Strage sul lavoro, 3 morti Napolitano: indignato
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Strage sul lavoro, 3 morti Napolitano: indignato
D La omenica La copertina La storia La cultura Il “Diario” di Anna Frank ora è un fumetto Nel paese siciliano che domani farà le valigie Nascita di uno scrittore le lettere inedite di Alberto Moravia SIEGMUND GINZBERG GABRIELE PANTUCCI JENNER MELETTI NELLO AJELLO ENZO GOLINO Fondatore Eugenio Scalfari 1 2 www.repubblica.it Anno 35 - Numero 216 Direttore Ezio Mauro 1,00 in Italia dom 12 set 2010 domenica 12 settembre 2010 SEDE: 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821, FAX 06/49822923. SPED. ABB. POST., ART. 1, LEGGE 46/04 DEL 27 FEBBRAIO 2004 - ROMA. CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. MILANO - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/574941. 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Mentre scrivo sembra che tutto stia volgendo al meglio, almeno dal punto di vista di chi vede (e noi siamo tra questi) lo scioglimento anticipato del Parlamento come una iattura. Prima di procedere oltre spiego perché. Anzitutto l’economia. Mi aveva stupefatto — lo confesso — la tranquillità con la quale pochi giorni fa il ministro Tremonti aveva pubblicamente affermato che l’economia e la finanza pubblica italiana erano completamente salvaguardate e blindate e che quindi una campagna elettorale anticipata non avrebbe procurato alcun danno. Un’affermazione del genere fatta dal titolare di un ministero che tra la fine di settembre e i primi di dicembre vedrà scadere e dovrà rinnovare circa 160 miliardi di titoli di Stato e sul quale incombe uno stock di debito pubblico che ha superato il 117 per cento del Pil, dimostra un senso di responsabilità molto leggero. Ma quella leggerezza si trasforma addirittura in irresponsabilità se si pensa ai probabili risultati di elezioni anticipate. Quand’anche la coalizione PdlLega vinca con questa legge le elezioni alla Camera, resta assai alta la possibilità che le perda al Senato. SEGUE A PAGINA 29 S La magistratura romana vuole convocare il presidente del Consiglio dopo le rivelazioni sui summit per Lodo Alfano e Mondadori P3, la Procura sentirà Berlusconi Martino racconta i segreti della loggia: “Cesare? Sì, era il premier” 11 settembre di tensione nell’America divisa Niente roghi. Obama: restiamo uniti ROMA — La Procura di Roma vuole interrogare Silvio Berlusconi nell’ambito dell’inchiesta sulla P3. La decisione dopo che dai verbali dell’indagine sono emersi nuovi particolari sugli incontri tra gli uomini della loggia dedicati alle vicende Mondadori e Lodo Alfano. Intanto, Arcangelo Martino, uno degli arrestati, conferma: «Sì, il Cesare delle intercettazioni era proprio il premier». RANDACIO E VIVIANO ALLE PAGINE 2 E 3 I verbali del coordinatore Pdl indagato per corruzione Verdini: “Aiutai Carboni era protetto da Dell’Utri” MARIA ELENA VINCENZI A PAGINA 4 Bossi: spero che Gianfranco ritorni in ginocchio Fini incalza il governo in aula “Il discorso andrà votato” SERVIZI ALLE PAGINE 6 E 7 Deceduti a Capua durante la bonifica di una cisterna Strage sul lavoro, 3 morti Napolitano: indignato La celebrazione a Ground Zero dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI NEW YORK LI istigatori dell’11 settembre possono cercare di spaccarci, di trascinarci in un conflitto di religione, ma l’America non sarà mai in guerra contro l’Islam». Nove anni dopo l’attacco alle Torri gemelle, Barack Obama affronta il primo 11 settembre di un’America lacerata. SEGUE A PAGINA 12 «G FLORES D’ARCAIS E ZUCCONI A PAGINA 15 L’ERA DELL’INTERDIPENDENZA BENJAMIN R. BARBER ENO di un anno fa il mondo celebrava il decennale della caduta del Muro di Berlino. Quando, in quel 1989, le due parti «indipendenti» della Germania postbellica si fusero in un tutto unico, si coltivava la speranza di vedere il mondo finalmente avviato verso un’interdipendenza vera. SEGUE A PAGINA 28 M Il caso Gli spettacoli La classe con il 100% di bambini immigrati Venezia, vince la Coppola l’Italia resta senza premi SARA GRATTOGGI ROMA RESIDI, insegnanti e genitori lo avevano predetto già lo scorso gennaio. Il tetto del 30 per cento per gli alunni stranieri nelle prime classi, introdotto dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, sarebbe stato impossibile da rispettare, soprattutto nei quartieri multietnici delle grandi città. SEGUE A PAGINA 22 P CAPUA —Strage sul lavoro in Campania: tre operai edili sono morti per asfissia in un silos nello stabilimento di Capua della Dsm, multinazionale farmaceutica olandese. All’origine dell’incidente costato la vita a Antonio Di Matteo, Vincenzo Musso e Giuseppe Cecere, una miscela di azoto ed elio. Indignato il presidente della Repubblica Napolitano: «Gravi negligenze, bisogna far rispettare le regole». SERVIZI ALLE PAGINE 10 E 11 NATALIA ASPESI L’Inter batte l’Udinese Milan flop Roma umiliata NELLO SPORT VENEZIA EONE d’oro all’unanimità a Sofia Coppola, già cult a 39 anni, per il suo quarto film Somewhere, una Ferrari nera, una bambina ansiosa di affetto, un attore che scopre la mancanza di senso della sua vita. SEGUE A PAGINA 24 D’AGOSTINI, FINOS E MORGOGLIONE ALLE PAGINE 24 E 25 L Ritardato un parto cesareo Fazio invia gli ispettori Padova, negata ambulanza muore bimbo madre in coma FILIPPO TOSATTO A PAGINA 21 la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 POLITICA INTERNA E GIUSTIZIA ■2 L’ARRESTO GLI INDAGATI “CESARE” LA CASSAZIONE L’8 luglio vengono arrestati Carboni, Lombardi e Martino. L’accusa è di essere la base operativa di un’associazione segreta Nel registro degli indagati finiscono anche esponenti di rilievo della maggioranza: Dell’Utri, Verdini e il sottosegretario alla Giustizia, Caliendo L’informativa degli investigatori, in una nota a pie’ di pagina, annota che il “Cesare” citato in molte conversazioni è il presidente del Consiglio Giovedì la Cassazione ha annullato l’ordinanza che prevedeva la custodia cautelare in carcere per Carboni e Lombardi La vicenda P3, l’inchiesta tocca Berlusconi La procura: “Lo ascolteremo” Ilruolodi“Cesare”ininterrogatorieriscontri ROMA — La procura di Roma potrebbe presto convocare Silvio Berlusconi come testimone nell’inchiesta sulla P3. Per la precisione, il presidente del Consiglio potrebbe essere sentito dai magistrati come persona informata sui fatti. Una svolta che arriva dopo che Arcangelo Martino, uno dei tre arrestati della “loggia P3”, durante un interrogatorio del 19 agosto non ha lasciato dubbi sul fatto che il “Cesare” citato nell’ordinanza dei carabinieri è, effettivamente, il premier. Parole che confermano la contestata nota a piè di pagina in cui gli investigatori dei carabinieri scrivevano che “Cesare” era l’appellativo con cui la loggia chiamava il presidente del Consiglio. La notizia uscì a metà luglio e l’entourage del capo dell’esecutivo, primo fra tutti il suo legale e deputato del Pdl, Niccolò Ghedini, si affrettò a precisare che “Cesare” non era Berlusconi. Che le date, citate dagli indagati, non coincideva- Il documento no e che si «trattava di un’ipotesi oltre che inveritiera, ridicola». Ma ora le dichiarazioni dell’imprenditore arrestato danno nuova forza agli elementi che gli inquirenti hanno raccolto in questi mesi. Ed è per questo che il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli stanno valutando la convocazione del presidente del Consiglio a palazzo di Giustizia. D’altronde, tutte le persone citate dagli indagati sono state sentite dai magistrati. All’appello mancava solo Berlusconi. E, a questo punto, la convocazione si fa concreta. La novità si affaccia nel giorno in cui il legale di Arcangelo Martino, Giuseppe De Angelis, fa sapere di essere pronto «a presentare appello al Riesame contro l’ordinanza del gip che ha respinto l’istanza di scarcerazione sulla quale la procura aveva espresso parere favorevole». Mentre Renato Borzone, difensore di Flavio Carboni, parla di notizie fatte filtrare «ad Il procuratore antimafia Grasso “Certe riforme possono delegittimare i magistrati” CHIANCIANO — «Io penso che bisogna stare in guardia» sulla possibilità «che dietro certe riforme ci possa essere la riserva mentale che invece bisogna delegittimare, intimidire certi magistrati, renderli inoffensivi». Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, intervenendo al “Laboratorio delle idee” dell’Udc a Chianciano Terme. «Oggi si parla di separazione delle carriere», ha detto Grasso, aggiungendo che «ben vengano queste cose se possono risolvere i problemi». Ma il procuratore nazionale antimafia ha manifestato i suoi «timori» per un eventuale assoggettamento dei pm. E per il possibile pregiudizio che potrebbe essere arrecato «a quei magistrati che pur non essendo stati eletti dal popolo trovano ancora punti di riferimento nel rigore etico, nella difesa della cosa pubblica». Il procuratore antimafia Piero Grasso arte» dopo la decisione della Cassazione: «Tutto questo quadro denuncia il nervosismo di una tesi accusatoria che inizia a scricchiolare pesantemente». Indagati costretti a fare dichiarazioni, tesi che viene sposata anche dalla maggioranza. Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto ha detto: «Le dichiarazioni dell’avvocato di Martino sono molto inquietanti: oramai è evidente che c’è una ulteriore ipotesi che riguarda l’arresto ed è quella di forzare le dichiarazioni dell’imputato». Così Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo del partito di maggioranza al Senato che, come il collega, definisce le notizie apparse ieri sui giornali «inquietanti perché evidenziano quanta attualità abbiano ancora talune pratiche inquisitorie che speravamo fossero confinate ai periodi bui dei primi anni ‘90». (m.e.v.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Le ventitré citazioni nel rapporto dei carabinieri alla base degli arresti di luglio Quel nome in codice che celava il “beneficiario” del grande intrigo EMILIO RANDACIO ROMA — Informati in diretta degli spostamenti di «Cesare». Spronati a continuare il loro lavoro di lobbying avviato sui giudici della Consulta per promuovere il Lodo Alfano. Spesso, almeno a parole, interlocutori diretti del premier. Ora che l’ex assessore comunale partenopeo Arcangelo Martino ha svelato ai pm di Roma le parole in codice utilizzate dalla P3 di Flavio Carboni, il puzzle, improvvisamente, si ricompone in tutti i suoi tasselli. Ma «chi era Cesare?», hanno chiesto a Martino il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli. «Era Silvio Berlusconi — ha risposto senza indugi Martino, il 19 agosto scorso — . Il “vice Cesare” era Dell’Utri». «Cesare» appare moltissime volte, per la precisione 23, nell’inchiesta svolta dei carabinieri. E da questi faldoni, «Cesare» risulta essere sempre al corrente dell’attività di lobbying che l’associazione segreta capeggiata dall’uomo d’affari sardo, mette in moto per avvicinare e condizionare i giudici della Consulta. Emergono i presunti appuntamenti personali che Mio cugino Dobbiamo vederci assolutamente alle 15, allo stesso posto perché mio cugino Cesare vuole sapere prima le cose Hai capito? Arcangelo Martino in un colloquio con Pasquale Lombardi 6 ottobre La settimana prossima mi vedo con Cesare. È rimasto contento per quello che gli stiamo facendo per il 6 (ottobre-ndr) Lombardi e Cosentino sul lodo Alfano sotto esame alla Consulta LO PSEUDONIMO NELLA NOTA A PIE’ DI PAGINA Riferendo una telefonata, l’informativa dei carabinieri parla di “tale Cesare” e una nota spiega che si tratta di uno pseudonimo per riferirsi a Berlusconi. A sinistra l’articolo di Repubblica del 16 luglio che ha ricostruito la vicenda sia Carboni che Martino, via cavo, garantiscono di aver avuto o di stare per avere con il premier. Il 16 settembre, «Martino e Carboni tornano a parlare della candidature in Campania di Nicola Cosentino. Il Martino dice che a suo parere sono state delineate delle candidature a perdere». La lobby, però, è tutt’altro che rassegnata dal vedere tramontata l’ipotesi del proprio cavallo, ossia Cosentino. Martino chiede a Carboni di «intervenire presso il coordinatore nazionale Verdini. “Tu devi chiedere a Verdini quale è la strada”. Il Carboni risponde che inoltre chiederà l’intervento anche di Marcello (Dell’Utri). “E ci deve dare una mano, insieme a Marcello il quale parla a nome di Cesare, capito?”». Le mosse e gli spostamenti del premier sono perfettamente a conoscenza della cricca. «Quindi — continua nella conversazione intercettata Carboni — ecco, però Cesare è a Catania e rientra sabato, quindi, noi, venerdì sera rientra, però lui non viene al congresso...». A questo punto, però a Martino viene un’idea: «Ma io tutto il bordello che c’è, quasi, quasi Cesare lo farei venire qui, eh». E Carboni acconsente: «Vabbene, ci provo». La ricostruzione temporale degli eventi conferma che in quei giorni il presidente del Consiglio si trova effettivamente a Catania. E negli stessi giorni, al Fort Village, in Sardegna, l’organizzazione che fa capo al trio Carboni-Martino-Lombardi ha organizzato un congresso. La corsa a governatore campano di Cosentino sembra legata a doppio filo al tentativo della nuova P3 di condizionare la Consulta sul lodo Alfano. Carboni comunica a Martino che il loro lavoro viene molto apprezzato: «Si, beh, soddisfattissimo. Credo che sia giù arrivato nelle stanze di Cesare... i tribuni hanno già dato notizia». «Siamo ottimisti» ripete più volte Martino sull’esito del voto della Consulta a Carboni. «Diglielo... glielo puoi dire a Cesare che siamo....». Martino fa presumere che Carboni possa avere un canale diretto con il presidente del Consiglio. Sul finire della stessa conversazione, Carboni tronca la telefonata con un «poi chiamo anche Cesare, d’accordo? Cesare». Il 2 ottobre, una manciata di giorni dalla prima udienza della Consulta, il giudice tributario Pasquale Lombardi chiama l’onorevole Cosentino. «Il Lombardi — scrivono i militari — riferisce all’interlocutore del- la Repubblica @ DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.governo.it ■3 I verbali IN CARCERE DA LUGLIO Flavio Carboni e Pasquale Lombardi entrambi in carcere dallo scorso 8 luglio nell’inchiesta P3 Pasquale Lombardi Dell’Utri tramite Conosco Dell’Utri dal ’96, dopo la mia scarcerazione. Tramite lui conobbi Maietto e poi arrivai a Lombardi e a Carboni “Sì, Cesare era lui” La frase di Martino che incastra il premier “Senatori comprati per far cadere Prodi” no fece in molte occasioni: 5-6 mila euro in convegni a Roma e Napoli e 40 mila euro per il convegno del settembre 2009 al Fort Village in Sardegna. «Ho dovuto noleggiare un aereo privato per ottenere la presenza di Bassolino e di Formigoni. Infatti l’aereo privato portò Bassolino da Napoli in Sardegna e viceversa, proseguì per Milano per portare Formigoni in Sardegna e riportarlo poi a Milano». FRANCESCO VIVIANO ROMA — Tutti alla corte dei protagonisti della “P3”. In un solo convegno Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi riuscirono a radunare oltre cento magistrati: anzi, 120, precisa Martino nel verbale dell’interrogatorio di agosto davanti al pm Giancarlo Capaldo. In quel convegno «in prima fila c’era anche Flavio Carboni». Erano convegni organizzati ad hoc, per cercare “contatti” finalizzati ad aggiustare processi, o ad influenzare la Consulta sul Lodo Alfano, e per far fare carriera ad alcuni magistrati “amici” ma anche a generali della Guardia di Finanza. Martino ha precisato che il “Cesare” che ricorre nelle intercettazioni era uno pseudonimo usato per riferirsi a Silvio Berlusconi. CESARE, VICE-CESARE E MARESCIALLO «Prendo atto di alcune intercettazioni di telefonate tra me e Lombardi — dice Martino al pm — in cui si fa cenno a un certo “maresciallo” e a un certo “Cesare e vice Cesare”. Sul punto posso dire che nel linguaggio che utilizzavamo io, Lombardi e Carboni, “Cesare” era il presidente Berlusconi e “vice Cesare” era Marcello Dell’Utri. Il “maresciallo” era il generale della Finanza Giovanni Mainolfi che si era rivolto al Lombardi per ottenere un trasferimento da Napoli». l’andamento dell’incontro avuto il giorno precedente con “l’amico nostro Marcello (Dell’Utri) e Denis (Verdini)». Per i carabinieri, «il Lombardi riferisce che la settimana prossima dovrebbe incontrare tale Cesare che lo stesso sarebbe rimasto contento per quello che loro stavano facendo per la questione Lodo Alfano». Il letterale, in parte in napoletano, è che «lui (il premier, ndr) è rimasto contento per quello che gli stiamo facendo per il 6 e allora giustamente lui ci deve dare qualche cosa, e ci deve dare te e non adda scassa’ o’ cazz’, te pare?». © RIPRODUZIONE RISERVATA COINVOLTO Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il suo nome è contenuto nell’interrogatorio di un ex politico coinvolto nell’affare P3 PARLAMENTARI “COMPRATI” PER FARE CADERE PRODI «Seppi da Verdini che Berlusconi fece ottenere a Sica il posto di assessore nella giunta regionale Campania ma che Berlusconi riteneva Sica un ricattatore e come tale inaffidabile. Sica mi disse che egli aveva tutto il diritto di ottenere la candidatura alla Presidenza della Regione in quanto Berlusconi gli doveva molto, disse che lo conosceva molto bene e che aveva dormito per diverso tempo nella sua casa di Roma in via Plebiscito da cui era stato allontanato per gelosia di Paolo Bonaiuti e dell’avvocato Ghedini. Sica disse che Berlusconi doveva a lui la caduta del governo Prodi in quanto si era adoperato con l’aiuto di un imprenditore amico di Sica e ben conosciuto da Berlusconi per convincere, previo esborso di ingenti somme di denaro, alcuni senatori a votare contro Prodi. Mi fece il nome del Senatore Andreotti e del Senatore Scalera. Mi mostrò anche dei fogli sui cui, a suo dire dire, vi erano segnati gli estremi dei bonifici». Vi racconto tutto Prendo atto di alcune intercettazioni tra me e Lombardi in cui si fa cenno a un certo maresciallo e a un certo Cesare e vice Cesare... I RAPPORTI CON FORMIGONI «Conosco da diversi anni Formigoni. Gli sono affezionato e devoto in quanto mi ha aiutato a far operare mia moglie, malata di tumore. Mi sono adoperato relativamente all’esclusione della lista Formigoni dalla campagna elettorale in quanto ritenevo l’esclusione ingiusta. A tale fine ritenevo opportuna un’ispezione ministeriale, così come prospettatami da Lombardi che mi disse di aver parlato con Marra e con Santamaria a Milano e con Caliendo a Roma. Io con Miller chiedendogli la procedura per ottenere una ispezione…». IL VERBALE Il verbale dell’interrogatorio davanti al pm Giancarlo Capaldo di Arcangelo Martino, il quale si trova in carcere dallo scorso 8 luglio nell’ambito dell’inchiesta sulla P3 Caduta di Prodi Sica si adoperò per convincere alcuni senatori, previo esborso di ingenti somme di denaro, a votare in modo da far cadere Prodi EX ASSESSORE Arcangelo Martino, ex assessore a Napoli, accusatore di Berlusconi I RAPPORTI CON DELL’UTRI «Poco dopo la mia scarcerazione (era stato arrestato nella Tangentopoli napoletana negli anni ‘90 ndr), conobbi Marcello Dell’Utri, da allora, e siamo all’incirca nel 1996, ho avuto continuativi rapporti con Dell’Utri. Tramite Dell’Utri ho conosciuto Carlo Maietto e, tramite lui, ho conosciuto Pasquale Lombardi e Flavio Carboni». Martino spiega che il suo interesse «era quello di riuscire ad ottenere dal Pdl un seggio di senatore per appagare la sua voglia di fare politica». I RAPPORTI CON MILLER CALIENDO E MARTONE «Per la realizzazione del convegno al Majestic, versai quale mio contributo 5.000 euro ed in quel convegno ebbi modo di conoscere molti magistrati tra i quali Caliendo e Martone. A quel convegno era presente anche Miller che io conoscevo da moltissimi anni. Con il senno di poi, penso che quello fu il modo, per Maietto, di inserirmi nella sua organizzazione e ottenere da me contributi anche per altri convegni». Cosa che Marti- LODO ALFANO E LODO MONDADORI «Dopo il convegno in Sardegna, uno o due giorni prima dell’incontro a casa di Verdini, si è svolto un pranzo presso il ristorante Tullio. A questo pranzo erano presenti, oltre a me, Lombardi, Caliendo, Martone, Carboni, mi sembra anche Miller, Lusetti, Angelo Gargani, Nunzia di Girolamo. Due sono stati in particolare gli oggetti delle conversazione, il Lodo Alfano e il la causa Mondadori. Il Lombardi fece, a modo suo, una relazione, segnalando che, dal monitoraggio diretto e indiretto da lui effettuato sui componenti della Consulta, era possibile un esito favorevole. Il secondo argomento riguardava la Mondadori, società riferibile al presidente Berlusconi, che avrebbe dovuto pagare circa 450 milioni di euro. Lombardi disse che era possibile forse intervenire sulla Cassazione e andò a parlare con il Presidente Carbone e con il procuratore generale Esposito. Stessi argomenti si affrontarono in casa di Verdini. Eravamo presenti io, Lombardi, Carboni, Verdini, Dell’Utri, Caliendo, Martone e Miller. Dell’Utri mostrò qualche preoccupazione, Martone e Miller espressero l’opinione che potevano essere giuste le conclusioni di Lombardi». © RIPRODUZIONE RISERVATA Mondadori Lombardi disse che si poteva premere sulla Cassazione per la causa Mondadori e andò a parlare con Carbone Formigoni Ero devoto a Formigoni, perché fece curare mia moglie, e quindi mi diedi da fare per un’ispezione ministeriale la Repubblica @ POLITICA INTERNA E GIUSTIZIA DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 ■4 PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.giustizia.it L’EOLICO IL LODO ALFANO LE FALSE ACCUSE IL RICORSO MONDADORI Grandi attività di pressione della loggia per l’eolico in Sardegna. La nomina di Ignazio Farris e, secondo l’accusa, una serie di “favori” per agevolare gli affari di Carboni&Co. Grandi manovre anche per avere un parere favorevole della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano: sarebbe stato questo uno dei temi affrontati nel pranzo a casa di Verdini La P3 cercò anche di screditare, grazie ad un falso dossier, la candidatura di Stefano Caldoro alla guida della Regione Campania: quel fascicolo finì nelle mani di Verdini e Berlusconi La loggia ha fatto pressioni sulla Cassazione per cercare di ottenere il rinvio alle Sezioni Unite dell’udienza sul contenzioso fiscale della Mondadori Le pressioni della P3 ‘‘ L’inchiesta Il dossier Caldoro Le verità di Verdini “Affari con Carboni lo voleva Dell’Utri” Mi giunse in forma anonima un foglio su alberghi e uomini frequentati da Caldoro, con Sica andammo da Berlusconi e davanti al premier lui esibì un dossier più corposo INTERROGATORIO La frase di Verdini riportata a verbale MARIA ELENA VINCENZI ROMA — Il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, è indagato nell’inchiesta sulla P3 con l’accusa di associazione segreta e corruzione. Che ora rischi di essere iscritto per anche per riciclaggio, sulla scorta della delibera di Bankitalia sul Credito Cooperativo Fiorentino, è un’aggravante. Ma non cambia la sostanza: la procura di Roma sembra non avere dubbi sul fatto che la figura di Verdini all’interno della loggia sia centrale. È il 26 luglio 2010. Verdini, a piazzale Clodio, depone davanti ai pm. Nei giorni successivi, i giornali e lo stesso onorevole nel corso di una conferenza stampa, avevano riassunto i punti salienti della sua audizione davanti al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al sostituto Rodolfo Sabelli. Ma la trascrizione di quel verbale rivela molto di più. Eccola. IL RAPPORTO CON CARBONI L’interrogatorio del coordinatore nazionale del Pdl parte proprio dal suo legame con il faccendiere sardo, un rapporto di affari, più che un’amicizia. Business poco chiari, come ammetterà lo stesso Verdini. «Carboni propose a me e agli amministratori della Ste di realizzare un’edizione sarda del Giornale della Toscana, proposta che mi lasciò assai perplesso in quanto i costi di una tale operazione, a mio parere, avrebbero superato i possibili ricavi, considerata la situazione di saturazione dei giornali in Sardegna, dominata dalle testate locali e quindi la modesta diffusione che un’edizione sarda del Giornale avrebbe potuto avere». Ma Carboni vuole quell’affare. «Si disse disposto a contribuire a un aumento di capitale della Ste, allo scopo di sistemare i conti della società e quindi progettare la successiva espansione del Giornale in Sardegna». IL RUOLO DI DELL’UTRI Verdini a questo punto apre una parentesi e spiega ai pm come quella sua “contrarietà” al progetto di Carboni viene vinta. La spiegazione ha un nome e un cognome: Marcello Dell’Utri. È sul collega parlamentare che Verdini sembra voler scaricare le responsabilità del suo rapporto con Carboni e, quindi, con la loggia P3. «Le mie perplessità furono superate successivamente ad un incontro avvenuto nel maggio 2009 presso l’hotel Eden di Roma, al quale partecipammo io, Carboni, Dell’Utri e alcuni collaboratori di Dell’Utri. Ritengo, dalla confi- ‘‘ Il Giornale sardo Carboni ci propose di realizzare un’edizione sarda del Giornalee si disse disposto a contribuire a un aumento di capitale della Ste per sistemare i conti della società COORDINATORE PDL Denis Verdini, coordinatore Pdl indagato per associazione segreta VERDINI AL PM Così Verdini a verbale denza dimostrata, che Dell’Utri conoscesse Carboni da diverso tempo. Sottolineo che Dell’Utri, oltre ad essere mio amico personale, è figura carismatica del Pdl, in quanto tra i fondatori di Forza Italia e quindi i suoi pareri godono di particolare autorevolezza». Questo il caso specifico. Ma il senatore, nel corso dell’interrogatorio, viene tirato in ballo “dall’amico” su molte questioni. «Non ho troncato con Carboni perché era amico di Dell’Utri», spiega ai pm. Poi, ancora, a proposito dell’ormai celebre pranzo a casa sua, a palazzo Pecci Blunt il 23 settembre 2009, Verdini dice: «Dovevamo essere in pochi, un pranzo come gli altri, ne faccio a centinaia. E invece mi sono trovato con molte persone, tra cui Carboni e altri che non conoscevo, forse li ha invitati Dell’Utri». Il coordinatore nazionale del Pdl si lascia quindi andare a una considerazione su quell’incontro: «Solo adesso mi rendo conto che furono solo espedienti di Carboni e di quelle persone per ottenere favori dalla mia banca». Lui, l’eolico e, ancora, Dell’Utri. Da un lato, il coordinatore nega qualsiasi coinvolgimento suo e “dell’amico”: «Io non ho condiviso con Carboni alcun interesse sull’eolico. Prendo atto delle dichiarazioni di Cristiano Ragni, Matteo Cosmi e Alessandro Alberani (imprenditori di Forlì coinvolti negli affari sull’eo- lico, ndr), ma non è vero che io e Dell’Utri siamo stati soci di alcuna iniziativa riguardante l’eolico». Dall’altro, però, il secondo dopo sembra voler affondare un altro colpo: «Per quanto ne so Ragni, Cosmi e Alberani gravano intorno ai cosiddetti circoli Dell’Utri operanti nell’area di Forlì». GLI AFFARI CONTINUANO «Carboni mi disse – continua il verbale – che lui alla soglia degli 80 anni, tramite il Giornale della Toscana voleva avere la sua voce in Sardegna al fine di riscattare la propria immagine». Le trattative vanno avanti, Verdini si lascia convincere. Ma in quel business c’è qualche cosa che non va. «Tor- nando all’accordo concluso nel 2009 che vede parte da un lato la Ste, dall’altro Antonella Pau e Giuseppe Tomassetti preciso che dietro vi era Carboni». L’entrata nel Giornale di Toscana vale, secondo l’accordo, 2,6 milioni. «Non era possibile far figurare quel versamento in conto capitale: in questo modo la quota capitale di spettanza della società cooperativa Nuova Editoriale sarebbe scesa al di sotto della soglia del 51 per cento essenziale perché la società potesse beneficiare dei contributi all’editoria per circa 2,5 milioni». Ecco come nasce il giro di denaro che non ha convinto e continua a non convincere i magistrati romani che pensano La polemica Il caso L’Idv contro il Tg1 di Minzolini “Censurata la notizia dell’inchiesta” “Riciclaggio dietro l’acquisto della casa” è giallo sulla frase dell’ex ministro ROMA — L’Italia dei valori attacca il Tg1, contestando alla testata diretta da Minzolini di esser stato l’unico telegiornale della Rai a censurare ieri le rivelazioni sull’inchiesta P3 che coinvolge Berlusconi. «In un paese normale — accusa Leoluca Orlando, portavoce dell’Idv — una tale notizia che campeggiava sulle prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali, non sarebbe mai stata oscurata». Secondo Orlando a questo punto il direttore generale Masi, se ha a cuore gli interessi dell’azienda e dei cittadini che pagano il canone, «dovrebbe intervenire immediatamente per ripristinare il pluralismo». GENOVA — L’onorevole Claudio Scajola ha smentito di aver dichiarato, come pubblicato ieri dal Secolo XIX, di sospettare che dietro la vicenda dell’acquisto della sua casa di Roma, zona Colosseo, ci sia stato «il tentativo di riciclare del denaro poco pulito alle spalle di chi, pensavano, non sarebbe mai stato controllato». Scajola precisa che «le affermazioni a me attribuite non corrispondono al vero». La direzione del Secolo XIX, invece, precisa «di aver riportato fedelmente quel che l’ex ministro ha detto nel colloquio con il cronista». Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini che, invece, quei versamenti fossero tangenti per favorire i progetti sull’eolico. «Le quote della nuova Toscana Editrice non sono state mai formalmente trasferite alla Ste anche se di fatto tutto il know how è stato trasferito ad altra società del gruppo editoriale oggi esistenti e operative mentre la Nuova Toscana Editrice è stata posta in liquidazione. Ribadisco che sul piano formale l’accordo del 2009 è stato fatto alla buona. Prendo atto che nel settembre 2009 un mio versamento dell’importo di 150 mila euro viene appostato in contabilità nel mastrino “credito per acconto acquisto quote”. Anche in questo caso si è trattato di un’indicazione superficiale e non corretta in quanto in realtà fu un mio finanziamento inteso a pagare gli stipendi e a me restituito nel febbraio 2010 dopo l’arrivo dei contributi all’editoria». I magistrati lo incalzano ancora. E Verdini spiega: «Prendo atto del rilievo relativo all’esistenza al 31.12.04 di un’esposizione nei confronti del Credito Cooperativo Fiorentino di quasi 5 milioni di euro, ma in realtà tale esposizione era interamente compensata da crediti di pari importo vantati dalla Ste nei confronti dello Stato a titolo di contributi per l’editoria, crediti già ceduti alla banca». Infine gli assegni contestati, quelli del faccendiere sardo. «Carboni mi diede una busta con assegni circolari che io neanche vidi e di cui non conoscevo l’importo e mi limitai a conservare in banca per l’incasso. È vero che richiesi via fax il documento di identità e il codice fiscale di Tomassetti, proprio perché erano necessari per l’incasso». LA VICENDA CALDORO Il coordinatore racconta anche la sua versione sul falso dossier Caldoro. «Mi giunse in forma anonima un foglio dattiloscritto che riportava un elenco di luoghi, alberghi, date e uomini asseritamente frequentati da Stefano Caldoro. Io avevo già messo da parte la cosa, quando nel mio ufficio si presentò Ernesto Sica, sindaco di Pontecagnano, che io già conoscevo. A gennaio 2010, io e Sica andammo insieme da Berlusconi: al presidente Sica chiese di essere candidato alla presidenza della Regione Campania e, contestualmente, tirò fuori un foglio più corposo di quello che era stato inviato a me, ma molto simile, su Caldoro. D’accordo con Berlusconi, interpellai Caldoro che mi giurò essere tutto falso. Non so per quale motivo Sica sia poi diventato assessore». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 IL GOVERNO ALLA PROVA POLITICA INTERNA ■6 Lo scontro Camera, Fini avverte Berlusconi “Metteremo ai voti il suo discorso” “Le polemiche in Russia? Così irrita Colle e Farnesina” DAL NOSTRO INVIATO ANTONELLO CAPORALE OTTAWA — Al mattino, dopo il caffé canadese, la telefonata a casa, il saluto alle bimbe, il pensiero va a lui. «Ha parlato?» Sì, ma oggi con un videomessaggio agli ospiti della scuola di formazione di Gubbio. «Come San Francesco. O anche come il lupo». Gianfranco Fini sistema a metà tra la santità e la diavoleria la figura del suo carissimo nemico Silvio Berlusconi al quale consegna oltre Atlantico questo breve dispaccio: «Le annunciate dichiarazioni del premier alla Camera dovranno essere suggellate da un voto. Altrimenti non ha senso venire a Montecitorio. È un problema di logica, anche se è chiaro che il governo farà le sue autonome valutazioni. Però non ha senso cercare il sostegno dei 316 cende italiane all’estero e pronosticare («Voto in primavera? Da noi l’orizzonte elettorale è sempre ristretto»), e il presidente della Camera ha tentato in ogni modo di illustrare questo lontano viaggio che riunisce gli speakers dei Parlamenti dei paesi del G8, una ulteriore e finora sconosciuta superfetazione dei vertici mondiali. Ieri è andato a piantare un acero, l’albero della nazione, nella casa di campagna del padrone di casa canadese, memore del fatto che è utile comunque non avventurarsi in terra straniera in polemiche da suolo patrio. Berlusconi non resiste, vero, «ma così irrita la Farnesina e il Colle». Lui vorrebbe far meglio. Ma si può? Il Canada è un paese con un welfare avanzato, un’economia forte e il miracolo di una coesistenza multietnica realizzata e visibile. I maestri elementari guadagnano quattromila dollari canadesi al mese (3200 euro circa), anche se la tassazione raggiunge il cinquanta per cento dell’imponibile. L’occupazione è alta, però i segni di crisi si avvertono. I dipendenti della catena alberghiera Fairmont (in uno di questi, Chateau Laurier, è alloggiata la delegazione italiana) sono in agitazione. Lamentano la precarizzazione del lavoro, la compressione dei diritti e l’espansione dei doveri. «Tutto il mondo è paese. Lasciamo le camere prima che i cuochi ce le occupino», sorride il presidente Fini. REPUBBLICA.IT Scontro FiniBerlusconi L’audio del Cavaliere: "La crisi è un delitto" © RIPRODUZIONE RISERVATA Nuova frecciata “Silvio ha parlato anche oggi? Come San Francesco. O come il lupo” deputati che dovranno costituire la sua maggioranza senza un voto conclusivo, questa almeno è la mia idea». Il presidente della Camera aspetta il voto per documentare che il suo gruppo è nella maggioranza, certificare che appoggia anche se con riserva, che è pur sempre a fianco del governo anche quando sembra cerare la compagnia di estranei. «Se Berlusconi chiede di verificare se c’è una maggioranza si presuppone che ci sia la volontà di chiedere un voto», ha precisato il portavoce di Fini, Fabrizio Alfano. Questo continuo saliscendi tra guerra e pace rischia di confondere gli italiani. «Solo loro? Guardi che anche noi politici siamo confusi, anche voi giornalisti lo siete. Figurarsi le mamme e le nonne che hanno solo il televisore davanti». Gli italiani, oggi per esempio forse sapranno che Ignazio La Russa dopo le bastonate dell’estate (ogni straccio è volato in famiglia) indaga sulla resistenza di un certo buon sentimento che li condanna a rimanere fratelli anche quando impugnano coltelli. È la teoria del bene recidivo che suo malgrado sopravanza il male. La Russa scruta infatti all’orizzonte un abbraccio politico tra i duellanti. Non giura e non pronostica ma certo illustra la speranza di ritrovarli insieme quei due, di nuovo e ancora. Fini, considerato piuttosto freddo nel carattere e distante dall’affetto per temperamento e compiuto senso politico, riduce a Ignazio, suo ex sottoposto, ogni speranza al sorriso: «Lui se la canta e lui se la suona». È sempre difficile resistere alla tentazione di parlare di vi- Il retroscena Berlusconi ai suoi: “Non permetto a Fini di tenerci sulla graticola, deve dirci sì su tutto, giustizia compresa” L’ira del Cavaliere che teme “il ricatto” e torna il rischio di stare sotto quota 316 CARMELO LOPAPA ROMA — Fa in tempo a rientrare a Palazzo Grazioli nel pomeriggio, il presidente del Consiglio Berlusconi, che già lo svago della notte nella movida moscovita è cancellato dalle news italiane. L’esternazione canadese di Gianfranco Fini sulla necessità del voto, la battutina sulla campagna acquisti, la bolla come una provocazione bella e buona, «l’ennesima». «È la conferma che vuole tenerci sotto ricatto, se non raggiungeremo l’autosufficienza: quota 316 senza i suoi — è il ragionamento fatto dal premier di ritorno dalla Russia con chi lo ha sentito — Ma io non gli permetto di tenerci sulla graticola. Il 28 si vota, certo, ma loro dovranno dire sì su tutto, giustizia compresa, o li porto al voto al più presto». Una sfida che i finiani si preparano a raccogliere, come lascia intendere in serata Italo Bocchino confermando la disponibilità a votare «anche dieci lodi Alfano, ma non il processo breve: fatto questo, poi Berlusconi deve governare». Anche oggi, alla chiusura della kermesse della Meloni (Atreju) a Roma, il Cavaliere ribadirà come fatto ieri che la legislatura deve andare avanti. Che è irresponsabile chi crea problemi per interes- Le posizioni BOCCHINO REGUZZONI NUCARA Il capogruppo Fli conferma che i finiani si preparano a votare “anche dieci lodi Alfano, ma non il processo breve: dopo, però, Berlusconi dovrà governare” Il capogruppo leghista Marco Reguzzoni, come il suo collega Pdl Fabrizio Cicchitto, dovrebbe firmare la mozione o l’odg di sostegno al governo. L’incognita sulla firma di Fli Il repubblicano lavora al “gruppo di responsabilità”. Incontra Pannella, che rifiuta. E dice: “Non è facile”. La Malfa lo accusa: “Mi vergogno dei colleghi meridionali ascari” si di parte. Nel frattempo lavora a spron battuto per la nascita del nuovo gruppo di maggioranza che, nella strategia di Palazzo Chigi, dovrebbe proprio portare a quota 316 senza i finiani. Impresa sempre più ardua. Appena atterrato nella Capitale, il premier si è subito informato dello stato delle trattative condotte da Nucara, Cicchitto, Pionati, tra gli altri. Ma al momento il pallottoliere dei sì al programma in cinque punti è fermo a quota 310-311 (Fli a parte), come gli hanno confermato i suoi. «Non c’è alcun gruppo che assicu- La firma dei finiani a un documento pro-premier sancirebbe il ruolo politico di Fli ri per ora la maggioranza senza i finiani e penso che non sarà facile da realizzare» racconta il repubblicano Nucara dopo aver incontrato e tentato ieri perfino Marco Pannella. Invano. Il fatto è che ai 296 voti di Pdl e Lega, per adesso, si sono aggiunti solo i 5 di NoiSud, i 5 dell’Mpa (estranei però al nascituro gruppo), i 3 liberaldemocratici, e appunto i due Nucara e Pionati. Sul resto si tratta, ma restano indispensabili i 34 di Fli. Gianfranco Fini torna più che soddisfatto dalla missione canadese, soprattutto del consolidamento dei rapporti con Nancy Pelosi, colonna dei democrats e dell’amministrazione Usa. «Se dopo il discorso di Berlusconi non si votasse, per il governo sarebbe un segno di grande debolezza» spiega ai fedelissimi prima di imbar- carsi sul volo per l’Italia. Se il 28 si voterà, è il filo di ragionamento seguito dalla terza carica dello Stato, è per anche «prassi parlamentare: da sempre a un intervento del premier segue il dibattito e i capigruppo di maggioranza si fanno carico di presentare un ordine del giorno da sottoporre al voto». Anche stavolta, sottinteso, si farà così. Si dovrebbe, meglio dire. Perché uno dei problemi è proprio quello: chi dovrebbe presentare e firmare l’odg pro Berlusconi? Bocchino è disposto a sottoscriverlo e farlo votare per conto dei finiani. Ma Cicchitto (Pdl) e Reguzzoni (Lega) accetteranno di firmare un documento con lui, certificando la nascita della nuova maggioranza a tre gambe? Tutto da vedere. «Se sarà un voto sulla risoluzione o un vero e proprio voto di fiducia lo si discuterà nei prossimi giorni», taglia corto Gasparri. Quel che è certo è che la stoccata di Fini su voto e campagna acquisti ha rimesso in fibrillazione il Pdl. «Continua a dimostrarsi tutt’altro che super partes — dice uno dei berlusconiani più ortodossi come Osvaldo Napoli — Sono i capigruppo e non lui a decidere se occorre un voto. Ecco perché deve dimettersi da presidente della Camera: parla ormai da capo partito». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica @ DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 PER SAPERNE DI PIÙ www.camera.it www.governo.it ■7 Il Senatur: Fini meglio di Casini, ma torni in ginocchio da Berlusconi. La Russa: spero in un abbraccio Il caso Il premier: “No a governicchi” Bossi, dito medio a Gianfranco EMANUELE LAURIA RODOLFO SALA IN CANADA Il presidente della Camera Gianfranco Fini a Ottawa ROMA — Il «no ai governicchi» corre via etere, sulla frequenza che unisce Mosca a Gubbio. Silvio Berlusconi parla per 12 minuti, dalla sua stanza d’albergo nella capitale russa, in collegamento telefonico con la scuola di formazione politica del Pdl. Ed è un intervento che consente al premier nuove, vertiginose, impennate d’orgoglio («Passeremo alla storia come i migliori») e gli permette di confermare la linea: il governo va avanti. La crisi? Sarebbe «un delitto». E giù nuovi attacchi alla «politica politicante che non avrà la meglio», a «un teatrino sempre più insulso e sempre più assurdo». Nel mirino stavolta Bersani: il presidente del Consiglio si trattenga. Di Pietro: terrorista politico AL COMIZIO Umberto Bossi a Ferrara ha ripetuto il gesto del dito medio non ci sono i magistrati, ma la sinistra e i finiani. Quegli «antiberlusconiani vecchi e nuovi» che «possono produrre tutte le chiacchiere e le feste di partito che vogliono, ma non avranno mai la soddisfazione di vedere un nostro concorso nel fare precipitare l’Italia verso la crisi». Berlusconi dice che «è una questione di responsabilità: non ci scordiamo mai — aggiunge — che l’Italia potrebbe correre il rischio di una sfiducia, anche magari solo parzia- Il viaggio Tra belle ragazze e musica Silvio fa le ore piccole nel bar per vip di Mosca DAL NOSTRO INVIATO FRANCESCO BEI MOSCA — «Ue’, cosa state a fare ancora in piedi a quest’ora?…siete dei viziosi». Sono da poco passate le due del mattino e Silvio Berlusconi ricompare nella hall dell’albergo di fronte al Cremlino. Giornata lunga — prima il forum a Yaroslavl, poi una cena nella dacia di Putin — ma ancor più lunga è la notte del Cavaliere. A mezzanotte infatti il presidente del Consiglio non ha ancora sonno e decide di rilassarsi in un noto lounge-bar della capitale, il GQ. Ambiente glamour, con le copertine della rivista americana alle pareti, musica sparata a tutto volume e un pieno di belle ragazze dai vestitini avari di stoffa. In un tourbillon di scolli e tacchi a spillo, la serata prosegue allegra, con il Cavaliere seduto a un tavolo a sorseggiare amaro Averna. Insieme a lui gli uomini della scorta, e alcuni collaboratori. A sorvegliare che tutto fili per il verso giusto — con i giornalisti tenuti a guardia sul marciapiede — c’è il padrone del club, l’oligarca Arkadij Novikov. Non gli mancano i soldi visto che, oltre al GQ, ha acquistato la villa di Versace sul lago di Como. Intanto entrano ed escono rumorose comitive. Di comune tra i frequentatori del locale c’è la scelta delle automobili, nessuna sotto i 50 mila euro. Così anche la limousine dell’ambasciata, con la bandierina italiana sul cofano, sembra quasi un utilitaria parcheggiata al fianco di giganteschi Hummer stile “Soprano’s”. La presenza del premier non passa inosservata. Il dj in onore dell’ospite più illustre mette sul piatto la hit del momento: il remix dance di “Tu vo’ fa l’americano”. © RIPRODUZIONE RISERVATA Arkadij Novikov, l’oligarga padrone del club che ha ospitato Berlusconi le, sui mercati». E il Pdl «non farà precipitare l’Italia verso una crisi politica che avrebbe dei risvolti incerti, sospesa — afferma il premier — tra le ipotesi di elezioni anticipate da un lato e l’ennesimo governicchio tecnico dall’altro». Il lungo applauso della frangia azzurra del Pdl chiude il collegamento. Il premier, prima di congedarsi, grida «Forza Italia e forza Milan». Di lì a poco, Fini lo gelerà dal Canada ricordandogli che in aula dovrà chiedere un voto e cercare dunque una maggioranza. I due cofondatori del Pdl rimangono lontani, non solo fisicamente, anche se Ignazio La Russa, ex colonnello finiano e oggi “falco” del Pdl, desta qualche sorpresa augurandosi ancora la pace: «Spero in un nuovo abbrac- “RISPETTI L’ITALIA” A Ferrara alcuni militanti di sinistra hanno portato il tricolore nella piazza dove ha parlato Bossi cio fra Berlusconi e Fini». Non proprio un abbraccio si augura Umberto Bossi, ma la sostanza è quella: «Spero che Fini torni in ginocchio dal presidente del Consiglio». Il Senatur, durante un comizio a Ferrara, mostra il dito medio (di nuovo) quando gli ricordano le parole dell’ex leader di An sulla Padania che «non esiste». «Esiste e vince le elezioni», rimarca Bossi. Fini, comunque, «è sempre meglio di Casini». E la Lega «che non cambia bandiera» alla fine «manterrà il patto con il premier». Anche perché il voto anticipato, dice il capo della Lega «non lo vuole né Napolitano né Berlusconi». Mentre non cessano le polemiche sull’intervento show del Cavaliere a Yaroslavl: «Bisogna che il presidente del Consiglio si trattenga un po’ — dice il segretario del Pd Pierluigi Bersani — Noi siamo abituati ai suoi sfoghi: li venga a fare qua ma per favore lasci in pace il mondo». Antonio Di Pietro è più duro: «Che se ne fa l’Italia di un premier che va all’estero per parlare male del suo Paese? Uno che si comporta così è un terrorista politico». Aveva cominciato Massimo D’Alema, in prima fila al forum sulla democrazia di Yaroslavl, a criticare l’intervento del premier: «Grave e inusuale». Ieri all’esponente del Pd ha replicato il titolare della Farnesina Franco Frattini: «D’Alema creò imbarazzo sia come capo del governo che come ministro degli Esteri». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 @ POLITICA E SOCIETÀ ECONOMIA ■8 PER SAPERNE DI PIÙ www.tesoro.it www.partitodemocratico.it “Paese unito solo col federalismo al Sud serve la regia dello Stato” Tremonti: vorrei Tg e cartoni con i sottotitoli in inglese DAL NOSTRO INVIATO ALBERTO D’ARGENIO GUBBIO — Solo con il federalismo eviteremo che l'Italia si divida lasciando il Sud a se stesso. Lo dice il ministro dell'Economia Giulio Tremonti chiudendo la tre giorni della Scuola politica del Pdl di Gubbio. Di fianco a lui Sandro Bondi, padrone di casa e animatore di un evento che da giovedì ha portato nella città umbra ministri e sottosegretari pidiellini per formare le nuove classi dirigenti berlusconiane. E proprio il premier, di buona mattina, ha salutato la platea con un telefonata dalla Russia nella quale ha rinforzato l'ipotesi di prosecuzione della legislatura ricordando che «a settembre ci sono da collocare 56 miliardi di titoli di Stato e non ci dimentichiamo che corriamo il rischio di una sfiducia anche parziale sui mercati». Il titolare di via XX Settembre ha invece sottolineato che è arrivato il momento di «lavorare con una logica di serietà e abbandonare le polemiche». A differenza di molti colleghi che lo avevano preceduto, Tremonti non cede alla tentazione di fare una raffica spot all'operato del governo. Maglioncino blu alla Marchionne («ma va là - scherza il ministro con chi glielo fa notare l'ho sempre messo»), con una lunga analisi ripercorre la crisi economica. Quindi descrive l'Italia come «un Paese duale che non La polemica Le privatizzazioni Non abbiamo colossi, colpa di come sono state fatte le privatizzazioni: lo spezzatino dell’Enel indica quali erano gli appetiti IL MINISTRO Giulio Tremonti, ministro dell’Economia vogliamo diventi diviso: la soluzione della questione meridionale sta nell'unità». Parole dettate forse dalla voglia di cancellare i sospetti di chi nel Pdl lo vede troppo vicino alla Lega, ma subito riequilibrate: «Mi puoi dire ma come, non eri federalista? E infatti il federalismo fiscale sarà equo, solidale e costituisce l'unico modo per tenere insieme questo Paese». Spazio alla questione meridionale, con Tremonti che spiega la filosofia del piano per il Sud che costituirà uno dei cinque punti della verifica parlamentare di fine mese: «Non possiamo più continuare con questa politica perché la questione meridionale non è la somma di questioni regionali ma è nazionale, con lo Stato che deve definire la regia generale senza la quale c'è dispersione di fondi». Intanto il Tesoro starebbe accele- rando la creazione della Banca del Sud, con Unicredit che dovrebbe cedere a Iccrea e Poste il Mediocredito centrale, istituto chiamato a rilanciare economia e occupazione del Mezzogiorno. Tremonti risponde poi a chi afferma che il governo ha alzato le “Faremo la riforma fiscale insieme alle parti sociali e non aumenteremo le tasse” tasse («non abbiamo mai messo le mani in tasca agl italiani e non lo faremo», la pressione sale perché scende il Pil) e parla della riforma fiscale: «La faremo con le parti sociali», assicura, ma non sarà una «magica riduzione delle tasse: devi puntare alla razionalizzazione del sistema e poi tendere alla riduzione delle aliquote». Quindi nella strategia per il rilancio della crescita («rigore e sviluppo sono due facce della stessa medaglia») cita la libertà di impresa: «Basta con chilometri di Gazzetta Ufficiale». E ancora il nucleare, la necessità di concentrare in una sola struttura la presenza italiana all'estero aiutando l'export, gli sforzi del governo per ingrandire la taglia delle imprese italiane oggi in difficoltà a competere in un mondo di «giganti», dalla Cina alla Germania. Passaggio nel quale Tremonti non rinuncia alla polemica con il centrosinistra, accusato di aver dilapidato la fondamentale «massa critica» delle aziende di Stato: «Ci devono spiegare perchè le privatizzazioni sono state fatte così. Lo “spezzatino”, come quello dell’Enel, indica quali erano gli appetiti». Per finire con una proposta che il ministro invita a non sottovalutare: «L'uso della tv pubblica per la formazione è fondamentale. Gli italiani non conoscono le lingue e per questo ho proposto i sottotitoli e i cartoni in inglese. Mi hanno detto - aggiunge ridendo - “vuoi fare il tg di Minzolini con i sottotitoli?" Ma l’inglese alla Rai è una cosa che serve perchè sennò siamo spiazzati» rispetto agli altri Paesi. La scuola politica del Pdl a Gubbio 131 giorni SVILUPPO senza MINISTRO Dopo 131 giorni dalle dimissioni di Claudio Scajola, non è stato ancora nominato il nuovo ministro dello Sviluppo economico © RIPRODUZIONE RISERVATA Perplessità anche dagli ex ppi. Annullato il convegno dei quarantenni che demoliva il “partito hollywoodiano” di Veltroni. E Vendola incassa applausi dai giovani Pdl Pd, tensioni tra veltroniani e Bersani “Rito del passato il comizio alla festa” GOFFREDO DE MARCHIS ROMA — «Un ritorno alle liturgie del passato». Il nuovo clima di tensione nel Partito democratico coinvolge anche la Festa di Torino. Che oggi si chiude con il tradizionale comizio finale del segretario Pier Luigi Bersani. Troppo tradizionale, appunto. Roba da vecchio Pci. Sia Veltroni sia Franceschini, i leader precedenti avevano scelto altre strade proprio per marcare la discontinuità. Il primo, nel 2008 a Firenze, aveva fatto un’intervista come gli altri nei giorni centrali della kermesse. Il secondo, a Genova, aveva indossato nella giornata di chiusura il grembiule del volontario servendo ai tavoli. «Ci preoccupa questo salto all’indietro nel simbolismo del secolo scorso — dicono alcuni veltroniani — . Il Pd doveva rompere con gli schemi antichi. Anche in maniera plastica». Dice l’ex ppi Beppe Fioroni: «Il segretario di un partito ha il diritto di parlare al suo popolo. Ma il comizio di chiusura è un simbolo superato, un modo per adagiarsi sul tempo che fu. Spero che non sia un altro segno di rinuncia all’innovazione». La tregua dei mesi scorsi è ormai rotta e su alleanze, feste, struttura stessa del partito, l’offensiva di Walter Veltroni e dei suoi viene vista come un pericolo da Bersani e dalla sua maggioranza. Come anticipato da Repubbli- ca, alcuni membri della segreteria vicini al leader hanno predisposto un documento molto critico con la Seconda repubblica e in particolare con il Pd gestito da Veltroni. Parole forti contro il bipolarismo e contro la deriva «hol- Oggi a Torino chiusura con il discorso che i precedenti leader avevano cancellato Il governatore della Puglia: “Non sono pratico di alleanze, mi preme un’idea nuova per l’Italia” SEGRETARIO SINISTRA E LIBERTÀ Pier Luigi Bersani leader del Pd Nichi Vendola leader di Sel lywoodiana» del centrosinistra. I fedelissimi dell’ex sindaco di Roma hanno reagito con forza. «È un testo reazionario — spiega Giorgio Tonini — . Con molta nostalgia per la Prima repubblica e gli equilibri Dc-Pci». S’infuriano le componenti della segreteria Stella Bianchi e Annamaria Parente, vicine a Veltroni: «Avevamo fatto un buon lavoro insieme ma questo documento indebolisce tutto. Mina le fondamenta del Pd, per noi è inaccettabile». I “giovani turchi” (Fassina, Stumpo, Gualtieri, Orlando, Orfini), come si sono autodefiniti i firmatari richiamandosi al movimento di Ataturk, confermano la loro linea, ma per evitare una nuova grana al segretario annullano il Il caso Terzo Polo, l’Udc siciliana avverte Casini: guai se vai con la sinistra CHIANCIANO — Prove generali di terzo polo e dopo-Berlusconi, alla festa Udc di Chianciano. Ne parlano tutti, da Rutelli a Bocchino a Fioroni, in attesa della chiusura di oggi affidata al leader Pier Ferdinando Casini. È il leader dell’Api Francesco Rutelli a sbilanciarsi più degli altri. Confessa di sentirsi d’accordo con Fini sul 90 per cento delle cose dette e di non escludere con lui un «cammino comune», poi l’ex pd si rivolge ai centristi: «Tra noi sta per nascere qualcosa di importante, di nuovo, che può contribuire a cambiare la politica nel nostro paese». Prende la parola anche Beppe Pisanu. «Mi sento a casa» dice: «Il bipolarismo così com’è non può rimanere. Partiti e coalizioni quando non funzionano si fanno saltare». E dal Pdl è appena uscito coi suoi Italo Bocchino. Che a Chianciano avverte: «Se qualcuno ci caccia dal nostro polo, potremmo dar vita ad un secondo polo moderato». Il capogruppo di Fli parla di «anomalia Berlusconi», ma «tutte le anomalie hanno una parabola e alla fine di un’anomalia non ce n’è un’altra». Musica per le orecchie dei big centristi. Ma a scuotere i vertici Udc sono le parole del segretario siciliano, Saverio Romano. Il deputato vicino a Cuffaro invita il partito a «non isolare Berlusconi portandolo tra le braccia della Lega». Al Tg2, poi, più chiaro: «Casini non vada a sinistra. Non lo seguiremmo». convegno in cui si dovevano discutere le loro tesi. Non si vedranno più a Orvieto il 25 settembre. Lo annuncia Davide Zoggia: «Non siamo contro qualcuno, volevamo solo dare un contributo. Ma rinviamo e raccoglieremo altri contributi». Un’altra spina per il Pd, Nichi Vendola, viene accolto da applausi alla festa dei giovani di destra. Vendola ripete ancora a Bersani e al Pd che è inutile lacerarsi sulle alleanze. «Io non so partire dal gioco dei quattro cantoni, dall’alleazionismo fatto nel Palazzo. Mi viene l’ansia, faccio fatica a confrontarmi con questo problema — dice — è come creare la pozione magica, come se l’alleanza fosse un gioco astratto, un gioco di società». Prima si fa un disegno nuovo per l’Italia, «chi lo condivide ha fatto la coalizione». Un applauso di benvenuto ad Atreju quando il governatore ammette: «Sono entrato in questo spazio con un po’ di batticuore come sempre quando si superano barriere...». Applausi quando parla dell’acqua, bene pubblico che «integra il diritto alla vita». Ancora applausi sull’energia: «La Regione Puglia produce molta energia e consuma il 13% dell’energia che produce, noi regaliamo a Bossi l’87% dell’energia che produciamo. Se potessimo monetizzare saremmo ricchi». E sul nucleare altri consensi. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 @ POLITICA INTERNA E SOCIETÀ PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.leganord.org ■9 Le tappe IL DECRETO L’8 agosto 2009 il ministro Roberto Maroni firma il decreto che mira a regolamentare le ronde fai da te VLADIMIRO POLCHI ROMA — In Italia c’è un piccolo comune che può vantare un primato tutto suo: è Varazze, in Liguria. Tra i suoi 13mila cittadini, 8 hanno stabilito un record nazionale: sono i primi e forse unici “osservatori volontari per la sicurezza”, pienamente operativi. A oltre un anno dal decreto Maroni, che ha messo in regola le ronde, le richieste di iscrizione alle prefetture locali (e i corsi di formazione attivati) si contano infatti sulle dita di due mani. Ma solo i volontari di Varazze sono già in strada, nel rispetto di tutte le regole previste. «Siamo fieri del nostro primato», gongolano al Comune. E nel resto d’Italia? I rondisti restano invisibili. «In effetti registriamo pochissime iniziative», conferma Anna Palombi, presidente del sindacato dei prefetti. Un passo indietro. Il decreto Maroni, firmato l’8 agosto 2009, mirava a regolamentare il fenomeno delle ronde fai da te, istituendo appositi albi presso le prefetture e preve- MINISTRO Roberto Maroni varò il decreto istitutivo delle ronde l’8 agosto 2009 I prefetti: la causa è la severità delle norme. Prima del decreto i gruppi attivi erano 70 dendo rigidi requisiti per gli aspiranti volontari. Come è andata? Il Viminale non fornisce dati ufficiali e così, per un bilancio seppur sommario, bisogna rivolgersi a sindacati delle forze dell’ordine e prefetti. Se prima del decreto attuativo, una rapida fotografia del territorio censiva circa 70 ronde attive (17 solo in Lombardia, 10 in Veneto), a un anno e un mese dall’entrata in vigore delle nuove regole sono ben poche le associazioni di volontari che hanno chiesto il riconoscimento ufficiale a sindaco e prefetto: una a Treviso, una a Milano e un’altra a Bolzano. A Roma, il questore Francesco Tagliente ha fatto sapere che non si è manifestata «alcuna costituzione di liste presso la prefettura». A Varese, invece, la prefettura da qualche giorno ha dato il via libera al primo corso per rondisti organizzato da una provincia lombarda. Due le associazioni di volontari autorizzate (gli “Angeli urbani” e la “Amoruso, solidarietà, aiuto e sicurezza”), mentre altre cinque stanno concludendo l’iter. E Varazze? Solo nel piccolo comune ligure le ronde di Maroni sono già al lavoro per le strade: approvate da prefettura e Comune e formate con un apposito corso. «Siamo gli unici in Italia a essere già operativi con l’imprinting della prefettura - sostiene con orgoglio Giacomo Rolletti, assessore comunale (leghista) di Varazze - e il ministro Maroni ci ha fatto i complimenti». Nella ronda di Varazze, ci sono 8 ex carabinieri in congedo, tra i quali l’ex maresciallo della cittadina. «Nessuno è iscritto alla Lega chiarisce Rolletti - e tutti hanno seguito un corso tenuto dai vi- LA SCADENZA L’8 febbraio 2010 scadeva il termine per l’iscrizione in prefettura delle ronde già attive sul territorio SCARSO APPEAL Una ronda in azione: ad un anno dall’avvio delle ronde il bilancio è deludente per il governo IL BILANCIO A un anno dal decreto poche sono le ronde che hanno chiesto l’iscrizione. Una sola è operativa Il flop delle ronde padane dopo un anno ce n’è una sola Volute dalla Lega: in totale 8 vigilantes a Varazze gili urbani». «Siamo stati gli apripista - gli fa eco Giovanni Delfino, sindaco di Varazze, maggioranza di centrodestra - i nostri volontari sono attivi dal gennaio 2010». Cosa fanno? «Sorvegliano l’ingresso di scuole e asili - risponde il sindaco - indicano ai vigili eventuali venditori abusivi e controllano il lungomare Europa, dove si sono registrati alcuni tentativi di violenza su donne». Quanto al decreto Maroni, Delfino sembra avere le idee chiare: «Prevede adempimenti formali e controlli molto complicati e questo può aver scoraggiato altri Comuni». Il caso La polemica Galan, nuovo attacco a Zaia e Tosi “Sono sleali e occupano le banche” VENEZIA — «Purtroppo le parole lealtà, fedeltà, unità e rispetto sono uscite dal vocabolario del Carroccio». Il ministro Giancarlo Galan riapre il fronte-Lega. Lo fa con un’intervista alla Nuova Venezia nella quale affronta tra l’altro il tema delle fondazioni bancarie e delle richieste del suo successore in Veneto Luca Zaia e del sindaco di Verona Flavio Tosi finalizzate a ottenere più posti per le amministrazioni guidate dal Carroccio. Galan sostiene che si tratta di «un’invasione di campo che va fermata» e aggiunge: «Assisto con angoscia alla prepotenza di certa politica che si vuole impossessare di tutto». Giancarlo Galan E così la montagna ha partorito un topolino. Una situazione, questa, ben chiara al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che nel luglio scorso ha fatto sapere che entro fine anno rivedrà la normativa sulle ronde «per valutare cosa funziona e cosa no». «Sul territorio registriamo pochissime iniziative», conferma intanto Anna Palombi, presidente dell’Associazione sindacale dei funzionari prefettizi. Perché? «Il decreto Maroni - sostiene la Palombi - ha avuto un merito: quello di fissare parametri utili a garantire la sicurezza dei cittadini». Insomma, i paletti rigorosi fissati Veneto, inchiesta di “Presa diretta” stasera su Rai 3: 300 milioni di Iva non versati Frodi e tangenti nel feudo del Carroccio VALENTINA CONTE ROMA — Fatture false. Soldi stipati in auto di lusso, destinazione San Marino. Cene a base di ostriche e champagne, per spartire i frutti del lucro. Escort bollenti, offerte come contorno. Squadre di calcio a occultare i traffici. Benvenuti ad Arzignano, provincia di Vicenza, 26 mila abitanti. Il distretto della concia più importante d’Europa, dove evadere le tasse è normale, anzi necessario «per restare sul mercato». Dove tutti coprono tutti perché nessuno è estraneo: imprenditori, finanzieri, politici locali. E nazionali. E dove la Lega Nord, 37% di voti alle elezioni 2008, in questa storia ha i suoi guai. Coinvolto il vicesindaco Massimo Signorin (mamma e fratello indagati per evasione e truffa), ma soprattutto il senatore Alberto Filippi, 44 anni, e la sua azienda di famiglia, la Unichimica. Una “cricca delle pelli”. Giustificata così da Giulia Danese, segretaria locale della Lega: «La Cina, il cambio tra euro e dollaro. Abbiamo perso competitività e nella vallata si è arrivati a fare anche cose che non si devono fare». Un sistema perfettamente oliato. Svelato da un’indagine della procura di Vicenza (“Pelle sporca”), ora portata in tv da “Presa diretta”, la trasmissione di Riccardo Iacona in onda questa sera su Raitre. Un giro d’affa- SENATORE E IMPRENDITORE Alberto Filippi, 44 anni, presidente della holding a cui fa capo Unichimica ri da 1,5 miliardi di euro, montato da fatture finte o gonfiate, grazie a una rete di cartiere, scatole cinesi utili per le frodi “carosello”. Oltre 300 milioni, l’Iva evasa da 200 aziende, su 600 totali, il fior fiore dell’imprenditoria locale che esporta le pelli in tutto il mondo. Nella videoinchiesta, firmata da Domenico Iannacone, parla Andrea Ghiotto, l’imprenditore faccendiere indagato per corruzione, testimone chiave. Il «presidentissimo» dell’Arzignano Grifo, la squadra di calcio a 5 più volte campione d’Italia in serie A1, una copertura per le finte “sponsorizzazioni” con almeno 80 aziende locali. Bicipiti tatuati, rasato a zero, spavaldo, Ghiotto, 39 anni, racconta di mazzette ai controllori, come l’ex comandante della Guardia di Finanza Luigi Giovine, accusato di corruzione («Gli avrò dato 200 mila euro in 10 anni»). Coinvolto pure Roberto Soraci, ex capo dell’Agenzia delle entrate, che secondo la Procura copriva gli imprenditori in cambio di soldi. Tra i principali “sponsor” della Arzignano Grifo, anche la Unichimica. «Alberto Filippi mi avrà dato un milione di euro», ammette Ghiotto. «No, solo 150 o 200 mila l’anno», si difende l’onorevole leghista. Ma ecco in video tre fatture di Ghiotto intestate alla Unichimica per 984 mila euro in soli sei mesi (da giugno a settembre 2005). «Mi dimetto solo se i tre gradi di giudizio dicono che sono colpevole», chiude Filippi. Ghiotto illustra il meccanismo: «Io facevo una fattura finta di 100 mila euro e lo sponsor mi pagava: 20 mila li tenevo, 80 mila li restituivo». Monetizzati gli assegni, i denari finivano nel doppio fondo di Audi o Mercedes, riciclati da Ghiotto in due fiduciarie di San Marino e poi spartiti, in contanti, nella suite dell’hotel Principe, dove gli imprenditori trovavano cene, grana e sesso. © RIPRODUZIONE RISERVATA dalla normativa avrebbero scoraggiato molti aspiranti rondisti fai da te. Ma è possibile una seconda spiegazione. Il regolamento sulle ronde prevedeva una fase transitoria di sei mesi, fino all’8 febbraio 2010, per consentire alle associazioni di volontariato già esistenti di continuare a svolgere le attività senza necessità d’iscrizione. Scaduto questo termine, però, molte non si sono iscritte in prefettura e hanno tranquillamente continuato a operare. Sono la maggioranza, a partire dai City Angels: la più grande delle organizzazioni di volontari, presente in ben 16 città. Vuol dire allora che il de- SINDACO Giovanni Delfino (Udc) guida la giunta di di Varazze, di cui fa parte la Lega Il Viminale intenzionato a “valutare entro l’anno cosa funziona e cosa no” creto non è riuscito a intercettare e regolamentare il fenomeno? «Le norme volute da Maroni si sono rivelate inutile - sostiene Mario Furlan, fondatore dei City Angels - almeno per noi. I City Angels infatti non sono ronde, ma volontari che si limitano a dare una mano ai bisognosi. Noi svolgiamo un’attività sociale, che nulla ha a che fare con la sicurezza. In strada non cerchiamo il nemico, anche se non ci tiriamo indietro di fronte a situazioni di difficoltà». Insomma, basta non considerarsi “osservatori volontari per la sicurezza”, per continuare a operare come se il decreto Maroni non ci fosse. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 ALLARME CRONACA MORTI BIANCHE ■ 10 Capua, miscela di gas nel silos tre operai uccisi dalle esalazioni Erano addetti alla bonifica. Uno stava cercando di soccorrere i colleghi DAL NOSTRO INVIATO PATRIZIA CAPUA CAPUA — Una miscela di 180 metri cubi di azoto ed elio sarebbe stata la causa della morte per asfissia di tre operai edili, avvenuta ieri mattina in un silos adibito alla fermentazione di enzimi, nello stabilimento ex Pierrel di Capua, dal 1995 della Dsm, la multinazionale olandese che produce per aziende biotecnologiche e farmaceutiche. Erano in atto misure di manutenzione e bonifica di una delle cisterne dell’impianto industriale che dà lavoro a circa 200 persone dirette e 100 dell’indotto. Ai cancelli il contatore degli incidenti che ora sarà tristemente aggiornato. Nella bocca del silos 14, il “Fer 2”, si sono calati Antonio Di Matteo, 63 anni, di Macerata Campania, Vincenzo Musso, 43 anni, di Casoria, e Giuseppe Cecere, 52 anni, di Capua. Erano addetti dell’impresa edile Errichiello di Afragola, una della filiera di dieci aziende esterne legate alla Dsm di dare il nulla osta all’ingresso dei tre operai? Per questo è stata sequestrata tutta la documentazione dei contratti della filiera di ditte collegate alla Dsm, che per suo conto annuncia l’apertura di un’inchiesta interna. Conferma Ceglie: «Dobbiamo stabilire chi doveva fare cosa, per individuare la responsabilità di chi non ha ottemperato ai propri obblighi sulla sicurezza». Una giornata funestata anche da un’altra tragedia sul lavoro. A Pescia in provincia di Pistoia è morto Adrian Marius Birt, 36 anni, operaio rumeno della 3F Ecologia che si occupa di riciclo di ri- fiuti. Aveva un figlio di 10 anni e una moglie in attesa al nono mese. Lo sportello di un trituratore di una decina di chili si è improvvisamente chiuso sopra di lui, colpendolo sulla schiena e spezzandogli la spina dorsale all’altezza dello stomaco. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA CISTERNA I carabinieri davanti alla cisterna dell’industria farmaceutica di Capua dove ieri hanno perso la vita tre operai L’incidente in una industria farmaceutica. E a Pescia un’altra vittima sul lavoro da contratto per lavori di manutenzione. Dovevano smontare il ponteggio interno al silos allestito nel luglio scorso quando il serbatoio era stato fermato per lavori di manutenzione e pulizia interna. «Un lavoro già fatto un milione di volte», dicono sgomenti gli addetti della Dsm, la fabbrica che a vario titolo e proprietà sta lì da oltre 50 anni. Gli operai, secondo gli inquirenti, appena dentro, sono stati investiti dalle esalazioni venefiche del gas. Di Matteo e Musso sono morti sulla pedana in alto, vicino allo sbocco del silos. Cecere, dopo aver perso i sensi, è precipitato per 25 metri sul fondo della cisterna. L’allarme è scattato poco dopo le 9,30. È intervenuta la squadra di emergenza della Dsm, i Vigili del fuoco, il 118. Ogni soccorso è stato vano. Gli inquirenti, dopo il sequestro del silos, ipotizzano il reato di omicidio colposo plurimo. Il sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie, sempre in trincea per le sue battaglie ambientaliste, coordina il lavoro dei carabinieri e dei tecnici. È perentorio: «Le tre vittime non avevano alcun dispositivo di protezione individuale». L’impresa Rivoira avrebbe immesso nel reattore incriminato 180 metri cubi di azoto ed elio, con una procedura adoperata per la prima volta per verificare la tenuta tecnica delle apparecchiature, a valle della manutenzione meccanica eseguita da una ditta ancora diversa, la Dbf di Melito. Michele Garzillo, ingegnere e responsabile per la sicurezza delle Asl di Caserta, punta il dito sulle «condizioni molto precarie di sicurezza nella procedura, pre e post l’immissione del gas. Stiamo lavorando - dice - per capire quale sia stata la causa precisa della morte e in quali condizioni è avvenuta questa tragedia». Chi doveva accertare le condizioni ambientali del fermentatore prima L’impianto In alto, gli uomini del Nucleo batteriologico chimico radioattivo (Nbcr) analizzano l’impianto di Capua dove ieri sono morti tre operai di una ditta esterna addetta alla manutenzione. Sopra, uno degli ingressi ai silos della Dsm Le reazioni La disperazione delle famiglie: già la settimana scorsa mio padre aveva rischiato la vita “Li hanno chiamati nel giorno di riposo sono morti per 50 euro di straordinario” TIZIANA COZZI CAPUA — Aggrappati ai cancelli della fabbrica hanno atteso per ore notizie sulla sorte dei loro cari. Grida disperate, invocazioni, scene di disperazione. «Papà, perché è successo proprio a te? — urla tra la lacrime Christian, figlio di Giuseppe Cecere, uno degli operai morti — Non dovevi andare a lavorare stamattina. Per 50 euro di straordinario ti sei fatto uccidere». Doveva essere un giorno di festa. Un sabato lontano dai cantieri. Ma nessuno dei tre operai se l’è sentita di rifiutare un lavoro straordinario. «Mio padre non doveva lavorare — si dispera Christian, figlio di Giuseppe Cecere, 52 anni, di Capua — l’hanno chiamato venerdì e gli hanno chiesto se voleva guadagnare 50 euro in più con una giornata di straordinario». Mestiere duro, extra sottopagati. Anche a queste condizioni, il lavoro a Capua, cittadina a 35 chilometri da Napoli, non si disprezza. «Mi diceva che non vedeva l’ora di andarsene — dice Salvatore L., nipote di Antonio Di Matteo, 63 anni, di Macerata La disperazione dei parenti delle vittime davanti ai cancelli dell’industria farmaceutica Campania, a 3 anni dalla pensione —. Venerdì sera, gli avevano chiesto la disponibilità per sabato mattina. Uno di quei lavori da fare in fretta, non si doveva dare troppo nell’occhio». Antonio accetta, anche se non si sente bene. La settimana scorsa era rimasto vittima di un altro incidente, sempre alla Dsm. «Aveva ustioni su tutto il corpo — continua Salvatore — dopo essere venuto a contatto con alcune polveri all’interno della fabbrica di Capua. Non aveva nessuna protezione». La fortuna l’aveva assistito. Era vivo. Non sapeva che una settimana dopo sarebbe L’azienda L’abbiamo saputo quando abbiamo visto i pompieri, l’azienda non ci ha nemmeno telefonato Giuseppina, moglie di Giuseppe Cecere uscito dalla stessa fabbrica a bordo di un carro mortuario. Il furgone grigio che trasporta i cadaveri dei tre operai esce dai cancelli della fabbrica alle 13 e 32. Taglia in due la folla, a pochi metri dalla famiglia di Cecere, accorsa poco dopo la tragedia. Sono disperati. È un attimo, qualcuno avverte che dentro ci sono i corpi. Lina, lunghi capelli rossi e occhi azzurri, figlia giovanissima di Giuseppe e già madre di una bambina di due anni, non si trattiene. Insegue come una furia il furgone, fa pochi metri, arriva a toccarlo. Poi sviene. La madre Giuseppina, il volto ter- reo, la assiste mentre la caricano sull’ambulanza. «Non l’abbiamo visto — dice tra le lacrime — siamo qui solo perché abitiamo di fronte. Non ci hanno nemmeno avvertito dall’azienda». Giuseppe abitava proprio di fronte alla Dsm, a 100 metri da quella trappola che è stata la sua tomba. Dalla casa al secondo piano di un complesso di edilizia popolare, la fabbrica si vede, quasi si tocca dal piccolo balcone in muratura. Una condanna, da oggi in poi. Gli amici riuniti davanti alla fabbrica, sono sconvolti. Raccontano che non era la prima volta che accadevano incidenti. Tredici anni fa un ragazzo si era ustionato alle gambe ma era sopravvissuto. «Anche io stavo rischiando di morire allo stesso modo nel 1992 in questa fabbrica — denuncia Alessandro C., — ero capo cantiere per la ditta Merola di Curti, mi sono affacciato su uno dei silos e sono svenuto». L’ultimo a uscire, in lacrime, è Donato Manna, ha visto per primo i corpi dei colleghi. Abbraccia il figlio fuori da ore. «Sei vivo, papà, solo questo conta». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica @ DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 PER SAPERNE DI PIÙ www.inail.it www.quirinale.it ■ 11 La polemica L’indignazione del capo dello Stato. Il Pd: e il ministro considera la 626 una legge superata Napolitano: gravi negligenze Sicurezza, bufera su Tremonti ALBERTO CUSTODERO ROMA — Il presidente della Repubblica esprime «indignazione per le gravi negligenze». Il ministro del Welfare Sacconi convocherà «al più presto un tavolo con Regioni e parti sociali sui rischi degli appalti». Ma i tre morti nella cisterna di Capua e l’operaio schiacciato da un macchinario in Toscana riaccendono la polemica fra il Pd e il ministro dell’Economia che, 17 giorni fa, sentenziò come la 626, la legge sulla sicurezza sul posto di lavoro, fosse «un lusso che non possiamo permetterci». Mentre il ministro del Lavoro è «colpito dal fatto che ancora una volta siano vittime di infortuni gravi o mortali nel lavoro coloro che operano in appalto, in particolare nei servizi di manutenzione», è il capo dello Stato a confidare «nella rapidità e nel rigore degli accertamenti da compiere e nella definizione delle normative di garanzia da adottare e far rispettare». «In una giornata funestata da più infortuni», Giorgio Napolitano «raccoglie la diffusa indignazione per il ripetersi di incidenti mortali causati da gravi negligenze nel garantire la sicurezza dei lavoratori in operazioni di manutenzione nei silos simili a quelle che già più volte in precedenza hanno cagionato vittime». A chiamare in causa il ministro dell’Economia per l’infelice uscita sulla 626 («L’Italia e l’Unione europea si adeguino al mondo», disse Tremonti), è il presidente del Pd, Rosy Bindi, che lo invita «a scusarsi per aver proposto un al- lentamento delle norme sulla sicurezza». E i senatori Luigi Zanda e Paolo Nerozzi, secondo i quali «fermare la strage quotidiana delle morti bianche deve essere una priorità dell’agenda politica di questo governo». «Purtroppo — aggiungono — il ministro Tremonti ha nuovamente avanzato la proposta di “sburocratizzare” la normativa». Rincara la dose l’Idv, con il responsabile Lavoro Maurizio Zipponi, secondo cui «le morti bianche sono un omicidio». Sulla tragedia scendono in campo anche i vescovi di Capua e Caserta: «Questi sono peccati che si pagano davanti a Dio», dicono i monsignori Bruno Schettino e Pietro Farina. Se Marco Bazzoni, rappresentante dei lavoratori, denuncia il governo Berlusconi di aver dimezzato le sanzioni per le morti bianche a carico dei datori di lavoro, il capo del Corpo dei Vigili del Fuoco, Alfio Pini, denuncia che «troppo spesso la sicurezza si fa sulla carta. E invece è necessario tornare nei luoghi di lavoro, nelle fabbriche e nelle aziende con veri interventi di prevenzione, perché soltanto così si evitano le tragedie». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il dossier La strage delle cisterne killer: 35 vittime in 4 anni Pochi controlli e attrezzature inadeguate. “Colpa della spirale dei sub appalti” I precedenti PUGLIA Agosto 2010: a San Ferdinando di Puglia un operaio muore per le esalazioni mentre lavora in una cisterna PIEMONTE Gennaio 2010: vicino ad Alessandria 2 operai muoiono investiti dal gas nel deposito di un distributore in disuso LIGURIA Giugno 2009: a Riva Ligure morti 2 operai dopo essere caduti in una vasca di acque nere in un depuratore SARDEGNA Maggio 2009: 3 operai muoiono per asfissia in una cisterna nella raffineria Saras di Sarroch (Cagliari) DAVIDE CARLUCCI Q UELLI che ne escono vivi devono ringraziare di aver messo da parte il loro senso istintivo di solidarietà operaia. Le cisterne killer, infatti, usano le loro prime vittime come esche per attirare le seconde. Una dinamica ricorrente, nella ricca casistica delle morti per asfissia registrata dalle cronache e dagli istituti che si occupano di sicurezza. Negli ultimi quattro anni 35 operai sono morti così. Grandi tragedie che impressionano per il modo atroce con cui si consumano e per le stragi che determinano: i sei morti di Mineo, in provincia di Catania, che l’11 giugno 2008 stavano pulendo la vasca di un depuratore; i cinque che tre mesi prima a Molfetta, in Puglia, lavavano la cisterna di un camion; i tre addetti agli impianti di raffineria della Saras di Sarroch, in provincia di Cagliari, soffocati in pochi minuti nel maggio del 2009. Uno stillicidio che è proseguito fino al 25 agosto, quando nelle campagne di San Ferdinando, in Puglia, le esalazioni di gas hanno ucciso il 51enne Antonio Della Pietra, che s’era calato in fondo a una cisterna di acqua piovana profonda circa sei metri per impermeabilizzarla. L’ingegner Vincenzo Bennardo, dei vigili del fuoco di Torino, fa un’accorata raccomandazione: «I lavoratori, quando non hanno dispositivi di protezione individuali che consentano di filtrare le esalazioni, devono vincere l’istinto di soccorre e chiamare noi». Ma perché silos e cisterne uccidono così frequentemente? Per Paola Agnello Modica, responsabile sicurezza della Cgil, la colpa è della «mancata valutazione dei rischi da interferenza». Ovvero? «Le aziende affidano le attività di manutenzione a ditte esterne. E burocraticamente ci si limita a considerare i pericoli per la sicurezza solo per pezzetti di lavorazione, non si guarda l’intera catena della produzione». Marcello Magarelli, avvocato, ha difeso le vittime di Molfetta nel pro- cesso che s’è chiuso a ottobre con tre condanne per i morti della Truck center, azienda che lavorava in subappalto per Fs Logistica: «Quella storia avrebbe dovuto fare scuola e invece non è servita a niente — commenta amareggiato — Le aziende continuano a non dare ai lavoratori le istruzioni necessarie. I lavoratori di Molfetta non sapevano che c’era il rischio di inalare sostanze nocive, si calavano senza precauzioni e IL CARTELLO Nella Dsm di Capua un cartello elencava i giorni trascorsi nel 2010 senza che fossero avvenuti incidenti sul lavoro REPUBBLICA.IT Su Repubblica.it lo speciale sulla tragedia di Capua: foto, video e il racconto dei testimoni invece avrebbero dovuto agganciarsi a un cavo. Per evitare queste sciagure, è emerso durante il processo, basterebbe dotare le aziende di un semplice strumento chiamato esposimetro, già in dotazione dei vigili del fuoco: segnala con un suono la presenza di gas nocivi e costa solo 120-130 euro». Anche per lui il problema sono gli appalti: «Gli appaltatori dovrebbero verificare almeno che la società appaltante abbia i requisiti per operare. La società a cui Fs Logistica aveva affidato i lavori la pulizia o la bonifica delle cisterne non ce l’avevano neppure nell’oggetto sociale. Per controllarlo sarebbe bastata una visura camerale». Ora la procura di Trani vuole risalire ancora più in alto, nella catena di responsabilità, e ha chiesto il rinvio a giudizio di quindici persone, tra i quali anche dirigenti dell’Eni: non avrebbero evitato che lo zolfo caricato dai serbatoi di stoccaggio della raffineria di Eni di Taranto, ai quali attingeva la cisterna di Molfetta, fosse trasportato e messo in circolazione senza una preventiva valutazione dei pericoli derivanti dalla presenza dell’acido solfidrico nella stessa cisterna. Del resto, sempre più spesso i pm, puntano alle responsabilità dei vertici delle aziende madri: la procura di Milano, estendendo agli infortuni la legge 231 sulla responsabilità delle persone giuridiche, sta iscrivendo nel registro degli indagati diversi dirigenti di società, dal presidente di Rfi Luigi Lenci a Franco Berti, titolare di una delle più importanti imprese italiane della logistica. © RIPRODUZIONE RISERVATA I precedenti SICILIA Giugno 2008: 6 operai morti a Mineo, provincia di Catania, mentre pulivano una vasca del depuratore PUGLIA Marzo 2008, 5 persone muoiono a Molfetta per le esalazioni durante la pulitura della cisterna di un camion VENETO Marzo 2007: 2 operai muoiono a Cogollo di Tregnago per le esalazioni nella cisterna in cui si erano calati PUGLIA Agosto 2006: a Monopoli 2 operai muoiono cadendo in una cisterna, storditi dalle esalazioni la Repubblica NEW YORK NOVE ANNI DOPO MONDO DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 ■ 12 L’anniversario “Ground Zero, l’America resti unita” l’11 settembre più difficile di Obama E un gruppo di cristiani straccia il Corano alla Casa Bianca (segue dalla prima pagina) Il caso DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FEDERICO RAMPINI Terrorismo, l’allarme di Maroni “C’è il rischio di nuove azioni” A GIORNATA del lutto, che negli anni precedenti era un momento di tregua e di unità nazionale, è segnata dalla “questione islamica”: le polemiche sul progetto di moschea a Ground Zero, la minaccia poi rientrata di un rogo del Corano. È un anniversario diverso da tutti i precedenti, e mette sulla difensiva lo stesso presidente. Nei paesi islamici la crociata del reverendo Terry Jones contro il Corano ha provocato proteste di massa. Cinque giorni di polemiche sul fanatico leader di una minuscola congregazione della Florida sono bastati per cancellare il ricordo del discorso del Cairo, con cui Obama il 4 giugno 2009 aveva tentato di aprire un’èra diversa nei rapporti con il mondo musulmano. In Afghanistan le manifestazioni antiUsa dilagano e i Taliban minacciano: «Avete perso la guerra, ritiratevi, voi americani siete in pericolo nel mondo intero». In patria la giornata del lutto si trasforma in un terreno di battaglia politica. I leader della destra oltranzista, Sarah Palin e Glenn Beck, organizzano un contro-11 settembre ad Anchorage in Alaska, accusano il presidente di “arrendevolezza” verso il nemico. I membri bi-partisan della Commissione d’indagine sull’11 settembre rilanciano i peggiori timori: «Il terrorismo mette radici dentro la società americana, il L CORTINA — Esiste il «rischio di un ritorno ad iniziative di terrorismo che tengono sempre alta la nostra attenzione». Lo dice il ministro dell’Interno Roberto Maroni dopo l’allerta dell’Interpol. «L’11 settembre non ci deve fare dimenticare che la sicurezza va di pari passo con la prevenzione — sottolinea — e il rischio di episodi di terrorismo come quello dell’11 settembre è molto alto». «Noi — aggiunge Maroni — siamo collegati con tutti i sistemi di sicurezza del mondo in modo di garantire la libertà ai cittadini e continueremo ad avere un’attenzione massima». do. Il modo migliore per onorare i nostri morti, la nostra arma più efficace in questa guerra, è rimanere fedeli a ciò che siamo». Ma lui stesso viene percepito ormai come una voce “di parte”, in un paese dove un quinto dei cittadini sono convinti che per la sua infanzia in Indonesia e quel suo secondo nome — Hussein — il presidente sia in realtà un musulmano. Nel furore delle polemiche ci si di- mentica che molto prima di lui, in favore del centro culturale islamico a Ground Zero si erano pronunciati il sindaco di New York Michael Bloomberg, ebreo e conservatore, nonché diversi esponenti della comunità ebraica di Manhattan. Ormai contano solo le parole del presidente, è lui il vero bersaglio, per aver detto che «il principio della libertà di culto è uno dei diritti fondamentali del nostro paese, garantito dalla Costituzione, e se a Ground Zero si può costruire una chiesa o una sinagoga o un tempio induista, non possiamo vietare una moschea». La destra repubblicana coglie l’occasione per rilanciare “lo scontro di civiltà”. Il terreno è fertile: la percentuale degli americani che dicono di considerare il paese “al riparo da attacchi terroristici” è ridiscesa ai minimi assoluti dal 2001, una conseguenza dei vari attentati falliti per miracolo (sul volo AmsterdamDetroit a Natale, l’autobomba a Times Square il primo maggio). È quello che conferma, nell’anniversario dell’11 settembre, il rapporto degli ex membri della commissione parlamentare d’inchiesta, democratici e repubblicani: «La minaccia è cambiata. Oggi c’è una radicalizzazione all’interno della popolazione musulmana d’America, al Qaeda recluta sul nostro territorio». Sembra riecheggiare il proclama dei Taliban. E l’idea che la guerra in Afghanistan sia ormai persa apre un’altra breccia per Obama, lo scopre anche nell’opinione pubblica di sinistra che non ha mai condiviso la sua escalation militare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Si arrende il pastore Jones. I Taliban agli Usa: “Avete perso la guerra, andate via dall’Afghanistan” pericolo è in mezzo a noi. Come l’Europa, abbiamo ormai delle cellule di jihadisti cresciute negli ambienti dell’immigrazione». Lo stesso Jones diventa un simbolo, annuncia che non brucerà il Corano «perché ho sentito un messaggio di Dio, la mia missione è compiuta, l’America apra gli occhi sul pericolo islamico». Un gruppo di fondamentalisti cristiani “celebra” l’11 settembre strappando pagine del Corano davanti alla Casa Bianca, a conferma che Jones ha ormai fatto proseliti. Nel discorso settimanale alla nazione Obama avverte che la diatriba sull’Islam è il segnale di qualcosa di più profondo, una di quelle ondate d’insicurezza che l’America ha già conosciuto nella sua storia. Come negli anni Trenta della Grande Depressione, si cerca un capro espiatorio, la xenofobia e la paura dell’altro sono in agguato. «Sono tempi difficili per il paese — dice il presidente — ed è spesso in momenti simili che qualcuno cerca di eccitare l’odio, di dividerci facendo leva sulle nostre diversità, di oscurare quello che ci unisce. Ma in questo giorno di lutto dobbiamo ricordare che l’America ha dato il meglio di sé quando ha resistito a quelle tentazioni». Poi parlando al Pentagono, l’altro bersaglio centrato da un aereo dirottato l’11 settembre, Obama ricorda che nove anni prima i terroristi «non attaccarono solo l’America ma l’idea stessa dell’America, quello che rappresentiamo nel mon- IL PRESIDENTE IL VICE LA PREGHIERA Barack Obama ha presieduto alle commemorazioni del nono anniversario dell’11 settembre 2001 al Pentagono Joe Biden con la moglie Jill erano invece a Ground Zero assieme al sindaco di New York, Mike Bloomberg Un musulmano raccolto in preghiera, e con i fiori in mano, ieri di fronte al santuario di Ground Zero La storia C’era una stanza dedicata al culto nell’Islam. Lo raccontano i sopravvissuti: “Perché adesso c’è tanto odio?” “Quando nelle Torri pregavamo Allah” SAMUEL G. FREEDMAN NEW YORK — Nel 1999, un elettricista edile ricevette l’incarico di un lavoro dal suo sindacato. Dissero all’uomo, Sinclair Hejazi AbdusSalaam, di presentarsi al World Trade Center 2, la torre sud delle torri gemelle. Nei giorni seguenti, avendo notato che alcuni colleghi di lavoro erano musulmani, Abdus-Salaam pose una domanda essenziale: «Ma voi, dove pregate?». Venne così a sapere che i musulmani avevano una stanza per la preghiera al 17° piano della torre sud. Vi andò regolarmente nei mesi seguenti, prima facendo le abluzioni rituali in un bagno fatto apposta per agevolare l’osservanza delle regole religiose, e poi rivolgendosi verso la Mecca per la preghiera. Nella stanza della preghiera, i compagni di Abdus-Salaam erano delle più diverse estrazioni: analisti e traders finanziari, carpentieri, portieri, segretari o fabbri. Erano americani di nascita, oppure immigrati che avevano preso la cittadinanza, viaggiatori che trattavano affari internazionali. Correndo giù per le scale, l’11 settembre 2001, dopo aver installato degli altoparlanti sul soffitto per una compagnia di assicurazioni al 49° piano, nella mente di Abdus-Salaam passò per un attimo un pensiero terrificante. Non aveva visto nessuno dei musulmani che aveva conosciuto nella stanza della preghiera. Dov’erano? Erano riusciti a scappare? Uscì barcollando per raggiungere il punto d’incontro tra Broadway e Vesey. Da quell’angolo, vide collassare la torre sud, se- Abdus, l’elettricista “Era un posto bello e rilassante proprio nel cuore del capitalismo” guita poco dopo dalla torre nord. Nell’assistere all’attuale disputa al vetriolo contro la proposta di costruire un centro per la comunità musulmana a due isolati da Ground Zero, si potrebbe dire che è stata distrutta anche un’altra cosa: la capacità di capire che i musulmani e la religione islamica facevano parte della vita al World Trade Center. «Non eravamo stranieri — dice Abdus-Salaam — Noi, lì, avevamo un nostro posto. Era un posto così libero, così calmo, avevi la sensazione di essere in una vera moschea. E la cosa più bella era che ti trovavi nell’epicentro del capitalismo - New York, il World Trade Center – e, al tempo stesso, in quest’isola di spiritualità. È un accostamento che non puoi avere in nessun altro posto al mondo». Durante il Ramadan, i musulmani portavano da casa i cibi preferiti e alla rottura del digiuno diurno condividevano il pasto, l’iftar, nella caffetteria riservata agli impiegati del ristorante. «L’iftar è il mio ricordo più bello», dice Sekou Siby, 45 anni, uno chef originario della Costa d’Avorio. «Era veramente speciale». «Questa polemica contro la mosche è una vergogna», si sfoga Mamdouh. «A volte mi sveglio e penso che non è per questo che sono venuto in America. Io sono qui per costruire insieme questo Paese. Stanno usando questo discorso per i loro interessi. Vogliono solo mantenere vivo l’odio». © The New York Times/La Repubblica Traduzione di Luis E. Moriones © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica @ DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 Contro ■ 13 A favore Un gruppo di persone ha manifestato ieri a Manhattan contro la costruzione di una moschea a poche centinaia di metri da Ground Zero La giornata PER SAPERNE DI PIÙ http://makehistory.national911memorial.org www.cordobainitiative.org Sempre ieri altre manifestanti si sono espressi a favore della costruzione del grande centro islamico, sostenendo che l’America deve essere la patria di tutte le fedi Moschea, lite tra i parenti delle vittime “È un’offesa per i nostri morti” Cortei contrapposti si affrontano vicino al memoriale DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Per quattro ore l’anziano Mr. Koo Kang, in giacca e cravatta, non si sposta di un centimetro. È immobile come una statua, il dolore nascosto dietro gli occhiali scuri, per tutta la cerimonia. Sua moglie allevia la fatica appoggiandosi a una delle transenne di sicurezza. Ogni tanto il vecchio immigrato coreano alza un braccio, mostra a chi vuol vederla una foto del figlio. Sotto ha incollato una scritta: «Joon Koo Kang, ti amiamo! Ci manchi! L’11 settembre ho perso il mio unico figlio. Non abbiamo bisogno di una moschea qui, dove piangono tremila anime». Sono le 8.47 in una splendida mattina di sole a Manhattan, quando tace di colpo la banda delle cornamuse del New York Police Department, ammutolisce il coro che ha cantato l’inno Star-Spangled Banner. Nel silenzio improvviso un solo tocco di campana ricorda l’attimo in cui il primo jet centrò la prima delle Twin Towers. Sul palco eretto nel Zuccotti Park, all’incrocio fra la Broadway e Liberty Street, tra cordoni di polizia e tiratori scelti appostati sui tetti, sale il sindaco Michael Bloomberg: «Nessun’altra tragedia ha ferito la nostra città in modo così profondo. Nessun altro luogo è così pieno della nostra compassione, del nostro amore, della nostra solidarietà». Ha inizio il rito Il progetto 200 metri IL LUOGO La moschea dovrebbe sorgere a 200 metri dal Ground Zero 2000 I FEDELI Il luogo di culto potrà ospitare dai mille ai duemila fedeli 100 milioni I COSTI La stima dei costi per il grande centro islamico è di 100 milioni di dollari Un familiare mostra un cartello “Loro hanno dei diritti, dove sono finiti i nostri?” penoso, la lettura dei nomi delle 2.752 vittime, si alternano al podio i sopravvissuti con la voce spezzata dal pianto. È una tradizione che si ripete per la nona volta. Con una variante: quest’anno insieme ai familiari leggono quei nomi anche i muratori che stanno costruendo il nuovo World Trade Center. È una testimonianza della città che non si arrende, della vita che continua, del futuro che viene costruito proprio qui a Ground Zero. Dietro il palco non c’è più il cratere, s’innalzano putrelle d’acciaio della prima torre nuova, 36 piani già costruiti su 106, e lì a fianco il memoriale che l’anno prossimo sarà inaugurato per onorare le vittime. Ma il lutto non è uno scudo sufficiente. Settimane di veleni, prima sul progetto di moschea dell’imam Feisal Abdul Rauf, poi sul rogo del Corano minacciato dal re- Nel mondo INDONESIA AFGHANISTAN PAKISTAN GRAN BRETAGNA Manifestazione contro l’iniziativa del reverendo americano: a Giacarta ci sono state le prime proteste Al grido “Morte all’America” in centinaia sono scesi in piazza nella parte orientale del paese per 2 giorni di fila Nella città di Multan circa 600 islamici, tra cui alcuni imam, hanno manifestato incendiando bandiere Usa Di fronte all’ambasciata Usa a Londra un gruppo di islamici ha dato alle fiamme la bandiera americana verendo Jones, hanno violato il momento più intimo. Nel raccoglimento, qualcuno vuole portare una testimonianza. Un altro familiare, James De Blase, ha un cartello che interroga: «LORO hanno dei diritti, e dove sono i nostri diritti?» Scoppia in lacrime di fronte a questi messaggi Alyson Low, una donna di 39 an- ni. Lei ha portato una grande foto di sua sorella Sara Low, che aveva 28 anni l’11 settembre. «Faceva la hostess sul volo United 11 — dice Alyson — quello che si schiantò sulla North Tower». Sotto la foto Alyson ha scritto: «Oggi è un giorno dedicato solo a mia sorella e agli altri innocenti uccisi». Cosa vuol dire? «Che sono esasperata — singhiozza Alyson — per queste manovre politiche. E’ un’offesa verso i nostri morti. C’è chi li usa per la prossima campagna elettorale, è osceno». Per rispettare questi sentimenti il capo della polizia Raymond Kelly ha proibito le manifestazioni politiche fino alla fine della cerimonia ufficia- le, a mezzogiorno. Due cortei contrapposti, centinaia di dimostranti che si sfiorano, insulti e accuse che volano. «Fermate la guerra razzista contro i popoli musulmani», grida la pacifista Jane Toby, 70 anni, alla testa del corteo pro-moschea. Sul fronte opposto sono arrivati perfino attivisti dall’estero, come il leader Tra gli attivisti arrivati dall’estero c’è il leader della destra xenofoba olandese Wilders della destra xenofoba olandese Geert Wilders. E una colonna motorizzata degli Hell’s Angels. Ma lo strappo vero è già avvenuto ore prima dei cortei politici. La divisione si è insinuata in mezzo a quel pubblico mesto, severo, ordinato e ammirevole, fatto di famiglie irlandesi dai capelli rossi, di italoamericani che hanno visto morire figli e fratelli poliziotti e vigili del fuoco, di neri e asiatici e latinos: un pezzo di mosaico multietnico newyorchese riunito a Ground Zero da una tragedia comune. Sul podio dove si leggono i nomi dei morti, una mamma ha voluto aggiungere al suo una frase in codice, che tutti hanno capito: «Questo terreno deve restare sacro, per sempre». È l’unica ad avere strappato un applauso. (f. ramp.) © RIPRODUZIONE RISERVATA REPUBBLICA.IT Il ricordo dell’11 settembre L’America si ferma. Video e commenti la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 @ NEW YORK NOVE ANNI DOPO PER SAPERNE DI PIÙ www.jhm.org/ME2/Default.asp www.cbn.com/700club/showinfo/staff/patrobertson.aspx IL CONVERTITORE GLI IMITATORI CONTRO OBAMA IN PARLAMENTO Un pastore battista vuole bruciare il Corano come parte delle sua missione di convertire i musulmani al “giusto Dio” La Chiesa di Westboro ha detto che farà “quello che il governo di vigliacchi ha impedito di fare a Jones” Una “squadra anti-tirannia” del Wyoming crede che Obama stia lasciando i musulmani conquistare gli Stati Uniti In risposta alle prediche degli “anti-tiranni”, la Chiesa unitaria di Cristo ha promesso che brucerà il Corano al Parlamento ■ 15 I protagonisti Crociati e opportunisti ecco l’America dei predicatori fai-da-te La minaccia Ci penseremo noi a fare quello che il governo di vigliacchi e di “sissy”, di fighetti, ha impedito di fare al reverendo Jones in Florida L’ANNUNCIO Nota della Westboro Baptist Church Dal Wyoming al Kansas: “Bruciamo il Corano” castigo di Dio per l’America degli omosessuali e libertini». Il mercato della religione è un libero mercato aperto a ciarlatani come a persone di autentica fede, dove regna la legge della concorrenza e ogni venditore con un pulpito deve cercare la propria nicchia. A Topeka, la città della Chiesa di Westboro, vivono meno di 130 mila anime, e ci sono 200 chiese e luoghi di culto, una per 650 persone e la competizione è spietata. Dove non arriva la mobilitazione pseudomistica, è la «religione americana», il patriottismo laico vissuto come una vocazione, a ispirare la follia. Nelle terra della vecchia frontiera, del West, in quel Wyoming fertile produttore di milizie armate e di dementi con il fucile automatico, una “Squadra Anti Tirannia”, dove i tiranni sono il governo di Washington e il Congresso, ha almeno il coraggio di non nascondersi dietro il nome di Cri- VITTORIO ZUCCONI N EL nome del falso Dio che tutti affratella e inganna, il Signore della celebrità per cinque minuti e dell’autopromozione, si alzano puntuali gli imitatori del crociato baffone, i piromani della jihad americana per ardere la loro copia del Corano. Nel nono anniversario e nella commemorazione ormai un po’ stanca e rituale del settembre 11, appannata nello spirito da nove anni di guerra senza fine e da troppi innocenti uccisi al fronte «per errore» spuntano altri opportunisti con il collarino del clergy e la copia del Libro dei mussulmani da arrostire. Alzano la testa in Tennessee, in Wyoming, in Kansas, nei focolai della cristianità americana intollerante e ringhiosa che brandisce il Vangelo come una mazza ferrata. Sono i falò della pubblicità, accesi nella prateria dell’opportunismo, segnali di fumo lanciati dai barbecue di carta nella speranza di attirare qualche furgone delle tv con la parabolica per la diretta satellitare come erano sbocciati attorno alla “Chiesa Mondiale della Colomba” in Florida. In mancanza di telecamere e di inviati speciali, produrranno qualche minuto scadente da diffondere su YouTube o in un altro dei canali che alimentano la comunicazione istantanea globale, per ottenere l’effetto, senza aspettare i sempre più scavalcati “main stream media”, i mezzi di comunicazione tradizionale. Bob Old, pastore di una co- IN FLORIDA Dopo l’annuncio di Terry Jones (a destra) di rinunciare al rogo del Corano, Rob Schenck, del Consiglio nazionale del clero, e Patrick Mohoney, della Coalizione per la difesa cristiana, hanno pregato insieme diritto di libera espressione, è garantito dalla Corte Suprema. Come è garantito mettere su YouTube — lo ha promesso — il barbecue del Corano che organizzerà in casa sua. Ancora più ferreo è il diritto all’imitazione, a quei comportamenti da copycats demenzia- Il caso li o criminosi, che la polizia conosce e teme sempre e il combustibile è sempre la voglia del quarto d’ora di notorietà, facilissimo da accendere se la materia da incendiare è la religione. In Kansas, lo stato degli immensi campi di cereali e del fertile ventre dell’America, dove la spinta per rendere obbligatorio l’insegnamento del “creazionismo” e mettere al bando la scienza e l’evoluzionismo empio e materialista fu più violenta, la Chiesa Battista di Westboro ha fatto sapere che «ci penseremo noi a fare quello che il governo di vigliacchi e di “sissy”, munità Battista, dunque una denominazione più seria del saltimbanco in Florida che intascava le offerte dei pochi fedeli, pretende di far credere al mondo che la sua decisione di bruciare un Corano non sia stata ispirata dal predicatore di Gainesville, ridotto a più miti consigli. Lui vuole soltanto convertire i fedeli della “Chiesa Mussulmana” — ha detto proprio così, il fine teologo, “chiesa mussulmana” — al «vero Dio», essendo loro «devoti a un falso Dio». Ma aggiunge di avere «il diritto costituzionale di farlo» e su questo, in una nazione dove anche il rogo delle bandiere nazionale è free speech, pate dallo stesso negozio che l’anno scorso si era rifiutato di realizzare una T-Shirt su cui Terry Jones voleva ci fosse scritto “L’Islam appartiene al demonio”. «Noi siamo gente tollerante, abbiamo eletto un sindaco gay dichiarato, le pare che siamo tipi da bruciare il Corano? Per fortuna è finita nel migliore dei modi, certo che non ci ha fatto una bella pubblicità». Il sindaco, Craig Lowe, ha raccontato di aver ricevuto migliaia di e-mail, dai suoi concittadini ma anche da gente di tutto il mondo. Chiedevano tutti la stessa cosa, fermare Terry Jones e la sua provocazione. Lowe lo conosce bene il pastore evangelico, perché in campagna elettorale Jones fu in prima linea a battersi contro il «candidato omosessuale». Anche Larry Reimer, pastore della United Church, di e-mail ne ha ricevute tante, quasi diecimila, ed anche lui è felice che la vicenda si sia conclusa positivamente: «Sarebbe stato un vero disastro se a Gainesville avessero veramente bruciato il Corano». A qualcuno la proposta di Jones non pare molto scandalosa. «Io sono un veterano del Vietnam», spiega Bill mentre sorseggia una birra. «Questi islamici sono peggio dei musi gialli che ho combattuto tanti anni fa». Lo brucerebbe il Corano? «Io no, ma se qualcuno lo vuole fare lo faccia, siamo un paese libero». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Gainesville “cancella” il reverendo Jones GAINESVILLE — «Il reverendo Jones? Si, ne ho sentito parlare, ma guardi che questa e’ una città molto tollerante, quello si è fatto solo una bella pubblicità». Sulla University Avenue centinaia di ragazzi con le magliette blu si incamminano verso lo stadio, a Gainesville in questo 11 settembre 2010 la cosa più importante è che i Gators (gli alligatori) della University of Florida battano i rivali della Florida del Sud nel derby di football Americano di college. Dopo giorni di tensione, con giornalisti e troupe televisive calati in massa nella cittadina finita sulle prime pagine di tutto il mondo per un pastore evangelico che voleva bruciare pubblicamente il Corano, oggi si respira un’aria diversa. Terry Jones se ne è andato a New York, la sua “Dove Outreach Church” è presidiata dal figlio e da pochi fedelissimi, il “Koran Burning Day” è finito nel nulla e Gainesville può dedicarsi al suo sport preferito. Chi vuole ricordare (in modo completamente diverso da come lo aveva previsto Jones), l’11 settembre può andare alla Chiesa Metodista della Santa Trinità, dove qualche centinaia di persone si sono radunate per una “preghiera di pace”. Molti indossano la maglietta con scritto “Love not Dove”, accendono le candele, si MOBILITAZIONE Dopo gli appelli di diplomatici, generali e capi religiosi, il reverendo Terry Jones ha rinunciato a incendiare il Corano sul prato antistante la sua chiesa stringono per mano. Qualcuno canta, tutti si dichiarano «contro l’odio e l’intolleranza». Pregano insieme evangelici e cattolici , ebrei e musulmani, indù e anche qualche agnostico venuto per «far vedere che a Gainesville le idee di Terry Jones fanno presa su pochi». Lungo la strada ci sono giovani pacifisti che si mischiano ai tifosi, in pochi hanno voglia di parlare del «pastore che odia l’Islam». “Jones non parla per noi”. Il ragazzo con questo cartello ha indosso anche lui la maglietta “Love not Dove” che sono state stam- Alla ricerca di un quarto d’ora di pubblicità, piazzano poi i loro video su YouTube sto e chiarisce quale sia il suo vero bersaglio: Obama, quello che il 19 per cento degli americani pensano sia un usurpatore nato all’estero e un mussulmano. «Obama è disonesto quando difende la libertà di religione — dice il fueher della Squadra Anti Terrore — i mussulmani vogliono conquistare l’America una moschea alla volta». Pronti alla chiamata fra politica e religione, i membri della Chiesa Unitaria di Cristo del Wyoming hanno subito risposto promettendo di bruciare copie del Corano sui gradini del parlamento statale. Inutile che Obama dalla Casa Bianca ripeta, come già tentava di fare Bush, che «non siamo in guerra contro l’Islam». I falò della notorietà possono avere protagonisti pagliacceschi, come il reverendo della Florida, fanatici neo-nazi come i miliziani del Wyoming, o idioti come i battisti della Westboro Church del Kansas che vedono castighi divini contro la Sodoma e Gomorra americana. Ma il serbatoio dell’odio e della paura è sempre pieno. Si sono spente da pochi anni le croci del Ku Klux Klan che ardevano davanti alle case degli “sporchi negri”. Ma i cavalieri, ora sotto il cappuccio del loro falso Vangelo, galoppano ancora. La cittadina della Florida tira un sospiro di sollievo: “Quello voleva farsi solo pubblicità” ALBERTO FLORES D’ARCAIS Un pastore battista pensa di avere una missione: convertire chi crede in un “falso Dio” di fighetti, ha impedito di fare al reverendo Jones in Florida». La Westboro Baptist Church ebbe già il proprio “quarto d’ora” quando mandava parrocchiani a picchettare i funerali dei soldati morti in Iraq per spiegare ai parenti in lutto che la morte di quel figlio o sorella «era il la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 @ IL CASO BONANNI ECONOMIA PER SAPERNE DI PIÙ www.cisl.it www.fiom.cgil.it ■ 17 Bonanni: “Contro di me attacco costruito” Polemiche sul mancato arresto dell’aggressore. Epifani: il governo vuole dividerci FEDERICA CRAVERO TORINO — È ancora bagarre sulla contestazione a Raffaele Bonanni. Tra il governo e la magistratura sul fatto che la ragazza che ha lanciato un fumogeno contro il segretario Cisl alla festa del Pd non sia stata arrestata, ma denunciata a piede libero. E tra i sindacati, sempre più divisi sul caso Federmeccanica. Per Bonanni «La scena dell’altro giorno non è imprevista. È stato un atteggiamento costruito a tavolino da cattivi maestri, ma anche da chi parla ogni giorno di andare a elezioni con una situazione di economia disastrata». Il segretario della Cisl ha poi ricor- Il pg Maddalena: “La legge non prevede il fermo della contestatrice sarebbe un illecito” dato la manifestazione in programma il 9 ottobre a Roma. Il procuratore generale di Torino, Marcello Maddalena replica al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi: «Polizia e magistratura si sono limitate ad applicare la legge, che non contempla misure restrittive della libertà personale, la cui adozione, in casi non consentiti, comporterebbe addirittura una responsabilità dello Stato per ingiusta detenzione». Rubina Affronte, 24 anni, figlia di un pm di Prato, era stata l’identificata dalla polizia ed era stata rilasciata, segnalata alla magistratura per lan- Il retroscena cio di oggetti e accensione pericolosa. Anche il capogruppo al Senato del Pdl, Maurizio Gasparri, aveva tuonato: «Non vorrei che sia stata trattata così perché è figlia di un magistrato». Il procuratore Maddalena ha aggiunto: «Stupiscono queste malevole insinuazioni. La procura torinese da sempre ha concretamente dimostrato la massima attenzione nei confronti di qualsiasi atto di violenza politica, da qualsiasi parte proveniente, ben consapevole delle derive che ne possono scaturire». La risposta di Maddalena tuttavia non soddisfa Sacconi: «Dipende da come si qualifica l’ipotesi di reato. Il mio pensiero è andato al mancato fermo di polizia in flagranza di reato, che poi il magistrato avrebbe potuto o me- no convalidare». Il questore di Torino, Aldo Faraoni, ha risposto: «L’arresto per accensione pericolosa è facoltativo solo allo stadio». Continuano intanto le polemiche tra sindacati. Il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, ieri sera è intervenuto alla festa democratica di Torino: «Oggi si è aperto un nuovo scontro, ma lo dico da tempo: se fai un accordo esclu- dendo il sindacato più rappresentativo e continui a mettere le dita negli occhi a chi rappresenta questo sindacato, non ti puoi stupire che il sindacato si difenda e reagisca. Ho sempre detto di abbassare i toni, se invece si continua in questo stillicidio, non se ne esce. Le imprese, Federmeccanica o Fiat, non possono fare la predica ad altri e non vedere gli erro- ri, a partire dai licenziamenti». Ed è polemica anche sullo sciopero alla Sevel di Atessa, dove si producono furgoni Iveco. Il segretario della Fim, Bruno Vitali, ha accusato la Fiom di «capovolgere i dati sull’astensione per evitare di fare brutta figura, visto che il 70% dei dipendenti del primo turno ha lavorato». © RIPRODUZIONE RISERVATA Le tappe La polemica LA CONTESTAZIONE TENSIONE Un’immagine della contestazione al leader Cisl, Raffaele Bonanni Durante un incontro con il segretario Cisl Raffeale Bonanni durante la festa del Pd un gruppo di persone lo fischia IL FUMOGENO Bonanni viene colpito da un fumogeno, secondo le forze dell’ordine a lanciarlo è Rubina Affronte (nella foto) Il Manifesto al Pd “Datevi una calmata” ROMA — A Penati, «che ci chiede di prendere atto della gravità delle cose dette, rispondiamo come trent'anni fa: datevi una calmata». Così il Manifesto replica alle critiche della segreteria politica di Bersani, dopo gli attacchi a Bonanni. «Siamo tornati ai tempi in cui criticare significava indicare un bersaglio da colpire. Ottimo sistema per mettere la museruola a ogni voce critica». LA DENUCIA Polemica per il mancato arresto della ragazza denunciata a piede libero dalla procura di Torino che difende la scelta Dopo un’estate di tensioni e le aperture degli imprenditori, si intravedono spiragli per riannodare il confronto “Un referendum sul nuovo contratto” Fiom detta le condizioni per riaprire il dialogo PAOLO GRISERI TORINO — È l’ora delle colombe. Tocca a loro provare a spezzare la trama monotona del film dei metalmeccanici italiani con Fiat, governo, Cisl e Uil da una parte e la Cgil dall’altra. Lo scontro dura ormai da tre mesi e molti cominciano chiedersi a chi giovi davvero. La strategia iniziale, il blitz che schiaccia la Fiom nell’angolo, comincia a mostrare qualche crepa. Perché la Fiom è certamente nell’angolo ma, per paradosso, è troppo schiacciata anche ai fini di coloro che vorrebbero neutralizzarla. Un episodio ha segnato la giornata di ieri: alla Sevel di Atessa, ultimo terreno di scontro nella battaglia senza confini tra il Lingotto e i metalmeccanici della Cgil, la Fim ha fornito gli stessi dati di partecipazione allo sciopero dell’azienda. Per dire che l’astensione dal lavoro indetta dalla Fiom era fallita. Nella lunga storia delle relazioni sindacali alla Fiat non si ricordava una simile rottura di solidarietà tra organizzazioni dei lavoratori: anche in occasione di scioperi indetti da una sola sigla, le altre delegavano all’azienda il compito di contrastare i dati forniti da chi aveva invitato le tute blu a incrociare le braccia. È evidente che in questo clima non è certamente immaginabile realizzare quel gioco di rimessa che ha sempre consentito di trovare un accordo soddisfacente nelle fabbriche italiane: il gioco che permette alla Cgil di prendere qualche distanza dalla Fiom per mediare l’adesione dei suoi metalmeccanici agli accordi sottoscritti dalle altre organizzazioni. È quanto auspicavano le due colombe alzatesi in volo nelle ultime ore, il presidente di Federmeccanica Pier Luigi Ceccardi nella lettera pubblicata ieri da Repubblica, e il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei intervistato dal Corriere della Sera. Ma in questa fase Epifani non ha molti margini di manovra: «Quando sono in gioco i diritti fondamentali dei lavoratori, la Cgil è in campo con la Fiom», ripeteva ieri a Torino il segretario di corso d’Italia. Certamente con una Fiom schiacciata nell’angolo, che subisce l’attacco concentrico di Fiat e governo, non è possibile per la Cgil alcuna presa di distanza. Senza una via d’uscita, sono pochi coloro che ci guadagnano. Non Fim e Uilm, con l’immagine sempre più appiattita sulle scelte del Lingotto e del governo, che finiscono per subire anche il protagonismo della Fiom. Non la stessa Fiom che può forse sperare di aumentare le tessere ma rischia di essere costretta a tenerle in frigorifero. Non la Fiat che sa bene come sia impossibile immaginare di governare le sue fabbriche a colpi di accordi separati esclu- Lo studio Cgil rilancia l’allarme cassa integrazione “Ad agosto coinvolti 650 mila lavoratori” LA LETTERA In una lettera a Repubblica, Federmeccanica ieri ha precisato i motivi della disdetta del contratto dei metalmeccanici e ha chiesto di riaprire il dialogo con tutte le organizzazioni sindacali ROMA — Sono 650 mila i lavoratori coinvolti nei processi di cassa integrazione dall’inizio anno, con riflessi pesanti in busta paga: il taglio netto del reddito supera i 3,1 miliardi di euro, più di 4.900 euro per ogni singolo lavoratore. Sono questi alcuni dei numeri che emergono dalle elaborazioni su dati Inps d’agosto da parte dell'Osservatorio Cigl. L'analisi sul ricorso alle ore di cassa integrazione conferma il ribasso «fisiologico» di agosto sul mese precedente, ma registra il «continuo e pericoloso» aumento della cassa integrazione in deroga, ovvero dello strumento che estende gli ammortizzatori sociali ai lavoratori che finora non erano tutelati. Le ore di cassa integrazione in deroga ad agosto, sono state infatti 35.499.955, in aumento del 5,7 per cento su luglio (il valore più alto degli ultimi dodici mesi) e del 195 per cento sullo stesso mese dello scorso anno. I protagonisti CECCARDI Il leader degli industriali meccanici: “La Fiom avanzi una proposta” BOMBASSEI Il vice di Confindustria: “Propongo a Epifani di incontrarci a Genova” dendo sistematicamente il sindacato al momento più rappresentativo. Non, infine, i piccoli e medi industriali metalmeccanici che non amano svenarsi in guerre ideologiche. Da queste considerazioni scaturiscono le aperture delle ultime ore. E forse anche la risposta che ieri il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha dato alla lettera del presidente di Federmeccanica: «Di fronte a proposte in grado di riaprire il dialo- Landini: “Basta trattative e accordi separati e riscriviamo le regole del gioco” EPIFANI “Sempre pronti al dialogo se non si cancellano i diritti” LANDINI Il leader Fiom: “ Nuove regole per evitare intese separate” go, siamo pronti e disponibili», aveva scritto Ceccardi. Landini difende punto per punto la linea della sua organizzazione. Poi fa la sua proposta: «Fermiamo trattative e accordi separati. In poco tempo si possono scrivere nuove regole del gioco. Proponiamo un patto che stabilisca che un accordo è valido se viene approvato con referendum dalla maggioranza dei lavoratori coinvolti». Semplice? Forse troppo. Ma può essere un punto di partenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 @ MONDO PER SAPERNE DI PIÙ www.basbakanlik.gov.tr/Forms/pMain.aspx www.vatican.va ■ 19 SCRITTORE Lo scrittore turco Orhan Pamuk: è premio Nobel DAL NOSTRO INVIATO MARCO ANSALDO ISTANBUL — «Evèt», cioè «sì». Il premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk voterà così sui cambiamenti alla Costituzione proposti oggi in un referendum che si preannuncia come decisivo in Turchia. Una scelta che sarà politica, spiega lo scrittore, ma da parte di molti anche «sentimentale». Perché rimanda ai ricordi dei golpe, agli scrittori incarcerati, alle persone torturate, ai libri bruciati e vietati, agli intellettuali costretti a vivere fuori dal Paese. Un voto che riguarderà 26 quesiti, dai diritti fondamentali della persona alle prerogative dei giudici nei loro organi istituzionali. Ma che soprattutto si concentra sui poteri dei militari. Da sempre molto influenti in Turchia, al punto da scatenare negli ultimi cinquant’anni quattro colpi di Stato, e una serie di pesanti interventi nella vita politica. Da uno di quei golpe, nel 1980, nacque la Carta che governa tuttora il Paese. E il governo islamico moderato del premier Recep Tayyip Erdogan, sotto gli occhi del capo dello Stato Abdullah Gül, ha infine convocato una consultazione volta a contenere il raggio d’azione dei generali, nel momento in cui Ankara è impegnata in una difficile partita con l’Europa per entrare a farne parte come membro a pieno titolo. Una delle modifiche prevede addirittura la possibilità di portare a processo gli autori dei colpi di stato. Negli ultimi sondaggi i “sì” appaiono in testa di poco. Pamuk è in partenza per gli Stati Uniti dove, come ogni trimestre autunnale, comincia le sue lezioni alla Columbia University di New York. Come voterà al referendum? «Cercherò di farlo nei seggi in aeroporto. E se ci riuscirò, voterò “sì”. Cioè a favore degli emendamenti alla Carta? «Certo. Perché intendo dare il mio consenso ai cambiamenti della Costituzione». E per quale motivo non vota “hàyir”, cioè “no”, come chiedono i partiti dell’opposizione, socialdemocratici e nazionalisti, che temono che il “sì” possa far avanzare il partito islamico al potere? «Votare adesso “sì” non significa né sostenere il governo, né che lo si voterà alle politiche del prossimo anno. L’importante per me è il contenuto del refe- L’annuncio “Con i militari c’è il rischio di golpe la Costituzione turca ora va cambiata” OrhanPamuk:“Voteròsìalreferendumperdaremenopoteriall’esercito” ‘‘ ‘‘ Il passato Gli scrittori incarcerati, gli oppositori torturati, i libri bruciati, gli intellettuali perseguitati: ecco cosa furono i colpi di Stato rendum. C’è chi dice che questo “sì” sarebbe comunque insufficiente. E’ vero. Molte parti della Costituzione dovrebbero cambiare. Ma non mi sembra giusto dire di no a un piccolo cambiamento solo perché è insufficiente». E pensa che questo voto potrebbe portare a un cambiamento di mentalità in Turchia? «No, affatto. Non credo che delle modifiche costituzionali possano trasformarsi in una svolta storica. Sul referendum si è poi sviluppato uno scontro fra governo e opposizione, e questo è passato avanti al contenuto stesso del voto. Io non voglio entrare nel merito, perché questo scontro è stato vissuto con violenza e questa violenza aiuta Piccoli passi Scegliere il sì non vuol dire sostenere il governo: molte parti della Carta andrebbero cambiate, ma s’inizia dai piccoli passi infine alla cultura dell’intolleranza. Capisco la volontà dell’opposizione di dire di “no”, cioè no al governo. Ma quel che per me è importante è piuttosto il contenuto delle norme che si vanno a modificare. E’ valido per me come per tutti gli elettori turchi. E più importante ancora è il contenuto sentimentale del referendum». Che cosa intende per “sentimentale”? «Nella mia mente il voto al referendum si è identificato con i colpi di stato militare. Ecco, i ricordi dei golpe, gli scrittori incarcerati, le persone torturate, i libri vietati, bruciati… gli intellettuali che non potevano più vivere in Turchia, tutto ciò nei nostri ricordi e nelle nostre La protesta Contro Sarkozy sul Monte Bianco PARIGI — Una riproduzione vivente della “Libertà che guida il popolo”, il dipinto di Eugene Delacroix simbolo dei valori repubblicani. A inscenarla, sul Monte Bianco, 15 alpinisti francesi che volevano così protestare contro le politiche del presidente Sarkozy. «Abbiamo deciso di ripartire simbolicamente alla riconquista della Repubblica attraverso le vette», hanno spiegato gli scalatori. La visita del pontefice dal 16 settembre Il caso Londra, il Papa incontrerà le vittime dei preti pedofili DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Manca solo l’annuncio ufficiale, che forse arriverà addirittura solo dopo l’evento, ma ormai è certo: Benedetto XVI incontrerà un gruppo di vittime dei preti pedofili durante la sua visita pastorale in Gran Bretagna che inizia giovedì 16 settembre. Già preannunciato da varie indiscrezioni, l’appuntamento ha ricevuto ieri la prima conferma diretta per bocca del portavoce della Conferenza Episcopale della chiesa cattolica inglese, Jack Valero: «Il pontefice potrebbe incontrare dieci persone, probabilmente a Londra, a causa dei tempi molto stretti del viaggio. A questi dieci individui, che sarebbero tutti di nazionalità bri- menti è qualcosa che ancora succede. E se in questo voto c’è il lato politico, c’è anche un lato sentimentale. Ecco perché voterò “sì”. Perché, come tante persone qui, non voglio più colpi di stato. Vorrei che la Turchia diventasse una società aperta. Vorrei che diventasse un Paese che non deve vivere sotto la minaccia di golpe». Pensa che dopo potrà aprirsi una nuova pagina? «Non posso saperlo. Con molta probabilità dal referendum uscirà un “sì”. Ma la Turchia non potrà vivere un cambiamento profondo solo per questo. I cambiamenti arrivano da tanti piccoli passi. Qualche volta si va indietro, qualche volta avanti. Questo referendum è uno di questi». E nel processo di cambiamento della Costituzione secondo lei l’opposizione di sinistra ha svolto bene il suo compito? «Le parti che noi chiamiamo destra e sinistra hanno avuto reazioni diverse sul referendum. Anche tra quelli che si definiscono di sinistra c’è infine chi voterà a favore delle modifiche costituzionali e chi si esprimerà contro. Discorso che vale anche per la destra. La cosa più importante per me, oggi, è che ci sia più democrazia in Turchia, una società aperta, che tutti possano esprimersi liberamente, senza più la paura né dello Stato né dei golpe militari». © RIPRODUZIONE RISERVATA Sei vittime in una piccola contea Strage familiare in Kentucky uccide i figli e si toglie la vita tannica, verrà garantito l’anonimato». La visita comincerà il 16 settembre a Edimburgo, dove il papa sarà accolto all’aeroporto dal principe Filippo e quindi ricevuto dalla regina Elisabetta nel palazzo di Holyroodhouse. Gli altri luoghi toccati dal viaggio saranno Glasgow, sempre in Scozia, dove Benedetto XVI dirà una messa pubblica, Birmingham, Coventry e Londra, dove farà una veglia di preghiera e avrà una colazione di lavoro con il primo ministro David Cameron. Tra gli impegni della visita, che si concluderà il 19 settembre, è in programma la beatificazione del cardinale John Henry Newman. e.f. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN UDIENZA Papa Benedetto XVI durante l’udienza generale di mercoledì scorso, in Vaticano WASHINGTON — Almeno sei persone hanno perso la vita in una sparatoria in Kentucky, nella contea di Breathit. Lo riferisce lo sceriffo locale, Ray Clemons, specificando che tra le vittime c’è anche l’autore del massacro. Dietro la strage, ci sarebbe una tragedia famigliare. Sempre secondo lo sceriffo Clemons, un uomo avrebbe sterminato i suoi famigliari, tra cui i suoi bambini, e poi si sarebbe tolto la vita. Sempre nel Kentucky, è stata consegnata una lettera al governatore, Steve Beshear, da parte del nunzio apostolico a Washington, l’arcivescovo Pietro Sambi, in cui si chiede a nome del Papa di commutare la pena di morte per Gre- gory Wilson, prevista per il 16 settembre. Wilson è stato giudicato colpevole nel 1988 di rapimento, stupro e omicidio di una donna. Attualmente sta facendo appello alla decisione del Tribunale per fermare la sua esecuzione, perché possano essere compiute indagini sulla sua affermazione di ritardo mentale e sulla richiesta del test del Dna. L’arcivescovo di Louisville ha auspicato che prevalga una «misericordia che difenda il bene comune della società, onori la giustizia e serva uno scopo più alto mettendo da parte l'irreversibile rimedio della morte. La misericordia - ha detto - è l'unico modo per guarire e dare speranza». www.wellaprofessionals.it La bellezza è seduzione. I capelli una passione. Salsomaggiore 11–13 settembre 2010 Elezione di Miss Italia Svelare la bellezza e la sensualità di ogni donna è la passione degli stilisti Wella Professionals a Salsomaggiore, così come ogni giorno in salone. La naturalezza e la bellezza delle Miss si esprimono in un’affascinante combinazione di luce e colore dalle sfumature seducenti. Scopri il colore unico e delicato di Color Touch nei saloni Wella Professionals, perché la bellezza è naturalezza, delicatezza, sensualità. E’ un’emozione intensa e straordinaria come quella di Giulia Di Quinzio: Miss Wella Professionals 2010. Color Touch, il colore di Miss Wella Professionals. ACCONCIATORI WELLA PROFESSIONALS A MISS ITALIA ANNA JOSE' PARRUCCHIERI, Codogno (LO) - BENESSE PARRUCCHIERI, Romagna - CLAUDIA TURINI PARRUCCHIERI, Forcoli (PI) - COPPOLA I PARRUCCHIERI, Mazzara (TP) - DONATO & ANNALISA, Vicenza - FUTURA ACCONCIATURE di DI CRISTOFORO CINZIA, Pineto (TE) - GI DI GI PARRUCCHIERI, Chieti-Scalo - GIANNI DI STEFANO-NEW HAIR CATANIA-S.G. LA PUNTA, Catania - GIANNI PARRUCCHIERI DI GIANNI MARCANTONINI, Perugia - GINO SARACINO, Bitonto (BA) - HAIR LOUNGE BY ANGELO, Foggia - IMMAGINEQUIPE HAIRDESIGN BELLESSERE, Aquiterme (AL) - JO MASCALI, Marche - KARISMA DI FUMAGALLI SABRINA, Vimercate (MB) - LAROSA GIUSEPPE, Torino - MIMI' COLONNA STYLE, Bari - NUOVA IMMAGINE di CONTESTABILE & CARDONE, Foggia - OK KAPELLI, Brescia - ONDINA POZZATELLO EQUIPE, Lignano Sabbiadoro (UD) - PARRUCCHIERI TERESA E TIZIANA, Giulianova Lido (TE) RICCIOLO CONSULENTI DI IMMAGINE, Cagliari - SANGERMANO I PARRUCCHIERI, San Paolo Bel Sito (NA) - SEBY'S STAFF, Reggio Calabria - TARTAGLIONE GROUP DI TARTAGLIONE DOMENICO, Ciriè (TO) - THE CENTER, Gioia Tauro (RC) by Patrizia Mirigliani la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 CRONACA ■ 21 Ambulanza negata, muore un neonato Malasanità nel Veneto, cesareo troppo tardi e madre in fin di vita FILIPPO TOSATTO I precedenti PADOVA — Una giovane donna al settimo mese di gravidanza che avverte fitte all’addome, sempre più insistenti e dolorose. E il marito allarmato, che in serata la accompagna all’ospedale di Piove di Sacco dove i medici la visitano, escludendo però motivi d’urgenza. Lui insiste, chiede che la trasferiscano in ambulanza all’ospedale di Padova, distante una ventina di chilometri. I medici rifiutano, opponendo problemi burocratici: non gli resta che mettersi al volante dell’auto. La coppia, così, arriva al pronto soccorso della divisione ostetrica a notte fonda. Ai medici di turno basta uno sguardo per comprendere la gravità della situazione. La donna entra immediatamente in sala operatoria, ma è tardi per salvare il bambino: morirà a conclusione del parto cesareo. Appesa a un filo anche la vita della donna. Colpita da ischemia cerebrale, è in coma da quattro giorni. La vicenda agghiacciante, nuovo caso di malasanità, accade in Veneto. Due le inchieste aperte: la procura della Repubblica procede per omicidio colposo, il ministero della Salute e la Regione annunciano l’invio degli ispettori. «Sono sgomento e indignato, qualora emergessero negligenze, leggerezze, omissioni o Il marito ha chiesto invano l’intervento d’urgenza e il trasferimento a Padova peggio, saremo inflessibili nel colpire i responsabili» avverte il governatore Luca Zaia. Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, annunciando per martedì i primi risultati degli accertamenti, allarga l’orizzonte. «È evidente ormai che si tratta di un problema di sistema, di una vera e propria emergenza, che sta mietendo vittime con una frequenza allarmante». Sul tavolo del pm Sergio Dini, che ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche, l’esposto che descrive il calvario dei coniugi — lei 27 anni, lui 18, residenti a Campagna Lupia (Venezia) — che attendevano la nascita del figlioletto con gioia e sono stati sprofondati nell’angoscia. Sconcerta, anzitutto, la superficialità della visita all’ospedale di Piove: senza ricorrere ad esami strumentali, i medici hanno sommariamente escluso l’urgenza, e nonostante l’insistenza del marito — «Ho fatto di tutto per convincerli, non mi hanno ascoltato» dirà con le lacrime agli occhi — le hanno negato il trasporto col 118 nel capoluogo. Giunta a Padova, dopo un viaggio da incubo, tormentata dal dolore, la giovane donna è sottoposta ad ecografia che ha evidenziato un marcato distacco della placenta. Il bimbo è ancora vivo ma occorre intervenire d’urgenza. Alle 2,15 viene fatta partorire con taglio cesareo dal medico di turno, Roberto Laganara. Il neonato è affetto da bradicardia: il suo cuore pulsa a 50 battiti al minuto rispetto ai 140 fisiologici. È in condizioni disperate, viene rianimato a lungo ma non sopravvive. Critiche le condizioni della madre: non potrà più diventare mamma, si spera di strapparla alla morte. © RIPRODUZIONE RISERVATA OSPEDALE DI MATERA L’8 settembre una donna di 32 anni muore all’ ospedale di Policoro dopo un cesareo gemellare POLICLINICO DI MESSINA Il 28 agosto lite tra medici ritarda il parto: danni cerebrali per il neonato, alla madre tolto l’utero VIBO VALENTIA Il 20 agosto una donna di 33 anni muore dopo un cesareo in una clinica di Vibo Valentia L’OSPEDALE L’ospedale di Piove di Sacco al quale si è rivolta la donna ora in fin di vita a Padova Il caso Cinque giovani: uno di loro la corteggiava, ma dal buio uscirono gli altri e la violentarono Attirata in trappola e stuprata Casoria, il branco in manette la vodka in un bar, la conduce in un posto isolato. Una vecchia scuola abbandonata che si trova vicino al centro storico di Casoria, popoloso centro alle porte di Napoli. Qui arrivano anche gli altri componenti del branco. Si avvicinano alla Smart. F. M. capisce di essere caduta in una trappola. Tenta di difendersi, ma i ragazzi a turno abusano di lei. Tutti e cinque. Ripetutamente. Fino a quando la donna riesce a divincolarsi, colpendo uno dei suoi aguzzini. Ma il branco insiste, tenta di ricacciarla all’interno della Smart. Lei resiste e si aggrappa alla portiera. L’auto parte e F.M. viene trascinata per alcuni metri. Fino a quando non cade. La abbandonano sanguinante e seminuda sull’asfalto. Le portano via ANTONIO DI COSTANZO NAPOLI — Attirata in una trappola. Poi stuprata. Picchiata e rapinata. Un incubo reale per F. M., 29 anni, violentata dal branco a fine agosto. Ieri, due settimane dopo l’aggressione, gli arresti. Cinque. Sono tutti ragazzi della provincia di Napoli. Sono tutti incensurati. La vittima li ha riconosciuti. Senza esitazioni. Questa la ricostruzione dei fatti dei carabinieri. Fine agosto: la ragazza da alcuni giorni frequenta Enzo, uno dei giovani finiti in cella ieri. Era già uscita con lui una volta. E anche la sera del 25, quando Enzo va a prenderla con la sua Smart, si aspetta una serata spensierata. Il ragazzo, invece, dopo averle offerto del- Torino Due volte in carcere tenta di aggredire la ex arrestato per stalking Maria Teresa, Silvia e Ilaria Venturini Fendi sono vicini con molto affetto a Giacomo e a Vanni per la perdita della loro mamma Contessa Anna Leopardi Roma, 12 settembre 2010 Il personale del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma “Tor Vergata” partecipa al dolore del collega Francesco Pallone e della sua famiglia per la scomparsa della moglie Irene Habib il Direttore Patrizia Aducci. Roma, 12 settembre 2010 12-09-2007 © RIPRODUZIONE RISERVATA Tutti gli amici e i colleghi di AISLO piangono affranti la scomparsa di Francesco Salerno Barletta, 12 settembre 2010 Stefano, Teresa, Elena e Guido affranti per la scomparsa di Lina Miscetti con immutato amore. Il marito Eumenio e la figlia Stefania. Roma, 12 settembre 2010 Il giorno 11 settembre è mancato all’affetto dei suoi cari Gian Paolo Turri Ne danno il triste annuncio la moglie, la figlia, unitamente ai congiunti. La santa messa verrà celebrata lunedì 13 settembre alle ore 13, nella chiesa Corpus Domini, in via Federico Enriquez 56 a Bologna. Bologna, 12 settembre 2010 10 16 36 70 71 73 Francesco si stringono con grande affetto a Raffaella, Paolo e Sabrina. Barletta, 12 settembre 2010 Sapo Matteucci con la moglie Vivia e i figli Pietro e Lavinia annunciano con grande dolore la perdita di Cesare Matteucci 12-09-2010 Nel terzo anniversario della scomparsa, ricordiamo TORINO — Torna a perseguitare la sua ex. Ma stavolta i carabinieri lo arrestano prima che le faccia di nuovo del male. Un anno fa Raffaele Gagliardi, 34 anni, pluripregiudicato e nullafacente di Torino, aveva picchiato e violentato la fidanzata che l’aveva lasciato, dopo averla perseguitata per alcuni mesi. Già arrestato due volte e altrettante volte scarcerato con il solo obbligo di tenersi lontano da lei, l’altra notte l’uomo si è ripresentato a casa della donna e ha tentato di entrare con la forza. Ma la vittima ha chiamato il 118. E i carabinieri lo hanno nuovamente fermato e riportato in carcere con l’accusa di stalking. Gagliardi doveva sottostare all’obbligo di dimora nel capoluogo piemontese tra le 20 e le 7: un provvedimento disposto dal giudice proprio a seguito delle persecuzioni ai danni dell’ex fidanzata che invece abita a San Mauro Torinese. anche il portafogli. La donna è sotto choc. Un passante la soccorre e la conduce in ospedale. Partono le indagini. Enzo viene subito identificato dai carabinieri della compagnia di Casoria del capitano Gianluca Migliozzi. Poi i militari risalgono agli altri quattro. Ieri gli arresti. «Sono felice della loro cattura. Quelle belve devono stare in carcere», racconta la ragazza che vive a Pollena Trocchia. Gli accusati, invece, forniscono una versione dei fatti completamente diversa: «Lei era consenziente. Forse ci siamo spinti un po’ oltre, ma lei ci stava». Ma i referti medici e le indagini dicono tutt’altro. padre e nonno molto amato Il funerale avrà luogo il giorno 13 settembre, alle ore 11.30, nella Cappella Camposanto Misericordia lato via Maroncelli, Viareggio. Viareggio, 12 settembre 2010 12-09-1992 12-09-2010 Gloria Bortolotti De Poli 66 per molti anni docente nel nostro Ateneo a Venezia, ricordano la sua passione civile, la sua etica, la sua straordinaria generosità e sono vicini a Sandra e ai familiari tutti. Venezia, 12 settembre 2010 PORDENONE — Un incidente fatale con un piccolo aereo da turismo sulle Dolomiti di Sesto. Così hanno perso la vita l’ex assessore di Pordenone, Claudio Rosset e la sua compagna, Michela Marconi. L’aereo, intitolato a Umberto Bossi con la sigla “I-UMBE” e guidato da Rosset, è precipitato nella zona di Cima Tre Scarperi, a oltre 3000 metri. Nel 2001 Rosset era rimasto coinvolto in un altro incidente aereo dal quale era uscito miracolosamente vivo. Genova Concorso n. 109 dell’ 11-09-2010 Superenalotto Nessun vincitore con punti 6 Nessun vincitore con punti 5+ Ai 24 vincitori con punti 5 Ai 3.479 vincitori con punti 4 Ai 128.175 vincitori con punti 3 45.069,65 € 310,91 € 16,87 € Superstar Nessun vincitore con punti 5 Ai 12 vincitori con punti 4 Ai 594 vincitori con punti 3 Agli 8.891 vincitori con punti 2 Ai 57.391 vincitori con punti 1 Ai 120.876 vincitori con punti 0 31.091,00 € 1.687,00 € 100,00 € 10,00 € 5,00 € PROSSIMO CONCORSO IL JACKPOT CON PUNTI 6 La Francesca e i tuoi cari non ti dimenticano. Matteo, Daniela e Fabrizio. Scario, 12 settembre 2010 A tre mesi dalla scomparsa Rosa Lovullo ricorda assieme ad amici e parenti il caro fratello 136.100.000,00 euro Pippo Russo Zafferana Etnea, 12 settembre 2010 Lucilla Fuiano Riccardo Sarfatti Aereo da turismo cade sulle Dolomiti, due vittime nello schianto 7.211.143,07 € O.F. Bologna Onoranze Tel.051.467052 Porti via tanta parte del nostro cuore ma ci hai regalato tanto. Papà e mamma, gli zii Vanni e Mariarosaria e l’adorata Chiara. I funerali lunedì 13 settembre ore 9.30 chiesa Grande del Cardarelli. Napoli, 12 settembre 2010 Il Rettore dell’Ateneo IUAV di Venezia Amerigo Restucci, i docenti, il personale, profondamente colpiti per la scomparsa di 85 Pordenone NAZIONALE 10 84 12 2 83 47 79 4 48 49 52 22 31 44 11 72 1 62 80 25 43 8 64 89 84 72 71 89 55 15 55 18 54 69 67 82 71 59 80 90 35 86 40 29 88 58 5 49 56 23 46 12 1 75 43 10 e LOTTO COMBINAZIONE VINCENTE 1 12 44 72 2 22 47 79 4 25 48 80 10 31 49 83 11 43 62 84 Fusti tossici si rompono in porto intossicati venti lavoratori GENOVA — Una ventina di lavoratori sono stati ricoverati a Genova per accertamenti dopo essere venuti a contatto con le esalazioni provocate dallo sversamento di sostanze tossiche nella stiva di una nave. Un container sollevato con una gru si è sganciato ed è precipitato dentro la stiva della San Francisco Bridge. Nella caduta si sono rotti alcuni fusti contenenti cloro benzaldeide: l’incidente ha fatto scattare le procedure anticontaminazione. la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 @ CRONACA ■ 22 PER SAPERNE DI PIÙ www.miur.it www.comune.roma.it Roma, ecco la prima B “In classe i bambini sono tutti immigrati” Ritirato un alunno italiano:“Ma non per motivi etnici” (segue dalla prima pagina) SARA GRATTOGGI SUCCESSO così che moltissime scuole abbiano chiesto una deroga agli uffici scolastici regionali. Determinando, nei fatti, una situazione analoga a quella degli anni scorsi per quanto riguarda la composizione delle classi. È il caso dell’istituto comprensivo Laparelli di Roma, nato dall’accorpamento dell’ex scuola elementare Pisa- È cane (già al centro delle polemiche proprio per l’elevata concentrazione di studenti immigrati, pari all’ottanta per cento) e della media Pavoni, che domani riprenderà le lezioni con una classe formata solo da bimbi stranieri. Nella prima B della scuola elementare, infatti, tutti i 19 alunni saranno di origine non italiana, con una prevalenza di bambini cinesi e bengalesi. «L’unico italiano iscritto ha chiesto il nulla osta per il trasferimento — dichiara la presi- de Flora Longhi — Ma contiamo di invertire il trend e siamo fiduciosi: ci sono stranieri che si trasferiscono e lasciano la scuola per tornare nei propri paesi d’origine, anche se altri immigrati arrivano dal nord Italia». Gina Neri, mamma del bambino che si è ritirato, tiene però a specificare i motivi della propria scelta, che nulla hanno a che fare con la composizione multietnica delle classi. «Avevamo scelto la Pisacane perché ci piaceva l’offerta formativa e prima dell’iscrizione avevamo parlato a lungo con l’ex preside — racconta Neri — Ad agosto abbiamo scoperto che la dirigente sarebbe cambiata e siccome non abbiamo avuto modo di conoscere bene la nuova, pur non dubitando della sua bravura, abbiamo preferito iscrivere nostro figlio alla Di Donato». E, cioè, in un’altra famosissima scuola multietnica della Capitale. Su 39 studenti di prima elementare del Laparelli, solo due a questo punto saranno italia- ni. Ma i genitori non temono il melting-pot. «Sarà una ricchezza per mia figlia — spiega Maddalena Grechi, mamma di una bambina iscritta in prima — e poi quelli che chiamano “stranieri” nei fatti sono italiani come lei: hanno fatto la stessa scuola materna, parlano la nostra lingua perfettamente e apprendono molto più in fretta». Ma il Laparelli non è l’unico istituto romano ad aver ottenuto una deroga al tetto del 30 per cento. Anche il Daniele Manin e il Publio Vibo Mariano, per esempio, sforeranno la “quota Gelmini”. La situazione non cambia a Milano, dove ben 48 istituti della provincia supereranno la percentuale prevista dal ministero. Tra loro, anche le famose elementari Radice di via Paravia, che nel 2009 non avevano nessun bimbo italiano iscritto in prima e quest’anno, invece, ne conteranno solo due su ventuno: appena il 10 per cento. © RIPRODUZIONE RISERVATA I precedenti L’INTEGRAZIONE Un modello di integrazione l’istituto Manin che ha capovolto il rapporto di presenze tra italiani e stranieri I ROM Nel 2008 ha fatto polemica la creazione di una classe con solo bambini rom in un asilo di via Magreglio LA SOLUZIONE Nel 2007 nel plesso ThouarGonzaga per evitare classi di soli stranieri i bambini sono stati distribuiti in 3 sedi A Bruino, un piccolo centro a venti chilometri da Torino Class action contro la Gelmini I genitori: “Stanchi dei costi” Mariastella Gelmini TORINO — Stanchi di dover pagare per mandare i figli alla scuola pubblica, le mamme e i papà hanno detto basta: porteranno il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini davanti a un giudice. Accade a Bruino, piccolo centro di 8 mila abitanti nel Torinese, dove il comitato dei genitori dei bimbi che frequentano l’istituto comprensivo sta organizzando una class action. Spiega Diogene Franzoso, avvocato e papà di uno degli alunni, che «l’istituto vanta più di 100 mila euro di crediti nei confronti del ministero e così capita che a sostenere i costi siano i genitori. Quest’anno dobbiamo pagare più di 50 euro per la carta igienica, l’assicurazione e via dicendo». Di qui la scelta, supportata dalla Flc-Cgil di Torino, di ricorrere al Tar contro il mancato trasferimento delle risorse da parte del ministero: «Come consiglio d’istituto — dice Franzoso — volevamo un modo per recuperare quel denaro. Non per soldi, ma per principio». (ste. p.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Nella capitale, quartiere Montesacro, la fornitura in 48 ore Mancano le sedie e i banchi così all’arredo ci pensa Ikea Alunni in classe ROMA - Mancano banchi, sedie e cattedre? Ci pensa Ikea. Nella scuola elementare Torricella Nord, nel quartiere romano di Montesacro, a fornire l’arredo è la multinazionale svedese. Suona domani la prima campanella, ma le classi sarebbero rimaste chiuse se in meno di 48 ore il municipio IV non avesse trovato 50 banchi e due cattedre. «L’unica alternativa era l’intervento dei privati — dice Cristiano Bonelli, presidente pidiellino del municipio IV — Ma nessuno riusciva a garantirci una fornitura così rapida». Ikea, invece, ieri mattina ha assemblato tutto in poche ore con tanto di trasporto e montaggio gratuito. Dimenticate i vecchi tavoli, entra in aula Vika Curry. Bianco, squadrato e moderno che costa appena 19,99 euro. Le sedie di legno sono soltanto un ricordo: eccole color latte o rosse mentre le cattedre sono chiare con qualche striatura d’argento. Nuovo design per maestri e alunni che entreranno in classe e troveranno il marchio svedese inciso sui banchi. (laura serloni) © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 @ CRONACA PER SAPERNE DI PIÙ www.comune.atrani.sa.it www.cnr.it ■ 23 NEL FANGO A sinistra un video con il torrente che esonda e le montagne di terra il giorno dopo. A destra, unità cinofile alla ricerca della giovane dispersa. Sotto, un sommozzatore al lavoro nel fiume di fango che ha sconvolto Atrani Atrani, inchiesta sul fiume-discarica Ancora nessuna traccia di Francesca, che ora si cerca in mare DAL NOSTRO INVIATO CRISTINA ZAGARIA ATRANI (SALERNO) — Dopo il temporale, la paura e l’esondazione del Dragone, torna il sole in Costiera Amalfitana. Ma nessuno guarda in cielo. Non c’è il tempo. Né la voglia. La terra chiama. Viene spalato il fango da piazza Umberto I, ad Atrani. I camion Dispersa Il sindaco si difende dalle accuse: “Il disastro non si poteva evitare” portano via i tronchi, le auto e i rifiuti trascinati dal torrente impazzito. Il piccolo borgo cerca di tornare alla quotidianità. Eppure la natura, violata, continua a essere più forte. Lascia il suo segno. Sui palazzi bianchi rimane una striscia: è la melma, arrivata all’altezza del primo piano. Una striscia per ricordare. Un monito, che fa eco alla rabbia del paese Continuano le ricerche di Francesca Mansi, la 25enne che lavorava in un bar, dispersa da giovedì notte ad Atrani per una «tragedia annunciata». E, quando tramonta il sole, e le ricerche si fermano, rimane solo l’angoscia per Francesca Mansi, 25 anni, dispersa da tre giorni. Le ricerche a terra della ragazza si chiudono. Continuano in mare. Oggi arriva da Ponza un mezzo nautico specializzato per il dragaggio dei fondali. La speranza di trovarla viva diventa sempre più debole. A 72 ore dalla tragedia, ad Atrani è il giorno della rabbia. «Abbiamo bisogno di aiuto. Siamo rovinati», ripetono i negozianti. «Nel 2005 fu siglato un protocollo di intesa tra i Comuni di Ravello, Atrani e Scala che prevedeva un piano di monitoraggio, un altro di evacuazione, allestimento di sensori in grado di far scattare l’allarme. Il protocollo, però, non è mai stato applicato», denuncia Gino Amato, tra i responsabili del Comitato Sos Dragone. Atrani mette sotto accusa il Dragone (il fiume che scorre proprio sotto la strada principale) e le autorità che dovevano controllare, prevenire, monitorare. I tecnici spiegano che da un lato c’è stata la natura e una pioggia eccezionale, ma dall’altro c’è la responsabilità dell’uomo: «Giovedì, in due ore, abbiamo avuto 90 millilitri d’acqua — spiega Aldo Cinque, ex docente di Geomorfologia alla Federico II e membro del comitato scientifico di Legambiente Campania — un evento eccezionale, ma non bisogna dimenticare che l’uomo ha “tombato” il Dragone in un canale sotto la strada e chi ha fatto i calcoli per quest’opera ha considerato la piena del fiume, ma non i detriti che l’onda di fango ha trascinato con sé. Se si decide di fare un’opera del genere, bisogna garantire una manutenzione costante a monte». «Quanto successo non si poteva evitare. Ho la coscienza a posto — replica il sindaco di Atrani, Nicola Carrano (ieri ricoverato per un malore) — Il Dragone era stato controllato 48 ore prima ed era tutto a posto. Ho presentato io stesso denunce in Procura per lo smaltimento dei rifiuti nel fiume e da anni non accade più». Il sindaco chiede lo stato di calamità. La Procura di Salerno indaga per disastro ambientale colposo. Il padre di Francesca Mansi, Raffale, da tre giorni continua a guardare il mare e ad aspettare: «Aspetto mia figlia, per un ultimo abbraccio. Ma chiedo anche che non si alzi solo un polverone mediatico, ma che si faccia qualcosa di serio per difendere il territorio e perché una tragedia come questa non accada veramente mai più». © RIPRODUZIONE RISERVATA Milano, cerimonia laica per il giornalista di “Repubblica”. Bossi lo ricorda: “Era un maestro” Commosso addio a Guido Passalacqua ai funerali una folla di amici e politici na del giornale, ma «essere cronista» faceva parte del suo stile di vita, anche a 67 anni. Non a caso sono arrivati a salutarlo altri politici che, come lui, sono sempre stati indipendenti: il radicale Franco Corleone e l’ex missino Tommaso Staiti di Cuddia, il deputato del Pd Daniele Marantelli e l’eurodeputato leghista Matteo Salvini. E, nonostante abbia PIERO COLAPRICO MILANO — Funerale laico, ieri mattina, per Guido Passalacqua, al cimitero milanese di Lambrate. Moltissimi i giornalisti, di varie testate, e la moglie Mariella e il figlio Tommaso si sono così ritrovati tra alcune centinaia di persone, che hanno conservato gratitudine per un capo, per un collega leale, prezioso nei ricordi, nei suggerimenti, nell’esperienza. Erano certamente prevedibili le presenze di Umberto Bossi, leader leghista, e di Roberto Maroni, ministro degli Interni. Ma può aver stupito qualcuno il tono della loro commozione, la partecipazione addolorata e le poche frasi, emozionate: «Guido era una bella persona, un giornalista alla vecchia maniera, lavorava di notte — ha detto Bossi — per mettere a posto le idee, per capire quello che stava accadendo nella politica, con grande onestà e lealtà. E qualche volte mi ha anche dato della “testa di c...”. Uno — continuava Bossi — che è cresciuto con noi, un maestro, per questo lo chiamavamo “il decano”». «A me m’ha criticato di più, ma è stato un amico fraterno», ha aggiunto Maroni, con affetto, perché Passalacqua è stato senza dubbio un anticipatore, il primo giornalista di grande credibilità professionale a «fiutare» nella Lega un futuro (allora) inimmaginabile. Passalacqua, però, è sempre «rimasto» al suo posto: non ha abdicato al ruolo di fare domande, di muovere critiche, di «arrabbiarsi». E — ormai si può rivelare questo dettaglio — quando gli è stato offerto dai vertici leghisti lo scranno al Senato, ha ringraziato: e ha detto di no. Da quando s’era ammalato, scriveva sempre meno, era «fuori» dalla macchi- LA COOPERATIVA FACCHINAGGIO E TRASPORTO MERCATO ORTOFRUTTICOLO NOVOLI - CFT S.c.r.l. Comunica che per il giorno 1 ottobre 2010 alle ore 06,30 in prima convocazione, e per il giorno 2 ottobre 2010 alle ore 15.00 in seconda convocazione, in Firenze c/o l’Auditorium della Banca MPS in Via Panciatichi n. 85, è convocata L’ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEI SOCI per discutere e deliberare sul seguente ORDINE DEL GIORNO COMUNE DI SCONTRONE (AQ) ESTRATTO BANDO DI GARA LE ESEQUIE L’omaggio a Passalacqua del leader della Lega Bossi (in alto). Qui sopra, il ministro Maroni con il figlio del giornalista avuto i suoi guai di salute, ci ha tenuto a venire l’ex sindaco Paolo Pillitteri, che con Passalacqua aveva avuto vivaci (e simpaticamente teatrali) scambi d’opinione. Discutere con i più giovani su come «si comincia» un buon articolo era una sua vocazione: questo ieri se lo dicevano in molti, con un affetto destinato a restare. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1. Stazione appaltante: Comune di Scontrone (L’Aquila), P.zza Sangro CAP 67030 - tel. 0864/87149 - fax 0864/870012 - Indirizzo internet: www.comune.scontrone.aq.it - Posta elettronica: [email protected]. 2. Appalto lavori di “Riqualificazione ambientale e funzionale del territorio e dei nuclei urbani - Allargamento della strada comunale per Villa Scontrone e del Ponte sul Fiume Sangro in località frazione di Villa Scontrone - Realizzazione strada di circonvallazione del Capoluogo di Scontrone”. CIG. n. 053284666C; 3. Procedura di gara: Procedura aperta ai sensi dell’art. 3, comma 37 e art. 55, comma 5, del D.Lgs. n. 163/2006; 4. Luogo esecuzione: Comune di Scontrone; 5. Natura dei lavori: Cat. prevalente OG3 Classifica IV. 6. Criterio di aggiudicazione: criterio offerta economicamente più vantaggiosa, art. 83 D.Lgs. n. 163/2006; 7. Importo complessivo: Euro 1.495.677,61, di cui Euro 30.764,03 per oneri di sicurezza, I.V.A. esclusa; 8. Termine ultimo per la ricezione delle offerte: ore 14,00 del 20.10.2010; 9. Apertura offerte: ore 10,00 del 21.10.2010; 10. Documentazione: sul sito www.comune.scontrone.aq.it, o presso l’U.T.C. il lunedì, il martedì ed il mercoledì, dalle ore 10,00 alle ore 13,00 ed il giovedì dalle ore 16,00 alle ore 18,00. 11. Responsabile del procedimento Geom. Lino Di Domenico. IL RESPONSABILE DELL’AREA TECNICA (Geom. Lino Di Domenico) 1) Comunicazioni del Presidente. 2) Presentazione e approvazione nuovo organigramma societario. 3) Ratifica cooptazione nuovo membro del Consiglio di Amministrazione. Si ricorda ai soci ordinari che è consentito delegare un altro socio ordinario che non sia amministratore o sindaco, purché abbia diritto al voto. Ogni socio può avere una sola delega (Art. 37 Statuto Sociale). Si ricorda inoltre che i soci speciali possono partecipare all’Assemblea esercitando il diritto di voto (Art. 37 Statuto Sociale). Firenze, 11/09/2010 Il presidente del C.d.A. - Giulio Bani ASL Sanluri ESTRATTO AVVISO DI GARA PROCEDURA APERTA Si rende noto che l’Azienta U.S.L. n. 6, con sede in Via Ungaretti, 9 – 09025 Sanluri (CA) –, indice gara con procedura aperta per l’affidamento del seguente servizio: Procedura aperta affidamento biennale servizio Cure domiciliari (adi) ambito territoriale A.S.L. n°6 – Sanluri. - CIG: 0532784343. Il bando con relativa documentazione di gara potrà essere scaricata dal sito Internet www.aslsanluri.it. Le offerte redatte in lingua italiana, dovranno essere indirizzate all’ Azienda U.S.L. n. 6 – Via Ungaretti, 9 – 09025 – Sanluri (CA) e dovranno pervenire improrogabilmente entro le ore 13,00 del giorno 26/10/2010 all’Ufficio Protocollo di questa Azienda Sanitaria. Il bando integrale è stato inviato alla Gazzetta Ufficiale CEE in data 30/08/2010. Le richieste di partecipazione non vincolano in alcun modo l’amministrazione. Il Commissario Dott. Giuseppe Ottaviani la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 ATTUALITÀ ■ 24 VENEZIA 2010 LA VINCITRICE Accanto, la regista Sofia Coppola ha vinto la 67ª edizione della Mostra del cinema di Venezia con il suo film “Somewhere” Vince il film di Sofia Coppola e l’Italia resta di nuovo a secco Con il premio a Monte Hellman a Venezia trionfa il clan Tarantino (segue dalla prima pagina) NATALIA ASPESI REMIO inventato lì per lì (Leone d’Oro per l’insieme dell’opera) al canuto Monte Hellman, che era già cult 50 anni fa, per “Road to nowhere”, amore e morte su un set cinematografico. Delusione tremenda pure se prevedibile per il cinema italiano, completamente ignorato, anche se la Medusa si consola con la distribuzione del film vincitore, però americano. Volatilizzato, introvabile, vanamente chiamato anche con grida, Vincent Gallo, coppa Volpi al miglior attore, che si è dato alla macchia come pare sia oggi di moda a Hollywood tra gli artisti dediti al tormento. Dunque festa nella vasta famiglia del presidente della giuria Quentin Tarantino, essendo stato il vecchio Monte il suo primo estimatore e produttore, mentre la giovane Sofia gli è stata attribuita in passato come fidanzata, cosa poco probabile visto che lo si ritiene restio ad avventurarsi in quella direzione. Altro capriccio tarantiniano, doppio premio a ben due film, con gioiosa approvazione degli altri membri della giuria, soggiogati dall’allegria, dall’imponenza fisica e dal decisionismo del presidente. Il quale, sempre per puro suo divertimento, sembra aver letto le critiche soprattutto italiane (pare di no però) per decidere: vi piace “Post Mortem” del cileno Pablo Larraìn, con l’autopsia di Allende? E noi neanche lo nominiamo. Siete fuggiti orrificati dallo spagnolo “Balada triste de trompeta” di Alex de la Iglesia, con quei clown che quando si lavano la faccia sono tutti sfigurati? E noi non solo gli diamo il Leone d’Argento per la miglior regia, ma gli aggiungiamo l’Osella per la miglior sceneggiatura. P Concordato Preventivo BRENTA EUROINDUSTRIE S.P.A. N. 1/2006 TRIBUNALE DI AVEZZANO G.D. dott. E. De Gregorio VENDITA DI BENI IMMOBILI E MOBILI - SESTO ESPERIMENTO D’ASTA Il sottoscritto dott. Agostino Di Pasquale nella qualità di Liquidatore Giudiziale della procedura di concordato preventivo con cessione dei beni della Brenta Euroindustrie S.p.A. avvisa che il giorno 21 ottobre 2010 alle ore 10:00 presso il suo studio in AVEZZANO in via Cesare Battisti n. 101 int. 30 avrà luogo la vendita dei seguenti beni immobili e mobili in unico lotto: DESCRIZIONE DEI BENI Complesso industriale sito nel Nucleo Industriale di Avezzano in via Newton, riportato in Catasto Urbano del comune di Avezzano (AQ) al foglio 61 part. 156, zona censuaria 2, costituito da: - Sub 1, Corte circostante il fabbricato di circa 40.000 mq.; - Sub 2, Opificio, palazzina uffici e cabina elettrica, per una superficie complessiva di circa 17.800 mq., in Catasto con unica categoria D/1, r.c. euro 104.836,62 ; - Sub 3, Abitazione del custode categoria A/3 classe 5 vani 5,5, r.c. euro 255,65; - Impianti, macchinari, attrezzature ed arredi meglio descritti nella perizia di stima disponibile presso il Liquidatore Giudiziale nonché sul sito www.area58.it/tribunaleavezzano, già destinati all’attività di produzione di ribaltabili per autocarri, semirimorchi e autobus. Prezzo base d’asta Euro 3.000.000,00 (tremilioni/00). MODALITA’ DI ESECUZIONE DELLA VENDITA L’espletamento dell’Asta avverrà in due fasi di cui la seconda è eventuale. Le due fasi sono articolate con segue: - Fase delle Offerte Segrete: consistente nella presentazione di offerte scritte segrete in aumento rispetto al prezzo base d’Asta secondo le modalità previste nel disciplinare d’asta. Si provvederà all’aggiudicazione del Lotto a favore del soggetto che avrà presentato l’offerta economica di importo più elevato. - Seconda Fase o fase del Pubblico Incanto nel caso che nella Prima Fase d’Asta risulteranno presentate più Offerte Segrete valide di pari importo, consistente nella presentazione, innanzi allo stesso Liquidatore Giudiziale, di offerte palesi in aumento rispetto al prezzo indicato nelle migliori Offerte Segrete collocate ex aequo. L’apertura dei plichi della Prima Fase d’asta, contenenti le Offerte Segrete si terrà 10.00 del giorno 21 ottobre 2010 presso lo studio dello stesso Liquidatore Giudiziale in Avezzano in via Cesare Battisti n. 101 int. 30. Ciascun soggetto che ha presentato l’Offerta Segreta ha l’onere di presenziare all’apertura dei predetti plichi per verificare, nel caso di collocazione della propria offerta al primo posto, ex aequo con altri offerenti, l’ammissione alla Fase del Pubblico Incanto che si terrà il giorno stesso dell’apertura dei plichi, non appena stilata la graduatoria delle Offerte Segrete pervenute. I beni saranno venduti a corpo e non a misura, come “visti e piaciuti” nello stato di fatto e di diritto esistente, con le relative accessioni e pertinenze, diritti e obblighi oneri, canoni, vincoli, servitù attive e passive esistenti e/o imposti dalle vigenti leggi. Si precisa che i beni messi in vendita sono attualmente concessi in godimento alla IMB s.r.l. mediante contratto di affitto di azienda stipulato per atto del notaio Altieri in data 27 settembre 2006, allegato alla perizia. Tale contratto è da ritenersi risolto per inadempimento su domanda del locatore comunicata al conduttore con raccomandata del 4 novembre 2009. Si rende noto altresì che il contratto è stato stipulato in data precedente alla domanda di concordato preventivo ma successiva al pignoramento dei beni posti in vendita. Per tale ragione, in caso di aggiudicazione, potrà essere richiesta al conduttore la restituzione dei beni in considerazione della inefficacia prevista per gli atti di disposizione compiuti dopo il pignoramento (art. 2913 c.c.). L’Offerta Segreta, a pena di esclusione, deve essere formulata utilizzando i modelli allegati all’avviso d’asta e secondo le modalità ivi indicate e dovrà essere consegnata nelle mani del Liquidatore Giudiziale o di persona da questi incaricata, nel suo studio, nel giorno precedente a quello fissato per la vendita, nell’orario dalle 09,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00. L’avviso d’asta nel testo integrale con le perizie di stima sono reperibili presso il liquidatore giudiziale (e-mail: [email protected]) sul sito www.area58.it/tribunaleavezzano. Avezzano, 07 settembre 2010 IL LIQUIDATORE GIUDIZIALE Dott. Agostino Di Pasquale GLI ALTRI Accanto dall’alto, Alex de la Iglesia ringrazia la giuria; Ariana Labed con la coppa Volpi davanti a Müller; l’abbraccio di Tarantino alla vincitrice Sofia Coppola e al regista americano Monte Hellman L’altro film con doppio premio è il polacco-norvegeseungherese-irlandese “Essential killing”, del polacco Jerzy Skolimowski, bella testa di ca- Accolta tra qualche fischio la coppa Volpi per la miglior attrice alla franco greca Ariane Labed pelli bianchi ondulati, sulla cinebreccia da 50 anni, che è salito sul palcoscenico sia per ritirare il premio tutto suo, quello speciale della giuria, sia quello per il suo protagonista, appunto il chi l’ha visto Vincent Fuori concorso DAL NOSTRO INVIATO PAOLO D’AGOSTINI VENEZIA — L’americana Julie Taymor di Titus, di Frida e di Across the Universenon è nuova a un cinema di sublime raffinatezza e di piacere visivo potenziato dalla tecnologia. Formatasi alla conoscenza del ventaglio completo di tutte le arti sceniche, si è imposta come scenografa e costumista e ha dimostrato grande sensibilità alle componenti musicali e coreografiche, affermandosi come eccellenza nel musical: suo il primo Tony Award femminile della storia per la regia della versione cantata e ballata di The Lion King a Broadway. Ulti- Gallo. Rimprovero del regista: «Però i soldi che abbiamo tanto faticato a mettere insieme te li sei presi». Sono già cominciate le accuse contro la Mostra da parte dei rappresentanti del nostro cinema, che si chiedono, solo adesso però, come mai è stato scelto come presidente della giuria un autore come Tarantino che notoriamente detesta il nostro cinema. Tuttavia il patriottismo non sempre è ragionevole, anche se spesso qui si è riusciti a premiare attori e registi italiani non eccelsi. C’è chi racconta per esempio che ogni eroico tentativo di far assegnare un qualunque premio a Celestini, o a Mazzacurati, o a Martone, o a Costanzo, è stato imperiosa- mente sventato dai membri non italiani della giuria. Quando il nostro cinema odierno si confronta con quello di altri paesi, non se ne possono negare i limiti: i nostri film in concorso sono nobili, o divertenti, o carini, o complessi, ma monchi di quella cosa indefinibile che potrebbe renderli grandi. L’hanno scritto anche i nostri critici (poco quelli stranieri, che non vanno neanche a vederli), e pur tenendo conto della possibile prevenzione tarantiniana, a non essere visionari, c’era comunque poca speranza di vincere qualcosa. Due ironie della sorte: la prima è che se in concorso ci fosse stato “Vallanzasca”, ci sarebbe stata la forte possibilità di un ri- conoscimento a Kim Rossi Stuart come miglior attore. Ma chissà da noi che casino sarebbe successo, tutti quelli che il film non l’hanno visto e lo re- Sul filo di lana Vincent Gallo soffia il premio per il miglior attore al bravo Paul Giamatti putano demoniaco (ed è semplicemente un film di gangster) avrebbero chiesto l’ergastolo anche per il regista Placido e magari per il direttore della mostra Müller. La seconda è che dentro al Leone d’Oro “So- “The Tempest” di Julie Taymor con Helen Mirren ha chiuso la 67ª Mostra Vendetta e compassione secondo il Bardo mo dei capolavori scespiriani (prima rappresentazione databile 1611), per l’ispirazione della “commedia romanzesca” The Tempestsi ha ragione di pensare che l’autore avesse tratto spunto dal vero naufragio alle Bermuda di una nave diretta alle colonie americane sulla quale viaggiavano alcuni personaggi di grande spicco. Annota la regista, che ha trovato i suoi scenari alle isole Hawai caricandone la suggestione con effetti visivi sperimentali (grande effetto onirico prodotto dall’accostamento tra scenari primordiali e manipolazioni digitali), che a sollecitarla nell’impresa sono stati «gli straordinari temi La regista Julie Taymor tra Helen Mirren e Hounsou THE TEMPEST Regia di Julie Taymor Con Helen Mirren, Djimon Hounsou, Russel Brand affrontati, come la vendetta, la compassione, la forza corruttrice del potere e l’abuso della natura». Ma anche il fatto che secondo lei questa è, di tutte le opere di Shakespeare, «quella che meglio si presta alle idiosincrasie» — così dice — «del medium cinematografico». Nel prendersi la licenza di trasformare Prospero in una donna, il film trae buona parte del suo risultato dall’eccezionale carisma dell’interprete Helen Mirren, circondata da una compagnia all’altezza della fama inglese. Che dire, però? Siamo dalle parti degli esercizi da ammirare ma ci piace di più il cinema che sentiamo più vicino a noi. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica @ DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 I protagonisti PER SAPERNE DI PIÙ trovacinema.repubblica.it www.labiennale.org ■ 25 Gestaccio del presidente della giuria ai giornalisti Quentin, fischi e insulti “Non ho deciso io tutti premi all’unanimità” DAL NOSTRO INVIATO ARIANNA FINOS VENEZIA — “Fuck you”. Così il presidente Quentin Tarantino apre la conferenza ufficiale della giuria. E accompagna l’insulto con un volgare gesto di mano (mima la masturbazione). E’ diretto ai giornalisti che l’hanno accolto a suon di “buu”. I fischi, del resto, sono stati un coro nella sala stampa internazionale all’annuncio del verdetto che ha consegnato il Leone D’oro a Sofia Coppola. Quentin Tarantino mette le mani avanti sul conflitto di interessi (la regista è stata la sua fidanzata). Dice: «Abbiamo deciso all’unanimità, senza la mia influenza». Racconta: «Partecipai al Sundance Festival con Le Iene, era il ‘92 e La scelta di Müller Degli esclusi non è giusto parlare, ma tutti i film in concorso erano belli, perché li ha scelti Marco Müller Il presidente Quentin Tarantino REPUBBLICA.IT Speciale Mostra del cinema di Venezia. Foto I premi e i vincitori Video — Foto Star e red carpet Non me lo aspettavo mewhere” c’è qualche minuto dell’Italia dei Telegatti, che partecipa quindi al premio come espressione culturale horror del nostro paese. Di attrici brave a questo festival molto macho, ce n’erano parecchie. La coppa Volpi è andata, con un paio di fischi, a una ragazza molto giovane, di bellezza semplice e classica, alta alta, del tutto sconosciuta, la greca Ariane Labed per il film “Attenberg” di Athina Rachel Tsangari, che per gli scherzi di un destino baro, pochi giornalisti erano riusciti a vedere: non si infuri troppo il direttore Müller quest’anno di particolare cattivo umore, che ha accusato la stampa di non aver visto il centinaio e più di film che lui ha generosamente raccolto. Appunto senza cinema, con scarse proiezioni tutte accavallate e un corpo ancora purtroppo umano quindi difettoso, spesso si è dovuto bigiare. © RIPRODUZIONE RISERVATA CLAUDIA MORGOGLIONE WEB CARPET ALBA SI FA NOTARE: RESTA A SENO NUDO G SCIVOLONE Incidente per Alba Parietti sul red carpet LI assenti hanno sempre ragione. Anche sul red carpet. Il caso più clamoroso è Vincent Gallo: da giorni gioca a nascondino al Lido, e pure ieri sera, in Sala Grande, è mimetizzato tra la folla. La Coppa Volpi gliela ritira Jerzy Skolimowski, che lo sollecita: «Dai, Vincent, vieni sul palco…». Niente da fare, però: lui resta nascosto. Il secondo esempio è Helen Mirren: snobba la cerimonia di premiazione, per fare — un’ora più tardi — la “sua” passerella, con regista e altri interpreti di The Tempest. Terzo forfait: il ministro Maurizio Sacconi. La sua presenza era data per certa e invece si è tenuto alla larga. Per paura dei fischi, commentano i maligni. Fra tante assenze, chi c’è finisce per passare inosservato. A parte Alba Parietti: inciampa sui gradini, cade in ginocchio e scopre il seno. Un degno finale. © RIPRODUZIONE RISERVATA non vinsi niente, eppure avevo un amico in giuria, Monte Hellman, che era il produttore del film, mi disse che quella è la cosa peggiore che ti possa capitare, un amico si vergognerà a sostenerti». Non si è vergognato Tarantino, che all’amico Hellman ha consegnato un Leone speciale all’opera omnia e ha dato quattro premi su dieci al cinema americano. Sul premio all’ex fidanzata Quentin dice: «La bellezza di Somewhere, la qualità degli attori, sono indiscutibili. Il film ci aveva colpito tutti fin dall’inizio, ma poi con il tempo non faceva che migliorare, cresceva e tornava a ogni nostra discussione». Tarantino si è perfino permesso di cambiare le regole in corsa, un inedito a Venezia. Ha regalato un doppio premio a due film: fino a oggi il cumulo era vietato. Il polacco Jerzy Skolimowski con Essential Killingha vinto Il Leone speciale della giuria e la Coppa Volpi per Vincent Gallo. Per lo spagnolo Alex de la Iglesia ha abbinato il Leone Non mi aspettavo due premi: uno per me e uno per Vincent Gallo Magari forse me ne aspettavo solo uno Il regista Jerzy Skolimowski La telefonata a papà La prima telefonata per papà Francis. Per una famiglia italiana come la mia ricevere il Leone è un grande onore La regista Sofia Coppola d’argento per la migliore regia e l’Osella alla sceneggiatura. «Ho detto, fuck, è questa la migliore sceneggiatura e quindi, fuck, la premiamo. Ho spiegato al direttore Marco Müller che questa era una regola folle, pazzesca. Al massimo può fungere da linea guida, ma non può essere inderogabile. D’ora in poi questa regola non ci sarà più». Il presidente è però reticente sul cinema italiano, che non ha ricevuto nemmeno un premio minore (malgrado la presenza di due giurati italiani, Salvatores e Guadagnino). «Non voglio parlare dei film che non hanno vinto. Se erano tutti degni di essere in concorso? Li ha scelti Marco e quindi lo erano». Poi ha aggiunto: «Onestamente devo dire che nessuno ha cercato di influenzarci o spingerci ad assegnare un premio che non volevamo dare. Nessuno ci ha sussurrato all’orecchio frasette come “non sarebbe bello se…”. Non sarebbe successo nulla, non saremmo stati al gioco delle scimmie, ma va detto che il gioco delle scimmie non c’è stato proposto. E comunque», allevia il dolore, «Sofia Coppola è italiana». Tarantino s’emoziona all’ingresso della sua Sofia, l’abbraccia e ridacchia compulsivo: «Ora preparati all’interrogatorio». Lei, al solito, è tranquilla: «Quando ho ricevuto la telefonata che mi comunicava il premio mi sono emozionata. E’ stato entusiasmante tornare al Lido. Ora spero che questo premio aiuterà il film in sala e spingerà il pubblico a vedere piccole opere d’autore come Somewhere». La prima telefonata di Sofia è stata per il papà-maestro Francis e mamma Eleanor, rimasti nella campagna francese a tenere le due nipotine: «Era entusiasta. Per una famiglia italiana come la mia ricevere il Leone è un grande onore. Con il pubblico di Venezia c’è un feeling speciale, me ne sono accorta quando venni per Lost in translation». Il veterano Skolimowski, felice, taglia corto sincero: «Non mi aspettavo due premi, magari forse me ne aspettavo solo uno». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica ECONOMIA DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 FINANZA&MERCATI ■ 26 “Basilea 3 non ostacoli le imprese” Anche Confindustria in campo sulle nuove regole del credito. Oggi via al vertice decisivo LUCA PAGNI AFFARI & POLITICA GIUSEPPE TURANI QUEI VENTI DI TEMPESTA IN ARRIVO SUI MERCATI UI mercati finanziari è in arrivo, molto probabilmente una nuova tempesta. In sostanza, si tratterà di una sorta di resa dei conti rispetto alla Grande Crisi di due anni fa. E, ancora una volta, al centro delle turbolenze ci saranno le banche, vero nodo nevralgico dell'economia moderna. Per capire quello che sta accadendo, e che accadrà, bisogna fare un passo indietro e andare a leggere dei segnali che sono già arrivati al mercato, ma che sono stati un po' trascurati. Il dato di Bankitalia é passato quasi inosservato, ma ai più attenti non é certo sfuggito che le sofferenze monitorate dalla banca centrale siano aumentate di oltre il quaranta per cento rispetto ad un anno fa. Il dato ufficiale non é di per se enorme perché vede l'aggregato del sistema italiano in sofferenza ammontare a 70 miliardi di euro. Tutti, però, sanno che quando una banca segnala le sofferenze è perché proprio non ne può più fare a meno, mentre tende a prendere tempo nel segnalare tutti i crediti che avranno grandi difficoltà ad essere rimborsati. Per cui i 70 miliardi potrebbero essere solo la punta dell’iceberg. E il fenomeno non é solo italiano. A riprova di ciò basti pensare a due episodi verificatisi nei giorni scorsi. All'inizio della settimana, infatti, è bastato un rumor sul fatto che gli stress test effettuati a luglio sulle banche fossero stati fatti un po' "all'acqua di rose" per far crollare tutti i titoli bancari d'Europa. Poi, venerdì mattina, con il Giappone che aveva chiuso in modo molto positivo, tutte le Borse d'Europa erano partite in buon rialzo. Ma nel giro di cinque minuti si è sparsa la voce che Deutsche Bank é costretta a un aumento di capitale di dieci miliardi di euro ("per necessità") e ecco che le Borse invertono repentinamente la rotta e da un più un per cento abbondante si va immediatamente in negativo. A parte le solite considerazioni sul nervosismo, talvolta isterismo dei mercati é evidente che un problema - e grosso - c'è. D'altra parte, con un'economia reale che ha subito i colpi che tutti conosciamo, parrebbe logico che le banche siano state toccate cosi poco dalla crisi? E se pochi mesi fa correvano a chiedere aiuti a governi e banche centrali come possono aver già ricominciato a macinare utili veri? Come noto, molte banche hanno prestato soldi in misura abnorme rispetto ai rispettivi patrimoni. Si pensi che qualche banca, in Europa, é arrivata ad impiegare cento volte l'ammontare dei suoi mezzi propri. Per cui oggi il problema sembra proprio la "pigrizia" ovviamente, molto voluta - con cui le banche rendono evidenti le vere sofferenze che hanno, più o meno nascoste tra le pieghe del bilancio. E i campanelli della Banca d'Italia o dell'aumento di capitale della maggiore banca tedesca sono dei chiarissimi segnali d'allarme. E non sembra esserci dubbio sul fatto che tutte le banche che hanno fatto forte uso della leva finanziaria saranno presto costrette a chiedere soldi al mercato. Molti soldi. Ciò non potrà che drenare liquidità dalle borse per molte centinaia di milioni di euro. Con le evidenti conseguenze sui listini. La corsa all'emissione di obbligazioni é iniziata. Ora, raschiato anche il barile delle cartolarizzazioni e dei subordinati, tocca alle azioni. Saranno pertanto mesi difficili i prossimi, per molte banche. Questi saranno i mesi della verità. E al 31 dicembre i bilanci dovranno essere redatti con un po' meno pigrizia del passato. Anche perché società clienti o persone che da due, tre anni non ce la fanno a rimborsare i debiti, é ben difficile che siano considerate in bonis. Sarà un esercizio delicato anche per sindaci e revisori, dopo tutte le brutte figure che hanno collezionato negli ultimi anni. Insomma, si annuncia un autunno difficile: per chi rischia di perdere il lavoro (o lo ha già perso), ma anche per le banche e per le imprese loro clienti. S © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Pressing sulle regole di Basilea 3. A poche ore dall’inizio dei lavori nella cittadina elvetica dove saranno messe per iscritto le nuove norme cui dovranno sottostare le banche per la concessione del credito per evitare il ripetersi di clamorosi crack finanziari, Confindustria dice la sua: «Basilea 3 non crei ostacoli alle imprese — dice sostanzialmente il documento diffuso ieri da viale Astronomia — in un momento difficile con una ripresa che appare ancora lenta». L’associazione degli industriali interviene nel tentativo di rendere meno “rigide” le regole che si apprestano ad approvare, tra oggi e domani, i governatori delle banche centrali riuniti sotto l’egida del Financial Stability Board presieduto da Mario Draghi, numero uno di Bankitalia. E lo fa, poche ore dopo l’intervento di un altro banchiere italiano, Alessandro Profumo di cui venerdì è stata resa nota una lettera scritta come presidente dell’European Banking Federation e indirizzata al presidente della Bce Jean Claude Trichet. Profumo ha chiesto di valutare meglio gli impatti delle nuove regole sull’economia e più tempo per la loro entrata in vigore. Che è poi quello che chiede anche Confindustria, la quale ritiene che sia «fondamentale che l’obiettivo di rafforzare la stabilità delle banche sia perseguito assicurando flussi di credito adeguati alle imprese». C’è poi un passaggio che riguarda le imprese di casa nostra: «Nella definizione e nell’applicazione delle nuove regole occorre tuttavia tener conto delle specifiche esigenze di quei paesi, come l’Italia, dove il reddito bancario rappresenta la principale fonte di finanziamento delle imprese». Data la premessa, la conclusione cui arriva nel suo documento Confindustria è la seguente: «È necessario evitare che regole eccessivamente rigide determino restrizioni alle erogazioni di credito proprio nel momento in cui il sistema produttivo, dopo “Tenete conto che in Italia le banche sono le maggiori finanziatrici delle imprese” Le novità I DIVIETI Nel caso di violazioni alle regole di Basilea ci sarà il divieto di pagare bonus ai manager o cedole ai soci I TEMPI mesi di enormi difficoltà, si sta avviando verso una ripresa che appare ancora lenta». Non sarà facile per i governatori centrali approvare i nuovi paletti attorno ai quali si dovranno muovere le banche. Tante le pressioni. Banchieri e imprese alleate, Le nuove regole entreranno in vigore gradualmente a partire dal primo gennaio del 2013 I REQUISITI Tribunale di Roma Esecuzioni Immobiliari La principale novità è il minino patrimoniale. Il capitale base (Tier1) dovrà essere almeno al 6% da una parte. Economisti e associazioni dall’altra che hanno denunciato come le regole in via di approvazione siano già più morbide di qualche mese fa. Ad ogni modo, è ormai certo che entro domani verranno approvate. Per poi avere il via libera politico definitivo al vertice del G20 a Seul a novembre. Il quadro complessivo è già annunciato. Saranno alzati i coefficienti patrimoniali, ovvero i fondi che le banche saranno obbligati a tener fermi e non impegnare, a cui verrà aggiunto un “cuscinetto”, ovvero altri fondi nel caso in cui venissero a formarsi nuove bolle finanziarie. In ogni caso le nuove regole non entreranno in vigore prima del 2013 e, comunque, con gradualità. Allora perché i banchieri privati e gli industriali sono preoccupati? Perché in caso di criteri “rigidi” le Borse penalizzerebbe non poco i titoli (come già è accaduto nei giorni scorsi) perché le banche sarebbero costrette ad aumenti di capitale per rinforzare le riserve da “tener ferme”. E sarebbero altresì costrette a limitare i finanziamenti alle imprese, da subito, in un momento delicato delle congiuntura economica. Ma l’ora delle nuove regole non è più rimandabile, al massimo dilazionabile. © RIPRODUZIONE RISERVATA TRIBUNALE DI ROMA ESEC. IMM. N. 346/07 R.G.E. G.E. Dott. Francesco Cottone Vendita senza incanto: 30/11/2010 ore 11.30 c/o Tribunale civile di Roma, IV Sez. EE.II. Apertura buste ore 09.30. Lotto unico: Comune di Roma, Località Lunghezzina, Piano di zona C/21 bis Lunghezzina 2, comparto M/parte, angolo Via Arsita - Via Tortoreto. Terreno in concessione superficiaria ai sensi dell’art. 35 L. 865/1971 in tema di edilizia residenziale pubblica e sovrastante fabbricato sviluppantesi su 4 piani fuori terra (T-1º2º-3º) in corso di costruzione per complessivi 32 appartamenti divisi in 8 abitazioni per piano, oltre autorimessa collettiva al piano seminterrato e cantine al piano sottotetto (4º). Superficie complessiva terreno mq. 2.034. Libero. Prezzo base Euro 3.750.000,00. In caso di gara, rilancio minimo Euro 20.000,00. Offerte entro 29/11/2010 ore 12.30. Custode: Avv. Barbara Stanchi tel. 063722800. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II., su www.tribunale.roma.it e www.astegiudiziarie.it (cod. A122583). L’operazione TRIBUNALE DI ROMA Carte revolving, Amex corre ai ripari e rimborsa tutti i titolari morosi ESEC. IMM. N. 746/03 R.G.E. G.E. Dott. Francesco Cottone Vendita senza incanto: 30/11/2010 ore 10.30 c/o Tribunale civile di Roma, IV Sez. EE.II. Apertura buste ore 09.30. Lotto Unico: Comune di Roma, Zona Eur, Via della Sierra Nevada, 130 -150. Quota pari all'intero della piena proprietà su fabbricato da cielo a terra, uso casa di cura, composto da 5 piani fuori terra ed uno parzialmente seminterrato, con area di pertinenza e giardino. Libero. Prezzo base Euro 10.406.250,00. In caso di gara, rilancio minimo Euro 20.000,00. Offerte entro 29/11/2010 ore 12.30. Custode: Avv. Alessia Londei tel. 0645425149. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II., su www.tribunale.roma.it e www.astegiudiziarie.it (cod. A53998). ROMA — American Express ha deciso di «riaccreditare tutti gli interessi di mora addebitati a tutti i titolari di carte di credito revolving». E’ stata questa la «soluzione più opportuna» scelta dall’azienda dopo aver subito, lo scorso aprile, lo stop da parte della Banca d’Italia alle emissioni di nuove carte di credito. A fare il punto sulla situazione è stata la società stessa, in una lettera che risponde alle richieste di chiarezza sollevate dall’Adusbef. Tutto è nato, spiega Express Services Europe, da una «anomalia del sistema informatico di addebito degli interessi di mora nel confronto di un numero esiguo di carte revolving». Ma l’Adusbef, associazione dei consumatori, non è soddisfatta: «E’ una presa in giro, vogliamo i dati su quanti sono stato gli utenti frodati, quanti sono stati i rimborsi e qual è stata la spesa per questi». Il caso La protesta Altri suicidi tra i dipendenti France Telecom Fnsi: governo in ritardo sulle tariffe postali PARIGI — Nuova ondata di suicidi a France Telecom. Negli ultimi quindici giorni, cinque dipendenti si sono suicidati, portando a 23 il numero degli impiegati che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno. Un numero drammatico che si aggiunge ai 35 suicidi del 2008 e del 2009. ROMA — Appello dell’Fnsi al ministro Tremonti per protestare contro le inadempienze del governo verso l’editoria: «E' grave che, a distanza di un mese e mezzo dall'accordo “obbligato” su nuove tariffe postali» questo non sia ancora operante «in attesa del decreto». la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 ■ 27 Il dossier Nuovo nucleare al palo costi, concorrenza e crisi il “Rinascimento” non c’è 2020 LUCA IEZZI ROMA — Il “Rinascimento” nucleare segna il passo. Sembra così lontano il biennio 2007-08 quando Stati Uniti, Inghilterra e Italia decisero di costruire nuovi impianti dopo più di vent’anni di moratoria. Aggiunti agli ordini di Paesi a lunga tradizione nel settore (Francia, Giappone e Corea) e alle economie emergenti (Cina, Brasile e persino gli Emirati arabi) annunciavano una cascata di nuovi impianti, quelli della terza generazione, più grandi e più efficienti. Il primo bilancio dice: tanti studi, diversi miliardi di soldi pubblici stanziati, qualche promessa mancata e zero Kwh prodotti. I tempi del settore si misurano in decenni, ma tutte le forze che spingevano verso il nucleare solo tre anni fa, si sono affievolite. La recessione ha ridotto i consumi elettrici e i target di crescita futura so- che individua proprio nel 2010 l’anno in cui il singolo Kwh prodotto da un pannello solare costa quanto quello prodotto dal nucleare. Per quanto sia uno studio di parte (commissionato da un’associazione ambientalista del Nord Carolina contraria alle nuove centrali nello Stato), e i livelli di produzione delle due tecnologie non siano paragonabili, Blackburn ha colto un trend innegabile dai dati empirici: il solare continua a veder crollare i propri costi mentre il nucleare li vede crescere senza fine. Il caso più eclatante è l’Epr di Areva (il modello che Enel vuol portare in Italia), punta di diamante della terza generazione dei reattori. I tre cantieri aperti in Francia, in Finlandia, Cina sforano budget e tempi: dovevano costare 4 miliardi l’uno e si viaggia già oltre i cinque. Una commissione speciale del governo francese, che puntava sull’Epr per far crescere le proprie Tremonti insiste: “Dobbiamo fare le centrali, non possiamo rimanere ai mulini a vento” Per aprire i cantieri le società elettriche vogliono prezzi di vendita garantiti o aiuti pubblici no stati spostati di almeno 5 anni (e in Italia non si tornerà alla domanda del 2008 prima del 2014). Nel frattempo le materie prime concorrenti hanno migliorato i propri rendimenti: il prezzo del petrolio è ormai stabile nel canale 70-90 dollari da due anni. Se si depura il prezzo del barile dall’inflazione si scopre che siamo agli stessi livelli che hanno messo le nuove installazioni nucleari fuori mercato sin dalla metà degli anni ‘80. Il gas naturale ha fatto ancora meglio visto che, specie negli Stati Uniti, grazie ai nuovi ritrovamenti di “shale gas” i prezzi sono crollati. Non altrettanto si può dire dell’uranio arricchito, quello utilizzato dalle centrali in funzione. Gli ultimi dati sul consumo negli Usa (valgono il 30% del totale mondiale) mostrano come in cinque anni la richiesta si è ridotta mentre il prezzo è triplicato (da 15 a 45 dollari l’oncia) senza ripiegare per effetto della recessione. Poi ci sono le energie rinnovabili, le uniche a poter sfruttare con il nucleare il sistema dei prezzi che penalizza chi produce anidride carbonica. Ha creato molto stupore uno studio del professor John Blackburn della Duke University esportazioni, ha ammesso gli errori e prepara una grande rivoluzione. Rimane il fatto che nessuno al momento sa con certezza quanto costa una centrale di nuova generazione. I paesi più pragmatici come Svezia o recentemente la Germania hanno deciso di allungare la vita degli impianti esistenti, il cosiddetto “vecchio nucleare”, ma si guardano bene da lanciare nuovi investimenti. I giganti elettrici per avviare i cantieri chiedono garanzie ai governi. In Inghilterra, dove la svolta nucleare è sopravvissuta con qualche patema al cambio di maggioranza tra laburisti e conservatori, si pensa a prezzi fissi o a una tassa a favore del nucleare. In Italia gli imprenditori sperano nell’inedito sostegno di Giulio Tremonti. Ancora ieri il ministro dell’Economia ha riconosciuto la necessità: «Dobbiamo fare il nucleare. Non possiamo andare avanti con i mulini a vento». Oltre a chiedere di riavviare ciò che la caduta di Scajola ha bloccato, Tremonti riceverà dal fonte nuclearista la richiesta di garantire prezzi fissi per l’elettricità prodotta (forse) tra un decennio dalle centrali. PRIMA CENTRALE ITALIANA L’Enel, in consorzio con Edf, punta a mettere in funzione la prima centrale in Italia entro il 2020 11 mld COSTO DI UN REATTORE Secondo Enel-Edf, il 25% di elettricità dall’atomo farebbe risparmiare 11 miliardi annui, ma i costi non sono certi © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 LETTERE,COMMENTI&IDEE ■ 28 L’ERA DELL’INTERDIPENDENZA NOI, ASSEDIATI DAI RUMORI INUTILI BENJAMIN R. BARBER (segue dalla prima pagina) n’interdipendenza basata sulla cooperazione e sulla reciprocità, per dare infine un risposta democratica globale ai problemi non più risolvibili a livello nazionale: le sfide planetarie della guerra, della proliferazione nucleare, della droga, della rapacità dei mercati, dei cambiamenti climatici e della disuguaglianza tra Nord e Sud. Da allora, nuovi muri sono stati eretti – tra gli Stati Uniti e il Messico, tra Israele e la Palestina, tra un’Europa allargata ma sempre più paranoica e i vicini islamici, oggi temuti; ma anche tra India e Cina, entrambe potenze nucleari, o tra Corea del Nord e del Sud. Negli Stati Uniti, già leader mondiali nella promozione di istituzioni globali e di politiche multilaterali e multiculturali, gli attacchi terroristici dell’11 settembre hanno suscitato un nuovo unilateralismo, pericolosamente provinciale, e una logorante paura dell’«altro», dell’immigrato, dell’«outsider». Oggi la nazione più multiculturale del pianeta teme profondamente quella stessa apertura e tolleranza che sono all’origine del suo primato in questo campo. Dovunque negli Usa, il movimento «Tea party», antimusulmano, anti-internazionalista e xenofobo, è divenuto uno strumento potente, quasi un talismano per tutti i populisti reazionari, e vede tutto il male nel mondo oltre i confini nazionali. In breve, in questo decimo anno del nuovo millennio la paura predomina nella realtà politica di nazioni un tempo coraggiose e democratiche, ivi compreso il grande Paese egemone, l’America. Ma oltre ad alimentare meschini campanilismi e risentimenti, la paura rende deboli. Paradossalmente – e irreversibilmente – le crude realtà del mondo che ispirano queste paure, questa nostalgia dell’indipendenza di un tempo, sono a loro volta interdipendenti. E non sembrano neppure scalfite dall’orgoglio sovranista dei governi o dalle varie forme di nazionalismo di cittadini arrabbiati scaturite dalla nuova politica della paura. Stiamo così affrontando la realtà del XXI secolo, che è quella dell’interdipendenza, con istituzioni «sovrane» indipendenti di tipo settecentesco. Ma per fermare il riscaldamento globale non bastano le risposte isolate di poche nazioni virtuose: in un campo in cui ogni risposta è essenziale, tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Allo stesso modo, il terrorismo non può essere imputato a qualche stato – canaglia o nazione ostile, ma nasce da Ong patologiche come Al Qaeda: formazioni che non appartengono a nessuno Stato, e stanno già mettendo in pratica l’interdipendenza nella sua forma più nefasta. Una logica consimile si ravvisa nella crisi finanziaria globale: come si è visto, i mercati finanziari globali si sottraggono alla vigilanza e alle regole dei singoli Stati, o delle loro banche nazionali e tesorerie. Non è più possibile scindere i problemi ambientali da quelli della disuguaglianza economica, e allo stesso modo i problemi della disuguaglianza non si possono disgiungere da quelli del terrorismo. Il quadro è planetario, l’intreccio globale. Come potevamo sperare di battere questi nuovi nemici con le antiquate strategie e istituzioni di tipo unilaterale? Le invasioni dell’Afganistan e quindi dell’Iraq, per quanto valorose, altro non erano che risposte futili della vecchia scuola (inchiodare lo Stato aggressore!) alle nuove U realtà. L’America ha perso l’occasione di trarre un insegnamento proficuo dalle nuove forme interdipendenti dell’antagonismo globale. E tuttavia alcuni, che chiameremo cittadini globali – americani, europei, africani – hanno deciso di approfondire questi insegnamenti. In risposta alla logica nuova e non ancora familiare dell’interdipendenza, nel primo anno dopo l’11 settembre un gruppo di studiosi, artisti, intellettuali, ma anche di leader politici, religiosi e civili hanno concepito un progetto nuovo: quello di convocare ogni anno una riunione in una «città globale», mostrando come i rappresentanti dei cittadini del mondo possono incontrarsi al di là delle frontiere e delle generazioni per immaginare e costruire un mondo di interdipendenza e cooperazione, non meno flessibile e dinamico di quello antagonista, di interdipendenza distruttiva, cui gli stati – nazione non possono più far fronte. Abbiamo esordito con una «Dichiarazione di interdipendenza» (consultabile on line). Il nostro primo incontro si è svolto nel 2003 a Philadelphia, capitale dell’indipendenza americana. Quelli successivi hanno avuto luogo annualmente – sempre il 12 settembre, «Giorno dell’Interdipendenza» – a Roma, Parigi, Casablanca, Città del Messico, Bruxelles e infine, lo scorso anno, a Istanbul, per discutere sui temi specifici che costituiscono le sfide dell’interdipendenza: come riconciliare le religioni che spesso, anziché unirci, hanno aperto spaccature laceranti; come trasformare problemi come quelli delle migrazioni di forza lavoro e dei capitali in risorse al servizio di un’economia globale giusta; come far leva sui quanto accomuna e collega tra loro le città globali per controbilanciare ciò che divide le nazioni sovrane alle quali appartengono. Il 12 settembre 2010, questo convegno si terrà per l’ottava volta consecutiva, con la partecipazione di oltre 150 delegati di decine di Paesi e la presenza contemporanea di una quarantina di giovani, nell’ambito di un colloquio parallelo. Stavolta la sede sarà Berlino, la città che due decenni fa ha abbattuto il suo muro. Tema di quest’anno: il cambiamento climatico e l’interdipendenza. Più che porre in rilievo le responsabilità dell’uomo in questo processo, i convegnisti si interrogheranno sulle possibili risposte dei cittadini ai rischi che esso comporta, al di là degli ostacoli frapposti dal sovranismo degli Stati. Parleremo dei muri psicologici eretti nelle nostre teste, nel momento stesso in cui svanivano anche le tracce del muro fisico di Berlino. Ispirati come sono dalla paura, questi nuovi muri servono solo a isolare, non certo a dare sicurezza. Imprigionano il bene senza riuscire ad escludere il male, segnando la demarcazione tra un «dentro» e un «fuori» che ormai non esistono più. Gli avvenimenti del 1989 a Berlino e quelli dell’11 settembre 2001 a New York fanno presagire una nuova realtà: quella dell’interdipendenza come condizione della sopravvivenza umana. A Berlino, il 12 settembre, inaugureremo un movimento proteso verso ogni singolo cittadino, oltre i confini evanescenti del nostro mondo, volto a conseguire ciò che è ormai fuori dalla portata delle nazioni, comprese le più potenti: la possibilità di un’esistenza giusta e pacifica. La quale, di necessità, non potrà che essere comune e fondata sulla cooperazione. Traduzione di Elisabetta Horvat © RIPRODUZIONE RISERVATA aro Augias, anche quest’estate è stata caratterizzata da una miscela infernale di rumori di giorno e di notte nelle città. Non esiste requie per chi è raggiunto dai rumori più diversi. I rumori rivelano la speciale capacità di ignorare i diritti degli altri e di affermare il proprio primato con sonorità d’ogni tipo o alzando la voce nelle conversazione e nei dibattiti. Questa nuova barbarie dimostra la frantumazione del vincolo sociale, l’incapacità d’ascolto del nostro prossimo, una tragica forma d’insopportabilità del silenzio. Sta emergendo una centralità della parola che elimina gli spazi della contemplazione e della meditazione. Il silenzio è un ornamento della parola, la nutre di significati e di sfumature. A teatro, nella musica e nella vita le pause di silenzio danno valore, forza e respiro alle parole e ai suoni. Sembra quasi si tema il silenzio, considerato rappresentazione del vuoto, negazione della vita. Si dedica tempo infinito al cellulare per comunicare il nulla, si usa sempre più raramente la parola per un sincero dialogo con il prossimo. Eppure non esiste una vera comunicazione senza il contrappunto ed il respiro assicurati dalle pause, dal silenzio. Le parole, come la musica, necessitano di pause come di un respiro vitale. Mauro Luglio - [email protected] C CORRADO AUGIAS [email protected] on c’è da farla tanto lunga, in molti casi è solo questione di maleducazione collettiva, più spesso di costume. Noi siamo un popolo mediterraneo e in questa parte del mondo (ce ne saranno anche altre ma noi qui stiamo) il rumore è apprezzato lo si ritiene d’istinto parte essenziale dell’esistenza, il silenzio al contrario è scambiato per rassegnazione, mancanza di vitalità, stato di mortificazione. Gli esempi che si potrebbero fare sono tanti quanti i momenti della vita sociale. Il caso forse più fastidioso è lo squillare ininterrotto dei cellulari in treno. Se avessi una compagnia aerea imposterei la pubblicità sul fatto che in aereo (per ora) non si può telefonare. Subito dopo metterei i ristoranti. Da Roma in giù, ma spesso anche in su, la maggior N Il tram bloccato da un suv a Roma Filippo Granata Roma IL tram è bloccato da una decina di minuti per colpa del solito Suv parcheggiato in doppia fila, in piazza Risorgimento a Roma. Sdegnati dal comportamento incivile dell’automobilista, mia moglie ed io ci fermiamo. Arriva il vigile e subito esce dal negozio prospiciente la proprietaria dell’auto che con molta improntitudine si giustifica e minimizza. Una bella faccia tosta. Dopo qualche minuto interviene un ufficiale dei vigili che inizia a parlare con l’automobilista senza scrivere alcun verbale. Poi l’automobilista se ne va e il vigile si allontana. Cos’altro avrebbe dovuto fare un cittadino per meritare una sanzione? Cosa rischiano i figli delle mamme-nonne Alice Rinaldi Milano A 15 anni avere una madre che ti ascolta e si prende cura di te è una fortuna, a prescindere dall’età della genitrice (come si leggeva su Repubblica del 8 settembre nell’articolo «La mia vita con una mamma-nonna»). Tuttavia mi sento di affermare che, crescendo, i limiti di un eccessivo divario di età tra genitori e figli non mancano di farsi sentire. Io sono una trentenne nata da genitori ultra quarantenni. Ai tempi avere genitori tanto «anziani» era una rarità e comunque i quarantenni di allora erano sicuramente diversi da quelli di oggi. Tuttavia ho bene impressa nella memoria l’espressione di insofferenza sui loro volti quando cercavo di coinvolgerli in qualche forma di evasione adatta alla mia età. Che si trattasse di musica, sport o letture, ho sempre percepito con dispiacere lo sforzo di interessarsi a gusti, mode e linguaggi forse troppo lontani da loro. Oggi, conscia che troverei migliori occasioni di lavoro all’estero, non mi sento di abbandonare genitori che sempre più spesso hanno bisogno di aiuto anche nelle piccole incombenze. Pur amandoli molto continuo a ritenere che ci sia una buona dose di egoismo dietro alla necessità ossessiva di alcune donne di generare prole a qualsiasi età. L’AMACA parte dei ristoranti sono fabbriche di rumore tra l’acciottolio delle stoviglie e le urla degli avventori. Poi enumero a caso: apparecchi Tv ad alto volume con le finestre aperte d’estate, motorini con marmitta sfondata, concerti di clacson. Ma l’insopportabilità del silenzio è soprattutto dimostrata dai funerali. La voga abbastanza recente dell’applauso alla salma dimostra la generale incapacità di condividere un’emozione forte in un raccolto silenzio. Ci sarebbero poi le grida scomposte, gli improperi (sottolineati dai volti paonazzi) dei cosiddetti “dibattiti” televisivi, in realtà risse. Ma per questi basta il titolo del dramma scespiriano “Much Ado about nothing”, molto rumore per nulla. © RIPRODUZIONE RISERVATA no che è l’evoluzione naturale dell’embrione stesso? I diritti dell’embrione e quelli di un bambino Quei concorsi universitari decisi prima del bando Luciano Veltri Bologna UNA ragazza di 22 anni rifiuta di abortire e mette alla luce un bambino; un giudice, applicando la legge, glielo toglie perché non ha i mezzi sufficienti per poterlo mantenere. Per la compianta Eluana Englaro si era mossa mezza Italia pronta a difendere una vita che vita più non era; perché per questa povera giovane mamma non si è mosso nessuno? Dove sono i cattolici che si preoccupano di difendere gli embrioni ma rimangono indifferenti davanti ad un bambi- MICHELE SERRA ramai va in Russia ogni paio di settimane, con un’assiduità che non si vedeva dai tempi del Patto di Varsavia e dei paesi satelliti che andavano a baciare la pantofola di Breznev. E più delle fesserie che dice sarebbe interessante capire che cosa va a farci, esattamente. Gas? Ragazze? Colbacchi? Business? E la sua passione smodata per un ex capetto del Kgb diventato oligarca, politicamente manesco e poco dotato in quella materia non secondaria che è la democrazia, ha pezze d’appoggio politiche tali da riguardare anche gli interessi nazionali italiani, o è solo un suo ticchio privato? Nel nostro Parlamento ci sono stati sporadici tentativi di chiedergli conto di questa sua transumanza continua verso la Russia. Non tali, comunque, da riuscire a rendere pubblico quello che i due oligarchi combinano quando vanno a infrattarsi nella dacia tra le betulle. Dopo avere posato con il colbacco e la pelliccia, il sipario dei “colloqui privati” cala sui quattro quinti dei suoi soggiorni russi. E dunque ci tocca andare per esclusione. Yalta c’è già stata, i diritti del Dottor Zivago li ha già comprati Feltrinelli mezzo secolo fa, gli accordi sulle testate nucleari passano per altre vie... Resta l’ipotesi che ci vada a fare i cavoli suoi, approfittando di un luogo nel quale la stampa è zittita e il silenzio sul potere è una regola secolare. Quanto deve piacergli, la Russia... O © RIPRODUZIONE RISERVATA Tiziana Lorenzetti Londra SONO rimasta sorpresa dalla lettera del professor Luigi Ipata (venerdì 10 settembre). Sono da più di un anno ricercatore in una università inglese e, dall’epoca del conseguimento del mio dottorato in Italia (1996) fino allo scorso anno (in cui ho deciso di partecipare a concorsi banditi da paesi stranieri), ho avuto modo di osservare, in prima persona, le modalità per il reclutamento dei ricercatori in molte università italiane: vi è a priori un prescelto, segnalato da un professore (potente, si capisce) al dipartimento e alla Facoltà di appartenenza. Se ben accetto (fondi permettendo), si bandisce un concorso “tagliato su misura” per il prescelto, dove molto spesso anche le pubblicazioni richieste sono, sia per numero che per argomento, quelle che possiede il candidato… Infine, ci si occupa di istituire una commissione che possa sostenere il prescelto. Un siffatto meccanismo clientelare lascia ben poco spazio ad una onesta competizione sulla base della meritocrazia. Sono assai contenta di sapere che l’Università di Pisa, a cui afferisce l’emerito professore Ipata, rappresenti un’eccezione. Per un errore, nella rubrica di Augias di ieri è stata pubblicata la stessa lettera dell’8 settembre. Ce ne scusiamo con i lettori. Via Cristoforo Colombo, 90 ˜ 00147 Roma ˜ Fax: 06/49822923 ˜ Internet: [email protected] FONDATORE EUGENIO SCALFARI DIREZIONE Ezio Mauro direttore responsabile vicedirettori Gregorio Botta, Dario Cresto-Dina, Massimo Giannini, Angelo Rinaldi (art director) caporedattore centrale Fabio Bogo, caporedattore vicario Massimo Vincenzi, caporedattore internet Giuseppe Smorto GRUPPO EDITORIALE L’ESPRESSO Spa Consiglio di amministrazione Presidente: Carlo De Benedetti Amministratore delegato: Monica Mondardini Consiglieri Agar Brugiavini, Rodolfo De Benedetti, Giorgio Di Giorgio, Francesco Dini, Sergio Erede, Mario Greco, Maurizio Martinetti, Tiziano Onesti, Luca Paravicini Crespi Direttori centrali Alessandro Alacevich (Amministrazione e Finanza), Pierangelo Calegari (Produzione e Sistemi informativi), Stefano Mignanego (Relazioni esterne), Roberto Moro (Risorse umane), Divisione la Repubblica - Via Cristoforo Colombo, 149 - 00147 Roma Direttore generale: Carlo Ottino Certificato ADS n. 6672 del 1-12-2009 REDAZIONI Redazione centrale Roma 00147 - Via Cristoforo Colombo, 90 - tel. 06/49821 ● Redazione Milano 20139 - Via Nervesa, 21 - tel. 02/480981 ● Redazione Torino 10123 - Via Bruno Buozzi, 10 - tel. 011/5169611 ● Redazione Bologna 40125 - Via Santo Stefano, 57 - tel. 051/6580111 ● Redazione Firenze 50121 - Via Alfonso Lamarmora, 45 - tel. 055/506871 ● Redazione Napoli 80121 - Riviera di Chiaia, 215 - tel. 081/498111 ● Redazione Genova 16121 - Via XX Settembre, 41 - tel. 010/57421 ● Redazione Palermo 90139 - Via Principe di Belmonte, 103/c - tel. 091/7434911 ● Redazione Bari 70122 - Corso Vittorio Emanuele II, 52 - tel. 080/5279111. PUBBLICITÀ A. Manzoni & C. - Via Nervesa, 21 - 20139 Milano TIPOGRAFIA Rotocolor SpA - 00147 Roma, Via Cristoforo Colombo, 90 STAMPA - Edizioni teletrasmesse: ● Bari Dedalo Litostampa srl - Via Saverio Milella, 2 ● Catania ETIS 2000 Spa - Zona Industriale VIII strada ● Livorno Finegil Editoriale - Via dell’Artigianato ● Mantova Finegil Editoriale presso Citem Soc. Coop. arl - Via G. F. Lucchini ● Paderno Dugnano (MI) Rotocolor SpA - Via Nazario Sauro, 15 ● Padova Finegil Editoriale - Viale della Navigazione Interna, 40 ● Roma Rotocolor SpA - Via del Casal Cavallari, 186/192 ● Salerno Arti Grafiche Boccia SpA Via Tiberio Claudio Felice, 7 ● Sassari “La Nuova Sardegna” SpA - Zona Industriale Predda Niedda Nord Strada n. 30 s.n.c. ● Gosselies (Belgio) Europrinter S.A. - Avenue Jean Mermoz ● Toronto (Canada) “Newsweb Printing Corporation”, 105 Wingold Av. ● Norwood (New Jersey) 07648-1318 Usa - “Gruppo Editoriale Oggi Inc.”, 475 Walnut Street. ● Malta Miller Newsprint Limited - Miller House, Airport Way - Tarxien Road - Luqa LQA 1814 ABBONAMENTI Italia (c.c.p. n. 11200003 - Roma): anno (cons. decen. posta) Euro 280,00 (sette numeri), Euro 245,00 (sei numeri), Euro 210,00 (cinque numeri). Tel. 06/4982.2982. Fax 06/4982.3217. 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Ma c’è un altro elemento ancora che avrebbe dovuto allarmarlo fin dall’inizio di quest’assurda girandola di Il premier teme soprattutto di non riuscire a ottenere, anche con questa legge elettorale, la maggioranza al Senato fuochi d’artificio: uno scioglimento anticipato della legislatura che avvenisse entro ottobre per poter votare prima della fine dell’anno, interromperebbe la sessione di bilancio dedicata all’approvazione della legge finanziaria. Il bilancio dello Stato andrebbe in esercizio provvisorio e ci resterebbe fino all’entrata in carica di un nuovo governo, il che significa da ottobre fino a febbraio nel migliore dei casi. Tremonti sa, come tutti noi sappiamo, che quei quattro o cinque mesi di esercizio prov- visorio sarebbero un pascolo pingue per la speculazione internazionale contro i titoli pubblici italiani e contro l’euro e aprirebbero nelle maglie di Eurolandia un buco ben più grave del temuto “default” della Grecia. In una tardiva dichiarazione di mercoledì scorso finalmente anche Tremonti ha dichiarato di esser contrario allo scioglimento anticipato. Ha aspettato che lo dicesse Bossi. Non è proprio questo un teatro dei pupi? *** Il teatro dei pupi, del resto, sta dilagando in tutta la politica italiana. Qualche esempio di questi giorni per tener sveglia la nostra spesso latitante memoria. 1. All’indomani del discorso di Fini a Mirabello, Berlusconi e Bossi dichiararono che avrebbero portato il caso Fini dinanzi al presidente della Repubblica cui avrebbero chiesto di obbligare Fini a dimettersi da presidente della Camera. 2. Il Capo dello Stato ha precisato dal canto suo che i presidenti di Camera e Senato non possono essere sfiduciati da nessuno e restano in carica per tutta la legislatura salvo che siano essi stessi a dimettersi. 3. Berlusconi e Bossi hanno reiterato la loro intenzione di sollevare il caso Fini al Quirinale. 4. Tutta la stampa italiana e tutti i giuristi, Costituzione al- la mano, hanno definito Berlusconi, Bossi e i loro fedeli seguaci come altrettanti analfabeti costituzionali. 5. Berlusconi ha dichiarato che la volontà a lui attribuita di voler sollevare il caso Fini dinanzi al Quirinale è una delle tante falsità della stampa italiana e si è rimangiato tutto chiudendo la questione. Non è la prima volta e purtroppo non sarà l’ultima. 6. Nel frattempo tutto l’apparato berlusconiano e leghista è stato mobilitato per affrontare le elezioni entro la fine dell’anno. Il ministro dell’Interno leghista Maroni ha indicato il 27 e 28 novembre come la data probabile; il ministro della Semplificazione Calderoli ha spostato la data al 3-4 dicembre. Tutti e due evidentemente se ne infischiano delle prerogative del Capo dello Stato in materia di scioglimento anticipato delle Camere. 7. Berlusconi nel frattempo si è rivolto ai suoi “legionari della libertà” allertandoli per votazioni immediate entro l’anno per prendere contropiede sia Fini sia i partiti d’opposizione. Ma resta il problema di come mettere fine a questo Parlamento. 8. Il presidente del Consiglio esclude le sue dimissioni. Non vuole che la gente pensi che sia lui il responsabile di quella morte anticipata. 9. Bossi è stufo di queste lentezze e annuncia che sarà la Lega a votare la sfiducia al governo ammazzando così il Parlamento. Per chiudere in bellezza quell’annuncio fa una sonora pernacchia al microfono in stile Totò e la dedica a Fini. 10. Sia Berlusconi sia Bossi sia Tremonti dichiarano tra martedì e mercoledì scorso che non vogliono affatto le elezioni immediate e cercheranno invece di governare al meglio nonostante i finiani. Naturalmente se le Camere voteranno la fiducia al programma berlusconiano che sarà presentato al Parlamento il 28 di settembre. Non è un teatrino di pupi? Un dire oggi cosa diversa ed anzi opposta a quella detta ieri ed a quella che sarà detta domani su questioni del massimo rilievo? È questo il modo di infondere negli italiani fiducia nella politica e nelle istituzioni? *** Nel frattempo Berlusconi cerca un manipolo di ascari che rafforzi la sua pericolante maggioranza e dia fiducia al programma quando lo esporrà a fine mese alla Camera. La ricerca finora si è indirizzata verso tre o quattro cani sciolti del gruppo misto e verso Raffaele Lombardo detto il siciliano che ne controlla altri otto. Ci sono poi quattro deputati eletti nelle liste del Pdl ma iscritti fin dall’inizio in un gruppo chiamato “Noi-Sud” per confondersi con l’“IoSud” della Poli Bortone. In so- stanza si tratta di contare due volte una manciata di trasformisti di professione che hanno sempre votato Berlusconi e che ora si ripresentano mascherati da autonomi che tornano alla casa madre. Voteranno la fiducia al governo con i finiani. La prova che il governo ha in suo rinforzo questo gruppetto dunque non si avrà. Resta da spiegare per quale ragione Berlusconi si è improvvisamente convinto ad evitare le elezioni anticipate anziché volerle a tutti i costi subito come pensava e diceva appena pochi giorni fa. Ebbene la ragione è chiara: c’è il rischio di perdere la maggioranza al Senato. Questo rischio è reale anche con l’attuale e pessima legge elettorale. Il risultato dipende dalla probabile alleanza elettorale tra Fini e Casini in alcune Regioni-chiave come la Sicilia, la Campania, la Sardegna, il Lazio, il Piemonte. In queste Regioni l’accoppiata Fini-Casini potrebbe ottenere la vittoria o favorire quella del centrosinistra togliendole comunque a Berlusconi e realizzando al Senato una maggioranza diversa da quella della Camera. In tal caso si renderebbe necessario un governo di quelli che si chiamano di “unità nazionale” che veda unite insieme tutte le maggiori forze politiche presenti in Parlamento. Un governo cioè del tipo delle “grosse coalizioni” tede- sche, che potrebbe nascere soltanto se il nuovo presidente del Consiglio fosse persona diversa da Berlusconi, il quale diventerebbe semplicemente un deputato leader di un partito importante ma in fase — a quel punto — di un sommovimento interno di incalcolabili esiti. Per cinque anni in questa condizione e senza più alcuno scudo che possa difenderlo dai processi in corso. Il rischio per Berlusconi è insomma enorme e per questa ragione egli farà di tutto In caso di risultato incerto del voto ci vorrebbe un governo di unità nazionale Ma il primo ministro non potrebbe più essere Berlusconi per scongiurarlo. Ci riuscirà? Accetterà di essere cotto a fuoco a lento per due anni e mezzo? E come reagirà l’opinione pubblica, le categorie sociali più colpite dalla crisi, i giovani, le forze politiche d’opposizione? Come reagirà la Lega che scalpita per incassare l’incremento di voti tolto nel Nord al Pdl? Queste sono le domande dei prossimi mesi. Diciamo: tutto a posto, niente in ordine, proprio così dopo 15 anni di anomalia berlusconiana. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica La DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 /Numero 292 di Repubblica l’attualità Nel paese che fa le valigie JENNER MELETTI cultura Moravia, la nascita di uno scrittore NELLO AJELLO, ENZO GOLINO e ALBERTO MORAVIA fumetto Anna Frank © 2010 SID JACOBSON, ERNESTO COLÓN, ANNE FRANK-FONDS BASEL il di Per la prima volta il “Diario” disegnato e a colori Perché i ragazzi delle scuole capiscano che la protagonista era prima di tutto una di loro GABRIELE PANTUCCI SIEGMUND GINZBERG spettacoli ato nel cuore nero dell’Europa, è in America che il Diario di Anna Frank viene più studiato, riadattato, rivisto sotto ogni luce. Dopo un film e una rappresentazione teatrale, ora, e per la prima volta, la Fondazione Anna Frank ne ha autorizzato una versione a fumetti per renderlo più accessibile a tutti, più ancora di quella metà di studenti che già lo leggono come testo scolastico. L’autore del testo è Sid Jacobson, che con l’illustratore Ernie Colon produsse la versione grafica del rapporto sull’11 settembre (in Italia sarà pubblicato in gennaio da Rizzoli). Ma in realtà quella che Hill & Wang (della prestigiosa Farrar, Straus & Giroux) pubblicheranno negli Stati Uniti questa settimana è molto più di una graphic novel. È una ricostruzione accurata della vita della famiglia Frank a cominciare da Otto, il padre di Anna. Si apre con l’immagine del matrimonio di Edith e Otto il 12 maggio 1925, poi a ritroso vediamo la sua vita da studente , la chiamata alle armi per la Grande Guerra che gli frutta una promozione e la decorazione dell’ambita Croce di ferro. Notizie che solo in parte Anna riferisce nel suo diario. (segue nelle pagine successive) rima di leggerla, Anna Frank l’ho vista al cinema. Era la fine degli anni Cinquanta. Avevo dodici anni. Mi ero innamorato degli occhioni da cerbiatta di Millie Perkins, nella parte di Anna. Poi, molto dopo, ho riflettuto che la vera Anna non somigliava affatto a quell’attrice. Fosse stata mia compagna di classe forse l’avrei ignorata. O forse me ne sarei innamorato lo stesso perché scriveva bene. Nelle tavole di Sid Jacobson ed Ernie Colon assomiglia invece alle foto che ho di mia mamma ragazzina. Qual è la più “autentica”? Quella del Diario, certo. Indipendentemente dal se e quanto sia stato “edito” da Papà Otto. Ma quella del film e quella del fumetto le somigliano in alcuni tratti essenziali, senza di cui non ci sarebbe Anna Frank. Tutte e tre sono ragazze estroverse, delle gran chiacchierone, gli piace comunicare, mettersi in mostra, far scena. Sono fatte per dire qualcosa al prossimo, al pubblico. Non sono fatte per rinchiudersi in se stesse, tenere il muso, fare il broncio ai propri tempi, come direbbe Alfred Musil, e ai propri simili. (segue nelle pagine successive) Hendrix e la maledizione del rock N P GINO CASTALDO i sapori La cucina selvaggia del Grande Nord LICIA GRANELLO e KARI HOTAKAINEN le tendenze Donne nate sotto il segno del leopardo LAURA ASNAGHI e ROBERTO CAVALLI l’incontro Maria De Filippi, tronisti contro snob GIUSEPPE VIDETTI 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA la copertina Banalità del bene DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 Ha tredici anni quando il papà, Otto, le regala un quaderno. Ne ha quindici quando muore nel campo di concentramento di Bergen-Belsen Ora, per la prima volta, la Fondazione che a quella ragazzina è intitolata ha “tradotto” quanto su quelle pagine riuscì a raccontare in una delle forme preferite dai suoi coetanei di oggi: il fumetto Una tragedia illustrata GABRIELE PANTUCCI (segue dalla copertina) R accontate nel dettaglio, questo insieme di notizie dà un’immagine ancora più realistica della tragedia vissuta da un ebreo della classe media tedesca che meno di dieci anni dopo vedrà sorgere il nazionalsocialismo di Adolf Hitler. Otto era orgoglioso di combattere per il suo paese e si sentì umiliato per la sconfitta che la Germania subì. Il breve testo che sovrasta immagini realistiche e sobrie si scorre come i titoli da prima pagina. Nove milioni di soldati uccisi... Disastrose riparazioni di guerra imposte alla Germania... Hitler pubblica Mein Kampf... Alternandosi con le immagini della vita quotidiana di Otto, seguiamo il crescere della mostruosa escrescenza che proclama la salvezza della Germania attraverso la realizzazione di un’assurda battaglia antisemita. Nasce Anna, col nome di Annelies Marie, quando il mondo è scosso dal crollo di Wall Street, in Germania aumentano i disoccupati e crescono i seguaci del micropartito di Hitler. Nel dicembre 1933 gli ebrei non hanno più diritti in Germania e Otto trasferisce la famiglia in Olanda. Nel maggio 1940 scoppia la guerra e la Germania invade il paese. Per i Frank e gli altri ebrei ritornano le angherie. Non possono usare i mezzi di trasporto pubblici, devono portare la stella gialla, non possono frequentare le scuole pubbliche. La piccola Anna non parla di queste tristezze: il giorno del suo tredicesimo compleanno, il 12 giugno 1942, suo padre le ha regalato un diario. Ed è solo a metà del libro, che la narrazione del diario si sovrappone. Il diario diventa per lei l’amico e la consolazione soprattutto nei due anni in cui vive in prigionia per non essere catturata dai nazisti: senza mai uscire dai sessantacinque metri quadrati che divide con altre sette persone. La scrittrice americana Francine Prose, in uno studio recente, ha riletto il Diarioe lo ha confrontato con il testo originale, quello che il padre in parte censurò eliminando i dissensi fra Anna e la madre e i turbamenti adolescenziali della ragazza. Il testo che pubblicò in olandese nel 1947 — poi tradotto in tutto il mondo — è di circa un terzo inferiore alla cosiddetta edizione definitiva del 1995 in cui furono recuperate le parti eliminate. Quello che Prose ha scoperto è il lavoro di editing del Diario che era stato anticipato da Philip Roth nel suo romanzo Lo scrittore fantasma in cui fa dire al suo alter ego Nathan Zuckerman che le pagine più drammatiche del diario devono aver attraversato una dozzina di stesure. Forse non dodici, ma almeno un paio, secondo lo studio della scrittrice americana. Anna vi aggiunse dei dettagli, all’inizio del 1944 lo riscrisse per intero. Voleva diventare una scrittrice ed era certa che il suo diario sarebbe stato pubblicato alla fine della guerra. La biografia grafica continua fino alla tragica fine dei sette protagonisti: tutti tranne Otto Frank, che si salva all’inizio del 1945 quando i sovietici liberano Auschwitz. Il volume prosegue poi con la scoperta del diario, gli sforzi del padre per farlo pubblicare, il suo matrimonio nel 1953 con un’altra superstite di Auschwitz, sino alla sua morte a novantun anni, il 19 agosto 1980. © RIPRODUZIONE RISERVATA Anna Frank, diario a colori la vittoria dell’adolescenza SIEGMUND GINZBERG (segue dalla copertina) Q uella del film recita magari un po’ più delle altre, ma tutte e tre se la caverebbero benissimo sulla scena della vita e della sua rappresentazione. La vera Anna, ce lo ricorda ripetutamente il fumetto, aveva le idee chiare, voleva fare la giornalista o la scrittrice, insomma avere un pubblico. Non fosse morta quindicenne a BergenBelsen ci sarebbe certamente riuscita. Ma ciò che più commuove in Anna Frank, ciò che ne ha fatto un simbolo così forte, non è forse tanto la sua prigionia forzata nella soffitta del Prinsengrath ad Amsterdam, o la sua fine tragica, non è nemmeno la sua esuberanza vitale, quanto la sua “normalità” di adolescente. Prima ancora che ebrea, perseguitata, vittima, è una ragazza della sua età. Non un super-eroe. Una normale adolescente. Ed è proprio in fatto di normalità che l’Anna di questo fumetto non è seconda a nessuno, forse nemmeno all’Anna del Diario. Vedo già qualcuno che arriccia il naso. Anche se il libro ha l’imprimatur dell’Anna Frank Haus. Come, Anna Frank banalizzata in un fumetto! Era già successo quando Otto Frank aveva autorizzato la versione teatrale di Frances Goodrich e Albert Hackett, quella da cui poi fu tratto il film girato a Hollywood. Meyer Levin, lo scrittore che aveva aiutato Otto a pubblicare il Diario in America, era rimasto scandalizzato dalla hollywoodizzazione di Anna. Aveva persino accusato l’amico Otto di aver deliberatamente messo in sordina l’ebraicità di sua figlia per non “disturbare” il pubblico americano. La polemica durò decenni, sfociò addirittura in una causa in tribunale. In effetti, nel lavoro teatrale la parola “ebreo” non viene mai pronunciata, l’unico riferimento è una canzone di Hanukah cantata a Natale. Nella famiglia ebraica in cui sono nato, di ebraico non si cantava nulla. Cinema e fumetto sono due forme di letteratura tutt’altro che figlie di un dio minore. Superman, Batman, Captain America e gli altri supereroi del fumetto combattevano i nazisti da ben prima dell’Olocausto con la stessa efficacia di Chaplin Grande dittatore e Humphrey Bogart sullo schermo. C’è persino chi, per spiegare l’origine ebraica di quasi DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35 TAVOLE © 20 10 S ID JACO BSO N, ER NES TO C OLÓ N, AN NE F RAN K-FO NDS BAS EL In queste pagine, alcune tavole della versione a fumetti del Diario di Anna Frank che esce negli Stati Uniti il 14 settembre illustrata da Ernie Colon FRAMMENTI DI VITA Nelle foto alcuni momenti della vita di Anna: con la sorella Margot; durante il suo primo giorno di asilo ad Amsterdam nell’aprile 1934; la presa del potere da parte dei nazisti nel 1933; infine, la casa di Amsterdam dove Anna è nata, diventata museo nel 1960 Prima ancora che ebrea, perseguitata, vittima, è una ragazza della sua età, non un super eroe È la sua normalità che commuove tutti i grandi disegnatori di comics ha sostenuto che perpetuerebbero il ruolo degli «scribi, antica e riverita professione nell’ebraismo». Theodor Wiesegrund Adorno sentenziando che «dopo Auschwitz scrivere poesia è barbarie» non si riferiva solo ai fumetti. Ma è stato smentito anche dai fumetti (recentemente ne è stato pubblicato uno proprio su Adorno, Horkheimer e la Scuola di Francoforte). Quando nel 1991 Maus fu incluso nella lista dei bestseller del New York Times, Art Speigelman obiettò solo per il fatto che figurava nella categoria “fiction”: «Non vorrei che fiction venisse interpretato nel senso che tratto di cose d’invenzione, non potreste per favore introdurre una categoria speciale “topi/non fiction”?». Per enfatizzare che parla di cose vere, non inventate, Will Eisner introduce spesso riproduzioni di pagine di giornale nelle sue vignette. Alla stessa tecnica ricorrono i disegnatori di questo Anna Frank. Capisco meno perché il volume venga raccomandato solo ai ragazzi di più di quattordici anni. La proposta avanzata un paio d’anni fa dal presidente Sarkozy di imporre a ciascun alunno di quinta elementare di coltivare ad personam la memoria di uno degli undicimila bambini ebrei vittime della Shoah aveva suscitato un mare di polemiche, tanto che poi non se n’è fatto nulla. Superficiale, strumentale, propagandistica, s’era detto. «Oscena» aveva addirittura tuonato il filosofo Pascal Bruckner. Speriamo non abbiano avuto sentore dell’interrogazione recentemente presentata dal deputato leghista Paolo Grimoldi al ministro Gelmini, contro la lettura del Diario di Anna Frank nelle scuole, con l’argomento che: «Vi è un passo nel quale Anna Frank descrive in modo minuzioso le proprie parti intime e la descrizione è talmente dettagliata da suscitare turbamento in bambini delle elementari». © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA l’attualità Senza futuro DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 Riesi, provincia di Caltanissetta. Secondo la Svimez qui c’è la più alta percentuale di italiani che emigrano, il triplo che nel resto del Mezzogiorno. Vivono al Nord, in America, in Europa. Una volta all’anno in migliaia tornano a casa per l’estate che dura fino alla festa della Madonna della Catena, oggi. Poi rifanno le valigie Il paese che domani se ne va JENNER MELETTI O RIESI (Caltanissetta) ggi, al tramonto, ci sarà la processione con la Madonna Santissima della Catena. Fedeli scalzi arrivati anche dai paesi vicini, la banda musicale, le campane che suoneranno fino a mezzanotte. Sarà un paese vivo, Riesi. Con le luminarie in tutte le strade e piazza Garibaldi che diventa un immenso ristorante. Poi, il silenzio, il vuoto. Questa domenica è l’ultima d’estate, in questa terra siciliana. È l’ultimo giorno vivo. «Da domani — dice Fabio Di Pasquale, ventisette anni, cameriere stagionale al bar Cin Cin — qui resteranno solo i pensionati e i bambini. In estate Riesi sembra un paese normale, perché almeno per qualche settimana tornano migliaia di emigranti. Si fanno feste, si fa finta di vivere come se tutto andasse bene. Ma da lunedì cominceranno nove mesi di silenzio e di solitudine, in attesa della prossima estate. I bar si litigheranno i pochi clienti. Se d’estate vendi cento cornetti, dopo ne venderai dieci. Non si può vivere così. A dicembre parto anch’io, appena finita la scuola da infermiere. Come gli altri vado lassù, al Nord». È la capitale italiana dell’emigrazione, il paese che si spegne in un giorno. Venticinquemila abitanti nel 1946, 11.200 oggi. Secondo la Svimez, in questa capitale degli uomini con la valigia il tasso di spopolamento è pari al nove per mille, oltre tre volte la media del Mezzogiorno. «La cosa più brutta — dice Fabio Di Pasquale — è non avere speranza. Sai che devi partire perché così hanno fatto gli altri. Quelli della mia età sono già tutti al Nord. Quando esco la sera, trovo solo i ragazzi di diciannove o vent’anni. Ma parti senza speranza perché già sai che lontano non sarai felice, che avrai voglia di tornare qui. Me lo hanno spiegato bene i miei due fratelli che sono a Torino e gli amici che mi telefonano da Genova o da Milano». È bella, piazza Giuseppe Garibaldi. Un cono di gelato con pistacchio e crema, al bar Altariva, costa cinquanta centesimi. Sono contenti anche gli anziani della Lega pensionati e Circolo pensionati che in queste ultime ore vive portano fuori le seggiole per guardare il passeggio. C’è un palco per l’“Estate insieme 2010”, costata settemila euro in tutto e pagata di tasca propria da sindaco e giunta e dai bar della piazza. «Una volta — dice il barista che diventerà infermiere — arrivavano Anna Oxa, Enrico Ruggeri, Riccardo Cocciante. Adesso si fanno serate di liscio e sfilate di cavalli bardati. Io suono la chitarra in un gruppo, l’altra sera abbiamo fatto una “notte bianca” ma alle tre abbiamo chiuso perché non c’era più nessuno. Basta guardarsi intorno per capire che non puoi restare qui: sono rimasti solo i troppo grandi e i troppo piccoli». Riesi avrà un altro salasso, nei primi giorni di novembre. «Sappiamo già — racconta Giuseppe Cinque, responsabile dello Stato civile — che altre ottocento persone se ne andranno via, soprattutto a Torino. Sono gli operai in cassa integrazione e mobilità dell’ex polo tessile, fallito nel 2006. A ottobre riceveranno l’ultimo assegno. Sono duecento operai, in media ognuno di loro ha moglie e due figli. Il paese sarà ancora più vuoto. E cresceranno le Riesi sparse in Italia e in Europa. Alcune sono più grandi del paese di origine. Fra Collegno e Grugliasco, nel torinese, ci sono quindicimila riesini. A Sanpierdarena di Genova sono quindicimila. Mettendo assieme figli e nipoti di nostri emigrati partiti fra la fine dell’Ottocento e la Seconda guerra mondiale, possiamo contare altri compaesani fra Colonia e Bruxelles». Finita la guerra, c’era la speranza di un futuro senza valigia. «Ma l’illusione — dice Pino Testa, ex segretario della Camera del lavoro e ora assessore in Comune — è durata poco. Questa era una terra di braccianti che con la riforma agraria ebbero in consegna quattro ettari e una casa colonica. Ma l’agricoltura era estensiva, non si poteva vivere con quattro ettari a grano e fave. I terreni sono stati abbandonati ed è cominciata una grande emigrazione alla Fiat di Torino e all’Ansaldo di Genova. Anche gli ex braccianti andavano bene per avvitare bulloni alla catena di montaggio». Tanti altri restarono, nelle miniere di zolfo. «Erano più di mille, i riesini che scendevano nelle miniere di Trabia e Tallarita, e altri millecinquecento arrivavano dai paesi vicini. Un lavoro bestiale, ci sono le foto di questi uomini — e anche tanti carusi, bambini dai sette ai quindici anni — che lavorano nudi per il caldo insopportabile. Ma a fine mese c’era lo stipendio. Nel 1970 anche la miniera è finita, perché lo zolfo prodotto qui costava dieci volte tanto quello che arrivava in nave al porto di Gela, viaggio compreso». Ora c’è un museo, in quella che era la centrale elettrica delle miniera. «L’ultima illusione l’abbiamo avuta nel 1994. Torna in paese un ex emigrante, Pietro Capizzi, che dice di essere amico dei Benetton e vuole aprire un centro tessile, dalla filatura al confezionamento. Nascono sette aziende che danno lavoro a trecento fra operai e tecnici. Riesi respira. Ci sono giovani che tornano, si sposano, fanno mutui per la casa. Ma quando finiscono gli incentivi e gli sgravi fiscali della legge 488 e dei patti territoriali le aziende chiudono. Quelli che avevano più di cinquant’anni hanno avuto settecento euro al mese per quattro anni, più gli assegni familiari. Sono soldi che hanno consentito loro di vivere, e al paese di sopravvivere. Ma a novembre tutto sarà finito». Si fanno anche nelle Riesi lontane le feste della Madonna della Catena (secondo la leggenda, spezzò i ceppi di tre condannati a morte) e di San Giuseppe. «Qui a Boltiere, dodici chilometri da Bergamo — racconta Arturo Testa, presidente dell’associazione Amici di Riesi — facciamo la sagra del mufoletto, pagnotta riesina con semi di finocchi e condita con olio, pepe e sale. Arrivano trecento persone, anche da Milano. Si cerca di stare uniti, lontano da casa». Dieci fra fratelli e sorelle, i Testa. Tre sono a Riesi, uno a Palermo, due a Boltieri, uno a Torino e tre a Ginevra. «Sono partito nel 1995, torno per qualche settimana solo d’estate. L’emigrazione è cambiata. Un tempo partiva il capo famiglia, a guadagnare soldi per poter un giorno tornare a casa. Adesso i giovani sono rassegnati. Sanno che torneranno solo per trovare i parenti. Ormai lasciano la casa natale anche i pensionati, per potere restare accanto ai figli». Basta camminare in via Roma o nei vicoli per vedere decine di cartelli: «Vendesi», «Si loca». Si vendono o si affittano palazzi e appartamenti, negozi, bar, ristoranti. Giovanni Cinque, trentuno anni, venerdì pomeriggio si è sposato con Letizia Di Naro, ventotto anni. «Lavoro a Torino da sei anni, da quando è cominciata la crisi del polo tessile. Impiegato, guadagno milleduecento euro al mese. Qui a Riesi potrei comprare un appartamento di cento metri quadri con cinquantamila euro, mentre lassù l’affitto mi costa mezzo stipendio. Ma oltre alla casa, cosa posso trovare qui? Ormai si torna in paese solo per sposarsi accanto ai parenti. E anche tanti amici d’infanzia, per partecipare al matrimonio, hanno dovuto prendere l’aereo». Non ci sono più valige di cartone ma trolley. In pullman a Catania, poi l’aereo per Torino. Attilio Gerbino, laureato in architettura, è uno dei pochi DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37 STRADE VUOTE Alcune immagini simbolo del “paese degli emigranti”: la targa belga dell’auto di un riesino tornato a casa; cartelli di case in vendita; il bar Wuppertal; qui accanto, un manifesto dei funerali di un riesino in Germania; sotto, Fabio Di Pasquale, cameriere con le valigie pronte che è riuscito a tornare. «Ma anch’io ho fatto l’emigrante nel capoluogo piemontese e là sono rimasti i miei tre fratelli. Ho vinto un concorso, insegno in una scuola media. L’emigrazione è cambiata. Non partono più pullman per la Fiat o l’Ansaldo ma c’è una emigrazione a catena: ognuno di noi da anni ha un fratello o un parente che lavora lontano. Vai da lui, ti appoggi in attesa di trovare un lavoro. Oggi, prima di partire, ti prepari. Ti lau- rei poi cerchi un posto da insegnante. Fai un corso per bidello e cerchi una scuola. Adesso tanti diventano infermieri o operatori sanitari e trovano posto negli ospedali dei paesini. Ma così l’emigrazione è frammentata, non riesci più a costruire una comunità con chi è nato nel tuo paese». Non c’è bisogno di chiedere, a chi è rimasto, quanti figli abbia. Basta guardare le case di periferia. Due appartamenti sopra il piano terra, due figli. Quattro appartamenti, quattro figli. Tutti vuoti. In via Einaudi ci sono palazzi con le finestre murate. «Quelli che erano partiti negli anni Sessanta e Settanta — racconta Attilio Gerbino — pensavano ancora di poter tornare. Si sono spaccati la schiena per costruire o far costruire un appartamento per i loro ragazzi ma questi sono cresciuti e sono rimasti a Genova o Ginevra. E allora ci sono questi palazzi dove la sera vedi luce solo al pianterreno». Ieri notte non si è dormito, a Riesi. La tradizione vuole che si resti svegli fino all’alba, a mangiare in compagnia. Alle due e mezzo viene aperta la chiesa madre per accogliere i primi pellegrini di Maria Santissima della Catena. Per una notte il centro è tornato vivo. «C’erano confini precisi, nelle nostre strade. In via Roma c’era il passeggio delle famiglie, soprattutto genitori con figlia da maritare. In piazza Garibaldi, passeggio di soli uomini. In via Principe Umberto, i giovani. Cinquecento metri pieni di ragazzi e ora restano solo due crocchi davanti a due bar. È sparito anche il passeggio, in questo nostro paese». Dopo la processione, gli scoppi dei fuochi artificiali. Da domani, il silenzio. Verrà tolto il palco, in piazza Garibaldi. Gli anziani del Circolo pensionati, sulle loro seggiole, potranno guardare solo gli anziani della Lega pensionati. E gli operai che smontano le luminarie. © RIPRODUZIONE RISERVATA LUCI SPENTE Nella foto grande, Piazza Garibaldi Le foto sono di Alessandro Tosatto (Contrasto) 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 CULTURA* Aiuta le sorelline a fare i compiti. Divora Ariosto e Dostoevskij. Annota con disgusto l’affermarsi del fascismo. E racconta di anestesie e gessi È un adolescente inchiodato a un letto d’ospedale l’autore de “La noia” quando scrive alla zia Amelia Pincherle Rosselli. A vent’anni dalla morte quelle lettere fino a oggi inedite sono il suo romanzo di formazione Moravia nascita di uno scrittore CORRISPONDENZE In queste pagine, alcune lettere inedite di Moravia alla zia Al centro, lo scrittore in una fotografia del 1924 ENZO GOLINO Q uaranta lettere inedite racchiudono il percorso tormentato di un adolescente, a letto per anni a causa di una tubercolosi ossea. Le aveva spedite Alberto Pincherle — non ancora Moravia — fra il 1920 e il 1928 alla zia Amelia, sposata con il musicista Joe Rosselli, sorella del padre Carlo (architetto e pittore di famiglia ebraica), madre di Aldo (morto in guerra), Carlo e Nello, nonna dell’omonima poetessa. Sono la sintesi epistolare di un romanzo di formazione, testimonianza della nascita di uno scrittore. Toccante è il sobrio annuncio del luglio 1927 da Solda, in montagna, millenovecento metri, che il romanzo d’esordio è giunto al termine. Uscirà “Le mie piccole consolazioni” due anni dopo con il titolo Gli indifferenti. Un successo. Purtroppo disperse le lettere di Amelia, la sua «inspiratrice». Donna coltissima, aveva scritto romanzi e opere teatrali, dirigeva una collana editoriale, era socialmente impegnata: a Firenze, come vicepresidente del Lyceum che dagli inizi degli anni Venti si batteva per la concessione del voto alle donne. Talvolta la sua voce si avverte di rimbalzo nella corrispondenza del nipote prodiga di notizie sulla malattia fin dalla prima lettera, Roma 14 aprile 1920. Alberto ha tredici anni, devono ingessargli la gamba destra offesa dall’infiammazione all’anca, e spiega con stoica lucidità le procedure. Per l’anestesia i medici gli applicano sul naso «una maschera di tela spugna impregnata di non sò che porcheria. Credo che fosse cloroformio». Al risveglio, tre ore dopo, si ritrova con l’ingessatura «alla gamba che m’avevano tirata e livellata». Gli dicono che il gesso verrà tolto a novembre e intanto annuncia alla zia che può distrarsi con «la collezione di francobolli», ma l’occupazione preminente sarà «studiare e scrivere. Leggo pure molto». Chiude con i saluti ai cugini, spesso ripetuti in altre lettere a entrambi o a uno dei due. Passano mesi, il 28 dicembre la corrispondenza riprende. Alberto ha comprato un teatrino, «faccio inoltre tutti i compiti di Adriana ed Elena (le sorelle, ndr) che ne approfittano abbastanza», Gastone (l’ultimo fratello, morirà sul fronte cirenaico, a Tobruk, nel 1941) «à cominciato la prima elementare». E poi le confessa che sta scrivendo: «un libro di mia invenzione con miei disegni». Tracce della sua vocazione erano in pagine autobiografiche dove — già Moravia, pseudonimo assunto dal cognome della nonna paterna — ricorda che a nove anni scriveva racconti. Il saltuario carteggio — ancora da Roma, 17 maggio 1921 — documenta nuove sofferenze. Grande caldo, l’ingessatura diventa «un forno»: il malato riesce però a seguire sui giornali «la lotta elettorale», cioè le politiche del 13 maggio. «Furono eletti per la prima volta trentacinque deputati fascisti tra i quali Mussolini», annota Simone Casini (la sua introduzione ricostruisce il contesto privato e pubblico delle lettere recuperando dettagli poco noti soprattutto degli anni Venti; e disegna inoltre le genealogie familiari Pincherle-Rosselli che si estendono fino a Ernesto Nathan e a Enrico Fermi). Frenetico sempre l’attaccamento ai libri: «Mi sono divorato il Carducci, il Petrarca e l’Ariosto, ora sto leggendo la Gerusalemme liberata». E spunta il poeta a dimostrare la sua irriducibile passione letteraria senza curarsi — qui come altrove — dell’ortografia non proprio corretta: «Da una settimana in quà stò facendo poesie. Ne ho fatte una dozzina tra sonetti e poesie di quartine e rima alternata in settenari. Inoltre ho finito il “Il difetto più grande è la secchezza schematica che ho nel modo di scrivere: per non cadere in quell’eccesso che è l’ampollosità retorica” romanzo che avevo cominciato quando sei venuta e ne stò facendo un altro». Si moltiplicano testimonianze di letture importanti (Dostoevskij e Gogol per esempio), acute riflessioni psicologiche, propositi legati allo studio. Vuol saltare la quinta ginnasio, sappiamo da fonti autobiografiche dell’esame superato nel luglio 1922 — Alberto «portato in aula da un bidello, in braccio» — e della frequenza al liceo Tasso interrotta da un nuovo attacco della malattia, ancora irrisolta perché le cure non erano adeguate. Finalmente, nel 1924, la svolta risolutiva. Amelia, dopo ripetute e inascoltate pressioni, convince i genitori a ricoverarlo all’Istituto Codivilla di Cortina, fondato da Vittorio Putti, diret- tore del rinomato Istituto Rizzoli di Bologna, all’epoca la migliore struttura ortopedica italiana. Cortina gli piace molto, la descrive alla zia mostrando una spiccata sensibilità per la natura, osservandone le mutevoli prospettive stagionali. Riferisce minuziosamente delle cure elioterapiche e del piombo di sei chili applicato al piede per tenere in trazione la gamba. La disparità delle diagnosi dei medici di Roma e di Cortina lo convince «che la medicina sia una questione di opinioni». Parla di altri ammalati con rispetto ma anche in modo spiritoso, piccole licenze per alleggerire l’incombere di noia e solitudine, che fino all’ultimo giorno della sua esistenza cercherà di fuggire con l’amore per la vita e il profondo interesse per la realtà: la storia nel suo farsi quotidiano, i giovani, i viaggi, e novità d’ogni tipo. Quasi volesse protrarre, negli anni più tardi, l’adolescenza che non aveva potuto godere nei suoi aspetti migliori e spensierati. A diciassette anni, un metro e ottanta di altezza, pesa soltanto quarantacinque chili confida alla zia. Raggiunti i 49,5 chili le farà sapere: «Sono ancora un peso piuma, come dicono gli sportivi». Cresce intanto la consapevolezza del mestiere: «Il mio più grande difetto è la secchezza schematica del mio modo di scrivere: per non cadere in quell’eccesso che è l’ampollosità retorica». Scrivere è una necessità biologica: «Io ci trovo una consolazione alla mia infermità, ed una ragione di più per non tagliarmi le vene dei polsi». Segue sui giornali le vicende del delitto Matteotti, prende in considerazione una delle tesi storiografiche sui moventi dell’atto criminale. Ed è curioso che mai in queste lettere superstiti abbia fatto cenno alla marcia su Roma. Il 19 luglio 1925, invece, Alberto afferma che il «governo fascista [...] va combattuto fino in fondo; è rattristante [...] constatare che siamo in pieno regime paternalista, oscurantista, quietista; non ho mai letto nulla di più grottesco e più idiota che i due discorsi di Farinacci e Mussolini contro l’intellettualismo e la cultura universitaria». S’indigna per le irruzioni della «feccia fascista» in casa Rosselli, a Firenze: segnali non isolati che Carlo e Nello erano ormai sgraditi per la loro attività antifascista, tragicamente repressa con l’omicidio a Bagnoles-de-l’Orne il 9 giugno 1937. Troppo tardi scriverà alla zia di questo doloroso evento in una lettera da Roma, dicembre 1944 (questa e la successiva, pure inedite, seguono a distanza le precedenti quaranta). Un ritardo attribuito — prudenza? opportunismo? — alla stretta sorveglianza fascista. Quando nel 1951 esce Il conformista, e Amelia, ottantenne, gli scrive, Alberto risponde ringraziandola di aver capito «il senso del libro» dove si adombra la vicenda Rosselli. Ma l’affetto di una volta non esiste più. Un atteggiamento che Amelia conferma nelle sue Memorie in giudizi negativi sul nipote. DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39 Ricordo di Alberto burbero per caso NELLO AJELLO ono tanti anni che cerco un perché su Alberto Moravia. Come mai, mi domando, l’autore di Racconti romani passa per essere stato un uomo impaziente e altezzoso mentre non c’era nessuno più cortese e paziente di lui? Doveva esserci qualcosa che produceva un cortocircuito fra Moravia e i suoi interlocutori. Sarà stata forse la sordità di cui egli soffriva ma che non si rassegnava ad ammettere. Trovandosi in presenza di un artista-monumento, molti gli si rivolgevano, al primo approccio, sussurrando. Questo brusio, per lui impercettibile, induceva Moravia a rispondere a pieni polmoni: «Chi è lei, scusi?». «Che cosa dice?» Sentendolo urlare, l’altro si esprimeva ancora più in sordina. Era lì che Moravia, scoraggiato, diventava brusco (o passava per tale). Ma la sordità era soltanto un velo, che di rado riusciva a difenderlo da chi voleva parlargli e farlo parlare. Moravia era come divorato da una curiosità impetuosa. Inseguiva le notizie. Se stava lavorando, gli piaceva di venire interrotto. Teneva il telefono a portata di mano. Non adottava nessuna di quelle bugie che i personaggi della sua notorietà usano come deterrente contro ammiratori, postulanti o committenti. Mi capitava di scorgerlo in situazioni critiche, ma sempre in grado di sormontarle con quell’annoiata baldanza che era il suo segno. Ci trovavamo nel 1980 a Capri, convocati per rievocare Curzio Malaparte. Era un fine settembre, pioveva. Villa Malaparte si trova su un tratto di costa impervio, non sempre facilmente raggiungibile via mare. Quella volta, per il maltempo, non lo era. Occorreva andarci a piedi attraverso un sentiero. Moravia agì lucidamente. Nei pressi della piazzetta comprò un paio di scarpe adatte. S’incamminò in mezzo a noi amici, sotto la pioggia, senza un gemito. Sbuffava solo un po’. Ricordo che a un fotografo gocciolante che lo esortava: «Maestro, sorrida!», rispose «Sorrida lei». Mi raccontò che una volta, convocato per un dibattito in un paese dei Castelli romani, trovò sbarrata la porta del circolo che aveva organizzato (o avrebbe dovuto) l’incontro. Se ne tornò a Roma. Trovandosi in un’altra occasione negli Stati Uniti fu intervistato da una rete televisiva. «Ecco a voi mister Moravia, famoso scrittore italiano», proclamò il presentatore. Prima di lui c’era stata la performance di un domatore di pulci. Mentre Moravia parlava, un produttore di carne in scatola, anche lui celebre ma americano, aspettava il proprio turno. In condizioni analoghe, uno scrittore esordiente avrebbe dato segni di disperazione. Lui andava avanti. Non immaginando che qualcuno lo trovasse freddo e distante. Doveva essere la sordità, mi dicevo all’inizio. Trovo però nel Diario romano del suo amico Vitaliano Brancati il racconto di un episodio che lo riguarda. Siamo nel 1930, a Roma. Insieme a Brancati, Moravia, ventitreenne, incontra Giuseppe Antonio Borgese che ha recensito con molto entusiasmo Gli indifferenti. Lui vuole ringraziarlo. Entrato in una libreria, compra una copia del romanzo per regalargliela, con dedica. Ma gli sfugge il suo nome di battesimo. Glielo domanda. «Giuseppe Antonio, o Giacomo Antonio?». «Giuseppe Antonio», è la risposta. Con un’aggiunta risentita. «Lei è tanto avvenirista da permettersi di non conoscere il mio nome!». L’autore de Gli indifferenti non trova parole per attenuare la gaffe. «Anche questa volta», dice Brancati, «Moravia si chiuse nel suo burbero imbarazzo. Esso fa scambiare per superbia quella mancanza di diplomazia che in lui è un necessario contrappeso per nascondere la propria bontà». A volte, concludeva il romanziere siciliano, la sua apparente durezza non è che una maschera con la quale «un artista si tiene fuori dal sentimentalismo». Ad aver conosciuto Moravia, e a rileggerlo, si capisce che la sua lotta contro il sentimentalismo deve aver conosciuto momenti eroici. Grazie a Dio, ha sempre vinto lui. S IL LIBRO ‘‘ Un altro filo continuo scorre nella corrispondenza: è la critica alla borghesia, all’istituto familiare che «taglia le ali», alla sua famiglia («in casa mia mi sento schiacciato») con il padre «filofascista» piuttosto assente e la madre (Gina De Marsanich, figlia di Augusto, deputato fascista poi esponente del Msi) piuttosto limitata. Forse per questo vedeva nella zia una figura materna più intellettualmente consona. Si era anche espresso — e chissà come avrà reagito Amelia! — sulle «signorine della borghesia italiana», archetipo del genere la cugina Annalia Orvieto, che «in maggior numero tra tutte» diventano «buone madri e buone mogli: ma non è ad esse che si può elargire il voto politico». Sua compagna per lungo tempo, che ne pensa Dacia Maraini di queste affermazioni sulle donne? «Seppure precocemente logico e razionale, forse Alberto non aveva riflettuto abbastanza. Noi discutevamo spesso della condizione femminile, lui era aperto e convincibile, tanto che a volte amici e amiche gli dicevano: “Parli proprio come una femminista”». Ma non v’è dubbio che la donna è protagonista essenziale della narrativa di Moravia: anche su questo piano lo scrittore — e così pure nel controcanto di queste lettere bellissime e commoventi — a vent’anni dalla morte può a buon diritto essere definito uno storico imprescindibile del Novecento italiano. © RIPRODUZIONE RISERVATA Alberto Moravia Tra i monti scende il fiume delle nubi dal sole occiduo tinto di vermiglio; e coi suoi fiotti tumidi sommerge il vespro divampante nella valle che in una notte livida s’immerge Di prati variegati l’abetaie sembran nell’aria torbida di brume dei greggi neri sorti dalla notte che brucan l’erba livida dei prati dell’Ade sempre cieco d’ogni lume Ma quel biancore smorto delle case non si costella ancor delle sue luci; e sol dove nel borgo entra la via due lumi rossi tremano a vicenda contro quel vespro di malinconia È in libreria dal 15 settembre Alberto Moravia Lettere ad Amelia Rosselli con altre lettere familiari e prime poesie (1915-1951), cura e introduzione di Simone Casini (Bompiani, 364 pagine, 17 euro). Le lettere che illustrano queste pagine vengono dall’Archivio Rosselli della Fondazione Rosselli di Torino Per ricordare l’anniversario della morte dello scrittore, ciclo di dibattiti, letture e proiezioni dal titolo “Bompiani per Moravia” a Milano dal 20 al 23 settembre, nella sala Buzzati, via Eugenio Balzan 3 © RIPRODUZIONE RISERVATA (© 2010 Bompiani, Rcs Libri Spa) 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 Il 18 settembre 1970 se ne andava Hendrix, il 4 ottobre la Joplin, pochi mesi dopo toccava a Morrison SPETTACOLI Stesse iniziali del nome, stessa età. Da decenni gli amanti delle teorie del complotto dicono che quelle morti non sono state casuali ma politiche U LONDRA na chitarra a forma di freccia, locandine, un paio di manoscritti, un cappello nero a falde larghe, un disegno autografo dedicato al festival dell’isola di Wight, un vestito sgargiante, di quelli che Hendrix si faceva confezionare su misura come uno specchio di stoffa della psichedelia imperante, e una grande mappa di Londra su cui sono segnati tutti i luoghi che hanno fatto parte della sua breve, bruciante biografia. Siamo a Hendrix Britain, piccola ma succosa esibizione allestita in alcune stanze dello Handel Museum, al numero 23 di Brook street, nella zona di Mayfair, dove Hendrix ha abitato per un po’ di tempo. Quello è stato il suo flat inglese, la casa bohémien dove visse con l’amica Kathy Etchingham, l’unica di cui si sia fidato completamente, e dove probabilmente passò alcuni tra i rari momenti di relax della sua travolgente esistenza. Ma la mostra è solo uno degli omaggi che si stanno moltiplicando in tutto il mondo. Hendrix del resto doveva molto a Londra, e la passione fu totalmente ricambiata. Furono gli inglesi a capire per primi che nel suo blues da fantascienza c’era una nuova visione dell’universo dei suoni, che nella sua onnivora, devastante capacità di trasformare in puro genio qualsiasi cosa uscisse dalla sua chitarra fiammeggiante, stava inventando una musica che non si era mai sentita prima. Gli americani l’avevano snobbato. Per loro il blues era una musica da cortile, ce l’avevano sotto casa, e per anni quel diamante era rimasto grezzo, appena abbozzato, incapace di abbagliare. Finché, da Londra, non arrivò il suo primo singolo, una folgorante e ruvida canzone intitolata Hey Joe che lanciò il musicista che di lì a poco avrebbe osato sfidare il cielo stesso, nella nebbia iridescente di Purple Haze, quando cantava come se dialogasse con gli dei: «Scusatemi, mentre bacio il cielo». E a Londra Hendrix ci tornò anche per morire, soffocato dal suo stesso vomito, la sera del 18 settembre 1970, in una stanza del Samarkand Hotel. Aveva ventisette anni. Questo numero, nella mitologia rock, è divenuto sinonimo di maledizione, anche perché di lì a poco, il 4 ottobre, morì anche Janis Joplin. Nel suo caso il referto parlava di morte accidentale causata da overdose di eroina. Aveva la testa segnata a sangue come se avesse sbattuto violentemente contro qualcosa, incapace di controllarsi. Anche lei aveva appena ventisette anni. Il 3 luglio dell’anno seguente cadde anche Jim Morrison, al pari degli altri due devastato da una insanabile tendenza all’autodistruzione attraverso sostanze illecite. Neanche a farlo apposta, aveva ventisette anni. E tutti e tre avevano un nome che iniziava per “J”. Le tre “J”, o la maledizione dei ventisette anni. Complottisti e dietrologi ci hanno ricamato sopra per decenni. Pura coincidenza? O c’erano forze oscure che lavoravano nell’ombra per eliminare i pericolosi araldi della rivoluzione giovanile? Di sicuro erano vittime facili, di sicuro erano tre rivoluzionari, capaci di incendiare le folle, di smuovere certezze, di mettere in discussione per il solo fatto di essere quello che erano i rassicuranti pilastri dell’establishment americano. Hendrix, a Woodstock, aveva addirittura profanato l’inno americano, costruendo una delle pagine in assoluto più memorabili della storia della rock, con una versione distorta di Star Spangled Banner che si trasformava nella riproduzione sonora di un bombardamento in Vietnam. Jim Morrison era pericoloso quanto possono esserlo in certi casi le parole. Aveva cantato come un novello Edipo generazionale di voler «uccidere il padre e fottere la madre». La Joplin era una mina vagante, una donna sboccata, drogata e disinibita, che toglieva il sonno alle buone madri di famiglia. Ma era sensibile e a suo modo delicata. Quando cantava aboliva ogni barriera tra le zone profonde del proprio essere e l’espressione formale, cantava rabbiosamente, con una potenza che attingeva alla tradizione afroamericana, una bianca che cantava come facevano i neri, e che un giorno decise di far costruire una lapide più dignitosa alla prima e più grande delle cantanti blues, Bessie Smith, morta perché non soccorsa tempestivamente, in quanto «negra», dopo un incidente stradale. Nel 1969, dopo un concerto, fu fermata e denunciata dalla polizia per «linguaggio osceno». Ma qualche anno dopo Leonard Cohen le dedicò una delle sue più belle canzoni, Chelsea Hotel #2, in cui descriveva perfettamente l’impudica ma fragile perso- Del resto, anche Cobain: quanti anni aveva? * GUITAR HERO Jimi Hendrix Johnny Allen Hendrix, poi ribattezzato dal padre James Marshall, nasce a Seattle il 27 novembre 1942 e muore a Londra per cause non chiarite il 18 settembre 1970 Gli eroi ribelli e il fattore J-27 GINO CASTALDO LA COLLANA Sette cd (più un dvd) dedicati al ragazzo che ha riscritto la storia del rock: a quarant’anni dalla morte di Jimi Hendrix, tutti i venerdì in edicola con la Repubblica e L’espresso la collana Jimi Hendrix: il sogno elettrico che ripercorre la carriera del musicista, dall’album del debutto Are You Experienced pubblicato nel 1967 all’esibizione a Woodstock nel 1969 A 9,90 euro oltre il prezzo dei giornali DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41 * REGINA BLUES Janis Joplin Nasce a Port Arthur il 19 gennaio 1943 e muore nella stanza di un motel di Hollywood il 4 ottobre 1970 Causa ufficiale del decesso: overdose di eroina nalità di Janis. E poi in tutti e tre i casi, le indagini furono frettolose, per non dire poco accurate, e lasciarono molte zone d’ombra sulle circostanze esatte dei decessi, il che, com’è noto, è pane per i denti dei teorici del complotto di ogni epoca. Ma c’è anche di mezzo la storia. A quei tempi l’America era governata dal suo trentasettesimo presidente, il controverso Richard Nixon che nel 1968 aveva sconfitto, seppure con minimo scarto, il suo rivale democratico con una campagna in cui aveva esplicitamente promesso di ripulire il paese dalla feccia hippy. La verità è che per un momento il Paese aveva davvero avuto paura che la sovversione riuscisse a ribaltare le forme tradizionali del vivere sociale. E del resto, senza bisogno di arrivare alle paranoie complottiste, molti storici hanno sottolineato con legittimo sospetto la strana coincidenza di un improvviso dilagare dell’eroina nella zona di San Francisco nel momento più pericoloso della rivoluzione pacifica, ovvero la “Summer of love” del 1967, quando interi quartieri della città erano diventate zona franca, un territorio liberato in cui si praticava la vita collettiva, il libero scambio, l’amore libero. Guarda caso in California, in quella indimenticabile estate del sogno giovanile, a esaltare la rivoluzione c’erano proprio le tre “J”. Non erano i soli a farlo, ma di certo erano quelli che più apertamente sfidavano le regole. Al festival pop di Monterey si esibirono Jimi Hendrix, che in un sommo rito simbolico di sacrificio incendiò la sua chitarra sul palco, e Janis Joplin che cantò una versione di Ball and Chain passata alla storia. Da quelle parti c’erano anche i Doors di Jim Morrison, che sul palco arrivò a denudarsi, il che spinse le forze dell’ordine a interrompere le sue esibizioni: lo scomodo, insostenibile Jim Morrison che sembrava un incubo vivente per ogni benpensante del Paese. Le sue erano poesie cantate, ma sullo sfondo di un paesaggio apocalittico. A ogni concerto dava l’impressione * RE LUCERTOLA Jim Morrison James Douglas Morrison nasce a Melbourne, in Florida, l’8 dicembre del 1943 e muore il 3 luglio del 1971 nella vasca da bagno della sua casa parigina che il mondo non potesse rimanere com’era, che fosse la fine, The End, che il mondo era inevitabilmente alle porte, The Doors appunto, di un cambiamento senza ritorno. Così nel 1967. Tre anni dopo, quando gli eroi cominciarono a morire, barbaramente uccisi dalla loro stessa fragilità, Nixon si fece fotografare alla Casa Bianca mentre stringeva la mano a un bolso Elvis Presley, il quale molti anni prima aveva fatto partire la prima ingenua ribellione giovanile del rock’n’roll, ma che nel frattempo era diventato un bravo, ammirevole conservatore, fiero dei suoi distintivi di sceriffo onorario, patriota esemplare e, a quanto pare, perfino disposto alla delazione nei confronti dei più giovani e ribelli rocker che lo avevano spodestato. Di sicuro la scomparsa dei tre eroi segnò la fine di un’epoca. Ma la maledizione dei ventisette anni non finì lì. Tornò drammaticamente in auge nel 1994, quando il mondo del rock fu letteralmente scioccato dal suicidio di Kurt Cobain, il cantante dei Nirvana, trovato morto l’otto aprile, nella sua casa di Seattle. Si era sparato un colpo di fucile in testa, o almeno così decretò il referto della polizia, ma ovviamente anche in questo caso in molti hanno pensato che la verità potesse essere un’altra. Anche Kobain aveva ventisette anni, compiuti da due mesi, si drogava e per la verità era stato già a un passo dalla morte per overdose, e questo l’ha ovviamente messo in relazione con gli altri tre, sebbene fossero passati più di vent’anni. Nella sua lettera d’addio non c’era alcun riferimento a Jimi Hendrix, a Janis Joplin o Jim Morrison (malgrado Hendrix fosse di Seattle come lui). Citava Freddie Mercury come esempio di una rockstar che si esaltava nel rapporto col pubblico e finiva la lettera citando un verso di una canzone di Neil Young: «Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente». © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 i sapori Gli allevamenti sono tutti naturali, le materie prime crescono selvagge, i prodotti e le lavorazioni, dai formaggi al miele, sono rigorosamente biologici. E ora Helsinki, la capitale Estremi europea più vicina al Polo, si è attrezzata con l’ultimo elemento: una generazione di nuovi chef che hanno imparato a rinnovare le antiche tradizioni Renna Salmone Aringa Pane di segale Allevate in libertà nei boschi oltre il Circolo polare artico, hanno carne vigorosa, magra, da utilizzare fresca o conciata con sale ed erbe per farne salsicce, salami o insaccati simili alla bresaola Il re del mare del Nord vive di una doppia cittadinanza Pescato in acque finniche in primavera e autunno, durante l’estate viene importato fresco dalla Norvegia Per esaltarne il sapore, affumicatura a freddo Campionessa di Omega 3, protagonista dall’antipasto ai secondi piatti, viene utilizzata in cento varianti, da crude a essiccate, passando per marinate originali (ginepro e cipolle in primis), grigliate e fritte Lievito madre e lunga fermentazione per le pagnotte impastate con pochissima farina di grano tenero, da conservare più giorni Per colazione arricchito con frutta secca, miele e frutti di bosco Grande nord 1550 L’anno in cui viene fondata la città di Helsinki 1919 Orsi, renne e aringhe cucina “into the wild” L’anno in cui nasce la repubblica finlandese 580mila Gli abitanti della città di Helsinki 2012 Tra due anni Helsinki sarà capitale mondiale del design L’APPUNTAMENTO È una tavolozza di colori e sapori, l’autunno di Helsinki, tra le macchie di verde dei boschi che virano al rosso e l’arrivo sul mercato di funghi e frutti di bosco, con gite organizzate al Nuuksio National Park, trenta chilometri di sentieri alle spalle della città, alla ricerca di porcini e chiodini, more e mirtilli A inizio ottobre, poi, comincia la stagione delle aringhe: appuntamento quotidiano con i pescatori che attraccano di fronte a Kauppatori, la piazza del mercato LICIA GRANELLO radisce una bistecca di renna o preferisce lo stufato d’orso? I due estremi del gusto carnivoro — carne magra, muscolosa, tutta proteine la prima, tosta e grassa la seconda — ben raccontano il largo ventaglio di sapori a disposizione nella capitale europea più vicina al Polo, in rapida ascesa nelle classifiche della gastronomia internazionale. Non a caso, proprio qui è cominciata pochi giorni fa la terza avventura di “Cook It Raw”, dove “cuocilo crudo” è un ossimoro apparente, con una manciata tra i migliori cuochi del pianeta riuniti nella piazza del mercato davanti al porto a scegliere e combinare tra loro materie prime selvagge e affascinanti, pronte alle preparazioni più disparate, dal subitaneo raccolto&mangiato a lente e lunghissime cotture. Tutto merito di Alessandro. Fu lo zar russo, infatti, a spostare da Turku a qui la capitale della Finlandia nel 1812. Dopo il parlamento e il governo, traslocò anche l’università, sancendo definitivamente la nascita di una nuova stella nel firmamento delle grandi città del mondo. Helsinki è una metropoli pocket size— mezzo milione di abitanti, disseminati su un gruppo di piccole isole collegate da ponti e traghetti — verde, civilissima, colta, simbolo di un Paese che non conosce il dramma della disoccupazione, come ben testimoniano le parole ammirate con cui martedì scorso il presidente Napolitano ha riassunto la situazione finlandese, accogliendo la collega Tarja Halonen in visita in Italia. Da qualche anno a questa parte, poi, i cuochi di nuova generazione hanno cominciato a svecchiare sensibilmente i menù dei ristoranti, regalando nuovo appeal alla cucina locale, a partire dalla carne di renna, cucinata in preparazioni sempre più leggere e sfiziose, lontane dalle ruvide ricette tradizionali. Del resto, se per noi le renne sono i cavalli di Babbo Natale, qui sono considerate le mucche del Baltico. Con la differenza non piccola che, rispetto alle vacche blindate nelle stalle e forzate all’ingrasso, qui l’allevamento è into the wild, ovvero totalmente libero, fino all’autunno, quando vengono selezionati i capi da abbattere per rifornire mercati e industria conserviera. Insieme agli chef, anche l’agricoltura ha cambiato status, passando da un approccio di mera sussistenza al valore aggiunto delle produzioni di qualità. Grazie a giovani appassionati come Aki Arjola, fondatore di “Eat & Joy Farmers Market”, a cuochi come Kari Aihinen, che coltiva erbe e alleva api sulla terrazza del suo ristorante nel cuore cittadino, a gastronomi come Kenneth Nars, gli azzardi di un tempo — formaggi a latte crudo, farine e verdure biologiche, microbirrifici e affumicature artigianali — sono diventati pratica quotidiana di successo. Tra una sauna con immersione nel lago (da fare!) e un cd di Sibelius — gloria musicale della città — visitate lo Studio Aalto, dove fino all’8 ottobre saranno esibiti disegni e progetti frutto della collaborazione tra tre mostri sacri dell’architettura e del design quali Alvar Aalto, Aarne Ervi e Viljo Revell. All’uscita, un sandwich di pane di segale con aringhe e un bicchierino di schnapp vi faranno sognare l’aurora boreale. G © RIPRODUZIONE RISERVATA DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 ‘‘ Dacia Maraini Allungo timidamente le mani per toccargli la faccia. Ha la pelle morbida e profumata […] Lo attiro. Lo bacio E lui mi morde con delicatezza le labbra. Siamo interrotti da una voce acuta che grida: Helsinki! Helsinki! LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43 itinerari Kari Aihinen è lo chef del “Savoy”, affacciato sulla Eteläesplanadi, la passeggiata pedonale di Helsinki, con giardino botanico pensile e alveare Tra i piatti più golosi, l’aringa affumicata con crema di aneto dove dormire dove mangiare dove comprare HOTEL FABIAN SEA HORSE EAT & JOY Fabianinkatu 7 Tel. (+358) 9-61282000 Doppia da 110 euro, colazione inclusa Kapteeninkatu 11 Tel. (+358) 9-628169 Chiuso domenica, menù da 30 euro Prodotti tipici Mannerheimintie 22 Tel. (+358) 45-2505333 HOTEL KLAUS K CHEZ DOMINIQUE ALKO ARKADIA Bulevardi 2-4 Tel. (+358) 20-7704700 Camera doppia da 125 euro Rikhardinkatu 4 Tel. (+358) 9-6127393 Chiuso dom. e lun., menù da 100 euro Enoteca Salomonkatu 1 Tel. (+358) 20-7112102 HOTEL HAVEN ATELJE FINNE HANNA ANDSTRÖM Unioninkatu 17 Tel. (+358) 9-681930 Doppia da 170 euro, colazione inclusa Arkadiankatu 14 Tel. (+358) 9-493110 Sempre aperto, menù da 25 euro Aringhe e salmone Kuppahalli, Eteläranta Tel. (+358) 9-626066 HOTEL GLO LUOMO CAFÉ EKBERG Kluuvikatu 4 Tel. (+358) 10-3444400 Doppia da 210 euro, colazione inclusa Vironkatu 8 Tel. (+358) 9-1357287 Chiuso dom. e lun., menù da 50 euro Pane e pasticceria Bulevarden 9 Tel. (+358) 9-68118660 Da “IL TRENO PER HELSINKI” Noi finlandesi, che mangiamo in fretta per paura di restare senza KARI HOTAKAINEN Orso La carne-simbolo della cultura venatoria nordica è tornata sul mercato con l’incremento di capi da abbattere per limitare i guai da sovrappopolazione I cuochi la trasformano in stufati, ragù e salsicce Barbabietola Contende alla patata il primato di contorno più popolare, anche grazie all’eccellente apporto in vitamine e alla spiccata nota dolce, che ben si armonizza con la cucina locale. Si serve bollita in insalata l piatto preferito dal finlandese è la pitsa. Per nu- diversi è davvero un miracolo. mero, le pizzerie in Finlandia superano gli stranieNelle case dei finlandesi si cucinano prevalenteri. A fare le pitse sono i turchi, che dalla Germania mente polpette, ragù di carne, polpettone e lasagne. hanno portato anche il secondo piatto più amato in Niente di più pratico, è tutto basato sulla stessa mateFinlandia, il kebab. Pitsa e kebab sono così amati per- ria prima: carne macinata. ché tutt’e due grassi e poi, al momento di ordinarli, non In dispensa ci sono in media quindici confezioni di creano imbarazzi di pronuncia. I finlandesi mangiano polpa di pomodoro e venti pacchi di pasta. Solo le paanche una grande quantità di hamburger americani, tate superano per quantità la pasta. Gli ci è voluto del preparati in genere da adolescenti. Se non esistessero tempo, ai finlandesi, per realizzare che nelle lasagne turchi e adolescenti i finlandesi creperebbero non è il caso di aggiungere le patate. di fame. Sovente mangiano anche pesce, per I finlandesi apprezzano anche i piatti cinesi quanto importato dalla Norvegia. Solo quale quelli thailandesi, pappe triturate fino a perche anno fa sono arrivati alla consapevolezdere ogni connotato, e pertanto facili da digeza che i cibi che amavano di più venivano da rire oltre che salate a dovere. lontano, via nave e via aereo. Il finlandese mangia in fretta, temendo che Il colmo dei colmi si raggiunse quel Natale la roba finisca e a lui non ne rimanga. quando anche il nostro piatto rituale, il proIl vegetale più amato è la patata. La fa bollisciutto di maiale, risultò importato dalla Data, in padella, la fa stufata, a tocchetti, la adora. nimarca. Roba da restare a bocca aperta: che L’AUTORE Lo scrittore Il finlandese leva le braccia al cielo e mormora: di maiali in Finlandia ce ne sono tanti, e ce ne Signore, dammi oggi la mia patata quotidiana, finlandese Kari sono che sanno anche parlare. Hotakainen se non lo fai tu allora vado a prenderla io all’SVi sarete di certo resi conto che quanto somarket. pra è stato preparato di getto, come la pasta. In Finlandia ci sono effettivamente due catene di su- Mi auguro sinceramente che sia al dente, come è giupermercati alimentari, la S e la K. È sbarcato anche Lidl, sto. Chi scrive, almeno lui, lo è. nonostante l’opposizione di varie comunità locali. I Traduzione Nicola Rainò finlandesi sono sostenitori dell’economia di mercato L’autore è uno dei più originali scrittori finlandesi: e della libera concorrenza, ma dev’esserci un limite a dopo le prime raccolte di poesie, si è dedicato tutto. E il limite è Lidl. alla prosa per bambini e adulti In definitiva i finlandesi si riforniscono di alimenti in I suoi ultimi libri, Colpi al cuore (2006) due grandi negozi, ragion per cui in quasi tutte le cucie Via della Trincea (2009), ne del Paese si fa da mangiare partendo da identiche sono pubblicati in Italia da Iperborea materie prime. Che poi in ogni casa prendano sapori © RIPRODUZIONE RISERVATA I Frutti di bosco Vitamine e colori riempiono le bancarelle del mercato affacciato sul porto, danno sostanza agli yogurt, entrano nelle ricette di molti dolci, ma anche nelle preparazioni con carni decise, come orso e renna Acquavite Vendute dallo Stato in regime di monopolio, le schnapps — semplici o aromatizzate con bacche — vengono servite in bicchierini come accompagnamento sgrassante dei piatti a base di aringa e trota affumicata 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA le tendenze Urban Zoo DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 Amato o odiato, indossato dalle pin-up di Hollywood ma anche da Jackie Kennedy, il maculato è il tessuto che non ammette mezze misure. Anche se per secoli ha sempre avuto i suoi cultori, quest’autunno è la sua stagione. E dalle passerelle agli oggetti quotidiani, dai mobili agli accessori, si diffonde a macchia di... ZEBRA I cuscini animalier di Mastro Raphael riproducono il manto delle zebre con le calde tonalità del colore cammello MIX È capiente il bauletto Gucci, con un giusto equilibrio tra cuoio e maculato Perfetto per andare in ufficio, ma glamour quanto basta per esibirlo a cocktail serali e negli eventi notturni CROMATA Animalier Dalla Alivar una riproduzione della chaise longue di Le Corbusier La struttura è in acciaio cromato con l’imbottitura in veste animalier Nel segno del leopardo LAURA ASNAGHI un tessuto dalle tante anime, può essere chic e pudico, glamour e provocatorio, ma anche la massima espressione della lussuria o all’opposto il simbolo di un morigerato bon ton. C’è chi è contro e chi lo adora sempre e comunque. Il tessuto amato-odiato, che sta ritornando prepotentemente sulla scena della moda è quello con la stampa maculata, uno dei capisaldi del fashion systemche è riuscito a contagiare, con la sua carica sensuale, anche i pezzi di arredo per la casa, gli accessori design, e persino alcuni oggetti d’uso quotidiano come la scopa per le pulizie domestiche. Il maculato affascina e nei dizionari della moda viene definito anche “animal print” o tessuto “animalier”. Lo stile leopardato oggi torna di gran moda ma vanta una storia millenaria, costellata di personaggi illustri come Gabriele D’Annunzio che nelle sue ricche dimore adorava circondarsene. Ma già nell’antico Egitto i sacerdoti erano affascinati delle pelli maculate che poi, in versione tessuto, avrebbero colonizzato i guardaroba dal Settecento esaltando colli, polsi, dettagli di abiti opulenti e di ampi mantelli simbolo del potere. La stoffa leopardata ne ha fatta di strada e tra le grandi firme della moda che l’hanno esaltata c’è sicuramente Christian Dior. Alla fine degli anni Quaranta, i suoi raffinatissimi abiti in chiffon a vita stretta e a gonna ampia hanno segnato la storia dell’eleganza femminile. E se in maniera più prorompente e carnale le pin-up del cinema hollywoodiano ne hanno fatto la bandiera dell’erotismo, l’animalier è riuscito a conquistare icone di eleganza come Jacqueline Kennedy, irriverenti contestatrici degli anni Settanta, fino a dive come Madonna. Nella grande abbuffata di maculato che si annuncia per l’autunno-inverno spiccano gli abitibustier dei Dolce e Gabbana, da sempre grandi interpreti del genere in versione supersexy. Blugirl si diverte a offrire versioni con colori fluo che piacciono molto alle ragazze, come del resto le maglie stretch di Iceberg. I trench animalier, da vera maliarda, fanno bella mostra da H&M a prezzi minimal. Etro crea mise pensate per la donna borghese iper-chic mentre Roberto Cavalli punta sull’espressione più grintosa. Lo stile leopard si rincorre sulle décolleté classiche di Christian Dior, le ballerine Ferragamo, i sandali fetish di Miu Miu e gli stivaletti di Gucci, Giuseppe Zanotti e Cesare Paciotti. Anche le borse si prendono una bella rivincita sul fronte del maculato. Piccole (per la sera) o capienti (per il giorno) portano, tra le altre, la griffe di Prada, Fendi, Gucci, Rocco Barocco ma anche Moschino, Anna Molinari. E l’animalier dilaga anche fuori dai guardaroba e finisce sulle sedute dei divani, i pouff dei salotti barocchi, i cuscini, le lenzuola da alcova romantica. È un vero tormentone mirato ad ampliare l’esercito, già consistente, delle fan di questo genere: donne dalla sensualità esplosiva o tenere fanciulle, unite dalla passione per il maculato peccaminoso. © RIPRODUZIONE RISERVATA ILLUSTRAZIONE GRUAU È DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 45 La mia donna felina così sicura di sé ROBERTO CAVALLI IRONICA La mania del maculato non ha confini e sbarca, con molta ironia, anche tra gli oggetti d’uso quotidiano Come le scope in setola del marchio Maiuguali pulizia I miei primi maculati risalgono a quarant’anni fa. E da allora la mia passione per questo tipo di stampa, è cresciuta di giorno in giorno. Sono considerato il “re del maculato”, e non so se merito questa definizione. Ma una cosa è certa. Il mio tessuto piace alle donne e, soprattutto, le rende belle. Ricordo che per elaborare il mio primo animalier ero andato allo zoo di Pistoia per fotografare un leopardo. Volevo che il mio tessuto fosse speciale e riuscisse a trasmettere la bellezza del manto di quell’animale. Il maculato è fortemente connaturato alla mia storia di stilista e creativo e non ho mai smesso di farlo perché trovo che sia uno dei capitoli irrinunciabili della moda. Quella dei giorni nostri ma anche la moda del passato. Quattro anni fa, a New York, a una mostra organizzata dal Metropolitan Museum, dove erano esposti anche molti miei abiti maculati, c’erano tanti pezzi storici che risalivano al Settecento. Segno che la passione per questo tipo tessuto è antica e radicata. Per creare un disegno animalier che sappia trasmettere una vera emozione ci vogliono talento, pignoleria, voglia di ricercare e di sperimentare. Mia moglie Eva e io lavoriamo giornate intere, a volte settimane, per trovare quella speciale sfumatura che ti fa dire: «Sì, questo maculato è davvero bello». Io parto sempre dalle immagini, le studio, ci rifletto e poi elaboro un modello. Tutto questo tenendo sempre presente in che periodi dell’anno verranno indossati quegli abiti. Se sono destinati al- l’inverno mi piace giocare sul manto di animali con il pelo, dal leopardo alla giraffa. Se si tratta di mise estive preferisco ispirarmi alle squame dei serpenti. Invece i jeans stretchanimalier (che sono stato il primo a fare e che hanno avuto un grande successo) vanno bene in tutte le stagioni. So benissimo che non tutte le donne impazziscono per il maculato. Alcune lo considerano troppo volgare e non lo degnano di attenzione. Secondo me sbagliano. Perché l’animalier, se ben indossato e se interpretato nel modo corretto, riesce a trasmettere alla donna la grinta felina di un leopardo. Certo, ogni cosa va dosata e calibrata. Il mio consiglio è di equilibrare la forza di un tessuto maculato con accessori più soft. Il top sono le ballerine, o comunque le scarpe raso terra che donano un’andatura angelica. Tra le donne famose che hanno portato alla perfezione i miei abiti animalier, ricordo, con una certa emozione, la top model Cindy Crawford. Il tessuto aveva la stampa del manto di una tigre, testa compresa, e lei lo ha indossato in passerella con tale convinzione e sensualità, che c’è stata un’ovazione del pubblico. Anche Victoria Beckham e Jennifer Lopez hanno la giusta attitudine per indossare con eleganza abiti di questo genere, che richiedono sicurezza di portamento e quella che gli americani chiamano self confidence. E se una donna ha questo piglio allora si può permettere anche un tacco alto. Garantisco: donne così fanno girare la testa. LEGGERA Pratica, leggera e confortevole la borsa, con stampa animalier, di Cafè Noir Pensata per le donne che amano essere sempre alla moda SEXY Ci vuole grinta e una camminata sicura per indossare lo stivaletto di Luciano Padovan, “armato” di tacco stiletto, davvero molto sexy © RIPRODUZIONE RISERVATA SELVAGGIA Blumarine abbandona le atmosfere romantiche e riscopre il richiamo della foresta in un abito corto con stampa tigrata MALIZIOSA La ballerina di Miu Miu è uno tra gli accessori più maliziosi che una donna possa esibire giocando sulla finta innocenza di una scarpa baby AGGRESSIVA Rocco Barocco è da sempre un fan del maculato Abiti e borse animalier abbondano nelle sue collezioni GHEPARDA MORBIDA Effetto maculato anche per la morbida pochette di Etro dai colori caldi Tessuti morbidi e sfumature Roberto Cavalli trasforma la donna in una sinuosa gheparda AFRICANA Echi africani nell’abito Dolce e Gabbana Per sedurre con un total look maculato BON TON La scarpa décolleté di Christian Dior è la massima espressione del bon ton in stile animalier. Specie se indossata con un tubino nero 46 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 l’incontro Nazionalpopolari L’infanzia da provinciale in collina, tutte le domeniche a messa, una mamma professoressa di italiano “La tv? A quei tempi il mio sogno era fare la benzinaia”, dice oggi la “sanguinaria dell’Auditel” Che qui confida amori, paure, “sfigaggini” e il fortissimo legame con il figlio Gabriele Prima di contrattaccare: “Trucida io? Chi mi critica è snob, peggio è miope: si sente superiore agli altri” Maria De Filippi aranno le quotidiane partite di tennis, sarà il riposo forzato di agosto, Maria De Filippi ha l’aria di un’adolescente appena tornata sui banchi di scuola. «Lasci stare, C’è posta per te riparte il 18 settembre, Uomini e donne il 20 e Amici il 2 ottobre», esordisce. Ma tutto questo non le pesa. L’inattività la logora più delle intere giornate trascorse a progettare e condurre le sue creature televisive. «La mammografia, quella sì mi ha stressato», dice accendendosi la prima sigaretta della giornata. «Sa che io non l’avevo mai fatta? Mi ero limitata all’ecografia, perché avevo paura che tutto quello strizzamento facesse male. Così eccomi lì, davanti alla dottoressa che guarda le lastre e parla d’altro. Io vado nel panico. La incalzo: “Sì, vabbè, ma che c’è lì?”. E lei: “Ma niente, niente”». La guerra dell’Auditel è appena ripresa dopo il letargo estivo tutto repliche e frattaglie, lei per far onore al titolo di “sanguinaria” del piccolo schermo dovrà sbaragliare la concorrenza su tutti i fronti. Non sarà difficile con l’Italia che morbosamente resta incollata a C’è posta in attesa che una famiglia si riunisca, che due amanti separati ritrovino la strada, che una figlia in età da marito riabbracci il padre che non vede dall’asilo. «Scelgo le storie che mi coinvolgono di più. Non necessariamente le più trucide», rettifica. «Chi viene a C’è posta non lo fa per voglia di apparire, c’è sempre di fondo un’autentica disperazione». La regina della tv è una di casa, nessuno dei telespettatori la chiama per cognome. Solo Maria. Maria nazionale. Eppure giura che la tv non era proprio nei suoi piani. Che tutto è successo per caso. «Io da piccola volevo fare la benzinaia». Non sta scherzando. L’enigma De Filippi è tutto sigillato negli anni trascorsi in provincia, con mamma, papà e un fratello più grande e zelante. «Sono nata a Milano, poi ci siamo trasferiti a dentro, ma diventai bravissima. Giurisprudenza l’avevo scelta io, ero libera di frequentare o non frequentare, la materia m’interessava. Partii con la voglia di far bene e se non prendevo almeno ventinove rifiutavo il voto. Ero proprio una martella». Ma la televisione? «Mi lasci raccontare, sennò mica capisce perché sono così. Mio padre, a quel punto era pazzo di me, mia madre invece ripeteva che prima me ne andavo di casa e meglio era. “Non darle retta, tua madre si è emancipata, non starla a sentire. Resta qua”, diceva papà. Lui era del nord, ma più meridionale di un meridionale. Avrebbe voluto mamma a casa tutta per sé. Non avrebbe mai accettato che indossasse un vestito rosso. Lei non gliel’ha mai data vinta, amava viaggiare, andare a teatro, giocare a carte con le amiche. Alla fine, tanto ha contato la mamma perché la vedevo più felice di papà, che aveva combattuto tutta la vita per tenersi lei appiccicata e non c’era riuscito. Aveva vinto lei su tutti i fronti. Feci il concorso in magistratura — come mamma voleva — e fui bocciata. Per mantenermi facevo le tesi di laurea; avevo risposto a un’inserzione sul gior- Il termine tronista ormai è entrato nel vocabolario Non piace neanche a me, ma evito di pensare continuamente che sono meglio o più intelligente di lui FOTO LIVERANI S ROMA Pavia, dove mio padre aveva un’azienda agricola in collina, nell’Oltrepò», racconta. «Lì c’erano un benzinaio, il bar dei giovani, il bar dei vecchi e un alimentari. Niente di più. Corrado, il benzinaio, era davanti a casa nostra e spesso stavo da lui. Pensavo che quel mestiere fosse fonte di grandi guadagni perché il portafogli a soffietto di Corrado era sempre pieno di banconote. Così tornavo a casa e ogni volta era la solita solfa: “Papà, ma perché non fai il benzinaio?”. La domenica si andava in chiesa, su quello papà era intransigente. Mi divertiva, perché era uno spettacolo unico. Da una parte le donne, dall’altra gli uomini, e se ti piaceva qualcuno certo non seguivi la funzione, col risultato che il prete non lo guardava nessuno». Racconta come se stesse parlando di un’altra, con la medesima intonazione di quando riassume in trasmissione vita morte e miracoli delle storie degli altri. Però si vede che si è analizzata a fondo, che ha sciolto con pazienza i nodi che la provincia le ha stretto intorno, che l’understatement che l’ha resa celebre è un’eredità degli anni trascorsi nell’Oltrepò, e non basteranno mille telegatti a eliminare quella riluttanza ad apparire. «In collina, tutto sempre in collina, io pensavo che la mia vita sarebbe stata lì per sempre», continua. «In collina anche il primo amore. Che grande sofferenza. Era un ragazzo di Torino, ma non mi dichiarai mai, perché mi consideravo un cesso, avevo duemila complessi. D’inverno gli scrivevo — ricordo ancora l’indirizzo, via XX Settembre 69. Finché non si mise con un’altra…». Un’infanzia normale, i grilli per la testa messi sempre a tacere dalla mamma Pina, professoressa di italiano, latino e greco. Per una destinata al liceo classico era come per un ladro avere un carabiniere in casa. «Parlò con il preside davanti a me, me lo ricorderò finché campo: “È diversa da suo fratello, meglio se la mettete in una sezione più facile”. Infatti, non studiavo. Ero furba, brava a copiare. Una volta mi fece uno scherzo crudele, mi nascose il libro di italiano e io per tre mesi non me ne accorsi. Aspettavo tutto il giorno di uscire con la Vespa, alle sei del pomeriggio, il momento più euforico della giornata. E prendevo una multa dietro l’altra. Una volta la feci grossa, per pagarne una più salata delle altre rubai in casa un pezzo d’argento e andai a venderlo in una gioielleria dall’altra parte della città. Pavia è uno sputo, fui smascherata e portata per un orecchio davanti al gioielliere. Alla maturità presi un voto alto, ma ormai posso dirlo: copiai. Poi l’università. Non so cosa mi scattò nale, mi davano un milione e mezzo a tesi. Il primo lavoro, sempre della serie “mantieniti”, me lo trovò mamma alla Univideo. Ci stetti un anno, non mi piaceva per niente, poi conobbi Maurizio (Costanzo) al Festival di Venezia… mi propose di venire a lavorare a Roma…». Finalmente tutta tv. «Macché, ogni weekend ero a casa. Per anni ero rimasta appiccicata a papà, sdraiata sulla sua pancia a riordinargli i capelli con il pettine che aveva nel taschino. Una cozza umana». Poi ci sarà stata la presenza di Costanzo da giustificare. Lui classe 1938, coniugato. Lei classe 1961, stagista. Un terremoto nella famiglia dell’Oltrepò. «Mio fratello incalzava: “Sei pazza? Vuoi che lo sappiano dai giornali?”. Così lo dissi io a entrambi. Prima a mamma, che prese il telefono e lo chiamò: “Scusi, ma lei che è sposato che vuole da mia figlia?”. Lui rispose che aveva intenzione di separarsi e lei si quietò. A papà lo dissi con riluttanza, mentre mi lavavo i denti per ostentare tranquillità. Non batté ciglio. Era incazzato, preoccupato. Gli scrissi una lunghissima lettera, l’unica che gli abbia mai scritto, e dopo le cose cambiarono. Quando Maurizio venne a Pavia a conoscere i miei, mamma se lo studiava, mentre papà fu immediatamente conquistato dalla sua parlantina. Gli uomini sono molto più semplici, bofonchiano ma hanno meno retropensieri di noi. Maurizio mi ha aiutato molto ma non mi ha mai forzato ad assomigliare a lui, mi ha solo insegnato ad accettare le mie sfigaggini». Così Maria De Filippi diventa Maria nazionale ficcando il naso nella privacy, nei sogni e nelle segrete ambizioni della gente comune. «La scelta di raccontare questo tipo di storie non è partita da un discorso di audience, è quello che so fare», puntualizza. «Quando scelgo le storie di C’è posta, mi sento molto la casalinga di Voghera; non mi offende fare programmi nazionalpopolari, mi lusinga. Chi mi critica è snob, peggio, miope, si sente superiore agli altri, più intelligente». I critici televisivi non le perdonano di propagandare modelli negativi. «Già, Uomini e donne non va giù a nessuno», afferra al volo. «Per il concetto di tronista, termine che ormai è entrato anche nello Zingarelli. Secondo me non hanno mai cercato di capire il tronista da un punto di vista sociologico. Il tronista non piace neanche a me, ma evito di pensare continuamente che sono meglio di lui. Anche mia mamma lo guarda in cagnesco. Non potrebbe mai essere figlio mio, pensa». Le paparazzate dell’estate, le foto con suo figlio (il ragazzo avuto in affidamento dieci anni fa e successivamente adottato) una volta la mandavano in bestia, oggi che Gabriele è maggiorenne la fanno sorridere. Estrae dalla busta una serie di istantanee scattate col teleobiettivo. Madre e figlio in spiaggia. Visti così, potrebbero essere due fidanzatini: un ragazzone di un metro e novanta che assomiglia a Jeff Goldblum con una bionda dal bel personalino. «L’adozione ha cambiato le mie priorità», dice accarezzando una delle immagini più tenere. «È stata una scelta non un ripiego. Quando lui è arrivato, pensavo: mi vorrà bene. Poi mi sono chiesta: perché dovrebbe? Perché l’ho portato via da là? In fondo si era adattato, aveva dieci anni. A un’altra famiglia che gli avevano presentato aveva detto di no. E lì ho capito che tra noi due doveva scattare qualcosa che non fosse riconoscenza, che dovevo conquistarlo, che niente era scontato. Ora ha diciannove anni, siamo nella fase università sì/università no. Io, con orrore di mia madre, vorrei che non la facesse. Gli ho detto: “Vieni a lavorare con me, stai un anno lì, impari un mestiere poi decidi”. Lui in realtà non è affatto interessato a quel che faccio, gli piace il disegno. Ma sto cercando di fargli capire che l’università la deve fare quando ne ha voglia, non per convenzione sociale. È bello come il sole», dice sfogliando le foto. «Maurizio... pazzo di lui, ma in modo diverso, perché più adulto. È difficile che vedano lo stesso telefilm, mentre noi due giochiamo anche alla playstation». La chiamano al cellulare per gli ultimi dettagli della prima puntata di C’è posta. «Io prendo male che diano per scontato che tutto quel che faccio debba andare bene», sbotta. «Non è vero che faccio tutto bene, faccio dei grandi errori, me ne accorgo in corsa e non c’è possibilità di recuperare. Ogni volta che inizia un programma, dicono: chi vuoi che vinca? Chi vuoi che vinca un par di palle, io mi faccio un gran culo!». ‘‘ GIUSEPPE VIDETTI © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica @ PROGRAMMI DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 PER SAPERNE DI PIÙ tv.repubblica.it www.laprovadelcuoco.rai.it ■ 47 ANTONELLA CLERICI TORNA IN CUCINA CON “LA PROVA DEL CUOCO” REPUBBLICA WEEKEND Lo speciale sulla Mostra di Venezia e il focus sul film di Saverio Costanzo “La solitudine dei numeri primi”. Il videoforum con Italo Bocchino, capogruppo di Futuro e Libertà. RAI 1 A SKY 7.00 8.40 9.05 9.30 9.50 10.00 11.30 13.00 13.30 13.40 13.45 15.40 17.05 18.00 18.05 19.05 19.35 20.30 21.00 21.50 22.35 1.00 1.20 1.50 2.20 2.30 2.35 2.45 3.50 4.15 CANALE 5 Cartoon Flakes Weekend Karkù- Tf Unfabulos - Tf The Naked Brothers Band Tf Numero Uno Automobilismo: Gp2 Tvm: Jane Doe - La parola chiave - di James A. Contner. Con L. Thompson, J. Penny Tg2 Giorno Tg2 Motori Meteo2 Quelli che aspettano Quelli che il calcio e.... Conduce Simona Ventura Stadio Sprint Tg2 L.I.S. Meteo2 90° Minuto Numero 1 Squadra Speciale Cobra 11 - Tf Tg2 20.30 N.C.I.S. - Tf Castle - Tf La Domenica Sportiva Tg2 Sorgente di vita Extra Factor Almanacco Meteo2 Tg2 E...state con costume Film:Seduta spiritica Con U. Tognazzi Videocomic NET.T.UN.O. 6.00 Fuori orario 7.30 La grande vallata - Tf 8.20 Film: Le signorine dello 04 - Di G. Franciolini. Con P. De Filippo, A. Lualdi 10.00 Pappagone, sul treno 10.15 L’ispettore Derrick - Tf 11.00 Arsenio Lupin - Tf 11.55 Appuntamento al cinema 12.00 Tg3 - Rai Sport Notizie Speciale Tg3 “Festival del Cinema” a Venezia Meteo3 12.25 TeleCamere Salute 12.55 Okkupati 13.25 Passepartout La materia oscura 14.00 Tg Regione Tg Regione Meteo 14.15 Tg3 14.30 Film: Operazione sottoveste - di B. Edwards. Con C. Grant, T. Curtis 15.30 Tg3 Flash Lis 16.40 Film: Il seme del tamarindo - Di B. Edwards. Con J. Andrews, O. Sharif 18.40 Kilimangiaro Album 18.55 Meteo3 19.00 Tg3 19.30 Tg Regione Tg Regione Meteo 20.00 Blob 20.20 Pronto Elisir 21.00 Presa diretta: “Evasori” 23.05 Tg3 23.15 Tg Regione 23.20 Film documentario: Benvenuti a Detroit - Di A. Salvador 0.30 Tg3 / Meteo 3 1.10 Appuntamento al cinema CUCINA Antonella Clerici da domani a “La prova del cuoco” ITALIA 1 6.00 Prima pagina 7.55 Traffico Meteo5 8.00 Tg5 8.50 Film: In corsa con il sole - Di C. T. Kanganis, con J. Belushi, H. Berry, B. Hunter, C. Affleck 11.00 Film: Ricomincio da capo - Di H. Ramis, con B. Murray, A. MacDowell, C. Elliott, B. Doyle-Murray 13.00 Tg5 / Meteo5 13.40 Dietro le quinte 13.45 Film: C’è post@ per te Di Nora Ephron, con Tom Hanks, Meg Ryan, P. Posey 16.00 Film: City of Angels-Città degli angeli - Di B. Silberling, con N. Cage, Meg Ryan, A. Braugher 18.50 Chi vuol esser milionario. Conduce Gerry Scotti 20.00 Tg5 Meteo5 20.40 Bikini 21.15 Distretto di polizia “Maschere e volti” / “Era mia madre” - Tf 23.30 Film: Il papà di Giovanna - Di Pupi Avati, con S. Orlando, A. Rohrwacher, F. Neri, E. Greggio 1.00 Tg5 - Notte / Meteo5 1.30 Film: As You Like It - Come vi piace - Di K. Branagh, con T. Shimada, B. Blessed, R. Clifford 4.05 Providence - Tf 5.30 Tg5-Notte (r) / Meteo5 7.00 7.40 10.50 11.50 12.25 13.00 14.00 15.55 18.20 18.30 19.00 21.25 0.35 2.40 2.55 4.55 5.45 6.00 6.15 09.00 Galantuomini - di E. Winspeare Sky Cinema Italia 09.55 Ciao America! - di B. De Palma Sky Cinema Classics 10.45 Space Chimps - di K. De Micco Sky Cinema Family HD 10.50 Babylon A.D. - di M. Kassovitz Sky Cinema Hits HD 11.25 L'inarrivabile felicità - di S. Lanfield Sky Cinema Classics 11.45 The Last Drop - di C. Teague Sky Cinema Max HD 12.10 Top Secret! - di J. Abrahams Sky Cinema Mania 13.10 Pelham 1 2 3. Ostaggi in metropolitana - di T. Scott Sky Cinema 1 HD ■ cinema pomeriggio 14.00 T come Tigro... e tutti gli amici di Winnie the Pooh - di J. Falkenstein Sky Cinema Family HD 14.05 Mignon è partita - di F. Archibugi Sky Cinema Italia 15.00 Oggi sposi - di L. Lucini Sky Cinema 1 HD 15.40 Malcolm X - di S. Lee Sky Cinema Mania 16.15 Al ritmo del ballo - di I. Rashid Sky Cinema Hits HD 16.40 Inseguendo la vittoria - di S. Gillard Sky Cinema Family HD 17.30 Da grande - di F. Amurri Sky Cinema Italia 18.15 Provaci ancora Stitch! - di T. Craig Sky Cinema Family HD ■ cinema sera 21.00 Fine pena mai - di D. Barletti Sky Cinema 1 HD 21.00 La battaglia di Alamo - di J. Wayne Sky Cinema Classics 21.00 Chrissa - Che fatica la scuola! di M. Coolidge Sky Cinema Family HD 21.00 L'ultimo imperatore di B. Bertolucci Sky Cinema Italia 21.00 Supercop - di S. Tong Sky Cinema Mania 21.00 Al vertice della tensione di P. Robinson Sky Cinema Max HD 21.15 The Women - di D. English Sky Cinema Hits HD ■ cinema notte 22.35 Ballare per un sogno - di D. Grant Sky Cinema Family HD 22.35 Il ventaglio bianco - di J. Chan Sky Cinema Mania 22.40 Immagina che - di K. Kirkpatrick Sky Cinema 1 HD 23.10 Drug War - di H. Gibson Sky Cinema Max HD 23.15 Burn After Reading - di E. Coen Sky Cinema Hits HD 23.50 Il portiere di notte - di L. Cavani Sky Cinema Italia 0.10 T come Tigro... e tutti gli amici di Winnie the Pooh - di J. Falkenstein Sky Cinema Family HD 0.25 Two Lovers - di J. Gray Sky Cinema Mania sport ■ 18.30 Ep. 2 Serie A Remix Sky Sport 1 HD 19.00 Motorsports Weekend EuroSport HD 19.00 Euro Calcio Show Sky Sport 1 HD 19.00 Rugby: Australia - Nuova Zelanda Tri Nations 2010 (r) Sky Sport 2 HD 19.00 Calcio: Una partita Liga Sky Sport 3 HD 19.00 Calcio: Villareal - Espanyol Liga Sky Supercalcio HD 19.15 Biliardo: Mastersit City di Shanghai (r) EuroSport HD 20.00 SKY Calcio Show Sky Sport 1 HD 20.00 Boban. I Signori del Calcio (r) Sky Sport Extra 20.30 Motorsports Weekend (r) EuroSport HD 20.30 News Weekend Eurosport 2 20.45 Motori: Silk Way Rally Raid (diff.) EuroSport HD 20.45 The Daily Surf Report Eurosport 2 20.45 Calcio: Napoli - Bari Serie A Sky Sport 1 HD 20.45 Wrestling: Ep. 11 WWE Domestic Raw (r) Sky Sport 2 HD 21.00 Tennis: US Open (r) EuroSport HD 21.00 Calcio: Corea del Sud - Germania Coppa del Mondo femminile U17 Eurosport 2 21.00 Golf: The KLM Open PGA European Tour (r) Sky Sport 3 HD 21.00 Rugby: Australia - Nuova Zelanda Tri Nations 2010 (r) Sky Sport Extra 21.00 Calcio: Siviglia - Deportivo La Coruna Liga Sky Supercalcio HD 21.45 Game, Set and Mats (r) EuroSport HD 22.00 Tennis: US Open EuroSport HD 22.30 Poker: Ep. 5 Heads Up Poker Club Tournament (r) Sky Sport 2 HD 22.45 SKY Calcio Show Sky Sport 1 HD 22.45 Ep. 2 Nissan The Quest (r) Sky Sport Extra 23.00 Ciclismo: Grand Prix Cycliste de Québec (r) Eurosport 2 23.00 Calcio: Una partita Liga (r) Sky Sport 3 HD 23.00 Golf: The KLM Open PGA European Tour (r) Sky Sport Extra 23.00 Euro Calcio Show Sky Supercalcio HD 23.15 Poker: Ep. 6 Heads Up Poker Club Tournament (r) Sky Sport 2 HD 23.30 Calcio: Everton - Manchester United Premier League (r) Sky Supercalcio HD FOX 10.45 10.50 10.50 11.05 11.05 11.35 11.45 11.55 12.00 12.00 12.05 12.35 12.45 12.50 12.50 13.00 13.00 13.15 13.25 13.30 13.40 13.40 13.55 14.00 Greek Fox HD Siska Fox Crime HD Cambio moglie Fox Life T.J. Hooker Fox Retro N.Y.P.D. - New York Police Department FX I Simpson Fox HD S.O.S. Tata Fox Life La signora in giallo Fox Crime HD Love Boat Fox Retro Jarod - Il camaleonte FX I Simpson Fox HD I Simpson Fox HD Dharma e Greg Fox Life L'ispettore Barnaby Fox Crime HD Jarod - Il camaleonte FX I Simpson Fox HD I Jefferson Fox Retro La Tata Fox Life Il mio amico Arnold Fox Retro Tutto in famiglia Fox HD La Tata Fox Life Frasier FX Il mio amico Arnold Fox Retro Dr. House - Medical Division Fox HD RETE 4 Ned - Tf Cartoni animati Knight Rider - Tf Grand Prix Studio Aperto Meteo Guida al campionato Film: Free Willy 3 - Il salvataggio - Di Sam Pillsbury, con J.J. Richter, P. Kirkpatrick Film: Sheena-Regina della giungla - Di J. Guillermin, con T. Roberts, T, Wass, D. Scott Cartoni Studio Aperto Meteo Film: Il giro del mondo in 80 giorni - Di F. Coraci, con S. Coogan, J. Chan Colorado. Con R. Brescia, N. Savino - Show Film: E allora mambo - Di L. Pellegrini, con L. Bizzarri, P. Kessisoglu, L. Littizzetto, M. Maggi Media Shopping Film: La schivata - Di A. Kechiche, con O. Elkharraz Una pupa in libreria- Sitcom Media Shopping La tata - Sitcom La tata - Sitcom [servizio a pagamento] cinema mattina ■ Clerici” la conduttrice preparerà una ricetta di cucina semplice. Per i più piccoli ci sarà “Il gioco del cuoco” condotto da Lorenzo Branchetti. Antonella Clerici non nasconde il disagio che le ha provocato dover stare lontano per due anni dal programma. «Vedere Elisa Isoardi in questo studio per me era un dolore» ha detto la conduttrice «sia chiaro, non è colpa sua: lei ha solo preso un'occasione che le è capitata e che, mi auguro, le porti la stessa fortuna che ha portato a me. Tra noi non c'è alcuna rivalità». RAI 3 RAI 2 6.10 Quark Atlante - Immagine dal Pianeta 6.30 Mattina in famiglia. Conducono T. Timperi, M. Leone. All’interno: 7.00-8.00 Tg1; 8.55 Tg1 Lis 9.00 50° Anniversario delle Frecce Tricolori 10.00 Linea Verde Orizzonti Estate 10.30 A sua immagine 10.55 Santa Messa dalla Basilica S. Casa in Loreto 12.00 Recita dell’Angelus da Castel Gandolfo 12.20 Linea Verde Estate 13.10 Automobilismo: Gran Premio d’Italia di Formula 1. All’interno: 13.30 Telegiornale 16.30 Tg1 Che tempo fa 16.35 50° Anniversario delle Frecce Tricolori 18.50 L’Eredità 20.00 Tg1 20.35 Rai Tg Sport 20.40 Soliti ignoti 21.20 Non sparate sul pianista Conduce C. Conti 21.15 Miss Italia 2010. Conduce M. Carlucci con E. Filiberto 0.35 Tg1 Notte / Che tempo fa 1.00 Cinematografo 2.00 Sette Note Musica e Musiche 2.20 Così è la mia vita...Sottovoce 3.00 Superstar SATELLITE NTONELLA Clerici torna al timone di La prova del cuoco (da domani su RaiUno, alle 12). Nel cast confermati Anna Moroni e Gianfranco Vissani, “La cucina delle stelle” con Branko e la “Gara in famiglia” il cui giudice sarà Claudio Lippi. Ma questa decima edizione riserva delle novità. Accanto alle sfide tra gli chef storici ci sarà la “Caccia al cuoco”: ogni settimana uno tra dodici chef emergenti sosterranno un provino in diretta preparando un piatto che verrà giudicato con il televoto. In “Casa DIGITALE TERRESTRE Oggi DEEJAY TV LA SETTE 5.45 Le indagini di Miss Sophie - Tf 6.25 Tg4 Rassegna stampa 6.35 Media Shopping 7.05 Sei forte maestro - Tf 9.20 Artezip 9.25 Valle d’Aosta - Dal Cervino ad Aosta - Doc 10.00 Santa Messa 11.00 Pianeta mare 11.30 Tg4. All’interno: Meteo 12.00 Melaverde 13.30 Pianeta Mare. Sulle rotte dei gabbiani 13.50 Vie d’Italia notizie sul traffico 13.55 Tutti per Bruno - Tf 15.15 Film: Mille bolle blu - Di L. Pompucci, con S. Dionisi, P. Bonacelli, C. Bigagli, M. Fadda 17.05 Film: Tarzan, l’uomo scimmia/Tarzan il re della giungla - Di J. M. Newman, con D. Miller, J. Barnes, C. Danova 18.55 Tg4. All’interno: Meteo 19.35 Colombo - Tf 21.30 Quarto grado 23.20 Contro campo. Anteprima 23.30 Contro campo. Conducono A. Brandi, A. Ventura 1.10 Tg4 Rassegna stampa 1.25 Correndo per il mondo 2.10 Film: Habana Blues - Di B. Zambrano, con A. Yoel Garcia Osorio, R. Sanmartin 4.00 Le comiche di Stanlio e Ollio - Tf 5.04 Come eravamo - Show 06.00 Tg La7 meteo oroscopo traffico - Informazione 07.00 Omnibus. All'interno alle ore 07.30 Tg La7 09.55 Movie Flash 10.00 La7 Doc. Global Food: Pizza: a ciascuno la sua (pizza nostra) 11.20 Movie Flash 11.25 Speciale Tg La7 “Cosa dice Berlusconi”. Conduce Tiziana Panella 13.30 Tg La7 - Informazione 13.55 Movie Flash 14.00 Film: L'uomo e il diavolo - di C. Autant-Lara, con G. Philipe, D. Darrieux, A. Lualdi 16.20 Chiamata D’emergenza-Tf 13.45 Mc Gyver - Tf 17.40 Film: E' ricca, la sposo e l'ammazzo - di E. May, con W. Matthau, E. May, J. Weston 20.00 Tg La7 - Informazione 20.30 Chef per un giorno - Debora Caprioglio 21.30 Niente di Personale - Spe ciale Ambrosoli: "Mi scusi, avvocato Ambrosoli" 23.35 Tg La 7 - Informazione 23.45 Film: Un eroe borghese di M. Placido, con F. Bentivoglio, M. Placido 01.50 Movie Flash 01.55 WSOP - World Series Of Poker 2007 03.00 Film: Il tetto - di V. De Sica, con G. Pallotta, G. Listuzzi, G. Renzelli 6.00 9.45 10.30 13.30 13.55 14.00 15.00 15.55 16.00 18.55 19.00 20.00 21.00 22.30 23.00 1.00 Coffee & Deejay Weekend The Club Deejay Hits The Club Deejay Tg I-Tunes Festival Summer Love Deejay Tg Summer Days Deejay Tg Deejay Music Club The Club Deejay Music Club The Life & Times of Tim The Lift Deejay Night MTV 9.00 10.00 11.00 11.30 12.00 13.30 15.00 16.00 16.05 16.30 17.00 17.05 18.00 18.05 19.00 19.05 21.00 21.05 23.00 1.00 2.00 Made The City The Hills Mtv The Summer Song Europe Top 20 The Pink Floyd Story Jersey Shore Mtv News Mtv The Summer Song Summer Hits Mtv News Hitlist Italia Mtv News Mtv The Summer Song Mtv News Speciale Mtv News Mtv News Megamovie Randy Jackson Presents True Life Summer Hits RAI RAI 4 ■ 6.25 6.30 6.45 7.35 8.20 9.05 9.30 11.15 12.40 13.55 15.45 17.20 18.05 18.50 20.20 21.10 23.05 01.05 02.40 04.40 Maddecheao’ - Varietà La situazione comica - Varietà The Legend of Bruce Lee - Serie Tv Streghe - Tf The Middleman - Serie Tv Eureka Seven - Cartoni Dead Zone - Serie Tv Film: Gli avventurieri del pianeta Terra - di R. Clouse, con Y. Brinner, Von Sydow, J. Miles Fisica o Chimica - Serie Tv Film: Abuso di potere - di J. Kaplan, con K. Russell, R. Liotta, M. Stowe Film: Bobby Z., il signore della droga - J. Herzfeld, con P. Walker, L. Fishburne, J. Lewis Dead Zone - Tf The Cleaner - Serie Tv Brothers & Sisters - Tf Desperate Housewives - Serie Tv Film: Senza via di scampo - di R. Donaldson, con K. Costner, G. Hackman Film: Kalifornia - di D. Sena, con B. Pitt, J. ewis, D. Duchovn Film: Charlie Bartlett - di .Poll, con A. Yelchin, H. Davis, R. Downey Jr. Rome - Serie Tv Film: Break Up - P. Marcus, con B. Fonda, K. Sutherland, P. A. Miller ■ 6.30 6.55 7.20 8.55 10.35 14.05 15.45 17.35 19.15 21.00 22.45 0.35 2.15 4.00 4.50 ■ PREMIUM Baldini e Simoni - Sitcom Cocktail d’amore Uno di noi - Tf Film: Ultimo banco - di U. Marino, con P. Quartullo, M. Moscatelli, P. Piccinini Per una notte d’amore - Miniserie Amanti e segreti 2 - Miniserie Film: Maria Goretti di G. Base, con M. Pinto, M. Bonelli, M. Messeri La maledizione dei templari - Miniserie La Omicidi - Miniserie La stagione dei delitti - Miniserie Tutti pazzi per amore - Tf La stagione dei delitti - Miniserie Tutti pazzi per amore - Tf Italian Restaurant - Sitcom La maledizione dei templari - Miniserie MOVIE 7.05 Film: Ferdinando I re di Napoli - di G. Franciolini, con P., E. e T. De Filippo 8.50 Film: Totò contro i quattro - di Steno, con Totò, A. Fabrizi, P. De Filippo 10.30 Ciakpoint - 67a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia 11.25 Film: Come inguaiammo il cinema italiano - di Ciprì e Maresco, con F. Franchi e C. Ingrassia 13.05 Ciakpoint - 67a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia 14.00 Film: L’appartamento spagnolo - di C. Klapisch, con R. Duris, A. Tautou 16.05 Ciakpoint - 67a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia 17.00 Film: I nuovi mostri - di M. Monicelli e D. Risi, con V. Gassman, U. Tognazzi, A. Sordi 18.30 Film: Venezia la luna e tu - di D. Risi, con A. Sordi, N. Manfredi, M. Allasio 20.10 Ciakpoint - 67a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia 21.05 Film: Uno contro l’altro praticamente amici - di B. Corbucci, con R. Pozzetto, T. Milian, A. M. Rizzoli 22.30 Film: Subway - di L. Besson, con C. Lambert, I. Adjani, J. Reno 0.15 Film: La bugiarda - di L. Comencini ■ 9.10 9.45 10.00 13.00 13.20 13.45 14.00 16.00 17.50 18.25 18.45 19.20 19.30 20.40 20.50 21.00 23.20 EXTRA Extra Factor Blob d’annata Miss Italia 2010 Primi passi: Piero Chiambretti Piloti Blob d’annata Presa diretta Blu notte. Sicilia nera La Superstoria Piloti Extra Factor Album di persone notevoli Porta a Porta Estate Piloti Blob PippoChennedy Show Avanzi MEDIASET PREMIUM 14.05 14.10 14.25 14.30 14.40 14.50 14.55 15.05 15.25 15.25 15.35 15.40 15.55 15.55 16.05 16.25 16.30 16.30 16.50 16.55 16.55 17.20 17.25 Archer FX Bones Fox Life Il mio amico Arnold Fox Retro 24 FX Law & Order - I due volti della giustizia Fox Crime HD Dr. House - Medical Division Fox HD Il mio amico Arnold Fox Retro Bones Fox Life Il mio amico Arnold Fox Retro Eureka FX N.C.I.S. - Unità anticrimine Fox Crime HD I Simpson Fox HD Una famiglia a dieta Fox Life Hazzard Fox Retro I Simpson Fox HD Eureka FX Tutto in famiglia Fox HD La signora in giallo Fox Crime HD Ally McBeal Fox Life Tutto in famiglia Fox HD Arsenio Lupin Fox Retro Eureka FX I Simpson Fox HD 17.25 Law & Order: Criminal Intent Fox Crime HD 17.40 S.O.S. Tata Fox Life 17.50 I Simpson Fox HD 18.00 Attenti a quei due Fox Retro 18.15 24 FX 18.20 La vita secondo Jim Fox HD 18.20 White Collar Fox Crime HD 18.40 Dharma e Greg Fox Life 18.45 La vita secondo Jim Fox HD 19.00 Charlie's Angels Fox Retro 19.05 Missing Fox Life 19.10 I Griffin Fox HD 19.15 Il Commissario Cordier Fox Crime HD 19.15 24 FX 19.35 I Griffin Fox HD 20.00 I Simpson Fox HD 20.00 Love Boat Fox Retro 20.05 Dharma e Greg Fox Life 20.10 Bored to Death - Investigatore per noia FX 20.30 I Simpson Fox HD 20.30 La Tata Fox Life 20.35 Mr. Bean FX 21.00 I Simpson Fox HD 21.00 Law & Order: Unità Speciale Fox Crime HD 21.00 S.O.S. Tata Fox Life 21.00 Attenti a quei due Fox Retro 21.00 X-Files FX 21.25 I Simpson Fox HD 21.50 The Cleveland Show Fox HD 21.55 Law & Order: Unità Speciale Fox Crime HD 21.55 S.O.S. Tata Fox Life 21.55 X-Files FX 22.00 Attenti a quei due Fox Retro 22.15 The Cleveland Show Fox HD 22.40 Eureka FX 22.45 American Dad Fox HD 22.45 Ghost Whisperer Fox Life 22.50 Law & Order: Unità Speciale Fox Crime HD 23.00 Il Tenente Colombo (1968-1978) Fox Retro 23.05 American Dad Fox HD 23.30 The Unit FX 23.35 Happy Town Fox HD 23.40 Medium Fox Life cinema ■ 8.10 Scoop - di W. Allen Premium Cinema 9.25 Il diavolo è femmina - di G. Cukor Studio Universal 10.15 Payback - La rivincita di Potter - di B. Helgeland Premiun Cinema Energy 11.00 Always-Per sempre - di S. Spielberg Studio Universal 11.35 Il sesto senso - di M. N. Shymalan Premium Cinema 12.30 Due settimane per innamorarsi di M. Lawrence Premium Cinema Emotion 13.05 Pulp Fiction - di Q. Tarantino Studio Universal 13.30 Il grande sogno - di M. Placido Premium Cinema 15.20 Presenze dal profondo-di S. Sommers Premium Cinema Energy 16.25 Harry, ti presento Sally...- di R. Reiner Studio Universal 16.30 Chocolat- di L. Hallstrom 18.05 18.40 19.10 19.15 21.00 21.00 21.00 21.00 22.35 22.50 Premium Cinema Emotion Il principe delle maree - di B. Streisand Studio Universal Gioco d’amore - di S. Raimi Premiun Cinema Emotion Inganni svelati - di B. Rafelson Premium Cinema Energy Se devo essere sincera - di D.Ferrario Premium Cinema Scooby-Doo2: Mostri scatenati di R. Gosnell Premium Cinema Energy Via da Las Vegas - di M. Figgis Studio Universal Un amore tutto suo - di J. Turteltaub Premium Cinema Emotion Cosmonauta - S. Nicchiarelli Premium Cinema La spia che ci provava - di J. Roach Premium Cinema Energy Sarà perché ti amo - di P. Pouzadoux Premium Cinema Emotion IRIS 14.55 16.15 16.20 16.30 19.05 19.10 20.45 21.00 23.00 0.30 0.35 Film: Il cigno nero - di H. King. Con T. Power, M. O’Hara Tre minuti con Media Shopping Ciak Speciale Film: The Golden Bowl - di J. Ivory, con U. Thurman, J. Northam, N. Nolte, K. Beckinsale Anica Flash The Inside (2 episodi) - Tf Tgcom / Tgcome cinema e dintorni Film: Sogno di una notte di mezza estate - M. Hoffman. Con C. Bale, R. Everett, C. Floxkhart Film: Senza possibilità di fuga /Fuga disperata - di R. Bralver, con M. Dudikoff, M. Hamill, R. Mitchum Anica Flash Killer Instinct (2 episodi) - Tf ■ intrattenimento 10.00 10.00 10.35 10.45 11.40 12.25 12.55 13.10 13.55 14.40 16.00 16.00 16.25 17.30 18.00 21.00 21.00 21.00 22.00 23.10 23.20 23.35 00.55 40 giorni e 40 notti - Film Mya Cold Case - Tf Joi Taken - Tf Steel Dr. House - Tf Joi 10 cose che odio di te - Mya H2O - Tf Joi One Tree Hill - Tf Mya Senza traccia - Tf Steel Duplicity - Film Joi Chuck - Tf Steel Packed To The Rafters - Tf Joi My Last Five Girlfriends - Tvm Mya The Commander - Film Steel Amori e incantesimi - Film Mya The Bourne Identity - Film Steel It Crowd - Sitcom Steel The Middle - Tf Joi Mercy - Tf Mya 100 ragazze - Film Steel L’attimo fuggente - Film Joi United States of Tara - Tf Mya Tripping the Rift - Tf Steel Un amore da vicino - Tvm Mya CIELO 12.00 13.00 13.30 14.00 15.00 16.00 17.00 18.00 19.00 20.00 21.00 22.00 23.00 0.00 0.30 F.A.D. Jamie’s Great Italian Escape Ricette di Laura Ravaioli Cambio vita... mi trasformo Seven The Guard - Serie Tv The Guard - Serie Tv The Listener - Serie Tv Cielo TG24 sera The Listener - Serie Tv Dollhouse - Serie Tv Buffy - Serie Tv Buffy - Serie Tv Cielo TG24 notte Crash - Contatto fisico la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 ■ 48 SPORT Anticipi shock nella seconda giornata: i rossoneri battuti 2-0 dai neopromossi romagnoli, Ibra sbaglia anche un rigore. E la Roma finisce umiliata a Cagliari Le pagelle ENRICO CURRÒ Dinho disastroso si salva Robinho CESENA 6,5 Vola su un destro di Dinho, sospetta un superlavoro: illusione ottica. CECCARELLI 7 Decisivo con le sovrapposizioni a Schelotto e con l’assist dell’1-0. PELLEGRINO 6,5 Respinge più palloni che può. VON BERGEN 6 Nome da direttore d’orchestra, modi da difensore spiccio. NAGATOMO 6 Regge il jet-lag e frena Pato. APPIAH 6,5 L’esperienza c’è e si vede. COLUCCI 6 Si specchia in Pirlo, con molti meno palloni da giocare. PAROLO 6,5 L’ex rifinitore fa molto il mediano e sfiora il gol con un sinistro affilato. SCHELOTTO 7 Fantasia, corsa e tattica: Prandelli aveva già annotato. BOGDANI 7 Macchinoso ma sensazionale al dunque: un gol e un assist. Dal 36' st Malonga sv. GIACCHERINI 7 Quando macina funziona. Il sinistro incrociato in corsa del gol è perfetto. ANTONIOLI MILAN 6 Fino al primo gol è impegnato più che altro sui cross. Poi la difesa non lo copre più. Nel finale evita un punteggio umiliante. BONERA 5,5 Gli schemi di Allegri prevedono che i due terzini spingano parecchio. Lui si adegua, salvo soffrire Giaccherini. Nella ripresa trasloca al centro. PAPASTATHOPULOS 5 Da controfigura di Nesta la brutta figura è in agguato. Sul cross di Ceccarelli smarrisce Bogdani e sul contropiede del 2-0 annaspa. THIAGO SILVA 5 Stilista che non disdegna le incursioni sui corner (sfiorato un altro gol), lascia la sensazione di perdere sicurezza e posizione, quando è orfano di Nesta. Non rientra per infortunio muscolare. Dall’1’ st Abate 5,5: solita corsa sul binario. ANTONINI 5 Gli capita l’anguillesco Schelotto, il che fa risaltare le difficoltà in copertura più delle intuizioni da ala. GATTUSO 6 Corre di nuovo a perdifiato, pressa e si getta negli spazi: cerca invano di evitare lo scollamento della squadra. Dal 19’ st Inzaghi 6: dà subito più rapidità e infatti conquista il rigore. PIRLO 5,5 Lo scarso dinamismo dei tre attaccanti complica la sua partita quanto il fatto di essere il solo di fatto deputato all’avvio dell’azione. AMBROSINI 6 L’ultima volta con la maglia del Cesena fu da minorenne. Torna da capitano del Milan, ma è un leader costretto al gregariato. PATO 6 E’ il più pungente del trio d’attacco, anche se le sue giocate sembrano sempre troppo estemporanee. IBRAHIMOVIC 4,5 L’inizio è promettente per l’ardore, il seguito molto meno: appare fatalmente avulso dal contesto. Ci aggiunge il rigore sul palo. RONALDINHO 4,5 Entra nella partita con distratta e saltuaria efficacia: se il ritmo sale, il suo rendimento cala. Dall’11’ st Robinho 6: cerca triangolazioni tra la folla. ARBITRO RUSSO 6 Direzione sobria.. ABBIATI © RIPRODUZIONE RISERVATA Le stelle piangono La festa è del Cesena il super Milan subito ko DAL NOSTRO INVIATO ENRICO CURRÒ CESENA — Tanto tuonò che piovve, ma sulla squadra che non si era portata l’ombrello: il Milan dei Fantastici Quattro, sconfitto dal Cesena, che la serie A non la vedeva da 19 anni. Hanno segnato Bogdani, il classico centravanti di scarto, e Giaccherini, il classico carneade di provincia. Ibra, Ronaldinho e Robinho hanno fatto il solletico ad Antonioli, vecchio portiere passato da Milanello. Pato, per la verità, l’ha battuto due volte, però l’hanno fermato guardalinee e arbitro, per un fuorigioco dubbio e per un controllo di braccio più evidente. Nessuno si sogna di contestare, perché più che i nuovi supereroi dell’epopea calcistica di Berlusconi, ieri i Fantastici Quattro del Milan – anzi, i Tre più Uno, visto che Robinho è entrato in campo dopo al posto di Ronaldinho e non ha cambiato lo sciagurato corso degli eventi - sembravano un altro personaggio dei fumetti: Ciccio, l’ingordo nipote di Nonna Papera, quello che si assopisce ogni volta che deve lavorare. Loro si sono addormentati in Romagna e invece di fare a pezzi il neopromosso Cesena - come suggerivano i pronostici, come pareva logico dopo il 4-0 al Lecce della prima giornata e come caldeggiava il datore di lavoro – ne sono stati sbeffeggiati: due gol presi e nes- Il dopogara A segno Bogdani e Giaccherini Male la difesa, inutili le quattro punte nel finale suno segnato, a conferma dello scarsissimo valore dell’equazione tra il numero degli attaccanti in campo e quello dei tiri in porta. Ovviamente non è colpa delle piadine, però si prestano ugualmente alla perfida immagine la malinconica uscita dal campo di Ronaldinho all’11’ del secondo tempo, dopo un’oretta di corricchiare stanco, e il rigore sbagliato da Ibrahimovic al tramonto di una partita già troppo compromessa perché un golletto potesse redimere i rossoneri. Col palo colpito dal dischetto, comunque, lo svedese ha fornito l’esatta sintesi di un concetto che il Cesena ha messo a nudo: non è sommando fuoriclasse a fuoriclasse, attaccante ad attaccante, giocoliere a giocoliere che nel calcio si vince e si dà spettacolo. Ieri ne ha dato molto di più la squadra più povera - in ogni senso, di censo, di soldi e di campioni – con un gioco essenziale, fatto di corsa e sacrificio, di velocità e di mutuo soccorso al compagno in difficoltà, ma soprattutto di equilibrio tattico. E’ proprio l’equilibrio quello che manca al Milan, sbilanciato dal dogma del tridente obbligato, composto per giunta da un campione refrattario alla corsa e propenso a giocare da fermo (Ronaldinho), da un altro appena arrivato e perciò poco inserito (Ibra) e da un giovane talentuoso e anarchico (Pato). Allegri ha pensato di poterli sorreggere con lo storico centrocampo a tre Gattuso-Pirlo-Ambrosini e un po’ ci stava riuscendo, anche se il meccanismo delle sovrapposizioni sulle fasce studiato da Ficcadenti – in particolare col devastante duo Ceccarini-Schelotto a destra – aveva già fatto vacillare una difesa resa insicura dall’assenza di Nesta, mal rimpiazzato da Papastathopulos. Il crollo annunciato è stato il frutto appunto di un’incursione di Ceccarini e della scarsa reattività del difensore greco, che sull’annesso cross si è fatto anticipare di testa da Bogdani. Il contropiede del 2-0 ha reso ancora più palesi le crepe difensive: in tre secondi il Cesena ha trasformato in micidiale fuga un pallone recuperato alle soglie della propria area e smistato infine da Bogdani a Giaccherini per un sinistro che ha accarezzato il palo e ha dato un pugno al Milan. Allegri ha provato a rialzarlo invano con le correzioni tattiche della ripresa, approdando allo stesso 4-23-1 di Leonardo, nel quale l’unica cosa evidente è sembrata che il supereroe accettabile si chiama ancora Superpippo, nel senso di Inzaghi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Allegri: “La sconfitta ci fa bene senza sacrifici non si va avanti” CESENA — Massimilano Allegri non può che essere deluso dalla prestazione del Milan. Per il risultato, ma soprattutto per l’atteggiamento avuto dalla sua squadra: «Il sacrifico è un aspetto su cui batto fin dall’inizio. Dovremo avere un atteggiamento diverso. Non si può sempre pensare che sia l’altro a rimediare all’errore di un compagno o a sacrificarsi. Bisogna rientrare tutti, questa volta l’abbiamo fatto meno». Non c’è dubbio che sia difficile trovare lati positivi dopo una serata come questa: «Sì, non si può trovarne. Pensare che non eravamo partiti neanche male. Sapevamo che loro sono bravi nei raddoppi e nel primo tempo abbiamo subito due gol. Non si può concedere un contropiede ad un minuto dalla fine della frazione. Abbiamo avuto tutti i giocatori solo giovedì, ma questa non deve essere una scusante, serve più cattiveria». Il discorso scivola sull’Inter: «Non eravamo avanti a loro una settimana fa, non siamo indietro oggi. Questa sconfitta credo che ci possa fare del bene, ci è servita a capire che ci vuole sacrificio e che dobbiamo giocare di squadra». Contento, ovviamente, il presidente del Cesena Campedelli: «Non pensavo che avremmo potuto essere a questo punto». (e. cu.) Allegri © RIPRODUZIONE RISERVATA CESENA MILAN 2-0 CESENA (4-3-3) Antonioli 6.5 — Ceccarelli 7, Pellegrino 6.5, Von Bergen 6, Nagatomo 6 — Appiah 6.5, Colucci 6, Parolo 6.5 — Schelotto 7, Bogdani 7 (36’ st Malonga sv), Giaccherini 7. MILAN (4-3-3) Abbiati 6 — Bonera 5.5, Papastathopulos 5, Thiago Silva 5 (1’ st Abate 5.5), Antonini 5 — Gattuso 6 (19’ st Inzaghi 6), Pirlo 5.5, Ambrosini 6 — Pato 6, Ibrahimovic 4.5, Ronaldinho 4.5 (11’ st Robinho 6). Arbitro: Russo 6. Reti: 31’ pt Bogdani, 44’ pt Giaccherini. Note:ammonito Ambrosini. Spettatori 21.058, di cui 10.924 abbonati, incasso 450.166,42 euro. I risultati INTER-UDINESE CAGLIARI-ROMA CESENA-MILAN BRESCIA-PALERMO CATANIA-PARMA GENOA-CHIEVO JUVENTUS-SAMPDORIA LAZIO-BOLOGNA LECCE-FIORENTINA NAPOLI-BARI La classifica CAGLIARI* CESENA* INTER* PARMA SAMPDORIA CHIEVO BARI GENOA MILAN* FIORENTINA 4 4 4 3 3 3 3 3 3 1 2-1 5-1 2-0 oggi ore 12.30 oggi ore 15.00 ore 20.45 * una partita in più NAPOLI BOLOGNA PALERMO ROMA* CATANIA JUVENTUS BRESCIA LAZIO LECCE UDINESE* 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0 Spagna Inghilterra Il Barça perde 2-0 in casa, per Mou prima vittoria Man Utd beffato, da 3-1 a 3-3 nel recupero. Il City delude BARCELLONA — Esordio casalingo da incubo per il Barcellona di Guardiola. Al Camp Nou l’Hercules passa per 2-0 con doppietta del paraguaiano Valdez (foto); in campo anche Trezeguet. Il Barça era imbattuto in casa da 16 mesi. Fatica, ma vince, il Real Madrid di Mourinho: 1-0 all’Osasuna con gol di Carvalho, uno dei “fedelissimi” del tecnico, arrivato dal Chelsea. LIVERPOOL — L’Everton rovina la festa per le 700 panchine di Ferguson, rimontando lo United nel recupero (3-3). Rooney, in piena bufera-escort, escluso dalla squadra per risparmiargli i fischi. Male il City di Mancini (foto) salvato da Vieira col Blackburn (1-1). Facile per Arsenal (4-1 al Bolton) e Chelsea (3-1 al West Ham). ■ 49 Le pagelle ANDREA SORRENTINO Milito è un fantasma Sneijder mette ordine INTER 6,5 Vigila quando deve, senza distrazioni. Decisiva un’uscita di piede su Di Natale lanciato a rete. ZANETTI 5,5 Primo tempo di patimenti sui guizzi di Di Natale, ripresa leggermente migliore. LUCIO 6 C’è chi addirittura lo elegge miglior uomo in campo, ma sul gol di Floro Flores ha parecchie responsabilità. Però apre le marcature e timbra qualche recupero importante. SAMUEL 6,5 Difficile creare pericoli dalla sua parte, perché è sempre attento e grintoso. Sfiora anche il gol al 33’ pt. CHIVU 4,5 Proprio non va: Sanchez fa i suoi comodi e lui non riesce ad accorciare. Esce per infortunio. Dal 10’ st Cordoba 6: soffre anche lui ma maschera meglio le difficoltà. MARIGA 6 Costretto a raddoppiare gli sforzi per la latitanza di Cambiasso, ingaggia decine di duelli e qualcuno ne perde. Brutto errore sotto porta al 13’ st. Termina stremato. CAMBIASSO 5 Prosciugato, senza alcun bagliore atletico, senza rabbia. Forse una delle sue peggiori prestazioni in nerazzurro. E se manca lui, si sente. BIABIANY 5 Troppi errori in appoggio: il calcio è anche tecnica, oltre che corsa. Dal 18’ st Pandev 6: qualche idea di qualità. SNEIJDER 7 Sempre in movimento che produce assist e squassa la difesa ospite. ETO’O 7 Il più brillante, il più lucido nel leggere le situazioni e nel trovare risposte. Guadagna un rigore che non viene concesso, ne sbaglia uno ma subito ribadisce in rete per il gol-vittoria. Più un palo. MILITO 4,5 Ancora male, malissimo. Solo un tiro in porta. Completamente fuori forma. Dal 36’ st Muntari sv. JULIO CESAR Il rigore battuto da Eto’o L’Inter torna a vincere il gioco può attendere Udinese battuta 2-1, ma quanta fatica questa squadra». Moratti commenta: «Se ci fosse la necessità, nessuno si è mai tirato indietro». Anche l’Udinese se la prende con Brighi per un contatto tra Cordoba e Pinzi in area: «Un rigore non dato ci avrebbe permesso di pareggiare», protesta il patron Pozzo che poi rinvia il possibile passaggio di Inler all’Inter: «A gennaio non ci possiamo privare di elementi importanti, se esiste la possibilità, ne riparleremo a fine stagione». Oggi esami per Chivu che ha lasciato il campo a causa di un dolore al ginocchio sinistro. Mentre Floro Flores precisa: «Stavo bene, era solo un crampo, avrei potuto continuare a giocare». mo quarto d’ora, con l’1-0 di Lucio e buone combinazioni sull’asse Sneijder-Eto’o, i più pimpanti. Ma appena l’Udinese ha alzato il ritmo del pressing ha messo a nudo i limiti atletici di qualche nerazzurro, Cambiasso su tutti, e anche un’organizzazione difensiva molto più che perfettibile. Del resto non si può pretendere da Biabiany, schierato al posto di Pandev, la capacità di leggere tatticamente una gara di serie A. Né che Mariga compensi da solo gli improvvisi smarrimenti di Cambiasso. Così un’Inter appassita e in attesa degli eventi, con Milito di nuovo impresentabile sul piano atletico, subisce il gioco dell’Udinese nella seconda metà del primo tempo e incassa il pareggio di Floro Flores, di testa, su dormita generale (Lucio più degli altri). Sanchez fa meraviglie in palleggio e in dribbling, sguscia da ogni parte e pure l’inizio di ripresa è un piccolo tormento per l’Inter. Che però può appoggiarsi ai suoi due fuoriclasse più brillanti, Eto’o e Sneijder: da loro partono le giocate della scossa. L’arbitro nega un rigore (che c’è) a Eto’o per fallo di Zapata, Sneijder manda in porta Mariga ma quello spreca. Esce Pasquale, l’Udinese passa alla difesa a quattro perdendo qualche riferimento finché l’imberbe Angella, appena entrato, su cross assassino di Sneijder dal fondo, schiaffeggia il pallone in area e poi vorrebbe tagliarsi la mano appena realizza il disastro: rigore di Eto’o che Handanovic respinge, ma il camerunense ribadisce in rete con destrezza leggiadra. Nel finale colpirà anche un palo, Eto’o, legittimando in qualche modo la vittoria. Faticosa, bruttina, e in uno stadio troppo silenzioso per essere quello della squadra campione di tutto. Spremuto come un limone dal fuggitivo Josè, l’ambiente fatica a rigenerarsi. Per Rafa Benitez sarà tutto più difficile. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA ANDREA SORRENTINO MILANO on si butta via niente, a Mondiale ancora fresco. Figurarsi tre punti così, nel giorno in cui Milan e Roma tornano tra i comunissimi mortali e il campionato ridisegna la sua fisionomia più logica, allontanando le suggestioni d’estate. Però senza la manina in area di Gabriele Angella, al suo settimo minuto in serie A, magari non sarebbe neanche arrivata la vittoria dell’Inter sull’Udinese. E se non ci fosse stata la stolida smanacciata di Handanovic su un innocuo corner di Sneijder, in avvio di gara, Lucio non avrebbe potuto battere a rete il gol dell’1-0. Episodi fortunosi, lampi nel buio. Ci vogliono anche quelli, per carità, e sono i lampi che alla lunga ti fanno vincere i campionati. L’Inter prende e porta a casa, può partire per l’esordio da detentrice in Champions contro il Twente (martedì) con l’animo più leggero. Però non può negare a se stessa di trovarsi in una N INTER UDINESE Il dopogara 2-1 INTER (4-2-3-1) Julio Cesar 6,5 – Zanetti 5,5, Lucio 6, Samuel 6,5, Chivu 4,5 (10’ st Cordoba 6) – Mariga 6, Cambiasso 5 – Biabiany 5 (18’ st Pandev 6), Sneijder 7, Eto’o 7 – Milito 4,5 (36’ st Muntari sv). UDINESE (3-4-2-1) Handanovic 6 – Benatia 6 (39’ st Cuadrado sv), Zapata 6, Domizzi 6 – Pinzi 6, Inler 6,5, Asamoah 6,5, Pasquale 6 (14’ st Angella 4) – Sanchez 7,5, Di Natale 6 – Floro Flores 6,5 (18’ st Corradi 5,5). Arbitro: Brighi 5. Reti: 7’ pt Lucio, 31’ Floro Flores, 22’ Eto’o. Note: ammoniti Zanetti, Pinzi, Eto’o, Di Natale, Cuadrado. Spettatori 62014 per un incasso di 1.787.920 Subito avanti con Lucio, pari di Flores decide Eto’o che ribatte il suo rigore La forma è lontana strana condizione di straniamento, sospesa tra un passato irripetibile e un presente che non può essere futuro, perché non c’è nulla di futuribile nell’Inter di Benitez. I giocatori sono gli stessi di Mourinho, tutti con un anno in più e con un “triplete” ancora nel cuore e nella testa; e il modulo non può che essere quello della scorsa stagione, dato che a Benitez non è stata offerta sul mercato la possibilità di inventarsi qualcosa di nuovo. Si è dunque nel pieno di una bizzarra metamorfosi che è bizzarra proprio perché non potrà verificarsi, ma intanto gli impegni incalzano e si fa quel che si può, con la sensazione che il povero Benitez non sappia come poter incidere sulla squadra. Ieri c’è stato discreto calcio nel pri- Moratti: Zlatan antipatico Benitez: “Non è la mia squadra” STEFANO SCACCHI MILANO — Moratti tira un sospiro di sollievo per la prima vittoria in campionato e risponde all’ex Ibrahimovic: «La maglia del Milan è la più bella che ha indossato? Trovo antipatico dire queste cose nei confronti delle squadre precedenti. Il suo è uno show e in uno show ci sta anche una frase del genere». Il presidente si lamenta un po’ con l’arbitro: «Se ci avessero dato il rigore su Eto’o, avremmo risolto prima la partita. Il gioco sta cambiando, serve tempo. Ma il matrimonio con Benitez funzionerà». Lo spagnolo chiede rinforzi a gennaio: «Dovremo fare qualcosa. A oggi non c’è tanto di mio in Rafa Benitez UDINESE 6 Grosse colpe sul primo gol. Poi para un rigore a Eto’o, invano. BENATIA 6 Diligente nelle chiusure anche su Eto’o, all’esordio in A. Dal 39’ st Cuadrado sv. ZAPATA 6 Pochi sbandamenti e un gol sfiorato al 33’ st. DOMIZZI 6 Solido, con rarissime amnesie. PINZI 6 Esterno d’emergenza, eppure si fa sentire con affondi e rientri. INLER 6,5 Regia al solito corposa e corpulenta, con buona tecnica di base. ASAMOAH 6,5 Dinamico e mai banale. PASQUALE 6 Difende la zona e si propone. Dal 14’ st Angella 4: esordio in A con frittata decisiva. Auguri per il futuro. SANCHEZ 7,5 Migliore in campo per qualità nelle giocate. DI NATALE 6 Un assist e tante idee. FLORO FLORES 6,5 Gran balzo sul gol. Dal 18’ st Corradi 5,5: lotta contro Lucio. ARBITRO BRIGHI 5 Spesso impreciso. E c’è un rigore in più per l’Inter. HANDANOVIC © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica @ SPORT DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 ■ 50 2 a Giornata Primo match a Torino per la nuova Juve che ripropone l’ex centrocampista del Liverpool: giocherà accanto a Felipe Melo. I blucerchiati recuperano Pazzini Serie A PER SAPERNE DI PIÙ www.juventus.it www.sampdoria.it Alle 12,30 apertura con Brescia-Palermo, Napoli-Bari il posticipo serale. Genoa col Chievo senza Toni. Lazio, Rocchi e Zarate contro il primo Bologna di Malesani Delneri sfida la sua Samp e lancia Aquilani arbitro Tagliavento BRESCIA - PALERMO ore 12.30 TV Sky Sport 1 - Sky Supercalcio - Dt Premium Calcio La chiave 22 4-3-1-2 Sereni 6 26 Bega 28 Martinez 23 Dallamano Berardi 700 Le gare giocate in A dal Brescia dal ‘29 a oggi: le vittorie sono 181 Quote Snai 1: 3,00 X: 3,20 2: 2,35 56 11 17 Hetemaj Cordova Baiocco La frase 32 Diamanti 9 Monsignor Paganini: “Perché non dire la messa allo stadio per il match delle 12?” 7 Caracciolo Eder 9 Hernandez 27 4 Kasami Pastore 23 11 8 Nocerino Liverani Migliaccio 42 16 Balzaretti Cassani 5 6 Bovo Munoz 46 4-3-2-1 Gli inserimenti di Kasami e Pastore Il Brescia conta su una diga fisica a centrocampo La curiosità Corioni contro Zamparini: sono i presidenti con più tecnici cambiati In due fanno 55 Sirigu ambizioni. Se Mourinho ha lasciato una grande Inter in eredità a Benitez, Delneri ha fatto lo stesso con Di Carlo: «Gli ho consegnato una bella Sampdoria, con dei giocatori che hanno conquistato la Nazionale, come Cassano, Gastaldello e Lucchini. E’ inutile nascondere l’affetto che nutro per i blucerchiati, ma la partita è per noi troppo importante: il mio ordine è semplice, lottare per tutti i novanta minuti». Delneri resta fedele al 4-4-2 e il primo obiettivo dichiarato è conquistare la qualificazione in Champions. Con un Del Piero in più (oggi compie 17 anni di Juve) e un Cassano in meno. L’anno prossimo, chissà: «Antonio alla Juve? Mai dire mai. Dopo l’esperienza di Roma, non immaginavo che le nostre strade si sarebbero nuovamente incrociate a Genova. Adesso è tornato a essere un protagonista in Nazionale. Il mio rapporto speciale con lui può averlo aiutato a crescere, ma se l’Italia ha ritrovato un grande giocatore, il merito è soprattutto di Cassano». Dopo aver rilanciato e gestito, Delneri ora deve studiare come fermare Cassano: «Spero stia un po’ meno bene del solito... Ma la Samp ha dimostrato di non essere soltanto Cassano». TIMOTHY ORMEZZANO TORINO — Coincidenza o destino che sia, oggi Delneri ritrova e sfida il suo recente passato blucerchiato. Come se la classica emozione dell’ex non fosse già abbastanza, il tecnico bianconero deve pure fronteggiare l’ansia per l’esordio in campionato davanti al suo nuovo pubblico e l’ansia da prestazione: dopo lo scivolone di Bari, la sua Juve è già obbligata a vincere per non perdere contatto con la testa della classifica e con le sue rinnovate arbitro Pierpaoli GENOA - CHIEVO ore 15.00 TV Sky Calcio 5 - Dt Premium Calcio 4, Dahlia Calcio 3 Eduardo 16 3 Ranocchia 300 Le gare in A di Sculli oggi: anche il debutto fu con il Chievo La chiave 1 3-4-2-1 24 Dainelli Moretti 42 7 Veloso Rossi 18 4 Rafinha Criscito 8 14 Palacio Sculli Destro 31 Pellissier Moscardelli 26 Bogliacino 7 16 10 Marcolini Rigoni Luciano 4 20 Mantovani Quote Snai 1: 1,70 X: 3,50 2: 5,00 Sardo 12 3 Cesar Andreolli 28 4-3-1-2 L’uomo del GIORNO Luigi Delneri La frase Kaladze: “Siamo da Champions. Senza polemiche il Milan è nel mio passato” 22 80 L’entusiasmo di Destro titolare e le giocate di Bogliacino tra le linee La curiosità Piccoli tifosi del Chievo ospiti del Genoa: visita all’Acquario e poi allo stadio Sorrentino 4° POSTO A GENOVA Delneri, 60 anni, si impone come allenatore a Verona, sulla panchina del Chievo (2000-’04). Dopo le esperienze poco felici a Oporto, Roma e Palermo, il ritorno a Verona, e il rilancio con Atalanta e Samp (4° posto un anno fa) arbitro Giannoccaro LAZIO - BOLOGNA ore 15.00 TV Sky Calcio 3 - Dt Premium Calcio 3, Dahlia Calcio 2 La chiave 86 Muslera 2 20 3 Biava Dias 26 Lichtsteiner 1997 Da 13 anni il Bologna non vince in casa della Lazio Radu 32 24 6 Brocchi Ledesma Mauri 8 Hernanes 9 Rocchi 10 20 9 Di Vaio 32 Casarini 8 Rubin Garics 26 15 Mudingayi Quote Snai 1: 1,70 X: 3,50 2: 5,00 Perez 6 13 16 Britos Portanova Esposito 3-4-1-2 Il ritorno dal 1’ di Rocchi. La linea mediana robusta del Bologna con Perez-Mudingayi La frase Malesani: “Non solo contropiede Tutti dovranno fare gioco, anche il portiere” Zarate Gimenez 19 arbitro Orsato LECCE - FIORENTINA ore 15.00 TV Sky Calcio 2 - Dt Premium Calcio 2 4-3-1-2 © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 Viviano 33 4 13 Gustavo Ferrario Rispoli 19 I minuti trascorsi con la palla al piede dal Lecce contro il Milan La curiosità La Lazio è la squadra che ha tirato meno in porta nel 1ª turno (solo una volta) Rosati 8 32 18 Coppola Giacomazzi Munari 21 Grossmuller 27 9 Jeda Corvia 11 Gilardino 32 21 24 Marchionni D’Agostino Cerci 18 15 Montolivo Zanetti 23 Quote Snai 1: 3,55 X: 3,30 2: 2,05 11 Mesbah Pasqual 29 De Silvestri Kroldrup 16 2 Felipe 1 4-2-3-1 Frey La chiave 21 4-3-1-2 Andujar 22 6 3 Silvestre Spolli 33 Alvarez 0 Il Parma non ha mai vinto a Catania nelle 12 partite giocate finora Quote Snai 1: 2,40 X: 3,20 2: 2,90 Capuano 13 27 5 Izco Biagianti Carboni 19 Ricchiuti 11 Lopez 7 Mascara 8 21 Marques Giovinco 86 Bojinov 18 4 80 Gobbi Morrone Valiani 3 5 Antonelli Zaccardo 6 24 Lucarelli Paci 83 4-3-3 Il rientro di Biagianti Le giocate di Giovinco in grande forma La frase Marino: “Il mio ritorno da ex a Catania? Ormai non mi emoziono più” La curiosità Giampaolo non ha mai battuto le squadre di Marino in 3 precedenti Mirante arbitro Mazzoleni JUVENTUS - SAMPDORIA ore 15.00 TV Sky Calcio 1 - Dt Premium Calcio 1, Dahlia Sport La chiave 32 4-4-2 Storari 2 19 3 Bonucci Chiellini Motta 6 I gol di Cassano contro la Juve: 4 con la Roma e 2 con la Samp 29 De Ceglie 27 14 4 Aquilani Felipe Melo Krasic 7 10 18 Del Piero Quagliarella 10 99 Pazzini Cassano Mannini 77 Semioli 4 17 Dessena Palombo Ziegler Quote Snai 1: 1,80 X: 3,35 2: 4,50 23 Pepe 3 28 6 Lucchini 85 4-4-2 La frase Chiellini: “Pazzini e Cassano sono forti, ma io ricordo il 5-1 dell’anno scorso” La curiosità 78 Zauri Gastaldello La sfida PepeSemioli sulla fascia e il duello tra Pazzini e Chiellini Del Piero celebra il 17esimo anniversario del suo debutto in serie A Curci arbitro De Marco NAPOLI - BARI ore 20.45 TV Sky Sport 1 - Sky Calcio 1 - Dt Premium Calcio La chiave 22 4-4-2 arbitro Tommasi CATANIA - PARMA ore 15.00 TV Sky Calcio 4 - Dt Dahlia Calcio 1 Marchionni non deve far sentire l’assenza di Vargas, il Lecce più coperto La frase De Canio: “Dopo il 4-0 di San Siro possiamo solo migliorare: una lezione” La curiosità Lecce senza reti ufficiali da 353’: di Munari al Cesena l’ultima rete, a maggio De Sanctis 2 28 14 Grava Cannavaro Campagnaro 319 Per Gillet stasera record di presenze nella storia del Bari La chiave 26 3-4-2-1 23 5 Gargano Pazienza 22 17 Lavezzi Hamsik 11 8 Maggio Dossena 7 Cavani 20 10 Kutuzov Barreto 11 90 Ghezzal Alvarez 17 8 4 Donati Almiron 21 5 S. Masiello Quote Snai 1: 1,70 X: 3,50 2: 5,00 Il recupero di Lavezzi dopo la chiamata in nazionale. Il Bari punta sulle ali 15 Belmonte Parisi A. Masiello 1 4-4-2 Gillet I N G R E S S O La frase De Laurentiis: “I complimenti del presidente Napolitano mi inorgogliscono” La curiosità Il Bari non batte il Napoli al San Paolo dal dicembre del 1959: 2-1 L I B E R O www.terzaeta.comunicandoeventi.it Il Convegno annuale di Salute – la Repubblica dedicato al mondo degli over 60 si pone come osservatorio privilegiato di tematiche e progetti finalizzati a restituire agli anziani un ruolo portante nel Sistema Italia, in cui mutano da utenti passivi a consapevoli generatori di esigenze collettive di elevato impatto sociale. UNA UN MONDODA SCOPRIRE, RISORSA DA VALORIZZARE. 1 0a E D I Z I O N E Per le aziende che operano nelle aree legate al mondo degli over 60, partecipare a questa unica e qualificata occasione di comunicazione e promozione equivale ad una scelta strategica in grado di rafforzare l’immagine dell’azienda creando attenzione e consenso, accrescere visibilità e posizionamento del proprio brand rispetto al target di riferimento, stabilire un contatto diretto con opinion leader, protagonisti della politica, della sanità nazionale e locale, medici e ricercatori e un pubblico di partecipanti selezionato e fortemente motivato. Top Sponsor Con il contributo di Partner Tecnico Roma, 23 e 24 Novembre 2010 Complesso Monumentale Borgo Santo Spirito Per informazioni e sponsorizzazioni: Tel. (+39) 06.45420964 - [email protected] Evento ideato e promosso da Organizzato da In collaborazione con la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 @ SPORT Il Cagliari fa a pezzi la Roma per Ranieri è già allarme rosso Conti, dal gol all’ospedale. Burdisso espulso, finisce 5-1 DAL NOSTRO INVIATO FABRIZIO BOCCA CAGLIARI — Che questo campionato fosse una trappola, Claudio Ranieri lo aveva immaginato e persino detto chiaramente alla vigilia di questa partita. Che però dovesse addirittura cominciare con una tortura proprio no: 5 gol dai sardi non pesano, fanno proprio male e aprono il processo alla squadra che ha cominciato in modo nero la stagione. Ko in Supercoppa, un punto in 2 partite con due provinciali, e pure questa valanga di gol al Sant’Elia. Un’umiliazione: per una squadra che ha preso Adriano e Borriello è troppo, per Ranieri la luna di miele con la sua città per il momento è sospesa. Il calcio è buffo: nessuno si aspettava il Cagliari di Bisoli e invece è proprio una bella squadra, coraggioso, duro, al livello di Trenta punti di sutura per Daniele. Matri, Acquafresca, e Lazzari a segno, Totti sostituito quella del migliore Allegri. Tutti a Roma con l’arrivo di Borriello avevano cominciato a parlare di scudetto ed ecco l’abisso. Il brutto infortunio di Conti, l’espulsione di Burdisso, la sostituzione di Totti, i 5 gol dei sardi: tutta legna da ardere nel fuoco delle polemiche che ora bruceranno la squadra arrivata seconda nell’ultimo campionato E ripartita — come un anno fa — malissimo. In 38’ la partita ne ha viste troppe: la Roma (senza Riise, Mexes Vucinic, Taddei, Adriano, Okaka ma senza per questo poter avanzare la minima giustificazione) travolta e presa a schiaffi, il Cagliari felicissimo per il risultato ma anche angosciato per il grave infortunio di Conti, colpito in maniera violenta da Burdisso. È successo che la squadra di Bisoli — bravo allenatore che già aveva Daniele Conti realizza di destro il gol dell’1-0 contro la Roma messo in piedi lo scorso anno un bel Cesena — ha preso subito il comando della partita, e il suo capitano Daniele Conti, romano e figlio di Bruno, ha messo dentro con una perfetta stangata da lontano il suo 4° gol in carriera alla Serie B PROSEGUE la fuga del Novara, vittorioso in rimonta contro il Grosseto e da ieri capolista solitario del campionato, in attesa del posticipo tra Crotone e Modena. Decisiva, per i piemontesi, la doppietta di Bertani. Nel prossimo fine settimana la rivelazione della B è attesa dalla sfida in trasferta contro il Torino. I granata, intanto, abbandonano l’ultimo posto in classifica ottenendo una rocambolesca vittoria sul campo del Sassuolo, grazie alla rete segnata nel finale da Roma. Il pareggio di testa di De Rossi non portava alcun beneficio, anzi introduceva al minuto chiave della partita (20’): Julio Sergio faceva un miracolo su un tiro di Matri, Burdisso immediatamente dopo entrava a tacchetti Novara super, primo da solo il Torino passa a Sassuolo Sgrigna. Danno spettacolo anche l’Ascoli, che vince 4-2 a Piacenza, e il Siena, 3-1 interno al Cittadella con doppietta di Calaiò. L’Atalanta raggiunge proprio le due bianconere al secondo posto vincendo sul campo del Pescara. Risultati: PadovaReggina 4-0 (venerdì); Albinoleffe-Varese 3-1 (Neto Pereira, Piccinni, Salvi, Torri); EmpoliTriestina 1-1 (Coralli, Testini); SETTE GIORNI DI CATTIVI PENSIERI N FUNERALE a metà mattina porta pensieri diversi, non necessariamente cattivi. Il primo è che, se potessi, farei piovere ogni volta che si dice addio a una persona onesta, seria e leale. Altrimenti c’è il rischio di dire che è stato un bel funerale. Come ieri, per Guido Passalacqua. Milano con un cielo azzurro da cartolina, un sole da vacanze. Affettuoso, senza retorica il ricordo di Giovannino Cerruti (che Guido aveva ammonito negli ultimi giorni: «E stai attento a non dire stronzate»). Tenero, quasi incredibile il silenzio, ossia l’assenza di applauso, dopo. Ma dopo, durante o anche prima, si fanno i conti con un’assenza che era presenza, anche assidua, una presenza fatta di lavoro, certo, ma anche di piccoli gesti, sfoghi, discussioni, complicità, svaghi, pause pranzo. La redazione ideale è quella che sa divertirsi, ogni tanto, non quella che sembra la succursale d’una banca. Per non tirarla lunga, ricordo che Passalacqua era salito a bordo di Repubblica quand’era una locomotiva con due vagoni (fumatori, anche di pipa, accettati), cioè fin dai numeri zero. Ora che è sceso U alti sulla gamba destra di Conti, che rimaneva a terra mentre l’arbitro fischiava il rigore, preparava l’espulsione e i compagni si mettevano le mani in testa vedendo uscire sangue dalla ferita, suturata con ben 30 punti. In attesa del Il primo gol di Bertani (Novara) P prendono il braccio, tanto più se mandano in campo i falchi. Alcuni calciatori saranno miliardari, ma non rubano negli asili. Hanno un contratto controfirmato da adulti consenzienti e, a occhio, non indigenti, né cardellini, né pettirossi. C’è nell’aria una voglia di tornare al vincolo, opportunamente mascherato. e società non hanno torto a chiedere una sorta di codice etico ai giocatori, le cui cattive abitudini diurne e notturne sono aumentate. Se tu ti fai di coca e sei squalificato un anno o due, perché il tuo sgarro devo pagarlo anch’io? Però, dico al dottor Beretta che parla di pistola puntata (oops): perché le società non rendono pubbliche le multe ai giocatori? Ed è proprio obbligatorio firmare contratti superiori ai 2/3 anni? Molti guai nascono da lì. Se Grosso o Baptista non accettano il trasferimento a Istanbul o a Brema, arrivo a capirli. In Italia hanno la donna del cuore, o L CAGLIARI ROMA la scuola dei figli, e preferiscono non muoversi. Oppure, più o meno consciamente, vogliono farla pagare a un club che li ha voluti e poi rimossi, scartati, per giunta mandandogli contro i tifosi. Oppure sperano che il vento giri e torni a loro favore. Ci sono tante spiegazioni e c’è anche un contratto. Ci sono strade per risparmiare soldi. La prima che mi viene in mente è che nel mondo dello spettacolo è l’assistito a pagare la percentuale all’assistente, leggi procuratore, non il club che ingaggia il giocatore. La seconda è che se un calciatore, bravo quanto si vuole, decide di vivere con moglie, un figlio e un cane in una villa di 26 stanze l’affitto se lo paga lui, oppure si raggiunge un accordo preventivo: fino a questa cifra paga la società, da qui in su ci pensa il calciatore. Idem per le varie bollette. È un discorso che riguarda le squadre più ricche e i calciatori più ricchi: di qui i privi- ■ 51 L’intervista 5-1 CAGLIARI (4-3-1-2) Agazzi 6.5 — Pisano 6, Canini 6, Astori 6, Agostini 6 — Biondini 6.5, Conti 6.5 (20’ Lazzari 6), Nainggolan 6 — Cossu 6.5 — Matri 7 (29’ st Nené 6), Acquafresca 7 (22’st Pinardi 6). ROMA (4-3-1-2) Julio Sergio 5.5 — Cassetti 4, N. Burdisso 3, Juan 4, Castellini 4 (14’ Rosi 4) — De Rossi 5.5, Pizarro 4.5, Perrotta 5 — Menez 5.5 (19’ st Baptista ng) — Totti ng (25’ G. Burdisso 5), Borriello 5. Arbitro: Celi 6.5. Reti: 7’ pt Conti, 18’ pt De Rossi, 20’ pt Matri rigore, 38’ pt Acquafresca, 2’ st Matri, 43’ st Lazzari. Note: espulso Nicolas Burdisso, ammoniti Lazzari, Agostini, Perrotta, Cossu, Rosi. rigore, il padre di Daniele, Bruno, si alzava disperato e preoccupatissimo dalla panchina della Roma per seguire lui stesso il figlio portato via in barella. Il Cagliari, sul 2-1 col rigore di Matri, ha passeggiato così sui resti della Roma nel suo momento più difficile da un anno a questa parte. Con una delle sue decisioni coraggiose che fanno anche discutere i tifosi, Ranieri tirava fuori addirittura il capitano Totti per inserire, curiosità, il fratello di Burdisso, Guillermo. Avrebbe potuto scegliere, più salomonicamente, Menez, ma non l’ha fatto e in ogni caso la situazione è solo peggiorata: i processi non mancheranno. «L’ho tolto pensando al Bayern». L’allegro Cagliari di Bisoli, scatenatissimo il suo attacco, metteva a segno il 3-1 con Acquafresca, il 4-1 ancora con Matri a inizio ripresa e l’umiliante 5-1 in chiusura con Lazzari. «Saranno uno scossone», dice Ranieri. Fosse stato un match di boxe, qualcuno della Roma avrebbe dovuto tirare l’asciugamano in campo già nell’intervallo. Sinisa Mihajlovic, 41 anni Il tecnico viola: “Voglio la Champions” Sinisa si schiera “Sto coi giocatori evitiamo lo stop” GIUSEPPE CALABRESE legi a pioggia. Assai meno chiara la richiesta dei club di pagare a rendimento. Chi lo stabilisce il mio rendimento? Il presidente? Il direttore sportivo? Lo staff tecnico? Una media dei voti dei quotidiani sportivi? Ho perfino letto l’ipotesi di attaccanti pagati in base ai gol: sarebbe la morte dell’assist, e insieme dello spirito collettivo del gioco. Sarebbe il trionfo del pensare solo a se stessi, dell’egoismo che non s’addice a uno sport di squadra. o sciopero non si farà, ne sono quasi certo. E’ stato annunciato con troppo anticipo. Ma intanto, non bastassero campionato, Champions, Uefa, c’è qualcosa su cui discutere. Come quando Berlusconi va in Russia: stavolta l’Unto dal Signore ha definito Putin “un dono del Signore”. S’ignora a chi, il dono. Mentre è difficile ignorare che l’anagramma di Putin è input, impulso. Infine, Roberto Saviano ha ricordato che al parlamento europeo è stato fatto un minuto di silenzio in ricordo di Angelo Vassallo. A quello italiano, un bel nulla. È mancato l’input. FIRENZE — «Io sto dalla parte dei calciatori. Senza di loro non si può giocare, devono trovare il modo di accontentarli. Spero proprio non si arrivi allo sciopero». Sinisa Mihajlovic guarda il calcio negli occhi, mai un dribbling con le parole. Poteva andare all’Inter (forse), ha scelto la Fiorentina. È vero che ha rifiutato l’Inter per paura di bruciarsi? «No, non sono queste le cose che mi fanno paura. Se fosse arrivata un’offerta, sarei andato. La Fiorentina mi sembra la dimensione giusta. Quando mi ha chiamato Corvino, anche se c’era l’Inter in ballo, ho detto subito sì». L’Inter è ancora la più forte? «Il Milan s’è rafforzato più di tutti e può dare fastidio ai nerazzurri, che restano favoriti». Qual è la società che ha fatto la scelta migliore per la panchina? «Non mi piace parlare degli altri. Dico che la Fiorentina ha fatto la scelta giusta». Le piace la Nazionale di Prandelli? «Sì. Prandelli ha fatto bene a cambiare, ce n’era bisogno. Mi sembra che piaccia anche alla gente. Ultimamente nessuno si rivedeva nella Nazionale, c’era poco entusiasmo». Perché nel calcio italiano c’è così poco spazio per i giovani? «Perché si pensa troppo al risultato e manca il coraggio delle scelte. Non è colpa degli allenatori ma delle società. Un tecnico può anche far giocare un ragazzo di talento, ma sa che occorre tempo prima che cresca. Da voi il tempo non c’è. Se per 3 o 4 settimane quell’allenatore non fa risultati, viene cacciato. Così non rischia e sceglie soluzioni più comode». Non pensa che la sua sicurezza possa essere scambiata per arroganza o presunzione? «Sì, può succedere, ma solo chi non mi conosce può pensarlo. Non sono presuntuoso, sono realista. So dove voglio arrivare, e ci arriverò. So cosa può fare la mia squadra e lo faremo. Non mi preoccupa cosa pensa la gente». Ha detto che la Fiorentina arriverà in Champions. «E sono convinto di riuscirci». Inter e Milan sono fuori dalla portata della Fiorentina, la corsa è su Roma e Juventus? «Le squadre che spendono 100 hanno qualcosa in più rispetto a quelle che spendono 10, ma non è detto che vincano per forza. Loro hanno giocatori migliori, ma con la nostra determinazione e organizzazione possiamo colmare il gap». Pensa mai di tornare a casa? «Un giorno sarò l’allenatore della nazionale serba o della Stella Rossa. Lo devo al mio Paese ed è anche un mio desiderio». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Frosinone-Portogruaro 1-0 (Santoruvo); Novara-Grosseto 2-1 (Vitiello, 2 Bertani); PescaraAtalanta 0-2 (Manfredini, Tiribocchi); Piacenza-Ascoli 2-4 (Giorgi, Bonvissuto rig., 2 Graffiedi, Micolucci, 9’st Cristiano); Sassuolo-Torino 1-2 (Iunco, Catellani, Sgrigna); Siena-Cittadella 3-1 (2 Calaiò, 1 rig., Terzi, Di Roberto rig.); Vicenza-Livorno 0-0. Domani: Crotone-Modena (ore 20,45). Classifica (prime posizioni): Novara p. 10; Siena, Ascoli e Atalanta 8; Modena 7. GIANNI MURA LO SCIOPERO CHE NON SI FARÀ E LA PISTOLA DI BERETTA siamo più poveri. iù ricchi sono, più scioperano. “Sindacato milionari” è il titolo più ricorrente, ed è un timbro che l’Aic si porta appresso dalla nascita, dal luglio’68. Pur ammettendo che Oddo come portavoce non è intonatissimo, vorrei ricordare che i fondatori del sindacato furono Mazzola, Rivera, Bulgarelli, De Sisti, Ernesto Castano, Losi, Corelli, Mupo, Sereni e Campana, tutti di un certo nome, o capitani, o entrambe le cose. Fossero stati calciatori di serie B o C, avrebbero fatto notizia? Ne dubito. Idem l’altroieri: avanzare richieste senza sventolare un possibile sciopero non avrebbe raccolto attenzione, né sollevato polveroni. La mia idea è che i calciatori non abbiano tutte le ragioni, ma nemmeno tutti i torti. E’ indubitabile che ci siano forti spinte di restaurazione in ogni settore. Campana ha sufficiente esperienza per capire che se alle società dai un dito quelle si PER SAPERNE DI PIÙ www.asroma.it it.violachannel.tv L la Repubblica SPORT DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 ■ 52 Elkann portafortuna La safety di Lewis Hugh Grant ospite John Elkann, presidente Fiat, ha portato fortuna. Ha visto la pole Ferrari e l’impresa di Alonso. Montezemolo avverte: “D’ora in avanti dovrà venire sempre. Vado a prenderlo io” Hamilton alla guida della safety car in pista: era il premio per i vincitori del concorso Vodafone. Devono aver provato il brivido, visto che si è divertito a mettersi quasi su due ruote alla Parabolica L’attore Hugh Grant ospite dei box Ferrari. Dove ha candidamente ammesso: “Non ci capisco niente, ma mi sono divertito come un matto” Sulla pista di casa la Ferrari rompe un tabù che durava da trenta Gran Premi chiudendo le qualifiche davanti a tutti: non succedeva da quasi due anni. Oggi lo spagnolo corre per riaprire il mondiale: “Possiamo farcela, Rossa straordinaria” Lampo da Alonso DIRETTA TV RAI UNO ORE 14.00 Fernando Alonso 1a fila (Ferrari) Felipe Massa (Ferrari) (Red Bull) Lewis Hamilton 3a fila (McLaren) Sebastian Vettel fila (Renault) 4a 1’23”037 fila (Williams) Rubens Barrichello 1’23”039 Adrian Sutil Williams) fila 6a 1’23”388 fila Kamui Kobayashi (Sauber) fila 1’23”919 (Sauber) (Lotus) 1’25”774 1’24”044 fila Heikki Kovalainen 1’25”742 Vitaly Petrov (Renault Timo Glock fila (Virgin) 1’26”847 10a 1’23”819* fila Lucas Di Grassi 1’25”934 (Virgin) Bruno Senna (HRT) 1’23”681 1’25”540 (Lotus) Vitantonio Liuzzi (Force India) 11a (Toro Rosso) Pedro de la Rosa 8a Jarno Trulli 9a 1) Hamilton (Gbr) 182 2) Webber (Aus) 3) Vettel (Ger) 179 151 4) Button (Gbr) 5) Alonso (Spa) 147 141 6) Massa (Bra) 109 7) Kubica (Pol) 104 8) Rosberg (Ger) 102 9) Sutil (Ger) 45 10) Schumacher (Ger) 44 Sebastian Buemi 1’23”659 Jaime Alguersuari (Toro Rosso) 1’23”328 Michael Schumacher (Force India) 1’23”199 (Mercedes) 7a 1’22”675 Niko Hulkenberg 1’23”027 Robert Kubica 5a 2a 1’22”433 fila 1’22”623 (Red Bull) Nico Rosberg (Mercedes) 1’22”084 Mark Webber 1’22”293 Classifica piloti Jenson Button 1’21”962 (McLaren) 1’25”974 Vitali Petrov (HRT) 12a 1’27”020 fila Classifica costruttori 1) Red Bull 330 2) McLaren 329 3) Ferrari 250 4) Mercedes GP 146 5) Renault 123 6) Force India 58 7) Williams 40 8) Sauber 27 9) Toro Rosso 10 * Petrov retrocesso di 5 posizioni per aver ostacolato Glock Una pole da fenomeno, Monza si infiamma Lo spagnolo davanti a Button e Massa: “È la nostra chance, sfruttiamola” DAL NOSTRO INVIATO STEFANO ZAINO MONZA — Il delirio è rosso. Perché, come urla Alonso, non c'è posto migliore di Monza per prendere a calci la maledizione della pole. Erano trenta sabati che la Ferrari non guardava tutti dall'alto, era dall'1 novembre 2008 che una Rossa non mandava un proprio pilota a dormire con la gioia che al risveglio sarebbe partito in testa alla griglia. Alla gara numero 31 ecco l'impresa che tutti aspettano, il guizzo vincente, Alonso che beffa Button di 122 millesimi e manda in estasi i tifosi in tribuna, lo spagnolo che si aggrappa alla sua ultima chance, un trionfo a Monza, nella terra Ferrari, per continuare a sognare il Mondiale, provare a mantenere la promessa di lottare per il titolo sino all'ultima gara. Alonso è re e nella sua irrefrenabile esultanza McLaren bruciata per 122 millesimi. Anche Schumi carica Fernando: “Deve vincere” c'è la consapevolezza di aver compiuto una prodezza. Accarezza la macchina, prende a pugni il casco, abbraccia tutti, meccanici, uomini della squadra, qualsiasi persona passi dalle sue parti. La Ferrari c'è, è convinta delle sue chances. E soprattutto ci crede il suo condottiero. Che alla pista di Monza, dove Maranello non vince dal 2006 - ultimo sigillo di Schumacher nella sua avventura in rosso - chiede una svolta importante, una sterzata nella volata per l'iride, la stessa che in due occasioni, 2000 e 2003, riuscì al suo illustre predecessore. Alonso è conscio di onori e rischi. «Abbiamo una grande opportunità, perché qui la Red Bull appare in difficoltà, difficilmente la troveremo così in affanno a Singapore, è il nostro momento e dobbiamo sfruttarlo. Abbiamo una fantastica chance, ma guai a fallirla. Se la sprechiamo, è finita». Sprecarla per lui, significa non finire sul podio. E' l'obiettivo minimo che si è dato, ma sa che un terzo posto sarebbe troppo poco. Il trionfo è necessario, anche se lui evita discorsi così categorici. Questione di psicologia. «Non voglio mettermi addosso troppa pressione, né voglio trasmettere l'ansia della vittoria a tutti i costi alla squadra. La nostra è una mentalità vincente, il nostro box non si arrende mai, ma non siamo ancora all'ultima chiamata». Poco però ci manca. E poi un'occasione così quando ti ricapita. I tifosi che oggi prenderanno d'assalto l'autodromo non hanno dubbi: Alonso è grande e deve vincere. Cannibale come era Schumacher, il tedesco che è stato fra i primi a complimentarsi con lo spagnolo. L'ex idolo Michael ancora una volta si è perso nelle retrovie, partirà in sesta fila, mai come ieri, nella terra che tanto lo ha amato, si è avvertito il passaggio del testimone fra lui e Alonso, eppure le sue parole sono dolci: «Sono contento per lui, felice per la Ferrari. Deve vincere qui e continuare a sperare. Il Mondiale è ancora lungo, guai ad arrendersi». Cosa che Alonso non ha la minima intenzione di fare. A chi però gli ricorda i trionfi vitali qui di Schumacher, risponde: «Prendere ad esempio i suoi risultati in Ferrari, sarebbe un errore gravissimo. E' inarrivabile, preferisco costruire il mio sogno un po' per volta». Parigi, tappa chiusa senza danni, è stato un passaggio fondamentale, ora a Monza deve fare il resto. «La macchina è straordinaria, anche Massa è stato velocissimo, venerdì abbiamo lavorato alla grande, ottimizzando tutto ciò che abbiamo, la doppietta è possibile». Parole che scaldano il cuore e riempiranno ancora di più le tribune. Hamilton, Webber, Vettel, per una volta sono comprimari, la febbre del sabato è tutta di Maranello. Occhio però al monito del saggio Massa: «Qui alla prima curva può succedere di tutto». Il sogno del ferrarista? Facile: Button stritolato. E le due Rosse che volano al traguardo. E un Mondiale che si riapre. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le rivali Il leader della classifica penalizzato dall’assetto aerodinamico I rimpianti di Hamilton “Punito da scelte sbagliate” DAL NOSTRO INVIATO MONZA rrori, sfortuna, e chissà cos’altro. Scende la sera sul paddock, e McLaren e Red Bull, le grandi rivali, guardano verso il garage della Ferrari e s’interrogano. I più preoccupati sono gli austriaci. Fino a ieri incontrastati dominatori in pista, qui a Monza sembrano un po’ aver perso il filo. Si sapeva che il tracciato anomalo italiano non era l’ideale per loro, ma nessuno si aspettava tanta fa- E tica. Lo ammette Mark Webber: «Sapevamo che sarebbe stata dura e che ci saremmo trovati dietro a Ferrari e McLaren, quindi non mi sorprende la posizione. Quello che mi sorprende è il gap che ci separa». Adesso l’obbiettivo, per la Red Bull è quello di limitare i danni: «L’obbiettivo iniziale era di non perdere punti. E penso che sia ancora così. Certo le vittorie sono quelle che fanno la differenza ma non si può vincere sempre. La Ferrari è molto veloce. Fernando era imprendibile. Quindi se domani fosse una la Repubblica @ DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 PER SAPERNE DI PIÙ www.formula1.com www.fernandoalonso.com ■ 53 100mila spettatori Circuito da record L’obiettivo è quota 100mila spettatori, lontano il record del 2000 (160mila): colpa dei biglietti troppo cari, oltre all’incubo delle code per i tanti cantieri presenti nelle vie d’accesso al circuito Il circuito di Monza ha due record. È il più vecchio tra quelli in cui si corre (costruito nel ’22) ed è il più veloce al mondo: si toccano una media di 250 km/h e punte di 340 Montezemolo finalmente felice show tra battute e scaramanzia Gela Lauda, scherza con Briatore che replica: “Il mio futuro capo” DAL NOSTRO INVIATO MARCO MENSURATI MONZA — Quando finisce la Red Bull e ricomincia a scorrere il lambrusco, allora il paddock di Monza torna finalmente ad assomigliare a se stesso. Così, in attesa del giorno della verità, capita di rivedere il sorriso di Montezemolo dominare incontrastato, come ai bei tempi, lo scenario monzese. Un villaggio allegro, popolato da uno sciame di vip e quasi vip, tutti stretti intorno al fuoco rosso Ferrari. Nelle ultime 24 ore, da queste parti si è visto di tutto. Si è visto Fabio Capello distendere la mascella e sfogarsi con Domenicali, «facciamo mestieri simili, fischi quando si perde applausi quando si vince»; si è visto Hugh Grant - per i suoi 50anni si è comprato una Ca- AI BOX John Elkann e Luca di Montezemolo ai box Ferrari. Sopra Briatore lifornia - appuntarsi sulla mano il numero di una fan; si è visto Lapo abbracciare praticamente tutto il paddock per le estenuanti foto coi tifosi, di fronte al fratello John (molto meno get- tonato). Ma soprattutto si è visto lui, il presidente, in preda a uno stato di euforia incontenibile. Il numero d’esordio è il seguente. Niki Lauda, ora commentatore tv molto critico con la Ferrari, gli chiede un’intervista. E lui, davanti a tutti e con fare non completamente amichevole gli spara in faccia un sonoro, «Sai che sei proprio un rincoglionito?». Lauda sorride, Montezemolo meno. Poi capisce che tutti si sono accorti della situazione e vira sul cabaret, prende per mano John e glielo presenta: «Va bene che sei rincoglionito, ma te lo ricordi John, vero?». Lauda prova a rispondere ma il tentativo è vano. Fatta l’intervista, il capo è pronto per il secondo numero. In mezzo al paddock, il redivivo Briatore occhiale azzurrato e maglietta billionaire d’ordinanza, sta per rilasciare una dichiarazione alla Rai. Un grido interrompe tutto: «Basta! Sono tutte balle!». E’ lui, Montezemolo. Affacciato dal tetto del motorhome, sorride, saluta tutti. Briatore, uno che non ama Pesante con Niki: “Ti sei rinc...”. Poi sdrammatizza. Ai box folla di vip con John e Lapo Elkann mancato la pole per una manciata di millesimi ed Hamilton, che potrebbe accontentarsi di arrivare davanti a Webber, è più indietro solo perché nel suo giro migliore ha commesso degli errori. Ma la macchina c’è. Anche se il leader del mondiale ha qualche rimpianto per le scelte aerodinamiche fatte dai suoi. «Togliere l’F-duct — dice con aria torva — è stata una mossa sbagliata. Come dimostra il secondo posto di Jenson». (ma. me.) vedersi portare via la scena, sorride pure lui, poi con nonchalance sussurra una frase abbastanza misteriosa da assomigliare a una notizia. «Eh… il mio futuro datore di lavoro…» (La postilla briatoriana, “scherzavo”, appare insufficiente a depotenziare l’uscita – chissà quanto apprezzata da Domenicali - che le successive domande dei cronisti non riusciranno, però, a decifrare). Ma l’acme del Montezemolo-show arriva poco dopo, quando Alonso porta a casa la pole. Il presidente esplode di felicità, corre verso il muretto, si appende alla recinzione come un centravanti dopo un gol e comincia a indicare il pubblico, è un tributo, il suo: «Questa pole è tutta per loro, sono loro il vero motore della Ferrari», dice, anzi, quasi urla mentre si allontana nel tramonto, in direzione dell’eliporto, dove lo attende il suo elicottero, rosso, per riportarlo a casa. Oggi, per scaramanzia, non ci sarà. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA I DUBBI DI LEWIS Dopo il quinto posto in griglia, l’inglese si è lamentato: «Togliere l’Fduct è stata una mossa sbagliata» gara noiosa, e alla fine arrivassimo così come siamo in griglia di partenza, penso che non sarebbe niente male». La frase diventa più comprensibile se si considera che venerdì la macchina dell’australiano ha avuto qualche problema all’impianto idraulico. Problemi di affidabilità, a questo punto del mondiale, e soprattutto con la sua posizione di classifica (secondo a -3 da Hamilton) potrebbero essere antipatici. Diverso il punto di vista della McLaren. Gli inglesi sono ad un soffio dalla Ferrari. Button ha la Repubblica DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 @ SPORT ■ 54 DAL NOSTRO INVIATO PAOLO ROSSI NEW YORK — Il rendez-vous è servito. Rafa Nadal ha conquistato la sua prima finale newyorchese, ora non gli resta che l’ultimo avversario (Federer o Djokovic). Lo spagnolo diventa così il secondo più giovane dell’era Open a raggiungere la finale in tutte le quattro prove dello Slam, dopo Jim Courier. Il numero uno del mondo s’è sbarazzato agevolmente di Youznhy, in soli tre set ( 6-2, 6-3, 6-4 in due ore e tredici minuti). Il russo, che ha giocato con una coccarda nera in memoria dell’attentato alle Torri Gemelle, non è mai stato realmente in partita, non ha mai mostrato di possedere il gioco, e la strategia, per mettere in difficoltà lo spagnolo. Anzi, a dare un po’ di pepe al match è stata l’interruzione per sistemare la fasciatura alla caviglia sinistra di Nadal (durata ben oltre i tre minuti solitamente consentiti). Ma l’interrogativo sul possibili problemi di tenuta fisica dello spagnolo è stato spazzato via in un solo game. «Sono felice di essere in finale, ma oggi non dimentico quale giorno sia, e vorrei estendere un mio personale pensiero alle vittime dell’11 settembre, ed anche ai loro fa- Nadal, una furia a New York ora è a un passo dalla storia Prima finale all’Us Open: grazie anche a una racchetta speciale Attesa di 35 anni I quattro Slam L’ultimo spagnolo a vincere il torneo di New York è stato Manuel Orantes nel ‘75 (su Connors). Da allora una sola finale: Ferrero nel 2003 perse contro Roddick Sono 6 i tennisti ad aver vinto i 4 tornei maggiori: Budge e Laver nello stesso anno (il vero e proprio Grande Slam); poi Emerson, Agassi e Federer Ora può riuscirci Nadal (foto) miliari» ha concluso, ancora sul Centrale, prima di salutare sommerso dagli applausi. Il suo sogno di completare il personale Slam è dunque a un passo. Di entrare a far parte del cosiddetto, ristretto club, del “Career Grand Slam” di cui fanno già parte Federer, Laver, Budge, Perry, Emerson e Agassi. Le possibilità stavolta ci sono, perché c’è qualcosa di nuovo, in questo Nadal formato americano che serve battute a duecento orari, che non ha ancora perso un set. Anzi, che ha perso due soli turni di servizi (con Verda- scelte appositamente. Pardon, create per lui. Per esaltarne gli spin, le sue estreme rotazioni. «Con queste nuove corde la palla resta più tempo sulla racchetta» ha detto Rafa. Frazioni di secondo, naturalmente, ma sufficienti per controllare in modo decisivo il colpo, deciderne ulteriormente la direzione. Ci tiene a vincere gli US Open, Nadal. Finora non ha mai avuto un grande feeling. Ma stavolta non ha voluto lasciare nulla al caso. In fondo la famiglia Nadal lo ha fatto sin da quando era bambino. Rafa, a nove anni, non sco e, ieri, con Youzhny). Cosa lo sta rendendo così invulnerabile? La forma fisica, certo («Sapevo di dover arrivare a questo appuntamento il più Nibali, applausi in Spagna è maglia rossa alla Vuelta PENA CABARGA — Un italiano in maglia di leader alla Vuelta. E con buone chances di conservarla fino alla fine. Vincenzo Nibali, il 26enne messinese, il popolare «squalo dello stretto», compagno nella Liquigas Doimo di Ivan Basso (nonché suo pupillo), chiude al secondo posto la 14a frazione con arrivo in salita in cima a Pena Cabarga e veste la maglia rossa del primo in classifica con un pugno di secondi (4) sullo spagnolo Joaquim Rodriguez. E, quel che più conta, dimostra di avere tutte le carte in regola per aspirare a un successo prestigioso nella terza corsa a tappe più importante del mondo che manca ai colori azzurri dal lontano 1990 (Giovannetti). Per il siciliano ha giocato anche la sorte. Infatti, a sette chilometri dalla vetta cade lo spagnolo Igor Anton, il leader della corsa, ed è costretto all’abbandono. E davanti sono stati proprio Nibali e il compagno Kreuziger a fare l’ultima selezione. La competenza dipinge Nibali come il futuro italiano per le corse a tappe. Ha 26 anni, 18 vittorie da pro (7 quest’anno) e il coraggio giusto. Lo ha dimostrato attaccando per primo a poco meno di due chilometri dalla vetta. Ha talento, tenacia, resistenza e sa soffrire come ha fatto dietro a Joaquim Rodriguez che lo aveva marcato a uomo per allungare di poco quando le pendenze (18%) sono diventate proibitive per il siciliano e più facili per lo spagnolo. Al Giro, chiuso poi al 3º posto, era arrivato all’ultimo per sostituire il compagno Pellizotti, invischiato in una snervante vicenda doping. E aveva fatto subito bene. Maglia rosa grazie alla cronosquadre di Cuneo, l’aveva conservata per due tappe. Solo una caduta nella frazione di Montalcino, quella possibile riposato. Penso di averlo fatto» ha detto il numero uno del mondo). Ma c’è anche dell’altro, un “segreto”. E’ tecnologico. Corde e racchette, IL LEADER Ciclismo EUGENIO CAPODACQUA PER SAPERNE DI PIÙ www.usopen.org www.lavuelta.com dello sterrato e del fango lo aveva privato della leadership. Marco Giovannetti il gigante milanese ultimo a sfrecciare a Madrid nel ’90 prese la maglia nell’11a tappa, strappandola allo spagnolo Gorospe grazie ad una fuga bidone. Poi seppe resistere al ritorno di avversari poderosi come lo spagnolo Delgado. Nibali ieri si è mosso con la forza e l’autorità giusta. Mancano ancora grandi montagne, ma ha dalla sua la crono di lunedì prossimo. Auguri. © RIPRODUZIONE RISERVATA Vincenzo Nibali, messinese, 26 anni, professionista dal 2005, due volte bronzo ai Mondiali di Zolder 2002 e di Verona del 2004. Quest’anno Nibali è stato per tre tappe maglia rosa al Giro d’Italia era mancino naturale: però sul campo muoveva le gambe come se lo fosse. Non andava bene: bisognava scegliere, lo fece zio Toni. Diede priorità ai piedi (lungimirante) e, per far digerire la scelta all’adorato nipote, gli porse una racchetta femminile. Più leggera. Così Rafa gestì il periodo di transizione, così quel ragazzino ebbe il tempo di diventare praticamente bimane senza traumi. Oggi le cose non sono cambiate poi di tanto: la Babolat di Nadal – rispetto alla racchetta della Wozniacki - pesa una trentina di grammi in più. Tutti concordano: «Se Nadal giocasse con una racchetta più pesante non sarebbe lui». Ogni sua scelta tecnica è diversa dagli altri, anche la presa del grip, anche lì molto femminile. Perché la parola magica, la parola d’ordine è: controllo. Senza, non ci sarebbe il fenomeno che conosciamo. E che, oggi, vuole solo una cosa: Flushing Meadow, dopo essersi imposto a Melbourne, Parigi e Wimbledon. Gli resta l’ultimo ostacolo. In caso di festa, dopo il brindisi, zio Toni lo prenderà in disparte e gli anticiperà la brutta notizia: «È ora di usare una racchetta più pesante». © RIPRODUZIONE RISERVATA Pallanuoto Croazia troppo forte Settebello d’argento ZAGABRIA — Si ferma sul secondo gradino del podio il sogno europeo dell’Italia della pallanuoto, piegata (7-3) in finale dai padroni di casa della Croazia. Il gap dagli uomini dell’ex ct Ratko Rudic, come si era già visto in occasione dell’ultima gara del girone eliminatorio, è ancora troppo ampio. Il Settebello riesce a tenere il passo solo nel primo tempo (2-2 il parziale), poi cade sotto i colpi di Buslje e compagni. Il bilancio finale, per i ragazzi di Sandro Campagna è comunque positivo. L’Italia mancava sul podio di una grande rassegna internazionale da sette anni (Mondiali 2003) e, soprattutto, ha mostrato nonostante la giovane età dei giocatori, una convinzione e un carattere che sembravano ormai perduti. Per la Croazia è il primo titolo europeo della storia, che si aggiunge in bacheca al Mondiale vinto nel 2005. In breve Basket Stati Uniti e Turchia alla finale mondiale ISTANBUL — Stati Uniti e Turchia in finale (oggi, ore 20.30) . Il quintetto Usa ha superato la Lituania 89-74. I padroni di casa hanno rimontato la Serbia, battendola per 83-82. RUGBY — Aironi sconfitti in casa 15-22 dall’Ulster nella 2ª giornata di Celtic League. BUNDESLIGA — Bayern Monaco-Werder Brema 0-0. Hoffenheim in testa a punteggio pieno, oggi Mainz-Kaiserslautern. URUGUAY— Campionato sospeso per la morte di Diego Rodriguez (Nacional), 22 anni, in un incidente stradale. PALLAVOLO— Oggi (ore 18) a Milano contro la Germania l’ultimo test per l’Italia prima dei mondiali RALLY — Solberg sempre in testa in Giappone, nonostante una penalità. Il leader del mondiale Loeb ancora sesto. CANOTTAGGIO — Assegnati a Varese gli Europei 2012. la Repubblica @ METEO DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 PER SAPERNE DI PIÙ meteo.repubblica.it ■ 55 dati a cura di 3BMeteo.com - Elaborazione grafica: Centimetri.it Meteo in tempo reale su Bolzano Trento Aosta Milano Repubblica.it Trieste Venezia Torino Bologna Genova Ancona Firenze Mare e venti oggi Mare Mattino Peggiora al Nord Ovest, Lombardia ed alta Toscana con deboli piogge sparse. Bello sulle restanti regioni centrali, nubi sparse al Nord Est e all'estremo Sud con qualche piovasco sulla bassa Calabria. Temperature minime stabili. Venti deboli-moderati da NO. Perugia Vento km/h Prov. N 20 Ancona Anzio 9 NNO Bari 22 NO 5 OSO 18 NNE 9 SSE Cagliari Civitavecchia Genova 9 SO Livorno 11 ONO Messina La Spezia 22 NO Napoli 9 O Olbia 9 N Palermo 9 NO Pescara 20 NNO Taranto 20 NNO Trieste 13 NNO Venezia 4 VAR Martedì L’Aquila Bello al Nord, nubi sparse altrove con piogge qua e la in propagazione da Nord verso Sud e seguite da schiarite. Dalla sera insistono le piogge solo in Sicilia. Temperature in aumento al Nord, stabili o in calo altrove. Venti moderati a rotazione ciclonica. ROMA Bari Campobasso Napoli Olbia Potenza Catanzaro Cagliari Palermo Reggio Calabria Catania Pomeriggio Mercoledì Nubi e piogge sparse al Nord Ovest, Toscana, Lombardia ed Ovest Emilia. Altrove più soleggiato ma con qualche piovasco tra sera e notte anche su Umbria, Lazio e Sardegna. Temperature in sensibile calo al Nord. Venti in rinforzo dai qudranti settentrionali. Mattino: La pressione torna temporaneamente ad aumentare regalando una mattinata di bel tempo al Centro Nord salvo un po' di nuvolosità sparsa sui settori adriatici. Una contenuta nuvolosità interesserà ancora le regioni meridionali, più compatta tra bassa Calabria e messinese e lungo la dorsale campana, dove sarà possibile qualche locale piovasco. Temperature minime in aumento al Nord ed in Sardegna, stabili altrove. Venti moderati dai quadranti settentrionali. Ieri 15 SET 23 SET 1 OTT 7 OTT Alghero Ancona Aosta Bari Bologna Bolzano Brindisi Cagliari Campobasso Catania Catanzaro Oggi Domani min max min max percep. UV min max 13 21 13 13 13 14 15 18 15 17 17 28 23 27 22 25 27 23 29 19 27 24 15 18 13 16 13 15 17 16 13 20 19 28 24 20 25 24 25 25 29 23 27 25 28 23 28 20 28 25 23 28 18 25 25 15 18 12 17 14 14 17 18 14 21 19 28 27 27 27 28 27 27 29 19 28 28 Ieri 15 19 19 13 16 16 16 17 19 17 17 Firenze Genova Imperia L'Aquila Messina Milano Napoli Olbia Palermo Perugia Pescara INDICE UV Oggi min max min UV Basso 0-2 3-5 Pomeriggio: Prevale il bel tempo al Centro Nord ma con velature in aumento a partire dai settori occidentali. Nubi sparse al Sud, con locali acquazzoni su dorsale, Puglia ed alta Calabria ionica, in assorbimento serale. Tra sera e notte peggiora al Nord-Ovest con nubi in aumento su Alpi e Piemonte associate a locali piovaschi. Residui fenomeni notturni anche su bassa Calabria e messinese. Temperature massime in ascesa al Sud. Venti moderati da NO in attenuazione. 23 27 27 19 25 26 26 28 24 24 25 13 21 20 6 21 16 18 17 23 10 18 Moderato 26 25 24 22 26 26 26 27 26 24 23 min 16 19 21 9 22 16 19 18 22 13 17 26 30 29 25 28 26 27 29 30 27 26 6-7 Ieri Domani max percep. UV Alto max Oggi min max min UV 13 17 19 17 20 16 13 13 19 14 14 Pisa Potenza Reggio C. Rimini Roma Fium. Roma Urbe Torino Trento Trieste Venezia Verona 23 22 21 23 26 21 26 26 26 23 24 8-10 Molto alto 25 18 23 25 26 27 25 25 25 26 26 14 11 21 16 17 16 13 11 19 16 13 Domani max percep. UV 25 18 25 24 28 27 25 27 23 24 26 min max 17 11 21 14 16 15 14 14 19 16 14 23 22 27 25 26 26 19 24 24 24 24 28 18 29 27 28 27 28 28 26 28 27 Fronte caldo 16 18 21 16 14 13 15 15 15 15 15 15 9 11 17 14 19 14 22 16 10 13 13 12 25 13 12 15 15 12 9 13 13 12 14 13 14 13 19 21 11 16 12 15 11 19 25 28 21 23 23 21 17 23 20 22 18 17 17 23 15 24 21 31 32 21 21 22 31 31 18 16 20 17 21 12 20 18 20 20 17 18 16 24 28 16 20 19 21 19 Domani Reykjavik Fronte freddo Helsinki Oslo Stoccolma Tallinn Göteborg Riga B Edimburgo Belfast Amsterdam Birmingham Londra H Vilnius Nantes Berlino Colonia Francoforte Praga Lussemburgo Monaco Parigi Tours Bordeaux Gijon Bilbao Tolosa H Madrid Minsk Amburgo Bruxelles Porto Copenaghen Kaliningrad Dublino H Kiev Bratislava Vienna Berna Lione Marsiglia H Varsavia Chisinau Budapest Lubiana Zagabria Milano Belgrado Sarajevo Roma Barcellona Tirana B Bucarest Sofia Skopje Istanbul Salonicco B Valencia Lisbona B Atene Malaga H Algeri Tunisi Smirne Iraklion Valletta Larnaca Come si gioca: Completare il diagramma in modo che ciascuna riga, colonna e riquadro 3x3 contenga una sola volta tutti i numeri da 1 a 9. 5 1 © 2010 nonzero Min Max 6 7 8 2 3 9 5 7 9 2 6 4 7 3 1 2 7 4 5 9 8 1 2 le soluzioni su www.repubblica.it Oggi SOLE UV Sorge 6.29 6.39 6.45 6.45 6.48 6.49 6.56 6.58 7.03 Tramonta Bari Napoli Palermo Roma Bologna Firenze Milano Genova Torino 19.10 19.20 19.23 19.27 19.34 19.34 19.43 19.43 19.49 >11 Estremo IN EUROPA Amsterdam Atene Barcellona Belgrado Berlino Berna Bratislava Bruxelles Bucarest Budapest Chisinau Copenhagen Dublino Edimburgo Francoforte Helsinki Istanbul Kiev Larnaca Lisbona Londra Lubiana Lussemburgo Madrid Malaga Minsk Mosca Oslo Parigi Praga Reykjavik Riga S. Pietroburgo Sarajevo Skopje Sofia Stoccolma Tallinn Tirana Valletta Varsavia Vienna Vilnius Zagabria Zurigo Tempo in prevalenza soleggiato al Centro Nord salvo velature e stratificazioni in transito. Residua nuvolosità all'estremo Sud, associata a qualche piovasco su Calabria e Sicilia orientale. Temperature stazionarie o in lieve aumento. Venti deboli variabili. NEL MONDO Oggi Min Max Algeri Ankara Auckland Baghdad Bangkok Beirut Bombay Buenos Aires Calgary Caracas Casablanca Chicago Città del Capo Città del Messico Dakar Dubai Filadelfia Gerusalemme Hong Kong Il Cairo Johannesburg Kinshasa L'Avana Lima Los Angeles Manila Melbourne Miami Montreal Nairobi New Delhi New York Pechino Perth Rio de Janeiro San Paolo Santiago Santo Domingo Seoul Shanghai Singapore Sydney Tokyo Toronto Washington 18 20 13 28 27 24 27 11 4 19 19 14 8 12 25 31 18 21 27 25 11 21 23 12 14 25 11 27 12 16 26 17 22 10 19 15 10 26 23 22 26 14 27 18 18 35 29 15 41 33 31 29 14 10 26 28 27 22 24 28 41 19 29 32 36 24 32 31 20 25 28 13 29 17 26 29 18 30 16 27 28 11 30 26 27 31 22 32 21 20 Domani