Riassunto di Cartesio

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Riassunto di Cartesio
Descartes, René
Nato a La Haye, Turenna nel 1596 e morto a Stoccolma nel 1650), noto anche col nome italianizzato
di Cartesio, filosofo, scienziato e matematico francese, considerato il fondatore della filosofia
moderna. Fu educato dai gesuiti nel collegio di La Flèche, dove approfondì, oltre ai classici, lo studio
della matematica e della filosofia scolastica. In seguito studiò diritto presso l'università di Poitiers e
dal 1618 si arruolò nell'esercito del principe protestante olandese Maurizio di Nassau, deciso a
intraprendere la carriera militare. La sua attenzione era tuttavia già rivolta ai problemi filosofici e
matematici ai quali avrebbe dedicato tutta la vita. Tra il 1623 e il 1625 viaggiò in Italia; dal 1625 al
1628 visse in Francia dedicandosi alla filosofia e agli esperimenti di ottica. Si trasferì poi in Olanda,
dove visse in diverse città, tra cui Amsterdam e Leida.
Durante i primi anni della permanenza in Olanda, Cartesio compose tre trattati importanti, la
Diottrica, le Meteore e la Geometria, pubblicati nel 1637 e introdotti dal Discorso sul metodo, che
compendiava la sua filosofia. Seguirono altri scritti filosofici, tra i quali le Meditazioni metafisiche
(1641) e i Principi di filosofia (1644). Nel 1649 Cartesio fu invitato alla corte di Stoccolma per dare
lezioni di filosofia alla regina Cristina di Svezia; ammalatosi di polmonite, morì l'anno seguente.
Filosofia
Cartesio tentò di applicare alla filosofia il metodo deduttivo della matematica. Rifiutando il metodo
della scolastica, fondato sul principio di autorità e sulla persuasività della tradizione, Cartesio affermò
che nella ricerca della via che conduce alla conoscenza avrebbe accolto come vere soltanto le
proposizioni chiare e distinte, dotate di un'evidenza pari a quella posseduta dalle dimostrazioni
matematiche e geometriche. Decise dunque di non considerare vero nulla prima di esserne
assolutamente certo e individuò un metodo per scoprire verità assolutamente certe nella pratica dello
scetticismo: cercò di dubitare di tutto ciò che riteneva vero e di investigare sulla possibilità del
dubbio.
Praticando questo "metodo del dubbio", egli constatò di poter dubitare di tutto, tranne che della
propria esistenza: poichè all'atto stesso del pensare occorreva un soggetto pensante, egli stesso
doveva esistere per poter pensare. Cartesio espresse questa conclusione nel famoso motto: "Cogito,
ergo sum" ("Penso, dunque sono"). Partendo dal principio che il pensiero può dimostrare
autonomamente la propria esistenza, concluse che la caratteristica essenziale del soggetto fosse il
pensiero.
Cartesio proseguì nella riflessione deducendo l'esistenza di Dio e sostenendo che Egli aveva creato
due sostanze: la sostanza pensante (res cogitans), la cui caratteristica essenziale è il pensiero, e la
sostanza estesa (res extensa), la cui caratteristica essenziale è quella di occupare una determinata
estensione fisica; mentre la sostanza pensante si conforma alle leggi del pensiero, la sostanza estesa si
conforma alle leggi meccaniche della fisica. La bipartizione della realtà nelle due sostanze, quella
fisica e quella mentale, è nota come dualismo cartesiano e ha influenzato straordinariamente la
filosofia occidentale.
Scienza
Cartesio elaborò complessi modelli meccanicistici per la spiegazione di numerosi fenomeni fisici, che
ebbero la virtù di sostituire le sterili speculazioni della scolastica.
Sebbene Cartesio avesse accolto la teoria di Copernico che concepiva un sistema di pianeti in
movimento attorno al Sole, quando essa fu dichiarata eretica dalla Chiesa, egli decise di non
pubblicare il proprio trattato di fisica, Il Mondo, che era basato su una teoria dei vortici secondo la
quale lo spazio è completamente riempito di materia turbinante attorno al Sole.
Nel campo della fisiologia Cartesio postulò che parte del sangue fosse un fluido sottile composto da
"spiriti animali". Questi, egli credeva, entravano in contatto con la sostanza pensante in un luogo del
cervello e fluivano lungo i canali nervosi per muovere i muscoli e altre parti del corpo.
Gli studi di ottica lo condussero alla scoperta che l'angolo d'incidenza è uguale all'angolo di
riflessione. È la legge fondamentale della riflessione, di cui il suo saggio sull'ottica costituì la prima
formulazione mai pubblicata. Egli, inoltre, considerò la luce come una sorta di pressione in un mezzo
solido e prefigurò così la teoria ondulatoria della luce.
Matematica
Cartesio contribuì notevolmente alle ricerche matematiche elaborando le basi concettuali della
geometria analitica; inoltre, fu il primo matematico che cercò di classificare le curve secondo il tipo
di equazione a esse associato, contribuendo così alla teoria delle equazioni. Introdusse l'uso delle
ultime lettere dell'alfabeto per designare le incognite e delle prime lettere dell'alfabeto per designare i
termini noti. Inventò anche il metodo degli indici (come x2) per esprimere le potenze dei numeri.
Inoltre formulò la regola, nota come regola cartesiana dei segni, per trovare il numero delle radici
positive e negative di qualsiasi equazione algebrica.
CARTESIO 1596-1650
PADRE DELLA FILOSOFIA MODERNA
1.
INTRODUZIONE
o con Cartesio la filosofia registra una svolta decisiva assumendo un impostazione
nuova sostanzialmente diversa da quella che aveva avuto nell’antichità e nel medioevo
o con Cartesio la filosofia assume un impostazione gnoseologica , vuole cioè verificare il
valore della conoscenza umana
o perché questa svolta radicale?…constatata l’impossibilità di raggiungere l’accordo
definitivo sui problemi della metafisica Cartesio avverte l’urgenza di spostare l’indagine
sullo strumento e sul metodo con cui si era fin ora fatta filosofia.
o questa attenzione preminente al METODO sarà il carattere costante di tutta la filosofia
moderna, da Cartesio ad Hegel. Dunque Cartesio a buon diritto viene chiamato “padre
della filosofia moderna”.
3.
IL “DISCORSO SUL METODO” (1637):
METODO E LE SUE REGOLE
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Nella filosofia, secondo Cartesio, regna una grande confusione ed essa non ha fatto
progressi come invece le scienze matematiche e geometriche principalmente a causa
dell’impiego di un cattivo metodo, complicato e sterile.
Il metodo aristotelico (metodo sillogistico) può servire per spiegare o per allenare gli
studenti alle discussioni, ma non è di nessun giovamento per la scoperta della verità.
I metodi possibili in definitiva sono due:
o induttivo
o deduttivo
Dei due solo il secondo può condurci a un avanzamento del sapere, perché questo è il
metodo usato dalla matematica.
Cartesio fissa poi le quattro regole fondamentali del metodo deduttivo, la cui
ispirazione è di tipo matematico: questa infatti prende le mosse dai principi primi o
postulati di Euclide che sono INTUITI immediatamente e su questi costruisce le sue
dimostrazioni DEDUCENDOLE con rigoroso ragionamento logico l’una dall’altra.
Ecco le quattro regole del metodo deduttivo-matematico da applicarsi anche alla
filosofia:
1) REGOLA DELL’EVIDENZA: non ammettere come vero se non ciò che si presenta
in modo chiaro e distinto tale che escluda ogni possibilità di dubbio. Questo
atto intuitivo si autofonda e autogiustifica.
2) REGOLA DELL’ANALISI: la divisione di un problema complesso nelle sue parti più
semplici per poterlo risolvere.
3) REGOLA DELLA SINTESI: a partire dal semplice procedere verso il composto e il
complesso.
4) REGOLA DELLA ENUMERAZIONE O REVISIONE: il controllo è di aiuto alla
memoria specie quando si devono compiere molti passaggi nel processo
dell’analisi e della sintesi.
N.B.
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4.
due filosofi cronologicamente vicini a Cartesio, Pascal e Vico, prenderanno
posizione contro il metodo delle idee chiare e distinte.
il metodo di Cartesio è antitetico a quello di Galileo e Bacone, scienziati del
tempo, che utilizzano essenzialmente il metodo induttivo che meglio si addice
alle scienze sperimentali; il metodo di Cartesio è invece ricavato dalla
matematica e dalla geometria.
Il “Discorso sul Metodo” può essere considerato il manifesto del razionalismo: vi
si sostiene infatti la possibilità di costruire tutto il sapere sviluppando per via
deduttiva alcune evidenza che la mente coglie intuitivamente, come “idee chiare
e distinte”, per esempio i concetti di estenzione e di materia.
IL FONDAMENTO DELLA FILOSOFIA CARTESIANA:
“IL COGITO”
 una volta in possesso di un metodo sicuro Cartesio si accinge a costruire il suo edificio
filosofico. Ma da dove partire? c’è qualche fondamento certo che possa far da
sostegno a tutta la costruzione?
 questo modo di procedere è assolutamente nuovo. La sua prima preoccupazione non
è lo studio del mondo, del uomo o di Dio (metafisica). Per Cartesio il problema iniziale
è la CONOSCENZA: che cosa posso conoscere con verità?
 per stabilire il valore della conoscenza la via migliore è quella del DUBBIO
METODICO. Il dubbio è la via che porta a scoprire la verità prima, la prima certezza.
Col dubbio metodico, di tutto Cartesio dubita:
• mette in disparte come mal sicure le conoscenze acquisite coi sensi
• rinuncia a tutte le conoscenze apprese a scuola o ottenute con il ragionamento
perché molto spesso ci si sbaglia
• anche nella matematica che pare evidente ci potrebbe essere uno “spirito
maligno” un “diavoletto” che ci inganna.

Bisogna allora dubitare proprio di tutto? NO perché dal dubbio emerge
UNA VERITA’ INDUBITABILE: “se dubito è assolutamente vero che io esisto come un
io che dubita” = COGITO ERGO SUM
osservazione circa il cogito
o
”cogito ergo sum” è una intuizione, una evidenza come i postulati
di Euclide. E’ la trasparenza del io a se stesso e non la conclusione di un
ragionamento o di un sillogismo (tutto ciò che pensa esiste, io penso, io esisto)
se cosi fosse non sarebbe la verità prima.
o
già Agostino aveva fatto uso del dubbio metodico ma in modo
diverso:il “si fallor sum” mirava al superamento dello scetticismo e non a
costruire la prima certezza; il cogito invece mira a fondare la verità.
o
il “cogito” mi dice che il pensiero è inseparabile dalla mia
esistenza, dal mio “sum”: io sono una cosa che pensa, una sostanza pensante,
io sono RES COGITANS.
o
ma anche questa certezza non potrebbe essere minata da un
“genio maligno”? se anche così fosse non ci sarebbe dubbio che io esista
perché il “diavoletto” non potrà far sì che io sia nulla perché non potrebbe
ingannare il nulla.
o
Cartesio porta in primo piano il valore del soggetto: è nel soggetto
che risiede il fondamento della verità. Questa svolta sarà gravida di
conseguenze nella storia del pensiero.
5.
LA METAFISICA
Stabilito il principio fondamentale Cartesio ricostruisce tutto il quadro della metafisica
classica, seguendo le orme di Platone e Agostino.
A]
UOMO
•
dall’esame del cogito risulta che l’essere dell’uomo è un essere pensante. Il suo
essere si rivela come pensiero. Solo il pensiero è essenziale per l’essere dell’ uomo.
“Io posso fingere di non vere alcun corpo, ma non per questo posso fingere di non
esistere… da ciò risulta che io sono una sostanza della quale tutta l’essenza non è che
di pensare e che per essere non ha bisogno di alcun luogo e non dipende da alcuna
cosa materiale… l’anima è interamente distinta dal corpo” (Discorso sul metodo).
•
nell’uomo a differenza di tutti gli altri esseri si trovano congiunte due SOSTANZE
OPPOSTE:
 RES COGITANS = pensiero = inestesa
 RES EXTENSA
= corpo
= esteso
ciò che distingue l’uomo dagli animali è l’anima, gli animali non hanno pensiero e
dunque non hanno l’anima (l’anima umana non è da intendersi né come “vegetativa”,
né come “sensitiva”).
•
Il dualismo posto da C. fra res cogitans e res extensa pose una serie di difficoltà : se
le due sostanze si definiscono per opposizione reciproca, come pensare ad un loro
rapporto ? Nell’essere umano infatti a differenza, di ogni altro vivente, vi sono
entrambe le sostanze: il pensiero, pur non avendo alcuna forma spaziale e non
essendo quindi in alcun luogo del corpo, tuttavia è in grado di interferire continuamente
con esso, di modificare la propria res extensa. La soluzione proposta da C. fu
l’interazionismo delle 2 sostanze in una – con termine moderno - “interfaccia”
individuata nella ghiandola pineale (epifisi). Anche per C. questa è una verità più che
di tipo anatomico, di modello teorico il più possibile aderente alla realtà.
•
La “res cogitans” è l’anima spirituale che non può derivare dalla materia, perché tra i
due tipi di sostanza la separazione è netta, essa deriva, dunque, direttamente da Dio
che l’ha creata immortale.
Nelle “Meditazioni” dirà che l’anima ha tre facoltà:
 sensazione: all’origine delle idee AVVENTIZIE
 fantasia o immaginazione: all’origine delle idee FITTIZIE
 ragione: all’origine delle idee INNATE cioè non prodotte dall’esperienza né dalla
fantasia. Idee come “perfetto” “infinito” “ eterno” non possono essere spiegate
ricorrendo alla sensazione o alla fantasia e quindi devono essere ritenute
innate. Con questa teoria dell’innatismo che ha cercato di dare una soluzione al
problema risolto da Platone con la reminiscenza e l’anamnesi, da Aristotele con
l’intelletto agente, da Agostino con l’illuminazione.
•
le regole della morale provvisoria
Nel “Discorso sul metodo” Cartesio propone 4 regole per una morale che doveva
servire temporaneamente finchè non si fosse trovata quella definitiva; per questo è
definita PROVVISORIA da C.
1) osservare leggi, tradizioni, religioni, educazioni del proprio paese, seguendo
sempre opinioni moderate
2) una volta presa una decisione essere fermi e risoluti nel mantenerla; non restare
nell’indecisione: si compie il proprio dovere solo quando si è scelto.
3) prima di cambiare l’ordine del mondo, occorre mutare se stessi.
4) impiega tutta la vita a coltivare la tua ragione cercando di progredire sempre più
nella conoscenza della verità
N.B.
anche Spinosa formulerà 3 regole di una morale provvisoria!
B]
DIO
I° - Cartesio formula tre prove dell’esistenza di Dio
1. Se io dubito significa che non sono perfetto, ma allora da dove mi viene l’idea di
perfetto? Questa idea innata non può essere stata causata dal mio stesso pensiero.
Anche l’esperienza che è finita e imperfetta non può produrre l’idea di infinito e
perfetto. Non resta allora che Dio come la vera causa della sua idea nella mia mente.
Dunque Dio esiste. Questa prova è fondata sul principio di causalità applicato ad una
idea presente nella ragione di ogni uomo.
2. Io esisto come sostanza pensante che ha in se l’idea di Dio come perfetto. Quale è la
causa di questa mia esistenza? Non sono io perchè mi sarei dato un esistenza
perfetta, non i miei genitori… solo Dio può essere la causa di questa mia esistenza. È
il principio di causalità applicato all’esistenza
3. Nell’idea di essere perfetto è necessariamente inclusa anche l’esistenza di questo
essere. Vedi Anselmo e Kant (prova ontologica).
II° -
Provata l’esistenza di Dio come ENTE PERFETTO, questo Dio diventa il GARANTE
DELLA VERACITA’ DELLA MIA CONOSCENZA.
o Dio proprio perché è perfetto è vero
o Dio non può ingannarmi nelle mie idee innate e in ciò che penso con chiarezza
e distinzione, con evidenza.
o Dunque tutte le verità raggiunte col suo metodo sono garantite da Dio.
• L’intelletto umano finché rimane nell’ambito delle idee chiare e distinte è infallibile;
quando valica questo limite è soggetto a sbagliare. L’errore però non viene da Dio ma
dipende dalla volontà dell’uomo che è libera.
• La massima perfezione di Dio è la sua LIBERTA’ ASSOLUTA che non soggiace a
nessuna limitazione. Anche le verità eterne (es. principio di identità, di non
contraddizione, del terzo escluso) non precedono la libertà di Dio; ma una volta che
Dio le abbia volute, le vuole per sempre.
C]
IL MONDO FISICO: IL MECCANICISMO
•
Cartesio dimostra l’esistenza del mondo fisico avvalendosi del principio della veracità
divina. L’uomo si accorge, che oltre il pensiero può muoversi e fare esperienze che
sono all’origine delle idee avventizie. È certo che tutto ciò non può venire dal “cogito”,
cioè dall’”io penso”, cioè dalla “res cogitans”, cioè dal soggetto, si è dunque portati a
credere che esista
- il nostro corpo capace di movimento e
- il mondo esterno.
Questa consapevolezza è presente in noi in modo CHIARO E DISTINTO è una
evidenza. Perciò se queste condizioni fossero false, bisognerebbe ammettere che Dio
ci vuole ingannare, ma ciò è palesemente assurdo.
Dunque esiste realmente sia la realtà corporea personale che il mondo fisico, in una
parola esiste la “res extensa”.
•
Gli elementi costitutivi del mondo si riducono a due: estensione e movimento.
Contro la metafisica classica Cartesio spiega il mondo senza ricorrere alla tradizionale
distinzione materia e forma (corpo ad anima); basta l’estensione e il movimento.
D’accordo con Galileo accetta le qualità primarie perché sono proprietà geometrichemeccaniche della estensione: quantità, grandezza, movimento. Rifiuta invece le qualità
secondarie perché non si trovano nella “res extensa”, ma nei sensi dell’uomo: dolore,
sapore, odore, ecc.. cioè nella “res cogitans”.
•
Ne consegue un rigido meccanicismo.
Tutto ciò che è “res extensa” non conosce la libertà e il finalismo perché sono le
proprietà della “res cogitans”. Ogni corpo organico vivente - anche il corpo dell’uomo è un semplice automa: tutte le funzioni si spiegano in termini meccanici di movimento e
spostamento di parti, di azione e reazione.
Anche gli animali rispondono
meccanicisticamente agli istinti, senza libertà.
•
6.
Le leggi fondamentali del meccanicismo
o Principio di conservazione
o Principio di inerzia.
Dio quando ha creato il mondo vi ha impresso un movimento che resta costante, non
cresce non diminuisce: l’universo è tutto “res extensa” di materia più o meno sottile,
come ad esempio l’etere, che nelle sua particelle trasmette con gli urti il movimento.
L’EREDITA’ DI CARTESIO
•
La fondazione della metafisica dualista operata da Cartesio costituisce l’evento
filosofico fondamentale della modernità. Secondo Cartesio tutto il mondo è composto
esclusivamente da due tipi di sostanze, due realtà opposte ed incommensurabili fra le
quali non vi è nulla in comune: il Pensiero e la Materia.
•
Cartesio ha lasciato una preziosa eredità per quanto riguarda l’impostazione
dell’indagine filosofica e il suo metodo. Ma questa eredità è anche carica di almeno 2
problemi:
o Il dualismo umano: C perde l’unità dell’uomo: res cogitans e res extensa sono
due sostanze di natura diversa: l’uomo è un composto di due sostanze anima e
corpo; per la filosofia precedente invece l’uomo era una sostanza di sui il corpo
era la materia e l’anima la forma. Se le due sostanze non hanno nulla in
comune come spiegare un atto della volontà dell’anima che muove il corpo? La
soluzione proposta da C di un ponte individuato nella ghiandola pineale ci lascia
insoddisfatti.
o Il problema della conoscenza del mondo fisico. Lo sviluppo della dottrina
cartesiana delle idee innate portò a svalutare la conoscenza sensitiva e a
sopravvalutare la potenza della ragione (razionalismo) e, infine alla negazione
del mondo fisico (idealismo). L’errore fondamentale di Cartesio sarà messo in
luce da Pascal e da Vico.
L’influsso di Cartesio sui contemporanei e sui posteri fu enorme; i suoi testi si
leggevano e si studiavano nei salotti, nei conventi, nelle università e nei seminari.
Hegel dirà di Cartesio nelle “Lezioni sulla storia della filosofia”: “ormai possiamo dire di
trovarci a casa nostra e come il navigante dopo lungo errare sul pelago infuriato
possiamo gridare: Terra!. A Cartesio mette capo infatti la cultura dell’età moderna, il
pensiero della filosofia moderna dopo che a lungo si era andati avanti sulla vecchia
strada.”