moi) Claude Sautet
1985
POLICE Maurice Pialat