RAPPORTO SULL`ECONOMIA della provincia di Forlì-Cesena
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RAPPORTO SULL`ECONOMIA della provincia di Forlì-Cesena
RAPPORTO SULL’ECONOMIA della provincia di Forlì-Cesena 2007 a cura di: Ufficio Statistica e Studi CAMERA DI COMMERCIO DI FORLÌ-CESENA Area Studi e Ricerche UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena 2007 Sviluppo, crescita delle imprese e benessere dei cittadini 5 L’economia provinciale nel 2007 Demografia Lavoro Imprenditorialità Appendice 51 57 71 Agricoltura e pesca Industria manifatturiera Edilizia Commercio interno Commercio estero Turismo Trasporti Credito 79 95 111 115 127 139 149 155 Artigianato Cooperazione 169 179 Lo scenario economico internazionale Lo scenario economico nazionale L’economia regionale nel 2007 187 193 201 Le previsioni per l’economia regionale nel 2008 219 S S VILUPPO, CRESCITA DELLE IMPRESE E BENESSERE DEI CITTADINI Italia 21esima per prodotto interno lordo per abitante, 42esima per competitività, 32esima per competitività responsabile, 17esima per sviluppo umano, 20esima per vivibilità, 26esima per felicità. Il lungo elenco delle graduatorie stilate da Istituti di ricerca internazionali potrebbe proseguire all’infinito. Negli ultimi anni si è assistito ad un moltiplicarsi di classifiche volte a fotografare il posizionamento delle nazioni, una proliferazione di indicatori statistici aventi come obiettivo quello di fornire una valutazione quantitativa del livello di sviluppo, con tutte le difficoltà che la sua misurazione comporta. Sintetizzare un fenomeno multidimensionale quale è lo sviluppo attraverso un unico valore è un’operazione complessa che richiede già nella sua fase di progettazione il compimento di alcune scelte soggettive forti. La prima di queste riguarda l’ambito di riferimento, cosa si intende per sviluppo? Nel corso degli anni la definizione di sviluppo ha assunto accezioni differenti, da semplice sinonimo di crescita economica a complesso crocevia di efficienza economica, equità sociale ed integrità dell’ecosistema. Ne consegue che anche la sua quantificazione differisce in relazione al punto di osservazione scelto. La stessa selezione degli indicatori da utilizzare, così come la metodologia da adottare per portarli a sintesi, introduce passaggi operativi caratterizzati da una elevata componente di arbitrarietà. Non sorprende, dunque, di imbattersi in analisi apparentemente simili Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 che conducono a risultati in parte divergenti. Tuttavia, la rappresentazione di un fenomeno attraverso un unico indicatore ha l’innegabile vantaggio di essere facilmente comunicabile ed utilizzabile per immediati confronti nel tempo e nello spazio. Ben consapevoli dei pregi e dei limiti di analisi multidimensionali di questo tipo, nel presente studio ci si è posti come obiettivo la misurazione di due componenti dello sviluppo, la crescita economica e il benessere, associabili - in via approssimativa - rispettivamente allo sviluppo visto nell’ottica delle imprese e quello visto dalla parte dei cittadini. Si è scelto di affrontare questo tema con un approccio estremamente pragmatico, focalizzando l’attenzione sui numeri e sacrificando l’approfondimento della vasta letteratura che in questi decenni gli economisti di tutto il mondo hanno prodotto sulla relazione tra crescita economica e benessere. Attraverso tecniche statistiche di analisi multivariata è stato sintetizzato in due numeri il patrimonio informativo di circa 150 indicatori, raccolti per tutte le province italiane e con riferimento all’arco temporale 2000-2006. La scelta degli anni deriva dalla possibilità di disporre degli indicatori selezionati per tutte le province. Nonostante la brevità del periodo, i cambiamenti che hanno caratterizzato la prima metà del duemila rendono il confronto particolarmente significativo. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Camera di Commercio di Forlì-Cesena 5 Camera di Commercio di Forlì-Cesena La costruzione degli indicatori sintetici vuole essere soprattutto l’occasione per approfondire alcuni aspetti legati alla competitività del territorio, alla sua capacità di creare ricchezza. Gli esiti del processo di trasformazione che in questi anni ha interessato il sistema provinciale sono facilmente visibili e misurabili, meno semplice è ricostruire le dinamiche attraverso le quali tale processo si è realizzato. Le analisi dei cambiamenti avvenuti nella struttura produttiva dei comuni della provincia di Forlì-Cesena e l’esame delle modalità con cui le imprese perseguono le loro strategie di crescita consentono di fare emergere due aspetti nodali che stanno caratterizzando lo sviluppo economico della provincia, la ridefinizione del territorio e quella del capitalismo territoriale, cioè di chi detiene i beni competitivi. All’analisi della capacità di creare ricchezza va affiancata quella sulla sua ripartizione. In particolare lo studio pone sotto la lente d’ingrandimento due aspetti, il primo riguarda la distribuzione comunale dei redditi dei cittadini, esaminandola in relazione a quella del valore aggiunto creato dalle unità economiche. Il secondo aspetto si concentra sulla ricchezza delle famiglie e sulle dinamiche retributive dei lavoratori dipendenti. In definitiva, lo studio si focalizza sui meccanismi che regolano la creazione e la distribuzione della ricchezza, con l’obiettivo di comprendere quanto alla crescita dell’economia si associ una variazione positiva e diffusa del livello del benessere dei cittadini. 1.1 Lo sviluppo visto dalle imprese: la crescita economica 1.1.1 Il quadro di riferimento Forlì-Cesena 208esima provincia tra le 1.251 dell’Unione Europea per valore aggiunto per abitante misurato in standard di potere di acquisto1, posizione che la colloca S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 1.1 Prodotto interno lordo per abitante per regione (area NUTS2). Valore anno 2004 e variazione percentuale 1999-2004. Ad aree più scure corrispondono rispettivamente valori di PIL più elevati e tassi di crescita maggiori. Valore del PIL per regione. Anno 2004 Variazione del PIL per regione. Anni 1999-2004 Fonte: Eurostat 1 Per parità di potere d’acquisto o standard di potere di acquisto (SPA) si intende un’unità di misura depurata dagli effetti dei differenti livelli di prezzo presenti nei Paesi membri 6 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 nel gruppo delle aree più ricche d’Europa. A presentare la maggior ricchezza pro capite sono i cittadini delle grandi aree metropolitane – in particolare Londra, Amburgo, Vienna e Parigi – mentre i valori più bassi si registrano in alcune province della Romania e della Bulgaria. L’allargamento a 27 Paesi ha determinato inevitabilmente un ampliamento del divario della ricchezza tra le aree dell’Unione, gli abitanti della provincia rumena di Botosani detengono un livello di valore aggiunto pro capite di 30 volte inferiore a quello posseduto dai cittadini londinesi residenti nell’area occidentale del centro città. Una sperequazione tra aree ricche e povere che sembra destinata a ridursi nei prossimi anni, in quanto le province dell’Europa Centro-Orientale stanno sperimentando tassi di crescita particolarmente elevati, decisamente superiori al resto del Continente. Negli ultimi cinque anni i Paesi di nuova entrata nell’Unione Europea hanno registrato saggi di incremento medi annui prossimi al 6%, i Paesi dell’area Euro si sono attestati attorno all’1,4%, l’Italia si è fermata allo 0,8%. Il rallentamento della crescita nazionale si è manifestato in tutte le province e regioni, Forlì-Cesena ed Emilia-Romagna compresa. Se si confronta il dato della provincia forlivese con le aree europee che, per dimensione, ricchezza e per struttura più le si avvicinano, emerge una minor dinamica dell’economia di Forlì-Cesena. Nel 1995 Forlì-Cesena occupava la 138esima posizione nella graduatoria delle province più ricche, in dieci anni vi è stata una perdita di 70 posizioni nella quasi totalità ascrivibile all’”effetto Paese”, cioè all’appartenenza al sistema Italia. L’incidenza di componenti a valenza nazionale – la fiscalità e le politiche relative alla competitività e al mercato del lavoro solo per citare alcuni esempi - ha un peso determinante sugli andamenti delle singole province. Le aree italiane che possono essere considerate “omologhe” a Forlì-Cesena presentano una variazione della ricchezza pro capite pressoché analoga, mentre emerge un differenziale negativo nei confronti delle aree “omologhe” francesi, tedesche e, in misura ancora maggiore, rispetto alle province spagnole ed inglesi. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Se si cambia unità di misura e si considera la variazione del valore aggiunto senza tenere conto del differente potere di acquisto, i saggi di crescita delle province italiane risultano allineati a quelli francesi e superiori a quelli tedeschi. Nell’arco temporale considerato, le province italiane più ricche e con una forte connotazione manifatturiera hanno registrato un tasso di crescita modesto, ma sostanzialmente in linea con i principali competitors europei. Ciò che ha reso più evidente il rallentamento italiano è stata una forte contrazione del potere d’acquisto, molto più accentuato rispetto a quanto avvenuto in Francia e in Germania. L’“effetto Paese” spiega molto del differenziale delle province italiane rispetto al resto d’Europa, un freno che risulta essere decisivo per quelle province che hanno minor capacità di agire sulle leve competitive fondamentali, quali il commercio con l’estero. Il ruolo giocato dalle esportazioni emerge con chiarezza se si analizza l’andamento delle piccole e medie imprese manifatturiere negli ultimi vent’anni. Le variazioni di fatturato realizzato dalle aziende sono strettamente correlate alla dinamica delle esportazioni, a sua volta fortemente condizionata dalle politiche monetarie. Come sottolineato in molte analisi, negli anni novanta il deprezzamento della lira ha favorito la commercializzazione all’estero delle produzioni italiane, consentendo alle imprese presenti sui mercati stranieri – generalmente le imprese di dimensioni maggiori - di essere competitive grazie alla concorrenzialità dei prezzi. La ripresa delle medie e grandi imprese assicurava una sorta di “effetto traino” sulle piccole aziende del territorio, legate a quelle di maggiori dimensioni da relazioni formali, come nel caso dei gruppi d’impresa, o informali, come nel caso del rapporto di committenza-subfornitura. Negli anni duemila l’impossibilità di agire sul tasso di cambio ha privato l’Italia della leva competitiva che l’aveva favorita negli anni precedenti, amplificando gli effetti negativi conseguenti alla difficile fase congiunturale internazionale avviatasi nella primavera del 2001. Le ripercussioni maggiori hanno riguardato le imprese di piccola dimensione, S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Camera di Commercio di Forlì-Cesena 7 Camera di Commercio di Forlì-Cesena S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I quelle con un numero di addetti inferiore a cinquanta, mentre le medie e le grandi, pur rallentando, hanno proseguito nel loro trend di crescita. Questa dicotomia dimensionale sembra essere una delle chiavi di lettura più rilevanti per la comprensione delle dinamiche di sviluppo. Nel periodo 2002-2005 le piccole imprese della provincia e, più in generale, dell’Emilia-Romagna hanno attraversato una fase recessiva, mostrando timidi segnali di ripresa nel 2006. Una ripresa che, soprattutto per le imprese con meno di nove addetti, fatica a consolidarsi. I dati rilevati attraverso l’indagine congiunturale relativi al 2007 indicano per le piccole imprese una crescita del fatturato modesta, con i margini di profitto in continua contrazione per assicurare la permanenza sul mercato. scita seguiti e misurare il livello di sviluppo raggiunto dall’osservazione di queste dinamiche e dalla quantificazione delle componenti che le determinano. La prima componente sulla quale pare opportuno fare luce riguarda la struttura imprenditoriale e la sua capacità di generare ricchezza. 1.1.2 Crescita del numero delle imprese e valore aggiunto Il rallentamento nel ritmo di crescita economica degli anni più recenti sembra non trovare riscontro nella dinamica imprenditoriale. Anche nella fase di maggior difficoltà congiunturale è proseguita l’espansione della struttura produttiva provinciale. Dal duemila ad oggi il numero delle imprese attive è aumentato di quasi il 5%. L’incremento a Forlì-Cesena - come nel resto d’Italia - è attribuibile in larga parte al settore delle costruzioni e dei servizi alle imprese, più specificatamente alle attività immobiliari. Se si considera la totalità delle imprese dal 2000 al 2007 il numero delle società attive è aumentato del 4,6%, mentre, al netto delle costruzioni e delle attività immobiliari, emerge una riduzione pari al 3,6%. Il settore manifatturiero provinciale, in controtendenza rispetto al dato regionale, evidenzia un incremento dell’1,8% della consistenza delle imprese. Dunque, da un lato la media e grande dimensione che continua ad ottenere risultati apprezzabili e, in taluni casi, eccellenti. Dall’altro lato le piccole imprese che faticano ad agganciare la ripresa. Sembra aver perso forza l’effetto traino esercitato dalle imprese leader sulla altre del territorio. Se così fosse si tratterebbe di un aspetto fondamentale, destinato a modificare radicalmente le traiettorie di sviluppo della provincia. Per tentare di comprendere se si è effettivamente allentato il legame tra le aziende del territorio può essere opportuno soffermarsi su alcune specifiche dinamiche che stanno caratterizzando l’economia della provincia. Infatti è possibile delineare i percorsi di cre- Un aspetto che sta caratterizzando la diTavola 1.2 Consistenza del numero delle imprese attive nel 2007 e variazione rispetto al 2000. Imprese attive Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Emilia-Romagna Italia Var. 2007-2000 Var. 2007-2000 al netto del settore costruzioni e delle immobiliari Imprese attive nel settore manifatturiero Var. 2007-2000 Incidenza manifatt. su totale 28.528 43.014 53.705 68.425 88.049 34.987 38.219 41.107 33.583 5,5% 7,3% 11,3% 7,5% 3,4% -0,4% 1,4% 4,6% 9,2% -2,0% -0,8% -1,6% -1,0% -3,4% -7,2% -6,9% -3,6% -1,0% 3.181 6.319 8.696 11.869 11.559 3.483 3.873 5.040 3.424 2,0% 1,1% 3,4% -6,6% -5,0% -2,7% 0,2% 1,8% -3,1% 11,2% 14,7% 16,2% 17,3% 13,1% 10,0% 10,1% 12,3% 10,2% 429.617 5.174.921 5,6% 6,9% -3,0% 1,4% 57.444 628.468 -1,9% -1,8% 13,4% 12,1% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati del Registro delle Imprese. 8 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena namica delle imprese dell’ultimo decennio riguarda la composizione della struttura proprietaria. Negli ultimi sette anni il numero delle persone di nazionalità italiana con carica in imprese di Forlì-Cesena è rimasto sostanzialmente invariato, mentre è aumentato del 142% quello relativo agli imprenditori stranieri. Nel 2007 ogni 100 persone con carica in impresa 5 sono stranieri; nel 2000 tale rapporto era 2,1. L’imprenditoria straniera risulta in forte espansione nel settore delle costruzioni (+332%), nel comparto dei trasporti e facchinaggio (+220%). Nel settore manifatturiero a fronte di una riduzione dell’imprenditoria italiana (-1%) la componente straniera è aumentata considerevolmente (+107%). Se, da un lato, la crescita dell’imprenditoria straniera deve essere letta positivamente in quanto indice di integrazione nel contesto locale, dall’altro il ricambio che sta avvenendo tra imprenditoria straniera ed italiana deve essere attenta- Tavola 1.3 Persone con carica in impresa per nazionalità. Anno 2007 e confronto con il 2000. Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Emilia-Romagna Italia Persone italiane con carica in impresa Var. 2007-2000 persone straniere Var. 2007-2000 persone italiane Incidenza stranieri 2007 Incidenza stranieri 2000 3.092 5.413 7.487 8.154 10.680 2.324 4.085 3.839 4.761 47.443 76.853 93.466 126.661 160.623 56.960 67.389 73.999 60.726 165,0% 100,3% 152,9% 116,9% 102,3% 184,8% 161,5% 141,9% 100,0% 2,1% 2,7% 3,4% 0,8% -0,9% -4,8% -1,8% 1,8% 6,8% 6,1% 6,6% 7,4% 6,0% 6,2% 3,9% 5,7% 4,9% 7,3% 2,4% 3,5% 3,2% 2,9% 3,2% 1,3% 2,2% 2,1% 4,0% 49.835 543.311 764.120 9.107.413 124,4% 93,2% 0,9% 4,0% 6,1% 5,6% 2,8% 3,1% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati del Registro delle Imprese. Tavola 1.4 Variazione del numero delle unità locali. Anni 2000-2006 a confronto. Ad aree più scure corrispondono variazioni più elevate. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Persone straniere con carica in impresa Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 9 Camera di Commercio di Forlì-Cesena mente monitorato per comprendere se ad esso si associa la diffusione di una tipologia di impresa di minori dimensioni e meno attrezzata per affrontare le sfide competitive. In questi anni si sta, dunque, assistendo a importanti cambiamenti nella struttura settoriale e negli assetti proprietari delle imprese. Cambiamenti che presentano caratteristiche differenti in funzione del territorio. Se si considera l’intera regione la distribuzione comunale delle nuove imprese si presenta estremamente disomogenea. Nascono imprese del terziario nell’area costiera, mentre in Emilia si moltiplicano le società di proprietà di cittadini extracomunitari. Con riferimento alla provincia di Forlì-Ce- sena, se si considera la variazione del numero delle unità locali nel periodo 2000-2006, si evidenzia una maggior dinamica del comprensorio cesenate rispetto a quello forlivese. Sono i comuni di Savignano sul Rubicone e di San Mauro Pascoli a presentare i saggi di incremento superiori, mentre a PorticoSan Benedetto e a Montiano si registra la flessione più marcata. Il comprensorio di Forlì mostra una più spiccata vocazione manifatturiera: quasi il 15% delle unità locali opera in tale settore, contro il 12% del comprensorio cesenate. San Mauro Pascoli, con quasi il 21% è il comune con maggior presenza manifatturiera. Tavola 1.5 Consistenza delle unità locali delle imprese registrate nel 2006 e variazione rispetto al 2000. Forlì-Cesena, dati comunali S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Unità locali Bertinoro Castrocaro Terme Civitella di Romagna Dovadola Forlì Forlimpopoli Galeata Meldola Modigliana Portico e San Benedetto Predappio Premilcuore Rocca San Casciano Santa Sofia Tredozio Comprensorio Forlì Bagno di Romagna Borghi Cesena Cesenatico Gambettola Gatteo Longiano Mercato Saraceno Montiano Roncofreddo San Mauro Pascoli Sarsina Savignano sul Rubicone Sogliano al Rubicone Verghereto Comprensorio Cesena 1.328 887 586 210 15.044 1.508 313 1.282 544 119 799 121 261 487 152 23.641 930 301 12.913 4.470 1.243 1.189 969 914 207 453 1.430 539 2.245 443 337 28.583 Var. 2006-2000 0,6% 5,8% 1,2% 7,1% 7,6% 11,6% 9,1% -1,1% -1,8% -7,0% 4,4% 2,5% 2,4% 7,3% -0,7% 6,1% 7,9% 8,3% 7,8% 11,9% 9,9% 10,6% 9,6% 7,9% -1,4% 4,1% 14,8% 0,9% 16,9% 10,8% -0,6% 9,4% Var. 2006-2000 al netto del settore costruzioni e delle immobiliari -2,5% -2,0% -4,3% -3,1% 1,6% 2,8% 6,3% -7,3% -4,2% -12,5% -0,9% 2,8% 1,8% 3,8% -6,7% 0,4% 7,9% 2,5% 3,2% 5,7% 0,0% 2,6% 3,4% 0,4% -7,9% -1,0% 7,6% -3,7% 10,2% 9,7% -3,5% 3,9% Unità locali nel settore manifatturiero 264 104 74 27 2.183 201 55 187 86 16 144 10 50 52 29 3.482 104 31 1.381 363 155 145 124 152 10 26 296 84 328 72 62 3.333 Var. 2006-2000 Incidenza manifatt. su totale 4,3% 1,0% 17,5% 12,5% 5,6% 6,3% 3,8% -7,4% 21,1% -20,0% -7,7% -9,1% 0,0% 0,0% -17,1% 4,0% 9,5% 14,8% 10,3% 7,4% 6,2% 0,0% 15,9% 1,3% -33,3% -13,3% 14,7% 6,3% 9,3% 38,5% 1,6% 9,1% 19,9% 11,7% 12,6% 12,9% 14,5% 13,3% 17,6% 14,6% 15,8% 13,4% 18,0% 8,3% 19,2% 10,7% 19,1% 14,7% 11,2% 10,3% 10,7% 8,1% 12,5% 12,2% 12,8% 16,6% 4,8% 5,7% 20,7% 15,6% 14,6% 16,3% 18,4% 11,7% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. 10 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena La consistenza e la variazione del numero delle imprese costituisce un’informazione che deve essere interpretata correttamente, in quanto non necessariamente ad una maggiore vitalità imprenditoriale corrisponde un aumento della competitività del territorio2. Il dato sull’imprenditorialità va analizzato nella sua composizione strutturale, indagando sulla capacità di essere presenti in settori avanzati e maggiormente concorrenziali. Con tale obiettivo, il tessuto imprenditoriale è stato suddiviso in funzione del livello tecnologico delle società manifatturiere e del livello di knowledge delle aziende del terziario. Analogamente alle altre province, a ForlìCesena prevale un’industria manifatturiera concentrata su produzioni a contenuto tecnologico basso o medio basso, anche se rispetto al passato è in crescita la componen- te caratterizzata da tecnologia medio-alta. Nel settore dei servizi sette imprese ogni dieci operano in comparti a bassa intensità di conoscenza. Sono Modigliana e Gambettola i comuni nei quali il manifatturiero ha una connotazione maggiormente rivolta verso l’alta tecnologia. Mentre per quanto riguarda il terziario sono i due comuni più grandi, Forlì e Cesena, a presentare una concentrazione superiore di imprese operanti nei servizi avanzati. Sulla base della classificazione per contenuto tecnologico e livello di knowledge è possibile individuare le specializzazioni comunali. Nell’area centrale della regione si concentra il cuore manifatturiero, con specializzazioni tecnologicamente più avanzate nei comuni posti nella prima cintura delle città, mentre in alcuni comuni capoluoghi - Bologna, Par- variazione 2000-2006 del numero delle unità locali al netto del settore costruzioni e settore attività immobiliari variazione 2000-2006 del numero delle unità locali operanti nel settore manifatturiero Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. 2 La suddivisione Eurostat per livello di tecnologia classifica a bassa tecnologia i settori con codice NACE da 15 a 22, 36 e 37; medio-bassa i codici 23, 25-28; medio-alta i codici 24, 29, 31, 34 e 35; alta i codici 30, 32 e 33 I servizi a bassa “knowledge intensity” comprendono i settori 50, 51, 52, 55, 60, 63, 75, 90, 91, 93, 95 e 99; i servizi “Knowledge-intensive market ” comprendono i settori 61, 62, 70, 71, 74; i servizi “Knowledge-intensive high-technology “ comprendono i settori 64, 72, 73; i servizi “Knowledge-intensive financial” riguardano i codici 65, 66 e 67. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 1.6 Variazione delle unità locali nel 2006 rispetto al 2000. Forlì-Cesena, dati comunali. Ad aree più scure corrispondono variazioni più elevate. 11 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 1.7 Classificazione delle imprese attive manifatturiere per livello tecnologico e delle imprese attive dei servizi per livello di knowledge. Anno 2006. Manifatturiero per livello tecnologico Regione Medio basso Basso Medio alto Servizi per livello di knowledge Alto Alti rivolti al mercato Basso Alti rivolti alla prod. high-tech Alti finanziari Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini 41,8% 46,6% 43,5% 50,4% 43,4% 47,3% 48,4% 56,3% 59,3% 30,9% 27,3% 32,2% 27,5% 26,4% 29,2% 28,6% 23,5% 18,2% 21,4% 21,9% 19,5% 17,5% 22,9% 18,3% 18,2% 15,8% 16,3% 6,0% 4,2% 4,8% 4,7% 7,2% 5,2% 4,8% 4,4% 6,2% 73,7% 68,1% 68,1% 66,1% 64,8% 71,7% 72,7% 71,6% 73,5% 16,6% 21,3% 22,4% 24,9% 24,9% 19,2% 18,7% 20,7% 20,6% 4,5% 4,5% 4,2% 3,6% 4,6% 3,9% 3,3% 3,0% 2,1% 5,2% 6,1% 5,3% 5,4% 5,7% 5,1% 5,3% 4,7% 3,8% Emilia Romagna ITALIA 48,6% 55,6% 27,7% 25,1% 18,0% 13,3% 5,7% 6,1% 69,0% 73,8% 23,3% 18,5% 3,5% 3,7% 4,2% 4,0% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. Tavola 1.8 Classificazione delle imprese manifatturiere per livello tecnologico e delle imprese attive dei servizi per livello di knowledge. Anno 2006. Manifatturiero per livello tecnologico S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Regione Bertinoro Castrocaro Terme Civitella di Romagna Dovadola Forlì Forlimpopoli Galeata Meldola Modigliana Portico e San Benedetto Predappio Premilcuore Rocca San Casciano Santa Sofia Tredozio Comprensorio Forlì Bagno di Romagna Borghi Cesena Cesenatico Gambettola Gatteo Longiano Mercato Saraceno Montiano Roncofreddo San Mauro Pascoli Sarsina Savignano sul Rubicone Sogliano al Rubicone Verghereto Comprensorio Cesena Basso 37,5% 71,2% 58,1% 59,3% 57,3% 57,2% 47,3% 60,4% 52,3% 50,0% 57,6% 80,0% 36,0% 69,2% 69,0% 56,1% 43,3% 58,1% 48,6% 61,7% 58,7% 71,0% 65,3% 46,7% 50,0% 34,6% 82,8% 35,7% 66,2% 65,3% 41,9% 56,5% Medio basso 43,6% 17,3% 25,7% 29,6% 22,4% 19,9% 41,8% 19,8% 20,9% 37,5% 20,8% 20,0% 48,0% 21,2% 10,3% 24,2% 37,5% 25,8% 25,2% 14,3% 22,6% 13,8% 22,6% 34,9% 20,0% 50,0% 5,1% 40,5% 19,8% 16,7% 51,6% 22,7% Medio alto 17,0% 7,7% 14,9% 11,1% 14,7% 17,4% 10,9% 15,0% 17,4% 12,5% 18,8% 0,0% 14,0% 3,8% 13,8% 14,7% 16,3% 12,9% 21,7% 17,9% 10,3% 10,3% 11,3% 16,4% 30,0% 15,4% 10,8% 21,4% 11,6% 12,5% 4,8% 16,9% Alto 1,9% 3,8% 1,4% 0,0% 5,6% 5,5% 0,0% 4,8% 9,3% 0,0% 2,8% 0,0% 2,0% 5,8% 6,9% 4,9% 2,9% 3,2% 4,6% 6,1% 8,4% 4,8% 0,8% 2,0% 0,0% 0,0% 1,4% 2,4% 2,4% 5,6% 1,6% 4,0% Servizi per livello di knowledge Basso 77,1% 75,5% 79,1% 83,6% 65,7% 76,2% 74,3% 75,6% 83,4% 73,9% 81,6% 91,7% 81,5% 82,1% 90,2% 69,4% 79,7% 80,2% 68,5% 77,5% 75,0% 84,9% 77,6% 74,9% 78,7% 87,4% 74,9% 79,5% 73,2% 87,5% 91,5% 73,3% rivolti Alti rivolti Alti Alti alla prod. finanziari al mercato high-tech 16,7% 18,4% 10,8% 10,4% 25,0% 17,4% 13,9% 16,4% 10,1% 15,2% 11,7% 2,1% 10,2% 10,4% 4,9% 21,9% 12,9% 12,1% 23,4% 17,3% 19,4% 12,2% 18,2% 17,2% 14,9% 10,1% 18,8% 13,5% 19,4% 6,6% 3,4% 19,8% 2,0% 2,4% 4,1% 1,5% 3,5% 2,4% 5,9% 3,2% 3,0% 4,3% 1,6% 0,0% 4,6% 2,4% 0,0% 3,2% 3,0% 3,3% 3,3% 2,5% 2,1% 1,4% 1,2% 4,3% 2,1% 0,8% 2,4% 2,2% 2,4% 1,5% 1,7% 2,8% 4,2% 3,6% 6,1% 4,5% 5,9% 4,0% 5,9% 4,8% 3,5% 6,5% 5,1% 6,3% 3,7% 5,2% 4,9% 5,5% 4,4% 4,4% 4,9% 2,7% 3,4% 1,5% 3,0% 3,6% 4,3% 1,7% 3,9% 4,9% 5,0% 4,4% 3,4% 4,1% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. 12 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 1.9 Specializzazioni individuate sulla base della distribuzione delle unità locali. Anno 2006. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. Specializzazione Comuni Manifatturiero tecnologia medio-bassa Bertinoro; Forlì; Galeata; Meldola; Mercato Saraceno; Predappio; Rocca San Casciano; San Mauro Pascoli; Sarsina; Savignano sul Rubicone; Sogliano al Rubicone; Tredozio; Verghereto Manifatturiero – medio-alta Modigliana Servizi in generale Cesenatico; Forlimpopoli; Gambettola; Gatteo Servizi rivolti al mercato Cesena Nessuna specializzazione Bagno di Romagna; Borghi; Castrocaro Terme; Civitella di Romagna; Dovadola; Longiano; Montiano; Portico e San Benedetto; Premilcuore; Roncofreddo; Santa Sofia Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese. ma e Piacenza - alla specializzazione manifatturiera si affianca un forte radicamento dei servizi avanzati rivolti al mercato. La stessa tipologia di servizi caratterizza anche la costa adriatica. Nella provincia di Forlì-Cesena prevale una specializzazione manifatturiera a tecnologia medio-bassa, con il solo comune di Modigliana a presentare una specializzazione medio-alta. Cesena presenta una specializ- zazione nei servizi rivolti al mercato, mentre Cesenatico, Forlimpopoli, Gambettola e Gatteo evidenziano una vocazione terziaria. La mappa delle specializzazioni individua una struttura produttiva che fuoriesce dai canonici confini amministrativi ma si estende seguendo traiettorie differenti, delineando, come vengono definite dal sociologo Aldo Bonomi, delle “geocomunità” o delle “città infinite”. E, sempre citando Bonomi, si evidenziano in regione due piattaforme pro- S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 1.10 Specializzazioni3 individuate sulla base della distribuzione delle unità locali. Comuni di Forlì-Cesena, anno 2006. 3 Le specializzazioni sono state individuate rapportando la percentuale comunale di imprese appartenenti a ciascun gruppo (definito dal contenuto tecnologico e dal livello di knowledge) con la corrispondente media regionale. Dove tale rapporto è risultato superiore a 1,25 al comune è stata attribuita la specializzazione relativa a quel gruppo. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 13 Camera di Commercio di Forlì-Cesena S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I duttive, la “via emiliana allo sviluppo ove la coesione sociale e la partecipazione producono un modello di imprenditorialità senza fratture, un capitalismo di comunità fatto di un mix tra distretti e multinazionali” e “la città adriatica, che si allunga da Venezia, a Rimini, ad Ancona sino a Pescara, caratterizzata dall’intreccio tra cultura dei servizi e modello produttivo.(...) Vi si ragiona su come cambiare il fare impresa e il fare turismo: due modelli che hanno convissuto contaminandosi”. All’interno dei due sistemi territoriali – via Emilia e città adriatica – si trovano i comuni con i valori superiori di valore aggiunto per abitante4, con una polarizzazione attorno alle città di maggiori dimensioni. Al di fuori di queste due aree presentano valori elevati i comuni di Ferrara, di Mirandola, di Bagno di Romagna e di Santa Sofia. È nei comuni dell’hinterland bolognese - Bentivoglio, Granarolo dell’Emilia, Argelato e Calderara di Reno - e a Fiorano Modenese dove si crea maggiore ricchezza. I comuni con il più basso valore aggiunto per abitante sono localizzati nell’appennino piacentino, Travo, Pecorara, Besenzone, Mor- Tavola 1.11 Valore aggiunto per abitante, anno 2004. Fonte: elaborazione Area studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat e Tagliacarne. 4 Il valore aggiunto comunale è stato stimato incrociando i dati degli addetti per comune e per settore di attività con i dati sul valore aggiunto per sistema locale del lavoro, con i dati sul valore aggiunto provinciale nonché con i conti regionali e nazionali. 14 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena fasso e Caminata. In valori assoluti i comuni di Forlì e di Cesena realizzano quasi i due terzi del valore aggiunto provinciale. Nel periodo 1996-2004 il comprensorio cesenate - analogamente a quanto riscontrato per la consistenza imprenditoriale – ha mostrato una maggior dinamica di crescita. In termini di valore aggiunto per abitante sono i comuni di Longiano, Gatteo, Forlì e Cesena a presentare i valori più elevati. L’istituto Tagliacarne ha recentemente diffuso le prime stime sul PIL provinciale relativo all’anno 2007: Forlì-Cesena presenta un valore di quasi 30mila euro per abitante, valore inferiore alla media regionale ma su- periore a quello nazionale. Da sottolineare l’apprezzabile tasso di crescita registrato rispetto al 2004 (9,4%) terzo valore tra le province in regione, inferiore solamente a quello di Piacenza e Parma. Da questi primi dati emerge un rafforzamento del tessuto imprenditoriale provinciale dal punto di vista della consistenza numerica, al quale si associa, fatto più importante, una crescita del livello tecnologico e di knowledge. Accanto alla nascita di numerose imprese nel settore delle costruzioni e dei servizi alle persone – espressioni imprenditoriali che possono essere sostanzialmente ricondotte a forme di auto-impiego – vi è la crescita di molte società, non tanto in ter- Tavola 1.12 Prodotto Interno Lordo totale e pro-capite. Anno 2004. Comuni Milioni di euro Agricoltura Valori pro capite Industria Servizi euro Var. 1996-2004 Bertinoro Castrocaro Terme Civitella di Romagna Dovadola Forlì Forlimpopoli Galeata Meldola Modigliana Portico e San Benedetto Predappio Premilcuore Rocca San Casciano Santa Sofia Tredozio Comprensorio Forlì Bagno di Romagna Borghi Cesena Cesenatico Gambettola Gatteo Longiano Mercato Saraceno Montiano Roncofreddo San Mauro Pascoli Sarsina Savignano sul Rubicone Sogliano al Rubicone Verghereto Comprensorio Cesena 221 111 59 22 3.097 200 38 157 105 10 104 14 39 103 17 4.296 162 24 2.539 556 209 229 216 106 18 31 270 65 418 43 33 4.917 5,7% 5,0% 25,7% 7,2% 2,1% 3,2% 19,1% 7,0% 5,2% 18,5% 7,1% 22,3% 5,5% 8,7% 5,8% 3,6% 5,5% 19,6% 4,0% 3,6% 3,1% 2,6% 9,2% 5,9% 28,2% 19,9% 4,7% 6,8% 3,4% 8,5% 7,8% 4,5% 54,0% 20,0% 34,0% 23,9% 21,8% 26,9% 30,6% 31,2% 39,3% 27,3% 40,8% 10,6% 42,6% 47,2% 36,5% 26,0% 14,1% 31,1% 21,5% 18,0% 34,5% 45,6% 48,0% 43,5% 19,9% 25,7% 59,7% 31,0% 31,0% 30,7% 22,7% 27,3% 40,3% 75,0% 40,3% 68,9% 76,1% 70,0% 50,2% 61,8% 55,6% 54,2% 52,1% 67,0% 51,9% 44,0% 57,7% 70,4% 80,4% 49,3% 74,5% 78,5% 62,4% 51,8% 42,8% 50,6% 51,9% 54,4% 35,6% 62,1% 65,5% 60,8% 69,5% 68,1% 23.422 17.658 15.497 13.407 27.940 16.843 15.174 16.235 21.940 12.832 16.396 15.944 18.733 24.469 13.447 24.355 26.629 11.433 27.321 24.322 21.535 31.759 35.901 16.466 11.611 10.181 26.382 17.595 26.369 14.502 16.259 25.521 -0,4 -13,3 -8,9 -21,1 3,3 -6,6 -11,0 -6,5 -11,9 -3,1 -8,1 -12,9 -7,1 6,5 -12,9 0,2 10,7 3,3 11,8 14,9 19,5 19,2 12,8 -0,7 14,9 -15,6 11,2 -6,0 15,9 -2,9 6,8 12,3 TOTALE PROVINCIA 9.214 4,1% 26,7% 69,2% 24.964 6,3 S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I PIL totale e composizione settoriale Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istituto G. Tagliacarne, Istat, Registro delle imprese. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 15 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 1.13 Valore aggiunto per abitante nel 2004 e variazione 1996-2004. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istituto G. Tagliacarne, Istat, Registro delle imprese S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 1.14 PIL 2007 a prezzi correnti per abitante e variazione 2004-2007 16 Pil per abitante Variazione 2004-2007 Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istituto G.Tagliacarne mini dimensionali ma soprattutto relazionali. Piccole e medie imprese che operano in filiera, attraverso una divisione delle attività, delle conoscenze, degli investimenti e dei rischi con le altre società che appartengono allo stesso sistema. La componente relazionale, come viene sottolineato in numerosi studi, è ciò che maggiormente caratterizza il sistema provinciale e regionale. Una seconda componente da porre sotto esame è la produttività, spesso adottata come sinonimo di crescita. 1.1.3 La produttività Alla crescita del numero delle imprese e del valore aggiunto complessivo in EmiliaRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Romagna non ha fatto seguito un aumento della produttività. Anzi, nel periodo 20012005 il valore aggiunto per unità di lavoro a livello regionale ha registrato in termini reali un decremento dello 0,6%. Il dato riferito alla provincia di Forlì-Cesena risulta essere di segno positivo, nel periodo considerato la produttività ha fatto segnare un incremento del 4,6%. Tuttavia, occorre sottolineare i modesti valori di produttività che caratterizzano la provincia forlivese, i più bassi in regione (solo Rimini mostra valori inferiori) e al di sotto della media nazionale. Un gap più evidente nel settore manifatturiero e nel terziario meno avanzato. Considerando complessivamente il dato sulla produttività, nella sua composizione settoriale e alla luce dei valori assoluti e dei tas- Tavola 1.15 Produttività. Valore aggiunto per unità di lavoro e per macrosettori. Valore 2005 Province Servizi Agricoltura, Industria silvicoltura in senso Costruzioni Totale industria e pesca stretto Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicaz. Intermediaz. monetaria e Altre finanziaria; attività di attività imm. servizi e imprendit. Totale servizi Valore aggiunto ai prezzi base Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini 21.874,1 25.035,0 23.999,0 28.319,1 25.350,3 27.729,8 21.769,8 21.956,2 38.376,7 59.189,6 59.455,8 55.610,5 54.407,1 58.251,5 55.824,9 57.087,0 51.073,3 47.866,3 41.653,2 45.244,8 44.131,3 44.119,2 47.100,0 49.798,0 45.908,4 42.941,7 43.200,9 54.817,9 56.397,8 53.294,6 52.634,3 56.090,0 54.238,9 54.119,8 49.183,4 46.454,8 44.391,3 45.656,3 44.121,1 43.324,8 46.304,2 42.627,4 42.421,2 41.466,6 40.511,1 114.210,9 105.156,7 116.621,6 114.931,4 93.499,3 122.026,7 120.350,2 120.583,5 110.614,8 39.198,3 37.145,9 39.212,6 39.359,2 42.645,1 41.076,0 39.444,9 38.939,3 38.408,7 55.812,5 56.195,6 59.398,9 57.789,6 57.031,5 56.844,5 55.155,3 54.538,2 51.694,4 52.720,3 54.591,0 54.792,5 54.489,4 55.827,9 53.228,5 51.900,4 50.400,2 50.184,5 Emilia-Romagna 24.983,5 55.913,6 45.077,1 53.602,2 43.822,7 108.206,2 40.018,9 56.357,4 53.774,5 Italia 21.399,1 53.428,4 40.571,0 49.864,9 45.612,3 102.002,4 42.628,5 56.170,3 52.529,6 Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat. Tavola 1.16 Produttività. Valore aggiunto per unità di lavoro e per macrosettori. Variazione percentuale 2001-2005 in termini reali Industria Province Servizi Agricoltura, Industria silvicoltura in senso Costruzioni Totale industria e pesca stretto Commercio, Intermediaz. riparazioni, monetaria e alberghi e finanziaria; ristoranti, attività trasporti e immobiliari e comunicaz. imprendit. Altre attività di servizi Totale servizi Valore aggiunto ai prezzi base Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini -18,0% -14,0% -22,4% -13,6% -11,7% -8,3% -5,4% -4,6% 10,3% -8,9% -6,6% -7,0% -8,6% 4,8% 0,0% 1,0% 7,8% -2,2% 22,5% 15,6% 15,4% 15,4% 11,5% 15,6% 10,3% 14,4% 20,1% -5,7% -3,6% -4,7% -6,4% 5,4% 2,9% 2,3% 8,7% 2,6% -11,6% -18,7% -2,4% 6,8% -12,9% 5,3% -12,9% -6,5% -5,0% -5,6% -4,1% 2,8% -2,2% -3,9% 2,0% -0,6% -0,9% 0,9% 11,0% -0,8% -0,5% -1,1% 3,1% 4,4% 9,7% 9,6% 15,6% -2,0% -7,2% 3,4% 1,7% -4,1% 6,7% -3,7% 0,5% 2,8% -2,7% -5,6% -0,6% -1,7% -1,2% 5,3% -0,4% 4,6% 3,2% Emilia-Romagna -11,0% -2,8% 14,4% -0,7% -7,8% -1,8% 4,1% -1,2% -0,6% -3,9% -5,8% 5,1% -4,3% -4,9% -0,9% 4,4% 0,6% -0,2% ITALIA S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Industria Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 17 S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Camera di Commercio di Forlì-Cesena 18 si di variazione, la valutazione sia provinciale che regionale non è positiva. Numerosi sono i fattori che possono aver concorso a determinare tale risultato. La forte concentrazione in settori tradizionali e la frammentazione in imprese di piccola e piccolissima dimensione costituiscono il freno principale. Un secondo aspetto rilevante riguarda i cambiamenti legati alla nuova imprenditoria e al mercato del lavoro. Si è visto che larga parte della crescita numerica delle imprese è ascrivibile all’ingresso di nuove società amministrate da extracomunitari attraverso forme di capitalismo personale e all’espansione di segmenti di attività che lasciano poco spazio alla crescita di produttività. Anche dal punto di vista occupazionale larga parte dei cittadini extracomunitari si sono concentrati in settori a bassa produttività, quali l’edilizia e i servizi alle persone. Alla scarsa produttività vanno sicuramente correlati numerosi aspetti legati all’occupazione, alla qualificazione dei lavoratori e, più in generale, al capitale umano. A ciò si aggiunge il tema della flessibilità, che da un lato ha portato ad una riduzione del costo del lavoro, dall’altro ad una crescita occupazionale composta da lavoratori sui quali, per la natura della tipologia contrattuale, le imprese non sono incentivate ad investire in formazione, con conseguenti ricadute negative sulla produttività. Vi è un ulteriore aspetto da evidenziare. Alcuni Istituti di ricerca sottolineano come le statistiche relative alla produttività risentano del fenomeno dell’emersione, per cui parte del maggior numero di occupati riportato nelle statistiche ufficiali deriverebbe dalla registrazione nello stock di lavoratori che, di fatto, erano già occupati in precedenza. Fra le cause principali del non brillante dato relativo alla produttività vi è sicuramente una insufficiente capacità innovativa. Se per alcuni settori il minor ricorso all’innovazione è determinato da ragioni strutturali, per altri - la distribuzione commerciale, la finanza, o i trasporti - come sottolinea il CNEL, potrebbe essere determinato da una scarsa concorrenza (al contrario di quanto avviene in altre realtà europee e non), il che li renderebbe meno reattivi al cambiamento strutturale indotto dalla trasformazione tecnologica. 1.1.4 L’innovazione Una delle affermazioni ricorrenti è che le imprese delle province dell’Emilia-Romagna non fanno ricerca ma sanno innovare. E stando alle statistiche questa affermazione sembra corrispondere al vero. I dati sulla ricerca sono noti, le regioni italiane investono in ricerca e sviluppo in misura considerevolmente inferiore ai principali competitor internazionali. Però innovano: secondo una recente indagine ISTAT in Emilia-Romagna le imprese innovatrici sono il 35,5%, seconda regione in Italia preceduta solamente dal Piemonte. Nel 6% dei casi si tratta di innovazione di prodotto, nel 18% di innovazione di processo e nell’11% dei casi sia di prodotto che di processo. L’Emilia-Romagna è seconda tra le regioni italiane per numero di imprese innovatrici e prima in assoluto per numero di brevetti depositati, 161 ogni milione di abitanti, valore che la colloca tra le prime 25 regioni Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Alla luce del modesto ricorso ai brevetti da parte delle imprese della provincia, diventa interessante approfondire i percorsi seguiti dalle aziende per introdurre elementi di innovazione al proprio interno. Secondo i dati dell’osservatorio sui fabbisogni tecnologici delle imprese della provincia di Forlì-Cesena - realizzato dalla Camera di Commercio e da Unioncamere Emilia-Romagna su un campione di imprese di piccola dimensione (oltre il novanta per cento delle imprese intervistate ha meno di 50 addetti) - negli ultimi tre anni gli investimenti hanno riguardato soprattutto macchinari e software, cioè gli investimenti maggiormente correlati all’innovazione incrementale. Marginali se non nulli gli investimenti in innovazione radicale identificabili nell’attività di ricerca e sviluppo e nell’attività brevettuale. Se si esce dal dato aggregato e si considerano le risposte delle singole imprese, si possono individuare tre gruppi ben distinti: il primo – numericamente il più consistente - si caratterizza per investimenti in innovazione incrementale e un’assenza totale di innovazione radicale. Semplificando, questa tipologia di imprese punta a migliorare l’esistente ma non a sviluppare nuovi processi o nuovi prodotti. Il secondo gruppo presenta un livello marginale di innovazione radicale, mentre nel terzo, il meno numeroso, gli investimenti legati alla ricerca e allo sviluppo vengono considerati quantomeno significativi, vi è quindi una maggior attenzione all’introduzione di novità. Queste tre tipologie d’impresa sono trasversali ai settori di attività economica mentre vi è una correlazione con la dimensione: la propensione all’innovazione radicale aumenta al crescere della dimensione d’impresa. Al crescere degli investimenti in innovazione radicale crescono i risultati in termini di fatturato, investimenti, produttività e commercio estero. Si potrebbe pensare che più che il grado di innovazione sia la dimensione d’impresa a determinare questi andamenti, si è visto, infatti, precedentemente come negli ultimi tre anni le imprese più grandi abbiano conseguito risultati migliori rispetto alle piccole. Però, se si analizza l’andamento delle variabili congiunturali distinguendo anche per classe dimensionale il risultato non cambia, all’interno di ciascuna di esse le imprese più innovative realizzano incrementi maggiori di fatturato, di esportazioni e presentano livelli superiori di produttività. Più correttamente, le elaborazioni mettono in luce un legame Tavola 1.17 Numero di brevetti europei5 pubblicati dall’EPO (European Patent Office). Anni 1999-2005 per provincia. Valori per milione di abitanti Provincia Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini 1999 39,8 122,8 122,5 120,5 209,0 17,1 57,7 58,5 34,0 2000 34,2 98,7 129,2 154,3 245,5 22,4 47,6 46,9 54,5 2001 36,7 120,4 147,3 164,2 196,6 17,3 53,4 64,4 48,6 2002 43,7 132,2 164,5 159,2 278 24,1 54,1 47,8 70,4 2003 45,5 145,1 151,8 173,6 269,2 47,9 72,0 50,4 77,3 2004 65,9 154,4 176,9 207,5 272,6 36,8 57,2 72,1 83,8 2005 66,9 159,8 173,3 194,6 302,2 46,3 67,9 41,1 96,8 Emilia-Romagna 109,6 121,3 117,3 139,6 144,3 155,9 160,8 49,4 54,1 54,9 58,2 59,6 68,4 67,1 ITALIA S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I europee. Sono soprattutto le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia a determinare l’elevato valore regionale; con 41,1 brevetti ogni milione di abitanti Forlì-Cesena presenta il valore più basso registrato in regione nel 2005. Fonte: osservatorio Brevetti Unioncamere su dati EPO (European Patent Office) 5I brevetti vengono attribuiti pro quota alle province sede delle imprese brevettanti, quindi se due imprese localizzate in due diverse province (1 e 2) presentano un brevetto all’EPO viene attribuito lo 0.5 alla provincia 1 e lo 0,5 alla provincia 2. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 19 Camera di Commercio di Forlì-Cesena tra innovazione e risultati economici, mentre non dicono nulla sulla direzione di causalità, cioè se sia il maggior grado innovativo a determinare i migliori risultati o, viceversa, siano i risultati economici positivi a favorire lo sviluppo dell’innovazione. È stato chiesto alle imprese di indicare gli aspetti che hanno favorito il loro processo innovativo. Dalle risposte è possibile delineare un percorso che diventa via via più articolato al crescere del livello di innovazione. Per le imprese per le quali l’innovazione significa semplicemente migliorare l’esistente, il percorso prevede investimenti quasi esclusivamente in macchinari e collaborazioni in ambito locale con fornitori e clienti. Le imprese con un livello marginale di innovazione radicale estendono la loro rete relazionale anche, e soprattutto, a clienti e fornitori non locali e segnalano nella partecipazione a fiere e convegni un aspetto utile alla diffusione dell’innovazione. Le imprese maggiormente innovative, oltre alla rete esterna, sviluppano anche una rete interna attraverso le conoscenze apportate dal personale e all’attività di ricerca e sviluppo. Un commento merita la scarsa rilevanza attribuita dalle imprese alle Istituzioni e ai Centri di ricerca quali referenti che possono favorire l’innovazione. Approfondimenti successivi hanno evidenziato come tale ri- Tavola 1.18 Andamento del fatturato per dimensione d’impresa (piccola, medio-piccola e media) e per propensione all’innovazione radicale (investimenti nulli, marginali e significativi). S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Piccole imprese Medio-piccola Media Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, i fabbisogni tecnologici delle imprese Tavola 1.19 Fattori che hanno favorito l’introduzione di innovazione. Saldo tra imprese che hanno risposto positivamente e quelle che hanno fornito risposta negativa. Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, i fabbisogni tecnologici delle imprese 20 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 sposta sia giustificata da una non conoscenza da parte delle piccole aziende delle attività svolte dalle Istituzioni e dalle Università sul tema dell’innovazione. A conferma di ciò molte delle richieste di supporto manifestate dalle imprese riguardano iniziative e servizi che le Istituzioni già offrono. Due sono gli ostacoli principali al processo di innovazione che le piccole imprese emiliano-romagnole segnalano: il primo è la difficoltà di reperire personale qualificato, il secondo riguarda la percezione di un rischio troppo elevato e un’incertezza sulla futura domanda di prodotti innovativi. Ad essi si affiancano difficoltà di tipo organizzativo, di accesso al finanziamento e una scarsa conoscenza del mercato. Sono difficoltà strettamente legate alla ridotta dimensione dell’azienda, fattori penalizzanti che ricorrono anche con riferimento ad un’altra leva competitiva fondamentale, quella del commercio con l’estero. 1.1.5 Il commercio con l’estero Si è visto come il commercio con l’estero sia stato nell’ultimo ventennio il fattore che maggiormente ha contribuito a determinare la crescita dell’economia provinciale e regionale. Dal 1991 al 2006 le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono aumentate in termini reali del 142%, una variazione nettamente superiore a quella sperimentata dalle principali regioni italiane. Anche circoscrivendo il periodo temporale di confronto agli ultimi sette anni emerge una maggior dinamicità dei beni emiliano-romagnoli sui mercati esteri rispetto al resto d’Italia. Ma c’è un ulteriore aspetto che merita di essere segnalato: se si considerano le variazioni sia in valore, espresso in termini reali, sia in quantità, l’Emilia-Romagna è l’unica regione a presentare un incremento dal duemila ad oggi del valore medio unitario. In altri termini, le imprese dell’Emilia-Romagna hanno aumentato il valore delle esportazioni in misura maggiore alle quantità esportate: l’eccessiva aggregazione del dato non consente, ovviamente, di poter trarre conclusioni certe, però tale dinamica lascia supporre uno spostamento verso produzioni a maggior valore unitario, quindi che incorporano maggior qualità e/o tecnologia. Una conferma viene dalla scomposizione delle esportazioni per contenuto tecnologico. Nel periodo 2000-2006 la commercializzazione all’estero di prodotti con un contenuto tecnologico basso sono aumentate del 23,7%, variazione in linea con quella nazionale (21,5%). La differenza tra Emilia-Romagna e le altre regioni italiane si manifesta se si considera la crescita delle esportazioni di Tavola 1.20 Fattori che hanno ostacolato l’introduzione di innovazione. Saldo tra imprese che hanno risposto positivamente e quelle che hanno fornito risposta negativa. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, i fabbisogni tecnologici delle imprese Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 21 Camera di Commercio di Forlì-Cesena prodotti specializzati (un incremento regionale del 36% rispetto al 24,3% del totale Italia) e si amplifica per le vendite di prodotti high tech, aumentate per la regione del 57% contro l’incremento nazionale del 6%. Analogamente a quanto visto per l’innovazione, Forlì-Cesena presenta una quota di esportazioni di prodotti specializzati e high tech inferiore alla media regionale: circa il 43% del totale esportato rispetto al 50% dell’Emilia-Romagna. Qualità ed innovazione sono gli elementi che hanno consentito alle esportazioni provinciali e specialmente a quelle regionali di rimanere competitive. Se si considerano le quote di mercato detenute a livello mondiale, nell’ultimo quinquennio la minor crescita del commercio estero dell’Italia rispetto alla variazione della domanda globale è stata rilevante: nel 2002 ogni 100mila euro commercializzati a livello mondiale 3.922 euro erano attribuibili a produzioni italiane, valore sceso a 3.396 euro nel 2006. La flessione S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 1.21 Quota di esportazioni di prodotti specializzati e high tech sul totale. Anno 2006 Fonte: elaborazione Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat Tavola 1.22 Quota di mercato mondiale (per 100mila euro commercializzati a livello mondiale). Valore 2006 e variazione 2002-2006. Quota (euro) Bologna Ferrara Forlì-Cesena Modena Piacenza Parma Ravenna Reggio Emilia Rimini Emilia-Romagna ITALIA 101,1 21,9 29,2 99,1 19,6 40,8 25,8 76,7 14,4 Variazione -10,4% -3,4% -3,7% -15,3% 6,9% -8,0% -2,7% -2,8% -8,6% 428,5 -8,1% 3.395,6 -13,4% Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat e WTO 22 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Il risultato è ascrivibile principalmente a due fattori. Il primo è relativo a cosa si esporta: il processo di trasformazione che sta gradualmente innalzando il livello qualitativo delle merci provinciali e regionali non riguarda solamente quelle a maggior contenuto tecnologico, ma si estende a larga parte delle produzioni caratterizzanti il “made in EmiliaRomagna”. Il secondo aspetto si riferisce a chi esporta: in alcuni casi la leadership commerciale sembra ascrivibile all’abilità di poche imprese di intercettare prima delle altre le dinamiche del settore. In altri casi, la grande maggioranza, gli ottimi risultati conseguiti Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 derivano da un’evoluzione dell’intera filiera di appartenenza. Un’evoluzione che quasi sempre nasce dalla capacità di alcune imprese driver, generalmente di media o grande dimensione, di trainare l’intera filiera, proponendosi come trait d’union tra dimensione locale e la dimensione globale. 1.1.6 Interpretare le statistiche. Da impresa a filiera. Esiste un filo conduttore che unisce quanto visto sulla produttività, sull’innovazione e sul commercio estero. Emerge chiaramente se si esce dal dato aggregato e si considerano le singole imprese: Emilia-Romagna prima regione italiana per innovazione, ma il numero delle imprese che introducono processi di innovazione radicale è estremamente basso; EmiliaRomagna leader nel commercio estero, ma meno del 3% delle imprese regionali esporta; produttività in decelerazione, ma un numero ridotto di imprese consegue incrementi considerevoli in termini di valore aggiunto per addetto. Da una rapida lettura se ne concluderebbe che i positivi risultati ottenuti dalla regione siano ascrivibili solamente alla dinamicità di un numero ristretto di imprese, quelle che innovano e che esportano, quasi sempre riconducibili alle società di media e grande dimensione. In realtà l’analisi per singola impresa è parziale e fuorviante quanto quella condotta basandosi esclusivamente sul dato aggregato. Esiste un livello intermedio di aggregazione, quello delle filiere, che conduce a conclusioni differenti e può essere individuato prendendo come punto di partenza le medie imprese. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I ha riguardato tutte le regioni italiane, seppure con intensità differenti. Tra le grandi regioni esportatrici l’Emilia-Romagna ha maggiormente contenuto la riduzione, passando dai 466 euro ogni 100mila commercializzati nel mondo nel 2002 ai 428 euro del 2006. Forlì-Cesena nel 2006 deteneva una quota di 29,2 euro ogni 100mila commercializzati a livello mondiale; rispetto al 2002 c’è stata una flessione contenuta, pari al 3,7%, ad indicare una sostanziale tenuta dell’export forlivese. È importante sottolineare come per alcune produzioni e verso alcune aree Forlì-Cesena abbia acquisito nuove quote di mercato a livello mondiale. Tra i Paesi appartenenti all’Unione Europea le esportazioni provinciali acquisiscono nuove quote di mercato in Portogallo, Irlanda, Polonia, Slovenia, Spagna, Slovacchia e Repubblica Ceca. Di rilievo i risultati ottenuti in mercati in forte crescita o di grande interesse in prospettiva futura: India, Sud Africa, Turchia. 23 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Il ruolo delle medie imprese quali motore della crescita è un fenomeno noto da tempo, tanto da essere stato definito il “quarto capitalismo”, proprio ad individuare una fase dello sviluppo economico ben precisa, nella quale le società di media dimensione costituiscono il fulcro attorno al quale tutto il sistema fa leva. Medie imprese che in Emilia-Romagna trovano ampia diffusione, 560 realtà industriali6 localiz- Tavola 1.24 Imprese e addetti in gruppo. Incidenza sul totale delle imprese e incidenza sul totale degli addetti. Anno 2002 Comune S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Bertinoro Castrocaro Terme Civitella di Romagna Dovadola Forlì Forlimpopoli Galeata Meldola Modigliana Portico San Benedetto Predappio Premilcuore Rocca San Casciano Santa Sofia Tredozio Comprensorio di Forlì % imprese 5,0% 2,0% 0,3% 0,8% 5,3% 2,6% 2,2% 2,8% 1,2% 1,2% 3,0% 3,7% 1,7% 4,4% % addetti 23,6% 7,6% 1,9% 0,3% 20,7% 5,9% 7,1% 12,3% 39,3% 5,2% 42,4% 25,1% 9,4% 18,9% Comune % imprese % addetti Bagno di Romagna Borghi Cesena Cesenatico Gambettola Gatteo Longiano Mercato Saraceno Montiano Roncofreddo San Mauro Pascoli Sarsina Savignano sul Rubicone Sogliano al Rubicone Verghereto Comprensorio di Cesena 2,6% 1,5% 4,8% 0,6% 1,8% 1,7% 7,2% 2,4% 1,1% 1,1% 2,9% 1,5% 1,9% 2,9% 0,5% 3,2% 20,4% 1,2% 15,3% 1,6% 24,1% 36,2% 49,3% 5,5% 0,5% 0,6% 32,1% 5,1% 5,4% 28,1% 1,5% 16,7% FORLÌ-CESENA 3,8% 17,8% Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Centro studi Unioncamere italiana, osservatorio sui gruppi d’impresa. Tavola 1.25 Percentuale di addetti in imprese in gruppo sul totale addetti (anno 2002) e percentuale imprese con fatturato superiore ai 10 milioni di euro (anno 2005) sul totale imprese. Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati osservatorio sui gruppi d’impresa e osservatorio bilanci 6 Nell’indagine Unioncamere-Mediobanca 2006 (riferita a dati 2003) le medie imprese industriali sono definite come le società di capitale aventi una forza lavoro compresa nella classe 50-499 addetti e un fatturato compreso tra 13 e 290 milioni di euro 24 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena La stessa dinamica regionale la possiamo ritrovare nei dati relativi alla provincia. In particolare nei comuni di Longiano, Bertinoro, Forlì, vi è una maggiore diffusione dei gruppi d’impresa e una percentuale più elevata di imprese di medie e grandi dimensioni. Anche a Forlì-Cesena vi è, dunque, una sorta di capitalismo territoriale – le cui testimonianze più evidenti sono rintracciabili all’interno delle geocomunità - nel quale alcune imprese assumono una funzione di leadership, facendosi interpreti della proiezione internazionale e dei processi innovativi delle piccole imprese locali. Si può dunque concordare sul fatto che la chiave interpretativa più adeguata per analizzare l’economia provinciale e regionale è quella dei circuiti di filiera, all’interno dei quali piccole, medie e grandi imprese non sono in contrapposizione, ma complementari. E dove le economie di scala e la capacità di competere sui mercati internazionali e più in generale di creare sviluppo non vanno ricercate per singola impresa, ma per filiera. 1.1.7 L’indicatore sintetico della crescita economica Le analisi esposte nei precedenti capitoli si sono soffermate su alcune delle componenti dello sviluppo, evidenziando come il successo di un impresa sia correlato da un lato alla sua capacità di agire sulle principali leve competitive - innovazione e internazionalizzazione su tutte - dall’altro al sistema relazionale all’interno del quale è inserita, con quest’ultimo aspetto che sta diventando sempre più rilevante. Se, dunque, si vuole portare a sintesi e quantificare la crescita economica delle imprese occorre considerare degli indicatori in grado di misurare una pluralità di componenti, strutturali, relazionali e connessi ai risultati conseguiti. Con questo obiettivo sono stati elaborati oltre 100 indici relativi a tutte le province italiane e riferiti al periodo 20002006 (per alcuni indicatori l’ultimo dato di- Tavola 1.26 Indice sintetico della crescita economica. Posizione e variazione. L’incrocio degli assi cartesiani rappresenta il valore medio nazionale. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I zate – ancora una volta – lungo la direttrice della via Emilia ma anche con presenze importanti nell’area adriatica. Nel periodo 1996-2003 le medie imprese emilano-romagnole hanno aumentato il fatturato del 48,9%, in particolare è cresciuta la componente di fatturato realizzato sui mercati esteri (+59%). E ciò che appare più importante nella logica del sistema territoriale è che le medie imprese si configurano come imprese a rete, acquistando oltre l’ottanta per cento di quanto fatturano dall’esterno, dalle materie prime all’energia, dalle licenze ai componenti, dalle lavorazioni conto terzi ai servizi. Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 25 Camera di Commercio di Forlì-Cesena sponibile era relativo al 2005). Attraverso tecniche di analisi statistica multivariata i dati di partenza sono stati selezionati e raggruppati in nuove variabili. Successivamente sono stati calcolati due indicatori sintetici per ciascuna provincia: il primo misura la posizione della provincia per quanto concerne la competitività delle imprese e, più in generale, del sistema territoriale, il secondo ne misura la crescita. L’indicatore sintetico di posizionamento economico pone Forlì-Cesena al 19esimo posto, il tasso di crescita relativo agli ultimi sei anni colloca la provincia forlivese al 31esimo posto. Appare evidente che l’indicatore sintetico della crescita, costruito sulla base di una molteplicità di variazioni percentuali, è fortemente influenzato dalla dimensione del dato di partenza, motivo per il quale province con valori iniziali modesti (relativamente, per esempio, al numero dei brevetti per abitante, alle esportazioni, agli investimenti, ...) conseguono tassi di aumento nettamente superiori al resto d’Italia. Se si circoscrive il confronto alle province con un posizionamento 2006 elevato, Forlì-Cesena è tra le prime dieci province per indicatore della crescita. In definitiva, riassumendo i risultati provinciali per quanto riguarda lo sviluppo visto dal lato delle imprese, Forlì-Cesena si colloca tra le prime province sia per posizionamento sia, se si considerano le province “omologhe”, per dinamica. Si tratta di un consolidamento del proprio posizionamento competitivo rispetto alle altre aree italiane e, come testimoniano le più recenti statistiche che consentono un confronto internazionale, una tenuta nei confronti dei principali competitor europei. Per quanto visto nelle analisi precedenti, l’eccellente posizionamento della provincia è attribuibile ai risultati ottenuti da un numero ristretto d’imprese, ma trae origine S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 1.27 Indice sintetico della crescita economica. Posizionamento nel 2006. Italia = 100 Posizionamento Italia = 100 > 150 Milano; Bologna; Bolzano; Roma; Modena; Parma; Firenze; Mantova; Brescia; Trieste; Aosta; Reggio Emilia; Padova; Verona; Bergamo; Vicenza Da 125 a 150 Trento; Cuneo; Forlì Cesena; Venezia; Pordenone; Ravenna; Belluno; Treviso; Rimini; Novara; Torino; Lecco; Piacenza; Udine; Prato; Varese; Vercelli; Ancona; Pisa; Cremona; Siena Da 100 a 124 Genova; Gorizia; Alessandria; Savona; Sondrio; Livorno; Biella; La Spezia; Lucca; Arezzo; Lodi; Como; Ferrara; Rovigo; Pavia; Pistoia; Asti Da 33 a 99 Perugia; Ascoli Piceno; Macerata; Imperia; Pesaro; Latina; Grosseto; Frosinone; Terni; Verbania; Massa Carrara; Viterbo; Chieti; Pescara; Rieti; Teramo; Cagliari; Sassari; Isernia; Aquila; Campobasso; Catanzaro; Ragusa; Potenza; Siracusa; Bari; Taranto; Messina; Nuoro; Matera < 33 Oristano; Avellino; Salerno; Palermo; Catania; Napoli; Trapani; Reggio Calabria; Caltanisetta; Cosenza; Brindisi; Caserta; Vibo Valentia; Benevento; Lecce; Crotone; Enna; Foggia; Agrigento Fonte: elaborazione Centro Studi Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie 26 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena da un intero sistema territoriale. L’organizzazione in filiera ha consentito di superare la dicotomia dimensionale, così come non risulta essere nodale la distinzione tra aziende innovatrici e internazionalizzate da una lato e le restanti dall’altro. Contestualmente le filiere hanno evidenziato una differente polarizzazione, le imprese inserite in circuiti di rete e quelle che ne sono escluse. Se si rileggono i dati congiunturali in questa ottica, distinguendo in base all’appartenenza ad un gruppo d’impresa, all’interno delle stesse classi dimensionali le società in gruppo ottengono risultati migliori rispetto alle altre. Allargando le considerazioni al contesto regionale, la crescita modesta dei primi anni duemila va, verosimilmente, correlata al processo di ristrutturazione che ha interessato le imprese leader e conseguentemente l’intero sistema territoriale. Anche in una prospettiva futura, è utile evidenziare due aspetti che stanno caratterizzando il processo di rinnovamento del sistema territoriale. Il primo aspetto concerne il progressivo allargamento dei distretti e dei sistemi locali a macroaree che fuoriescono dai confini provinciali e regionali. È un territorio che si presenta in perenne riconfigurazione, le cui linee di confine si ridisegnano e si cancellano incessantemente in quanto mutano i fattori e i valori che le tracciano. Le stesse piattaforme produttive della via Emilia e della città Adriatica individuate nelle analisi precedenti rappresentano delle aggregazioni territoriali i cui confini si allargano, si restringono e talvolta si fondono in funzione degli elementi che le identificano. È bene sottolineare che non sono solamente aggregazioni suggestive dal punto di vista sociologico o mediatico, esse trovano effettivo riscontro nelle dinamiche di sviluppo delle imprese e, più in generale, del mondo economico e sociale. Variazione Italia = 100 > 150 Rieti; Taranto; Crotone; Grosseto; Latina; Enna; Isernia; Ragusa; Oristano; Trieste; Rovigo; Viterbo; Rimini; Savona; Nuoro; Livorno; Cuneo; Padova; La Spezia; Reggio Calabria Da 125 a 150 Vercelli; Matera; Venezia; Catanzaro; Massa Carrara; Roma; Caserta; Vibo Valentia; Bolzano; Messina; Forlì Cesena; Cagliari; Frosinone; Siracusa; Lucca; Ascoli Piceno Da 100 a 124 Palermo; Caltanisetta; Agrigento; Cosenza; Lecce; Pistoia; Gorizia; Sondrio; Alessandria; Aosta; Belluno; Genova; Sassari; Verona Da 50 a 99 Potenza; Novara; Brindisi; Imperia; Napoli; Treviso; Catania; Varese; Macerata; Piacenza; Campobasso; Asti; Salerno; Ravenna; Ferrara; Perugia; Foggia; Trapani; Siena; Pordenone; Arezzo; Pesaro; Lecco; Torino; Udine; Milano; Pisa; Vicenza; Terni; Bergamo; Lodi; Aquila; Trento; Teramo; Bologna; Ancona; Brescia; Firenze; Mantova; Cremona < 50 Benevento; Pavia; Verbania; Avellino; Pescara; Reggio Emilia; Modena; Biella; Como; Parma; Bari; Chieti; Prato S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 1.28 Indice sintetico della crescita economica. Variazione nel periodo 2000-2006 Fonte: elaborazione Centro Studi Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 27 S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Camera di Commercio di Forlì-Cesena 28 Anche le Istituzioni e i policy makers sono chiamati a confrontarsi con un territorio senza confini fissi e precostituiti. Viene meno una delle certezze che aveva caratterizzato le politiche economiche ed industriali: l’ambito territoriale di riferimento. Appare evidente come ciò comporti strategie differenti rispetto al passato, soprattutto per quanto concerne le reti infrastrutturali: autostrade, aeroporti, porti, fiere, ... Un secondo elemento caratteristico del rinnovamento del sistema territoriale riguarda le trasformazioni nel capitalismo e nella composizione sociale. Cambiano i fattori che determinano la concorrenzialità dei territori e conseguentemente emergono nuove figure detentrici dei beni competitivi: accanto al management delle medie e grandi imprese manifatturiere e delle banche si fanno strada i “possessori” delle reti - fisiche e virtuali – le multiutility, le società della logistica e del terziario avanzato. Ad un “capitalismo manifatturiero” si affianca, come afferma Bonomi, un “capitalismo delle reti”. Parallelamente si moltiplicano i possessori di partita IVA, i lavoratori atipici e altre figure lavorative che faticano a trovare voce e rappresentanza. È una trasformazione del sistema territoriale che apre lo spazio a numerose domande. La più importante riguarda il rapporto tra capitalismo e territorio. I risultati positivi che per numerose produzioni ed attività hanno portato il sistema provinciale e regionale ad eccellere in ambito nazionale ed internazionale derivano da un rapporto di reciproca convenienza tra le imprese leader e le molte società che con esse si relaziona- no. Per le piccole imprese l’essere in rete con le medie e grandi società costituisce la strada più facilmente percorribile per avere una proiezione internazionale, per innovare e per raggiungere all’interno della filiera le necessarie economie di scala. Per le società leader il forte radicamento territoriale e la cooperazione con le imprese della geocomunità rappresentano un importante fattore strategico. Le statistiche sul commercio con l’estero ne sono una conferma. Il consolidamento di quote di mercato, anche in settori fortemente esposti alla concorrenza delle nuove economie, deriva da un patrimonio di conoscenze sviluppato all’interno del territorio, che si traduce in una crescita della filiera in tutte le sue componenti, dalle materie prime fino ai beni finali passando dai macchinari necessari per la loro lavorazione. Un valore aggiunto incorporato nel prodotto finale commercializzato e costituito da un capitale di conoscenze proprio del territorio, un capitale sociale fatto di competenze e di conoscenza tacita e non codificata, quindi non esportabile e difficilmente imitabile. L’analisi suggerisce le azioni da compiere per ridare slancio alla crescita: da un lato è necessario favorire il potenziamento delle filiere attraverso il loro allargamento a monte e a valle, nonché la loro estensione in altri territori. Dall’altro occorre investire sulla capacità delle persone e delle imprese di valorizzare le conoscenze distintive del territorio e creare le condizioni per lo sviluppo di nuove idee e servizi complessi, integrando funzioni manifatturiere con funzioni immateriali. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena 1.2 Lo sviluppo visto dai cittadini: il benessere 1.2.1 Reddito disponibile e patrimonio Con oltre 20mila euro a testa i cittadini emiliano-romagnoli presentano il livello medio di reddito disponibile più elevato tra le regioni italiane, solo la Valle d’Aosta presenta un valore di poco superiore. Rispetto alla media nazionale ogni abitante dell’Emilia-Romagna nel 2004 disponeva annualmente di circa quattromila euro in più, mentre il differenziale con Veneto e Lombardia è pari, rispettivamente, a tremila euro e a quattrocento euro. Il divario con le regioni meridionali è rilevante, il reddito medio dell’Emilia-Romagna è di oltre 1,7 volte superiore a quello di Campa- nia, Calabria, Puglia, Basilicata e Sicilia. Forlì-Cesena risulta essere la terza provincia regionale con 20.311 euro per abitante, solo Bologna e Modena presentano un valore più elevato. Particolarmente interessante risulta il confronto rispetto a cinque anni prima: tra il 1999 e il 2004 il reddito lordo disponibile pro capite nella provincia di Forlì-Cesena è aumentato in termini reali, quindi al netto dell’inflazione, del 21,4%; solo Rimini, all’interno della regione, ha registrato un tasso di crescita superiore. Appare netta la divisione tra Emilia e Romagna, con la prima in forte difficoltà e la seconda in netta crescita. A spiegazione della minor dinamica emiliana possono essere individuate due cause principali. La prima, di natura congiunturale, riguarda l’arco temporale di riferimento: il periodo 2002-2004 è stato un triennio di scarsa crescita soprattutto per l’industria manifatturiera, penalizzando quindi le province a maggior vocazione industriale e causando evidenti ripercussioni sulla crescita dei redditi. La seconda ragione, di carattere strutturale, riguarda i cambiamenti demografici. Nell’ultimo decennio l’Emilia-Romagna ha registrato una sostenuta crescita di residenti stranieri e contestualmente è proseguito il processo di invecchiamento della popolazione di nazionalità italiana. Tale dinamica ha caratterizzato maggiormente le province emiliane rispetto a quelle romagnole. Tavola 2.1 Reddito lordo disponibile pro capite per provincia anno 2004 e confronto con il 1999 espresso a valori reali. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Resta da capire di fronte alle nuove sfide imposte dalla globalizzazione e all’emergere di nuove forme di capitalismo - quello manifatturiero sempre più aperto all’esterno e quello delle reti – quanto la territorializzazione costituisca un elemento distintivo. In altri termini, se esiste ancora quel rapporto di reciproca convenienza tra capitalismo e territorio. Perché è su di esso, sulla sua intensità, che si gioca la capacità del territorio di proseguire nel suo cammino di sviluppo, inteso sia nell’accezione di crescita economica, sia di benessere dei cittadini. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Centro studi Unioncamere italiana - Tagliacarne Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 29 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Dal punto di vista delle dinamiche reddituali la maggior incidenza della popolazione anziana ed extracomunitaria rappresenta un aspetto rilevante, in quanto sono fasce di cittadini con redditi di importo basso o medio-basso. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Recenti statistiche hanno posto in evidenza come la sperequazione della distribuzione dei redditi in Italia sia particolarmente elevata rispetto alle altre economie sviluppate. Tra i Paesi più avanzati solo Regno Unito e Stati Uniti presentano un livello di disuguaglianza più marcato. Sulla base dei redditi familiari l’Istat ha calcolato un indice di disuguaglianza per misurare la sperequazione all’interno delle singole regioni (tale elaborazione non è disponibile a livello provinciale). Sicilia, Campania, Lazio e Calabria sono le aree dove le differenze di reddito sono maggiori; l’Emilia-Romagna si colloca in una posizione centrale rispetto alle altre regioni, con livelli di distribuzione del reddito più omogenei nei confronti della Lombardia e del Piemonte, ma meno omogenei rispetto alle altre regioni del nord-est e dell’Italia centrale. aveva calcolato un indice di concentrazione dei redditi regionali sui dati 1995-2000, dai quali l’Emilia-Romagna risultava la terzultima regione per concentrazione (alle spalle di Marche ed Umbria), indice di una buona distribuzione delle risorse tra i membri della collettività. Un altro indicatore utile per comprendere le dinamiche di distribuzione della ricchezza riguarda la percentuale di famiglie che vivono in situazioni di povertà relativa. Secondo i dati ISTAT, nel 2006 in Italia 2 milioni e 623 mila famiglie, l’11,1% di quelle residenti, erano considerate povere. La stima dell’incidenza della povertà relativa è calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. Nel 2006 tale soglia per una famiglia di due persone era pari a 970,34 euro. In Emilia-Romagna le famiglie al di sotto della linea di povertà erano il 2,5% di quelle residenti, la percentuale più bassa tra le regioni italiane; in Sicilia l’incidenza era pari al 30,8%. Da rilevare come nel confronto con il 2002 la quota di famiglie emiliano-romagnole povere sia sensibilmente diminuito. Sulla disuguaglianza non è possibile disporre di un confronto temporale omogeneo, in quanto non esiste una serie storica del Accanto all’informazione sul reddito è utile dato. Tuttavia, alcuni anni fa, la Banca d’Italia affiancare quella sul patrimonio, suddiviso Tavola 2.2 Reddito netto familiare e Indice di disuguaglianza (Gini) tra i redditi delle famiglie. L’incrocio degli assi cartesiani rappresenta la media nazionale. Anno 2004. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat 30 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 tra attività reali e attività finanziarie. Ciascun abitante dell’Emilia-Romagna possiede mediamente un patrimonio di oltre 186mila euro, composto da 105mila euro di beni materiali - abitazione e terreni - e 81mila euro di attività finanziarie. Solo la Valle d’Aosta presenta un valore patrimoniale per abitante più elevato. A caratterizzare il patrimonio delle famiglie emiliano-romagnole sono soprattutto i terreni e le attività mobiliari. I cittadini con patrimoni maggiori si trovano a Bologna, Piacenza e Ravenna, mentre a Reggio Emilia si riscontrano i valori più modesti: mediamente un reggiano ha un patrimonio di circa 37mila euro inferiore ad un bolognese, differenza in parte motivabile dalla massiccia presenza a Reggio Emilia di cittadini extra-comunitari. La provincia di Forlì-Cesena presenta un valore del patrimonio pro-capite pari a oltre 181 mila euro, dato questo inferiore alla media regionale che colloca la provincia al settimo posto in Emilia-Romagna. Alle statistiche sulla ricchezza e sulla sua distribuzione non corrispondono rilevazioni altrettanto positive relative alla percezione dei cittadini. Il 4,9% delle famiglie emiliano-romagnole giudica le proprie risorse economiche insufficienti, percentuale che dal 2000 si presenta in costante crescita ed è tra le più significative fra le regioni del centro nord. Nella seconda metà degli anni novanta la percentuale di famiglie insoddisfatte delle proprie risorse economiche era costantemente inferiore al due per cento. Negli ultimi quattro anni quasi la metà delle famiglie giudica la propria condizione economica peggiorata rispetto all’anno precedente, mentre nel periodo 1998-2001 tale percentuale era di poco superiore al 20%. Come suggerisce l’economista Andrea Brandolini, il malessere manifestato dalle famiglie non discende necessariamente da una confusa percezione della realtà, ma può invece segnalare una insoddisfazione per la distribuzione delle risorse. Il quadro positivo che emerge dal dato aggregato nasconde importanti cambiamenti nell’allocazione delle risorse. Da un lato si sono verificati movimenti redistributivi orizzontali che hanno modificato le posizioni relative delle classi sociali, sommariamente individuate dalla condizione professionale del capofamiglia, senza alterare i livelli di disuguaglianza e povertà aggregati. Ciò è accaduto dalla metà degli anni novanta e, in particolare, tra il 2000 e il 2002, quando la distribuzione delle risorse è mutata a vantaggio delle famiglie degli autonomi e dei dirigenti e a scapito di quelle degli operai e degli impiegati. Dall’altro, è cresciuta la mobilità temporale dei redditi e, di conseguenza, sono aumentati l’insicurezza delle famiglie e il loro senso di Tavola 2.3 Valore pro capite del patrimonio delle famiglie per regione per tipologia di attività. Anno 2005. Attività reali Attività finanziarie Terreni Totale 96.933 103.109 85.969 93.138 103.277 84.848 101.316 87.777 101.158 13.224 9.338 6.926 6.862 7.030 20.378 12.690 8.055 3.318 110.157 112.446 92.895 100.000 110.307 105.226 114.006 95.832 104.476 18.966 15.986 12.080 13.181 15.676 13.100 11.997 14.065 14.341 54.973 40.964 44.938 58.363 60.831 49.014 54.116 60.796 56.631 11.285 16.406 13.818 13.862 14.430 8.545 12.205 10.817 9.240 85.224 73.356 70.836 85.405 90.937 70.658 78.319 85.679 80.212 Emilia-Romagna 95.935 9.083 105.019 14.325 54.322 12.884 81.531 186.550 5,5% Nord Est 95.470 7.494 102.963 13.692 46.494 12.186 72.372 175.335 6,2% ITALIA 79.550 3.783 83.333 12.995 30.663 10.102 53.759 137.092 5,8% Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Depositi Val. Mobiliari Riserve Totale Variaz. Totale 2004-2005 Generale 195.381 5,3% 185.802 6,0% 163.731 4,9% 185.406 4,9% 201.243 5,0% 175.885 6,1% 192.325 6,7% 181.511 6,5% 184.688 6,2% Abitazioni S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Centro studi Unioncamere italiana - Tagliacarne Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 31 Camera di Commercio di Forlì-Cesena S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I vulnerabilità nei confronti di eventi negativi. Una parte della popolazione si è gradualmente impoverita, non in senso assoluto, ma relativamente all’altra, che ha visto un miglioramento delle proprie condizioni. 1.2.2 Dove si crea e dove si concentra la ricchezza Nei capitoli precedenti l’analisi si era concentrata sul valore aggiunto a livello comunale, un indicatore che può essere assunto come misura della capacità di creare ricchezza. È interessante affiancarlo con un altro indice, il valore imponibile IRPEF per comune desunto dalla dichiarazione dei redditi, espressione della concentrazione del reddito fatti salvi gli effetti distorsivi, non quantificabili, relativi all’evasione. Se la distribuzione del valore aggiunto per abitante faceva emergere le due macroaree della via Emilia e della città adriatica, quella dell’imponibile IRPEF per contribuente relativa al 2004 rende ancora più evidente la concentrazione del reddito lungo la via Emilia. I valori più elevati si registrano nel comune bolognese di San Lazzaro di Savena, di Bologna e nel comune reggiano di Albinea. Agli ultimi posti si trovano i comuni ferraresi di Goro, Mesola, Migliaro e Lagosanto. Rispetto al 2000 crescono soprattutto i comuni dell’appennino emiliano, una dinamica spiegabile attraverso uno spostamento di fasce di popolazione in età lavorativa dalle città e dai comuni della prima cintura, oramai inavvicinabili sotto l’aspetto dei costi abitativi, a quelli limitrofi. Rispetto alla distribuzione del valore aggiunto, i comuni della Romagna e, in particolare, quelli che si affacciano sull’Adriatico presentano una minor concentrazione della ricchezza, ad indicare - tra le possibili spiegazioni - un’economia, quella turistica, che in molti casi è portata avanti da popolazione non residente. Dal confronto tra valore aggiunto e imponibile IRPEF emerge che nei nove comuni capoluogo di provincia vi è una elevata creazione e concentrazione di reddito. I comuni emiliani della prima cintura presentano alti livelli per entrambe le variabili, con il valore aggiunto che decresce all’aumentare della distanza dalla città, mentre rimane consistente il reddito, sintomo che in quest’area Tavola 2.4 La concentrazione della ricchezza nel 2004 letta attraverso l’imponibile IRPEF per contribuente. Ad aree più scure corrispondono variazioni più elevate. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati del Ministero del Tesoro. 32 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena A Forlì-Cesena il rapporto tra valore aggiunto pro capite e reddito imponibile è pari a 1,60, cioè ad ogni cento euro di reddito imponibile corrispondono 160 euro di valore aggiunto. Il comprensorio di Forlì presenta un imponibile Irpef procapite superiore ed un valore aggiunto per abitante inferiore al comprensorio di Cesena. Una dinamica che trova parziale giustificazione nella diversa composizione settoriale dei due territori. A Gatteo, Longiano e Bagno di Romagna ad ogni cento euro di reddito imponibile ne corrisponde almeno una quota doppia di ricchezza creata. negativa nel periodo dal 1999 al 2004 pari allo 0,5%, valore che si ripercuote in maniera quasi identica nell’ambito dei due comprensori, mentre i due capoluoghi di provincia fanno registrare andamenti opposti. Il comune di Cesena segue l’andamento medio provinciale evidenziando una flessione dello 0,5%; al contrario il comune di Forlì segna un incremento dell’1%. Di particolare interesse il fatto che all’interno del comprensorio di Forlì soltanto il comune capoluogo mostri una variazione positiva del reddito imponibile mentre tutti gli altri comuni registrano una diminuzione che, in alcuni casi, è anche notevole (Galeata –10,3% e Tredozio –9,6%). Nella graduatoria nazionale la provincia di Forlì-Cesena si colloca a metà classifica, 51esima provincia su 103 province italiane, per reddito medio imponibile per contribuente. Al primo posto la provincia di Milano con un reddito del 40% più alto rispetto a quello di Forlì-Cesena; all’ultimo posto Vibo Valentia con un reddito del 20% inL’imponibile per contribuente della provin- feriore. Nella corrispondente graduatoria cia di Forlì-Cesena subisce una variazione basata sul valore aggiunto per abitante nel Tavola 2.5 Valore aggiunto per abitante e imponibile Irpef per contribuente a confronto. Dati comunali, anno 2004. Ad aree più scure corrispondono variazioni più elevate. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I della regione il fenomeno del pendolarismo ha assunto connotazioni particolarmente significative. I comuni della cintura delle città romagnole mostrano livelli ancora apprezzabili di creazione di ricchezza, mentre la concentrazione di reddito diventa minore, il che evidenzia situazioni di pendolarismo meno pronunciate rispetto all’area emiliana. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat, Ministero del Tesoro e Tagliacarne. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 33 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 2.6 Relazione tra valore aggiunto per abitante e imponibile Irpef per contribuente per i comuni della provincia di Forlì-Cesena ripartiti nei due comprensori di riferimento. Valori anno 2004. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Comuni Bertinoro Castrocaro Terme Civitella di Romagna Dovadola Forlì Forlimpopoli Galeata Meldola Modigliana Portico e San Benedetto Predappio Premilcuore Rocca San Casciano Santa Sofia Tredozio Comprensorio Forlì Bagno di Romagna Borghi Cesena Cesenatico Gambettola Gatteo Longiano Mercato Saraceno Montiano Roncofreddo San Mauro Pascoli Sarsina Savignano sul Rubicone Sogliano al Rubicone Verghereto Comprensorio Cesena TOTALE PROVINCIA Contribuenti Imponibile complessivo 5.820 3.872 2.142 985 71.459 7.208 1.403 5.955 3.021 462 3.787 534 1.272 2.600 814 111.334 3.424 1.136 57.083 12.616 5.547 4.347 3.386 3.745 839 1.680 5.623 2.019 8.989 1.632 1.127 113.193 224.527 84.941 57.956 25.329 12.217 1.231.030 107.195 19.074 81.560 42.508 5.800 49.893 6.990 18.167 35.357 9.141 1.787.158 44.955 13.369 934.357 175.847 76.748 53.372 54.618 47.291 11.719 21.666 80.162 24.066 139.478 18.954 12.485 1.709.087 3.496.245 Imponibile per contribuente 14.595 14.968 11.825 12.403 17.227 14.872 13.595 13.696 14.071 12.554 13.175 13.091 14.282 13.599 11.230 16.052 13.129 11.768 16.368 13.938 13.836 12.278 16.131 12.628 13.968 12.897 14.256 11.920 15.516 11.614 11.078 15.099 15.572 Valore aggiunto Var.% per abitante su 1999-2004 imponibile per contrib. -3,4 -4,0 -6,7 -3,6 1,0 -1,2 -10,3 -3,4 -8,3 -1,1 -7,6 -1,2 -1,2 -2,4 -9,6 -0,5 -0,6 -3,4 -0,5 2,2 -2,1 -9,7 9,1 -5,7 10,8 -3,9 -2,4 -5,8 -0,6 -6,7 -3,9 -0,6 -0,5 1,60 1,18 1,31 1,08 1,62 1,13 1,12 1,19 1,56 1,02 1,24 1,22 1,31 1,80 1,20 1,52 2,03 0,97 1,67 1,75 1,56 2,59 2,23 1,30 0,83 0,79 1,85 1,48 1,70 1,25 1,47 1,69 1,60 Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Ministero del Tesoro e Tagliacarne. Tavola 2.7 Valore aggiunto per abitante e imponibile Irpef per contribuente per i comuni della provincia di Forlì-Cesena. 2004. Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat, Ministero del Tesoro e Tagliacarne. 34 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Tavola 2.8. Graduatoria delle province italiane per reddito imponibile Milano Roma Bologna Lecco Parma Genova Bolzano Como Varese Torino Trieste Firenze Modena Padova Bergamo Reggio Emilia Piacenza Aosta Lodi Novara Trento Pavia Venezia Treviso Verona Prato Impon. 21.809 21.276 19.663 18.995 18.867 18.613 18.491 18.376 18.249 18.211 18.109 18.096 17.863 17.804 17.736 17.632 17.407 17.391 17.360 17.264 17.165 17.160 17.011 16.995 16.914 16.889 Provincia 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 Siena Cremona Pisa Brescia Livorno La Spezia Palermo Vicenza Udine Pordenone Savona Gorizia Ancona Napoli Alessandria Mantova Lucca Cuneo Asti Ravenna Pescara Sondrio Massa Carrara Biella Forlì Cesena Terni Impon. 16.822 16.761 16.742 16.741 16.724 16.675 16.664 16.610 16.559 16.531 16.509 16.296 16.285 16.260 16.209 16.178 16.170 16.056 16.053 15.766 15.760 15.693 15.687 15.676 15.572 15.556 Provincia 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 Vercelli Verbania Belluno Cagliari Rimini Imperia Grosseto Catania Viterbo Aquila Pistoia Perugia Ferrara Arezzo Rieti Latina Bari Pesaro Taranto Caltanisetta Siracusa Messina Isernia Caserta Macerata Catanzaro Impon. Provincia 15.492 79 Sassari 15.478 80 Avellino 15.454 81 Frosinone 15.402 82 Chieti 15.344 83 Trapani 15.301 84 Salerno 15.282 85 Campobasso 15.190 86 Ascoli Piceno 15.185 87 Benevento 15.169 88 Rovigo 15.151 89 Enna 15.131 90 Agrigento 15.090 91 Reggio Calabria 15.069 92 Cosenza 15.054 93 Potenza 15.040 94 Foggia 14.892 95 Matera 14.804 96 Teramo 14.680 97 Lecce 14.668 98 Oristano 14.644 99 Crotone 14.559 100 Ragusa 14.498 101 Brindisi 14.459 102 Nuoro 14.410 103 Vibo Valentia 14.397 Impon. 14.349 14.327 14.223 14.115 14.090 14.082 14.069 14.066 14.037 13.976 13.947 13.847 13.809 13.453 13.438 13.365 13.340 13.299 13.203 13.196 13.011 12.931 12.608 12.561 12.337 Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati del Ministero del Tesoro 2004 (lo stesso anno di riferimento del reddito imponibile) Forlì-Cesena risulta essere la 20esima provincia italiana, con un valore aggiunto del 35% inferiore a quello della prima provincia, Milano, e del 122% superiore a quello di Agrigento, ultima provincia in classifica. 1.2.3 Le retribuzioni dei lavoratori dipendenti Recenti statistiche hanno evidenziato come la crescita dei salari in Italia sia stata modesta, tanto da rendere le retribuzioni medie italiane tra le più basse d’Europa. A livello nazionale ciò ha determinato una perdita del potere di acquisto che non ha colpito tutte le fasce, ma soltanto quelle più deboli; nel periodo 2002-2007 si è ridotta la capacità di acquisto delle famiglie con “capofamiglia” operaio o impiegato, al contrario di quanto avvenuto per le famiglie degli imprenditori e dei liberi professionisti. A livello provinciale è possibile approfondire le dinamiche retributive utilizzando i dati INPS relativi ai lavoratori dipendenti con riferimento agli anni 2000-20047. Per rendere i dati confrontabili e indipendenti dal numero delle giornate lavorate si è utilizzato come indicatore la retribuzione media giornaliera. I lavoratori dipendenti della provincia di Forlì-Cesena nel corso del 2004 hanno per- 7 Come sottolinea la nota metodologica dell’INPS, il numero di lavoratori nell’anno è la somma delle unità statistiche (indica le “teste”). Poiché un singolo lavoratore può avere più di un rapporto di lavoro nell’anno, la retribuzione nell’anno si ricava sommando le retribuzioni di tutti i rapporti di lavoro avuti dal singolo lavoratore. Le voci che compongono la retribuzione sono due: le competenze correnti e le altre competenze. La prima comprende l’importo complessivo delle retribuzioni mensili dovute nell’anno solare, sia intere che ridotte (stipendio base, contingenza, competenze accessorie, eccetera). La seconda è pari all’importo complessivo delle competenze non mensili (arretrati relativi ad anni precedenti dovuti in forza di legge o di contratto, emolumenti ultra-mensili come la 13^ o 14^ mensilità, eccetera). È bene specificare che si è scelta la dizione “retribuzione nell’anno” e non “dell’anno” proprio per evidenziare che per le dichiarazioni dei sostituti di imposta vale il criterio di cassa. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Provincia 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 35 Camera di Commercio di Forlì-Cesena cepito una retribuzione media giornaliera di 64,5 euro pari ad una remunerazione media annua di 15.684 euro. Si tratta di un importo non particolarmente alto se confrontato con quanto retribuito nelle altre province dell’Emilia-Romagna e risulta del 16% inferiore alla media regionale. La remunerazione media provinciale appare essere più bassa anche rispetto a quella media italiana. Va però segnalata una maggior dinamica rispetto all’Italia e, seppur in misura minore, alla regione: nell’arco temporale considerato la variazione misurata in termini reali, quindi al netto dell’inflazione, del compenso medio registrato a Forlì-Cesena è stata del +0,8%, rispetto al +0,7% regionale e alla flessione nazionale dell’1,1%. Il dato medio provinciale risente ovviamente della forte aggregazione e fornisce solamente un’indicazione di massima sulle dinamiche degli stipendi e dei salari; per una maggior comprensione occorre disaggregare l’informazione, a partire dalla qualifica professionale. Innanzitutto è opportuno evidenziare come si distribuisce l’occupazione per dipendente: quasi un terzo ha come qualifica quella dell’impiegato, quota che raggiunge quasi i due terzi per quanto concerne gli operai. Quadri e dirigenti incidono sull’occupazione dipendente per meno del 2%, raccogliendo il 7% delle retribuzioni com- Tavola 2.9. Lavoratori dipendenti settore privato: giornate lavorate, retribuzione giornaliera e retribuzione per lavoratore. Valori medi 2004 e variazione 2000-2004 (le variazioni sulle retribuzioni sono espresse in termini reali) Valori medi 2004 S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Regione Giornate lavorate Retribuz. giornaliera Variazione 2000-2004 Retrib. per lavoratore Giornate lavorate Retribuz. giornaliera Retrib. per lavoratore Bologna Ferrara Forlì-Cesena Modena Parma Piacenza Ravenna Reggio Emilia Rimini 263,5 253,6 243,0 260,6 257,7 259,9 237,5 263,0 205,8 77,9 66,8 64,5 76,9 77,5 70,3 68,1 75,2 61,8 20.523,3 16.947,5 15.684,2 20.027,3 19.971,6 18.268,8 16.169,8 19.768,9 12.709,2 0,6% 0,0% 1,9% 0,8% 0,5% 0,4% -0,5% 0,1% 3,1% 0,4% -0,4% 0,8% 2,1% 0,5% -1,9% 0,5% 1,9% 0,0% 1,0% -0,4% 2,7% 2,9% 1,0% -1,5% 0,0% 2,1% 3,2% Emilia Romagna ITALIA 253,4 249,6 73,4 72,5 18.609,7 18.107,2 0,6% 0,2% 0,7% -1,1% 1,3% -0,9% Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS Tavola 2.10. Struttura del mercato del lavoro: composizione percentuale delle retribuzioni medie giornaliere e del numero di lavoratori per figura professionale. Anno 2004. Dirigenti Quadri Retribuzioni Lavoratori Retribuzioni Impiegati Lavoratori Retribuzioni Operai Lavoratori Retribuzioni Lavoratori Bologna Ferrara Forlì-Cesena Modena Parma Piacenza Ravenna Reggio Emilia Rimini 6,4% 3,2% 2,8% 5,5% 5,9% 3,5% 3,6% 4,8% 2,4% 1,3% 0,6% 0,5% 1,0% 1,1% 0,7% 0,7% 1,0% 0,3% 8,2% 5,5% 4,2% 6,3% 7,3% 4,9% 6,3% 5,7% 4,0% 3,4% 2,0% 1,4% 2,5% 2,9% 1,9% 2,3% 2,3% 1,1% 46,9% 38,2% 38,7% 40,0% 40,9% 40,3% 39,3% 39,5% 39,2% 43,9% 33,1% 32,5% 35,2% 36,1% 35,0% 31,9% 35,3% 29,5% 38,5% 53,0% 54,2% 48,2% 45,9% 51,3% 50,8% 50,0% 54,4% 51,5% 64,3% 65,6% 61,2% 59,9% 62,4% 65,1% 61,5% 69,0% Emilia Romagna TOTALE 5,0% 5,9% 0,9% 1,0% 6,5% 7,1% 2,5% 2,6% 41,7% 40,8% 36,5% 35,7% 46,8% 46,2% 60,1% 60,7% Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS 36 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena plessive, una concentrazione inferiore alla in coda quella di Oristano e Ragusa, colloca media regionale (i dirigenti e i quadri pesa- la provincia di Forlì-Cesena poco sotto la no per il 3,4% dell’occupazione dipendente metà classifica al 59esimo posto. e per l’11,5% sulle retribuzioni totali). Mediamente a Forlì-Cesena un dirigente Più in generale il mercato del lavoro della percepisce uno stipendio dell’11% inferiore provincia di Forlì-Cesena si distingue dalla a quello di un dirigente delle altre provinsituazione media dell’Emilia-Romagna per ce regionali, un quadro ha una retribuzione una minor incidenza di dirigenti, come visto, media inferiore del 6% rispetto al pari livello ma anche di quadri ed impiegati ed una mag- regionale, impiegati ed operai forlivesi scongior incidenza di operai. Questa peculiarità tano un differenziale negativo pari rispettiè in grado di spiegare il perché di una minor vamente al 10% e al 6%. Un dirigente della remunerazione media in questa provincia provincia di Forlì-Cesena percepisce una repoiché, come visto, la remunerazione media tribuzione giornaliera che è pari a 5,4 volte degli operai è nettamente inferiore a quella quella di un operaio della stessa provincia. delle altre categorie di lavoratori dipendenti. A livello regionale, il confronto delle variaSempre alla stessa spiegazione è riconduci- zioni delle retribuzioni nel periodo 2000bile la posizione che la provincia di Forlì- 2004 per qualifica professionale evidenzia Cesena occupa all’interno della graduatoria, che, a fronte di una crescita in termini reali questa volta nazionale, delle province ita- degli stipendi di dirigenti (+5,3%) e quadri liane in termini di retribuzione giornaliera. (+4,3%), si riduce il salario degli operai (-0,3%) Tale graduatoria, che vede in testa le pro- e, soprattutto, degli impiegati (-2,3%). Esevince di Milano, Roma, Torino e Bologna ed guendo la stessa analisi a livello provinciale, pos. prov 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 Milano Roma Torino Bologna Parma Modena Genova Reggio Emilia Trieste Bolzano Varese Firenze Lecco Como Aosta Siena Lodi Bergamo Novara Verona Venezia Piacenza Padova Trento Mantova Cuneo retrib. pos. 94,20 83,69 78,27 77,88 77,51 76,86 76,67 75,18 74,43 73,92 73,57 73,18 73,08 72,42 72,38 71,87 71,77 71,45 71,04 70,74 70,41 70,30 69,93 69,89 69,69 69,49 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 prov L’Aquila Brescia Cremona Vicenza Prato Siracusa Biella Pordenone Asti Napoli Vercelli Livorno Ravenna Treviso Pavia Palermo Pisa Alessandria Ferrara La Spezia Udine Lucca Gorizia Ancona Chieti Savona retrib. pos. 69,04 68,98 68,97 68,83 68,60 68,52 68,38 68,31 68,28 68,25 68,18 68,13 68,08 68,01 67,73 67,33 67,15 66,91 66,84 66,59 66,28 66,21 66,12 66,06 65,99 65,93 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 prov Pescara Sondrio Belluno Campobasso Isernia Avellino Forlì-Cesena Verbania Frosinone Rieti Cagliari Latina Massa Carrara Catania Terni Foggia Caserta Pistoia Caltanissetta Bari Taranto Rovigo Cosenza Salerno Brindisi Imperia retrib. pos. 65,64 65,48 65,30 64,87 64,85 64,65 64,53 64,47 64,45 64,44 64,43 64,10 63,84 63,83 63,74 63,67 63,50 62,95 62,71 62,56 62,50 62,33 62,17 62,01 61,99 61,93 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 prov retrib. Rimini Potenza Sassari Messina Benevento Pesaro Viterbo Catanzaro Arezzo Grosseto Perugia Matera Teramo Crotone Ascoli Piceno Macerata Enna Agrigento Trapani Lecce Nuoro Reggio Calabria Vibo Valentia Oristano Ragusa 61,75 61,72 61,61 61,53 61,19 61,10 61,04 61,00 60,98 60,94 60,54 60,41 59,89 59,87 59,69 59,63 59,29 59,21 58,95 58,18 57,82 57,59 56,83 56,16 55,84 S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 2.11. Graduatoria delle province italiane per remunerazione media giornaliera dei lavoratori dipendenti del settore privato. Anno 2004 Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 37 Camera di Commercio di Forlì-Cesena è possibile notare alcune differenze rispetto al panorama regionale. In particolare, gli stipendi medi dei dirigenti sono aumentati nella provincia di Forlì-Cesena in misura più elevata che a livello regionale (+9,0%), mentre quelli dei quadri evidenziano un aumento più contenuto rispetto alla situazione nazionale (+3,3%). Più penalizzati di quanto non appaia a livello medio regionale gli impiegati, per i quali in provincia si è rilevata una diminuzione del 2,8% delle proprie retribuzioni in termini reali. Meno svantaggiati gli operai che, a fronte di una diminuzione della propria retribuzione reale a livello medio regionale, in provincia di Forlì-Cesena riportano un, sia pur lieve, aumento dello 0,4%. Una seconda disaggregazione che conduce a differenze rilevanti riguarda il sesso del dipendente. Il 43,9% dell’occupazione dipendente è di sesso femminile, percentuale che scende al 34% se si considera l’incidenza sul totale delle retribuzioni. Le donne rappresentano il 36% dell’occupazione operaia, il 51% di quella impiegatizia, il 17% dei quadri e solamente meno del 6% dei dirigenti. La differente composizione professionale tra maschi e femmine determina la minor remunerazione percepita dalle donne, mediamente 59,3 euro contro 75 euro degli uomini. È un valore medio sul quale incide anche la maggior diffusione del tempo par- Tavola 2.12. Retribuzione media giornaliera Anno 2004. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Dirigenti Bologna Ferrara Forlì-Cesena Modena Parma Piacenza Ravenna Reggio Emilia Rimini Emilia Romagna Italia Quadri Impiegati Operai differenziale dirigenti - operai differenziale quadri - impiegati 351,04 338,28 311,13 374,34 371,19 315,71 305,91 333,01 318,56 168,97 162,37 158,91 174,47 173,29 164,70 154,76 169,51 163,62 81,98 74,12 72,46 84,57 84,51 78,10 78,00 81,76 70,82 61,66 58,70 57,69 64,84 63,82 61,62 58,04 65,28 55,44 5,7 5,8 5,4 5,8 5,8 5,1 5,3 5,1 5,7 2,1 2,2 2,2 2,1 2,1 2,1 2,0 2,1 2,3 348,5 376,1 168,3 171,7 80,5 79,5 61,7 59,2 5,6 6,4 2,1 2,2 Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS Tavola 2.13. Variazione in termini reali della retribuzione media per lavoratore per figura professionale. Anno 2004 rispetto al 2000. Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS 38 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena ziale tra le donne: il 19% dell’occupazione dipendente è a tempo parziale, percentuale che per i maschi si ferma al 7%, per le donne è pari al 35%. Tuttavia, anche considerando solamente gli occupati a tempo pieno la retribuzione media di una lavoratrice della provincia di Forlì-Cesena è di oltre un quarto (26,5%) inferiore rispetto a quella di un lavoratore di sesso maschile. La disparità di trattamento retributivo tra uomo e donna è un fenomeno non solamente nazionale, il Rapporto della Commissione Europea sulle Pari Opportunità del 2004 quantifica lo scarto di remunerazione tra i sessi attorno al 16% all’interno dell’Unione Europea, percentuale che non ha subito miglioramenti negli ultimi anni. Alcuni Paesi si sono mossi nella direzione di diminuire i differenziali retributivi attuando politiche di contrasto a tale ineguaglianza, l’Italia da que- sto punto di vista è in colpevole ritardo. L’analisi dei dati INPS evidenzia che gli uomini e le donne entrano nel mondo del lavoro con valori medi salariali già differenziati ma non troppo distanti, la retribuzione maschile è superiore a quella femminile di circa l’11%. Le cose cambiano radicalmente all’aumentare dell’età, nella classe di età di 60 anni e oltre il compenso per gli uomini è dell’85% maggiore di quello delle donne, scostamento motivato dalle differenti opportunità di carriera. Anche nei casi in cui sia gli uomini che le donne abbiano la stessa qualifica, a parità di ore lavorate si assiste ad un differenziale retributivo il cui divario aumenta al crescere dell’età. Una ulteriore disaggregazione che mette in luce dinamiche retributive differenti è quella settoriale. Le diversità emergono già dal valore medio della remunerazione giornaliera. Gli addetti operanti nel settore del terziario Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS Tavola 2.15. Incidenza femminile sul numero dei lavoratori e sulle retribuzioni in provincia di Forlì-Cesena. Retribuzioni medie per sesso e variazioni 2000-2004 Incidenza femminile sul totale: lavoratori Dirigenti Quadri Impiegati Operai 6,0% 16,9% 61,0% 36,5% retribuzioni 4,6% 13,2% 48,7% 26,4% Retribuzione media 2004 Femmine 235,5 124,3 59,6 45,9 Maschi 316,1 165,9 91,3 63,6 Variazione 2000-2004 Differenziale 1,34 1,33 1,53 1,39 Femmine Maschi 13,3% -2,3% -0,2% -0,5% 9,2% 5,1% -2,9% 1,1% S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 2.14. Retribuzione media giornaliera per sesso per i lavoratori a tempo pieno. Valore 2004 in euro Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 39 Camera di Commercio di Forlì-Cesena percepiscono un compenso mediamente inferiore ai lavoratori del comparto industriale, in particolare il salario degli addetti nei servizi pubblici e privati è pari a meno della metà di quello del settore dell’energia, gas e acqua. Il confronto con le altre province dell’Emilia-Romagna mette in luce il fatto che la remunerazione media del lavoro dipendente è, in provincia di Forlì-Cesena, più contenuta rispetto alla media regionale per tutti i settori considerati. In particolare, i differenziali retributivi appaiono maggiori nei comparti manifatturieri, circa un quinto inferiori alla media regionale; la remunerazione media del settore della metalmeccanica è la più bassa della regione. È di grande interesse osservare le variazioni per settore delle retribuzioni nei cinque anni che vanno dal 2000 al 2004. A livello regionale, crescono i salari e gli stipendi dell’industria manifatturiera - soprattutto nella metalmeccanica che nel periodo esaminato è il settore che più degli altri è riuscito a conseguire risultati economici apprezzabili – calano i compensi nel terziario, con l’esclusione del commercio. In provincia di ForlìCesena il settore che ha fatto registrare le migliori performance in termini di aumento delle remunerazioni è quello della chimica (+5,8%) seguito da quello della metalmeccanica (+4,5%). I settori che fanno invece registrare arretramenti delle remunerazioni sono quello del credito e servizi alle imprese (-7,4%) ed i servizi pubblici (-2,9%). Tavola 2.16. Retribuzioni medie giornaliere per qualifica professionale e classe di età. Provincia di Forlì-Cesena. Anno 2004. Valori in euro. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I kl_età <=19 20-24 25-29 30-39 40-49 50-59 >=60 TOTALE Dirigenti Quadri Impiegati Operai Femmine Maschi 164,22 274,51 290,73 337,83 363,17 311,13 95,85 107,28 150,55 158,46 165,77 186,19 158,91 41,73 53,66 60,06 69,65 79,61 89,89 96,88 72,46 48,21 52,53 54,69 57,44 60,15 60,65 50,40 57,69 35,94 44,55 51,06 52,93 55,53 56,05 43,79 52,54 39,76 50,49 60,18 71,78 84,02 93,97 80,78 73,25 TOTALE 38,78 47,98 56,14 63,62 72,07 78,88 69,22 64,53 Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS Nota: nella tabella non sono riportati i dati degli apprendisti e di altre qualifiche. Per tale ragione il valore medio complessivo può risultare esterno ai valori riportati per le qualifiche Tavola 2.17. Retribuzioni medie per settore di attività economica. Anno 2004. Valori in euro. TERZIARIO Commercio Bologna Ferrara Forlì-Cesena Modena Parma Piacenza Ravenna Reggio Emilia Rimini Emilia Romagna ITALIA 71,2 57,0 60,4 68,9 64,5 62,7 60,4 68,0 56,9 65,1 64,6 INDUSTRIA Credito Trasporti Servizi e alle comunicazioni imprese 73,1 63,0 66,2 62,2 78,7 73,0 68,8 75,2 69,4 70,4 78,5 80,4 76,5 76,3 76,7 75,1 68,8 74,7 79,5 71,5 77,0 78,8 Servizi pubblici e privati Energia, gas e acqua 55,2 47,5 45,1 56,2 49,4 45,9 45,0 47,3 48,2 50,2 57,4 109,1 95,9 94,5 99,3 104,4 114,5 119,2 97,3 88,5 105,6 116,2 Industrie Alimentare, Costruzioni estrattive, sistema Metalli, e edilizia moda, meccanica chimica legno 73,0 63,3 65,2 68,3 71,9 62,9 68,5 68,3 57,9 68,2 64,3 90,4 94,1 74,8 96,0 92,1 84,5 85,6 92,1 71,1 91,5 89,3 75,6 59,1 62,5 69,6 86,5 70,4 66,5 70,5 60,7 71,2 68,6 87,6 73,2 69,4 84,9 87,5 81,0 75,3 80,1 72,2 82,4 80,5 Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS 40 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Larga parte delle differenti dinamiche settoriali è spiegabile attraverso il ricorso a forme contrattuali differenti da quelle del tempo indeterminato. L’incidenza dei contratti a tempo determinato è passata dal 12,4 al 16% con un aumento superiore al 29,0%. Il settore nel quale è più forte l’incidenza dei contratti a tempo determinato è quello del credito e dei servizi alle imprese dove, nel 2004, l’incidenza era pari al 22,7%. Il settore che ha fatto registrare l’aumento più consistente, invece, è quello dei trasporti e telecomunicazioni dove l’incidenza dei contratti a tempo determinato è, sostanzialmente, raddoppiata passando dall’8,7% al 16,7%. Aspetto peculiare che va messo in luce è che il differenziale retributivo tra i contratti a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato risulta inferiore in provincia di Forlì-Cesena rispetto a quanto rilevato a livello regionale (19,6% contro 31,7%). Se l’incidenza dei contratti a tempo determinato aumenta, risulta invece in calo quella dei contratti stagionali la cui incidenza è passata dal 7,1% del 2000 al 5,8% del 2004. Le elaborazioni dei dati INPS confermano molte delle osservazioni fatte in questi anni sulle dinamiche retributive e sulla perdita del potere di acquisto. Appare evidente come la trasformazione del sistema economico Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS Tavola 2.19. Incidenza dei contratti a tempo determinato sul totale dei contratti per settore e differenziale retributivo 2004 tra le diverse tipologie contrattuali. Provincia di Forlì-Cesena. % contratti % contratti % contratti % contratti tempo tempo stagionali determinato sul stagionali determinato totale 2000 sul totale 2004 sul totale 2004 sul totale 2000 Commercio Credito, servizi alle imprese Servizi pubblici e privati Trasporti e comunicazioni Energia, gas e acqua Industria delle costruzioni Industrie estrattive, chimica Industrie alimentari, moda, legno Metalmeccanica TOTALE 14,1% 16,1% 13,6% 8,7% 3,2% 9,1% 13,8% 10,6% 12,2% 12,4% 21,7% 2,8% 2,8% 0,2% 0,1% 0,1% 0,2% 2,0% 0,0% 7,1% 17,6% 22,7% 20,7% 16,7% 4,8% 13,1% 12,9% 12,9% 12,4% 16,0% 18,4% 1,8% 2,3% 0,2% 0,0% 0,1% 0,1% 1,7% 0,0% 5,8% differenziale retributivo tempo indeterminato rispetto a tempo determinato 16,7% 36,5% 7,4% 12,4% 43,8% 9,1% 23,4% 15,4% 22,7% 19,6% S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 2.18. Retribuzioni medie per settore di attività economica. Provincia di Forlì-Cesena. Variazione 2000-2004 Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 41 Camera di Commercio di Forlì-Cesena regionale, al pari di quello nazionale, abbia profondamente modificato l’organizzazione del lavoro. Alcune categorie, soprattutto le donne e i più giovani, evidenziano un percorso lavorativo più frammentato e dalle prospettive di reddito incerte. I differenziali retributivi, già significativi oggi, sono destinati ad accentuarsi con la diffusione delle forme di lavoro atipico. È un dato reale – e non solamente una percezione – che vi sono alcune categorie lavorative che negli ultimi anni hanno visto ridursi sensibilmente la propria capacità di acquisto, avvicinandosi pericolosamente a quella soglia di povertà relativa individuata dall’Istat. Vi è un’altra categoria che merita di essere esaminata, sempre sulla base dei dati INPS, quella dei pensionati. Nel prossimo paragrafo verrà analizzato la distribuzione delle pensioni nel periodo 2002-2007, circoscrivendo l’analisi alle sole pensioni di vecchiaia. 1.2.4 Le pensioni di vecchiaia Nel 2007 a Forlì-Cesena sono state erogate quasi 77mila pensioni di vecchiaia (al cui interno ricadono quelle di anzianità, di vecchiaia e i prepensionamenti). Per avere un ordine di grandezza dell’incidenza dei pensionati, il 20,3% dei residenti percepisce una pensione di vecchiaia, percentuale no- Tavola 2.20. Pensioni di vecchiaia. Valori 2007 e variazione 2003-2007 S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Numero pensioni vecchiaia Bologna Ferrara Forlì-Cesena Modena Parma Piacenza Ravenna Reggio Emilia Rimini Emilia Romagna ITALIA Importo medio mensile Variazione num pensioni Variazione reale Importo medio 202.341 87.626 76.566 144.627 84.361 62.996 83.427 98.604 45.118 962,4 842,6 776,9 888,2 912,8 873,2 872,9 888,6 741,8 6,2% 2,6% 10,6% 6,7% 7,4% 4,1% 9,4% 7,3% 17,4% 11,6% 8,1% 9,5% 11,4% 11,4% 10,5% 8,2% 10,1% 8,6% 885.666 9.015.137 883,4 888,9 7,2% 10,2% 10,2% 10,1% Pensioni di vecchiaia su popolazione totale 21,2% 24,8% 20,3% 21,6% 20,1% 22,6% 22,3% 19,7% 15,3% 21,1% 15,3% Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS Tavola 2.21. Distribuzione delle pensioni di vecchiaia per anno e classi di importo. Provincia di Forlì-Cesena Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS 42 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena tevolmente superiore a quella nazionale e di poco inferiore alla media regionale. Dal 2003 al 2007 il numero delle pensioni è aumentato di circa l’11 cento, rispetto al 7% nazionale. L’importo medio mensile delle pensioni nel 2007 è stato di 777 euro, notevolmente inferiore al dato regionale e nazionale, così come più contenuto è risultato l’incremento in termini reali nel quinquennio considerato, attorno al 9%. Una dinamica che sembra suggerire che il divario con la media regionale e nazionale non solo sia destinato a permanere ma sia, addirittura, in fase di ampliamento. Se si esce dal dato aggregato e si considera la distribuzione delle pensioni per classe di importo, si assiste, ad uno spostamento verso fasce più alte. Nel 2003 il 68% delle pensioni era di importo inferiore ai 750 euro, l’83% inferiore ai 1.000 euro; nel 2007 le pensioni di importo inferiore ai 750 euro rappresentano il 60% del totale, quelle di valore inferiore ai 1.000 euro il 75%. Nonostante la dinamica positiva rimane una quota importante di popolazione che percepisce una pensione di importo modesto. Analogamente a quanto visto per le retribuzioni, la componente femminile risulta essere maggiormente penalizzata. Un pensionato di sesso maschile percepisce una pensione mensile di 957 euro, una pensionata si ferma ai 567 euro. Anche il trend di crescita sembra favorire gli uomini, rendendo ancora più evidente il differenziale pensionistico tra i sessi. Una distribuzione conseguente al fatto che, da una parte, la popolazione femminile appare quasi totalmente esclusa dalle pensioni di elevato importo e, dall’altra, col fatto che la concentrazione della componente femminile nelle tre classi di importo più basse delle pensioni mensili è molto più elevata di quella maschile. Anche dall’analisi delle pensioni si evince come vi siano classi di popolazione che - soprattutto se prive di una solida rete familiare - si collocano pericolosamente vicino alla Sesso Numero Pensioni Importo medio 2007 Variazione Num. pensioni Variaz, reale imp.medio Maschi Femmine Totale 41.249 35.317 76.566 956,9 566,7 776,9 9,9% 11,4% 10,6% 10,2% 8,1% 9,5% Differenziale importo medio pensioni per sesso 2003 2007 1,66 Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS Tavola 2.23. Distribuzione delle pensioni di vecchiaia per sesso e classi di importo. Provincia di Forlì-Cesena. Anno 2007 1,69 S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 2.22. Pensioni di vecchiaia per sesso. Anno 2007 e confronto 2003-2007. Provincia di Forlì-Cesena Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 43 Camera di Commercio di Forlì-Cesena soglia della povertà. 1.2.5 L’indicatore sintetico del benessere I dati esposti in questo capitolo costituiscono solo una piccola selezione degli indicatori economici in grado di fornire informazioni sul livello di benessere dei cittadini. Per le finalità dello studio si è scelto di misurare il benessere prescindendo da variabili non strettamente economiche quali, per esempio, quelle legate alla sicurezza o alle tematiche ambientali, anche se il loro impatto dal punto di vista economico può essere rilevante. Si è ritenuto più opportuno isolare e focalizzare l’attenzione su alcune componenti connesse ai livelli retributivi, di reddito e di patrimonio, cioè su quelle variabili maggiormente interrelate con lo sviluppo economico misurato nel capitolo precedente. Per avere una fotografia più completa sono stati considerati anche indicatori relativi al credito, al consumo, ai costi, all’andamento dei prezzi e altro ancora. Per calcolare un indicatore sintetico di benessere si è scelto di partire dalla base dati più ampia possibile, oltre 50 indicatori per ciascuna provincia e per ciascun anno. In una seconda fase, adottando la stessa metodologia seguita per il calcolo dell’indicatore di crescita economica, gli indici sono stati selezionati e raggruppati in nuove variabili. Come risultato finale dell’elaborazione sono stati calcolati due indicatori, il primo esprime il posizionamento di ciascuna provincia italiana rispetto allo sviluppo visto dalla parte dei cittadini, il benessere. Il secondo misura la sua variazione nel periodo 20002006 (dove il dato 2006 non era presente è stato utilizzato l’ultimo dato disponibile). Forlì-Cesena, soprattutto in virtù dei dati relativi al reddito familiare e a quello procapite, risulta tra le prime dieci province italiane per benessere. Tutte le province del- S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 2.24 Indice sintetico del benessere. Posizione 2006 Posizione Italia = 100 > 150 Milano; Modena; Bologna; Aosta; Cuneo; Biella; Ravenna; Bolzano; Forlì Cesena; Piacenza; Parma; Rimini; Genova; Roma; Siena; Reggio Emilia; Torino; Vercelli; Mantova; Trento; Venezia; Firenze; Alessandria; Sondrio; Ferrara Da 125 a 150 Padova; Belluno; Cremona; Pavia; Verona; Savona; Varese; Lecco; Vicenza; Asti; Imperia; Trieste; Bergamo; Prato; Udine; Brescia; Como; Novara; Treviso; Pordenone; Verbania; Pistoia; Rovigo; Lucca; Lodi; La Spezia; Ancona Da 100 a 125 Gorizia; Perugia; Arezzo; Pisa; Livorno; Grosseto; Macerata; Viterbo; Ascoli Piceno; Pesaro; Massa Carrara; Terni; Latina; Aquila; Rieti Da 33 a 100 Frosinone; Pescara; Chieti; Sassari; Isernia; Teramo; Palermo; Napoli; Campobasso; Avellino; Salerno; Foggia; Bari; Cagliari; Agrigento; Lecce; Taranto; Nuoro; Messina; Caserta; Catania; Brindisi; Matera < 33 Caltanisetta; Siracusa; Trapani; Potenza; Catanzaro; Benevento; Cosenza; Enna; Ragusa; Oristano; Reggio Calabria; Vibo Valentia; Crotone Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie. 44 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena la regione appartengono al primo gruppo, quello delle province con indice superiore a 150 (il valore Italia è uguale a 100) che contraddistingue le province con livello di benessere più elevato. La “mappa del benessere” sembra avere inizio in alcune province toscane, toccare l’intera Emilia-Romagna e terminare nell’area occidentale del Paese. A queste province si aggiungono quelle del Trentino Alto-Adige, Roma, Mantova, Sondrio e Venezia. In Calabria e Sicilia le province con livelli di benessere più bassi. Forlì-Cesena rientra nel gruppo delle province più virtuose anche per quanto concerne la crescita dell’indicatore sintetico del benessere, tra le province della regione solo Rimini appartiene a questo gruppo. Come era stato evidenziato nell’analisi dell’indicatore della variazione della crescita economica, anche la crescita del benessere è fortemente influenzata dalla dimensione del dato di partenza, motivo per il quale variazioni di modesta entità assumono rilevanza in terri- tori con bassi valori iniziali. Quindi, mentre l’indicatore di posizionamento è sufficientemente “robusto” e stabile nel breve periodo, quello di variazione può essere soggetto a forti oscillazioni da un anno all’altro. Tuttavia, nonostante queste limitazioni, l’indicatore della variazione sembra evidenziare un peggioramento rispetto all’andamento medio regionale per alcune delle province della regione. Nello specifico, a fronte di un miglioramento delle province romagnole si registra una tendenza opposta per quelle emiliane, riflettendo l’andamento evidenziato dalla variazione del reddito lordo disponibile pro capite. Per le province della Romagna il buon risultato non deve far dimenticare le difficoltà emerse dall’analisi condotta nei capitoli precedenti e che risultano nascoste dal dato aggregato. Se, come evidenziato dalle analisi relative alle retribuzioni e alle pensioni, fosse possibile costruire indicatori diversi per ciascuna classe sociale con ogni probabilità Variazione Italia = 100 > 175 Sondrio; Bolzano; Cuneo; Rimini; Asti; Cremona; Forlì Cesena; Alessandria; Rovigo; Latina; Brescia; Siena; Gorizia; Viterbo; Perugia Da 100 a 174 Trapani; Verbania; Vibo Valentia; Belluno; Lodi; Ascoli Piceno; Pordenone; Pavia; Bergamo; Mantova; Treviso; Trento; Lecco; Venezia; Isernia; Vicenza; Varese; Torino; Udine; Ravenna; Aosta; Potenza; Padova; Verona; Lecce; Vercelli Da 75 a 99 Ragusa; Ferrara; Pesaro; Milano; Arezzo; Aquila; Palermo; Enna; Reggio Emilia; Biella; Imperia; Cosenza; Chieti; Napoli; Novara; Rieti; Ancona; Como; Trieste; Roma; Terni Da 50 a 74 Catania; Teramo; Piacenza; Genova; Oristano; Reggio Calabria; Pistoia; Pisa; Bologna; Cagliari; Campobasso; Caltanisetta; Lucca; Macerata; Firenze; Agrigento; Prato; Livorno; Parma; Frosinone; Modena; Sassari; Pescara; Avellino < 50 Foggia; Grosseto; Massa Carrara; Matera; Salerno; Benevento; Messina; Catanzaro; Nuoro; Savona; Bari; Caserta; Brindisi; Taranto; Crotone; La Spezia; Siracusa S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 2.25 Indice sintetico del benessere. Variazione 2000-2006 Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 45 Camera di Commercio di Forlì-Cesena si otterrebbero risultati assai differenti. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I 1.3 Crescita economica e benessere a confronto 1.3.1 Alcune considerazioni conclusive Le analisi condotte sino ad ora hanno portato a quantificare lo sviluppo visto dal lato delle imprese e quello visto dal lato dei cittadini. Le statistiche collocano Forlì-Cesena nel gruppo delle province al vertice della graduatoria nazionale. Al primo posto si colloca Milano per entrambi gli indicatori, mentre le province meridionali occupano le ultime posizioni. Ma più che il posizionamento delle province – la cui collocazione era facilmente ipotizzabile senza la necessità di ricorrere ad analisi specifiche – è opportuno cercare di dare risposta alla domanda iniziale, se alla variazione dello sviluppo economico registrata negli ultimi anni si fosse associato una variazione di direzione ed intensità analoghe del benessere dei cittadini. Sulla base dei dati utilizzati per il calcolo degli indicatori si può affermare che anche il benessere è aumentato nel periodo considerato, ma con una velocità notevolmente inferiore a quella della crescita economica. Per avere una misura - puramente indicativa per i limiti più volte ricordati connessi ad analisi multidimensionali di questo tipo nonché alla scelta del periodo di riferimento – della differente velocità si possono mettere a confronto i tassi di variazione dei due indicatori. In Italia il tasso di incremento del benessere è stato pari al 23% di quello della crescita. In Emilia-Romagna la variazione del benessere è stata pari al 28% di quella della crescita economica, a Forlì-Cesena il benessere ha viaggiato ad una velocità pari ad un terzo di quella della crescita economica. Al di là delle percentuali che possono variare in funzione degli indici scelti, l’analisi mette in luce una tendenza che si ripresenta regolarmente, indipendentemente dalla selezione degli indicatori e della metodologia utilizzata. Questa tendenza di fondo indica che la prima metà degli anni duemila si è caratterizzata per una crescita dell’economia e un incremento, in misura molto più contenuta, del benessere. Un risultato che conferma solo in parte la diffusa percezione che vuole il livello di benessere in forte calo. Se, invece di considerare i dati reali, ci si basa sugli indicatori che misurano la percezione dei cittadini, il divario tra crescita e benessere risulta ancora più ampio, così come lo scarto tra reddito reale e reddito necessario mostra una significativa divaricazione, il primo rimane sostanzialmente stabile, il se- Tavola 2.26 Indice sintetico di benessere. Posizione e variazione Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie 46 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena condo cresce considerevolmente. Uno scostamento tra dato reale e dato percepito che, come sottolineato in precedenza, si annulla se si esce dal dato aggregato. Se per una larga parte dei lavoratori autonomi e dei dirigenti le dinamiche retributive hanno assicurato buoni livelli di reddito, negli ultimi anni si è assistito ad un peggioramento in termini assoluti della posizione degli operai e degli impiegati. Disaggregando ulteriormente il dato emergono gruppi di lavoratori per i quali le dinamiche retributive hanno determinato una consistente riduzione del potere di acquisto. In sintesi, di fronte ad un sistema che continua a produrre ricchezza, vi è una sostanziale riallocazione dei redditi a favore di alcune classi sociali, una tendenza che ha come principale conseguenza un ampliamento della forbice retributiva ed una riduzione del grado di tollerabilità sociale della disuguaglianza. È un fenomeno che, con intensità differenti, sta interessando tutte le economie avanzate. Rispetto ad altre aree questo processo di sperequazione, a Forlì-Cesena come in Emi- Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie Tavola 3.2 Variazione della crescita economica e del benessere a confronto. Variazione degli indicatori e percentuale di variazione del benessere rispetto alla variazione della crescita economica. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I Tavola 3.1 Indice sintetico dello sviluppo. Posizione della crescita economica e del benessere Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 47 Camera di Commercio di Forlì-Cesena S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I lia-Romagna, sta avvenendo con toni meno accentuati; è però una dinamica che comincia ad essere tangibile, così come ben visibile è la percezione dei cittadini di un peggioramento del loro livello di benessere. 48 Affrontare il tema della redistribuzione dei redditi e, più in generale, del livello di benessere significa innanzitutto tentare di dare una risposta alla domanda che emergeva dalle analisi del primo capitolo relativamente a quanto sia ancora forte il legame tra chi detiene i beni competitivi – il capitalismo manifatturiero e il capitalismo delle reti – ed il territorio. Il radicamento delle filiere fino ad oggi sperimentato deriva non da particolari obblighi sociali delle forme capitalistiche verso il territorio, ma dalla presenza – in questa regione più che in altre – di altre risorse complementari, quelle legate alla capacità di generare un differenziale competitivo in termini di conoscenze originali ed esclusive. Un patrimonio proprio del territorio che può essere definito come capitale della conoscenza, la cui proprietà è diffusa, composita, identificabile con il territorio stesso. Se ne conclude che il legame tra capitalismo e territorio è tanto più stringente quanto è maggiore la capacità di far evolvere la componente su cui il territorio può agire direttamente, il patrimonio della conoscenza. Sviluppare un differenziale competitivo basato sulla conoscenza sembra essere, dunque, una condizione necessaria per rinsaldare il rapporto di convenienza tra capitalismo e territorio; ma è di per sé condizione sufficiente per produrre benessere diffuso? Se ci si riferisce a larga parte del capitalismo manifatturiero la risposta appare essere positiva. È la stessa storia dei sistemi locali della regione e di Forlì-Cesena con una forte connotazione industriale e una elevata dotazione di capitale della conoscenza a ricordare che dove si è creato consenso, dove gli obiettivi e i valori sono stati condivisi, si è avuto crescita economica e qualità della vita elevata. In questi territori si è realizzato un circolo virtuoso tra imprese e cittadini, la competitività delle prime assicurava il benessere sul territorio, l’elevata qualità della vita degli abitanti garantiva le condizioni più favorevoli per la creazione e la condivisione della conoscenza che, a sua volta, alimentava la crescita economica. Un circolo virtuoso completato da una buona amministrazione del territorio ed un sistema di welfare efficiente. Negli ultimi anni, come hanno dimostrato i dati, i sistemi territoriali manifatturieri hanno proseguito nel creare ricchezza, ma distribuendola in maniera meno omogenea rispetto al passato. Vi è stata la comparsa di fenomeni sperequativi, determinati sia dai cambiamenti nella base sociale – per esempio il massiccio afflusso di extracomunitari e l’invecchiamento della popolazione di cittadinanza italiana – sia dai mutamenti nei meccanismi che regolano l’economia – principalmente ascrivibili alla globalizzazione e alla trasformazione del mercato del lavoro. Sulla base delle analisi condotte in questo studio sembra di poter affermare che il circolo virtuoso tra imprese e territorio nella provincia di Forlì-Cesena si è indebolito ma non si è interrotto e necessita di interventi per non allentarsi ulteriormente, a partire da nuovi strumenti a sostegno dei cittadini a rischio di esclusione sociale. Per il capitalismo delle reti, per le imprese del terziario avanzato, per le società del credito, delle attività immobiliari, per le grandi aziende dell’economia immateriale è meno semplice individuare in maniera univoca quali sono le risorse distintive che danno origine ad un rapporto di reciproca convenienza tra capitalismo e territorio. Alcune imprese trovano nel territorio caratteristiche specifiche che ne fanno un valore aggiunto sul quale investire, per altre società la localizzazione è un Nonluogo (Marc Augé), uno spazio dove gli elementi identitari e relazionali che lo caratterizzano sono privi di valore. La differente velocità con cui viaggiano crescita economica e benessere dei cittadini sembra suggerire che, tra le linee di intervento, sia opportuno pensare a nuove forme di responsabilità delle imprese verso il territorio, in particolare quando sembra non esistere il rapporto di reciproca convenienza. Obbligazioni sociali che dovrebbero trovare attuazione in tutte le regioni euroRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena In definitiva, le analisi condotte in questo studio prefigurano uno scenario all’interno del quale il percorso per riprendere la crescita appare accidentato ma, al tempo stesso, obbligato. La strada è necessariamente quella della “via alta dello sviluppo”, dove il riuscire a guadagnare qualche punto decimale di PIL in più sarà legato ancora una volta alla capacità di internazionalizzare, di innovare, di lavorare in rete, di investire sulla formazione. Una strada che può essere percorsa con successo e generare ricadute positive sul territorio in termini di benessere solamente se, contestualmente, si realizzano altre due condizioni. La prima condizione necessaria si può riassumere in una parola: de-frammentazione. Tra le numerose anomalie che caratterizzano il Sistema Italia, la frammentazione costiRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 tuisce uno dei vincoli principali allo sviluppo. Una frammentazione che su ritrova su tutti i livelli, nella rappresentanza politica, nelle istituzioni, nelle associazioni di rappresentanza delle imprese e di tutela dei lavoratori e dei cittadini, nello stesso tessuto imprenditoriale, come testimonia l’elevata percentuale di piccola e piccolissima impresa. E, ciò che appare ancora più grave, la frammentazione e la marginalizzazione stanno assumendo dimensioni allarmanti anche tra la popolazione. De-frammentare deve essere la parola d’ordine. Appare necessario trovare forme aggregative in tutti gli ambiti sociali ed economici per riuscire a dare risposta, efficacemente e tempestivamente, ai nuovi bisogni e alle nuove domande che si levano da una società in continua trasformazione. Le statistiche prese in esame in questo studio evidenziano come le dinamiche economiche e quelle sociali siano tra loro strettamente correlate. Appare sempre più evidente che la governance di un territorio non possa essere vista come la sommatoria di politiche maturate in ambiti diversi – quello industriale, quello sociale, quello ambientale – ma come un’unica politica per lo sviluppo, dove le scelte che riguardano un ambito non possono essere disgiunte dal contesto complessivo. Le analisi, inoltre, hanno evidenziato come la tenuta del circolo virtuoso tra imprese e territorio - a fronte dei mutamenti nei meccanismi che regolano l’economia e alla comparsa di fenomeni sperequativi - sia a rischio e come la ricerca delle soluzioni non possa essere affidata esclusivamente al mercato, ma sia necessario governare i cambiamenti. In altri termini appare prioritario favorire S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I pee, perché il gap tra crescita e benessere investe tutte le economie avanzate. Un concetto espresso efficacemente dal sociologo Aldo Bonomi in una recente intervista “... all’interno del capitalismo delle reti si sta facendo strada una nuova borghesia globale completamente deresponsabilizzata rispetto ai luoghi. (...) Quando Falck fece le acciaierie, sappiamo tutti che là dentro c’erano lacrime, sangue, sfruttamento. Però il capitalismo dei Falck, la borghesia del 900, aveva anche l’interesse a costruire le case per gli operai, quindi il fordismo produceva una qualche forma di “presa di coscienza”. Adesso, invece, la neoborghesia dei flussi, che non è più quella territorializzata del fordismo, va responsabilizzata rispetto al territorio in un modo nuovo. Si tratta di sviluppare un nuovo senso di obbligazione sociale.” 49 Camera di Commercio di Forlì-Cesena In conclusione, sono tre i paradigmi sui quali si gioca il futuro: fare della conoscenza un differenziale competitivo, de-frammentare e (ri)creare l’identità di territorio. Quanto prima si riuscirà a dare sostanza a questi enunciati, tanto prima sarà possibile riprendere il percorso di crescita economica e benessere diffuso. S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I le condizioni – economiche e sociali - per la ricostituzione di obiettivi e, soprattutto, di valori condivisi, occorre creare su nuove basi il senso di appartenenza, l’identità di territorio. È questa la seconda condizione necessaria per riprendere il cammino di sviluppo. 50 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 D D EMOGRAFIA Il commento che segue si basa su “Demografia on line” il database della popolazione predisposto dall’Ufficio Statistica e Studi camerale e dall’azienda speciale CISE. La banca dati fornisce un quadro puntuale della struttura e del movimento demografico dei trenta comuni della provincia di Forlì-Cesena ai quali va un particolare ringraziamento per la collaborazione e la disponibilità dimostrata nella realizzazione del progetto. di crescita della collina, che ha toccato quota +9,9 per mille; s’interrompe temporaneamente anche il trend di declino demografico della montagna, che registra nel periodo un lieve incremento dello 0,7 per mille. Per un’analisi più completa e dettagliata della struttura e della dinamica demografica provinciale si esami- nano di seguito i dati relativi all’ultimo anno intero disponibile. Al 31 dicembre 2006 nella provincia di ForlìCesena risulta una popolazione di 378.011 abitanti. Il saldo naturale nell’anno (numero dei nati meno numero dei morti) continua ad essere negativo (-230), ma è diminuita la sua passività rispetto all’anno precedente (-467). Di converso, il saldo migratorio (numero degli iscritti all’anagrafe meno numero dei cancellati) rimane ampiamente positivo (+3.545), anche se registra una diminuzione rispetto al 2005 (+3.827). Il saldo demografico totale, pertanto, è in attivo di 3.315 unità, a fronte delle 3.360 del 2005. Dunque, la popolazione provinciale continua a crescere per effetto dei nuovi arrivi da fuori provincia, anziché di nuove nascite, anche se l’afflusso dall’esterno sembra diminuire il proprio ritmo. In base agli ultimi dati disponibili, relativi al 30 settembre 20071, la popolazione della provincia di Forlì-Cesena ammonta a 381.413 abitanti. Di questi, 199.425 risiedono nel comprensorio di Cesena e 181.988 in quello di Forlì. Per quanto riguarda le zone altimetriche, 307.711 abitanti risiedono in pianura, 59.758 in collina e 13.944 in montagna. Gli abitanti del Comune di Forlì sono 113.397 e quelli di Cesena 94.619. Nel periodo gennaio-settembre 2007, l’incremento della popolazione provinciale è stato del 9 per mille. Dopo l’inversione di tendenza dell’anno precedente, il comprensorio di Cesena torna a crescere più di quello di Forlì: rispettivamente +10,3 e +7,5 per mille. Per quanto riguarda le zone altimetriche, si è avuta una crescita del 9,2 per mille in pianura, che di solito è l’area col tasso L’immigrazione dall’estero nel 2006 ha di crescita più elevato, mentre nei primi tre costituito il 37,3% dell’immigrazione da fuotrimestri del 2007 è stata superata dal tasso ri provincia; questa incidenza ha subìto una D E M O G R A F I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 1 Le fonti dei dati sono le comunicazioni che i Comuni forniscono mensilmente all’Istat col modello D7B, che sono da ritenersi definitive. Tuttavia, la parte relativa alle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche è suscettibile di correzioni in sede di controllo delle quadrature, allorché viene resa disponibile la serie relativa all’intero anno 2007. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 51 Camera di Commercio di Forlì-Cesena piccola diminuzione rispetto al 2005, quando ammontava al 38,6%. L’emigrazione verso Paesi esteri è in crescita: dal 10,6% al 12,3% del totale dei trasferimenti fuori provincia. Per quanto riguarda il movimento demografico interno ai confini nazionali, costituito da 4.784 immigrati e 3.259 emigrati, la quota più rilevante è costituita dagli arrivi e dai trasferimenti con le altre province dell’Emilia-Romagna (1.739 immigrati, 1.668 emigrati). Le altre principali regioni per entità dei flussi migratori con la nostra provincia sono: la Campania (573 immigrati, 191 emigrati), la Puglia (495 immigrati, 199 emigrati), la Sicilia (332 immigrati, 166 emigrati) e la Lombardia (329 immigrati, 178 emigrati). Per quanto riguarda il valore netto dei nuovi arrivi dalle varie regioni (cioè il saldo fra immigrati ed emigrati), quello più significativo riguarda la Campania (+382), seguita dalla Puglia (+296), dalla Sicilia (+166), dalla Lombardia (+151) e dalla Calabria (+142). Gli immigrati dall’estero ammontano in totale a 2.851, mentre gli emigrati sono 456. I principali Paesi di provenienza sono: la Cina, che con 373 immigrati supera, rispetto all’anno precedente, l’Albania, da cui provengono 361 immigrati; seguono poi la Romania con 342, il Marocco con 286, la Polonia con 227 e l’Ucraina con 145. Il principale Paese di destinazione degli emigrati è la Cina con 53. Secondo i dati Istat, aggiornati al 1° gennaio 2007, gli stranieri residenti in Emilia-Romagna ammontano a 317.888, pari al 7,5% dei residenti. La crescita annua regionale è stata del 10,1%. La graduatoria delle province per numerosità di presenza straniera vede ai primi posti Reggio Emilia (9,3% sul totale dei residenti), Modena (8,9%) e Piacenza (8,8%). La nazionalità più numerosa è quella marocchina (53.571 residenti in regione), seguita da quella albanese (44.218), rumena (21.786), tunisina (19.178) e cinese (16.549). Secondo i dati del Rapporto Caritas 2007 sull’immigrazione, l’Emilia-Romagna è anche la regione con più alta incidenza di alunni stranieri nelle scuole: il 9,5% contro il 4,8% nazionale nell’anno scolastico 2005/2006. Gli stranieri sono attirati dalle possibilità di lavoro in agricoltura e industria, soprattutto nelle basse qualifiche, dove gli italiani tendono a non lavorare più. Il Quaderno Popolazione con dati al 31/12/2006, pubblicato dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio, riporta il dato MOVIMENTO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE PROVINCIA DI FORLI’-CESENA DA GENNAIO A SETTEMBRE 2007 D E M O G R A F I A Popolazione residente all’inizio del periodo Popolazione residente alla fine del periodo nati nel periodo morti nel periodo iscritti nel periodo cancellati nel periodo 94.078 628 682 1.978 1.383 94.619 +5,7‰ FORLI’ 113.605 812 952 2.726 1.695 113.397 -1,8‰ PROV. DI FORLI’-CESENA 378.011 2.731 2.880 10.469 6.918 381.413 +9,0‰ COMPRENSORIO DI FORLI’ 180.623 1.297 1.550 4.957 3.339 181.988 +7,5‰ COMPRENSORIO DI CESENA 197.388 1.434 1.330 5.512 3.579 199.425 +10,3‰ COMUNI e aggregazioni territoriali CESENA variazione ‰ MONTAGNA 13.934 88 161 280 197 13.944 +0,7‰ COLLINA 59.173 395 499 2.034 1.345 59.758 +9,9‰ PIANURA 304.904 2.248 2.220 8.155 5.376 307.711 +9,2‰ Fonte: Comuni della Provincia di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 52 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena della consistenza della popolazione straniera residente nei Comuni e nelle aggregazioni territoriali della provincia di Forlì-Cesena. Al 31 dicembre 2006, su una popolazione totale di 378.011 abitanti, risultano residenti in provincia 25.757 stranieri. L’incidenza dei residenti stranieri sul totale della popolazione continua ad aumentare: è infatti salita dal 2,7% del 31 dicembre 2001 al 6,8% del 31 dicembre 2006. Nel comprensorio di Forlì l’incremento è stato maggiore di quello di Cesena: nel primo si è passati infatti da un’incidenza del 6,3% a fine 2005 al 7,2% di fine 2006; nel secondo invece dal 5,9% al 6,4%. Lo stesso fenomeno si presenta nei due Comuni capoluogo di Provincia: a Forlì si è passati dal 6,1% di fine 2005 al 7,1% di fine 2006, mentre a Cesena dal 5,3% al POPOLAZIONE RESIDENTE E STRANIERI NELLA PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA Popolazione Stranieri residente al 31/12/06 residenti al 31/12/06 Bagno di Romagna Bertinoro Borghi Castrocaro-Terra del S. Cesena Cesenatico Civitella di Romagna Dovadola Forlì Forlimpopoli Galeata Gambettola Gatteo Longiano Meldola Mercato Saraceno Modigliana Montiano Portico - S.Benedetto Predappio Premilcuore Rocca S.Casciano Roncofreddo S. Mauro Pascoli Santa Sofia Sarsina Savignano sul Rub. Sogliano al Rubicone Tredozio Verghereto Comprensorio di Forlì Comprensorio di Cesena 6.075 9.830 2.348 6.393 94.078 23.780 3.783 1.709 113.605 12.511 2.491 9.977 7.787 6.381 9.774 6.569 4.820 1.641 817 6.395 833 2.102 3.113 10.508 4.245 3.659 16.447 3.061 1.315 1.964 180.623 197.388 215 464 112 542 5.452 1.531 440 165 8.088 816 428 667 608 299 800 423 338 64 31 407 72 87 227 993 343 148 1.702 221 25 49 13.046 12.711 3,3 4,7 4,5 7,9 5,3 6,0 10,8 9,3 6,1 5,2 15,8 5,7 6,6 3,1 7,5 6,3 6,6 3,8 3,2 5,9 9,9 4,1 7,0 8,9 7,4 4,4 9,2 6,0 1,5 2,4 6,4 5,9 3,5 4,7 4,8 8,5 5,8 6,4 11,6 9,7 7,1 6,5 17,2 6,7 7,8 4,7 8,2 6,4 7,0 3,9 3,8 6,4 8,6 4,1 7,3 9,4 8,1 4,0 10,3 7,2 1,9 2,5 7,2 6,4 TOTALE FORLI’-CESENA 378.011 25.757 6,1 6,8 % Stranieri su popolazione residente al 31/12/05 residente al 31/12/06 D E M O G R A F I A COMUNI Fonte: Comuni della provincia di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 53 D E M O G R A F I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 54 5,8%. La quota di stranieri è in crescita nella maggior parte dei comuni della provincia; fanno eccezione Premilcuore, dov’è scesa dal 9,9% all’8,6%, e Sarsina, dov’è scesa dal 4,4% al 4%. Risulta poi stabile a Bertinoro (4,7%) e a Rocca San Casciano (4,1%). Con l’1,9%, Tredozio è il comune con più bassa incidenza di stranieri nella provincia. Come già gli anni scorsi, la presenza straniera e la relativa crescita tendono a polarizzarsi in alcuni Comuni del comprensorio di Forlì (soprattutto nella fascia collinare-montana) e nell’area del basso Rubicone, ma si riscontrano crescite significative anche in altri Comuni. L’incidenza maggiore si registra nuovamente a Galeata, dov’è salita dal 15,8% del 2005 al 17,2% del 2006. Seguono Civitella di Romagna dov’è salita dal 10,8% del 2005 all’11,6% del 2006, Savignano sul Rubicone (dal 9,2% al 10,3%), Dovadola (dal 9,3% al 9,7%) e San Mauro Pascoli (dall’8,9% al 9,4%). Infine a Castrocaro e Terra del Sole gli stranieri sono saliti dal 7,9% del 2005 all’8,5% del 2006, a Meldola dal 7,5% all’8,2% e a Santa Sofia dal 7,4% all’8,1%. La densità demografica provinciale a fine 2006 è pari a 159 abitanti per kmq, in aumento rispetto al 2005 (158 ab/kmq). Il comprensorio cesenate presenta una densità maggiore di quello forlivese: 177 ab/kmq contro 143. Esaminando i principali indici demografici provinciali relativi al 2006, si osserva una ripresa dell’indice generico di natalità, salito dal 9,1 del 2005 (cioè 9,1 nati su 1000 abi- tanti) al 9,5 del 2006; nell’anno precedente si era invece registrata una diminuzione. Parallelamente, dopo una risalita nel 2005, torna a diminuire l’indice generico di mortalità, sceso dal 10,4 del 2005 al 10,2 del 2006. Un altro elemento positivo per il ricambio della popolazione provinciale è la concomitante crescita dell’indice generico di fecondità (dato dal numero dei nati su 1000 femmine fra i 15 e i 49 anni), che è salito dal 40,1 per mille del 2005 al 42,0 del 2006. Un altro dato positivo è anche la prosecuzione della diminuzione dell’indice di vecchiaia, dato dal numero degli abitanti con più di 65 anni per ogni 100 abitanti con meno di 15 anni, che è sceso dal 178,2 del 2005 al 176,4 del 2006. Continua invece a crescere l’indice di dipendenza, o di carico sociale, che passa dal 53,2% del 2005 al 54% del 2006. L’aumento risulta a carico sia della componente giovanile - l’indice di dipendenza giovanile è cresciuto dal 19,1% al 19,5% -, sia di quella anziana - l’indice di dipendenza degli anziani è cresciuto dal 34,1% al 34,4%. Esaminando la situazione dei due comprensori, si conferma la generale maggior dinamicità demografica del comprensorio cesenate rispetto a quello forlivese, anche se con qualche eccezione. La differenza fra i tassi di natalità nei due territori nel 2006 si è annullata (9,5 in entrambi i comprensori); permane invece la forbice fra i tassi di mortalità (11,0 a Forlì, 9,4 a Cesena). In controtendenza rispetto all’andamento generale, il tasso di fecondità risulta più alto nel comprensorio di Forlì (43,1 contro 41,1). Rimane molto più alto di quello cesenate l’indice di vecchiaia Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena del comprensorio forlivese: 196,6 contro alla popolazione in età lavorativa sottoli159,3. Conseguentemente a ciò, l’indice neano il maggior sbilanciamento demogradi dipendenza degli anziani si conferma più fico verso la fascia anziana del comprensoelevato nel comprenrio forlivese rispetto a sorio di Forlì (37,3) quello cesenate: l’indiche in quello di Cesece di struttura è pari na (31,9). Viceversa, a 111,6 nel primo e a l’indice di dipendenza 109,1 nel secondo; ma giovanile è più alto nel soprattutto l’indice di comprensorio cesenaricambio è pari a 147,4 te (20,0 contro 19,0). nel primo e a 136,0 nel Anche gli indici relativi secondo. INDICATORI DEMOGRAFICI PROVINCIA DI FORLI’-CESENA E COMPRENSORI DI FORLI’ E DI CESENA ANNO 2006 superficie territoriale (Kmq) densità demografica (abitanti/Kmq) tasso generico di natalità (x1000 abitanti) Comprensorio di Forlì Comprensorio di Cesena 2.376,8 1.260,1 1.116,7 159,0 143,0 177,0 9,5 9,5 9,5 tasso generico di mortalità (x1000 abitanti) 10,2 11,0 9,4 tasso generico di fecondità (x1000 femmine da 15 a 49 anni) 42,0 43,1 41,1 176,4 196,6 159,3 indice di vecchiaia (x100 abitanti) indice di dipendenza totale (o di carico sociale) (x100 abitanti) 54,0 56,3 51,9 indice di dipendenza giovanile (x100 abitanti) 19,5 19,0 20,0 34,4 37,3 31,9 indice di struttura della pop. in età lavorativa (x100 abitanti) indice di dipendenza degli anziani (x100 abitanti) 110,2 111,6 109,1 indice di ricambio della pop. in età lavorativa (x100 abitanti) 141,3 147,4 136,0 95,8 95,0 96,5 rapporto di mascolinità (maschi ogni 100 femmine) Fonte: Comuni della Provincia di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena D E M O G R A F I A Provincia di Forlì-Cesena 2 Occorre tenere presente che il saldo migratorio comprende anche una quota di regolarizzazioni anagrafiche che non corrispondono a una reale movimentazione di popolazione. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 55 Camera di Commercio di Forlì-Cesena SIMET: NUOVI STRUMENTI DI MONITORAGGIO Le rappresentazioni grafiche riportate in questa pagina sono ottenute tramite SIMET - Sistema Integrato di Monitoraggio dell’Economia e del Territorio - strumento di analisi realizzato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena e sviluppato dalla sua azienda speciale CISE. Si tratta solo di un esempio delle potenzialità di elaborazione e di analisi attualmente disponibili. Saldo naturale Saldo migratorio Differenza tra il numero dei nati e il numero dei morti nell’ anno Differenza tra immigrati ed emigrati nell’ anno -400 0 -800 0 -2.000 400 800 -1.200 2.000 -4.000 1.200 -1.600 1.600 Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2006 Sesso: Tutti Valore corrente: -230 persone Valore minimo nel periodo: -1.125 persone (anno 1997) Valore massimo nel periodo: -171 persone (anno 2004) 4.000 -6.000 6.000 -8.000 8.000 Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2006 Provenienza/Destinazione: Mondo Valore corrente: 3.931 persone Valore minimo nel periodo: 1.125 persone (anno 1995) Valore massimo nel periodo: 5.519 (anno 2003) Indice di dipendenza totale Rapporto in percentuale tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e oltre 65 anni) e la popolazione in età attiva (15-64 anni) 48,5 58,2 52,5 57,3 54,5 56,4 44,5 56,5 55,5 54,6 53,7 52,8 51,9 Rimini Forlì-Cesena Ravenna Ferrara Bologna Modena 51,0 Reggio Emilia Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2006 Sesso: tutti Età: tutte Valore corrente: 54,0% Valore minimo nel periodo: 46,5% (anno 1995) Valore massimo nel periodo: 54,0% (anno 2006) Valore medio nel periodo: 49,8% Deviazione standard nel periodo: 2,6 58,5 Parma 42,5 Piacenza D E M O G R A F I A 46,5 50,5 Modalità di lettura dei cruscotti Il valore dell’indicatore nel 2006, indicato dalla freccia, è posto in relazione con l’intervallo dei valori assunti dal 1995 al 2006 (corona grigia esterna al cruscotto); la colorazione indica i valori positivi (verde), negativi (rosso), normali (giallo) assumibili dall’indicatore. 56 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 L L AVORO Le principali dinamiche che hanno caratterizzato il mercato del lavoro a livello nazionale nell’anno appena trascorso sono delineate efficacemente nelle considerazioni che seguono e che fanno riferimento alle valutazioni dell’Istituto Nazionale di Statistica sui dati dell’indagine sulle Forze di Lavoro, disponibili, alla data di chiusura del presente rapporto, solo per i primi tre trimestri del 2007. I principali dati nazionali non destagionalizzati, riferiti al terzo trimestre 2007, evidenziano, come prima sintesi, che l’offerta di lavoro ha registrato, rispetto allo stesso periodo del 2006, un incremento dell’1,3% (+328.000 unità). Il numero degli occupati è risultato pari a 23.417.000, l’1,8% in più (+416.000 unità) rispetto all’anno precedente. Un contributo significativo all’incremento numerico degli occupati è stato di nuovo determinato dalla componente straniera anche a seguito della continua crescita degli immigrati iscritti nelle anagrafi. Tra le principali dinamiche si è confermata inoltre la tendenza alla permanenza al lavoro degli occupati con almeno 50 anni di età e con contratto a tempo indeterminato. Il tasso di occupazione della popolazione con età compresa tra 15 e 64 anni è aumentato passando dal 58,4% del terzo trimestre 2006 al 59,1%. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Il numero delle persone in cerca di occupazione è risultato pari a 1.401.000 unità, in calo rispetto allo stesso periodo del 2006 (-5,9%, pari a -88.000 unità). Il tasso di disoccupazione si è posizionato al 5,6% (6,1% nel terzo trimestre 2006). Più in dettaglio la crescita su base annua dell’offerta di lavoro ha riguardato sia la componente maschile (+1,1%), sia quella femminile (+1,7%). Alla dinamica positiva rilevata nelle regioni settentrionali (+0,9%) e, in misura decisamente più sostenuta, in quelle centrali (+3,3%) si è associata anche la crescita di quelle meridionali (+0,7%). In relazione alla popolazione in età lavorativa (15-64 anni), il livello di partecipazione al mercato del lavoro, misurato dal tasso di attività, nel terzo trimestre 2007 si è posizionato al 62,7%, quattro decimi di punto in più rispetto a un anno prima. La crescita ha interessato sia la componente maschile, il relativo tasso di attività si è portato al 74,7%, sia quella femminile (50,7%). L’incremento del tasso di attività ha riguardato tutte le ripartizioni territoriali ed è risultato più sostenuto nel Centro e nel Nord-Est. Il tasso di inattività della popolazione tra 15 e 64 anni si è attestato al 37,3%, con una diminuzione tendenziale di quattro decimi di punto. Rispetto all’anno precedente, il tasso si è ridotto di tre decimi di punto per L A V O R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 57 L A V O R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 58 i maschi e di cinque decimi per le femmine e si è attestato rispettivamente al 25,3% e al 49,3%. Il calo ha interessato tutte le ripartizioni territoriali: -0,4 punti percentuali nel Nord (30,8%), -0,6 nel Centro (34,0%), e -0,3 nel Mezzogiorno (47,5%). La crescita su base annua dell’occupazione (+1,8%) ha interessato sia la componente maschile (+1,5%) sia quella femminile (+2,3%). L’occupazione straniera è cresciuta di 201.000 unità. Per quanto attiene le dinamiche territoriali, all’incremento del Centro (+4,1%) e del Nord (+1,3%) ha fatto seguito la crescita del Mezzogiorno (+1,1%). Il tasso di occupazione, sempre nel terzo trimestre 2007, riferito alla popolazione in età tra 15 e 64 anni, si è attestato al 59,1% dal 58,4% di un anno prima. Il tasso di occupazione maschile è aumentato su base annua di sei decimi di punto portandosi al 71,3%; quello femminile ha raggiunto il 46,9%, con un incremento, rispetto al terzo trimestre 2006, di otto decimi di punto percentuale. Il tasso degli occupati stranieri si è attestato al 68,7% (+1,5 punti percentuali). L’incremento dell’occupazione rispetto al terzo trimestre 2006 sintetizza il positivo andamento delle posizioni lavorative indipendenti (+1,4%) e soprattutto di quelle dipendenti (+2,0%). Dal punto di vista settoriale, l’Agricoltura ha fatto rilevare una contrazione del numero di occupati pari al 7,1%. L’Industria in senso stretto ha manifestato un leggerissimo incremento dell’occupazione (+0,2%). Sempre rispetto al terzo trimestre del 2006, il numero di occupati nelle Costruzioni è aumentato sensibilmente (+5,5%) e anche il comparto dei Servizi ha fatto registrare un incremento significativo dell’occupazione pari al 2,5%. Il numero delle persone in cerca di occupazione (-5,9%) - il riferimento è sempre il terzo trimestre 2007 - ha fatto evidenziare una diminuzione sia della componente maschile (-6,8%) che di quella femminile (5,1%). Nel Nord (7,8%), il calo ha riguardato in misura molto accentuata il Nord-Est. Nel Centro (-12%), la riduzione della disoccupazione ha interessato maggiormente la componente femminile; nel Mezzogiorno (-2,8%), quella maschile. Il tasso di disoccupazione (5,6%), diminuito rispetto al terzo trimestre 2006 (6,1%), è risultato in calo di 0,4 punti percentuali per gli uomini e 0,5 per le donne. La riduzione dell’indicatore è risultata diffusa dal punto di vista territoriale ad eccezione del Nord-Ovest dove il tasso di disoccupazione è rimasto sostanzialmente invariato. In particolare, al calo del NordEst (-0,9 punti percentuali) si è associato quello del Centro (-0,8 punti percentuali). Nel Mezzogiorno la diminuzione (-0,4 punti percentuali) ha interessato sia gli uomini sia le donne. Per gli stranieri il tasso di disoccupazione si è attestato al 6,5% (4,3% per gli uomini e 9,9% per le donne). Note alla lettura: Tasso di attività: rapporto tra persone ap- partenenti alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento Tasso di inattività: rapporto tra persone Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena non appartenenti alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento Tasso di occupazione: rapporto tra le persone occupate e la corrispondente popolazione di riferimento Tasso di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro. Nel corso del 2007 il mercato del lavoro ha fatto rilevare in provincia un andamento sostanzialmente positivo confermato dalle valutazioni che seguono, relative ai dati provenienti dalle principali fonti informative disponibili con dettaglio provinciale. Secondo elaborazioni camerali sui risultati dell’indagine Istat sulle Forze di lavoro, riferiti alla media dei primi tre trimestri del 2007, il tasso di occupazione (15-64 anni) per il totale maschi e femmine è risultato pari al 68,2%, dato leggermente inferiore a quello regionale (70,2%) ma nettamente superiore al dato nazionale pari al 58,6%. Osservando i dati per genere si rileva che il tasso di occupazione maschile provinciale è pari all’80,4%, contro il 78,3% dell’Emilia Romagna e il 70,7% dell’Italia. Il tasso di occupazione femminile provinciale, pari al 55,8%, anche se ampiamente distante dal valore rilevato per i maschi (80,4%), risulta inferiore a quello regionale (62%), ma decisamente superiore a quello italiano (46,5%). Il confronto con il dato medio dei primi tre trimestri 2006 evidenzia che i livelli occupazionali in provincia sono risultati in aumento (da 66,9% a 68,2%), analogo andamento in regione (da 67% a 70,2%), mentre sono risultati stazionari a livello nazionale (da 58,4% a 58,6). Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione (15 anni e oltre), il dato generale (maschi e femmine) risulta pari al 3,2%, rispetto al 2,8% regionale e al 5,9% nazionale. La differenza tra i tassi rilevati per genere risulta decisamente ampia: 1,1% per i maschi rispetto al 6,2% rilevato in relazione alla componente femminile. Il tasso di disoccupazione maschile provinciale (1,1%) risulta più basso di quello emiliano-romagnolo (2%) e decisamente migliore rispetto a quello nazionale (4,8%). Per le femmine si rileva invece un tasso di disoccupazione provinciale nettamente superiore a quello regionale (6,2% contro il 3,8%), ma pur sempre migliore di quello nazionale (7,6%). Rispetto ai dati 2006 si rileva per il totale maschi e femmine un miglioramento per la provincia che passa dal 5,5% al 3,2%, anche a livello regionale il tasso di disoccupazione Tassi di occupazione - età 15-64 anni Media primi tre trimestri - Valori percentuali 2006 2007 Maschi e Femmine Maschi e Femmine Maschi e Femmine Maschi Femmine FORLI’-CESENA 66,2 66,9 68,2 80,4 55,8 EMILIA-ROMAGNA 68,4 67,0 70,2 78,3 62,0 57,4 58,4 58,6 70,7 ITALIA Tasso di occupazione: rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento Fonte: elaborazione Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena su dati ISTAT Tassi di disoccupazione - età 15 anni e oltre Media primi tre trimestri - Valori percentuali 2005 2006 Maschi e Femmine Maschi e Femmine Maschi e Femmine 46,5 2007 Maschi Femmine FORLI’-CESENA 4,0 5,5 3,2 1,1 6,2 EMILIA-ROMAGNA 3,7 3,3 2,8 2,0 3,8 ITALIA 7,6 6,7 5,9 4,8 7,6 L A V O R O 2005 Tasso di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro Fonte: elaborazione Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena su dati ISTAT Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 59 Camera di Commercio di Forlì-Cesena diminuisce e passa dal 3,3% al 2,8%; in po- le assunzioni del 52,5% per un totale di sitiva evoluzione il dato italiano (dal 6,7% al 83.583 rispetto al corrispondente periodo 5,9%). del 2006 e del 12,6% delle cessazioni dei rapporti di lavoro per un totale di 40.949. I dati elaborati dal Sistema Informativo Lavo- Una significativa conseguenza della estenro (S.I.L.E.R.) dei Centri per l’Impiego, sione degli obblighi di comunicazione si a cura dell’Ufficio Adempimenti Ammini- rileva ovviamente nel forte incremento strativi Collocamento Ordinario dell’Am- delle assunzioni pervenute da Pubbliche ministrazione Provinciale di Forlì-Cesena, Amministrazioni e Enti Locali della provinriferiti al 30/9/2007, forniscono utili spunti cia (+293%). Non meno significativo risulta di riflessione al fine di comprendere l’anda- l’incremento delle assunzioni, sempre per mento e le tendenze del mercato del lavoro effetto della Legge 296/2006, negli altri setnella nostra Provincia. tori produttivi: Agricoltura (+25,7%), InduPrima di passare alla lettura dei dati è op- stria (+30,9%), Servizi (+47,5%). portuno premettere che la Legge 296/2006 Considerato inoltre che da gennaio 2008 ha apportato, a partire dal 1/1/2007, so- sono state rese operative con Decreto Instanziali modifiche alla disciplina del terministeriale le modalità di trasmissione collocamento, fra le quali l’estensione a esclusivamente telematiche con obbligo di tutti i datori di lavoro, pubblici e privati, del- comunicazione anche delle variazioni dei l’obbligo di trasmissione della comunicazio- rapporti di lavoro (proroghe, variazioni e ne preventiva di assunzione e di cessazione trasformazioni), nonché dei distacchi e traper tutti i rapporti di lavoro subordinato, sferimenti del lavoratore, dei trasferimenti per i contratti a progetto, per le collabo- d’azienda e delle modifiche di ragione sorazioni coordinate e continuative, per le ciale dell’azienda, si prevede per il 2008 un associazioni in partecipazione con apporto ulteriore e sostanziale aumento dei rapporlavorativo, per i rapporti di socio-lavorato- ti di lavoro risultanti nel S.I.L.E.R., che rapre in cooperativa e per i tirocini formativi presenterà così una base statistica unifor(diversi da quelli previsti dai piani di studio me e condivisa per supportare le azioni di scolastici ed universitari). contrasto al lavoro irregolare previste dalla Queste nuove disposizioni hanno deter- Legge 248/06. minato, nei primi nove mesi del 2007, rile- Per quanto attiene alle “entrate” nel monvanti effetti nel S.I.L.E.R.: un aumento del- do del lavoro, oltre al sostanziale aumento Comunicazioni di avvio Co.Co.Pro./Co.Co.Co Gennaio / settembre 2007 Totale Provincia Maschi Femmine Totale 1.570 1.692 3.262 76 113 189 L A V O R O di cui Stranieri (extraUE+26 Paesi UE) 5,8% Comunicazioni di avvio Tirocini Formativi Gennaio / settembre 2007 Totale Provincia di Forlì-Cesena di cui Stranieri (extraUE+26 Paesi UE) 60 Incidenza % stranieri sul totale Maschi Femmine Totale 262 478 740 79 76 155 Incidenza % stranieri sul totale 20,9% Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 formativi da parte delle aziende ospitanti, a seguito di convenzioni stipulate con soggetti promotori quali Centri per l’Impiego, Enti di formazione professionale, Istituzioni scolastiche ed universitarie, Cooperative sociali, pur non rappresentando in termini percentuali una fetta significativa delle assunzioni, hanno fatto rilevare un utilizzo frequente di questo strumento che ha offerto la possibilità di effettuare esperienze lavorative a 740 tirocinanti (262 maschi e 478 femmine) e ha interessato anche tirocinanti stranieri (20,9% sul totale dei tirocini). Per quanto attiene i disoccupati, al 30/9/2007 si rileva un consolidamento: 21.922 sono le persone che hanno sottoscritto presso i Centri per l’Impiego la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro o alla ricerca del lavoro ai sensi del Decreto n. 297/02, in lievissimo calo (-0,4%) rispetto al corrispondente periodo del 2006 e con una prevalenza delle donne disoccupate pari a 14.177, che rappresentano ben il 64,7% del totale, mentre i maschi rappresentano il 35,3% (7.745). Una parte consistente di disoccupati è rappresentato per l’85,2% da coloro che hanno perso una precedente occupazione o che risultano “precari” in termini di reddito in quanto conservano pienamente lo status di disoccupato pur svolgendo un’attività lavorativa da cui ricavano un reddito lordo inferiore a 8.000 euro, nonché i “sospesi dallo stato di disoccupazione”, in quanto occupati con contratti di lavoro a tempo determinato non superiore a 8 mesi (a 4 mesi per i giovani) da cui ricavano un reddito lordo annuo superiore a 8.000 euro: Maschi Femmine Totale Totale 7.745 14.177 21.922 disoccupati Incidenza % sul totale Maschi Femmine Totale di cui: - Precari 173 624 797 2,2% 4,4% 3,6% - Sospesi 895 1.641 2.536 11,6% 11,6% 11,6% Si conferma anche per il periodo considerato il preoccupante e continuo aumento dei disoccupati di età superiore ai 50 anni (+12,4%) ed il consolidamento dei disoccu- L A V O R O delle assunzioni per i motivi sopra ricordati, si evidenzia il costante incremento dei contratti a tempo determinato, pari al 77,9% rispetto al totale delle assunzioni (75,2% nel 2006), stipulati non solo nel settore privato ma anche nel pubblico. Le assunzioni da parte delle aziende private tramite agenzie di lavoro interinale (fino ad oggi esclusivamente a tempo determinato), pur essendo aumentate del 64%, risultano incidere solo del 5,4% sul totale e solo del 7% sul totale dei contratti a tempo determinato. Per quanto riguarda le assunzioni effettuate a favore degli stranieri si rileva, analogamente agli italiani, una prevalenza per i contratti a tempo determinato ad orario pieno pari al 27,4% del totale delle assunzioni a tempo determinato. In complesso nella provincia le assunzioni a favore di stranieri risultano pari al 28,4% sul totale delle assunzioni, di cui 16,1% per gli extraUE e 12,3% per cittadini dai Paesi UE. Rispetto ai singoli Centri per l’Impiego è maggiore la componente degli stranieri assunti nelle aziende rientranti nell’ambito territoriale del Centro per l’Impiego di Savignano in quanto rappresentato il 34,8% del totale delle assunzioni (20,1% di extraUE). In merito alle cessazioni si rileva una significativa riduzione, pari al 16,6%, delle comunicazioni delle scadenze dei contratti a termine: questo potrebbe essere letto come un aumento dei contratti a scadenza annuale o pluriennale (sempre entro i tre anni) ed una riduzione dei contratti di breve durata, portando così ad una minore precarizzazione, anche se non ancora alla auspicata stabilizzazione con posti di lavoro a tempo indeterminato. Per quanto riguarda le nuove tipologie di lavoro comunicate ai Centri per l’Impiego si può rilevare che da gennaio a settembre 2007, rispetto al totale delle comunicazioni di assunzione effettuate dai datori di lavoro pubblici e privati, i contratti di lavoro a progetto e le CO.CO.CO. (nel settore pubblico) rappresentano a livello provinciale solo il 4,9% del totale delle assunzioni. I dati sulle comunicazioni di avvio di tirocini 61 L A V O R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 62 pati di età compresa tra i 30 e i 49 anni che rappresentano il 56,6% dei disoccupati. Il numero dei disoccupati rimane elevato per via del continuo aumento (+14,1%) delle iscrizioni individuali in lista di mobilità da parte di lavoratori licenziati da imprese con meno di 15 dipendenti, in contrapposizione alla diminuzione (-11,6%) delle iscrizioni in lista di mobilità a seguito dei licenziamenti collettivi a conclusione di procedure di mobilità di cui alla Legge 223/91. Per questa tipologia di disoccupati di più difficile ricollocazione sono state attivate da parte dei Servizi Provinciali per l’Impiego specifiche linee di servizio dedicate a utenti che, seppur ancora in età lavorativa, incontrano spesso difficoltà nel reinserimento. Anche la componente straniera dei disoccupati in provincia è stata più significativa rispetto al 2006, soprattutto in conseguenza dell’ingresso nell’U.E. dei cittadini rumeni e bulgari, soggetti ad un regime transitorio per l’accesso al mercato del lavoro italiano che prevede una procedura semplificata per l’autorizzazione al lavoro in specifici settori produttivi (ancora regolati) ed il via libera alle assunzioni nella maggior parte degli altri settori produttivi per i quali non esistono più “quote” limitate all’ingresso. In generale il numero dei disoccupati stranieri risulta in costante crescita a livello provinciale (dal 18,2% nel 2006 al 19,3% nel 2007), con una incidenza leggermente superiore nel Centro per l’Impiego di Savignano (22,2% dei disoccupati) rispetto a Forlì e Cesena. E’ necessario evidenziare che, essendo variata la classificazione degli stranieri con l’allargamento a Romania e Bulgaria, i disoccupati extraUE sono diminuiti del 13,7% (da 3.801 a 3.277 unità), mentre i disoccupati provenienti dall’U.E. a 27 Paesi sono aumentati del 186,5% (da 333 a 954), soprattutto per il continuo e sostanziale flusso di persone provenienti dai 12 “nuovi” Paesi dell’UE ed in particolare dai Paesi dell’Europa Orientale (Polonia, Romania e Bulgaria), che riescono a trovare lavoro in Italia al di fuori delle “quote” limitate e con vincoli minori rispetto al passato. Per quanto riguarda la composizione di genere si può notare come nei Centri per l’Impiego provinciali prevalgano le donne disoccupate provenienti dai Paesi UE, mentre gli uomini disoccupati provengono essenzialmente dai Paesi extraUE. Risultano comunque in continuo aumento anche le donne disoccupate provenienti dai Paesi extraUE per effetto soprattutto dei ricongiungimenti familiari. Anche nella nostra provincia i flussi migratori tendono infatti ad assumere una connotazione strutturale e stabile, attratti dal contesto sociale ed economico e favoriti dal sistema di contatti tra connazionali che con canali informali ed amicali costituiscono vere e proprie reti etniche che diffondono informazioni sulle opportunità di lavoro, sugli alloggi etc.. Tale fenomeno comporta il rischio, soprattutto in relazione a specifiche etnie, di creare le c.d. “specializzazioni etniRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 che”, ovvero la concentrazione dello stesso gruppo etnico in uno specifico settore produttivo o professione. Nel corso del 2007 i Servizi Provinciali per l’Impiego hanno attivato un servizio rivolto ai cittadini stranieri di mediazione culturale ed uno sportello telefonico di consulenza, in lingua, sul mercato del lavoro, al fine di garantire gli stessi servizi amministrativi, di ricerca del lavoro, di orientamento al lavoro, offerti ai cittadini disoccupati italiani. In merito al fenomeno delle crisi aziendali rilevate tra le imprese della provincia, sono riportate di seguito le valutazioni curate dall’Ufficio Prevenzione e Gestione Crisi Aziendali dell’Amministrazione Provinciale di Forlì Cesena che ha competenze relative alle aziende che occupano più di 15 dipendenti e interessano unità produttive che operano nel territorio provinciale. Nel corso del 2007 sono state seguite 28 situazioni di crisi aziendali e sono state attivate 3 procedure per la richiesta del trattamento previdenziale di cassa integrazione straordinaria. Complessivamente sono stati collocati in mobilità nella nostra provincia 392 lavoratori, di cui 302 con qualifica di operai e 90 impiegati, mentre le procedure per la richiesta della CIGS hanno visto coinvolte 3 aziende e complessivamente 499 lavoratori. I casi rilevati sono risultati distribuiti su settori produttivi diversificati, non hanno invece riguardato in modo significativo, come era accaduto negli anni precedenti ad esempio per il settore avicolo, singoli comparti produttivi. In merito alla “crisi aviaria” degli anni precedenti, si è riscontrato nel 2007 un sensibile ridimensionamento delle situazioni di criticità, anche se va sottolineato che il settore agricolo in generale è risultato nel corso dell’anno tra quelli maggiormente interessati da crisi aziendali: 7 nel comparto avicolo, florovivaistico, dei servizi; continua inoltre la crisi del settore saccarifero con ulteriori licenziamenti nel 2007. Le cause della situazione sono da ricercare nella perdurante e strutturale difficoltà in cui versa l’agricoltura, settore per il quale non è ipotizzabile al momento una ripresa, caratterizzato da una costante riduzione del numero Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 delle aziende e da un progressivo invecchiamento degli imprenditori, fenomeno non compensato dal ricambio generazionale. Un altro settore particolarmente colpito risulta essere quello dell’industria tessile e dell’abbigliamento con 3 aziende coinvolte e 83 lavoratori messi in mobilità. In questo caso le difficoltà si sono manifestate quale conseguenza della radicale modificazione del mercato dell’abbigliamento in atto ormai da anni, che ha comportato una contrazione generale del mercato nazionale ed estero con conseguente riduzione degli ordini, permanente ribasso dei prezzi e richiesta di produzione a costi sempre più contenuti ottenibili solo in paesi esteri a basso costo di manodopera. Anche nel settore dell’industria metalmeccanica si è assistito al ricorso alla procedura di mobilità da parte di 4 aziende con 82 dipendenti licenziati. Le difficoltà registrate dalle imprese in questo caso sono state determinate da riduzioni delle commesse e conseguente contrazione dei ricavi. Le aziende costrette a ricorrere al credito, si sono ritrovate molto esposte finanziariamente, ma con pochi margini di ricavi, di conseguenza hanno dovuto rivedere la propria organizzazione aziendale in alcuni casi ridimensionando o eliminando alcuni processi produttivi, in altri casi trasferendoli in paesi in cui la manodopera è meno costosa, con una riduzione di personale nelle sedi locali. I restanti casi di crisi aziendali toccano comparti produttivi diversificati e riguardano situazioni e/o un numero limitato di lavoratori coinvolti: si menzionano il settore poligrafico, l’industria della gomma e materie plastiche, l’autotrasporto, il commercio alimentare, l’industria del legno e il mobile imbottito; si sono inoltre registrati casi di ricorso alla mobilità nel settore edile e delle coibentazioni e nel settore del turismo e pubblici esercizi. Nel 2007 il ricorso alla CIGS da parte di aziende con organico superiore alle 15 unità è stato molto limitato, soprattutto se si raffronta con i dati dell’anno precedente. A fronte degli oltre tremila lavoratori messi in cassa integrazione nel 2006, se ne con- L A V O R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 63 Camera di Commercio di Forlì-Cesena L A V O R O tano circa 500 nel 2007; in questo caso il consistente ridimensionamento del dato è senz’altro da attribuire al superamento della crisi aviaria che negli anni precedenti ha avuto effetti significativi nell’economia provinciale. In relazione alla panoramica generale delineata va sottolineata una riduzione del numero di aziende che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali nell’anno 2007; sono state infatti sottoposte all’esame dell’ufficio provinciale 28 procedure sia per la messa in mobilità del personale che per ricorso alla CIGS contro le 43 del 2006 ed una flessione di circa il 36% del numero di lavoratori iscritti nelle liste di mobilità rispetto all’anno precedente. 64 Informazioni di particolare importanza che permettono di delineare con maggior precisione la situazione del mercato del lavoro provinciale sono sicuramente quelle fornite con grande disponibilità dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Forlì-Cesena alla quale sono affidate competenze che vanno dall’attività ispettiva a garanzia della regolarità del rapporto di lavoro, alla cooperazione e altre ancora. Secondo le valutazioni della DPL nell’ambito dell’attività di vigilanza sull’osservanza della legislazione sociale si confermano alcune tendenze emerse già nelle passate annualità in relazione ai diversi settori produttivi, pur in una situazione generale sostanzialmente buona rispetto ad altre province italiane. L’impegno del Servizio Ispezioni, anche in considerazione delle indicazioni ministeriali, è stato particolarmente intenso nel comparto turistico e alberghiero, in quello agricolo e nell’edilizia. Il settore turistico/alberghiero, nel periodo estivo, è stato interessato da un’intensa attività ispettiva rivolta alle strutture ricettive della riviera nelle quali sono state rilevate irregolarità prevalentemente in relazione allo svolgimento delle attività nei giorni festivi e nei fine settimana. Nel comparto agricolo, in particolare nei periodi di raccolta delle pesche e dell’uva, sono state rilevate irregolarità relative a la- voratori pensionati e a lavoratori extracomunitari privi di permesso di soggiorno; il fenomeno del caporalato è risultato però meno presente rispetto ad altre zone del paese. Importante l’attività congiunta intrapresa con l’INPS che ha riguardato il lavoro irregolare in occasione della raccolta del kiwi. Nel corso del 2007 sono stati rilevati casi di lavoro nero e/o grigio nelle aziende del settore “confezioni”, nelle quali è stata registrata la presenza sempre più massiccia di lavoratori cinesi che operano in condizioni di disagio all’interno di strutture prive di qualsiasi comfort e con orari ininterrotti. In relazione al settore calzaturiero sono state rilevate situazioni di irregolarità riferite però, nella quasi totalità dei casi, ad aziende con produzioni di livello medio-basso. Una nuova area di intervento ha riguardato il controllo e la verifica delle attività legate all’autolavaggio e al cibo da asporto (pizzerie), dove si sono riscontrate situazioni di irregolarità con presenza di personale non regolare soprattutto per l’attività di consegna a domicilio. L’edilizia è il settore nel quale l’attività di vigilanza continua ad essere più intensa; in tale comparto a livello nazionale sono in aumento gli infortuni e le morti bianche. In seguito all’entrata in vigore della legge 48 del 2006, le sanzioni da applicare sono divenute più severe: le imprese edili nelle quali si rileva la presenza in cantiere di una quota di personale irregolare pari al 20% rischiano la sospensione dell’attività da parte degli organi di vigilanza. Inoltre in questo settore sempre più “frammentato”, si registra l’aumento di lavoratori pseudo-artigiani che sono di fatto lavoratori dipendenti. In generale si può dire che il lavoro nero o irregolare e la scarsa sicurezza sono fenomeni che si rilevano anche nella nostra provincia, in parte a causa della presenza di aziende costituite da extracomunitari e di imprese provenienti da fuori regione, in prevalenza dal Sud Italia, non sempre rispettose delle regole. Grazie all’apporto di altri ispettori assunti in corso d’anno e aggiunti a quelli in forze, nel 2007 l’attività complessivamente espletata Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 imprese che operano nel settore dei servizi di pulizia, nel settore del trasporto pubblico, nel facchinaggio e nella logistica. Il tema degli infortuni nell’ambito dell’attività lavorativa è purtroppo più che mai attuale e le valutazioni che seguono, fornite con particolare disponibilità dall’Ufficio Comunicazione della sede INAIL di Forlì, sono sicuramente di notevole interesse per integrare con aspetti legati al livello di sicurezza sul lavoro le riflessioni precedenti. Anche se gli ultimi dati disponibili sono relativi al 2006, risultano comunque particolarmente utili nel delineare il fenomeno e le dinamiche territoriali che lo caratterizzano. In Emilia Romagna, in linea con il trend nazionale, si è registrata una flessione confortante negli infortuni (-1,7%) soprattutto se confrontata con il dato relativo all’occupazione che risulta in costante crescita. Nella nostra regione infatti il livello di occupazione risulta tra i più elevati a livello nazionale e il tasso di partecipazione al lavoro il migliore del Paese. In questo contesto si continua a registrare una crescita del settore dei Servizi e del Commercio a fronte di una lieve flessione dell’occupazione nei settori Agricoltura ed Industria (incluse le “Costruzioni”). Per quanto riguarda l’andamento degli infortuni, sempre a livello regionale, nel 2006 sono stati denunciati 133.232 infortuni. Il settore Costruzioni, nonostante la flessione occupazionale, registra il maggior numero di infortuni (12.860 casi denunciati), seguito da Trasporti (9.424), Industria dei Metalli L A V O R O è andata aumentando con risultati positivi sia sul fronte numerico (aziende visitate) sia dei contributi recuperati. In relazione ai flussi di ingresso di lavoratori extracomunitari, secondo i dati rilevati dallo Sportello Unico per l’Immigrazione, coordinato dal Responsabile della Direzione Provinciale del Lavoro, con la gestione operativa della Prefettura e aggiornati al 31/12/2007, rispetto a 2.165 quote di lavoratori non stagionali e 1.264 per quote di lavoratori stagionali previste per la provincia, sono state perfezionate 1.945 autorizzazioni per lavoratori non stagionali e 865 per lavoratori stagionali. I principali settori economici interessati sono stati quello turistico alberghiero, l’agricoltura e l’edilizia. Interessanti e significativi sono i dati forniti dalla DPL in relazione all’attività volta alla soluzione delle vertenze e dei conflitti di lavoro. Si conferma l’andamento positivo dei risultati ottenuti con riferimento al numero degli accordi di conciliazione raggiunti, pari al 75% rispetto alle vertenze trattate, da attribuire in gran parte al ruolo svolto dai membri delle Commissioni di Conciliazione di Forlì e di Cesena grazie quindi all’apporto della Presidenza, in capo alla DPL e al contributo delle parti sociali associazioni di rappresentanza dei datori di lavoro e dei lavoratori. Rispetto alle passate annualità si è registrato un ulteriore incremento della vertenzialità con accentuazione maggiore nel territorio forlivese; da segnalare inoltre l’acuirsi della conflittualità nel settore edile e nel terziario e quella riconducibile al fenomeno dei cambi d’appalto in 65 Camera di Commercio di Forlì-Cesena (8.190) e Industria Meccanica (6.992). Rispetto al 2005 gli infortuni sono aumentati dello 0,5% nella “Gestione per Conto dello Stato” (settore di gestione da parte dell’Istituto dell’assicurazione dei dipendenti statali), in diminuzione gli altri macrocomparti: Agricoltura -2,9%, Industria e Servizi -1,7%. CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI ORE AUTORIZZATE PROVINCIA DI FORLI’-CESENA - da gennaio a dicembre INTERVENTI ORDINARI INTERVENTI STRAORDINARI 2006 2007 var. % 2007/2006 2.322 2.590 0 Legno Alimentari var. % 2007/2006 2006 2007 +11,5 123.656 0 -100,0 0 - 0 0 - 31.551 30.372 -3,7 0 0 - 10.614 306 -97,1 61.290 81.656 +33,2 0 0 - 0 0 - 38.518 25.774 -33,1 50.789 51.312 +1,0 4.876 2.953 -39,4 0 0 - Vestiario, abbigl., arred. 21.519 25.058 +16,4 31.463 28.094 -10,7 Chimiche 14.278 9.492 -33,5 0 0 - Pelli e cuoio 79.416 61.059 -23,1 0 0 - Trasformaz. min. non met. 22.172 6.924 -68,8 0 0 - Carta e Poligrafiche 3.719 1.872 -49,7 0 0 - Edilizia (Impiantistica) 7.048 5.308 -24,7 22.640 24.760 +9,4 Energia elettrica e gas 0 0 - 0 0 - 799 0 -100,0 0 0 - Varie 0 0 - 0 0 - Tabacchicoltura 0 0 - 0 0 - Servizi 0 0 - 0 0 - 2.992 0 -100,0 0 2.757 - 239.824 171.708 -28,4 289.838 188.579 -34,9 60.348 46.611 -22,8 0 0 - 928 350 -62,3 0 0 - Industria Estrazione Lapidei 2.905 3.228 +11,1 0 0 - Industria Trasporto Lapidei 0 12.488 - 0 0 - Industria Edile 118.562 85.716 -27,7 26.196 0 -100,0 Totale gestione edilizia 182.743 148.393 -18,8 26.196 0 -100,0 0 0 - 0 0 - 422.567 320.101 -24,2 316.034 188.579 -40,3 Attività agricole industriali Estrattive Metallurgiche Meccaniche Tessili Trasporti e comunicazioni Agricoltura Totale gestione ordinaria GESTIONE EDILIZIA Artigianato Edile L A V O R O Artigianato Estrazione Lapidei COMMERCIO TOTALE GENERALE Fonte: I.N.P.S. Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 66 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 romagnolo di produzione e trasformazione ortofrutticola e avicunicola che raggruppa alcune tra le maggiori aziende italiane del settore. Esaminando infine, per dare una dimensione complessiva al fenomeno infortunistico a livello regionale e provinciale, l’indicatore di rischio 2006 “rapporto di gravità d’infortunio” (rapporto tra le giornate di lavoro perse a seguito di eventi lesivi ed il numero di lavoratori esposti) la provincia emiliano-romagnola con le conseguenze più gravi a seguito di eventi infortunistici risulta essere quella di Forlì-Cesena (con un indice pari al 3,93 contro il 3,05 medio regionale). Un altro elemento che può arricchire la riflessione sul mercato del lavoro provinciale e sulla dinamica per settore è l’andamento nel 2007 degli interventi di Cassa Integrazione Guadagni; va precisato però che i dati disponibili si riferiscono alle ore autorizzate dall’Istituto Nazionale Previdenza Sociale e non a quelle realmente effettuate. Le ore relative agli interventi di integrazione salariale ordinaria - autorizzate per contrazione o sospensione dell’attività produttiva, per situazioni aziendali dovute ad eventi transitori e non imputabili all’imprenditore o agli operai, determinate da situazioni temporanee di mercato - pari a 320.101, sono notevolmente diminuite rispetto al 2006 (-24,2%). Il calo è stato diffuso in tutti i settori ad eccezione del “vestiario, abbigliamento, arredamento”, delle “attività agricole industriali” e dell’ ”industria di estrazione lapidei” nei quali le ore autorizzate sono invece risultate in crescita. I settori con il maggior numero di ore autorizzate sono stati: “pelli e cuoio” (61.059) in calo rispetto allo stesso periodo del 2006 (23,1%), legno (30.372) in calo (-3,7%), “meccanica” (25.774) in calo (-33,1%), “vestiario, abbigliamento, arredamento” (25.058) in aumento (+16,4%). Nell’edilizia spiccano i valori in termini di ore dell’”industria edile” (85.716) in diminuzione (-27,7%) e dell’artigianato edile (46.611) in calo (-22,8%) L A V O R O In Emilia Romagna è stato registrato il 14% degli infortuni dell’intero Paese e la Regione si è collocata al secondo posto dopo la Lombardia (17%). Per quanto riguarda in particolare gli infortuni con esito mortale, si è registrata nel 2006 una diminuzione complessiva del 13,2%. A fronte di 119 eventi, 105 si sono verificati nei comparti Industria e Servizi, 12 in Agricoltura e 2 nella “Gestione per Conto dello Stato”. Il numero più elevato di casi è stato relativo al settore delle costruzioni, in particolare nella provincia di Bologna (9 casi), seguita da Ravenna (6) e Forlì-Cesena (4). Complessivamente gli infortuni denunciati in Provincia di Forlì-Cesena sono stati 11.781, dei quali 1.607 in Agricoltura (13,6%), 9.913 nei settori Industria e Servizi (84,1%), 261 nel settore “Gestione per Conto dello Stato” (2,2%). Sempre rispetto al dato complessivo degli infortuni, gli eventi mortali sono stati 14. Nel dato relativo al complesso degli infortuni, sono compresi gli infortuni stradali, ovvero infortuni occorsi sia nell’esercizio dell’attività lavorativa (spostamenti con mezzi aziendali, consegne, etc.) sia “in itinere” (nel tragitto casa-lavoro o tra due luoghi di lavoro). Nel 2006 gli infortuni stradali legati ad attività lavorativa in regione sono stati 17.958, di questi 17.539 hanno riguardato lavoratori dei settori Industria e Servizi e 419 dell’Agricoltura; in provincia gli infortuni su strada sono stati 1.748, 1.634 nei settori Industria e Servizi e 114 in Agricoltura. Per quanto riguarda invece “l’analisi specifica di settore”, nel periodo 2005/2006 in Emilia Romagna sono stati registrati i seguenti dati legati al “Settore Agricolo”: a fronte di 940 infortuni, 250 si sono verificati nella provincia di Forlì-Cesena. Ciò significa che il 26% circa degli infortuni denunciati in Regione nel settore in oggetto, si sono concentrati a Forlì - Cesena, mentre il restante 74% è da ripartirsi sulle altre province emilianoromagnole. Quella relativa alla provincia di Forlì-Cesena rappresenta l’incidenza di infortuni agricoli più alta in Regione, probabilmente a causa della rilevanza del polo 67 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Per quanto concerne la cassa integrazione straordinaria, concessa per crisi economiche settoriali o locali; per ristrutturazioni, riorganizzazioni o conversioni aziendali, si rileva nel complesso un calo sostenuto (-40,3%). I settori nei quali invece si è rilevato un aumento sono stati quello “alimentare” (+33,2%), “edilizia/impiantistica” (+9,4%), “meccanica” (+1%). L A V O R O La sintesi che segue, relativa ai principali risultati dell’Indagine Excelsior, consente di delineare le caratteristiche della domanda di lavoro delle imprese, premesso che la rilevazione è stata effettuata nei mesi di gennaio e febbraio 2007 e quindi gli imprenditori hanno espresso valutazioni e previsioni legate alla percezione contingente della congiuntura economica. I dati rilevati sono relativi all’universo delle imprese private iscritte al Registro delle Imprese con almeno un dipendente e comprendono le attività professionali iscritte in albi tenuti da ordini e collegi professionali; sono escluse dal campo di osservazione la Pubblica Amministrazione, la sanità e le unità scolastiche e universitarie pubbliche e le organizzazioni associative. I dati del settore agricolo-zootecnico, pur essendo compresi nel campo di osservazione, non sono stati considerati ai fini delle valutazioni che seguono. I risultati riferiti alla provincia evidenziano alcuni elementi di rilievo quali il ridimensionamento delle previsioni di assunzione per il 2007 con un tasso di variazione più basso rispetto a quello 2006, il calo delle assunzioni di personale stagionale, un maggior peso, tra le forme contrattuali, dei contratti a tempo determinato, con una evoluzione, dal 2001, in forte aumento. Con riferimento alle assunzioni per livello di istruzione, si ridimensiona l’incidenza dell’istruzione professionale e secondaria e cresce invece quella del titolo di studio della scuola dell’obbligo; stabile la laurea. Le imprese che assumeranno sono state stimate pari al 30% del totale, percentuale in aumento rispetto alla media del triennio precedente; questo dato si prevede più alto se confrontato con la regione (28,3%) e con l’Italia (26,5%). Il 64,6% delle imprese ha dichiarato l’intenzione di non assumere neppure in presenza di condizioni OCCUPAZIONE DIPENDENTE Serie storica dei tassi di variazione (%) 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 FORLI’-CESENA +4,5 +4,3 +3,4 +2,0 +1,6 +1,2 +0,5 EMILIA-ROMAGNA +3,9 +3,1 +2,7 +1,3 +0,9 +1,0 +0,8 ITALIA +3,9 +3,2 +2,4 +1,3 +0,9 +0,9 +0,8 Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro - Sistema Informativo Excelsior 2007 Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 68 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena l’istruzione, sanità privata e studi professionali (+2%) e gli alberghi, ristoranti, servizi di ristorazione e servizi turistici (+0,7%). Per quanto attiene la dimensione delle imprese, quelle da 1 a 9 dipendenti che fin dal 2001, con un tasso di variazione pari a +8,9%, avevano sostenuto la crescita occupazionale, per la prima volta nel 2007, a livello provinciale, saranno quelle con il tasso di variazione più basso (-0,1%); le imprese con dipendenti da 10 a 49 registrano invece il tasso più “alto”, +0,9%. Le previsioni di assunzioni di personale stagionale risultano in calo rispetto al 2006, infatti da 5.320 unità si è passati a 4.330, di cui 2.060 destinati all’industria alimentare e delle bevande, 1.010 ad alberghi, ristoranti e servizi turistici e 830 al commercio. Si conferma la diminuzione, in atto da anni, dei contratti a tempo indeterminato, con percentuali che passano dal 66,2% del 2001 al 28,8% attuale. A questo dato si contrappone il forte aumento di quelli a tempo determinato: dal 14,7% del 2001 al 63,1% del 2007. In calo l’apprendistato (dal 7,0% al 6,8%). Se esaminiamo i dati 2006 rileviamo che il 51,7% delle imprese provinciali ha utilizzato contratti temporanei, dato in aumento rispetto al 2005 (47,9%), e superiore a quanto si riscontra in regione (50,5%) e in Italia (42,5%). Il 14,5% delle imprese ha ospitato personale in tirocinio/stage (13,3% nel 2005). diverse (minore pressione fiscale, minore costo del lavoro, facilità di reperimento di personale in zona), a causa di difficoltà e incertezze del mercato o perché dispone di un organico al completo o sufficiente; solo il 5,4% assumerebbe se il contesto generale risultasse diverso. In valori assoluti si assiste ad una diminuzione dei nuovi posti di lavoro previsti dalle imprese della provincia: 430 contro i 1.000 del 2006. Questo dato è determinato dalla differenza tra 7.550 entrate e 7.120 uscite (i dati sono arrotondati alla decina); il saldo anche in regione e in Italia è positivo però più basso rispetto a quello 2006. Il tasso di variazione dell’occupazione dipendente, previsto in provincia per il 2007, è pari al +0,5% (in calo rispetto al +1,2% del 2006), leggermente più basso rispetto a quello relativo all’Emilia-Romagna (+0,8%) e all’Italia (+0,8%); confrontando la dinamicità occupazionale in regione si rileva che il tasso di variazione, per la nostra provincia, è tra i più bassi, il ridimensionamento della crescita tuttavia, evidente e progressivo a partire dal 2001 (4,5%), si riscontra anche a livello regionale e nazionale. I settori con i tassi di crescita più elevati sono, relativamente all’industria e costruzioni (complessivamente +1%), la produzione di macchine elettriche ed elettroniche e mezzi di trasporto (+2,3%), le industrie dei metalli (+1,7%) e la fabbricazione di macchinari industriali ed elettrodomestici (+1,2%); nei servizi (complessivamente stabili), 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Tempo indeterminato 66,2 55,8 48,8 50,8 35,2 34,3 28,8 Tempo determinato 14,7 27,8 30,5 37,5 51,6 50,2 63,1 CFL /contratto inserimento 11,4 9,9 11,5 3,3 *n.d. 1,3 0,6 Apprendistato 7,0 4,6 7,7 7,9 10,8 13,9 6,8 Altri contratti 0,7 1,9 1,5 0,5 *2,4 0,4 0,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 3,5 9,6 8,5 9,3 11,3 20,5 13,6 TOTALE di cui Part-time L A V O R O TIPOLOGIE CONTRATTUALI Provincia di Forlì-Cesena composizione % delle assunzioni per tipo di contratto Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro - Sistema Informativo Excelsior 2007 Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 69 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Di difficile reperimento risultano gli operai metalmeccanici, gli specializzati nelle lavorazioni alimentari, del legno e tessili, i tecnici nell’amministrazione e nelle attività finanziarie e commerciali, personale qualificato nelle attività turistiche ed alberghiere, i conduttori di veicoli e macchinari mobili, ecc. Il titolo di studio più richiesto è quello della scuola dell’obbligo (47,6%), con un’incidenza superiore a quella della regione (36,6%) e dell’Italia (38,6%) e in forte crescita rispetto al triennio precedente (la media del triennio è pari al 36,7%); più basse rispetto ad Emilia-Romagna e Italia anche le percentuali di assunzioni con diploma superiore e titolo universitario. Gli indirizzi più richiesti a livello universitario sono economico, sanitario e paramedico, linguistico, chimico e farmaceutico, ingegneria elettronica e dell’informazione. A livello secondario invece troviamo richiesta nel campo amministrativo-commerciale, meccanico e turisticoalberghiero; la qualifica professionale con più domanda è quella meccanica. L A V O R O Riguardo alle figure professionali più richieste troviamo, tra le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione, gli specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie; nelle professioni tecniche, i tecnici dell’amministrazione e dell’organizzazione, dei rapporti con i mercati e delle scienze ingegneristiche; tra gli impiegati, il personale addetto alla gestione degli stock, degli approvvigionamenti e dei trasporti, il personale di segreteria ed operatori su macchine d’ufficio, i cassieri e gli addetti allo sportello. Nelle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi si distinguono gli addetti alle vendite al minuto e alla ristorazione, e personale qualificato nei servizi personali e sanitari; tra gli operai specializzati soprattutto i meccanici, montatori e manutentori di macchine, poi i fonditori, saldatori, gli operai agricoli specializzati e quelli addetti alle lavorazioni alimentari; tra i conduttori di impianti, i conduttori di veicoli a motore; infine, tra il personale non qualificato, addetti in agricoltura, nei servizi di pulizia, di lavanderia ecc.. 70 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 I I MPRENDITORIALITÀ Il 2007 è stato complessivamente un anno di crescita economica, anche se sono via via emerse nel quadro internazionale - riflettendosi a livello nazionale e infine locale - una serie di difficoltà che ne hanno causato il rallentamento, e che si prevede peseranno ulteriormente sullo sviluppo a breve termine. I dati relativi alla dinamica del sistema imprenditoriale locale segnalano, come già per gli anni precedenti, una crescita molto moderata, riconfermando sostanzialmente la situazione di stabilità dell’anno precedente. La provincia di Forlì-Cesena, come già rilevato più volte, è caratterizzata da una diffusa imprenditorialità. Se si osserva il rapporto fra abitanti e imprese attive si può notare come questo sia decisamente elevato: un’impresa ogni 9,2 abitanti, contro una ogni 9,8 in regione e una ogni 11,4 a livello nazionale. mere, alla fine del 2007 le imprese “registrate” presso la Camera di Commercio di Forlì-Cesena sono risultate 45.577, delle quali 41.107 attive. Nel corso dell’anno si sono iscritte 3.285 imprese e ne sono cessate 3.139. Rispetto allo scorso anno sono aumentate sia le iscrizioni sia le cessazioni. Le imprese attive hanno fatto rilevare un contenuto aumento rispetto al 2006: l’incremento (+0,4%) è stato analogo à quello regionale e lievemente superiore a quello nazionale (+0,3%). Gli aumenti calcolati al netto del settore agricolo mostrano per la provincia di Forlì-Cesena un incremento dello 0,5%, appena inferiore a quello regionale (+0,6%) e in misura maggiore a quello nazionale (+1%). Secondo le analisi che seguono, che escludono il settore agricolo in quanto presenta dinamiche e caratteristiche particolari, le imprese Secondo Movimprese, banca dati di Infoca- attive sono risultate 32.278. La movimentaIMPRENDITORIALITA’ imprese attive 31/12/2007 Forlì-Cesena Emilia-Romagna Italia imprese ogni 1.000 abitanti abitanti per impresa 41.107 108,8 9,2 429.617 101,7 9,8 5.174.921 87,5 11,4 I M P R E N D I T O R I A L I T À Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: Movimprese (Infocamere) e Istat (* Bilancio demografico 2006) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 71 Camera di Commercio di Forlì-Cesena CONSISTENZA DELLE IMPRESE ATTIVE FORLI’-CESENA Anno 2006 EMILIA ROMAGNA variazione % Anno 2007 su Anno 2006 Anno 2007 Anno 2006 Anno 2007 ITALIA variazione % Anno 2007 su Anno 2006 Anno 2006 Anno 2007 variazione % Anno 2007 su Anno 2006 Sezioni di attività economica A Agricoltura B Pesca C Estrazione di minerali D Manifatturiera E Energia F Costruzioni 8.829 -0,2 72.479 71.990 -0,7 935.127 910.952 -2,6 93 93 +0,0 1.739 1.806 +3,9 11.627 11.689 +0,5 27 25 -7,4 223 218 -2,2 4.151 4.012 -3,3 5.080 5.040 -0,8 57.879 57.444 -0,8 636.219 628.468 -1,2 27 35 +29,6 203 202 -0,5 3.160 3.357 +6,2 6.337 6.458 +1,9 72.092 73.959 +2,6 750.324 775.886 +3,4 G Commercio e rip. autoveicoli 9.125 9.113 -0,1 97.869 97.497 -0,4 1.423.804 1.417.277 -0,5 H Alberghi e ristoranti 2.024 2.036 +0,6 21.657 21.684 +0,1 258.849 263.499 +1,8 I Trasporti, magazz. e comunicaz. 2.015 1.934 -4,0 19.592 18.811 -4,0 193.445 189.300 -2,1 J Interm.monetaria e finanziaria 684 684 +0,0 8.490 8.529 +0,5 101.741 104.337 +2,6 4.386 4.589 +4,6 52.821 54.596 +3,4 545.343 564.945 +3,6 Att.immobil., K noleggio, informatica e ricerca L Pubblica amm.ne 0 0 - 0 0 - 0 0 - 95 97 +2,1 1.169 1.191 +1,9 18.076 18.578 +2,8 172 175 +1,7 1.621 1.663 +2,6 23.276 24.326 +4,5 1.948 1.913 -1,8 19.267 19.174 -0,5 224.896 226.897 +0,9 0 0 - 0 0 - 0 0 - 95 86 -9,5 834 853 +2,3 28.240 31.398 +11,2 TOTALE 40.958 41.107 +0,4 427.935 429.617 +0,4 5.158.278 5.174.921 +0,3 TOTALE (esclusa Sez. A - Agricoltura) 32.108 32.278 +0,5 355.456 357.627 +0,6 4.223.151 4.263.969 +1,0 Società di capitale 4.528 4.847 +7,1 65.210 68.404 +4,9 702.867 747.094 +6,3 Società di persone 8.331 8.305 -0,3 82.137 81.295 -1,0 852.573 848.628 -0,5 18.478 18.334 -0,8 200.539 200.169 -0,2 2.572.021 2.568.570 -0,1 771 792 +2,7 7.570 7.759 +2,5 95.690 99.677 +4,2 Società di capitale 101 113 +11,9 662 702 +6,0 7.578 8.093 +6,8 Società di persone 967 955 -1,2 8.999 8.925 -0,8 52.471 52.526 +0,1 7.701 7.686 -0,2 62.135 61.689 -0,7 864.224 839.237 -2,9 81 75 -7,4 683 674 -1,3 10.854 11.096 +2,2 M Istruzione I M P R E N D I T O R I A L I T À 8.850 N Sanità e altri serv. sociali O Altri serv.pubblici, sociali e personali P Serv. domestici attività non Nc classificate Natura giuridica (esclusa Sez. A - Agricoltura) Ditte individuali Altre forme Natura giuridica (Sez. A - Agricoltura) Ditte individuali Altre forme Fonte: Movimprese (Infocamere) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 72 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena zione nel corso dell’anno in esame è stata la seguente: 2.893 iscrizioni e 2.691 cessazioni. Agricoltura e pesca 21,7% Servizi ed altro 18,4% Trasporti 4,7% Industria e costruzioni 28,1% Alberghi e ristoranti 5,0% Commercio 22,2% ta il 28,2%. Prosegue la diminuzione delle imprese agricole (-0,2%), anche se con un tasso minore di quello regionale (-0,7%) e soprattutto nazionale (-2,6%). Passando all’analisi delle forme giuridiche delle imprese attive (escludendo le imprese agricole) i dati evidenziano la crescita delle società di capitale (+7%), che rappresentano il 15% delle imprese non agricole. L’aumento del 2007 è risultato maggiore sia ANDAMENTO DELLE IMPRESE ATTIVE (esclusa Agricoltura) 25 indice (1996=100) 20 15 10 05 00 1997 1998 1999 2000 2001 Forlì - Cesena 2002 2003 Emilia - Romagna 2004 2005 2006 2007 I M P R E N D I T O R I A L I T À Osservando i settori più rilevanti, quanto a numerosità di imprese, l’incremento più significativo è stato quello delle “attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca” (+4,6% rispetto al 2006), comparto in cui opera il 14,2% delle imprese attive non agricole. All’interno di questo composito settore, la crescita maggiore ha riguardato le attività immobiliari (+5,6%), seguite dalle “altre attività professionali e imprenditoriali” (+4,5%). Segue il settore del noleggio col 3,3%. Un settore più “avanzato” come quello dell’”informatica e attività connesse” ha registrato una flessione dello 0,5%, stabile invece l’andamento del settore “ricerca e sviluppo”. Segue poi il settore delle costruzioni, che costituisce il 20% del totale delle imprese non agricole e ha registrato una crescita dell’1,9%. Occorre ricordare che questo settore è interessato da un fenomeno di polverizzazione, in cui la presenza di numerose micro-imprese spesso nasconde situazioni effettive di lavoro parasubordinato. Per le attività manifatturiere - 15,6% delle imprese - si registra invece una moderata flessione (-0,8%); situazione di stagnazione anche per le imprese del commercio e riparazione di autoveicoli (-0,1%), settore che rappresen- Imprese attive della provincia di Forlì-Cesena per settore al 31/12/2007 Italia Fonte: Infocamere (Movimprese) Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 73 I M P R E N D I T O R I A L I T À Camera di Commercio di Forlì-Cesena 74 di quello regionale (+4,9%) sia di quello nazionale (+6,3%), riprendendo così il processo di riduzione del differenziale di incidenza delle società di capitale della nostra provincia rispetto a quanto si rileva negli altri ambiti territoriali, dopo la battuta d’arresto dell’anno precedente. A fronte dell’incidenza provinciale del 15%, quella regionale è pari al 19,1% e quella nazionale al 17,5%. Le ditte individuali, pari al 56,8% delle imprese (56% in regione, 60,2% in Italia), sono diminuite dello 0,8%. Le società di persone sono diminuite dello 0,3% (-1% in regione, -0,5% in Italia. Complessivamente i tassi di crescita delle imprese registrate relativi al 2007 (elaborati al netto dell’agricoltura e depurati dall’effetto prodotto dalle cancellazioni d’ufficio introdotte dalla recente normativa sul Registro Imprese) evidenziano per la provincia un andamento leggermente più dinamico di quello regionale (rispettivamente +0,82% e +0,75%), ma meno di quello nazionale (+1,38%). Fra i fenomeni da osservare che possono aggiungere elementi di riflessione utili a definire meglio il quadro generale va sicuramente evidenziato quello degli imprenditori stranieri, cioè nati al di fuori dei confini nazionali. Secondo i dati elaborati da Infocamere, le persone con cariche, nate in un Paese extracomunitario, sono quasi raddoppiate fra il 30 settembre 2000 e il 30 settembre 2004, passando da 922 a 1.776; sono cresciute di oltre il 16% da quest’ultima data al 30 settembre 2005 e hanno registrato un ulteriore aumento del 18,2% al 30 settembre 2006. Al 30 settembre 2007 la loro consistenza è di 2.514 unità. Rispetto all’anno precedente l’incremento è stato del 2,6%, il che potrebbe forse essere un segnale del fatto che il fenomeno si sta assestando intorno a un livello dimensionale più stabile; si tratta comunque ancora di una crescita superiore a quella dell’intera compagine imprenditoriale, pari solo allo 0,5%. Va inoltre tenuto conto del passaggio dopo il 1° gennaio 2007 di Bulgaria e Romania nel gruppo dei Paesi comunitari, i quali infatti nel 2007 hanno registrato una crescita (+51,6%) molto superiore a quella dell’anno precedente (+5,9%). Rispetto al numero totale degli extracomu- nitari con cariche, 1.736 sono da riferirsi ad imprese individuali, gestite quindi da imprenditori extracomunitari, 539 operano in società di persone, 187 in società di capitale. I paesi di nascita più ricorrenti sono, oltre alla Svizzera con 411 persone, l’Albania con 469, il Marocco con 264, la Cina con 239 e la Tunisia con 209; va inoltre considerata la Romania, che conta 220 persone. I settori economici nei quali la presenza di extracomunitari è più rilevante sono in ordine di importanza: costruzioni; commercio; attività manifatturiere; attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca; alberghi e ristoranti; trasporti, magazzinaggio e comunicazioni. Da evidenziare anche il ruolo dell’imprenditoria femminile nel tessuto produttivo locale che è oggetto di uno specifico monitoraggio da parte di Infocamere. A partire dal 2003 sono infatti disponibili anche i dati relativi alle imprese femminili presenti nel Registro Imprese delle Camere di Commercio e individuate secondo quanto previsto dalla legge 215/92 e successive precisazioni. Al 30 giugno 2007 in provincia sono risultate attive 8.549 imprese femminili su un totale di 41.018 imprese, corrispondenti al 20,8%; incidenza lievemente superiore a quella regionale (20,2%), ma inferiore a quella nazionale (24%). Per quanto riguarda la disaggregazione per settore di attività, in provincia il 28,6% delle imprese femminili appartiene al commercio ed il 21,8% all’agricoltura. Seguono, in ordine di importanza, il settore manifatturiero e quello definito “Altri servizi pubblici, sociali e personali” (Settore “0” della codifica Ateco) rispettivamente col 12% e l’11,6% sul totale delle imprese femminili (in quest’ultimo settore sono codificate diverse attività di servizi alla persona). Segue il variegato settore K “Attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca” con l’11,3% e “Alberghi e Ristoranti” con l’8%. Se si prendono in considerazione i primi 6 settori in ordine di importanza, che raggruppano il 93,3% delle imprese femminili della provincia, quello più femminilizzato è il citato “O” con oltre la metà delle imprese totali esistenti in provincia (51,4%). La femminilizzazione di questo settore è leggermente auRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena E’ possibile valutare l’impresa femminile anche relativamente al grado di presenza femminile, cioè alla percentuale di quote possedute da donne quando si tratta di forme societarie. Vengono previsti tre gradi di presenza crescenti: “maggioritaria”, “forte” ed “esclusiva”. Sul totale delle imprese individuate come “femminili” il 92,1% è a presenza “esclusiva”, il 7,1% “forte” e solo lo 0,8% “maggioritaria”. Se si escludono le imprese individuali, per le quali ovviamente esiste solo la modalità “esclusiva”, in quanto l’analisi viene fatta sulle titolari di impresa, le imprese femminili possedute da donne in forma esclusiva sono il 76,6% per le società di persone, il 76% per le società di capitali ed il 31,3% per le cooperative della provincia. In Regione ed in Italia è ancor più accentuato l’elemento della esclusività, ad eccezione delle società di capitale in Emilia-Romagna, dove il numero d’imprese a presenza esclusiva femminile è pari solo al 70,8%. Infine, un altro dato utile da esaminare per avere un’idea più chiara della struttura imprenditoriale locale è quello della distribuzione delle persone con cariche per classi di età. Ripartendo le persone secondo tre classi d’età – minore di 30 anni, fra 30 e 49 anni, 50 anni e oltre - in tutti e tre gli ambiti territoriali (provinciale, regionale e nazionale) la classe d’età più numerosa è quella centrale, ovvero fra i 30 e i 49 anni, seguita da quella degli over-50, mentre la classe degli under-30 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 è la meno rappresentativa. Il dato può destare qualche preoccupazione per il futuro sul piano del ricambio generazionale delle imprese, d’altra parte riflette un fenomeno più generale, ovvero l’invecchiamento complessivo della popolazione. Ciò detto, la situazione non appare così negativa; il fatto che la classe d’età più numerosa sia quella fra i 30 e i 50 anni mostra che negli ultimi anni sono entrate molte forze nuove all’interno del tessuto imprenditoriale. In provincia la classe degli under-30, in sostanza l’imprenditoria giovanile, ammonta al 5,1% delle persone con cariche; la presenza dei più giovani è sostanzialmente analoga a livello regionale (5,2%), mentre è superiore a livello nazionale (6,3%). Per quanto riguarda la classe dei 30-49 anni, il territorio provinciale presenta l’incidenza minore, pari al 48,2%, mentre in regione si ha il 49,4% e in Italia il 50,9%. Gli ultra-cinquantenni rappresentano invece il 46,6% del totale in provincia, il 45,4% in regione e il 42,7% in Italia. Dai dati appare dunque che la struttura imprenditoriale provinciale è un po’ più “anziana” di quella regionale e nazionale. Imprenditori per classe di età al 30/9/2007 valori assoluti indici di composizione Forlì-Cesena n.c. <30 anni 30-49 anni >=50 anni TOTALE 18 3.539 33.310 32.184 69.051 0,0% 5,1% 48,2% 46,6% 100,0% 76 37.620 356.078 327.701 721.475 0,0% 5,2% 49,4% 45,4% 100,0% 12.325 501.121 4.057.497 3.407.087 7.978.030 0,2% 6,3% 50,9% 42,7% 100,0% Emilia-Romagna n.c. <30 anni 30-49 anni >=50 anni TOTALE Italia n.c. <30 anni 30-49 anni >=50 anni TOTALE I M P R E N D I T O R I A L I T À mentata nell’ultimo anno: era il 50,9% al 30 giugno 2006. L’analisi delle imprese femminili per natura giuridica mostra come il 68,2% siano imprese individuali, il 24% società di persone e solo il 6,6% società di capitali (la loro incidenza però è in aumento: erano il 6% al 30 giugno 2006). Nel territorio operano anche 80 cooperative “femminili” (0,9%). Il confronto col dato regionale e nazionale vede nella provincia di Forlì-Cesena una minore incidenza delle società di capitali ed una maggiore delle società di persone rispetto al resto del territorio: infatti le prime in Regione sono il 9,8% ed in Italia l’8,8%, mentre le società di persone sono rispettivamente il 21,4% ed il 19,6%. Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi Camera di Commercio di Forlì-Cesena 75 Camera di Commercio di Forlì-Cesena SIMET: Le rappresentazioni grafiche riportate in questa pagina sono ottenute tramite SIMET - Sistema Integrato di Monitoraggio dell’Economia e del Territorio - strumento di analisi realizzato dalla Ca- mera di Commercio di Forlì-Cesena e sviluppato dalla sua azienda speciale CISE. Si tratta solo di un esempio delle potenzialità di elaborazione e di analisi attualmente disponibili. Società di capitale I-286 – Imprese attive 3.450 3.750 4.050 3.150 2.850 2.550 4.350 4.650 4.950 Numero delle imprese attive Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2006 Natura giuridica: Società di Capitale Analisi nel periodo 2000-2006 Valore nell’anno 2006: 4.629 imprese Valore minimo nel periodo: 2.800 imprese (anno 2000) Valore massimo nel periodo: 4.629 imprese (anno 2006) Valore medio nel periodo: 3.767 imprese Deviazione standard nel periodo: 663 76 Territorio: Province Emilia-Romagna Periodo di riferimento: 2006 Natura giuridica: Società di Capitale 22,50 20,50 18,50 16,50 14,50 12,50 10,50 8,50 Rimini Forlì-Cesena Ravenna Ferrara Bologna Modena Reggio Emilia Parma 6,50 Piacenza Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2000-2006 Natura giuridica: Società di Capitale I - 286 - Incidenza% - Imprese attive (%) I M P R E N D I T O R I A L I T À Incidenza % delle Società di capitale Rapporto percentuale tra le imprese con natura giuridica Società di Capitale ed il totale delle imprese Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Imprese attive per Macrosettore Per ogni macrosettore, il valore assoluto delle imprese attive viene messo in correlazione con la variazione % di medio periodo (5 anni) delle imprese attive. Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2006 Natura giuridica: Società di Capitale Incidenza % delle Società di capitale relativamente ai Macrosettori Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2006 Natura giuridica: Società di Capitale 21,76 20 -20 -60 -100 0 500 1.000 Macrosettori 2.000 Industria 13,60 10,88 8,16 5,44 2,72 0,00 Commercio e Turismo Costruzioni Industria Servizi e Altro Costruzioni 16,32 Agricoltura e Pesca Agricoltura e Pesca Commercio e Turismo 1.500 19,04 Modalità di lettura dei cruscotti Il valore dell’indicatore nel 2006, indicato dalla freccia, è posto in relazione con l’intervallo dei valori assunti dal 1995 al 2006 (corona grigia esterna al cruscotto); la colorazione indica i valori positivi (verde), negativi (rosso), normali (giallo) assumibili dall’indicatore. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 I M P R E N D I T O R I A L I T À 60 I - 286 - Incidenza% - Imprese attive (%) I - 286 - Imprese attive al 31.12.2006 100 77 I M P R E N D I T O R I A L I T À Camera di Commercio di Forlì-Cesena 78 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 te al Registro della Camera di Commercio di Forlì-Cesena 8.903 A G R I COLTURA. imprese agricole, che rappresentano il 12,3% delle imprese agricole della regione. Su 100 aziende attive, il 21,6% è rappresentato da imprese agricole. In regione presentano valori superiori le province di Ravenna, Ferrara e Piacenza. Rispetto allo stesso periodo del 2006 il numero delle imprese agricole è IMPRESE AGRICOLE E TOTALE IMPRESE - Situazione al 30/9/2007 IMPRESE AGRICOLE TOTALE IMPRESE Imprese agricole ogni 100 imprese della provincia Indice di composizione agricoltura sul totale regionale Indice di composizione totale imprese sul totale regionale Piacenza 6.305 28.461 22,2% 8,7% 6,6% Parma 7.302 43.012 17,0% 10,1% 10,0% Reggio Emilia 8.075 53.698 15,0% 11,2% 12,5% Modena 10.149 68.903 14,7% 14,0% 16,0% Bologna 11.238 88.293 12,7% 15,6% 20,5% Ferrara 8.302 35.150 23,6% 11,5% 8,2% Ravenna 9.353 38.313 24,4% 12,9% 8,9% Forlì-Cesena 8.903 41.235 21,6% 12,3% 9,6% Rimini 2.612 33.753 7,7% 3,6% 7,8% 72.239 430.818 16,8% 100,0% 100,0% 918.851 5.181.660 17,7% - - EMILIA-ROMAGNA ITALIA P E S C A L’annata agraria 2007 si può considerare positiva, come già quella del 2006, soprattutto se confrontata con le due pessime del 2005 e 2004. Prima di passare all’esame dettagliato dell’andamento delle principali coltivazioni ed allevamenti si procede alla consueta analisi di alcuni dati del Registro Imprese. Alla fine del terzo trimestre 2007 risultano iscrit- E A A GRICOLTURA E PESCA A G R I C O L T U R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: Stock View (Infocamere) Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 79 Camera di Commercio di Forlì-Cesena diminuito dello 0,3%, inferiore al dato regionale (-1,1%) e a quello nazionale (-2,5%). Nell’ultimo anno la diminuzione del settore agricolo è stata meno accentuata del recente passato. Nel complesso degli altri settori, escludendo quindi l’agricoltura, le imprese sono aumentate di un +1,1% in provincia, analogo al dato nazionale e lievemente inferiore a quello regionale (+1%). Se si analizza la struttura delle aziende agricole iscritte al Registro distinte per natura giuridica, in provincia di Forlì-Cesena l’87,2% è costituito da ditte individuali; incidenza maggiore del dato regionale (85,8%), ma nettamente inferiore a quello nazionale (92,2%). La forma societaria è rappresentata in provincia per l’1,2% da società di capitali e per il 10,8% da società di persone; il restante 0,9% è costituito da consorzi e cooperative. Va segnalato che l’incidenza delle società di capitali, nelle imprese agricole della provincia, è superiore, seppur di poco, sia al dato regionale (1%) che a quello nazionale (0,9%). Se si confronta la struttura della natura giuridica delle imprese agricole col totale delle Imprese per natura giuridica al 30/9/2007 attività, in agricoltura si ha una netta prevalenza delle imprese individuali e delle forme societarie più semplici, quali la società di persone; tutto ciò conferma la caratteristica dell’agricoltura non solo provinciale, basata soprattutto sull’impresa diretto-coltivatrice a carattere famigliare. Dallo stesso Registro si possono avere informazioni anche sugli imprenditori come ad esempio l’età, elemento non secondario per valutare il grado di ricambio e di propensione all’innovazione. Suddividendo gli imprenditori per classe di età possiamo avere i più giovani, fino a 29 anni, i meno giovani, dai 30 ai 49 anni, che definiremo “adulti” e, infine, quelli con 50 anni e oltre, gli “anziani”. Il confronto nello spazio mostra, fra gli imprenditori agricoli, una percentuale di “giovani” in provincia pari al 2,1%, inferiore alla Regione (2,5%) e all’Italia (4%). Se si esamina il complesso di tutte le attività economiche della provincia, i “giovani” sono il 5,2%, analogo il dato regionale, mentre in Italia i “giovani” rappresentano il 6,4%. L’incidenza di questa classe, sia in agricoltura che nel complesso delle attività economiche, è, anche per il Imprenditori per classe di età al 30/9/2007 Tutte le attività Forlì-Cesena società di capitale Società di persone Imprese individuali Altre forme TOTALE 11,9% 22,5% 63,5% 2,1% 100,0% 1,2% 10,8% 87,2% 0,9% 100,0% Emilia-Romagna società di capitale Società di persone Imprese individuali Altre forme TOTALE 16,0% 21,1% 61,0% 2,0% 100,0% 1,0% 12,3% 85,8% 0,9% 100,0% Agricoltura Forlì-Cesena <30 anni 30-50 anni >50 anni TOTALE 5,2% 48,2% 46,6% 100,0% 2,1% 29,1% 68,8% 100,0% Emilia-Romagna <30 anni 30-50 anni >50 anni TOTALE 5,2% 49,4% 45,4% 100,0% 2,5% 29,1% 68,4% 100,0% Italia <30 anni 30-50 anni >50 anni TOTALE 6,4% 50,9% 42,7% 100,0% 4,0% 33,8% 62,2% 100,0% A G R I C O L T U R A E P E S C A Tutte le attività Agricoltura Italia società di capitale Società di persone Imprese individuali Altre forme TOTALE 14,4% 17,4% 66,0% 2,1% 100,0% Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica Camera di Commercio di Forlì-Cesena 80 0,9% 5,7% 92,2% 1,2% 100,0% Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 PRODUZIONE LORDA VENDIBILE - PROVINCIA DI FORLI’-CESENA Annata 2006 - Variazione su annata precedente per grandi comparti COLTIVAZIONI ERBACEE COLTIVAZIONI LEGNOSE PRODOTTI ZOOTECNICI TOTALE GENERALE prezzi +15,6% +11,1% +17,4% +15,4% plv +15,2% +4,0% +30,1% +19,5% volume fisico -0,3% -6,9% +11,6% +3,8% Fonti: Servizio Agricoltura e Spazio Rurale e Ufficio Prezzi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena E dalle attività agricole. Di conseguenza continua a mancare il ricambio generazionale aggravando sempre più la tendenza all’invecchiamento di questa classe imprenditoriale. Il nuovo assetto dell’U.E., l’inarrestabile processo di globalizzazione dei mercati e l’affacciarsi sulla scena internazionale di nuovi competitori rende sempre più difficile il confronto con un mercato, che, specie per le produzioni “di massa”, lascia ben poco spazio di manovra a chi già opera con ristretti margini. Per superare il confronto diretto con la concorrenza le scelte produttive degli imprenditori agricoli della nostra provincia cercano di indirizzarsi, ovunque sia possibile (vino, olio, frutta, recentemente grano e farine, ecc.), verso la ricerca della miglior qualità, la tipizzazione e la valorizzazione dei marchi (“nettarine di Romagna”, vini DOC e DOCG, olio DOP “colline di Romagna”, ecc.). La strada appare ancora lunga e faticosa ma si ha fiducia nel fatto che per le nostre aziende agrarie possano venire nuove opportunità dall’esigenza di reperire fonti di energia A G R I C O L T U R A 2007, in calo rispetto allo scorso anno in tutti i territori analizzati. La classe intermedia, dai 30 ai 50 anni, rappresenta il 29,1% degli imprenditori agricoli della provincia, analogo al dato regionale e inferiore a quello nazionale (33,8%). Nel complesso delle attività tale classe rappresenta il 48,2% degli imprenditori forlivesi e qualche punto in più in Regione ed in Italia. In provincia il restante 68,8% è rappresentato da imprenditori agricoli appartenenti alla classe degli “anziani”, valore superiore a quello regionale (68,4%), e, ancor più, al dato nazionale (62,2%). Se si considerano tutte le attività, la percentuale di imprenditori con più di 50 anni, in provincia è del 46,6%, in regione del 45,4% e in Italia del 42,7%. Anche in virtù del favorevole andamento dei prezzi dei prodotti agricoli, a decorrere dalla metà dell’anno, il valore dei terreni agricoli è apparso in leggera ripresa. L’ultimo biennio ha risollevato i magri bilanci delle aziende agrarie ma le incertezze circa il futuro del comparto continua a tener lontani i giovani P E S C A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 1 La stima della produzione lorda vendibile è stata fatta dall’Ufficio Statistica e Studi della Camera di Commercio di Forlì-Cesena, grazie anche alla fattiva collaborazione del Servizio Agricoltura dell’Amministrazione Provinciale, dei Servizi Veterinari delle due ASL, dell’Associazione Interprovinciale Allevatori e all’apporto di numerosi operatori del settore fra i quali in particolare i responsabili delle Commissioni camerali per le rilevazioni dei prezzi pubblicati sul Listino Settimanale. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 81 A G R I C O L T U R A E P E S C A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 82 rinnovabili e non inquinanti derivanti dalle produzioni agricole, alternative all’impiego delle tradizionali fonti quali petrolio e gas naturale. Prima di passare all’analisi dettagliata delle varie coltivazioni e dei principali allevamenti si forniscono di seguito i dati relativi alla produzione lorda vendibile realizzata dalle aziende agricole della provincia di Forlì-Cesena. In base alla stima della produzione agricola provinciale, fatta congiuntamente con l’Assessorato Provinciale all’Agricoltura e sulla base dei prezzi alla produzione rilevati nel corso dell’anno dall’Ufficio Prezzi della Camera di Commercio di Forlì-Cesena, il valore complessivo della produzione provinciale (+19,5% rispetto al 2006) è stato di 614 milioni di euro. Essa risulta così distribuita nei tre grossi comparti: 148 milioni di euro (pari al 24,1%) sono relativi alle coltivazioni erbacee; 141 milioni alle produzioni frutticole (il 23%) e 325 milioni di euro per l’intero settore zootecnico (pari al 52,9% del totale della produzione provinciale). I prezzi dei prodotti venduti dalle aziende, nel 2007 sono aumentati complessivamente del 15,4%. L’aumento è registrato in tutti e tre i comparti. Quello delle coltivazioni erbacee (+15,6%) è stato trascinato dal favorevole andamento di mercato di gran parte dei cereali (+58,7%). Consistente anche l’aumento dei prezzi delle coltivazioni frutticole (+11,1%) anche se la minor produzione ha portato ad incrementi del fatturato aziendale attorno al 4%. Per quanto riguarda i prezzi delle produzioni zootecniche (+17,4%), si registra un andamento favorevole per il settore avicunicolo, escluso i conigli e le uova, mentre hanno segnato difficoltà gli animali “pesanti”, soprattutto i suini. Un ulteriore elemento per comprendere appieno la redditività del settore agricolo per le singole aziende può essere dato dall’andamento dei prezzi dei mezzi di produzione. Secondo l’ISMEA, l’indice dei prezzi dei mezzi di produzione in agricoltura a novembre 2007 è aumentato, rispetto allo stesso mese del 2006, del 7,6%. Gli aumenti più consistenti si sono registrati a carico dei mangimi (+21,5%) e dei concimi (+18,4%); anche per le sementi ed i prodotti energe- PRODUZIONE LORDA VENDIBILE Provincia di Forlì-Cesena - anno 2007 Altri prodotti 2,0% Uova 14,3% Pollame 32,4% Coltivazioni erbacee 24,1% Coltivazioni legnose 23,0% Bovini, ovini, caprini, suini 4,2% tici si sono rilevati incrementi notevoli (rispettivamente +5,1% e +4,4%); modesti, ma pur sempre in aumento, i prezzi dei salari (+2%) e degli antiparassitari (+1,4%); la sola voce in diminuzione è quella degli animali da allevamento (-13,7%). Il volume fisico delle produzioni è complessivamente aumentato (+3,8%), l’apporto maggiore è derivato soprattutto dall’aumento delle produzioni zootecniche (+11,6%), mentre quelle vegetali sono diminuite rispetto allo scorso anno, causa la scarse precipitazioni che hanno provocato, nel comparto frutticolo, frutti con pezzatura più ridotta. Infatti ad una produzione sostanzialmente stazionaria nelle coltivazioni erbacee (-0,3%), fa riscontro una accentuata diminuzione nelle produzioni frutticole (-6,9%). Se si analizza un arco di tempo più lungo di quello dell’anno, dal 1996 al 2007, la produzione agricola nel suo complesso, considerata a prezzi correnti, cioè a valori non deflazionati, è aumentata del 17,4%; il comparto delle coltivazioni erbacee, nonostante l’ottima performance dei cereali nell’anno 2007, risulta ancora penalizzato (-6%); buon recupero delle coltivazioni legnose nel loro insieme (+42,2%); diversificato fra le varie componenti il settore zootecnico con un aumento dal 1996 al 2007 del valore nominale delle produzioni del +22%: ad un positivo andamento dell’avicoltura fa riscontro una pesante situazione per bovini e suini. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena PRODUZIONE LORDA VENDIBILE IN AGRICOLTURA - PROVINCIA DI FORLI’-CESENA INDICI CON VALORI A PREZZI CORRENTI (NON DEFLAZIONATI) 1997 1998 1999 2000 2005 2006 2007 100,0 101,3 1996 94,8 90,5 98,7 109,8 112,4 120,6 124,4 110,5 83,2 94,0 Cereali 100,0 82,8 89,7 89,7 98,7 Patate e ortaggi 100,0 97,3 92,3 87,9 97,8 115,4 135,1 157,5 107,5 105,3 100,0 95,8 119,8 COLTIVAZIONI ERBACEE 2001 2002 2003 2004 di cui: 86,2 100,2 93,5 106,8 86,8 106,8 153,6 91,5 96,8 Barbabietola da zucc. COLTIVAZIONI LEGNOSE 92,7 114,6 143,8 108,9 166,4 136,1 101,9 137,2 142,2 di cui: - Vite 100,0 113,3 176,7 180,0 163,3 156,7 116,2 142,0 161,4 148,4 135,5 142,0 - Pesco e Nettarine 100,0 89,3 107,8 59,2 104,1 132,0 94,0 182,3 120,3 80,8 141,0 137,2 100,0 94,6 83,3 104,8 107,0 95,3 111,8 98,7 88,6 93,8 122,0 - Bovini 100,0 105,3 105,3 100,0 100,0 100,0 101,9 101,9 81,5 81,5 91,7 81,5 - Suini 100,0 94,2 78,8 67,3 74,5 67,0 59,6 63,3 55,9 - Avicoli 100,0 93,2 89,0 81,5 107,1 106,5 88,6 108,8 96,8 84,9 85,5 125,1 - Uova 100,0 100,0 96,4 92,8 117,1 110,8 116,9 136,1 115,1 106,4 125,6 153,5 100,0 97,1 87,3 104,8 114,8 103,0 125,0 113,5 PRODOTTI ZOOTECNICI 90,1 di cui: TOTALE GENERALE 96,8 71,2 100,0 78,2 97,7 98,8 117,4 Fonti: Servizio Agricoltura Amm.ne provinciale, Ufficio Prezzi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2004 2005 2006 2007 100,0 99,5 91,5 86,0 91,5 99,1 98,8 103,7 104,9 91,6 67,6 75,1 Cereali 100,0 81,3 86,6 85,2 91,5 77,8 88,1 80,4 90,1 72,0 86,8 122,7 Patate e ortaggi 100,0 95,5 89,2 83,5 90,7 104,1 118,8 135,4 90,6 87,3 74,4 77,4 100,0 94,2 115,7 di cui: Barbabietola da zucc. COLTIVAZIONI LEGNOSE 88,1 106,2 129,7 95,8 143,1 114,8 84,4 111,5 113,6 E di cui: - Vite 100,0 111,3 170,6 171,1 151,4 141,4 102,2 122,1 136,1 123,1 110,2 113,5 - Pesco e Nettarine 100,0 87,8 104,1 56,3 96,6 119,2 82,7 156,8 101,5 67,0 114,6 109,7 100,0 92,9 87,0 79,2 97,2 96,6 83,8 96,2 83,2 73,4 76,3 97,5 - Bovini 100,0 103,4 101,7 95,0 92,7 90,3 89,6 87,6 68,8 67,6 74,6 65,2 - Suini 100,0 92,6 76,2 64,0 66,0 90,3 68,8 64,0 56,5 49,4 51,5 44,6 - Avicoli 100,0 91,5 85,9 77,4 99,3 96,1 78,0 93,5 81,7 70,4 69,5 100,0 - Uova 100,0 98,2 93,1 88,2 108,6 100,0 102,8 117,0 97,1 88,2 102,1 122,7 100,0 95,1 93,8 82,9 95,8 81,0 PRODOTTI ZOOTECNICI di cui: TOTALE GENERALE 97,2 103,6 90,6 107,5 Fonti: Servizio Agricoltura Amm.ne provinciale, Ufficio Prezzi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 80,3 93,8 A G R I C O L T U R A COLTIVAZIONI ERBACEE 2003 P E S C A PRODUZIONE LORDA VENDIBILE IN AGRICOLTURA - PROVINCIA DI FORLI’-CESENA INDICI CON VALORI A PREZZI DEFLAZIONATI 83 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Nello stesso arco di tempo, se si depura il valore complessivo della produzione agricola della perdita del potere d’acquisto dovuta all’inflazione rilevata dall’Istat (+25,1%), il valore complessivo della produzione agricola del 2007 è ancora inferiore a quello del 1996 con una riduzione del 6,2%. Solo le coltivazioni legnose hanno un valore della produzione superiore a quello di inizio periodo (+13,6 %). L’andamento meteorologico dell’annata agraria 2007 è stato non molto dissimile da quello del 2006, con una carenza di precipitazioni ancora più spiccata. Infatti da novembre 2006 a ottobre 2007 compresi, sono caduti complessivamente 660 mm di pioggia, con uno scostamento negativo di -144 mm rispetto alla media climatica. Da novembre a febbraio le precipitazioni sono state scarsissime, in tutti i mesi inferiori alla media di lungo periodo. Il solo mese di marzo 2007, con 141 mm di pioggia, ha superato la climatica; poi la stagione asciutta si è protratta ininterrottamente fino alla fine dell’anno condizionando, per alcuni aspetti in positivo, per altri in negativo, le produzioni agrarie. Infatti, oltre a marzo, solo ottobre 2007, ed in misura minore anche agosto e settembre, hanno avuto precipitazioni superiori alla media climatica. La carenza di piogge, protrattasi anche nei mesi di novembre e dicembre 2007, desta forti preoccupazioni per le future riserve idriche dell’invaso di Ridracoli, anche se in dicembre si sono avute alcune nevicate negli Appennini. Per quanto riguarda le temperature va rilevato che sia le minime che le massime da novembre ad agosto sono state superiori alla media climatica, in taluni casi anche di qualche grado. Lo scostamento dalla media di lungo periodo è stata più accentuata per le temperature massime: da novembre a luglio compresi tale scostamento è stato sempre superiore ai 3°, con punte di oltre 5° come nei mesi gennaio, febbraio ed aprile. Gli esperti annotano che, ad esempio, il 19 160 35,0 140 30,0 120 25,0 100 20,0 80 15,0 60 10,0 40 5,0 20 0,0 0 Novembre Dicembre Gennaio Febbraio Pluviometria Climatica Marzo Aprile Pluviometria Annata 2006 Maggio Giugno Min. Climatiche Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Max Climatiche Min. Annata 2007 Temperature °C Precipitazioni (mm) A G R I C O L T U R A E P E S C A ANDAMENTO CLIMATICO - Piovosità e temperature mensili -5,0 Max Annata 2007 Fonte: Sezione Agrometereologica Locale - Cesena (Provincia Forlì-Cesena) su informazioni dell’Osservatorio Cesena Nord - Lorenzo Maroni Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 2 Con “media climatica” si intende la media del periodo ‘56-’85 per le temperature e ‘24-‘92 per le precipitazioni. 84 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 E nazionali in conseguenza dell’aumentata richiesta dei paesi emergenti con il timore che questa possa proseguire anche nel 2008. Passando all’analisi dell’andamento dell’annata 2007 per gruppi di colture si rileva, in sintesi, che i cereali, sia a ciclo autunnoprimaverile (frumento ed orzo) che primaverile-autunnale (sorgo e mais), nonchè le colture proteoleaginose (in particolare girasole) hanno subito delle generali e sensibili contrazioni delle rese unitarie. Si sono avute analoghe, se non addirittura più elevate, riduzioni delle rese unitarie per medicai e prati polifiti. Si rileva lo stesso andamento per le colture orticole non irrigue da pieno campo e per le colture portaseme, le cui produzioni sono state di ottima qualità, ma quantitativamente modeste. In merito alle colture arboree è da rilevare la scarsa pezzatura media di pesche, nettarine ed actinidie, caratteristica che ha inciso negativamente sulle produzioni ad ettaro; sensibile anche la contrazione delle produzioni medie della vite da vino. L’andamento climatico dell’annata ha positivamente influenzato le caratteristiche qualitative dei raccolti. Da buoni ad ottimi infatti per qualità organolettiche e condizioni fitosanitarie (con la accennata eccezione delle olive) i raccolti di drupacee, pomacee, actinidie, cereali e orticole. Per l’uva da vino, in particolare, la qualità della produzione 2007 può essere senz’altro definita ottima. In merito alle colture primaverili, ridotte a poche specie con la totale scomparsa della barbabie- A G R I C O L T U R A gennaio 2007, con una massima di 21,6°, è stato il più caldo degli ultimi 83 anni. Nei mesi autunno-invernali le minime e le massime stagionali sono state intorno alla media con differenze di qualche frazione di punto. Se si considera la media delle minime e la media delle massime dell’intera annata agraria, la differenza rispetto a quelle climatiche è rispettivamente di 1,4° in più per le minime e di 3,1° in più per le massime stagionali. Il clima asciutto ha negativamente influenzato le rese unitarie della maggior parte delle colture, sia erbacee che arboree, e la pezzatura media dei frutti, ad eccezione delle drupacee a maturazione primaverile e per le non molte coltivazioni irrigue. Il protrarsi delle temperature caldoasciutte ha favorito inoltre, in autunno, una forte, ed inusuale per i nostri climi, presenza di mosca olearia che ha provocato un deterioramento della qualità della produzione degli oliveti non protetti da adeguati interventi fitosanitari. L’andamento stagionale ha positivamente influenzato invece la qualità dei prodotti ed ha agevolato le operazioni di preparazione dei terreni e le semine, sia primaverili che autunnali. Su tutte le colture inoltre la stagione ha provocato un sensibile anticipo di maturazione delle produzioni. Nel settore dell’approvvigionamento delle “materie utili all’agricoltura” da segnalare, nell’anno 2007, un aumento dei prezzi al consumo dei fertilizzanti, aumento che ha raggiunto il 15-20%. Tale dinamica dei prezzi è da imputarsi in particolare alla minor disponibilità di prodotto sui mercati inter- P E S C A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 85 Camera di Commercio di Forlì-Cesena tola da zucchero e limitate quasi solo a sorgo, mais e girasole, è da rilevare una netta contrazione di superfici rispetto all’annata precedente. Nel 2006 si era verificata una forte espansione di queste colture, in conseguenza, sia della scomparsa dalla nostra provincia della barbabietola da zucchero, sia dei terreni lasciati “liberi” dalle mancate semine autunnali di grano e orzo, mentre nella primavera 2007 le superfici investite sono rientrate nei tradizionali valori medi. Questa ten- Prezzi medi alla produzione 1991-2007 4,00 3,50 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 0,00 90 91 92 93 94 95 96 Actinidia 97 98 99 Fragole P. C. 00 01 Fragole Serra 02 03 04 05 06 07 Ciliegie Prezzi medi alla produzione 1991-2007 0,60 0,50 0,40 P E S C A 0,30 0,20 0,10 0,00 90 91 92 93 94 95 96 97 99 Pere 00 01 02 03 04 05 06 07 01 02 03 04 05 06 07 Mele A G R I C O L T U R A E Cachi 98 Prezzi alla produzione 1991-2007 1,60 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60 0,40 0,20 0,00 90 91 92 93 94 95 96 Pesche normali 97 98 Albicocche 99 00 Pesche nettarine Mele Fonte: Ufficio Prezzi - Camera Commercio di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 86 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 E Oidio e Ruggine, la pressione crittogamica, ostacolata dall’andamento stagionale caldoasciutto dell’annata, è stata sulla maggior parte delle colture, sia erbacee che arboree, decisamente contenuta anche con un numero limitato di interventi. Di modesto rilievo, in generale, anche i danni da Artropodi. Nel comparto delle orticole specializzate, nel quale la pratica irrigua vanifica parzialmente gli effetti dell’andamento stagionale asciutto, normale presenza di crittogame ed afidi. Da segnalare in particolare diffusi attacchi di Tignola sulle patate a raccolta tardiva, di Tripidi (nei mesi di maggio e di giugno) e Nottue sulla lattuga. Sulle colture frutticole sono stati lievi gli attacchi di insetti ed acari, con l’eccezione di una rilevante comparsa, in autunno, di mosca della frutta su kaki e pesche a maturazione tardiva, attacchi in ogni caso ben controllati. Decisamente limitata dunque la presenza di Artropodi sulla frutta, anche in virtù di una generalizzata applicazione di programmi fitosanitari più tempestivi e razionali rispetto al recente passato. Questa linea di condotta è stata adottata dalla maggior parte delle aziende frutticole dopo le negative esperienze fatte nel 2006 per contrastare i forti attacchi di Lepidotteri. Per l’olivo il controllo di Dacus O. ha richiesto, nell’annata in esame, dai 2 ai 3 interventi e che, per un’efficace individuazione dei momenti ottimali per l’esecuzione dei trattamenti, si è dimostrato determinante l’impiego delle trappole a feromoni, le cosiddette trappole sessuali. Ben difesa dalle Crittogame, con un numero limitato di interventi, la vite. Limitata dalla stagione la pressione di Peronospora; un po’ più significativa la presenza di Oidio. La stagione asciutta, unita all’adozione ormai pressochè generalizzata dei calendari preventivi di difesa, soprattutto dell’intervento fondamentale in fase di pre-chiusura grappolo, ha praticamente azzerato i danni da Botrite, responsabile del marciume del grappolo.Si passa ora ad un esame delle principali colture erbacee ed arboree. Grano e orzo. Nonostante si sia concretizzata la previsione fatta a suo tempo, che stimava le semine autunnali 2006 di grano superiori del 20% a quelle dell’autunno pre- A G R I C O L T U R A denza, oltre alle colture principali (sorgo, mais e girasole) ha interessato anche quelle meno diffuse quali orzo primaverile, favino e pisello proteico. Nell’ambito della ricerca di alternative economicamente valide alle tradizionali colture primaverili si è assistito nel 2007 all’espansione delle superfici coltivate a orticole da pieno campo a raccolta meccanica. Nelle semine dell’autunno 2007, mentre si presenta stabile la superficie investita ad orzo, vi è stata una sensibile espansione (superiore al 20%) della coltura del frumento, le cui semine sono state positivamente influenzate dalla stagione favorevole e dalle elevate quotazioni del prodotto. Più che raddoppiata la superficie investita a frumento duro, fino ad oggi poco diffuso in provincia, prodotto dal quale ci si attendono soddisfacenti risultati economici in parallelo con il progressivo abbandono della coltura nelle province meridionali. L’aumento delle superfici investite a frumento è stata favorita anche dalla rimozione dei vincoli comunitari sui terreni a riposo (set aside) nell’annata 2007-2008. In merito all’evoluzione delle superfici investite a colture arboree, prosegue, sia pure con un forte ridimensionamento rispetto alle annate trascorse, l’abbattimento dei frutteti a fine ciclo senza che vengano rimpiazzati: pesche e nettarine in particolare (essendo ormai fortemente ridotta nella nostra provincia la superficie investita a pomacee). Appaiono invece stazionarie le superfici a vite ed actinidia. In controtendenza, rispetto alla generalità delle colture arboree, l’olivo, la cui superficie è apparsa in espansione anche nel corso del 2007, e che, di conseguenza, da coltura fino a qualche anno fa poco più che marginale, comincia ad assumere un ruolo di un certo peso nel comparto delle colture arboree provinciali, specie per le aree agricole di bassa collina. In continua contrazione la superficie investita a fragola, coltura che anche in un’annata positiva come quella in esame, ha deluso, sia per le basse produzioni unitarie che per le modeste quotazioni al produttore. Passando all’analisi delle avversità fitopatologiche si rileva che, con l’eccezione di frumento ed orzo il cui rigoglioso sviluppo vegetativo ha favorito la presenza di Fusaria, P E S C A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 87 A G R I C O L T U R A E P E S C A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 88 cedente, le modeste rese unitarie dell’annata (-30% circa rispetto alla soddisfacenti produzioni della precedente annata) causate da siccità ed anticipo di maturazione nella nostra provincia hanno provocato una contrazione della produzione totale di questo cereale valutabile intorno al 15%. La maggior superficie non è stata in grado di compensare le ridotte rese unitarie, che si sono rivelate decisamente modeste. Andamento produttivo leggermente migliore, ma sempre in diminuzione, per l’orzo, la cui superficie investita è apparsa fondamentalmente invariata nell’ultimo biennio. Le rese medie per ettaro si sono attestate nel 2007 sui seguenti valori: a) aree di pianura: rese unitarie di 5560 ql/ha per il grano e di ql/ha 50-55 per l’orzo. b) aree di collina: 40-45 ql/ha per il grano e 45-50 ql/ha per l’orzo. Ancora una volta buoni i pesi specifici: mediamente superiori ad 80 per il grano tenero ed oltre 66 per l’orzo. Per quanto riguarda i tenori proteici, le tradizionali analisi del Consorzio Agrario, che hanno avuto per oggetto nel 2007 2.911 campioni, rappresentativi di 320.000 quintali di prodotto, hanno riconfermato, sostanzialmente i valori del 2006 con un tenore proteico pari o superiore al 12% sul 59,5% della produzione, (di cui il 28,6% compreso fra 13% e 15%), un tenore proteico fra l’11 e l’11,9% per il 26,2% della produzione ed, infine, valori inferiori all’11% per il 14.3 % della produzione. Come precedentemente accennato, le scar- se produzioni a livello mondiale, l’aumentato consumo da parte dei paesi emergenti sia per uso alimentare che zootecnico, il progressivo aumento del prodotto per impieghi energetici (specie negli USA), hanno determinato una notevole contrazione dell’offerta sui mercati internazionali. Di conseguenza le quotazioni di mercato del grano e dell’orzo di produzione 2007 sono aumentate nel corso dell’anno in maniera vistosa. Per il futuro, gli esperti ipotizzano che i prezzi dei cereali si manterranno su livelli sostenuti, nei prossimi tre-quattro anni, anche se non raggiungeranno le punte di fine 2007. Le quotazioni, infatti, partite al momento della trebbiatura da valori già sensibilmente superiori a quelle del pari periodo 2006, sono progressivamente aumentate fino a raggiungere in dicembre valori decisamente elevati, come si può rilevare dal seguente prospetto. Prezzi minimi e massimi di alcuni cereali Grano tenero €/ql Giugno 2007 Dicembre 2007 18,0-19,0 26,5-27,0 Grano duro €/ql 20,1-20,2 46,0-47,0 Orzo €/ql 16,5-17,5 20,0-23,5 Prima di passare all’analisi dell’andamento produttivo e di mercato delle colture primaverili principali, vale la pena di accennare alle prime esperienze di introduzione di nuove colture energetiche che si ritiene possano contribuire ad allargare la gamma delle possibili scelte agronomiche, in special modo dopo la chiusura dei due stabilimenti Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 E contro i 13,5-14,0 €/ql del 2006. Deludenti anche le rese del girasole, per il quale si è verificato un ulteriore spostamento da coltura ad impiego alimentare a coltura energetica, che ha prodotto in media 15-18 ql/ha (contro i 18-20 ql/ha del 2006). L’andamento dei prezzi al produttore è stato in linea con quelli delle altre colture sopra esaminate: 32,0-32,5 €/ql contro gli €/ql 20,0-20,5 del 2006. Produzioni quantitativamente soddisfacenti per la generalità delle colture orticole specializzate irrigue e di quella della patata, che nel 2006 si era rivelata deludente. Buona per tutte le specie la qualità dei prodotti. Le quotazioni al produttore hanno riconfermato in generale nel 2007 i soddisfacenti valori del 2006, in particolare per patata ed ortaggi “a frutto” (pomodori, peperoni, melanzane, cetrioli, zucchine, ecc.), oltre che per cavoli e fagiolini. Le quotazioni delle lattughe invece hanno avuto, un andamento alterno, con prezzi abbastanza remunerativi nei mesi di aprile-maggio e di settembre, meno remunerativi nel corso dei mesi estivi. Anche le colture foraggere, la cui superficie appare ormai stabilizzata, dopo aver aumentato, nelle annate precedenti, la superficie a spese di coltivazioni a produttività marginale quali grano e orzo nelle zone di alta e media collina, sono state fortemente penalizzate dalla siccità. Nel 2007 infatti sia sui medicai che sui prati polifiti è stato ricavato uno sfalcio in meno rispetto alla media, con un conseguente calo produttivo del 30-35%. I prezzi al produttore del fieno di medica in balle hanno mantenuto all’incirca i valori raggiunti nel dicembre 2006 (dopo l’esaurimento delle ingenti scorte della produzione 2005) pari a € 8,0 – 9,0 a ql per il prodotto di pianura e € 6,0 – 7,0 per quello di collina. Vite da vino. L’andamento stagionale dell’annata, che ha consentito di conseguire una produzione praticamente esente da patogeni e di ottima qualità, ha tuttavia determinato una contrazione della produzione unitaria del 12% rispetto a quella, peraltro soddisfacente, del 2006. In merito all’andamento del mercato dei vini, dopo un triennio decisamente deludente, si è assistito nel A G R I C O L T U R A saccariferi di Forlimpopoli e Russi, azzerando quasi del tutto nella nostra provincia la presenza di questa coltura. Pur non considerando chiusa questa esperienza, il primo tentativo di introduzione in provincia del colza non ha avuto, per il momento, un seguito incoraggiante. Hanno giocato a sfavore della sua diffusione la non elevata produzione dell’anno ed il prezzo elevato del grano, fattori che hanno spinto i produttori ad orientarsi in modo massiccio verso questo cereale. Un freno allo sviluppo nelle nostre zone delle colture energetiche è da ricercarsi inoltre nella mancata conversione della SFIR di Forlimpopoli in stabilimento per la produzione di bioenergie. La superficie seminata a colza nell’autunno 2007, è stata infatti di soli 100 ha. Sull’andamento dei raccolti dell’anno ha giocato più o meno negativamente il prolungarsi per tutta l’estate e fino ai mesi autunnali delle elevate temperature e della mancanza di precipitazioni, tanto che le rese delle colture primaverili (ad eccezione delle orticole specializzate, tutte in coltura irrigua) sono risultate addirittura inferiori a quelle non certo esaltanti del 2006. Le produzioni unitarie di mais da granella in coltura asciutta, che nella nostra provincia prevale nettamente, si sono attestate infatti sui 55-60 ql/ha (contro i 60-65 ql/ha del 2006) ed anche i non molti ettari irrigui hanno subito una contrazione produttiva rispetto all’annata precedente passando dai 100-110 ql/ha del 2006 ai 90100 ql/ha dell’annata in esame. In compenso, rispetto alla precedente annata, i prezzi al produttore hanno registrato un netto miglioramento avendo raggiunto, per il nuovo raccolto, i 20,0-22,0 €/ql di granella secca, contro i 15,0-15,5 del 2006. Analogo andamento si è registrato per il mais ceroso destinato all’alimentazione dei bovini da carne. Pur trattandosi di coltura meno esigente in fatto di disponibilità idriche anche le rese del sorgo da granella sono apparse in leggera contrazione rispetto al 2006, essendosi attestate sui 45-50 ql/ha, mentre, anche per questo cereale, sono apparse in netta ripresa le quotazioni al produttore; attestate per il nuovo raccolto sui 21,0-21,5 €/ql, (per granella con umidità inferiore al 14%), P E S C A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 89 Camera di Commercio di Forlì-Cesena 2007 ad una certa ripresa delle quotazioni al produttore, ripresa che è apparsa più netta per il prodotto delle uve bianche. Fruttiferi. Il numero dei frutti per ettaro non è risultato nel 2007 inferiore a quello dell’annata precedente, ma la minor pezzatura, conseguente all’andamento stagionale asciutto, con la eccezione, come già detto, delle drupacee a maturazione primaverile quali ciliegie ed albicocche, ha causato su tutte le specie frutticole una contrazione delle produzioni unitarie rispetto al 2006, valutabile intorno al 15-20%. In conseguenza della non elevata disponibilità di prodotto, tutto di buona qualità, i prezzi al produttore per pesche, nettarine, mele, pere, susine, ciliegie, POLLO BIANCO PESANTE - PREZZI MEDI 1,50 1,40 1,30 1,20 1,10 1,00 0,90 0,80 0,70 0,60 0,50 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Medie mensili 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Media annua UOVA SELEZIONATE pezzatura L euro/100 PZ 11,00 10,00 P E S C A 9,00 8,00 7,00 6,00 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 E 5,00 1997 A G R I C O L T U R A Medie mensili Media annua TACCHINI maschi pesanti PREZZI MEDI 2,00 1,80 1,60 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Medie mensili 90 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Media annua Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 E mento dei prezzi all’allevatore. Suini. L’anno 2007 ha fatto costantemente registrare prezzi all’allevatore nettamente inferiori ai costi di produzione; si è venuta così ad aggravare ulteriormente una situazione già compromessa fin dal 2006. Le problematiche ambientali che pesano sul settore non potranno che peggiorare la redditività di questa tipologia di allevamento riducendone la consistenza: alcune porcilaie vengono trasformate in allevamenti avicoli. Ovini. Sostanzialmente stabile è rimasta nel 2007 la consistenza del parco ovi-caprino. L’orientamento produttivo è indirizzato prevalentemente alla produzione del latte, il cui prezzo ha registrato variazioni in aumento abbastanza significative. La produzione di carne ovina ha avuto margini di redditività limitata a causa delle importazioni che hanno influenzato negativamente i prezzi della produzione nazionale. Per il comparto avicunicolo l’annata 2007 è stata alquanto positiva, superiore a quella, già di per sé discreta, del 2006; va sottolineato, peraltro, che le due ultime citate annate, seguivano quella del 2005, pessima per il settore causa il drastico calo dei consumi alimentari per l’allarme dovuto all’influenza aviaria. Nel 2007 hanno fatto registrare aumenti tutte le voci del comparto, anche se si è avuto nel contempo un aumento dei costi di produzione soprattutto nei mangimi, iniziato già a partire dall’autunno del 2006. In Italia, ad esempio, il prezzo dei mangimi per le galline ovaiole nel 2007 è stato superiore a quello del 2006 del 17%. Meno positivo è stato l’andamento per i conigli con prezzi all’azienda in netta diminuzione rispetto al A G R I C O L T U R A kaki, albicocche e actinidie si sono attestati su valori superiori del 20-25% a quelli del 2006, compensando in tal modo largamente le minori produzioni. Per l’olivo, già si è riferito sulla diffusa presenza di mosca olearia e sul conseguente danneggiamento della produzione. Dal punto di vista quantitativo la produzione media per ettaro, condizionata dalla siccità e dai danni provocati dal parassita, ha subito, rispetto al 2006, una contrazione stimata intorno al 30%. La resa in olio, pari al 16/18%. è stata nettamente superiore a quella dell’annata precedente (13-14%). La qualità dell’olio è risultata decisamente buona per le partite derivanti da olive protette da opportuni piani di difesa fitosanitaria e/o sottoposte a preventiva cernita. I prezzi dell’olio extra-vergine al produttore si sono aggirati intorno ai 7-8/€ a kg. Per quanto riguarda la zootecnia, il modesto patrimonio di bovini da latte è rimasto invariato nel corso del 2007. Il prezzo del latte, nel secondo semestre dell’anno, ha registrato un incremento che si ritiene proseguirà quanto meno nei primi mesi del 2008, in conseguenza della forte domanda. Sostanzialmente invariata è rimasta anche la consistenza provinciale di bovini da carne, la parte più rilevante dei quali è costituita da capi di Razza Romagnola, per la quale il mercato continua a registrare prezzi più soddisfacenti, rispetto alle rimanenti razze allevate in provincia, grazie ad un circuito commerciale a “filiera corta e certificata” a marchio I.G.P. La redditività si è tuttavia ridotta in conseguenza del forte rincaro dei mangimi, non compensato da un adegua- P E S C A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 91 Camera di Commercio di Forlì-Cesena 2006. Si passano ora in breve rassegna le principali voci del comparto fra cui pollo, tacchino e uova. Il pollo nel 2007, visto anche il positivo andamento di mercato, ha avuto un aumento della produzione di qualche punto percentuale portando la consistenza di gran lunga superiore ai 12 milioni di capi e con una macellazione, nell’intero anno, di più di 55 milioni di capi. Con il 2007 si consolida quanto già avvenuto nel 2006 e sembra essere definitivamente tramontata la psicosi da influenza aviaria che aveva fatto registrare una diminuzione dei consumi ed il crollo dei prezzi alla produzione; infatti a fine 2005 il prezzo del pollo pesante era di poco superiore a 50 centesimi al kg; a fine 2007 tale prezzo ha superato 1,20 euro/kg. portando la media dell’anno ad oltre il 23% in più rispetto al 2006. Il patrimonio dei tacchini è diminuito nel corso del 2007 raggiungendo, secondo i dati dei Servizi Veterinari delle ASL, la consistenza di quasi 900 mila capi e con una ma- cellazione di oltre 2 milioni di soggetti. Nel corso dell’anno alcuni allevamenti sono stati convertiti a pollo. Dopo alcuni anni di prezzi cedenti il 2007 ha segnato una decisa ripresa delle quotazioni portando, complessivamente, la media del 2007 di gran lunga superiore a quella del 2006 (+34,4%). La provincia di Forlì-Cesena è una delle principali zone di produzione di uova da consumo fresche: infatti con un patrimonio, a fine 2007, di oltre 3 milioni e 300 mila capi di galline ovaiole, nell’anno sono state prodotte più di 900 milioni di uova da consumo. I prezzi sono aumentati anche per il 2007: +14,1% rispetto al 2006 e ben +32,9% rispetto alla media rilevata nell’anno 2005, anche se sono aumentati notevolmente, specialmente nell’ultimo anno, i prezzi dei mangimi, soprattutto quelli per le galline ovaiole. Secondo le valutazioni di Assalzoo, nell’anno 2007, i principali componenti degli alimenti per pollo da carne primo periodo e galline ovaiole in batteria, sono aumentati, rispetto alla media dell’anno 2006, rispettivamente del +19,9% e del +35,1%, con- PREZZI MEDI DI ALCUNI MEZZI DI PRODUZIONE euro/tonnellata P E S C A 400,00 380,00 360,00 340,00 320,00 300,00 prezzi medi A G R I C O L T U R A E 280,00 260,00 240,00 220,00 200,00 180,00 160,00 140,00 120,00 100,00 2003 2004 2005 2006 2007 anni mangime completo per pollo da carne (*) mangime completo per galline ovaiole (*) mais nazionale (**) (*) Valutazioni indicative delle Associazioni delle imprese produttrici di alimenti per animali sulla base delle medie annue dei principali componenti degli aliemnti per animali rilevati nelle Borse di Milano e Bologna (**) Rilevazioni settimanali sulla piazza di Forlì 92 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 tribuendo così ad erodere i margini delle aziende produttrici. Positivo anche l’andamento di mercato delle altre voci avicole, quaglie, piccioni e faraone; quasi raddoppiato il prezzo delle ovaiole, sia da consumo che da riproduzione, macellate a fine carriera. Per i conigli, la consistenza a fine 2007 resta quasi inalterata rispetto al 2006 con tendenza alla diminuzione. Gli operatori sottolineano il difficile momento di questa tipologia di allevamento, meno elastico di quello del pollo, con un mercato di nicchia, esigente nelle cure, più soggetto a malattie. I prezzi medi del 2007 sono nettamente inferiore a quelli del 2006; partiti da buoni livelli ad inizio anno, sono scesi nei mesi successivi fino a raggiungere quotazioni di poco superiori ad 1 euro/kg nella parte centrale dell’anno, ma sempre su livelli superiori a quelli, peraltro pessimi, del 2003; nei mesi successivi i prezzi si sono ripresi posizionandosi a fine anno di poco al di sotto dei 2 euro/kg. PESCA L’annata è stata nel complesso buona: la buona lavorazione del pescato ha dato un prodotto di ottima qualità con prezzi remunerativi. Da un punto di vista meteorologico il 2007, partito bene in gennaio e febbraio, ha subito un fermo per le cattive condizioni atmosferiche in marzo. Si è poi avuto, verso la fine dell’anno, tempo cattivo nei mesi di settembre, ottobre e novembre. In dicembre, per tenere alto il livello delle contrattazioni e rifornire i distributori, si è prolungata l’apertura della sala contrattazioni e sono state concesse deroghe in tema di giornate utili per la pesca. Nell’intero anno 2007 nel mercato ittico di Cesenatico sono stati commercializzati 23.339 ql di prodotto con un introito di € 7.131.270; il prezzo medio generale è stato di € 3,06 Kg. Con una diminuzione sia di produzione (-9%) che di fatturato (-3,1%), mentre il prezzo medio generale (3,06 euro/ kg) registra un aumento del +6,5%. Per quanto riguarda in dettaglio le tre grosse tipologie di pescato, e cioè pesci, molluschi e crostacei, si precisa che i pesci rappresentano, in quantità, il 70,7% dell’intero pescato ed il 45,5% in valore. Nel 2007 l’andamento è stato fortemente negativo con una diminuzione sia della quantità che del valore superiore al 15%. Fra le principali tipologie si rilevano in diminuzione alici, tonni, cefali, palamite, moli e sogliole, in aumento sarde e triglie. E’ andata meglio per i molluschi che rappresentano l’11,3% in peso e il 16% in valore QUANTITA’ E VALORE DELLA PESCA NEL MERCATO ITTICO DI CESENATICO P E S C A Camera di Commercio di Forlì-Cesena QUANTITA’ (qli) VALORE IN EURO quantità valore Anno 1997 29.679 4.176.803 Anno 1998 23.458 3.702.169 -21,0 -11,4 Anno 1999 25.371 3.952.284 +8,2 +6,8 Anno 2000 23.699 4.621.317 -6,6 +16,9 Anno 2001 17.145 5.575.227 -27,7 +20,6 Anno 2002 15.376 4.676.466 -10,3 -16,1 Anno 2003 15.149 5.516.352 -1,5 +18,0 Anno 2004 22.019 6.507.940 +45,4 +18,0 Anno 2005 30.539 8.693.424 +38,7 +33,6 Anno 2006 25.653 7.356.681 -16,0 -15,4 Anno 2007 23.339 7.131.270 -9,0 -3,1 A G R I C O L T U R A PERIODO E VAR % SU PERIODO PRECEDENTE N.B.: sono esclusi i quantitativi provenienti da altri mercati Fonte: Mercato Ittico Cesenatico Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 93 Camera di Commercio di Forlì-Cesena della quantità ed il 38,5% del valore del prodotto locale, l’annata è stata buona: +7,3% in quantità e +16,7% in valore, con un aumento del prezzo medio dell’8,7%. Fra le diverse specie di crostacei alquanto positivo l’andamento per pannocchie e mazzancolle. A G R I C O L T U R A E P E S C A del totale. Infatti si rileva un aumento della quantità (+19,5%) e del valore (+6%). Fra questi le seppie, pescate in quantità superiore al 2006 (+27,8%), hanno spuntato un prezzo inferiore allo scorso anno ed il valore complessivo è diminuito del -1,2%. Per i crostacei, che rappresentano il 18% 94 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Nel 2007 il panorama economico internazionale, come si può leggere più approfonditamente in altra parte di questo rapporto, è stato caratterizzato da una crescita mondiale stimata dal Fondo Monetario Internazionale ancora sopra il 5%. Ad influire positivamente sulla crescita sono stati soprattutto aree quali la Cina, l’India e gli altri paesi asiatici emergenti. Complessivamente, tuttavia, il quadro generale si va caratterizzando sempre più con elementi di criticità. La battuta d’arresto dei mercati finanziari innescata dalla crisi dei mutui subprime americani ha iniziato ad incidere anche sull’economia reale: con lo sgonfiamento della bolla speculativa immobiliare si è determinata una fase difficile per il credito che ha accelerato l’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche, in particolare il petrolio che alla fine dell’anno ha raggiunto i 100 dollari al barile. Anche le materie prime non energetiche hanno conosciuto elevati rincari dei prezzi e non solo per la diminuita disponibilità sui mercati causata dalla sempre maggiore richiesta dei paesi emergenti ma anche per l’elevata pressione speculativa determinata dai capitali distolti dagli investimenti immobiliari. Per il 2008 le VARIAZIONI RISCONTRATE NEGLI ULTIMI 12 MESI RISPETTO AI 12 MESI PRECEDENTI PROVINCIA DI FORLI’-CESENA - 30/9/2007 SETTORE DI ATTIVITA’ PRODUZIONE a volume fisico Alimentare +3,7 FATTURATO a valori correnti +11,0 ORDINI DAL MERCATO INTERNO ORDINI DAL MERCATO ESTERO +4,3 +3,0 Confezioni +0,9 +8,0 +4,7 +3,6 Calzature +12,6 +15,6 +14,4 +4,3 Legno e mobili +11,4 +5,3 +3,5 +4,3 Chimica e plastica +5,8 +7,4 +8,6 +5,7 Metalmeccanico +5,8 +11,8 +8,4 +7,3 Altre industrie +4,6 +4,5 +6,2 +7,0 Manifatturiero +6,2 +9,9 +7,0 +5,6 M A N I F A T T U R I E R A I I NDUSTRIA MANIFATTURIERA I N D U S T R I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena Media delle variazioni riscontrate per singolo trimestre rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente Fonte: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Indagine sulla congiuntura nelle imprese manifatturiere Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 95 Camera di Commercio di Forlì-Cesena previsioni ufficiali sono ancora positive sebbene orientate ad un rallentamento atteso in tutte le principali aree economiche; però, nei giorni in cui si chiude questa nota, stanno giungendo notizie di rilevanti cali degli indici dei principali mercati borsistici mondiali che molto probabilmente renderanno le stime di crescita più pessimistiche. Manifatturiero provincia di Forlì-Cesena Produzione Fatturato Ordini Italia Ordini Estero Occupazione -4 -2 +0 +2 +4 +6 +8 Tassi di crescita annua +10 +12 3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti Produzione (a volume fisico) 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita annua M A N I F A T T U R I E R A manifatturiero +14,0 +12,0 +10,0 +8,0 +6,0 +4,0 +2,0 0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 I N D U S T R I A Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte manifatturiero 100% 50% 0% 3° trim 2006 4° trim 2006 1° trim 2007 aumento 96 stazionarietà 2° trim 2007 3° trim 2007 diminuzione Nei paesi aderenti all’Euro il 2007, confortato da una solida domanda interna, ha presentato una dinamica economica più tranquilla rispetto alla crescita vivace ma scomposta dei paesi asiatici ma comunque superiore a quella di Giappone e Stati Uniti: la crescita del Prodotto Interno Lordo si potrebbe aggirare, secondo le ultime stime dell’OCSE, attorno al 2,6%. Il cambio dell’euro sul dollaro statunitense si è mantenuto per tutto l’anno su valori elevati portandosi oramai verso quota 1,50 e visto il perdurare delle cause strutturali della fragilità della divisa americana e della rigidità della politica monetaria della BCE si può immaginare che questo divario sia destinato a perdurare nei prossimi anni. Anche l’Italia ha risentito positivamente della buona performance dell’area dell’euro facendo segnare un aumento del Prodotto Interno Lordo inferiore alla media europea: sempre secondo l’OCSE, esso dovrebbe aggirarsi attorno all’1,8%. L’indice del clima di fiducia dei consumatori misurato da ISAE, attestatosi mediamente sui buoni livelli dello scorso anno, è apparso in costante calo per tutto il 2007 evidenziando deboli segnali di ripresa solo sul finire dell’anno. Analoga dinamica si è presentata per la fiducia delle imprese manifatturiere che hanno anch’esse manifestato un progressivo pessimismo. Secondo la rilevazione effettuata dall’Istat, l’indice della produzione industriale nei primi undici mesi del 2007 è stato mediamente superiore dello 0,8% al dato dell’analogo periodo dell’anno precedente, segnalando un progressivo raffreddamento. La crescita non ha però riguardato tutti i settori: fra quelli che, a livello nazionale, hanno avuto risultati negativi vanno citati quello delle calzature, del legno, dei prodotti chimici della lavorazione di minerali non metalliferi; i risultati migliori si sono invece ottenuti fra i comparti del metalmeccanico, dell’abbigliamento, della plastica, dei mobili. La domanda interna (+4,7%) è stata più vivace che nel 2006 ma lontana dai livelli di quella estera (+11,4%). Il valore delle vendite espresse a valori correnti è aumentato del 6,1% a fronte di un’inflazione attestatasi al 2,6%. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 dole, le attività di servizio e a concentrarsi sulla sola funzione produttività; il tentativo è quello di valorizzare le specificità imprenditoriali italiane nel “fare impresa”, sottraendosi dalla competizione sui prodotti di massa con l’obiettivo di proteggersi almeno in parte dai cicli congiunturali avversi. Il sistema paese è meno competitivo rispetto a quello di altre nazioni e fatica a sostenere le imprese, particolarmente quelle di piccole dimensioni, essendo oberato da annosi problemi fra i quali spicca il complesso sistema amministrativo e la precaria stabilità politica. In politica economica le priorità restano il contenimento del debito pubblico e la riduzione dell’evasione fiscale nonostante i positivi sforzi di questi ultimi anni volti all’emersione del lavoro nero, all’allargamento della base imponibile, al contenimento della spesa GRADO DI UTILIZZO DEGLI IMPIANTI, DOMANDA DALL’ESTERO ED ESPORTAZIONI NELLE INDUSTRIE MANIFATTURIERE PROVINCIA DI FORLI’-CESENA - 30/9/2007 medie degli ultimi 12 mesi SETTORE DI ATTIVITA’ % DI UTILIZZO IMPIANTI % DI EXPORT SUL FATTURATO % DI DOMANDA ESTERA SU TOTALE Alimentare 81,2 8,3 7,8 Confezioni 76,9 12,4 11,9 Calzature 76,1 29,8 30,3 Legno e mobili 78,8 29,8 27,9 Chimica e plastica 85,6 23,2 22,2 Metalmeccanico 81,1 33,2 32,1 Altre industrie 83,1 29,4 28,7 Manifatturiero 80,6 25,5 24,7 I N D U S T R I A La dinamica degli investimenti, influenzata dall’aumento della domanda, è stata migliore rispetto alle previsioni. Fra le motivazioni che hanno portato all’investimento la più frequente è stata la necessità di sostituzione di impianti obsoleti oltre che all’aumento della capacità produttiva e alla razionalizzazione dei processi produttivi. Le previsioni per i prossimi due anni non sono però favorevoli. Le imprese manifatturiere italiane stanno faticosamente riacquistando la loro centralità rispetto al resto del sistema economico presentando una dinamica positiva in parte trainata dalla ripresa del mercato tedesco e in parte ottenuta attraversi i primi tentativi di ristrutturazione delle imprese manifatturiere attraverso la riqualificazione dei prodotti ed un riassetto organizzativo. Si sta assistendo ad un’inversione della tendenza a scorporare, esternalizzan- M A N I F A T T U R I E R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Indagine sulla congiuntura nelle imprese manifatturiere Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 97 Camera di Commercio di Forlì-Cesena 98 un’accelerazione rispetto al 2006 determinata anche dalla necessità di rinnovo degli impianti e di aumento della capacità produttiva in una fase congiunturale positiva. Per quanto riguarda la sola industria manifatturiera secondo l’indagine condotta da Unioncamere sulle imprese fra 1 e 500 addetti, rispetto al 2006 la produzione ha avuto una crescita del 2,2% nella media dei primi nove mesi; il fatturato è anch’esso aumentato (+2,4%) così come le esportazioni (+3,9%); il quadro complessivamente mia regiopositivo ha nale pare consentito abbia avuto una crescita anche quest’anno un andamento al di sopra dell’occupazione. della media nazionale. La crescita emiliano-romagnola dovrebbe essere superiore INDUSTRIA MANIFATTURIERA LOCALE alla media italiana: nella stima effettuata da Secondo le risultanze della banca dati Unioncamere si prevede che per il 2007 vi StockView di Infocamere con aggiornamensia un aumento del Prodotto Interno Lor- to al 30 settembre 2007, nella provincia di do complessivo del 2,2%, uno dei più alti fra Forlì-Cesena il settore manifatturiero (cioè tutte le regioni italiane. Per gli investimenti la sezione D della codifica Istat Ateco 2002 si prospetta un aumento di oltre il 4% con delle attività economiche) conta 6.108 unità locali che occupano 31.108 addetti. La diFatturato mensione media, con 5,1 addetti per unità manifatturiero - provincia di Forlì-Cesena +14,0 locale, prosegue nel suo ridimensionamen+12,0 +10,0 to; le unità locali con oltre 19 addetti sono +8,0 il 4,6% ed impiegano il 55,7% degli addetti +6,0 +4,0 +2,0 0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 manifatturiero - provincia di Forlì-Cesena 28 27 26 25 24 23 22 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al trimestre precedente variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 precedenti Percentuale sul totale delle vendite Vendite all’estero 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita annua I N D U S T R I A M A N I F A T T U R I E R A pubblica. Serve un maggiore impegno a favore della ricerca, la riduzione dei costi di impresa, la promozione degli investimenti, la crescita dimensionale delle imprese e che non tralasci specifiche aree tecnologiche e produttive. I provvedimenti legati al “cuneo fiscale”, che avrebbero dovuto portare ad un aumento della competitività delle imprese italiane, secondo alcuni non hanno ancora sortito effetti apprezzabili anche perché, almeno in parte, vanificati dall’aumento di altri prelievi fiscali. L’econo- Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Ordini interni Ordini esteri 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita annua +14,0 +12,0 +10,0 +8,0 +6,0 +4,0 +2,0 0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 manifatturiero - provincia di Forlì-Cesena Tassi di crescita annua manifatturiero - provincia di Forlì-Cesena variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al trimestre precedente variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 precedenti Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 +14,0 +12,0 +10,0 +8,0 +6,0 +4,0 +2,0 0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al trimestre precedente variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 precedenti I N D U S T R I A sufficientemente lungo per eliminare le distorsioni dovute a fenomeni stagionali e ad altri fattori occasionali. Da tale rilevazione emerge che l’industria manifatturiera provinciale, in analogia con quanto riscontrato a livello regionale, ha avuto andamenti di segno positivo. Il volume fisico della produzione su base annuale è aumentato del 6,2%. La totalità dei settori osservati ha ottenuto un risultato positivo; quelli che registrano i risultati più brillanti sono le calzature, il legno e i mobili, il metalmeccanico e quello della chimica e della plastica. Il dato è stato positivo anche fra tutte le classi di addetti osservate, inclusa quella delle imprese con addetti compresi fra 10 e 19, che quest’anno è apparsa la più vivace. La crescita, quantitativamente superiore a quella segnalata lo scorso anno, ha però presentato una più contenuta diffusione fra le imprese: quelle che hanno indicato un aumento della produzione nel terzo trimestre 2007 rispetto al terzo 2006 sono state il 47,6% (erano il 51,8% lo scorso anno); le segnalazioni negative sono state il 27,7% contro il 26,7% del 2006. Il grado di utilizzo degli impianti, attestatosi all’80,6%, è parso più elevato di quello calcolato un anno fa. Il fatturato, misurato a valori correnti, è cresciuto del 9,9%. Si rileva, però una progressiva riduzione dei margini per la difficoltà di recuperare gli aumenti dei costi sui prezzi 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. del settore. Sul totale delle attività questo settore rappresenta il 12,3% delle imprese, il 12,7% delle unità locali e il 32,7% degli addetti; le società di capitali sono 977 cioè il 19,3% del totale delle imprese manifatturiere contro l’11,9% rilevato nel totale delle attività. Le persone che ricoprono almeno una carica sociale in imprese manifatturiere iscritte nel Registro delle Imprese (il 14,8% del totale) sono per il 94,6% di nazionalità italiana mentre per il 3,6% si tratta di extracomunitari. Sul territorio provinciale l’andamento congiunturale dell’industria manifatturiera è monitorato dalla Camera di Commercio attraverso una rilevazione trimestrale rivolta ad un campione di aziende con almeno 10 addetti; i questionari raccolti per ogni trimestre sono stati mediamente circa 160 e le imprese rispondenti occupano complessivamente oltre 16.000 addetti e quindi in numero sufficiente a garantire rappresentatività della rilevazione. Da questa indagine, i cui risultati sono disponibili sul sito della Camera di Commercio al quale si rimanda per un’analisi più dettagliata, sono tratti numerosi indicatori fra i quali sono stati scelti, per il commento sintetico che segue, quelli che evidenziano l’andamento medio del periodo da ottobre 2006 a settembre 2007 rispetto ai 12 mesi precedenti ritenendo che tali indici siano i più adatti a sintetizzare l’andamento poiché riferiti ad un periodo M A N I F A T T U R I E R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 99 Camera di Commercio di Forlì-Cesena dei propri prodotti. La vendite sono state realizzate per il 25,5% all’estero e quindi permane evidente il gap con la media regionale che esporta mediamente oltre il 40% dei prodotti, nonostante sia in atto un progressivo consolidamento dei rapporti delle manifatturiere forlivesi e cesenati coi mercati esteri. Complessivamente la domanda è risultata in crescita; la componente interna è aumentata del 7,0% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 24,7% degli ordinativi, su base annua è stata superiore del 5,6%; il periodo di produzione assicurata dagli ordini già acquisiti al 30 settembre era Occupazione manifatturiero - provincia di Forlì-Cesena I N D U S T R I A 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. M A N I F A T T U R I E R A Tassi di crescita annua +14,0 +12,0 +10,0 +8,0 +6,0 +4,0 +2,0 0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al trimestre precedente variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 precedenti di circa 90 giornate lavorative, valore sensibilmente più elevato di quello indicato per il 2006. Resta negativo il dato dell’occupazione, misurata attraverso il numero degli addetti nelle imprese intervistate, che è complessivamente diminuita dello 0,3%; la perdita occupazionale si è avuta nelle componenti dirigenziale ed operaia mentre quella impiegatizia è risultata in aumento. Rispetto all’anno precedente nel complesso delle aziende contattate si è verificato un equivalente ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni sia per gli interventi di tipo ordinario che straordinario. In sostanza, nonostante i risultati produttivi siano stati sostanzialmente positivi, l’occupazione è apparsa stazionaria, anzi leggermente cedente, segno che la ripresa non si è rivelata abbastanza forte o con un ciclo abbastanza lungo per avere un riflesso sull’aumento del numero degli addetti. Anche se il personale, una volta adeguatamente addestrato, è considerato parte del patrimonio dell’impresa spesso si riscontra prudenza nella sostituzione dei dipendenti dimissionari o pensionati. Inoltre, com’è noto, il continuo avanzamento tecnologico comporta una riduzione dei posti di lavoro e porta ad un mutamento del profilo della manodopera necessaria con specializzazioni in aree tecniche non facilmente reperibili. VARIAZIONE PERCENTUALE DEL NUMERO DEGLI ADDETTI RISPETTO AI 12 MESI PRECEDENTI PROVINCIA DI FORLI’-CESENA 30/9/2007 SETTORE DI ATTIVITA’ TITOLARI E DIRIGENTI Alimentare -16,5 -5,4 -2,3 -2,7 Confezioni -6,6 +0,3 -16,3 -11,1 Calzature IMPIEGATI OPERAI E APPRENDISTI ADDETTI TOTALI 0,0 +7,7 +3,5 +4,4 Legno e mobili +0,4 +0,7 +2,3 +2,3 Chimica e plastica +2,3 +3,9 +1,6 +2,0 Metalmeccanico -0,7 +7,9 -0,5 -0,4 Altre industrie +4,3 +0,4 +1,8 +0,5 Manifatturiero -3,1 +3,0 -0,4 -0,3 Media delle variazioni riscontrate per singolo trimestre rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente Fonte: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Indagine sulla congiuntura nelle imprese manifatturiere 100 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 le che non ha ancora completamente adottato un’adeguata ricollocazione. Le imprese locali, in genere molto piccole, fanno anch’esse a loro modo innovazione più di quanto si pensi e, a volte, più di quanto esse stesse abbiano consapevolezza. Le più sono però impossibilitate ad investire nella ricerca; è opportuno allora che si concentrino nella realizzazione di prodotti finiti più che sulla componentistica o la subfornitura e si dedichino ad un’accurata scelta dei mercati coi quali operare cercando di acquistare le materie là dove il cambio, oggi favorevole, rende i prezzi più contenuti e vendendo i prodotti sul mercato interno all’euro. E’ pure opportuno aumentare la propria cultura imprenditoriale specie nelle aree “finanza” e “internazionalizzazione”. Senza precise strategie le possibilità per il nostro territorio di mantenere un tessuto produttivo vivace andranno riducendosi. Alcune attività si spegneranno assieme al proprio imprenditore altre, le più interessanti, potranno essere acquistate da imprese esterne che, qualora perseguano l’obiettivo di acquisire brevetti, tecnologia o quote di mercato senza un reale interesse a sviluppare l’attività in loco, causeranno solo un impoverimento per la provincia. Si passano ora in rassegna i settori più rilevanti per la manifattura provinciale che sono riportati in ordine decrescente per numero di addetti occupati. I N D U S T R I A Le prospettive per il quarto trimestre 2007 evidenziate dagli operatori intervistati appaiono positive: sono più ottimistiche di quelle dello scorso anno le attese per produzione e fatturato mentre sono più contenute le attese nei confronti degli ordinativi sia interni sia esteri; l’occupazione dovrebbe restare sostanzialmente stabile. Gli investimenti realizzati, complessivamente buoni, si sono attuati in misura molto differenziata fra impresa ed impresa. Le aree maggiormente interessate sono quelle dell’informatica e delle telecomunicazioni, le tecnologie di produzione, la ricerca e lo sviluppo. Fra gli ostacoli che hanno maggiormente influito sul contenimento degli investimenti per alcune imprese vi sono quelli di tipo congiunturale, come la debolezza della domanda, ma anche quelli di natura strutturale quali le difficoltà burocratiche e amministrative, la difficoltà di reperimento delle risorse finanziarie, la mancanza di manodopera specializzata. Si sta però finalmente diffondendo la cultura della formazione vista ormai come strumento irrinunciabile per la crescita della compagine aziendale ed attuata anche indipendentemente dagli incentivi disponibili. Al consuntivo incoraggiante registrato fino a settembre si stanno affiancando segnali generalizzati di rallentamento: le principali cause sono da attribuire a tendenze internazionali, di cui si è già detto, quali l’innalzamento dei prezzi delle materie prime e la scarsa competitività dell’euro. Per le aziende locali, spesso non adeguatamente strutturate per la competizione globale, vanno aggiunte le problematiche derivanti da un mix settoria- M A N I F A T T U R I E R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena METALMECCANICO Il settore “metalmeccanico” è individuato 101 Camera di Commercio di Forlì-Cesena come l’insieme delle divisioni comprese fra la 27 e la 35 della codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche e cioè quelle attività che vanno dalla produzione di metalli e leghe, alla produzione e lavorazione di prodotti in metallo, costruzione di macchine di ogni genere e di mezzi di trasporto, costruzione di apparecchi elettrici, elettronici ecc.; Metalmeccanico provincia di Forlì-Cesena Produzione Fatturato Ordini Italia Ordini Estero Occupazione -6 -4 -2 +0 +2 +4 +6 +8 +10 +12 +14 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti Produzione +14,0 +12,0 +10,0 +8,0 +6,0 +4,0 +2,0 0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita annua M A N I F A T T U R I E R A metalmeccanico variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al trimestre precedente variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 precedenti I N D U S T R I A Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte metalmeccanico 100% 50% 0% 3° trim 2006 4° trim 2006 1° trim 2007 aumento 102 stazionarietà 2° trim 2007 3° trim 2007 diminuzione nella provincia esso conta 2.301 unità locali che occupano 11.019 addetti. La dimensione media è di 4,8 addetti per unità locale e le unità locali con oltre 19 addetti sono il 4,9% ma impiegano il 51,9% degli addetti del settore. Il metalmeccanico rappresenta il 37,7% delle unità locali e il 35,4% degli addetti e resta, quindi, uno dei settori di maggiore rilievo dell’industria manifatturiera locale. Come avvenuto a livello nazionale e regionale, pure in provincia l’andamento è stato positivo anche grazie agli investimenti effettuati in tecnologia, qualità e potenziamento della funzione commerciale; a settembre il 40,0% delle imprese intervistate ha dichiarato di aver aumentato la produzione rispetto al 2006, ben lontano dal 71,4% dello scorso anno; contestualmente le segnalazioni di diminuzione sono cresciute fino al 33,3%. Il volume fisico della produzione industriale è aumentato del 5,8% con un utilizzo degli impianti pari all’81,1% della capacità produttiva. Il fatturato, realizzato per il 33,2% all’estero è cresciuto dell’11,8% a valori correnti. Complessivamente la domanda è risultata in crescita in virtù dell’aumento sia della componente interna (+8,4%) che di quella estera (+7,3%) che ha rappresentato il 32,1% degli ordinativi. Dal punto di vista occupazionale le imprese intervistate hanno descritto una situazione leggermente cedente: è, infatti, diminuito il numero degli addetti dello 0,4% con un calo dello 0,5% della componente operaia, mentre il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni è stato complessivamente analogo a quello dello stesso trimestre dello scorso anno con aumento della Straordinaria compensato dalla diminuzione dell’ordinaria. Le prospettive per il quarto trimestre sono tutte di segno positivo e, in genere, superiori a quelle dello scorso anno nonostante la difficile trattativa per la chiusura del nuovo contratto collettivo avvenuta a gennaio 2008. ALIMENTARE Il settore “alimentare” (divisioni 15 e 16 della codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche) è costituito da tutte le industrie alimentari e delle bevande e dall’industria Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Alimentare provincia di Forlì-Cesena Produzione Fatturato Ordini Italia Ordini Estero Occupazione -6 -4 -2 +0 +2 +4 +6 +8 +10 +12 +14 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti Produzione alimentare 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita annua +14,0 +12,0 +10,0 +8,0 +6,0 +4,0 +2,0 0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al trimestre precedente variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 precedenti Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte alimentare 100% 50% 0% 3° trim 2006 4° trim 2006 1° trim 2007 aumento stazionarietà 2° trim 2007 3° trim 2007 diminuzione Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 gano il 67,7% degli addetti del settore. Sul totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 17,8% delle unità locali e il 18,7% degli addetti. Quei segnali di ripresa che per l’industria alimentare locale, in particolare per il comparto avicolo, si erano evidenziati sul finire del 2006, nel 2007 si sono manifestati in tutta evidenza. A settembre l’aumento della produzione rispetto all’anno precedente si è verificato per ben l’80,0% delle imprese mentre la diminuzione ne ha interessato appena il 6,7%. Mentre a livello nazionale l’alimentare è rimasto stazionario, in provincia, nonostante la perdita delle attività legate alla produzione dello zucchero, la sua produzione è aumentata del 3,7% con un utilizzo degli impianti pari all’81,2%. Il fatturato, realizzato per l’8,3% all’estero, è cresciuto dell’11,0% a valori correnti. Complessivamente la domanda è risultata in crescita; la domanda interna è aumentata del 4,3% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 7,8% degli ordinativi, è stata superiore del 3,0%. Il numero degli addetti è, però, ancora diminuito del 2,7%; (-2,3% per la sola componente operaia) ed il ricorso ad interventi di Cassa Integrazione Guadagni è stato un po’ più elevato rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno a causa dell’incremento della componente straordinaria. Nelle previsioni fatte dagli intervistati per l’ultimo trimestre 2007 si riaffaccia il segno positivo fatta eccezione per i livelli occupazionali che sono attesi ancora in diminuzione. LEGNO E MOBILI Il settore “legno e mobili” è definito come l’insieme della divisione 20 e della sola classe 36.1 della codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche e cioè tutte le industrie del legno e della fabbricazione di mobili in genere fra le quali in provincia fanno spicco quelle della produzione di mobili imbottiti; esso comprende 931 unità locali che occupano 5.009 addetti. La dimensione media è di 5,4 addetti per unità locale e le unità locali con oltre 19 addetti sono il 4,9% ed impiegano il 50,9% degli addetti del settore. Sul totale delle attività manifatturiere provincia- I N D U S T R I A del tabacco che in provincia di Forlì-Cesena non è rappresentata; esso comprende 1.087 unità locali che occupano 5.810 addetti con numerose imprese di dimensione rilevante in particolare quelle operanti nella macellazione di avicoli. La dimensione media è di 5,3 addetti per unità locale e le unità locali con oltre 19 addetti sono l’1,7% ma impie- M A N I F A T T U R I E R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 103 Camera di Commercio di Forlì-Cesena li questo settore rappresenta il 15,2% delle unità locali e il 16,1% degli addetti. Il periodo appena concluso è parso positivo. Le imprese intervistate a fine settembre si sono abbastanza concentrate su una situazione di stazionarietà rispetto alla variazione annuale della produzione: l’aumento si è avuto nel 17,4% di queste e la diminuzione Legno e mobili provincia di Forlì-Cesena Produzione Fatturato Ordini Italia Ordini Estero Occupazione -6 -4 -2 +0 +2 +4 +6 +8 +10 +12 +14 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti Produzione +14,0 +12,0 +10,0 +8,0 +6,0 +4,0 +2,0 0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita annua M A N I F A T T U R I E R A legno e mobili variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al trimestre precedente variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 precedenti I N D U S T R I A Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte legno e mobili 100% 50% 0% 3° trim 2006 4° trim 2006 1° trim 2007 aumento 104 stazionarietà 2° trim 2007 3° trim 2007 diminuzione nel 30,4%. A livello nazionale le due componenti hanno segnalato andamenti diversi: lieve contrazione per il settore del legno, buona espansione per quello dei mobili. In provincia la produzione è aumentata dell’11,4% con un utilizzo degli impianti pari al 78,8%. Il fatturato, realizzato per il 29,8% all’estero, è cresciuto del 5,3% a valori correnti. Complessivamente la richiesta è stata in crescita del 3,6%; la domanda interna è aumentata del 3,5% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 27,9% degli ordinativi, è stata superiore del 4,3%. Il numero degli addetti è aumentato del 2,3%; uguale crescita si è verificata per la sola componente operaia. L’utilizzo dell’istituto della Cassa Integrazione Guadagni è stato superiore rispetto ai livelli dello stesso trimestre dello scorso anno e concentrato esclusivamente sugli interventi di tipo Ordinario. Secondo l’opinione degli imprenditori contattati le prospettive per i prossimi mesi sono improntate alla crescita con tassi generalmente superiori a quelli dello scorso anno. CALZATURE Il settore “calzature” (divisione 19 della codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche) comprende tutte le attività di lavorazione delle pelli e del cuoio in genere; per la nostra provincia, tuttavia, il settore è fortemente caratterizzato dalla produzione di calzature e parti di calzature (tomaie, tacchi, suole, sottopiede ecc.) e pertanto si è ritenuto di definirlo con l’appellativo di “calzature”; è costituito da 330 unità locali che occupano 2.180 addetti. La dimensione media è scesa a 6,6 addetti per unità locale e le unità locali con oltre 19 addetti sono l’8,8% ed impiegano il 66,3% degli addetti del settore. Sul totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 5,4% delle unità locali e il 7,0% degli addetti. Mentre nel territorio italiano si registra una flessione specie per chi è inserito nelle fasce di prodotto economico e medio, il calzaturiero locale ha attraversato una Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Calzature provincia di Forlì-Cesena Produzione Fatturato Ordini Italia Ordini Estero Occupazione +0 +2 +4 +6 +8 +10 +12 +14 +16 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi Produzione calzature 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita annua +18,0 +16,0 +14,0 +12,0 +10,0 +8,0 +6,0 +4,0 +2,0 0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 -10,0 -12,0 variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al trimestre precedente variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 precedenti Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte calzature 100% 50% 0% 3° trim 2005 4° trim 2005 1° trim 2006 aumento stazionarietà 2° trim 2006 3° trim 2006 diminuzione Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 tenuti fra i calzaturifici più grandi, orientati su prodotti di elevata qualità e design. La produzione è aumentata del 12,6% con un utilizzo degli impianti pari al 76,1%. Il fatturato, realizzato per il 29,8% all’estero, è cresciuto del 15,6% a valori correnti. Complessivamente la domanda è risultata in crescita; la domanda interna è aumentata del 14,4% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 30,3% degli ordinativi, è stata superiore del 4,3%. Le esportazioni, cresciute un po’ ovunque hanno avuto un particolare successo nella Federazione Russa dove sono aumentate di circa il 30%. Il numero degli addetti è aumentato del 4,4%; la sola componente operaia è aumentata del 3,5%. Anche quest’anno l’utilizzo dello strumento della Cassa Integrazione Guadagni è stato rilevante per le imprese operanti nel settore delle calzature; tuttavia è apparso leggermente inferiore rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno; sono aumentate le ore di “ordinaria” ma calate quelle di “straordinaria”. Le prospettive espresse per i prossimi mesi indicano una prosecuzione della fase di crescita con tassi superiori a quelli indicati lo scorso anno. CHIMICA E PLASTICA Il settore “chimica e plastica” (divisioni 24 e 25 della codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche) è caratterizzato, nella nostra provincia, da una prevalenza di imprese che lavorano i materiali plastici ma con presenza anche di produttori di materie prime di tipo termoplastico e termoindurente, colorifici ed aziende chimiche vere e proprie; esso comprende 234 unità locali che occupano 1.994 addetti. La dimensione media è di 8,5 addetti per unità locale e le unità locali con oltre 19 addetti sono il 12,0% ed impiegano il 67,0% degli addetti del settore. Sul totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 3,8% delle unità locali e il 6,4% degli addetti. In Italia si è verificato una contrazione produttiva fra le industrie chimiche ma un soddisfacente incremento fra quelle produttrici di prodotti in gomma e materiali plastici. In provincia il 2007 è stato un altro anno posi- I N D U S T R I A fase congiunturale soddisfacente: le risposte che a settembre indicavano incrementi produttivi sull’anno precedente sono state il 68,8% mentre quelle in diminuzione solo il 25,0%. I risultati più incoraggianti si sono ot- M A N I F A T T U R I E R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 105 Camera di Commercio di Forlì-Cesena tivo per questo comparto: la produzione è aumentata del 5,8% con un utilizzo degli impianti pari all’85,6%. Le imprese che hanno dichiarato un aumento rispetto allo scorso anno sono state il 71,4% e solo il 21,4% ha prodotto meno. Il fatturato, realizzato per il 23,2% all’estero, è cresciuto del 7,4% a valori correnti. Complessivamente la domanda è risultata in crescita del 7,3%; la domanda interna è aumentata dell’8,6% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 22,2% degli ordinativi, è stata superiore del 5,7%. Il numero degli addetti è aumentato del 2,0% con una crescita della componente operaia dell’1,6%. Fra le imprese intervistate nessuna ha segnalato ricorsi alla Cassa IntegrazioConfezioni Chimica e plastica provincia di Forlì-Cesena provincia di Forlì-Cesena Produzione Produzione Fatturato Fatturato Ordini Italia Ordini Italia Ordini Estero Ordini Estero Occupazione Occupazione -6 -4 -2 0 -2 +4 +6 +8 -12 -10 -8 +10 -6 Tassi di crescita annua 3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi +6 +8 Produzione confezioni +14,0 +12,0 +10,0 +8,0 +6,0 +4,0 +2,0 0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 +14,0 +12,0 +10,0 +8,0 +6,0 +4,0 +2,0 0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al trimestre precedente variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 precedenti 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. Tassi di crescita annua Tassi di crescita annua M A N I F A T T U R I E R A I N D U S T R I A +2 +4 Tassi di crescita annua Produzione variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al trimestre precedente variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 precedenti Produzione Produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ripartizione percentuale delle risposte chimica e plastica 100% confezioni 100% 50% 50% 3° trim 2006 4° trim 2006 1° trim 2007 aumento 106 -2 +0 3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi chimica e plastica 0% -4 stazionarietà 2° trim 2007 3° trim 2007 diminuzione 0% 3° trim 2006 4° trim 2006 1° trim 2007 aumento stazionarietà 2° trim 2007 3° trim 2007 diminuzione Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena stazionarietà M A N I F A T T U R I E R A 1° t. 2004 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2005 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2006 2° t. 3° t. 4° t. 1° t. 2007 2° t. 3° t. 4° t. aumento I N D U S T R I A della codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche) è composto dalle industrie tessili, dalle maglierie e da quelle di confezionamento di articoli di vestiario. In provincia conta 458 unità locali che occupano 1.728 addetti. La dimensione media è di 3,8 addetti per unità locale e le unità locali con CONFEZIONI Il settore “confezioni” (divisioni 17 e 18 oltre 19 addetti sono il 3,5% ed impiegano il 43,1% degli addetti del settore. Sul totale Altre industrie delle attività manifatturiere provinciali queprovincia di Forlì-Cesena sto settore rappresenta il 7,5% delle unità Produzione locali e il 5,6% degli addetti. Fatturato I segnali congiunturali appaiono contraddittori anche nel 2007; complessivamente Ordini Italia la produzione è aumentata dello 0,9% con Ordini Estero un utilizzo degli impianti pari al 76,9%. Le Occupazione imprese che hanno dichiarato di essere in aumento rispetto allo scorso anno sono sta-6 -4 -2 +0 +2 +4 +6 +8 +10 te il 33,3% mentre ben il 46,7% sono state Tassi di crescita annua in diminuzione. Il fatturato, realizzato per il 3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi 12,4% all’estero, è cresciuto dell’8,0% a valori correnti. Complessivamente la domanda Produzione è risultata in crescita; la domanda interna è altre industrie +14,0 aumentata del 4,7% ed anche quella estera, +12,0 +10,0 che ha rappresentato l’11,9% degli ordinati+8,0 vi, è stata superiore del 3,6%. +6,0 +4,0 Dal punto di vista occupazionale si è assi+2,0 stito invece ad un’ulteriore e significativa 0 -2,0 riduzione del numero degli addetti (-11,1%) -4,0 risultato del netto calo del numero di ope-6,0 -8,0 rai ed apprendisti (-16,3%); la crescita, seppur contenuta, del numero degli impiegati riconferma la tendenza a rafforzare le funzioni aziendali riguardanti la progettazione, variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al l’organizzazione, il marketing e l’amministratrimestre precedente variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto zione a scapito di quella propriamente proallo stesso trimestre dello scorso anno variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai duttiva che viene esternalizzata, spesso an12 precedenti che all’estero. Il ricorso ad ammortizzatori sociali quali la Cassa Integrazione Guadagni Produzione è stato ancora più elevato rispetto allo stesrispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente so trimestre dello scorso anno specie per ripartizione percentuale delle risposte altre industrie interventi di tipo ordinario. 100% Le previsioni a breve per le imprese tessili e dell’abbigliamento appaiono anche quest’anno decisamente pessimistiche con tassi 50% che assumono valori più negativi di quelli del 2006; fanno eccezione le aspettative sull’occupazione che è attesa in leggerissimo re0% cupero. 3° trim 2006 4° trim 2006 1° trim 2006 2° trim 2007 3° trim 2007 Tassi di crescita annua ne Guadagni. Complessivamente le prospettive appaiono buone fatta eccezione per i livelli occupazionali per i quali è stato espresso un certo pessimismo. diminuzione Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 107 ALTRE INDUSTRIE Il settore qui definito “altre industrie” raggruppa tutte le divisioni della codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche non comprese nei settori precedenti; si parla di attività per le quali, a causa della minore concentrazione sul territorio provinciale, non si è ritenuto di poterne dettagliare gli andamenti separatamente. Le attività aggregate sono quelle della fabbricazione e lavorazione della carta, della stampa e dell’editoria, della lavorazione di minerali non metalliferi, del recupero e preparazione per il riciclaggio. Complessivamente si tratta di 767 unità locali che occupano 3.368 addetti. La dimensione media è di 4,4 addetti per unità locale e le unità locali con oltre 19 addetti sono il 4,2% ed impiegano il 47,2% degli addetti del settore. Sul totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 12,6% delle unità locali e il 10,8% degli addetti. Considerate nel loro insieme queste imprese hanno vissuto un 2007 abbastanza positi- vo: il 56,5% di esse ha visto crescere i propri livelli produttivi contro il 17,4% di quelle che li hanno ridotti. Quantitativamente la produzione è aumentata del 4,6% con un utilizzo degli impianti pari all’83,1%. Il fatturato, realizzato per il 29,4% all’estero, è cresciuto del 4,5% a valori correnti. Complessivamente la domanda è risultata in crescita; la domanda interna è aumentata del 6,2% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 28,7% degli ordinativi, è stata superiore del 7,0%. Il numero degli addetti è cresciuto dello 0,5%; la componente operaia presa singolarmente è aumentata dell’1,8%. L’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni è stato abbastanza contenuto, limitato ad interventi di tipo ordinario e sostanzialmente su livelli inferiori a quelli dello stesso trimestre dello scorso anno. Ad eccezione dei livelli occupazionali per i quali è prevista una leggera espansione, le prospettive espresse dagli operatori per l’ultimo trimestre appaiono decisamente positive. I N D U S T R I A M A N I F A T T U R I E R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 108 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena SIMET: Le rappresentazioni grafiche riportate in questa pagina sono ottenute tramite SIMET - Sistema Integrato di Monitoraggio dell’Economia e del Territorio - strumento di analisi realizzato dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena e sviluppato dalla sua azienda speciale CISE. Si tratta solo di un esempio delle potenzialità di elaborazione e di analisi attualmente disponibili. Imprese per intensità tecnologica - Tassonomia di Pavitt La Tassonomia di Pavitt è una classificazione dei settori merceologici compiuta sulla base delle fonti e della natura delle opportunità tecnologiche e delle innovazioni, dell’intensità della ricerca e sviluppo e della tipologia dei flussi di conoscenza. Definisce le seguenti categorie: • Settori dell’industria tradizionale (industrie alimentari e delle bevande, Produzione di oli e grassi, industria tessile, abbigliamento, oreficeria e gioielleria, ceramica, giocattoli, edilizia) • Settori con elevate economie di scala (fabbricazione della carta, editoria, prodotti petroliferi, industria chimica, profumi e cosmetici, gomma, industria metallurgica, elettrodomestici, autoveicoli, motoveicoli) • Settori caratterizzati da offerta specializzata (industria meccanica, fabbricazione di macchine per la produzione di energia, industria cantieristica, fabbricazione di mezzi di trasporto) • Settori caratterizzati da una elevata intensità di ricerca e sviluppo (industria farmaceutica, informatica elettronica e telecomunicazioni, fabbricazione di apparecchiature per il controllo dei processi industriali, strumenti ottici e attrezzature fotografiche, apparecchi medicali e ortopedici, veicoli spaziali) I-286 – Imprese attive Incidenza % Settori caratterizzati da una elevata intensità di ricerca e sviluppo rispetto alle Attività manifatturiere 5,10 5,14 5,06 Territorio: Forlì-Cesena Periodo di riferimento: 2006 Settore di attività: Settori caratterizzati da una elevata intesità di ricerca e sviluppo in rapporto a Attività manifatturiere 5,18 5,22 Analisi nel periodo 2000-2006 Valore nell’anno 2006: 5,18 % Valore minimo nel periodo: 5,01 % (anno 2004) Valore massimo nel periodo: 5,25 % (anno 2000) Valore medio nel periodo: 5,12 % 5,30 Deviazione standard nel periodo: 0,09 5,26 4,98 Composizione del settore manifatturiero rispetto alla Tassonomia di Pavitt Territorio: Forlì-Cesena Territorio: Emilia-Romagna Periodo di riferimento: 2006 Periodo di riferimento: 2006 Settore di attività: Attività manifatturiere Settore di attività: Attività manifatturiere I - 286 - Imprese attive (imprese) I - 286 - Imprese attive (imprese) 66% 23% 56% M A N I F A T T U R I E R A 5,02 12% 5% Settori dell’industria tradizionale Settori con elevate economie di scala Settori caratterizzati da offerta specializzata Settori caratterizzati da una elevata intensità di ricerca e sviluppo 15% 6% Settori dell’industria tradizionale Settori con elevate economie di scala Settori caratterizzati da offerta specializzata Settori caratterizzati da una elevata intensità di ricerca e sviluppo I N D U S T R I A 17% Modalità di lettura dei cruscotti Il valore dell’indicatore nel 2006, indicato dalla freccia, è posto in relazione con l’intervallo dei valori assunti dal 1995 al 2006 (corona grigia esterna al cruscotto); la colorazione indica i valori positivi (verde), negativi (rosso), normali (giallo) assumibili dall’indicatore. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 109 I N D U S T R I A M A N I F A T T U R I E R A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 110 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 E E DILIZIA Per il settore italiano delle costruzioni, il 2007 è stato un ulteriore anno di espansione; le buone perfomances dell’edilizia abitativa, in particolare quella volta al recupero, e dell’edilizia privata non residenziale sono state però accompagnate da un deciso arretramento delle opere pubbliche. Pare si tratti di un primo segnale dell’imminente fine del ciclo congiunturale positivo che ha caratterizzato il settore negli ultimi anni. Per effetto delle mutate condizioni del mercato creditizio, per il 2008 ci si attende, infatti, anche una minore domanda di alloggi con la conseguente riduzione degli investimenti e, quindi, della produzione di nuove abitazioni. Le stesse aspettative, per il settore delle opere pubbliche, sono improntate ad un ulteriore calo nonostante le maggiori risorse destinate al settore dal Governo per il 2007 ed il 2008. Secondo l’inchiesta mensile ISAE sulle imprese del settore delle costruzioni, diffusa a fine dicembre, l’indice del clima di fiducia si attesta su uno dei livelli più bassi dal 1999 confermando le indicazioni di un progressivo esaurirsi del ciclo espansivo; fra i principali ostacoli al positivo svolgimento dell’attività continua a prevalere l’insufficienza della domanda. Sono pessimistiche anche le tendenze occupazionali. Nella prima metà del 2007, in Emilia-Romagna la domanda pubblica ha segnato un arreRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 tramento: per quanto riguarda i bandi vi è stata una diminuzione del numero delle gare, ma una crescita del valore complessivo delle opere in progetto; vi sono segnali negativi anche per le aggiudicazioni con una consistente flessione sia in numero sia in valore ed un calo generalizzato in quasi tutte le province della regione. Sono venute a mancare le opere commissionate dagli enti statali, dalle Ferrovie dello Stato e dall’Anas. Sono ovviamente venuti anche a mancare i bandi relativi ad opere di assoluta eccezionalità quali quelle inerenti alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità o la variante di valico. Nelle aggiudicazioni le imprese regionali sono riuscite a competere con quelle esterne che, come si è ripetutamente verificato in questi anni, vincevano più frequentemente le gare di importo maggiore grazie a ribassi d’asta più consistenti di 2-3 punti percentuali. Nel primo semestre del 2007, forse per merito di un recupero sul piano della competitività, gli appalti aggiudicati ai locali hanno avuto ribassi d’asta più accentuati del 2% rispetto agli anni scorsi. Anche a livello provinciale si è verificato un forte calo delle opere pubbliche, sia nel numero dei bandi (–30%) sia nel valore complessivo delle opere (–5%). C’è invece stata una sostanziale tenuta dell’edilizia abitativa nonostante i segnali di E D I L I Z I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 111 Camera di Commercio di Forlì-Cesena rallentamento nella vendita di immobili. Per il mercato immobiliare regionale il primo semestre 2007 è stato vivace di scambi ma senza incrementi apprezzabili rispetto all’anno scorso. Sul territorio provinciale gli scambi sono stati addirittura più numerosi di quelli avvenuti negli stessi mesi del 2006. Le prospettive sono però improntate alla stagnazione, non tanto perché l’attrattività insediativa del territorio sia bassa ma per una molteplicità di cause che interferiscono nel mercato, quali gli elevati costi collaterali, ormai non più sostenibili, gli oneri di urbanizzazione, i costi impropri, l’aumento dei tassi bancari e il rincaro dei mutui. D’altro canto in provincia, e in particolar modo sul territo- rio dei comuni di Forlì e di Cesena, l’offerta supera la domanda ed i nostri imprenditori faticano a reggere l’attuale carico di immobili invenduti; è evidente quindi che la bassa patrimonializzazione delle imprese le costringe a vendere ad operatori del mercato immobiliare spesso ben più capitalizzati. Strutturalmente il settore edile nella provincia di Forlì-Cesena, secondo i dati del Registro delle Imprese aggiornati al 30 settembre 2007, è costituito da 6.474 imprese di cui ben il 73,5% sono ditte individuali, il 16,8% società di persone e l’8,4% società di capitale, ed è caratterizzato da piccole imprese: infatti, meno del 18% di esse ha dai due addetti in su e sono meno di 50 quelle imprese Imprenditori per classe di età e nazionalità al 30/9/2007 Settore F Costruzioni - imprese attive Provincia di Forlì-Cesena stranieri italiani rapporto stranieri su italiani da 18 a 29 anni 275 629 43,7% da 30 a 49 anni 937 4.542 20,6% da 50 a 69 anni 68 2.631 2,6% >= 70 anni TOTALE 3 341 0,9% 1.283 8.143 15,8% Fonte: Infocamere (StockView) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Imprenditori del settore F Costruzioni ripartiti per classi di età e nazionalità 80,0% 70,0% stranieri italiani 60,0% E D I L I Z I A 50,0% 40,0% 30,0% 20,0% 10,0% 0,0% da 18 a 29 anni 112 da 30 a 49 anni da 50 a 69 anni >= 70 anni Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 che superano i 19 addetti. L’87,2% è costituito da imprese artigiane. Rispetto allo scorso anno il numero delle imprese di costruzione è dunque aumentato del 4,2% superando ormai di gran lunga quello delle manifatturiere; parallelamente si conferma il trend di riduzione della dimensione aziendale media, effetto di una forte spinta all’esternalizzazione di ogni singola fase produttiva. Il turn-over settoriale rimane assai elevato: negli ultimi 12 mesi si sono contate 703 iscrizioni (10,4% delle registrate) e 577 cessazioni (8,5%). Si riscontra anche una particolare concentrazione di imprenditori stranieri. Analizzando i dati sulle cariche sociali disponibili nella banca dati StockView di Infocamere, per il settore edile provinciale risulta che ogni 100 cariche, potremmo dire imprenditori, 13,5 sono coperte da stranieri: 10,3 da persone nate in paesi extracomunitari (in maggioranza albanesi, tunisini, macedoni, svizzeri e marocchini) e 3,2 in paesi dell’Unione Europea (rumeni, polacchi e bulgari). Il 94,5% degli stranieri ha meno di 50 anni contro il 63,5% degli imprenditori italiani. Secondo l’Istat, nel terzo trimestre 2007 l’indice della produzione nelle costruzioni ha segnato una crescita del 6,7% rispetto al terzo trimestre del 2006. L’indice corretto per i giorni lavorativi ha segnato, nel medesimo arco temporale, un aumento del 6,8%. Nel confronto tra i primi tre trimestri del 2007 ed il corrispondente periodo del 2006, l’indice grezzo e quello corretto per i giorni lavorativi hanno registrato entrambi una variazione positiva (+7,2% il p r i m o , +6,9% il secondo). I costi di costruzione hanno subito un rincaro superiore al livello dell’inflazione; per il terzo trimestre del 2007 l’Istat calcola, relativamente ai fabbricati residenziali, un aumento del 3,8% rispetto al corrispondente trimestre del 2006. Come è noto, l’indice misura la variazione dei costi diretti di realizzazione di un fabbricato residenziale prendendo in considerazione la mano d’opera, i materiali, i trasporti e i noli necessari alla sua realizzazione. Ad incidere maggiormente quest’anno è stato il rincaro della mano d’opera (+4,4%) seguito da quello dei trasporti e dei noli (+3,7%). Fra i costi dei materiali (complessivamente aumentati del 3,1%) spiccano i rincari dei materiali elettrici (+13,9%), delle apparecchiature termiche, degli inerti e dei legnami (tutti compresi fra CASSE EDILI - FORLI’-CESENA IMPRESE, DIPENDENTI E ORE LAVORATE ANNI EDILI 2005/06 E 2006/07 NUMERO IMPRESE DIPENDENTI ORE LAVORATE 2005/06 2006/07 1.526 1.721 var. % 2006/07 su 2005/06 +12,8% 8.777 9.956 +13,4% 9.935.652 11.026.000 +11,0% E D I L I Z I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: Casse Edili della provincia di Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 113 E D I L I Z I A Camera di Commercio di Forlì-Cesena 114 il 3 e il 4%). L’indagine condotta da Unioncamere sull’evoluzione congiunturale del settore delle costruzioni mette in evidenza per l’Emilia Romagna una crescita positiva ma inferiore a quella dello scorso anno, trainata dalle imprese più grandi, mentre per la provincia l’andamento è di segno negativo. Nella media delle prime tre rilevazioni il volume d’affari delle imprese di Forlì-Cesena è stato inferiore a quello dei primi nove mesi del 2006 dello 0,9% contro la crescita dello 0,5% registrata in regione. La percentuale di imprese che a settembre hanno riscontrato un aumento di tale valore è stata del 6% mentre il 10% ha avuto una diminuzione. La situazione provinciale appare migliore per le imprese più piccole rispetto a quelle di dimensioni maggiori. In generale, i dati riguardanti la provincia appaiono peggiori di quelli medi regionali. L’Istat, dopo la terza rilevazione 2007 delle forze di lavoro, calcola un aumento degli occupati nel settore delle costruzioni rispetto al 2006 del 5,5% per l’Italia e del 4,6% per il Nord-Est; per l’Emilia-Romagna il numero degli addetti è salito del 19,3% portandosi a 146 mila unità soprattutto per effetto della forte crescita dei lavoratori indipendenti che con 72 mila unità hanno ormai eguagliato i dipendenti (74 mila). Anche se a parere di molti operatori locali l’occupazione è giudicata stazionaria, sono numerose le evidenze statistiche di aumenti rilevanti. Il numero dei dipendenti per i quali sono stati fatti versamenti presso le Casse Edili della provincia, ad esempio, è aumentato sensibilmente (+12,8%); la crescita è riscontrabile in tutte le classi di età ma risulta particolarmente elevata fra gli addetti di età compresa fra i 21 e i 40 anni. L’età media delle maestranze è quindi diminuita. Anche le ore lavorate, denunciate presso le Casse edili dalle 1.721 imprese iscritte nell’annata edile che va da ottobre 2006 a settembre 2007, confermano una crescita dell’11,0% rispetto all’annata precedente. Questa divergenza potrebbe trovare spiegazione nell’emersione di una parte del lavoro irregolare più volte denunciato nei cantieri. Anche l’aumento dei lavoratori part-time, una novità per il settore delle costruzioni, potrebbe costituire un segnale in questo senso. Fortunatamente all’aumento degli addetti e delle ore lavorate non sono aumentati proporzionalmente gli infortuni, anche grazie all’innalzamento dei livelli di sicurezza e all’intensa attività formativa in merito. In conclusione, pare che il settore stia entrando in una fase di rallentamento della crescita determinato dall’affievolirsi della domanda pubblica alla quale si potrebbe affiancare anche la contrazione di quella privata. La riduzione delle opere attualmente in fase di progettazione fa presagire un calo complessivo della dinamicità del settore. Poiché le imprese più solide, quelle che riescono ad attirare la fiducia dei clienti, normalmente riescono ad attraversare i momenti di congiuntura difficile senza grossi contraccolpi, occorre perseguire standard progettuali e costruttivi che diano le più valide garanzie sulla qualità del manufatto e la sua durata nel tempo, oltre che ridurre il fabbisogno energetico e garantire una maggiore qualità della vita a chi usufruirà dell’opera. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Per il commercio il 2007 è stato un anno incerto. Nella prima parte dell’anno si è registrata una prosecuzione della tendenza espansiva (anche se moderata) iniziata l’anno precedente, che faceva sperare nel consolidamento della ripresa del settore, dopo le difficoltà degli anni scorsi. Nella seconda parte dell’anno, invece, si è registrato un rallentamento di questa tendenza, frustrando le attese nei confronti della tipica ripresa dei consumi che si verifica dopo la pausa estiva. Particolarmente deludente, secondo alcuni operatori del settore, è stato l’andamento del mese di dicembre, di solito trainato dagli acquisti natalizi, dove, invece della crescita sperata, si è percepita una situazione di stazionarietà, se non addirittura di peggioramento. Tutto ciò viene attribuito al permanere di una situazione di difficoltà economica delle famiglie italiane, con alcuni settori del “ceto medio” interessati dalla perdita di potere d’acquisto e anche dall’aumento degli interessi sui mutui immobiliari. Una ricerca del Centro Studi della Confesercenti di Cesena, svolta fra settembre e ottobre 2007, ha mostrato come, fra le famiglie del territorio cesenate, la cosiddetta “crisi della quarta settimana” sia un fenomeno reale, con visibili ricadute sulle vendite nei piccoli negozi alimentari ancora esistenti (ma non nella grande distribuzione) e sui consumi presso i pubblici esercizi. Secondo alcuni Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 operatori, inoltre, la percezione di tale difficoltà economica è stata amplificata dai media, che hanno abbondantemente diffuso notizie allarmistiche sul rincaro dei prezzi (in particolare dei prodotti energetici e dei generi alimentari) e di numerose tariffe dei servizi per l’abitazione (luce, acqua, gas) e dei trasporti; ciò avrebbe causato una sopravvalutazione di tali fenomeni da parte delle famiglie, con evidenti ricadute negative sui consumi. Il crollo della propensione ai consumi verificatosi negli ultimi mesi dell’anno nel nostro Paese ha coinciso con un quadro di rallentamento dell’economia e dei consumi a livello internazionale, causato soprattutto dalla crisi dei mutui immobiliari negli Stati Uniti. Altri operatori, in particolare del territorio cesenate, delineano un andamento delle vendite nel corso dell’anno parzialmente diverso, anche se concordano sulla natura altalenante di tale evoluzione: si è registrato un avvio dei consumi a inizio anno molto lento, seguito da una ripresa a maggio, per poi arrestarsi nuovamente in autunno (com’è stato unanimemente rilevato), ma con una ripresa di vivacità nel mese di dicembre. Inoltre viene rilevato l’aumento dei prezzi di taluni servizi di pubblica utilità, anche in concomitanza con momenti di ripresa economica, che non ha permesso una reale ripresa del settore a livello locale. I N T E R N O CC OMMERCIO INTERNO C O M M E R C I O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 115 C O M M E R C I O I N T E R N O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 116 Per quanto riguarda l’andamento dei settori merceologici nel territorio provinciale, si segnala soprattutto la buona tenuta dell’elettronica (telefonia, hi-fi, home theater), che è stato il principale beneficiario degli acquisti del periodo natalizio. Certi operatori fanno però notare che questo buon andamento è stato possibile solo grazie a continue campagne promozionali di pagamento con formule rateali. Permane invece la difficoltà dei settori abbigliamento e calzature. Altri operatori invece individuano nell’abbigliamento, nell’alimentare e nell’elettronica i settori interessati da un calo degli affari, anche perché sono le attività più esposte a rischi di contraffazione merceologica. Alcune associazioni di categoria sottolineano poi un’altra tendenza, trasversale rispetto ai settori merceologici, che bisognerà attendere alcuni mesi per verificare se sarà di carattere strutturale o solo contingente: sembrano premiate quelle attività commerciali che sono in grado di intercettare e assecondare la tendenza, emergente fra i consumatori, di orientarsi su marchi e prodotti specifici. Circa l’andamento della grande distribuzione, alcuni operatori del comprensorio forlivese sottolineano come, al di là del settore alimentare, che rappresenta uno dei suoi principali punti di forza, anch’essa risenta ormai apertamente della crisi dei consumi, in particolar modo i centri commerciali. Altri operatori invece riportano la testimonianza di commercianti del territorio cesenate, proprietari sia di esercizi nel centro storico sia di un punto vendita in un centro commerciale, secondo i quali le gallerie riuscirebbero comunque a reggere meglio alla crisi delle vendite. Per quanto riguarda il ricorso al credito da parte dei commercianti, i dati delle associazioni di categoria indicano che le imprese aderenti alle cooperative di garanzia hanno mantenuto lo stesso livello d’investimenti del 2006; un dato positivo che, insieme all’apertura di nuove attività nel corso dell’anno, segnala il permanere della dinamicità del settore nonostante le difficoltà economiche e i tassi d’interesse in aumento. L’indice del clima di fiducia dei consumatori , misurato dall’ISAE, nel 2007 ha riflesso, nello stesso periodo, l’evoluzione dei consumi di cui si è detto in precedenza. Dopo un primo trimestre in cui l’indice grezzo ha proseguito la crescita in atto dall’anno precedente, fino a toccare il valore massimo di 111,9 a marzo, si è entrati in una fase altalenante fino a luglio, dopo di che l’indice ha iniziato una discesa continua per concludere coi valori più bassi dell’ultimo trimestre, in cui ha toccato il valore minimo di 105,1 a novembre per risollevarsi solo leggermente a 105,3 in dicembre. L’indice destagionalizzato mostra un andamento abbastanza simile, anche se risulta molto più temperato il calo dell’ultimo trimestre, che si presenta piuttosto come una stasi intorno al valore 107. Infine l’indice destagionalizzato e depurato dai fattori erratici mostra un andamento calante dal valore massimo di 111,5 di gennaio a 107 di agosto, per poi risalire solo leggermente nell’ultimo trimestre fino a 107,3 di novembre. Le medie dell’indice grezzo per periodi di dodici mesi Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO PER LE FAMIGLIE DI OPERAI E IMPIEGATI AL NETTO DELLA SPESA PER TABACCHI AUMENTI PERCENTUALI ANNUALI AUMENTI PERCENTUALI ANNUALI NELL’ANNO 2007 Forlì Gennaio 2,0 1,5 Febbraio 1,9 1,5 Marzo 1,8 1,5 Aprile 1,5 1,4 Maggio 1,5 1,4 Giugno 1,6 1,6 Luglio 1,9 1,6 Agosto 1,6 1,6 Settembre 1,6 1,6 Ottobre 2,2 2,0 Novembre 2,2 2,3 Dicembre 2,4 2,6 Media annuale 1,8 1,7 Fonte: Istat Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi Camera di Commercio di Forlì-Cesena INDICATORE DEL CLIMA DI FIDUCIA DEI CONSUMATORI ITALIANI (ISAE ) 116,0 114,0 112,0 110,0 C O M M E R C I O 108,0 106,0 104,0 102,0 100,0 98,0 96,0 94,0 2003 Italia I N T E R N O segnalano nell’arco del 2007 un andamento a parabola, con una fase ascendente nella prima metà dell’anno, fino al valore massimo di 109,8 a maggio e giugno, e una discendente nella seconda metà, fino al minimo di 108,5 a dicembre. Sul finire del 2007 l’inflazione è tornata a destare preoccupazioni. Il tasso di crescita dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, dopo essersi mantenuto per gran parte dell’anno su livelli intorno all’1,5%, è salito bruscamente nell’ultimo trimestre, fino al 2,6% di dicembre, avvicinandosi alla soglia critica del 3%. L’indice relativo al Comune capoluogo di Forlì si è mantenuto quasi sempre su tassi di crescita superiori a quello nazionale; partendo dal 2% di gennaio, è diminuito fino all’1,5% di aprile e maggio, per poi assumere un andamento instabile e infine ha ripreso a crescere nell’ultimo trimestre, fino al 2,4% di dicembre. L’aumento medio annuale dell’indice nazionale è stato pari all’1,7%, quello di Forlì pari all’1,8%. Analizzando l’andamento medio dell’indice Istat nazionale del valore delle vendite del commercio al dettaglio nell’arco dei primi dieci mesi del 2007, si riscontra una crescita dello 0,7% rispetto ai primi dieci mesi dell’an- 2004 2005 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 2006 2007 117 C O M M E R C I O I N T E R N O Camera di Commercio di Forlì-Cesena no precedente. Per una migliore valutazione del dato occorre tenere presente che tale indice incorpora sia la variazione delle quantità, sia quella dei prezzi, e che, nello stesso periodo di tempo, questi ultimi sono cresciuti dell’1,9%; si tratta quindi, in termini reali, di una contrazione delle vendite. Il settore alimentare è cresciuto dello 0,9% e il non alimentare dello 0,4%. La grande distribuzione è cresciuta dell’1,1%, le imprese operanti su piccole superfici dello 0,4%. All’interno della grande distribuzione, la crescita maggiore spetta agli “altri specializzati” (+2,2%) seguiti dagli hard discount (+2,1%). Il valore delle vendite è aumentato dello 0,4% nelle piccole imprese (fino a 2 addetti), è rimasto stabile nelle medie imprese (da 3 a 5 addetti) ed è cresciuto dell’1,1% nelle grandi imprese (6 addetti e oltre). L’indagine congiunturale sul commercio al dettaglio del sistema camerale mostra per la provincia di Forlì-Cesena un andamento notevolmente migliore di quello nazionale e in linea con quello regionale. Nei primi nove mesi del 2007 le vendite in provincia sono aumentate dell’1,8% rispetto allo stesso periodo del 2006, analogamente al dato regionale. Nello stesso periodo, invece, a livello nazionale si è avuta una flessione dello 0,2%. Sia in provincia che in regione, sono risultati maggiormente in crescita il primo e il terzo trimestre, mentre nel secondo si è registrata una situazione più statica. Nel primo trimestre 2007 a Forlì-Cesena l’incremento delle vendite è stato del 2,5%, è sceso allo 0,6% nel secondo ed è risalito al 2,4% nel terzo. In EmiliaRomagna si è avuto un tasso di crescita del 2,7% nel primo trimestre, una discesa allo 0,6% nel secondo e di nuovo un incremento del 2% nel terzo. In Italia, invece, si sono avuti modesti incrementi rispettivamente dello 0,5% e dello 0,1% nei primi due trimestri, e una flessione dell’1,1% nel terzo. Nonostante il permanere di uno stato d’incertezza sugli sviluppi futuri del settore, le previsioni degli operatori per l’evoluzione nei 12 mesi successivi, rilevate dall’indagine congiunturale di Unioncamere, segnalano il INDAGINE CONGIUNTURALE SUL COMMERCIO AL DETTAGLIO I° - III° TRIMESTRE 2007 Andamento delle vendite nel trimestre di riferimento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente VARIAZIONE PERCENTUALE I° TRIMESTRE FORLÌ-CESENA EMILIA-ROMAGNA ITALIA +2,5 +2,7 +0,5 II° TRIMESTRE +0,6 +0,6 +0,1 III° TRIMESTRE +2,4 +2,0 -1,1 MEDIA +1,8 +1,8 -0,2 Fonte: Indagine congiunturale Unioncamere Italiana e Unioncamere Emilia-Romagna Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 118 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena permanere di un clima abbastanza ottimista: il saldo fra coloro che prevedono un miglioramento e quanti prevedono un peggioramento è ampiamente positivo. A livello provinciale le previsioni degli operatori sono nettamente migliori di quelle registrate a livello nazionale e, ad eccezione del secondo trimestre, la percentuale di quanti prevedono una crescita risulta maggiore di quanti prevedono una situazione di stabilità. A livello regionale, però, le previsioni risultano più positive di quelle provinciali; in particolare, la quota di quanti prevedono un miglioramento in tutti e tre i trimestri è maggiore di quanti prevedono stabilità. La banca dati StockView di Infocamere, basata sul Registro delle Imprese, fornisce i dati sulla struttura imprenditoriale del settore commerciale. Al 30 settembre 2007 le imprese attive del commercio nella provincia di Forlì-Cesena sono 9.107; rispetto al 30 settembre del 2006 la situazione risulta stabile: si registra infatti una lieve flessione dello 0,2%. Una diminuzione appena maggiore si registra in regione e in Italia, in entrambi i casi col –0,4%. L’incidenza del commercio sul totale delle imprese provinciali (22,1%) è minore sia di quella regionale (22,7%) sia soprattutto di quella nazionale (27,4%). Le imprese di vendita e riparazione di auto e motoveicoli con 1.085 unità costituiscono l’11,9% del totale del commercio (dato in linea con gli altri ambiti territoriali). Rispetto all’anno precedente si è avuta una flessione dello 0,3%, risultato lievemente migliore di quello nazionale (-0,5%) e regionale (-0,7%). Il commercio all’ingrosso e intermediari (3.449 imprese attive) rappresenta il 37,9% del commercio provinciale, dato in linea con quello regionale (38%) e decisamente superiore a quello nazionale (31,2%). In tutti i livelli territoriali si ha una situazione sostanzialmente stabile. Infine, con 4.573 imprese il commercio al IMPRESE ATTIVE DELLA SEZIONE G (Commercio) E DELLE DIVISIONI G50 - Vendita, manutenzione, e riparazione di auto e moto veicoli G51 - Commercio all’ingrosso e intermediari del commercio (escl. auto e moto) G52 - Commercio al dettaglio (escl. auto e moto) 30/9/06 30/9/07 var. % 07/06 incidenza % 2006 (*) incidenza % 2007 (*) 1.088 1.085 -0,3% 11,9% 11,9% G51 3.451 3.449 -0,1% 37,8% 37,9% G52 4.587 4.573 -0,3% 50,3% 50,2% G 9.126 9.107 -0,2% 100,0% 100,0% 40.940 41.235 +0,7% 22,3% 22,1% G50 11.762 11.682 -0,7% 12,0% 12,0% G51 37.164 37.078 -0,2% 37,9% 38,0% G52 49.138 48.897 -0,5% 50,1% 50,1% G 98.064 97.657 -0,4% 100,0% 100,0% 428.204 430.818 +0,6% 22,9% 22,7% G50 170.209 169.374 -0,5% 11,9% 11,9% G51 443.049 442.889 -0,0% 31,1% 31,2% G52 811.671 807.618 -0,5% 57,0% 56,9% G 1.424.929 1.419.881 -0,4% 100,0% 100,0% TOTALE IMPRESE 5.158.804 5.181.660 +0,4% 27,6% 27,4% TOTALE IMPRESE EMILIA ROMAGNA TOTALE IMPRESE ITALIA C O M M E R C I O G50 I N T E R N O FORLI’-CESENA (*) incidenza % all’interno del ramo G e G su totale Fonte: Infocamere, banca dati StockView Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 119 C O M M E R C I O I N T E R N O Camera di Commercio di Forlì-Cesena dettaglio e riparazione di beni personali e per la casa rappresenta la componente maggioritaria del settore commerciale provinciale (50,2%). Questa incidenza è in linea con quella regionale (50,1%), ma inferiore a quella nazionale (56,9%). L’andamento del comparto è di lieve flessione in tutti gli ambiti territoriali: -0,5% in regione e in Italia, -0,3% in provincia. La banca dati TradeView di Infocamere offre una panoramica sul settore del commercio al dettaglio basata sui dati ricavati dalle comunicazioni di aperture, chiusure, ampliamenti e trasformazioni degli esercizi commerciali acquisite dal Registro delle Imprese mediante i modelli COM. In tale banca dati vengono prese in considerazione sia le sedi d’impresa che le unità locali, che presentano un codice di attività prevalente o secondaria compreso fra quelli che classificano il commercio al dettaglio in sede fissa. Tanto le unità locali quanto le sedi d’impresa sono considerate indifferentemente esercizi commerciali e sono conteggiate singolarmente. Al 30 giugno 2007 risultano attivi 6.876 esercizi al dettaglio in sede fissa. Il 52,9% di essi appartiene al settore merceologico non alimentare, incidenza superiore a quella nazionale (47,8%) ma un po’ inferiore a quella regionale (54,6%). L’incidenza degli esercizi alimentari (11,9%) è un po’ maggiore di quella regionale (11%) e nazionale (10,4%). Il settore misto (alimentare e non alimentare) rappresenta il 6,8% del totale, incidenza analoga a quella nazionale (6,6%) ma inferiore a quella regionale (7,6%). Peraltro, occorre tener presente che vi è in provincia un 28,5% di esercizi il cui settore non è rilevabile, di contro al 26,8% regionale e al 35,3% nazionale. Analizzando la distribuzione degli esercizi per classi di superficie di vendita, si deve innanzitutto segnalare che per il 28,5% degli esercizi della provincia la superficie non è specificata (27% in regione, 35,5% in Italia). Com’è noto, nonostante le significative trasformazioni intervenute, il sistema distributivo italiano è ancora caratterizzato dalla concentrazione del numero degli esercizi nelle classi di superficie inferiori, corrispondenti alla tipologia degli esercizi di vicinato, in particolare nella fascia sotto ai 150 mq, che costituisce il 57,4% del totale. Questo dato è ancora più marcato nella nostra regione, dove questa fascia costituisce addirittura il 65,4% del totale, e nella nostra provincia dove costituisce il 64,4%. L’incidenza della classe inferiore ai 50 mq in provincia (47,5%) è notevolmente superiore a quella nazionale (34,7%) e supera anche quella regionale (44,4%). Al contrario, la classe di superficie 51-150 mq è meno significativa in provincia (16,9%) che in regione (21%) e in Italia (22,7%). La classe dei 151-250 mq ha incidenza analoga in tutti gli ambiti territoriali (3,8% in provincia e in Italia, 4% in regione). La classe dei 251-400 mq, corrispondente sostanzialmente alla tipologia dei minimercati, rappresenta l’1,1% provinciale a fronte dell’1,3% regionale e dell’1,4% nazionale. La classe dei 401-1500 mq, ovvero i supermercati, rappresenta il 2% del totale provinciale, l’1,9% di quello regionale e l’1,6% nazionale. Infine, le grandi strutture di vendita costituiscono una componente residuale del totale ESERCIZI DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO PER SETTORE MERCEOLOGICO PROVINCIA DI FORLI’-CESENA, EMILIA-ROMAGNA E ITALIA al 30 giugno 2007 FORLI’-CESENA V.A. Indice di composizione EMILIA-ROMAGNA V.A. Indice di composizione ITALIA V.A. Indice di composizione Alim. e non alim. 465 6,8% 5.313 7,6% 65.201 6,6% Alimentare 816 11,9% 7.698 11,0% 102.905 10,4% 3.638 52,9% 38.205 54,6% 473.715 47,8% Non alimentare Non rilevabile 1.957 28,5% 18.712 26,8% 349.748 35,3% TOTALE 6.876 100,0% 69.928 100,0% 991.569 100,0% Fonte: Infocamere, TradeView Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 120 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena in termini percentuali, anche se il loro impatto è molto significativo – pur trattandosi di poche unità - a causa delle loro grandi dimensioni. In provincia di Forlì-Cesena si trovano 14 esercizi nella classe dei 1501-2500 mq, 3 esercizi nella classe dei 2501-5000 mq e 2 nella classe superiore ai 5000 mq. Esaminando la movimentazione degli 1 esercizi al dettaglio nel corso del 2007 , si rileva che in tutti gli ambiti territoriali i saldi fra aperture e cessazioni risultano ampia- mente positivi per tutti i settori merceologici (escludendo la categoria dei “non rilevabili”). In provincia di Forlì-Cesena si sono registrate 458 nuove aperture e 25 cessazioni (+433); in Emilia-Romagna 4.203 aperture e 1.296 cessazioni (+2.907); in Italia 57.145 aperture e 21.687 cessazioni (+35.458). In tutti gli ambiti territoriali il settore non alimentare è quello in cui si concentra la maggior parte sia delle aperture che delle cessazioni. Osservando invece le movimentazioni per ESERCIZI DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO PER CLASSI DI SUPERFICIE PROVINCIA DI FORLI’-CESENA, EMILIA-ROMAGNA E ITALIA al 30 giugno 2007 Valori assoluti Forlì-Cesena Indice di composizione Forlì-Cesena Emilia-Romagna Italia CLASSI DI SUPERFICIE Non specificata 1.959 28,5% 27,0% 35,5% 01-50 mq 3.264 47,5% 44,4% 34,7% 51-150 mq 1.160 16,9% 21,0% 22,7% 151-250 mq 262 3,8% 4,0% 3,8% 251-400 mq 77 1,1% 1,3% 1,4% 401-1500 mq 135 2,0% 1,9% 1,6% 1501-2500 mq 14 0,2% 0,2% 0,1% 2501-5000 mq 3 0,0% 0,1% 0,1% Oltre 5000 mq 2 0,0% 0,0% 0,0% 6.876 100,0% 100,0% 100,0% I N T E R N O Fonte: Infocamere, TradeView Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena APERTURE E CESSAZIONI DI ESERCIZI AL DETTAGLIO PER SETTORE MERCEOLOGICO al 9 gennaio 2008 FORLI’-CESENA EMILIA-ROMAGNA ITALIA SETTORE MERCEOLOGICO Aperture Cessazioni Saldo Aperture Cessazioni Saldo Aperture Cessazioni 40 1 +39 355 99 +256 4.104 1.436 Alim. e non alim. 110 3 +107 786 214 +572 9.636 3.827 Alimentare 303 20 +283 2.950 916 +2.034 42.471 15.743 Non alimentare 5 +5 112 41 +71 932 376 Tabelle speciali 1 -1 26 -26 2 305 Non rilevabile 458 25 +433 4.203 1.296 +2.907 57.145 21.687 TOTALE Saldo +2.668 +5.809 +26.728 +556 -303 +35.458 Fonte: Infocamere, TradeView Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 1 I dati sulla movimentazione (aperture e cessazioni) degli esercizi sono grandezze di flusso e non di stock; ovvero, si riferiscono a un intervallo di tempo e non a un dato istante. I dati sulla movimentazione della banca dati TradeView vengono caricati dal Registro imprese con cadenza settimanale. Poiché le comunicazioni di cessazione dell’attività vengono solitamente effettuate a fine anno, le relative pratiche vengono inserite nel Registro imprese nelle prime settimane dell’anno seguente. Pertanto, anche se i presenti dati sulle cessazioni di esercizi potrebbero essere ancora incompleti, si è ritenuto di effettuare l’elaborazione in data 9 Gennaio 2008. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 C O M M E R C I O TOTALE 121 Camera di Commercio di Forlì-Cesena tipo di esercizio, si rileva il saldo attivo per ogni tipologia e in ogni ambito territoriale, così come in tutti e tre gli ambiti territoriali le aperture e le cessazioni si concentrano per numero nella tipologia degli esercizi di vicinato. Nella provincia di Forlì-Cesena si sono registrate 450 aperture e 24 cessazioni di esercizi di vicinato, 8 aperture e 1 cessazione di medie dimensioni e nessuna movimentazione di grandi strutture. In regione, fra le grandi strutture, risultano invece 2 nuove aperture e 1 cessazione. Un altro fenomeno sottolineato dagli operatori è quello dell’imprenditoria extracomunitaria, che è una realtà ormai affermata nel territorio provinciale. Essa si concentra soprattutto nei settori dell’abbigliamento, alimentari e pubblici esercizi. Gli esercizi alimentari attraggono una clientela in prevalen- za straniera e offrono soprattutto prodotti etnici, mentre i pubblici esercizi, in particolare la ristorazione, attraggono anche un sostanzioso pubblico italiano. Analizzando i dati di StockView sulle persone con cariche nelle imprese, e limitando l’esame alle imprese individuali attive – in cui la carica di titolare coincide con la persona fisica dell’imprenditore - in provincia di ForlìCesena risultano 346 titolari di imprese individuali extracomunitari , pari al 10,3% del totale. Per quanto significativo, il fenomeno non presenta ancora l’incidenza registrata a livello regionale (13,3%) e nazionale (12,8%). Molto più modesta è la presenza di imprenditori provenienti da altri Paesi della UE: 35 persone, pari all’1%, a fronte dell’1,3% regionale e dell’1,2% nazionale. Il restante 88,6% delle persone titolari d’imprese individuali APERTURE E CESSAZIONI DI ESERCIZI AL DETTAGLIO PER TIPO DI ESERCIZIO al 9 gennaio 2008 FORLI’-CESENA EMILIA-ROMAGNA Aperture Cessazioni Saldo Aperture Cessazioni ITALIA Saldo Aperture Cessazioni Saldo TIPO DI ESERCIZIO Vicinato I N T E R N O Medio Grande TOTALE 450 24 +426 4.126 1.272 +2.854 55.264 21.040 +34.224 8 1 +7 75 23 +52 1.766 612 +1.154 - - +0 2 1 +1 115 35 +80 458 25 +433 4.203 1.296 +2.907 57.145 21.687 +35.458 Fonte: Infocamere, TradeView Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena IMPRENDITORI PER NAZIONALITA’ SETTORE ATECO G52 - COMMERCIO AL DETTAGLIO CLASSE DI NATURA GIURIDICA: IMPRESE INDIVIDUALI al 30 settembre 2007 C O M M E R C I O FORLÌ-CESENA NAZIONALITA’ Comunitaria Extracomunitaria Italiana Non classificata TOTALE Valore assoluto 35 EMILIA-ROMAGNA ITALIA incidenza % incidenza % incidenza % 1,1% 1,3% 1,2% 346 10,3% 13,3% 12,8% 2.966 88,6% 85,4% 85,7% 0 0,0% 0,0% 0,4% 3.347 100,0% 100,0% 100,0% Fonte: Infocamere, banca dati StockView Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 2 Si precisa che quanto rilevato dalla banca dati StockView e definito “nazionalità” è il Paese di nascita della persona, desunto dal codice fiscale presente nella visura dell’impresa. Va inoltre tenuto presente che all’interno dei Paesi extracomunitari è presente la Svizzera, paese in cui risultano nati anche alcuni imprenditori di nazionalità italiana. 122 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 rapporti fra le diverse tipologie distributive non ci sono significative evoluzioni rispetto al 2006. Per quanto riguarda il comprensorio forlivese, l’apertura del nuovo iper di Forlì, che avrebbe sicuramente introdotto l’elemento di cambiamento più rilevante, risulta attualmente ritardata. Della presenza dell’iper di Forlimpopoli ha risentito direttamente, sempre secondo le associazioni di categoria, il tessuto commerciale del centro storico di quel Comune, ma l’effetto sembra circoscritto a tale dimensione. Nel territorio cesenate, le Amministrazioni pubbliche hanno attuato una politica d’insediamento della grande distribuzione che privilegia le strutture di dimensioni intermedie. L’ultimo ad essere aperto a Cesena è stato un centro commerciale di 6000 mq compresa la galleria e tale apertura risale già a più di un anno fa, per cui non ci sono novità sul fronte dei rapporti fra grande distribuzione e piccoli esercizi nel cesenate. Per quanto riguarda le prospettive di sviluppo, viene ribadito che le PMI del commercio devono continuare a investire sulla specializzazione e sulla formazione, relativamente sia all’offerta merceologica, sia alla comunicazione e al marketing, sia all’assistenza alla clientela. Come si è detto in precedenza, specializzarsi su alcuni marchi e prodotti precisi risulta ormai essenziale per la visibilità e il successo di una piccola impresa commerciale. E’ necessario anche investire sulla forRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 mazione degli addetti per fare in modo che l’attività venga gestita con la flessibilità e la dinamicità che il mercato ora richiede. Inoltre grande importanza è attribuita alla cura e all’assistenza alla vendita, anche perché, se ben utilizzata, costituisce un punto di forza delle PMI nei confronti della grande distribuzione. Secondo altri operatori, il problema attuale del commercio è che la capacità di spesa delle famiglie si è fortemente ridotta a causa dell’erosione del potere d’acquisto; l’attesa dei saldi da parte dei consumatori e la tendenza a concentrare gli acquisti in Gennaio (con l’esclusione di quelli natalizi) ne sono una conferma. Solo una ripresa stabile dei consumi può far uscire il settore dalle attuali difficoltà. Uno dei principali interventi per risollevare il livello dei consumi potrebbe essere una diminuzione della pressione fiscale nei confronti dei lavoratori con reddito dipendente, che risultano attualmente nel complesso maggiormente colpiti dalla diminuzione del potere d’acquisto. Ciò dipende anche da inadeguati o mancati rinnovi contrattuali. Un altro elemento sottolineato come criticità da alcune associazioni di categoria è la decisione di tenere le fiere dell’outlet nel periodo degli acquisti natalizi, il che non agevola gli esercizi dei centri storici; meglio sarebbe per lo meno prevederle nel periodo dei saldi. A proposito di saldi, secondo alcune associazioni di categoria la tendenza che sta emergendo (escludendo i negozi e i prodotti di fascia alta) è ormai una politica di prezzi variabili in funzione del mese piuttosto che forti sconti riservati a un periodo di tempo limitato. I saldi, infatti, stanno diventando più C O M M E R C I O provinciali è italiano, a fronte dell’85,4% regionale e dell’85,7% nazionale. Secondo le valutazioni delle associazioni di categoria di settore, sul versante dei I N T E R N O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 123 C O M M E R C I O I N T E R N O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 124 frequenti, con promozioni cosiddette speciali che vengono programmate nel corso dell’anno per cercare di sostenere un mercato che altrimenti non sembra rimettersi in moto. Come contropartita, negli ultimi mesi dell’anno, considerati il periodo di punta dei consumi, viene rilevata una certa tendenza da parte di alcuni negozianti a sfruttare appieno l’opportunità del periodo di alta stagione, anche in termini di prezzi alla clientela, contando poi di effettuare la maggior parte delle vendite subito dopo il periodo delle feste. Oltretutto scegliere di concentrare la maggior parte delle vendite in pochi giorni espone al rischio di compromettere l’andamento di un’intera stagione a causa di motivi contingenti che potrebbero disincentivare l’afflusso di clientela. Un’altra implicazione di questa tendenza è il meccanismo di rincorsa fra i diversi territori regionali che competono fra di loro per essere i primi a cominciare i saldi, anticipandone continuamente l’inizio. Secondo tali associazioni di categoria, sarebbe più ragionevole che gli operatori del commercio affrontassero insieme il problema e concordassero una diversa politica dei prezzi, per avere un prezzo più contenuto ma stabile lungo tutto il corso dell’anno, invece di periodi con quotazioni altalenanti, ciò anche a tutela dei consumatori e della trasparenza del mercato. Secondo altri operatori ancora, si sta assistendo a un processo di omologazione dei centri storici dei due capoluoghi di Forlì e Cesena (processo sicuramente in atto su scala ben più ampia di quella provinciale), che hanno perso le loro specificità storiche per assumere un aspetto molto simile e più “anonimo”. Le botteghe e i negozi che caratterizzavano la fisionomia dei centri storici, dotati ognuno di un’individualità e caratteristiche proprie, sono stati in gran parte sostituiti da sportelli bancari e negozi in franchising, che invece ricalcano un modello standardizzato. Contestualmente, si è persa nelle nuove generazioni la voglia di aprire attività commerciali originali e non omologate, e alcuni degli esercizi pubblici o commerciali storici, la cui presenza costituisce un tratto distintivo e specifico della città in cui si trovano, lottano per la sopravvivenza. Il rischio è quindi di avere centri storici tutti “uguali”. In questo quadro, un’opportunità di rilancio anche per il commercio è costituita dall’investimento nella promozione turistica del territorio, come stan- no facendo anche i Comuni di Forlì e di Cesena e i relativi comprensori, con buoni risultati. In questi ultimi anni è stato dato un grande impulso al turismo delle città d’arte. A Forlì, la mostra del Palmezzano ha fatto registrare 52.000 presenze, quella del Lega 82.000. Uno strumento che si è rivelato importante per la valorizzazione e promozione del territorio è il Club di prodotto, “formula associativa” prevista dalla normativa sul turismo che ha una portata “comprensoriale” e della quale fanno parte, oltre al Comune capofila del comprensorio, le agenzie di viaggio, gli albergatori e le associazioni di categoria. In occasione della mostra del Lega si è registrato un incremento delle prenotazioni alberghiere a Forlì e in alcuni Comuni del comprensorio del 30% solo attraverso il Club di prodotto. Gli eventi di pattinaggio nel 2007 hanno fatto registrare Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 che in futuro. Molto importante è anche l’azione coordinata e sinergica fra le Amministrazioni locali, le associazioni di categoria e gli operatori economici del territorio al fine dell’incentivazione e del sostegno agli investimenti degli imprenditori commerciali per la riqualificazione, l’aggiornamento e il consolidamento delle loro attività. In attesa della costituzione dell’Agenzia per il Centro Storico di Forlì, va segnalata la conclusione del lavoro progettuale svolto dai tecnici designati, sia interni che esterni all’Amministrazione comunale; nel 2008 inizierà la fase operativa di questo vasto progetto. Una prima importante tappa della sua realizzazione consiste in un ingente stanziamento da parte dei partner pubblici e privati per contributi a beneficio delle attività commerciali, comprendenti, tra gli altri interventi, il rifacimento delle vetrine degli esercizi del centro storico. L’iniziativa vede il coinvolgimento, per la parte privata, delle maggiori associazioni di categoria provinciali del commercio e dell’artigianato, delle cooperative di garanzia ad esse collegate e di alcuni importanti istituti bancari. L’auspicio delle associazioni di categoria è che, grazie a questo progetto di riqualificazione ed anche ad altri interventi per la promozione economica attivati dalla Camera di Commercio, le imprese commerciali del territorio continuino ad investire nel rinnovamento e nel potenziamento della loro attività. C O M M E R C I O 2.000 pernottamenti e si è calcolato una ricaduta di circa 500.000 euro fra alberghi e ristorazione su Forlì e alcuni Comuni del circondario. Si segnala anche un’iniziativa della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì che ha allestito nei propri locali una mostra dell’architetto Gio Ponti. Si tratta di iniziative destinate a un pubblico di nicchia, ma che tutte insieme, producono numeri significativi. Il 19 gennaio scorso è stata inaugurata la nuova mostra dedicata a Cagnacci, che durerà fino al 22 giugno, e da essa si attendono importanti ricadute sul territorio. La seconda edizione della “notte bianca” di Cesena ha registrato un’affluenza di pubblico dello stesso ordine di grandezza dell’anno precedente. Nel 2007 non si è tenuta in concomitanza il festival dello Street Food, che è biennale, e al suo posto è stato organizzato un gemellaggio enogastronomico con la Sicilia. Sul piano commerciale, i risultati sono stati anche migliori di quelli della prima edizione, perché molti esercizi, colti alla sprovvista dalla grande affluenza di pubblico dell’anno precedente, questa volta sono stati in grado di accoglierlo; inoltre anche molti negozi si sono attrezzati per rimanere aperti durante la notte, con buoni riscontri nelle vendite. E’ opinione unanime delle associazioni di categoria che attività di promozione turistica come queste siano essenziali per il sostegno .al commercio e che vadano mantenute an- I N T E R N O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 125 C O M M E R C I O I N T E R N O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 126 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena C C OMMERCIO ESTERO I primi tre trimestri del 2007, ai quali sono riferiti la maggior parte dei dati di seguito illustrati, confermano l’espansione economica avviata nell’anno precedente che ha interessato l’economia mondiale, con tassi più contenuti per i Paesi più avanzati e più elevati per i Paesi cosiddetti emergenti. Tuttavia, gli shock finanziari, le crisi nel settore immobiliare, le tensioni registrate nei mercati del petrolio e dell’energia hanno generato un rallentamento nella crescita, con effetti che non si preannunciano di breve durata. Le esportazioni italiane, che pure hanno var. % INDICI DI COMPOSIZIONE 2006 (*) 2006 (*) 2007 (*) 07/06 2007 (*) Piacenza 1.352.662 1.664.577 23,1% 4,5% 4,9% Parma 2.823.970 3.196.141 13,2% 9,4% 9,3% Reggio Emilia 5.469.148 6.087.545 11,3% 18,1% 17,8% Modena 7.094.717 7.797.841 9,9% 23,5% 22,8% SU EMILIA-ROMAGNA Bologna 6.992.648 8.159.995 16,7% 23,2% 23,9% Ferrara 1.549.725 1.803.794 16,4% 5,1% 5,3% Ravenna 1.858.643 2.177.420 17,2% 6,2% 6,4% Forlì-Cesena 1.957.206 2.177.295 11,2% 6,5% 6,4% Rimini 1.059.406 1.138.286 7,4% 3,5% 3,3% 30.158.122 34.202.894 13,4% 100,0% 100,0% EMILIA-ROMAGNA EMILIA-ROMAGNA SU ITALIA ITALIA 237.457.339 264.862.718 11,5% 12,7% 12,9% C O M M E R C I O VALORI ASSOLUTI E S T E R O VALORE DELLE ESPORTAZIONI, VARIAZIONI, INDICI DI COMPOSIZIONE PROVINCE DELL’EMILIA ROMAGNA E ITALIA gennaio-settembre - valori in migliaia di euro (*) - Dati provvisori Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 127 Camera di Commercio di Forlì-Cesena ESPORTAZIONI PER SETTORI NELLA PROVINCIA DI FORLI’-CESENA gennaio-settembre - valori in migliaia di euro INDICI DI COMPOSIZIONE Forlì-Cesena CLASSIFICAZIONE CPATECO C O M M E R C I O E S T E R O 2006 (*) A-PRODOTTI DELL’AGRICOLTURA, DELLA CACCIA E DELLA SILVICOLTURA B-PRODOTTI DELLA PESCA E DELLA PISCICOLTURA C-MINERALI ENERGETICI E NON ENERGETICI DA-PRODOTTI ALIMENTARI, BEVANDE E TABACCO DB17-PRODOTTI TESSILI DB18 -ARTICOLI DI ABBIGLIAMENTO E PELLICCE DC-CUOIO E PRODOTTI IN CUOIO, PELLE E SIMILARI DD-LEGNO E PRODOTTI IN LEGNO DE-PASTA DA CARTA, CARTA E PRODOTTI DI CARTA; PRODOTTI DELL’EDITORIA E DELLA STAMPA DF-COKE, PRODOTTI PETROLIFERI RAFFINATI E COMBUSTIBILI NUCLEARI DG-PRODOTTI CHIMICI E FIBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI DH-ARTICOLI IN GOMMA E MATERIE PLASTICHE DI-PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON METALLIFERI DJ-METALLI E PRODOTTI IN METALLO DK-MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI DL-MACCHINE ELETTRICHE ED APPARECCHIATURE ELETTRICHE, OTTICHE E DI PRECISIONE DM-MEZZI DI TRASPORTO DN361-MOBILI DN-ALTRI PRODOTTI DELLE INDU STRIE MANIFATTURIERE (ESCL. MOBILI) E-ENERGIA ELETTRICA,GAS E ACQUA K-PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ INFORMATICHE, PROFESSIONALI ED IMPRENDITORIALI O-PRODOTTI DI ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI Q-MERCI DICHIARATE COME PROVVISTE DI BORDO, MERCI NAZIONALI DI RITORNO E RESPINTE, MERCI VARIE TOTALE variaz.% 2007/2006 2007(*) ForlìCesena EmiliaRomagna Italia 2007(*) 2007(*) 2007(*) 143.062 145.671 1,8% 6,7 1,5 1,2 6.288 6.333 0,7% 0,3 0,1 0,1 172 577 235,7% 0,0 0,1 0,3 119.976 132.548 10,5% 6,1 6,3 5,1 27879 28.629 2,7% 1,3 2,3 3,9 63.704 63.893 0,3% 2,9 6,2 4,0 166.504 197.456 18,6% 9,1 1,9 4,1 46.641 57.317 22,9% 2,6 0,4 0,5 10.957 10.984 0,2% 0,5 0,7 1,9 54 92 70,3% 0,0 0,1 3,6 39.344 52.261 32,8% 2,4 6,2 9,5 107.780 117.975 9,5% 5,4 2,5 3,6 28.764 25.473 -11,4% 1,2 9,0 2,8 223.182 256.626 15,0% 11,8 8,4 12,2 487.700 589.187 20,8% 27,1 32,9 20,5 145.764 121.041 -17,0% 5,6 6,7 8,6 81.320 79.932 -1,7% 3,7 12,5 11,4 104.380 116.421 11,5% 5,3 1,4 2,6 153.549 173.984 13,3% 8,0 0,9 2,0 1 3 200,0% 0,0 0,0 0,0 69 0 -100,0% 0,0 0,0 0,0 27 617 2154,0% 0,0 0,0 0,1 88 279 217,7% 0,0 0,0 1,9 1.957.207 2.177.298 11,2% 100,0 100,0 100,0 (*) - Dati provvisori; il totale può non coincidere con lo stesso dato di altre tabelle causa arrotondamento Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 128 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 te da Reggio Emilia (17,8%), Parma (9,3%). Seguono Ferrara (5,3%), Piacenza (4,9%) ed infine Rimini (3,3%). Il valore delle esportazioni della regione Emilia-Romagna a sua volta rappresenta il 12,9% del valore complessivo nazionale. Dall’analisi dell’export per settore, il periodo gennaio – settembre 2007 è stato caratterizzato da una crescita positiva nel comparto delle macchine e degli apparecchi meccanici, pari al 20,8% in linea con la crescita del periodo precedente (+21,0%); tale settore è il più rappresentativo nell’export provinciale rappresentando il 27,1% del valore complessivo. A conferma della vocazione meccanica della regione e del Paese, tale settore costituisce anche il 32,9% dell’export regionale ed il 20,5% di quello nazionale. Restano positive le performance del settore metalli e dei prodotti in metallo (+15,0%), anche se meno brillanti del 2006 dove la crescita registrata era del 32,8%, il comparto rappresenta comunque l’11,8% dell’export provinciale, confermandosi al secondo posto. In netta inversione di tendenza invece il campo delle macchine elettriche e degli apparecchi di precisione, corrispondente al 5,6% del flusso provinciale, che dal +30,9% del 2006 passa a un –17,0%. A dimostrazione della congiuntura positiva in corso, il comparto del cuoio, prodotti in cuoio e pelle incrementa il tasso di crescita del suo export misurando un +18,6% rispetto al +10,7% dell’anno precedente e confermandosi al terzo posto per importanza in provincia con il 9,1% del valore complessi- C O M M E R C I O mantenuto buoni tassi di crescita nei primi nove mesi dell’anno, nonostante il fenomeno di apprezzamento dell’euro, potrebbero non mantenere gli stessi livelli di variazione nella quarta parte dell’anno. Il valore delle esportazioni della provincia di Forlì-Cesena registrato nei primi nove mesi del 2007 è pari a 2.177.295 migliaia di euro e mostra un tasso di crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente pari a +11,2%, evidenziando così un lieve rallentamento rispetto alla crescita registrata nell’analogo periodo dell’anno precedente (+16,1%). Diversamente dall’anno passato, il tasso di crescita dell’export provinciale è minore del tasso regionale (+13,4%) e nazionale (+11,5%), entrambi in sensibile aumento rispetto all’anno precedente ma colloca l’incremento provinciale davanti a Modena (+9,9%), che conferma anche per il 2007 una crescita moderata, e Rimini (+7,4%), in calo rispetto al 2006. Mostrano invece tassi di variazione più elevati le province di Piacenza (+23,1%), Ravenna (+17,2%), Bologna (+16,7%) in forte ripresa rispetto alle performance contenute dell’anno precedente, Ferrara (+16,4%), Parma (+13,2%), Reggio Emilia (+11,3%). Con riguardo agli indici di composizione, la provincia di Forlì-Cesena si conferma, in continuità con lo stesso periodo dell’anno 2006, al quinto posto in regione, rappresentando il 6,4% dell’export emiliano-romagnolo, al pari di Ravenna che mostra lo stesso peso. Ai primi posti come quota delle esportazioni regionali si ritrovano anche nei primi nove mesi del 2007 le province di Bologna con il 23,9% e Modena con il 22,8%, segui- E S T E R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 129 Camera di Commercio di Forlì-Cesena vo. Positive, anche se meno brillanti dell’anno precedente (+17,3%), sono le variazioni percentuali dell’export del settore dei prodotti alimentari, delle bevande e del tabacco, che cresce del 10,5%, e costituisce, in termini di indici di composizione, il 6,1% del totale provinciale. IMPORTAZIONI PER SETTORI NELLA PROVINCIA DI FORLI’-CESENA gennaio-settembre - valori in migliaia di euro INDICI DI COMPOSIZIONE Forlì-Cesena CLASSIFICAZIONE CPATECO 2006 (*) 63.228 67.560 6,9% 6,4 2,9 1,2 B-PRODOTTI DELLA PESCA E DELLA PISCICOLTURA 9.125 9.820 7,6% 0,9 0,2 0,1 DA-PRODOTTI ALIMENTARI, BEVANDE E TABACCO 1.034 209.883 666 -35,6% 207.450 -1,2% 0,1 1,6 0,3 19,5 11,6 5,4 DB17-PRODOTTI TESSILI 18652 20.332 9,0% 1,9 2,2 4,4 DB18 -ARTICOLI DI ABBIGLIAMENTO E PELLICCE 32.002 38.313 19,7% 3,6 4,1 4,2 DC-CUOIO E PRODOTTI IN CUOIO, PELLE E SIMILARI 20.241 25.970 28,3% 2,4 1,5 4,3 DD-LEGNO E PRODOTTI IN LEGNO 49.655 59.488 19,8% 5,6 1,8 0,5 DE-PASTA DA CARTA, CARTA E PRODOTTI DI CARTA; PRODOTTI DELL’EDITORIA E DELLA STAMPA 29.067 33.205 14,2% 3,1 2,4 2,0 360 -54,2% 0,0 0,3 3,3 DF-COKE, PRODOTTI PETROLIFERI RAFFINATI E COMBUSTIBILI NUCLEARI E S T E R O Italia 2007(*) A-PRODOTTI DELL’AGRICOLTURA, DELLA CACCIA E DELLA SILVICOLTURA C-MINERALI ENERGETICI E NON ENERGETICI C O M M E R C I O 2007(*) Forlì- Emiliavariaz.% Cesena Romagna 2007/2006 2007(*) 2007(*) 785 DG-PRODOTTI CHIMICI E FIBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI 88.939 103.347 16,2% 9,7 11,0 10,0 DH-ARTICOLI IN GOMMA E MATERIE PLASTICHE 47.115 48.352 2,6% 4,5 2,6 3,7 DI-PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON METALLIFERI 14.817 14.069 -5,1% 1,3 1,6 3,0 DJ-METALLI E PRODOTTI IN METALLO 90.191 109.071 20,9% 10,3 16,1 11,3 DK-MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI 120.413 145.319 20,7% 13,7 11,6 20,0 DL-MACCHINE ELETTRICHE ED APPARECCHIATURE ELETTRICHE, OTTICHE E DI PRECISIONE 189.298 124.181 -34,4% 11,7 8,0 9,0 DM-MEZZI DI TRASPORTO DN361-MOBILI DN-ALTRI PRODOTTI DELLE INDUSTRIE MANIFATTURIERE (ESCL. MOBILI) E-ENERGIA ELETTRICA,GAS E ACQUA 19.523 23.326 19,5% 2,2 18,1 11,0 6.048 6.966 15,2% 0,7 1,5 2,6 17.477 24.530 40,4% 2,3 1,0 2,0 0 2 - 0,0 0,1 0,1 K-PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ INFORMATICHE, PROFESSIONALI ED IMPRENDITORIALI 274 100 -63,6% 0,0 0,0 0,0 O-PRODOTTI DI ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI 196 354 80,3% 0,0 0,1 0,1 Q-MERCI DICHIARATE COME PROVVISTE DI BORDO, MERCI NAZIONALI DI RITORNO E RESPINTE, MERCI VARIE 208 259 24,6% 0,0 0,0 1,7 1.028.170 1.063.037 3,4% 100,0 100,0 100,0 TOTALE (*) - Dati provvisori; il totale può non coincidere con lo stesso dato di altre tabelle causa arrotondamento Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 130 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 bevande e tabacco (19,5% del valore provinciale), che segnano però una diminuzione del flusso dell’1,2%, seguiti dalle macchine e degli apparecchi meccanici (13,7%) con un aumento del +20,7%, dalle macchine elettriche, ottiche e di precisione (11,7%), anch’essi in calo del 34,4%, dai metalli e prodotti in metallo (10,3%) che segnano un +20,9%, dai prodotti chimici, sintetici e artificiali (9,7%) con un import in crescita del 16,2% e dai prodotti agricoli, della caccia e della silvicoltura (6,4%) in crescita del 6,9%. Mostrano segni positivi anche le importazioni degli articoli di abbigliamento e pellicce (+19,7%), del cuoio e prodotti in cuoio (+28,3%), della carta e prodotti cartari (+14,2%), degli articoli in gomma e materie plastiche (+2,6%), dei mobili (+15,2%), dei mezzi di trasporto (19,5%) e della categoria residuale della manifattura (+40,4%). Calano le importazioni dei prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi (-5,0%). Per valutare il grado di innovatività delle esportazioni e delle importazioni della provincia di Forlì-Cesena, i prodotti sono stati riclassificati in base al contenuto tecnologico intrinseco al prodotto stesso e alla tecnologia utilizzata nel processo produttivo, venendo così a creare una nuova classificazione dei prodotti in tre macroclassi corrispondenti a diversi livelli di contenuto tecnologico incorporato. Dall’analisi degli ultimi dati provinciali disponibili, relativi all’anno 2006, emerge che le esportazioni della provincia di “prodotti specializzati e high tech” rappresentano il 43,0% del totale, mentre costituiscono il 50,0% di C O M M E R C I O Raggiungono un tasso di crescita positivo i prodotti tessili, salendo dal –10,5% del periodo precedente al +2,7%, mentre l’export degli articoli di abbigliamento e pellicce che nel 2006 era aumentato del 21,7% cresce solo dello 0,3%. Il settore del legno e prodotti in legno segna una crescita del 22,9%, più ampia rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+10,4%), analogamente al comparto dei mobili che dal tasso negativo del 2006 (-8,6%) passa ad un +11,5%. Moderata crescita per i prodotti dell’agricoltura, un settore che costituisce il 6,7% del valore totale provinciale, che cresce però dell’1,8%, contro un calo del 2,1% del 2006, analogamente per i prodotti della pesca che dal –6,0% salgono al +0,7%. II comparto dei prodotti chimici, fibre sintetiche e artificiali aumenta la sua crescita al +32,8% rispetto al 23,9% dell’anno passato, gli articoli in gomma e in materie plastiche aumentano del 9,5% contro il 7,2% del 2006 e la categoria residuale dell’industria manifatturiera che sale del 13,3% contro il 31,6%. Anche le importazioni della provincia nei primi nove mesi del 2007, che hanno raggiunto il valore di 1.063.037 migliaia di euro, mostrano un aumento del 3,4%, più contenuto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+18,7%) ed inferiore alla variazione intervenuta nelle esportazioni. Le importazioni della provincia rappresentano il 5,0% del flusso complessivo in entrata regionale. I beni maggiormente importati in provincia si confermano essere i prodotti alimentari, E S T E R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 131 Camera di Commercio di Forlì-Cesena CONTENUTO TECNOLOGICO DI IMPORT ED EXPORT ANNO 2006 - valori assoluti in migliaia di euro e composizione sul totale provinciale IMPORTAZIONI Agricoltura e materie prime Emilia Romagna Piacenza Parma Reggio Emilia Prodotti tradizionali e standard Prodotti specializzati e high tech 1.384.546 5,5 14.504.251 57,4 9.368.338 37,1 38.039 2,2 1.193.313 68,9 499.975 28,9 104.859 2,3 1.801.969 40,3 2.565.101 57,4 97.720 3,2 2.121.481 68,4 880.651 28,4 Modena 325.217 7,2 2.782.226 61,2 1.436.112 31,6 Bologna 269.568 4,7 2.814.256 49,5 2.606.251 45,8 Ferrara 63.668 8,1 500.405 63,7 221.787 28,2 Ravenna 296.935 10,5 2.145.344 75,9 383.335 13,6 Forlì-Cesena 98.878 6,5 818.081 53,4 614.931 40,1 Rimini 89.662 15,5 327.177 56,7 160.194 27,8 27.032.784 16,6 72.784.870 44,6 63.461.222 38,9 5.825.780 8,1 42.437.104 58,7 24.060.814 33,3 Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Non specificata ITALIA 8.012.282 14,5 25.996.842 47,0 21.359.547 38,6 26.235.183 50,9 17.421.078 33,8 7.868.148 15,3 1.293 0,0 5.849.806 99,9 1.732 0,0 67.107.322 19,3 164.489.699 47,2 116.751.463 33,5 ESPORTAZIONI Agricoltura e materie prime C O M M E R C I O E S T E R O Emilia Romagna Piacenza Prodotti tradizionali e standard Prodotti specializzati e high tech 711.179 1,7 19.929.921 48,3 20.621.126 50,0 3.681 0,2 803.811 42,6 1.078.109 57,2 Parma 26.139 0,7 2.119.372 54,0 1.779.172 45,3 Reggio Emilia 14.190 0,2 3.767.317 51,0 3.603.530 48,8 Modena 50.630 0,5 4.892.141 51,2 4.603.297 48,2 Bologna 102.446 1,1 3.449.310 35,4 6.181.572 63,5 Ferrara 119.312 5,6 1.377.220 65,2 616.774 29,2 Ravenna 179.808 7,2 1.382.308 55,7 920.959 37,1 Forlì-Cesena 198.228 7,1 1.401.668 49,9 1.207.662 43,0 16.744 1,2 736.773 53,3 630.051 45,5 Nord-Ovest 1.228.533 0,9 71.654.888 54,1 59.595.167 45,0 Nord-Est 1.934.968 1,9 56.654.158 55,7 43.147.342 42,4 Rimini Centro Mezzogiorno Non specificata ITALIA 759.815 1,5 29.333.853 57,2 21.223.885 41,4 1.617.711 4,5 22.093.843 61,3 12.336.679 34,2 3.274 0,1 5.257.210 97,1 151.033 2,8 5.544.301 1,7 184.993.951 56,6 136.454.105 41,7 Fonte: elaborazioni Istituto Tagliacarne su dati ISTAT 132 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena quello regionale, il 42,4% di quello del NordEst ed il 41,7% di quello nazionale. Le esportazioni dei “prodotti tradizionali e standard” sono il 49,9% del valore complessivo provinciale, il 48,3% di quello regionale, il 55,7% di quello del Nord-Est ed il 56,6% di quello nazionale. Le esportazioni dei “prodotti dell’agricoltura e materie prime” sono il 7,1% del valore complessivo provinciale, l’1,7% di quello regionale, l’1,9% di quello del Nord-Est e l’1,7% di quello nazionale, a conferma della marcata vocazione agricola della provincia. Per quanto riguarda le importazioni, il 40,1% del flusso provinciale è dato da “prodotti specializzati e high tech”, che a loro volta rappresentano il 37,1% dell’import regionale, il 33,3% del Nord-Est ed il 33,5% dell’intero Paese. L’import di “prodotti tradizionali e standard” copre il 53,4% del valore provinciale, il 57,4% di quello regionale, il 58,7% di quello del Nord-Est ed il 47,2% di quello italiano. Infine, i “prodotti dell’agricoltura e materie prime” importati in provincia sono il 6,5% del totale, il 5,5% del dato regionale, l’8,1% del Nord-Est ed il 19,3% del nazionale. Il quadro generale che emerge da questi dati conferma un export provinciale più polarizzato su prodotti a contenuto tecnologico medio-basso rispetto a quello regionale, mentre la differenza con l’andamento nazionale è più sfumata ed evidenzia un import più accentuato sui prodotti ad alto contenuto tecnologico rispetto alle altre aree. L’analisi delle esportazioni per destinazione geografica evidenzia come anche nei primi nove mesi del 2007 sia confermata la strutturale propensione delle imprese della provincia verso i Paesi dell’Unione Europea che assorbe il 61,3% del valore complessivo provinciale, in diminuzione rispetto all’anno precedente dove l’area UE assorbiva il 63,6%, nonostante l’entrata dal 1° gennaio 2007 di Romania e Bulgaria che rappresentano l’1,38% delle esportazioni complessive provinciali. L’orientamento delle imprese provinciali per l’UE è più accentuato rispetto a quello regionale, le cui esportazioni nell’Unione rappresentano il SCAMBI CON L’ESTERO PER AREA GEOGRAFICA INCIDENZA PERCENTUALE - gennaio-settembre 2007 ESPORTAZIONI Emilia Romagna Forlì-Cesena Emilia Romagna 63,5% 68,0% 61,3% 58,9% Europa extra UE (*) 2,8% 5,8% 10,9% 11,1% Africa Settentrionale 3,0% 1,5% 2,3% 2,2% Altri paesi africani 4,4% 1,0% 1,9% 1,7% America Settentrionale 2,4% 2,7% 6,6% 9,9% America Centrale e del Sud 3,9% 2,8% 3,1% 3,2% Vicino e medio Oriente 0,9% 0,7% 4,7% 4,2% Asia Centrale 2,7% 1,5% 1,3% 1,4% Asia Orientale 16,1% 15,5% 6,5% 6,1% 0,3% 0,5% 1,5% 1,3% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Unione Europea Oceania e altri territori TOTALE GENERALE (*) Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Isole Faeroer, Andorra, Gibilterra Turchia, Albania, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Fed.di Russia, Croazia, Bosnia e Erzegovina, Serbia e Montenegro, Rep. Iugoslava di Macedonia E S T E R O IMPORTAZIONI Forlì-Cesena C O M M E R C I O AREA Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 133 Camera di Commercio di Forlì-Cesena 58,9%, in aumento rispetto all’anno passato (56,6%). Resta sempre significativo il peso dei Paesi europei extra-UE pari al 10,9%, in lieve calo rispetto all’anno precedente (11,7%) che può in parte essere spiegato dall’uscita di Romania e Bulgaria da questa categoria, analogamente si può dire per l’incidenza sull’export regionale, che dal 12,9% del 2006 scende all’11,1%. Uscendo dall’ambito europeo, l’area di maggiore interesse commerciale per le imprese della provincia è l’America Settentrionale che assorbe il 6,6%, con un peso però inferiore rispetto a quello regionale che vi esporta il 9,9%, in entrambi i casi però in PRIMI 20 PAESI PER DESTINAZIONE DELL’EXPORT PROVINCIA DI FORLI’-CESENA gennaio-settembre 2007 indici di comp. sul totale export 1 0004-Germania 294.638 13,5% 2 0001-Francia 226.462 3 0006-Regno Unito 160.513 E S T E R O migliaia di euro indici di comp. sul totale import 1 0004-Germania 153.686 14,5% 10,4% 2 0720-Cina 96.913 9,1% 7,4% 3 0003-Paesi Bassi 96.626 9,1% 138.357 6,4% 4 0001-Francia 92.038 8,7% 5 0400-Stati Uniti 129.841 6,0% 5 0011-Spagna 81.819 7,7% 86.305 4,0% 6 0017-Belgio 50.731 4,8% 7 0003-Paesi Bassi 73.230 3,4% 7 0038-Austria 31.331 2,9% 8 0009-Grecia 60.496 2,8% 8 0302-Camerun 28.355 2,7% 9 0017-Belgio 54.422 2,5% 9 0063-Slovacchia 27.364 2,6% 0075-Federazione russa 10 0060-Polonia 51.423 2,4% 10 0732-Giappone 25.962 2,4% 11 0038-Austria 50.484 2,3% 11 0664-India 23.257 2,2% 12 0039-Svizzera 50.370 2,3% 12 0400-Stati Uniti 22.675 2,1% 13 0732-Giappone 43.589 2,0% 13 0032-Finlandia 17.295 1,6% 0647-Emirati Arabi Uniti 39.919 1,8% 14 0006-Regno Unito 16.668 1,6% 15 0052-Turchia 32.751 1,5% 15 0528-Argentina 16.170 1,5% 14 16 0008-Danimarca 28.855 1,3% 16 0030-Svezia 14.393 1,4% 17 0800-Australia 27.901 1,3% 17 0736-Taiwan 13.618 1,3% 18 0740-Hong Kong 27.377 1,3% 18 0066-Romania 13.570 1,3% 0061-Ceca, 19 Repubblica 27.331 1,3% 19 0212-Tunisia 12.525 1,2% 20 0072-Ucraina 24.670 1,1% 20 0009-Grecia 12.439 1,2% Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 134 PAESE 4 0011-Spagna 6 C O M M E R C I O PRIMI 20 PAESI PER PROVENIENZA DELL’IMPORT PROVINCIA DI FORLI’-CESENA gennaio-settembre 2007 migliaia di euro PAESE calo rispetto all’anno precedente. Seguono l’Asia Orientale con il 6,5% del flusso provinciale ed il 6,1% dell’export regionale, le destinazioni per il Vicino e Medio Oriente (4,7%), l’America Centrale e del Sud (3,1%), l’Africa Settentrionale (2,3%), gli altri Paesi africani (1,9%), l’Asia centrale (1,3%), l’Oceania e altri territori (1,5%). All’interno dell’Unione Europea, le imprese della provincia continuano a mostrare una marcata propensione per la Germania (13,5%), la Francia (10,4%), in lieve calo rispetto al 2006 dove assorbiva l‘11,8%, il Regno Unito (7,4%), la Spagna (6,4%) e i Paesi Bassi (3,4%). Gli Stati Uniti si collocano al quinto posto per destinazione dell’export Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 All’interno del mercato europeo, i Paesi da cui provengono la maggior parte delle merci sono Germania (14,5%), Paesi Bassi (9,1%), Francia (8,7%), Spagna (7,7%), Belgio (4,8%), Austria (2,9%), Slovacchia (2,6%); le importazioni dal Regno Unito scendono dal 6,8% dell’anno precedente fino all’1,6%. I Paesi extra-europei dai quali la provincia maggiormente importa sono Cina che dal 7,5% del 2006 sale al 9,1% divenendo così il secondo Paese per importazioni, Camerun (2,7%), Giappone (2,4%), India (2,2%), Stati Uniti (2,1%), Argentina (1,5%), Taiwan (1,3%). Il saldo commerciale della provincia per i primi nove mesi del 2007 è in attivo per 1.114.260 migliaia di euro, ed è aumentato del 19,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il 59,1% dell’avanzo è riferito agli scambi con i Paesi UE (+658.314 migliaia di euro) ed il 18,6% agli altri Paesi Europei (+206.879 migliaia di euro), segue l’avanzo con il Nord America (+118.547 migliaia di euro), il Vicino e Medio Oriente (+93.304 migliaia di euro), l’Oceania e gli altri territori (+28.316 migliaia di euro), l’America Centrale e del Sud (+25.730 migliaia di euro) e l’Africa Settentrionale (+18.668 migliaia di euro) in netta crescita rispetto al 2006. Sono invece negativi i saldi commerciali con l’Africa Centrale e Meridionale (-4.584 migliaia di euro), l’Asia Centrale (-530 migliaia di euro), prevalentemente fornitori di materie prime o altri prodotti tradizionali al nostro Paese, e l’Asia Orientale in netto aumento, in termini di valore assoluto, (-30.385 migliaia di euro) che registra il flusso di beni manufatti prevalentemente in Cina. C O M M E R C I O (6,0%). Seguono Federazione Russa (4,0%), Grecia (2,8%), Belgio (2,5%), Polonia (2,4%) in aumento rispetto al 2006 dove assorbiva l’1,6%, Austria (2,3%), Svizzera (2,3%), Giappone (2,0%), Emirati Arabi Uniti (1,8%), Turchia (1,5%), Danimarca (1,3%), Australia (1,3%), Hong Kong (1,3%), Rep. Ceca (1,3%). L’esame delle importazioni per provenienza geografica indica un forte orientamento anche negli acquisti dall’estero all’Unione Europea, dalla quale la provincia acquista il 63,5% (il 63,6% nello stesso periodo dell’anno precedente) del totale delle importazioni nei primi nove mesi del 2007, analogamente per le imprese della regione, che importano il 68,0% dall’area UE (il 66,1% nel 2006). Segue per importanza l’Asia Orientale da cui provengono il 16,1% delle importazioni della provincia, in crescita rispetto al 2006 dove la percentuale era del 13,5% e il 15,5% di quelle della regione, in crescita anch’esso rispetto al 2006 (12,8%). In netto calo le importazioni dagli altri Paesi europei extra-UE che dal 5,0% del 2006 scendono a rappresentare il 2,8% delle merci importate, calo in parte dovuto all’uscita dalla categoria dei Paesi di nuova entrata che da soli rappresentano l’1,61% dell’import provinciale; analoga tendenza si ritrova nel flusso regionale dove dal 9,3% del 2006 si scende al 5,8%. Dall’America Centrale e del Sud viene importato il 3,9% dell’import provinciale, dall’America Settentrionale il 2,4%, dall’Africa Settentrionale il 3,0%, dagli altri Paesi africani il 4,4%, dall’Asia Centrale con il 2,7%, dal Vicino e Medio Oriente lo 0,9% e dall’Oceania lo 0,3%. E S T E R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 135 Camera di Commercio di Forlì-Cesena IMPORT-EXPORT DISTINTO PER PAESE gennaio-settembre 2007 (*) - provincia di Forlì-Cesena Valori in migliaia di euro PAESI IMPORTAZIONI ESPORTAZIONI SALDO COMMERCIALE UNIONE EUROPEA Francia +134.424 96.626 73.230 -23.396 Germania 153.686 294.638 +140.952 16.668 160.513 +143.845 Irlanda 9.705 14.233 +4.528 Danimarca 10.265 28.855 +18.589 Grecia 12.439 60.496 +48.057 3.923 21.352 +17.429 Spagna 81.819 138.357 +56.537 Belgio 50.731 54.422 +3.691 2.657 1.803 -855 Portogallo Lussemburgo Svezia 14.393 19.172 +4.779 Finlandia 17.295 20.926 +3.631 Austria 31.331 50.484 +19.153 0 2.004 +2.004 10 4.314 +4.303 Malta Estonia Lettonia 86 4.160 +4.074 Lituania 303 4.536 +4.233 Polonia E S T E R O 226.462 Paesi Bassi Regno Unito C O M M E R C I O 92.038 7.894 51.423 +43.530 Repubblica Ceca 12.087 27.331 +15.244 Slovacchia 27.364 9.514 -17.850 Ungheria 11.637 17.588 +5.951 Romania 13.570 22.120 +8.550 Bulgaria 3.546 7.824 +4.278 Slovenia 4.913 10.966 +6.053 301 6.851 +6.550 0 28 +28 675.286 1.333.600 +658.314 Altri Paesi d’Europa 29.832 236.711 +206.879 Africa Settentrionale 31.755 50.424 +18.668 Altri paesi africani 46.739 42.155 -4.584 America Settentrionale 25.278 143.825 +118.547 America Centrale e del Sud 41.752 67.482 +25.730 9.204 102.508 +93.304 Cipro Provviste di bordo UE TOTALE Unione Europea Vicino e medio Oriente Asia Centrale 28.617 28.087 -530 Asia Orientale 171.123 140.738 -30.385 3.449 31.765 +28.316 3.449 31.765 1.063.035 2.177.295 Oceania e altri territori TOTALE GENERALE +1.114.260 (*) - Dati provvisori; il totale può non coincidere con lo stesso dato di altre tabelle causa arrotondamento Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 136 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 esteri. L’utilizzo di fornitori stranieri per le materie prime è diffuso nel 62% delle aziende del campione, in misura ridotta invece per i semilavorati. Da tale indagine, emerge per le imprese forlivesi un quadro caratterizzato da attenzione e dinamicità verso mercati stranieri, in prevalenza vicini, già stabile nel tempo, anche se si tratta di una presenza ancora legata a modalità di penetrazione inizialmente meno strutturate, che vengono a rafforzarsi man mano che il mercato si consolida, ma che più raramente determinano veri e propri investimenti all’estero. L’anno 2007 è stato caratterizzato da un rallentamento degli scambi, soprattutto nell’ultimo trimestre dell’anno, quindi non ancora assorbiti nei valori illustrati nel presente capitolo. Tali fluttuazioni congiunturali risultano in generale tanto più facilmente ammortizzabili, quanto più le aziende producono beni con marchio proprio di fascia elevata o presentano una maggiore vocazione e strutturazione strategica ed organizzativa verso i mercati stranieri. Particolarmente esposte alla concorrenza dei Paesi emergenti e alle recenti dinamiche del cambio dell’euro risultano essere le imprese che operano con modalità di subfornitura o che si collocano su segmenti di mercato meno prestigiosi. C O M M E R C I O Nell’ambito della bilancia commerciale UE, il cui saldo è cresciuto dell’11,3% rispetto al 2006, ad eccezione di Paesi Bassi, Slovacchia e Lussemburgo, tutti i saldi presentano un segno positivo e tra questi spiccano gli avanzi con Francia (+134.424 migliaia di euro), Germania (+140.952 migliaia di euro), Regno Unito (+143.845 migliaia di euro). Sono positivi anche i saldi con i Paesi di nuova entrata: Romania (+8.550 migliaia di euro) e Bulgaria (+4.278 migliaia di euro). Da una recente indagine commissionata da Confindustria di Forlì-Cesena sulle imprese associate è emersa una presenza all’estero ultradecennale del 71% delle imprese intervistate, dalla quale si trae mediamente il 40% del fatturato complessivo, con punte del 50% per il 34% delle aziende. I Paesi di maggiore interesse si confermano essere Francia (18%), Spagna (16%), Germania (14%), Gran Bretagna (11%), Stati Uniti (11%), Russia (10%). Gli strumenti più diffusi per la penetrazione dei mercati esteri sono le forme del contratto di distribuzione (per il 49% nei Paesi UE ed il 53% in quelli extra-UE); mentre imprese con propri uffici di rappresentanza sono il 21% del campione, per lo più situati nell’Unione Europea. Più rari sono il ricorso a filiali produttive nei Paesi stranieri o joint-venture con partner E S T E R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 137 C O M M E R C I O E S T E R O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 138 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 T T URISMO Promuovere il turismo significa favorire lo sviluppo dell’intero territorio: questo da alcuni anni è il concetto che guida le scelte delle amministrazioni locali che sono consapevoli delle opportunità che si aprono per l’economia di un luogo nel momento in cui se ne valorizzano gli elementi caratterizzanti. Cresce quindi l’interesse da parte dei visitatori e cresce anche l’attrattività del territorio con ricadute sul sistema imprenditoriale che può trovare nuove occasioni di espansione. Tanti sono gli elementi che concorrono a fare del turismo il “volano“ dell’economia: dal patrimonio artistico che è indubbia dote di tutta le nostre località, alle tradizioni culturali opportunamente rivisitate, dall’artigianato tipico alle bellezze naturali, dalla ricchezza di eventi, manifestazioni e sagre in calendario nei singoli paesi alla convenienza delle offerte in materia di ristorazione e soggiorno, dai sapori propri della terra ai prodotti che la fantasia dell’uomo elabora sulla base di antiche, ma sempre valide, ricette. Per la soddisfazione degli ospiti, perciò, si sommano le tante variabili che fanno della nostra terra, particolarmente privilegiata dal punto di vista della collocazione geografica al centro d’Italia e della struttura morfologica con coste, pianura e rilievi, un luogo dove è possibile abbinare il divertimento alla cultura, l’enogastronomia di qualità allo sport, Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 il benessere al relax, questi ultimi grazie alle terme e ai percorsi “salute” da esse offerti. Rimane però evidente il mutamento subìto nel corso del tempo dal movimento turistico, che ha visto ridursi via via il periodo medio di soggiorno da parte della clientela, modificato il tipo di vacanza non più esclusivamente dedicata al riposo, cambiato anche il “profilo del villeggiante” che cerca un buon rapporto qualità-prezzo, una efficiente organizzazione di strutture e infrastrutture, requisiti di serietà e competenza da parte degli albergatori, elevato standard delle prestazioni e dei servizi; tutto questo nelle difficoltà che derivano da un turismo di massa e sempre più “mordi e fuggi”. La struttura ricettiva della provincia negli ultimi anni si è assestata secondo un equilibrio che, privilegiando sempre più la qualità, ha determinato il calo degli esercizi a una e a due stelle e l’aumento considerevole e continuo di quelli a tre e a quattro stelle, dotati di maggiori comfort e più rispondenti alle esigenze del turista, anche per periodi di vacanza brevi. Da segnalare tuttavia la mancanza, in provincia, di alberghi a cinque stelle. Si pone pertanto come priorità il rinnovo delle strutture ricettive, che occorre siano fornite di dotazioni tecnologiche e accessori strumentali adeguati, come ad esempio aria condizionata e riscaldamento, accessi ad in- T U R I S M O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 139 T U R I S M O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 140 ternet, televisori moderni nelle stanze, ampi e confortevoli spazi comuni, zone dedicate al relax e al benessere. Analogo discorso può essere fatto per gli appartamenti dati in affitto, il cui livello qualitativo deve essere mantenuto alto, o le strutture denominate bed & breakfast e agriturismi, per una vacanza all’insegna della natura in un ambiente ecologicamente salubre. Per venire incontro a tali esigenze la Regione Emilia-Romagna ha emanato leggi per sostenere finanziariamente gli imprenditori: sono le leggi 7/98 e 40/2002; in particolare la prima prevede anche lo sviluppo dei “Sistemi turistici locali”, per un collegamento tra territori finalizzato alla loro promozione attraverso la sinergia fra iniziativa privata e istituzione pubblica, per la diffusione su un mercato allargato attraverso la valorizzazione anche dei prodotti tipici dell’agricoltura, dell’artigianato locale, nonché dei beni culturali ed ambientali. La consistenza della struttura ricettiva provinciale, rilevata dalla Provincia di Forlì-Cesena nel 2007 nel periodo di massima offerta, cioè in agosto, appare, rispetto allo stesso mese 2006, sostanzialmente stabile: infatti, il numero complessivo degli esercizi alberghieri, comprese le 14 residenze turistico alberghiere, si attesta sui 602 esercizi (contro i 600 di agosto 2006). I più numerosi sono gli alberghi a tre stelle, che sono passati dai 343 di agosto 2006 ai 350 di agosto 2007; gli hotel a quattro stelle sono diventati 36 (erano 33 nell’agosto 2006); diminuiscono ancora gli esercizi a 2 stelle (da 149 nell’agosto 2006 a 141 nello stesso mese 2007); da rilevare, come si è detto, invece la mancanza di strutture a cinque stelle; questo significa che si può ancora migliorare in termini di qualità, in attesa che le nuove disposizioni regionali riguardanti le caratteristiche qualitative degli esercizi ricettivi modifichino la situazione presente. Il numero totale dei letti, nell’alberghiero, ammonta a 42.138 e quello dei bagni a 19.932, con un rapporto di 1 bagno ogni 2 letti. I dati di agosto 2006 riportavano 42.092 posti letto e 19.745 bagni. Sono compresi negli “esercizi complementari” i campeggi, i villaggi turistici, gli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, gli agriturismi, gli ostelli, le case per ferie, i rifugi alpini, per un totale, ad agosto 2007, di 377 esercizi (un notevole aumento rispetto ai 336 del mese corrispondente 2006) con numero totale di posti letti pari a 23.636. Continuano a crescere gli agriturismi che da 82 (agosto 2006) diventano 96 ad agosto 2007, con 1.204 letti, contro i 1.079 dell’anno passato. Il numero dei campeggi appare in leggero calo (15 contro i 17 del 2006); invariato il numero degli ostelli (10) e dei rifugi (3); le case per ferie sono 50. I bed & breakfast e gli alloggi privati nella provincia sono 1.794, per un totale di 8.179 posti letto; in particolare i bed & breakfast crescono da 47 (agosto 2006) a 56 (agosto 2007), con il relativo aumento anche di letti che da 186 diventano 207. Nel complesso, ad agosto 2007, gli esercizi alberghieri, complementari e privati della provincia di Forlì-Cesena raggiungono il numero di 2.773, con 24.828 camere, 21.878 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena bagni e 73.953 posti letto. I dati desunti dal Registro Imprese, riguardanti la consistenza delle imprese attive, connesse al turismo (ramo H: alberghi, ristoranti e pubblici esercizi), al terzo trimestre del 2007 (2.037) evidenziano una situazione di stasi con una percentuale del –0,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (2.039). Riguardo alla forma giuridica le società di capitale sono aumentate del 9,4%, quelle di persone dello 0,6%, le individuali invece sono diminuite del 2,9%. Il settore in Emilia-Romagna conta, alla stessa data, 21.849 imprese attive, lo 0,5% in più rispetto al 2006, (+1,9% in Italia). Sotto il profilo della forma giuridica, analogamente a quanto accade nella nostra provincia, crescono maggiormente le società di capitale (+6,2%), più contenuto l’aumento delle società di persone (+1,2%), mentre sono in calo le ditte individuali (-2,3%). In linea con la costante crescita della popolazione straniera si rafforza anche la componente extracomunitaria inserita nella compagine imprenditoriale: secondo i dati del Registro Imprese gli extracomunitari che ricoprono cariche in provincia di Forlì-Cesena, nel settore, costituiscono il 3,7% del totale di coloro che rivestono cariche; in Emilia-Romagna l’incidenza è del 4,8% sul totale delle cariche del comparto. Per ciò che riguarda la stagione turistica 2007 nella regione Emilia-Romagna, si può delineare una situazione di segno positi- RICETTIVITA’ TURISTICA PROVINCIA DI FORLI’-CESENA Agosto 2007 5 stelle ESERCIZI ALBERGHIERI 0 0 Posti letto Bagni 0 0 36 2.314 2.392 5.057 3 stelle 350 12.545 13.006 28.080 2 stelle 141 3.080 3.181 5.995 1 stelle 61 952 921 1.909 Residenze turistico alberghiere 14 405 432 1.097 602 19.296 19.932 42.138 15 1.133 5 4.282 Campeggi (*) Villaggi turistici (*) Campeggi e Villaggi turistici in forma mista (*) Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale 0 0 0 0 22 2.273 0 9.676 181 298 390 1.083 Alloggi agroturistici e country house 96 509 406 1.204 Ostelli per la gioventù 10 189 199 840 Case per ferie 50 1.003 850 6.485 Rifugi alpini 3 24 17 66 Altri esercizi 0 0 0 0 Totale 377 5.429 1.867 23.636 Totale es. alberghieri e es. complementari 979 24.725 21.799 65.774 56 103 79 207 Altri alloggi privati 1.738 0 0 7.972 Totale 1.794 103 79 8.179 TOTALE GENERALE 2.773 24.828 21.878 73.953 Bed & Breakfast ALLOGGI PRIVATI IN AFFITTO Camere 4 stelle Totale ESERCIZI COMPLEMENTARI Numero esercizi T U R I S M O Classificazione e tipologia (*) Camere = Piazzole; Bagni = WC Fonte: Ufficio Statistica Provinciale del Turismo - Provincia di Forlì-Cesena (dati al 29.1.2008) Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 141 T U R I S M O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 142 vo, nei primi sei mesi del 2007, in termini di arrivi e presenze, rispetto alla stagione 2006, secondo il “Rapporto 2007 sull’economia regionale” di Unioncamere Emilia-Romagna e Regione Emilia-Romagna, contraddistinta tuttavia da un ulteriore ridimensionamento del periodo medio di soggiorno che si è attestato sui 4,19 giorni, rispetto ai 4,30 della prima metà del 2006. Il flusso dei turisti stranieri da gennaio a settembre 2007 nelle quattro province costiere mostra una tendenza espansiva: nel complesso degli esercizi arrivi e presenze sono aumentati rispettivamente del 4,6% e dell’ 1,4%, con un calo di austriaci, tedeschi, svizzeri, scandinavi e statunitensi, a fronte di un aumento di francesi, croati, inglesi, cechi, sloveni e russi. L’incremento della clientela straniera ha avuto riflessi anche sui proventi; infatti secondo l’Ufficio Italiano Cambi, nei primi sette mesi del 2007 i ricavi dovuti ai viaggi internazionali degli stranieri in EmiliaRomagna, sono cresciuti del 3,2%, rispetto ad analogo periodo 2006. Nel “cuore” della stagione turistica, cioè nel periodo maggio-settembre 2007, limitatamente alle quattro province costiere, i dati hanno evidenziato un andamento positivo, gli arrivi sono aumentati del 4% rispetto ad analogo periodo 2006, mentre le presenze del +1%. Gli arrivi della clientela italiana sono cresciuti più velocemente rispetto a quelli stranieri: +4,3% contro +3%; le presenze sono pressoché equivalenti: +1% quelle degli italiani, +0,9% le straniere. L’indagine di Assoturismo Confesercenti Emilia-Romagna ha messo in evidenza alcune problematiche: dopo un avvio promettente, la stagione balneare ha dato segnali di appan- namento; dalla seconda metà di luglio fino ad agosto, c’è stata una contrazione della capacità di spesa dei turisti, si è accentuato il trend di riduzione del periodo di vacanza e di affollamento nei fine settimana; sono aumentati i costi e gli oneri di gestione e sono diminuiti i margini aziendali. Città d’arte e termale in sostanziale tenuta, buono il bilancio dell’Appennino, grazie all’articolata offerta di eventi, iniziative e itinerari turistici. Da segnalare, in conclusione, il cambiamento del modo di fare vacanza che pone ora maggiore attenzione alla qualità dell’offerta turistica e alle esigenze della domanda anche sul versante ambientale, delle infrastrutture e dei nuovi canali di commercializzazione. Nel complesso, la stagione turistica 2007 nella nostra provincia ha avuto un andamento positivo con arrivi e presenze in aumento: infatti in totale, da gennaio a novembre 2007 si sono registrati 940.891 arrivi (contro gli 887.573 del 2006, pari a +6%), e 5.858.503 presenze (5.611.411 nel 2006, pari a +4,4%). Per quanto riguarda i turisti italiani positiva è stata la percentuale di incremento sia negli arrivi che nelle presenze rispetto all’analogo periodo del 2006, rispettivamente pari a +6,7% e +5,6%; la valutazione del movimento degli stranieri è, nel complesso, positiva: arrivi +3,1% ma presenze –0,8%. L’alberghiero, che raccoglie l’82,6% degli arrivi totali e il 65,5% delle presenze, vede un incremento del 6,1% negli arrivi e del 2,6% nelle presenze; gli esercizi complementari, che ospitano il 15,4% degli arrivi e il 28,1% delle presenze, mostrano incrementi del 6% negli arrivi e del 9,1% nelle presenze. NetRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena tamente più numerosi gli arrivi dei turisti italiani nelle strutture alberghiere, rispetto a quelle complementari (626.582 arrivi negli alberghi, e 136.499 nelle strutture complementari e alloggi privati), rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, con percentuali di aumento pari a +6,5% negli alberghi e +8,4% nelle strutture complementari e private. Si registra +3,6% riguardo alle presenze italiane nell’alberghiero e +9,2% con riferimento alle presenze extralberghiere. Dai dati sui turisti italiani divisi per regione, si nota come le presenze più numerose siano, come è immaginabile, dall’Emilia-Romagna, con 1.735.862 presenze che costituiscono il 36,1% sul totale delle presenze italiane; seguono i lombardi che sono il 24,7% degli italiani e i piemontesi che invece sono il 6,3%. Se consideriamo le componenti delle presenze turistiche nel complesso, calcolate in percentuali, notiamo che il 29,6%, sul to- tale generale, proviene dall’Emilia-Romagna, il 52,5% dal resto d’Italia e il 17,9% dai paesi esteri. Continua a scendere la parabola che disegna l’andamento del periodo medio di soggiorno da parte di italiani e stranieri, con un valore medio che da 6,9 giorni nel 2004, si abbassa a 6,6 giorni nel 2005, a 6,3 nel 2006 e a 6,2 nel 2007. Il valore cambia a seconda delle località di soggiorno: la durata media in località marine è pari a 7,8 giorni, in luoghi termali è uguale a 4,5 giorni mentre in quelle montane è di 3,2 giorni. Il comparto marittimo registra all’interno del settore il più alto numero di arrivi e presenze (le presenze corrispondono quest’anno all’85,4% di tutte le presenze turistiche della provincia), concentrati nei quattro comuni costieri (Cesenatico, Gatteo, S.Mauro, Savignano). Sostanzialmente buoni i dati che emergono dal comparto nei primi undici MOVIMENTO DEI CLIENTI NEL COMPLESSO DEGLI ESERCIZI RICETTIVI DISTINTI PER SETTORE E NAZIONALITA’ PROVINCIA DI FORLI’-CESENA Gennaio-novembre arrivi 2007 STRANIERI presenze var.% su 2006 2007 arrivi var.% su 2006 2007 presenze var.% su 2006 PROVINCIA 763.081 +6,7 4.810.235 +5,6 177.810 L. MARINE 502.930 +5,1 4.051.004 +5,8 141.015 +2,7 L. TERMALI 90.847 +4,6 412.053 -1,0 6.917 +5,3 L. MONTANE 13.836 -4,0 44.193 -8,2 1.387 L. PARCHI MONTANI 20.882 +18,9 63.879 +16,7 C. INTERESSE STORICO ARTISTICO 123.155 +16,5 215.278 11.431 -3,8 23.828 L. INTERESSE STORICO ARTISTICO E L. LIMITROFE GRANDI CENTRI TOTALI 2007 +3,1 1.048.268 arrivi var.% su 2006 2007 presenze var.% su 2006 2007 var.% su 2006 -0,8 940.891 +6,0 5.858.503 +4,4 951.220 -1,6 643.945 27.645 +14,2 97.764 +4,7 +4,5 5.002.224 439.698 +4,3 -0,2 -3,6 4.359 +12,6 15.223 -3,9 48.552 -6,7 2.257 -14,2 10.887 +14,5 23.139 +14,6 74.766 +16,4 +18,8 24.824 +7,8 50.303 +6,1 147.979 +15,0 265.581 +16,2 -2,4 1.410 -6,2 3.854 -14,7 12.841 -4,1 27.682 -4,3 LEGENDA AREE Località marine: Cesenatico, Gatteo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone Località termali: Bagno di Romagna, Bertinoro, Castrocaro Terme e Terra del Sole Località montane: Borghi, Civitella di Romagna, Dovadola, Galeata, Meldola, Mercato Saraceno, Modigliana, Predappio, Rocca San Casciano, Roncofreddo, Sarsina, Sogliano al Rubicone, Verghereto Località in parchi montani: Portico e San Benedetto, Premilcuore, Santa Sofia, Tredozio Città di interesse storico artistico: Cesena, Forlì Località di interesse storico artistico: Forlimpopoli, Longiano, Montiano Località limitrofe a grandi centri di attrazione turistica: Gambettola T U R I S M O ITALIANI Fonte: Ufficio Statistica Provinciale del Turismo - Provincia di Forlì-Cesena (dati al 29.1.2008) Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 143 T U R I S M O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 144 mesi del 2007, rapportati al corrispondente periodo dell’anno precedente: in crescita nel complesso gli arrivi (+4,5%), come pure le presenze (+4,3%). Il flusso degli stranieri quest’anno ha avuto una stasi: gli arrivi infatti sono cresciuti del 2,7%, mentre le presenze hanno subito una flessione dell’1,6%. Segno positivo invece per i turisti italiani, con gli arrivi a +5,1%, e le presenze a +5,8%. Fra i comuni della costa Cesenatico è quello che registra il più alto movimento con 461.899 arrivi complessivi (+6,8% rispetto al 2006) e 3.758.812 presenze (+6,9% rispetto al 2006); il dato disaggregato mostra la “tenuta” anche della componente straniera, con 87.461 arrivi, e 600.128 presenze (+4,7% arrivi e +1,5% presenze rispetto al 2006). Cesenatico anche nel 2007 si conferma la città con il più alto numero di arrivi e presenze d’italiani con valori pari a 374.438 (+7,3%) arrivi e 3.158.684 (+8%) presenze. Situazione di stasi a Gatteo, con 115.478 arrivi contro i 116.467 del 2006 (variazione uguale a – 0,8%) e stazionarietà delle presenze, da 776.391 sono passate a 779.211, con un aumento percentuale dello 0,4%. San Mauro Pascoli, rispetto all’anno passato, presenta risultati negativi sia in termini di arrivi che di presenze (rispettivamente –1,1% e –12,2%), in particolare per gli stranieri i dati rilevano un -7% negli arrivi e -19,7% nelle presenze. Stasi del flusso turistico anche a Savignano, dove si riscontrano valori pari a –0,1% negli arrivi e a +0,7% nelle presenze; in questa località tuttavia il numero delle presenze straniere è stato in crescita del +2%. Una vacanza all’insegna del “mordi e fuggi”, ossia periodi sempre più brevi di soggiorno nelle nostre località marine, è ciò che contraddistingue il turismo di questi anni, nonostante una buona situazione climatica abbia caratterizzato l’annata 2007 e una serie interessante di eventi e iniziative ne abbia vivacizzato le attività. Pacchetti dedicati allo sport – per gli appassionati di cicloturismo gli appuntamenti sono molteplici, ma anche per chi è interessato ad altre discipline, come calcio, pallavolo, basket, atletica – sono abbinati a proposte enogastronomiche, ciò per consentire una desta- gionalizzazione del soggiorno in riviera. La politica di diversificazione dei prezzi, unita alle offerte che molti esercizi presentano nei diversi periodi dell’anno, sono diventate ormai una prassi e consentono sì di riempire l’albergo, ma d’altra parte riducono i margini economici. Il fatto poi che i turisti italiani siano sempre più attenti alle spese, e che la clientela straniera sia cambiata – continuano a crescere gli ospiti dell’Est Europa, mentre calano i tedeschi – contribuisce a “sgonfiare” i fatturati. Occorrono pertanto tutte le risorse disponibili per promuovere il territorio nei suoi molteplici aspetti, dai parchi tematici all’animazione in spiaggia e serale, dalle esposizioni e degustazioni di prodotti tipici ai mercatini dell’artigianato e dell’antiquariato, dalle gite alla scoperta del patrimonio culturale, storico e ambientale agli eventi teatrali e musicali, come pure è richiesto grande impegno da parte di tutte le forze politiche e istituzionali per risolvere le criticità perduranti: le infrastrutture non sempre adeguate, i parcheggi e la circolazione, l’adeguamento delle strutture ricettive secondo i nuovi standard, la competitività nel settore commercio, la sicurezza e l’ordine pubblico, la ricerca di nuove formule che contribuiscano ad allungare la stagione anche nel periodo invernale (come in alcuni casi già avviene) ecc.. Situazione stazionaria si rileva nel comparto termale nella stagione 2007. Infatti gli arrivi complessivi relativi al periodo gennaio - novembre 2007, sono in aumento, ma le presenze sono in leggero calo. Nei primi undici mesi del 2007, rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, gli arrivi nel totale sono aumentati del 4,7%, le presenze sono calate dello 0,2%; in particolare gli arrivi dei turisti italiani sono cresciuti del 4,6%, mentre le presenze italiane sono in calo dell’1%. Gli stranieri sono invece in aumento, con percentuali pari a +5,3% riguardo agli arrivi e +14,2% nelle presenze. L’esame dei dati delle singole località porta a considerazioni diverse: nel complesso si chiude in rosso l’andamento della stagione a Bagno di Romagna, dove gli arrivi (56.265) sono in crescita (+1,6%), rispetto a gennaio – novembre 2006, le presenze complessive Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 (262.157) sono in flessione (–1,4%). Uguale andamento relativamente ai soggiorni degli italiani (arrivi +1,8%, ma presenze –1,6%), riguardo agli stranieri: arrivi –1,8%, invece presenze +4%. Nonostante i dati contrastanti, Bagno di Romagna si conferma come una delle stazioni turistico-termali più dinamiche della regione, con le sue strutture ricettive rinnovate e aperte tutto l’anno, le proposte ricreative numerose e interessanti, i programmi per le escursioni nel Parco vari e alla portata di grandi e piccoli. Certamente adeguati alle richieste sono i pacchetti per l’utilizzo delle terme con l’offerta di una vasta gamma di prodotti per il benessere e la cura del corpo. Fondamentale per lo sviluppo del territorio circostante è la ristrutturazione dello stabilimento termale di Fratta Terme, completato nell’estate 2007, che ha permesso l’avvio dell’attività legata alle acque dalle tante proprietà terapeutiche: le nuove terme, che sorgono su un’area di circa 2.000 metri quadrati, circondate da un ampio parco, puntano su una vasta gamma di proposte legate alla cura del corpo e alla rigenerazione psicofisica. Rispetto al 2006 in complesso, gli arrivi a Bertinoro (15.441) sono notevolmente aumentati (+27,3%), come pure le presenze (52.111) per una percentuale del +22,6. A chiaro-scuro la stagione per Castrocaro Terme, infatti si è registrato, nel totale, stazionarietà negli arrivi (26.058), pari al +0,6% rispetto allo scorso anno; le presenze (125.430) invece si attestano sul –4,9%. Gli stranieri calano come arrivi (–15,6%) ma Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 crescono come presenze (+3,3%); gli italiani incrementano gli arrivi (+2,5%), ma diminuiscono le presenze (-5,5%). Anche per questa località, dalle storiche e antiche tradizioni di ospitalità, valgono le priorità che i rappresentanti delle istituzioni pubbliche e private si sono dati negli anni: abbinare cioè moderne e valide proposte legate al termalismo, a iniziative di riscoperta delle potenzialità culturali e naturalistiche di tutto il territorio circostante, attraverso eventi e manifestazioni di vario tipo capaci di rivitalizzare luoghi e percorsi. Annata sottotono per le località turistiche dell’Appennino forlivese e cesenate. Infatti è calata l’affluenza dei turisti nel territorio montano e collinare, da gennaio a novembre 2007, rispetto al corrispondente periodo 2006. I dati nella loro globalità registrano infatti un –3,9% negli arrivi e un -6,7% nelle presenze. Il risultato migliore si evidenzia nelle presenze degli stranieri, con percentuale di aumento pari a +12,6%. Alti e bassi si riscontrano nelle località con presenze turistiche significative: a Civitella aumentano arrivi e presenze, rispettivamente +0,7% e +36,1%; a Modigliana crescono gli arrivi (+13,8%) e le presenze (+22,1%); a Predappio in calo gli arrivi (-9,6%), come pure le presenze (-21,4%); a Rocca San Casciano calano gli arrivi (-26,8%) e le presenze (-29%); a Verghereto in aumento gli arrivi (+3,4%) e le presenze (+12,5%). Di interesse per le località collinari con meno di 5.000 abitanti (un esempio è Sogliano, dove sorgerà una simile struttura) è la possibilità, prevista dalla legislazione regionale, di impiantare “alberghi diffusi”, non collocati cioè T U R I S M O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 145 Camera di Commercio di Forlì-Cesena in un unico edificio ma con camere o unità abitative ubicate in edifici separati; lo scopo sarebbe quello di mostrare agli ospiti come si vive nei piccoli borghi, dove la qualità della vita si realizza negli spazi raccolti, autenticamente a “misura d’uomo”. Relativamente ai centri inseriti nel Par- T U R I S M O co Nazionale delle Foreste Casentinesi (Portico e San Benedetto, Premilcuore, 146 Santa Sofia e Tredozio), si osserva un andamento turistico decisamente buono: sono positivi nel complesso gli arrivi (+14,6%) e le presenze (+16,4%). Gli arrivi di italiani sono in crescita (+18,9%) come le presenze (+16,7%), mentre gli arrivi stranieri registrano una flessione (-14,2%); invece le presenze degli stranieri sono di segno opposto (+14,5%). Santa Sofia, che mostra fra queste località maggiore flusso turistico, evidenzia percentuali positive sia negli arrivi (+12,6%), che nelle presenze (+15,3%). Premilcuore vede +17,8% negli arrivi e +1% nelle presenze. Situazione buona anche a Portico e San Benedetto con +21,1% negli arrivi e +64,2% nelle presenze. L’area verde del Parco è certamente una delle realtà più interessanti del nostro Appennino e costituisce una risorsa sia dal punto di vista naturalistico che turistico, a condizione però che si trovi un equilibrio di gestione tra la salvaguardia dell’ambiente e le attività ad esso legate; la valorizzazione del territorio passa infatti non solo attraverso la conservazione della natura ma collegata anche alle esigenze dell’uomo che ha posto qui il suo insediamento e vuole vivere inserito nel contesto e valorizzarne la cultura, le tradizioni, il patrimonio storico anche ai fini di un potenziamento turistico. La cascata dell’Acquacheta, l’invaso di Ridracoli con la sua diga e il suo museo, “Idro”, il giardino botanico di Valbonella, la possibilità di “vivere” il Parco nei diversi periodi dell’anno con escursioni con le “ciaspole”, a cavallo, il trekking organizzato, le soste nei rifugi o le visite alle fattorie, costituiscono altrettanti prodotti che potrebbero essere migliorati con investimenti nelle strutture e nei servizi. Da considerare tra i soggetti attivi nella promozione del territorio, l’associazione “Stra- da dei Vini e dei Sapori dei colli di Forlì e Cesena”: con 128 soci, numerosi itinerari e oltre 287 Km. di percorso, che unisce i valori del territorio e della cultura locale ad una ricca offerta nel campo della ristorazione e dei prodotti tipici, in un connubio interessante di tradizione e dinamismo imprenditoriale. Per ciò che riguarda il turismo nelle città d’arte, Forlì e Cesena, accanto alla componente congressuale e d’affari, si segnala la ripresa, già in atto da alcuni anni, del movimento di visitatori che si fermano nei nostri centri per più di una notte, al fine di conoscerne storia e cultura nel momento in cui vengono a visitare le interessanti mostre organizzate da entrambe i comuni. Si riscontra infatti un trend in notevole crescita: gli arrivi, nei due centri principali di Forlì e Cesena, sono aumentati del 15% da gennaio a novembre 2007 rispetto al 2006, le presenze del 16,2%. In aumento le presenze sia dei turisti italiani che stranieri (rispettivamente +18,8% e +6,1%). Più numerosi, in termini assoluti, gli arrivi nel comune di Forlì, 89.619, rispetto ai 58.360 di Cesena, e più alte anche le presenze, 162.463 contro le 103.118 di Cesena. Come percentuali di aumento, rispetto al 2006, però Cesena supera Forlì: arrivi a Forlì +10,9%, a Cesena +21,8%, presenze a Forlì +12,2%, a Cesena +23%. Oltre agli eventi fieristici, sono le manifestazioni culturali quelle che attirano un grande numero di presenze nel nostro territorio: ricordiamo a Forlì nel complesso del San Domenico, che ospita permanentemente le raccolte museali forlivesi, la mostra dedicata a Silvestro Lega, che, secondo i dati della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ha registrato “86.000 visitatori provenienti per oltre il 70% da fuori provincia: 38,2% da altre province emiliano-romagnole, 32,2% da altre regioni d’Italia e 0,8% dall’estero. In un caso su due (48,7%), si è trattato di persone venute a Forlì per la prima volta che hanno visitato anche altri luoghi della città (55,6%) e frequentato i nostri ristoranti (69,8%)”. A questo si aggiungono gli eventi sportivi, alla cui realizzazione ha contribuito il Club di prodotto, in attività dal 2003, legati al basket, al pattinaggio “roller”, alla pallavolo. Anche Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena MOVIMENTO DEI CLIENTI NEGLI ESERCIZI RICETTIVI DISTINTI PER NAZIONALITA’ - Provincia di Forlì Cesena Gennaio-novembre 2007 ESERCIZI COMPLEMENTARI E ALLOGGI PRIVATI TOTALE 2007 Var.% 2007/2006 NAZIONALITA’ Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Austria 9.050 55.982 813 5.637 9.863 61.619 -7,5 -9,6 Belgio 6.897 48.028 822 8.866 7.719 56.894 +22,0 +18,0 Bulgaria 398 2.125 36 570 434 2.695 +13,0 +38,7 Cipro 29 66 1 5 30 71 +0,0 -6,6 Croazia 501 1.160 59 465 560 1.625 -17,0 -59,0 Danimarca 1.069 5.308 1.115 9.929 2.184 15.237 -12,7 -17,4 Estonia 67 200 38 152 105 352 -1,9 -15,4 Finlandia 234 818 208 1.113 442 1.931 +0,0 -12,7 Francia 11.354 71.229 1.345 10.295 12.699 81.524 +3,9 +2,2 Germania 41.351 295.340 9.050 77.025 50.401 372.365 -2,4 -1,6 Grecia 548 1.234 66 237 614 1.471 -3,2 +5,8 Irlanda 1.234 2.795 82 754 1.316 3.549 +194,4 +136,6 Islanda 13 40 4 802 17 842 -58,5 +742,0 Lettonia 40 189 47 260 87 449 +10,1 +39,9 Lituania 564 1.315 27 144 591 1.459 +99,0 +93,2 Lussemburgo 910 6.511 73 656 983 7.167 +10,5 +5,5 Malta 146 486 2 139 148 625 +127,7 +269,8 Norvegia 569 2.888 179 1.392 748 4.280 -3,1 -17,2 Paesi Bassi 2.490 10.198 3.927 41.488 6.417 51.686 +4,3 -1,3 Polonia 17.323 46.169 1.512 16.178 18.835 62.347 +22,6 +18,5 Portogallo 345 1.131 46 312 391 1.443 -6,0 -8,0 Regno Unito 5.489 17.497 780 6.123 6.269 23.620 +8,8 +27,1 Repubblica Ceca 1.708 9.403 1.916 18.241 3.624 27.644 -9,0 -7,5 Romania 2.459 14.738 390 4.196 2.849 18.934 +46,7 +52,7 Russia 6.709 12.460 108 602 6.817 13.062 -2,5 +5,1 Slovacchia 481 2.488 145 1.418 626 3.906 -5,9 -10,5 Slovenia 578 1.230 135 599 713 1.829 +2,3 -14,3 Spagna 1.871 4.520 280 1.339 2.151 5.859 +40,3 +24,0 Svezia 1.255 5.713 702 6.316 1.957 12.029 -1,1 -4,6 Svizzera e Liecht. 18.636 123.890 1.635 13.697 20.271 137.587 -3,1 -10,8 Turchia 390 1.421 3 7 393 1.428 +14,2 -20,6 Ucraina 658 2.590 52 384 710 2.974 -14,1 +7,7 Ungheria 990 4.175 203 1.235 1.193 5.410 -23,3 -11,4 Altri Europei 4.240 18.208 583 3.657 4.823 21.865 +30,6 +1,8 Canada 382 1.199 34 292 416 1.491 +6,9 +76,7 U.S.A. 2.240 5.694 218 1.375 2.458 7.069 +7,3 +1,6 Messico 123 430 7 35 130 465 -0,8 +23,3 Venezuela 146 360 62 154 208 514 -16,5 -9,3 Brasile 320 1.065 20 108 340 1.173 +14,5 +12,1 Argentina 259 875 13 41 272 916 +6,7 -14,9 Altri America Lat. 424 1.555 116 1.120 540 2.675 -10,2 -55,7 Cina 829 1.264 16 56 845 1.320 -19,6 -18,9 Giappone 458 1.305 20 244 478 1.549 +17,7 +19,7 Corea del Sud 117 486 6 11 123 497 -32,4 +22,7 India 83 313 5 25 88 338 -28,5 +16,2 Altri: Asia 474 2.107 18 136 492 2.243 -12,3 -35,2 Israele 193 372 24 508 217 880 +19,2 +60,0 Altri Medio Or. 276 1.170 11 196 287 1.366 +15,3 +58,8 Egitto 108 487 12 53 120 540 +11,1 +29,5 Africa Med. 523 2.642 39 264 562 2.906 -8,0 +3,4 Sud Africa 118 264 19 173 137 437 -12,7 -54,6 Altri Africa 371 1.265 26 434 397 1.699 -13,1 -36,1 Australia 438 1.470 68 316 506 1.786 +12,7 +13,4 Nuova Zelanda 109 370 19 50 128 420 -29,7 -63,5 Altri Paesi 1.981 11.204 105 1.002 2.086 12.206 -15,1 -10,7 TOTALE PAESI 150.568 807.442 27.242 240.826 177.810 1.048.268 +3,1 -0,8 ESTERI TOTALE ITALIA 626.582 3.031.657 136.499 1.778.578 763.081 4.810.235 +6,7 +5,6 TOTALE GENERALE 777.150 3.839.099 163.741 2.019.404 940.891 5.858.503 +6,0 +4,4 NOTE: Altri Paesi America Latina: Colombia, Guyana, Ecuador, Cile, Perù, Bolivia, Paraguay, Uruguay, Suriname. Altri Paesi Medio Oriente: Siria, Irak, Iran, Giordania, Arabia Saudita, Kuwait, Bahrein, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Oman, Yemen. Africa Mediterranea: Libia, Tunisia, Algeria, Marocco. Fonte: Ufficio Statistica Provinciale del Turismo - Provincia di Forlì-Cesena (dati al 29.1.2008) Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 T U R I S M O ESERCIZI ALBERGHIERI 147 Camera di Commercio di Forlì-Cesena nella graduatoria del movimento dei clienti nelle strutture ricettive distinti per nazionalità, ha registrato un calo di arrivi (-3,1%) e di presenze (-10,8%), rispetto al precedente anno. Seguono per numerosità i francesi, i quali hanno invece evidenziato un aumento di arrivi e di presenze,con incrementi del 3,9% negli arrivi e 2,2% nelle presenze. Al quarto posto i polacchi, che hanno superato gli austriaci, con 62.347 presenze contro le 61.619 austriache; in percentuale i dati evidenziano, riguardo ai polacchi, un +22,6% negli arrivi e +18,5% nelle presenze; riguardo agli austriaci –7,5% negli arrivi e –9,6% nelle presenze; seguono, per numerosità, i belgi, con incremento degli arrivi (+22%) e delle presenze (+18%); i Paesi Bassi, con +4,3% negli arrivi e –1,3% nelle presenze; la Repubblica Ceca con -9% negli arrivi e –7,5% nelle presenze. Ritornano più numerosi dell’anno passato i turisti del Regno Unito (arrivi +8,8%, presenze +27,1%); come pure in crescita sono i Rumeni (arrivi +46,7%, presenze +52,7%) e i Russi (arrivi –2,5% e presenze +5,1%); dagli U.S.A (arrivi +7,3%, presenze +1,6%). T U R I S M O Cesena, la “Città Malatestiana” ha organizzato visite alla sua famosa Biblioteca con oltre 550 anni di storia, aprendo collateralmente rassegne con i dipinti di Giaquinto e di Alberto Sughi; inoltre una serie ben articolata di iniziative, il “Festival del cibo da strada”, la “Notte Bianca”, “Saporìe” per citarne alcune, costituiscono elementi di richiamo per il turista in visita nel territorio. Un ulteriore fattore di crescita turistica potrebbe essere “Casa Artusi” a Forlimpopoli, il primo centro di cultura gastronomica dedicato alla cucina domestica italiana che propone incontri ed eventi ed ospita un ristorante con menù tradizionale rivisitato. Se si considera la composizione del movimento turistico straniero risulta che anche quest’anno il peso maggiore è dato dai turisti tedeschi, che costituiscono, in quanto a presenze, il 35,5% della clientela estera, con una durata media del loro soggiorno di 7,4 giorni: nella stagione 2007 si è riscontrato tuttavia un calo, rispetto ad analogo periodo 2006, con la diminuzione delle presenze tedesche del 1,6%. Anche il flusso dei turisti svizzeri, che si collocano al secondo posto 148 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena T T RASPORTI Il 2007 è stato un altro anno difficile per il settore dei trasporti su strada, contrassegnato, nell’ultima parte dell’anno, anche da agitazioni della categoria a metà dicembre, che ha posto all’attenzione della pubblica opinione e degli organi di governo le problematiche del settore ed ha creato non pochi disagi alla collettività. Anche per il 2007 è continuata la diminuzione delle imprese, come si vedrà più avanti nell’analisi dei dati del Registro delle Imprese. La concorrenza nel settore è fortissima ed è fatta in maniera spregiudicata ed esclusiva quasi solo con la leva del prezzo basso, a scapito, lamentano le organizzazioni di rappresentanza del settore, delle norme sulla TRASPORTI TERRESTRI (Gruppo I.60.2) unità locali Piacenza (*) addetti TOTALE ATTIVITA’ unità locali addetti Addetti Addetti per per unità unità locale locale totali nei trasporti Addetti nei trasporti ogni 100 addetti totali Unità locali nei trasporti ogni 100 unità locali totali 1.228 2.326 33.963 60.593 1,9 1,8 3,8 3,6 Parma (**) 1.222 2.798 50.693 121.796 2,3 2,4 2,3 2,4 Reggio Emilia 1.926 2.621 62.525 175.528 1,4 2,8 1,5 3,1 Modena 2.845 4.731 81.365 190.454 1,7 2,3 2,5 3,5 Bologna 4.638 7.107 107.011 244.287 1,5 2,3 2,9 4,3 Ferrara 1.219 1.812 41.287 76.253 1,5 1,8 2,4 3,0 Ravenna 1.474 2.141 45.589 82.784 1,5 1,8 2,6 3,2 Forlì-Cesena 1.856 2.377 48.014 95.149 1,3 2,0 2,5 3,9 Rimini 1.118 1.978 41.180 65.220 1,8 1,6 3,0 2,7 17.526 27.891 511.627 1.112.064 1,6 2,2 2,5 3,4 161.248 378.997 6.107.026 11.998.693 2,4 2,0 3,2 2,6 EMILIA-ROMAGNA ITALIA (*) il dato degli addetti alle unità locali è riferito al 30/9/2006 in attesa di verifiche (**) il dato degli addetti alle unità locali è riferito al 31/12/2003 in attesa di verifiche per i periodi successivi T R A S P O R T I TRASPORTI TERRESTRI DI MERCI E PASSEGGERI AL 30/9/2007 (Esclusi quelli ferroviari e mediante condotte) Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 149 Camera di Commercio di Forlì-Cesena sicurezza, delle tutele sociali dei lavoratori e del rispetto dell’ambiente. Secondo le valutazioni delle medesime associazioni, la diminuzione del numero delle imprese di trasporto merci in conto terzi è un dato ascrivibile a molteplici fattori. Oltre ad una dinamica dei costi, che negli ultimi anni ha ulteriormente compresso la redditività delle aziende, permane una crisi di tipo strutturale che da tempo interessa il settore. A questa si associa l’inadeguatezza del sistema infrastrutturale e la difficoltà di contrastare i fenomeni di distorsione della concorrenza. A fianco di fattori già noti emergono elementi nuovi e non meno preoccupanti. Per molti imprenditori risulta sempre meno remunerativo coniugare lo svolgimento dell’attività di trasporto su gomma con l’obiettivo di movimentare le merci in condizione di sicurezza e nel rispetto delle normative sociali ed a tutela dell’ambiente. Sebbene questi obiettivi siano fortemente sostenuti da tutta la produzione normativa più recente, sia nazionale che comunitaria, il mercato sembra voler premiare quegli operatori che, anziché accettare una sfida sul versante della qualità, si orientano su strategie tese unicamente a favorire politiche basate sulla ricerca del minor prezzo. Alla luce di questo appare ancor più importante l’obiettivo di assicurare la tracciabilità delle responsabilità nella filiera del trasporto, coinvolgendo le varie figure interessate: committente, caricatore, vettore e proprietario delle merci. Per quanto attiene alla consistenza del comparto a livello provinciale, prevalentemente organizzato in piccole o piccolissime imprese che operano da sole o associate in cooperative, nel settore del trasporto su strada di persone e merci, a fine settembre 2007 sono risultate operative 1.708 imprese distribuite in 1.856 unità locali (erano rispettivamente 1.780 e 1.920 a fine settembre 2006) con un numero di addetti dichiarati pari a 2.377 rispetto ai 2.616 dell’analogo periodo del 2006. I dati continuano a segnalare un forte ridimensionamento delle imprese del settore pari a -4%, simile a quanto avvenuto, nello stesso periodo, in Emilia-Romagna (-4,1% le imprese e -3,5% le unità locali); a livello nazionale il ridimensionamento è stato di poco inferiore (-3,6% e -3%). Esaminando un arco di tempo sufficientemente ampio che parte dal settembre del 2000, si nota che il ridimensionamento del settore si è accentuato soprattutto negli ultimi due anni nei quali in provincia le imprese sono diminuite, complessivamente, del 7,6%, di poco inferiore a quello regionale (-7,8%) Se si prende in esame la struttura del setto- TRASPORTI TERRESTRI DI MERCI E PASSEGGERI (Esclusi quelli ferroviari e mediante condotte) T R A S P O R T I al 30/9/2006 al 30/9/2007 var % 2007/2006 imprese unità locali imprese unità locali imprese unità locali Piacenza 1.141 1.264 1.099 1.228 -3,7% -2,8% Parma 1.127 1.289 1.056 1.222 -6,3% -5,2% Reggio Emilia 1.783 1.957 1.733 1.926 -2,8% -1,6% Modena 2.595 2.916 2.524 2.845 -2,7% -2,4% Bologna 4.539 4.865 4.322 4.638 -4,8% -4,7% Ferrara 1.166 1.263 1.111 1.219 -4,7% -3,5% Ravenna 1.440 1.544 1.367 1.474 -5,1% -4,5% Forlì-Cesena 1.780 1.920 1.708 1.856 -4,0% -3,3% Rimini 1.068 1.153 1.032 1.118 -3,4% -3,0% EMILIA-ROMAGNA 16.639 18.171 15.952 17.526 -4,1% -3,5% ITALIA 151.116 166.227 145.603 161.248 -3,6% -3,0% Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 150 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 re dei trasporti merci su strada va rilevato che gli addetti medi per unità locale sono risultati 1,3 in provincia, di poco inferiore a quello registrato lo scorso anno (1,4) a fronte della media di 2,0 registrata nell’universo delle unità locali. Come si può evincere dalla relativa tabella, in ambito regionale la provincia di Forlì-Cesena ha registrato uno dei più bassi rapporti fra addetti e unità locali. La frammentazione del settore in unità di piccole dimensioni si è mantenuta in linea con quanto emerso nella totalità delle province dell’Emilia-Romagna e nel Paese. La preponderanza di unità locali di piccole dimensioni deriva dalla forte diffusione di imprese artigiane, i cosiddetti “padroncini”. A fine settembre 2007 il settore dei trasporti terrestri, compresi in questo caso quelli mediante condotte, presentava in provincia di Forlì-Cesena una percentuale di imprese artigiane attive sul totale pari al 91,4%, a fronte della media emiliano-romagnola del 90% e nazionale del 75,6%. Rispetto alla situazione in essere a fine settembre 2006, le imprese artigiane dei trasporti (Ateco I.60.2) della provincia di Forlì-Cesena sono scese da 1.625 a 1.562, con una diminuzione del 3,9%; -4,5% in regione e -3,9% in Italia. Il settore dei trasporti di merci e passeggeri (esclusi quelli ferroviari e mediante condotte) a fine settembre 2007 equivaleva al 3,9% del totale delle unità locali, rapporto lievemente inferiore a quello del 2006. In ambito regionale solo la provincia di Bologna ha evidenziato un’incidenza più elevata, pari al 4,3%; a livello nazionale tale rapporto si attesta sul 2,6%. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 La percentuale scende se si effettua il confronto in termini di addetti dichiarati da parte delle imprese, anche se tale dato va usato con cautela per la scarsa attendibilità. In questo caso si ha una percentuale del 2,5%, in leggero regresso rispetto alla situazione di fine settembre 2006 (2,7%). In ambito emiliano-romagnolo quattro province, vale a dire Piacenza, Rimini, Bologna e Ravenna, hanno registrato una quota più elevata. L’incidenza più contenuta è relativa alla provincia di Reggio Emilia con 1,5%, seguita da quella di Parma con il 2,3%. Il traffico autostradale in provincia è relativo ai tre caselli presenti: quello di Forlì, di Cesena e di Cesena Nord, in funzione dal 1994. Il traffico nei tre caselli della provincia è così distribuito: relativamente ai primi 9 mesi del 2007 nel casello di Forlì è transitato il 35,8% dell’intero traffico provinciale, su quello di Cesena il 26,8% e su quello di Cesena Nord il 37,4%. Rispetto allo scorso anno è lievemente aumentata l’incidenza del casello forlivese, a scapito degli altri due. L’importanza del casello di Cesena Nord è andata via via crescendo nel tempo: infatti nel 1996 transitava il 29,6% dell’intero traffico provinciale. Su questo casello è concentrato quasi la metà del traffico pesante provinciale (il 46,2%) anche se tale incidenza è diminuita rispetto ai primi 9 mesi del 2006. Ovviamente incide, su questo casello, il collegamento con la superstrada E45, il raccordo con la città di Ravenna, con la sua struttura portuale e con la statale Romea. Il traffico complessivo, nei primi nove mesi del 2007 nei tre citati caselli, è apparso in aumento rispetto allo stesso periodo del 2006 (+4,7%). Infatti il traffico me- T R A S P O R T I Camera di Commercio di Forlì-Cesena 151 Camera di Commercio di Forlì-Cesena T R A S P O R T I dio giornaliero è stato complessivamente di 54.355 veicoli, rispetto ai 51.932 del periodo precedente.Nei caselli presi singolarmente l’aumento più consistente si è rilevato per quello di Forlì (+6,3%) ma considerando un periodo più lungo e confrontando anni interi (dal 1996 al 2006) il casello che ha fatto rilevare l’aumento più consistente è stato quello di Cesena Nord (+103,3%); nello stesso arco di tempo la variazione per Cesena è stata del +31,3% e per Forlì del +48,4%. Per quanto riguarda la tipologia dei veicoli essi vengono distinti, da parte della Società Autostrade che fornisce i dati, in “pesanti” e “leggeri”: i primi rappresentano il traffico merci o quello di grossi vettori quali i pullmann, mentre gli altri sono relativi al traffico delle autovetture o dei piccoli vettori. Fra i veicoli transitati in media giornalmente in provincia il 74,1% è costituito da veicoli leggeri. L’aumento dell’ultimo anno è da attribuire più al traffico pesante (+6%), che a quello leggero (+4,2%), ma nel citato medio 19962006 il traffico di veicoli pesanti è cresciuto del 72,5%, rispetto a quello dei veicoli leggeri (+55,1%). Per quanto concerne il trasporto aereo, va sottolineato che lo scalo forlivese “Luigi Ridolfi”, nel 2007 è stato ristrutturato e ampliato il “terminal arrivi”, il molo bagagli alle partenze e il check-in; il tutto per una spesa di oltre 1 miliardo e mezzo di euro, che si è aggiunta ai 10 miliardi e 825 milioni di euro del 2004, allo scopo precipuo di rendere la struttura in grado di accogliere i passeggeri dirottati da Bologna per la chiusura temporanea dell’aeroporto. I collegamenti di linea interni riguardano Catania, Palermo e lo stagionale per Olbia, quelli internazionali hanno come destinazioni Russia (Mosca Domodedovo e San Pietroburgo), Irlanda (Dublino), Regno Unito (Londra Stansted), Germania (Francoforte), Belgio (Bruxelles/Charleroi), Romania (Bucarest), Albania (Tirana), Spagna (Barcellona, Valencia e Girona), Ucraina (Chernovtsy/Ivanofrankovsk e Kiev), Danimarca (Copenhagen e Odense), Croazia (Spalato) e Grecia (Zacinto). Nel 2007 la gamma delle destinazioni internazionali si è allargata a Dublino, Valencia, Bruxelles e Barcellona. Le compagnie che hanno abitualmente operato nel 2007 nello scalo forlivese sono nove, vale a dire Wind Jet, Wind Rose Aviation, Ryanair, Ukraine International, Cimber Air, Belle Air, It Ali Airlines, Croatia Aerlines e Sundor. Secondo la situazione delle quote definitive dopo la ricapitalizzazione di fine anno, la composizione azionaria della società che gestisce il Luigi Ridolfi, vale a dire la SEAF S.p.A. (Società Esercizio Aeroporti di Forlì), è modificata e vede come socio di maggioranza, con una quota del 38,27%, il Comune di Forlì, seguito dalla Regione Emilia-Romagna (25,03%) e dall’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna (16,99%). Le rimanenti quote sono ripartite tra Provincia (10,00%), Camera di Commercio (6,63%), Comune di Cesena (2,50%), Associazione degli industriali di Forlì-Cesena (0,59%) e altri soci (0,0013%). MOVIMENTO DI VEICOLI NEI CASELLI AUTOSTRADALI PROVINCIA DI FORLI’-CESENA Transiti giornalieri medi VEICOLI ENTRATI E USCITI Leggeri Pesanti TOTALE anno 1996 24.600 7.730 32.330 anno 2006 38.145 13.335 51.480 gen 2006-set 2006 38.637 13.295 51.932 gen 2007-set 2007 40.256 14.099 54.355 var 2007-2006 4,2% 6,0% 4,7% var 2006-1996 55,1% 72,5% 59,2% Fonte: Società Autostrade Spa Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 152 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena In ambito nazionale, secondo le statistiche più recenti diffuse dall’Istituto nazionale di statistica, nel 2005 lo scalo forlivese aveva occupato una posizione sostanzialmente mediana in termini di passeggeri – ventiquattresimo sui quarantaquattro aeroporti italiani - con una quota dello 0,50% sul totale nazionale. In termini di movimentazione aerea l’aeroporto di Forlì scalava alla ventottesima posizione. Rispetto alla situazione del 2004 c’è stato un comprensibile arretramento, in quanto in quell’anno lo scalo forlivese aveva accolto gran parte dei dirottamenti dello scalo bolognese, dovuti ai lavori di rifacimento delle piste avvenuti tra il 3 maggio e il 2 luglio. Per quanto concerne le merci e la posta, con 474 tonnellate movimentate, l’aeroporto Luigi Ridolfi occupava una posizione sostanzialmente marginale, con una quota pari ad appena lo 0,06% del totale nazionale, anch’essa in diminuzione rispetto al 2004. In Italia gran parte della movimentazione merci e postale, quasi l’80%, grava su tre aeroporti, nell’ordine Milano-Malpensa, Bergamo-Orio al Serio e Roma-Fiumicino. Nel 2007 l’andamento complessivo del traffico passeggeri rilevato negli scali commerciali di Bologna, Forlì, Parma e Rimini secondo i dati Seaf è risultato di segno ampiamente positivo. In complesso sono stati movimentati circa 5 milioni e 715 mila passeggeri, con un aumento del 12,7% rispetto al 2006. In termini di aeromobili, la movimentazione ha superato le 97.000 unità, con un incremento del 6,0% rispetto alla situazione del 2006. L’unico neo è venuto dal traffico posta-merci sceso da 23.133 a 22.334 tonnellate, per una variazione negativa del 3,5%. Il buon andamento regionale di aeromobili e passeggeri è maturato in un contesto internazionale in evoluzione. Secondo i dati I.A.T.A. (Associazione del Trasporto Aereo Internazionale) nei primi dieci mesi del 2007 il traffico passeggeri mondiale, misurato sulla base del numero di passeggeri paganti per chilometro, è aumentato del 7,7% rispetto all’analogo periodo del 2006. In termini di merci c’è stata una crescita più ridotta, pari al 4,0%. In questo scenario espansivo, l’aeroporto Luigi Ridolfi ha chiuso il 2007 con un bilancio più che lusinghiero. Nel corso del 2007 sono stati movimentati, fra voli di linea e charter, 5.812 aeromobili rispetto ai 5.254 del 2006, per una variazione positiva del 10,6%. Questo andamento è stato determinato dalla crescita del 13,9% dei voli di linea, che hanno coperto circa il 95% del traffico commerciale, a fronte della Aeromobili Linea Charter Totale Passeggeri (b) Linea Charter Totale 2006 2007 var.% 2007/2006 4.858 5.533 +13,9 396 279 -29,5 5.254 5.812 +10,6 588.961 681.225 +15,7 25.183 24.006 -4,7 614.144 705.231 +14,8 4 21 +425,0 Merce Linea (tonnellate) Charter 614 16 -97,4 Totale 618 37 -94,0 Fonte: S.e.a.f. Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena (a) Escluso l’aviazione generale. (b) Escluso i passeggeri transitati direttamente: 1011 nell’anno 2004, 3009 nell’anno 2005, 2229 nel 2006 e 1639 nel 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 T R A S P O R T I MOVIMENTO COMMERCIALE NELL’AEROPORTO DI FORLI’ (a) - gennaio - dicembre 153 T R A S P O R T I Camera di Commercio di Forlì-Cesena 154 flessione del 29,5% accusata da quelli charter. La nuova crescita del movimento di linea è da attribuire in parte all’apertura di nuovi collegamenti internazionali, tra i quali la tratta con Barcellona, Valencia e Girona della compagnia Ryanair e con Bucarest, di Wind Jet. Per quanto concerne il traffico passeggeri, nel 2007 ne sono stati movimentati, limitatamente ai voli di linea e charter, 705.231 rispetto ai 614.144 del 2006, vale a dire il 14,8% in più. La crescita dei passeggeri movimentati è da attribuire, coerentemente con quanto rilevato in merito al movimento degli aeromobili, alla buona intonazione dei voli di linea (+15,7%), a fronte della flessione di quelli charter (-4,7%). L’apertura di nuovi collegamenti con l’estero ha accentuato il “tasso di internazionalizzazione” dello scalo forlivese. Dalla percentuale del 58,3% del 2006 si è passati al 65,3% del 2007. I soli collegamenti con i paesi comunitari hanno accresciuto la propria quota dal 46,9 al 56,3%. Se nel computo dei passeggeri comprendiamo anche il segmento dell’aviazione generale e i passeggeri transitati direttamente, il “Ridolfi” registra una movimentazione complessiva di 708.681 unità contro le 618.521 dell’anno precedente, per un aumento percentuale del 14,6%, sostanzialmente simile a quello rilevato per i soli voli di linea e charter, che costituiscono il segmento squisitamente commerciale del traffico aeroportuale. Il tasso di crescita del movimento dei voli di linea e charter è apparso più contenuto rispetto a quello dei relativi passeggeri. Que- sta situazione ha sottinteso un incremento di produttività, in quanto i passeggeri trasportati mediamente per aeromobile sono cresciuti da 116,9 a 121,3 unità. Il miglioramento ha riguardato sia i voli di linea (da 121,2 a 123,1 passeggeri per aeromobile), che charter (da 63,6 a 86,0). Se consideriamo il tonnellaggio per aeromobile registriamo invece una diminuzione da 71,8 a 68,9 tonnellate.In sintesi sono arrivati e partiti aerei un po’ meno capienti, ma mediamente più affollati. Questo fenomeno si riallaccia ai progressi evidenziati da I.A.T.A. in termini di copertura da parte dei passeggeri dei posti aerei disponibili, che nei primi dieci mesi del 2007 ha raggiunto la rispettabile percentuale del 77,2%. Nell’ambito delle merci, gli aerei cargo movimentati sono risultati appena 9 contro i 52 del 2006. Le merci movimentate, compresa l’aliquota degli aerei misti, sono ammontate ad appena 37 tonnellate, in forte calo rispetto alle 618 dell’anno precedente. Per quanto concerne l’aviazione generale che comprende aerotaxi, aeroscuola per conseguimento del brevetto di pilota, voli turistici e pubblicitari, il movimento aereo è sceso da 3.101 a 3.001 aeromobili. Un analogo andamento ha riguardato la movimentazione dei passeggeri, che sono diminuiti da 2.148 a 1.811 unità. Il tonnellaggio medio per aeromobile è ammontato a 3,2 tonnellate, rispetto alle 3,7 dell’anno precedente. I passeggeri transitati direttamente sono risultati 1.639 contro i 2.229 del 2006, equivalenti ad appena lo 0,2% del movimento passeggeri complessivo (0,4% nel 2006). Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 C C REDITO Il finanziamento all’economia e alle famiglie. Secondo i dati elaborati da Bankitalia, a fine settembre 2007 è stata registrata in provincia di Forlì-Cesena una crescita tendenziale degli impieghi per localizzazione della clientela e al lordo delle sofferenze pari all’8,5%, in rallentamento rispetto all’evoluzione media dei quattro trimestri precedenti (+10,6%), oltre che inferiore agli aumenti del 10,4 e 10,7% riscontrati rispettivamente in Emilia-Romagna e Italia. La crescita percentuale degli impieghi bancari forlivesi è risultata la più contenuta tra le province emiliano-romagnole. Gli incrementi più sostenuti sono stati rilevati nella confinante Rimini (+14,4%) e a Reggio Emilia (+12,2%). Il rallentamento nei confronti del trend dei dodici mesi precedenti è stato superiore ai due punti percentuali. In ambito regionale solo la provincia di Ravenna ha evidenziato una riduzione più sostenuta, pari a 2,6 punti percentuali. La decelerazione degli impieghi forlivesi potrebbe essere letta in chiave negativa, ma occorre tuttavia sottolineare che l’evoluzione dell’8,5% si è dovuta confrontare con un trend caratterizzato da aumenti superiori al 10%. Per trovarne altri della stessa portata occorre risalire al secondo trimestre del 2003, quando venne registrata una crescita tendenziale del 10,1%. Inoltre il tasso di crescita degli impieghi si è distinto, sia pure leggermente, da quello medio attivo Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 sulle operazioni a revoca, che in Emilia-Romagna si è attestato in settembre al 7,90%. Se approfondiamo l’evoluzione degli impieghi per categoria di soggetti interessati, possiamo vedere che l’importante gruppo delle “imprese private”, che rappresenta una parte consistente delle società impegnate nella produzione di beni e servizi (quasi la metà delle somme impiegate) ha pesato fortemente sul rallentamento dei prestiti. La crescita tendenziale dell’11,8% (+13,1% in Emilia-Romagna), rilevata a settembre è infatti risultata inferiore di oltre sei punti percentuali al trend dei quattro trimestri precedenti. Anche in questo caso giova richiamare quanto detto precedentemente. I segnali di rallentamento sono evidenti, ma la velocità della crescita rimane comunque apprezzabile. Alla frenata degli impieghi delle imprese private si è associato il forte miglioramento della propensione all’investimento. A fine settembre 2007 i finanziamenti oltre il breve termine destinati all’acquisto di macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti vari hanno evidenziato un aumento tendenziale del 62,7% (+9,5% in Emilia-Romagna; -5,1% in Italia), che si è distinto dal già ottimo trend del 45,8% riscontrato nei dodici mesi precedenti. In ambito regionale nessuna provincia è riuscita a crescere negli stessi termini. L’unico aumento a due cifre è stato riscontrato a Ravenna (+15,7%), mentre nelle rimanenti province si C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 155 Camera di Commercio di Forlì-Cesena C R E D I T O è spaziato dall’incremento del 6,8% di Rimini alla diminuzione del 6,0% di Piacenza. L’ottima intonazione degli investimenti in macchinari, attrezzature, ecc. è stata confermata, sia pure in misura meno intensa, dalle corrispondenti erogazioni effettuate dalle banche nei primi nove mesi del 2007, che sono ammontate a 213 milioni e 493 mila euro, rispetto ai 212 milioni e 110 mila euro dell’analogo periodo del 2006. Sempre in tema di investimenti effettuati dal mondo della produzione di beni, è invece emerso un segnale negativo relativamente ai finanziamenti oltre il breve termine destinati all’agricoltura. A fine settembre 2007 sono diminuiti tendenzialmente dell’11,1%, in contro tendenza rispetto al trend espansivo del 10,5% registrato nei dodici mesi precedenti. In regione c’è stata invece una crescita tendenziale del 3,3%, più lenta rispetto a quanto registrato mediamente nei dodici mesi precedenti (+9,6%). In Italia l’incremento è stato dell’8,9% e anche in questo caso c’è stato un rallentamento rispetto al trend del 15,5%. In regione, ForlìCesena non è stata la sola provincia a vedere ridurre la consistenza dei finanziamenti oltre il breve termine destinati all’agricoltura. Analoghi andamenti sono stati rilevati nelle province di Bologna (-12,4%), Ferrara (-7,5%) e Parma (-3,4%). Sotto l’aspetto della destinazione economica, possiamo vedere che la diminuzione complessiva dell’11,1% è dipesa dal basso profilo degli investimenti destinati all’acquisto di “macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti vari rurali”, (- 20,4%) e di immobili rurali (-38,9%). Segno moderatamente positivo (+3,5%) per la costruzione di fabbricati non residenziali rurali, ma in termini molto meno accentuati rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (+31,0%). Le somme erogate complessivamente hanno ricalcato il ridimensionamento della consistenza dei finanziamenti. Nei primi nove mesi del 2007 ne sono state registrate per 21 milioni e 280 mila euro, rispetto ai 42 milioni e 123 mila dell’analogo periodo del 2006. La flessione delle erogazioni è stata determinata da tutte le destinazioni economiche, con una particolare accentuazione per quanto concerne la costruzione di fabbricati non residenziali rurali (-57,6%). Il gruppo delle famiglie, al quale è destinato circa il 27% degli impieghi bancari, ha registrato una crescita tendenziale del 6,3%, in leggera ripresa rispetto al trend del 5,7% dei quattro trimestri precedenti. In Emilia-Romagna c’è stato un aumento un po’ più sostenuto (+8,0%), ma contrariamente a quanto avvenuto a Forlì-Cesena, è emerso un rallentamento rispetto al trend del 9,0%. L’accelerazione sul trend del gruppo forlivese delle “famiglie” è da attribuire essenzialmente a quelle “consumatrici”, i cui impieghi sono saliti tendenzialmente nello scorso settembre dell’8,3%, a fronte dell’incremento medio del 7,6% dei dodici mesi precedenti. Al di là del leggero incremento, restano tuttavia tassi di crescita più ridotti rispetto al passato. Tra settembre 2004 e giugno 2006 gli aumenti hanno oscillato tra il 10 e 13%, per non parlare del biennio 1999-2000 caratterizzato da incrementi percentuali compresi tra il 20 e 30%. Il miglioramento rispetto al trend è stato in parte determinato dalla ripresa della domanda di mutui destinati all’acquisto dell’abitazione. Depositi e impieghi, nella provincia di Forlì-Cesena, in Emilia-Romagna e in Italia, per localizzazione della clientela (valori in milioni di euro) e tassi di variazione sui dodici mesi precedenti al 30 settembre 2007. Per localizzazione della clientela (1) Depositi Milioni FORLI’-CESENA EMILIA-ROMAGNA ITALIA Impieghi Var % Milioni Var % 6.195 6,4 13.003 8,5 61.287 0,8 140.569 10,4 732.192 3,5 1.493.023 10,7 (1) Banche Fonte: Bankitalia. Elaborazione: Centro Studi Unioncamere Emilia-Romagna 156 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 A fine settembre 2007 è stato registrato un incremento tendenziale dei relativi finanziamenti pari al 9,9%, superiore di oltre tre punti percentuali all’aumento medio riscontrato nei quattro trimestri precedenti. Il recupero è evidente, tuttavia il tasso di crescita di settembre è risultato largamente al di sotto dei livelli del passato, caratterizzati da incrementi talvolta superiori al 30%. L’aumento dei tassi di interesse ha inciso non poco sul raffreddamento della crescita dei mutui, ma anche le cartolarizzazioni dei crediti alle famiglie hanno avuto la loro parte. In Emilia-Romagna l’aumento tendenziale dei mutui concessi alle famiglie consumatrici è apparso più ampio (+10,4%), ma inferiore di due punti percentuali rispetto al trend dei dodici mesi precedenti. In Italia l’incremento si è attestato praticamente sugli stessi livelli dell’EmiliaRomagna (+10,1%), ma anche in questo caso più contenuti rispetto al trend del 12,7%. In regione, due province hanno evidenziato una crescita più contenuta di quella registrata a Forlì-Cesena, vale a dire Modena (+8,4%) e Reggio Emilia (+7,9%). Quella più elevata, pari al 14,8%, ha riguardato la provincia di Piacenza. L’accelerazione del tasso di crescita della consistenza dei mutui destinati all’acquisto di abitazioni si è associata all’incremento delle corrispondenti somme erogate, passate dai circa 285 milioni euro dei primi nove mesi del 2007 ai 322 milioni e 432 mila di euro dell’analogo periodo del 2006 (+13,1%). Per rimanere nell’ambito dei prestiti concessi dalle banche alle famiglie consumatrici, quelli a medio e lungo termine destinati all’acquisto di beni durevoli sono cresciuti nello scorso setRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 tembre del 12,3% rispetto allo stesso periodo del 2006, in forte rallentamento rispetto al trend del 20,6% dei dodici mesi precedenti. In Emilia-Romagna la crescita di questo comparto del credito al consumo è risultata decisamente più contenuta (+3,2%), oltre che largamente inferiore al trend del 13,7%. In Italia c’è stato un calo tendenziale dello 0,6%, che è apparso in contro tendenza rispetto all’incremento medio del 9,9% dei dodici mesi precedenti. Per Prometeia, questo rallentamento si è accompagnato alla moderazione del clima di fiducia delle famiglie. Un altro fattore di raffreddamento della domanda è inoltre venuto dalla ripresa dei tassi di interesse. E’ da sottolineare che questa componente della domanda da parte delle famiglie italiane, pur essendo molto aumentata negli ultimi anni, ha una incidenza sul relativo totale dei prestiti piuttosto modesta, se confrontata con la media di Eurolandia. Le famiglie forlivesi si sono quindi indebitate più velocemente rispetto a quanto avvenuto in regione e nel Paese. Sulle cause si possono avanzare solo delle ipotesi, tra le quali il maggiore ottimismo dei forlivesi, che si è accompagnato ad una politica dei tassi d’interesse più attenta alle esigenze delle famiglie, tipica delle banche che agiscono in un ambito prettamente territoriale, come nella realtà forlivese. In Emilia-Romagna nessuna provincia ha evidenziato una crescita più sostenuta del credito al consumo rispetto a quella di Forlì-Cesena, in un arco compreso tra il +7,9% di Parma e il -4,8% di Ferrara. Se rapportiamo il credito destinato all’acquisto di beni durevoli alla popolazione residen- C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 157 Camera di Commercio di Forlì-Cesena te, la provincia di Forlì-Cesena ha registrato a fine settembre 2007 un importo pro capite relativamente contenuto, pari a quasi 340 euro, a fronte della media regionale di 351 e nazionale di 399. In Emilia-Romagna tre province hanno evidenziato un indebitamento inferiore a quello forlivese, vale a dire Piacenza (336 euro), Ferrara (312 euro) e Rimini (233 euro). Nel 2006 solo Rimini presentava un indebitamento più contenuto di quello forlivese. I più indebitati della regione risiedono a Reggio Emilia, con un importo per abitante di circa 412 euro. In ambito nazionale, la provincia di Forlì-Cesena, nonostante l’aumento largamente superiore alla media nazionale, è risultata tra le province meno indebitate, pur perdendo alcune posizioni, vale a dire trentesima (diciassettesima nel 2006) su centotre province. Il rapporto per abitante più contenuto è stato rilevato nuovamente a Sondrio (191 euro per abitante), quello più elevato a Sassari (922 euro). Per concludere il discorso degli impieghi del gruppo delle “famiglie”, quelle “produttrici”, vale a dire le imprese a conduzione famigliare, hanno registrato nello scorso settembre un aumento tendenziale decisamente modesto (+0,4%), in leggero calo rispetto all’evoluzione media dei dodici mesi precedenti (+0,6%). In Emilia-Romagna l’aumento è apparso un po’ più elevato (+2,5%), ma anch’esso in diminuzione rispetto al trend del 3,6%. Secondo i dati elaborati dalla sede regionale di Bankitalia e aggiornati allo scorso giugno, i tassi di crescita delle piccole imprese (società diverse da quelle di capitale con meno di 20 addetti e famiglie produttrici) sono risultati in flessione rispetto ai trimestri precedenti oltre che inferiori di oltre un terzo a quelli della media delle imprese. Questi andamenti possono sottintendere una fase congiunturale meno intonata rispetto al resto del mondo della produzione. In ultima analisi, è interessante valutare il rapporto impieghi per abitante per singolo comune. Secondo le statistiche più recenti raccolte da Bankitalia nei comuni con un numero congruo di sportelli bancari, a fine 2006 è stato nuovamente il comune di Forlì, con un rapporto pro capite di 36.530 euro, ad occupare la prima posizione in ambito provinciale, equivalente alla dodicesima posizione della graduatoria regionale (nona nel 2005). Seguono Cesena, con 36.016 euro (13° in regione) e le località turistiche di Cesenatico e Gatteo, rispettivamente con 28.398 e 27.247 euro (36° e 42° in regione). Tutti gli altri comuni hanno evidenziato valori inferiori alla media provinciale di 27.804 euro. L’ultimo posto in ambito Impieghi per abitante al 31 dicembre 2006 Valori in euro 36.530 C R E D I T O FORLÌ CESENA CESENATICO 36.016 28.398 27.804 PROVINCIA GATTEO SAVIGNANO SUL RUBICONE SAN MAURO PASCOLI GAMBETTOLA FORLIMPOPOLI SANTA SOFIA BAGNO DI ROMAGNA LONGIANO MELDOLA PREDAPPIO BERTINORO MERCATO SARACENO CASTROCARO T. E TERRA DEL SARSINA MODIGLIANA 27.247 23.170 22.625 22.222 18.785 13.140 17.690 17.189 13.419 13.047 12.398 10.662 10.040 9.271 8.733 0 158 5.000 10.000 15.000 20.000 25.000 30.000 35.000 40.000 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena provinciale è stato occupato dal comune di Modigliana, con 8.733 euro per abitante (198° in ambito regionale sui 218 comuni censiti da Bankitalia). Per quanto concerne le previsioni, Prometeia ritiene che nel 2008 la dinamica dei prestiti in Italia sarà sostenuta dal graduale miglioramento della congiuntura economica, previsto nella seconda metà dell’anno, e dall’orientamento espansivo che dovrebbe assumere la politica monetaria durante il secondo trimestre (è prevista una riduzione di 25 punti base), con conseguente riduzione, stimata in circa 20 punti base nell’anno, del tasso medio sui prestiti a breve termine. Il flusso di nuovi finanziamenti previsto dovrebbe attestarsi su circa 117 miliardi di euro, in aumento dell’8% rispetto al 2007. Questa imponente cifra sarebbe sostenuta dalla componente a medio e lungo termine, il cui flusso dovrebbe ammontare a 86 miliardi di euro, vale a dire il 9,2% in più su base annua. Per i finanziamenti a breve termine, più sensibili all’evoluzione dei ciclo economico, l’importo dovrebbe attestarsi sui 30 miliardi di euro, ma in questo caso si prevede una crescita più contenuta, pari al 5,8%. LA QUALITÀ DEL CREDITO. Il rapporto sofferenze/impieghi bancari si è attestato a settembre 2007 al 2,72%, rispetto al 2,80% dell’Emilia-Romagna e 3,24% nazionale. La provincia di Forlì-Cesena ha pertanto evidenziato, e non è una novità, una rischiosità dei prestiti abbastanza contenuta, in sostanziale linea con la media regionale, sottintendendo una qualità del credito tra le migliori della regione. E’ dalla fine del 1999 che il rapporto sofferenze/impieghi si mantiene costantemente sotto la soglia del 3%. In regione, meglio di Forlì-Cesena hanno fatto Bologna (2,08%), Ravenna (1,72%) e Reggio Emilia (1,64%). La situazione relativamente più difficile è stata registrata a Ferrara (6,74%). Rispetto alla situazione dello stesso mese dell’anno precedente le sofferenze bancarie si sono incrementate del 4,1%, risultando in leggera frenata rispetto all’aumento del 4,8% riscontrato mediamente nei quattro trimestri precedenti. La difficile situazione emersa tra il secondo trimestre 2005 e il primo trimestre 2006 (mai si erano avuti incrementi superiori al 30%) è ormai alle spalle. Questa situazione è da attribuire in gran parte al consolidamento della crescita congiunturale e ai processi di securitization legati alla cessione, comunque onerosa, di crediti problematici. Inoltre il ritorno alla normalità dell’importante settore avicolo, fortemente penalizzato dal crollo dei consumi dovuto all’influenza aviaria, ha contribuito anch’esso a raffreddare la corsa delle sofferenze. In regione è stata rilevata una crescita tendenziale delle sofferenze del 10,4%, (+2,9% in Italia), che ha consolidato la tendenza espansiva avviata dalla fine del 2006, dopo ventuno mesi caratterizzati da flessioni. La crescita della rischiosità dei crediti di ForlìCesena è risultata tra le più contenute della regione. Solo Parma, con un calo tendenziale dello 0,3%, ha evidenziato un andamento migliore. Nelle rimanenti province gli aumen- Sofferenze per localizzazioni della clientela, numero degli affidati, tassi di variazione sui dodici mesi precedenti e rapporto tra sofferenze e impieghi al 30 settembre 2007. Enti segnalanti: BANCHE. Sofferenze(1) Var % (2) FORLI’-CESENA EMILIA-ROMAGNA ITALIA Milioni % Sofferenze Var % (2) / Impieghi 4.206 8,6 354 4,1 2,72 45.356 8,0 3.931 10,4 2,80 675.867 6,3 48.301 2,9 3,24 (1) Comprendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni operate per previsioni di perdita. Eventuali differenze tra i dati di fonte “Segnalazioni di vigilanza” e quelli di fonte “Centrale dei rischi” possono essere ricondotte a marginali differenze di carattere normativo esistenti nei criteri di rilevazione dei due sistemi informativi. (2) Variazione a 12 mesi. Fonte: Bankitalia. Elaborazione: Centro Studi Unioncamere Emilia-Romagna Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 C R E D I T O Numero affidati 159 Camera di Commercio di Forlì-Cesena ti hanno oscillato tra il +6,4% di Ferrara e il +20,8% di Reggio Emilia. L’indisponibilità di statistiche più disaggregate non consente di valutare quali siano stati i settori maggiormente in difficoltà. Da sottolineare tuttavia che in ambito regionale - i dati di fonte Bankitalia sede di Bologna si riferiscono alla prima metà del 2007 - è stato registrato un appesantimento del rapporto sofferenze/impieghi in ambito manifatturiero, mentre sono risultate stabili le industrie delle costruzioni e i servizi. Le famiglie consumatrici si sono attestate su livelli sostanzialmente contenuti (2,2%), gli stessi di fine dicembre 2006, mentre quelle “produttrici”, che comprendono la gamma di società semplici e di fatto, oltre alle imprese individuali fino a cinque addetti, hanno registrato una lieve ripresa dal 4,7 al 4,8%. Un analogo andamento ha riguardato il gruppo delle società non finanziarie con meno di 20 addetti, le cui sofferenze hanno inciso per il 4,0% degli impieghi rispetto alla quota del 3,8% di fine 2006. Se rapportiamo la situazione forlivese, in tema di rapporto sofferenze/impieghi, a quella delle province italiane, troviamo Forlì-Cesena nella fascia più virtuosa, più precisamente al ventisettesimo posto su centotre province, guadagnando tre posizioni rispetto al 2006. La provincia italiana con il rapporto più contenuto di settembre 2007 è risultata Trieste, con una percentuale dell’1,35%, davanti a Milano (1,38), Trento (1,55%) e Reggio Emilia (1,64). All’opposto troviamo Frosinone, e non è una novità, con un rapporto del 16,74%, seguita da Matera (14,06) e Potenza (13,76). In una fase di crescita economica, il sistema bancario forlivese non ha fatto mancare il proprio contributo, proponendo condizioni di credito che si possono nuovamente definire “distese”. L’accordato operativo dei finanziamenti per cassa concessi alla clientela residen- Percentuale delle sofferenze sugli impieghi bancari 7,00 6,00 5,00 4,00 3,00 C R E D I T O 2,00 1,00 0,00 I 97 I 98 I 99 I 2000 I 2001 Forlì-Cesena 160 I 2002 I 2003 I 2004 I 2005 I 2006 I 2007 Emilia - Romagna Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 aveva una percentuale del 23,4%, che cinque anni dopo sale al 31,7%. Le banche hanno cercato comprensibilmente di tutelarsi nel concedere i prestiti, anticipando nella sostanza le linee dell’accordo di Basilea2, operativo di fatto dal 1 gennaio 2008, ciò in relazione anche ad una maggiore espansione del credito a medio e lungo termine. I DEPOSITI BANCARI. I depositi costituiscono uno degli aspetti della raccolta bancaria, che si fonda anche su obbligazioni e “Pronti contro termine”, poste che non vengono comprese nell’aggregato dei depositi bancari preso in esame sulla base delle statistiche di Bankitalia. A fine settembre 2007 le somme depositate nella totalità delle banche dai clienti residenti in provincia di Forlì-Cesena sono ammontate a circa 6 miliardi e 195 milioni di euro, con una crescita del 6,4% rispetto all’analogo periodo del 2006, a fronte di un’inflazione attestata tendenzialmente all’1,6%. Nei dodici mesi precedenti i depositi erano mediamente aumentati dell’8,7%. Al di là del rallentamento della crescita, siamo in presenza di un incremento comunque apprezzabile, che è apparso decisamente più ampio rispetto a quanto riscontrato in Emilia-Romagna (+0,8%) e Italia (+3,5%). In regione solo due province, vale a dire Parma e Ravenna, hanno evidenziato un incremento dei depositi più sostenuto di quello forlivese, pari rispettivamente all’11,0 e 8,9%. I depositi delle famiglie “consumatrici”, titolari di circa il 52% delle somme depositate, sono aumentati tendenzialmente a settembre del 3,0%, rallentando leggermente rispetto al trend del 3,6% dei quattro trimestri precedenti. Nonostante il ridimensionamento della crescita, comune a quanto avvenuto in EmiliaRomagna e Italia, si è ulteriormente allungata e consolidata la serie di costanti aumenti in atto dal giugno 2001, che tra la fine di quell’anno e marzo 2004 hanno oltrepassato la soglia del 10%. Tra le cause di questo fenomeno possiamo ascrivere le gestioni patrimoniali collegate ai conti correnti, la preferenza della liquidità da parte dei risparmiatori, oltre ad una certa cautela verso gli investimenti alternativi, in particolare azioni e obbligazioni, che C R E D I T O te in provincia - corrisponde all’ammontare del credito direttamente utilizzabile dal cliente - è cresciuto tendenzialmente a settembre dell’11,6% (+9,3% in regione), appena al di sotto del trend dei dodici mesi precedenti (+12,9%). La crescita dell’”utilizzato”– corrisponde all’ammontare del credito effettivamente erogato alla clientela – ha praticamente seguito l’evoluzione delle somme accordate, attestandosi al 10,7%, in leggero rallentamento rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (+12,0%). La percentuale di “utilizzato” sull’”accordato”si è attestata al 66,6%, uguagliando praticamente il trend del 66,9% dei dodici mesi precedenti. In Emilia-Romagna l’aumento dell’”utilizzato” è risultato del 12,7%, superiore alla crescita delle somme accordate, pari al 9,3%. La percentuale di utilizzo sull’accordato è risultata leggermente superiore a quella forlivese (68,0%) e in crescita rispetto a quella riscontrata mediamente nei dodici mesi precedenti (66,8%). Se spostiamo il campo di osservazione al credito a breve termine, che è quello maggiormente utilizzato dalle imprese e che appare più sensibile alle oscillazioni del ciclo economico, emerge una situazione meno dinamica, che sembra tradurre il rallentamento della congiuntura emerso dalle varie indagini. L’aumento tendenziale dell’accordato operativo rilevato nella provincia di Forlì-Cesena si è attestato a settembre al 5,7%, a fronte di un trend attestato al 9,3%. L’incremento dei corrispondenti finanziamenti a breve termine utilizzati è apparso più contenuto (+1,9%), oltre che in sensibile frenata rispetto all’evoluzione media dei dodici mesi precedenti (+6,1%). Che vi sia un certo appannamento è innegabile, tuttavia la provincia di Forlì-Cesena ha evidenziato un andamento molto più dinamico rispetto a quanto avvenuto in regione, il cui accordato a breve termine è cresciuto del 4,6%, mentre quello utilizzato ha accusato una flessione del 7,5%, superiore al trend negativo dei dodici mesi precedenti (-2,7%). Da sottolineare inoltre che a fine settembre 2007 quasi il 43% di tutto il credito utilizzato dalla clientela forlivese è stato coperto da garanzie reali fornite dai clienti, a fronte della media regionale del 38,4%. Il fenomeno è in costante espansione. A fine settembre 1997 si 161 Camera di Commercio di Forlì-Cesena in alcuni casi, noti alle cronache, si sono tradotti, per queste ultime, in dolorose perdite per i risparmiatori. Per quanto concerne le imprese private - hanno rappresentato quasi il 18% delle somme depositate - i relativi depositi a settembre sono cresciuti tendenzialmente dell’11,8% e anche in questo caso dobbiamo annotare un rallentamento rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (+16,2%). Al di là della frenata, i depositi bancari delle imprese private si sono accresciuti, nell’arco di un anno, di quasi 115 milioni di euro, sottintendendo una situazione di liquidità tra le meglio intonate della regione, che potrebbe essere il frutto di maggiori incassi dovuti al consolidamento del ciclo economico. In ambito regionale non è emersa una linea comune. Accanto a province in rallentamento rispetto al trend (oltre a Forlì-Cesena, anche Bologna, Ferrara, Modena e Rimini), ce ne sono state alcune che hanno registrato tassi di crescita molto sostenuti, come Parma (+33,9%) e Ravenna (+21,7%). Il comune forlivese che ha vantato il più elevato rapporto depositi per abitante è nuovamente risultato a fine 2006 Gatteo, con 17.341 euro pro capite. In ambito regionale, la località si è classificata al tredicesimo posto, su 218 comuni, perdendo tre posizioni ri- spetto al 2005. Seguono Cesena e Forlì - nella graduatoria regionale vengono a occupare rispettivamente la 18esima e 22esima posizione - rispettivamente con 16.515 e 15.898 euro. In rapporto alla situazione del 2005 il comune di Cesena ha guadagnato tre posizioni, mentre Forlì ne ha perdute altrettante. L’ultima posizione della provincia è occupata da Predappio, con 6.631 euro per abitante, equivalente alla 193esima posizione in Emilia-Romagna (era la 199esima nel 2005). Il comune più “ricco” dell’Emilia-Romagna è risultato nuovamente Morciano di Romagna in provincia di Rimini, con 33.175 euro per abitante, seguito da Bologna con 28.123 e Parma con 22.560. Ultimo in assoluto Torrile nel parmense, con 4.519 euro. IL RAPPORTO IMPIEGHI/DEPOSITI. A fine settembre 2007 era attestato a 209,9. Come dire che ogni 100 euro depositati ne sono corrisposti circa 210 di impieghi. Rispetto al valore medio dei quattro trimestri precedenti, c’è stato un miglioramento di sette punti percentuali. In Emilia-Romagna il corrispondente rapporto si è attestato su basi un po’ più elevate, vale a dire circa 229 euro impiegati ogni 100 raccolti. Il differenziale a sfavore della provincia di Forlì-Cesena rispetto al Depositi per abitante al 31 dicembre 2006 Valori in euro 17.341 C R E D I T O GATTEO CESENA FORLÌ 16.515 15.898 14.393 SAN MAURO PASCOLI PROVINCIA GAMBETTOLA CESENATICO BERTINORO LONGIANO SARSINA SAVIGNANO SUL RUBICONE FORLIMPOPOLI SANTASOFIA MODIGLIANA MELDOLA BAGNO DI ROMAGNA MERCATO SARACENO CASTROCARO T. E TERRA DEL SOLE PREDAPPIO 13.463 12.958 11.987 10.956 10.697 10.253 10.155 10.070 9.964 9.711 9.409 8.857 7.120 7.110 6.361 0 162 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 12.000 14.000 16.000 18.000 20.000 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 rapporto dell’Emilia-Romagna ha consolidato la tendenza emersa nell’estate del 2005, salvo la parentesi dei primi tre mesi del 2006, dopo quasi due anni caratterizzati da andamenti di segno opposto. Se si analizza il fenomeno in base ai soggetti interessati, si può vedere che in pratica sono le famiglie cosiddette “consumatrici”, che detengono il grosso delle somme depositate (51,6% del totale), a finanziare una importante parte del credito verso i settori della produzione. A fine settembre 2007 il relativo rapporto impieghi/depositi si è attestato all’83,50%, come dire che le famiglie hanno ricevuto poco più di 83 euro ogni 100 depositati. La situazione muta radicalmente nell’ambito delle “imprese private” che corrispondono nella pratica a gran parte dei settori produttivi. In questo caso a 100 euro depositati ne sono corrisposti circa 584 di impieghi. Il caso più eclatante di sbilanciamento fra somme impiegate e depositate è stato tuttavia rappresentato dalle imprese di assicurazione e fondi pensione, che a fronte di 359 mila euro di depositi hanno ricevuto impieghi per circa 95 milioni di euro, come dire che ogni 100 euro di depositi ne sono corrisposti circa 26.511 di impieghi. Questo sbilanciamento non trova riscontro né in regione né in Italia. I TASSI D’INTERESSE. L’indisponibilità di dati provinciali relativi alle rilevazioni sui tassi d’interesse, non consente alcuna valutazione a livello locale. Dobbiamo di conseguenza commentare la situazione regionale, che dovrebbe tuttavia ricalcare quanto avvenuto in provincia almeno come linea di tendenza. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Il contesto generale è stato caratterizzato dalla generale ripresa dei tassi d’interesse. Nel 2007 la Banca centrale europea ha rialzato il tasso di riferimento due volte, portandolo al 3,75% l’8 marzo e al 4,00% il 6 giugno. Il tasso Euribor a tre mesi, che quota gli scambi di denaro tra le banche, dal 3,725% di inizio anno è arrivato al 4,684% di fine 2007, dopo avere toccato la punta massima del 4,953% il 12 dicembre. Nello stesso arco di tempo, l’Euribor a dodici mesi è passato dal 4,030 al 4,745%, dopo avere toccato la punta massima del 4,885% il 17 dicembre. Se consideriamo che l’Euribor costituisce, tra le altre cose, la base degli interessi sui mutui destinati all’acquisto dell’abitazione, ne discende che talune famiglie hanno visto crescere il proprio indebitamento verso le banche. La Banca d’Italia ha rilevato come il Taeg (tasso annuo effettivo globale) applicato sui mutui si sia attestato, in media, al 5,44%, mentre quello sui prestiti è arrivato al 9,44%. Per le famiglie italiane il pagamento dei soli interessi di una rata annuale ha rappresentato un aggravio stimabile in circa 18,4 miliardi di euro. Nell’ambito dei titoli di Stato, il tasso dei Bot quotati alla Borsa di Milano è passato dal 3,738% di gennaio al 3,946% di dicembre, dopo avere toccato il massimo del 4,206% in luglio. Quello dei Cct a tasso variabile è salito dal 3,871 al 4,219%, con un massimo del 4,356% in agosto. Il tasso dei future, ovvero i Buoni poliennali del Tesoro, è cresciuto dal 4,310 al 4,631%, dopo avere toccato la punta massima del 4,847% in giugno. In questo scenario, i tassi praticati in EmiliaRomagna sono apparsi in ripresa. Quelli sulle C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 163 Camera di Commercio di Forlì-Cesena operazioni a revoca - si tratta di una categoria di censimento della Centrale dei rischi nella quale confluiscono le aperture di credito in conto corrente - si sono attestati a settembre 2007 al 7,90%, risultando in crescita di 0,40 punti percentuali rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (7,50%). I tassi sono apparsi meno onerosi a seconda della classe del fido globale accordato. Dal massimo dell’11,28% della fascia fino a 125.000 euro si è progressivamente scesi al 5,80% di quella oltre 25 milioni di euro. In sintesi le banche riservano condizioni di favore alla grande clientela, e meno buone man mano che diminuisce la classe del fido globale accordato. Occorre tuttavia sottolineare che rispetto al trend, l’aumento più sostenuto, pari a 0,65 punti percentuali, ha riguardato proprio la grande clientela. Rispetto alle condizioni applicate nel Paese, l’EmiliaRomagna ha presentato tassi leggermente più onerosi, invertendo la tendenza favorevole che aveva caratterizzato il triennio 2004-2006. Nel primo trimestre 2007 sono stati praticati tassi superiori a quelli nazionali nella misura di 0,10 punti percentuali; nel secondo trimestre di 0,01 punti; nel terzo di 0,08 punti. Si tratta di scostamenti minimi, ma che tuttavia sembrano sottintendere un cambiamento della politica di “attenzione” riservata dalle banche alla propria clientela. Nell’ambito dei tassi attivi sui finanziamenti per cassa applicati alle famiglie consumatrici è stato rilevato un andamento ugualmente espansivo. Ricordiamo che i finanziamenti per cassa comprendono varie operazioni, quali quelle autoliquidanti, a revoca, a scadenza, ol- tre ai finanziamenti a procedura concorsuale. Giova inoltre ricordare che l’utilizzato dei “finanziamenti per cassa” si differenzia dagli impieghi, in quanto comprende i “pronti contro termine”, ma non le sofferenze. Dalla media del 5,09% registrata tra il terzo trimestre 2006 e il secondo trimestre 2007 si è passati al 5,69% di settembre 2007. Anche in questo caso l’Emilia-Romagna ha presentato tassi meno convenienti rispetto a quelli praticati in Italia, consolidando la tendenza in atto dal quarto trimestre 2006. Anche le rilevazioni della sede regionale di Bankitalia aggiornate a metà anno hanno registrato una tendenza espansiva. Il tasso d’interesse medio sui prestiti a breve termine a residenti in Emilia-Romagna si è attestato al 6,34%, rispettivamente 72 e 24 punti base in più rispetto a giugno e dicembre 2006. Nello stesso periodo, la crescita dei tassi è risultata più accentuata per i prestiti a medio e lungo termine e, tra questi ultimi, per i mutui contratti dalle famiglie per l’acquisto dell’abitazione. I tassi sulla raccolta hanno ricalcato l’andamento di quelli attivi. Quelli passivi sui conti correnti a vista, nello scorso settembre si sono attestati all’1,78%, in risalita rispetto al trend dell’1,40% riscontrato nei dodici mesi precedenti. Le condizioni migliori sono state nuovamente applicate alla Pubblica amministrazione, che a settembre ha goduto di una remunerazione lorda dei conti correnti a vista pari al 4,27%. Le condizioni relativamente peggiori sono state riservate alle famiglie: a quelle “produttrici” è stato applicato un tas- Dimensione e diffusione del sistema bancario nella provincia di Forlì-Cesena, in Emilia-Romagna e in Italia. Settembre 2007. C R E D I T O Sportelli 164 FORLI’-CESENA EMILIA-ROMAGNA ITALIA N.(1) Var % (3) Comuni serviti (2) Comp % N. Comp % 342 4,0 9,8 (4) 30 100,0 3.475 3,5 10,6 (5) 328 96,2 32.818 2,6 - 5.914 73,0 (1) Numero di sportelli autorizzati, a piena operatività. Banche. (2) Comuni serviti da almeno uno sportello bancario. (3) Variazione percentuale sui 12 mesi precedenti. (4) Quota percentuale su totale Emilia-Romagna (5) Quota percentuale su totale Italia. Fonte: Bankitalia. Elaborazione: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 so dell’1,27%, a quelle “consumatrici”, titolari della maggioranza delle somme depositate, dell’1,25%. Se confrontiamo i tassi applicati nello scorso settembre ai vari comparti di attività economica, con la media dei dodici mesi precedenti, si può vedere che i miglioramenti più elevati hanno interessato le due categorie che godono dei trattamenti migliori, vale a dire Pubblica amministrazione (+0,71 punti percentuali) e Società finanziarie (+0,73). Le imprese famigliari e le famiglie consumatrici hanno invece registrato i ritocchi più contenuti rispettivamente pari a +0,26 e +0,23 punti percentuali. Nei confronti del Paese, l’EmiliaRomagna ha registrato a settembre tassi passivi leggermente più alti: 0,05 punti percentuali in più, in leggero aumento rispetto all’andamento dei dodici mesi precedenti. Il differenziale tra i tassi attivi sulle operazioni a revoca e quelli passivi sui conti correnti a vista è stato a settembre di 6,12 punti percentuali. Rispetto alla media dei dodici mesi precedenti c’è stato un leggero aumento dello spread di 0,02 percentuali. La tendenza all’allargamento della forbice tra tassi attivi e passivi non è emersa nel Paese, il cui spread si è ridotto di 0,04 punti percentuali rispetto al trend dei dodici mesi precedenti. In contro tendenza con quanto emerso nel triennio 2004-2006, i primi nove mesi del 2007 hanno evidenziato mediamente uno spread tra tassi attivi e passivi, lievemente superiore a quello registrato nel Paese. sportelli bancari. A fine settembre 2007 ne risultano essere in provincia di Forlì-Cesena 342 rispetto ai 329 di fine settembre 2006 e 316 di fine settembre 2005. A fine marzo 1996 se ne contavano 232. In Emilia-Romagna nell’arco di un anno si è passati da 3.356 a 3.375, in Italia da 31.975 a 32.818. La diffusione sulla popolazione forlivese è di 90 sportelli ogni 100.000 abitanti rispetto alla media regionale di 82 e nazionale di 56. In Emilia-Romagna solo una provincia, vale a dire Rimini, ha evidenziato una densità maggiore, pari a 99 sportelli ogni 100.000 abitanti. Se spostiamo il confronto al territorio nazionale, la provincia di Forlì-Cesena ha confermato l’eccellente quarta posizione del 2006, alle spalle di Belluno (92 sportelli ogni 100.000 abitanti), Rimini (99) e Trento (105). La densità più contenuta è appartenuta alle province di Crotone (22) e Caserta (23). La totalità dei comuni di Forlì-Cesena è servita da sportelli bancari. In Emilia-Romagna la percentuale scende al 96,2%, in Italia al 73,0%. Se analizziamo la situazione dei comuni del forlivese, possiamo vedere che la densità maggiore (i dati si riferiscono in questo caso alla situazione di fine dicembre 2006) è appartenuta al comune di Portico e San Benedetto, (secondo in regione dietro Tornolo), con uno sportello ogni 409 abitanti, seguito da Verghereto (655), Tredozio (658) e Cesenatico (820). La minore densità è stata rilevata a Montiano, con 1 sportello ogni 1.641 abitanti, davanti a Modigliana con 1.607 e Castrocaro con 1.598. Il capoluogo ha contato 1.209 abiGLI SPORTELLI BANCARI E I SERVIZI TE- tanti per sportello, Cesena 990. LEMATICI. Per quanto concerne la classificazione E’ continuato lo sviluppo della rete degli degli sportelli per gruppi istituzionaRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 165 C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 166 li - siamo tornati alla situazione di settembre 2007 - in provincia di Forlì-Cesena prevalgono le società per azioni (67,5% del totale), anche se in misura più contenuta rispetto alla media emiliano-romagnola del 78,3% e nazionale del 79,2%. Questa tangibile differenza dipende dal fatto che le numerose Casse rurali e artigiane si sono trasformate in banche di Credito cooperativo. Di conseguenza, il peso di quest’ultime appare molto più ampio rispetto alla media emiliano-romagnola: 23,1% contro 10,8%. Da sottolineare che la provincia di Forlì-Cesena ha registrato una delle più elevate percentuali di banche di Credito cooperativo dell’EmiliaRomagna sul totale, preceduta dalla sola provincia di Rimini (23,3%) e che in ambito nazionale solo dieci province sulle centrotrè esistenti hanno evidenziato una incidenza maggiore, in un arco compreso fra il 23,5% di Cosenza e il 62,5% di Trento. Questi dati sottintendono la dimensione squisitamente locale del sistema bancario forlivese. Le banche di Credito cooperativo, che in taluni casi operano dagli inizi dello scorso secolo, sono concepite in modo da far utilizzare il risparmio depositato prevalentemente in ambito locale. Strutturate come cooperative, devono accordare finanziamenti prevalentemente ai propri soci, che hanno l’obbligo di risiedere ed operare con continuità nel territorio in cui si trova la banca. Per quanto concerne le banche Popolari, il loro peso in provincia di Forlì-Cesena si è attestato al 9,4% rispetto al 10,7% regionale e 8,6% nazionale. L’incidenza percentuale di queste banche ha subito un drastico ridimensionamento tra giugno e settembre 2007. In provincia di Forlì-Cesena sono diminuite da 40 a 32, in Emilia-Romagna da 609 a 373. Alla base di questa flessione, c’è la trasformazione in società per azioni di alcuni istituti, tra i quali la Banca Popolare di Lodi. In Emilia-Romagna questo istituto bancario può contare su una ottantina circa di sportelli distribuiti in ogni provincia. Per il resto si conferma l’assenza di filiali di banche estere. I cinque sportelli presenti in regione sono localizzati nelle province di Bologna, Modena e Reggio Emilia, a fronte dei 149 attivi in Italia, in gran parte localizzati nell’area milanese. L’ultima analisi sulla struttura bancaria riguarda i servizi telematici offerti dalle banche alla propria clientela. Per quanto concerne i Pos, vale a dire le apparecchiature che consentono l’addebito automatico sul proprio conto bancario delle spese sostenute presso gli esercizi commerciali, a inizio 2007 ne sono risultati attivi 8.061 rispetto ai 7.611 di inizio 2006 e 3.334 di inizio 1998. Se rapportiamo il loro numero alla popolazione residente, la provincia di ForlìCesena ne ha registrati 213 ogni 10.000 abitanti, a fronte della media emiliano-romagnola di 223 e nazionale di 183. Rapporti più bassi si registrano nelle province di Ferrara (177), Ravenna (200), Piacenza (206) e Reggio Emilia (207). La maggiore diffusione appartiene a una provincia ad alta vocazione turistica quale Rimini, con 373 Pos ogni 10.000 abitanti. Nell’ambito degli Atm – si tratta di apparecRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena chiature automatiche abilitate a operare con il pubblico per effettuare determinate operazioni (i bancomat sono tra questi) - a inizio 2007 ne sono risultati attivi 414, rispetto ai 379 di inizio 2006 e 303 di inizio 1998. La crescita è apparsa in linea con quanto avvenuto in Emilia-Romagna, la cui consistenza è salita da 3.613 a 4.064 unità. In rapporto alla popolazione, Forlì-Cesena registra una densità di 110 Atm ogni 100.000 abitanti, a fronte della media regionale di 96 e nazionale di 68. In ambito emiliano-romagnolo, la provincia di ForlìCesena ha confermato la seconda posizione, alle spalle di Rimini (113). I servizi di home e corporate banking, che rappresentano i servizi dispositivi e/o informativi prestati alla clientela per via telematica, a inizio 2007 hanno coinvolto 61.989 famiglie e 11.391 tra enti e imprese. Siamo in presenza di un andamento fortemente dinamico, dopo il calo rilevato a inizio 2004, che aveva arrestato la tendenza espansiva. A inizio 1998 erano interessate appena 262 famiglie e 1.596 tra enti e imprese. La densità dei servizi alle famiglie sulla popolazione vede Forlì-Cesena in terz’ultima posizione tra le province dell’Emilia-Romagna, con 1.640 clienti ogni 10.000 abitanti, a fronte della media regionale di 2.083 e nazionale di 1.648, seguita da Piacenza (1.344) e Ferrara (1.329). La densità più elevata è stata nuovamente riscontrata a Bologna con 2.926 servizi ogni 10.000 abitanti. Per quanto concerne enti e imprese, Forlì-Cesena, con una densità di 301 clienti ogni 10.000 abitanti, si è collocata al terzultimo posto in Emilia-Romagna, guadagnando tuttavia una posizione rispetto alla situazione di inizio 2006. Il primo posto è stato nuovamente occupato da Modena, con una densità di 464 clienti ogni 10.000 abitanti. I servizi di Phone banking che sono attivabili tramite la digitazione di codici via telefono, a inizio 2007 hanno coinvolto 42.328 clienti, vale a dire il 50,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2006. A inizio 1998 se ne contavano 2.329. La diffusione sulla popolazione è salita considerevolmente, passando da 751 a 1.120 servizi ogni 10.000 abitanti, a fronte della media emiliano-romagnola di 1.701 e nazionale di 1.549. Grazie al forte progresso evidenziato, la provincia di ForlìCesena ha lasciato l’ultima posizione della graduatoria regionale alla provincia di Ferrara (981). Impieghi: finanziamenti erogati dalle banche a soggetti non bancari. L’aggregato ricomprende: rischio di portafoglio, scoperti di conto corrente, finanziamenti per anticipi (su effetti ed altri documenti salvo buon fine, all’importazione ed esportazione), mutui, anticipazioni non regolate in conto corrente, riporti, sovvenzioni diverse non regolate in conto corrente, prestiti su pegno, prestiti contro cessioni di stipendio, cessioni di credito, impieghi con fondi di terzi in amministrazione, altri investimenti finanziari (accettazioni bancarie negoziate, commercial papers, ecc.), sofferenze effetti insoluti ed al protesto di proprietà. L’aggregato è al netto degli interessi e delle operazioni pronti contro termine. Il gruppo delle Famiglie comprende gli individui o i gruppi di individui nella loro funzione di consumatori (Famiglie consumatrici) e nella loro eventuale funzione di produttori (Famiglie produttrici). L’attività di produzione svolta nell’ambito del settore proviene da liberi professionisti, imprese individuali, famigliari e società semplici con non più di cinque addetti. Sofferenze: comprendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni e al netto dei passaggi a perdita eventualmente effettuati C R E D I T O NOTE ALLA LETTURA DEI DATI Depositi: raccolta da soggetti non bancari effettuata dalle banche sotto forma di: depositi a risparmio liberi e vincolati, buoni fruttiferi, certificati di depositi, conti correnti liberi e vincolati Per ogni ulteriore approfondimento si rimanda al Bollettino Statistico edito dalla Banca d’Italia ed al relativo glossario. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 167 C R E D I T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 168 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena A A RTIGIANATO La rilevanza caratteridell’artigiastiche di nato, nella flessibilità provincia produttiva di Forlì-Cee capacità sena, è ridi creare scontrabile manufatti non solo sul che sono, in piano ecomolti casi, nomico ma modelli di più in generale nello sviluppo della società, abilità geniale, competenza tecnica e qualialla cui evoluzione ha contribuito con le sue tà, nel solco di una tradizione “storica” di IMPRESE ARTIGIANE PER CLASSE DI ADDETTI E NATURA GIURIDICA PROVINCIA DI FORLI’-CESENA valori assoluti SETTEMBRE 2007 var.% sett.. 2007/ sett. 2006 DISTRIBUZIONE PER CLASSI DI ADDETTI addetti non dichiarati (*) addetti dichiarati 1 addetti dichiarati da 2 a 5 addetti dichiarati da 6 a 9 addetti dichiarati da 10 a 15 addetti dichiarati da 16 a 19 addetti dichiarati da 20 a 29 addetti dichiarati da 30 a 39 addetti dichiarati altri TOTALE IMPRESE ARTIGIANE 6.464 3.611 3.007 596 280 80 49 12 4 14.103 7.087 3.363 2.856 577 263 81 47 12 3 14.289 9,6% -6,9% -5,0% -3,2% -6,1% 1,3% -4,1% 0,0% -25,0% 1,3% DISTRIBUZIONE PER NATURA GIURIDICA IMPRESA INDIVIDUALE SOCIETA’ DI PERSONE SOCIETA’ DI CAPITALE COOPERATIVE CONSORZI ALTRE FORME TOTALE IMPRESE ARTIGIANE 10.265 3.442 353 28 13 2 14.103 10.427 3.415 404 29 12 2 14.289 1,6% -0,8% 14,4% 3,6% 0,0% 0,0% 1,3% A R T I G I A N A T O SETTEMBRE 2006 (*) comprese le imprese che hanno dichiarato 0 addetti Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 169 Camera di Commercio di Forlì-Cesena produzione di oggetti di bottega, di grande pregio anche sotto il profilo artistico. Le imprese artigiane presenti in numero di 14.289 su un totale provinciale di imprese pari a 41.235 (comprese quelle dell’agricoltura), rappresentano, al 30/9/2007, il 34,6% del totale, con attività concentrate soprattutto nei settori edile (39,5%), manifatturiero (27,9%) e trasporti (11,2%); gli imprenditori, titolari e soci, sono 20.319, di cui 4.036 donne, i collaboratori familiari 2.412 (di cui 1.011 donne). I dati riferiti alla regione Emilia-Romagna rilevano una consistenza di 148.802 imprese artigiane su un totale di 430.818 imprese, equivalente al 34,5% del totale. Per l’Italia si evidenziano valori pari a 1.480.445 imprese artigiane, che costituiscono il 28,6% del totale di 5.181.660 imprese. A livello regionale, secondo il “Rapporto 2007 sull’economia regionale” di Unioncamere Emilia-Romagna e Regione Emilia-Romagna, “tra il 1996 e il 2004 il valore ag- giunto dell’artigianato emiliano-romagnolo è cresciuto, a valori correnti, a un tasso medio annuo del 4,1%, superando leggermente l’aumento medio nazionale del 4%”, questo a dimostrazione della vitalità ed importanza del settore nell’economia della regione, con una compagine imprenditoriale tra le più diffuse del Paese. Tuttavia i dati congiunturali desunti dall’indagine nel settore manifatturiero evidenziano, nei primi nove mesi del 2007, un andamento non privo di ombre. Aumenta la produzione dello 0,3%, rispetto ad analogo periodo 2006; crescita zero per la domanda, mentre l’export artigiano registra una crescita dell’1,4% (a tale proposito occorre ricordare che la quota di imprese esportatrici del comparto costituisce solo il 7% del totale delle imprese artigiane: oneri e problemi derivanti dalla scarsa capitalizzazione provocano difficoltà ad operare sui mercati esteri). Leggero regresso, da 2,6 a 2,4 giorni, nel periodo assicurato dal portafoglio ordini. IMPRESE ARTIGIANE PER CLASSE DI ADDETTI E NATURA GIURIDICA PROVINCIA DI FORLI’-CESENA indici di composizione SETTEMBRE 2006 SETTEMBRE 2007 A R T I G I A N A T O DISTRIBUZIONE PER CLASSI DI ADDETTI addetti non dichiarati (*) addetti dichiarati 1 addetti dichiarati da 2 a 5 addetti dichiarati da 6 a 9 addetti dichiarati da 10 a 15 addetti dichiarati da 16 a 19 addetti dichiarati da 20 a 29 addetti dichiarati da 30 a 39 addetti dichiarati altri TOTALE IMPRESE ARTIGIANE 45,8% 25,6% 21,3% 4,2% 2,0% 0,6% 0,3% 0,1% 0,0% 49,6% 23,5% 20,0% 4,0% 1,8% 0,6% 0,3% 0,1% 0,0% 100,0% 100,0% 72,8% 24,4% 2,5% 0,2% 0,1% 0,0% 73,0% 23,9% 2,8% 0,2% 0,1% 0,0% 100,0% 100,0% DISTRIBUZIONE PER NATURA GIURIDICA IMPRESA INDIVIDUALE SOCIETA’ DI PERSONE SOCIETA’ DI CAPITALE COOPERATIVE CONSORZI ALTRE FORME TOTALE IMPRESE ARTIGIANE (*) comprese le imprese che hanno dichiarato 0 addetti Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 170 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena COMUNI e aggregazioni territoriali Bagno di Romagna Bertinoro Borghi Castrocaro-Terra del Sole Cesena Cesenatico Civitella di Romagna Dovadola Forlì Forlimpopoli Galeata Gambettola Gatteo Longiano Meldola Mercato Saraceno Modigliana Montiano Portico e San Benedetto Predappio Premilcuore Rocca San Casciano Roncofreddo San Mauro Pascoli Santa Sofia Sarsina Savignano sul Rubicone Sogliano al Rubicone Tredozio Verghereto PROV. DI FORLI’-CESENA MONTAGNA FORLIVESE COLLINA FORLIVESE PIANURA FORLIVESE COMPRENSORIO DI FORLI’ MONTAGNA CESENATE COLLINA CESENATE PIANURA CESENATE COMPRENSORIO DI CESENA MONTAGNA COLLINA PIANURA VALLE DEL TRAMAZZO VALLE DEL MONTONE VALLE DEL RABBI VALLE DEL BIDENTE VALLE DEL SAVIO VALLE USO-RUBICONE AREA DEL BASSO RUBICONE GRANDI CENTRI COMUNI DI CINTURA COMUNI MARITTIMI (*) COMUNI TERMALI (**) 2006 2007 243 356 85 274 3.061 1.154 178 68 3.868 462 106 436 399 247 439 292 184 50 38 271 25 81 104 463 122 172 648 100 55 115 14.096 185 1.656 4.686 6.527 358 803 6.408 7.569 543 2.459 11.094 239 461 296 845 822 339 2.193 6.929 1.972 2.664 873 240 352 86 287 3.097 1.187 174 75 3.894 471 102 450 395 269 439 305 190 48 33 259 24 83 103 478 122 167 678 105 56 112 14.281 179 1.665 4.717 6.561 352 814 6.554 7.720 531 2.479 11.271 246 478 283 837 824 342 2.270 6.991 2.010 2.738 879 N.B.: Nei totali 2006 e 2007 mancano, rispettivamente 7 e 8 imprese senza l’indicazione del Comune (*) Cesenatico, Gatteo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone (**) Bagno di Romagna, Bertinoro, Castrocaro Terme - Terra del Sole Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Var. % 2007/2006 -1,2% -1,1% 1,2% 4,7% 1,2% 2,9% -2,2% 10,3% 0,7% 1,9% -3,8% 3,2% -1,0% 8,9% 0,0% 4,5% 3,3% -4,0% -13,2% -4,4% -4,0% 2,5% -1,0% 3,2% 0,0% -2,9% 4,6% 5,0% 1,8% -2,6% 1,3% -3,2% 0,5% 0,7% 0,5% -1,7% 1,4% 2,3% 2,0% -2,2% 0,8% 1,6% 2,9% 3,7% -4,4% -0,9% 0,2% 0,9% 3,5% 0,9% 1,9% 2,8% 0,7% A R T I G I A N A T O IMPRESE ARTIGIANE PROVINCIA DI FORLI’-CESENA Consistenza al 30 settembre 171 A R T I G I A N A T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 172 Per quanto concerne il credito, positiva è stata l’attività dei Consorzi Fidi nei primi nove mesi del 2007; i finanziamenti deliberati sono cresciuti dello 0,8%, mentre i relativi importi hanno registrato una variazione positiva del 31%, rispetto agli importi dell’analogo periodo 2006. I finanziamenti agevolati destinati agli investimenti, secondo i dati Bankitalia, presentano a fine giugno 2007 una diminuzione tendenziale del 12,4%. In generale la consistenza delle imprese artigiane regionali, attive a fine settembre 2007 (148.802), è cresciuta dello 0,7%, rispetto al 2006 (147.792); l’incremento è da attribuire essenzialmente all’aumento del settore delle costruzioni (+3,3%). Negli altri settori prevalgono le diminuzioni: -0,5% nel manifatturiero, -2,8% nel commerciale, -10,7% negli “alberghi e pubblici esercizi”, -4,4% nei trasporti; -0,5% in “altri servizi pubblici, sociali e personali”. In aumento però le imprese agricole e le “attività immobiliari, noleggio, informatica”; l’incremento di questo settore dipende dalla vivacità dei comparti dell’informatica e attività connesse e delle “altre attività professionali e imprenditoriali” che comprende servizi di pulizia, studi legali, di consulenza amministrativa, gestionale, commercialisti ecc.. Se si rapporta la consistenza delle imprese artigiane con la popolazione residente in Emilia-Romagna, si osserva una incidenza di 352 imprese ogni 10.000 abitanti, dato che pone la nostra regione al primo posto in Italia (la media nazionale è di 250 imprese ogni 10.000 abitanti). I dati di seguito riportati sono desunti da Stock View, la banca dati del Registro Imprese che rileva la consistenza e la distribuzione sul territorio nazionale, provinciale e comunale di tutti i soggetti economici tenuti all’iscrizione nel Registro stesso. Secondo tali informazioni nella provincia di Forlì-Cesena le imprese artigiane iscritte al 30/9/2007 sono 14.289 con un saldo positivo pari a 186 unità, equivalente ad un aumento dell’ 1,3%, rispetto alla stessa data 2006. Il comprensorio di Forlì conta 6.561 posizioni attive (crescita pari a +0,5% rispetto al 2006), quello di Cesena 7.720 (crescita del 2% rispetto al 2006) -dal totale sono conteggiate in meno 8 imprese che non hanno indicazione del comune di ubicazione-. Aumentano numericamente le iscrizioni, con andamento diverso a seconda delle diverse zone: in calo le imprese nelle località di montagna, (531 nel 2007 pari a –2,2%), in leggero aumento le attività in collina (+0,8%), in crescita la pianura con +1,6%. La montagna forlivese con 179 imprese, è numericamente meno consistente di quella cesenate che invece conta 352 imprese. Situazione inversa nella collina, dove nel forlivese si annoverano 1.665 imprese contro le 814 del cesenate. Più numerosa e dinamica la pianura cesenate, con 6.554 imprese, (aumento del +2,3% rispetto al 2006), a confronto con la pianura forlivese che presenta 4.717 imprese (aumento dello 0,7% rispetto al 2006). Considerando ancora le aggregazioni territoriali, si evidenzia la spiccata crescita del numero delle imprese artigiane nell’area del Basso Rubicone, con +3,5%; nei comuni marittimi con +2,8% e nella Valle del Montone, con +3,7%; di segno meno l’andamento nella Valle del Rabbi, con –4,4% e del Bidente (–0,9%). Esaminando la consistenza per Comune a fine settembre 2007, si nota come continui il calo delle imprese artigiane nei centri montano-collinari del territorio provinciaRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena le: Portico San Benedetto –13,2%, Predappio –4,4%, Modigliana e Premilcuore –4%, Galeata –3,8%, Sarsina –2,9%, Verghereto –2,6%; numericamente in aumento gli artigiani a Dovadola +10,3%, Longiano +8,9%, Sogliano +5%, Castrocaro +4,7%, Savignano +4,6% e Mercato Saraceno +4,5%. Per ciò che riguarda la natura giuridica delle imprese provinciali sono in aumento le imprese individuali che da 10.265 nel 2006 passano a 10.427 nel 2007 (+1,6%); diminuiscono le società di persone che da 3.442 diventano 3.415 nel 2007 (-0,8%) ma crescono le società di capitale, che da 353 nel 2006 diventano 404 a settembre 2007 (+14,4%); le cooperative sono 29, una in più rispetto all’anno precedente, i consorzi passano da 13 a 12 nel 2007. Nella graduatoria per indici di composizione le imprese individuali, che rappresentano il 73% delle imprese artigiane, sono al primo posto, seguite dalle società di persone con il 23,9%, le società di capitale costituiscono il 2,8%, le cooperative lo 0,2%, e i consorzi lo 0,1%. Questa è la struttura del sistema artigiano della nostra provincia dove prevalgono le microimprese: sono infatti 3.363 le aziende con un addetto dichiarato e 2.856 quelle con un numero di addetti da 2 a 5 (da considerare che 7.087 imprese non hanno dichiarato addetti o ne hanno dichiarati 0). Riguardo al numero di imprese iscritte per rami di attività, i dati di Stock View rilevano come più consistente il comparto delle costruzioni, con 5.646 imprese e percentuali di aumento, rispetto al settembre 2006, pari a +4,2%; il settore del manifatturiero è il secondo con 3.981 aziende attive, in aumento dello 0,9% rispetto allo scorso anno; il settore Trasporti, terzo con 1.597 imprese, è A - Agricoltura B - Pesca C - Estrazione di minerali D - Attività manifatturiere E - Prod. e distr. energia el., gas e acqua F - Costruzioni G - Commercio e riparazione H - Alberghi e ristoranti I - Trasporti e comunicazioni J - Attività finanziarie K - Att.immobiliari, noleggio, informatica, ecc. L - Amministrazione pubblica M - Istruzione N - Sanità e assistenza sociale O - Altri servizi pubblici, sociali e personali non classificate TOTALE (*) Nell’ambito dei diversi rami sono previste attività specifiche dell’artigianato, in particolare: - A: servizi connessi all’agricoltura e alla zootecnia - G: riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa 2006 2007 105 0 13 3.945 1 5.418 913 8 1.659 3 628 0 32 27 1.323 28 109 0 12 3.981 1 5.646 900 7 1.597 3 631 0 26 27 1.328 21 14.103 14.289 Indice di composizione 2007 0,8 0,0 0,1 27,9 0,0 39,5 6,3 0,1 11,2 0,0 4,4 0,0 0,2 0,2 9,3 0,1 var% 2007/2006 3,8% -7,7% 0,9% 4,2% -1,4% -12,5% -3,7% 0,0% 0,5% -18,8% 0,0% 0,4% -25,0% 100,0 1,3% - H: catering e banqueting - K: noleggio di macchinari e attrezzature, Informatica e attività connesse - M: autoscuole, scuole di pilotaggio - O: attività sportive, ricreative, lavanderie, parrucchieri, barbieri e trattamenti estetici A R T I G I A N A T O IMPRESE ISCRITTE ALL’ALBO PER RAMO DI ATTIVITA’ ECONOMICA(*) Provincia di Forlì-Cesena - settembre 2006 e 2007 Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 173 Camera di Commercio di Forlì-Cesena in calo del 3,7%; nel comparto “altri servizi pubblici, sociali e personali” che comprende attività ricreative, culturali e sportive, lavanderie, parrucchieri e barbieri, estetiste, quest’anno si è verificato un leggero aumento, infatti al 30/9/07 le imprese sono 1.328 pari a +0,4%. Continua il calo del settore “commercio”, nel quale sono inserite le attività di “riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa”: sono iscritte 900 imprese, -1,4% rispetto a quelle del 2006. Il settore “attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca”, con 631 imprese, aumenta la consistenza dello 0,5%. Crescono anche le imprese artigianali connesse all’agricoltura: +3,8%. Nel settore dell’artigianato artistico osserviamo come, secondo i dati forniti dalla Commissione Provinciale Artigianato (CPA) di Forlì-Cesena, siano 284 nel complesso le imprese che hanno ottenuto il riconoscimento di “Lavorazioni artistiche tradizionali e dell’abbigliamento su misura”, ai sensi del DPR 288/2001 (che sostituisce il DPR 537/1964 sullo stesso argomento), comprendente un insieme di attività che usano diversi materiali (cuoio, fotografia, legno, metalli, manufatti tessili, vetro, ceramica, pietra, prodotti alimentari) per la realizzazione di prodotti particolari per i quali componente essenziale è la creatività. Il valore particolare legato a questi mestieri li colloca tra le tipicità del territorio e costituisce motivo di prestigio per le località che attraverso percorsi e itinerari guidati valorizzano botteghe e produzioni di indubbio interesse anche per il turista. Le interviste realizzate a testimoni “privilegiati”, rappresentanti delle Associazioni di categoria, riguardo all’andamento congiunturale dei settori, delineano un quadro nel complesso positivo, pur con un ridimensionamento all’ipotesi di crescita economica; si rileva in ogni caso come convivano nei diversi comparti situazioni di crisi e condizioni favorevoli ad ulteriori sviluppi; la chiave interpretativa è la stessa per tutti: chi ha lavorato innovando e qualificando la produzione, mantiene potere contrattuale, presupposto per una stabilità futura. La specializzazione e la professionalità, anche in lavorazioni conto terzi, uniti all’implementazione delle competenze, con standardizzazione della produzione verso livelli alti di qualità (un esempio è quanto accade nel mobile imbottito) e progettazione all’interno dell’azienda stessa, concorrono a mantenere competitiva l’impresa. “Tiene” l’edilizia con tutto l’indotto connesso, nonostante si nutrano forti preoccupazioni per il futuro, legate alla perdita del potere d’acquisto dei salari, alle politiche sui A R T I G I A N A T O IMPRESE ARTIGIANE ISCRITTE PER SEZIONE DI ATTIVITÀ situazione al 30/9/2007 A - Agricoltura B - Pesca C - Estr. di minerali D - Att. manufatturiere E - Prod. e distr.energia el., gas e acqua F - Costruzioni G - Commercio e riparazione H - Alberghi e ristoranti I - Trasporti e comun. J - Attività finanziarie K - Att. imm., noleggio, inform.,ecc.. L - Amm.ne pubblica M - Istruzione N - Sanità e Ass. Sociale O - Altri servizi pubbl., soc. e pers. 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 indice di composizione % Forlì-Cesena Emilia-Romagna Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 174 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena tassi e sui mutui e alla saturazione del mercato. Elementi di difficoltà sono costituiti dalla dimensione ridotta delle imprese e dalla mancanza di disponibilità di aree per insediamenti industriali: nel futuro la crisi legata all’abitativo potrebbe essere compensata dalla ripresa delle costruzioni industriali. Continua il trend positivo della nautica, che vede impegnate attorno ai grandi cantieri navali numerose aziende artigianali (componentistica, allestimenti e arredi) che occupano maestranze specializzate. Nel campo della meccanica e del legno la situazione è complessivamente positiva: l’alto grado di competenza e di specializzazione premia le aziende più dinamiche e innovative. L’alimentare si mantiene su livelli di sufficienza; il tenore di vita e di conseguenza le esigenze dei consumatori obbligano a migliorare i prodotti mentre un filone di una certa importanza è rappresentato dalla riscoperta dei sapori tipici locali, per la valorizzazione del territorio anche da parte del turismo. Continua la crisi nel settore trasporti iniziata anni addietro, che coinvolge soprattutto le piccole imprese e che ha costretto alla chiusura un certo numero di esse; il settore è nevralgico, (basti pensare ai trasporti frigoriferi collegati alla lavorazione della frutta) e in attesa di un assestamento legato a scelte importanti per il territorio, soprattutto nel campo delle infrastrutture e della logistica, fortemente sostenute da associazioni e imprese; inoltre l’aumento dei costi, primo fra tutti il prezzo della benzina e del gasolio, e la concorrenza estera anche in termini di manodopera, sono elementi decisivi che concorrono alle difficoltà del comparto. Il settore della moda, abbigliamento e calzature, dopo aver subito in questi ultimi anni diverse trasformazioni e ridimensionamenti, NUOVI IMPRENDITORI ARTIGIANI ISCRITTI PER PAESE DI NASCITA PROVENIENZA 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 valori assoluti Provincia di Forlì-Cesena Altre provincie dell’Emilia-Romagna Altre Regioni d’Italia Paesi dell’Unione Europea Paesi extra-comunitari TOTALE 871 898 769 789 758 703 677 95 95 78 85 87 103 86 293 309 293 286 314 289 272 23 11 18 33 32 27 148 163 214 256 276 333 370 316 1.445 1.527 1.414 1.469 1.524 1.492 1.499 Altre provincie dell’Emilia-Romagna Altre Regioni d’Italia Paesi dell’Unione Europea Paesi extra-comunitari TOTALE 60,3% 58,8% 54,4% 53,7% 49,7% 47,1% 45,2% 6,6% 6,2% 5,5% 5,8% 5,7% 6,9% 5,7% 20,3% 20,2% 20,7% 19,5% 20,6% 19,4% 18,1% 1,6% 0,7% 1,3% 2,2% 2,1% 1,8% 9,9% 11,3% 14,0% 18,1% 18,8% 21,9% 24,8% 21,1% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 2,6% -3,9% -7,3% -3,7% variazione sull’anno precedente Provincia di Forlì-Cesena 3,1% -14,4% Altre provincie dell’Emilia-Romagna 0,0% -17,9% 9,0% 2,4% 18,4% -16,5% Altre Regioni d’Italia 5,5% -5,2% -2,4% 9,8% -8,0% -5,9% -52,2% 63,6% 83,3% -3,0% -15,6% 448,1% 31,3% 19,6% 7,8% 20,7% 11,1% -14,6% 5,7% -7,4% 3,9% 3,7% -2,1% 0,5% Paesi dell’Unione Europea Paesi extra-comunitari TOTALE A R T I G I A N A T O indici di composizione Provincia di Forlì-Cesena Fonte: Commissione Provinciale per l‘Artigianato - Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesen Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 175 A R T I G I A N A T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 176 si sta assestando, avendo adottato soluzioni di qualità ed essendosi specializzato in lavorazioni particolari e competitive. L’artigianato artistico, essendo settore di nicchia, si è ritagliato ruoli e professionalità largamente spendibili sul mercato. Se si esaminano i dati elaborati dalla CPA (Commissione Provinciale Artigianato) risulta che i nuovi imprenditori artigiani iscritti nel corso dell’anno sono 1.499, 7 in più rispetto al 2006 (+0,5%); continua a scendere il numero degli iscritti originari della provincia di Forlì-Cesena, che passano dal 60,3% del 2001 al 45,2% del 2007. Gli iscritti dalle restanti province della regione Emilia-Romagna costituiscono il 5,7% (6,9% nel 2006), dalle altre regioni italiane il 18,1% (19,4% nel 2006); da Paesi Extracomunitari nel 2007 il 21,1%, infine dai paesi della Comunità Europea il 9,9% (1,8% nel 2006): a proposito di questa ultima percentuale occorre rilevare però che nel 2007 si è allargato lo schieramento di Paesi che fanno parte dell’Unione Europea, pertanto la composizione di questo 9,9% è costituito per il 64,9% da persone nate in Romania, per il 14,2% nate in Polonia, per il 9,4% in Bulgaria, per l’1,3% in Lettonia, per l’1,3% in Slovacchia, per lo 0,7% in Lituania, infine per l’8,1% da cittadini italiani nati in Paesi Comunitari. Sono scesi quindi sotto il livello del 50% i nuovi iscritti alla CPA nati in provincia, ciò significa che sta cambiando, e in pochi anni sarà modificata, la struttura stessa della compagine artigiana del nostro territorio.Continua a salire, secondo i dati rilevati sulla base della cittadinanza e forniti dalla CPA forlivese, il numero di extracomunitari nel comparto: in un decennio si è passati da un imprenditore artigiano extracomunitario (nel 1989) iscritto alla CPA, a 38 nel 1997, da 343 nuove iscrizioni nel 2005 a 405 nel 2006, che calano a 347 nel 2007, causa la diversa composizione della Comunità Europea; di questi, 297 sono titolari e 53 collaboratori; le donne sono 50. Dei 347 iscritti, ben 197 sono attivi nel campo dell’edilizia (101 sono di nazionalità albanese); 27 nella produzione di salotti e tappezzerie, a fronte di 9 iscrizioni nel 2006, (di questi 25 sono cinesi); 19, (di cui 18 cinesi) nel settore del- l’abbigliamento; 20 nel settore dell’alimentazione; ancora 23 nei tomaifici e pelletterie; 6 nell’autotrasporto; 10 nella carpenteria e 4 nella telefonia. Il comparto artigiano, secondo quanto rilevato dalle Associazioni di Categoria a livello provinciale, mostra nel complesso una sostanziale tenuta. Il monitoraggio compiuto dalla Confartigianato Emilia-Romagna mediante l’indagine congiunturale semestrale, nel primo semestre 2007, evidenzia per l’artigianato regionale il consolidamento dei progressi registrati a fine 2006, con una leggera crescita della produzione/domanda e del fatturato e miglioramento della situazione occupazionale con moderato aumento del numero degli addetti; frena invece la propensione all’investimento. Riguardo alla provincia di Forlì-Cesena sempre secondo la rilevazione Confartigianato, si riscontrano andamenti leggermente negativi nei principali indicatori, flessione degli investimenti ma stabilità della dinamica occupazionale. Le previsioni segnalano però possibili miglioramenti in tutti i principali indicatori. Sulla base dei dati della rilevazione Trender, Osservatorio congiunturale realizzato da CNA Emilia-Romagna con Federazione banche di credito cooperativo, Istat, Unioncamere e Regione, nel primo semestre 2007 si sono registrati nella nostra provincia segnali positivi: andamento in rialzo della domanda, determinato quasi interamente dal fatturato interno, (l’estero risulta con variazione negativa). Riguardo al fatturato, i settori che presentano una variazione percentuale con segno più sono le costruzioni, il manifatturiero, il legno e prodotti in legno e il metalmeccanico; variazione negativa nel settore alimentare, delle riparazioni veicoli e dei trasporti. Investimenti in aumento, tranne che nel comparto edile e metalmeccanico; all’interno della voce “costi”, variazione negativa per alcune componenti (“spesa da retribuzioni”, “da consumi” e per “assicurazioni”). Nel 2007, sul versante “occupazione” in aziende CNA di Forlì-Cesena, si riscontra che sono stati assunti 1.237 apprendisti, di cui 420 con la nuova formula di apprendistato “professionalizzante”, contratto a conteRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 nuto formativo. I collaboratori coordinati a progetto sono 859 al 31/12/07. Gli stranieri occupati come dipendenti al 31/12/2007, secondo la CNA, risultano essere, rispetto al totale degli occupati, il 12,5% (in termini numerici: 1.615); questi sono diminuiti del 14%, rispetto al 2006, causa il nuovo assetto della Comunità Europea al 1/1/07. Le aziende con alle dipendenze cittadini extra UE rappresentano il 28,5% del totale delle imprese, in calo di circa l’11%, rispetto al 2006, per lo stesso motivo. Albanesi, marocchini e cinesi sono le nazionalità più rappresentate, impiegati in gran parte nei settori metalmeccanico e m o b i l e imbottito (714), edile (398), autotrasporto (142). Sempre secondo statistiche CNA i lavoratori dipendenti, cittadini europei, sono in totale 629, di cui 416 rumeni, 88 bulgari e 79 polacchi. Gli autonomi stranieri sono, nel 2007, 553 (di cui 125 cittadini europei), attivi nell’edilizia in numero di 374. Secondo le informazioni fornite dalle Associazioni di Categoria anche nel 2007 considerevole è stato il ricorso al credito da parte delle imprese artigiane. Secondo i dati CNA nel 2007 si sono riscontrati 74.000.000 di euro di finanziamenti agevolati, contro i 60.000.000 del 2006; si conferma quindi una ripresa degli investimenti in valore as- Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 soluto, con particolare rilevanza nei settori della meccanica e del legno, come pure in comparti innovativi e avanzati come quello, ad esempio, legato al risparmio energetico. Da sottolineare anche il positivo trend che vede aumentato il numero delle neo-imprese finanziate, che passano dalle 79 del 2006 alle 87 del 2007. Un buon lavoro è stato svolto dalle Cooperative di Garanzia, che secondo Confartigianato di Forlì e di Cesena hanno svolto una funzione importante nel panorama imprenditoriale locale, erogando finanziamenti, specialmente nel campo del leasing. Ora però le diverse prospettive imposte dalle normative bancarie, di recente entrate in vigore (Basilea 2), porteranno ad operare scelte, anche strutturali, per assolvere gli impegni richiesti, nella consapevolezza delle trasformazioni inevitabili, non da subire, ma per crescere. E grandi cambiamenti si sono già verificati nel corso di questi ultimi anni, proprio sul versante dell’economia – basti pensare all’euro e al suo peso sul mercato globalizzato – con regole precise, comuni, con cui misurarsi, regole che hanno impegnato le imprese ad una evoluzione di mentalità e di strategia gestionale comprendente, tra gli altri, anche fattori come la formazione, l’innalzamento del livello tecnologico, l’innovazione. A R T I G I A N A T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 177 A R T I G I A N A T O Camera di Commercio di Forlì-Cesena 178 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 C C OOPERAZIONE La cooperazione è un settore importante nella vita sociale ed economica della provincia. Prima di passare all’analisi della consistenza e dell’andamento congiunturale si prendono in esame i dati forniti dalle tre Centrali cooperative, desunti dai bilanci dell’anno 2006 delle imprese associate, non essendo ancora disponibili, al momento in cui si scrive, dati più aggiornati. Le imprese associate a fine 2006 erano 582, con un numero di soci complessivo in provincia pari a 159.400. Gli occupati totali erano 25.613, comprendendo fra questi sia i soci lavoratori, che i lavoratori non soci; il valore globale della produzione dell’anno ammontava a 4.985 milioni di euro. Rispetto all’anno precedente l’andamento desunto dai bilanci conferma la lieve ripresa rilevata nel 2006 dalle imprese cooperative. Infatti mentre diminuiscono di 8 unità le associate, passando da 590 a 582 (-1,4%) e gli occupati (da 26.627 a 25.613 pari a -3,8%), aumentano i soci che passano da 156.117 a 159.400 (+2,1%). Il valore globale della produzione aumenta in maniera considerevole passando da oltre 4,5 miliardi di euro a quasi 5 miliardi, con un incremento del +8,6%. Le tre Centrali associano gran parte delle imprese cooperative attive. La distribuzione per singola associazione evidenzia come il 43% di esse sia associato alla Lega, il 37,8% a Confcooperative ed il restante 19,2% ad AGCI. Se si tiene conto del numero dei soci, la Lega comprende il 62,8% della base sociale dell’intera provincia; mentre se si prende in considerazione il valore della produzione, il 54% è relativo ad imprese associate a Confcooperative. Per numero degli occupati la distribuzione fra le due maggiori Centrali è quasi identica: 46,9% la prima, 47,9% la seconda. Passando ad analizzare la consistenza del fenomeno cooperativo nel suo complesso, non essendo più disponibili i dati distinti per sezione, forniti per gli anni passati dalla Direzione Provinciale del Lavoro - peraltro da tempo in CENTRALI COOPERATIVE DELLA PROVINCIA DI FORLI’-CESENA BILANCIO SOCIALE ANNI 2005 e 2006 Soci Imprese associate Occupati Valore produzione (000 €) 2005 2006 var % 05-06 156.117 159.400 +2,1 590 582 -1,4 26.627 25.613 -3,8 4.591.136 4.984.889 +8,6 C O O P E R A Z I O N E Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonti: AGCI - Confcooperative - Lega - Forlì-Cesena Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 179 Camera di Commercio di Forlì-Cesena stretto e continuo collegamento con il Registro delle Imprese della Camera di Commercio a cui le cooperative sono iscritte – ad iniziare dalla stesura del presente rapporto si terrà conto dei dati risultanti dal Registro Camerale. Per quanto riguarda l’andamento economico dell’anno 2007 si continuerà ad utilizzare le note puntualmente fornite dalla citata Direzione del Lavoro che continua a conservare compiti di sorveglianza sull’intero settore cooperativo, con una attenzione particolare alle cooperative sociali, di cui si parlerà più avanti. Al 30.9.2007 risultano iscritte, con sede in provincia di Forlì-Cesena, 767 imprese cooperative, di cui 545 attive. Si rammenta, infatti, che un’impresa può essere iscritta, ma non avere ancora iniziato o aver interrotto, per molteplici motivi, l’attività. Le cooperative attive della provincia di Forlì-Cesena rappresentano l’1,3% del totale delle imprese attive (1,2% il dato regionale e 1,4% quello nazionale). Esse rappresentano il 10,9% dell’intera Regione. Se si considera il totale delle imprese, quelle della provincia di Forlì-Cesena, rappresentano il 9,6% del totale regionale. Le altre provincie della regione col primo indice superiore al secondo sono Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Bologna. Prendendo in esame, pur con le dovute cautele, il numero di addetti dichiarato al Registro delle Imprese, si evidenzia una media di addetti per cooperativa di 18,4, superiore al dato regionale (16) e nazionale (6,8). Va rilevato, inoltre, che tale dato conferma la presenza di grosse strutture cooperative nel settore agro-alimentare in altre provincie, oltre a quella di Forlì-Cesena, quali Ferrara, Ravenna e Parma. La disaggregazione per settore di attività secondo la codifica Ateco, raggruppata per macrosettori, vede il 22,4% delle cooperative della provincia di Forlì-Cesena appartenere al settore K, che comprende, fra l’altro, servizi di consulenza amministrativa, gestionale, di analisi contabile e servizi di pulizia; segue poi il settore delle cooperative agricole (10,8%), della sanità e assistenza sociale (10,1%), quello delle costruzioni (9,2%) e le cooperative del settore industria (8,8%). Va rilevato che il 20,9% delle imprese cooperative appartiene ad un settore alquanto eterogeneo, fra cui molti servizi sociali e alla persona. Nel complesso la consistenza in provincia, al 30 settembre 2007, risulta abbastanza stabile con 4 strutture in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il macrosettore che ha registrato aumenti è quello dei IMPRESE COOPERATIVE E TOTALE IMPRESE - Situazione al 30/9/2007 C O O P E R A Z I O N E IMPRESE COOPERATIVE REGISTRATE Piacenza 574 ATTIVE TOTALE IMPRESE ATTIVE 338 28.461 cooperative ogni 100 imprese 1,2% Indice di composizione cooperative sul totale regionale 6,8% Indice di composizione totale imprese sul totale regionale 6,6% Parma 796 515 43.012 1,2% 10,3% 10,0% Reggio Emilia 980 688 53.698 1,3% 13,7% 12,5% Modena 1.178 786 68.903 1,1% 15,7% 16,0% Bologna 1.514 1.060 88.293 1,2% 21,2% 20,5% Ferrara 483 330 35.150 0,9% 6,6% 8,2% Ravenna 532 448 38.313 1,2% 8,9% 8,9% Forlì-Cesena 767 545 41.235 1,3% 10,9% 9,6% Rimini EMILIA-ROMAGNA ITALIA 456 298 33.753 0,9% 6,0% 7,8% 7.280 5.008 430.818 1,2% 100,0% 100,0% 148.309 73.564 5.181.660 1,4% - - Fonte: Stock View (Infocamere) Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena 180 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena servizi alle imprese; in diminuzione le cooperative agricole, quelle delle attività manifatturiere e del commercio; praticamente stabili, o con variazioni di lieve entità, i restanti macro-settori. Per l’analisi sull’andamento economico dell’anno 2007 seguono, come già anticipato sopra, alcune interessanti considerazioni forni- te dalla Direzione Provinciale del Lavoro che prendono in esame i principali settori. Per il comparto ortofrutticolo anche il 2007 ha fornito nel complesso segnali di ripresa in un settore vitale per l’economia del territorio. La pezzatura delle varie tipologie di prodotto estivo è stata in generale più ridotta rispetto all’anno precedente, i consumi sono IMPRESE COOPERATIVE ATTIVE ISCRITTE AL REGISTRO IMPRESE PER MACROSETTORE DI ATTIVITA’ ECONOMICA Provincia di Forlì-Cesena - settembre 2006 e 2007 2006 Indice di composizione 2007 2007 var% 2007/2006 Agricoltura e Pesca (AB) 66 59 10,8% -10,6% Industria (CDE) 51 48 8,8% -5,9% Costruzioni (F) 49 50 9,2% 2,0% Commercio e Turismo (GH) 49 46 8,4% -6,1% Trasporti (I) 30 32 5,9% 6,7% Attività finanziarie (J) 19 19 3,5% 0,0% 115 122 22,4% 6,1% 55 55 10,1% 0,0% Altri (LMO) 115 114 20,9% -0,9% TOTALE 549 545 100,0% -0,7% Servizi alle imprese e att. Immob (K) Sanità e assistenza sociale (N) Fonte: Infocamere (Stock View) Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena IMPRESE COOPERATIVE ISCRITTE PER MACROSETTORE ATECO DI ATTIVITA’ SITUAZIONE AL 30/9/2007 AGRICOLTURA E PESCA COSTRUZIONI COMMERCIO E TURISMO TRASPORTI ATTIVITA’ FINANZIARIE SERVIZI ALLE IMPRESE E ATT. IMMOBIL. SANITA’ E ASSISTENZA SOCIALE ALTRI 0 20 40 60 80 100 120 140 C O O P E R A Z I O N E INDUSTRIA INDICE DI COMPOSIZIONE % Forlì-Cesena 2006 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Forlì-Cesena 2007 181 C O O P E R A Z I O N E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 182 aumentati e i prezzi di liquidazione per i soci da parte delle diverse Cooperative si profilano più vantaggiosi rispetto al passato. In generale si è verificata una diminuzione della merce conferita da attribuirsi all’abbandono delle aree poderali da parte di alcuni soci più anziani e non più sostituiti. I processi di aggregazione tra diverse Cooperative hanno contribuito da una parte a contrarre i costi di gestione e dall’altra a migliorare e razionalizzare la produzione con più efficace impatto sia sul mercato interno che sull’estero. Buoni risultati si sono avuti sia sotto l’aspetto qualitativo che sui prezzi spuntati per pesche, nettarine e fragole. La qualità continua a rappresentare il punto fondante della produzione locale, le cui caratteristiche organolettiche vengono sempre più divulgate attraverso i marchi DOP, IGP, oltre al biologico, che ha ormai trovato una propria collocazione in un mercato alquanto variabile. Il segmento “surgelati”, specialmente di prodotti orticoli, rappresenta un ulteriore punto di eccellenza sia in termini di fatturato che di giro d’affari in Italia e all’estero. Il comparto avicolo anche nel 2007 ha fatto registrare una ripresa sia in fatturato che nel giro d’affari complessivo. Le cooperative della sezione operanti in provincia rappresentano il 35% delle filiere e appaiono quelle che forniscono i dati più significativi. “Fieravicola”, svoltasi nel mese di settembre, ha fornito il termometro di una situazione certamente in crescita anche in termini occupazionali (+8% rispetto al 2006). Anche l’export ha registrato un salto in avanti, in particolare con l’apertura di nuovi mercati che si affacciano sul Mediterraneo quali Siria, Algeria, Egitto e Tunisia. Grazie anche a campagne pubblicitarie mirate a valorizzare le genuinità del prodotto e alle innovative modalità di lavorazione delle carni, si sono raggiunti risultati ragguardevoli. Il consumatore ha ripreso quindi ad acquistare le carni bianche tanto che nel corso del 2007 si è macellato il 22% di prodotto in più. La campagna vitivinicola del 2007 è stata caratterizzata da un minor prodotto lavorato, ma da una qualità superiore. Il Sangiovese in particolare è risultato vino di eccellenza raggiungendo una gradazione di circa 11 gradi. Si è proceduto in corso d’anno ad espianti nelle diverse aree poderali per evitare sovrapproduzioni. Qualità alta sotto l’aspetto organolettico e profumi superiori. Buone, anche se non ai livelli del 2006, le produzioni di vini bianchi: Trebbiano e Albana. L’export ha avuto un andamento complessivamente favorevole toccando nuovi mercati quali l’America del Sud e l’Australia. Il settore trasporti anche nel 2007 non ha fornito segnali incoraggianti per la redditività delle imprese. Nel corso dell’anno in alcune aziende si sono avvertiti chiari segnali di malessere che hanno tra l’altro generato il fermo dell’autotrasporto con notevoli disagi per i cittadini. Da parte delle aziende si lamenta una complessiva disorganizzazione del sistema che vedrebbe la committenza dettare regole difficilmente sostenibili. Permangono le rimostranze degli autotrasportatori riconducibili in particolare alle seguenti motivazioni: - carenza di risorse finanziarie; - aumento delle spese inerenti i pedaggi autostradali; - progressivo crescere della competizione internazionale particolarmente accentuata nei paesi dell’Est Europa; - aumento delle accise sul gasolio. Da parte delle imprese si chiede al Governo e agli Enti preposti di salvaguardare il settore; e la capacità contrattuale delle imprese di trasporto nei confronti della committenza dovrà avere un diverso sostegno, così come avviene in altri paesi europei. La sezione pesca continua a far registrare una situazione negativa per alcune specie ittiche e stazionaria per altre. In particolare in continua diminuzione la pesca di alici e sarde (-15% e -20%) rispetto al 2006. Le scarse catture di tale tipologia di pesce azzurro fa sì che essa risulti sempre meno remunerativa, per cui le imbarcazioni che ancora si dedicano a tale tipo di pesca tendono a cambiare. Piccole variazioni in crescita per seppie (+5%) e merluzzi (+6%). Stabile il pescato del prodotto cosiddetto “misto”, mentre per molluschi e crostacei vi è stato un aumento evidente Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 (+15%), senza produrre però una diminuzione dei prezzi all’ingrosso. Come sempre avviene, vi è stato un aumento del pescato dopo il “fermo pesca”, ma con risultati molto limitati nel tempo. Le produzioni dei mitili del 2007 e del 2006 si equivalgono; anche la qualità del prodotto è stata ottima per entrambe le annate. Le quantità esportate (Francia, Olanda) sono leggermente diminuite (57,6% nel 2006 e 48,6% nel 2007). Per le cooperative di produzione e lavoro si è avuta una stasi nel comparto edile con un mercato troppo inflazionato e i prezzi alti nonostante le opere di contenimento delle cooperative stesse che cercano di attuare una politica di prezzi più contenuti e di buona qualità. Un sottoinsieme delle imprese cooperative è costituito da quelle definite “sociali”, regolamentate da un’apposita legge (381/91), che operano nel settore dei “servizi alle persone con difficoltà”, fornendo assistenza o favorendo l’inserimento lavorativo in normali attività o in attività protette. Infatti la citata legge classifica le cooperative operanti in ambito socio-sanitario assistenziale (tipo a), dell’inserimento lavorativo di persone in difficoltà (tipo b) oppure nei due ambiti in forma mista. In provincia al 31/12/2007 operano 89 cooperative sociali di cui 47 di tipo a, 18 di tipo b, 24 con attività mista; fra queste sono compresi anche 3 consorzi. Nella circoscrizione cesenate le cooperative sociali a fine 2007 sono 42, fra cui 2 consorzi, mentre in quella forlivese ve ne sono 47, compreso 1 consorzio. Rispetto al 2006 sono diminuite di 9 unità, soprattutto dopo attente verifiche col Registro delle Imprese e con il Registro delle cooperative sociali tenuto dalla Provincia, ma le cessazioni sono relative a strutture non più operanti da tempo o in liquidazione coatta. Anche per il 2007 questo tipo di cooperativa ha continuato a rappresentare un sicuro punto di riferimento per il territorio per le politiche socio-assistenziali e dell’inserimento lavorativo di soggetti in difficoltà, diventando un partner competente ed affidabile delle Amministrazioni locali, capace di leggere e dare risposte ai bisogni del territorio con progettualità, flessibilità ed elevata qualità. Ma la cooperazione sociale oggi deve fare i conti con gare di appalto la cui base d’asta copre a malapena il puro costo del lavoro. Il rischio paventato dagli operatori del settore è di essere esclusi dall’attuale rete di welfare, riducendo le cooperative stesse a pure fornitrici di manodopera ma escluse da qualsiasi momento di concertazione. Secondo la Direzione Provinciale del Lavoro la mancata sottoscrizione del contratto integrativo territoriale ha creato frizioni fra le rappresentanze dei lavoratori e le associazioni di rappresentanza del movimento cooperativo. Inoltre la nascita di nuovi sodalizi provenienti dall’area del volontariato va analizzata con grande attenzione e vanno favoriti momenti di aggregazione fra cooperative stesse o con imprese non cooperative in grado di sostenere in particolare i sodalizi operanti nel difficile ambito dell’inserimento lavorativo di persone in difficoltà. Il Gruppo di Lavoro sulla Cooperazione So- CONSISTENZA DELLE COOPERATIVE SOCIALI PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA anno Forlì Cesena Totale 2000 32 30 62 2001 37 36 73 2002 42 39 81 2003 43 41 84 2004 47 44 91 2005 50 46 96 2006 50 48 98 C O O P E R A Z I O N E Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fonte: Direzione Provinciale del Lavoro di Forlì Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 183 Camera di Commercio di Forlì-Cesena C O O P E R A Z I O N E ciale nel 2007 ha svolto una serie di attività fra reale, la stipula di accordi relativi ai nuovi salari le quali la verifica di accordi sindacali, l’esame d’ingresso, l’esame di appalti e convenzioni, gli di normative inerenti l’applicazione del salario incontri con enti pubblici ed istituzioni varie. 184 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena ESTRATTO DAL RAPPORTO SULL’ECONOMIA REGIONALE 2007 a cura di UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA L O SCENARIO ECONOMICO INTERNAZIONALE 187 L O SCENARIO ECONOMICO NAZIONALE 193 L ’ECONOMIA REGIONALE NEL 2007 201 L E PREVISIONI PER L’ECONOMIA REGIONALE NEL 2008 219 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 185 Camera di Commercio di Forlì-Cesena O S CE NA R IO E C O N O M IC O L L L’economia mondiale Lo scenario per l’economia mondiale resta ampiamente positivo, ma i fattori di rischio sono sensibilmente aumentati. Una serie di shock ha colpito le principali economie mondiali: turbolenze finanziarie, caduta dei mercati immobiliari e forte tensione dei prezzi dei prodotti energetici e delle materie prime. Questi fattori di crisi sono comparsi durante un periodo di forte crescita, che risulta sostenuta da alti livelli di occupazione, in grado di determinare elevati livelli di reddito e consumi; da un’ottima condizione dei bilanci delle imprese e della loro redditività, che ha sostenuto gli investimenti e permesso di affrontare la crisi dei mercati del credito; e da una robusta crescita nelle economie emergenti, che traina un livello del commercio mondiale ancora tendente al rialzo. A partire dalla scorsa estate nei mercati finanziari dei paesi industriali e, in misura ampiamente minore, di quelli emergenti ha avuto luogo una brusca correzione della percezione del rischio. Il fattore scatenante è stato dato dall’acuirsi dei timori riguardo alle perdite subite dagli intermediari finanziari derivanti dalla crisi dei mutui sub-prime negli Stati Uniti. Si è avuta una ricomposizione dei portafogli degli investitori in favore di attività più liquide e ritenute meno rischiose, unitamente alla revisione al ribasso delle aspettative di crescita economica. La turbolenza sui mercati finanziari ha determinato un aumento generalizzato dei premi per il rischio, in precedenza collocati su livelli storicamente molto bassi; un forte, seppure temporaneo, calo dei corsi azionari; una brusca caduta degli scambi in vari comparti del mercato monetario; più in generale, una maggiore cautela degli intermediari nell’offrire credito. La domanda mondiale ha contribuito a mantenere elevati i prezzi dell’energia e delle materie prime. Il prezzo del petrolio WTI ha raggiunto i 100 dollari Usa al barile, un nuovo massimo storico, anche in connessione all’andamento delle riserve negli Stati Uniti, alle tensioni geopolitiche nell’area del Medio Oriente e alla debolezza del cambio del dollaro statunitense. La valuta statunitense si è ampiamente deprezzata, molto rapidamente a partire dall’estate, passando da 1,35 dollaro/euro fino ad arrivare a inizio dicembre poco sotto quota 1,50 dollaro/euro. Le pressioni al ribasso sono state alimentate, in presenza di un perdurante squilibrio esterno degli Stati Uniti, dalla riduzione dei differenziali di rendimento tra le attività finanziarie in dollari e quelle in euro e dai divari nella crescita attesa tra le due aree. La valuta statunitense si è fortemente deprezzata Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 anche rispetto allo yen, in particolare per la repentina chiusura di posizioni speculative in yen legate alla pratica del carry trade. È inoltre proseguito a ritmi contenuti l’indebolimento del dollaro nei confronti della moneta cinesei. Come risultante della rivalutazione controllata di quest’ultima valuta rispetto al dollaro, il renminbi si è svalutato rispetto all’euro, nonostante il saldo dell’interscambio commerciale tra Area dell’euro e Cina sia in notevole misura ampiamente favorevole a quest’ultima oltre che in rapidissima crescita. Adeguamenti dei tassi di cambio più tempestivi e coordinati potrebbero permettere di compensare le spinte recessive ed inflattive presenti in diversi paesi, evitando inoltre di fornire sostegno a pressioni protezionistiche. Fortunatamente le turbolenze finanziarie si sono innestate su una situazione dell’economia mondiale nel complesso assai favorevole. Nella prima metà del 2007 l’espansione è proseguita a ritmi sostenuti in tutte le maggiori economie, registrando un’ulteriore accelerazione nei paesi emergenti. Quindi il rallentamento dell’economia statunitense dovrebbe essere ampiamente controbilanciato dalla forte espansione in altre regioni del mondo, in particolare in Asia. Le prospettive di crescita dell’economia mondiale si sono fatte più incerte negli ultimi mesi, ma nel complesso la crescita del prodotto mondiale è stimata solo in leggero rallentamento al 5,2% per il 2007 e in ulteriore lieve decelerazione al 4,8% per il 2008. Il commercio mondiale ha toccato un picco relativo di crescita nel 2006 (+9,2%). Il suo sviluppo è indicato in rallentamento per il 2007 (+6,6% secondo l’Fmi, +7,0% per l’Ocse), ma se ne prevede una ripresa già nel corso del 2008 (+6,7% secondo l’Fmi, +8,1% per l’Ocse). I fattori di rischio per questo scenario favorevole sono riassumibili in una possibile crisi più intensa del mercato dell’edilizia abitativa statunitense, con pesanti riflessi recessivi; un ulteriore aggravarsi delle turbolenze sui mercati finanziari; un aumento dell’inflazione e delle relative aspettative, fino ad ora contenute. Quest’ultimo fattore potrebbe essere determinato da un accentuarsi delle pressioni al rialzo sui prezzi delle materie prime e dalla diminuzione dell’effetto deflativo fornito dalle importazioni di beni manufatti cinesi. Le aree e i paesi Allo stato attuale lo scenario mondiale che si ritiene più probabile, stante la maggiore incertezza, comporta una serie di elementi. Un più rapido aggiustamento del settore dell’edilizia abitativa statunitense ridurrà sensibilmente i livelli di crescita nel breve A P P E N D I C E I N T E R N A Z IO N A L E 187 Camera di Commercio di Forlì-Cesena termine. Questa correzione non dovrebbe tuttavia dare l’avvio a una recessione, spingendo la disoccupazione su livelli solo leggermente più elevati. L’inflazione, ora in ripresa, dovrebbe ritornare su livelli accettabili entro un paio di anni, nonostante i prezzi petroliferi e delle materie prime continueranno a mantenersi elevati. Il livello dell’attività economica nell’area dell’euro dovrebbe desincronizzarsi da quello statunitense. Il tasso di espansione si ridurrà leggermente e solo nel breve termine, in coincidenza con una fase nella quale cominciavano a farsi sentire limiti di capacità produttiva ad un’ulteriore crescita a tassi più elevati. L’espansione prosegue in tono minore in Giappone. Continua ad essere trainata dal settore orientato alle esportazioni, ma giunge a portare il paese fuori dalla deflazione e perciò risulta precorrere un nuovo modello di crescita più bilanciato nelle sue componenti. Stati Uniti Dopo tre anni di rapida espansione, durante la quale A P P E N D I C E 2006 188 Commercio mondiale (b,c) Stati Uniti Prodotto interno lordo (b,d) Consumi finali privati (b,d) Consumi finali pubblici (b,d) Investimenti fissi lordi (b,d) Domanda interna totale (b,d) Esportazioni (b,d,e) Importazioni (b,d,e) Saldo di c/corrente in % Pil (d,e) Inflazione (deflattore Pil) (b) Inflazione (p. consumo) (b) Tasso disoccupazione (f) Occupazione (b) Indebitamento pubblico % Pil Tasso interesse breve (3m) (g) Giappone Prodotto interno lordo (b,d) Consumi finali privati (b,d) Consumi finali pubblici (b,d) Investimenti fissi lordi (b,d) Domanda interna totale (b,d) Esportazioni (b,d,e) Importazioni (b,d,e) Saldo di c/corrente in % Pil (d,e) Inflazione (deflattore Pil) (b) Inflazione (p. consumo) (b) Tasso disoccupazione (f) Occupazione (b) Indebitamento pubblico % Pil Tasso interesse breve (3m) (g) 2007 la forte crescita dei consumi ha sostenuto lo sviluppo del prodotto interno lordo statunitense a ritmi superiori al trend, questa tendenza si è interrotta verso il termine dell’anno. La crisi del mercato dell’edilizia residenziale appare destinata ad acuirsi e il conseguente declino della ricchezza immobiliare, insieme con le più deboli condizioni del mercato del lavoro, possono determinare, nel tempo, una crescita più lenta dei consumi. Anche gli investimenti industriali risulteranno ridotti dalla minore disponibilità e dal maggior costo del credito. La crescita del Pil dovrà pertanto rallentare ad un passo inferiore a quello potenziale, nel 2008. Una successiva ripresa è vincolata a numerosi fattori di rischio al ribasso. D’altro canto un miglioramento del saldo commerciale è in corso e potrebbe fornire un considerevole effetto di bilanciamento delle spinte alla riduzione dell’attività economica. L’indice generale dei prezzi è risultato in forte accelerazione nella parte finale dell’anno, anche se l’inflazione riferita ai prodotti non energetici e non alimentari sembra essersi stabilizzata ad un tasso 2008 n.d. 7,0 8,1 2,9 3,1 1,4 2,6 2,8 8,4 5,9 -6,2 3,2 3,2 4,6 1,9 -2,6 5,2 2,2 2,9 2,0 -2,1 1,6 8,1 2,1 -5,6 2,6 2,8 4,6 1,1 -2,8 5,3 2,0 1,8 2,4 -1,2 1,5 8,6 3,4 -5,4 2,1 2,7 5,0 0,4 -3,4 4,6 2,2 0,9 0,4 3,3 1,4 9,6 4,5 3,9 -0,9 0,2 4,1 0,4 -2,9 0,2 1,9 1,6 1,0 -0,8 0,9 8,1 2,0 4,7 -0,5 0,0 3,8 0,4 -3,4 0,7 1,6 1,1 1,9 -0,3 0,9 7,8 4,5 4,8 -0,3 0,3 3,7 -0,4 -3,8 0,6 2006 UE (Area Euro) Prodotto interno lordo (b,d) Consumi finali privati (b,d) Consumi finali pubblici (b,d) Investimenti fissi lordi (b,d) Domanda interna totale (b,d) Esportazioni (b,d,e) Importazioni (b,d,e) Saldo di c/corrente in % Pil (d,e) Inflazione (deflattore Pil) (b) Inflazione (p. consumo) (b) Tasso disoccupazione (f) Occupazione (b) Indebitamento pubblico % Pil Tasso interesse breve (3m) (g) Paesi dell’Ocse Prodotto interno lordo (b,d) Consumi finali privati (b,d) Consumi finali pubblici (b,d) Investimenti fissi lordi (b,d) Domanda interna totale (b,d) Esportazioni (b,d,e) Importazioni (b,d,e) Saldo di c/corrente in % Pil (d,e) Inflazione (deflattore Pil) (b) Inflazione (p. consumo) (b) Tasso disoccupazione (f) Occupazione (b) Indebitamento pubblico % Pil Tasso interesse breve (3m) (g) 2007 2008 2,9 1,9 2,0 5,2 2,7 0,0 0,0 0,0 1,9 2,2 7,7 1,7 -1,6 3,1 2,6 1,6 2,1 4,4 2,3 0,0 0,0 0,2 2,2 1,9 6,8 1,6 -0,7 4,3 1,9 2,1 1,6 2,2 1,9 0,0 0,0 -0,1 2,2 2,4 6,4 1,1 -0,7 4,2 3,1 2,6 2,1 4,7 2,9 8,6 7,2 -1,8 2,3 2,3 5,9 1,7 -1,8 3,9 2,7 2,6 2,0 2,1 2,3 6,5 3,9 -1,4 2,3 2,1 5,4 1,5 -1,6 4,5 2,3 2,2 2,1 1,5 2,1 7,0 5,2 -1,4 2,1 2,3 5,4 0,9 -2,0 4,2 (a) Assunzioni e ipotesi: 1) invarianza delle politiche fiscali in essere e annunciate; 2) invarianza dei tassi di cambio al 12 Novembre 2007 ($1 = ¥109.38 = €0.69 ovvero €1 = ¥158,521 = $1,449). Previsione chiusa con le informazioni al 20 nov. 2007. (b) Tasso di variazione percentuale sul periodo precedente. (c) Tasso di crescita della media aritmetica del volume delle importazioni mondiali e delle esportazioni mondiali. (d) Valori reali. (e) Beni e servizi. (f) Percentuale della forza lavoro. (g) Stati Uniti: depositi in eurodollari a 3 mesi. Giappone: certificati di deposito a 3 mesi. Area Euro: tasso interbancario a 3 mesi. Fonte: OECD, Economic Outlook, No.82, 07 December 2007. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Prodotto mondiale Commercio mondiale (c) Prezzi (in Usd) - Materie prime - Energia - Petrolio (e) - Materie prime no fuel (d) - Food & Beverage - Input industriali - Input industriali agricoli - Input industriali metalli - Prodotti manufatti (f) Stati Uniti Pil reale Domanda interna reale Consumi privati Consumi pubblici Investimenti fissi lordi Saldo di c/c in % Pil Inflazione (deflattore Pil) Inflazione (consumo) Tasso di disoccupazione Occupazione Saldo Bilancio A.P. in % Pil Debito delle A.P. in % Pil Euro area Pil reale Importazioni (c ) Esportazioni (c ) Domanda interna reale Consumi privati Consumi pubblici Investimenti fissi lordi Saldo di c/c in % Pil (g) Inflazione (deflattore Pil) Inflazione (consumo) (h) Tasso di disoccupazione Occupazione Saldo Bilancio A.P. in % Pil Debito delle A.P. in % Pil dito e finanziari. Le aspettative dei mercati indicano una riduzione di 25 punti base dei tassi di interesse da parte della Fed (Federal Reserve System) a inizio dicembre e, in caso di assenza di forti pressioni inflazionistiche, ulteriori interventi al ribasso nel corso del 2008, anche per altri 75 punti base. Dovessero essere confermate queste aspettative, l’impostazione di politica monetaria dovrà essere ri- 2006 2007 2008 5,4 9,2 5,2 6,6 4,8 6,7 57,5 65,5 70,2 41,6 11,2 67,6 11,9 97,9 3,8 28,4 26,9 28,4 44,1 18,4 63,1 13,9 84,5 7,9 4,7 14,8 16,7 4,7 7,3 3,2 1,6 3,7 2,8 2,9 2,8 3,1 1,4 2,6 -6,2 6,5 3,2 4,6 1,9 -2,6 60,2 1,9 1,4 2,9 1,6 -2,4 -5,7 5,8 2,7 4,7 1,2 -2,6 60,8 1,9 1,6 2,2 1,4 -1,3 -5,5 4,4 2,3 5,7 1,0 -2,9 62,2 2,8 7,8 7,8 2,6 1,8 1,9 5,0 0,0 3,9 2,2 7,8 1,4 -1,6 68,6 2,5 5,6 6,0 2,1 1,6 2,0 4,8 -0,2 4,0 2,0 6,9 1,1 -0,9 66,6 2,1 6,1 5,5 2,4 2,1 1,8 3,3 -0,4 3,9 2,0 6,8 0,8 -1,1 65,4 Giappone Pil reale Domanda interna reale Consumi privati Consumi pubblici Investimenti fissi lordi Saldo di c/c in % Pil Inflazione (deflattore Pil) Inflazione (consumo) Tasso di disoccupazione Occupazione Saldo Bilancio A.P. in % Pil Debito delle A.P. in % Pil N.I. Asian Economies (*) Pil reale Importazioni (c ) Esportazioni (c ) Domanda interna reale Consumi privati Consumi pubblici Investimenti fissi lordi Saldo di c/c in % Pil Inflazione (deflattore Pil) Inflazione (consumo) Tasso di disoccupazione Occupazione Saldo Bilancio A.P. in % Pil 2006 2007 2008 2,2 1,4 0,9 0,4 3,4 3,9 -2,2 0,3 4,1 0,4 -4,1 193,1 2,0 1,2 1,7 0,8 0,7 4,5 -1,5 0,0 4,0 0,1 -3,9 194,4 1,7 1,6 1,8 1,0 1,9 4,3 -0,5 0,5 4,0 0,0 -3,8 194,9 5,3 9,5 11,0 3,5 3,4 3,7 3,6 5,6 -0,8 1,6 3,7 1,5 1,5 4,9 8,8 8,3 4,6 3,8 4,7 6,2 5,4 -0,2 2,0 3,5 1,7 1,1 4,4 8,5 8,3 4,0 3,6 2,8 4,8 4,9 1,5 2,3 3,4 1,6 1,9 (a) Tra le assunzioni alla base della previsione economica: 1) tassi di cambio reali effettivi invariati ai livelli medi prevalenti nel periodo 22 agosto – 19 settembre 2007; 2) tassi di interesse: LIBOR: a) sui depositi a 6 mesi in U.S.$ 5,2 nel 2007 e 4,4 nel 2008; tasso sui depositi a 6 mesi in yen 0,9 nel 2007 e 1,1 nel 2008; tasso sui depositi a 3 mesi in euro 4,0 nel 2007 e 4,1 nel 2008; 3) si ipotizza che il prezzo medio al barile risulti in media pari a $68,52 nel 2007 e a $75.00 nel 2008. Riguardo alle assunzioni relative alle politiche economiche si veda Box A.1 in Imf, Weo, October 2007. (b) Tasso di variazione percentuale sul periodo precedente, ove non diversamente indicato. (c) Beni e servizi in volume. (d) Media dei prezzi mondiali delle materie prime non fuel (energia) pesata per la loro quota media delle esportazioni di materie prime. (e) Media dei prezzi spot del petrolio greggio U.K. Brent, Dubai e West texas Intermediate. (f) Indice del valore unitario delle esportazioni di prodotti manufatti dei paesi ad economia avanzata. (g) Calcolato come somma dei saldi individuali dei paesi dell’area dell’euro. (i) Pagamenti per interessi sul debito complessivo in percentuale delle esportazioni di beni e servizi. (h) Basato sull’indice dei prezzi al consumo armonizzato Eurostat. (l) Onere totale del debito estero, interessi e ammortamento, in percentuale delle esportazioni di beni e servizi. (m) Comprende:petrolio, gas naturale e carbone. (*) Newly Industrialized Asian economies: Hong Kong SAR, Korea, Singapore, Taiwan Province of China. IMF, World Economic Outlook, October 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 A P P E N D I C E prossimo al 2,0%. Pertanto assumendo che il livello dei prezzi dei prodotti energetici possa stabilizzarsi, per effetto di un rallentamento della crescita mondiale e di una stabilizzazione del cambio del dollaro, la pressione inflazionistica dovrebbe mantenersi moderata anche nel 2008. La politica monetaria ha assunto un’impostazione accomodante, a fronte della crisi sui mercati del cre- 189 Camera di Commercio di Forlì-Cesena veduta in caso di un’anticipata ripresa dell’economia o dello sviluppo di tensioni sui prezzi. La politica fiscale ha spazi di manovra limitati, ma è stata pubblicizzata l’assunzione di impegni a sostegno dei proprietari di abitazioni in difficoltà con i pagamenti dei mutui immobiliari. Il rallentamento dell’economia ridurrà le entrate e spingerà al rialzo il deficit del governo federale. Giappone La più lunga fase di espansione economica nella storia del Giappone continua nonostante una decelerazione del ritmo di crescita dal principio del 2007. Un’ulteriore tensione nel mercato del lavoro dovrebbe condurre ad invertire il declino dei salari, fornendo un sostegno alla domanda e quindi un contributo sia alla crescita del prodotto interno lordo, sia a riportare in positivo la dinamica dei prezzi. La Banca del Giappone non dovrebbe aumentare i tassi di intervento di breve termine sino a che la variazione dei prezzi non sia ritornata stabilmente positiva e il rischio di una ripresa della deflazione non sia divenuto irrilevante. Il perseguimento dell’obiettivo di un bilancio primario in attivo per l’anno fiscale 2011, che terminerà a marzo 2012, costituisce un primo passo essenziale per la riduzione del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. Ciò richiede la riduzione delle spese e una vasta riforma fiscale. Un ampio processo di riforme strutturali è necessario per dare una spinta alla produttività, in particolare nel settore dei servizi, come ad esempio la recente privatizzazione delle poste. Ciò permetterebbe di fornire un sostegno all’elevato tenore di vita, controbilanciando gli effetti della diminuzione della popolazione in età di lavoro che è in accelerazione. A P P E N D I C E Area euro 190 Nei tredici paesi dell’area dell’euro l’espansione è continuata durante il 2007, ma con un passo più lento di quello dello scorso anno. L’innalzamento dei tassi di interesse, l’apprezzamento del tasso di cambio dell’euro e l’irrigidimento delle condizioni sul mercato del credito costituiscono un insieme di fattori che hanno contribuito a smorzare l’andamento dell’attività nel corso dell’anno. Nell’insieme le prospettive di sviluppo restano tuttavia relativamente buone. Dopo un lieve indebolimento nel breve termine, lo sviluppo economico dovrebbe riprendere al suo tasso di crescita potenziale. L’incremento dell’occupazione ed una moderata ripresa della crescita dei salari fornirà sostegno ai redditi delle famiglie ed ai consumi. La tendenza dell’inflazione ha subito una recente svolta a seguito del rapido incremento dei prezzi dei prodotti energetici e alimentari, ma le attese sono orientate verso una decelerazione dell’andamento dei prezzi al di sotto del 2%. Il quadro così definito non richiede interventi al rial- zo dei tassi di interesse, tenuto conto che le aspettative inflazionistiche sono rivolte al ribasso sul medio periodo e che una serie di fattori di rischio possono condurre ad un ulteriore indebolimento dell’andamento economico prospettato. I recenti miglioramenti registrati nei bilanci pubblici sono stati positivi, ma i governi devono mantenere la tendenza e la velocità di avvicinamento adottate, se intendono puntare al pareggio di bilancio e a ridurre l’incidenza del debito sul prodotto interno lordo. In particolare l’Unione europea deve operare attivamente per rafforzare, integrare e rendere più competitivo il mercato interno, per migliorare le prospettive di crescita reale e la capacità di sviluppo potenziale dell’Europa, in particolare a fronte di possibili tensioni inflazionistiche, anche al fine di rendere più agevole il funzionamento dell’unione monetaria. L’esperienza della recente crisi dei mercati del credito e finanziari suggerisce inoltre l’opportunità di una profonda revisione dei sistemi di controllo dei mercati finanziari, che al momento appaiono estremamente frammentati. Altre aree La crescita economica in America latina dovrebbe toccare il 5,0% nel 2007, grazie ai vantaggi ottenuti dalla favorevole condizione del commercio estero e dal crescente supporto giunto dalla domanda interna, che ha beneficiato di bassi tassi di interesse reali, del rafforzamento del mercato del lavoro e di una generale espansione del credito. In linea con il rallentamento mondiale e anche a fronte dell’emergere di limiti di capacità produttiva in alcuni paesi, la crescita nell’area dovrebbe decelerare lievemente nel 2008. Nonostante la crescita si sia mostrata particolarmente rapida e radicata in molti paesi, quelli maggiormente esposti alla domanda statunitense, in particolare il Messico, potrebbero risentire maggiormente di un rallentamento dello sviluppo. In Brasile l’incremento del Prodotto interno lordo ha accelerato rapidamente a inizio anno. I consumi privati continuano a sostenere l’attività, trainati dal forte aumento del credito e dalla crescita dei redditi. L’espansione degli investimenti è stata particolarmente intensa. L’andamento delle esportazioni continua ad essere sostenuto, ma un forte incremento delle importazioni, in particolare di beni capitali e di prodotti intermedi, ha avviato una tendenza alla riduzione del saldo commerciale, che potrebbe portare ad una sua inversione. Nonostante l’impennata dei prezzi alimentari, l’inflazione resta al di sotto dell’obiettivo prefissato. La politica monetaria per due anni ha seguito una tendenza espansiva, che è stata interrotta a ottobre a seguito della particolare dinamica di crescita della domanda. La politica fiscale nel complesso offre sostegno al prosieguo della crescita negli anni prossimi, ma l’attuale aumento della spesa pubblica dovrà esRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena sere riassorbito nel medio termine per preservare l’equilibrio di bilancio. La crescita economica registrata in India nell’anno fiscale 2006, che ha inizio ad aprile, ha raggiunto un ritmo del 9,4%. Essa è stata alimentata dall’ottimo La previsione del FMI (a)(b) - 2 2006 2007 2008 6,3 12,9 13,3 -1,9 -6,6 5,0 55,7 7,2 21,0 5,8 13,4 11,8 0,3 -7,3 5,1 51,8 7,1 19,6 5,2 10,4 10,4 -0,2 -7,5 4,1 52,1 6,8 18,8 5,6 12,9 3,8 6,6 19,7 7,5 25,3 1,8 5,3 5,9 9,4 3,8 -0,2 16,7 10,8 26,0 2,0 4,5 5,9 11,7 4,2 4,7 16,0 9,2 25,1 1,9 4,1 5,5 12,5 4,8 7,6 1,5 5,4 25,5 6,6 27,4 5,0 12,5 5,0 0,9 0,6 5,3 24,7 6,0 20,4 4,3 8,1 4,9 -0,5 0,0 5,8 23,2 5,8 18,7 Pil reale (b) Esportazioni (c ) Importazioni (c ) Ragioni di scambio (c ) Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Debito estero in % Pil Pagamenti inter. % exp. (i) Onere debito est. %exp. (l) 8,5 2,5 23,5 10,9 7,5 0,9 24,5 9,5 5,5 0,4 22,7 12,6 Pil reale Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Inflazione (deflattore Pil) 3,7 1,2 12,1 4,2 4,4 0,8 10,2 3,6 4,0 0,3 10,1 3,9 Pil reale Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Inflazione (deflattore Pil) 4,0 3,6 20,5 3,4 5,9 3,7 16,3 3,9 5,0 2,3 4,7 4,1 Pil reale Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Inflazione (deflattore Pil) 4,8 -0,3 10,1 3,6 2,9 -0,7 8,4 3,9 3,0 -1,1 8,9 4,2 Pil reale Esportazioni (c ) Importazioni (c ) Ragioni di scambio (c ) Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Debito estero in % Pil Pagamenti interessi % exp. (i) Onere debito estero % exp. (l) 9,8 17,5 17,6 3,3 5,9 4,0 18,9 2,2 6,5 9,8 10,8 12,9 0,6 6,9 5,3 16,9 2,0 5,7 8,8 12,1 12,1 0,1 7,0 4,4 16,8 2,0 5,4 5,6 9,7 2,9 8,7 3,1 6,3 26,7 3,0 14,5 5,7 16,2 6,4 0,2 0,0 6,6 23,4 2,5 8,8 6,5 10,0 9,0 3,8 0,6 6,0 19,6 2,3 6,0 6,7 9,7 38,4 9,7 7,0 5,9 26,6 8,1 6,5 3,3 19,1 7,5 11,1 9,4 7,5 1,5 11,5 11,7 8,4 4,5 10,0 12,2 9,1 3,9 9,7 -1,1 9,6 6,1 8,9 -2,1 10,4 6,2 8,4 -2,6 9,4 4,4 5,0 -6,5 12,0 4,7 4,7 -6,7 15,2 6,6 4,2 -6,4 14,7 6,2 - South Africa - Mexico Pil reale (b) Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Inflazione (deflattore Pil) 7,0 15,2 7,7 0,6 3,0 8,3 31,8 10,4 21,2 - India - Chile Pil reale (b) Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Inflazione (deflattore Pil) 7,8 20,1 8,1 -0,4 4,8 8,9 33,4 10,9 21,0 - China - Brazil Pil reale (b) Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Inflazione (deflattore Pil) 7,7 18,2 8,0 7,7 7,6 9,4 32,5 11,6 29,7 - Russia - Argentina Pil reale (b) Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Inflazione (deflattore Pil) Pil reale Esportazioni (c ) Importazioni (c ) Ragioni di scambio (c ) Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Debito estero in % Pil Pagamenti interessi % exp. (i) Onere debito estero % exp. (l) Africa Centro e Sud America Pil reale Esportazioni (c ) Importazioni (c ) Ragioni di scambio (c ) Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Debito estero in % Pil Pagamenti interessi % exp. (i) Onere debito estero % exp. (l) 2008 Paesi Asiatici in Sviluppo Medio Oriente Pil reale Esportazioni (c ) Importazioni (c ) Ragioni di scambio (c ) Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Debito estero in % Pil Pagamenti interessi % exp. (i) Onere debito estero % exp. (l) 2007 Pil reale Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Inflazione (deflattore Pil) (a) Tra le assunzioni alla base della previsione economica: 1) tassi di cambio reali effettivi invariati ai livelli medi prevalenti nel periodo 22 agosto – 19 settembre 2007; 2) tassi di interesse: LIBOR: a) sui depositi a 6 mesi in U.S.$ 5,2 nel 2007 e 4,4 nel 2008; tasso sui depositi a 6 mesi in yen 0,9 nel 2007 e 1,1 nel 2008; tasso sui depositi a 3 mesi in euro 4,0 nel 2007 e 4,1 nel 2008; 3) si ipotizza che il prezzo medio al barile risulti in media pari a $68,52 nel 2007 e a $75.00 nel 2008. Riguardo alle assunzioni relative alle politiche economiche si veda Box A.1 in Imf, Weo, October 2007. (b) Tasso di variazione percentuale sul periodo precedente, ove non diversamente indicato. (c) Beni e servizi in volume. (d) Media dei prezzi mondiali delle materie prime non fuel (energia) pesata per la loro quota media delle esportazioni di materie prime. (e) Media dei prezzi spot del petrolio greggio U.K. Brent, Dubai e West texas Intermediate. (f) Indice del valore unitario delle esportazioni di prodotti manufatti dei paesi ad economia avanzata. (g) Calcolato come somma dei saldi individuali dei paesi dell’area dell’euro. (i) Pagamenti per interessi sul debito complessivo in percentuale delle esportazioni di beni e servizi. (h) Basato sull’indice dei prezzi al consumo armonizzato Eurostat. (l) Onere totale del debito estero, interessi e ammortamento, in percentuale delle esportazioni di beni e servizi. (m) Comprende:petrolio, gas naturale e carbone. (*) Newly Industrialized Asian economies: Hong Kong SAR, Korea, Singapore, Taiwan Province of China. IMF, World Economic Outlook, October 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 A P P E N D I C E Pil reale Esportazioni (c ) Importazioni (c ) Ragioni di scambio (c ) Saldo di c/c in % Pil Inflazione (consumo) Debito estero in % Pil Pagamenti interessi % exp. (i) Onere debito estero % exp. (l) 2006 Comunità di Stati Ind. Europa Centr. Orientale 191 Camera di Commercio di Forlì-Cesena A P P E N D I C E andamento del settore agricolo e dalla continua crescita del prodotto dell’industria. Nell’anno in corso gli investimenti sono risultati ancora tendenti al rialzo e hanno contribuito ad aumentare la capacità produttiva potenziale. L’innalzamento dei tassi di interesse e la rivalutazione del tasso di cambio dovrebbero determinare un rallentamento della crescita economica. Il saldo di conto corrente estero dovrebbe leggermente peggiorare, aumentando la sua incidenza sul prodotto interno lordo. L’inflazione, salita nel corso dello scorso anno, dovrebbe ridursi nel prossimo anno a seguito della diminuzione della crescita dei prezzi dei prodotti alimentari. L’economia indiana richiede un insieme rilevante di interventi di riforma per potere raggiungere e garantire un elevato livello di crescita sostenibile. Il deficit di bilancio deve essere ridotto per potere offrire sostegno allo sviluppo degli investimenti delle imprese private. I livelli delle tariffe devono essere abbassati e una serie di misure devono essere prese per potere ridurre il notevole carico amministrativo sulle imprese. Per agevolare il funzionamento del mercato del lavoro si richiede una notevole semplificazione normativa e una riduzione delle politiche restrittive in vigore, che limitano la possibile espansione dell’attività delle imprese. È vitale per il paese potenziare notevolmente la dotazione infrastrutturale ed elevare il livello e l’offerta del sistema educativo. Questi sono solo alcuni degli obiettivi che richiedono un miglioramento della capacità di offrire servizi da parte della pubblica amministrazione. 192 In Cina , le attese di un rallentamento della crescita dell’economia, maturate nella seconda metà del 2006, sono risultate infondate e la crescita dovrebbe risultare in ulteriore accelerazione al termine del 2007. I fattori chiave di questo risultato sono dati dalla notevole crescita delle esportazioni nette e dalla forte spesa per investimenti. La crescita delle esportazioni dovrebbe proseguire e nonostante ci si attenda che debba essere accompagnata da un’accelerazione delle importazioni, il notevole saldo attivo di conto corrente estero dovrebbe ulteriormente aumentare in assoluto e in termini di quota del prodotto interno lordo. La riduzione del tasso di inflazione ha avuto breve vita e anche l’andamento dei prezzi dovrebbe risultare in accelerazione a fine anno, per poi tendere a stabilizzarsi, grazie alla riduzione della dinamica dei prezzi alimentari, che dovrebbe controbilanciare l’accelerazione di quelli dei prodotti non agricoli. Un intervento sulle politiche economiche adottate è necessario per ridurre i rischi di surriscaldamento dell’economia, alleviare le pressioni inflazionistiche e stabilizzare i mercati azionari. Una preoccupazione centrale dovrebbe essere quella di riequilibrare la crescita verso la domanda interna, ora eccessivamente centrata sull’aumento delle esportazioni nette. Un più rapido apprezzamento del tasso di cambio dovrebbe essere parte di questa strategia. Occorre riassorbire l’eccesso di liquidità presente nel sistema, che è stato incanalato verso il finanziamento di investimenti in capacità produttiva, la cui efficienza economica deve essere provata. In questo quadro sono disponibili ampie possibilità di reindirizzare la spesa pubblica versa la necessità di soddisfare urgenti e crescenti bisogni sociali. Nell’insieme degli altri paesi dell’Asia la crescita economica dovrebbe ridursi al di sotto del 5,0% nel 2007 e nel 2008. Fa eccezione l’Indonesia con un livello di crescita maggiore. Al di là delle divergenze, la tendenza generale va verso un declino del contributo della domanda interna alla crescita del prodotto interno lordo, mentre le esportazioni tendono al rialzo. Ciò espone alcuni paesi a rischi di pesanti ripercussioni in caso di una marcata recessione statunitense, anche se ora la crescita regionale non appare risentirne. La Comunità degli Stati Indipendenti costituisce la seconda area al mondo per rapidità della crescita economica, dopo i paesi emergenti dell’Asia, con tassi che dal 2007 al 2008 non si ridurranno sensibilmente. L’andamento della domanda e dei prezzi dei prodotti energetici sono alla base di questo processo di sviluppo. In Russia la crescita del prodotto interno lordo dovrebbe accelerare nel 2007, trainata dalla domanda e dall’aumento dei prezzi del petrolio e dei prodotti energetici e dei metalli. La stabilizzazione dei prezzi di queste materie prime dovrebbe condurre ad una decelerazione dello sviluppo nel 2008. La domanda interna dovrebbe rimanere forte, ma l’eccezionale tasso di crescita degli investimenti rilevato nell’anno in corso non potrà essere sostenuto. L’inflazione è stata alimentata dalla favorevoli condizioni monetarie e dalle tensioni sul mercato del lavoro e dovrebbe superare nettamente una crescita a due cifre al termine di quest’anno, ben al disopra dell’obiettivo fissato dalla banca centrale. La politica fiscale espansiva, connessa anche all’anno elettorale, ha fornito sostegno alle pressioni inflazionistiche e ha deteriorato l’equilibrio di bilancio di lungo periodo. Il governo ha adottato misure amministrative per contenere l’aumento dei prezzi al dettaglio, ma a tal fine occorrerebbe adottare una più equilibrata politica fiscale. A fronte dell’opportunità di sostenere una maggiore competizione sui mercati, la tendenza attuale va verso un sempre maggiore attivismo e dirigismo statale in campo di politica industriale e di interventi diretti delle imprese pubbliche. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 O S CE NA R IO E C O N O M IC O L L Camera di Commercio di Forlì-Cesena NA Z IO N A L E I primi tre trimestri dell’anno hanno visto proseguire la fase di espansione dell’economia italiana. Il ciclo positivo avviatosi con l’inizio del 2006, ha fatto segnare un picco tra il quarto trimestre dello scorso anno e il primo trimestre di quest’anno, con incrementi tendenziali rispettivamente del 2,8 e del 2,4%. Successivamente il ciclo ha mostrato un lieve rallentamento, ma è proseguito ad un buon ritmo anche nel secondo (+1,8%) e nel terzo trimestre del 2007 (+1,9%). Nel complesso, nei primi nove mesi dell’anno, il prodotto interno lordo italiano ha messo a segno una crescita del 2,0% sullo stesso periodo dell’anno precedente. Le più recenti previsioni elaborate tra ottobre e dicembre hanno risentito della maggiore incertezza riguardo all’evoluzione dell’economia internazionale, determinata dalla crisi dei mutui sub-prime statunitensi e dai suoi effetti sui mercati del credito e finanziari. La maggiore cautela indotta negli operatori e l’attesa di una trasmissione all’economia reale delle difficoltà dei mercati finanziari hanno portato ad una revisione delle attese relative alla crescita del Pil reale per il 2007, che risultano comprese tra +1,7% e +1,9%, ma soprattutto per il 2008, per cui viene prospettato un rallentamento della crescita, con incrementi attesi tra +1,2% e +1,4%. Il Governo, nella Relazione previsionale e program- Governo set-07 Prodotto interno lordo Importazioni Esportazioni Domanda interna Consumi delle famiglie Consumi collettivi Investimenti fissi lordi - macc. attrez. mezzi trasp. - costruzioni Occupazione [a] Disoccupazione [b] Prezzi al consumo Saldo c. cor. Bil Pag [c] Avanzo primario [c] Indebitamento A. P. [c] Debito A. Pubblica [c] 1,9 1,8 2,0 2,0 2,4 0,9 6,0 1,8 [7] -1,5 2,5 -2,4 105,0 CSC set-07 Fmi ott-07 1,7 1,7 2,2 n.d. 2,6 n.d. n.d. 1,9 2,0 1,8 n.d. 0,3 2,7 2,3 n.d. n.d. 3,6 n.d. 0,6 0,8 6,5 6,5 1,7 1,9 n.d. [4] -2,3 n.d. n.d. n.d. 2,1 n.d. 105,3 matica di settembre, rispetto a giugno, ha rivisto al ribasso le stima della crescita, in misura lieve per l’anno in corso, abbassandola all’1,9% dal 2,0%, ma più sostanzialmente per il 2008, riducendola dall’1,9 all’1,5%. Secondo i conti economici trimestrali, a valori concatenati, destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi, in termini reali, nei primi nove mesi del 2007 le importazioni sono salite del 2,7%, mentre le esportazioni sono aumentate del 2,9%, rispetto all’analogo periodo del 2006. La crescita delle esportazioni, nonostante il rallentamento segnalato nel corso del secondo trimestre, è risultata nel complesso di poco superiore rispetto a quella delle importazioni, tanto da determinare comunque un lieve miglioramento del saldo riferito ai primi nove mesi. Effettuando l’analisi a valori correnti, risulta che le importazioni sono aumentate del 7,1%, mentre la crescita realizzata dalle esportazioni appare ben superiore e pari a +9,9%. Il saldo estero negativo si è quindi ridotto passando da –5.009 milioni di euro dei primi nove mesi del 2006, a -3.063 milioni di euro dello stesso periodo dell’anno in corso. Ciò testimonia la rilevanza, per l’andamento del commercio estero di questa parte dell’anno, delle vicende del cambio dell’euro, che ha contenuto l’aumento dei prezzi dei beni importati, in particolare per le voci relative a Isae ott-07 Ref.Irs nov-07 Ue Com. nov-07 1,8 1,8 1,9 2,4 2,7 2,3 2,5 3,0 2,9 n.d. 1,9 2,0 2,0 1,9 [5] 1,9 1,1 1,3 0,7 2,5 2,3 2,9 4,1 2,1 1,9 [6] 2,2 2,9 4,1 0,8 0,7 0,8 5,9 n.d. 5,9 1,8 1,8 1,9 [1] n.d. [4] -2,3 -1,7 2,5 2,3 2,5 2,4 2,3 2,3 104,9 104,9 104,3 Prometeia dic-07 1,8 1,9 2,2 1,7 2,0 1,1 2,6 1,4 3,8 0,7 6,1 1,8 -1,7 [4] 2,4 2,4 105,0 Ocse dic-07 1,8 1,8 2,2 1,7 2,1 0,5 2,3 4,8 2,3 0,6 5,9 2,0 -2,0 n.d. 2,2 n.d. [a] Unità di lavoro standard. [b] Tasso percentuale. [c] Percentuale sul Pil. [1] Tasso di inflazione armonizzato Ue. [2] Deflattore dei consumi privati. [3] Programmata. [4] Saldo conto corrente e conto capitale (in % del Pil). [5] Consumi finali nazionali. [6] Investment in equipment. [7] Deflattore dei consumi. (*) Quadro programmatico. RAPPORTO SULL’ECONOMIA DELLA PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA - 2007 A P P E N D I C E I conti economici nazionali 193 Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena energia e materie prime e la cui rivalutazione viene trasmessa sui prezzi delle esportazioni. Secondo i dati doganali grezzi in valore riferiti solo alle merci, nei primi nove mesi del 2007, in complesso, le esportazioni sono aumentate dell’11,5%, ben più delle importazioni, accresciutesi del 6,4%. Al contrario di quanto avvenuto nello stesso periodo dello scorso anno, fino a settembre 2007, la dinamica delle voci del commercio estero è andata leggermente rallentando, anche se si è mantenuta su livelli elevati, e la crescita delle esportazioni è stata sempre superiore a quella delle importazioni. Il saldo merci è rimasto negativo ma si è sensibilmente ridotto rispetto allo scorso anno, passando da -18.729 a -7.761 milioni di euro. Grazie alla fase di espansione sperimentata dai paesi europei, la dinamica del commercio con la sola Ue ha accelerato rispetto allo scorso anno, tanto da risultare in linea con la crescita sostenuta del commercio extra Ue. Inoltre, tra gennaio e settembre, le esportazioni verso i paesi europei sono cresciute ad tasso sensibilmente superiore (11,2%) a quello delle importazioni dall’Europa (7,2%). Si è quindi determinato un netto miglioramento del saldo commerciale, che ha portato l’attivo dell’Italia da soli 17 milioni di euro a 5.434 milioni di euro. Sempre sulla base dei dati doganali grezzi in valore riferiti solo alle merci, e durante i primi nove mesi dell’anno in corso, il commercio con i paesi extra Ue27, ha fatto segnare un incremento delle esportazioni del 12,6%, di gran lunga superiore alla crescita delle importazioni, che non è andata oltre il 5,4%, rispetto all’analogo periodo del 2006. Il saldo A P P E N D I C E Governo set-07 Prodotto interno lordo Importazioni Esportazioni Domanda interna Consumi delle famiglie Consumi collettivi Investimenti fissi lordi - macc. attrez. mezzi trasp. - costruzioni Occupazione [a] Disoccupazione [b] Prezzi al consumo Saldo c. cor. Bil Pag [c] Avanzo primario [c] Indebitamento A. P. [c] Debito A. Pubblica [c] 1,5 2,5 2,8 1,8 1,6 0,6 5,7 2,0 [7] -1,1 2,6 -2,2 103,5 CSC set-07 Fmi ott-07 1,3 1,3 2,9 n.d. 3,1 n.d. n.d. 1,4 1,5 1,4 n.d. 0,8 1,7 2,0 n.d. n.d. n.d. n.d. 0,8 0,7 6,2 6,5 1,9 1,9 n.d. [4] -2,2 n.d. n.d. n.d. 2,3 n.d. 104,7 negativo si è quindi sensibilmente ridotto, rispetto a quello dello scorso anno, passando da -18.746 milioni di euro a -13.194 milioni di euro. La tendenza è stata confermata dai dati provvisori riferiti a ottobre. Da gennaio a settembre 2007, anche la dinamica del commercio dei soli prodotti trasformati e manufatti è stata ampiamente superiore a quella dello stesso periodo del 2006. La crescita delle esportazioni è risultata comunque superiore a quella delle importazioni, le prime sono aumentate dell’11,3%, le seconde del 9,1%. Il saldo positivo per l’Italia è quindi ulteriormente migliorato ed è risultato pari a 36.107 milioni di euro. Nelle valutazioni delle più recenti previsioni formulate tra ottobre e dicembre, nel 2007 le esportazioni italiane di beni e servizi dovrebbe registrare una variazione reale attesa tra il +2,2 e il +3,0%. Per il 2008, nonostante l’attesa di un rallentamento dell’attività mondiale, la crescita delle esportazioni viene indicata tra il 2,3 e il 3,3%. Di analoga ampiezza risultano le attese di crescita delle importazioni, con variazioni comprese tra l’1,8 e il 2,7% per il 2007 e in lieve accelerazione nel 2008, con tassi compresi tra il 2,3 e il 3,2%. Rispetto a quanto indicato nel Dpef di luglio, il Governo ha sensibilmente ridotto le attese di crescita sia delle esportazioni, sia delle importazioni di beni e servizi. Per il 2007, le stime indicano ora variazioni rispettivamente pari a +2,0 e a +1,8%, mentre per il 2008, l’incremento delle esportazioni viene ora previsto al 2,8% e quello delle importazioni al 2,5%. Secondo Prometeia, le esportazioni di sole merci valutate a prezzi costanti risultano in aumento Isae ott-07 1,4 3,2 3,1 n.d. 1,5 1,0 1,8 4,1 2,2 0,8 5,7 2,1 n.d. [4] 2,6 2,2 103,8 Ref.Irs nov-07 Ue Com. nov-07 1,4 1,4 3,1 3,2 3,3 2,8 1,0 1,8 1,4 [5] 1,4 0,5 1,3 0,3 2,0 1,4 1,8 [6] -1,0 2,2 0,5 0,6 n.d. 5,7 2,3 2,0 [1] -2,5 -1,8 2,5 2,4 2,3 2,3 104,0 102,9 Prometeia dic-07 1,2 2,3 1,9 1,3 1,4 0,5 n.d. 2,0 1,6 0,4 5,9 2,2 n.d. [4] 2,5 2,3 103,9 Ocse dic-07 1,3 2,9 2,3 1,4 1,7 1,2 1,5 6,2 1,2 0,9 5,8 2,4 -2,1 n.d. 2,3 n.d. [a] Unità di lavoro standard. [b] Tasso percentuale. [c] Percentuale sul Pil. [1] Tasso di inflazione armonizzato Ue. [2] Deflattore dei consumi privati. [3] Programmata. [4] Saldo conto corrente e conto capitale (in % del Pil). [5] Consumi finali nazionali. [6] Investment in equipment. [7] Deflattore dei consumi. (*) Quadro programmatico. 194 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 registrare un incremento dell’1,9% sullo stesso periodo del 2006, una tendenza leggermente inferiore rispetto alla crescita del prodotto interno lordo nello stesso periodo dell’anno. Secondo le più recenti previsioni, il rallentamento atteso dell’economia determinerà una minore crescita della spesa per consumi delle famiglie, che comunque continuerà a sostenere l’espansione del Pil. Le attese relative alla crescita dei consumi sono orientate verso tassi compresi tra l’1,8 e il 2,1%, per l’anno in corso, mentre per il 2008 le prospettive di un lieve rallentamento della domanda portano ad indicare incrementi compresi tra l’1,4 e l’1,7%. Il Governo, a settembre, ha lasciato invariata la previsione di giugno della crescita della spesa delle famiglie, indicata al rialzo per il 2007 del 2,0%, e ha leggermente rivisto al ribasso l’incremento prospettato per il 2008, dall’1,9 all’1,8%. L’indice Isae del clima di fiducia dei consumatori, dopo avere toccato livelli non raggiunti dal 2002, nel primo trimestre dell’anno, ha successivamente invertito la tendenza positiva, che era stata dominante nello scorso anno e si è mostrato progressivamente calante. Nei primi undici mesi del 2007, la media dell’indice grezzo si è comunque collocata a quota 108,8 rispetto ad un valore di 108,4 riferito allo stesso periodo dello scorso anno. L’avvio del terzo trimestre ha visto una flessione della fiducia dei consumatori, più sensibile se misurata in termini di indice grezzo. A novembre l’indice grezzo è risultato pari a 105,9, l’indice destagionalizzato ha toccato quota 107,6 e l’indice destagionalizzato e corretto per i fattori erratici è risultato pari a 107,5. Il sottoindice relativo al quadro economico generale del paese ha avuto una tendenza negativa nella prima metà dell’anno ed è andato stabilizzandosi successivamente, mentre quello relativo alla situazione personale si è mantenuto relativamente stabile nella prima metà dell’anno, mostrando una fase di oscillazione laterale, ed è apparso successivamente debole. La finanza pubblica Rispetto a quanto indicato con il Documento di programmazione economico-finanziaria per il 2008¬2011, con la Relazione previsionale e programmatica di settembre, il Governo ha rivisto al ribasso le prospettive della crescita per il 2008 e per gli anni successivi. Sul fronte dei conti pubblici si rileva comunque un’evoluzione più favorevole, determinata da una sensibile accentuazione della tendenza positiva delle entrate, dovuta ad un allargamento della base imponibile, imputabile anche all’efficacia degli interventi di recupero dell’evasione fiscale. Il Governo intende intervenire per sostenere lo sviluppo dell’economia, anche anticipando spese atte a fronteggiare emergenze produttive e finanziando investimenti in infrastrutture (Ferrovie e Anas). Ulteriori interventi quali quelli sulla mobilità mirano a A P P E N D I C E del 2,0% nel 2007, di contro ad un espansione pari a +1,7% delle importazioni. Anche per l’istituto bolognese, la crescita sarà lievemente superiore nel 2008, sia per le vendite all’estero (2,3%), sia per gli acquisti dall’estero (+2,4%). Secondo i dati dei conti economici trimestrali, a valori concatenati, destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi, gli investimenti hanno fatto registrare nel periodo da gennaio a settembre di quest’anno un incremento del 3,0% sullo stesso periodo del 2006, determinato dalla forte espansione della spesa per investimenti in costruzioni (+4,7%). Ben inferiore è risultata la crescita degli investimenti in macchinari e attrezzature (+1,6%) e di quelli destinati all’acquisto di mezzi di trasporto (+1,1%). Le simulazioni più recenti limitano la crescita degli investimenti fissi lordi reali in una fascia compresa tra +2,3 e +2,9%% nel 2007, nell’attesa di un ulteriore rallentamento nel corso del 2008, quando gli incrementi risulteranno compresi tra +0,3 e +2,0%. A settembre, anche le attese del Governo relative alla variazione degli investimenti fissi lordi reali sono state riviste sostanzialmente al ribasso rispetto a luglio, passando da +3,5 a +2,4%, con riferimento al 2007, e da +2,9 a +1,6% per il 2008. Il sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi condotto dalla Banca d’Italia tra il 20 settembre e il 10 ottobre scorso in merito agli investimenti delle imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi privati non finanziari con almeno 20 addetti, ha rilevato che la maggioranza delle imprese (63,7%) stima di effettuare una spesa nominale per investimenti fissi in linea con quella inizialmente programmata nel 2007. Le indagini condotte in primavera prefiguravano un aumento della spesa nominale per investimenti fissi del 2,5% in termini reali rispetto all’anno scorso (5,4 a prezzi correnti). Le aziende che prevedono investimenti superiori ai piani sono lievemente più numerose (20,9%) di quelle che li valutano inferiori (15,4%), un risultato che si ritrova sia nell’industria, sia, ed in particolare, nei servizi. Con riferimento alle prospettive per il 2008, prevalgono di poco le imprese che indicano un aumento dell’accumulazione (26,7%), su quelle che ne prevedono una diminuzione (18,7%). Le indicazioni favorevoli sono più frequenti al crescere della classe dimensionale e per le aziende che esportano parte del fatturato. Le risposte presentano una polarizzazione maggiore tra le imprese industriali (27,6% indicano investimenti in aumento e 20,0% in diminuzione) rispetto a quelle attive nei servizi (25,4% indicano investimenti in aumento e 17,0% in diminuzione). I consumi delle famiglie hanno avuto una buona crescita nei primi nove mesi dell’anno, nonostante un lieve rallentamento nel corso del terzo trimestre. Sulla base dei dati dei conti economici trimestrali a valori concatenati, destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi, i consumi delle famiglie hanno fatto 195 A P P E N D I C E Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena 196 ridurre gli effetti ambientali ed economici del sistema dei trasporti. In campo sociale si prevedono interventi nell’area della fiscalità, con riguardo anche alle famiglie. Risorse vengono poi stanziate per ottemperare agli impegni nell’ambito della cooperazione e per lo sviluppo economico. L’utilizzo delle maggiori disponibilità emerse comporta una ricomposizione del conto delle Amministrazioni pubbliche, che per il Governo non determina ritardi lungo il percorso di risanamento delineato, coerentemente con gli impegni assunti in sede europea di prosecuzione del processo di risanamento. Le stime attuali indicano una stabilizzazione della pressione fiscale nel 2008 e una sua graduale riduzione successivamente. In dettaglio, il conto economico delle Amministrazioni Pubbliche per il 2007 registrerà aumenti delle imposte dirette del 7,6%, delle imposte indirette del 3,3% e dei contributi sociali dell’8,2%. Pare confermarsi la tendenza instaurata lo scorso anno ad un aumento della progressività del sistema fiscale. Le entrate correnti cresceranno del 6,0% e le entrate in conto capitale saliranno del 2,0%. Nel complesso le entrate aumenteranno del 5,9% e ammonteranno al 46,7% del Pil (46,1% nel 2006). Dopo avere invertito, nel 2006, una precedente tendenza decrescente, la pressione fiscale continua a salire anche nel 2007, passando dal 42,3 al 43,0% del Pil. Dal lato delle uscite, quelle di parte corrente al netto degli interessi aumenteranno del 4,3%. Anche la spesa per interessi dopo avere invertito, sempre nel 2006, una precedente tendenza decrescente, continuerà a crescere nel 2007 e registrerà un aumento del 10,3,%, passando dal 4,6 al 4,8% del Pil. Le uscite di parte corrente aumenteranno quindi del 5,0% e raggiungeranno il 44,6% del Pil. Le spese in conto capitale subiranno una forte riduzione (-24,0%), ma disaggregando questa voce emerge il dato della forte crescita della spesa per investimenti, che sale del 24,8% e giunge a rappresentare il 2,7% del Pil. Le uscite complessive aumenteranno di solo l’1,5% e risulteranno pari al 49,0% del Pil. Il risparmio delle amministrazioni pubbliche, il saldo corrente, sarà positivo per 26.668 milioni, pari all’1,7% del Pil, in aumento rispetto ai 19 miliardi dello scorso anno. Ma sarà soprattutto l’avanzo primario a registrare un sostanziale incremento, passerà dai 2.048 milioni del 2006 ai 38.173 milioni di euro dell’anno al termine e risulterà pari al 2,5% del Pil. Nonostante il miglioramento congiunturale della finanza pubblica, occorre considerare, come contesto di riferimento, che l’avanzo primario, nel 2000, corrispondeva al 4,6% del Pil. Ciò da la misura del peggioramento intercorso per la finanza pubblica e dell’ampiezza dei passi necessari per ricondurne le tendenze su un sentiero autenticamente virtuoso. Per la prima volta da anni si ridurrà l’indebitamento netto della P.A. e la diminuzione avverrà in misura sensibile (-44,5%), questo dato nel 2007 sarà pari a 36.361 milioni di euro, equivalenti al 2,4% del Pil. Il rapporto tra debito della Pubblica amministrazione e Pil a fine anno si ridurrà da quota 106,8 al 105,0% del Pil. Nonostante questa positiva tendenza che si verrà ad avviare, anche per gli anni a venire, occorre ricordare come l’elevato debito pubblico esponga a gravi rischi. Un innalzamento dei tassi d’interesse, ad esempio per il riacutizzarsi delle pressioni inflazionistiche, ed un repentino ampliamento degli spread sul debito nazionale, che potrebbe derivare da una maggiore domanda di sicurezza a da parte degli investitori, anche senza prendere in considerazione il tema del rating internazionale del debito pubblico italiano, potrebbero determinare una crescita della spesa per interessi destabilizzante per il rapporto tra debito e Pil. Le previsioni per la finanza pubblica concordano nel definire un quadro di stabilizzazione del rapporto tra indebitamento netto e Pil entro il limite previsto dal patto di stabilità e di riduzione del rapporto tra debito della Pubblica amministrazione e Pil. L’avanzo primario risulterà positivo, compreso tra +2,3 e +2,5% del Pil, nel 2007, e nel 2008 dovrebbe migliorare lievemente portandosi su valori compresi tra +2,4 e +2,6% del Pil. Il rapporto tra indebitamento netto della A.P. e Pil, risulterà compreso tra il 2,1 e il 2,4% per il 2007. In relazione a quest’ultimo rapporto le previsioni suggeriscono per il 2008 una stabilizzazione del valore in una fascia che va dal 2,2 al 2,3%. A conferma delle indicazioni del Governo, secondo le stime più recenti, il rapporto tra debito della Pubblica amministrazione e Pil dovrebbe risultare su livelli compresi tra 104,3 e 105,3% a fine 2007, per poi ridursi nel 2008 su valori compresi tra 102,9 e 104,7%. I prezzi e i tassi di interesse La tensione sui prezzi delle materie prime si è mantenuta elevata durante tutto l’anno, nonostante una serie di indici si siano allontanati dai livelli massimi toccati precedentemente. Nel complesso le quotazioni delle materie prime sono rimaste elevate. L’indice generale Confindustria in dollari, ponderato con le quote del commercio mondiale, ha rilevato un incremento del 7,1% nei primi dieci mesi del 2007, sullo stesso periodo del 2006. Questo ulteriore incremento dell’indice fa seguito ad una serie di aumenti pari a +13,1% nel 2003, +27,6% nel 2004, +31,6% nel 2005 e a +20,0% nel 2006, così che da gennaio 2002 l’incremento dell’indice è stato pari al 236,6%. Sempre nei primi dieci mesi dell’anno, l’indice generale Confindustria in euro, ponderato con le quote del commercio italiano, ha segnato una lieve riduzione dell’1,4%. In questo caso, rispetto a gennaio 2002 l’incremento dell’indice è stato pari al 102,9%. È grazie al contribuito fornito da un euro forte che la dinamica di queRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 una fascia compresa tra l’1,9% e il 2,4%. Minore sarà il rallentamento dell’economia mondiale e la rivalutazione delle valute delle economie emergenti, maggiore potrà risultare la pressione inflazionistica sui mercati internazionali. Nonostante i ripetuti interventi delle banche centrali, la crisi dei mutui sub-prime statunitensi ha determinato una carenza di liquidità e forti squilibri sui mercati, che si sono riflessi in un forte rialzo dei tassi di interesse interbancari, in una netta riduzione dei tassi sui titoli del debito pubblico a breve termine e in una contestuale, ma minore, discesa dei tassi a lungo termine. Ciò è avvenuto a fronte di aspettative di rallentamento economico, di una ricerca di maggiore sicurezza da parte degli investitori e dell’attesa di ulteriori interventi delle banche centrali. La Fed ha ridotto i tassi di policy statunitensi di 75 punti base dall’avvio della crisi, dal 5,25 al 4,50%, e ci si attende che li ridurrà di altri 25 punti base nella riunione in programma a dicembre. La Banca centrale europea ha finora mantenuto i tassi invariati, al 4,00% dallo scorso giugno, e probabilmente continuerà a farlo, stretta tra i risorgenti rischi di inflazione e prospettive di rallentamento economico. Secondo Prometeia, stante la tensione sui mercati finanziari, il tasso sui Bot a tre mesi dovrebbe salire dal 2,9% del 2006, al 4,1% nel 2007, per poi ridursi lievemente al 3,8% nel 2008. Il tasso medio sugli impieghi bancari dovrebbe seguire una quasi analoga tendenza, passando bruscamente dal 5,6% del 2006 al 6,3% del 2007, per poi aumentare ulteriormente sino a toccare il 6,5% nel 2008. Nel corso del prossimo anno è prevista una riduzione dei tassi reali, che invertirà la dinamica precedente e che risulterà più accentuata per i tassi finanziari e minore per quelli bancari. Il mercato del lavoro Secondo l’indagine Istat sulle forze di lavoro, nel secondo trimestre 2007 l’offerta di lavoro si è ridotta, rispetto al secondo trimestre 2006, dello 0,4% (-98 mila unità) e le forze di lavoro si sono attestate a quota 24 milioni e 710 mila. Il tasso di attività della popolazione da 15 a 64 anni è sceso di mezzo punto rispetto a un anno prima, portandosi al 62,5%. Gli occupati sono risultati 23 milioni 298 mila, +111 mila unità, con un incremento tendenziale dello 0,5%. L’occupazione straniera è cresciuta di 129 mila unità. La variazione dell’occupazione è apparsa sensibilmente differente nelle ripartizioni geografiche considerate, evidenziando un risultato negativo solo nel Mezzogiorno. In particolare è stata pari a +1,0% nel Nordovest, +0,2% nel Nord-est, +2,0% al Centro e -0,9% al Sud. La variazione tendenziale dell’occupazione è stata pari a -6,6% in agricoltura, a +1,5% nell’industria in senso stretto, a +4,3% nelle costruzioni e a solo +0,1% nel settore dei i servizi. La crescita dell’occupazione nel secondo trimestre A P P E N D I C E sti fattori di costo è stata notevolmente contenuta a vantaggio dell’industria nazionale. Nei primi dieci mesi del 2007, sulla spinta dei prezzi di energia e materie prime, la dinamica dell’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali (Istat) ha segnato un incremento del 3,2%. Le variazioni tendenziali mensili dell’indice hanno avuto un andamento decrescente tra gennaio e luglio, ma da agosto hanno invertito la tendenza e sono risultate in rapida accelerazione. Nello stesso periodo, l’indice dei soli prodotti trasformati e manufatti ha registrato un analogo aumento del 3,2%. Tra questi in particolare si segnalano gli incrementi fatti segnare dai prodotti dei settori: metalli e prodotti in metallo, legno e prodotti in legno e dei prodotti alimentari, bevande e tabacco. Secondo le previsioni di ottobre di Prometeia, la dinamica dell’indice generale dei prezzi alla produzione, risultata pari al +5,6% nel 2006, si ridurrà a +3,1% nel 2007 e scenderà ancora nel 2008, quando risulterà del +2,3%. La crescita dell’indice dei prezzi dei soli manufatti non alimentari, dovrebbe risultare, invece, in lieve accelerazione quest’anno, passando dal +3,0% del 2006 al +3,5% del 2007, ma rallenterà l’anno prossimo scendendo al +2,5%. A fine 2006, l’andamento dei prezzi al consumo, al netto dei tabacchi, ha fatto segnare un aumento del 2,1% con riferimento all’indice generale per l’intera collettività nazionale (NIC), del 2,0% per l’indice generale per le famiglie di operai e impiegati (FOI) e del 2,2% per l’indice generale armonizzato Ue (IPCA). Dopo una fase di marcato rallentamento nel corso del 2007, l’inflazione appare in sensibile ripresa, rispetto allo scorso anno ad ottobre (+2,2%) e ancor più a novembre (+2,4%), sulla base dei dati provvisori. La dinamica dell’inflazione tiene quindi ancora viva l’attenzione della Banca centrale europea, in quanto risulta più elevata del target stabilito da quest’ultima e appare destinata a mantenersi tale fino al manifestarsi effetivo del rallentamento dell’attività economica. Nei primi dieci mesi del 2007, l’incremento degli indici, sempre al netto dei tabacchi, è stato pari all’1,7% per la collettività nazionale e all’1,6% per le famiglie di operai e impiegati. Nello stesso periodo l’indice armonizzato Ue ha fatto segnare un aumento dell’1,9%. Secondo il Governo, l’inflazione media annua, misurata dal deflattore dei consumi, dovrebbe essere contenuta all’1,8% nel 2007, per raggiungere il 2,0% nel 2008. A conferma di tali indicazioni, le previsioni più recenti indicano una crescita dei prezzi al consumo compresa tra l’1,8 e il 2,0% per il 2007. Gli andamenti recenti dei prezzi delle materie prime, dei prezzi delle materie energetiche e dei prodotti alimentari, in particolare, nonostante l’atteso rallentamento dell’attività economica a livello mondiale, inducono i principali centri studi a ritenere probabile un incremento dell’inflazione, che resterà però contenuto in 197 A P P E N D I C E Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena 198 2007, rispetto ad un anno prima, sintetizza la crescita delle posizioni lavorative dipendenti, salite di 140.000 unità (+0,8%), ed la discesa di quelle indipendenti, diminuite di 29.000 unità (-0,5%). Alla crescita dell’occupazione dipendente ha contribuito in misura particolare l’incremento del lavoro dipendente a termine, a tempo pieno, ma soprattutto a tempo parziale (con un aumento di 47 mila unità, +10,1%). Al contrario la riduzione degli occupati indipendenti è stata determinata dalla flessione del 4,2% di quelli a tempo parziale (-32 mila unità). L’incidenza dei lavoratori a tempo determinato sul totale dei dipendenti è aumentata ancora passando dal 13,0% del secondo trimestre 2006 al 13,4% dello stesso trimestre del 2007. Il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni è rimasto invariato rispetto a un anno prima, risultando ancora pari al 58,9%. Le persone in cerca di occupazione (pari a 1 milione 412 mila) sono diminuite del 12,9%, sullo stesso trimestre del 2006. La diminuzione è stata sensibilmente inferiore solo nel Nord-ovest -3,8%, mentre è risultata del 12,1% nel Nord Est e più marcata al Centro e al Sud (-14,3%). Alla diminuzione delle persone in cerca di occupazione si è affiancato un sensibile incremento degli inattivi, tra i 15 e i 64 ani di età, pari all’1,8%, determinato dagli incrementi del 3,3% nel Centro e del 3,1% nel Mezzogiorno. Il tasso di disoccupazione è risultato pari al 5,7% (3,4% al Nord-ovest, 2,9% al Nord-est, 4,8% al Centro e 10,6% nel Mezzogiorno), in sensibile riduzione rispetto al 6,5% del secondo trimestre 2006. Le previsioni più recenti indicano per l’occupazione nel 2007 (espressa in unità di lavoro standard) un aumento compreso tra lo 0,7% e lo 0,8%. Il prospettato rallentamento dell’attività nel corso del 2008 porta a indicare un incremento atteso dell’occupazione di minore ampiezza, con valori nella gamma tra +0,4% e +0,8%. Il tasso di disoccupazione atteso tenderà a ridursi ancora o a stabilizzarsi, tanto che le stime ne indicano valori compresi tra il 5,9% e il 6,5% per il 2007 e tra il 5,7% e il 6,5% per il 2008. Il Governo, a settembre, ha indicato per il 2007 un tasso di disoccupazione al 6,0%, prospettando una sua ulteriore riduzione al 5,7% nel 2008. Si è arrestata la discesa dell’occupazione nelle grandi imprese. Nei primi nove mesi del 2007, al netto della Cig, l’indice dell’occupazione alle dipendenze nelle grandi imprese di industria, edilizia e servizi ha segnato un lieve incremento tendenziale dello 0,6%, rispetto allo stesso periodo del 2006. Questa variazione aggregata è la risultante di un andamento divergente nell’industria, che registra una lieve diminuzione (-0,3%) e nei servizi, che mettono a segno un buon aumento (+1,2%). In particolare l’occupazione alle dipendenze al netto Cig è rimasta invariata, sia nelle grandi imprese manifatturiere, sia nelle grandi imprese delle costruzioni (-0,1%). La fase positiva del mercato del lavoro non si è tradotta in un’accelerazione della dinamica salariale. Da gennaio ad ottobre 2007, le retribuzioni orarie contrattuali sono risultate in aumento del 2,3% sull’analogo periodo del 2006. I settori Il momento più incerto e di decelerazione della fase di espansione congiunturale in corso si è riflessa parzialmente nei dati riferiti all’industria. Da gennaio a settembre, la crescita del fatturato industriale, sull’analogo periodo del 2006, è stata del 6,3%, positiva e comunque solo di poco inferiore a quella dello scorso anno. Occorre rilevare però che l’incremento del fatturato sui mercati esteri è risultato marcato (+11,6%) e in linea con quello dello scorso anno, mentre l’aumento del fatturato nazionale (+4,2%) è apparso inferiore a quello delle esportazioni e in sensibile decelerazione rispetto all’anno passato. Sempre nei primi nove mesi dell’anno, il fatturato del solo settore manifatturiero ha fatto segnare un incremento della stessa ampiezza (+6,6%). Si tratta di risultati che testimoniano di variazioni reali positive del fatturato, anche tenuto conto dei sensibili incrementi dei prezzi alla produzione dell’industria L’andamento della produzione industriale sintetizza una delle questioni chiave alla base delle prospettive di sviluppo del paese. Considerando il dato grezzo, l’indice della produzione industriale, a base 2000, riferito al 2006 si trovava a quota 98,1, evidenziando una diminuzione della produzione industriale nella media del periodo 2001-2006. Nei primi nove mesi del 2006, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’indice grezzo della produzione industriale ha fatto segnare un incremento dell’1,2%, variazione che si riduce a solo lo 0,9% se si considera il dato corretto per i giorni lavorativi. Nello stesso periodo l’indice della sola produzione manifatturiera nazionale è salito dell’1,6%. Ai responsabili economici nazionali dovrebbe porsi chiaramente il tema della “questione industriale” italiana. Delle numerose cause che la originano, molte non dipendono dagli aspetti del sistema industriale nazionale, ma sono da attribuire ai caratteri del più ampio sistema paese e alla sua mancanza di competitività. Sulla base delle previsioni Isae, nel 4° trimestre 2007, l’indice grezzo della produzione industriale dovrebbe mettere a segno un buon incremento tendenziale, pari all’1,7%, tale da permettere di chiudere l’anno con un aumento della produzione dell’1,3%. Secondo Prometeia, nella media dell’anno corrente, l’indice generale della produzione industriale risulterà superiore di solo lo 0,5% a quello riferito allo scorso anno. L’istituto bolognese non ritiene sussistano le condizioni per prospettare un miglioramento della debole fase congiunturale dell’industria italiana nel corso del 2008, quando l’incremento della produzione non andrà oltre lo 0,8%. La fase congiunturale positiva dell’attività industriale ha superato in culmine e l’espansione prosegue, ma Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 con una decelerazione del ritmo di crescita. Questa tendenza è messa in luce particolarmente dall’andamento del processo di acquisizione ordini per l’industria, che nei primi nove mesi del 2007 ha sì garantito un aumento complessivo degli ordini del 6,2%, ma, rispetto alla tendenza espressa nello stesso periodo dello scorso anno, questo risultato costituisce un marcato rallentamento, ben superiore a quello riferito al fatturato. La crescita è stata trainata dalla forte espansione degli ordini esteri, risultati in aumento anno su anno del 11,7%, in lieve rallentamento rispetto allo scorso anno, mentre la crescita degli ordini nazionali è risultata del 3,3%, pari a solo un terzo di quella riferita ai primi nove mesi del 2006. Secondo l’indagine Isae, l’indice del clima di fiducia delle imprese manifatturiere ed estrattive si è mantenuto su livelli elevati nel periodo tra gennaio e giugno 2007, poi ha avviato una tendenza negativa, scendendo su livelli inferiori. In media nel periodo da gennaio a novembre l’indice del clima di fiducia delle imprese è risultato pari a 94,6, leggermente al di sotto del valore di 95,8 riferito allo stesso periodo del 2006. Il cedimento del grado di fiducia è giustificato dal lievissimo peggioramento dei giudizi delle imprese riguardo alla consistenza del portafoglio ordini (l’indice passa da -1,7 a -2,0), da un appesantimento delle valutazioni riferite all’accumulazione di scorte di magazzino (l’indice passa da 4,6 a 6,4) e da una valutazione leggermente meno positiva delle attese di produzione (l’indice passa da 19,0 a 17,1), che si sono comunque mantenute su valori elevati. L’inchiesta trimestrale Isae evidenzia che il grado di utilizzo degli impianti industriali è risultato superiore a quello dello stesso trimestre dello scorso anno nel primo e secondo trimestre, ma inferiore nel terzo. Nella media del periodo da gennaio a settembre, il grado di utilizzo degli impianti industriali è risultato pari al 78,0 stabile rispetto al 77,9 riferito allo stesso periodo dello scorso anno. Ancora in forte ripresa l’attività nel settore delle costruzioni in Italia, che ha finora smentito tutte le indicazioni relative ad un suo rallentamento. L’indice della produzione nel settore delle costruzioni, dato grezzo, nei primi nove mesi del 2007, ha registrato un incremento del 7,2%, che, tenendo conto dei giorni lavorativi, è risultato appena inferiore, +6,9% . L’indice destagionalizzato del clima di fiducia del settore delle costruzioni (Isae) ha avuto un andamento sostanzialmente stabile durante i primi dieci mesi dell’anno in corso. In media l’indice è sceso a quota 91,7 da 91,9 riferito al periodo gennaio ottobre dell’anno precedente, un livello non toccato dal 2000. Considerando le serie componenti l’indice, al di là delle oscillazioni congiunturali, sono mediamente peggiorati i giudizi sui piani di costruzione, l’indice è sceso da -6,2 a -11,3, mentre è migliorato l’indice delle tendenze della manodopera, salito da -1,2 a +3,3, indi- Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 ce che esprime il saldo del numero di imprenditori che prevedono nei prossimi tre mesi un incremento o un decremento dell’occupazione presso la propria azienda. Nei primi nove mesi del 2007, sullo stesso periodo dell’anno precedente, le vendite complessive del commercio in Italia a prezzi correnti sono ancora aumentate, ma di solo lo 0,5%. Si tratta di un sensibile ridimensionamento della crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in particolare tenuto conto che la rilevazione avviene ai prezzi correnti e che da gennaio a settembre di quest’anno i prezzi al consumo (Nic), al netto dei tabacchi, sono aumentati dell’1,6%. A conferma di una inversione di tendenza della fase ciclica della congiuntura del commercio, si rileva che, per forma distributiva, l’indice è salito di solo lo 0,7% per la grande distribuzione ed in particolare del 2,0% per gli hard discount, ma è rimasto sostanzialmente invariato (+0,2%) per imprese operanti su piccole superfici. Considerate poi per settore, le vendite sono aumentate dello 0,5% per gli alimentari e dello 0,3% i non alimentari. L’indice del clima di fiducia delle imprese del commercio (Isae) era sceso già a dicembre dello scorso anno e nel primo trimestre di quest’anno risultava ben al di sotto dei livelli della fine del 2006, ma durante tutto il resto dell’anno ha mostrato una positiva intonazione, con vere impennate ad agosto e novembre. Se l’indice mensile è risultato sempre inferiore ai massimi toccati lo scorso anno, la media dell’indice, nei primi undici mesi del 2007, si è collocata a quota 110,2 rispetto ad un valore di 108,6 riferito allo stesso periodo dello scorso anno. Esaminando le serie che entrano nella definizione di fiducia, nella media dell’anno, sono migliorati i giudizi sull’andamento corrente degli affari e in particolare le attese sul volume futuro delle vendite, mentre le valutazioni indicano un incremento delle giacenze. Durante un positivo primo semestre, l’indice grezzo del clima di fiducia dei servizi di mercato (Isae) si è mantenuto lungamente sui valori massimi sperimentati dall’avvio della rilevazione, nel gennaio 2003. Nella parte restante dell’anno in corso, l’indice ha mostrato un netto peggioramento, rispetto allo scorso anno, in particolare da agosto e soprattutto a novembre. Nei primi undici mesi dell’anno l’indice si è attestato in media a quota 28,9 in lieve peggioramento rispetto al livello di 29,4 riferito allo stesso periodo dello scorso anno. Per i sottosettori considerati, sempre nella media del periodo da gennaio a novembre 2007, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, l’indice del clima di fiducia è migliorato solamente per le imprese di servizi destinati alle famiglie, passando da 24,1 a 26,5, è peggiorato leggermente per le imprese di servizi destinati alle imprese, scendendo da 33,5 a 29,6, mentre è nettamente caduto l’indice riferito alle imprese dei servizi finanziari, ridottosi da 11,1 a 2,2. A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 199 A P P E N D I C E Camera di Commercio I.A.A. di Forlì-Cesena 200 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 L L Camera di Commercio di Forlì-Cesena N E L 2 00 7 Il quadro economico nazionale e internazionale. Nel Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2008-2011, deliberato dal Consiglio dei ministri il 28 giugno scorso, era stata prevista per il 2007 una crescita reale del Prodotto interno lordo del 2,0%. In sede di Relazione previsionale e programmatica per il 2008, la stima è stata ridotta all’1,9%. La correzione è decisamente modesta, ma è tuttavia emblematica di un certo appannamento del quadro congiunturale, che ha trovato riscontro nell’evoluzione del Pil dei primi nove mesi. Dall’aumento tendenziale del 2,4% dei primi tre mesi del 2007, e parliamo di dati reali destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario, si è passati nei due successivi trimestri ad incrementi meno sostenuti, rispettivamente pari all’1,8 e 1,9%. Sulla base di questi andamenti un po’ altalenanti, l’incremento annuale dell’1,9% previsto dal Governo in sede di Relazione previsionale e programmatica dovrebbe essere tuttavia rispettato, a meno di una crescita nulla negli ultimi tre mesi dell’anno. Se ciò dovesse avvenire, sarebbe comunque acquisito per il 2007, come sottolineato da Istat, un aumento del Pil pari all’1,7%. Come sottolineato dallo stesso Istituto nell’audizione per il Dpef, per raggiungere l’obiettivo del 2% sarebbe occorsa una crescita media congiunturale dello 0,4% dal secondo trimestre in avanti. In pratica dalla seconda metà del 2007 l’economia italiana avrebbe dovuto accelerare sensibilmente, a cominciare dalla produzione industriale, il cui andamento è apparso, soprattutto nei mesi estivi, piuttosto altalenante. Nel trimestre estivo c’è stato sì un incremento congiunturale del Pil dello 0,4%, ma ha fatto seguito all’andamento praticamente piatto dei tre mesi precedenti (+0,1%). Il quarto trimestre ben difficilmente si chiuderà con lo stesso aumento congiunturale del terzo, in quanto dovrebbe risentire maggiormente della crisi finanziaria internazionale. L’economia italiana sta un po’ risentendo delle turbolenze, per usare le parole della Relazione previsionale e programmatica, indotte dalla crisi dei mutui sub-prime statunitensi, ossia quelli concessi a fronte di limitate garanzie per- Regioni italiane 2005 2006 2007 2008 Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna ITALIA Italia nord-occidentale Italia nord-orientale Italia centrale Mezzogiorno -1,5 -0,6 0,8 0,6 -0,7 1,6 0,1 0,8 -0,2 1,2 0,1 -0,3 1,4 -0,1 -1,6 -0,3 0,5 -2,0 1,7 2,4 0,1 0,1 0,3 -0,1 0,0 1,6 1,7 2,1 2,0 1,9 2,3 2,2 2,7 1,5 2,2 2,2 1,7 1,5 2,1 1,2 1,6 1,7 1,2 1,1 1,7 1,9 2,0 2,3 1,8 1,4 1,9 2,2 2,2 1,9 2,2 2,3 1,5 2,2 1,4 1,4 1,6 1,7 1,0 0,6 1,4 1,1 1,3 1,2 1,7 1,1 1,8 2,1 2,2 1,6 1,3 1,1 1,3 1,6 1,2 1,8 1,5 1,0 1,8 1,5 1,4 1,2 1,5 1,5 0,7 1,6 1,1 0,9 1,2 1,8 1,6 1,5 1,4 1,7 1,5 1,4 AA PP PP EE NN DD II CC EE Camera di Commercio di Forlì-Cesena ’ E CON O M IA R E G IO N A L E Fonte: Unioncamere - Prometeia. Scenari di sviluppo delle economie locali italiane. Rapporto Rapporto sull’economia sull’economia della della provincia provincia di di Forlì-Cesena Forlì-Cesena -- 2007 2007 201 201 Camera di Commercio di Forlì-Cesena l’economia mondiale, secondo la bozza di ottobre del World Economic Outlook, crescerà a un tasso del 5,2%, lo stesso previsto nell’Outlook presentato nello scorso luglio. La crisi dei mutui sub-prime non ha inciso significativamente, grazie soprattutto al traino delle economie emergenti, Cina, Russia e India, che da sole contribuiranno a circa il 50% della crescita globale. Le conseguenze della crisi finanziaria statunitense si avvertiranno maggiormente nel 2008, che crescerà più lentamente rispetto al 2007 e in misura minore, 0,4 punti percentuali, rispetto alla previsione di luglio. Oltre a ciò, sul 2008 peserà il rischio inflazione dovuto al rincaro del prezzo del petrolio, che potrebbe toccare la soglia dei 100 dollari a barile. Nell’Unione europea a 27 paesi il 2007 si chiuderà, secondo la previsione di novembre della Commissione europea, con una crescita del Pil pari al 2,9%, mentre nell’area Euro dovrebbe attestarsi al 2,6%. In settembre si prospettavano incrementi più leggeri pari rispettivamente al 2,8 e 2,5%. La crescita italiana appare più lenta rispetto a quanto prospettato sia per la Ue a 27 paesi che per Eurolandia. Il perché l’Italia cresca meno velocemente rispetto ai partner comunitari dipende dalle gravi carenze che ancora dividono il nostro Paese dall’Europa. Secondo quanto illustrato nel Dpef, l’Italia soffre ancora di bassa capacità di innovazione e di adozione di nuove tecnologie oltre all’insufficiente pressione concorrenziale, soprattutto nel settore dei servizi. A ciò occorre aggiungere la partecipazione al lavoro che continua a essere molto inferiore rispetto alla media europea, soprattutto per le donne e i lavoratori in età avanzata; il basso grado di istruzione della forza lavoro; la penuria di infrastrutture; l’inefficienza degli apparati pubblici. Alcune di queste carenze sono causate dal grave ritardo che ancora esiste fra le regioni del Meridione e il resto del Paese, quasi a prefigurare una nazione a due velocità. In termini sonali, i cui sottoscrittori sono stati messi in seria difficoltà dall’innalzamento dei tassi d’interesse a breve termine. Il relativo tasso di morosità è aumentato dall’11,6% di fine 2005 al 14,8% di giugno 2007. Secondo il Fondo monetario internazionale, ammontano a circa 200 miliardi di dollari le perdite di sistema registrate da febbraio 2007 dal settore dei mutui subprime, includendo le relative cartolarizzazioni e strumenti finanziari. Il prevedibile calo dei consumi delle famiglie statunitensi si ripercuoterà anche sull’area dell’euro, che sarebbe destinata a crescere più lentamente, il tutto in uno scenario di rafforzamento della moneta unica sul dollaro, di forti tensioni sul prezzo del petrolio e di politiche monetarie divergenti tra Stati Uniti ed Europa. La previsione di crescita dell’1,9% proposta dal Governo non è stata condivisa dalla grande maggioranza degli organismi che si occupano di previsioni econometriche. Nell’area dei “pessimisti” troviamo Prometeia, che nella stima di ottobre ha ridotto la crescita del 2007 all’1,7%, limando ulteriormente la previsione dell’1,8% proposta nel mese precedente. Negli stessi termini si sono espressi, nella stima di settembre, il Centro studi Confindustria e, in quella di ottobre, il Fondo monetario internazionale, il quale ha, al pari di Prometeia, ribassato di 0,1 punti percentuali la previsione di settembre. A completare il quadro delle stime inferiori a quella governativa troviamo inoltre Ocse, Isae, Ref e Unioncamere che, tra settembre e novembre, hanno previsto un incremento dell’1,8%. Ad essere in accordo con la previsione governativa troviamo la sola Commissione europea, che ha mantenuto nella stima di novembre la previsione dell’1,9% formulata nello scorso maggio. La crescita dell’economia italiana si è collocata in uno scenario di forte espansione del Pil mondiale. Secondo il Fondo monetario internazionale, nel 2007 1,5 1,0 0,5 0,0 Jul-07 Sep-07 Mar-07 May-07 Nov-06 Jan-07 Jul-06 Sep-06 May-06 Jan-06 Mar-06 Nov-05 Jul-05 Sep-05 Mar-05 May-05 Nov-04 Jan-05 Jul-04 Sep-04 May-04 Jan-04 Mar-04 Sep-03 Nov-03 Jul-03 May-03 -1,0 Jan-03 -0,5 Mar-03 A P P E N D I C E 2,0 Fonte: Osservatorio RegiosS, Dipartimento di Statistica dell’Università di Bologna in collaborazione con Unicredit Banca. 202 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 superiore ai 73.825 milioni di euro preventivati nel Dpef. Nel 2006 la spesa era stata di 67.552 milioni di euro, nel 2005 di 64.213 milioni. Tra le cause di questa lievitazione c’è la ripresa dei tassi d’interesse. Quelli sui Bot, ad esempio, quotati sul Mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di stato, sono passati dal 2,543% lordo di gennaio 2006 al 3,639% di dicembre, per arrivare nello scorso ottobre al 3,995%. I future, ovvero i buoni del tesoro poliennali, hanno mostrato un analogo percorso. Dal 3,645% lordo di gennaio 2006 sono saliti al 4,108% di dicembre e 4,642% di ottobre 2007, dopo avere toccato il massimo del 4,847% in giugno. Il quadro economico regionale. Nella previsione dello scorso luglio, l’Unione italiana delle Camere di commercio aveva ipotizzato per l’Emilia-Romagna una crescita reale del Pil del 2007 pari al 2,3%, più ampia rispetto a quella ipotizzata per Italia (+2,0%) e Nord-est (+2,2%). Nei mesi successivi lo scenario economico nazionale è stato caratterizzato da un appannamento del clima congiunturale, che ha indotto, come descritto precedentemente, a una correzione al ribasso delle stime. L’Emilia-Romagna si è allineata a questo scenario, risultando tuttavia, come vedremo in seguito, tra le regioni più dinamiche del Paese. Secondo la previsione di Unioncamere nazionale di fine ottobre, il 2007 dovrebbe chiudersi con una crescita reale del Prodotto interno lordo regionale pari al 2,2% (vedi tabella 3.1.1), in rallentamento rispetto all’aumento del 2,7% del 2006. Nel Nord-est è stato previsto lo stesso incremento, mentre in Italia è attesa una crescita più contenuta, pari all’1,8%. In entrambi i casi c’è stato un leggero rallentamento rispetto alla situazione del 2006. Il rallentamento della crescita economica regionale è stato confermato dall’evoluzione del relativo indicatore sintetico, che viene calcolato mensilmente dall’Osservatorio RegiosS, nato in seno al Dipartimento di Statistica dell’Università di Bologna attraverso una collaborazione con Unicredit Banca, utilizzando trentanove variabili provenienti da diverse fonti. L’indicatore di attività economica dell’Emilia-Romagna nel primo trimestre del 2007 segna un punto di svolta, evidenziando l’inizio di una fase al rallentatore, che si protrae nei due trimestri successivi. Il valore dell’indicatore scende da valori prossimi all’1,5% dell’ultimo trimestre del 2006 e del primo del 2007 a valori attorno allo 0,5% nel settembre 2007. Le variabili prese in considerazione nella costruzione dell’indicatore presentano ancora valori generalmente positivi, ma meno brillanti rispetto al passato. Si ha insomma una corsa meno veloce dell’economia. In ambito nazionale, come accennato precedentemente, l’Emilia-Romagna ha fatto registrare una delle crescite reali del Prodotto interno lordo più elevate. Solo il Friuli-Venezia Giulia ha evidenziato un aumento più sostenuto pari al 2,3%. Con lo stesso tasso di A P P E N D I C E di ricchezza prodotta per abitante, alcune delle regioni meridionali, nella fattispecie Sicilia, Calabria e Campania, si trovano agli ultimi posti della classifica regionale europea, praticamente alla pari con alcune delle zone più povere della Grecia. La finanza pubblica continua ad essere un fattore di debolezza del sistema Italia, anche se molto è stato fatto, rispetto al quinquennio precedente, sulla strada del risanamento. Il Governo prevede per il 2007 un rapporto tra indebitamento netto della Pubblica amministrazione e Pil pari al 2,4%, ovvero al di sotto del limite del 3% previsto dal trattato di Maastricht. Nel 2006 il deficit era attestato al 4,4%, nel 2005 al 4,2%. L’atteso miglioramento dei conti pubblici trova fondamento nella riduzione del fabbisogno del settore statale, che nei primi undici mesi del 2007 è ammontato a 41 miliardi e 965 milioni di euro rispetto ai 56 miliardi e 118 milioni dell’analogo periodo del 2006. Per trovare un dato migliore bisogna risalire ad un anno di forte espansione quale il 2000, quando venne registrato fino a novembre un deficit pari a 35 miliardi e 793 milioni di euro. Se allarghiamo l’analisi al fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche, nei primi sette mesi del 2007 si registra, secondo i dati Bankitalia, una riduzione di poco superiore ai 15 miliardi di euro. Una robusta mano all’alleggerimento del deficit è venuta dalle entrate tributarie, apparse più ampie rispetto alle previsioni, e da un andamento della spesa pubblica definito dal Ministero dell’Economia coerente con gli obiettivi della manovra di bilancio 2007. L’avanzo primario, ovvero il saldo tra entrate e uscite al netto della spesa per interessi, dovrebbe attestarsi al 2,5%, dopo che nel 2006 si era praticamente azzerato (0,1%). Al di là dei miglioramenti dei disavanzi, resta tuttavia una abnorme consistenza del debito pubblico, una autentica palla al piede per l’economia italiana, la cui gestione, leggi il pagamento degli interessi, sottrae risorse importanti che potrebbero essere destinate in modo più proficuo. Secondo le statistiche di Bankitalia, a fine giugno il debito lordo della Pubblica amministrazione è ammontato a 1.620.220 milioni di euro, con un incremento dell’1,3% rispetto all’analogo mese del 2006. Nella media dei primi sei mesi del 2007 la crescita è stata del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2006, che a sua volta aveva registrato un aumento del 3,8%. Nella Relazione previsionale e programmatica per il 2008, nel 2007 il debito pubblico dovrebbe attestarsi al 105,0% del Pil, in miglioramento rispetto al 106,8% del 2006 e 106,2% del 2005. Al di là dell’alleggerimento del rapporto fra debito e Pil, abbastanza discutibile statisticamente in quanto mette a confronto un dato di stock, quale il debito, con uno di flusso, quale il Pil, ma non vi sono valide alternative di confronto, resta una cifra, come detto precedentemente, enorme in termini assoluti, che nel 2007 comporterà una spesa per interessi passivi pari a oltre 74 milioni e mezzo di euro, in misura 203 A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 204 crescita dell’Emilia-Romagna si sono collocate Valle d’Aosta, Lombardia e Veneto. In linea con quanto avvenuto nel 2006, in nessuna regione sono stati prospettati dei cali. L’incremento più contenuto, pari allo 0,6%, ha riguardato il Molise. Al di là della correzione al ribasso, comunque contenuta, rimane una crescita economica comunque apprezzabile. La domanda interna è apparsa in recupero, grazie all’accelerazione della spesa per consumi delle famiglie e degli investimenti fissi lordi. La spesa delle famiglie dovrebbe aumentare nel 2007 del 2,4%, in misura più sostenuta rispetto all’incremento del 2,0% del 2006. Nel Nord-est è stata prospettata una crescita più contenuta (+2,2%) e lo stesso dovrebbe avvenire per l’Italia (+1,7%). L’Emilia-Romagna ha registrato il migliore aumento percentuale del Paese, davanti a Friuli-Venezia Giulia (+2,3%) e Veneto (+2,2%). Per quanto riguarda la spesa per consumi della Pubblica amministrazione e delle Istituzioni sociali private è attesa anche in questo caso una accelerazione, ma su ritmi tuttavia molto contenuti, se si considera che si passerebbe da +0,2 a +0,9%. Per gli investimenti fissi lordi è stato prospettato un aumento reale del 4,1%, più elevato rispetto a quanto previsto nel Paese (+3,5%) e nel Nord-est (+3,1%), oltre che in accelerazione rispetto all’andamento del 2006 (+3,9%). La buona intonazione degli investimenti è stata supportata dall’esigenza di rinnovare gli impianti, razionalizzare i processi produttivi, oltre che accrescere la capacità produttiva in un momento di congiuntura favorevole. In ambito nazionale, l’Emilia-Romagna si è collocata nella fascia di crescita superiore al 4%. Le regioni più dinamiche sono risultate Campania (+7,2%), Liguria (+7,1%), Valle d’Aosta (+6,1%), Basilicata (+5,2%), Umbria (+4,6%), Molise (+4,5%) e Sicilia (+4,5%). L’export appare tra i più forti sostegni alla crescita. Per Unioncamere nazionale il 2007 dovrebbe chiudersi con un aumento reale consistente (+4,3%), nonostante il rallentamento evidenziato rispetto al forte incremento del 5,0% del 2006. L’evoluzione dell’Emilia-Romagna è apparsa leggermente più contenuta in rapporto a quella del Nord-est (+4,6%), ma superiore rispetto a quella nazionale (+3,6%). La stima di Unioncamere nazionale va nella direzione emersa dai dati Istat, che nella prima metà del 2007 hanno registrato un aumento a valori correnti del 12,6%, che ha portato l’Emilia-Romagna a insidiare il secondo posto, in termini di contributo all’export nazionale, occupato dal Veneto. Il valore aggiunto, che misura il contributo dato dai vari settori economici alla crescita economica, è previsto in aumento del 2,3%, in lieve progresso rispetto all’incremento del 2,2% del 2006. E’ da sottolineare la ripresa dell’industria edile, passata dalla crescita dell’1,3% del 2006 all’incremento dell’1,8% del 2007, mentre l’agricoltura dovrebbe invertire la tendenza negativa emersa nel 2006. L’industria in senso stretto è aumentata in misura apprezzabile, ma meno intensamente rispetto all’evoluzione del 2006. Il progressivo rallentamento della crescita produttiva, evidenziato dalle indagini congiunturali, va in questa direzione. Nell’ambito dei servizi, è atteso un aumento reale del 2,1%, praticamente lo stesso del 2006. Per quanto concerne l’occupazione, valutata sotto l’aspetto delle unità di lavoro, è prevista una crescita dello 0,8%, la stessa prospettata per il Nord-est e l’Italia. Nel 2006 c’era stato un aumento più elevato, pari al 2,0%, oltre che superiore a quanto rilevato nella ripartizione e nel Paese. Il rallentamento è piuttosto marcato, ma va sottolineato che l’Emilia-Romagna si è allineata alla grande maggioranza delle regioni italiane. Le accelerazioni della crescita delle unità di lavoro sono state riscontrate in appena quattro regioni, vale a dire Trentino-Alto Adige, Marche, Abruzzo e Campania. E’ doveroso sottolineare che le unità di lavoro equivalgono al numero di posizioni lavorative equivalenti a tempo pieno e non vanno assolutamente confuse con il numero di occupati. L’insieme delle unità di lavoro deriva infatti dalla somma delle posizioni lavorative a tempo pieno e di quelle a tempo parziale, sia principali che secondarie, trasformate in unità a tempo pieno. In pratica, due occupati a tempo pieno in un anno, per un totale di ventiquattro mesi, hanno un peso maggiore rispetto a dieci occupati che però hanno lavorato solo due mesi a testa nell’anno. La crescita del Pil regionale è stata confermata dalla maggioranza degli indicatori riferiti ai principali aspetti economici della regione. Il mercato del lavoro è stato caratterizzato da una crescita degli occupati più ampia rispetto al Paese e alla ripartizione Nord-est, mentre sono diminuite le persone in cerca di occupazione, con conseguenti riflessi sul relativo tasso di disoccupazione. L’agricoltura non ha beneficiato di condizioni climatiche ottimali, che comporteranno un probabile calo della produzione erbacea, ma i prezzi alla produzione sono apparsi generalmente in crescita, soprattutto in ambito cerealicolo e avicolo. Le prime stime redatte dall’Assessorato regionale all’agricoltura parlano di un aumento in valore della produzione vendibile pari al 9,8%, che si può giudicare positivamente. L’industria in senso stretto (manifatturiera, estrattiva ed energetica) ha consolidato la fase di ripresa che aveva caratterizzato il 2006. Nei primi nove mesi è stata rilevata una crescita produttiva del 2,2%, che si è sommata all’incremento dello stesso tenore rilevato nei primi nove mesi del 2006. Sulla stessa lunghezza d’onda si sono sintonizzati fatturato e ordinativi. L’industria delle costruzioni ha registrato un leggero incremento del volume d’affari, che si è associato al nuovo aumento dell’occupazione. Un analogo andamento ha riguardato la consistenza delle imprese. Le attività commerciali hanno evidenziato una crescita Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena La demografia delle imprese, che da quest’anno è commentata in uno specifico capitolo, è stata caratterizzata da un nuovo aumento della consistenza delle imprese, pari allo 0,6% e da un saldo positivo, tra iscrizioni e cessazioni, comprese quelle d’ufficio, pari a 2.237 unità. In ambito nazionale l’Emilia-Romagna è risultata la quinta regione italiana in termini di diffusione delle imprese sulle popolazione, con 1.020 imprese ogni 10.000 abitanti. I settori più dinamici sono risultati pesca, costruzioni e attività immobiliari, compresi i servizi di noleggio, informatici, ricerca e sviluppo, ecc. Il calo percentuale più consistente, pari al 3,6%, ha riguardato il ramo dei “Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni”. Si è ulteriormente rafforzato il peso delle società di capitale, mentre in termine di status delle imprese le cancellazioni di ufficio hanno cominciato ad intaccare la consistenza delle imprese inattive. Aumentano le Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 cariche, ma soltanto quelle amministrative, a fronte della stabilità degli imprenditori e della flessione dei soci e delle “altre cariche”. Continua l’onda lunga degli stranieri. Dalle 18.768 cariche ricoperte a fine settembre 2000 si è progressivamente passati alle 44.319 di fine settembre 2007. L’andamento del mercato del lavoro è stato caratterizzato da uno scenario virtuoso, rappresentato dalla crescita dell’occupazione e dalla riduzione del tasso di disoccupazione. Nella media dei primi due trimestri del 2007 le rilevazioni continue Istat sulle forze di lavoro hanno stimato mediamente in Emilia-Romagna circa 1.936.000 occupati, vale a dire l’1,0% in più rispetto allo stesso periodo del 2006, equivalente, in termini assoluti, a circa 19.000 persone. La crescita della regione è risultata più ampia rispetto a quanto avvenuto sia nel Nord-est, che in Italia, entrambe con un incremento dello 0,5%. Gli uomini sono aumentati più delle donne (+1,2% contro +0,7%), mentre dal lato della posizione professionale sono stati i dipendenti a trainare la crescita (+2,5%), a fronte della diminuzione del 2,8% accusata dagli occupati autonomi. L’Emilia-Romagna ha registrato, nel secondo trimestre del 2007, il migliore tasso di occupazione del Paese, con una percentuale di occupati in età 15-64 anni sulla rispettiva popolazione superiore al 70%, a fronte della media nazionale del 58,9% e Nord-orientale del 67,6%. Un uguale primato si riscontra anche in termini di tasso di attività, che nel secondo trimestre si è attestato al 72,5%. Se analizziamo l’evoluzione degli occupati dal lato del settore di attività economica, emergono andamenti di segno diverso. L’agricoltura è tornata a diminuire (-7,1%). Gran parte di questo decremento è da attribuire alla flessione del 10,5% patita dagli occupati autonomi, soprattutto donne. Gli occupati alle dipendenze sono invece apparsi stabili. L’industria ha avuto una parte importante nel sostenere l’occupazione regionale, con una crescita media del 3,8%, dovuta principalmente al traino degli occupati alle dipendenze, aumentati del 4,3%, a fronte dell’incremento del 2,0% degli occupati indipendenti. Per quanto riguarda i principali comparti industriali, è da sottolineare la vivacità dell’industria in senso stretto (energia, estrattiva, manifatturiera), che è cresciuta del 4,0%. L’industria delle costruzioni e installazioni impianti è cresciuta anch’essa su ritmi apprezzabili (+2,8%), anche se meno intensi rispetto a quanto avvenuto nella prima metà del 2006 (+3,2%). La consistenza degli addetti nei servizi è rimasta la stessa dell’anno precedente (+0,3% in Italia). La causa di questo stallo è da ascrivere soprattutto alla battuta d’arresto delle attività commerciali, compresa la riparazione dei beni di consumo, che è stata rappresentata da una flessione del 7,2%. Nell’ambito delle attività del A P P E N D I C E delle vendite al dettaglio pari all’1,8%, uguagliando nella sostanza l’evoluzione dei primi nove mesi del 2006. La produzione dell’artigianato manifatturiero è cresciuta moderatamente, consolidando la tendenza espansiva in atto dal 2006. Il credito è stato caratterizzato dal buon ritmo di crescita degli impieghi, soprattutto a breve termine, e dall’alleggerimento delle sofferenze bancarie. La raccolta bancaria è apparsa in ripresa. Nell’ambito dei trasporti aerei sono stati registrati dei significativi progressi del traffico passeggeri in ogni scalo. La stagione turistica è stata caratterizzata dall’aumento di arrivi e pernottamenti e dalla crescita della spesa dei turisti internazionali. L’export del primo semestre è apparso in sensibile aumento (+12,6%), confermandosi tra i principali sostegni della ripresa. Protesti e fallimenti sono risultati in calo. La propensione agli investimenti industriali è apparsa in crescita, almeno nelle intenzioni, rispetto al 2006. La compagine imprenditoriale, sia totale che artigiana, è risultata nuovamente in espansione. La Cassa integrazione guadagni di matrice anticongiunturale è andata diminuendo nel corso dell’anno, proponendo un decremento del 41,7%, relativamente ai primi dieci mesi. Un analogo andamento ha riguardato gli interventi straordinari (-28,2%). In questo contesto espansivo le note negative sono risultate abbastanza circoscritte. La più importante è stata rappresentata, a nostro avviso, dalla fiammata dell’inflazione e dalla ripresa dei tassi d’interesse attivi, sull’onda degli aumenti apportati dalla Bce al tasso di riferimento nel 2007. Un altro neo è stato rappresentato dal calo dei trasporti portuali, sia secchi che petroliferi, che però è stato mitigato dalla buona intonazione di una voce ad alto valore aggiunto quali i container. Passiamo ora ad illustrare più dettagliatamente alcuni temi specifici della congiuntura del 2007, rimandando ai capitoli specifici coloro che ambiscono ad un ulteriore approfondimento. 205 Camera di Commercio di Forlì-Cesena A P P E N D I C E terziario diverse dal commercio c’è stato invece un incremento dell’1,0% Le persone in cerca di occupazione sono risultate circa 61.000, vale a dire il 7,1% in meno rispetto al primo semestre 2006. Il nuovo alleggerimento della disoccupazione emiliano-romagnola si è associato al calo del relativo tasso, passato dal 3,3 al 3,1%. Nel Paese si è scesi dal 7,1 al 6,0%. Solo due regioni, vale a dire Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta, hanno evidenziato un tasso più contenuto rispetto a quello dell’Emilia-Romagna. La diminuzione delle persone in cerca di occupazione è stata determinata dalle donne, diminuite del 15,3%, a fronte dell’aumento del 6,6% degli uomini. Sotto l’aspetto della condizione, è da sottolineare la flessione del 13,9% di chi non aveva precedenti esperienze lavorative, largamente superiore al calo del 5,2% di chi invece ne aveva. 206 L’annata agraria 2006-2007 è stata caratterizzata da un andamento climatico quanto meno anomalo, che non ha mancato di riflettersi sulle rese di alcune colture. L’inverno è stato caratterizzato da temperature decisamente oltre la media, che hanno determinato anticipi nella maturazione, e quindi nella raccolta, mentre la siccità estiva, unita alla insignificante piovosità di aprile, ha causato diffusi cali nelle rese unitarie. I primi dati provvisori di alcune coltivazioni, relativi alle stime dello scorso luglio, hanno evidenziato diminuzioni nelle produzioni unitarie superiori al 5% per frumento, sia tenero che duro, patate, piselli, soia, susine, nettarine e albicocche. Cali compresi fra il 2 e 5% sono stati registrati per pere e pesche. Per la vendemmia si prospetta una flessione del 10%, che è stata tuttavia mitigata dalla buona qualità delle uve. La produzione di Parmigiano-Reggiano dei primi dieci mesi del 2007 è apparsa sostanzialmente stabile rispetto all’analogo periodo del 2007 (-0,2%), mentre il mercato è apparso in ripresa. A tutta la prima settimana di novembre le vendite del millesimo 2006 hanno rappresentato il 71,7% della produzione vendibile. Nello stesso periodo del 2006 era stata registrata, relativamente al millesimo 2005, una percentuale pari al 62,8%. Sotto l’aspetto mercantile, le prime stime redatte dall’Assessorato regionale all’agricoltura hanno evidenziato una generale ripresa dei prezzi alla produzione delle coltivazioni, con punte particolarmente marcate nel complesso dei cereali, oltre a soia, girasole, pomodoro da industria, mele, pere e albicocche. In ambito zootecnico è da sottolineare la ripresa delle quotazioni di uova e carni avicole. Segnali negativi sono invece emersi nei comparti bovino, suino e cunicolo. La produzione vendibile è destinata a crescere quasi del 10%, vale a dire su livelli quanto meno soddisfacenti se rapportati alla crescita media dell’inflazione, che dovrebbe attestarsi attorno al 2%. L’export di prodotti dell’agricoltura e della caccia del- la prima metà del 2007 è apparso vitale, in virtù di un aumento del 14,1% rispetto all’analogo periodo del 2006. Il principale cliente, vale a dire la Germania, ha accresciuto gli acquisti del 15,1%. A fine settembre 2007 la consistenza delle imprese attive nei settori dell’agricoltura, caccia e silvicoltura si è ridotta dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del 2006, consolidando il pluriennale trend negativo, in gran parte determinato da un’effettiva riduzione e ristrutturazione del sistema imprenditoriale, dovuta in parte al mancato ricambio di chi si ritira dal lavoro. L’occupazione è apparsa in diminuzione. Nel primo semestre 2007 è ammontata a circa 75.000 addetti, vale a dire il 7,1% in meno rispetto all’analogo periodo del 2006, che a sua volta aveva evidenziato una crescita del 3,4%. La diminuzione è stata essenzialmente determinata dalla posizione professionale più consistente, vale a dire gli occupati indipendenti (-10,5%). L’occupazione alle dipendenze ha invece sostanzialmente tenuto (-0,1%). Per quanto concerne il settore della pesca , l’export di pesci e altri prodotti della pesca dei primi sei mesi del 2007 ha accusato una diminuzione dello 0,7% rispetto all’analogo periodo del 2006, in sostanziale linea con quanto avvenuto in Italia (-1,6%). La quasi totalità del prodotto è stata destinata all’Europa, in particolare Spagna (46,7%), Germania (16,8%), Regno Unito (9,9%), Francia (9,2%), Svizzera (7,1%) e Olanda (6,1%). La leggera diminuzione complessiva è da attribuire in primo luogo alle flessioni accusate da alcuni dei principali acquirenti, quali Germania, Francia, Svizzera e Olanda, parzialmente compensate dai cospicui incrementi degli acquisti da Spagna (+22,3%) e Regno Unito (+73,0%). La compagine imprenditoriale della pesca, piscicoltura e servizi annessi a fine settembre 2007 è stata costituita da 1.799 imprese attive, vale a dire il 3,8% in più rispetto all’analogo periodo del 2006. Il saldo tra iscrizioni e cancellazioni è risultato in attivo di 49 unità, in misura più contenuta rispetto al surplus di 81 imprese dell’anno precedente. L’industria in senso stretto ha consolidato la ripresa emersa nel 2006. Nei primi nove mesi del 2007 la produzione è mediamente aumentata del 2,2% rispetto ai primi nove mesi del 2006, che a loro volta avevano registrato un incremento dello stesso tenore. Il fatturato è cresciuto del 2,4%, in leggero rallentamento rispetto all’evoluzione dei primi nove mesi del 2006. A questa situazione discretamente intonata non è stata estranea la domanda, che ha beneficiato di un aumento del 2,1%, appena al di sotto della variazione emersa tra gennaio e settembre 2006. A completare il quadro positivo hanno provveduto le esportazioni apparse in crescita del 3,9%, in leggera accelerazione rispetto all’evoluzione dei primi nove mesi del 2006. Questo Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena L’industria delle costruzioni è apparsa in moderata crescita. Nei primi nove mesi del 2007 il volume di affari è risultato mediamente in aumento dello 0,5% rispetto all’analogo periodo del 2006, che a sua volta si era chiuso con una crescita dello 0,9%. Dal lato della dimensione d’impresa, sono state quelle di grande dimensione da 50 a 500 dipendenti, a trainare la crescita, manifestando un incremento medio del volume d’affari pari all’1,6%, a fronte dei moderati aumenti dello 0,1 e 1,1% rilevati rispettivamente nelle piccole e medie imprese. La lenta crescita del fatturato si è associata al buon andamento dell’occupazione. Nei primi sei mesi del 2007 è stato registrato un aumento tendenziale del 2,8%, equivalente in termini assoluti a circa 4.000 addetti. Dal lato della posizione professionale, è stata quella indipendente a evidenziare la crescita più sostenuta (+3,6%), a fronte dell’aumento del 2,1% mostrato dagli occupati alle dipendenze. Secondo i dati dell’indagine previsionale Excelsior, nel 2007 il settore delle costruzioni dovrebbe invece registrare una leggera diminuzione percentuale dell’occupazione dipendente pari allo 0,1%, in contro tendenza rispetto all’incremento dell’1,1% prospettato nel 2006. La consistenza della compagine imprenditoriale è apparsa nuovamente in crescita. A fine settembre 2007 le imprese attive iscritte nel relativo Registro sono Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 risultate quasi 74.000, vale a dire il 3,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2006. A fine 1995 se ne contavano 41.135. Il saldo tra iscrizioni e cessazioni, compreso le cancellazioni d’ufficio, registrato nei primi nove mesi è risultato ampiamente positivo (+981), anche se in misura più contenuta rispetto all’analogo periodo del 2006, quando si registrò un attivo di 1.535 imprese. Per quanto riguarda gli appalti delle opere pubbliche banditi, nella prima metà del 2007 è emersa una tendenza moderatamente espansiva, in linea con quanto emerso nel primo semestre 2006. Alla diminuzione del numero di gare (-29,4%) si è contrapposta la crescita del 5,8% del valore degli importi dei bandi di gara. Per quanto concerne le aggiudicazioni, sono invece emersi dei segnali negativi. Alla flessione del 19,1% del numero di gare aggiudicate si è associato il calo del 17,5% dei relativi importi. L’indagine del sistema camerale sul commercio interno ha registrato segnali positivi, tuttavia da ascrivere alla sola grande distribuzione. Nei primi nove mesi del 2007 è stata rilevata una crescita nominale delle vendite al dettaglio pari all’1,8% rispetto all’analogo periodo del 2006, che a sua volta aveva evidenziato una crescita dell’1,9%. L’occupazione è apparsa in flessione. Nella prima metà del 2007 gli occupati sono mediamente ammontati a circa 300.000 unità, vale a dire il 7,2% in meno rispetto allo stesso periodo del 2006 che, a sua volta, aveva registrato una crescita del 9,3%. Gli addetti alle dipendenze sono diminuiti più velocemente (-9,1%), rispetto a quelli autonomi (-4,3%), mentre per quanto concerne il genere, il calo si è distribuito equamente tra uomini (-7,2%) e donne (-7,1%). Secondo l’indagine Excelsior sui fabbisogni occupazionali, il 2007 dovrebbe invece chiudersi con un saldo positivo di 550 dipendenti. Alla flessione dell’occupazione indipendente emersa dall’indagine sulle forze di lavoro è si associato un analogo andamento per quanto concerne la compagine imprenditoriale iscritta nel Registro delle imprese. A fine settembre 2007, escludendo gli alberghi e pubblici esercizi, sono risultate attive in Emilia-Romagna 97.657 imprese rispetto alle 98.064 dello stesso mese del 2006, per una variazione negativa dello 0,4%, la stessa registrata nel Paese. Per quanto riguarda i fallimenti dichiarati nel commercio e riparazione di beni di consumo è emerso un andamento positivo. Nelle province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Piacenza e Ravenna, relativamente ai primi nove mesi del 2007, ne sono stati conteggiati 30 rispetto ai 47 dell’analogo periodo del 2006, per una variazione percentuale negativa del 36,2%, in linea con la diminuzione generale del 21,4%. A P P E N D I C E andamento si è coniugato alla buona intonazione delle vendite all’estero rilevate da Istat, che nei primi sei mesi del 2007 sono aumentate del 12,6% rispetto all’analogo periodo del 2006. Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini ha sfiorato i quattro mesi, risultando in crescita rispetto al livello dei primi nove mesi del 2006. Il miglioramento del clima congiunturale si è associato al buon andamento dell’occupazione, che è apparsa in forte crescita. Secondo le indagini Istat sulle forze di lavoro è mediamente ammontata nel primo semestre 2007 a circa 554.000 unità, con un incremento del 4,0% rispetto all’analogo periodo del 2006, equivalente, in termini assoluti, a circa 21.000 addetti. Dal lato del genere, sono state le donne ad aumentare il loro numero più velocemente (+7,9%) rispetto agli uomini (+2,1%), mentre per quanto concerne la posizione professionale è stata l’occupazione alle dipendenze a trainare l’incremento, con una crescita del 4,6%, a fronte della sostanziale stabilità degli indipendenti (+0,4%). Secondo l’indagine Excelsior, si prospetta un aumento su base annua dello 0,7%, equivalente a 3.000 dipendenti in più, leggermente superiore a quello ipotizzato per il 2006. La compagine imprenditoriale si è articolata a fine settembre 2007 su 58.203 imprese, vale a dire lo 0,4% in meno rispetto all’analogo periodo del 2006. Il saldo fra iscrizioni e cessazioni è risultato negativo per un totale di 819 imprese, superando il passivo di 497 imprese dell’anno precedente. I dati Istat relativi alle esportazioni dei primi sei mesi del 2007 hanno evidenziato un andamento virtuoso, 207 A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 208 in linea con la situazione positiva che ha caratterizzato la quasi totalità delle regioni italiane. L’ammontare in valore ha superato i 22 miliardi e mezzo di euro, rispetto ai circa 20 miliardi dello stesso periodo del 2006, per una variazione del 12,6%, più elevata rispetto a quanto registrato nel Nord-est (+10,7%) e in Italia (+11,6%). L’Emilia-Romagna si è confermata la terza regione esportatrice, alle spalle di Lombardia e Veneto. Il divario con quest’ultima regione è stato ormai colmato, se si considera che la quota dell’Emilia-Romagna si è attestata al 12,8%, appena al di sotto della quota del 12,9% del Veneto L’export continua ad essere fortemente caratterizzato dai prodotti metalmeccanici, che nel primo semestre 2007 hanno rappresentato quasi il 62% del totale delle vendite all’estero. Seguono i prodotti della moda (9,4%), della trasformazione dei minerali non metalliferi (9,1%), alimentari e chimici, entrambi con una quota del 6,2%. A trainare l’aumento generale sono stati i prodotti più venduti, vale a dire quelli metalmeccanici, cresciuti nel primo semestre del 15,0% rispetto all’analogo periodo del 2006. I prodotti della moda sono aumentati del 15,9%, consolidando l’incremento del 6,1% emerso nella prima metà del 2006. I prodotti della trasformazione dei minerali non metalliferi (comprendono l’importante comparto delle piastrelle in ceramica sono invece aumentati molto più lentamente (+1,6%) rispetto alla media generale, registrando nel contempo un vistoso rallentamento nei confronti della crescita riscontrata nel primo semestre 2006 (+9,9%). I prodotti alimentari hanno beneficiato di una situazione moderatamente intonata, rappresentata da una crescita del 5,1%, in rallentamento rispetto all’evoluzione della prima parte del 2006 (+10,3%). Nell’ambito degli altri prodotti manifatturieri vanno sottolineati gli aumenti percentuali a due cifre di mobili a altri prodotti manifatturieri, prodotti del legno, chimici e della gomma e materie plastiche. Per quanto riguarda i mercati di sbocco, si è rafforzato il peso del continente europeo che nei primi sei mesi del 2007 ha acquistato più del 70% delle merci esportate dall’Emilia-Romagna – 59,3% nella sola Unione europea a 27 paesi - rispetto alla quota del 68,9% della prima metà del 2006. Oltre all’Europa, la regione è riuscita ad affermarsi in ogni continente, con una particolare accentuazione per l’Africa (+13,0%), il cui peso sul totale dell’export è tuttavia marginale (3,7%). La crescita più ridotta è stata riscontrata nel continente americano (+2,2%), che ha risentito del basso profilo delle vendite destinate al ricco mercato del nord-america (-2,6%). Verso il continente asiatico l’incremento è stato dell’11,9%, quasi un punto percentuale in meno rispetto alla crescita media del 12,6%. Se apriamo una finestra sul colosso cinese, si registra un aumento più contenuto (+8,2%). Per quanto concerne il turismo, nei primi sei mesi del 2007, i dati raccolti ed elaborati da sei Amministrazioni provinciali hanno registrato, nel complesso degli esercizi, un aumento di arrivi e presenze rispettivamente pari al 6,1 e 3,2%. Questo andamento è stato determinato sia dagli italiani (+6,0% gli arrivi; +3,7% le presenze), che dagli stranieri (+6,4% gli arrivi; +1,3% le presenze). Il periodo medio di soggiorno si è attestato sui 4,19 giorni, rispetto ai 4,30 della prima metà del 2006. Se si restringe il campo di osservazione al cuore della stagione turistica, vale a dire il periodo maggio-settembre, nelle quattro province costiere emerge un andamento espansivo, sia sotto l’aspetto degli arrivi (+4,0%), che delle presenze (+1,0%). Gli arrivi della clientela italiana sono cresciuti più velocemente rispetto a quelli stranieri: +4,3% contro +3,0%, mentre dal lato dei pernottamenti c’è stato un maggiore equilibrio: +1,0% gli italiani; +0,9% gli stranieri. Il traffico portuale è apparso in rallentamento. Secondo i dati dell’Autorità portuale, messi a disposizione da Bankitalia, nei primi otto mesi del 2007 il movimento merci è diminuito del 3,7% nei confronti dell’analogo periodo del 2006. A far pendere negativamente la bilancia portuale ha contribuito soprattutto la sospensione della operatività della centrale termoelettrica di Porto Tolle, situata nel delta del fiume Po, con il conseguente calo degli sbarchi di prodotti petroliferi. I carichi secchi, che qualificano l’aspetto squisitamente commerciale di una struttura commerciale, sono apparsi anch’essi in diminuzione, a causa soprattutto del ridimensionamento di una delle voci più importanti, ovvero i prodotti metallurgici. I risultati più eclatanti sono venuti da una delle voci a più elevato valore aggiunto, ovvero i containers. Nei primi dieci mesi il relativo movimento, valutato in termini di Twenty Foot Equivalent Unit, ovvero l’unita di misura standard che indica il volume di un singolo container, è cresciuto del 29,4% rispetto all’analogo periodo del 2006. Nel segmento dei “pieni” l’aumento è salito al 34,5%. Nel settore del trasporto aereo, l’andamento complessivo del traffico passeggeri rilevato negli scali commerciali di Bologna, Forlì, Parma e Rimini nei primi dieci mesi del 2007 è risultato di segno ampiamente positivo. In complesso sono stati movimentati quasi 5 milioni di passeggeri, con un aumento del 12,4% rispetto all’analogo periodo del 2006. In termini di aeromobili, la movimentazione ha superato le 77.000 unità, con un incremento del 7,8% rispetto alla situazione dei primi dieci mesi del 2006. L’unico neo è venuto dal traffico merci sceso da 15.732 a 14.922 tonnellate, per una variazione negativa del 5,1%. Secondo i dati diffusi dalla Direzione commerciale & marketing della S.a.b. l’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna ha chiuso brillantemente i primi undici Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 dell’anno precedente. L’aeroporto Giuseppe Verdi di Parma ha chiuso i primi undici mesi del 2007 con un bilancio positivo. Al calo del 2,8% degli aeromobili arrivati e partiti, da attribuire interamente ai charter e agli aerotaxi e aviazione generale (i voli di linea sono cresciuti dell’8,3%), si è contrapposto l’aumento del 7,4% dei passeggeri movimentati. In questo ambito, le flessioni accusate da charter e aerotaxi¬aviazione generale, sono state più che compensate dal miglioramento evidenziato dai voli di linea, il cui movimento passeggeri è passato da 99.733 a 111.595 unità. Le merci trasportate si sono azzerate, rispetto alle 313 tonnellate registrare nei primi undici mesi del 2006. Il servizio merci è sospeso dal mese di giugno 2006. Nell’ambito del credito è emersa una situazione decisamente espansiva, che ha tratto origine da un ciclo congiunturale positivo, oltre che in consolidamento. A fine giugno 2007 è stata registrata in Emilia-Romagna una crescita tendenziale degli impieghi bancari pari al 10,1%, in leggero aumento rispetto all’incremento medio del 9,6% dei dodici mesi precedenti. Qualche segnale di rallentamento è venuto dal credito a medio e lungo termine, la cui crescita è risultata inferiore di quasi due punti percentuali rispetto all’aumento medio dei dodici mesi precedenti. La frenata è dipesa soprattutto dal rallentamento dei mutui destinati all’acquisto dell’abitazione. A fine giugno 2007 i relativi finanziamenti sono cresciuti del 9,7% rispetto allo stesso mese del 2006, vale a dire cinque punti percentuali in meno in rapporto al trend dei dodici mesi precedenti. Le erogazioni effettuate dalle banche alle imprese relativamente ai finanziamenti a medio-lungo termine destinati agli investimenti in macchinari e attrezzature sono state caratterizzate da segnali positivi. Nei primi sei mesi del 2007 le somme erogate, tra credito agevolato e non agevolato, sono ammontate a oltre 1.520 milioni di euro, vale a dire il 3,2% in più rispetto all’analogo periodo del 2006. La buona intonazione delle erogazioni emersa in Emilia-Romagna è apparsa in sintonia con l’andamento nazionale (+5,9%). In termini di consistenza c’è stato in regione a fine giugno 2007 un aumento tendenziale del 10,2%, superiore di quasi quattro punti percentuali al trend dei dodici mesi precedenti. Per quanto concerne il credito al consumo concesso alle famiglie, non sono emersi segnali di rallentamento, nonostante la ripresa dei tassi d’interesse. A fine giugno 2007 la relativa consistenza è ammontata in Emilia-Romagna a quasi 5.758 milioni di euro, vale a dire il 21,3% in più rispetto all’analogo periodo del 2006. Il rapporto tra sofferenze e impieghi bancari della clientela residente si è attestato in Emilia Romagna a giugno 2007 al 2,80%, praticamente sugli stessi livelli A P P E N D I C E mesi del 2007. I passeggeri movimentati sono risultati poco più di 4 milioni, senza considerare l’aviazione generale, vale a dire il 9,5% in più rispetto all’analogo periodo del 2006. Il totale passeggeri di gennaio-novembre 2007 ha superato la movimentazione dell’intero 2006. Di conseguenza, l’Aeroporto di Bologna si avvia a stabilire il nuovo record di traffico annuale della sua storia. L’incremento complessivo è stato determinato dai voli di linea, i cui passeggeri sono aumentati dell’11,0%, a fronte della diminuzione dell’1,5% di quelli charter. Nell’ambito della destinazione delle rotte, i collegamenti interni sono cresciuti più velocemente (+11,8%) rispetto a quelli internazionali (+8,4%). Gli aeromobili movimentati, tra voli di linea e charter, sono risultati 57.071 vale a dire il 7,8% in più rispetto ai primi undici mesi del 2006. Per le merci movimentate si è passati da circa 14.462 a 15.288 tonnellate, per un incremento percentuale del 5,7%. La spedizione della posta aerea è invece diminuita da 1.838 a 1.723 tonnellate, per un calo percentuale del 6,2%. L’aeroporto Federico Fellini di Rimini ha chiuso i primi dieci mesi del 2007 con un bilancio che si può definire lusinghiero. Alla crescita del 31,6% degli aeromobili movimentati, passati da 6.246 a 8.222 (è compresa l’aviazione generale) si è associato un andamento ancora più sostenuto del movimento passeggeri a Rimini il grosso del traffico è costituito di norma dai voli internazionali curato da ventotto compagnie straniere rispetto alle cinque nazionali - cresciuto da 299.503 a 462.615 unità, per un variazione positiva pari al 54,5%. L’ultima volta che l’Aeroporto riminese ha “infranto” il muro dei 400mila passeggeri risale al 1973. Dal 1958 al 2006, Il “Federico Fellini” è stato sopra i 400mila passeggeri solo in sei occasioni (1965, 1966, 1970, 1971, 1972, 1973). Per quanto riguarda l’aeroporto Luigi Ridolfi di Forlì, nei primi dieci mesi del 2007 sono stati movimentati, fra voli di linea e charter, 4.859 aeromobili rispetto ai 4.614 dell’analogo periodo del 2006, per una variazione positiva del 5,3%. Questo andamento è stato determinato dalla crescita dell’8,5% dei voli di linea hanno coperto quasi il 95% dei traffici - a fronte della flessione del 32,0% accusata da quelli charter. Per quanto concerne il traffico passeggeri, nei primi dieci mesi del 2007 ne sono stati movimentati 592.694 rispetto ai 542.517 dell’analogo periodo del 2006, vale a dire il 9,2% in più. La crescita dei passeggeri movimentati è da attribuire, coerentemente con quanto rilevato in merito al movimento degli aeromobili, alla buona intonazione dei voli di linea (+9,9%), a fronte della flessione di quelli charter (-5,4%) Nell’ambito delle merci, gli aerei cargo movimentati sono risultati appena 6 contro i 52 del periodo gennaio-ottobre 2006. Le merci movimentate, compresa l’aliquota degli aerei misti, sono ammontate ad appena 28 tonnellate, in forte calo rispetto alle 591 209 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Cassa integrazione guadagni. Ore autorizzate agli operai e impiegati. Emilia-Romagna. Periodo gennaio-ottobre 2006-2007. 2006 Tipo di intervento Valori assoluti 2007 Comp. % Valori assoluti Comp. % Var. % 2006-2007 INTERVENTI ORDINARI Attività agricole industriali Industrie estrattive Legno Alimentari Metalmeccaniche: - Metallurgiche - Meccaniche Sistema moda: - Tessili - Vestiario, abbigliamento, arredamento - Pelli, cuoio e calzature Chimiche (a) Trasformazione minerali non metalliferi Carta e poligrafiche Edilizia Energia elettrica e gas Trasporti e comunicazioni Varie Tabacchicoltura Servizi TOTALE Di cui: Industria in senso stretto 6.725 2.931 59.699 47.480 859.246 13.476 845.770 315.639 113.046 74.014 128.579 88.773 251.818 27.707 55.169 60 12.345 3.519 1.731.111 1.656.872 0,4 0,2 3,4 2,7 49,6 0,8 48,9 18,2 6,5 4,3 7,4 5,1 14,5 1,6 3,2 0,0 0,7 0,2 0,0 0,0 100,0 95,7 2.590 2.112 46.133 16.686 391.492 13.105 378.387 237.735 63.881 80.243 93.611 49.074 140.065 16.859 57.761 573 266 47.408 1.008.754 947.830 0,3 0,2 4,6 1,7 38,8 1,3 37,5 23,6 6,3 8,0 9,3 4,9 13,9 1,7 5,7 0,0 0,1 0,0 4,7 0,0 100,0 94,0 -61,5 -27,9 -22,7 -64,9 -54,4 -2,8 -55,3 -24,7 -43,5 8,4 -27,2 -44,7 -44,4 -39,2 4,7 -100,0 -95,4 -92,4 -41,7 -42,8 16.382 176.988 720.362 720.362 177.959 83.100 91.979 2.880 57.521 243.013 20.706 1.278.742 44.739 162.510 2.898.922 1.412.931 0,0 0,0 0,6 6,1 24,9 0,0 24,9 6,1 2,9 3,2 0,1 2,0 8,4 0,7 44,1 0,0 1,5 0,0 0,0 0,0 5,6 100,0 48,7 7.697 3.168 315.975 392.942 392.942 345.076 118.025 227.051 68.133 78.260 316.161 351.283 116.702 86.882 2.082.279 1.519.715 0,4 0,0 0,2 15,2 18,9 0,0 18,9 16,6 5,7 10,9 0,0 3,3 3,8 15,2 16,9 0,0 5,6 0,0 0,0 0,0 4,2 100,0 73,0 -80,7 -45,5 93,9 42,0 146,9 -100,0 18,4 -67,8 1426,9 -72,5 -46,5 -28,2 7,6 1.389.319 728.797 14.121 2.132.237 6.762.270 65,2 34,2 0,7 100,0 - 895.637 411.491 11.335 1.318.463 4.409.496 67,9 31,2 0,9 100,0 - -35,5 -43,5 -19,7 -38,2 -34,8 A P P E N D I C E INTERVENTI STRAORDINARI Attività agricole industriali Industrie estrattive Legno Alimentari Metalmeccaniche: - Metallurgiche - Meccaniche Sistema moda: - Tessili - Vestiario, abbigliamento, arredamento - Pelli, cuoio e calzature Chimiche (a) Trasformazione minerali non metalliferi Carta e poligrafiche Edilizia Energia elettrica e gas Trasporti e comunicazioni Varie Tabacchicoltura Servizi Commercio TOTALE Di cui: Industria in senso stretto -45,5 GESTIONE SPECIALE EDILIZIA Industria edile Artigianato edile Lapidei TOTALE TOTALE GENERALE (a) Compresa gomma e materie plastiche. Fonte: Inps ed elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna. 210 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 qualche ombra e comunque meno dinamico rispetto a quanto registrato nell’industria. Secondo l’indagine del sistema camerale, il periodo gennaio-settembre si è chiuso con una crescita media della produzione dello 0,3% rispetto all’analogo periodo del 2006, che a sua volta era apparso in crescita dell’1,3%. Al moderato aumento della produzione si è contrapposto il deludente andamento delle vendite, scese dello 0,8% rispetto ai primi nove mesi del 2006, che a loro volta avevano registrato un incremento dell’1,4%. Crescita zero per la domanda, a fronte del modesto incremento dell’1,0% rilevato nei primi nove mesi del 2006. L’export artigiano ha evidenziato una crescita dell’1,4%. Di questo discreto andamento, tuttavia meno brillante rispetto a quanto emerso nei primi nove mesi del 2006, ne ha però beneficiato solo una quota limitata di imprese pari al 7,0% del totale. La consistenza delle imprese attive manifatturiere è diminuita, a fine settembre 2007, dello 0,5% rispetto all’analogo periodo del 2006, in contro tendenza rispetto all’aumento dello 0,7% dell’universo. Per quanto concerne i finanziamenti, è da segnalare il forte incremento dell’attività dei Consorzi fidi Artigiancredit, i cui importi deliberati nei primi nove mesi del 2007 sono cresciuti del 31,0% rispetto all’analogo periodo del 2006. Per quanto concerne la cooperazione, tra il 30 settembre 2007 e il 30 settembre 2006 il settore ha registrato un aumento della propria consistenza pari all’1,6%, in misura più contenuta rispetto a quanto emerso a livello nazionale (+3,1%). Le imprese cooperative di gran lunga più diffuse sono le società cooperative a responsabilità limitata per azioni la cui incidenza è largamente superiore in regione rispetto al resto d’Italia (70,4 contro 46,0%. La seconda forma più diffusa è quella delle società cooperative a responsabilità limitata che risultano, però, più frequenti a livello nazionale di quanto non lo siano a livello regionale (18,3 contro il 39,7%). Per quanto concerne l’andamento economico del 2007, un contributo all’analisi viene dai preconsuntivi redatti dalle associazioni più rappresentative, Confcooperative e Lega delle Cooperative. Entrambe le centrali segnalano una situazione per il 2007 sostanzialmente simile a quella del 2006, con valori comunque meglio intonati rispetto a quelli fatti registrare nel 2005. I dati forniti dalla Legacooperative evidenziano un valore della produzione in aumento per tutti i comparti, ad eccezione delle cooperative di abitanti e delle cooperative del settore costruzioni. Per quanto concerne l’occupazione, questa viene segnalata in aumento per le cooperative di servizi, per quelle di consumatori, dettaglianti e per le cooperative sociali. E’ prevista stabilità per le cooperative agroalimenta- A P P E N D I C E di giugno 2006 (2,79%). Gli effetti della straordinaria grave crisi finanziaria di Parmalat, sono ormai rientrati, anche a seguito dei processi di cartolarizzazione (securitization) avviati dalle banche al fine di alleggerire i propri bilanci attraverso lo smobilizzo dei portafogli crediti in sofferenza. L’andamento degli incagli, che rappresentano i rapporti per cassa nei confronti di soggetti in temporanea situazione di obiettiva difficoltà, è stato caratterizzato da una diminuzione tendenziale dello 0,6%. La raccolta bancaria, costituita da depositi, pronti contro termine e obbligazioni bancarie, è cresciuta del 6,5%, accelerando rispetto all’incremento del 4,1% rilevato a fine dicembre 2006. L’incremento più elevato, pari al 19,1%, ha riguardato i pronti contro termine, seguiti dalle obbligazioni (+8,6%). Per i depositi c’è stata una crescita molto più lenta e meno intensa rispetto al trend dei dodici mesi precedenti. A fine giugno 2007 sono ammontati, relativamente alla clientela residente in Emilia-Romagna, a 61 miliardi e 741 milioni di euro, con una crescita dell’1,8% rispetto all’analogo periodo del 2006, vale a dire oltre due punti percentuali in meno rispetto all’aumento medio registrato nei dodici mesi precedenti. I tassi praticati in Emilia-Romagna sono apparsi in aumento. Quelli sulle operazioni a revoca si sono attestati a giugno 2007 al 7,63%, risultando in crescita rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (7,36%). Il tasso medio sui prestiti a breve termine si è collocato al 6,34%, rispettivamente 72 e 74 punti base in più rispetto a giugno e dicembre 2006. Nell’ambito dei tassi attivi sui finanziamenti per cassa applicati alle famiglie consumatrici è stato rilevato un andamento ugualmente espansivo. Dal trend del 4,83% si è passati al 5,43% di giugno 2007. Anche in questo caso l’Emilia-Romagna ha presentato tassi meno convenienti rispetto a quelli praticati in Italia, consolidando la tendenza in atto dal quarto trimestre 2006. I tassi sulla raccolta sono apparsi in leggera ripresa. Quelli passivi sui conti correnti a vista nello scorso giugno si sono attestati all’1,64%, contro il trend dei dodici mesi precedenti dell’1,26%, uguagliando nella sostanza l’inflazione tendenziale. Secondo l’indagine Excelsior è previsto un aumento dell’occupazione alle dipendenze pari all’1,8%, più ampio di quello prospettato per il 2006 (+1,4%). E’ continuato lo sviluppo della rete degli sportelli bancari. A fine giugno 2007 ne sono stati registrati 3.456 rispetto ai 3.410 di fine dicembre 2006 e 3.328 di fine giugno 2006. In rapporto alla popolazione, l’EmiliaRomagna registra uno dei più elevati indici di diffusione. Nello scorso giugno contava 82 sportelli ogni 100.000 abitanti, superata soltanto dal Trentino-Alto Adige con 95 sportelli, davanti a Valle d’Aosta (79) e Friuli-Venezia Giulia (77). L’artigianato manifatturiero ha evidenziato nei primi nove mesi del 2007 un andamento non privo di 211 Camera di Commercio di Forlì-Cesena ri, quelle manifatturiere e di abitanti, mentre per le cooperative del settore costruzioni si prospetta una contrazione. I dati preconsuntivi forniti da Confcooperative confermano la tenue inversione di tendenza verificatasi nel 2006, con variazioni del valore della produzione superiori al tasso di inflazione. Il comparto agroindustriale, dopo alcune annate caratterizzate da forti riduzioni delle quotazioni dei prodotti agricoli all’origine, registra incrementi delle quotazioni in quasi tutti i settori, mentre tengono i livelli produttivi e l’occupazione, anche se aumenta il ricorso al lavoro avventizio. Il settore lavoro e servizi evidenzia un incremento di fatturato, anche se continuano a presentarsi problemi in termini di marginalità, soprattutto per i settori a basso livello tecnologico. Il settore della solidarietà sociale registra incrementi del fatturato, ma accusa un calo della redditività a seguito dell’aggiudicazione degli appalti al massimo ribasso. A P P E N D I C E La Cassa integrazione guadagni è stata caratterizzata dalla forte riduzione del ricorso agli interventi ordinari di matrice anticongiunturale. Secondo i dati Inps, nei primi dieci mesi del 2007 le relative ore autorizzate in Emilia-Romagna sono risultate 1.008.754 , vale a dire il 41,7% in meno rispetto all’analogo periodo del 2006. La flessione è da attribuire ad entrambe le condizioni professionali di dipendente. Quella degli operai è stata del 39,0%, quella degli impiegati del SARDEGNA EMILIA-ROMAGNA UMBRIA FRIULI V. G. TRENTINO A. A. VENETO MARCHE CALABRIA TOSCANA LIGURIA CAMPANIA ITALIA LAZIO SICILIA MOLISE LOMBARDIA VALLE D’AOSTA ABRUZZO BASILICATA PIEMONTE PUGLIA 64,9%. L’alleggerimento degli interventi anticongiunturali, apparso più accentuato rispetto a quanto avvenuto nel Paese (-30,5%), è risultato coerente con il consolidamento del ciclo economico evidenziato dall’indagine congiunturale sull’industria in senso stretto, ovvero il principale utilizzatore di Cig. Occorre inoltre sottolineare che, al di là degli inevitabili sfasamenti temporali che possono sussistere tra momenti di crisi e relative autorizzazioni Inps, la Cig è andata calando tendenzialmente da febbraio, unica eccezione nel mese di agosto. Nel primo trimestre 2006 c’è stata una diminuzione del 27,7% rispetto all’analogo periodo del 2006, poi salita al 44,0% nella prima metà dell’anno. Nell’ambito dei vari settori, è stata rilevata una schiacciante prevalenza di segni meno. L’unica eccezione è stata riscontrata, come si può evincere dalla tabella 3.1.2, nei settori del vestiario-abbigliamento, edile e della tabacchicoltura. Il composito settore metalmeccanico ha registrato autorizzazioni per un totale di oltre 391.000 ore, equivalenti al 38,8% del totale degli interventi anticongiunturali. Rispetto alla situazione dei primi dieci mesi del 2006 c’è stata una flessione delle ore del 54,4%. Altri cali di una certa consistenza, oltre la soglia del 50%, sono stati riscontrati nelle attività agricole industriali e nell’alimentare, mentre si sono ridotti ai minimi termini gli interventi nei trasporti e nelle altre industrie non meglio specificate. 1,12 1,82 2,07 2,25 2,42 2,89 3,11 3,85 3,91 4,48 6,00 6,05 6,20 6,30 6,42 7,31 7,84 8,59 8,93 13,13 13,37 2,00 4,00 6,00 8,00 10,00 12,00 14,00 16,00 Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Inps e Istat. 212 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Se si rapportano le ore di Cig ordinaria destinate al principale utilizzatore, ovvero l’industria, ai relativi dipendenti, desunti dalle rilevazioni sulle forze di lavoro del primo semestre, si può ricavare una sorta di indicatore che possiamo definire di “malessere congiunturale”. Nell’ambito delle regioni italiane (vedi figura 3.1.2), l’Emilia-Romagna ha mostrato una situazione tra le meglio intonate del Paese, registrando il secondo migliore indice pro capite (1,82), alle spalle della Sardegna (1,12), precedendo Umbria (2,07), FriuliVenezia Giulia (2,25) e Trentino-Alto Adige (2,42). Le posizioni più critiche, a fronte della media nazionale di 6,05 ore per dipendente, sono state rilevate in Puglia (13,37), Piemonte (13,13) e Basilicata (8,93). Le ore autorizzate per gli interventi di carattere straordinario, la cui concessione è subordinata agli stati di crisi oppure a ristrutturazioni, riconversioni e riorganizzazioni sono risultate 2.082.279, vale a dire il 28,2% in meno rispetto all’analogo periodo del 2006, in linea con quanto avvenuto nel Paese (17,5%). Il calo percentuale più ampio ha riguardato gli impiegati (-34,3%). Per gli operai la flessione è stata del 26,1%. La diminuzione è stata determinata da un andamento mensile piuttosto altalenante, di difficile interpretazione, soprattutto se si considera che la Cig straordinaria è caratterizzata da uno sfasamento più ampio, rispetto a quella ordinaria, tra richiesta e relativa autorizzazione. In ambito settoriale, i primi dieci mesi del 2007 sono stati caratterizzati, da un lato, dalla flessione superiore al 70% delle industrie edili e, dall’altro, dai forti aumenti riscontrati soprattutto nella carta e poligrafiche, nel vestiario-abbigliamento e nei trasporti. Le industrie metalmeccaniche hanno beneficiato di una diminuzione del 45,5%, che ne ha ridotto il peso sul totale del monte ore autorizzate dal 24,8 al 18,9%. Se si rapportano le ore straordinarie autorizzate ai dipendenti dell’industria, l’Emilia-Romagna ha evidenziato il migliore rapporto procapite, pari 3,39 ore, seguita da Marche (5,41), Umbria (6,26) e TrentinoAlto Adige (6,26). La situazione più critica, a fronte di una media nazionale di 14,34 ore, è stata riscontrata in Valle d’Aosta (40,10), Basilicata (32,58) e Campania (31,76). La gestione speciale edilizia viene di norma concessa quando il maltempo impedisce l’attività dei cantieri. Ogni variazione deve essere conseguentemente interpretata, tenendo conto di questa situazione. Eventuali aumenti possono corrispondere a condizioni atmosferiche avverse, ma anche sottintendere la crescita dei cantieri in opera e quindi l’aumento delle occasioni di richiesta. Le diminuzioni si prestano naturalmente ad una lettura di segno opposto. Ciò premesso, nei primi dieci mesi del 2007 sono state registrate 1.318.463 ore autorizzate, con una flessione del 38,2% rispetto allo stesso periodo del 2006, in sostanziale sintonia con quanto avvenuto nel Paese Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 (-28,4%). Nei primi otto mesi del 2007 i protesti cambiari levati nella totalità delle province dell’Emilia-Romagna hanno evidenziato nel loro complesso una tendenza al moderato ridimensionamento. Gli effetti protestati e i relativi importi sono diminuiti rispettivamente dell’8,3 e 0,2% rispetto all’analogo periodo del 2006. La diminuzione percentuale più consistente ha riguardato le tratte non accettate (non sono oggetto di pubblicazione sul bollettino dei protesti cambiari), i cui importi protestati si sono ridotti del 21,9% rispetto ai primi otto mesi del 2006. Per quanto concerne le cambiali – pagherò, tratte accettate, il decremento delle somme protestate è apparso molto più contenuto (-1,2%). Gli assegni sono invece aumentati del 2,1%. Questo andamento è dipeso dai forti incrementi percentuali riscontrati nei primi tre mesi del 2007, cui è seguita una fase di continui cali tendenziali. Nell’arco di circa un decennio è cambiata la struttura dei protesti, nel senso che gli assegni hanno accresciuto progressivamente il loro peso. Dalla percentuale del 32,2% del 1997 sono arrivati al 58,9% del 1996, per salire, limitatamente ai primi otto mesi del 2007, al 60,1%. La perdita di peso più consistente ha riguardato le tratte non accettate, la cui incidenza si è ridotta, tra il 1997 e il 2006, dal 19,6 al 3,8%, per ridursi al 3,3% nel periodo gennaio-agosto 2007. Le cambiali – pagherò, tratte accettate hanno anch’esse perso quota, passando dal 48,2 al 37,2%, per scendere al 36,6% nei primi otto mesi del 2007. Per quanto riguarda i fallimenti, la situazione emersa in cinque province dell’Emilia-Romagna, vale a dire Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Piacenza e Ravenna, è risultata di segno positivo. I fallimenti dichiarati nell’insieme delle cinque province nei primi nove mesi del 2007 sono risultati 158 rispetto ai 201 dell’analogo periodo del 2006, per una variazione negativa pari al 21,4%. Il ridimensionamento può essere attribuito al miglioramento del quadro congiunturale, ma potrebbe anche dipendere dalle nuove normative (D.Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5) che hanno riformato le procedure concorsuali, rendendo più difficili le dichiarazioni fallimentari. Per quanto concerne gli investimenti, come anticipato in apertura di capitolo, le stime dell’Unione italiana delle camere di commercio effettuate con la collaborazione di Prometeia, hanno stimato un aumento reale degli investimenti fissi lordi del 4,1%, in accelerazione rispetto all’incremento registrato nel 2006, pari al 3,9%. Nel Nord-est e in Italia si prevedono incrementi più contenuti rispettivamente pari al 3,1 e 3,5%. Altre indagini hanno confermato la tendenza espansiva emersa dai dati di Unioncamere nazionale-Prometeia. Secondo l’indagine condotta da Confindustria Emilia-Romagna, nel 2007 quasi il 91% delle imprese in- A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 213 A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 214 dustriali intervistate ha previsto di effettuare investimenti, superando la percentuale dell’88,4% del 2006. Inoltre la maggioranza delle imprese che ha dichiarato di realizzare investimenti ha previsto una spesa maggiore o quanto meno uguale a quella prevista nell’anno precedente. E’ giusto sottolineare che siamo nel campo delle intenzioni, che non sempre riescono a tradursi in pratica, in quanto il quadro congiunturale può mutare negativamente. Occorre tuttavia sottolineare che nel 2006 lo scarto tra le previsioni e gli investimenti effettivamente realizzati risultò molto contenuto, in quanto la ripresa economica aveva spinto gli imprenditori a mantenere gli impegni di spesa programmati. Nel 2007 il ciclo congiunturale è apparso in ulteriore crescita, nonostante un certo rallentamento nel corso dell’anno, e pertanto non è da escludere che si registri a consuntivo una percentuale di imprese investitrici prossima all’elevato 90,8% rilevato in termini di intenzioni. Gli imprenditori hanno privilegiato soprattutto gli investimenti nelle linee di produzione (50,3%). Per Confindustria Emilia-Romagna questo indirizzo è frutto delle aspettative positive dovute alla solidità della crescita economica in atto da diversi trimestri. La seconda voce per importanza è stata rappresentata dagli investimenti in formazione (45,9%), in aumento rispetto alle previsioni per il 2006. Secondo l’indagine Excelsior, nel 2006 la formazione del personale è stata effettuata dal 22,6% delle imprese, più o meno sugli stessi livelli del 2005. E’ da sottolineare che la percentuale di imprese che hanno investito in formazione tende a crescere man mano che aumenta la dimensione aziendale. Dal 18,5% delle imprese da 1 a 9 dipendenti, si sale progressivamente all’80,3% di quelle da 250 dipendenti e oltre. Formare il personale, spesso affidandosi a strutture esterne, può essere oneroso, e non tutte le piccole imprese sono in grado di sobbarcarsi le relative spese. Quanto al personale coinvolto nella formazione, nel 2006 è stata registrata una percentuale del 20,8%, superiore a quella del 19,3% relativa al 2005. Alle spalle degli investimenti in formazione, vengono quelli in ICT (45,2%), vale a dire l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (personal computer, reti internet, intranet, extranet, ecc.). La particolare attenzione delle imprese verso questi investimenti deriva dai sensibili vantaggi che ne possono derivare. Le imprese manifatturiere che adottano tecnologie ICT, soprattutto nell’ambito dell’innovazione di processo, ottengono vantaggi, ad esempio, in termini di maggiore accesso a fornitori specializzati; raggio d’azione globale nelle funzioni di acquisto di input intermedi; riduzioni dello stock di input; migliore controllo degli standard di qualità; riduzione degli archivi; alleggerimento dei costi di negoziazione, ecc. Negli Stati Uniti la produttività media del lavoro è cresciuta, nel periodo 1995-2000, del 2,2% a fronte di un incremento percentuale nell’ICT di circa il 62%; viceversa, i minori tassi di sviluppo dell’Europa - dove si è investito molto meno nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione - si sono accompagnati nello stesso periodo ad una crescita della produttività più bassa (1,4% a fronte di un contributo ICT del 49,7%). In Italia nel periodo 1995-2000 la variazione percentuale della spesa media in ICT sul PIL è stata del 6,2%, inferiore sia al dato statunitense (+10,1%) che a quello riferito all’Unione europea (+7,5%). Per ogni euro in più investito in ICT si registra una crescita del prodotto pari a circa 1,8 euro, mentre nel caso di investimenti in capitale non ICT l’aumento scende a 1,1 euro. Investire in ICT comporta inoltre anche un aumento in termini di attrattività, in quanto per ogni euro speso in ricerca ed innovazione si registra un incremento degli investimenti diretti esteri pari a 4 euro. I dati relativi al posizionamento dell’Italia rispetto ai Paesi UE, agli USA e al Giappone presentano una situazione di ritardo, che mostra la scarsa propensione delle imprese italiane (in particolare quelle piccole) a introdurre innovazioni basate sulle ICT. La scarso peso degli Ict nelle piccole imprese traspare anche dall’indagine Confindustria Emilia-Romagna che nel 2007 ha registrato una percentuale di previsioni di spesa in ICT pari al 34,1%, rispetto al 56,9% delle medie imprese e 66,7% di quelle grandi. Alle spalle degli ICT si sono collocate “ricerca e sviluppo” (42,5%) e “tutela ambientale”, quest’ultima salita al 32,2% contro il 27,3% registrato nel 2006. Non vengono inoltre trascurati gli investimenti all’estero, sia di natura commerciale (18,6%), che produttiva (10,7%). Sotto l’aspetto della dimensione d’impresa, nel 2007 la totalità delle grandi imprese ha previsto di effettuare investimenti, destinandoli soprattutto alle linee di produzione (70,5%), ricerca e sviluppo (66,7%) e ICT (66,7%). La percentuale della media impresa si è attestata al 96,8% e anche in questo caso troviamo al primo posto, come destinazione, le linee di produzione (62,8%), davanti a ICT (56,9%) e formazione (56,0%). Nella piccola impresa la quota di investimento scende all’85,0%, con un occhio particolare ancora per le linee di produzione (39,0%), la formazione (37,7%) e gli ICT (34,1%). Le statistiche di Bankitalia sui finanziamenti oltre il breve termine destinati all’acquisto di macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti vari, hanno registrato una crescita della consistenza del 10,2%, in aumento rispetto al trend del 6,3%. Sotto l’aspetto dei relativi finanziamenti erogati, nei primi sei mesi del 2007 sono ammontati a più di un miliardo e mezzo di euro, superando del 3,2% l’importo dell’analogo periodo del 2006. Siamo insomma alla presenza di segnali coerenti con l’aumentata propensione a investire registrata da Confindustria. La buona intonazione degli investimenti industriali è emersa anche dall’indagine di Bankitalia. Il 26% delle Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena imprese ha dichiarato di avere effettuato nel 2007 investimenti superiori a quelli programmati, a fronte del 17% che li ha invece ridotti. Per il 2008 il 34% delle imprese intervistate prevede di aumentare la spesa per investimenti, rispetto al 13% che intende diminuirla. L’ultimo contributo all’analisi degli investimenti proviene dall’indagine effettuata dall’Osservatorio sulla micro e piccola impresa (da 1 a 19 addetti), che ha interessato un campione di 5.040 imprese manifatturiere e del terziario, comprendendo la riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporti, magazzinaggio e comunicazioni e servizi alla persona. Anche in questo caso emerge una tendenza positiva. Secondo l’indagine, effettuata sulla base dell’archivio delle imprese associate a Cna regionale, nel primo semestre 2007 gli investimenti totali sono cresciuti del 9,7% rispetto all’analogo periodo del 2006, che a sua volta era risultato in calo del 13,0%. Gli acquisti di macchinari sono apparsi molto più dinamici rispetto a quelli in immobilizzazioni materiali. Per quanto concerne il sistema dei prezzi, l’inflazione, misurata sulla base dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati (al netto dei tabacchi) è apparsa in ripresa, riflettendo le forti tensioni che hanno afflitto (e affliggono tuttora) una voce altamente strategica quale il petrolio. Al di là della ripresa riscontrata in ottobre, nei restanti mesi del 2007 la crescita dell’indice generale si è tuttavia mantenuta costantemente al di sotto della soglia del 2%. In ottobre l’indice generale della città di Bologna – concorre alla formazione dell’indice nazionale – ha registrato un aumento tendenziale del 2,1%, rispetto al +1,7% di gennaio e +1,8% di ottobre 2006. Per trovare un incremento superiore bisogna risalire all’agosto 2006, quando l’indice generale segnò un aumento del 2,2%. In Italia la crescita tendenziale di ottobre è stata del 2,0%, in aumento sia rispetto a gennaio (+1,5%), che a ottobre 2006 (+1,7%). Anche in questo caso si deve andare all’agosto 2006 per riscontrare una crescita superiore (+2,1%). La fiammata di ottobre è stata alimentata soprattutto dai capitoli di spesa di istruzione (+6,6%), trasporti (+3,8%), servizi ricettivi e di ristorazione (+3,4%) e prodotti alimentari e bevande analcoliche (+3,3%). Tutti gli altri capitoli di spesa hanno registrato incrementi tendenziali inferiori al 3%, in un arco compreso fra il +2,6% di bevande alcoliche e tabacco e il +0,9% di ricreazione, spettacoli e cultura. L’unico calo tendenziale, pari al 10,8%, ha riguardato il capitolo del- 3,5 3,0 2,5 2,0 1,0 0,5 0,0 G2000 L2000 G2001 L2001 G2002 L2002 G2003 L2003 Bologna G2004 L2004 G2005 L2005 G2006 L2006 G2007 L2007 A P P E N D I C E 1,5 Italia Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat. Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 215 A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 216 le comunicazioni, che ha riflesso le diminuzioni dei prezzi delle apparecchiature e materiale telefonico e dei servizi di telefonia. Se approfondiamo l’andamento dei capitoli di spesa più dinamici, possiamo vedere che il forte incremento dell’istruzione è da attribuire in particolare all’aumento delle tasse universitarie, dei contributi scolastici richiesti dalle scuole, sia pubbliche che private, e dei corsi professionali privati, soprattutto linguistici e informatici. Per restare agli ultimi cinque anni non era mai stata rilevata una crescita tendenziale così elevata. Nell’ambito dei trasporti, la spinta maggiore è venuta dal rincaro dei carburanti. Benzina e gasolio si sono collocati tra i venti prodotti più rincarati, con aumenti pari rispettivamente al 7,5 e 7,8%. Secondo l’Osservatorio prezzi del Comune di Bologna, in ottobre un automobilista bolognese ha speso 4,66 euro in più per fare un pieno di 50 litri rispetto all’anno precedente. Per una percorrenza media annua di 10.000 km si spendono quasi 72 euro in più con un’auto di media cilindrata a benzina e 59 se si viaggia a gasolio. Chi riscalda la propria abitazione a gasolio si ritrova con un aumento annuo dei costi pari a più di 57 euro. Conviene di più il gas metano che per un consumo di 1.079 metri cubi consente di risparmiare circa 17 euro. Tra i venti prodotti più rincarati in assoluto, ne troviamo una dozzina alimentari. Il burro è stato il prodotto che è più rincarato in assoluto (+17,8%). Tra i prodotti più cresciuti troviamo inoltre la farina di frumento e la pasta di semola di grano duro, con aumenti tendenziali rispettivamente pari al 12,8 e 12,7%. Altri incrementi di un certo spessore, oltre la soglia del 10%, hanno inoltre riguardato alcune carni avicole, quali il petto di tacchino a fettine (+12,7%) e il pollo fresco intero da 1 kg. (+10,5%). In ambito provinciale la crescita tendenziale più elevata ha riguardato la città di Piacenza (+2,3%), davanti a Forlì (+2,2%) e Bologna (+2,1%). L’aumento più contenuto ha riguardato Reggio Emilia (+0,9%). L’accelerazione dei prezzi al consumo è maturata in un contesto di ripresa dei prezzi industriali alla produzione e dei corsi delle materie prime. I primi sono aumentati tendenzialmente in ottobre del 3,6%, dopo sei mesi caratterizzati da incrementi più contenuti. Le materie prime, secondo l’indice Confindustria espresso in euro, sono cresciute tendenzialmente a inizio novembre del 26,4%, consolidando gli incrementi dell’11,1 e 16,8% di settembre e ottobre, che facevano seguito ad una fase di diminuzioni durata otto mesi. Le tensioni sul mercato delle materie prime derivano principalmente dalla ripresa delle quotazioni del petrolio greggio. La fase calante dell’oro nero rilevata tra settembre 2006 e agosto 2007, è stata interrotta dagli incrementi a due cifre registrati tra settembre e novembre. La debolezza del dollaro, la domanda crescente dei paesi emergenti, e forse manovre speculative, sono alla base di questa fiammata. E’ interessante osservare che a inizio novembre il prezzo in euro del petrolio greggio è cresciuto tendenzialmente del 37,5%, mentre quello espresso in dollari è aumentato del 56,6%. La forza dell’euro ha impedito alle economie europee di importare ulteriore inflazione. Non solo il petrolio è apparso in ripresa. Un analogo andamento ha riguardato i prezzi internazionali dei generi alimentari. Da giugno 2007 i prezzi in euro hanno avviato una tendenza spiccatamente espansiva, culminata negli aumenti a due cifre del bimestre settembre-ottobre. A guidare la corsa sono stati soprattutto i cereali, con un incremento medio del 22,7% rispetto ai primi undici mesi del 2006. Per quanto concerne il costo di costruzione di un fabbricato residenziale, l’indice generale di Bologna ha registrato in giugno un aumento tendenziale del 2,2%, in rallentamento rispetto alla crescita tendenziale del 2,8% rilevata nello stesso mese del 2006. L’aumento nazionale è stato del 4,0%, in ripresa rispetto alla situazione di giugno 2006 (+3,1%). Tra i vari capitoli di spesa, l’incremento più sostenuto ha riguardato a Bologna la manodopera (+3,9%), quello meno elevato, pari allo 0,5%, ha interessato i materiali. Le previsioni per il 2008 di Unioncamere nazionale redatte a fine ottobre descrivono una situazione espansiva, ma in rallentamento rispetto all’evoluzione prevista per il 2007. Questo andamento, per altro comune alla maggioranza delle regioni italiane, riflette il clima d’incertezza generato dalla crisi finanziaria degli Stati Uniti d’America, innescata dall’insolvenza dei sottoscrittori dei mutui sub-prime. Nell’Eurozona la crescita economica del 2008 è stata corretta dalla Survey of Professional Forecasters (SpF) dal 2,3 al 2,1%, e non sono da escludere ulteriori ritocchi sotto la soglia del 2%. In questo scenario, il Prodotto interno lordo dell’Emilia-Romagna dovrebbe crescere in termini reali dell’1,8%, in rallentamento rispetto all’incremento del 2,2% previsto per il 2007. Nel Paese e nel Nordest sono attesi aumenti più contenuti, pari rispettivamente a +1,5 e +1,7%, anch’essi in rallentamento rispetto a quanto prospettato per il 2007. La frenata della crescita economica è da attribuire alla domanda interna, che dovrebbe risentire soprattutto del rallentamento degli investimenti fissi lordi, il cui incremento scenderebbe dal 4,1% del 2007 all’1,9% del 2008. La spesa delle famiglie è prevista in aumento del 2,1%, ma in questo caso si ha una decelerazione meno marcata rispetto all’incremento del 2,4% previsto nel 2006. Nel Nord-est è prevista una crescita leggermente più elevata (+2,2%), mentre nel Paese dovrebbe attestarsi all’1,7%. Per quanto concerne la Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena Paese e nel Nord-est. I rinnovi contrattuali dovrebbero giocare un ruolo importante nella crescita della disponibilità del reddito. Il 2008 si presenta in sostanza come un anno privo di grandi spunti, ma al di là del rallentamento previsto rispetto al 2007, resta pur sempre un anno di crescita economica superiore alla soglia dell’1,5%, in grado di produrre conseguenze comunque positive sull’occupazione. Occorre inoltre sottolineare che solo per due regioni italiane, vale a dire Veneto e Sicilia, si prevede un aumento del Pil pari a quello prospettato per l’Emilia-Romagna. In tutte le altre regioni si prospettano aumenti più contenuti, in un arco compreso tra il +1,6% di Lombardia, Campania e Sardegna e il +0,7% del Molise. Siamo insomma di fronte ad una situazione di eccellenza della regione, che continua a proporsi tra le realtà maggiormente dinamiche del Paese. In conclusione, bisogna sottolineare ancora una volta che le previsioni sono da valutare con molta cautela. Le incognite sono sempre dietro l’angolo. Basta una catastrofe naturale oppure una grave crisi politica internazionale, con conseguenti tensioni sui corsi delle materie prime, petrolio in primis, per rimescolare gli scenari proposti e quindi vanificare le stime, come l’esperienza passata insegna. Al di là di questi imprevedibili eventi, le insidie maggiori sono rappresentate, a nostro avviso, dalla tendenza espansiva del prezzo del petrolio, ormai prossimo ai cento dollari a barile, che potrebbe infiammare l’inflazione, con relativo inasprimento dei tassi d’interesse. Non bisogna inoltre dimenticare la forza dell’euro, ormai avviato a valere 1,50 dollari, che potrebbe ridurre la competitività delle merci destinate all’export. La crescita dei tassi aggraverebbe da un lato l’indebitamento delle famiglie, con conseguenze sui consumi, e dall’altro appesantirebbe la spesa per interessi passivi, già enorme alla luce della forte consistenza del debito pubblico. La crisi finanziaria dovuta ai mutui sub prime rischia di raffreddare anche la propensione agli investimenti e ridurre la domanda mondiale, con conseguenze negative sul commercio internazionale. A P P E N D I C E spesa della Pubblica amministrazione e delle Istituzioni sociali private si dovrebbe passare dal moderato aumento dello 0,9% del 2006 al +0,5% del 2008. L’export che costituisce uno dei più forti sostegni all’economia regionale, dopo l’aumento superiore al 4% ipotizzato per il 2007, dovrebbe riservare un incremento molto più contenuto pari all’1,4%. Un analogo andamento è atteso sia per il Nord-est che per il Paese. La frenata dell’economia mondiale, coniugata alla forza dell’euro, avrà ripercussioni sul commercio europeo. E’ quindi inevitabile che un sistema, quale quello emiliano-romagnolo, fortemente orientato all’export, ne possa risentire. Anche il valore aggiunto, che misura il concorso dei vari settori economici alla formazione del reddito, dovrebbe rallentare, in linea con quanto previsto nel Nord-est e in Italia: dalla crescita del 2,3% del 2007 si dovrebbe scendere nel 2008 all’1,9%. La frenata è da attribuire soprattutto all’industria edile, il cui incremento dovrebbe ridursi dall’1,8 allo 0,4%. Anche l’agricoltura, ma i capricci del clima sono sempre in agguato, accuserebbe un ampio rallentamento del ritmo di crescita rilevato nel 2007. L’industria in senso stretto dovrebbe invece offrire una maggiore tenuta (dal 2,5 al 2,3%), e lo stesso dovrebbe avvenire per i servizi, la cui crescita si ridurrebbe dal 2,1 all’1,8%. Le unità di lavoro, che misurano l’effettiva intensità dell’occupazione, sono previste in aumento dello 0,7%, rallentando leggermente sulla crescita prevista per il 2007. Nel Paese è previsto lo stesso incremento, mentre nel Nord-est dovrebbe risultare più elevato (+0,9%). Il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere sotto la soglia del 3%, mentre risulterebbero in miglioramento i tassi di occupazione e attività, che confermerebbero i consueti livelli di eccellenza dell’Emilia-Romagna rispetto al resto del Paese. Il rallentamento della spesa delle famiglie non si è associato ad un eguale andamento del reddito disponibile a prezzi correnti, il cui aumento dovrebbe attestarsi nel 2008 al 2,7%, contro il +2,2% del 2007. Il differenziale con il deflatore dei consumi che nel 2007 era di appena 0,3 punti percentuali, nel 2008 dovrebbe salire a 0,7 punti, in linea con quanto prospettato nel Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 217 A P P E N D I C E Camera di Commercio di Forlì-Cesena 218 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena E PREVISIONI PER L’ECONOMIA L L REGIONALE NEL 2008 bale determinerà un ulteriore rallentamento della crescita regionale nel corso del prossimo anno (+1,8%), che risulterà comunque superiore a quella nazionale e in linea con quella relativa al Nord-Est. Nel 2007 l’andamento della domanda interna, al netto della variazione delle scorte, (+2,5%) dovrebbe essere stato sostenuto da una crescita superiore a quella dell’anno precedente, sia della spesa per consumi delle famiglie (+2,4%), sia degli investimenti fissi lordi (+4,1%), questi ultimi supportati dalle esigenze di rinnovo degli impianti, di razionalizzazione dei processi produttivi, oltre che dall’opportunità di accrescere la capacità produttiva. Nel corso del 2008 è previsto un rallentamento della crescita della domanda interna (+1,8%), determinato da una minore dinamica di entrambe le componenti citate. In particolare, per la prima, l’aumento dei consumi delle famiglie beneficerà del buon andamento del reddito disponibile, nell’ipotesi di rinnovo dei con- Emilia Romagna Prodotto interno lordo Saldo regionale (% risorse interne) Domanda interna Spese per consumi delle famiglie Investimenti fissi lordi macchinari e impianti costruzioni e fabbricati Importazioni di beni dall’estero Esportazioni di beni verso l’estero Valore aggiunto ai prezzi base agricoltura industria costruzioni servizi Unità di lavoro agricoltura industria costruzioni servizi Rapporti caratteristici (%) Tasso di occupazione (*) Tasso di disoccupazione Tasso di attività Reddito disponibile a prezzi correnti Deflattore dei consumi Nord Est Italia 2006 2007 2008 2006 2007 2008 2006 2007 2008 2,7 1, 6 2,1 2,0 3,9 0,0 0,0 3,0 5, 0 2,2 -7,0 3,3 1,3 2, 2 2, 0 -1, 7 2, 8 -0, 4 2, 3 2,2 1,3 2,5 2,4 4,1 0,0 0,0 3,3 4,3 2,3 6,5 2,5 1,8 2,1 0,8 -0,6 0,7 0,2 1,0 1,8 1,6 1,8 2,1 1,9 0,0 0,0 1,9 1,4 1,9 3,1 2,3 0,4 1,8 0,7 0,9 1,1 2,5 0,4 2,3 0,7 1,8 0,0 2,5 0,0 0,0 1,5 4,1 2,0 -4,8 3,6 0,9 1,8 1,8 -0,7 1,9 -0,2 2,3 2,2 0,7 2,2 0,1 3,1 0,0 0,0 4,4 4,6 2,3 2,0 2,7 1,3 2,2 0,8 -0,6 0,7 0,9 1,0 1,7 1,0 1,7 0,1 1,3 0,0 0,0 2,8 1,7 1,8 1,1 1,8 0,1 2,0 0,9 0,8 0,9 1,2 0,8 1,9 -1,9 1,4 1,6 2,3 0,0 0,0 3,5 4,0 1,7 -3,3 2,6 1,5 1,6 1,6 0,6 1,3 0,6 1,9 1,8 -1, 9 1,9 1,7 3,5 0,0 0,0 3,3 3, 6 1,9 0,7 2,1 2,7 1,8 0,8 -1, 0 0,4 1,0 1,1 1,5 -1,5 1,4 1,7 1,6 0,0 0,0 1,9 2,3 1,6 0,4 1,4 1,2 1,7 0,7 0,4 0,7 0,5 0,8 46,0 3,4 47,7 2,5 2,6 46,3 3,2 47,9 2,2 1,9 46,8 2,8 48,1 2,7 2,0 45,2 3,6 46,9 2,4 2,6 45,2 3,4 46,8 2,3 1,9 45,8 3,0 47,2 2,9 2,0 39,3 6,8 42,2 2,7 2,6 39,5 6,4 42,2 2,6 1,9 39,9 6,1 42,5 3,1 2,0 A P P E N D I C E Dopo quattro anni caratterizzati da un aumento del Pil dell’Emilia-Romagna di appena lo 0,2%, nel 2006 la ripresa economica è stata rilevante (+2,7%), sostenuta soprattutto dalla domanda estera, che ha beneficiato del vivace andamento della domanda mondiale e degli effetti positivi del processo di ristrutturazione del sistema industriale regionale. Sulla base di queste tendenze, si sono sviluppate positive aspettative di crescita relative al 2007, che sono state però riviste al ribasso in corso d’anno, in relazione all’andamento meno brillante rilevato nel secondo trimestre, alla maggiore incertezza presente sui mercati finanziari e ai rischi che questa incertezza comporta per la crescita mondiale. Secondo le stime del Centro studi dell’Unione italiana delle Camere di commercio, l’aumento del prodotto interno lordo regionale per l’anno in corso dovrebbe risultare del 2,2%. Il pieno dispiegarsi degli effetti della turbolenza finanziaria sull’economia reale glo- (*) Quota di occupati sulla popolazione presente totale. Fonte: Unioncamere, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane, novembre 2007 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 219 Camera di Commercio di Forlì-Cesena verà in particolare sul settore delle costruzioni, ove la crescita si ridurrà ad un modesto +0,4%, mentre l’aumento del valore aggiunto risulterà ancora sostenuto (+3,1%) nel settore dell’agricoltura. Il rallentamento interesserà anche i due settori principali e sarà di intensità minore per l’industria (+2,3%) e di misura appena più marcata per il settore dei servizi (+1,8%). Le unità di lavoro impiegate dovrebbero essere aumentate nuovamente nel 2007 (+0,8%) e cresceranno praticamente nella stessa misura anche nel 2008 (+0,7%). L’andamento settoriale risulterà abbastanza disomogeneo. Le unità di lavoro impiegate dall’agricoltura dovrebbero essersi ridotte (-0,6%) nel 2007, ma aumenteranno dello 0,9% nel 2008. Nell’industria il 2007 si dovrebbe chiudere con un incremento dello 0,7%, che risulterà maggiore nel 2008 (+1,1%). Dopo una stasi nell’anno ora al termine (+0,2%), la crescita delle unità di lavoro impiegate nelle costruzioni risulterà sostenuta nel 2008 (+2,5%), mentre, nel settore dei servizi, dopo un atteso buon aumento dell’1,0% riferito al 2007, la crescita delle unità di lavoro impiegate si ridurrà ad un +0,4% nel 2008. Il tasso di occupazione sale ancora. Nelle previsioni dovrebbe risultare pari al 46,3% nel 2007 per salire al 46,8% nel 2008. In parallelo, si riduce ulteriormente e in misura sensibile il tasso di disoccupazione, che dovrebbe scendere al 3,2% nel 2007 per poi ridursi fino al 2,8% nel 2008. A P P E N D I C E tratti, scaduti e in scadenza, rallentando solo leggermente (+2,1%), mentre l’incertezza sull’andamento dell’economia globale inciderà maggiormente sugli investimenti fissi lordi, la cui crescita si dimezzerà, non andando oltre l’1,9%. Anche l’andamento della domanda interna regionale risulterà comunque superiore alla crescita di quella nazionale e del NordEst. Nel 2007 un forte sostegno all’aumento del Pil è giunto nuovamente dalla dinamica del commercio estero. La crescita delle importazioni del 3,3% dovrebbe essere stata nettamente superata da quella delle esportazioni, che è stata stimata al 4,3%. L’attività sui mercati esteri dovrebbe ridursi nel 2008, a causa dell’attesa trasmissione all’economia reale degli effetti finanziari derivanti dalla crisi dei mutui sub-prime statunitensi, tra i quali si segnala un sensibile deprezzamento del dollaro statunitense. Secondo le previsioni del Centro studi dell’Unione italiana delle Camere di commercio, le esportazioni non cresceranno più dell’1,4%, un risultato che sarà sensibilmente inferiore a quello medio nazionale e inferiore anche rispetto all’incremento che registreranno le importazioni, che cresceranno dell’1,9%. A livello di macro settori, le stime indicano, per il 2007, una variazione positiva del valore aggiunto che può essere giudicata notevole per l’agricoltura (+6,5%), forte per l’industria (+2,5%), buona per i servizi (+2,1%) e appena più debole per le costruzioni (+1,8%). Il rallentamento atteso nel 2008 gra- 220 Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 Camera di Commercio di Forlì-Cesena - A.E.R.A.C. – Forlì A.G.C.I. - Forlì A.N.C.E. Associazione Nazionale Costrutturi Edili A.P.I. – Associazione Piccole e Medie Imprese di Forlì-Cesena Assalzoo - Roma Associazione Interprovinciale Allevatori di Forlì-Cesena e Rimini - Forlì Azienda USL di Cesena - Servizio Veterinario Azienda USL di Forlì - Servizio Veterinario Aziende del campione provinciale dell’indagine sull’industria manifatturiera B.C.E. - Banca Centrale Europea Banca d’Italia C.N.A. di Forlì-Cesena C.N.E.L. Commissione Provinciale per l’Artigianato di Forlì-Cesena Caritas Italiana - Roma Casse Edili della provincia di Forlì-Cesena e CEDAIER di Bologna Commissioni per rilevazione prezzi - C.C.I.A.A. di Forlì-Cesena Comuni della Provincia di Forlì-Cesena Confartigianato di Cesena Confartigianato di Forlì Confcommercio di Cesena Confcommercio di Forlì Confcooperative di Forlì-Cesena Confesercenti di Cesena Confesercenti di Forlì Confindustria Forlì-Cesena - Unione degli Industriali della Provincia di Forlì-Cesena Direzione Provinciale del Lavoro di Forlì - Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale European Patent Office EUROSTAT F.M.I - Fondo Monetario Internazionale I.A.T.A. - Associazione Internazionale Trasporto Aereo I.C.E. - Istituto Commercio Estero I.N.A.I.L. – Sede di Forlì-Cesena I.N.P.S. I.N.P.S. - Sede di Forlì-Cesena I.S.A.E. - Istituto di studi e analisi economiche I.S.M.E.A - Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare Il Sole 24 Ore - Banche dati Infocamere - Banche dati Stock View, Movimprese e TradeView ISTAT - Istituto Nazionale di Statistica Istituto Guglielmo Tagliacarne di Roma Lega delle Cooperative di Forlì-Cesena Mercato Ittico - Cesenatico Ministero del Tesoro O.C.S.E. - O.E.C.D. (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) Osservatorio Agrometeorologico – Provincia Forlì-Cesena Osservatorio Turistico Regionale Prometeia Provincia di Forlì-Cesena - Servizio Agricoltura e Spazio Rurale Provincia di Forlì-Cesena - Servizio Istruzione, Formazione e Politiche del Lavoro Provincia di Forlì-Cesena - Ufficio Turismo Regione Emilia Romagna S.A.L. - Stazione Agrometeorologica Locale - Cesena S.E.A.F. - Società per l’Esercizio Aeroporti - Forlì Società Autostrade SpA Stampa locale e nazionale Unioncamere Emilia Romagna - Banche dati Unioncamere Italiana - Centro Studi - Indagine Congiunturale su Manifattura e Costruzioni Unioncamere Italiana - Centro Studi - Indagine Congiunturale sul Commercio al Dettaglio Unioncamere Italiana - Progetto Excelsior Unioncamere Italiana - Starnet W.T.O. - World Trade Organization Si ringraziano tutti coloro che con cortesia e disponibilità hanno fornito dati e informazioni rendendo possibile la realizzazione di questo volume. Il rapporto è stato chiuso in data 12 febbraio 2008 ed è consultabile su Internet nel sito: http://www.fo.camcom.it/studiestatistica/ Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007 221 Da oltre 140 anni al servizio delle imprese ALBI E RUOLI tel. 0543/713240 [email protected] Albo imbottigliatori di vini a DOC, DOCG a IGT - Albo installatori di impianti - Albo commissionari, mandatari e astatori di prodotti ortofrutticoli, ittici e carnei - Ruolo Agenti e Rappresentanti di Commercio - Ruolo Agenti di affari in mediazione - Ruolo Periti ed Esperti - Ruolo Conducenti di veicoli o natanti adibiti ad autoservizi pubblici non di linea - Registro nazionale dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche - Elenco spedizionieri - Elenco tecnici degustatori di vini DOCG e DOC - Elenco nazionale dei tecnici ed esperti assaggiatori di oli d’oliva extravergini e vergini Autorizzazione abbattimento alberi di olivo - Elenco dei verificatori d’impianti - Certificazione e riconoscimento vini DOC e DOCG - Licenze di macinazione - MUD (Modello Unico di Dichiarazione Ambientale) - Rilascio nulla osta, parametri extracomunitari ALBO IMPRESE ARTIGIANE tel. 0543/713280-285 [email protected] Iscrizione all’Albo delle imprese artigiane - Tenuta Elenchi Previdenziali IVS-ART - Riconoscimento qualifiche professionali Acconciatori - Estetisti - Riconoscimento artigianato artistico e tradizionale BIBLIOTECA tel. 0543/713466 [email protected] Emeroteca - Gazzette Ufficiali della Comunità Europea -Banche Dati giuridiche (legislazione vigente in Italia, legislazione regionale, sentenze della Cassazione Civile e della Giurisprudenza, Sole 24 Ore) - Quotidiani economici e locali - Pubblicazioni economiche, giuridiche, di storia locale, di agricoltura e zootecnia BREVETTI E MARCHI tel. 0543/713270 uffi[email protected] Deposito marchi e brevetti - Ricerche su marchi e brevetti depositati ESTERO E INTERNAZIONALIZZAZIONE Sportello Regionale per l’Internazionalizzazione delle Imprese - Sede di Forlì-Cesena tel. 0543/713250 uffi[email protected] Servizio traduzione di breve corrispondenza commerciale in inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo - Contributi per la partecipazione a fiere e mostre specializzate all’estero e per programmi di penetrazione commerciale in forma aggregata - Risposta quesiti in materia fiscale, doganale e trasporti internazionali e in contrattualistica e contenzioso internazionale - Ricerca partner all’estero - Seminari di aggiornamento - Informazioni commerciali su imprese straniere - Recupero crediti esteri - Directory Import-Export - Servizio assistenza per i mercati bosniaco, cinese, indiano, marocchino, messicano, moldavo, rumeno, russo, del Sudamerica e del Sud-est asiatico - Eurosportello - Progetti integrati per la penetrazione dei mercati stranieri METROLOGIA LEGALE tel.0543/713205 uffi[email protected] Controllo degli strumenti metrici - Saggio e Marchio dei metalli preziosi - Rilascio e rinnovo delle autorizzazioni ai Centri Tecnici per i tachigrafi digitali PREZZI E PROTESTI tel. 0543/713255 uffi[email protected] Registro informatico protesti - Visure e cancellazione protesti - Listino settimanale prezzi - Deposito listini - Visti su offerte commerciali, listini prezzi e fatture - Listino opere edili PROMOZIONE tel. 0543/713245 uffi[email protected] Sportello Nuove Imprese per la creazione di nuove imprenditorialità - Seminari formativi per le imprese - Interventi finanziari a favore delle imprese - Interventi in favore del rapporto scuola-impresa Azioni di marketing territoriale - Sostegno al credito e alla diffusione della cultura finanziaria REGISTRO IMPRESE tel. 0543/713232 [email protected] Registro Imprese e REA; iscrizioni abilitanti - Visure e Certificati - Bilanci - Elenchi - Assetti societari - Bollatura e vidimazione libro sociale e registri - Telemaco Telepay - Infoimprese - Certimpresa - Carta Nazionale Servizi - Legalmail - Legal DOC - Rilascio Carta Cronotachigrafica - Business Key - Accesso al Portale Nazionale www.impresa.gov.it per servizi interattivi alle imprese - Emissione di certificati per l’attività di import export STATISTICA E STUDI tel. 0543/713265 0543/713474 (Indici Istat segreteria telefonica) uffi[email protected] Sportello di informazione economico-statistica - Biblioteca dei Numeri - Banche dati statistiche (Registro Imprese, Starnet, ISTAT, Unioncamere ER, Excelsior) Demografia on-line - I numeri del territorio - Congiuntura on-line - Principali pubblicazioni: Rapporto annuale sull’economia, Giornata dell’Economia, I numeri dell’Economia e Quaderni di statistica - Osservatori e Indagini statistiche sui settori economici della provincia (industria, commercio, trasporti, turismo, subfornitura) TUTELA DEL MERCATO tel. 0543/713486- 492 [email protected] Camera Arbitrale - Camera di Conciliazione - Osservatorio sulle clausole vessatorie - Redazione contratti standard - Revisione degli usi - Manifestazioni a premio - Sanzioni - Ispezioni CAMERA DI COMMERCIO DI FORLI’-CESENA Orari per il pubblico: da Lunedì a Venerdì dalle 9:00 alle 12:30 Corso della Repubblica 5 - 47100 - FORLI’ Telefono: 0543/713111 - Fax: 0543/713502 Via Gaspare Finali 32 - 47023 – CESENA Telefono: 0547/21901 - Fax: 0547/23157 www.fo.camcom.it [email protected] Rapporto sull’Economia della provincia di Forlì-Cesena 2007 Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Forlì-Cesena Presidente: Sergio Mazzi Segretario Generale: Antonio Nannini Responsabile Servizio Promozione, Statistica e Studi: Alessandra Roberti Responsabile Ufficio Statistica e Studi: Cinzia Cimatti La predisposizione del rapporto è stata curata dai seguenti redattori: Cinzia Cimatti, Paola Mettica, Luciano Ravaioli, Alessandra Roberti, Fabio Strada,Vanni Ugolini del Servizio Promozione, Statistica e Studi della Camera di Commercio di Forlì-Cesena e Guido Caselli, Matteo Beghelli, Federico Pasqualini dell’Area Studi e Ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna Progettazione grafica e videoimpaginazione: Stampa: Eliofossolo s.r.l. Fotografie: Fotogiornale Sabatini, Archivio foto Terme di Castrocaro e Consorzio Cermac - Bologna FEBBRAIO 2008