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#13 MENSILE DI STORIE E NOTIZIE FIORENTINE E TOSCANE E ALTRO #13 Mensile di storie e notizie fiorentine e toscane N. 13— Giugno 2013 Trasmesso a 4000 indirizzi e-mail Direttore Responsabile LILLY MAGI Vicedirettore FABIO M. FABRIZIO Hanno collaborato STEFANO GASPERINI COSIMO DAMIANO NICOLETTI FEDERICO RUPI MARILLI RUPI SIMPLICIUS ROBERTO VACCA Coordinamento editoriale PIER LODOVICO RUPI 1480- Sandro Botticelli - Ritratto di Simonetta Vespucci Sito con tutti i numeri del Vasariano IL VASARIANO è edito da Associazione “Il Vasariano” Via Bottego, 30—Arezzo Reg. Trib. n. 4/11 RS www.ilvasariano.it Indirizzo della redazione [email protected] #13 Giugno 2013 IL PROSSIMO SARA’ NUMERO UNICO LUGLIO-AGOSTO E SARA’ TRASMESSO A FINE AGOSTO Storia Musica La Toscana ieri e oggi I PAPI TOSCANI HIT PARADE SAN GIMIGNANO di C. D. Nicoletti Cultura Architettura Economia 2 GIUGNO IL FISCO QUESTO SCONOSCIUTO di S. Gasperini CHIESA DI SS PIETRO E PAOLO AD AREZZO Psicologia Cultura Ciclismo MUSSOLINI E LA PARANOIA ARRICCHIAMO IL LINGUAGGIO DA PRIMO A SECONDO di Simplicius di C. D. Nicoletti Curiosità Firenze che non fu Motori L’AMBASCIATORE, IL RE E IL MARESCIALLO CAFFEAUS PROTOTIPI Pittura Economia Poesia PITTORI TOSCANI NEL ‘900 L’INDEBITAMENTO DEI COMUNI IF di L. Magi di M. Rupi di J. R. Kipling Storia Fiorentina Europa L’OROLOGIO DEL DUOMO RIFORMA IGNORATA E RISPARMI di F. Rupi di R. Vacca 4 I Papi toscani Firenze e Siena terre di Papi: le due città ne contano dieci, cinque per ciascuna, sui quindici Papi toscani. Aldobrandeschi, Piccolomini, Medici, Barberini, Chigi, Corsini, Raspigliosi, nomi altisonanti che potrebbero far pensare ad un gruppo chiuso ed elitario, per questo destinato a non durare, come è successo alle grandi famiglie. E invece sono duemila anni che la presenza della Chiesa segna con la sua spiritualità e la sua dottrina i principi del mondo intero. Leone I (Leone Magno) 440-461 Volterra - famiglia ignota Giovanni I Siena - famiglia ignota Eugenio III 1145-1153 Montemagno (PI) - Paganelli Alessandro III Siena - Bandinelli 523-526 Gregorio VII 1073-1085 Sovana (GR) - Aldobrandeschi 1159-1181 Pio II Pienza - Piccolomini 1458 -1464 5 1503-1503 Leone X Firenze - Medici 1513-1521 Clemente VII Firenze - Medici Giulio III 1550-1555 Monte San Savino (AR) - Ciocchi Leone XI Firenze - Medici 1605-1605 Urbano VIII 1623-1644 Firenze - Barberini Alessandro VII Siena - Chigi Clemente IX 1667-1669 Pistoia - Rospigliosi Pio III Siena - Piccolomini 1655-1667 1523-1534 Clemente XII 1730-1740 Firenze - Corsini 6 2 giugno di Stefano Gasperini Celebriamo il 2 giugno una festa che per noi è giovane visto che la Repubblica italiana è nata nel 1946, ma antichissima per il pensiero umano. In principio fu Platone, la sua “Repubblica” non cessa di suscitare fra i filosofi e i commentatori un dibattito intenso e controverso, tanto dal punto di vista del progetto etico e politico che disegna, quanto sul piano delle implicazioni psicologiche, epistemologiche e ontologiche connesse alla definizione del sapere dei filosofi che, secondo Platone, devono essere collocati alla guida di tale progetto. La politica disegnata dal dialogo platonico è stata fortemente condannata nel Novecento, in specie da Popper, a causa del suo totalitarismo e della sua distanza dai valori del liberalismo. Un modo per discolpare il progetto politico platonico da queste accuse è quello di rivendicare il suo carattere di utopia. La “Repubblica”, fra i dialoghi politici di Platone, è caratterizzata da un intreccio tematico modernissimo, visto che nel libro I introduce il tema della giustizia, della sua natura e della sua definizione, nel libro II, la costituzione e la struttura della città e nel libro IV, un vero e proprio punto di svolta nell’analisi platonica, il delicatissimo aspetto della giustizia a livello individuale e a livello della città; il rapporto tra individuo e corpo sociale. Possiamo dire a distanza di più di 2000 anni di avere trovato la formula giusta? Alla festa della Repubblica, il giovane Vicesindaco di Arezzo, in rappresentanza del Comune, celebra in modo originale la ricorrenza con questa sintesi storico culturale. Poi venne la “res publica”. Autori romani come Cicerone, Plinio il Vecchio, Tacito e Agostino d’Ippona usano la parola per identificare l’epoca di Roma tra i 7 re e l’Impero romano. Quindi, in questo caso, “res publica” si riferisce a quello che è generalmente descritta come la Repubblica Romana, quel complesso sistema giuridicoistituzionale che permise a Roma non solo di resistere a invasioni durissime come quelle dei Galli di Brenno e dei Cartaginesi di Annibale, ma di porre le basi dell’impero. Perché? Perché i romani vi si identificavano, perché per i romani la “cosa pubblica”, la loro forma di governo veniva prima di tutto, era la loro dimensione umana e politica. Crollata la Repubblica Romana, l’Italia doveva attendere il passaggio 7 dell’anno Mille per sperimentare di nuovo gli effetti istituzionali del termine: nascevano infatti in quell’epoca le “Repubbliche marinare”. Due di loro sopravvissero fino ai tempi moderni: Genova e Venezia. Divenne Repubblica anche Firenze per alcuni anni della sua tumultuosa storia e segretario di essa fu Niccolò Machiavelli, l’autore del “Principe” e dei “Discorsi”. Poi, mentre anche le residue Repubbliche marinare erano al canto del cigno, la ventata napoleonica coincise con una eccezionale fortuna del termine grazie alle repubbliche sorelle Cispadana, Transpadana e Cisalpina: i germi del futuro Risorgimento. Durante il quale si consumò la breve, ma eccezionale esperienza della Repubblica Romana. Dopo la sua fine, passarono dunque altri 100 anni perché l’Italia intera diventasse tale. In questa parola c’è dunque una storia, una storia fatta di accadimenti concreti e di evoluzione filosofica. In questa parola c’è la speranza che i cittadini si riconoscano nello Stato che li rappresenta. Il 22 giugno ad Arezzo si corre in notturna la 125° edizione della Giostra del Saracino. L’esibizione degli sbandieratori precede le carriere dei cavalieri. 8 La storia secondo Freud MUSSOLINI E LA PARANOIA Il 18 marzo 1939 Hitler invade la Cecoslovacchia per annetterla alla Germania Venti giorni dopo, il 7 aprile 1939, il Mussolini (che io sono da meno?) invade l’Albania per annetterla all’Italia Hitler, con l’invasione della Polonia, avvia la Germania alla seconda guerra mondiale L’Italia in pace non garba al Mussolini (come? la Germania in guerra e l’Italia in pace?) che perciò si inventa la definizione di“non belligeranza” Hitler invade Belgio, Olanda, Lussemburgo, sbaraglia gli anglo-francesi e sta per entrare a Parigi Il 10 giugno 1939 il Mussolini (e io che sto a guardare?) dichiara guerra agli anglo Francesi (4 giorni dopo, il 14 giugno, i tedeschi entreranno a Parigi) Il 12 ottobre 1940 Hitler, senza avvertire Mussolini, invade la Romania Sedici giorni dopo, il 28 ottobre 1940 Mussolini (senza avvertire Hitler) attacca la Grecia 1935 - Hitler ha un folle odio per gli ebrei ed emana le leggi razziali 1938 Il Mussolini senza motivo, poiché molti ebrei militano nel fascismo, va dietro a Hitler ricalcando le leggi razziali tedesche 1941 - Hitler dà corso al folle programma di sterminio degli ebrei 1941 Il Mussolini, (che io sono una femminuccia?) dà man forte allo sterminio Il 22 giugno 1941 Hitler con tremilioni di uomini inizia l’invasione della Russia, Il 29 giugno 1941, il Mussolini (e io no?), dalla spiaggia di Riccione, dichiara guerra alla Russia per mandarci duecentoventimila soldati italiani. Metà a morire L’11 dicembre 1941 Hitler dichiara guerra agli Stati Uniti d’America Lo stesso giorno, il Mussolini (anch’io, anch’io) dichiara guerra agli Stati Uniti d’America. Giovanni Ansaldo ne “Il Telegrafo” si domanda se Mussolini sa che solo a New York ci sono 1.700.000 telefoni mentre in tutta Italia ce ne sono 333.000 L’AMBASCIATORE, IL RE E IL MARESCIALLO Il 10 giugno 1940, quando, dopo la dichiarazione di guerra alla Francia, l’ambasciatore italiano Guariglia dovette tornare in Italia, fu osteggiato e ostacolato in tutti i modi dai francesi e riuscì ad entrare in Svizzera solo il 16 giugno. Ma in Italia subì anche di peggio: divenuto Ministro degli Esteri del governo Badoglio, all’alba del 9 settembre 1943 scoprì che il Re e il Maresciallo Badoglio erano scappati da Roma per correre dagli ex-nemici senza avvertirlo. Si salvò nascondendosi nell’ambasciata spagnola presso la Santa Sede. PITTORI TOSCANI VISSUTI NEL ‘900 Numerosi sono i pittori toscani vissuti tra l’ ‘800 e il ‘900 che hanno lasciato un’impronta. Qui ne sono stati scelti alcuni tra quelli apparsi più interessanti e di questi viene presentato il filone più caratterizzante Federico Andreotti (Firenze 1847-1930) è ancora legato alla “belle epoque”: signore spumeggianti e sorridenti con maestosi cappelli che fanno il paio con seni prosperosi. Un clima di spensieratezza felice di una società elitaria che non si è ancora accorta di quello che sta maturando fuori di essa Remo Squillantini (Stia 1920- 1996) rappresenta senza simpatia una società borghese dedita soprattutto agli spettacoli e ai caffè, cogliendone con corrosiva ironia gli aspetti peggiori. Il pittore prende atto che non c’è più un modello dominante capace di proporsi come paradigma per tutti e, anzi, il vecchio sistema si va disfacendo. 10 Lorenzo Viani (Viareggio, 1882 - 1936) rappresenta ormai un mondo che ha disperso definitivamente i parametri del secolo scorso e dipinge la sofferenza che nel passato veniva accuratamente nascosta. I soggetti, adesso, sono ricercati negli spazi dell’emarginazione e del dolore e si caricano di un nuovo messaggio sociale. Personaggio assai particolare, lascia la scuola alla terza elementare, e vive a lungo nella difficoltà e nella miseria. Anarchico, partecipa alla lotta di classe con accentuate posizioni anticlericali. Conosce la prigione, finché in età avanzata raggiunge la fama ed è chiamato a illustrare varie riviste, a dirigere “Riviera Versiliana” fino a collaborare con il “Corriere della Sera”. In quel tempo, la zona delle Apuane è frequentata da: Puccini, D’Annunzio, Ungaretti, Malaparte, Pea, Repaci, Montale, Carducci, Pascoli, Carrà. Mino Maccari (Siena, 1898 - 1989) di origine medio borghese, avvocato ha l’hobby della pittura. Riconduce all’icasticità di segni e di macchie di colore la figurazione di alcuni personaggi. Ne risulta una rappresentazione intelligente, spesso sarcastica, a volte caustica e corrosiva. Brillante polemico aderisca al fascismo sulla linea di uno squadrismo palingenetico e rivoluzionario. Lascia la professione per dirigere la rivista il “Selvaggio” che, con Ardengo Soffici e Ottone Rosai svolge una satira selvaggia, ma colta della società borghese e liberale. Collaborerà a “La Stampa” di Curzio Malaparte, a “Omnibus” di Longanesi, a “Primato” di Bottai e, nel dopoguerra a “Il Mondo” di Pannunzio. 11 L’OROLOGIO DEL DUOMO di Federico Rupi All’interno, sopra l’ingresso della Cattedrale fiorentina, compare un orologio di diametro di oltre quattro metri, con uno strano quadrante. Realizzato nel 1443 da Angelo Niccolai degli Orologi e adornato da Paolo degli Uccelli con la raffigurazione di quattro Santi, questo orologio è scandito con numeri romani, da 1 a 24. L’uno è in basso, dove nei nostri orologi sta il sei, e la progressione dei numeri è antioraria, secondo il senso di spostamento dell’ombra della meridiana. Seguendo l’antico sistema medioevale, il giorno finisce con il tramonto che è segnato dalla ventiquattresima ora. La successiva prima ora rappresenta l’inizio delle ore notturne. Questo modo di contare le ore entra in uso nel trecento e consegue alla necessità di controllare quanto manca al tramonto perché, calato il sole, vengono chiuse le porte della città. Ovviamente, tale orologio richiede un continuo aggiornamento che tenga dietro al variare dell’ora del tramonto. Con l’occupazione napoleonica è prescritta l’adozione delle ore “alla francese” e anche il vecchio quadrante del Duomo viene ricoperto da uno nuovo suddiviso in dodici ore, perché, con ventiquattro rintocchi sarebbe stato facile sbagliare la conta. Il vecchio orologio sarà ripristinato nel 1968 ANNO BISESTILE Nella tradizione latina, il giorno che si aggiunge ogni 4 anni nel calendario è tra il 24 e il 25 febbraio. Poiché il 24 era il sesto giorno prima delle calende di marzo, “bis sextus” era il giorno supplementare. Da cui il termine “bisestile” per indicare l’anno di 356 giorni 12 HIT PARADE di Cosimo Damiano Nicoletti Per un intero decennio, dal gennaio 1967 al dicembre 1976, all’ora di pranzo del venerdì, l’Italia si radunava attorno alla radio per ascoltare la classifica degli otto dischi più venduti della settimana e palpitava mano a mano che si arrivava all’annuncio delle canzoni nelle prime posizioni. Probabilmente, è stata una delle trasmissioni più seguite della storia della radio: si stima che fossero oltre cinque milioni i nostri connazionali ad ascoltarla. Essendo fondata più che su una vera rilevazione commerciale, su un sondaggio della Doxa (effettuato su un campione di persone), ne poteva agevolmente essere messa in discussione l’attendibilità, ma tuttavia nessuno dubitava della sua veridicità. I dischi oggetto della rilevazione settimanale erano ovviamente in vinile e in formato 45 giri, quelli piccoli, con lato A e lato B (i 33 giri erano i cosiddetti LP, long playing). La prima canzone ad essere consacrata regina, il 6 gennaio 1967, fu “Bang bang”, cantata dall’italofrancese Dalida, mentre, dieci anni dopo l’ultima è stata indecorosamente “Sei forte papà” una canzone per bambini cantata da Gianni Morandi, sigla di una trasmissione televisiva. In mezzo, i più grandi successi del decennio sono stati: Azzurro di Adriano Celentano (1968), Pensieri e parole (1971) e Ancora tu (1976) di Lucio Battisti, E tu (1974) e Sabato pomeriggio (1975) di Claudio Baglioni, ognuna in testa alla classifica per almeno dieci settimane consecutive. Nel decennio 1967-76 prevale in modo schiacciante la musica italiana: solo una canzone inglese, Crocodile Rock di Elton John, è risultato il disco più venduto 13 dell’anno (1973) e rarissimamente si trovano sul podio canzoni in lingue diverse da quella italica… La terminologia usata (nuova entrata, damigella d’onore, canzone regina)…, gli applausi finti in puro stile radiofonico americano, i monologhi scanzonati tra la presentazione di una canzone e l’altra sono indimenticabili invenzioni dell’indimenticato conduttore Lelio Luttazzi. Il successo della trasmissione fu talmente esplosivo che dal 1973 alla Hit Parade venne affiancata un’altra trasmissione, “Dischi caldi”, condotta da Giancarlo Guardabassi, che aveva il compito di anticipare i successi che sarebbero entrati nella Hit Parade della settimana successiva. La Hit Parade “vera” termina inesorabilmente il 31 dicembre del 1976, con un tentativo maldestro di ripresa nel 1979 sotto la conduzione di tal Foxy John, ma quella “i” strozzata (Hiiiiit…..Parade) lascia un vuoto negli italiani che assomiglia sensibilmente a quello della sigla del Carosello (dopo il quale, come noto, si va a fare la nanna)… AREZZO CHIESA SS PIETRO E PAOLO - PROGETTO DI PIER LODOVICO RUPI 14 ARRICCHIAMO IL LINGUAGGIO Catenaria Figura geometrica corrispondente alla curva di un cavo appeso ai due estremi Fuffa Lanetta che si forma sulla superficie dei tessuti. Figurativo: cosa da niente Girabacchino Attrezzo per imprimere un movimento rotatorio, manovella Girobussola Sistema per orientarsi basato non sul campo magnetico, ma sull’effetto giroscopico Gualchiera Nell’azienda tessile: l’edificio dove si esegue il lavaggio sgrassante Icastica Rappresentazione essenziale e immediata di oggetti reali attraverso l’immagine Incunabolo Libro o documento stampato con la vecchia tecnologia di Gutenberg Intradosso La parte inferiore di un arco, o di una volta, o di un solaio Macadam Tipo di pavimentazione stradale costituita di pietrisco Mascone Termine nautico: le due parti anteriori laterali dello scafo di una barca Osmosi Figurativo: influenze reciproche di gruppi diversi esercitate l’una sull’altra, con duplice compenetrazione di idee Randa Termine nautico: vela sull’albero principale Seriale Disposizione di più strutture uguali, una di seguito all’altra Smarrino Materiale di risulta di un grosso scavo Stocastico Casuale e aleatorio, riferito a teorie probabilistiche e non deterministiche 15 FIRENZE CHE NON FU caffeaus L’empito fattivo scaturito dall’Unificazione fino alla Prima Guerra Mondiale, porterà la classe dominante a proporre tra i vari modelli commemorativi anche strutture di evasione non senza una componente autocelebrativa. Viareggio sarà il luogo deputato a questa rappresentazione. Ma anche Firenze non sfuggirà alla nuova moda culturale e il Marchese Alfonso Tacoli Canacci proporrà dalle parti del Giardino di Boboli un ridondante progetto di Caffeaus. 16 L’INDEBITAMENTO DEI COMUNI di Marilli Rupi La legge 81 del 25 marzo 1993 istituisce l’elezione diretta del Sindaco. Da allora i Sindaci e i Comuni hanno ottenuto una progressiva dilatazione dei poteri, non bilanciata da corrispondenti meccanismi di controllo. Prima dell’istituzione delle Regioni, le deliberazioni Comunali erano assoggettate al controllo della Giunta Provinciale Amministrativa, un occhiuto organismo prefettizio che garantiva la legittimità e la congruenza delle decisioni. Lo stesso Segretario comunale era scelto e nominato dalle Prefetture, anch’egli con il compito di garantire la legittimità e la congruenza degli atti comunali. Con il 1971 e l’istituzione delle Regioni, questo sistema di garanzie viene smantellato e sostituito dal Comitato Regionale di Controllo, comprendente membri politici, ovviamente più interessati alle ricadute elettorali e alle convenienze partitiche che agli aspetti di legittimità. E la nomina del segretario comunale viene tolta alle Prefetture e passa direttamente ai Sindaci, i quali, sceglieranno un funzionario bravo, ma certamente disponibile. Con la riforma del titolo V della Costituzione del 18/10/2001, viene abrogato anche il Comitato Regionale di Controllo. Adesso il Sindaco sceglie semplicemente un collegio di revisori tra professionisti esterni. Ovviamente il Sindaco sceglierà il collegio dei revisori tra i professionisti della sua parte politica, orientati a soddisfare le decisioni comunali. In questo clima, accade normalmente che siano messi in bilancio la grossa massa dei residui attivi, in gran parte formati da tributi e contravvenzioni che non si riuscirà a riscuotere prima della loro prescrizione. E il pareggio di bilancio viene nominalmente soddisfatto tra entrate future (molto improbabili) e attività di spesa (certe). Oggi, non ci si può meravigliare se i Comuni sono oberati da un forte indebitamente che si riflette nelle tasse per i cittadini. COSA E’ UN MILIARDO Un miliardo di Euro è circa duemila miliardi di lire. Un miliardo di secondi fa era il 1959, un miliardo di minuti fa Cristo era in vita, un miliardo di ore fa eravamo nell’età della pietra Al ritmo di 800 miliardi all’anno, in cui il governo spende i nostri soldi, un miliardo di euro (duemila miliardi di lire) fa, è meno di mezza giornata 17 RIFORMA VITALE IGNORATA E RISPARMI DI CENTESIMI di Roberto Vacca L’Italia diventa povera perché non fa abbastanza ricerca. Si piange sulla disoccupazione che sale tragicamente, ma non si dice che l’occupazione è più alta ove i livelli di innovazione sono più elevati. La Commissione Europea pubblica i dati 2012 la classifica al 2012 dei 27 paesi dell’Unione in base al livello di innovazione raggiunto, espresso da un indice (compreso fra 0 e 1) funzione di 25 indicatori (lauree, ricerca scientifica, investimenti pubblici e privati in R&D, brevetti, etc.) – vedi istogramma seguente e tavole alla fine della presente nota. L’istogramma è molto simile a quello del 2012. In verde: 4 leader (Svezia, Germania, Danimarca, Finlandia) - in celeste,: 10 innovatori di seconda classe, in giallo 9 innovatori moderati e in arancione; 4 innovatori modesti. La Svezia sta a 0,75. La media dei 27 Paesi sta a 0,53. L'Italia sta fra gli innovatori moderati a 0,42 – come l’anno scorso al 15° posto su 27 dopo Estonia, Slovenia, Cipro – tutti sotto la media. In Italia gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo sono lo 0,53 (nel 2011 18 erano 0,54) del PIL (0,71 della media europea) e quelli privati sono lo 0,68 (nel 2011 erano 0,71 %) del PIL (0,54 della media europea). Questo divario dura da 30 anni. Non è solo questione di investimenti, ma di cultura media. La percentuale della popolazione che ha completato l’educazione terziaria è in Italia il 20,3%. La media europea è 34,6 %, Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia 47%, Francia 43,4%, UK 45,8 %, Irlanda 49,4 %. A livello più basso dell’Italia c’è solo la Turchia. L’Italia è, dunque, carente nei livelli di istruzione e negli investimenti in R&D particolarmente nel settore privato. Diminuire gli investimenti e le spese (che creano lavoro), aumentare le imposte e i tassi di interesse – sono politiche di austerità inopportune: non favoriscono la ripresa e aggravano la depressione. La tavola seguente mostra, insieme al livello di innovazione, il tasso di crescita relativo. Per l’Italia è poco meno del 3% più basso di quello di Slovacchia, Malta e delle Repubbliche Baltiche. In Italia mass media e dibattiti politici non menzionano questi dati. Sarebbe urgente la riforma vitale che portasse l’industria a triplicare gli investimenti in Ricerca e Sviluppo spinta a farlo dal Governo. Invece non se ne parla nemmeno. Si discute di riforme formali, come l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Si commentano con favore piccoli risparmi: un milione per aver reso sobria la parata del 2 Giugno e 500 milioni di finanziamenti pubblici ai partiti – 19 da ridurre gradualmente [ma già il referendum del 1993 li aveva aboliti, per vederli tornare un anno dopo]. I 4 Paesi europei più innovatori (Svezia, Germania, Finlandia, Danimarca) hanno un PIL pro capite del 25% più alto del nostro e il loro PIL cresce ogni anno di 4 punti percentuali più del nostro. Se innovassimo come loro ogni anno il PIL crescerebbe di 60 miliardi di Euro, rispetto ai quali i risparmi citati – pure opportuni – appaiono trascurabili. Il baratro di cui parlava il Presidente della Confindustria, dipende non solo da imposte alte e da ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, ma anche dalla critica e triste situazione che ho descritto. Smettiamo di scavare baratri. Roberto Vacca, ingegnere, ricercatore ed apprezzato romanziere, è uno dei principali divulgatori scientifici italiani. I suoi scritti sono pubblicati in numer ose r ivist e, si a scientifiche che d’opinione, ed è frequentemente ospitato da molti quotidiani, dall’Unità al Sole 24 Ore. I suoi libri possono essere acquistati presso il sito www.printandread.com La toscana ieri e oggi SAN GIMIGNANO Da qualunque luogo si arrivi, San Gimignano svetta sulla collina con le sue numerose torri. Ancor oggi se ne contano tredici. Si dice che nel Trecento ve ne fossero settantadue, almeno una per ogni famiglia benestante, che poteva così mostrare, attraverso la costruzione di una torre, il proprio potere economico. Molte di queste cinquantanove torri sono ancora visibili nel corpo dei palazzi. Viaggio pittorico della Toscana Fontani Francesco 1748 - 1818 San Gimignano oggi 21 Fisco questo sconosciuto da CHI LO STATO PRENDE i soldi di Simplicius Chi fornisce i soldi allo Stato perché possa pagare gli stipendi, adempiere alle funzioni istituzionali, svolgere i ruoli sociali a favore dei più deboli, finanziare i partiti eccetera? Lo Stato corrisponde ai suoi membri, dirigenti o dipendenti, un compenso, dal quale sarà detratta una parte da restituire allo Stato stesso (le cosiddette tasse). Pertanto non sono i membri dello Stato a fornirgli i soldi occorrenti, perché il saldo del loro rapporto Dare-Avere è negativo. Chi fornisce allora allo Stato i denari per adempiere alle funzioni istituzionali, svolgere i ruoli sociali a favore dei più deboli, finanziare i partiti eccetera? Chi fornisce i soldi allo Stato sono solo coloro il cui rapporto con lo Stato ha un saldo attivo, anzi si svolge tutto solo nella colonna del Dare: industriali, artigiani, commercianti, professionisti, lavoratori autonomi che versano allo Stato somme, detratte dai guadagni o dai compensi della loro attività nella società civile. E le tasse dei dipendenti di queste categorie, operai o impiegati che siano, chi le esborsa? Ancora una volta sono gli industriali, gli artigiani, i commercianti, i professionisti che, quando corrispondono ai loro dipendenti il compenso, questo comprende anche le somme che andranno in tasse allo Stato. In conclusione, i soldi vengono allo Stato solo dalle partite IVA. Se queste attività vengono meno perché una politica fiscale eccessiva, un sistema burocratico assurdo, una gestione bancaria restrittiva, una situazione generale di crisi tendono a rendere non più conveniente trovarsi dalla parte delle partite IVA, allora lo Stato riceverà comunque sempre meno soldi. Ma lo Stato sembra non essersi accorto di questa ovvia notazione di Simplicius, perché fa di tutto per demonizzare e impaurire chi ha scelto un lavoro autonomo e per orientare i giovani verso le attività dell’impiego pubblico o privato, o alla carriera politica. 22 BITOSSI - COME DA PRIMO SI DIVIENE SECONDO di Cosimo Damiano Nicoletti La grandiosità dello sport sta nel suo saper essere spietato, tanto nell’esaltazione di chi vince quanto nell’inclemenza verso chi perde. Spietato ed imprevedibile, come l’episodio di Gap 1972 dimostra perfettamente. E’ il 6 agosto e nella Savoia francese si disputa il campionato del mondo di ciclismo su strada per professionisti, su un percorso talmente impegnativo da rendere largamente improbabile un arrivo in volata. Il ciclismo è uno sport molto radicato in Toscana che vanta tradizioni e campioni di altissimo livello (basti pensare a Ginettaccio Bartali) e quello di quaranta anni fa era un ciclismo ancora eroico: si parlava molto più di competizioni e di campioni che di doping ed autotrasfusioni (che pure non si possono escludere)… L’eroe del tempo era il belga Eddy Mercks, detto “il cannibale” per la sua voracità nel divorare qualsiasi gara gli capitasse a tiro, e le caratteristiche del tracciato parevano a lui congeniali, specialista sia nelle corse a tappe che in quelle in linea, ma non irresistibile negli sprint finali. Tuttavia, nelle corse di un giorno tutto può accadere: figuriamoci in un mondiale di ciclismo, già di suo impegnativo, in cui la selezione venne aiutata anche dalle stesse condizioni atmosferiche (caldo afoso e altissima umidità). La corsa si decide all’ultimo giro e tra gli otto fuggitivi ci sono ben tre italiani (Dancelli Bitossi e Basso) ad ostacolare i piani del Cannibale e del francese Guimard padrone di casa. Quest’ultimo, temendo il rush finale dell’italiano Basso, 23 prende l’iniziativa a 4 km dal traguardo e cerca di andare in fuga per la vittoria, ma viene raggiunto inesorabilmente dal nostro Bitossi che gli si mette alla ruota e, visto l’attimo di distrazione, parte a sua volta in contropiede e si invola in solitaria. Le rivalità interne al gruppo degli inseguitori favoriscono il nostro finisseur, la cui vittoria in fondo sembra non scontentare nessuno, e quando si volta per la prima volta a controllare la situazione scopre di avere 300 metri di vantaggio quando all’arrivo manca poco più di un chilometro… Sembra ormai fatta !!! Il traguardo è posto al termine di un lunghissimo rettilineo che culmina in leggera salita ed è indelebile il ricordo di questo grande viale, affollato da macchine e motociclette dell’organizzazione, in fondo al quale si poteva scorgere un puntino azzurro che pedalando si faceva sempre più grande… e di un manipolo di corridori che alle sue spalle sembravano ormai battagliare d’argento. solo per la medaglia Ma il toscano trentaduenne Franco Bitossi, proprio nell’approssimarsi dello striscione del “finish”, si pianta sui pedali e lascia che gli inseguitori si avvicinino a lui progressivamente, pericolosamente, minacciosamente, irresistibilmente… finchè ad appena tre metri dal traguardo (sic !!!) un’altra maglia azzurra, quella di Marino Basso, lo raggiunge e gli sfreccia implacabile e spietata alla sua sinistra andando a cogliere l’iride al suo posto. Il cannibale belga (Mercks) restò quindi a bocca asciutta e la nazionale italiana potè salire addirittura sui due gradini più alti del podio perché Franco Bitossi da Carmignano (PO) venne inghiottito a così poca distanza dal traguardo che riuscì ad arrivare comunque secondo e, sotto l’assedio dei cronisti increduli, dichiarò un meraviglioso “sono contento per Marino”… che ancora oggi è un nobilissimo esempio di savoir faire. 24 MOTORI PROTOTIPI BMW- i8 Spyder Concept McLaren p1 Bugatti Veyron Porsche spyder Lamborghini Veneno Porsche 929 Se dai prototipi possiamo ricavare le tendenze, sembra che le auto del futuro tendano ad appiattirsi, le carrozzeria ad abbassarsi, ricompaiano gli spigoli, si diffondano le bocche di presa al posto del radiatore, i fari perdano definitivamente la forma pseudo-rotonda e tornino le forme aerodinamiche. 25 LA PAGINA DELLA POESIA IF di Joseph Rudyard Kipling IF you can keep your head when all about you Are losing theirs and blaming it on you, If you can trust yourself when all men doubt you, But make allowance for their doubting too; If you can wait and not be tired by waiting, Or being lied about, don't deal in lies, Or being hated, don't give way to hating, And yet don't look too good, nor talk too wise: If you can dream - and not make dreams your master; If you can think - and not make thoughts your aim; If you can meet with Triumph and Disaster And treat those two impostors just the same; If you can bear to hear the truth you've spoken Twisted by knaves to make a trap for fools, Or watch the things you gave your life to, broken, And stoop and build 'em up with worn-out tools: If you can make one heap of all your winnings And risk it on one turn of pitch-and-toss, And lose, and start again at your beginnings And never breathe a word about your loss; If you can force your heart and nerve and sinew To serve your turn long after they are gone, And so hold on when there is nothing in you Except the Will which says to them: 'Hold on!' If you can talk with crowds and keep your virtue, ' Or walk with Kings - nor lose the common touch, if neither foes nor loving friends can hurt you, If all men count with you, but none too much; If you can fill the unforgiving minute With sixty seconds' worth of distance run, Yours is the Earth and everything that's in it, And - which is more - you'll be a Man, my son! 26 IL DECALOGO PER CHI VUOLE COLLABORARE • Molto richiesti articoli su persone, cose, eventi minori fiorentini e toscani passati, perché finalità del Vasariano, è anche quella di costituire e diffondere un deposito di memorie cittadine • Gli articoli devono essere lunghi una pagina-una pagina e poco più word carattere 12. Solitamente la redazione integra l’articolo con una o più i m m agi ni da essa stessa scelte • Si chiede semplicità del testo, frasi brevi, linguaggio preciso, ma non • Gli articoli non possono essere anonimi, né tratti da comunicati stampa o da scritti altrui • Nel caso l’autore si avvalga di fonti altrui, queste devono essere citate • Sono utili eventuali foto esplicative • Gli articoli devono essere consegnati via mail a [email protected] e potranno essere pubblicati in uno dei numeri successivi • La redazione non verifica l’attendibilità degli articoli dei quali resta responsabile l’autore • La redazione si riserva il diritto di non pubblicare, di apportare correzioni formali, di stralciare parti offensive, o di linguaggio greve, o di contenuto d i parte, o suscettibili di querela. La redazione si riserva inoltre il diritto di ridurre e/o sintetizzare gli articoli trasmessi. In questo caso il nome dell’autore sarà preceduto da: “da una nota di…” —————————————————————————————— IL VASARIANO è attualmente trasmesso a 4.000 indirizzi e-mail e visto nel s i t o da 300 visitatori Per ricevere Il Vasariano sulla tua posta elettronica, invia dal tuo indirizzo un messaggio vuoto a: [email protected] Se non vuoi più ricevere Il Vasariano sul tuo indirizzo di posta elettronica, ti basta inviare un messaggio vuoto a: [email protected] Per l'iscrizione o la cancellazione, ti verrà inviata una conferma. Quando la riceverai, ti basta semplicemente rispondere per completare l'operazione. tecnico