TITOLO Riunione della Commissione ECON LUOGO E DATA

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TITOLO Riunione della Commissione ECON LUOGO E DATA
TITOLO
Riunione della Commissione ECON
LUOGO E DATA
Parlamento europeo
21 giugno 2016
Rue Wiertz, 1000 Bruxelles
ORGANIZZATORE
Commissione ECON
RELAZIONE
Nella giornata del 21 giugno 2016 si è riunita la Commissione ECON;
presente rapporto riguarda il punto 7 dell’ordine del giorno.
il tema del
7. Dialogo monetario con Mario Draghi, Presidente della Banca centrale
europea
Il Presidente della Banca Centrale Europea ha aperto il dibattito sottolineando che, per
quanto riguarda gli sviluppi economici attuali, la ripresa dell’economia dell’eurozona ha
acquistato un certo impulso all’inizio dell’anno e che questo trend positivo dovrebbe
continuare, sostenuto da una domanda interna solida e da un passaggio efficace di
tutte le misure adottate in materia di politica monetaria all’economia reale. I
consumatori stanno traendo beneficio dai prezzi del petrolio bassi e gli investimenti
stanno aumentando, sostenuti da migliori utili per le aziende e condizioni finanziarie
più favorevoli. Secondo le proiezioni macroeconomiche l’attuale PIL annuale
dell’eurozona dovrebbe aumentare dell’1,6% quest’anno e dell’1,7% nel prossimo
biennio. Allo stesso tempo la dinamica dell’inflazione risulta abbastanza moderata, ma
si attende un aumento della stessa verso la fine del 2016. Il tasso dei prestiti alle
aziende e ai nuclei familiari è diminuito dal 2014 rispettivamente di 90/80 punti base in
percentuale, toccando un basso storico nell’aprile del 2016, mentre il tasso di crescita
del credito bancario alle società dell’eurozona è stato positivo nel 2015. Le PMI
continuano a riferire un ulteriore miglioramento nel loro accesso al credito e dall’inizio
del 2016 - e da quando è iniziato il programma di acquisto dei corporate bond della BCE
- il numero di aziende con un accesso diretto al mercato azionario è notevolmente
accresciuto. Dal 22 maggio la BCE ha adottato la prima serie di misure TLTRO,
operazioni volte a migliorare il funzionamento del meccanismo di trasmissione della
politica monetaria tramite incentivi al processo di erogazione del credito bancario
all’economia reale; tali misure permetteranno alle banche di garantire finanziamenti a
lungo termine a condizioni interessanti, come il deposit facility rate, permettendo allo
stesso tempo di alleggerire il costo del credito per il settore privato e garantire ulteriore
impulso alla creazione di credito. Nel complesso, le misure della BCE sono strumentali a
fornire una base più solida alla ripresa, garantendo che l’inflazione si mantenga entro
un livello vicino al 2%. Il pacchetto di marzo ha mitigato i rischi di ribasso
dell’economia, ma questi sono ancora significativi a causa della situazione economica
mondiale e agli ultimi sviluppi geopolitici.
Nell’eventualità di una Brexit la BCE si è detta, pronta a tutte le contingenze derivanti
dall’esito del referendum. Per quanto riguarda gli investimenti nell’eurozona, ha
sottolineato come, dopo il calo notevole durante la crisi finanziaria del 2008 e un
ulteriore declino durante la crisi del diritto sovrano europeo, gli investimenti reali
abbiano cominciato a riprendersi, in particolare quelli delle aziende e quelli del settore
dell’edilizia. Nonostante ciò, il livello di totale di questi rimane più del 10% al di sotto
dei livelli pre-crisi. Il successo del piano attuale della Banca Centrale Europea si basa
anche sul miglioramento dell’ambiente degli investimenti, sia a livello europeo che
nazionale, e soltanto riforme nel settore possono e potranno garantirne una ripresa
efficace a lungo termine. A livello europeo, dove il PE riveste l’importante ruolo di colegislatore, si dovrebbe approfondire ulteriormente il settore dell’energia, dei trasporti e
dell’economia
digitale
nel
mercato
interno.
Rafforzare
l’attuazione
della
regolamentazione migliorerà, inoltre, la sua applicabilità e ridurrà la frammentazione
dei mercati e dei prodotti. Bisogna far sì, ha aggiunto Draghi, che i risparmi
confluiscano negli investimenti e la BCE deve, dal canto suo, garantire che i mercati
bancari stanzino risorse alle opportunità d’investimento più produttive in tutta la zona
euro. Il progresso in termini di Unione dei mercati dei capitali è essenziale per
sviluppare un ambiente favorevole agli investimenti produttivi e ,seguendo questa
strada, si contribuirà a diversificare gli strumenti necessari per stimolare gli
investimenti - soprattutto per le PMI e per i progetti a lungo termine. Le
cartolarizzazioni semplici trasparenti e standardizzate, allo studio del Parlamento, sono
esempi tangibili di come l’Unione e la sua legislazione possano ampliare le opportunità
finanziarie per le aziende, promuovere gli investimenti transfrontalieri e sviluppare un
impatto positivo sulle prospettive d’investimento dell’UE. A livello nazionale le riforme
per migliorare le condizioni quadro per le aziende e ridurre le strettoie normative
devono essere continuamente portate avanti. Gli appalti pubblici inesistenti, i sistemi
fiscali e giudiziari inefficaci e un quadro per le insolvenze frammentario, tutte difficoltà
comuni a alcuni Paesi, devono essere presi in considerazione e studiati, dal momento
che le raccomandazioni specifiche rivolte a ciascun Paese rappresentano uno strumento
utile per eliminare le barriere e aumentare gli investimenti. Inoltre, nei Paesi dove le
finanze pubbliche sono basse, si dovrebbero intraprendere investimenti pubblici in aree
che portano alla crescita. Per quanto concerne gli altri Stati, i benefici a lungo termine
derivanti da investimenti da parte di politiche macroeconomiche orientate alla stabilità
sono appurati. Un anno fa la Relazione dei cinque Presidenti ha definito un programma
per rafforzare l’Unione dell’Europa economica e monetaria e Draghi guardando al futuro
prevede una ripresa economica costante per la quale però saranno sicuramente
necessarie politiche forti.
È seguito l’intervento dell’’On. BIDEGAIN (PPE) articolato in due domande. Il MEP, per
quanto riguarda la Brexit, ha domandato se basterà l’intervento della BCE e cosa
potrebbe mitigare l’impatto. E dal momento che le banche centrali devono sopportare
troppi oneri in termini di recupero, è stato chiesto sarebbe più facile avere margini
d’intervento per la BCE se gli stati si stati si impegnassero in riforme.
Draghi ha risposto alla prima domanda affermando che non si può essere certi delle
conseguenze reali della Brexit, ma che la BCE è pronta a far fronte a tutti i possibili
esiti. Riguardo alla politica monetaria attuata garantisce che la ripresa ciclica avrà luogo
ma che non si trasformerà in strutturale senza riforme strutturali adeguate. L’ obiettivo
inflazione al massimo al 2 % esiste, ma la velocità del processo con cui si realizzerà
dipende dal fatto che vi siano riforme in tutti i Paesi membri.
L’On. Pervenche BERÈS (S&D) ha ricordato la necessità “critica”, come definita dallo
stesso Draghi al Brussels Economic Forum, di ripristinare la chiarezza del formato
istituzionale dell’eurozona, che ad oggi non è completo. Draghi è uno degli autori della
Relazione dei Cinque Presidenti (Completare L’Unione economica e monetaria
dell’Europa, di Juncker, Tusk, Dijsselbloem, Draghi e Schulz) in cui viene ventilata
l’ipotesi di un bilancio per l’eurozona, ad al momento è in corso una relazione al PE che
si esprime a favore di un progresso di questo tipo. Come ne vede le tappe future?. L’Ue
ha già avviato il dibattito sui lavori della Commissione sulla proroga del programma di
investimenti (Piano Junker) , non sarebbe utile fare qualche cambiamento, chiede, per
dare più peso all’investimento pubblico con un effetto leva? La risposta del Presidente
della Banca Centrale è che l’Unione monetaria è ancora incompleta e fragile perché
vulnerabile agli shock. Ci sono vari modi in cui poterla completare: rendendola più
resistente e mobile, completando l’unione del mercato dei capitali e nel creare un
meccanismo di assorbimento degli shock come quello a cui si è fatto riferimento nella
Relazione dei Cinque Presidenti. La prima cos ada fare, secondo Draghi, è non cercare
di caricare troppo la politica fiscale, come invece è successo in molti paesi dopo la crisi
del 2008, ma far si che questa sia resistente. Per avere, inoltre, un sistema di
ammortamento degli shock ci vuole fiducia tra i Paesi, e ciò significa che la solidarietà
deve andare di pari passo con il rispetto delle regole e la convergenza da parte degli
Stati in questo senso. Se si guarda la recente esperienza ci sono motivi per essere
positivi: si cerca di far fronte alla sicurezza interna ed esterna e i membri dell’Unione
monetaria e dell’UE nel complesso mettono insieme le loro risorse per affrontare
congiuntamente a sfide a cui il singolo stato non riuscirebbe a far fronte. In merito alla
seconda domanda posta dalla Berès, il Presidente ha sostenuto che un livello di
investimenti pubblici adeguato è necessario. Molti Paesi hanno disposto misure di
consolidamento del bilancio, ma forse l’hanno fatto sotto pressione esterna,
aumentando le tasse e riducendo gli investimenti, senza abbassare la spesa corrente.
Ma gli investimenti pubblici erano stati ripetutamente tagliati già a partire metà anni ’90
e oggi è sempre più importante essere molto selettivi sul tipo di investimenti pubblici
da fare.
Secondo l’On. Pirkko RUOHONEN –LERNER (ECR) sembra che vi siano delle
contraddizioni tra gli interventi della BCE e gli eventi dell’economia attuale. Se il tasso
di inflazione è troppo basso i consumatori contraggono i consumi. L’obiettivo di
inflazione dovrebbe forse esser rivisto? La BCE non corre il rischio di un indebitamento e
prestito eccessivo da parte delle famiglie? A risposta Draghi ha ribadito che la crescita è
continua e costante ed è spinta dal consumo e dagli investimenti recenti, quelli
industriali, che nello specifico, sono stati il principale motore della ripresa. I prezzi del
petrolio bassi hanno influito su questo.
L’On. TREMOSA i BALCESS (ALDE) ha posto tre domande:
1) Le condizioni finanziarie nell’eurozona a febbraio sono state irrigidite, questo
potrebbe aver e un effetto negativo sulle condizioni economiche dell’eurozona?
2) A otto anni dalla crisi alcuni Paesi i debiti pubblici troppo elevati, la BCE pensa che
le regole debbano essere applicate a tutti gli SM allo stesso modo?
3) Anche se le politiche della BCE sono riuscite a rilanciare la crescita del credito gli
investimenti non seguono questo trend, la BCE sta quindi pensando a dei programmi di
acquisto di asset e titoli che sussidino gli investimenti pubblici?
Il Presidente Draghi ha risposto ribadendo che le condizioni finanziarie sono state
irrigidite da gennaio, che la volatilità si è ridotta e che hanno risposto a queste
condizioni con il pacchetto di marzo. Ad oggi dobbiamo aspettarne gli effetti e la BCE si
deve concentrare sull’implementazione dei provvedimenti già approvati. I mercati
saranno comunque monitorati da vicino e se ci sarà irrigidimento interverranno con tutti
gli strumenti necessari. Relativamente ai livelli elevati di deficit ha ribadito che le regole
devono essere applicate nei modi, termini e tempistiche previste. Riguardo al 3 punto
sulla ripresa degli investimenti, questa è modesta ma si confermano le spese dei
consumatori viste nei mesi precedenti.
L’On P. LAMBERTS (V-ALE) ha rivolto alcune domande innanzitutto sulla presenza o
meno di condizionalità nell’operazione TLTRO II e sostenendo che la convergenza è
fondamentale; indicando l’Italia e la Germania esempi di mancata omogeneità, si è poi
chiesto se vi siano le condizioni per crearla e per sostenerla. Secondo Draghi c’è
condizionalità nel TLTRO II. La convergenza, per cui serve del tempo, è una delle basi
della fiducia e la BCE vuole vedere degli sforzi determinati da parte degli stati
attraverso la realizzazione di riforme chiave in settori strategici. Non mette in dubbio
che ci sia disomogeneità, ma l’obiettivo della convergenza, necessaria per evitare
creditori e debitori permanenti, verrà realizzato in un tempo realistico.
Marco VALLI (EFDD) ha chiesto quale sarà il ruolo BCE in questo schema di garanzia
dei depositi, prefigurato nella Relazione dei cinque Presidenti, e come quest’ultimo sarà
finanziato sul bilancio dell’area euro. A suo avviso, inoltre, in un vincolo di cambi fissi i
Paesi che accumulano un surplus dovrebbero riequilibrare gli shock sistemici di cui si è
parlato per finanziarie le aree depresse.
DRAGHI Sulla seconda domanda dichiara di non avere, per mandato, le competenze
del caso che spettano invece ai governi e alla Commissione. Sullo schema di garanzia
dei depositi la BCE non ha un ruolo specifico pur avendo espresso pareri in merito. Il
negoziato è arrivato ad una fase di stallo perché da una parte si vuole andare verso una
riduzione dei rischi dei portafogli delle banche, richiedendo limiti alle banche
commerciali nella loro titolarità dei titoli, dall’altra vi è chi spinge nella direzione
opposta, ovvero nell’andare avanti con il meccanismo e poi verificare i rischi. È
importante, invece, che i compromessi vengano trovati e che i titolari dei depositi
vengano trattati allo stesso modo in tutti i Paesi europei. La BCE opera da parte sua una
supervisione sui banchieri ma non sui titolari dei depositi.
B.KAPPEL (ENF) ha evidenziato come, sulla base di una ricerca della Bundesbank
tedesca, emerga che il Programma acquisti della BCE abbia avuto un effetto
inflazionistico. La Banca centrale tedesca calcola che fra il 2016 e il 2018 l’inflazione
aumenterà fino all’1%. La realtà però dice altro e a maggio i prezzi sono crollati dello
0,1%. Tanti titoli pubblici con rendite storiche basse sono stati apprezzati. Ogni mese
sono stati acquistati dalla BCE titoli regionali per 10 miliardi di euro. Sulla rendita dei
corporate points si vede già l’effetto: gli investitori devono pagare il 16 % per i prestiti
fatti. Secondo gli esperti per i titoli pubblici c’è il pericolo di una bolla e le
preoccupazioni riguardano anche la stabilità finanziaria. Quali sono i provvedimenti, ha
domandato Kappel rivolgendosi a Draghi, affinché gli Stati membri attuino le riforme
necessarie, dal momento che solo 11 raccomandazioni specifiche per Paese sono state
attese? Cosa propone in merito?
DRAGHI ha replicato che le proiezioni in termini d’inflazione della BCE entro la fine
dell’anno prevedono una media annuale dello 0.2 %, mentre l’anno prossimo si
dovrebbe arrivare all’1,3 e al 1,6 % nel 2018. Questo adeguamento verso l’alto è
dovuto ai loro interventi di politica monetaria. Mentre la crescita si assesta il mercato
del lavoro migliora e a un certo punto ci sarà anche un aumento dei salari nominali.
Questo è un meccanismo che sta richiedendo più tempo di quanto si auspicasse, perché
la recessione è stata troppo lunga e incisiva. Il ritmo delle riforme strutturali è stato,
inoltre, insoddisfacente anche se alcuni Stati si sono impegnati in tal senso. D’altro
canto le raccomandazioni della Commissione dovrebbero essere anch’esse ottemperate.
Il Vicepresidente della Commissione ECON, M.FERBER (PPE), ha ricordato che l’8
giugno è iniziato l’acquisto dei titoli da parte di privati per far fronte a questa
stagnazione politica i cui beneficiari sono soprattutto grandi imprese con accesso diretto
ai mercati dei capitali, le quali dispongono già di ottime condizioni di finanziamento.
Contemporaneamente questo comporterà una riduzione dei prestiti per gli investimenti.
Ci sono altre modalità per l’acquisto dei titoli. La BCE, si chiede Ferber, valuta i rischi
che comporta l’acquisto di questi titoli, soprattutto se inseriti nel bilancio della BCE e
soprattutto se la copertura dai rischi è un fattore decisivo per i capitali? E come
comportarsi con lo sfaldamento di questi titoli che hanno un profilo di rischio elevato?
Circolano inoltre voci che la Bce e la Banca Centrale inglese avessero un piano comune
in caso di Brexit per cercare di calmare le acque, sono veritiere?
A tali interrogativi DRAGHI ha risposto che sul programma di acquisto dei titoli delle
imprese sicuramente ci sono rischi, ma c’è un quadro di gestione del rischio per
garantire la situazione patrimoniale e gli acquisti che minimizzino le distorsioni
eventualmente causate dal Programma. Di fatto quest’ultimo è iniziato senza intoppi e
continua su questa linea senza incontrare ostacoli specifici nella sua esecuzione.
Riguardo al fatto che andrà a favore delle grandi imprese piuttosto che delle PMI tale
affermazione non è corretta. Quest’ultime avranno più spazio per accedere al credito e
lo spread sta già diminuendo. Il costo del credito bancario delle PMI si è ridotto rispetto
allo stesso per le grandi imprese, fino a 151 punti base entro l’aprile 2016, con
constatato un miglioramento anche nel concedere credito da parte degli istituti bancari.
Per quanto riguarda la Brexit non c’è un piano bilaterale, ma un dialogo con tutti gli
attori coinvolti.
Secondo l’On. FERNÀNDEZ (S&D) l’eccedenza per le partite correnti della zona euro
aumenta anno dopo anno. All’interno del Semestre europeo si sta discutendo dei deficit
e dei surplus dei vari Stati membri? E non dovrebbe esserci uno strumento che influisca
nel ripristino del saldo dei conti correnti? L’FMI ha realizzato studi di impatto dei suoi
piani di salvataggio per alcuni Paesi come la Grecia, la BCE ritiene opportuno realizzare
analisi indipendenti sulla sua azione nei piani di salvataggio? Si è detto che le regole del
Patto di stabilità e di crescita devono essere rispettate entro le scadenze, è una velata
critica alla decisione su cosa fare con Paesi come la Spagna? Ad avviso del Presidente
Draghi le norme servono se applicate in maniera coerente in tutti i Paesi e sono
un’ancora di stabilità per l’eurozona. Ci sono questioni giuridiche sulla sua applicazioni
ma vanno affrontate in sede opportuna. Sulla possibilità di uno studio indipendente che
andrebbe commissionato alla BCE, Draghi si è detto a favore, in linea di massima,
anche se non sono state ancora prese decisioni a riguardo. Per quanto riguarda il
semestre europeo il surplus delle partite correnti, dei conti correnti, ormai è qualcosa di
consolidato nell’UE da molti anni. Una composizione ideale della domanda aggregata
dell’eurozona è la seguente: una riduzione dell’eccedenza del conto delle partite correnti
e un aumento della domanda pubblica e privata, che per diverse ragioni non si è
verificata visto che manca una forte domanda interna per il consumo e gli investimenti
che favorirebbe la crescita.
Alla triplice domanda dell’On. de LANGE (PPE) su quali siano le riforme più urgenti e
necessarie e in quali settori si deve intervenire per permettere un vero rilancio
dell’eurozona e, infine, su come la Banca Centrale pensi di affrontare la situazione se le
riforme strutturali non dovessero essere realizzate, il Presidente Draghi ha risposto che,
in primis, ciascuno Stato deve avere il suo programma di riforme strutturali, adeguate
al proprio sistema dal momento. Non esiste una soluzione che vada bene per tutti. Vi
sono Paesi che necessitano di maggiore competitività, altri di riforme nel mercato del
lavoro, altri di misure volte a migliorare l’ istruzione. Perché la disoccupazione è cosi
elevata, per la domanda insufficiente o per altri elementi? È un problema di riforme
strutturali. Quella giovanile è dovuta a norme introdotte negli anni 2000, ma anche al
fatto che alcuni sistemi di istruzione non producono le competenze necessarie al
mercato del lavoro. Perché, inoltre, i salari per chi vi entra sono così ridotti? La risposta
è la stessa. In alcuni Paesi gli stipendi sono paragonabili a quelli degli anni ’80. In altri
Paesi sarebbero necessarie riforme nel settore giudiziario, ci vogliono anni per giungere
ad una sentenza, e di qui tutti i costi legati allo stato di diritto e alla sua applicazione
che si impennano, ed è la società che ne paga lo scotto. Per quanto riguarda le misure
monetarie ora bisogna concentrarsi sull’attuazione di TLTRO (Operazione di
rifinanziamento mirata a lungo termine) e ad oggi le azioni che sono e saranno attuate
sono sufficienti affinché il livello di inflazione sia al di sotto al 2%.
Secondo il Vicepresidente di ECON, l’On. SIMON (S&D), l’ obiettivo comune è che in
tutti i Paesi i depositi siano garantiti per tutti e contemporaneamente venga aumentato
il livello di fiducia su queste misure per non ridurre la stabilità. Se si riuscisse a
raggiungere un accordo su questi punti di principio forse non ci sarebbe bisogno delle
stesse regole per tutti nello stesso settore. L’ultima proposta della Commissione non
prevede ciò che contribuisce alla stabilità in molti Paesi ovvero misure preventive, che
impediscono il fallimento di così tante imprese. Molti stati praticano queste misure,
come la garanzia costituzionale in Germania, ma con la proposta della Commissione non
sarebbe possibile. Come impedire dunque che si giunga a un’instabilità in questo senso?
Draghi. Per quanto concerne la riduzione del rischio e l’aumento fiducia, questi aspetti
sono precondizioni, pilastri che si rafforzano reciprocamente e rivolti allo stesso
obiettivo ovvero rafforzare l’Unione bancaria. Sono stati fatti notevoli progressi, a suo
avviso, negli ultimi due anni per rafforzare l’Unione bancaria con la creazione ad es.
dell’ EDIS (European Deposit Insurance Scheme) e con la c.d. valutazione globale, e la
maggior parte delle banche dell’eurozona soddisfano i requisiti di capitale previsti. Ci
deve essere un elenco di tappe per non rinviare in eterno l’EDIS e queste devono
includere gli elementi necessari per rafforzare l’Unione bancaria e l’elenco deve essere
limitato a questioni che hanno un chiaro collegamento con l’EDIS.
L’On. G.HOKMARK (PPE) ha ritenuto necessario soffermarsi su quale sia il passo
essenziale per completare l’Unione monetaria, ossia rispettare la tabella di marcia
fissata. In secondo luogo avendo affermato Draghi che la BCE è pronta alla Brexit, ha
chiesto in che senso e a cosa sia pronta esattamente la Banca Centrale. Nel caso di
uscita del Regno Unito, ha aggiunto, quali saranno le conseguenze a lungo termine? Ci
sono istituti finanziari nella City che sono importanti per l’Ue e per il mercato
finanziario. OCSE e OMC, dal canto loro, prevedono una recessione a lungo termine.
Ci sono possibilità in termini di politica monetaria di bolle finanziarie?
Per rispondere a ciò Draghi ha evidenziato che, per quanto concerne la Brexit, la BCE
monitora tutti gli sviluppi finanziari monetari giuridici e politici per gestire tutte le
eventualità. Forniranno liquidità insieme ad altre banche centrali e vi sono accordi di
liquidità attivabili nel caso in maniera opportuna dalla Banca Centrale Europea. Draghi
ha ricordato che i prezzi del greggio hanno subito un rimbalzo storico dell’80%.
L’aumento della domanda ha portato ad una crescita dei prezzi del petrolio e questo è
un fattore positivo per l’UE. L’FMI recentemente ha svolto un’analisi e può calcolare le
ripercussioni sulle riduzioni crescita del petrolio. La quota dei Paesi che producono
petrolio comunque è, ad oggi, più elevata.
L’On. COZZOLINO (S&D) a proposito del rapporto tra la politica monetaria e la ripresa
degli investimenti sostiene che non sia in discussione l’efficacia e il valore della prima,
tuttavia sembra che questa non stia producendo gli effetti espansivi sperati per gli
investimenti, essendoci una limitata crescita della mobilità di credito e una domanda di
credito per gli investimenti ancora molto debole. Come spiega, ha domandato al capo
della BCE, che non ci sia stato un effetto secondario sull’economia interna in termini di
crescita degli investimenti, inclusa la domanda di credito, con un impatto anche sul PIL?
Per rendere l’intervento in linea col trattato, si potrebbero prendere in esame non solo i
tassi medi di inflazione in UE ma anche quelli dei singoli membri? E quali sono le macro
aree economiche o i settori che la BCE sostiene essere le leve per sostenere la crescita
nel medio periodo?
Gli investimenti delle imprese sono, secondo l’opinione del Direttore, piuttosto al di
sotto delle aspettative a causa della redditività troppo bassa e nel caso delle PMI anche
vincoli per i vincoli di accesso al credito. Ora c’è una ripresa, cominciata all’inizio del
2013. Ovviamente c’è dietro la politica monetaria, l’aumento della domanda e la
riduzione dei tassi di interesse. E ci sono fattori con ripercussioni sui tassi di interesse.
Ma il basso livello di crescita potenziale dipende soprattutto dall’adozione mancata di
riforme strutturali. Per rispondere alla seconda domanda quello che la BCE ha fatto è
stato scegliere quell’obiettivo del 2% per ragioni ancora valide.
Infine l’On. KYRTSOS (PPE) ricordando che gli investimenti della Grecia sono inferiori al
50% rispetto al livello pre-crisi e i prestiti alle PMI mancano per il 60% per cui è
evidente una posizione di bilancio difficile, ha chiesto qual è la posizione della BCE in
merito e se, nel caso non vi fosse un aumento degli investimenti, si dovrà parlare
ancora di crisi greca.
DRAGHI ha ribattuto che gli sforzi per una stabilizzazione fatti dalla Grecia, data la
situazione alquanto spinosa, sono sicuramente importanti. La Grecia si è impegnata ad
attuare una decisione presa dal Board dell’ESM (Meccanismo europeo di stabilità) sullo
sborso sulla
spesa. Tutte le combinazioni di riforme e politica potenzieranno e
miglioreranno la situazione e ripristineranno la fiducia. Insieme ci sarà, altresì, una
migliore situazione finanziaria generale anche se rimangono fragilità dovute, per
esempio, alla presenza degli NLP nel settore bancario. Un’adeguata legislazione
permetterebbe alle banche di gestire i No Performing Loans e liberarsi di questo fattore
che diminuisce il credito ed ostacola le banche. La situazione di liquidità per vari mesi
ha visto un certo deflusso dei depositi, nel contempo le banche greche sono riuscite a
ridurre la loro dipendenza dalla BCE, il che è un ottimo segnale, e adesso si ha una
situazione che può migliorare se verranno prese le giuste decisioni politiche.
Link dell’evento:
file:///C:/Users/bruxelles2/Downloads/s-2014_2019-plmrep-COMMITTEES-ECON-OJ2016-06-21-1097919IT.pdf
Eseguito da: Francesca Gastaldon
UNIONCAMERE DEL VENETO
Delegazione di Bruxelles
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