RAPPORTO SULL`ECONOMIA della provincia di Forlì-Cesena

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RAPPORTO SULL`ECONOMIA della provincia di Forlì-Cesena
RAPPORTO SULL’ECONOMIA
della provincia di Forlì-Cesena
2007
a cura di:
Ufficio Statistica e Studi
CAMERA DI COMMERCIO DI FORLÌ-CESENA
Area Studi e Ricerche
UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena 2007
Sviluppo, crescita delle imprese
e benessere dei cittadini
5
L’economia provinciale nel 2007
Demografia
Lavoro
Imprenditorialità
Appendice
51
57
71
Agricoltura e pesca
Industria manifatturiera
Edilizia
Commercio interno
Commercio estero
Turismo
Trasporti
Credito
79
95
111
115
127
139
149
155
Artigianato
Cooperazione
169
179
Lo scenario economico internazionale
Lo scenario economico nazionale
L’economia regionale nel 2007
187
193
201
Le previsioni per l’economia regionale
nel 2008
219
S
S
VILUPPO,
CRESCITA DELLE IMPRESE
E BENESSERE DEI CITTADINI
Italia 21esima per prodotto interno lordo per
abitante, 42esima per
competitività, 32esima
per competitività responsabile, 17esima per
sviluppo umano, 20esima per vivibilità, 26esima per felicità. Il lungo
elenco delle graduatorie stilate da Istituti di
ricerca internazionali
potrebbe proseguire
all’infinito. Negli ultimi
anni si è assistito ad un
moltiplicarsi di classifiche volte a fotografare
il posizionamento delle nazioni, una proliferazione di indicatori
statistici aventi come
obiettivo quello di fornire una valutazione quantitativa del livello
di sviluppo, con tutte le difficoltà che la sua
misurazione comporta.
Sintetizzare un fenomeno multidimensionale
quale è lo sviluppo attraverso un unico valore
è un’operazione complessa che richiede già
nella sua fase di progettazione il compimento di alcune scelte soggettive forti. La prima
di queste riguarda l’ambito di riferimento,
cosa si intende per sviluppo? Nel corso degli anni la definizione di sviluppo ha assunto
accezioni differenti, da semplice sinonimo di
crescita economica a complesso crocevia
di efficienza economica, equità sociale ed
integrità dell’ecosistema. Ne consegue che
anche la sua quantificazione differisce in relazione al punto di osservazione scelto. La
stessa selezione degli indicatori da utilizzare,
così come la metodologia da adottare per
portarli a sintesi, introduce passaggi operativi caratterizzati da una elevata componente
di arbitrarietà. Non sorprende, dunque, di
imbattersi in analisi apparentemente simili
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
che conducono a risultati in parte divergenti.
Tuttavia, la rappresentazione di un fenomeno
attraverso un unico indicatore ha l’innegabile
vantaggio di essere facilmente comunicabile
ed utilizzabile per immediati confronti nel
tempo e nello spazio.
Ben consapevoli dei
pregi e dei limiti di analisi multidimensionali di
questo tipo, nel presente studio ci si è posti
come obiettivo la misurazione di due componenti dello sviluppo,
la crescita economica e
il benessere, associabili - in via approssimativa - rispettivamente
allo sviluppo visto nell’ottica delle imprese
e quello visto dalla parte dei cittadini. Si è
scelto di affrontare questo tema con un approccio estremamente pragmatico, focalizzando l’attenzione sui numeri e sacrificando
l’approfondimento della vasta letteratura
che in questi decenni gli economisti di tutto
il mondo hanno prodotto sulla relazione tra
crescita economica e benessere.
Attraverso tecniche statistiche di analisi
multivariata è stato sintetizzato in due numeri il patrimonio informativo di circa 150
indicatori, raccolti per tutte le province italiane e con riferimento all’arco temporale
2000-2006. La scelta degli anni deriva dalla
possibilità di disporre degli indicatori selezionati per tutte le province. Nonostante la
brevità del periodo, i cambiamenti che hanno caratterizzato la prima metà del duemila
rendono il confronto particolarmente significativo.
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Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
5
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
La costruzione degli indicatori sintetici vuole essere soprattutto l’occasione per approfondire alcuni aspetti legati alla competitività del territorio, alla sua capacità di creare
ricchezza. Gli esiti del processo di trasformazione che in questi anni ha interessato il
sistema provinciale sono facilmente visibili
e misurabili, meno semplice è ricostruire le
dinamiche attraverso le quali tale processo
si è realizzato.
Le analisi dei cambiamenti avvenuti nella
struttura produttiva dei comuni della provincia di Forlì-Cesena e l’esame delle modalità con cui le imprese perseguono le
loro strategie di crescita consentono di fare
emergere due aspetti nodali che stanno caratterizzando lo sviluppo economico della
provincia, la ridefinizione del territorio e
quella del capitalismo territoriale, cioè di chi
detiene i beni competitivi.
All’analisi della capacità di creare ricchezza va affiancata quella sulla sua ripartizione.
In particolare lo studio pone sotto la lente
d’ingrandimento due aspetti, il primo riguarda la distribuzione comunale dei redditi dei
cittadini, esaminandola in relazione a quella
del valore aggiunto creato dalle unità economiche. Il secondo aspetto si concentra
sulla ricchezza delle famiglie e sulle dinamiche retributive dei lavoratori dipendenti.
In definitiva, lo studio si focalizza sui meccanismi che regolano la creazione e la distribuzione della ricchezza, con l’obiettivo di comprendere quanto alla crescita dell’economia
si associ una variazione positiva e diffusa del
livello del benessere dei cittadini.
1.1 Lo sviluppo visto dalle imprese:
la crescita economica
1.1.1 Il quadro di riferimento
Forlì-Cesena 208esima provincia tra le
1.251 dell’Unione Europea per valore aggiunto per abitante misurato in standard di
potere di acquisto1, posizione che la colloca
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Tavola 1.1 Prodotto interno lordo per abitante per regione (area NUTS2). Valore anno 2004 e variazione percentuale 1999-2004. Ad aree più scure corrispondono rispettivamente valori di PIL più elevati e
tassi di crescita maggiori.
Valore del PIL per regione. Anno 2004
Variazione del PIL per regione.
Anni 1999-2004
Fonte: Eurostat
1
Per parità di potere d’acquisto o standard di potere di acquisto (SPA) si intende un’unità di misura depurata dagli effetti dei
differenti livelli di prezzo presenti nei Paesi membri
6
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
nel gruppo delle aree più ricche d’Europa.
A presentare la maggior ricchezza pro capite sono i cittadini delle grandi aree metropolitane – in particolare Londra, Amburgo,
Vienna e Parigi – mentre i valori più bassi si
registrano in alcune province della Romania
e della Bulgaria.
L’allargamento a 27 Paesi ha determinato
inevitabilmente un ampliamento del divario
della ricchezza tra le aree dell’Unione, gli
abitanti della provincia rumena di Botosani
detengono un livello di valore aggiunto pro
capite di 30 volte inferiore a quello posseduto dai cittadini londinesi residenti nell’area
occidentale del centro città. Una sperequazione tra aree ricche e povere che sembra
destinata a ridursi nei prossimi anni, in quanto le province dell’Europa Centro-Orientale
stanno sperimentando tassi di crescita particolarmente elevati, decisamente superiori
al resto del Continente. Negli ultimi cinque
anni i Paesi di nuova entrata nell’Unione Europea hanno registrato saggi di incremento
medi annui prossimi al 6%, i Paesi dell’area
Euro si sono attestati attorno all’1,4%, l’Italia si è fermata allo 0,8%. Il rallentamento
della crescita nazionale si è manifestato in
tutte le province e regioni, Forlì-Cesena ed
Emilia-Romagna compresa.
Se si confronta il dato della provincia forlivese con le aree europee che, per dimensione,
ricchezza e per struttura più le si avvicinano,
emerge una minor dinamica dell’economia
di Forlì-Cesena. Nel 1995 Forlì-Cesena occupava la 138esima posizione nella graduatoria delle province più ricche, in dieci anni
vi è stata una perdita di 70 posizioni nella
quasi totalità ascrivibile all’”effetto Paese”,
cioè all’appartenenza al sistema Italia. L’incidenza di componenti a valenza nazionale – la
fiscalità e le politiche relative alla competitività e al mercato del lavoro solo per citare
alcuni esempi - ha un peso determinante sugli andamenti delle singole province. Le aree
italiane che possono essere considerate
“omologhe” a Forlì-Cesena presentano una
variazione della ricchezza pro capite pressoché analoga, mentre emerge un differenziale
negativo nei confronti delle aree “omologhe” francesi, tedesche e, in misura ancora
maggiore, rispetto alle province spagnole ed
inglesi.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Se si cambia unità di misura e si considera
la variazione del valore aggiunto senza tenere conto del differente potere di acquisto, i
saggi di crescita delle province italiane risultano allineati a quelli francesi e superiori a
quelli tedeschi. Nell’arco temporale considerato, le province italiane più ricche e con
una forte connotazione manifatturiera hanno registrato un tasso di crescita modesto,
ma sostanzialmente in linea con i principali
competitors europei. Ciò che ha reso più
evidente il rallentamento italiano è stata una
forte contrazione del potere d’acquisto,
molto più accentuato rispetto a quanto avvenuto in Francia e in Germania.
L’“effetto Paese” spiega molto del differenziale delle province italiane rispetto al resto
d’Europa, un freno che risulta essere decisivo per quelle province che hanno minor
capacità di agire sulle leve competitive fondamentali, quali il commercio con l’estero.
Il ruolo giocato dalle esportazioni emerge
con chiarezza se si analizza l’andamento delle
piccole e medie imprese manifatturiere negli ultimi vent’anni. Le variazioni di fatturato
realizzato dalle aziende sono strettamente
correlate alla dinamica delle esportazioni,
a sua volta fortemente condizionata dalle
politiche monetarie. Come sottolineato in
molte analisi, negli anni novanta il deprezzamento della lira ha favorito la commercializzazione all’estero delle produzioni italiane, consentendo alle imprese presenti sui
mercati stranieri – generalmente le imprese
di dimensioni maggiori - di essere competitive grazie alla concorrenzialità dei prezzi. La ripresa delle medie e grandi imprese assicurava una sorta di “effetto traino”
sulle piccole aziende del territorio, legate
a quelle di maggiori dimensioni da relazioni
formali, come nel caso dei gruppi d’impresa,
o informali, come nel caso del rapporto di
committenza-subfornitura.
Negli anni duemila l’impossibilità di agire sul
tasso di cambio ha privato l’Italia della leva
competitiva che l’aveva favorita negli anni
precedenti, amplificando gli effetti negativi
conseguenti alla difficile fase congiunturale
internazionale avviatasi nella primavera del
2001. Le ripercussioni maggiori hanno riguardato le imprese di piccola dimensione,
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Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
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quelle con un numero di addetti inferiore a
cinquanta, mentre le medie e le grandi, pur
rallentando, hanno proseguito nel loro trend
di crescita. Questa dicotomia dimensionale
sembra essere una delle chiavi di lettura più
rilevanti per la comprensione delle dinamiche di sviluppo. Nel periodo 2002-2005
le piccole imprese della provincia e, più in
generale, dell’Emilia-Romagna hanno attraversato una fase recessiva, mostrando timidi segnali di ripresa nel 2006. Una ripresa
che, soprattutto per le imprese con meno di
nove addetti, fatica a consolidarsi. I dati rilevati attraverso l’indagine congiunturale relativi al 2007 indicano per le piccole imprese
una crescita del fatturato modesta, con i
margini di profitto in continua contrazione
per assicurare la permanenza sul mercato.
scita seguiti e misurare il livello di sviluppo
raggiunto dall’osservazione di queste dinamiche e dalla quantificazione delle componenti che le determinano.
La prima componente sulla quale pare opportuno fare luce riguarda la struttura imprenditoriale e la sua capacità di generare
ricchezza.
1.1.2 Crescita del numero delle imprese e valore aggiunto
Il rallentamento nel ritmo di crescita economica degli anni più recenti sembra non
trovare riscontro nella dinamica imprenditoriale. Anche nella fase di maggior difficoltà congiunturale è proseguita l’espansione
della struttura produttiva provinciale. Dal
duemila ad oggi il numero delle imprese attive è aumentato di quasi il 5%. L’incremento a Forlì-Cesena - come nel resto d’Italia
- è attribuibile in larga parte al settore delle
costruzioni e dei servizi alle imprese, più
specificatamente alle attività immobiliari.
Se si considera la totalità delle imprese dal
2000 al 2007 il numero delle società attive è aumentato del 4,6%, mentre, al netto
delle costruzioni e delle attività immobiliari,
emerge una riduzione pari al 3,6%. Il settore
manifatturiero provinciale, in controtendenza rispetto al dato regionale, evidenzia un
incremento dell’1,8% della consistenza delle
imprese.
Dunque, da un lato la media e grande dimensione che continua ad ottenere risultati
apprezzabili e, in taluni casi, eccellenti. Dall’altro lato le piccole imprese che faticano
ad agganciare la ripresa. Sembra aver perso
forza l’effetto traino esercitato dalle imprese leader sulla altre del territorio. Se così
fosse si tratterebbe di un aspetto fondamentale, destinato a modificare radicalmente le
traiettorie di sviluppo della provincia.
Per tentare di comprendere se si è effettivamente allentato il legame tra le aziende del
territorio può essere opportuno soffermarsi su alcune specifiche dinamiche che stanno
caratterizzando l’economia della provincia.
Infatti è possibile delineare i percorsi di cre- Un aspetto che sta caratterizzando la diTavola 1.2 Consistenza del numero delle imprese attive nel 2007 e variazione rispetto al 2000.
Imprese
attive
Piacenza
Parma
Reggio Emilia
Modena
Bologna
Ferrara
Ravenna
Forlì-Cesena
Rimini
Emilia-Romagna
Italia
Var.
2007-2000
Var. 2007-2000 al
netto del settore
costruzioni e delle
immobiliari
Imprese attive
nel settore
manifatturiero
Var.
2007-2000
Incidenza
manifatt. su
totale
28.528
43.014
53.705
68.425
88.049
34.987
38.219
41.107
33.583
5,5%
7,3%
11,3%
7,5%
3,4%
-0,4%
1,4%
4,6%
9,2%
-2,0%
-0,8%
-1,6%
-1,0%
-3,4%
-7,2%
-6,9%
-3,6%
-1,0%
3.181
6.319
8.696
11.869
11.559
3.483
3.873
5.040
3.424
2,0%
1,1%
3,4%
-6,6%
-5,0%
-2,7%
0,2%
1,8%
-3,1%
11,2%
14,7%
16,2%
17,3%
13,1%
10,0%
10,1%
12,3%
10,2%
429.617
5.174.921
5,6%
6,9%
-3,0%
1,4%
57.444
628.468
-1,9%
-1,8%
13,4%
12,1%
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati del Registro delle Imprese.
8
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
namica delle imprese dell’ultimo decennio
riguarda la composizione della struttura
proprietaria. Negli ultimi sette anni il numero delle persone di nazionalità italiana con
carica in imprese di Forlì-Cesena è rimasto
sostanzialmente invariato, mentre è aumentato del 142% quello relativo agli imprenditori stranieri. Nel 2007 ogni 100 persone
con carica in impresa 5 sono stranieri; nel
2000 tale rapporto era 2,1. L’imprenditoria straniera risulta in forte espansione nel
settore delle costruzioni (+332%), nel comparto dei trasporti e facchinaggio (+220%).
Nel settore manifatturiero a fronte di una
riduzione dell’imprenditoria italiana (-1%) la
componente straniera è aumentata considerevolmente (+107%). Se, da un lato, la crescita dell’imprenditoria straniera deve essere letta positivamente in quanto indice di
integrazione nel contesto locale, dall’altro il
ricambio che sta avvenendo tra imprenditoria straniera ed italiana deve essere attenta-
Tavola 1.3 Persone con carica in impresa per nazionalità. Anno 2007 e confronto con il 2000.
Piacenza
Parma
Reggio Emilia
Modena
Bologna
Ferrara
Ravenna
Forlì-Cesena
Rimini
Emilia-Romagna
Italia
Persone
italiane
con carica
in impresa
Var. 2007-2000
persone
straniere
Var. 2007-2000
persone italiane
Incidenza
stranieri
2007
Incidenza
stranieri
2000
3.092
5.413
7.487
8.154
10.680
2.324
4.085
3.839
4.761
47.443
76.853
93.466
126.661
160.623
56.960
67.389
73.999
60.726
165,0%
100,3%
152,9%
116,9%
102,3%
184,8%
161,5%
141,9%
100,0%
2,1%
2,7%
3,4%
0,8%
-0,9%
-4,8%
-1,8%
1,8%
6,8%
6,1%
6,6%
7,4%
6,0%
6,2%
3,9%
5,7%
4,9%
7,3%
2,4%
3,5%
3,2%
2,9%
3,2%
1,3%
2,2%
2,1%
4,0%
49.835
543.311
764.120
9.107.413
124,4%
93,2%
0,9%
4,0%
6,1%
5,6%
2,8%
3,1%
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati del Registro delle Imprese.
Tavola 1.4 Variazione del numero delle unità locali. Anni 2000-2006 a confronto.
Ad aree più scure corrispondono variazioni più elevate.
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Persone
straniere
con carica in
impresa
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
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Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
mente monitorato per comprendere se ad
esso si associa la diffusione di una tipologia
di impresa di minori dimensioni e meno attrezzata per affrontare le sfide competitive.
In questi anni si sta, dunque, assistendo a importanti cambiamenti nella struttura settoriale e negli assetti proprietari delle imprese.
Cambiamenti che presentano caratteristiche differenti in funzione del territorio. Se
si considera l’intera regione la distribuzione
comunale delle nuove imprese si presenta
estremamente disomogenea. Nascono imprese del terziario nell’area costiera, mentre in Emilia si moltiplicano le società di proprietà di cittadini extracomunitari.
Con riferimento alla provincia di Forlì-Ce-
sena, se si considera la variazione del numero delle unità locali nel periodo 2000-2006,
si evidenzia una maggior dinamica del comprensorio cesenate rispetto a quello forlivese. Sono i comuni di Savignano sul Rubicone
e di San Mauro Pascoli a presentare i saggi
di incremento superiori, mentre a PorticoSan Benedetto e a Montiano si registra la
flessione più marcata.
Il comprensorio di Forlì mostra una più spiccata vocazione manifatturiera: quasi il 15%
delle unità locali opera in tale settore, contro il 12% del comprensorio cesenate. San
Mauro Pascoli, con quasi il 21% è il comune
con maggior presenza manifatturiera.
Tavola 1.5 Consistenza delle unità locali delle imprese registrate nel 2006 e variazione rispetto al 2000.
Forlì-Cesena, dati comunali
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Unità
locali
Bertinoro
Castrocaro Terme
Civitella di Romagna
Dovadola
Forlì
Forlimpopoli
Galeata
Meldola
Modigliana
Portico e San Benedetto
Predappio
Premilcuore
Rocca San Casciano
Santa Sofia
Tredozio
Comprensorio Forlì
Bagno di Romagna
Borghi
Cesena
Cesenatico
Gambettola
Gatteo
Longiano
Mercato Saraceno
Montiano
Roncofreddo
San Mauro Pascoli
Sarsina
Savignano sul Rubicone
Sogliano al Rubicone
Verghereto
Comprensorio Cesena
1.328
887
586
210
15.044
1.508
313
1.282
544
119
799
121
261
487
152
23.641
930
301
12.913
4.470
1.243
1.189
969
914
207
453
1.430
539
2.245
443
337
28.583
Var.
2006-2000
0,6%
5,8%
1,2%
7,1%
7,6%
11,6%
9,1%
-1,1%
-1,8%
-7,0%
4,4%
2,5%
2,4%
7,3%
-0,7%
6,1%
7,9%
8,3%
7,8%
11,9%
9,9%
10,6%
9,6%
7,9%
-1,4%
4,1%
14,8%
0,9%
16,9%
10,8%
-0,6%
9,4%
Var. 2006-2000
al netto del settore
costruzioni
e delle immobiliari
-2,5%
-2,0%
-4,3%
-3,1%
1,6%
2,8%
6,3%
-7,3%
-4,2%
-12,5%
-0,9%
2,8%
1,8%
3,8%
-6,7%
0,4%
7,9%
2,5%
3,2%
5,7%
0,0%
2,6%
3,4%
0,4%
-7,9%
-1,0%
7,6%
-3,7%
10,2%
9,7%
-3,5%
3,9%
Unità locali
nel settore
manifatturiero
264
104
74
27
2.183
201
55
187
86
16
144
10
50
52
29
3.482
104
31
1.381
363
155
145
124
152
10
26
296
84
328
72
62
3.333
Var.
2006-2000
Incidenza
manifatt.
su totale
4,3%
1,0%
17,5%
12,5%
5,6%
6,3%
3,8%
-7,4%
21,1%
-20,0%
-7,7%
-9,1%
0,0%
0,0%
-17,1%
4,0%
9,5%
14,8%
10,3%
7,4%
6,2%
0,0%
15,9%
1,3%
-33,3%
-13,3%
14,7%
6,3%
9,3%
38,5%
1,6%
9,1%
19,9%
11,7%
12,6%
12,9%
14,5%
13,3%
17,6%
14,6%
15,8%
13,4%
18,0%
8,3%
19,2%
10,7%
19,1%
14,7%
11,2%
10,3%
10,7%
8,1%
12,5%
12,2%
12,8%
16,6%
4,8%
5,7%
20,7%
15,6%
14,6%
16,3%
18,4%
11,7%
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese.
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Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
La consistenza e la variazione del numero
delle imprese costituisce un’informazione
che deve essere interpretata correttamente, in quanto non necessariamente ad una
maggiore vitalità imprenditoriale corrisponde un aumento della competitività del territorio2.
Il dato sull’imprenditorialità va analizzato
nella sua composizione strutturale, indagando sulla capacità di essere presenti in settori avanzati e maggiormente concorrenziali.
Con tale obiettivo, il tessuto imprenditoriale è stato suddiviso in funzione del livello
tecnologico delle società manifatturiere e
del livello di knowledge delle aziende del
terziario.
Analogamente alle altre province, a ForlìCesena prevale un’industria manifatturiera
concentrata su produzioni a contenuto tecnologico basso o medio basso, anche se rispetto al passato è in crescita la componen-
te caratterizzata da tecnologia medio-alta.
Nel settore dei servizi sette imprese ogni
dieci operano in comparti a bassa intensità
di conoscenza.
Sono Modigliana e Gambettola i comuni nei
quali il manifatturiero ha una connotazione
maggiormente rivolta verso l’alta tecnologia.
Mentre per quanto riguarda il terziario sono
i due comuni più grandi, Forlì e Cesena, a
presentare una concentrazione superiore di
imprese operanti nei servizi avanzati.
Sulla base della classificazione per contenuto
tecnologico e livello di knowledge è possibile individuare le specializzazioni comunali.
Nell’area centrale della regione si concentra
il cuore manifatturiero, con specializzazioni
tecnologicamente più avanzate nei comuni
posti nella prima cintura delle città, mentre
in alcuni comuni capoluoghi - Bologna, Par-
variazione 2000-2006 del numero delle
unità locali al netto del settore costruzioni e settore attività immobiliari
variazione 2000-2006 del numero delle
unità locali operanti nel settore manifatturiero
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese.
2
La suddivisione Eurostat per livello di tecnologia classifica a bassa tecnologia i settori con codice NACE da 15 a 22, 36 e 37;
medio-bassa i codici 23, 25-28; medio-alta i codici 24, 29, 31, 34 e 35; alta i codici 30, 32 e 33
I servizi a bassa “knowledge intensity” comprendono i settori 50, 51, 52, 55, 60, 63, 75, 90, 91, 93, 95 e 99; i servizi “Knowledge-intensive market ” comprendono i settori 61, 62, 70, 71, 74; i servizi “Knowledge-intensive high-technology “ comprendono i
settori 64, 72, 73; i servizi “Knowledge-intensive financial” riguardano i codici 65, 66 e 67.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Tavola 1.6 Variazione delle unità locali nel 2006 rispetto al 2000. Forlì-Cesena, dati comunali.
Ad aree più scure corrispondono variazioni più elevate.
11
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Tavola 1.7 Classificazione delle imprese attive manifatturiere per livello tecnologico e delle imprese attive
dei servizi per livello di knowledge. Anno 2006.
Manifatturiero per livello tecnologico
Regione
Medio
basso
Basso
Medio
alto
Servizi per livello di knowledge
Alto
Alti rivolti
al mercato
Basso
Alti rivolti
alla prod.
high-tech
Alti
finanziari
Piacenza
Parma
Reggio Emilia
Modena
Bologna
Ferrara
Ravenna
Forlì-Cesena
Rimini
41,8%
46,6%
43,5%
50,4%
43,4%
47,3%
48,4%
56,3%
59,3%
30,9%
27,3%
32,2%
27,5%
26,4%
29,2%
28,6%
23,5%
18,2%
21,4%
21,9%
19,5%
17,5%
22,9%
18,3%
18,2%
15,8%
16,3%
6,0%
4,2%
4,8%
4,7%
7,2%
5,2%
4,8%
4,4%
6,2%
73,7%
68,1%
68,1%
66,1%
64,8%
71,7%
72,7%
71,6%
73,5%
16,6%
21,3%
22,4%
24,9%
24,9%
19,2%
18,7%
20,7%
20,6%
4,5%
4,5%
4,2%
3,6%
4,6%
3,9%
3,3%
3,0%
2,1%
5,2%
6,1%
5,3%
5,4%
5,7%
5,1%
5,3%
4,7%
3,8%
Emilia Romagna
ITALIA
48,6%
55,6%
27,7%
25,1%
18,0%
13,3%
5,7%
6,1%
69,0%
73,8%
23,3%
18,5%
3,5%
3,7%
4,2%
4,0%
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese.
Tavola 1.8 Classificazione delle imprese manifatturiere per livello tecnologico e delle imprese attive
dei servizi per livello di knowledge. Anno 2006.
Manifatturiero per livello tecnologico
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Regione
Bertinoro
Castrocaro Terme
Civitella di Romagna
Dovadola
Forlì
Forlimpopoli
Galeata
Meldola
Modigliana
Portico e San Benedetto
Predappio
Premilcuore
Rocca San Casciano
Santa Sofia
Tredozio
Comprensorio Forlì
Bagno di Romagna
Borghi
Cesena
Cesenatico
Gambettola
Gatteo
Longiano
Mercato Saraceno
Montiano
Roncofreddo
San Mauro Pascoli
Sarsina
Savignano sul Rubicone
Sogliano al Rubicone
Verghereto
Comprensorio Cesena
Basso
37,5%
71,2%
58,1%
59,3%
57,3%
57,2%
47,3%
60,4%
52,3%
50,0%
57,6%
80,0%
36,0%
69,2%
69,0%
56,1%
43,3%
58,1%
48,6%
61,7%
58,7%
71,0%
65,3%
46,7%
50,0%
34,6%
82,8%
35,7%
66,2%
65,3%
41,9%
56,5%
Medio
basso
43,6%
17,3%
25,7%
29,6%
22,4%
19,9%
41,8%
19,8%
20,9%
37,5%
20,8%
20,0%
48,0%
21,2%
10,3%
24,2%
37,5%
25,8%
25,2%
14,3%
22,6%
13,8%
22,6%
34,9%
20,0%
50,0%
5,1%
40,5%
19,8%
16,7%
51,6%
22,7%
Medio
alto
17,0%
7,7%
14,9%
11,1%
14,7%
17,4%
10,9%
15,0%
17,4%
12,5%
18,8%
0,0%
14,0%
3,8%
13,8%
14,7%
16,3%
12,9%
21,7%
17,9%
10,3%
10,3%
11,3%
16,4%
30,0%
15,4%
10,8%
21,4%
11,6%
12,5%
4,8%
16,9%
Alto
1,9%
3,8%
1,4%
0,0%
5,6%
5,5%
0,0%
4,8%
9,3%
0,0%
2,8%
0,0%
2,0%
5,8%
6,9%
4,9%
2,9%
3,2%
4,6%
6,1%
8,4%
4,8%
0,8%
2,0%
0,0%
0,0%
1,4%
2,4%
2,4%
5,6%
1,6%
4,0%
Servizi per livello di knowledge
Basso
77,1%
75,5%
79,1%
83,6%
65,7%
76,2%
74,3%
75,6%
83,4%
73,9%
81,6%
91,7%
81,5%
82,1%
90,2%
69,4%
79,7%
80,2%
68,5%
77,5%
75,0%
84,9%
77,6%
74,9%
78,7%
87,4%
74,9%
79,5%
73,2%
87,5%
91,5%
73,3%
rivolti
Alti rivolti Alti
Alti
alla
prod. finanziari
al mercato high-tech
16,7%
18,4%
10,8%
10,4%
25,0%
17,4%
13,9%
16,4%
10,1%
15,2%
11,7%
2,1%
10,2%
10,4%
4,9%
21,9%
12,9%
12,1%
23,4%
17,3%
19,4%
12,2%
18,2%
17,2%
14,9%
10,1%
18,8%
13,5%
19,4%
6,6%
3,4%
19,8%
2,0%
2,4%
4,1%
1,5%
3,5%
2,4%
5,9%
3,2%
3,0%
4,3%
1,6%
0,0%
4,6%
2,4%
0,0%
3,2%
3,0%
3,3%
3,3%
2,5%
2,1%
1,4%
1,2%
4,3%
2,1%
0,8%
2,4%
2,2%
2,4%
1,5%
1,7%
2,8%
4,2%
3,6%
6,1%
4,5%
5,9%
4,0%
5,9%
4,8%
3,5%
6,5%
5,1%
6,3%
3,7%
5,2%
4,9%
5,5%
4,4%
4,4%
4,9%
2,7%
3,4%
1,5%
3,0%
3,6%
4,3%
1,7%
3,9%
4,9%
5,0%
4,4%
3,4%
4,1%
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese.
12
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Tavola 1.9 Specializzazioni individuate sulla base della distribuzione delle unità locali. Anno 2006.
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese.
Specializzazione
Comuni
Manifatturiero
tecnologia medio-bassa
Bertinoro; Forlì; Galeata; Meldola; Mercato Saraceno; Predappio; Rocca San
Casciano; San Mauro Pascoli; Sarsina; Savignano sul Rubicone; Sogliano al
Rubicone; Tredozio; Verghereto
Manifatturiero – medio-alta
Modigliana
Servizi in generale
Cesenatico; Forlimpopoli; Gambettola; Gatteo
Servizi rivolti al mercato
Cesena
Nessuna specializzazione
Bagno di Romagna; Borghi; Castrocaro Terme; Civitella di Romagna;
Dovadola; Longiano; Montiano; Portico e San Benedetto; Premilcuore;
Roncofreddo; Santa Sofia
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Registro delle Imprese.
ma e Piacenza - alla specializzazione manifatturiera si affianca un forte radicamento dei
servizi avanzati rivolti al mercato. La stessa
tipologia di servizi caratterizza anche la costa adriatica.
Nella provincia di Forlì-Cesena prevale una
specializzazione manifatturiera a tecnologia
medio-bassa, con il solo comune di Modigliana a presentare una specializzazione
medio-alta. Cesena presenta una specializ-
zazione nei servizi rivolti al mercato, mentre Cesenatico, Forlimpopoli, Gambettola e
Gatteo evidenziano una vocazione terziaria.
La mappa delle specializzazioni individua una
struttura produttiva che fuoriesce dai canonici confini amministrativi ma si estende
seguendo traiettorie differenti, delineando,
come vengono definite dal sociologo Aldo
Bonomi, delle “geocomunità” o delle “città
infinite”. E, sempre citando Bonomi, si evidenziano in regione due piattaforme pro-
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Tavola 1.10 Specializzazioni3 individuate sulla base della distribuzione delle unità locali.
Comuni di Forlì-Cesena, anno 2006.
3 Le
specializzazioni sono state individuate rapportando la percentuale comunale di imprese appartenenti a ciascun gruppo (definito
dal contenuto tecnologico e dal livello di knowledge) con la corrispondente media regionale. Dove tale rapporto è risultato superiore a 1,25 al comune è stata attribuita la specializzazione relativa a quel gruppo.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
13
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
duttive, la “via emiliana allo sviluppo ove la
coesione sociale e la partecipazione producono un modello di imprenditorialità senza
fratture, un capitalismo di comunità fatto di
un mix tra distretti e multinazionali” e “la
città adriatica, che si
allunga da
Venezia, a
Rimini, ad
Ancona sino
a Pescara,
caratterizzata
dall’intreccio
tra cultura
dei servizi
e modello
produttivo.(...) Vi si
ragiona su
come cambiare il fare
impresa e il fare turismo: due modelli che
hanno convissuto contaminandosi”.
All’interno dei due sistemi territoriali – via
Emilia e città adriatica – si trovano i comuni
con i valori superiori di valore aggiunto per
abitante4, con una polarizzazione attorno
alle città di maggiori dimensioni. Al di fuori
di queste due aree presentano valori elevati
i comuni di
Ferrara, di
Mirandola,
di Bagno di
Romagna
e di Santa
Sofia. È nei
comuni dell’hinterland
bolognese - Bentivoglio,
Granarolo
dell’Emilia,
Argelato e
Calderara
di Reno - e
a Fiorano
Modenese dove si crea maggiore ricchezza.
I comuni con il più basso valore aggiunto per
abitante sono localizzati nell’appennino piacentino, Travo, Pecorara, Besenzone, Mor-
Tavola 1.11 Valore aggiunto per abitante, anno 2004.
Fonte: elaborazione Area studi Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat e Tagliacarne.
4
Il valore aggiunto comunale è stato stimato incrociando i dati degli addetti per comune e per settore di attività con i dati sul valore
aggiunto per sistema locale del lavoro, con i dati sul valore aggiunto provinciale nonché con i conti regionali e nazionali.
14
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
fasso e Caminata.
In valori assoluti i comuni di Forlì e di Cesena realizzano quasi i due terzi del valore aggiunto provinciale. Nel periodo 1996-2004
il comprensorio cesenate - analogamente a
quanto riscontrato per la consistenza imprenditoriale – ha mostrato una maggior
dinamica di crescita.
In termini di valore aggiunto per abitante
sono i comuni di Longiano, Gatteo, Forlì e
Cesena a presentare i valori più elevati.
L’istituto Tagliacarne ha recentemente diffuso le prime stime sul PIL provinciale relativo all’anno 2007: Forlì-Cesena presenta
un valore di quasi 30mila euro per abitante,
valore inferiore alla media regionale ma su-
periore a quello nazionale. Da sottolineare
l’apprezzabile tasso di crescita registrato
rispetto al 2004 (9,4%) terzo valore tra le
province in regione, inferiore solamente a
quello di Piacenza e Parma.
Da questi primi dati emerge un rafforzamento del tessuto imprenditoriale provinciale dal
punto di vista della consistenza numerica, al
quale si associa, fatto più importante, una
crescita del livello tecnologico e di knowledge. Accanto alla nascita di numerose
imprese nel settore delle costruzioni e dei
servizi alle persone – espressioni imprenditoriali che possono essere sostanzialmente
ricondotte a forme di auto-impiego – vi è la
crescita di molte società, non tanto in ter-
Tavola 1.12 Prodotto Interno Lordo totale e pro-capite. Anno 2004.
Comuni
Milioni di
euro
Agricoltura
Valori pro capite
Industria
Servizi
euro
Var.
1996-2004
Bertinoro
Castrocaro Terme
Civitella di Romagna
Dovadola
Forlì
Forlimpopoli
Galeata
Meldola
Modigliana
Portico e San Benedetto
Predappio
Premilcuore
Rocca San Casciano
Santa Sofia
Tredozio
Comprensorio Forlì
Bagno di Romagna
Borghi
Cesena
Cesenatico
Gambettola
Gatteo
Longiano
Mercato Saraceno
Montiano
Roncofreddo
San Mauro Pascoli
Sarsina
Savignano sul Rubicone
Sogliano al Rubicone
Verghereto
Comprensorio Cesena
221
111
59
22
3.097
200
38
157
105
10
104
14
39
103
17
4.296
162
24
2.539
556
209
229
216
106
18
31
270
65
418
43
33
4.917
5,7%
5,0%
25,7%
7,2%
2,1%
3,2%
19,1%
7,0%
5,2%
18,5%
7,1%
22,3%
5,5%
8,7%
5,8%
3,6%
5,5%
19,6%
4,0%
3,6%
3,1%
2,6%
9,2%
5,9%
28,2%
19,9%
4,7%
6,8%
3,4%
8,5%
7,8%
4,5%
54,0%
20,0%
34,0%
23,9%
21,8%
26,9%
30,6%
31,2%
39,3%
27,3%
40,8%
10,6%
42,6%
47,2%
36,5%
26,0%
14,1%
31,1%
21,5%
18,0%
34,5%
45,6%
48,0%
43,5%
19,9%
25,7%
59,7%
31,0%
31,0%
30,7%
22,7%
27,3%
40,3%
75,0%
40,3%
68,9%
76,1%
70,0%
50,2%
61,8%
55,6%
54,2%
52,1%
67,0%
51,9%
44,0%
57,7%
70,4%
80,4%
49,3%
74,5%
78,5%
62,4%
51,8%
42,8%
50,6%
51,9%
54,4%
35,6%
62,1%
65,5%
60,8%
69,5%
68,1%
23.422
17.658
15.497
13.407
27.940
16.843
15.174
16.235
21.940
12.832
16.396
15.944
18.733
24.469
13.447
24.355
26.629
11.433
27.321
24.322
21.535
31.759
35.901
16.466
11.611
10.181
26.382
17.595
26.369
14.502
16.259
25.521
-0,4
-13,3
-8,9
-21,1
3,3
-6,6
-11,0
-6,5
-11,9
-3,1
-8,1
-12,9
-7,1
6,5
-12,9
0,2
10,7
3,3
11,8
14,9
19,5
19,2
12,8
-0,7
14,9
-15,6
11,2
-6,0
15,9
-2,9
6,8
12,3
TOTALE PROVINCIA
9.214
4,1%
26,7%
69,2%
24.964
6,3
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
PIL totale e composizione settoriale
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istituto G. Tagliacarne, Istat,
Registro delle imprese.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
15
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Tavola 1.13 Valore aggiunto per abitante nel 2004 e variazione 1996-2004.
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istituto G. Tagliacarne, Istat,
Registro delle imprese
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Tavola 1.14 PIL 2007 a prezzi correnti per abitante e variazione 2004-2007
16
Pil per abitante
Variazione 2004-2007
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istituto G.Tagliacarne
mini dimensionali ma soprattutto relazionali. Piccole e medie imprese che operano in
filiera, attraverso una divisione delle attività,
delle conoscenze, degli investimenti e dei rischi con le altre società che appartengono
allo stesso sistema. La componente relazionale, come viene sottolineato in numerosi
studi, è ciò che maggiormente caratterizza il
sistema provinciale e regionale.
Una seconda componente da porre sotto esame è la produttività, spesso adottata
come sinonimo di crescita.
1.1.3 La produttività
Alla crescita del numero delle imprese e
del valore aggiunto complessivo in EmiliaRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Romagna non ha fatto seguito un aumento
della produttività. Anzi, nel periodo 20012005 il valore aggiunto per unità di lavoro a
livello regionale ha registrato in termini reali
un decremento dello 0,6%. Il dato riferito
alla provincia di Forlì-Cesena risulta essere
di segno positivo, nel periodo considerato la
produttività ha fatto segnare un incremento del 4,6%. Tuttavia, occorre sottolineare
i modesti valori di produttività che caratterizzano la provincia forlivese, i più bassi in
regione (solo Rimini mostra valori inferiori)
e al di sotto della media nazionale. Un gap
più evidente nel settore manifatturiero e nel
terziario meno avanzato.
Considerando complessivamente il dato sulla produttività, nella sua composizione settoriale e alla luce dei valori assoluti e dei tas-
Tavola 1.15 Produttività. Valore aggiunto per unità di lavoro e per macrosettori. Valore 2005
Province
Servizi
Agricoltura, Industria
silvicoltura in senso Costruzioni Totale
industria
e pesca
stretto
Commercio,
riparazioni,
alberghi e
ristoranti,
trasporti e
comunicaz.
Intermediaz.
monetaria e
Altre
finanziaria; attività di
attività imm. servizi
e imprendit.
Totale
servizi
Valore
aggiunto ai
prezzi base
Piacenza
Parma
Reggio Emilia
Modena
Bologna
Ferrara
Ravenna
Forlì-Cesena
Rimini
21.874,1
25.035,0
23.999,0
28.319,1
25.350,3
27.729,8
21.769,8
21.956,2
38.376,7
59.189,6
59.455,8
55.610,5
54.407,1
58.251,5
55.824,9
57.087,0
51.073,3
47.866,3
41.653,2
45.244,8
44.131,3
44.119,2
47.100,0
49.798,0
45.908,4
42.941,7
43.200,9
54.817,9
56.397,8
53.294,6
52.634,3
56.090,0
54.238,9
54.119,8
49.183,4
46.454,8
44.391,3
45.656,3
44.121,1
43.324,8
46.304,2
42.627,4
42.421,2
41.466,6
40.511,1
114.210,9
105.156,7
116.621,6
114.931,4
93.499,3
122.026,7
120.350,2
120.583,5
110.614,8
39.198,3
37.145,9
39.212,6
39.359,2
42.645,1
41.076,0
39.444,9
38.939,3
38.408,7
55.812,5
56.195,6
59.398,9
57.789,6
57.031,5
56.844,5
55.155,3
54.538,2
51.694,4
52.720,3
54.591,0
54.792,5
54.489,4
55.827,9
53.228,5
51.900,4
50.400,2
50.184,5
Emilia-Romagna
24.983,5 55.913,6
45.077,1
53.602,2
43.822,7
108.206,2
40.018,9
56.357,4
53.774,5
Italia
21.399,1 53.428,4
40.571,0
49.864,9
45.612,3
102.002,4
42.628,5
56.170,3
52.529,6
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat.
Tavola 1.16 Produttività. Valore aggiunto per unità di lavoro e per macrosettori. Variazione percentuale
2001-2005 in termini reali
Industria
Province
Servizi
Agricoltura, Industria
silvicoltura in senso Costruzioni Totale
industria
e pesca
stretto
Commercio, Intermediaz.
riparazioni, monetaria e
alberghi e
finanziaria;
ristoranti,
attività
trasporti e immobiliari e
comunicaz.
imprendit.
Altre
attività di
servizi
Totale
servizi
Valore
aggiunto ai
prezzi base
Piacenza
Parma
Reggio Emilia
Modena
Bologna
Ferrara
Ravenna
Forlì-Cesena
Rimini
-18,0%
-14,0%
-22,4%
-13,6%
-11,7%
-8,3%
-5,4%
-4,6%
10,3%
-8,9%
-6,6%
-7,0%
-8,6%
4,8%
0,0%
1,0%
7,8%
-2,2%
22,5%
15,6%
15,4%
15,4%
11,5%
15,6%
10,3%
14,4%
20,1%
-5,7%
-3,6%
-4,7%
-6,4%
5,4%
2,9%
2,3%
8,7%
2,6%
-11,6%
-18,7%
-2,4%
6,8%
-12,9%
5,3%
-12,9%
-6,5%
-5,0%
-5,6%
-4,1%
2,8%
-2,2%
-3,9%
2,0%
-0,6%
-0,9%
0,9%
11,0%
-0,8%
-0,5%
-1,1%
3,1%
4,4%
9,7%
9,6%
15,6%
-2,0%
-7,2%
3,4%
1,7%
-4,1%
6,7%
-3,7%
0,5%
2,8%
-2,7%
-5,6%
-0,6%
-1,7%
-1,2%
5,3%
-0,4%
4,6%
3,2%
Emilia-Romagna
-11,0%
-2,8%
14,4%
-0,7%
-7,8%
-1,8%
4,1%
-1,2%
-0,6%
-3,9%
-5,8%
5,1%
-4,3%
-4,9%
-0,9%
4,4%
0,6%
-0,2%
ITALIA
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Industria
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
17
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
18
si di variazione, la valutazione sia provinciale
che regionale non è positiva.
Numerosi sono i fattori che possono aver
concorso a determinare tale risultato. La
forte concentrazione in settori tradizionali
e la frammentazione in imprese di piccola
e piccolissima dimensione costituiscono il
freno principale.
Un secondo aspetto rilevante riguarda i
cambiamenti legati alla nuova imprenditoria
e al mercato del lavoro. Si è visto che larga
parte della
crescita numerica delle imprese
è ascrivibile
all’ingresso
di
nuove
società amministrate
da extracomunitari
attraverso
forme
di
capitalismo
personale
e all’espansione
di
segmenti di
attività che lasciano poco spazio alla crescita
di produttività.
Anche dal punto di vista occupazionale larga
parte dei cittadini extracomunitari si sono
concentrati in settori a bassa produttività,
quali l’edilizia e i servizi alle persone. Alla
scarsa produttività vanno sicuramente correlati numerosi aspetti legati all’occupazione, alla qualificazione dei lavoratori e, più in
generale, al capitale umano. A ciò si aggiunge il tema della flessibilità, che da un lato
ha portato ad una riduzione del costo del
lavoro, dall’altro ad una crescita occupazionale composta da lavoratori sui quali, per la
natura della tipologia contrattuale, le imprese non sono incentivate ad investire in formazione, con conseguenti ricadute negative
sulla produttività.
Vi è un ulteriore aspetto da evidenziare. Alcuni Istituti di ricerca sottolineano come le
statistiche relative alla produttività risentano
del fenomeno dell’emersione, per cui parte
del maggior numero di occupati riportato
nelle statistiche ufficiali deriverebbe dalla
registrazione nello stock di lavoratori che,
di fatto, erano già occupati in precedenza.
Fra le cause principali del non brillante dato
relativo alla produttività vi è sicuramente
una insufficiente capacità innovativa. Se per
alcuni settori il minor ricorso all’innovazione è determinato da ragioni strutturali, per
altri - la distribuzione commerciale, la finanza, o i trasporti - come sottolinea il CNEL,
potrebbe essere determinato da una scarsa
concorrenza (al contrario
di
quanto
avviene in
altre realtà europee
e non), il
che li renderebbe
meno reattivi al cambiamento
strutturale
indotto dalla trasformazione
tecnologica.
1.1.4 L’innovazione
Una delle affermazioni ricorrenti è che le
imprese delle province dell’Emilia-Romagna non fanno ricerca ma sanno innovare.
E stando alle statistiche questa affermazione
sembra corrispondere al vero. I dati sulla ricerca sono noti, le regioni italiane investono
in ricerca e sviluppo in misura considerevolmente inferiore ai principali competitor
internazionali. Però innovano: secondo una
recente indagine ISTAT in Emilia-Romagna
le imprese innovatrici sono il 35,5%, seconda regione in Italia preceduta solamente dal
Piemonte. Nel 6% dei casi si tratta di innovazione di prodotto, nel 18% di innovazione
di processo e nell’11% dei casi sia di prodotto che di processo.
L’Emilia-Romagna è seconda tra le regioni
italiane per numero di imprese innovatrici
e prima in assoluto per numero di brevetti
depositati, 161 ogni milione di abitanti, valore che la colloca tra le prime 25 regioni
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Alla luce del modesto ricorso ai brevetti da
parte delle imprese della provincia, diventa
interessante approfondire i percorsi seguiti
dalle aziende per introdurre elementi di innovazione al proprio interno. Secondo i dati
dell’osservatorio sui fabbisogni tecnologici
delle imprese della provincia di Forlì-Cesena - realizzato dalla Camera di Commercio
e da Unioncamere Emilia-Romagna su un
campione di imprese di piccola dimensione
(oltre il novanta per cento delle imprese intervistate ha meno di 50 addetti) - negli ultimi tre anni gli investimenti hanno riguardato
soprattutto macchinari e software, cioè gli
investimenti maggiormente correlati all’innovazione incrementale. Marginali se non
nulli gli investimenti in innovazione radicale
identificabili nell’attività di ricerca e sviluppo
e nell’attività brevettuale.
Se si esce dal dato aggregato e si considerano le risposte delle singole imprese, si
possono individuare tre gruppi ben distinti:
il primo – numericamente il più consistente
- si caratterizza per investimenti in innovazione incrementale e un’assenza totale di
innovazione radicale. Semplificando, questa
tipologia di imprese punta a migliorare l’esistente ma non a sviluppare nuovi processi o
nuovi prodotti. Il secondo gruppo presenta
un livello marginale di innovazione radicale,
mentre nel terzo, il meno numeroso, gli investimenti legati alla ricerca e allo sviluppo
vengono considerati quantomeno significativi, vi è quindi una maggior attenzione all’introduzione di novità.
Queste tre tipologie d’impresa sono trasversali ai settori di attività economica mentre
vi è una correlazione con la dimensione: la
propensione all’innovazione radicale aumenta al crescere della dimensione d’impresa.
Al crescere degli investimenti in innovazione radicale crescono i risultati in termini di
fatturato, investimenti, produttività e commercio estero. Si potrebbe pensare che più
che il grado di innovazione sia la dimensione
d’impresa a determinare questi andamenti,
si è visto, infatti, precedentemente come
negli ultimi tre anni le imprese più grandi
abbiano conseguito risultati migliori rispetto
alle piccole.
Però, se si analizza l’andamento delle variabili congiunturali distinguendo anche per
classe dimensionale il risultato non cambia,
all’interno di ciascuna di esse le imprese più
innovative realizzano incrementi maggiori di
fatturato, di esportazioni e presentano livelli
superiori di produttività. Più correttamente,
le elaborazioni mettono in luce un legame
Tavola 1.17 Numero di brevetti europei5 pubblicati dall’EPO (European Patent Office).
Anni 1999-2005 per provincia. Valori per milione di abitanti
Provincia
Piacenza
Parma
Reggio Emilia
Modena
Bologna
Ferrara
Ravenna
Forlì-Cesena
Rimini
1999
39,8
122,8
122,5
120,5
209,0
17,1
57,7
58,5
34,0
2000
34,2
98,7
129,2
154,3
245,5
22,4
47,6
46,9
54,5
2001
36,7
120,4
147,3
164,2
196,6
17,3
53,4
64,4
48,6
2002
43,7
132,2
164,5
159,2
278
24,1
54,1
47,8
70,4
2003
45,5
145,1
151,8
173,6
269,2
47,9
72,0
50,4
77,3
2004
65,9
154,4
176,9
207,5
272,6
36,8
57,2
72,1
83,8
2005
66,9
159,8
173,3
194,6
302,2
46,3
67,9
41,1
96,8
Emilia-Romagna
109,6
121,3
117,3
139,6
144,3
155,9
160,8
49,4
54,1
54,9
58,2
59,6
68,4
67,1
ITALIA
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
europee. Sono soprattutto le province di
Bologna, Modena e Reggio Emilia a determinare l’elevato valore regionale; con 41,1
brevetti ogni milione di abitanti Forlì-Cesena presenta il valore più basso registrato in
regione nel 2005.
Fonte: osservatorio Brevetti Unioncamere su dati EPO (European Patent Office)
5I
brevetti vengono attribuiti pro quota alle province sede delle imprese brevettanti, quindi se due imprese localizzate in due
diverse province (1 e 2) presentano un brevetto all’EPO viene attribuito lo 0.5 alla provincia 1 e lo 0,5 alla provincia 2.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
19
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
tra innovazione e risultati economici, mentre non dicono nulla sulla direzione di causalità, cioè se sia il maggior grado innovativo
a determinare i migliori risultati o, viceversa,
siano i risultati economici positivi a favorire
lo sviluppo dell’innovazione.
È stato chiesto alle imprese di indicare gli
aspetti che hanno favorito il loro processo
innovativo. Dalle risposte è possibile delineare un percorso che diventa via via più
articolato al crescere del livello di innovazione. Per le imprese per le quali l’innovazione significa semplicemente migliorare
l’esistente, il percorso prevede investimenti
quasi esclusivamente in macchinari e collaborazioni in ambito locale con fornitori
e clienti. Le imprese con un livello marginale di innovazione radicale estendono la
loro rete relazionale anche, e soprattutto,
a clienti e fornitori non locali e segnalano
nella partecipazione a fiere e convegni un
aspetto utile alla diffusione dell’innovazione.
Le imprese maggiormente innovative, oltre
alla rete esterna, sviluppano anche una rete
interna attraverso le conoscenze apportate
dal personale e all’attività di ricerca e sviluppo.
Un commento merita la scarsa rilevanza
attribuita dalle imprese alle Istituzioni e ai
Centri di ricerca quali referenti che possono favorire l’innovazione. Approfondimenti
successivi hanno evidenziato come tale ri-
Tavola 1.18 Andamento del fatturato per dimensione d’impresa (piccola, medio-piccola e media) e per
propensione all’innovazione radicale (investimenti nulli, marginali e significativi).
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Piccole imprese
Medio-piccola
Media
Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, i fabbisogni tecnologici delle imprese
Tavola 1.19 Fattori che hanno favorito l’introduzione di innovazione. Saldo tra imprese che hanno risposto positivamente e quelle che hanno fornito risposta negativa.
Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, i fabbisogni tecnologici delle imprese
20
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
sposta sia giustificata da una non conoscenza da parte delle piccole aziende delle attività svolte dalle Istituzioni e dalle Università
sul tema dell’innovazione. A conferma di ciò
molte delle richieste di supporto manifestate dalle imprese riguardano iniziative e servizi che le Istituzioni già offrono.
Due sono gli ostacoli principali al processo di innovazione che le piccole imprese
emiliano-romagnole segnalano: il primo è la
difficoltà di reperire personale qualificato, il
secondo riguarda la percezione di un rischio
troppo elevato e un’incertezza sulla futura
domanda di prodotti innovativi. Ad essi si
affiancano difficoltà di tipo organizzativo, di
accesso al finanziamento e una scarsa conoscenza del mercato.
Sono difficoltà strettamente legate alla ridotta dimensione dell’azienda, fattori penalizzanti che ricorrono anche con riferimento
ad un’altra leva competitiva fondamentale,
quella del commercio con l’estero.
1.1.5 Il commercio con l’estero
Si è visto come il commercio con l’estero
sia stato nell’ultimo ventennio il fattore che
maggiormente ha contribuito a determinare la crescita dell’economia provinciale e
regionale. Dal 1991 al 2006 le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono aumentate in
termini reali del 142%, una variazione nettamente superiore a quella sperimentata
dalle principali regioni italiane. Anche circoscrivendo il periodo temporale di confronto agli ultimi sette anni emerge una maggior
dinamicità dei beni emiliano-romagnoli sui
mercati esteri rispetto al resto d’Italia. Ma
c’è un ulteriore aspetto che merita di essere segnalato: se si considerano le variazioni
sia in valore, espresso in termini reali, sia in
quantità, l’Emilia-Romagna è l’unica regione
a presentare un incremento dal duemila ad
oggi del valore medio unitario. In altri termini, le imprese dell’Emilia-Romagna hanno
aumentato il valore delle esportazioni in misura maggiore alle quantità esportate: l’eccessiva aggregazione del dato non consente, ovviamente, di poter trarre conclusioni
certe, però tale dinamica lascia supporre
uno spostamento verso produzioni a maggior valore unitario, quindi che incorporano
maggior qualità e/o tecnologia.
Una conferma viene dalla scomposizione
delle esportazioni per contenuto tecnologico. Nel periodo 2000-2006 la commercializzazione all’estero di prodotti con un contenuto tecnologico basso sono aumentate del
23,7%, variazione in linea con quella nazionale (21,5%). La differenza tra Emilia-Romagna e le altre regioni italiane si manifesta se
si considera la crescita delle esportazioni di
Tavola 1.20 Fattori che hanno ostacolato l’introduzione di innovazione. Saldo tra imprese che hanno
risposto positivamente e quelle che hanno fornito risposta negativa.
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna, i fabbisogni tecnologici delle imprese
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
21
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
prodotti specializzati (un incremento regionale del 36% rispetto al 24,3% del totale Italia) e si amplifica per le vendite di prodotti
high tech, aumentate per la regione del 57%
contro l’incremento nazionale del 6%.
Analogamente a quanto visto per l’innovazione, Forlì-Cesena presenta una quota di
esportazioni di prodotti specializzati e high
tech inferiore alla media regionale: circa il
43% del totale esportato rispetto al 50%
dell’Emilia-Romagna.
Qualità ed innovazione sono gli elementi
che hanno consentito alle esportazioni provinciali e specialmente a quelle regionali di
rimanere competitive. Se si considerano le
quote di mercato detenute a livello mondiale, nell’ultimo quinquennio la minor crescita del commercio estero dell’Italia rispetto
alla variazione della domanda globale è stata
rilevante: nel 2002 ogni 100mila euro commercializzati a livello mondiale 3.922 euro
erano attribuibili a produzioni italiane, valore sceso a 3.396 euro nel 2006. La flessione
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Tavola 1.21 Quota di esportazioni di prodotti specializzati e high tech sul totale. Anno 2006
Fonte: elaborazione Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat
Tavola 1.22 Quota di mercato mondiale (per 100mila euro commercializzati a livello mondiale).
Valore 2006 e variazione 2002-2006.
Quota (euro)
Bologna
Ferrara
Forlì-Cesena
Modena
Piacenza
Parma
Ravenna
Reggio Emilia
Rimini
Emilia-Romagna
ITALIA
101,1
21,9
29,2
99,1
19,6
40,8
25,8
76,7
14,4
Variazione
-10,4%
-3,4%
-3,7%
-15,3%
6,9%
-8,0%
-2,7%
-2,8%
-8,6%
428,5
-8,1%
3.395,6
-13,4%
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat e WTO
22
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Il risultato è ascrivibile principalmente a due
fattori. Il primo è relativo a cosa si esporta: il
processo di trasformazione che sta gradualmente innalzando il livello qualitativo delle
merci provinciali e regionali non riguarda
solamente quelle a maggior contenuto tecnologico, ma si estende a larga parte delle
produzioni caratterizzanti il “made in EmiliaRomagna”. Il secondo aspetto si riferisce a
chi esporta: in alcuni casi la leadership commerciale sembra ascrivibile all’abilità di poche imprese di intercettare prima delle altre
le dinamiche del settore. In altri casi, la grande maggioranza, gli ottimi risultati conseguiti
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
derivano da un’evoluzione dell’intera filiera
di appartenenza. Un’evoluzione che quasi
sempre nasce dalla capacità di alcune imprese driver, generalmente di media o grande
dimensione, di trainare l’intera filiera, proponendosi come trait d’union tra dimensione locale e la dimensione globale.
1.1.6 Interpretare le statistiche.
Da impresa a filiera.
Esiste un filo conduttore che unisce quanto
visto sulla produttività, sull’innovazione e sul
commercio estero. Emerge chiaramente se
si esce dal dato aggregato e si considerano
le singole imprese: Emilia-Romagna prima
regione italiana per innovazione,
ma il numero delle imprese
che introducono
processi di
innovazione radicale
è estremamente basso; EmiliaRomagna
leader nel
commercio estero,
ma meno del 3% delle imprese regionali
esporta; produttività in decelerazione, ma
un numero ridotto di imprese consegue incrementi considerevoli in termini di valore
aggiunto per addetto.
Da una rapida lettura se ne concluderebbe
che i positivi risultati ottenuti dalla regione
siano ascrivibili solamente alla dinamicità di
un numero ristretto di imprese, quelle che
innovano e che esportano, quasi sempre
riconducibili alle società di media e grande
dimensione. In realtà l’analisi per singola impresa è parziale e fuorviante quanto quella
condotta basandosi esclusivamente sul dato
aggregato. Esiste un livello intermedio di aggregazione, quello delle filiere, che conduce
a conclusioni differenti e può essere individuato prendendo come punto di partenza le
medie imprese.
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
ha riguardato tutte le regioni italiane, seppure con intensità differenti. Tra le grandi regioni esportatrici l’Emilia-Romagna ha maggiormente contenuto la riduzione, passando
dai 466 euro ogni 100mila commercializzati
nel mondo nel 2002 ai 428 euro del 2006.
Forlì-Cesena nel 2006 deteneva una quota
di 29,2 euro ogni 100mila commercializzati
a livello mondiale; rispetto al 2002 c’è stata una flessione contenuta, pari al 3,7%, ad
indicare una sostanziale tenuta dell’export
forlivese.
È importante sottolineare come per alcune
produzioni e verso alcune aree Forlì-Cesena abbia acquisito nuove quote di mercato a
livello mondiale. Tra
i Paesi appartenenti
all’Unione
Europea
le esportazioni
provinciali
acquisiscono nuove
quote
di
mercato in
Portogallo, Irlanda,
Polonia,
Slovenia,
Spagna, Slovacchia e Repubblica Ceca. Di rilievo i risultati ottenuti in mercati in forte crescita o di
grande interesse in prospettiva futura: India,
Sud Africa, Turchia.
23
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Il ruolo delle medie imprese quali motore
della crescita è un fenomeno noto da tempo, tanto da essere stato definito il “quarto
capitalismo”, proprio ad individuare una fase
dello sviluppo economico ben precisa, nella
quale le società di media dimensione costituiscono il fulcro attorno al quale tutto il
sistema fa leva.
Medie imprese che in Emilia-Romagna trovano
ampia diffusione, 560 realtà industriali6 localiz-
Tavola 1.24 Imprese e addetti in gruppo. Incidenza sul totale delle imprese e incidenza sul totale
degli addetti. Anno 2002
Comune
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Bertinoro
Castrocaro Terme
Civitella di Romagna
Dovadola
Forlì
Forlimpopoli
Galeata
Meldola
Modigliana
Portico San Benedetto
Predappio
Premilcuore
Rocca San Casciano
Santa Sofia
Tredozio
Comprensorio di Forlì
% imprese
5,0%
2,0%
0,3%
0,8%
5,3%
2,6%
2,2%
2,8%
1,2%
1,2%
3,0%
3,7%
1,7%
4,4%
% addetti
23,6%
7,6%
1,9%
0,3%
20,7%
5,9%
7,1%
12,3%
39,3%
5,2%
42,4%
25,1%
9,4%
18,9%
Comune
% imprese
% addetti
Bagno di Romagna
Borghi
Cesena
Cesenatico
Gambettola
Gatteo
Longiano
Mercato Saraceno
Montiano
Roncofreddo
San Mauro Pascoli
Sarsina
Savignano sul Rubicone
Sogliano al Rubicone
Verghereto
Comprensorio di Cesena
2,6%
1,5%
4,8%
0,6%
1,8%
1,7%
7,2%
2,4%
1,1%
1,1%
2,9%
1,5%
1,9%
2,9%
0,5%
3,2%
20,4%
1,2%
15,3%
1,6%
24,1%
36,2%
49,3%
5,5%
0,5%
0,6%
32,1%
5,1%
5,4%
28,1%
1,5%
16,7%
FORLÌ-CESENA
3,8%
17,8%
Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Centro studi Unioncamere italiana, osservatorio sui gruppi
d’impresa.
Tavola 1.25 Percentuale di addetti in imprese in gruppo sul totale addetti (anno 2002) e percentuale
imprese con fatturato superiore ai 10 milioni di euro (anno 2005) sul totale imprese.
Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati osservatorio sui gruppi d’impresa e osservatorio bilanci
6
Nell’indagine Unioncamere-Mediobanca 2006 (riferita a dati 2003) le medie imprese industriali sono definite come le società di
capitale aventi una forza lavoro compresa nella classe 50-499 addetti e un fatturato compreso tra 13 e 290 milioni di euro
24
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
La stessa dinamica regionale la possiamo ritrovare nei dati relativi alla provincia. In particolare nei comuni di Longiano, Bertinoro,
Forlì, vi è una maggiore diffusione dei gruppi
d’impresa e una percentuale più elevata di
imprese di medie e grandi dimensioni. Anche a Forlì-Cesena vi è, dunque, una sorta
di capitalismo territoriale – le cui testimonianze più evidenti sono rintracciabili all’interno delle geocomunità - nel quale alcune
imprese assumono una funzione di leadership, facendosi interpreti della proiezione
internazionale e dei processi innovativi delle
piccole imprese locali.
Si può dunque concordare sul fatto che la
chiave interpretativa più adeguata per analizzare l’economia provinciale e regionale
è quella dei circuiti di filiera, all’interno dei
quali piccole, medie e grandi imprese non
sono in contrapposizione, ma complementari. E dove le economie di scala e la capacità di competere sui mercati internazionali e
più in generale di creare sviluppo non vanno
ricercate per singola impresa, ma per filiera.
1.1.7 L’indicatore sintetico
della crescita economica
Le analisi esposte nei precedenti capitoli
si sono soffermate su alcune delle componenti dello sviluppo, evidenziando come il
successo di un impresa sia correlato da un
lato alla sua capacità di agire sulle principali
leve competitive - innovazione e internazionalizzazione su tutte - dall’altro al sistema
relazionale all’interno del quale è inserita,
con quest’ultimo aspetto che sta diventando
sempre più rilevante.
Se, dunque, si vuole portare a sintesi e quantificare la crescita economica delle imprese
occorre considerare degli indicatori in grado di misurare una pluralità di componenti,
strutturali, relazionali e connessi ai risultati
conseguiti. Con questo obiettivo sono stati
elaborati oltre 100 indici relativi a tutte le
province italiane e riferiti al periodo 20002006 (per alcuni indicatori l’ultimo dato di-
Tavola 1.26 Indice sintetico della crescita economica. Posizione e variazione. L’incrocio degli assi
cartesiani rappresenta il valore medio nazionale.
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zate – ancora una volta – lungo la direttrice della via Emilia ma anche con presenze
importanti nell’area adriatica. Nel periodo
1996-2003 le medie imprese emilano-romagnole hanno aumentato il fatturato del
48,9%, in particolare è cresciuta la componente di fatturato realizzato sui mercati
esteri (+59%). E ciò che appare più importante nella logica del sistema territoriale è
che le medie imprese si configurano come
imprese a rete, acquistando oltre l’ottanta
per cento di quanto fatturano dall’esterno,
dalle materie prime all’energia, dalle licenze
ai componenti, dalle lavorazioni conto terzi
ai servizi.
Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
25
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
sponibile era relativo al 2005).
Attraverso tecniche di analisi statistica multivariata i dati di partenza sono stati selezionati e raggruppati in nuove variabili. Successivamente sono stati calcolati due indicatori
sintetici per ciascuna provincia: il primo misura la posizione della provincia per quanto
concerne la competitività delle imprese e,
più in generale, del sistema territoriale, il
secondo ne misura la crescita.
L’indicatore sintetico di posizionamento
economico pone Forlì-Cesena al 19esimo
posto, il tasso di crescita relativo agli ultimi sei anni colloca la provincia forlivese al
31esimo posto. Appare evidente che l’indicatore sintetico della crescita, costruito
sulla base di una molteplicità di variazioni
percentuali, è fortemente influenzato dalla
dimensione del dato di partenza, motivo per
il quale province con valori iniziali modesti
(relativamente, per esempio, al numero dei
brevetti per abitante, alle esportazioni, agli
investimenti, ...) conseguono tassi di aumento nettamente superiori al resto d’Italia.
Se si circoscrive il confronto alle province
con un posizionamento 2006 elevato, Forlì-Cesena è tra le prime dieci province per
indicatore della crescita.
In definitiva, riassumendo i risultati provinciali per quanto riguarda lo sviluppo visto
dal lato delle imprese, Forlì-Cesena si colloca tra le prime province sia per posizionamento sia, se si considerano le province
“omologhe”, per dinamica. Si tratta di un
consolidamento del proprio posizionamento competitivo rispetto alle altre aree italiane e, come testimoniano le più recenti
statistiche che consentono un confronto
internazionale, una tenuta nei confronti dei
principali competitor europei.
Per quanto visto nelle analisi precedenti,
l’eccellente posizionamento della provincia
è attribuibile ai risultati ottenuti da un numero ristretto d’imprese, ma trae origine
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Tavola 1.27 Indice sintetico della crescita economica. Posizionamento nel 2006. Italia = 100
Posizionamento
Italia = 100
> 150
Milano; Bologna; Bolzano; Roma; Modena;
Parma; Firenze; Mantova; Brescia; Trieste;
Aosta; Reggio Emilia; Padova; Verona; Bergamo; Vicenza
Da 125 a 150
Trento; Cuneo; Forlì Cesena; Venezia;
Pordenone; Ravenna; Belluno; Treviso; Rimini; Novara; Torino; Lecco; Piacenza; Udine;
Prato; Varese; Vercelli; Ancona; Pisa; Cremona; Siena
Da 100 a 124
Genova; Gorizia; Alessandria; Savona; Sondrio; Livorno; Biella; La Spezia; Lucca; Arezzo; Lodi; Como; Ferrara; Rovigo; Pavia; Pistoia; Asti
Da 33 a 99
Perugia; Ascoli Piceno; Macerata; Imperia;
Pesaro; Latina; Grosseto; Frosinone; Terni;
Verbania; Massa Carrara; Viterbo; Chieti;
Pescara; Rieti; Teramo; Cagliari; Sassari; Isernia; Aquila; Campobasso; Catanzaro; Ragusa;
Potenza; Siracusa; Bari; Taranto; Messina;
Nuoro; Matera
< 33
Oristano; Avellino; Salerno; Palermo; Catania; Napoli; Trapani; Reggio Calabria; Caltanisetta; Cosenza; Brindisi; Caserta; Vibo
Valentia; Benevento; Lecce; Crotone; Enna;
Foggia; Agrigento
Fonte: elaborazione Centro Studi Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie
26
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
da un intero sistema territoriale. L’organizzazione in filiera ha consentito di superare
la dicotomia dimensionale, così come non
risulta essere nodale la distinzione tra aziende innovatrici e internazionalizzate da una
lato e le restanti dall’altro.
Contestualmente le filiere hanno evidenziato una differente polarizzazione, le imprese
inserite in circuiti di rete e quelle che ne
sono escluse. Se si rileggono i dati congiunturali in questa ottica, distinguendo in base
all’appartenenza ad un gruppo d’impresa, all’interno delle stesse classi dimensionali le
società in gruppo ottengono risultati migliori rispetto alle altre.
Allargando le considerazioni al contesto regionale, la crescita modesta dei primi anni
duemila va, verosimilmente, correlata al
processo di ristrutturazione che ha interessato le imprese leader e conseguentemente
l’intero sistema territoriale. Anche in una
prospettiva futura, è utile evidenziare due
aspetti che stanno caratterizzando il processo di rinnovamento del sistema territoriale.
Il primo aspetto concerne il progressivo allargamento dei distretti e dei sistemi locali a macroaree che fuoriescono dai confini
provinciali e regionali. È un territorio che si
presenta in perenne riconfigurazione, le cui
linee di confine si ridisegnano e si cancellano
incessantemente in quanto mutano i fattori
e i valori che le tracciano. Le stesse piattaforme produttive della via Emilia e della città
Adriatica individuate nelle analisi precedenti
rappresentano delle aggregazioni territoriali
i cui confini si allargano, si restringono e talvolta si fondono in funzione degli elementi
che le identificano. È bene sottolineare che
non sono solamente aggregazioni suggestive
dal punto di vista sociologico o mediatico,
esse trovano effettivo riscontro nelle dinamiche di sviluppo delle imprese e, più in generale, del mondo economico e sociale.
Variazione
Italia = 100
> 150
Rieti; Taranto; Crotone; Grosseto; Latina;
Enna; Isernia; Ragusa; Oristano; Trieste;
Rovigo; Viterbo; Rimini; Savona; Nuoro;
Livorno; Cuneo; Padova; La Spezia; Reggio
Calabria
Da 125 a 150
Vercelli; Matera; Venezia; Catanzaro; Massa
Carrara; Roma; Caserta; Vibo Valentia; Bolzano; Messina; Forlì Cesena; Cagliari; Frosinone; Siracusa; Lucca; Ascoli Piceno
Da 100 a 124
Palermo; Caltanisetta; Agrigento; Cosenza;
Lecce; Pistoia; Gorizia; Sondrio; Alessandria;
Aosta; Belluno; Genova; Sassari; Verona
Da 50 a 99
Potenza; Novara; Brindisi; Imperia; Napoli;
Treviso; Catania; Varese; Macerata; Piacenza;
Campobasso; Asti; Salerno; Ravenna; Ferrara; Perugia; Foggia; Trapani; Siena; Pordenone; Arezzo; Pesaro; Lecco; Torino; Udine;
Milano; Pisa; Vicenza; Terni; Bergamo; Lodi;
Aquila; Trento; Teramo; Bologna; Ancona;
Brescia; Firenze; Mantova; Cremona
< 50
Benevento; Pavia; Verbania; Avellino; Pescara; Reggio Emilia; Modena; Biella; Como; Parma; Bari; Chieti; Prato
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Tavola 1.28 Indice sintetico della crescita economica. Variazione nel periodo 2000-2006
Fonte: elaborazione Centro Studi Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie
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di Commercio
di Forlì-Cesena
28
Anche le Istituzioni e i policy makers sono
chiamati a confrontarsi con un territorio
senza confini fissi e precostituiti. Viene meno
una delle certezze che aveva caratterizzato
le politiche economiche ed industriali: l’ambito territoriale di riferimento. Appare evidente come ciò comporti strategie differenti
rispetto al passato, soprattutto per quanto
concerne le reti infrastrutturali: autostrade,
aeroporti, porti, fiere, ...
Un secondo elemento caratteristico del rinnovamento del sistema territoriale riguarda le trasformazioni nel capitalismo e nella
composizione sociale. Cambiano i fattori che
determinano la concorrenzialità dei territori e conseguentemente emergono nuove figure detentrici dei beni competitivi: accanto
al management delle
medie
e
grandi imprese manifatturiere
e delle banche si fanno strada
i “possessori” delle
reti - fisiche
e virtuali
– le multiutility, le società della
logistica e
del terziario avanzato. Ad un “capitalismo manifatturiero” si affianca, come afferma Bonomi,
un “capitalismo delle reti”. Parallelamente
si moltiplicano i possessori di partita IVA, i
lavoratori atipici e altre figure lavorative che
faticano a trovare voce e rappresentanza.
È una trasformazione del sistema territoriale che apre lo spazio a numerose domande.
La più importante riguarda il rapporto tra
capitalismo e territorio. I risultati positivi
che per numerose produzioni ed attività
hanno portato il sistema provinciale e regionale ad eccellere in ambito nazionale ed
internazionale derivano da un rapporto di
reciproca convenienza tra le imprese leader
e le molte società che con esse si relaziona-
no. Per le piccole imprese l’essere in rete
con le medie e grandi società costituisce la
strada più facilmente percorribile per avere
una proiezione internazionale, per innovare
e per raggiungere all’interno della filiera le
necessarie economie di scala. Per le società
leader il forte radicamento territoriale e la
cooperazione con le imprese della geocomunità rappresentano un importante fattore strategico.
Le statistiche sul commercio con l’estero
ne sono una conferma. Il consolidamento
di quote di mercato, anche in settori fortemente esposti alla concorrenza delle nuove
economie, deriva da un patrimonio di conoscenze sviluppato all’interno del territorio,
che si traduce in una crescita della filiera in
tutte le sue
componenti, dalle materie prime
fino ai beni
finali passando dai
macchinari
necessari
per la loro
lavorazione. Un valore aggiunto
incorporato nel prodotto finale
commercializzato e
costituito da un capitale di conoscenze proprio del territorio, un capitale sociale fatto
di competenze e di conoscenza tacita e non
codificata, quindi non esportabile e difficilmente imitabile.
L’analisi suggerisce le azioni da compiere
per ridare slancio alla crescita: da un lato
è necessario favorire il potenziamento delle filiere attraverso il loro allargamento a
monte e a valle, nonché la loro estensione
in altri territori. Dall’altro occorre investire
sulla capacità delle persone e delle imprese di valorizzare le conoscenze distintive
del territorio e creare le condizioni per lo
sviluppo di nuove idee e servizi complessi,
integrando funzioni manifatturiere con funzioni immateriali.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
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di Forlì-Cesena
1.2 Lo sviluppo visto dai cittadini:
il benessere
1.2.1 Reddito disponibile e patrimonio
Con oltre 20mila euro a testa i cittadini emiliano-romagnoli presentano il livello medio di
reddito disponibile più elevato tra le regioni
italiane, solo la Valle d’Aosta presenta un valore di poco superiore. Rispetto alla media
nazionale ogni abitante dell’Emilia-Romagna
nel 2004 disponeva annualmente di circa
quattromila euro in più, mentre il differenziale con Veneto e Lombardia è pari, rispettivamente, a tremila euro e a quattrocento euro.
Il divario con le regioni meridionali è rilevante, il reddito medio dell’Emilia-Romagna è di
oltre 1,7 volte superiore a quello di Campa-
nia, Calabria, Puglia, Basilicata e Sicilia.
Forlì-Cesena risulta essere la terza provincia
regionale con 20.311 euro per abitante, solo
Bologna e Modena presentano un valore più
elevato. Particolarmente interessante risulta
il confronto rispetto a cinque anni prima: tra
il 1999 e il 2004 il reddito lordo disponibile pro capite nella provincia di Forlì-Cesena
è aumentato in termini reali, quindi al netto
dell’inflazione, del 21,4%; solo Rimini, all’interno della regione, ha registrato un tasso di
crescita superiore. Appare netta la divisione
tra Emilia e Romagna, con la prima in forte
difficoltà e la seconda in netta crescita.
A spiegazione della minor dinamica emiliana
possono essere individuate due cause principali. La prima, di natura congiunturale, riguarda l’arco temporale di riferimento: il periodo
2002-2004 è stato un triennio di scarsa crescita soprattutto per l’industria manifatturiera, penalizzando quindi le province a maggior
vocazione industriale e causando evidenti ripercussioni sulla crescita dei redditi.
La seconda ragione, di carattere strutturale,
riguarda i cambiamenti demografici. Nell’ultimo decennio l’Emilia-Romagna ha registrato
una sostenuta crescita di residenti stranieri e
contestualmente è proseguito il processo di
invecchiamento della popolazione di nazionalità italiana. Tale dinamica ha caratterizzato
maggiormente le province emiliane rispetto
a quelle romagnole.
Tavola 2.1 Reddito lordo disponibile pro capite per provincia anno 2004 e confronto con il 1999
espresso a valori reali.
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Resta da capire di fronte alle nuove sfide
imposte dalla globalizzazione e all’emergere
di nuove forme di capitalismo - quello manifatturiero sempre più aperto all’esterno e
quello delle reti – quanto la territorializzazione costituisca un elemento distintivo. In
altri termini, se esiste ancora quel rapporto
di reciproca convenienza tra capitalismo e
territorio. Perché è su di esso, sulla sua intensità, che si gioca la capacità del territorio
di proseguire nel suo cammino di sviluppo,
inteso sia nell’accezione di crescita economica, sia di benessere dei cittadini.
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Centro studi Unioncamere italiana - Tagliacarne
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
29
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Dal punto di vista delle dinamiche reddituali la
maggior incidenza della popolazione anziana
ed extracomunitaria rappresenta un aspetto
rilevante, in quanto sono fasce di cittadini con
redditi di importo basso o medio-basso.
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Recenti statistiche hanno posto in evidenza
come la sperequazione della distribuzione
dei redditi in Italia sia particolarmente elevata rispetto alle altre economie sviluppate.
Tra i Paesi più avanzati solo Regno Unito e
Stati Uniti presentano un livello di disuguaglianza più marcato.
Sulla base dei redditi familiari l’Istat ha calcolato un indice di disuguaglianza per misurare
la sperequazione all’interno delle singole regioni (tale elaborazione non è disponibile a
livello provinciale). Sicilia, Campania, Lazio
e Calabria sono le aree dove le differenze
di reddito sono maggiori; l’Emilia-Romagna
si colloca in una posizione centrale rispetto
alle altre regioni, con livelli di distribuzione
del reddito più omogenei nei confronti della
Lombardia e del Piemonte, ma meno omogenei rispetto alle altre regioni del nord-est
e dell’Italia centrale.
aveva calcolato un indice di concentrazione
dei redditi regionali sui dati 1995-2000, dai
quali l’Emilia-Romagna risultava la terzultima regione per concentrazione (alle spalle
di Marche ed Umbria), indice di una buona
distribuzione delle risorse tra i membri della
collettività.
Un altro indicatore utile per comprendere
le dinamiche di distribuzione della ricchezza
riguarda la percentuale di famiglie che vivono in situazioni di povertà relativa. Secondo
i dati ISTAT, nel 2006 in Italia 2 milioni e
623 mila famiglie, l’11,1% di quelle residenti, erano considerate povere. La stima dell’incidenza della povertà relativa è calcolata
sulla base di una soglia convenzionale (linea
di povertà) che individua il valore di spesa
per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi.
Nel 2006 tale soglia per una famiglia di due
persone era pari a 970,34 euro.
In Emilia-Romagna le famiglie al di sotto della linea di povertà erano il 2,5% di quelle
residenti, la percentuale più bassa tra le regioni italiane; in Sicilia l’incidenza era pari al
30,8%. Da rilevare come nel confronto con
il 2002 la quota di famiglie emiliano-romagnole povere sia sensibilmente diminuito.
Sulla disuguaglianza non è possibile disporre di un confronto temporale omogeneo,
in quanto non esiste una serie storica del Accanto all’informazione sul reddito è utile
dato. Tuttavia, alcuni anni fa, la Banca d’Italia affiancare quella sul patrimonio, suddiviso
Tavola 2.2 Reddito netto familiare e Indice di disuguaglianza (Gini) tra i redditi delle famiglie.
L’incrocio degli assi cartesiani rappresenta la media nazionale. Anno 2004.
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat
30
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
tra attività reali e attività finanziarie. Ciascun abitante dell’Emilia-Romagna possiede
mediamente un patrimonio di oltre 186mila
euro, composto da 105mila euro di beni materiali - abitazione e terreni - e 81mila euro
di attività finanziarie. Solo la Valle d’Aosta
presenta un valore patrimoniale per abitante più elevato. A caratterizzare il patrimonio delle famiglie emiliano-romagnole sono
soprattutto i terreni e le attività mobiliari.
I cittadini con patrimoni maggiori si trovano a Bologna, Piacenza e Ravenna, mentre
a Reggio Emilia si riscontrano i valori più
modesti: mediamente un reggiano ha un patrimonio di circa 37mila euro inferiore ad
un bolognese, differenza in parte motivabile
dalla massiccia presenza a Reggio Emilia di
cittadini extra-comunitari.
La provincia di Forlì-Cesena presenta un
valore del patrimonio pro-capite pari a oltre 181 mila euro, dato questo inferiore alla
media regionale che colloca la provincia al
settimo posto in Emilia-Romagna.
Alle statistiche sulla ricchezza e sulla sua distribuzione non corrispondono rilevazioni
altrettanto positive relative alla percezione dei cittadini. Il 4,9% delle famiglie emiliano-romagnole giudica le proprie risorse
economiche insufficienti, percentuale che
dal 2000 si presenta in costante crescita
ed è tra le più significative fra le regioni del
centro nord. Nella seconda metà degli anni
novanta la percentuale di famiglie insoddisfatte delle proprie risorse economiche era
costantemente inferiore al due per cento.
Negli ultimi quattro anni quasi la metà delle
famiglie giudica la propria condizione economica peggiorata rispetto all’anno precedente, mentre nel periodo 1998-2001 tale
percentuale era di poco superiore al 20%.
Come suggerisce l’economista Andrea
Brandolini, il malessere manifestato dalle
famiglie non discende necessariamente da
una confusa percezione della realtà, ma può
invece segnalare una insoddisfazione per la
distribuzione delle risorse. Il quadro positivo che emerge dal dato aggregato nasconde
importanti cambiamenti nell’allocazione delle risorse. Da un lato si sono verificati movimenti redistributivi orizzontali che hanno
modificato le posizioni relative delle classi
sociali, sommariamente individuate dalla
condizione professionale del capofamiglia,
senza alterare i livelli di disuguaglianza e povertà aggregati. Ciò è accaduto dalla metà
degli anni novanta e, in particolare, tra il
2000 e il 2002, quando la distribuzione delle
risorse è mutata a vantaggio delle famiglie
degli autonomi e dei dirigenti e a scapito di
quelle degli operai e degli impiegati. Dall’altro, è cresciuta la mobilità temporale dei
redditi e, di conseguenza, sono aumentati
l’insicurezza delle famiglie e il loro senso di
Tavola 2.3 Valore pro capite del patrimonio delle famiglie per regione per tipologia di attività. Anno 2005.
Attività reali
Attività finanziarie
Terreni
Totale
96.933
103.109
85.969
93.138
103.277
84.848
101.316
87.777
101.158
13.224
9.338
6.926
6.862
7.030
20.378
12.690
8.055
3.318
110.157
112.446
92.895
100.000
110.307
105.226
114.006
95.832
104.476
18.966
15.986
12.080
13.181
15.676
13.100
11.997
14.065
14.341
54.973
40.964
44.938
58.363
60.831
49.014
54.116
60.796
56.631
11.285
16.406
13.818
13.862
14.430
8.545
12.205
10.817
9.240
85.224
73.356
70.836
85.405
90.937
70.658
78.319
85.679
80.212
Emilia-Romagna
95.935
9.083
105.019
14.325
54.322
12.884
81.531
186.550
5,5%
Nord Est
95.470
7.494
102.963
13.692
46.494
12.186
72.372
175.335
6,2%
ITALIA
79.550
3.783
83.333
12.995
30.663
10.102
53.759
137.092
5,8%
Piacenza
Parma
Reggio Emilia
Modena
Bologna
Ferrara
Ravenna
Forlì-Cesena
Rimini
Depositi
Val. Mobiliari
Riserve
Totale
Variaz.
Totale
2004-2005
Generale
195.381
5,3%
185.802
6,0%
163.731
4,9%
185.406
4,9%
201.243
5,0%
175.885
6,1%
192.325
6,7%
181.511
6,5%
184.688
6,2%
Abitazioni
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di Forlì-Cesena
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Centro studi Unioncamere italiana
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di Forlì-Cesena
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vulnerabilità nei confronti di eventi negativi.
Una parte della popolazione si è gradualmente impoverita, non in senso assoluto,
ma relativamente all’altra, che ha visto un
miglioramento delle proprie condizioni.
1.2.2 Dove si crea e dove si concentra
la ricchezza
Nei capitoli precedenti l’analisi si era concentrata sul valore aggiunto a livello comunale,
un indicatore che può essere assunto come
misura della capacità di creare ricchezza. È
interessante affiancarlo con un altro indice,
il valore imponibile IRPEF per comune desunto dalla dichiarazione dei redditi, espressione della concentrazione del reddito fatti
salvi gli effetti distorsivi, non quantificabili,
relativi all’evasione.
Se la distribuzione del valore aggiunto per
abitante faceva emergere le due macroaree
della via Emilia e della città adriatica, quella
dell’imponibile IRPEF per contribuente relativa al 2004 rende ancora più evidente la
concentrazione del reddito lungo la via Emilia. I valori più elevati si registrano nel comune bolognese di San Lazzaro di Savena, di
Bologna e nel comune reggiano di Albinea.
Agli ultimi posti si trovano i comuni ferraresi di Goro, Mesola, Migliaro e Lagosanto.
Rispetto al 2000 crescono soprattutto i comuni dell’appennino emiliano, una dinamica
spiegabile attraverso uno spostamento di
fasce di popolazione in età lavorativa dalle
città e dai comuni della prima cintura, oramai inavvicinabili sotto l’aspetto dei costi
abitativi, a quelli limitrofi.
Rispetto alla distribuzione del valore aggiunto, i comuni della Romagna e, in particolare, quelli che si affacciano sull’Adriatico
presentano una minor concentrazione della
ricchezza, ad indicare - tra le possibili spiegazioni - un’economia, quella turistica, che
in molti casi è portata avanti da popolazione
non residente.
Dal confronto tra valore aggiunto e imponibile IRPEF emerge che nei nove comuni
capoluogo di provincia vi è una elevata creazione e concentrazione di reddito. I comuni
emiliani della prima cintura presentano alti
livelli per entrambe le variabili, con il valore
aggiunto che decresce all’aumentare della
distanza dalla città, mentre rimane consistente il reddito, sintomo che in quest’area
Tavola 2.4 La concentrazione della ricchezza nel 2004 letta attraverso l’imponibile IRPEF
per contribuente.
Ad aree più scure corrispondono variazioni più elevate.
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati del Ministero del Tesoro.
32
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
A Forlì-Cesena il rapporto tra valore aggiunto pro capite e reddito imponibile è pari a
1,60, cioè ad ogni cento euro di reddito imponibile corrispondono 160 euro di valore
aggiunto. Il comprensorio di Forlì presenta
un imponibile Irpef procapite superiore ed
un valore aggiunto per abitante inferiore al
comprensorio di Cesena. Una dinamica che
trova parziale giustificazione nella diversa
composizione settoriale dei due territori. A
Gatteo, Longiano e Bagno di Romagna ad
ogni cento euro di reddito imponibile ne
corrisponde almeno una quota doppia di
ricchezza creata.
negativa nel periodo dal 1999 al 2004 pari
allo 0,5%, valore che si ripercuote in maniera
quasi identica nell’ambito dei due comprensori, mentre i due capoluoghi di provincia
fanno registrare andamenti opposti. Il comune di Cesena segue l’andamento medio
provinciale evidenziando una flessione dello
0,5%; al contrario il comune di Forlì segna
un incremento dell’1%. Di particolare interesse il fatto che all’interno del comprensorio di Forlì soltanto il comune capoluogo
mostri una variazione positiva del reddito
imponibile mentre tutti gli altri comuni registrano una diminuzione che, in alcuni casi, è
anche notevole (Galeata –10,3% e Tredozio
–9,6%).
Nella graduatoria nazionale la provincia di
Forlì-Cesena si colloca a metà classifica,
51esima provincia su 103 province italiane,
per reddito medio imponibile per contribuente. Al primo posto la provincia di Milano con un reddito del 40% più alto rispetto
a quello di Forlì-Cesena; all’ultimo posto
Vibo Valentia con un reddito del 20% inL’imponibile per contribuente della provin- feriore. Nella corrispondente graduatoria
cia di Forlì-Cesena subisce una variazione basata sul valore aggiunto per abitante nel
Tavola 2.5 Valore aggiunto per abitante e imponibile Irpef per contribuente a confronto.
Dati comunali, anno 2004.
Ad aree più scure corrispondono variazioni più elevate.
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
della regione il fenomeno del pendolarismo
ha assunto connotazioni particolarmente significative.
I comuni della cintura delle città romagnole mostrano livelli ancora apprezzabili di
creazione di ricchezza, mentre la concentrazione di reddito diventa minore, il che
evidenzia situazioni di pendolarismo meno
pronunciate rispetto all’area emiliana.
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat, Ministero del Tesoro e Tagliacarne.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
33
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Tavola 2.6 Relazione tra valore aggiunto per abitante e imponibile Irpef per contribuente per i comuni della
provincia di Forlì-Cesena ripartiti nei due comprensori di riferimento. Valori anno 2004.
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Comuni
Bertinoro
Castrocaro Terme
Civitella di Romagna
Dovadola
Forlì
Forlimpopoli
Galeata
Meldola
Modigliana
Portico e San Benedetto
Predappio
Premilcuore
Rocca San Casciano
Santa Sofia
Tredozio
Comprensorio Forlì
Bagno di Romagna
Borghi
Cesena
Cesenatico
Gambettola
Gatteo
Longiano
Mercato Saraceno
Montiano
Roncofreddo
San Mauro Pascoli
Sarsina
Savignano sul Rubicone
Sogliano al Rubicone
Verghereto
Comprensorio Cesena
TOTALE PROVINCIA
Contribuenti
Imponibile
complessivo
5.820
3.872
2.142
985
71.459
7.208
1.403
5.955
3.021
462
3.787
534
1.272
2.600
814
111.334
3.424
1.136
57.083
12.616
5.547
4.347
3.386
3.745
839
1.680
5.623
2.019
8.989
1.632
1.127
113.193
224.527
84.941
57.956
25.329
12.217
1.231.030
107.195
19.074
81.560
42.508
5.800
49.893
6.990
18.167
35.357
9.141
1.787.158
44.955
13.369
934.357
175.847
76.748
53.372
54.618
47.291
11.719
21.666
80.162
24.066
139.478
18.954
12.485
1.709.087
3.496.245
Imponibile
per contribuente
14.595
14.968
11.825
12.403
17.227
14.872
13.595
13.696
14.071
12.554
13.175
13.091
14.282
13.599
11.230
16.052
13.129
11.768
16.368
13.938
13.836
12.278
16.131
12.628
13.968
12.897
14.256
11.920
15.516
11.614
11.078
15.099
15.572
Valore aggiunto
Var.%
per abitante su
1999-2004 imponibile
per contrib.
-3,4
-4,0
-6,7
-3,6
1,0
-1,2
-10,3
-3,4
-8,3
-1,1
-7,6
-1,2
-1,2
-2,4
-9,6
-0,5
-0,6
-3,4
-0,5
2,2
-2,1
-9,7
9,1
-5,7
10,8
-3,9
-2,4
-5,8
-0,6
-6,7
-3,9
-0,6
-0,5
1,60
1,18
1,31
1,08
1,62
1,13
1,12
1,19
1,56
1,02
1,24
1,22
1,31
1,80
1,20
1,52
2,03
0,97
1,67
1,75
1,56
2,59
2,23
1,30
0,83
0,79
1,85
1,48
1,70
1,25
1,47
1,69
1,60
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Ministero del Tesoro e Tagliacarne.
Tavola 2.7 Valore aggiunto per abitante e imponibile Irpef per contribuente per i comuni
della provincia di Forlì-Cesena. 2004.
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat, Ministero del Tesoro e Tagliacarne.
34
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Tavola 2.8. Graduatoria delle province italiane per reddito imponibile
Milano
Roma
Bologna
Lecco
Parma
Genova
Bolzano
Como
Varese
Torino
Trieste
Firenze
Modena
Padova
Bergamo
Reggio Emilia
Piacenza
Aosta
Lodi
Novara
Trento
Pavia
Venezia
Treviso
Verona
Prato
Impon.
21.809
21.276
19.663
18.995
18.867
18.613
18.491
18.376
18.249
18.211
18.109
18.096
17.863
17.804
17.736
17.632
17.407
17.391
17.360
17.264
17.165
17.160
17.011
16.995
16.914
16.889
Provincia
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
Siena
Cremona
Pisa
Brescia
Livorno
La Spezia
Palermo
Vicenza
Udine
Pordenone
Savona
Gorizia
Ancona
Napoli
Alessandria
Mantova
Lucca
Cuneo
Asti
Ravenna
Pescara
Sondrio
Massa Carrara
Biella
Forlì Cesena
Terni
Impon.
16.822
16.761
16.742
16.741
16.724
16.675
16.664
16.610
16.559
16.531
16.509
16.296
16.285
16.260
16.209
16.178
16.170
16.056
16.053
15.766
15.760
15.693
15.687
15.676
15.572
15.556
Provincia
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
Vercelli
Verbania
Belluno
Cagliari
Rimini
Imperia
Grosseto
Catania
Viterbo
Aquila
Pistoia
Perugia
Ferrara
Arezzo
Rieti
Latina
Bari
Pesaro
Taranto
Caltanisetta
Siracusa
Messina
Isernia
Caserta
Macerata
Catanzaro
Impon.
Provincia
15.492
79 Sassari
15.478
80 Avellino
15.454
81 Frosinone
15.402
82 Chieti
15.344
83 Trapani
15.301
84 Salerno
15.282
85 Campobasso
15.190
86 Ascoli Piceno
15.185
87 Benevento
15.169
88 Rovigo
15.151
89 Enna
15.131
90 Agrigento
15.090
91 Reggio Calabria
15.069
92 Cosenza
15.054
93 Potenza
15.040
94 Foggia
14.892
95 Matera
14.804
96 Teramo
14.680
97 Lecce
14.668
98 Oristano
14.644
99 Crotone
14.559 100 Ragusa
14.498 101 Brindisi
14.459 102 Nuoro
14.410 103 Vibo Valentia
14.397
Impon.
14.349
14.327
14.223
14.115
14.090
14.082
14.069
14.066
14.037
13.976
13.947
13.847
13.809
13.453
13.438
13.365
13.340
13.299
13.203
13.196
13.011
12.931
12.608
12.561
12.337
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati del Ministero del Tesoro
2004 (lo stesso anno di riferimento del reddito imponibile) Forlì-Cesena risulta essere
la 20esima provincia italiana, con un valore
aggiunto del 35% inferiore a quello della prima provincia, Milano, e del 122% superiore a quello di Agrigento, ultima provincia in
classifica.
1.2.3 Le retribuzioni dei lavoratori
dipendenti
Recenti statistiche hanno evidenziato come
la crescita dei salari in Italia sia stata modesta, tanto da rendere le retribuzioni medie
italiane tra le più basse d’Europa. A livello
nazionale ciò ha determinato una perdita del
potere di acquisto che non ha colpito tutte
le fasce, ma soltanto quelle più deboli; nel
periodo 2002-2007 si è ridotta la capacità
di acquisto delle famiglie con “capofamiglia”
operaio o impiegato, al contrario di quanto
avvenuto per le famiglie degli imprenditori e
dei liberi professionisti.
A livello provinciale è possibile approfondire le dinamiche retributive utilizzando i dati
INPS relativi ai lavoratori dipendenti con
riferimento agli anni 2000-20047. Per rendere i dati confrontabili e indipendenti dal
numero delle giornate lavorate si è utilizzato come indicatore la retribuzione media
giornaliera.
I lavoratori dipendenti della provincia di
Forlì-Cesena nel corso del 2004 hanno per-
7 Come sottolinea la nota metodologica dell’INPS, il numero di lavoratori nell’anno è la somma delle unità statistiche (indica le “teste”). Poiché un singolo lavoratore può avere più di un rapporto di lavoro nell’anno, la retribuzione nell’anno si ricava sommando
le retribuzioni di tutti i rapporti di lavoro avuti dal singolo lavoratore. Le voci che compongono la retribuzione sono due: le competenze correnti e le altre competenze. La prima comprende l’importo complessivo delle retribuzioni mensili dovute nell’anno solare,
sia intere che ridotte (stipendio base, contingenza, competenze accessorie, eccetera). La seconda è pari all’importo complessivo
delle competenze non mensili (arretrati relativi ad anni precedenti dovuti in forza di legge o di contratto, emolumenti ultra-mensili
come la 13^ o 14^ mensilità, eccetera). È bene specificare che si è scelta la dizione “retribuzione nell’anno” e non “dell’anno” proprio per evidenziare che per le dichiarazioni dei sostituti di imposta vale il criterio di cassa.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Provincia
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
35
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
cepito una retribuzione media giornaliera di
64,5 euro pari ad una remunerazione media
annua di 15.684 euro. Si tratta di un importo non particolarmente alto se confrontato
con quanto retribuito nelle altre province
dell’Emilia-Romagna e risulta del 16% inferiore alla media regionale. La remunerazione media provinciale appare essere più bassa anche rispetto a quella media italiana. Va
però segnalata una maggior dinamica rispetto all’Italia e, seppur in misura minore, alla
regione: nell’arco temporale considerato la
variazione misurata in termini reali, quindi
al netto dell’inflazione, del compenso medio
registrato a Forlì-Cesena è stata del +0,8%,
rispetto al +0,7% regionale e alla flessione
nazionale dell’1,1%.
Il dato medio provinciale risente ovviamente
della forte aggregazione e fornisce solamente un’indicazione di massima sulle dinamiche
degli stipendi e dei salari; per una maggior
comprensione occorre disaggregare l’informazione, a partire dalla qualifica professionale. Innanzitutto è opportuno evidenziare
come si distribuisce l’occupazione per dipendente: quasi un terzo ha come qualifica
quella dell’impiegato, quota che raggiunge
quasi i due terzi per quanto concerne gli
operai. Quadri e dirigenti incidono sull’occupazione dipendente per meno del 2%,
raccogliendo il 7% delle retribuzioni com-
Tavola 2.9. Lavoratori dipendenti settore privato: giornate lavorate, retribuzione giornaliera e retribuzione
per lavoratore. Valori medi 2004 e variazione 2000-2004 (le variazioni sulle retribuzioni sono espresse in
termini reali)
Valori medi 2004
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Regione
Giornate
lavorate
Retribuz.
giornaliera
Variazione 2000-2004
Retrib. per
lavoratore
Giornate
lavorate
Retribuz.
giornaliera
Retrib. per
lavoratore
Bologna
Ferrara
Forlì-Cesena
Modena
Parma
Piacenza
Ravenna
Reggio Emilia
Rimini
263,5
253,6
243,0
260,6
257,7
259,9
237,5
263,0
205,8
77,9
66,8
64,5
76,9
77,5
70,3
68,1
75,2
61,8
20.523,3
16.947,5
15.684,2
20.027,3
19.971,6
18.268,8
16.169,8
19.768,9
12.709,2
0,6%
0,0%
1,9%
0,8%
0,5%
0,4%
-0,5%
0,1%
3,1%
0,4%
-0,4%
0,8%
2,1%
0,5%
-1,9%
0,5%
1,9%
0,0%
1,0%
-0,4%
2,7%
2,9%
1,0%
-1,5%
0,0%
2,1%
3,2%
Emilia Romagna
ITALIA
253,4
249,6
73,4
72,5
18.609,7
18.107,2
0,6%
0,2%
0,7%
-1,1%
1,3%
-0,9%
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
Tavola 2.10. Struttura del mercato del lavoro: composizione percentuale delle retribuzioni medie giornaliere
e del numero di lavoratori per figura professionale. Anno 2004.
Dirigenti
Quadri
Retribuzioni Lavoratori Retribuzioni
Impiegati
Lavoratori
Retribuzioni
Operai
Lavoratori
Retribuzioni
Lavoratori
Bologna
Ferrara
Forlì-Cesena
Modena
Parma
Piacenza
Ravenna
Reggio Emilia
Rimini
6,4%
3,2%
2,8%
5,5%
5,9%
3,5%
3,6%
4,8%
2,4%
1,3%
0,6%
0,5%
1,0%
1,1%
0,7%
0,7%
1,0%
0,3%
8,2%
5,5%
4,2%
6,3%
7,3%
4,9%
6,3%
5,7%
4,0%
3,4%
2,0%
1,4%
2,5%
2,9%
1,9%
2,3%
2,3%
1,1%
46,9%
38,2%
38,7%
40,0%
40,9%
40,3%
39,3%
39,5%
39,2%
43,9%
33,1%
32,5%
35,2%
36,1%
35,0%
31,9%
35,3%
29,5%
38,5%
53,0%
54,2%
48,2%
45,9%
51,3%
50,8%
50,0%
54,4%
51,5%
64,3%
65,6%
61,2%
59,9%
62,4%
65,1%
61,5%
69,0%
Emilia Romagna
TOTALE
5,0%
5,9%
0,9%
1,0%
6,5%
7,1%
2,5%
2,6%
41,7%
40,8%
36,5%
35,7%
46,8%
46,2%
60,1%
60,7%
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
36
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
plessive, una concentrazione inferiore alla in coda quella di Oristano e Ragusa, colloca
media regionale (i dirigenti e i quadri pesa- la provincia di Forlì-Cesena poco sotto la
no per il 3,4% dell’occupazione dipendente metà classifica al 59esimo posto.
e per l’11,5% sulle retribuzioni totali).
Mediamente a Forlì-Cesena un dirigente
Più in generale il mercato del lavoro della percepisce uno stipendio dell’11% inferiore
provincia di Forlì-Cesena si distingue dalla a quello di un dirigente delle altre provinsituazione media dell’Emilia-Romagna per ce regionali, un quadro ha una retribuzione
una minor incidenza di dirigenti, come visto, media inferiore del 6% rispetto al pari livello
ma anche di quadri ed impiegati ed una mag- regionale, impiegati ed operai forlivesi scongior incidenza di operai. Questa peculiarità tano un differenziale negativo pari rispettiè in grado di spiegare il perché di una minor vamente al 10% e al 6%. Un dirigente della
remunerazione media in questa provincia provincia di Forlì-Cesena percepisce una repoiché, come visto, la remunerazione media tribuzione giornaliera che è pari a 5,4 volte
degli operai è nettamente inferiore a quella quella di un operaio della stessa provincia.
delle altre categorie di lavoratori dipendenti. A livello regionale, il confronto delle variaSempre alla stessa spiegazione è riconduci- zioni delle retribuzioni nel periodo 2000bile la posizione che la provincia di Forlì- 2004 per qualifica professionale evidenzia
Cesena occupa all’interno della graduatoria, che, a fronte di una crescita in termini reali
questa volta nazionale, delle province ita- degli stipendi di dirigenti (+5,3%) e quadri
liane in termini di retribuzione giornaliera. (+4,3%), si riduce il salario degli operai (-0,3%)
Tale graduatoria, che vede in testa le pro- e, soprattutto, degli impiegati (-2,3%). Esevince di Milano, Roma, Torino e Bologna ed guendo la stessa analisi a livello provinciale,
pos.
prov
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
Milano
Roma
Torino
Bologna
Parma
Modena
Genova
Reggio Emilia
Trieste
Bolzano
Varese
Firenze
Lecco
Como
Aosta
Siena
Lodi
Bergamo
Novara
Verona
Venezia
Piacenza
Padova
Trento
Mantova
Cuneo
retrib. pos.
94,20
83,69
78,27
77,88
77,51
76,86
76,67
75,18
74,43
73,92
73,57
73,18
73,08
72,42
72,38
71,87
71,77
71,45
71,04
70,74
70,41
70,30
69,93
69,89
69,69
69,49
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
prov
L’Aquila
Brescia
Cremona
Vicenza
Prato
Siracusa
Biella
Pordenone
Asti
Napoli
Vercelli
Livorno
Ravenna
Treviso
Pavia
Palermo
Pisa
Alessandria
Ferrara
La Spezia
Udine
Lucca
Gorizia
Ancona
Chieti
Savona
retrib. pos.
69,04
68,98
68,97
68,83
68,60
68,52
68,38
68,31
68,28
68,25
68,18
68,13
68,08
68,01
67,73
67,33
67,15
66,91
66,84
66,59
66,28
66,21
66,12
66,06
65,99
65,93
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
prov
Pescara
Sondrio
Belluno
Campobasso
Isernia
Avellino
Forlì-Cesena
Verbania
Frosinone
Rieti
Cagliari
Latina
Massa Carrara
Catania
Terni
Foggia
Caserta
Pistoia
Caltanissetta
Bari
Taranto
Rovigo
Cosenza
Salerno
Brindisi
Imperia
retrib. pos.
65,64
65,48
65,30
64,87
64,85
64,65
64,53
64,47
64,45
64,44
64,43
64,10
63,84
63,83
63,74
63,67
63,50
62,95
62,71
62,56
62,50
62,33
62,17
62,01
61,99
61,93
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96
97
98
99
100
101
102
103
prov
retrib.
Rimini
Potenza
Sassari
Messina
Benevento
Pesaro
Viterbo
Catanzaro
Arezzo
Grosseto
Perugia
Matera
Teramo
Crotone
Ascoli Piceno
Macerata
Enna
Agrigento
Trapani
Lecce
Nuoro
Reggio Calabria
Vibo Valentia
Oristano
Ragusa
61,75
61,72
61,61
61,53
61,19
61,10
61,04
61,00
60,98
60,94
60,54
60,41
59,89
59,87
59,69
59,63
59,29
59,21
58,95
58,18
57,82
57,59
56,83
56,16
55,84
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Tavola 2.11. Graduatoria delle province italiane per remunerazione media giornaliera dei lavoratori dipendenti del settore privato. Anno 2004
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
37
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
è possibile notare alcune differenze rispetto al panorama regionale. In particolare, gli
stipendi medi dei dirigenti sono aumentati
nella provincia di Forlì-Cesena in misura più
elevata che a livello regionale (+9,0%), mentre quelli dei quadri evidenziano un aumento
più contenuto rispetto alla situazione nazionale (+3,3%). Più penalizzati di quanto non
appaia a livello medio regionale gli impiegati,
per i quali in provincia si è rilevata una diminuzione del 2,8% delle proprie retribuzioni
in termini reali. Meno svantaggiati gli operai
che, a fronte di una diminuzione della propria retribuzione reale a livello medio regionale, in provincia di Forlì-Cesena riportano
un, sia pur lieve, aumento dello 0,4%.
Una seconda disaggregazione che conduce
a differenze rilevanti riguarda il sesso del dipendente. Il 43,9% dell’occupazione dipendente è di sesso femminile, percentuale che
scende al 34% se si considera l’incidenza sul
totale delle retribuzioni. Le donne rappresentano il 36% dell’occupazione operaia, il
51% di quella impiegatizia, il 17% dei quadri
e solamente meno del 6% dei dirigenti.
La differente composizione professionale
tra maschi e femmine determina la minor
remunerazione percepita dalle donne, mediamente 59,3 euro contro 75 euro degli
uomini. È un valore medio sul quale incide
anche la maggior diffusione del tempo par-
Tavola 2.12. Retribuzione media giornaliera Anno 2004.
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Dirigenti
Bologna
Ferrara
Forlì-Cesena
Modena
Parma
Piacenza
Ravenna
Reggio Emilia
Rimini
Emilia Romagna
Italia
Quadri
Impiegati
Operai
differenziale
dirigenti - operai
differenziale
quadri - impiegati
351,04
338,28
311,13
374,34
371,19
315,71
305,91
333,01
318,56
168,97
162,37
158,91
174,47
173,29
164,70
154,76
169,51
163,62
81,98
74,12
72,46
84,57
84,51
78,10
78,00
81,76
70,82
61,66
58,70
57,69
64,84
63,82
61,62
58,04
65,28
55,44
5,7
5,8
5,4
5,8
5,8
5,1
5,3
5,1
5,7
2,1
2,2
2,2
2,1
2,1
2,1
2,0
2,1
2,3
348,5
376,1
168,3
171,7
80,5
79,5
61,7
59,2
5,6
6,4
2,1
2,2
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
Tavola 2.13. Variazione in termini reali della retribuzione media per lavoratore per figura professionale.
Anno 2004 rispetto al 2000.
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
38
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
ziale tra le donne: il 19% dell’occupazione
dipendente è a tempo parziale, percentuale
che per i maschi si ferma al 7%, per le donne
è pari al 35%.
Tuttavia, anche considerando solamente
gli occupati a tempo pieno la retribuzione
media di una lavoratrice della provincia di
Forlì-Cesena è di oltre un quarto (26,5%)
inferiore rispetto a quella di un lavoratore
di sesso maschile.
La disparità di trattamento retributivo tra
uomo e donna è un fenomeno non solamente nazionale, il Rapporto della Commissione Europea sulle Pari Opportunità del 2004
quantifica lo scarto di remunerazione tra i
sessi attorno al 16% all’interno dell’Unione Europea, percentuale che non ha subito
miglioramenti negli ultimi anni. Alcuni Paesi
si sono mossi nella direzione di diminuire i
differenziali retributivi attuando politiche di
contrasto a tale ineguaglianza, l’Italia da que-
sto punto di vista è in colpevole ritardo.
L’analisi dei dati INPS evidenzia che gli uomini e le donne entrano nel mondo del lavoro con valori medi salariali già differenziati ma non troppo distanti, la retribuzione
maschile è superiore a quella femminile di
circa l’11%. Le cose cambiano radicalmente
all’aumentare dell’età, nella classe di età di
60 anni e oltre il compenso per gli uomini
è dell’85% maggiore di quello delle donne,
scostamento motivato dalle differenti opportunità di carriera. Anche nei casi in cui
sia gli uomini che le donne abbiano la stessa
qualifica, a parità di ore lavorate si assiste
ad un differenziale retributivo il cui divario
aumenta al crescere dell’età.
Una ulteriore disaggregazione che mette in
luce dinamiche retributive differenti è quella
settoriale. Le diversità emergono già dal valore medio della remunerazione giornaliera.
Gli addetti operanti nel settore del terziario
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
Tavola 2.15. Incidenza femminile sul numero dei lavoratori e sulle retribuzioni in provincia di Forlì-Cesena.
Retribuzioni medie per sesso e variazioni 2000-2004
Incidenza femminile sul totale:
lavoratori
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
6,0%
16,9%
61,0%
36,5%
retribuzioni
4,6%
13,2%
48,7%
26,4%
Retribuzione media 2004
Femmine
235,5
124,3
59,6
45,9
Maschi
316,1
165,9
91,3
63,6
Variazione 2000-2004
Differenziale
1,34
1,33
1,53
1,39
Femmine
Maschi
13,3%
-2,3%
-0,2%
-0,5%
9,2%
5,1%
-2,9%
1,1%
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Tavola 2.14. Retribuzione media giornaliera per sesso per i lavoratori a tempo pieno.
Valore 2004 in euro
Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
39
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
percepiscono un compenso mediamente inferiore ai lavoratori del comparto industriale, in particolare il salario degli addetti nei
servizi pubblici e privati è pari a meno della
metà di quello del settore dell’energia, gas
e acqua.
Il confronto con le altre province dell’Emilia-Romagna mette in luce il fatto che la remunerazione media del lavoro dipendente
è, in provincia di Forlì-Cesena, più contenuta rispetto alla media regionale per tutti i
settori considerati. In particolare, i differenziali retributivi appaiono maggiori nei comparti manifatturieri, circa un quinto inferiori
alla media regionale; la remunerazione media del settore della metalmeccanica è la più
bassa della regione.
È di grande interesse osservare le variazioni per settore delle retribuzioni nei cinque
anni che vanno dal 2000 al 2004. A livello
regionale, crescono i salari e gli stipendi dell’industria manifatturiera - soprattutto nella
metalmeccanica che nel periodo esaminato
è il settore che più degli altri è riuscito a
conseguire risultati economici apprezzabili –
calano i compensi nel terziario, con l’esclusione del commercio. In provincia di ForlìCesena il settore che ha fatto registrare le
migliori performance in termini di aumento
delle remunerazioni è quello della chimica
(+5,8%) seguito da quello della metalmeccanica (+4,5%). I settori che fanno invece
registrare arretramenti delle remunerazioni
sono quello del credito e servizi alle imprese (-7,4%) ed i servizi pubblici (-2,9%).
Tavola 2.16. Retribuzioni medie giornaliere per qualifica professionale e classe di età.
Provincia di Forlì-Cesena. Anno 2004. Valori in euro.
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
kl_età
<=19
20-24
25-29
30-39
40-49
50-59
>=60
TOTALE
Dirigenti
Quadri
Impiegati
Operai
Femmine
Maschi
164,22
274,51
290,73
337,83
363,17
311,13
95,85
107,28
150,55
158,46
165,77
186,19
158,91
41,73
53,66
60,06
69,65
79,61
89,89
96,88
72,46
48,21
52,53
54,69
57,44
60,15
60,65
50,40
57,69
35,94
44,55
51,06
52,93
55,53
56,05
43,79
52,54
39,76
50,49
60,18
71,78
84,02
93,97
80,78
73,25
TOTALE
38,78
47,98
56,14
63,62
72,07
78,88
69,22
64,53
Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
Nota: nella tabella non sono riportati i dati degli apprendisti e di altre qualifiche. Per tale ragione il valore medio complessivo
può risultare esterno ai valori riportati per le qualifiche
Tavola 2.17. Retribuzioni medie per settore di attività economica. Anno 2004. Valori in euro.
TERZIARIO
Commercio
Bologna
Ferrara
Forlì-Cesena
Modena
Parma
Piacenza
Ravenna
Reggio Emilia
Rimini
Emilia Romagna
ITALIA
71,2
57,0
60,4
68,9
64,5
62,7
60,4
68,0
56,9
65,1
64,6
INDUSTRIA
Credito
Trasporti
Servizi
e
alle
comunicazioni imprese
73,1
63,0
66,2
62,2
78,7
73,0
68,8
75,2
69,4
70,4
78,5
80,4
76,5
76,3
76,7
75,1
68,8
74,7
79,5
71,5
77,0
78,8
Servizi
pubblici
e privati
Energia,
gas
e acqua
55,2
47,5
45,1
56,2
49,4
45,9
45,0
47,3
48,2
50,2
57,4
109,1
95,9
94,5
99,3
104,4
114,5
119,2
97,3
88,5
105,6
116,2
Industrie Alimentare,
Costruzioni estrattive,
sistema
Metalli,
e edilizia
moda,
meccanica
chimica
legno
73,0
63,3
65,2
68,3
71,9
62,9
68,5
68,3
57,9
68,2
64,3
90,4
94,1
74,8
96,0
92,1
84,5
85,6
92,1
71,1
91,5
89,3
75,6
59,1
62,5
69,6
86,5
70,4
66,5
70,5
60,7
71,2
68,6
87,6
73,2
69,4
84,9
87,5
81,0
75,3
80,1
72,2
82,4
80,5
Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
40
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Larga parte delle differenti dinamiche settoriali è spiegabile attraverso il ricorso a forme contrattuali differenti da quelle del tempo indeterminato. L’incidenza dei contratti
a tempo determinato è passata dal 12,4 al
16% con un aumento superiore al 29,0%. Il
settore nel quale è più forte l’incidenza dei
contratti a tempo determinato è quello del
credito e dei servizi alle imprese dove, nel
2004, l’incidenza era pari al 22,7%. Il settore
che ha fatto registrare l’aumento più consistente, invece, è quello dei trasporti e telecomunicazioni dove l’incidenza dei contratti
a tempo determinato è, sostanzialmente,
raddoppiata passando dall’8,7% al 16,7%.
Aspetto peculiare che va messo in luce è
che il differenziale retributivo tra i contratti
a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato risulta inferiore in provincia
di Forlì-Cesena rispetto a quanto rilevato
a livello regionale (19,6% contro 31,7%). Se
l’incidenza dei contratti a tempo determinato aumenta, risulta invece in calo quella dei
contratti stagionali la cui incidenza è passata
dal 7,1% del 2000 al 5,8% del 2004.
Le elaborazioni dei dati INPS confermano
molte delle osservazioni fatte in questi anni
sulle dinamiche retributive e sulla perdita del
potere di acquisto. Appare evidente come
la trasformazione del sistema economico
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
Tavola 2.19. Incidenza dei contratti a tempo determinato sul totale dei contratti per settore e differenziale
retributivo 2004 tra le diverse tipologie contrattuali. Provincia di Forlì-Cesena.
% contratti
% contratti
% contratti
% contratti
tempo
tempo
stagionali
determinato sul stagionali
determinato
totale 2000 sul totale 2004 sul totale 2004
sul totale 2000
Commercio
Credito, servizi alle imprese
Servizi pubblici e privati
Trasporti e comunicazioni
Energia, gas e acqua
Industria delle costruzioni
Industrie estrattive, chimica
Industrie alimentari, moda, legno
Metalmeccanica
TOTALE
14,1%
16,1%
13,6%
8,7%
3,2%
9,1%
13,8%
10,6%
12,2%
12,4%
21,7%
2,8%
2,8%
0,2%
0,1%
0,1%
0,2%
2,0%
0,0%
7,1%
17,6%
22,7%
20,7%
16,7%
4,8%
13,1%
12,9%
12,9%
12,4%
16,0%
18,4%
1,8%
2,3%
0,2%
0,0%
0,1%
0,1%
1,7%
0,0%
5,8%
differenziale
retributivo
tempo indeterminato
rispetto
a tempo determinato
16,7%
36,5%
7,4%
12,4%
43,8%
9,1%
23,4%
15,4%
22,7%
19,6%
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Tavola 2.18. Retribuzioni medie per settore di attività economica. Provincia di Forlì-Cesena.
Variazione 2000-2004
Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
41
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
regionale, al pari di quello nazionale, abbia
profondamente modificato l’organizzazione
del lavoro. Alcune categorie, soprattutto le
donne e i più giovani, evidenziano un percorso lavorativo più frammentato e dalle
prospettive di reddito incerte. I differenziali
retributivi, già significativi oggi, sono destinati ad accentuarsi con la diffusione delle forme di lavoro atipico. È un dato reale
– e non solamente una percezione – che vi
sono alcune categorie lavorative che negli
ultimi anni hanno visto ridursi sensibilmente
la propria capacità di acquisto, avvicinandosi
pericolosamente a quella soglia di povertà
relativa individuata dall’Istat.
Vi è un’altra categoria che merita di essere
esaminata, sempre sulla base dei dati INPS,
quella dei pensionati. Nel prossimo paragrafo verrà analizzato la distribuzione delle pensioni nel periodo 2002-2007, circoscrivendo
l’analisi alle sole pensioni di vecchiaia.
1.2.4 Le pensioni di vecchiaia
Nel 2007 a Forlì-Cesena sono state erogate quasi 77mila pensioni di vecchiaia (al
cui interno ricadono quelle di anzianità, di
vecchiaia e i prepensionamenti). Per avere
un ordine di grandezza dell’incidenza dei
pensionati, il 20,3% dei residenti percepisce
una pensione di vecchiaia, percentuale no-
Tavola 2.20. Pensioni di vecchiaia. Valori 2007 e variazione 2003-2007
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Numero pensioni
vecchiaia
Bologna
Ferrara
Forlì-Cesena
Modena
Parma
Piacenza
Ravenna
Reggio Emilia
Rimini
Emilia Romagna
ITALIA
Importo medio
mensile
Variazione
num pensioni
Variazione reale
Importo medio
202.341
87.626
76.566
144.627
84.361
62.996
83.427
98.604
45.118
962,4
842,6
776,9
888,2
912,8
873,2
872,9
888,6
741,8
6,2%
2,6%
10,6%
6,7%
7,4%
4,1%
9,4%
7,3%
17,4%
11,6%
8,1%
9,5%
11,4%
11,4%
10,5%
8,2%
10,1%
8,6%
885.666
9.015.137
883,4
888,9
7,2%
10,2%
10,2%
10,1%
Pensioni di
vecchiaia su
popolazione
totale
21,2%
24,8%
20,3%
21,6%
20,1%
22,6%
22,3%
19,7%
15,3%
21,1%
15,3%
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
Tavola 2.21. Distribuzione delle pensioni di vecchiaia per anno e classi di importo.
Provincia di Forlì-Cesena
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
42
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
tevolmente superiore a quella nazionale e
di poco inferiore alla media regionale. Dal
2003 al 2007 il numero delle pensioni è aumentato di circa l’11 cento, rispetto al 7%
nazionale.
L’importo medio mensile delle pensioni nel
2007 è stato di 777 euro, notevolmente inferiore al dato regionale e nazionale, così
come più contenuto è risultato l’incremento in termini reali nel quinquennio considerato, attorno al 9%. Una dinamica che
sembra suggerire che il divario con la media
regionale e nazionale non solo sia destinato
a permanere ma sia, addirittura, in fase di
ampliamento.
Se si esce dal dato aggregato e si considera la distribuzione delle pensioni per classe
di importo, si assiste, ad uno spostamento
verso fasce più alte. Nel 2003 il 68% delle pensioni era di importo inferiore ai 750
euro, l’83% inferiore ai 1.000 euro; nel 2007
le pensioni di importo inferiore ai 750 euro
rappresentano il 60% del totale, quelle di
valore inferiore ai 1.000 euro il 75%. Nonostante la dinamica positiva rimane una quota
importante di popolazione che percepisce
una pensione di importo modesto. Analogamente a quanto visto per le retribuzioni, la
componente femminile risulta essere maggiormente penalizzata.
Un pensionato di sesso maschile percepisce
una pensione mensile di 957 euro, una pensionata si ferma ai 567 euro. Anche il trend
di crescita sembra favorire gli uomini, rendendo ancora più evidente il differenziale
pensionistico tra i sessi. Una distribuzione
conseguente al fatto che, da una parte, la popolazione femminile appare quasi totalmente esclusa dalle pensioni di elevato importo
e, dall’altra, col fatto che la concentrazione
della componente femminile nelle tre classi
di importo più basse delle pensioni mensili è
molto più elevata di quella maschile.
Anche dall’analisi delle pensioni si evince
come vi siano classi di popolazione che - soprattutto se prive di una solida rete familiare - si collocano pericolosamente vicino alla
Sesso
Numero
Pensioni
Importo
medio 2007
Variazione
Num.
pensioni
Variaz, reale
imp.medio
Maschi
Femmine
Totale
41.249
35.317
76.566
956,9
566,7
776,9
9,9%
11,4%
10,6%
10,2%
8,1%
9,5%
Differenziale importo medio pensioni per sesso
2003
2007
1,66
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
Tavola 2.23. Distribuzione delle pensioni di vecchiaia per sesso e classi di importo.
Provincia di Forlì-Cesena. Anno 2007
1,69
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Tavola 2.22. Pensioni di vecchiaia per sesso. Anno 2007 e confronto 2003-2007. Provincia di Forlì-Cesena
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati INPS
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
43
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
soglia della povertà.
1.2.5 L’indicatore sintetico del benessere
I dati esposti in questo capitolo costituiscono solo una piccola selezione degli indicatori economici in grado di fornire informazioni sul livello di benessere dei cittadini. Per
le finalità dello studio si è scelto di misurare
il benessere prescindendo da variabili non
strettamente economiche quali, per esempio, quelle legate alla sicurezza o alle tematiche ambientali, anche se il loro impatto dal
punto di vista economico può essere rilevante. Si è ritenuto più opportuno isolare
e focalizzare l’attenzione su alcune componenti connesse ai livelli retributivi, di reddito e di patrimonio, cioè su quelle variabili
maggiormente interrelate con lo sviluppo
economico misurato nel capitolo precedente.
Per avere una fotografia più completa sono
stati considerati anche indicatori relativi al
credito, al consumo, ai costi, all’andamento
dei prezzi e altro ancora. Per calcolare un
indicatore sintetico di benessere si è scelto
di partire dalla base dati più ampia possibile,
oltre 50 indicatori per ciascuna provincia e
per ciascun anno. In una seconda fase, adottando la stessa metodologia seguita per il
calcolo dell’indicatore di crescita economica, gli indici sono stati selezionati e raggruppati in nuove variabili.
Come risultato finale dell’elaborazione sono
stati calcolati due indicatori, il primo esprime il posizionamento di ciascuna provincia italiana rispetto allo sviluppo visto dalla
parte dei cittadini, il benessere. Il secondo
misura la sua variazione nel periodo 20002006 (dove il dato 2006 non era presente è
stato utilizzato l’ultimo dato disponibile).
Forlì-Cesena, soprattutto in virtù dei dati
relativi al reddito familiare e a quello procapite, risulta tra le prime dieci province italiane per benessere. Tutte le province del-
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Tavola 2.24 Indice sintetico del benessere. Posizione 2006
Posizione
Italia = 100
> 150
Milano; Modena; Bologna; Aosta; Cuneo;
Biella; Ravenna; Bolzano; Forlì Cesena; Piacenza; Parma; Rimini; Genova; Roma; Siena;
Reggio Emilia; Torino; Vercelli; Mantova;
Trento; Venezia; Firenze; Alessandria; Sondrio; Ferrara
Da 125 a 150
Padova; Belluno; Cremona; Pavia; Verona;
Savona; Varese; Lecco; Vicenza; Asti; Imperia; Trieste; Bergamo; Prato; Udine; Brescia;
Como; Novara; Treviso; Pordenone; Verbania; Pistoia; Rovigo; Lucca; Lodi; La Spezia;
Ancona
Da 100 a 125
Gorizia; Perugia; Arezzo; Pisa; Livorno;
Grosseto; Macerata; Viterbo; Ascoli Piceno;
Pesaro; Massa Carrara; Terni; Latina; Aquila;
Rieti
Da 33 a 100
Frosinone; Pescara; Chieti; Sassari; Isernia;
Teramo; Palermo; Napoli; Campobasso;
Avellino; Salerno; Foggia; Bari; Cagliari; Agrigento; Lecce; Taranto; Nuoro; Messina; Caserta; Catania; Brindisi; Matera
< 33
Caltanisetta; Siracusa; Trapani; Potenza; Catanzaro; Benevento; Cosenza; Enna; Ragusa;
Oristano; Reggio Calabria; Vibo Valentia;
Crotone
Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie.
44
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
la regione appartengono al primo gruppo,
quello delle province con indice superiore
a 150 (il valore Italia è uguale a 100) che
contraddistingue le province con livello di
benessere più elevato. La “mappa del benessere” sembra avere inizio in alcune province
toscane, toccare l’intera Emilia-Romagna e
terminare nell’area occidentale del Paese.
A queste province si aggiungono quelle del
Trentino Alto-Adige, Roma, Mantova, Sondrio e Venezia. In Calabria e Sicilia le province con livelli di benessere più bassi.
Forlì-Cesena rientra nel gruppo delle province più virtuose anche per quanto concerne la crescita dell’indicatore sintetico del
benessere, tra le province della regione solo
Rimini appartiene a questo gruppo. Come
era stato evidenziato nell’analisi dell’indicatore della variazione della crescita economica, anche la crescita del benessere è fortemente influenzata dalla dimensione del dato
di partenza, motivo per il quale variazioni di
modesta entità assumono rilevanza in terri-
tori con bassi valori iniziali. Quindi, mentre
l’indicatore di posizionamento è sufficientemente “robusto” e stabile nel breve periodo, quello di variazione può essere soggetto
a forti oscillazioni da un anno all’altro. Tuttavia, nonostante queste limitazioni, l’indicatore della variazione sembra evidenziare
un peggioramento rispetto all’andamento
medio regionale per alcune delle province
della regione. Nello specifico, a fronte di un
miglioramento delle province romagnole si
registra una tendenza opposta per quelle
emiliane, riflettendo l’andamento evidenziato dalla variazione del reddito lordo disponibile pro capite.
Per le province della Romagna il buon risultato non deve far dimenticare le difficoltà emerse dall’analisi condotta nei capitoli
precedenti e che risultano nascoste dal dato
aggregato. Se, come evidenziato dalle analisi
relative alle retribuzioni e alle pensioni, fosse possibile costruire indicatori diversi per
ciascuna classe sociale con ogni probabilità
Variazione
Italia = 100
> 175
Sondrio; Bolzano; Cuneo; Rimini; Asti; Cremona; Forlì Cesena; Alessandria; Rovigo; Latina; Brescia; Siena; Gorizia; Viterbo; Perugia
Da 100 a 174
Trapani; Verbania; Vibo Valentia; Belluno;
Lodi; Ascoli Piceno; Pordenone; Pavia; Bergamo; Mantova; Treviso; Trento; Lecco;
Venezia; Isernia; Vicenza; Varese; Torino;
Udine; Ravenna; Aosta; Potenza; Padova;
Verona; Lecce; Vercelli
Da 75 a 99
Ragusa; Ferrara; Pesaro; Milano; Arezzo;
Aquila; Palermo; Enna; Reggio Emilia; Biella;
Imperia; Cosenza; Chieti; Napoli; Novara;
Rieti; Ancona; Como; Trieste; Roma; Terni
Da 50 a 74
Catania; Teramo; Piacenza; Genova; Oristano; Reggio Calabria; Pistoia; Pisa; Bologna;
Cagliari; Campobasso; Caltanisetta; Lucca;
Macerata; Firenze; Agrigento; Prato; Livorno; Parma; Frosinone; Modena; Sassari; Pescara; Avellino
< 50
Foggia; Grosseto; Massa Carrara; Matera;
Salerno; Benevento; Messina; Catanzaro;
Nuoro; Savona; Bari; Caserta; Brindisi; Taranto; Crotone; La Spezia; Siracusa
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Tavola 2.25 Indice sintetico del benessere. Variazione 2000-2006
Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
45
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
si otterrebbero risultati assai differenti.
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
1.3 Crescita economica e benessere
a confronto
1.3.1 Alcune considerazioni conclusive
Le analisi condotte sino ad ora hanno portato a quantificare lo sviluppo visto dal lato
delle imprese e quello visto dal lato dei cittadini. Le statistiche collocano Forlì-Cesena
nel gruppo delle province al vertice della
graduatoria nazionale. Al primo posto si
colloca Milano per entrambi gli indicatori,
mentre le province meridionali occupano le
ultime posizioni.
Ma più che il posizionamento delle province
– la cui collocazione era facilmente ipotizzabile senza la necessità di ricorrere ad analisi
specifiche – è opportuno cercare di dare risposta alla domanda iniziale, se alla variazione dello sviluppo economico registrata negli
ultimi anni si fosse associato una variazione
di direzione ed intensità analoghe del benessere dei cittadini.
Sulla base dei dati utilizzati per il calcolo degli indicatori si può affermare che anche il
benessere è aumentato nel periodo considerato, ma con una velocità notevolmente
inferiore a quella della crescita economica.
Per avere una misura - puramente indicativa per i limiti più volte ricordati connessi
ad analisi multidimensionali di questo tipo
nonché alla scelta del periodo di riferimento
– della differente velocità si possono mettere a confronto i tassi di variazione dei due
indicatori. In Italia il tasso di incremento del
benessere è stato pari al 23% di quello della
crescita. In Emilia-Romagna la variazione del
benessere è stata pari al 28% di quella della
crescita economica, a Forlì-Cesena il benessere ha viaggiato ad una velocità pari ad un
terzo di quella della crescita economica.
Al di là delle percentuali che possono variare in funzione degli indici scelti, l’analisi
mette in luce una tendenza che si ripresenta
regolarmente, indipendentemente dalla selezione degli indicatori e della metodologia
utilizzata. Questa tendenza di fondo indica
che la prima metà degli anni duemila si è caratterizzata per una crescita dell’economia
e un incremento, in misura molto più contenuta, del benessere. Un risultato che conferma solo in parte la diffusa percezione che
vuole il livello di benessere in forte calo. Se,
invece di considerare i dati reali, ci si basa
sugli indicatori che misurano la percezione
dei cittadini, il divario tra crescita e benessere risulta ancora più ampio, così come lo
scarto tra reddito reale e reddito necessario mostra una significativa divaricazione, il
primo rimane sostanzialmente stabile, il se-
Tavola 2.26 Indice sintetico di benessere. Posizione e variazione
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie
46
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
condo cresce considerevolmente.
Uno scostamento tra dato reale e dato percepito che, come sottolineato in precedenza, si annulla se si esce dal dato aggregato. Se
per una larga parte dei lavoratori autonomi
e dei dirigenti le dinamiche retributive hanno
assicurato buoni livelli di reddito, negli ultimi
anni si è assistito ad un peggioramento in
termini assoluti della posizione degli operai
e degli impiegati. Disaggregando ulteriormente il dato emergono gruppi di lavoratori
per i quali le dinamiche retributive hanno
determinato una consistente riduzione del
potere di acquisto.
In sintesi, di fronte ad un sistema che continua a produrre ricchezza, vi è una sostanziale riallocazione dei redditi a favore di alcune classi sociali, una tendenza che ha come
principale conseguenza un ampliamento della forbice retributiva ed una riduzione del
grado di tollerabilità sociale della disuguaglianza.
È un fenomeno che, con intensità differenti,
sta interessando tutte le economie avanzate. Rispetto ad altre aree questo processo di
sperequazione, a Forlì-Cesena come in Emi-
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie
Tavola 3.2 Variazione della crescita economica e del benessere a confronto. Variazione degli indicatori e
percentuale di variazione del benessere rispetto alla variazione della crescita economica.
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
Tavola 3.1 Indice sintetico dello sviluppo. Posizione della crescita economica e del benessere
Fonte: Elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
47
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
lia-Romagna, sta avvenendo con toni meno
accentuati; è però una dinamica che comincia
ad essere tangibile, così come ben visibile è la
percezione dei cittadini di un peggioramento
del loro livello di benessere.
48
Affrontare il tema della redistribuzione dei
redditi e, più in generale, del livello di benessere significa innanzitutto tentare di dare
una risposta alla domanda che emergeva
dalle analisi del primo capitolo relativamente a quanto sia ancora forte il legame tra
chi detiene i beni competitivi – il capitalismo
manifatturiero e il capitalismo delle reti – ed
il territorio.
Il radicamento delle filiere fino ad oggi sperimentato deriva non da particolari obblighi sociali delle forme capitalistiche verso
il territorio, ma dalla presenza – in questa
regione più che in altre – di altre risorse
complementari, quelle legate alla capacità di
generare un differenziale competitivo in termini di conoscenze originali ed esclusive.
Un patrimonio proprio del territorio che
può essere definito come capitale della conoscenza, la cui proprietà è diffusa, composita, identificabile con il territorio stesso. Se
ne conclude che il legame tra capitalismo e
territorio è tanto più stringente quanto è
maggiore la capacità di far evolvere la componente su cui il territorio può agire direttamente, il patrimonio della conoscenza.
Sviluppare un differenziale competitivo basato sulla conoscenza sembra essere, dunque,
una condizione necessaria per rinsaldare il
rapporto di convenienza tra capitalismo e
territorio; ma è di per sé condizione sufficiente per produrre benessere diffuso?
Se ci si riferisce a larga parte del capitalismo
manifatturiero la risposta appare essere positiva. È la stessa storia dei sistemi locali della regione e di Forlì-Cesena con una forte
connotazione industriale e una elevata dotazione di capitale della conoscenza a ricordare che dove si è creato consenso, dove
gli obiettivi e i valori sono stati condivisi, si
è avuto crescita economica e qualità della
vita elevata. In questi territori si è realizzato
un circolo virtuoso tra imprese e cittadini,
la competitività delle prime assicurava il benessere sul territorio, l’elevata qualità della
vita degli abitanti garantiva le condizioni più
favorevoli per la creazione e la condivisione
della conoscenza che, a sua volta, alimentava
la crescita economica. Un circolo virtuoso
completato da una buona amministrazione
del territorio ed un sistema di welfare efficiente. Negli ultimi anni, come hanno dimostrato i dati, i sistemi territoriali manifatturieri hanno proseguito nel creare ricchezza,
ma distribuendola in maniera meno omogenea rispetto al passato. Vi è stata la comparsa di fenomeni sperequativi, determinati
sia dai cambiamenti nella base sociale – per
esempio il massiccio afflusso di extracomunitari e l’invecchiamento della popolazione
di cittadinanza italiana – sia dai mutamenti
nei meccanismi che regolano l’economia –
principalmente ascrivibili alla globalizzazione
e alla trasformazione del mercato del lavoro. Sulla base delle analisi condotte in questo studio sembra di poter affermare che
il circolo virtuoso tra imprese e territorio
nella provincia di Forlì-Cesena si è indebolito ma non si è interrotto e necessita di
interventi per non allentarsi ulteriormente,
a partire da nuovi strumenti a sostegno dei
cittadini a rischio di esclusione sociale.
Per il capitalismo delle reti, per le imprese del terziario avanzato, per le società
del credito, delle attività immobiliari, per
le grandi aziende dell’economia immateriale è meno semplice individuare in maniera
univoca quali sono le risorse distintive che
danno origine ad un rapporto di reciproca
convenienza tra capitalismo e territorio. Alcune imprese trovano nel territorio caratteristiche specifiche che ne fanno un valore
aggiunto sul quale investire, per altre società la localizzazione è un Nonluogo (Marc
Augé), uno spazio dove gli elementi identitari e relazionali che lo caratterizzano sono
privi di valore.
La differente velocità con cui viaggiano crescita economica e benessere dei cittadini
sembra suggerire che, tra le linee di intervento, sia opportuno pensare a nuove forme di responsabilità delle imprese verso il
territorio, in particolare quando sembra
non esistere il rapporto di reciproca convenienza. Obbligazioni sociali che dovrebbero
trovare attuazione in tutte le regioni euroRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
In definitiva, le analisi condotte in questo
studio prefigurano uno
scenario all’interno del
quale il percorso per
riprendere la crescita
appare accidentato ma,
al tempo stesso, obbligato. La strada è necessariamente quella della
“via alta dello sviluppo”, dove il riuscire a
guadagnare qualche punto decimale di PIL
in più sarà legato ancora una volta alla capacità di internazionalizzare, di innovare, di
lavorare in rete, di investire sulla formazione. Una strada che può essere percorsa con
successo e generare ricadute positive sul
territorio in termini di benessere solamente
se, contestualmente, si realizzano altre due
condizioni.
La prima condizione necessaria si può riassumere in una parola: de-frammentazione.
Tra le numerose anomalie che caratterizzano il Sistema Italia, la frammentazione costiRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
tuisce uno dei vincoli principali allo sviluppo.
Una frammentazione che su ritrova su tutti
i livelli, nella rappresentanza politica, nelle
istituzioni, nelle associazioni di rappresentanza delle imprese e di tutela dei lavoratori
e dei cittadini, nello stesso tessuto imprenditoriale, come testimonia l’elevata percentuale di piccola e piccolissima impresa. E, ciò
che appare ancora più grave, la frammentazione e la marginalizzazione stanno assumendo dimensioni allarmanti anche tra la
popolazione. De-frammentare deve essere
la parola d’ordine. Appare necessario trovare forme aggregative in
tutti gli ambiti sociali ed
economici per riuscire
a dare risposta, efficacemente e tempestivamente, ai nuovi bisogni
e alle nuove domande
che si levano da una
società in continua trasformazione.
Le statistiche prese in
esame in questo studio
evidenziano come le dinamiche economiche e
quelle sociali siano tra
loro strettamente correlate. Appare sempre
più evidente che la governance di un territorio non possa essere vista come la sommatoria
di politiche maturate in
ambiti diversi – quello industriale, quello sociale, quello ambientale – ma come un’unica
politica per lo sviluppo, dove le scelte che
riguardano un ambito non possono essere
disgiunte dal contesto complessivo.
Le analisi, inoltre, hanno evidenziato come
la tenuta del circolo virtuoso tra imprese
e territorio - a fronte dei mutamenti nei
meccanismi che regolano l’economia e alla
comparsa di fenomeni sperequativi - sia a
rischio e come la ricerca delle soluzioni
non possa essere affidata esclusivamente
al mercato, ma sia necessario governare i
cambiamenti.
In altri termini appare prioritario favorire
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
pee, perché il gap tra crescita e benessere
investe tutte le economie avanzate. Un concetto espresso efficacemente dal sociologo
Aldo Bonomi in una recente intervista “...
all’interno del capitalismo delle reti si sta facendo strada una nuova borghesia globale
completamente deresponsabilizzata rispetto
ai luoghi. (...) Quando Falck fece le acciaierie, sappiamo tutti che là dentro c’erano lacrime, sangue, sfruttamento. Però il capitalismo dei Falck, la borghesia del 900, aveva
anche l’interesse a costruire le case per gli
operai, quindi il fordismo produceva una
qualche forma di “presa
di coscienza”. Adesso,
invece, la neoborghesia
dei flussi, che non è più
quella territorializzata
del fordismo, va responsabilizzata rispetto al territorio in un
modo nuovo. Si tratta
di sviluppare un nuovo
senso di obbligazione
sociale.”
49
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
In conclusione, sono tre i paradigmi sui
quali si gioca il futuro: fare della conoscenza un differenziale competitivo, de-frammentare e (ri)creare l’identità di territorio.
Quanto prima si riuscirà a dare sostanza a
questi enunciati, tanto prima sarà possibile
riprendere il percorso di crescita economica e benessere diffuso.
S V I L U P P O , C R E S C I TA D E L L E I M P R E S E E B E N E S S E R E D E I C I T TA D I N I
le condizioni – economiche e sociali - per
la ricostituzione di obiettivi e, soprattutto,
di valori condivisi, occorre creare su nuove
basi il senso di appartenenza, l’identità di
territorio. È questa la seconda condizione
necessaria per riprendere il cammino di
sviluppo.
50
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
D
D
EMOGRAFIA
Il commento che segue
si basa su “Demografia
on line” il database della
popolazione predisposto dall’Ufficio Statistica
e Studi camerale e dall’azienda speciale CISE.
La banca dati fornisce
un quadro puntuale della struttura e del movimento demografico
dei trenta comuni della
provincia di Forlì-Cesena ai quali va un particolare ringraziamento per
la collaborazione e la
disponibilità dimostrata
nella realizzazione del
progetto.
di crescita della collina,
che ha toccato quota
+9,9 per mille; s’interrompe temporaneamente anche il trend
di declino demografico
della montagna, che
registra nel periodo un
lieve incremento dello
0,7 per mille.
Per un’analisi più completa e dettagliata della
struttura e della dinamica demografica
provinciale si esami-
nano di seguito i dati
relativi all’ultimo anno
intero disponibile.
Al 31 dicembre 2006
nella provincia di ForlìCesena risulta una popolazione di 378.011
abitanti. Il saldo naturale nell’anno (numero
dei nati meno numero dei morti) continua
ad essere negativo (-230), ma è diminuita la
sua passività rispetto all’anno precedente (-467).
Di converso, il saldo migratorio (numero degli iscritti all’anagrafe meno numero
dei cancellati) rimane ampiamente positivo
(+3.545), anche se registra una diminuzione rispetto al 2005 (+3.827). Il saldo demografico totale, pertanto, è in attivo di 3.315
unità, a fronte delle 3.360 del 2005. Dunque, la popolazione provinciale continua a
crescere per effetto dei nuovi arrivi da fuori
provincia, anziché di nuove nascite, anche
se l’afflusso dall’esterno sembra diminuire il
proprio ritmo.
In base agli ultimi dati
disponibili, relativi al 30
settembre 20071, la popolazione della provincia di Forlì-Cesena ammonta a 381.413
abitanti. Di questi, 199.425 risiedono nel
comprensorio di Cesena e 181.988 in quello
di Forlì. Per quanto riguarda le zone altimetriche, 307.711 abitanti risiedono in pianura,
59.758 in collina e 13.944 in montagna. Gli
abitanti del Comune di Forlì sono 113.397 e
quelli di Cesena 94.619.
Nel periodo gennaio-settembre 2007, l’incremento della popolazione provinciale è
stato del 9 per mille. Dopo l’inversione di
tendenza dell’anno precedente, il comprensorio di Cesena torna a crescere più di quello di Forlì: rispettivamente +10,3 e +7,5 per
mille. Per quanto riguarda le zone altimetriche, si è avuta una crescita del 9,2 per mille
in pianura, che di solito è l’area col tasso L’immigrazione dall’estero nel 2006 ha
di crescita più elevato, mentre nei primi tre costituito il 37,3% dell’immigrazione da fuotrimestri del 2007 è stata superata dal tasso ri provincia; questa incidenza ha subìto una
D E M O G R A F I A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
1
Le fonti dei dati sono le comunicazioni che i Comuni forniscono mensilmente all’Istat col modello D7B, che sono da ritenersi
definitive. Tuttavia, la parte relativa alle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche è suscettibile di correzioni in sede di controllo delle
quadrature, allorché viene resa disponibile la serie relativa all’intero anno 2007.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
51
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
piccola diminuzione rispetto al 2005, quando
ammontava al 38,6%. L’emigrazione verso
Paesi esteri è in crescita: dal 10,6% al 12,3%
del totale dei trasferimenti fuori provincia.
Per quanto riguarda il movimento demografico interno ai confini nazionali, costituito da
4.784 immigrati e 3.259 emigrati, la quota
più rilevante è costituita dagli arrivi e dai
trasferimenti con le altre province dell’Emilia-Romagna (1.739 immigrati, 1.668 emigrati). Le altre principali regioni per entità dei
flussi migratori con la nostra provincia sono:
la Campania (573 immigrati, 191 emigrati), la
Puglia (495 immigrati, 199 emigrati), la Sicilia
(332 immigrati, 166 emigrati) e la Lombardia (329 immigrati, 178 emigrati). Per quanto riguarda il valore netto dei nuovi arrivi
dalle varie regioni (cioè il saldo fra immigrati
ed emigrati), quello più significativo riguarda la Campania (+382), seguita dalla Puglia
(+296), dalla Sicilia (+166), dalla Lombardia
(+151) e dalla Calabria (+142).
Gli immigrati dall’estero ammontano
in totale a 2.851, mentre gli emigrati sono
456.
I principali Paesi di provenienza sono:
la Cina, che con 373 immigrati supera, rispetto all’anno precedente, l’Albania, da cui
provengono 361 immigrati; seguono poi la
Romania con 342, il Marocco con 286, la
Polonia con 227 e l’Ucraina con 145. Il principale Paese di destinazione degli emigrati è
la Cina con 53.
Secondo i dati Istat, aggiornati al 1° gennaio
2007, gli stranieri residenti in Emilia-Romagna ammontano a 317.888, pari al 7,5% dei
residenti. La crescita annua regionale è stata del 10,1%. La graduatoria delle province
per numerosità di presenza straniera vede
ai primi posti Reggio Emilia (9,3% sul totale dei residenti), Modena (8,9%) e Piacenza
(8,8%). La nazionalità più numerosa è quella
marocchina (53.571 residenti in regione),
seguita da quella albanese (44.218), rumena
(21.786), tunisina (19.178) e cinese (16.549).
Secondo i dati del Rapporto Caritas 2007
sull’immigrazione, l’Emilia-Romagna è anche
la regione con più alta incidenza di alunni
stranieri nelle scuole: il 9,5% contro il 4,8%
nazionale nell’anno scolastico 2005/2006.
Gli stranieri sono attirati dalle possibilità di
lavoro in agricoltura e industria, soprattutto
nelle basse qualifiche, dove gli italiani tendono a non lavorare più.
Il Quaderno Popolazione con dati al
31/12/2006, pubblicato dall’Ufficio Studi
della Camera di Commercio, riporta il dato
MOVIMENTO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
DA GENNAIO A SETTEMBRE 2007
D E M O G R A F I A
Popolazione
residente
all’inizio
del periodo
Popolazione
residente
alla fine
del periodo
nati
nel
periodo
morti
nel
periodo
iscritti
nel
periodo
cancellati
nel
periodo
94.078
628
682
1.978
1.383
94.619
+5,7‰
FORLI’
113.605
812
952
2.726
1.695
113.397
-1,8‰
PROV. DI FORLI’-CESENA
378.011
2.731
2.880
10.469
6.918
381.413
+9,0‰
COMPRENSORIO DI FORLI’
180.623
1.297
1.550
4.957
3.339
181.988
+7,5‰
COMPRENSORIO DI CESENA
197.388
1.434
1.330
5.512
3.579
199.425
+10,3‰
COMUNI
e aggregazioni territoriali
CESENA
variazione
‰
MONTAGNA
13.934
88
161
280
197
13.944
+0,7‰
COLLINA
59.173
395
499
2.034
1.345
59.758
+9,9‰
PIANURA
304.904
2.248
2.220
8.155
5.376
307.711
+9,2‰
Fonte: Comuni della Provincia di Forlì-Cesena
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
52
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
I.A.A.
di Forlì-Cesena
della consistenza della popolazione straniera residente nei Comuni e nelle aggregazioni territoriali della provincia di Forlì-Cesena.
Al 31 dicembre 2006, su una popolazione
totale di 378.011 abitanti, risultano residenti in provincia 25.757 stranieri. L’incidenza
dei residenti stranieri sul totale della popolazione continua ad aumentare: è infatti salita dal 2,7% del 31 dicembre 2001 al 6,8%
del 31 dicembre 2006. Nel comprensorio di
Forlì l’incremento è stato maggiore di quello di Cesena: nel primo si è passati infatti
da un’incidenza del 6,3% a fine 2005 al 7,2%
di fine 2006; nel secondo invece dal 5,9% al
6,4%. Lo stesso fenomeno si presenta nei
due Comuni capoluogo di Provincia: a Forlì si è passati dal 6,1% di fine 2005 al 7,1%
di fine 2006, mentre a Cesena dal 5,3% al
POPOLAZIONE RESIDENTE E STRANIERI NELLA PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA
Popolazione
Stranieri
residente al
31/12/06
residenti al
31/12/06
Bagno di Romagna
Bertinoro
Borghi
Castrocaro-Terra del S.
Cesena
Cesenatico
Civitella di Romagna
Dovadola
Forlì
Forlimpopoli
Galeata
Gambettola
Gatteo
Longiano
Meldola
Mercato Saraceno
Modigliana
Montiano
Portico - S.Benedetto
Predappio
Premilcuore
Rocca S.Casciano
Roncofreddo
S. Mauro Pascoli
Santa Sofia
Sarsina
Savignano sul Rub.
Sogliano al Rubicone
Tredozio
Verghereto
Comprensorio di Forlì
Comprensorio di Cesena
6.075
9.830
2.348
6.393
94.078
23.780
3.783
1.709
113.605
12.511
2.491
9.977
7.787
6.381
9.774
6.569
4.820
1.641
817
6.395
833
2.102
3.113
10.508
4.245
3.659
16.447
3.061
1.315
1.964
180.623
197.388
215
464
112
542
5.452
1.531
440
165
8.088
816
428
667
608
299
800
423
338
64
31
407
72
87
227
993
343
148
1.702
221
25
49
13.046
12.711
3,3
4,7
4,5
7,9
5,3
6,0
10,8
9,3
6,1
5,2
15,8
5,7
6,6
3,1
7,5
6,3
6,6
3,8
3,2
5,9
9,9
4,1
7,0
8,9
7,4
4,4
9,2
6,0
1,5
2,4
6,4
5,9
3,5
4,7
4,8
8,5
5,8
6,4
11,6
9,7
7,1
6,5
17,2
6,7
7,8
4,7
8,2
6,4
7,0
3,9
3,8
6,4
8,6
4,1
7,3
9,4
8,1
4,0
10,3
7,2
1,9
2,5
7,2
6,4
TOTALE FORLI’-CESENA
378.011
25.757
6,1
6,8
% Stranieri su popolazione
residente al
31/12/05
residente al 31/12/06
D E M O G R A F I A
COMUNI
Fonte: Comuni della provincia di Forlì-Cesena
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
53
D E M O G R A F I A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
54
5,8%.
La quota di stranieri è in crescita nella maggior parte dei comuni della provincia; fanno
eccezione Premilcuore, dov’è scesa dal 9,9%
all’8,6%, e Sarsina, dov’è scesa dal 4,4% al
4%. Risulta poi stabile a Bertinoro (4,7%) e
a Rocca San Casciano (4,1%). Con l’1,9%,
Tredozio è il comune con più bassa incidenza di stranieri nella provincia.
Come già gli anni scorsi, la presenza straniera e la relativa crescita tendono a polarizzarsi in alcuni Comuni del comprensorio di
Forlì (soprattutto nella fascia collinare-montana) e nell’area del basso Rubicone, ma si
riscontrano crescite significative anche in altri Comuni.
L’incidenza
maggiore
si registra
nuovamente a Galeata,
dov’è salita
dal 15,8%
del
2005
al
17,2%
del 2006.
Seguono
Civitella di
Romagna
dov’è salita
dal 10,8%
del
2005
all’11,6%
del 2006, Savignano sul Rubicone (dal 9,2%
al 10,3%), Dovadola (dal 9,3% al 9,7%) e
San Mauro Pascoli (dall’8,9% al 9,4%). Infine
a Castrocaro e Terra del Sole gli stranieri sono saliti dal 7,9% del 2005 all’8,5% del
2006, a Meldola dal 7,5% all’8,2% e a Santa
Sofia dal 7,4% all’8,1%.
La densità demografica provinciale a
fine 2006 è pari a 159 abitanti per kmq, in
aumento rispetto al 2005 (158 ab/kmq). Il
comprensorio cesenate presenta una densità maggiore di quello forlivese: 177 ab/kmq
contro 143.
Esaminando i principali indici demografici
provinciali relativi al 2006, si osserva una ripresa dell’indice generico di natalità, salito
dal 9,1 del 2005 (cioè 9,1 nati su 1000 abi-
tanti) al 9,5 del 2006; nell’anno precedente
si era invece registrata una diminuzione. Parallelamente, dopo una risalita nel 2005, torna a diminuire l’indice generico di mortalità,
sceso dal 10,4 del 2005 al 10,2 del 2006. Un
altro elemento positivo per il ricambio della
popolazione provinciale è la concomitante
crescita dell’indice generico di fecondità
(dato dal numero dei nati su 1000 femmine
fra i 15 e i 49 anni), che è salito dal 40,1
per mille del 2005 al 42,0 del 2006. Un altro
dato positivo è anche la prosecuzione della diminuzione dell’indice di vecchiaia, dato
dal numero degli abitanti con più di 65 anni
per ogni 100 abitanti con meno di 15 anni,
che è sceso
dal 178,2
del 2005 al
176,4 del
2006. Continua invece
a crescere
l’indice di
dipendenza, o di
carico sociale, che
passa dal
53,2% del
2005 al 54%
del 2006.
L’aumento risulta a
carico sia della componente giovanile - l’indice di dipendenza giovanile è cresciuto dal
19,1% al 19,5% -, sia di quella anziana - l’indice di dipendenza degli anziani è cresciuto
dal 34,1% al 34,4%.
Esaminando la situazione dei due comprensori, si conferma la generale maggior dinamicità demografica del comprensorio cesenate rispetto a quello forlivese, anche se con
qualche eccezione. La differenza fra i tassi di
natalità nei due territori nel 2006 si è annullata (9,5 in entrambi i comprensori); permane
invece la forbice fra i tassi di mortalità (11,0
a Forlì, 9,4 a Cesena). In controtendenza rispetto all’andamento generale, il tasso di fecondità risulta più alto nel comprensorio di
Forlì (43,1 contro 41,1). Rimane molto più
alto di quello cesenate l’indice di vecchiaia
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
I.A.A.
di Forlì-Cesena
del comprensorio forlivese: 196,6 contro alla popolazione in età lavorativa sottoli159,3. Conseguentemente a ciò, l’indice neano il maggior sbilanciamento demogradi dipendenza degli anziani si conferma più fico verso la fascia anziana del comprensoelevato nel comprenrio forlivese rispetto a
sorio di Forlì (37,3)
quello cesenate: l’indiche in quello di Cesece di struttura è pari
na (31,9). Viceversa,
a 111,6 nel primo e a
l’indice di dipendenza
109,1 nel secondo; ma
giovanile è più alto nel
soprattutto l’indice di
comprensorio cesenaricambio è pari a 147,4
te (20,0 contro 19,0).
nel primo e a 136,0 nel
Anche gli indici relativi
secondo.
INDICATORI DEMOGRAFICI
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA E COMPRENSORI DI FORLI’ E DI CESENA
ANNO 2006
superficie territoriale (Kmq)
densità demografica (abitanti/Kmq)
tasso generico di natalità (x1000 abitanti)
Comprensorio
di Forlì
Comprensorio
di Cesena
2.376,8
1.260,1
1.116,7
159,0
143,0
177,0
9,5
9,5
9,5
tasso generico di mortalità (x1000 abitanti)
10,2
11,0
9,4
tasso generico di fecondità (x1000 femmine da 15 a 49 anni)
42,0
43,1
41,1
176,4
196,6
159,3
indice di vecchiaia (x100 abitanti)
indice di dipendenza totale (o di carico sociale) (x100 abitanti)
54,0
56,3
51,9
indice di dipendenza giovanile (x100 abitanti)
19,5
19,0
20,0
34,4
37,3
31,9
indice di struttura della pop. in età lavorativa (x100 abitanti)
indice di dipendenza degli anziani (x100 abitanti)
110,2
111,6
109,1
indice di ricambio della pop. in età lavorativa (x100 abitanti)
141,3
147,4
136,0
95,8
95,0
96,5
rapporto di mascolinità (maschi ogni 100 femmine)
Fonte: Comuni della Provincia di Forlì-Cesena
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
D E M O G R A F I A
Provincia di
Forlì-Cesena
2 Occorre tenere presente che il saldo migratorio comprende anche una quota di regolarizzazioni anagrafiche che non corrispondono a una reale movimentazione di popolazione.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
55
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
SIMET:
NUOVI STRUMENTI DI MONITORAGGIO
Le rappresentazioni grafiche riportate in questa pagina sono ottenute tramite SIMET - Sistema Integrato
di Monitoraggio dell’Economia e del Territorio - strumento di analisi realizzato dalla Camera di Commercio
di Forlì-Cesena e sviluppato dalla sua azienda speciale
CISE. Si tratta solo di un esempio delle potenzialità di
elaborazione e di analisi attualmente disponibili.
Saldo naturale
Saldo migratorio
Differenza tra il numero dei nati e il numero dei morti
nell’ anno
Differenza tra immigrati ed emigrati nell’ anno
-400
0
-800
0
-2.000
400
800
-1.200
2.000
-4.000
1.200
-1.600
1.600
Territorio: Forlì-Cesena
Periodo di riferimento: 2006
Sesso: Tutti
Valore corrente: -230 persone
Valore minimo nel periodo: -1.125 persone (anno 1997)
Valore massimo nel periodo: -171 persone (anno 2004)
4.000
-6.000
6.000
-8.000
8.000
Territorio: Forlì-Cesena
Periodo di riferimento: 2006
Provenienza/Destinazione: Mondo
Valore corrente: 3.931 persone
Valore minimo nel periodo: 1.125 persone (anno 1995)
Valore massimo nel periodo: 5.519 (anno 2003)
Indice di dipendenza totale
Rapporto in percentuale tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e oltre 65 anni) e la popolazione in età attiva
(15-64 anni)
48,5
58,2
52,5
57,3
54,5
56,4
44,5
56,5
55,5
54,6
53,7
52,8
51,9
Rimini
Forlì-Cesena
Ravenna
Ferrara
Bologna
Modena
51,0
Reggio Emilia
Territorio: Forlì-Cesena
Periodo di riferimento: 2006
Sesso: tutti
Età: tutte
Valore corrente: 54,0%
Valore minimo nel periodo: 46,5% (anno 1995)
Valore massimo nel periodo: 54,0% (anno 2006)
Valore medio nel periodo: 49,8%
Deviazione standard nel periodo: 2,6
58,5
Parma
42,5
Piacenza
D E M O G R A F I A
46,5
50,5
Modalità di lettura dei cruscotti Il valore dell’indicatore nel 2006, indicato dalla freccia, è posto in relazione con
l’intervallo dei valori assunti dal 1995 al 2006 (corona grigia esterna al cruscotto); la colorazione indica i valori positivi
(verde), negativi (rosso), normali (giallo) assumibili dall’indicatore.
56
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
L
L
AVORO
Le principali dinamiche che
hanno caratterizzato il mercato del
lavoro
a livello
nazionale nell’anno appena trascorso sono delineate efficacemente nelle considerazioni che seguono
e che fanno riferimento alle valutazioni dell’Istituto Nazionale di Statistica sui dati dell’indagine sulle Forze di Lavoro, disponibili,
alla data di chiusura del presente rapporto,
solo per i primi tre trimestri del 2007.
I principali dati nazionali non destagionalizzati, riferiti al terzo trimestre 2007, evidenziano, come prima sintesi, che l’offerta
di lavoro ha registrato, rispetto allo stesso
periodo del 2006, un incremento dell’1,3%
(+328.000 unità).
Il numero degli occupati è risultato pari a
23.417.000, l’1,8% in più (+416.000 unità)
rispetto all’anno precedente. Un contributo
significativo all’incremento numerico degli
occupati è stato di nuovo determinato dalla
componente straniera anche a seguito della continua crescita degli immigrati iscritti
nelle anagrafi. Tra le principali dinamiche si
è confermata inoltre la tendenza alla permanenza al lavoro degli occupati con almeno 50 anni di età e con contratto a tempo
indeterminato.
Il tasso di occupazione della popolazione
con età compresa tra 15 e 64 anni è aumentato passando dal 58,4% del terzo trimestre
2006 al 59,1%.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Il numero
delle persone in cerca
di occupazione è risultato pari
a 1.401.000
unità,
in
calo
rispetto allo
stesso periodo del 2006 (-5,9%, pari a -88.000 unità).
Il tasso di disoccupazione si è posizionato al
5,6% (6,1% nel terzo trimestre 2006).
Più in dettaglio la crescita su base annua
dell’offerta di lavoro ha riguardato sia
la componente maschile (+1,1%), sia quella
femminile (+1,7%).
Alla dinamica positiva rilevata nelle regioni settentrionali (+0,9%) e, in misura decisamente più sostenuta, in quelle centrali
(+3,3%) si è associata anche la crescita di
quelle meridionali (+0,7%).
In relazione alla popolazione in età lavorativa (15-64 anni), il livello di partecipazione al
mercato del lavoro, misurato dal tasso di
attività, nel terzo trimestre 2007 si è posizionato al 62,7%, quattro decimi di punto
in più rispetto a un anno prima. La crescita
ha interessato sia la componente maschile, il relativo tasso di attività si è portato
al 74,7%, sia quella femminile (50,7%). L’incremento del tasso di attività ha riguardato
tutte le ripartizioni territoriali ed è risultato
più sostenuto nel Centro e nel Nord-Est.
Il tasso di inattività della popolazione
tra 15 e 64 anni si è attestato al 37,3%, con
una diminuzione tendenziale di quattro decimi di punto. Rispetto all’anno precedente,
il tasso si è ridotto di tre decimi di punto per
L A V O R O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
57
L A V O R O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
58
i maschi e di cinque decimi per le femmine e
si è attestato rispettivamente al 25,3% e al
49,3%. Il calo ha interessato tutte le ripartizioni territoriali: -0,4 punti percentuali nel
Nord (30,8%), -0,6 nel Centro (34,0%), e
-0,3 nel Mezzogiorno (47,5%).
La crescita su base annua dell’occupazione (+1,8%) ha interessato sia la componente maschile (+1,5%) sia quella femminile
(+2,3%).
L’occupazione
straniera è
cresciuta
di 201.000
unità.
Per quanto
attiene le
dinamiche
territoriali,
all’incremento del
Centro
(+4,1%) e
del Nord
(+1,3%) ha
fatto seguito la crescita del Mezzogiorno (+1,1%).
Il tasso di occupazione, sempre nel
terzo trimestre 2007, riferito alla popolazione in età tra 15 e 64 anni, si è attestato
al 59,1% dal 58,4% di un anno prima. Il tasso di occupazione maschile è aumentato su
base annua di sei decimi di punto portandosi al 71,3%; quello femminile ha raggiunto il
46,9%, con un incremento, rispetto al terzo
trimestre 2006, di otto decimi di punto percentuale. Il tasso degli occupati stranieri si è
attestato al 68,7% (+1,5 punti percentuali).
L’incremento dell’occupazione rispetto al
terzo trimestre 2006 sintetizza il positivo
andamento delle posizioni lavorative indipendenti (+1,4%) e soprattutto di quelle
dipendenti (+2,0%).
Dal punto di vista settoriale, l’Agricoltura
ha fatto rilevare una contrazione del numero di occupati pari al 7,1%. L’Industria
in senso stretto ha manifestato un leggerissimo incremento dell’occupazione (+0,2%).
Sempre rispetto al terzo trimestre del 2006,
il numero di occupati nelle Costruzioni è
aumentato sensibilmente (+5,5%) e anche
il comparto dei Servizi ha fatto registrare
un incremento significativo dell’occupazione pari al 2,5%.
Il numero delle persone in cerca di occupazione (-5,9%) - il riferimento è sempre il terzo trimestre 2007 - ha fatto evidenziare una diminuzione sia della componente
maschile (-6,8%) che di quella femminile (5,1%). Nel
Nord
(7,8%),
il
calo ha riguardato
in misura
molto accentuata il
Nord-Est.
Nel Centro (-12%),
la riduzione
della disoccupazione
ha interessato maggiormente
la componente femminile; nel Mezzogiorno (-2,8%),
quella maschile.
Il tasso di disoccupazione (5,6%), diminuito rispetto al terzo trimestre 2006
(6,1%), è risultato in calo di 0,4 punti percentuali per gli uomini e 0,5 per le donne.
La riduzione dell’indicatore è risultata diffusa dal punto di vista territoriale ad eccezione del Nord-Ovest dove il tasso di
disoccupazione è rimasto sostanzialmente
invariato. In particolare, al calo del NordEst (-0,9 punti percentuali) si è associato
quello del Centro (-0,8 punti percentuali).
Nel Mezzogiorno la diminuzione (-0,4 punti
percentuali) ha interessato sia gli uomini sia
le donne. Per gli stranieri il tasso di disoccupazione si è attestato al 6,5% (4,3% per gli
uomini e 9,9% per le donne).
Note alla lettura:
Tasso di attività: rapporto tra persone ap-
partenenti alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento
Tasso di inattività: rapporto tra persone
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
non appartenenti alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento
Tasso di occupazione: rapporto tra le persone occupate e la corrispondente popolazione
di riferimento
Tasso di disoccupazione: rapporto tra le
persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro.
Nel corso del 2007 il mercato del lavoro ha fatto rilevare in provincia un andamento sostanzialmente positivo confermato dalle valutazioni che seguono, relative ai
dati provenienti dalle principali fonti informative disponibili con dettaglio provinciale.
Secondo elaborazioni camerali sui risultati
dell’indagine Istat sulle Forze di lavoro, riferiti alla media dei primi tre trimestri del 2007, il tasso di occupazione
(15-64 anni) per il totale maschi e femmine
è risultato pari al 68,2%, dato leggermente inferiore a quello regionale (70,2%) ma
nettamente superiore al dato nazionale pari
al 58,6%. Osservando i dati per genere si
rileva che il tasso di occupazione maschile
provinciale è pari all’80,4%, contro il 78,3%
dell’Emilia Romagna e il 70,7% dell’Italia. Il
tasso di occupazione femminile provinciale,
pari al 55,8%, anche se ampiamente distante dal valore rilevato per i maschi (80,4%),
risulta inferiore a quello regionale (62%),
ma decisamente superiore a quello italiano
(46,5%). Il confronto con il dato medio dei
primi tre trimestri 2006 evidenzia che i livelli occupazionali in provincia sono risultati in
aumento (da 66,9% a 68,2%), analogo andamento in regione (da 67% a 70,2%), mentre
sono risultati stazionari a livello nazionale
(da 58,4% a 58,6).
Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione (15 anni e oltre), il dato generale
(maschi e femmine) risulta pari al 3,2%, rispetto al 2,8% regionale e al 5,9% nazionale.
La differenza tra i tassi rilevati per genere
risulta decisamente ampia: 1,1% per i maschi rispetto al 6,2% rilevato in relazione
alla componente femminile. Il tasso di disoccupazione maschile provinciale (1,1%)
risulta più basso di quello emiliano-romagnolo (2%) e decisamente migliore rispetto
a quello nazionale (4,8%). Per le femmine
si rileva invece un tasso di disoccupazione
provinciale nettamente superiore a quello regionale (6,2% contro il 3,8%), ma pur
sempre migliore di quello nazionale (7,6%).
Rispetto ai dati 2006 si rileva per il totale
maschi e femmine un miglioramento per la
provincia che passa dal 5,5% al 3,2%, anche
a livello regionale il tasso di disoccupazione
Tassi di occupazione - età 15-64 anni
Media primi tre trimestri - Valori percentuali
2006
2007
Maschi e Femmine Maschi e Femmine Maschi e Femmine
Maschi
Femmine
FORLI’-CESENA
66,2
66,9
68,2
80,4
55,8
EMILIA-ROMAGNA
68,4
67,0
70,2
78,3
62,0
57,4
58,4
58,6
70,7
ITALIA
Tasso di occupazione: rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento
Fonte: elaborazione Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena su dati ISTAT
Tassi di disoccupazione - età 15 anni e oltre
Media primi tre trimestri - Valori percentuali
2005
2006
Maschi e Femmine Maschi e Femmine Maschi e Femmine
46,5
2007
Maschi
Femmine
FORLI’-CESENA
4,0
5,5
3,2
1,1
6,2
EMILIA-ROMAGNA
3,7
3,3
2,8
2,0
3,8
ITALIA
7,6
6,7
5,9
4,8
7,6
L A V O R O
2005
Tasso di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro
Fonte: elaborazione Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena su dati ISTAT
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
59
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
diminuisce e passa dal 3,3% al 2,8%; in po- le assunzioni del 52,5% per un totale di
sitiva evoluzione il dato italiano (dal 6,7% al 83.583 rispetto al corrispondente periodo
5,9%).
del 2006 e del 12,6% delle cessazioni dei
rapporti di lavoro per un totale di 40.949.
I dati elaborati dal Sistema Informativo Lavo- Una significativa conseguenza della estenro (S.I.L.E.R.) dei Centri per l’Impiego, sione degli obblighi di comunicazione si
a cura dell’Ufficio Adempimenti Ammini- rileva ovviamente nel forte incremento
strativi Collocamento Ordinario dell’Am- delle assunzioni pervenute da Pubbliche
ministrazione Provinciale di Forlì-Cesena, Amministrazioni e Enti Locali della provinriferiti al 30/9/2007, forniscono utili spunti cia (+293%). Non meno significativo risulta
di riflessione al fine di comprendere l’anda- l’incremento delle assunzioni, sempre per
mento e le tendenze del mercato del lavoro effetto della Legge 296/2006, negli altri setnella nostra Provincia.
tori produttivi: Agricoltura (+25,7%), InduPrima di passare alla lettura dei dati è op- stria (+30,9%), Servizi (+47,5%).
portuno premettere che la Legge 296/2006 Considerato inoltre che da gennaio 2008
ha apportato, a partire dal 1/1/2007, so- sono state rese operative con Decreto Instanziali modifiche alla disciplina del terministeriale le modalità di trasmissione
collocamento, fra le quali l’estensione a esclusivamente telematiche con obbligo di
tutti i datori di lavoro, pubblici e privati, del- comunicazione anche delle variazioni dei
l’obbligo di trasmissione della comunicazio- rapporti di lavoro (proroghe, variazioni e
ne preventiva di assunzione e di cessazione trasformazioni), nonché dei distacchi e traper tutti i rapporti di lavoro subordinato, sferimenti del lavoratore, dei trasferimenti
per i contratti a progetto, per le collabo- d’azienda e delle modifiche di ragione sorazioni coordinate e continuative, per le ciale dell’azienda, si prevede per il 2008 un
associazioni in partecipazione con apporto ulteriore e sostanziale aumento dei rapporlavorativo, per i rapporti di socio-lavorato- ti di lavoro risultanti nel S.I.L.E.R., che rapre in cooperativa e per i tirocini formativi presenterà così una base statistica unifor(diversi da quelli previsti dai piani di studio me e condivisa per supportare le azioni di
scolastici ed universitari).
contrasto al lavoro irregolare previste dalla
Queste nuove disposizioni hanno deter- Legge 248/06.
minato, nei primi nove mesi del 2007, rile- Per quanto attiene alle “entrate” nel monvanti effetti nel S.I.L.E.R.: un aumento del- do del lavoro, oltre al sostanziale aumento
Comunicazioni di avvio
Co.Co.Pro./Co.Co.Co
Gennaio / settembre 2007
Totale Provincia
Maschi
Femmine
Totale
1.570
1.692
3.262
76
113
189
L A V O R O
di cui Stranieri
(extraUE+26 Paesi UE)
5,8%
Comunicazioni di avvio
Tirocini Formativi
Gennaio / settembre 2007
Totale Provincia di Forlì-Cesena
di cui Stranieri
(extraUE+26 Paesi UE)
60
Incidenza % stranieri
sul totale
Maschi
Femmine
Totale
262
478
740
79
76
155
Incidenza % stranieri
sul totale
20,9%
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
formativi da parte delle aziende ospitanti, a
seguito di convenzioni stipulate con soggetti
promotori quali Centri per l’Impiego, Enti di
formazione professionale, Istituzioni scolastiche ed universitarie, Cooperative sociali,
pur non rappresentando in termini percentuali una fetta significativa delle assunzioni,
hanno fatto rilevare un utilizzo frequente di
questo strumento che ha offerto la possibilità di effettuare esperienze lavorative a
740 tirocinanti (262 maschi e 478 femmine)
e ha interessato anche tirocinanti stranieri
(20,9% sul totale dei tirocini).
Per quanto attiene i disoccupati, al
30/9/2007 si rileva un consolidamento:
21.922 sono le persone che hanno sottoscritto presso i Centri per l’Impiego la
dichiarazione di immediata disponibilità
al lavoro o alla ricerca del lavoro ai sensi del Decreto n. 297/02, in lievissimo calo
(-0,4%) rispetto al corrispondente periodo
del 2006 e con una prevalenza delle donne
disoccupate pari a 14.177, che rappresentano ben il 64,7% del totale, mentre i maschi
rappresentano il 35,3% (7.745).
Una parte consistente di disoccupati è rappresentato per l’85,2% da coloro che hanno
perso una precedente occupazione o che
risultano “precari” in termini di reddito in
quanto conservano pienamente lo status di
disoccupato pur svolgendo un’attività lavorativa da cui ricavano un reddito lordo inferiore a 8.000 euro, nonché i “sospesi dallo
stato di disoccupazione”, in quanto occupati con contratti di lavoro a tempo determinato non superiore a 8 mesi (a 4 mesi per
i giovani) da cui ricavano un reddito lordo
annuo superiore a 8.000 euro:
Maschi Femmine Totale
Totale
7.745 14.177 21.922
disoccupati
Incidenza % sul totale
Maschi
Femmine Totale
di cui:
- Precari
173
624
797
2,2%
4,4%
3,6%
- Sospesi
895
1.641
2.536
11,6%
11,6%
11,6%
Si conferma anche per il periodo considerato il preoccupante e continuo aumento
dei disoccupati di età superiore ai 50 anni
(+12,4%) ed il consolidamento dei disoccu-
L A V O R O
delle assunzioni per i motivi sopra ricordati,
si evidenzia il costante incremento dei contratti a tempo determinato, pari al 77,9%
rispetto al totale delle assunzioni (75,2% nel
2006), stipulati non solo nel settore privato
ma anche nel pubblico.
Le assunzioni da parte delle aziende private
tramite agenzie di lavoro interinale (fino ad
oggi esclusivamente a tempo determinato),
pur essendo aumentate del 64%, risultano
incidere solo del 5,4% sul totale e solo del
7% sul totale dei contratti a tempo determinato.
Per quanto riguarda le assunzioni effettuate
a favore degli stranieri si rileva, analogamente agli italiani, una prevalenza per i contratti
a tempo determinato ad orario pieno pari
al 27,4% del totale delle assunzioni a tempo
determinato. In complesso nella provincia
le assunzioni a favore di stranieri risultano
pari al 28,4% sul totale delle assunzioni, di
cui 16,1% per gli extraUE e 12,3% per cittadini dai Paesi UE. Rispetto ai singoli Centri
per l’Impiego è maggiore la componente degli stranieri assunti nelle aziende rientranti
nell’ambito territoriale del Centro per l’Impiego di Savignano in quanto rappresentato
il 34,8% del totale delle assunzioni (20,1% di
extraUE).
In merito alle cessazioni si rileva una significativa riduzione, pari al 16,6%, delle comunicazioni delle scadenze dei contratti a termine: questo potrebbe essere letto come
un aumento dei contratti a scadenza annuale o pluriennale (sempre entro i tre anni) ed
una riduzione dei contratti di breve durata,
portando così ad una minore precarizzazione, anche se non ancora alla auspicata
stabilizzazione con posti di lavoro a tempo
indeterminato.
Per quanto riguarda le nuove tipologie di lavoro comunicate ai Centri per
l’Impiego si può rilevare che da gennaio a
settembre 2007, rispetto al totale delle comunicazioni di assunzione effettuate dai datori di lavoro pubblici e privati, i contratti
di lavoro a progetto e le CO.CO.CO. (nel
settore pubblico) rappresentano a livello
provinciale solo il 4,9% del totale delle assunzioni.
I dati sulle comunicazioni di avvio di tirocini
61
L A V O R O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
62
pati di età compresa tra i 30 e i 49 anni che
rappresentano il 56,6% dei disoccupati.
Il numero dei disoccupati rimane elevato
per via del continuo aumento (+14,1%) delle iscrizioni individuali in lista di mobilità da
parte di lavoratori licenziati da imprese con
meno di 15 dipendenti, in contrapposizione
alla diminuzione (-11,6%) delle iscrizioni in
lista di mobilità a seguito dei licenziamenti
collettivi a conclusione di procedure di mobilità di cui alla Legge 223/91.
Per questa tipologia
di disoccupati di più
difficile ricollocazione sono state attivate da parte dei Servizi Provinciali per
l’Impiego specifiche
linee di servizio dedicate a utenti che,
seppur ancora in età
lavorativa, incontrano spesso difficoltà
nel reinserimento.
Anche la componente straniera dei
disoccupati in provincia è stata più significativa rispetto al
2006, soprattutto in
conseguenza dell’ingresso nell’U.E. dei
cittadini rumeni e
bulgari, soggetti ad
un regime transitorio per l’accesso al
mercato del lavoro
italiano che prevede
una procedura semplificata per l’autorizzazione al lavoro in specifici settori produttivi
(ancora regolati) ed il via libera alle assunzioni nella maggior parte degli altri settori
produttivi per i quali non esistono più “quote” limitate all’ingresso.
In generale il numero dei disoccupati stranieri risulta in costante crescita a livello
provinciale (dal 18,2% nel 2006 al 19,3% nel
2007), con una incidenza leggermente superiore nel Centro per l’Impiego di Savignano
(22,2% dei disoccupati) rispetto a Forlì e
Cesena.
E’ necessario evidenziare che, essendo variata la classificazione degli stranieri con
l’allargamento a Romania e Bulgaria, i disoccupati extraUE sono diminuiti del 13,7% (da
3.801 a 3.277 unità), mentre i disoccupati
provenienti dall’U.E. a 27 Paesi sono aumentati del 186,5% (da 333 a 954), soprattutto
per il continuo e sostanziale flusso di persone provenienti dai 12 “nuovi” Paesi dell’UE
ed in particolare dai
Paesi
dell’Europa
Orientale (Polonia,
Romania e Bulgaria), che riescono
a trovare lavoro in
Italia al di fuori delle “quote” limitate
e con vincoli minori
rispetto al passato.
Per quanto riguarda
la composizione di
genere si può notare come nei Centri
per l’Impiego provinciali prevalgano
le donne disoccupate provenienti dai
Paesi UE, mentre gli
uomini disoccupati
provengono essenzialmente dai Paesi
extraUE. Risultano
comunque in continuo aumento anche
le donne disoccupate provenienti dai
Paesi extraUE per
effetto soprattutto
dei ricongiungimenti familiari.
Anche nella nostra provincia i flussi migratori tendono infatti ad assumere una connotazione strutturale e stabile, attratti dal
contesto sociale ed economico e favoriti
dal sistema di contatti tra connazionali che
con canali informali ed amicali costituiscono
vere e proprie reti etniche che diffondono
informazioni sulle opportunità di lavoro, sugli alloggi etc.. Tale fenomeno comporta il
rischio, soprattutto in relazione a specifiche
etnie, di creare le c.d. “specializzazioni etniRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
che”, ovvero la concentrazione dello stesso
gruppo etnico in uno specifico settore produttivo o professione.
Nel corso del 2007 i Servizi Provinciali per
l’Impiego hanno attivato un servizio rivolto
ai cittadini stranieri di mediazione culturale
ed uno sportello telefonico di consulenza,
in lingua, sul mercato del lavoro, al fine di
garantire gli stessi servizi amministrativi, di
ricerca del lavoro, di orientamento al lavoro, offerti ai cittadini disoccupati italiani.
In merito al fenomeno delle crisi aziendali rilevate tra le imprese della provincia, sono riportate di seguito le valutazioni
curate dall’Ufficio Prevenzione e Gestione
Crisi Aziendali dell’Amministrazione Provinciale di Forlì Cesena che ha competenze
relative alle aziende che occupano più di 15
dipendenti e interessano unità produttive
che operano nel territorio provinciale.
Nel corso del 2007 sono state seguite 28
situazioni di crisi aziendali e sono state attivate 3 procedure per la richiesta del trattamento previdenziale di cassa integrazione
straordinaria.
Complessivamente sono stati collocati in
mobilità nella nostra provincia 392 lavoratori, di cui 302 con qualifica di operai e 90 impiegati, mentre le procedure per la richiesta
della CIGS hanno visto coinvolte 3 aziende
e complessivamente 499 lavoratori.
I casi rilevati sono risultati distribuiti su settori produttivi diversificati, non hanno invece riguardato in modo significativo, come
era accaduto negli anni precedenti ad esempio per il settore avicolo, singoli comparti
produttivi. In merito alla “crisi aviaria” degli
anni precedenti, si è riscontrato nel 2007 un
sensibile ridimensionamento delle situazioni di criticità, anche se va sottolineato che il
settore agricolo in generale è risultato nel
corso dell’anno tra quelli maggiormente interessati da crisi aziendali: 7 nel comparto
avicolo, florovivaistico, dei servizi; continua
inoltre la crisi del settore saccarifero con
ulteriori licenziamenti nel 2007. Le cause
della situazione sono da ricercare nella perdurante e strutturale difficoltà in cui versa
l’agricoltura, settore per il quale non è ipotizzabile al momento una ripresa, caratterizzato da una costante riduzione del numero
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
delle aziende e da un progressivo invecchiamento degli imprenditori, fenomeno non
compensato dal ricambio generazionale.
Un altro settore particolarmente colpito
risulta essere quello dell’industria tessile e
dell’abbigliamento con 3 aziende coinvolte
e 83 lavoratori messi in mobilità. In questo
caso le difficoltà si sono manifestate quale
conseguenza della radicale modificazione
del mercato dell’abbigliamento in atto ormai
da anni, che ha comportato una contrazione generale del mercato nazionale ed estero con conseguente riduzione degli ordini,
permanente ribasso dei prezzi e richiesta
di produzione a costi sempre più contenuti
ottenibili solo in paesi esteri a basso costo
di manodopera.
Anche nel settore dell’industria metalmeccanica si è assistito al ricorso alla procedura di mobilità da parte di 4 aziende con 82
dipendenti licenziati. Le difficoltà registrate dalle imprese in questo caso sono state
determinate da riduzioni delle commesse
e conseguente contrazione dei ricavi. Le
aziende costrette a ricorrere al credito, si
sono ritrovate molto esposte finanziariamente, ma con pochi margini di ricavi, di
conseguenza hanno dovuto rivedere la propria organizzazione aziendale in alcuni casi
ridimensionando o eliminando alcuni processi produttivi, in altri casi trasferendoli in
paesi in cui la manodopera è meno costosa,
con una riduzione di personale nelle sedi
locali.
I restanti casi di crisi aziendali toccano comparti produttivi diversificati e riguardano
situazioni e/o un numero limitato di lavoratori coinvolti: si menzionano il settore
poligrafico, l’industria della gomma e materie plastiche, l’autotrasporto, il commercio
alimentare, l’industria del legno e il mobile
imbottito; si sono inoltre registrati casi di
ricorso alla mobilità nel settore edile e delle coibentazioni e nel settore del turismo e
pubblici esercizi.
Nel 2007 il ricorso alla CIGS da parte di
aziende con organico superiore alle 15 unità è stato molto limitato, soprattutto se si
raffronta con i dati dell’anno precedente. A
fronte degli oltre tremila lavoratori messi
in cassa integrazione nel 2006, se ne con-
L A V O R O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
63
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
L A V O R O
tano circa 500 nel 2007; in questo caso il
consistente ridimensionamento del dato è
senz’altro da attribuire al superamento della crisi aviaria che negli anni precedenti ha
avuto effetti significativi nell’economia provinciale.
In relazione alla panoramica generale delineata va sottolineata una riduzione del numero di aziende che hanno fatto ricorso agli
ammortizzatori sociali nell’anno 2007; sono
state infatti sottoposte all’esame dell’ufficio
provinciale 28 procedure sia per la messa in
mobilità del personale che per ricorso alla
CIGS contro le 43 del 2006 ed una flessione di circa il 36% del numero di lavoratori
iscritti nelle liste di mobilità rispetto all’anno precedente.
64
Informazioni di particolare importanza che
permettono di delineare con maggior precisione la situazione del mercato del lavoro
provinciale sono sicuramente quelle fornite con grande disponibilità dalla Direzione
Provinciale del Lavoro di Forlì-Cesena alla
quale sono affidate competenze che vanno
dall’attività ispettiva a garanzia della regolarità del rapporto di lavoro, alla cooperazione e altre ancora.
Secondo le valutazioni della DPL nell’ambito dell’attività di vigilanza sull’osservanza
della legislazione sociale si confermano alcune tendenze emerse già nelle passate annualità in relazione ai diversi settori
produttivi, pur in una situazione generale
sostanzialmente buona rispetto ad altre
province italiane.
L’impegno del Servizio Ispezioni, anche in
considerazione delle indicazioni ministeriali,
è stato particolarmente intenso nel comparto turistico e alberghiero, in quello agricolo e nell’edilizia.
Il settore turistico/alberghiero, nel periodo
estivo, è stato interessato da un’intensa attività ispettiva rivolta alle strutture ricettive
della riviera nelle quali sono state rilevate
irregolarità prevalentemente in relazione
allo svolgimento delle attività nei giorni festivi e nei fine settimana.
Nel comparto agricolo, in particolare nei
periodi di raccolta delle pesche e dell’uva,
sono state rilevate irregolarità relative a la-
voratori pensionati e a lavoratori extracomunitari privi di permesso di soggiorno; il
fenomeno del caporalato è risultato però
meno presente rispetto ad altre zone del
paese. Importante l’attività congiunta intrapresa con l’INPS che ha riguardato il lavoro
irregolare in occasione della raccolta del
kiwi.
Nel corso del 2007 sono stati rilevati casi
di lavoro nero e/o grigio nelle aziende del
settore “confezioni”, nelle quali è stata registrata la presenza sempre più massiccia di
lavoratori cinesi che operano in condizioni
di disagio all’interno di strutture prive di
qualsiasi comfort e con orari ininterrotti.
In relazione al settore calzaturiero sono state rilevate situazioni di irregolarità riferite
però, nella quasi totalità dei casi, ad aziende con produzioni di livello medio-basso.
Una nuova area di intervento ha riguardato
il controllo e la verifica delle attività legate
all’autolavaggio e al cibo da asporto (pizzerie), dove si sono riscontrate situazioni di
irregolarità con presenza di personale non
regolare soprattutto per l’attività di consegna a domicilio.
L’edilizia è il settore nel quale l’attività di
vigilanza continua ad essere più intensa; in
tale comparto a livello nazionale sono in
aumento gli infortuni e le morti bianche. In
seguito all’entrata in vigore della legge 48
del 2006, le sanzioni da applicare sono divenute più severe: le imprese edili nelle quali
si rileva la presenza in cantiere di una quota
di personale irregolare pari al 20% rischiano la sospensione dell’attività da parte degli
organi di vigilanza. Inoltre in questo settore
sempre più “frammentato”, si registra l’aumento di lavoratori pseudo-artigiani che
sono di fatto lavoratori dipendenti.
In generale si può dire che il lavoro nero
o irregolare e la scarsa sicurezza sono fenomeni che si rilevano anche nella nostra
provincia, in parte a causa della presenza
di aziende costituite da extracomunitari e
di imprese provenienti da fuori regione, in
prevalenza dal Sud Italia, non sempre rispettose delle regole.
Grazie all’apporto di altri ispettori assunti in
corso d’anno e aggiunti a quelli in forze, nel
2007 l’attività complessivamente espletata
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
imprese che operano nel settore dei servizi
di pulizia, nel settore del trasporto pubblico, nel facchinaggio e nella logistica.
Il tema degli infortuni nell’ambito
dell’attività lavorativa è purtroppo
più che mai attuale e le valutazioni che seguono, fornite con particolare disponibilità
dall’Ufficio Comunicazione della sede INAIL
di Forlì, sono sicuramente di notevole interesse per integrare con aspetti legati al
livello di sicurezza sul
lavoro le
riflessioni
precedenti.
Anche se
gli ultimi
dati disponibili sono
relativi al
2006, risultano
comunque
particolarmente utili
nel delineare il fenomeno e le
dinamiche territoriali che lo caratterizzano.
In Emilia Romagna, in linea con il trend
nazionale, si è registrata una flessione confortante negli infortuni (-1,7%) soprattutto
se confrontata con il dato relativo all’occupazione che risulta in costante crescita.
Nella nostra regione infatti il livello di occupazione risulta tra i più elevati a livello nazionale e il tasso di partecipazione al lavoro
il migliore del Paese. In questo contesto si
continua a registrare una crescita del settore dei Servizi e del Commercio a fronte
di una lieve flessione dell’occupazione nei
settori Agricoltura ed Industria (incluse le
“Costruzioni”).
Per quanto riguarda l’andamento degli infortuni, sempre a livello regionale, nel 2006
sono stati denunciati 133.232 infortuni. Il
settore Costruzioni, nonostante la flessione
occupazionale, registra il maggior numero
di infortuni (12.860 casi denunciati), seguito
da Trasporti (9.424), Industria dei Metalli
L A V O R O
è andata aumentando con risultati positivi
sia sul fronte numerico (aziende visitate) sia
dei contributi recuperati.
In relazione ai flussi di ingresso di lavoratori extracomunitari, secondo i
dati rilevati dallo Sportello Unico per l’Immigrazione, coordinato dal Responsabile della
Direzione Provinciale del Lavoro, con la gestione operativa della Prefettura e aggiornati al 31/12/2007, rispetto a 2.165 quote di
lavoratori non stagionali e 1.264 per quote
di lavoratori stagionali
previste per
la provincia,
sono state
perfezionate 1.945 autorizzazioni
per lavoratori non
stagionali
e 865 per
lavoratori
stagionali.
I principali
settori
economici
interessati sono stati quello turistico alberghiero,
l’agricoltura e l’edilizia.
Interessanti e significativi sono i dati forniti
dalla DPL in relazione all’attività volta alla
soluzione delle vertenze e dei conflitti di lavoro. Si conferma l’andamento
positivo dei risultati ottenuti con riferimento al numero degli accordi di conciliazione
raggiunti, pari al 75% rispetto alle vertenze
trattate, da attribuire in gran parte al ruolo svolto dai membri delle Commissioni di
Conciliazione di Forlì e di Cesena grazie
quindi all’apporto della Presidenza, in capo
alla DPL e al contributo delle parti sociali associazioni di rappresentanza dei datori di
lavoro e dei lavoratori. Rispetto alle passate
annualità si è registrato un ulteriore incremento della vertenzialità con accentuazione
maggiore nel territorio forlivese; da segnalare inoltre l’acuirsi della conflittualità nel
settore edile e nel terziario e quella riconducibile al fenomeno dei cambi d’appalto in
65
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
(8.190) e Industria Meccanica (6.992).
Rispetto al 2005 gli infortuni sono aumentati dello 0,5% nella “Gestione per Conto
dello Stato” (settore di gestione da parte
dell’Istituto dell’assicurazione dei dipendenti statali), in diminuzione gli altri macrocomparti: Agricoltura -2,9%, Industria e Servizi
-1,7%.
CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI
ORE AUTORIZZATE
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA - da gennaio a dicembre
INTERVENTI ORDINARI
INTERVENTI STRAORDINARI
2006
2007
var. %
2007/2006
2.322
2.590
0
Legno
Alimentari
var. %
2007/2006
2006
2007
+11,5
123.656
0
-100,0
0
-
0
0
-
31.551
30.372
-3,7
0
0
-
10.614
306
-97,1
61.290
81.656
+33,2
0
0
-
0
0
-
38.518
25.774
-33,1
50.789
51.312
+1,0
4.876
2.953
-39,4
0
0
-
Vestiario, abbigl., arred.
21.519
25.058
+16,4
31.463
28.094
-10,7
Chimiche
14.278
9.492
-33,5
0
0
-
Pelli e cuoio
79.416
61.059
-23,1
0
0
-
Trasformaz. min. non met.
22.172
6.924
-68,8
0
0
-
Carta e Poligrafiche
3.719
1.872
-49,7
0
0
-
Edilizia (Impiantistica)
7.048
5.308
-24,7
22.640
24.760
+9,4
Energia elettrica e gas
0
0
-
0
0
-
799
0
-100,0
0
0
-
Varie
0
0
-
0
0
-
Tabacchicoltura
0
0
-
0
0
-
Servizi
0
0
-
0
0
-
2.992
0
-100,0
0
2.757
-
239.824
171.708
-28,4
289.838
188.579
-34,9
60.348
46.611
-22,8
0
0
-
928
350
-62,3
0
0
-
Industria Estrazione Lapidei
2.905
3.228
+11,1
0
0
-
Industria Trasporto Lapidei
0
12.488
-
0
0
-
Industria Edile
118.562
85.716
-27,7
26.196
0
-100,0
Totale gestione edilizia
182.743
148.393
-18,8
26.196
0
-100,0
0
0
-
0
0
-
422.567
320.101
-24,2
316.034
188.579
-40,3
Attività agricole industriali
Estrattive
Metallurgiche
Meccaniche
Tessili
Trasporti e comunicazioni
Agricoltura
Totale gestione ordinaria
GESTIONE EDILIZIA
Artigianato Edile
L A V O R O
Artigianato Estrazione Lapidei
COMMERCIO
TOTALE GENERALE
Fonte: I.N.P.S.
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
66
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
romagnolo di produzione e trasformazione
ortofrutticola e avicunicola che raggruppa
alcune tra le maggiori aziende italiane del
settore.
Esaminando infine, per dare una dimensione complessiva al fenomeno infortunistico
a livello regionale e provinciale, l’indicatore di rischio 2006 “rapporto di gravità
d’infortunio” (rapporto tra le giornate di
lavoro perse a seguito di eventi lesivi ed il
numero di lavoratori esposti) la provincia
emiliano-romagnola con le conseguenze più
gravi a seguito di eventi infortunistici risulta
essere quella di Forlì-Cesena (con un indice
pari al 3,93 contro il 3,05 medio regionale).
Un altro elemento che può arricchire la riflessione sul mercato del lavoro provinciale
e sulla dinamica per settore è l’andamento
nel 2007 degli interventi di Cassa Integrazione Guadagni; va precisato però
che i dati disponibili si riferiscono alle ore
autorizzate dall’Istituto Nazionale Previdenza Sociale e non a quelle realmente effettuate.
Le ore relative agli interventi di integrazione salariale ordinaria - autorizzate
per contrazione o sospensione dell’attività
produttiva, per situazioni aziendali dovute
ad eventi transitori e non imputabili all’imprenditore o agli operai, determinate da
situazioni temporanee di mercato - pari a
320.101, sono notevolmente diminuite rispetto al 2006 (-24,2%). Il calo è stato diffuso
in tutti i settori ad eccezione del “vestiario,
abbigliamento, arredamento”, delle “attività agricole industriali” e dell’ ”industria di
estrazione lapidei” nei quali le ore autorizzate sono invece risultate in crescita.
I settori con il maggior numero di ore autorizzate sono stati: “pelli e cuoio” (61.059) in
calo rispetto allo stesso periodo del 2006 (23,1%), legno (30.372) in calo (-3,7%), “meccanica” (25.774) in calo (-33,1%), “vestiario,
abbigliamento, arredamento” (25.058) in
aumento (+16,4%).
Nell’edilizia spiccano i valori in termini di
ore dell’”industria edile” (85.716) in diminuzione (-27,7%) e dell’artigianato edile
(46.611) in calo (-22,8%)
L A V O R O
In Emilia Romagna è stato registrato il 14%
degli infortuni dell’intero Paese e la Regione si è collocata al secondo posto dopo la
Lombardia (17%).
Per quanto riguarda in particolare gli infortuni con esito mortale, si è registrata
nel 2006 una diminuzione complessiva del
13,2%. A fronte di 119 eventi, 105 si sono
verificati nei comparti Industria e Servizi, 12
in Agricoltura e 2 nella “Gestione per Conto dello Stato”. Il numero più elevato di casi
è stato relativo al settore delle costruzioni,
in particolare nella provincia di Bologna (9
casi), seguita da Ravenna (6) e Forlì-Cesena
(4).
Complessivamente gli infortuni denunciati in Provincia di Forlì-Cesena
sono stati 11.781, dei quali 1.607 in Agricoltura (13,6%), 9.913 nei settori Industria
e Servizi (84,1%), 261 nel settore “Gestione
per Conto dello Stato” (2,2%). Sempre rispetto al dato complessivo degli infortuni,
gli eventi mortali sono stati 14.
Nel dato relativo al complesso degli infortuni, sono compresi gli infortuni stradali, ovvero infortuni occorsi sia nell’esercizio dell’attività lavorativa (spostamenti con mezzi
aziendali, consegne, etc.) sia “in itinere” (nel
tragitto casa-lavoro o tra due luoghi di lavoro).
Nel 2006 gli infortuni stradali legati ad attività lavorativa in regione sono stati 17.958,
di questi 17.539 hanno riguardato lavoratori dei settori Industria e Servizi e 419
dell’Agricoltura; in provincia gli infortuni su
strada sono stati 1.748, 1.634 nei settori Industria e Servizi e 114 in Agricoltura.
Per quanto riguarda invece “l’analisi specifica
di settore”, nel periodo 2005/2006 in Emilia
Romagna sono stati registrati i seguenti dati
legati al “Settore Agricolo”: a fronte di 940
infortuni, 250 si sono verificati nella provincia di Forlì-Cesena. Ciò significa che il 26%
circa degli infortuni denunciati in Regione
nel settore in oggetto, si sono concentrati
a Forlì - Cesena, mentre il restante 74% è
da ripartirsi sulle altre province emilianoromagnole. Quella relativa alla provincia
di Forlì-Cesena rappresenta l’incidenza di
infortuni agricoli più alta in Regione, probabilmente a causa della rilevanza del polo
67
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Per quanto concerne la cassa integrazione straordinaria, concessa per crisi
economiche settoriali o locali; per ristrutturazioni, riorganizzazioni o conversioni
aziendali, si rileva nel complesso un calo sostenuto (-40,3%). I settori nei quali invece
si è rilevato un aumento sono stati quello
“alimentare” (+33,2%), “edilizia/impiantistica” (+9,4%), “meccanica” (+1%).
L A V O R O
La sintesi che segue, relativa ai principali risultati dell’Indagine
Excelsior,
consente di
delineare le
caratteristiche della
domanda
di lavoro delle
imprese,
premesso che la
rilevazione è stata
effettuata
nei mesi di
gennaio e
febbraio 2007 e quindi gli imprenditori hanno espresso valutazioni e previsioni legate
alla percezione contingente della congiuntura economica.
I dati rilevati sono relativi all’universo delle imprese private iscritte al Registro delle
Imprese con almeno un dipendente e comprendono le attività professionali iscritte in
albi tenuti da ordini e collegi professionali;
sono escluse dal campo di osservazione la
Pubblica Amministrazione, la sanità e le unità scolastiche e universitarie pubbliche e le
organizzazioni associative. I dati del settore
agricolo-zootecnico, pur essendo compresi
nel campo di osservazione, non sono stati
considerati ai fini delle valutazioni che seguono.
I risultati riferiti alla provincia evidenziano
alcuni elementi di rilievo quali il ridimensionamento delle previsioni di assunzione per
il 2007 con un tasso di variazione più basso
rispetto a quello 2006, il calo delle assunzioni di personale stagionale, un maggior
peso, tra le
forme contrattuali,
dei contratti a tempo
determinato, con una
evoluzione,
dal 2001,
in
forte
aumento.
Con riferimento alle
assunzioni
per livello
di istruzione, si ridimensiona
l’incidenza dell’istruzione professionale e
secondaria e cresce invece quella del titolo
di studio della scuola dell’obbligo; stabile la
laurea.
Le imprese che assumeranno sono
state stimate pari al 30% del totale, percentuale in aumento rispetto alla media del
triennio precedente; questo dato si prevede più alto se confrontato con la regione
(28,3%) e con l’Italia (26,5%). Il 64,6% delle
imprese ha dichiarato l’intenzione di non
assumere neppure in presenza di condizioni
OCCUPAZIONE DIPENDENTE
Serie storica dei tassi di variazione (%)
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
FORLI’-CESENA
+4,5
+4,3
+3,4
+2,0
+1,6
+1,2
+0,5
EMILIA-ROMAGNA
+3,9
+3,1
+2,7
+1,3
+0,9
+1,0
+0,8
ITALIA
+3,9
+3,2
+2,4
+1,3
+0,9
+0,9
+0,8
Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro - Sistema Informativo Excelsior 2007
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
68
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
l’istruzione, sanità privata e studi professionali (+2%) e gli alberghi, ristoranti, servizi di
ristorazione e servizi turistici (+0,7%).
Per quanto attiene la dimensione delle imprese, quelle da 1 a 9 dipendenti
che fin dal 2001, con un tasso di variazione
pari a +8,9%, avevano sostenuto la crescita
occupazionale, per la prima volta nel 2007,
a livello provinciale, saranno quelle con il
tasso di variazione più basso (-0,1%); le imprese con dipendenti da 10 a 49 registrano
invece il tasso più “alto”, +0,9%.
Le previsioni di assunzioni di personale stagionale risultano in calo rispetto
al 2006, infatti da 5.320 unità si è passati a
4.330, di cui 2.060 destinati all’industria alimentare e delle bevande, 1.010 ad alberghi,
ristoranti e servizi turistici e 830 al commercio.
Si conferma la diminuzione, in atto da anni,
dei contratti a tempo indeterminato, con
percentuali che passano dal 66,2% del 2001
al 28,8% attuale. A questo dato si contrappone il forte aumento di quelli a tempo
determinato: dal 14,7% del 2001 al 63,1%
del 2007. In calo l’apprendistato (dal 7,0%
al 6,8%).
Se esaminiamo i dati 2006 rileviamo che il
51,7% delle imprese provinciali ha utilizzato
contratti temporanei, dato in aumento rispetto al 2005 (47,9%), e superiore a quanto si riscontra in regione (50,5%) e in Italia
(42,5%). Il 14,5% delle imprese ha ospitato personale in tirocinio/stage (13,3% nel
2005).
diverse (minore pressione fiscale, minore
costo del lavoro, facilità di reperimento di
personale in zona), a causa di difficoltà e incertezze del mercato o perché dispone di
un organico al completo o sufficiente; solo
il 5,4% assumerebbe se il contesto generale
risultasse diverso.
In valori assoluti si assiste ad una diminuzione dei nuovi posti di lavoro previsti
dalle imprese della provincia: 430 contro i
1.000 del 2006. Questo dato è determinato dalla differenza tra 7.550 entrate e 7.120
uscite (i dati sono arrotondati alla decina);
il saldo anche in regione e in Italia è positivo
però più basso rispetto a quello 2006.
Il tasso di variazione dell’occupazione dipendente, previsto in provincia per
il 2007, è pari al +0,5% (in calo rispetto al
+1,2% del 2006), leggermente più basso rispetto a quello relativo all’Emilia-Romagna
(+0,8%) e all’Italia (+0,8%); confrontando la
dinamicità occupazionale in regione si rileva
che il tasso di variazione, per la nostra provincia, è tra i più bassi, il ridimensionamento
della crescita tuttavia, evidente e progressivo a partire dal 2001 (4,5%), si riscontra
anche a livello regionale e nazionale.
I settori con i tassi di crescita più elevati
sono, relativamente all’industria e costruzioni (complessivamente +1%), la produzione di macchine elettriche ed elettroniche e
mezzi di trasporto (+2,3%), le industrie dei
metalli (+1,7%) e la fabbricazione di macchinari industriali ed elettrodomestici (+1,2%);
nei servizi (complessivamente stabili),
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Tempo indeterminato
66,2
55,8
48,8
50,8
35,2
34,3
28,8
Tempo determinato
14,7
27,8
30,5
37,5
51,6
50,2
63,1
CFL /contratto inserimento
11,4
9,9
11,5
3,3
*n.d.
1,3
0,6
Apprendistato
7,0
4,6
7,7
7,9
10,8
13,9
6,8
Altri contratti
0,7
1,9
1,5
0,5
*2,4
0,4
0,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
3,5
9,6
8,5
9,3
11,3
20,5
13,6
TOTALE
di cui Part-time
L A V O R O
TIPOLOGIE CONTRATTUALI
Provincia di Forlì-Cesena
composizione % delle assunzioni per tipo di contratto
Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro - Sistema Informativo Excelsior 2007
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
69
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Di difficile reperimento risultano gli operai metalmeccanici, gli specializzati nelle
lavorazioni alimentari, del legno e tessili, i
tecnici nell’amministrazione e nelle attività
finanziarie e commerciali, personale qualificato nelle attività turistiche ed alberghiere,
i conduttori di veicoli e macchinari mobili,
ecc.
Il titolo di studio più richiesto è quello
della scuola dell’obbligo (47,6%), con un’incidenza superiore a quella della regione
(36,6%) e dell’Italia (38,6%) e in forte crescita rispetto al triennio precedente (la media del triennio è pari
al 36,7%); più basse
rispetto ad Emilia-Romagna e Italia anche
le percentuali di assunzioni con diploma
superiore e titolo universitario. Gli indirizzi
più richiesti a livello
universitario
sono
economico, sanitario
e paramedico, linguistico, chimico e farmaceutico, ingegneria
elettronica e dell’informazione. A livello secondario invece
troviamo
richiesta
nel campo amministrativo-commerciale,
meccanico e turisticoalberghiero; la qualifica professionale con
più domanda è quella
meccanica.
L A V O R O
Riguardo alle figure professionali più
richieste troviamo, tra le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione, gli specialisti delle scienze gestionali,
commerciali e bancarie; nelle professioni
tecniche, i tecnici dell’amministrazione e
dell’organizzazione, dei rapporti con i mercati e delle scienze ingegneristiche; tra gli
impiegati, il personale addetto alla gestione degli stock, degli approvvigionamenti e
dei trasporti, il personale di segreteria ed
operatori su macchine d’ufficio, i cassieri e
gli addetti allo sportello. Nelle professioni
qualificate nelle attività commerciali e nei
servizi si distinguono
gli addetti alle vendite
al minuto e alla ristorazione, e personale
qualificato nei servizi
personali e sanitari;
tra gli operai specializzati soprattutto i
meccanici, montatori
e manutentori di macchine, poi i fonditori,
saldatori, gli operai
agricoli specializzati e
quelli addetti alle lavorazioni alimentari; tra i
conduttori di impianti,
i conduttori di veicoli
a motore; infine, tra il
personale non qualificato, addetti in agricoltura, nei servizi di
pulizia, di lavanderia
ecc..
70
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
I
I
MPRENDITORIALITÀ
Il 2007 è stato complessivamente
un anno di
crescita economica, anche se sono via via
emerse nel
quadro internazionale
- riflettendosi a livello nazionale e infine locale - una
serie di difficoltà che ne hanno causato il rallentamento, e che si prevede peseranno ulteriormente sullo sviluppo a breve termine. I
dati relativi alla dinamica del sistema imprenditoriale locale segnalano, come già per gli anni precedenti, una crescita molto moderata,
riconfermando sostanzialmente la situazione
di stabilità dell’anno precedente.
La provincia di Forlì-Cesena, come già rilevato più volte, è caratterizzata da una diffusa
imprenditorialità. Se si osserva il rapporto fra
abitanti e imprese attive si può notare come
questo sia decisamente elevato: un’impresa
ogni 9,2 abitanti, contro una ogni 9,8 in regione e una ogni 11,4 a livello nazionale.
mere, alla fine del 2007
le imprese
“registrate”
presso la
Camera di
Commercio di Forlì-Cesena
sono risultate 45.577,
delle quali
41.107 attive.
Nel corso dell’anno si sono iscritte 3.285 imprese e ne sono cessate 3.139. Rispetto allo
scorso anno sono aumentate sia le iscrizioni
sia le cessazioni.
Le imprese attive hanno fatto rilevare un
contenuto aumento rispetto al 2006: l’incremento (+0,4%) è stato analogo à quello
regionale e lievemente superiore a quello nazionale (+0,3%). Gli aumenti calcolati al netto
del settore agricolo mostrano per la provincia di Forlì-Cesena un incremento dello 0,5%,
appena inferiore a quello regionale (+0,6%) e
in misura maggiore a quello nazionale (+1%).
Secondo le analisi che seguono, che escludono il settore agricolo in quanto presenta dinamiche e caratteristiche particolari, le imprese
Secondo Movimprese, banca dati di Infoca- attive sono risultate 32.278. La movimentaIMPRENDITORIALITA’
imprese attive
31/12/2007
Forlì-Cesena
Emilia-Romagna
Italia
imprese ogni
1.000 abitanti
abitanti
per impresa
41.107
108,8
9,2
429.617
101,7
9,8
5.174.921
87,5
11,4
I M P R E N D I T O R I A L I T À
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Fonte: Movimprese (Infocamere) e Istat (* Bilancio demografico 2006)
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
71
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
CONSISTENZA DELLE IMPRESE ATTIVE
FORLI’-CESENA
Anno
2006
EMILIA ROMAGNA
variazione %
Anno 2007
su
Anno 2006
Anno
2007
Anno
2006
Anno
2007
ITALIA
variazione %
Anno 2007
su
Anno 2006
Anno
2006
Anno
2007
variazione %
Anno 2007
su
Anno 2006
Sezioni di attività
economica
A Agricoltura
B Pesca
C
Estrazione
di minerali
D Manifatturiera
E Energia
F Costruzioni
8.829
-0,2
72.479
71.990
-0,7
935.127
910.952
-2,6
93
93
+0,0
1.739
1.806
+3,9
11.627
11.689
+0,5
27
25
-7,4
223
218
-2,2
4.151
4.012
-3,3
5.080
5.040
-0,8
57.879
57.444
-0,8
636.219
628.468
-1,2
27
35
+29,6
203
202
-0,5
3.160
3.357
+6,2
6.337
6.458
+1,9
72.092
73.959
+2,6
750.324
775.886
+3,4
G
Commercio
e rip. autoveicoli
9.125
9.113
-0,1
97.869
97.497
-0,4
1.423.804
1.417.277
-0,5
H
Alberghi e
ristoranti
2.024
2.036
+0,6
21.657
21.684
+0,1
258.849
263.499
+1,8
I
Trasporti, magazz.
e comunicaz.
2.015
1.934
-4,0
19.592
18.811
-4,0
193.445
189.300
-2,1
J
Interm.monetaria
e finanziaria
684
684
+0,0
8.490
8.529
+0,5
101.741
104.337
+2,6
4.386
4.589
+4,6
52.821
54.596
+3,4
545.343
564.945
+3,6
Att.immobil.,
K noleggio,
informatica e ricerca
L Pubblica amm.ne
0
0
-
0
0
-
0
0
-
95
97
+2,1
1.169
1.191
+1,9
18.076
18.578
+2,8
172
175
+1,7
1.621
1.663
+2,6
23.276
24.326
+4,5
1.948
1.913
-1,8
19.267
19.174
-0,5
224.896
226.897
+0,9
0
0
-
0
0
-
0
0
-
95
86
-9,5
834
853
+2,3
28.240
31.398
+11,2
TOTALE
40.958
41.107
+0,4
427.935
429.617
+0,4
5.158.278
5.174.921
+0,3
TOTALE
(esclusa Sez. A - Agricoltura)
32.108
32.278
+0,5
355.456
357.627
+0,6
4.223.151
4.263.969
+1,0
Società di capitale
4.528
4.847
+7,1
65.210
68.404
+4,9
702.867
747.094
+6,3
Società di persone
8.331
8.305
-0,3
82.137
81.295
-1,0
852.573
848.628
-0,5
18.478
18.334
-0,8
200.539
200.169
-0,2
2.572.021
2.568.570
-0,1
771
792
+2,7
7.570
7.759
+2,5
95.690
99.677
+4,2
Società di capitale
101
113
+11,9
662
702
+6,0
7.578
8.093
+6,8
Società di persone
967
955
-1,2
8.999
8.925
-0,8
52.471
52.526
+0,1
7.701
7.686
-0,2
62.135
61.689
-0,7
864.224
839.237
-2,9
81
75
-7,4
683
674
-1,3
10.854
11.096
+2,2
M Istruzione
I M P R E N D I T O R I A L I T À
8.850
N
Sanità e altri
serv. sociali
O
Altri serv.pubblici,
sociali e personali
P Serv. domestici
attività non
Nc
classificate
Natura giuridica
(esclusa Sez. A - Agricoltura)
Ditte individuali
Altre forme
Natura giuridica
(Sez. A - Agricoltura)
Ditte individuali
Altre forme
Fonte: Movimprese (Infocamere)
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
72
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
zione nel corso dell’anno in esame è stata la
seguente: 2.893 iscrizioni e 2.691 cessazioni.
Agricoltura e pesca
21,7%
Servizi ed altro
18,4%
Trasporti
4,7%
Industria e
costruzioni
28,1%
Alberghi e
ristoranti
5,0%
Commercio
22,2%
ta il 28,2%.
Prosegue la diminuzione delle imprese agricole (-0,2%), anche se con un tasso minore di
quello regionale (-0,7%) e soprattutto nazionale (-2,6%).
Passando all’analisi delle forme giuridiche
delle imprese attive (escludendo le imprese
agricole) i dati evidenziano la crescita delle
società di capitale (+7%), che rappresentano
il 15% delle imprese non agricole.
L’aumento del 2007 è risultato maggiore sia
ANDAMENTO DELLE IMPRESE ATTIVE
(esclusa Agricoltura)
25
indice (1996=100)
20
15
10
05
00
1997
1998
1999
2000
2001
Forlì - Cesena
2002
2003
Emilia - Romagna
2004
2005
2006
2007
I M P R E N D I T O R I A L I T À
Osservando i settori più rilevanti, quanto a
numerosità di imprese, l’incremento più significativo è stato quello delle “attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca” (+4,6%
rispetto al 2006), comparto in cui opera il
14,2% delle imprese attive non agricole.
All’interno di questo composito settore, la
crescita maggiore ha riguardato le attività immobiliari (+5,6%), seguite dalle “altre attività
professionali e imprenditoriali” (+4,5%). Segue
il settore del noleggio col 3,3%. Un settore
più “avanzato” come quello dell’”informatica
e attività connesse” ha registrato una flessione dello 0,5%, stabile invece l’andamento del
settore “ricerca e sviluppo”.
Segue poi il settore delle costruzioni, che costituisce il 20% del totale delle imprese non
agricole e ha registrato una crescita dell’1,9%.
Occorre ricordare che questo settore è interessato da un fenomeno di polverizzazione,
in cui la presenza di numerose micro-imprese
spesso nasconde situazioni effettive di lavoro
parasubordinato.
Per le attività manifatturiere - 15,6% delle imprese - si registra invece una moderata flessione (-0,8%); situazione di stagnazione anche
per le imprese del commercio e riparazione
di autoveicoli (-0,1%), settore che rappresen-
Imprese attive della provincia di Forlì-Cesena
per settore al 31/12/2007
Italia
Fonte: Infocamere (Movimprese)
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
73
I M P R E N D I T O R I A L I T À
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
74
di quello regionale (+4,9%) sia di quello nazionale (+6,3%), riprendendo così il processo
di riduzione del differenziale di incidenza delle
società di capitale della nostra provincia rispetto a quanto si rileva negli altri ambiti territoriali, dopo la battuta d’arresto dell’anno
precedente. A fronte dell’incidenza provinciale del 15%, quella regionale è pari al 19,1%
e quella nazionale al 17,5%.
Le ditte individuali, pari al 56,8% delle imprese (56% in regione, 60,2% in Italia), sono diminuite dello 0,8%. Le società di persone sono
diminuite dello 0,3% (-1% in regione, -0,5%
in Italia.
Complessivamente i tassi di crescita delle
imprese registrate relativi al 2007 (elaborati
al netto dell’agricoltura e depurati dall’effetto
prodotto dalle cancellazioni d’ufficio introdotte dalla recente normativa sul Registro
Imprese) evidenziano per la provincia un andamento leggermente più dinamico di quello
regionale (rispettivamente +0,82% e +0,75%),
ma meno di quello nazionale (+1,38%).
Fra i fenomeni da osservare che possono aggiungere elementi di riflessione utili a definire meglio il quadro generale va sicuramente
evidenziato quello degli imprenditori stranieri, cioè nati al di fuori dei confini nazionali. Secondo i dati elaborati da Infocamere,
le persone con cariche, nate in un Paese extracomunitario, sono quasi raddoppiate fra il
30 settembre 2000 e il 30 settembre 2004,
passando da 922 a 1.776; sono cresciute di
oltre il 16% da quest’ultima data al 30 settembre 2005 e hanno registrato un ulteriore
aumento del 18,2% al 30 settembre 2006. Al
30 settembre 2007 la loro consistenza è di
2.514 unità. Rispetto all’anno precedente l’incremento è stato del 2,6%, il che potrebbe
forse essere un segnale del fatto che il fenomeno si sta assestando intorno a un livello
dimensionale più stabile; si tratta comunque
ancora di una crescita superiore a quella dell’intera compagine imprenditoriale, pari solo
allo 0,5%. Va inoltre tenuto conto del passaggio dopo il 1° gennaio 2007 di Bulgaria e Romania nel gruppo dei Paesi comunitari, i quali
infatti nel 2007 hanno registrato una crescita
(+51,6%) molto superiore a quella dell’anno
precedente (+5,9%).
Rispetto al numero totale degli extracomu-
nitari con cariche, 1.736 sono da riferirsi ad
imprese individuali, gestite quindi da imprenditori extracomunitari, 539 operano in società di persone, 187 in società di capitale. I
paesi di nascita più ricorrenti sono, oltre alla
Svizzera con 411 persone, l’Albania con 469,
il Marocco con 264, la Cina con 239 e la Tunisia con 209; va inoltre considerata la Romania, che conta 220 persone.
I settori economici nei quali la presenza di extracomunitari è più rilevante sono in ordine di
importanza: costruzioni; commercio; attività
manifatturiere; attività immobiliari, noleggio,
informatica e ricerca; alberghi e ristoranti;
trasporti, magazzinaggio e comunicazioni.
Da evidenziare anche il ruolo dell’imprenditoria femminile nel tessuto produttivo
locale che è oggetto di uno specifico monitoraggio da parte di Infocamere. A partire
dal 2003 sono infatti disponibili anche i dati
relativi alle imprese femminili presenti nel Registro Imprese delle Camere di Commercio
e individuate secondo quanto previsto dalla
legge 215/92 e successive precisazioni.
Al 30 giugno 2007 in provincia sono risultate
attive 8.549 imprese femminili su un totale di
41.018 imprese, corrispondenti al 20,8%; incidenza lievemente superiore a quella regionale (20,2%), ma inferiore a quella nazionale
(24%).
Per quanto riguarda la disaggregazione per
settore di attività, in provincia il 28,6% delle
imprese femminili appartiene al commercio
ed il 21,8% all’agricoltura. Seguono, in ordine di importanza, il settore manifatturiero e
quello definito “Altri servizi pubblici, sociali e
personali” (Settore “0” della codifica Ateco)
rispettivamente col 12% e l’11,6% sul totale
delle imprese femminili (in quest’ultimo settore sono codificate diverse attività di servizi alla persona). Segue il variegato settore K
“Attività immobiliari, noleggio, informatica e
ricerca” con l’11,3% e “Alberghi e Ristoranti”
con l’8%.
Se si prendono in considerazione i primi 6
settori in ordine di importanza, che raggruppano il 93,3% delle imprese femminili della
provincia, quello più femminilizzato è il citato “O” con oltre la metà delle imprese totali
esistenti in provincia (51,4%). La femminilizzazione di questo settore è leggermente auRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
E’ possibile valutare l’impresa femminile anche
relativamente al grado di presenza femminile,
cioè alla percentuale di quote possedute da
donne quando si tratta di forme societarie.
Vengono previsti tre gradi di presenza crescenti: “maggioritaria”, “forte” ed “esclusiva”.
Sul totale delle imprese individuate come
“femminili” il 92,1% è a presenza “esclusiva”, il
7,1% “forte” e solo lo 0,8% “maggioritaria”. Se
si escludono le imprese individuali, per le quali ovviamente esiste solo la modalità “esclusiva”, in quanto l’analisi viene fatta sulle titolari
di impresa, le imprese femminili possedute da
donne in forma esclusiva sono il 76,6% per
le società di persone, il 76% per le società di
capitali ed il 31,3% per le cooperative della
provincia. In Regione ed in Italia è ancor più
accentuato l’elemento della esclusività, ad eccezione delle società di capitale in Emilia-Romagna, dove il numero d’imprese a presenza
esclusiva femminile è pari solo al 70,8%.
Infine, un altro dato utile da esaminare per
avere un’idea più chiara della struttura imprenditoriale locale è quello della distribuzione delle persone con cariche per classi
di età. Ripartendo le persone secondo tre
classi d’età – minore di 30 anni, fra 30 e 49
anni, 50 anni e oltre - in tutti e tre gli ambiti
territoriali (provinciale, regionale e nazionale)
la classe d’età più numerosa è quella centrale,
ovvero fra i 30 e i 49 anni, seguita da quella
degli over-50, mentre la classe degli under-30
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
è la meno rappresentativa. Il dato può destare qualche preoccupazione per il futuro sul
piano del ricambio generazionale delle imprese, d’altra parte riflette un fenomeno più
generale, ovvero l’invecchiamento complessivo della popolazione. Ciò detto, la situazione
non appare così negativa; il fatto che la classe
d’età più numerosa sia quella fra i 30 e i 50
anni mostra che negli ultimi anni sono entrate molte forze nuove all’interno del tessuto
imprenditoriale.
In provincia la classe degli under-30, in sostanza l’imprenditoria giovanile, ammonta al
5,1% delle persone con cariche; la presenza
dei più giovani è sostanzialmente analoga a livello regionale (5,2%), mentre è superiore a
livello nazionale (6,3%). Per quanto riguarda
la classe dei 30-49 anni, il territorio provinciale presenta l’incidenza minore, pari al 48,2%,
mentre in regione si ha il 49,4% e in Italia il
50,9%. Gli ultra-cinquantenni rappresentano
invece il 46,6% del totale in provincia, il 45,4%
in regione e il 42,7% in Italia. Dai dati appare
dunque che la struttura imprenditoriale provinciale è un po’ più “anziana” di quella regionale e nazionale.
Imprenditori per classe di età al 30/9/2007
valori assoluti
indici di
composizione
Forlì-Cesena
n.c.
<30 anni
30-49 anni
>=50 anni
TOTALE
18
3.539
33.310
32.184
69.051
0,0%
5,1%
48,2%
46,6%
100,0%
76
37.620
356.078
327.701
721.475
0,0%
5,2%
49,4%
45,4%
100,0%
12.325
501.121
4.057.497
3.407.087
7.978.030
0,2%
6,3%
50,9%
42,7%
100,0%
Emilia-Romagna
n.c.
<30 anni
30-49 anni
>=50 anni
TOTALE
Italia
n.c.
<30 anni
30-49 anni
>=50 anni
TOTALE
I M P R E N D I T O R I A L I T À
mentata nell’ultimo anno: era il 50,9% al 30
giugno 2006.
L’analisi delle imprese femminili per natura
giuridica mostra come il 68,2% siano imprese
individuali, il 24% società di persone e solo il
6,6% società di capitali (la loro incidenza però
è in aumento: erano il 6% al 30 giugno 2006).
Nel territorio operano anche 80 cooperative
“femminili” (0,9%).
Il confronto col dato regionale e nazionale
vede nella provincia di Forlì-Cesena una minore incidenza delle società di capitali ed una
maggiore delle società di persone rispetto al
resto del territorio: infatti le prime in Regione sono il 9,8% ed in Italia l’8,8%, mentre le
società di persone sono rispettivamente il
21,4% ed il 19,6%.
Fonte: Infocamere (Stock View)
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi
Camera di Commercio di Forlì-Cesena
75
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
SIMET:
Le rappresentazioni grafiche riportate in questa
pagina sono ottenute tramite SIMET - Sistema Integrato di Monitoraggio dell’Economia e del Territorio - strumento di analisi realizzato dalla Ca-
mera di Commercio di Forlì-Cesena e sviluppato
dalla sua azienda speciale CISE. Si tratta solo di
un esempio delle potenzialità di elaborazione e di
analisi attualmente disponibili.
Società di capitale
I-286 – Imprese attive
3.450
3.750
4.050
3.150
2.850
2.550
4.350
4.650
4.950
Numero delle imprese attive
Territorio: Forlì-Cesena
Periodo di riferimento: 2006
Natura giuridica: Società di Capitale
Analisi nel periodo 2000-2006
Valore nell’anno 2006: 4.629 imprese
Valore minimo nel periodo: 2.800 imprese (anno 2000)
Valore massimo nel periodo: 4.629 imprese (anno 2006)
Valore medio nel periodo: 3.767 imprese
Deviazione standard nel periodo: 663
76
Territorio: Province Emilia-Romagna
Periodo di riferimento: 2006
Natura giuridica: Società di Capitale
22,50
20,50
18,50
16,50
14,50
12,50
10,50
8,50
Rimini
Forlì-Cesena
Ravenna
Ferrara
Bologna
Modena
Reggio Emilia
Parma
6,50
Piacenza
Territorio: Forlì-Cesena
Periodo di riferimento: 2000-2006
Natura giuridica: Società di Capitale
I - 286 - Incidenza% - Imprese attive (%)
I M P R E N D I T O R I A L I T À
Incidenza % delle Società di capitale
Rapporto percentuale tra le imprese con natura giuridica Società di Capitale ed il totale delle imprese
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Imprese attive per Macrosettore
Per ogni macrosettore, il valore assoluto delle imprese
attive viene messo in correlazione con la variazione % di
medio periodo (5 anni) delle imprese attive.
Territorio: Forlì-Cesena
Periodo di riferimento: 2006
Natura giuridica: Società di Capitale
Incidenza % delle Società di capitale
relativamente ai Macrosettori
Territorio: Forlì-Cesena
Periodo di riferimento: 2006
Natura giuridica: Società di Capitale
21,76
20
-20
-60
-100
0
500
1.000
Macrosettori
2.000
Industria
13,60
10,88
8,16
5,44
2,72
0,00
Commercio e Turismo
Costruzioni
Industria
Servizi e Altro
Costruzioni
16,32
Agricoltura e Pesca
Agricoltura e Pesca
Commercio e Turismo
1.500
19,04
Modalità di lettura dei cruscotti Il valore dell’indicatore nel 2006, indicato dalla freccia, è posto in relazione con l’intervallo dei valori assunti dal 1995 al 2006 (corona grigia esterna al cruscotto); la colorazione
indica i valori positivi (verde), negativi (rosso), normali (giallo) assumibili dall’indicatore.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
I M P R E N D I T O R I A L I T À
60
I - 286 - Incidenza% - Imprese attive (%)
I - 286 - Imprese attive al 31.12.2006
100
77
I M P R E N D I T O R I A L I T À
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
78
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
te al Registro della
Camera
di Commercio di
Forlì-Cesena 8.903
A G R I COLTURA.
imprese
agricole,
che rappresentano il 12,3%
delle imprese agricole della regione. Su 100
aziende attive, il 21,6% è rappresentato da
imprese agricole. In regione presentano valori superiori le province di Ravenna, Ferrara e Piacenza. Rispetto allo stesso periodo
del 2006 il numero delle imprese agricole è
IMPRESE AGRICOLE E TOTALE IMPRESE - Situazione al 30/9/2007
IMPRESE
AGRICOLE
TOTALE
IMPRESE
Imprese agricole
ogni 100
imprese della
provincia
Indice di
composizione
agricoltura sul
totale regionale
Indice di
composizione
totale imprese
sul totale
regionale
Piacenza
6.305
28.461
22,2%
8,7%
6,6%
Parma
7.302
43.012
17,0%
10,1%
10,0%
Reggio Emilia
8.075
53.698
15,0%
11,2%
12,5%
Modena
10.149
68.903
14,7%
14,0%
16,0%
Bologna
11.238
88.293
12,7%
15,6%
20,5%
Ferrara
8.302
35.150
23,6%
11,5%
8,2%
Ravenna
9.353
38.313
24,4%
12,9%
8,9%
Forlì-Cesena
8.903
41.235
21,6%
12,3%
9,6%
Rimini
2.612
33.753
7,7%
3,6%
7,8%
72.239
430.818
16,8%
100,0%
100,0%
918.851
5.181.660
17,7%
-
-
EMILIA-ROMAGNA
ITALIA
P E S C A
L’annata agraria
2007 si può
considerare positiva,
come già
quella del
2006, soprattutto se
confrontata con le due pessime del 2005 e
2004. Prima di passare all’esame dettagliato
dell’andamento delle principali coltivazioni
ed allevamenti si procede alla consueta analisi di alcuni dati del Registro Imprese. Alla
fine del terzo trimestre 2007 risultano iscrit-
E
A
A
GRICOLTURA
E PESCA
A G R I C O L T U R A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Fonte: Stock View (Infocamere)
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
79
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
diminuito dello 0,3%, inferiore al dato regionale (-1,1%) e a quello nazionale (-2,5%).
Nell’ultimo anno la diminuzione del settore
agricolo è stata meno accentuata del recente passato. Nel complesso degli altri settori,
escludendo quindi l’agricoltura, le imprese
sono aumentate di un +1,1% in provincia,
analogo al dato nazionale e lievemente inferiore a quello regionale (+1%).
Se si analizza la struttura delle aziende agricole iscritte al Registro distinte per natura giuridica, in provincia di Forlì-Cesena
l’87,2% è costituito da ditte individuali; incidenza maggiore del dato regionale (85,8%),
ma nettamente inferiore a quello nazionale
(92,2%).
La forma societaria è rappresentata in provincia per l’1,2% da società di capitali e per il
10,8% da società di persone; il restante 0,9%
è costituito da consorzi e cooperative. Va
segnalato che l’incidenza delle società di capitali, nelle imprese agricole della provincia,
è superiore, seppur di poco, sia al dato regionale (1%) che a quello nazionale (0,9%).
Se si confronta la struttura della natura giuridica delle imprese agricole col totale delle
Imprese per natura giuridica al 30/9/2007
attività, in agricoltura si ha una netta prevalenza delle imprese individuali e delle forme
societarie più semplici, quali la società di
persone; tutto ciò conferma la caratteristica
dell’agricoltura non solo provinciale, basata
soprattutto sull’impresa diretto-coltivatrice
a carattere famigliare.
Dallo stesso Registro si possono avere informazioni anche sugli imprenditori come ad
esempio l’età, elemento non secondario per
valutare il grado di ricambio e di propensione all’innovazione. Suddividendo gli imprenditori per classe di età possiamo avere i più
giovani, fino a 29 anni, i meno giovani, dai 30
ai 49 anni, che definiremo “adulti” e, infine,
quelli con 50 anni e oltre, gli “anziani”. Il confronto nello spazio mostra, fra gli imprenditori agricoli, una percentuale di “giovani” in
provincia pari al 2,1%, inferiore alla Regione
(2,5%) e all’Italia (4%). Se si esamina il complesso di tutte le attività economiche della
provincia, i “giovani” sono il 5,2%, analogo
il dato regionale, mentre in Italia i “giovani”
rappresentano il 6,4%. L’incidenza di questa
classe, sia in agricoltura che nel complesso
delle attività economiche, è, anche per il
Imprenditori per classe di età al 30/9/2007
Tutte le attività
Forlì-Cesena
società di capitale
Società di persone
Imprese individuali
Altre forme
TOTALE
11,9%
22,5%
63,5%
2,1%
100,0%
1,2%
10,8%
87,2%
0,9%
100,0%
Emilia-Romagna
società di capitale
Società di persone
Imprese individuali
Altre forme
TOTALE
16,0%
21,1%
61,0%
2,0%
100,0%
1,0%
12,3%
85,8%
0,9%
100,0%
Agricoltura
Forlì-Cesena
<30 anni
30-50 anni
>50 anni
TOTALE
5,2%
48,2%
46,6%
100,0%
2,1%
29,1%
68,8%
100,0%
Emilia-Romagna
<30 anni
30-50 anni
>50 anni
TOTALE
5,2%
49,4%
45,4%
100,0%
2,5%
29,1%
68,4%
100,0%
Italia
<30 anni
30-50 anni
>50 anni
TOTALE
6,4%
50,9%
42,7%
100,0%
4,0%
33,8%
62,2%
100,0%
A G R I C O L T U R A
E
P E S C A
Tutte le attività Agricoltura
Italia
società di capitale
Società di persone
Imprese individuali
Altre forme
TOTALE
14,4%
17,4%
66,0%
2,1%
100,0%
Fonte: Infocamere (Stock View)
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica
Camera di Commercio di Forlì-Cesena
80
0,9%
5,7%
92,2%
1,2%
100,0%
Fonte: Infocamere (Stock View)
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica
Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
PRODUZIONE LORDA VENDIBILE - PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
Annata 2006 - Variazione su annata precedente per grandi comparti
COLTIVAZIONI ERBACEE
COLTIVAZIONI LEGNOSE
PRODOTTI ZOOTECNICI
TOTALE GENERALE
prezzi
+15,6%
+11,1%
+17,4%
+15,4%
plv
+15,2%
+4,0%
+30,1%
+19,5%
volume fisico
-0,3%
-6,9%
+11,6%
+3,8%
Fonti: Servizio Agricoltura e Spazio Rurale e Ufficio Prezzi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
E
dalle attività agricole. Di conseguenza continua a mancare il ricambio generazionale
aggravando sempre più la tendenza all’invecchiamento di questa classe imprenditoriale.
Il nuovo assetto dell’U.E., l’inarrestabile processo di globalizzazione dei mercati e l’affacciarsi sulla
scena internazionale di
nuovi competitori
rende sempre più difficile il confronto con
un mercato,
che, specie per le
produzioni
“di massa”,
lascia ben
poco spazio di manovra a chi
già opera con ristretti margini. Per superare
il confronto diretto con la concorrenza le
scelte produttive degli imprenditori agricoli
della nostra provincia cercano di indirizzarsi, ovunque sia possibile (vino, olio, frutta,
recentemente grano e farine, ecc.), verso la
ricerca della miglior qualità, la tipizzazione
e la valorizzazione dei marchi (“nettarine di
Romagna”, vini DOC e DOCG, olio DOP
“colline di Romagna”, ecc.).
La strada appare ancora lunga e faticosa ma
si ha fiducia nel fatto che per le nostre aziende agrarie possano venire nuove opportunità dall’esigenza di reperire fonti di energia
A G R I C O L T U R A
2007, in calo rispetto allo scorso anno in
tutti i territori analizzati. La classe intermedia, dai 30 ai 50 anni, rappresenta il 29,1%
degli imprenditori agricoli della provincia,
analogo al dato regionale e inferiore a quello nazionale (33,8%). Nel complesso delle
attività tale
classe rappresenta il
48,2% degli
imprenditori forlivesi e qualche punto
in più in
Regione ed
in Italia. In
provincia
il restante 68,8%
è rappresentato da
imprenditori agricoli appartenenti alla classe degli “anziani”,
valore superiore a quello regionale (68,4%),
e, ancor più, al dato nazionale (62,2%). Se si
considerano tutte le attività, la percentuale
di imprenditori con più di 50 anni, in provincia è del 46,6%, in regione del 45,4% e in
Italia del 42,7%.
Anche in virtù del favorevole andamento dei
prezzi dei prodotti agricoli, a decorrere dalla
metà dell’anno, il valore dei terreni agricoli
è apparso in leggera ripresa. L’ultimo biennio ha risollevato i magri bilanci delle aziende agrarie ma le incertezze circa il futuro del
comparto continua a tener lontani i giovani
P E S C A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
1
La stima della produzione lorda vendibile è stata fatta dall’Ufficio Statistica e Studi della Camera di Commercio di Forlì-Cesena,
grazie anche alla fattiva collaborazione del Servizio Agricoltura dell’Amministrazione Provinciale, dei Servizi Veterinari delle due
ASL, dell’Associazione Interprovinciale Allevatori e all’apporto di numerosi operatori del settore fra i quali in particolare i responsabili delle Commissioni camerali per le rilevazioni dei prezzi pubblicati sul Listino Settimanale.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
81
A G R I C O L T U R A
E
P E S C A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
82
rinnovabili e non inquinanti derivanti dalle
produzioni agricole, alternative all’impiego
delle tradizionali fonti quali petrolio e gas
naturale.
Prima di passare all’analisi dettagliata delle
varie coltivazioni e dei principali allevamenti si forniscono di seguito i dati relativi alla
produzione lorda vendibile realizzata
dalle aziende agricole della provincia di Forlì-Cesena. In base alla stima della produzione
agricola provinciale, fatta congiuntamente
con l’Assessorato Provinciale all’Agricoltura
e sulla base dei prezzi alla produzione rilevati nel corso dell’anno dall’Ufficio Prezzi della
Camera di Commercio di Forlì-Cesena, il
valore complessivo della produzione provinciale (+19,5% rispetto al 2006) è stato di
614 milioni di euro. Essa risulta così distribuita nei tre grossi comparti: 148 milioni di
euro (pari al 24,1%) sono relativi alle coltivazioni erbacee; 141 milioni alle produzioni
frutticole (il 23%) e 325 milioni di euro per
l’intero settore zootecnico (pari al 52,9%
del totale della produzione provinciale).
I prezzi dei prodotti venduti dalle aziende,
nel 2007 sono aumentati complessivamente
del 15,4%. L’aumento è registrato in tutti e
tre i comparti. Quello delle coltivazioni erbacee (+15,6%) è stato trascinato dal favorevole andamento di mercato di gran parte
dei cereali (+58,7%). Consistente anche l’aumento dei prezzi delle coltivazioni frutticole
(+11,1%) anche se la minor produzione ha
portato ad incrementi del fatturato aziendale attorno al 4%. Per quanto riguarda i prezzi delle produzioni zootecniche (+17,4%), si
registra un andamento favorevole per il settore avicunicolo, escluso i conigli e le uova,
mentre hanno segnato difficoltà gli animali
“pesanti”, soprattutto i suini.
Un ulteriore elemento per comprendere
appieno la redditività del settore agricolo
per le singole aziende può essere dato dall’andamento dei prezzi dei mezzi di produzione. Secondo l’ISMEA, l’indice dei prezzi
dei mezzi di produzione in agricoltura a
novembre 2007 è aumentato, rispetto allo
stesso mese del 2006, del 7,6%. Gli aumenti
più consistenti si sono registrati a carico dei
mangimi (+21,5%) e dei concimi (+18,4%);
anche per le sementi ed i prodotti energe-
PRODUZIONE LORDA VENDIBILE
Provincia di Forlì-Cesena - anno 2007
Altri prodotti
2,0%
Uova
14,3%
Pollame
32,4%
Coltivazioni erbacee
24,1%
Coltivazioni
legnose
23,0%
Bovini, ovini,
caprini, suini
4,2%
tici si sono rilevati incrementi notevoli (rispettivamente +5,1% e +4,4%); modesti, ma
pur sempre in aumento, i prezzi dei salari
(+2%) e degli antiparassitari (+1,4%); la sola
voce in diminuzione è quella degli animali da
allevamento (-13,7%).
Il volume fisico delle produzioni è complessivamente aumentato (+3,8%), l’apporto
maggiore è derivato soprattutto dall’aumento delle produzioni zootecniche (+11,6%),
mentre quelle vegetali sono diminuite rispetto allo scorso anno, causa la scarse precipitazioni che hanno provocato, nel comparto frutticolo, frutti con pezzatura più
ridotta. Infatti ad una produzione sostanzialmente stazionaria nelle coltivazioni erbacee
(-0,3%), fa riscontro una accentuata diminuzione nelle produzioni frutticole (-6,9%).
Se si analizza un arco di tempo più lungo di
quello dell’anno, dal 1996 al 2007, la produzione agricola nel suo complesso, considerata a prezzi correnti, cioè a valori non
deflazionati, è aumentata del 17,4%; il comparto delle coltivazioni erbacee, nonostante
l’ottima performance dei cereali nell’anno
2007, risulta ancora penalizzato (-6%); buon
recupero delle coltivazioni legnose nel loro
insieme (+42,2%); diversificato fra le varie
componenti il settore zootecnico con un
aumento dal 1996 al 2007 del valore nominale delle produzioni del +22%: ad un positivo andamento dell’avicoltura fa riscontro
una pesante situazione per bovini e suini.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
PRODUZIONE LORDA VENDIBILE IN AGRICOLTURA - PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
INDICI CON VALORI A PREZZI CORRENTI (NON DEFLAZIONATI)
1997
1998
1999
2000
2005
2006 2007
100,0 101,3
1996
94,8
90,5
98,7 109,8 112,4 120,6 124,4 110,5
83,2 94,0
Cereali
100,0
82,8
89,7
89,7
98,7
Patate e ortaggi
100,0
97,3
92,3
87,9
97,8 115,4 135,1 157,5 107,5 105,3
100,0
95,8 119,8
COLTIVAZIONI ERBACEE
2001
2002
2003
2004
di cui:
86,2 100,2
93,5 106,8
86,8 106,8 153,6
91,5 96,8
Barbabietola da zucc.
COLTIVAZIONI LEGNOSE
92,7 114,6 143,8 108,9 166,4 136,1 101,9 137,2 142,2
di cui:
- Vite
100,0 113,3 176,7 180,0 163,3 156,7 116,2 142,0 161,4 148,4 135,5 142,0
- Pesco e Nettarine
100,0
89,3 107,8
59,2 104,1 132,0
94,0 182,3 120,3
80,8 141,0 137,2
100,0
94,6
83,3 104,8 107,0
95,3 111,8
98,7
88,6
93,8 122,0
- Bovini
100,0 105,3 105,3 100,0 100,0 100,0 101,9 101,9
81,5
81,5
91,7 81,5
- Suini
100,0
94,2
78,8
67,3
74,5
67,0
59,6
63,3 55,9
- Avicoli
100,0
93,2
89,0
81,5 107,1 106,5
88,6 108,8
96,8
84,9
85,5 125,1
- Uova
100,0 100,0
96,4
92,8 117,1 110,8 116,9 136,1 115,1 106,4 125,6 153,5
100,0
97,1
87,3 104,8 114,8 103,0 125,0 113,5
PRODOTTI ZOOTECNICI
90,1
di cui:
TOTALE GENERALE
96,8
71,2 100,0
78,2
97,7
98,8 117,4
Fonti: Servizio Agricoltura Amm.ne provinciale, Ufficio Prezzi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2004
2005
2006 2007
100,0
99,5
91,5
86,0
91,5
99,1
98,8 103,7 104,9
91,6
67,6 75,1
Cereali
100,0
81,3
86,6
85,2
91,5
77,8
88,1
80,4
90,1
72,0
86,8 122,7
Patate e ortaggi
100,0
95,5
89,2
83,5
90,7 104,1 118,8 135,4
90,6
87,3
74,4 77,4
100,0
94,2 115,7
di cui:
Barbabietola da zucc.
COLTIVAZIONI LEGNOSE
88,1 106,2 129,7
95,8 143,1 114,8
84,4 111,5 113,6
E
di cui:
- Vite
100,0 111,3 170,6 171,1 151,4 141,4 102,2 122,1 136,1 123,1 110,2 113,5
- Pesco e Nettarine
100,0
87,8 104,1
56,3
96,6 119,2
82,7 156,8 101,5
67,0 114,6 109,7
100,0
92,9
87,0
79,2
97,2
96,6
83,8
96,2
83,2
73,4
76,3 97,5
- Bovini
100,0 103,4 101,7
95,0
92,7
90,3
89,6
87,6
68,8
67,6
74,6 65,2
- Suini
100,0
92,6
76,2
64,0
66,0
90,3
68,8
64,0
56,5
49,4
51,5 44,6
- Avicoli
100,0
91,5
85,9
77,4
99,3
96,1
78,0
93,5
81,7
70,4
69,5 100,0
- Uova
100,0
98,2
93,1
88,2 108,6 100,0 102,8 117,0
97,1
88,2 102,1 122,7
100,0
95,1
93,8
82,9
95,8
81,0
PRODOTTI ZOOTECNICI
di cui:
TOTALE GENERALE
97,2 103,6
90,6 107,5
Fonti: Servizio Agricoltura Amm.ne provinciale, Ufficio Prezzi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
80,3 93,8
A G R I C O L T U R A
COLTIVAZIONI ERBACEE
2003
P E S C A
PRODUZIONE LORDA VENDIBILE IN AGRICOLTURA - PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
INDICI CON VALORI A PREZZI DEFLAZIONATI
83
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Nello stesso arco di tempo, se si depura il
valore complessivo della produzione agricola della perdita del potere d’acquisto dovuta
all’inflazione rilevata dall’Istat (+25,1%), il
valore complessivo della produzione agricola del 2007 è ancora inferiore a quello
del 1996 con una riduzione del 6,2%. Solo
le coltivazioni legnose hanno un valore della
produzione superiore a quello di inizio periodo (+13,6 %).
L’andamento meteorologico dell’annata
agraria 2007 è stato non molto dissimile da
quello del 2006, con una carenza di precipitazioni ancora più spiccata. Infatti da novembre 2006 a ottobre 2007 compresi, sono caduti complessivamente 660 mm di pioggia,
con uno scostamento negativo di -144 mm
rispetto alla media climatica.
Da novembre a febbraio le precipitazioni
sono state scarsissime, in tutti i mesi inferiori alla media di lungo periodo. Il solo mese
di marzo 2007, con 141 mm di pioggia, ha
superato la climatica; poi la stagione asciutta
si è protratta ininterrottamente fino alla fine
dell’anno condizionando, per alcuni aspetti
in positivo, per altri in negativo, le produzioni agrarie. Infatti, oltre a marzo, solo ottobre 2007, ed in misura minore anche agosto e settembre, hanno avuto precipitazioni
superiori alla media climatica. La carenza di
piogge, protrattasi anche nei mesi di novembre e dicembre 2007, desta forti preoccupazioni per le future riserve idriche dell’invaso
di Ridracoli, anche se in dicembre si sono
avute alcune nevicate negli Appennini.
Per quanto riguarda le temperature va rilevato che sia le minime che le massime da
novembre ad agosto sono state superiori
alla media climatica, in taluni casi anche di
qualche grado. Lo scostamento dalla media
di lungo periodo è stata più accentuata per
le temperature massime: da novembre a luglio compresi tale scostamento è stato sempre superiore ai 3°, con punte di oltre 5°
come nei mesi gennaio, febbraio ed aprile.
Gli esperti annotano che, ad esempio, il 19
160
35,0
140
30,0
120
25,0
100
20,0
80
15,0
60
10,0
40
5,0
20
0,0
0
Novembre Dicembre Gennaio Febbraio
Pluviometria Climatica
Marzo
Aprile
Pluviometria Annata 2006
Maggio
Giugno
Min. Climatiche
Luglio
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
Max Climatiche
Min. Annata 2007
Temperature °C
Precipitazioni (mm)
A G R I C O L T U R A
E
P E S C A
ANDAMENTO CLIMATICO - Piovosità e temperature mensili
-5,0
Max Annata 2007
Fonte: Sezione Agrometereologica Locale - Cesena (Provincia Forlì-Cesena)
su informazioni dell’Osservatorio Cesena Nord - Lorenzo Maroni
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
2 Con “media climatica” si intende la media del periodo ‘56-’85 per le temperature e ‘24-‘92 per le precipitazioni.
84
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
E
nazionali in conseguenza dell’aumentata richiesta dei paesi emergenti con il timore che
questa possa proseguire anche nel 2008.
Passando all’analisi dell’andamento dell’annata 2007 per gruppi di colture si rileva,
in sintesi, che i cereali, sia a ciclo autunnoprimaverile (frumento ed orzo) che primaverile-autunnale (sorgo e mais), nonchè le
colture proteoleaginose (in particolare girasole) hanno subito delle generali e sensibili
contrazioni delle rese unitarie.
Si sono avute analoghe, se non addirittura
più elevate, riduzioni delle rese unitarie per
medicai e prati polifiti.
Si rileva lo
stesso andamento
per le colture orticole
non
irrigue da
pieno campo e per
le colture
portaseme, le cui
produzioni
sono state
di ottima
qualità, ma
quantitativamente
modeste.
In merito alle colture arboree è da rilevare
la scarsa pezzatura media di pesche, nettarine ed actinidie, caratteristica che ha inciso
negativamente sulle produzioni ad ettaro;
sensibile anche la contrazione delle produzioni medie della vite da vino.
L’andamento climatico dell’annata ha positivamente influenzato le caratteristiche qualitative dei raccolti.
Da buoni ad ottimi infatti per qualità organolettiche e condizioni fitosanitarie (con la
accennata eccezione delle olive) i raccolti
di drupacee, pomacee, actinidie, cereali e
orticole. Per l’uva da vino, in particolare,
la qualità della produzione 2007 può essere senz’altro definita ottima. In merito alle
colture primaverili, ridotte a poche specie con la totale scomparsa della barbabie-
A G R I C O L T U R A
gennaio 2007, con una massima di 21,6°, è
stato il più caldo degli ultimi 83 anni.
Nei mesi autunno-invernali le minime e le
massime stagionali sono state intorno alla
media con differenze di qualche frazione di
punto. Se si considera la media delle minime
e la media delle massime dell’intera annata
agraria, la differenza rispetto a quelle climatiche è rispettivamente di 1,4° in più per le
minime e di 3,1° in più per le massime stagionali. Il clima asciutto ha negativamente influenzato le rese unitarie della maggior parte
delle colture, sia erbacee che arboree, e la
pezzatura media dei frutti, ad eccezione delle drupacee a maturazione
primaverile e per le
non molte
coltivazioni irrigue.
Il protrarsi
delle temperature
caldoasciutte ha
favorito
inoltre, in
autunno,
una forte,
ed inusuale
per i nostri climi, presenza di mosca olearia
che ha provocato un deterioramento della qualità della produzione degli oliveti non
protetti da adeguati interventi fitosanitari.
L’andamento stagionale ha positivamente
influenzato invece la qualità dei prodotti ed
ha agevolato le operazioni di preparazione
dei terreni e le semine, sia primaverili che
autunnali.
Su tutte le colture inoltre la stagione ha provocato un sensibile anticipo di maturazione
delle produzioni.
Nel settore dell’approvvigionamento delle
“materie utili all’agricoltura” da segnalare,
nell’anno 2007, un aumento dei prezzi al
consumo dei fertilizzanti, aumento che ha
raggiunto il 15-20%. Tale dinamica dei prezzi è da imputarsi in particolare alla minor
disponibilità di prodotto sui mercati inter-
P E S C A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
85
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
tola da zucchero e limitate quasi solo a sorgo, mais e girasole, è da rilevare una netta
contrazione di superfici rispetto all’annata
precedente.
Nel 2006 si era verificata una forte espansione di queste colture, in conseguenza, sia
della scomparsa dalla nostra provincia della
barbabietola da zucchero, sia dei terreni lasciati “liberi” dalle mancate semine autunnali di grano e orzo, mentre nella primavera 2007 le superfici investite sono rientrate
nei tradizionali valori medi. Questa ten-
Prezzi medi alla produzione 1991-2007
4,00
3,50
3,00
2,50
2,00
1,50
1,00
0,50
0,00
90
91
92
93
94
95
96
Actinidia
97
98
99
Fragole P. C.
00
01
Fragole Serra
02
03
04
05
06
07
Ciliegie
Prezzi medi alla produzione 1991-2007
0,60
0,50
0,40
P E S C A
0,30
0,20
0,10
0,00
90
91
92
93
94
95
96
97
99
Pere
00
01
02
03
04
05
06
07
01
02
03
04
05
06
07
Mele
A G R I C O L T U R A
E
Cachi
98
Prezzi alla produzione 1991-2007
1,60
1,40
1,20
1,00
0,80
0,60
0,40
0,20
0,00
90
91
92
93
94
95
96
Pesche normali
97
98
Albicocche
99
00
Pesche nettarine
Mele
Fonte: Ufficio Prezzi - Camera Commercio di Forlì-Cesena
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
86
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
E
Oidio e Ruggine, la pressione crittogamica,
ostacolata dall’andamento stagionale caldoasciutto dell’annata, è stata sulla maggior
parte delle colture, sia erbacee che arboree,
decisamente contenuta anche con un numero limitato di interventi. Di modesto rilievo,
in generale, anche i danni da Artropodi. Nel
comparto delle orticole specializzate, nel
quale la pratica irrigua vanifica parzialmente
gli effetti dell’andamento stagionale asciutto, normale presenza di crittogame ed afidi.
Da segnalare in particolare diffusi attacchi
di Tignola sulle patate a raccolta tardiva, di
Tripidi (nei mesi di maggio e di giugno) e
Nottue sulla lattuga. Sulle colture frutticole
sono stati lievi gli attacchi di insetti ed acari,
con l’eccezione di una rilevante comparsa,
in autunno, di mosca della frutta su kaki e
pesche a maturazione tardiva, attacchi in
ogni caso ben controllati. Decisamente limitata dunque la presenza di Artropodi sulla
frutta, anche in virtù di una generalizzata
applicazione di programmi fitosanitari più
tempestivi e razionali rispetto al recente
passato. Questa linea di condotta è stata
adottata dalla maggior parte delle aziende
frutticole dopo le negative esperienze fatte
nel 2006 per contrastare i forti attacchi di
Lepidotteri. Per l’olivo il controllo di Dacus
O. ha richiesto, nell’annata in esame, dai 2 ai
3 interventi e che, per un’efficace individuazione dei momenti ottimali per l’esecuzione
dei trattamenti, si è dimostrato determinante l’impiego delle trappole a feromoni,
le cosiddette trappole sessuali. Ben difesa
dalle Crittogame, con un numero limitato
di interventi, la vite. Limitata dalla stagione
la pressione di Peronospora; un po’ più significativa la presenza di Oidio. La stagione
asciutta, unita all’adozione ormai pressochè
generalizzata dei calendari preventivi di difesa, soprattutto dell’intervento fondamentale
in fase di pre-chiusura grappolo, ha praticamente azzerato i danni da Botrite, responsabile del marciume del grappolo.Si passa ora
ad un esame delle principali colture erbacee
ed arboree.
Grano e orzo. Nonostante si sia concretizzata la previsione fatta a suo tempo, che
stimava le semine autunnali 2006 di grano
superiori del 20% a quelle dell’autunno pre-
A G R I C O L T U R A
denza, oltre alle colture principali (sorgo,
mais e girasole) ha interessato anche quelle
meno diffuse quali orzo primaverile, favino
e pisello proteico. Nell’ambito della ricerca di alternative economicamente valide alle
tradizionali colture primaverili si è assistito
nel 2007 all’espansione delle superfici coltivate a orticole da pieno campo a raccolta meccanica. Nelle semine dell’autunno
2007, mentre si presenta stabile la superficie investita ad orzo, vi è stata una sensibile
espansione (superiore al 20%) della coltura
del frumento, le cui semine sono state positivamente influenzate dalla stagione favorevole e dalle elevate quotazioni del prodotto.
Più che raddoppiata la superficie investita a
frumento duro, fino ad oggi poco diffuso in
provincia, prodotto dal quale ci si attendono
soddisfacenti risultati economici in parallelo
con il progressivo abbandono della coltura
nelle province meridionali. L’aumento delle
superfici investite a frumento è stata favorita
anche dalla rimozione dei vincoli comunitari
sui terreni a riposo (set aside) nell’annata
2007-2008. In merito all’evoluzione delle superfici investite a colture arboree, prosegue,
sia pure con un forte ridimensionamento rispetto alle annate trascorse, l’abbattimento
dei frutteti a fine ciclo senza che vengano
rimpiazzati: pesche e nettarine in particolare (essendo ormai fortemente ridotta nella nostra provincia la superficie investita a
pomacee). Appaiono invece stazionarie le
superfici a vite ed actinidia. In controtendenza, rispetto alla generalità delle colture
arboree, l’olivo, la cui superficie è apparsa in
espansione anche nel corso del 2007, e che,
di conseguenza, da coltura fino a qualche
anno fa poco più che marginale, comincia
ad assumere un ruolo di un certo peso nel
comparto delle colture arboree provinciali,
specie per le aree agricole di bassa collina.
In continua contrazione la superficie investita a fragola, coltura che anche in un’annata
positiva come quella in esame, ha deluso,
sia per le basse produzioni unitarie che per
le modeste quotazioni al produttore. Passando all’analisi delle avversità fitopatologiche si rileva che, con l’eccezione di
frumento ed orzo il cui rigoglioso sviluppo
vegetativo ha favorito la presenza di Fusaria,
P E S C A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
87
A G R I C O L T U R A
E
P E S C A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
88
cedente, le modeste rese unitarie dell’annata (-30% circa rispetto alla soddisfacenti
produzioni della precedente annata) causate
da siccità ed anticipo di maturazione nella
nostra provincia hanno provocato una contrazione della produzione totale di questo
cereale valutabile intorno al 15%.
La maggior superficie non è stata in grado di compensare le ridotte rese unitarie,
che si sono rivelate
decisamente modeste. Andamento
produttivo leggermente migliore, ma
sempre in diminuzione, per l’orzo,
la cui superficie
investita è apparsa
fondamentalmente
invariata nell’ultimo
biennio.
Le rese medie per
ettaro si sono attestate nel 2007 sui
seguenti valori:
a) aree di pianura:
rese unitarie di 5560 ql/ha per il grano
e di ql/ha 50-55 per
l’orzo.
b) aree di collina:
40-45 ql/ha per il
grano e 45-50 ql/ha
per l’orzo.
Ancora una volta
buoni i pesi specifici: mediamente superiori
ad 80 per il grano tenero ed oltre 66 per l’orzo.
Per quanto riguarda i tenori proteici, le tradizionali analisi del Consorzio Agrario, che
hanno avuto per oggetto nel 2007 2.911
campioni, rappresentativi di 320.000 quintali
di prodotto, hanno riconfermato, sostanzialmente i valori del 2006 con un tenore
proteico pari o superiore al 12% sul 59,5%
della produzione, (di cui il 28,6% compreso
fra 13% e 15%), un tenore proteico fra l’11
e l’11,9% per il 26,2% della produzione ed,
infine, valori inferiori all’11% per il 14.3 %
della produzione.
Come precedentemente accennato, le scar-
se produzioni a livello mondiale, l’aumentato consumo da parte dei paesi emergenti sia
per uso alimentare che zootecnico, il progressivo aumento del prodotto per impieghi
energetici (specie negli USA), hanno determinato una notevole contrazione dell’offerta sui mercati internazionali.
Di conseguenza le quotazioni di mercato
del grano e dell’orzo di produzione 2007
sono aumentate nel
corso dell’anno in
maniera vistosa. Per
il futuro, gli esperti ipotizzano che i
prezzi dei cereali
si manterranno su
livelli sostenuti, nei
prossimi tre-quattro anni, anche se
non raggiungeranno le punte di fine
2007.
Le quotazioni, infatti, partite al momento della trebbiatura da valori già
sensibilmente superiori a quelle del
pari periodo 2006,
sono progressivamente aumentate
fino a raggiungere
in dicembre valori
decisamente elevati,
come si può rilevare dal seguente prospetto.
Prezzi minimi e massimi di alcuni cereali
Grano tenero €/ql
Giugno 2007
Dicembre 2007
18,0-19,0
26,5-27,0
Grano duro €/ql
20,1-20,2
46,0-47,0
Orzo €/ql
16,5-17,5
20,0-23,5
Prima di passare all’analisi dell’andamento
produttivo e di mercato delle colture primaverili principali, vale la pena di accennare alle prime esperienze di introduzione
di nuove colture energetiche che si ritiene
possano contribuire ad allargare la gamma
delle possibili scelte agronomiche, in special
modo dopo la chiusura dei due stabilimenti
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
E
contro i 13,5-14,0 €/ql del 2006. Deludenti
anche le rese del girasole, per il quale si è
verificato un ulteriore spostamento da coltura ad impiego alimentare a coltura energetica, che ha prodotto in media 15-18 ql/ha
(contro i 18-20 ql/ha del 2006). L’andamento dei prezzi al produttore è stato in linea
con quelli delle altre colture sopra esaminate: 32,0-32,5 €/ql contro gli €/ql 20,0-20,5
del 2006.
Produzioni quantitativamente soddisfacenti per la generalità delle colture orticole
specializzate irrigue e di quella della patata,
che nel 2006 si era rivelata deludente. Buona
per tutte le specie la qualità dei prodotti. Le
quotazioni al produttore hanno riconfermato in generale nel 2007 i soddisfacenti valori
del 2006, in particolare per patata ed ortaggi
“a frutto” (pomodori, peperoni, melanzane,
cetrioli, zucchine, ecc.), oltre che per cavoli
e fagiolini. Le quotazioni delle lattughe invece hanno avuto, un andamento alterno, con
prezzi abbastanza remunerativi nei mesi di
aprile-maggio e di settembre, meno remunerativi nel corso dei mesi estivi.
Anche le colture foraggere, la cui superficie appare ormai stabilizzata, dopo aver
aumentato, nelle annate precedenti, la superficie a spese di coltivazioni a produttività
marginale quali grano e orzo nelle zone di
alta e media collina, sono state fortemente
penalizzate dalla siccità. Nel 2007 infatti sia
sui medicai che sui prati polifiti è stato ricavato uno sfalcio in meno rispetto alla media, con un conseguente calo produttivo del
30-35%. I prezzi al produttore del fieno di
medica in balle hanno mantenuto all’incirca
i valori raggiunti nel dicembre 2006 (dopo
l’esaurimento delle ingenti scorte della produzione 2005) pari a € 8,0 – 9,0 a ql per il
prodotto di pianura e € 6,0 – 7,0 per quello
di collina.
Vite da vino. L’andamento stagionale dell’annata, che ha consentito di conseguire
una produzione praticamente esente da
patogeni e di ottima qualità, ha tuttavia determinato una contrazione della produzione
unitaria del 12% rispetto a quella, peraltro
soddisfacente, del 2006. In merito all’andamento del mercato dei vini, dopo un triennio decisamente deludente, si è assistito nel
A G R I C O L T U R A
saccariferi di Forlimpopoli e Russi, azzerando quasi del tutto nella nostra provincia la
presenza di questa coltura.
Pur non considerando chiusa questa esperienza, il primo tentativo di introduzione
in provincia del colza non ha avuto, per il
momento, un seguito incoraggiante. Hanno
giocato a sfavore della sua diffusione la non
elevata produzione dell’anno ed il prezzo
elevato del grano, fattori che hanno spinto i
produttori ad orientarsi in modo massiccio
verso questo cereale. Un freno allo sviluppo
nelle nostre zone delle colture energetiche
è da ricercarsi inoltre nella mancata conversione della SFIR di Forlimpopoli in stabilimento per la produzione di bioenergie.
La superficie seminata a colza nell’autunno
2007, è stata infatti di soli 100 ha. Sull’andamento dei raccolti dell’anno ha giocato più o
meno negativamente il prolungarsi per tutta
l’estate e fino ai mesi autunnali delle elevate temperature e della mancanza di precipitazioni, tanto che le rese delle colture
primaverili (ad eccezione delle orticole specializzate, tutte in coltura irrigua) sono risultate addirittura inferiori a quelle non certo
esaltanti del 2006. Le produzioni unitarie
di mais da granella in coltura asciutta, che
nella nostra provincia prevale nettamente, si
sono attestate infatti sui 55-60 ql/ha (contro
i 60-65 ql/ha del 2006) ed anche i non molti
ettari irrigui hanno subito una contrazione
produttiva rispetto all’annata precedente
passando dai 100-110 ql/ha del 2006 ai 90100 ql/ha dell’annata in esame.
In compenso, rispetto alla precedente annata, i prezzi al produttore hanno registrato un
netto miglioramento avendo raggiunto, per
il nuovo raccolto, i 20,0-22,0 €/ql di granella
secca, contro i 15,0-15,5 del 2006. Analogo
andamento si è registrato per il mais ceroso destinato all’alimentazione dei bovini da
carne. Pur trattandosi di coltura meno esigente in fatto di disponibilità idriche anche
le rese del sorgo da granella sono apparse in
leggera contrazione rispetto al 2006, essendosi attestate sui 45-50 ql/ha, mentre, anche
per questo cereale, sono apparse in netta
ripresa le quotazioni al produttore; attestate per il nuovo raccolto sui 21,0-21,5 €/ql,
(per granella con umidità inferiore al 14%),
P E S C A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
89
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
2007 ad una certa ripresa delle quotazioni al
produttore, ripresa che è apparsa più netta
per il prodotto delle uve bianche.
Fruttiferi. Il numero dei frutti per ettaro
non è risultato nel 2007 inferiore a quello
dell’annata precedente, ma la minor pezzatura, conseguente all’andamento stagionale
asciutto, con la eccezione, come già detto,
delle drupacee a maturazione primaverile
quali ciliegie ed albicocche, ha causato su tutte le specie frutticole una contrazione delle
produzioni unitarie rispetto al 2006, valutabile intorno al 15-20%. In conseguenza della
non elevata disponibilità di prodotto, tutto
di buona qualità, i prezzi al produttore per
pesche, nettarine, mele, pere, susine, ciliegie,
POLLO BIANCO PESANTE - PREZZI MEDI
1,50
1,40
1,30
1,20
1,10
1,00
0,90
0,80
0,70
0,60
0,50
1996
1997
1998
1999
2000
2001
Medie mensili
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Media annua
UOVA SELEZIONATE pezzatura L euro/100 PZ
11,00
10,00
P E S C A
9,00
8,00
7,00
6,00
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
E
5,00
1997
A G R I C O L T U R A
Medie mensili
Media annua
TACCHINI maschi pesanti PREZZI MEDI
2,00
1,80
1,60
1,40
1,20
1,00
0,80
0,60
1996
1997
1998
1999
2000
2001
Medie mensili
90
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Media annua
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
E
mento dei prezzi all’allevatore.
Suini. L’anno 2007 ha fatto costantemente
registrare prezzi all’allevatore nettamente
inferiori ai costi di produzione; si è venuta così ad aggravare ulteriormente una situazione già compromessa fin dal 2006. Le
problematiche ambientali che pesano sul
settore non potranno che peggiorare la
redditività di questa tipologia di allevamento
riducendone la consistenza: alcune porcilaie
vengono trasformate in allevamenti avicoli.
Ovini. Sostanzialmente stabile è rimasta nel
2007 la consistenza del parco ovi-caprino.
L’orientamento produttivo
è
indirizzato
prevalentemente alla
produzione
del latte, il
cui prezzo
ha registrato variazioni
in aumento
abbastanza
significative.
La produzione di carne
ovina ha avuto margini
di redditività limitata a causa delle importazioni che hanno influenzato negativamente i
prezzi della produzione nazionale.
Per il comparto avicunicolo l’annata 2007
è stata alquanto positiva, superiore a quella,
già di per sé discreta, del 2006; va sottolineato, peraltro, che le due ultime citate annate, seguivano quella del 2005, pessima per
il settore causa il drastico calo dei consumi
alimentari per l’allarme dovuto all’influenza
aviaria. Nel 2007 hanno fatto registrare aumenti tutte le voci del comparto, anche se si
è avuto nel contempo un aumento dei costi
di produzione soprattutto nei mangimi, iniziato già a partire dall’autunno del 2006. In
Italia, ad esempio, il prezzo dei mangimi per
le galline ovaiole nel 2007 è stato superiore
a quello del 2006 del 17%. Meno positivo è
stato l’andamento per i conigli con prezzi
all’azienda in netta diminuzione rispetto al
A G R I C O L T U R A
kaki, albicocche e actinidie si sono attestati
su valori superiori del 20-25% a quelli del
2006, compensando in tal modo largamente
le minori produzioni. Per l’olivo, già si è riferito sulla diffusa presenza di mosca olearia e
sul conseguente danneggiamento della produzione. Dal punto di vista quantitativo la
produzione media per ettaro, condizionata
dalla siccità e dai danni provocati dal parassita, ha subito, rispetto al 2006, una contrazione stimata intorno al 30%. La resa in olio,
pari al 16/18%. è stata nettamente superiore a quella dell’annata precedente (13-14%).
La qualità
dell’olio
è risultata decisamente
buona per
le partite
derivanti
da olive
protette
da opportuni piani
di difesa fitosanitaria
e/o sottoposte a
preventiva
cernita. I
prezzi dell’olio extra-vergine al produttore
si sono aggirati intorno ai 7-8/€ a kg.
Per quanto riguarda la zootecnia, il modesto patrimonio di bovini da latte è rimasto invariato nel corso del 2007. Il prezzo
del latte, nel secondo semestre dell’anno,
ha registrato un incremento che si ritiene
proseguirà quanto meno nei primi mesi del
2008, in conseguenza della forte domanda.
Sostanzialmente invariata è rimasta anche la
consistenza provinciale di bovini da carne,
la parte più rilevante dei quali è costituita
da capi di Razza Romagnola, per la quale
il mercato continua a registrare prezzi più
soddisfacenti, rispetto alle rimanenti razze
allevate in provincia, grazie ad un circuito
commerciale a “filiera corta e certificata”
a marchio I.G.P. La redditività si è tuttavia
ridotta in conseguenza del forte rincaro dei
mangimi, non compensato da un adegua-
P E S C A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
91
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
2006.
Si passano ora in breve rassegna le principali
voci del comparto fra cui pollo, tacchino e
uova.
Il pollo nel 2007, visto anche il positivo andamento di mercato, ha avuto un aumento della produzione di qualche punto percentuale portando la consistenza di gran
lunga superiore ai 12 milioni di capi e con
una macellazione, nell’intero anno, di più di
55 milioni di capi. Con il 2007 si consolida quanto già avvenuto nel 2006 e sembra
essere definitivamente tramontata la psicosi
da influenza aviaria che aveva fatto registrare una diminuzione dei consumi ed il crollo
dei prezzi alla produzione; infatti a fine 2005
il prezzo del pollo pesante era di poco superiore a 50 centesimi al kg; a fine 2007 tale
prezzo ha superato 1,20 euro/kg. portando
la media dell’anno ad oltre il 23% in più rispetto al 2006.
Il patrimonio dei tacchini è diminuito nel
corso del 2007 raggiungendo, secondo i dati
dei Servizi Veterinari delle ASL, la consistenza di quasi 900 mila capi e con una ma-
cellazione di oltre 2 milioni di soggetti. Nel
corso dell’anno alcuni allevamenti sono stati
convertiti a pollo. Dopo alcuni anni di prezzi
cedenti il 2007 ha segnato una decisa ripresa
delle quotazioni portando, complessivamente, la media del 2007 di gran lunga superiore
a quella del 2006 (+34,4%).
La provincia di Forlì-Cesena è una delle
principali zone di produzione di uova da
consumo fresche: infatti con un patrimonio, a fine 2007, di oltre 3 milioni e 300 mila
capi di galline ovaiole, nell’anno sono state
prodotte più di 900 milioni di uova da consumo. I prezzi sono aumentati anche per il
2007: +14,1% rispetto al 2006 e ben +32,9%
rispetto alla media rilevata nell’anno 2005,
anche se sono aumentati notevolmente,
specialmente nell’ultimo anno, i prezzi dei
mangimi, soprattutto quelli per le galline
ovaiole. Secondo le valutazioni di Assalzoo,
nell’anno 2007, i principali componenti degli
alimenti per pollo da carne primo periodo e
galline ovaiole in batteria, sono aumentati,
rispetto alla media dell’anno 2006, rispettivamente del +19,9% e del +35,1%, con-
PREZZI MEDI DI ALCUNI MEZZI DI PRODUZIONE euro/tonnellata
P E S C A
400,00
380,00
360,00
340,00
320,00
300,00
prezzi medi
A G R I C O L T U R A
E
280,00
260,00
240,00
220,00
200,00
180,00
160,00
140,00
120,00
100,00
2003
2004
2005
2006
2007
anni
mangime completo per pollo da carne (*)
mangime completo per galline ovaiole (*)
mais nazionale (**)
(*) Valutazioni indicative delle Associazioni delle imprese produttrici di alimenti per animali sulla base delle medie annue dei principali
componenti degli aliemnti per animali rilevati nelle Borse di Milano e Bologna
(**) Rilevazioni settimanali sulla piazza di Forlì
92
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
tribuendo così ad erodere i margini delle
aziende produttrici.
Positivo anche l’andamento di mercato delle
altre voci avicole, quaglie, piccioni e faraone;
quasi raddoppiato il prezzo delle ovaiole, sia
da consumo che da riproduzione, macellate
a fine carriera. Per i conigli, la consistenza
a fine 2007 resta quasi inalterata rispetto
al 2006 con tendenza alla diminuzione. Gli
operatori sottolineano il difficile momento
di questa tipologia di allevamento, meno elastico di quello del pollo, con un mercato di
nicchia, esigente nelle cure, più soggetto a
malattie. I prezzi medi del 2007 sono nettamente inferiore a quelli del 2006; partiti
da buoni livelli ad inizio anno, sono scesi nei
mesi successivi fino a raggiungere quotazioni di poco superiori ad 1 euro/kg nella parte
centrale dell’anno, ma sempre su livelli superiori a quelli, peraltro pessimi, del 2003;
nei mesi successivi i prezzi si sono ripresi
posizionandosi a fine anno di poco al di sotto dei 2 euro/kg.
PESCA
L’annata è stata nel complesso buona: la
buona lavorazione del pescato ha dato un
prodotto di ottima qualità con prezzi remunerativi.
Da un punto di vista meteorologico il 2007,
partito bene in gennaio e febbraio, ha subito
un fermo per le cattive condizioni atmosferiche in marzo. Si è poi avuto, verso la fine
dell’anno, tempo cattivo nei mesi di settembre, ottobre e novembre. In dicembre, per
tenere alto il livello delle contrattazioni e rifornire i distributori, si è prolungata l’apertura della sala contrattazioni e sono state
concesse deroghe in tema di giornate utili
per la pesca.
Nell’intero anno 2007 nel mercato ittico
di Cesenatico sono stati commercializzati
23.339 ql di prodotto con un introito di €
7.131.270; il prezzo medio generale è stato
di € 3,06 Kg. Con una diminuzione sia di
produzione (-9%) che di fatturato (-3,1%),
mentre il prezzo medio generale (3,06 euro/
kg) registra un aumento del +6,5%.
Per quanto riguarda in dettaglio le tre grosse
tipologie di pescato, e cioè pesci, molluschi
e crostacei, si precisa che i pesci rappresentano, in quantità, il 70,7% dell’intero pescato
ed il 45,5% in valore. Nel 2007 l’andamento
è stato fortemente negativo con una diminuzione sia della quantità che del valore superiore al 15%.
Fra le principali tipologie si rilevano in diminuzione alici, tonni, cefali, palamite, moli e
sogliole, in aumento sarde e triglie.
E’ andata meglio per i molluschi che rappresentano l’11,3% in peso e il 16% in valore
QUANTITA’ E VALORE DELLA PESCA NEL MERCATO ITTICO DI CESENATICO
P E S C A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
QUANTITA’ (qli)
VALORE IN EURO
quantità
valore
Anno 1997
29.679
4.176.803
Anno 1998
23.458
3.702.169
-21,0
-11,4
Anno 1999
25.371
3.952.284
+8,2
+6,8
Anno 2000
23.699
4.621.317
-6,6
+16,9
Anno 2001
17.145
5.575.227
-27,7
+20,6
Anno 2002
15.376
4.676.466
-10,3
-16,1
Anno 2003
15.149
5.516.352
-1,5
+18,0
Anno 2004
22.019
6.507.940
+45,4
+18,0
Anno 2005
30.539
8.693.424
+38,7
+33,6
Anno 2006
25.653
7.356.681
-16,0
-15,4
Anno 2007
23.339
7.131.270
-9,0
-3,1
A G R I C O L T U R A
PERIODO
E
VAR % SU PERIODO PRECEDENTE
N.B.: sono esclusi i quantitativi provenienti da altri mercati
Fonte: Mercato Ittico Cesenatico
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
93
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
della quantità ed il 38,5% del valore del prodotto locale, l’annata è stata buona: +7,3%
in quantità e +16,7% in valore, con un aumento del prezzo medio dell’8,7%. Fra le
diverse specie di crostacei alquanto positivo
l’andamento per pannocchie e mazzancolle.
A G R I C O L T U R A
E
P E S C A
del totale. Infatti si rileva un aumento della
quantità (+19,5%) e del valore (+6%). Fra
questi le seppie, pescate in quantità superiore al 2006 (+27,8%), hanno spuntato un
prezzo inferiore allo scorso anno ed il valore complessivo è diminuito del -1,2%.
Per i crostacei, che rappresentano il 18%
94
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Nel 2007 il
panorama
economico internazionale,
come si può
leggere più
approfonditamente in
altra parte
di questo
rapporto, è stato caratterizzato da una crescita mondiale stimata dal Fondo Monetario
Internazionale ancora sopra il 5%. Ad influire positivamente sulla crescita sono stati soprattutto aree quali la Cina, l’India e gli altri
paesi asiatici emergenti. Complessivamente,
tuttavia, il quadro generale si va caratterizzando sempre più con elementi di criticità. La
battuta d’arresto dei mercati finanziari innescata dalla crisi dei mutui subprime americani ha iniziato ad incidere anche sull’economia
reale: con
lo
sgonfiamento
della bolla
speculativa
immobiliare si è determinata
una
fase
difficile per
il credito
che ha accelerato l’aumento dei prezzi delle
materie prime energetiche, in particolare il
petrolio che alla fine dell’anno ha raggiunto i 100 dollari al barile. Anche le materie
prime non energetiche hanno conosciuto
elevati rincari dei prezzi e non solo per la
diminuita disponibilità sui mercati causata
dalla sempre maggiore richiesta dei paesi
emergenti ma anche per l’elevata pressione
speculativa determinata dai capitali distolti
dagli investimenti immobiliari. Per il 2008 le
VARIAZIONI RISCONTRATE NEGLI ULTIMI 12 MESI RISPETTO AI 12 MESI PRECEDENTI
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA - 30/9/2007
SETTORE
DI
ATTIVITA’
PRODUZIONE
a volume
fisico
Alimentare
+3,7
FATTURATO
a valori
correnti
+11,0
ORDINI DAL
MERCATO
INTERNO
ORDINI DAL
MERCATO
ESTERO
+4,3
+3,0
Confezioni
+0,9
+8,0
+4,7
+3,6
Calzature
+12,6
+15,6
+14,4
+4,3
Legno e mobili
+11,4
+5,3
+3,5
+4,3
Chimica e plastica
+5,8
+7,4
+8,6
+5,7
Metalmeccanico
+5,8
+11,8
+8,4
+7,3
Altre industrie
+4,6
+4,5
+6,2
+7,0
Manifatturiero
+6,2
+9,9
+7,0
+5,6
M A N I F A T T U R I E R A
I
I
NDUSTRIA
MANIFATTURIERA
I N D U S T R I A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Media delle variazioni riscontrate per singolo trimestre rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente
Fonte: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Indagine sulla congiuntura nelle imprese manifatturiere
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
95
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
previsioni ufficiali sono ancora positive sebbene orientate ad un rallentamento atteso
in tutte le principali aree economiche; però,
nei giorni in cui si chiude questa nota, stanno
giungendo notizie di rilevanti cali degli indici
dei principali mercati borsistici mondiali che
molto probabilmente renderanno le stime
di crescita più pessimistiche.
Manifatturiero
provincia di Forlì-Cesena
Produzione
Fatturato
Ordini Italia
Ordini Estero
Occupazione
-4
-2
+0
+2 +4
+6 +8
Tassi di crescita annua
+10
+12
3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi
rispetto ai 12 mesi precedenti
Produzione (a volume fisico)
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
Tassi di crescita annua
M A N I F A T T U R I E R A
manifatturiero
+14,0
+12,0
+10,0
+8,0
+6,0
+4,0
+2,0
0
-2,0
-4,0
-6,0
-8,0
I N D U S T R I A
Produzione
rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente
ripartizione percentuale delle risposte
manifatturiero
100%
50%
0%
3° trim 2006
4° trim 2006 1° trim 2007
aumento
96
stazionarietà
2° trim 2007
3° trim 2007
diminuzione
Nei paesi aderenti all’Euro il 2007, confortato da una solida domanda interna, ha
presentato una dinamica economica più
tranquilla rispetto alla crescita vivace ma
scomposta dei paesi asiatici ma comunque
superiore a quella di Giappone e Stati Uniti: la crescita del Prodotto Interno Lordo si
potrebbe aggirare, secondo le ultime stime
dell’OCSE, attorno al 2,6%. Il cambio dell’euro sul dollaro statunitense si è mantenuto
per tutto l’anno su valori elevati portandosi
oramai verso quota 1,50 e visto il perdurare delle cause strutturali della fragilità della
divisa americana e della rigidità della politica
monetaria della BCE si può immaginare che
questo divario sia destinato a perdurare nei
prossimi anni.
Anche l’Italia ha risentito positivamente
della buona performance dell’area dell’euro
facendo segnare un aumento del Prodotto
Interno Lordo inferiore alla media europea:
sempre secondo l’OCSE, esso dovrebbe aggirarsi attorno all’1,8%.
L’indice del clima di fiducia dei consumatori
misurato da ISAE, attestatosi mediamente sui
buoni livelli dello scorso anno, è apparso in
costante calo per tutto il 2007 evidenziando
deboli segnali di ripresa solo sul finire dell’anno. Analoga dinamica si è presentata per
la fiducia delle imprese manifatturiere che
hanno anch’esse manifestato un progressivo
pessimismo.
Secondo la rilevazione effettuata dall’Istat,
l’indice della produzione industriale nei primi undici mesi del 2007 è stato mediamente superiore dello 0,8% al dato dell’analogo
periodo dell’anno precedente, segnalando
un progressivo raffreddamento. La crescita non ha però riguardato tutti i settori: fra
quelli che, a livello nazionale, hanno avuto
risultati negativi vanno citati quello delle calzature, del legno, dei prodotti chimici della lavorazione di minerali non metalliferi; i
risultati migliori si sono invece ottenuti fra
i comparti del metalmeccanico, dell’abbigliamento, della plastica, dei mobili. La domanda interna (+4,7%) è stata più vivace che nel
2006 ma lontana dai livelli di quella estera
(+11,4%). Il valore delle vendite espresse a
valori correnti è aumentato del 6,1% a fronte di un’inflazione attestatasi al 2,6%.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
dole, le attività di servizio e a concentrarsi
sulla sola funzione produttività; il tentativo è
quello di valorizzare le specificità imprenditoriali italiane nel “fare impresa”, sottraendosi dalla competizione sui prodotti di massa con l’obiettivo di proteggersi almeno in
parte dai
cicli congiunturali
avversi.
Il
sistema paese
è
meno
competitivo rispetto
a quello di
altre nazioni e fatica a
sostenere
le imprese,
particolarmente
quelle
di
piccole dimensioni, essendo oberato da annosi problemi fra i quali spicca il complesso sistema
amministrativo e la precaria stabilità politica.
In politica economica le priorità restano il
contenimento del debito pubblico e la riduzione dell’evasione fiscale nonostante i positivi sforzi di questi ultimi anni volti all’emersione del lavoro nero, all’allargamento della
base imponibile, al contenimento della spesa
GRADO DI UTILIZZO DEGLI IMPIANTI, DOMANDA DALL’ESTERO ED ESPORTAZIONI
NELLE INDUSTRIE MANIFATTURIERE
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA - 30/9/2007
medie degli ultimi 12 mesi
SETTORE
DI
ATTIVITA’
% DI
UTILIZZO
IMPIANTI
% DI
EXPORT SUL
FATTURATO
% DI
DOMANDA ESTERA
SU TOTALE
Alimentare
81,2
8,3
7,8
Confezioni
76,9
12,4
11,9
Calzature
76,1
29,8
30,3
Legno e mobili
78,8
29,8
27,9
Chimica e plastica
85,6
23,2
22,2
Metalmeccanico
81,1
33,2
32,1
Altre industrie
83,1
29,4
28,7
Manifatturiero
80,6
25,5
24,7
I N D U S T R I A
La dinamica degli investimenti, influenzata
dall’aumento della domanda, è stata migliore rispetto alle previsioni. Fra le motivazioni
che hanno portato all’investimento la più frequente è stata la necessità di sostituzione di
impianti obsoleti oltre che all’aumento della capacità
produttiva
e alla razionalizzazione
dei processi
produttivi.
Le previsioni
per i prossimi due anni
non sono
però favorevoli.
Le imprese
manifatturiere italiane
stanno faticosamente
riacquistando la loro centralità rispetto al resto del sistema economico presentando una dinamica positiva in parte trainata dalla ripresa del
mercato tedesco e in parte ottenuta attraversi i primi tentativi di ristrutturazione delle
imprese manifatturiere attraverso la riqualificazione dei prodotti ed un riassetto organizzativo. Si sta assistendo ad un’inversione
della tendenza a scorporare, esternalizzan-
M A N I F A T T U R I E R A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Fonte: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Indagine sulla congiuntura nelle imprese manifatturiere
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
97
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
98
un’accelerazione rispetto al 2006 determinata anche dalla necessità di rinnovo degli
impianti e di aumento della capacità produttiva in una fase congiunturale positiva. Per
quanto riguarda la sola industria manifatturiera secondo l’indagine condotta da Unioncamere sulle imprese fra 1 e 500 addetti,
rispetto al 2006 la produzione ha avuto una
crescita del
2,2% nella
media dei
primi nove
mesi; il fatturato
è
anch’esso
aumentato (+2,4%)
così come le
esportazioni (+3,9%);
il quadro
complessivamente
mia regiopositivo ha
nale pare
consentito
abbia avuto
una crescita
anche quest’anno un andamento al di sopra dell’occupazione.
della media nazionale. La crescita emiliano-romagnola dovrebbe essere superiore INDUSTRIA MANIFATTURIERA LOCALE
alla media italiana: nella stima effettuata da Secondo le risultanze della banca dati
Unioncamere si prevede che per il 2007 vi StockView di Infocamere con aggiornamensia un aumento del Prodotto Interno Lor- to al 30 settembre 2007, nella provincia di
do complessivo del 2,2%, uno dei più alti fra Forlì-Cesena il settore manifatturiero (cioè
tutte le regioni italiane. Per gli investimenti la sezione D della codifica Istat Ateco 2002
si prospetta un aumento di oltre il 4% con delle attività economiche) conta 6.108 unità
locali che occupano 31.108 addetti. La diFatturato
mensione media, con 5,1 addetti per unità
manifatturiero - provincia di Forlì-Cesena
+14,0
locale, prosegue nel suo ridimensionamen+12,0
+10,0
to; le unità locali con oltre 19 addetti sono
+8,0
il 4,6% ed impiegano il 55,7% degli addetti
+6,0
+4,0
+2,0
0
-2,0
-4,0
-6,0
-8,0
manifatturiero - provincia di Forlì-Cesena
28
27
26
25
24
23
22
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al
trimestre precedente
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto
allo stesso trimestre dello scorso anno
variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai
12 precedenti
Percentuale sul totale delle vendite
Vendite all’estero
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
Tassi di crescita annua
I N D U S T R I A
M A N I F A T T U R I E R A
pubblica. Serve un maggiore impegno a favore della ricerca, la riduzione dei costi di
impresa, la promozione degli investimenti,
la crescita dimensionale delle imprese e che
non tralasci specifiche aree tecnologiche e
produttive. I provvedimenti legati al “cuneo
fiscale”, che avrebbero dovuto portare ad
un aumento della competitività delle imprese italiane,
secondo
alcuni non
hanno ancora sortito effetti
apprezzabili
anche perché, almeno
in parte, vanificati dall’aumento di
altri prelievi
fiscali.
L’econo-
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Ordini interni
Ordini esteri
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
Tassi di crescita annua
+14,0
+12,0
+10,0
+8,0
+6,0
+4,0
+2,0
0
-2,0
-4,0
-6,0
-8,0
manifatturiero - provincia di Forlì-Cesena
Tassi di crescita annua
manifatturiero - provincia di Forlì-Cesena
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al
trimestre precedente
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto
allo stesso trimestre dello scorso anno
variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai
12 precedenti
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
+14,0
+12,0
+10,0
+8,0
+6,0
+4,0
+2,0
0
-2,0
-4,0
-6,0
-8,0
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al
trimestre precedente
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto
allo stesso trimestre dello scorso anno
variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai
12 precedenti
I N D U S T R I A
sufficientemente lungo per eliminare le distorsioni dovute a fenomeni stagionali e ad
altri fattori occasionali.
Da tale rilevazione emerge che l’industria
manifatturiera provinciale, in analogia con
quanto riscontrato a livello regionale, ha
avuto andamenti di segno positivo.
Il volume fisico della produzione su base
annuale è aumentato del 6,2%. La totalità
dei settori osservati ha ottenuto un risultato positivo; quelli che registrano i risultati più brillanti sono le calzature, il legno e i
mobili, il metalmeccanico e quello della chimica e della plastica. Il dato è stato positivo
anche fra tutte le classi di addetti osservate, inclusa quella delle imprese con addetti
compresi fra 10 e 19, che quest’anno è apparsa la più vivace. La crescita, quantitativamente superiore a quella segnalata lo scorso
anno, ha però presentato una più contenuta
diffusione fra le imprese: quelle che hanno
indicato un aumento della produzione nel
terzo trimestre 2007 rispetto al terzo 2006
sono state il 47,6% (erano il 51,8% lo scorso
anno); le segnalazioni negative sono state il
27,7% contro il 26,7% del 2006. Il grado di
utilizzo degli impianti, attestatosi all’80,6%,
è parso più elevato di quello calcolato un
anno fa.
Il fatturato, misurato a valori correnti, è
cresciuto del 9,9%. Si rileva, però una progressiva riduzione dei margini per la difficoltà
di recuperare gli aumenti dei costi sui prezzi
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
del settore. Sul totale delle attività questo
settore rappresenta il 12,3% delle imprese, il 12,7% delle unità locali e il 32,7% degli
addetti; le società di capitali sono 977 cioè
il 19,3% del totale delle imprese manifatturiere contro l’11,9% rilevato nel totale delle
attività. Le persone che ricoprono almeno
una carica sociale in imprese manifatturiere
iscritte nel Registro delle Imprese (il 14,8%
del totale) sono per il 94,6% di nazionalità
italiana mentre per il 3,6% si tratta di extracomunitari.
Sul territorio provinciale l’andamento congiunturale dell’industria manifatturiera è
monitorato dalla Camera di Commercio attraverso una rilevazione trimestrale rivolta
ad un campione di aziende con almeno 10
addetti; i questionari raccolti per ogni trimestre sono stati mediamente circa 160 e
le imprese rispondenti occupano complessivamente oltre 16.000 addetti e quindi in
numero sufficiente a garantire rappresentatività della rilevazione. Da questa indagine,
i cui risultati sono disponibili sul sito della
Camera di Commercio al quale si rimanda
per un’analisi più dettagliata, sono tratti numerosi indicatori fra i quali sono stati scelti,
per il commento sintetico che segue, quelli
che evidenziano l’andamento medio del periodo da ottobre 2006 a settembre 2007
rispetto ai 12 mesi precedenti ritenendo
che tali indici siano i più adatti a sintetizzare l’andamento poiché riferiti ad un periodo
M A N I F A T T U R I E R A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
99
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
dei propri prodotti. La vendite sono state
realizzate per il 25,5% all’estero e quindi
permane evidente il gap con la media regionale che esporta mediamente oltre il 40%
dei prodotti, nonostante sia in atto un progressivo consolidamento dei rapporti delle
manifatturiere forlivesi e cesenati coi mercati esteri. Complessivamente la domanda
è risultata in crescita; la componente interna è aumentata del 7,0% ed anche quella
estera, che ha rappresentato il 24,7% degli
ordinativi, su base annua è stata superiore
del 5,6%; il periodo di produzione assicurata
dagli ordini già acquisiti al 30 settembre era
Occupazione
manifatturiero - provincia di Forlì-Cesena
I N D U S T R I A
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
M A N I F A T T U R I E R A
Tassi di crescita annua
+14,0
+12,0
+10,0
+8,0
+6,0
+4,0
+2,0
0
-2,0
-4,0
-6,0
-8,0
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al
trimestre precedente
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto
allo stesso trimestre dello scorso anno
variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai
12 precedenti
di circa 90 giornate lavorative, valore sensibilmente più elevato di quello indicato per
il 2006.
Resta negativo il dato dell’occupazione,
misurata attraverso il numero degli addetti
nelle imprese intervistate, che è complessivamente diminuita dello 0,3%; la perdita
occupazionale si è avuta nelle componenti
dirigenziale ed operaia mentre quella impiegatizia è risultata in aumento. Rispetto
all’anno precedente nel complesso delle
aziende contattate si è verificato un equivalente ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni sia per gli interventi di tipo ordinario che
straordinario.
In sostanza, nonostante i risultati produttivi
siano stati sostanzialmente positivi, l’occupazione è apparsa stazionaria, anzi leggermente cedente, segno che la ripresa non si è
rivelata abbastanza forte o con un ciclo abbastanza lungo per avere un riflesso sull’aumento del numero degli addetti. Anche se
il personale, una volta adeguatamente addestrato, è considerato parte del patrimonio
dell’impresa spesso si riscontra prudenza
nella sostituzione dei dipendenti dimissionari o pensionati. Inoltre, com’è noto, il continuo avanzamento tecnologico comporta
una riduzione dei posti di lavoro e porta ad
un mutamento del profilo della manodopera
necessaria con specializzazioni in aree tecniche non facilmente reperibili.
VARIAZIONE PERCENTUALE DEL NUMERO DEGLI ADDETTI
RISPETTO AI 12 MESI PRECEDENTI
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA 30/9/2007
SETTORE
DI
ATTIVITA’
TITOLARI E
DIRIGENTI
Alimentare
-16,5
-5,4
-2,3
-2,7
Confezioni
-6,6
+0,3
-16,3
-11,1
Calzature
IMPIEGATI
OPERAI E
APPRENDISTI
ADDETTI
TOTALI
0,0
+7,7
+3,5
+4,4
Legno e mobili
+0,4
+0,7
+2,3
+2,3
Chimica e plastica
+2,3
+3,9
+1,6
+2,0
Metalmeccanico
-0,7
+7,9
-0,5
-0,4
Altre industrie
+4,3
+0,4
+1,8
+0,5
Manifatturiero
-3,1
+3,0
-0,4
-0,3
Media delle variazioni riscontrate per singolo trimestre rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente
Fonte: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Indagine sulla congiuntura nelle imprese manifatturiere
100
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
le che non ha ancora completamente adottato un’adeguata ricollocazione.
Le imprese locali, in genere molto piccole,
fanno anch’esse a loro modo innovazione
più di quanto si pensi e, a volte, più di quanto
esse stesse abbiano consapevolezza. Le più
sono però impossibilitate ad investire nella
ricerca; è opportuno allora che si concentrino nella realizzazione di prodotti finiti più
che sulla componentistica o la subfornitura
e si dedichino ad un’accurata scelta dei mercati coi quali operare cercando di acquistare
le materie là dove il cambio, oggi favorevole, rende i
prezzi più
contenuti e
vendendo i
prodotti sul
mercato interno all’euro. E’ pure
opportuno
aumentare
la propria
cultura imprenditoriale specie
nelle aree
“finanza” e
“internazionalizzazione”.
Senza precise strategie le possibilità per il
nostro territorio di mantenere un tessuto
produttivo vivace andranno riducendosi. Alcune attività si spegneranno assieme al proprio imprenditore altre, le più interessanti, potranno essere acquistate da imprese
esterne che, qualora perseguano l’obiettivo
di acquisire brevetti, tecnologia o quote di
mercato senza un reale interesse a sviluppare l’attività in loco, causeranno solo un
impoverimento per la provincia.
Si passano ora in rassegna i settori più rilevanti per la manifattura provinciale che sono
riportati in ordine decrescente per numero
di addetti occupati.
I N D U S T R I A
Le prospettive per il quarto trimestre
2007 evidenziate dagli operatori intervistati
appaiono positive: sono più ottimistiche di
quelle dello scorso anno le attese per produzione e fatturato mentre sono più contenute le attese nei confronti degli ordinativi
sia interni sia esteri; l’occupazione dovrebbe
restare sostanzialmente stabile.
Gli investimenti realizzati, complessivamente
buoni, si sono attuati in misura molto differenziata fra impresa ed impresa. Le aree maggiormente interessate sono quelle dell’informatica e delle telecomunicazioni, le tecnologie
di produzione, la ricerca
e lo sviluppo. Fra gli
ostacoli che
hanno maggiormente
influito sul
contenimento degli
investimenti per alcune
imprese vi
sono quelli
di tipo congiunturale,
come la debolezza della domanda,
ma anche quelli di natura strutturale quali
le difficoltà burocratiche e amministrative,
la difficoltà di reperimento delle risorse finanziarie, la mancanza di manodopera specializzata. Si sta però finalmente diffondendo
la cultura della formazione vista ormai come
strumento irrinunciabile per la crescita della
compagine aziendale ed attuata anche indipendentemente dagli incentivi disponibili.
Al consuntivo incoraggiante registrato fino a
settembre si stanno affiancando segnali generalizzati di rallentamento: le principali cause sono da attribuire a tendenze internazionali, di cui si è già detto, quali l’innalzamento
dei prezzi delle materie prime e la scarsa
competitività dell’euro. Per le aziende locali,
spesso non adeguatamente strutturate per
la competizione globale, vanno aggiunte le
problematiche derivanti da un mix settoria-
M A N I F A T T U R I E R A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
METALMECCANICO
Il settore “metalmeccanico” è individuato
101
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
come l’insieme delle divisioni comprese fra
la 27 e la 35 della codifica Istat Ateco 2002
delle attività economiche e cioè quelle attività che vanno dalla produzione di metalli e
leghe, alla produzione e lavorazione di prodotti in metallo, costruzione di macchine di
ogni genere e di mezzi di trasporto, costruzione di apparecchi elettrici, elettronici ecc.;
Metalmeccanico
provincia di Forlì-Cesena
Produzione
Fatturato
Ordini Italia
Ordini Estero
Occupazione
-6
-4
-2 +0 +2 +4 +6 +8 +10 +12 +14
Tassi di crescita annua
3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi
rispetto ai 12 mesi precedenti
Produzione
+14,0
+12,0
+10,0
+8,0
+6,0
+4,0
+2,0
0
-2,0
-4,0
-6,0
-8,0
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
Tassi di crescita annua
M A N I F A T T U R I E R A
metalmeccanico
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al
trimestre precedente
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto
allo stesso trimestre dello scorso anno
variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai
12 precedenti
I N D U S T R I A
Produzione
rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente
ripartizione percentuale delle risposte
metalmeccanico
100%
50%
0%
3° trim 2006
4° trim 2006 1° trim 2007
aumento
102
stazionarietà
2° trim 2007
3° trim 2007
diminuzione
nella provincia esso conta 2.301 unità locali
che occupano 11.019 addetti. La dimensione
media è di 4,8 addetti per unità locale e le
unità locali con oltre 19 addetti sono il 4,9%
ma impiegano il 51,9% degli addetti del settore. Il metalmeccanico rappresenta il 37,7%
delle unità locali e il 35,4% degli addetti e
resta, quindi, uno dei settori di maggiore rilievo dell’industria manifatturiera locale.
Come avvenuto a livello nazionale e regionale, pure in provincia l’andamento è stato
positivo anche grazie agli investimenti effettuati in tecnologia, qualità e potenziamento
della funzione commerciale; a settembre il
40,0% delle imprese intervistate ha dichiarato di aver aumentato la produzione rispetto
al 2006, ben lontano dal 71,4% dello scorso
anno; contestualmente le segnalazioni di diminuzione sono cresciute fino al 33,3%. Il
volume fisico della produzione industriale è
aumentato del 5,8% con un utilizzo degli impianti pari all’81,1% della capacità produttiva.
Il fatturato, realizzato per il 33,2% all’estero è cresciuto dell’11,8% a valori correnti.
Complessivamente la domanda è risultata in
crescita in virtù dell’aumento sia della componente interna (+8,4%) che di quella estera
(+7,3%) che ha rappresentato il 32,1% degli
ordinativi.
Dal punto di vista occupazionale le imprese
intervistate hanno descritto una situazione
leggermente cedente: è, infatti, diminuito il
numero degli addetti dello 0,4% con un calo
dello 0,5% della componente operaia, mentre il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni è stato complessivamente analogo a
quello dello stesso trimestre dello scorso
anno con aumento della Straordinaria compensato dalla diminuzione dell’ordinaria.
Le prospettive per il quarto trimestre sono
tutte di segno positivo e, in genere, superiori a quelle dello scorso anno nonostante
la difficile trattativa per la chiusura del nuovo contratto collettivo avvenuta a gennaio
2008.
ALIMENTARE
Il settore “alimentare” (divisioni 15 e 16 della
codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche) è costituito da tutte le industrie
alimentari e delle bevande e dall’industria
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Alimentare
provincia di Forlì-Cesena
Produzione
Fatturato
Ordini Italia
Ordini Estero
Occupazione
-6
-4
-2 +0 +2 +4 +6 +8 +10 +12 +14
Tassi di crescita annua
3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi
rispetto ai 12 mesi precedenti
Produzione
alimentare
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
Tassi di crescita annua
+14,0
+12,0
+10,0
+8,0
+6,0
+4,0
+2,0
0
-2,0
-4,0
-6,0
-8,0
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al
trimestre precedente
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto
allo stesso trimestre dello scorso anno
variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai
12 precedenti
Produzione
rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente
ripartizione percentuale delle risposte
alimentare
100%
50%
0%
3° trim 2006
4° trim 2006 1° trim 2007
aumento
stazionarietà
2° trim 2007
3° trim 2007
diminuzione
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
gano il 67,7% degli addetti del settore. Sul
totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 17,8% delle
unità locali e il 18,7% degli addetti.
Quei segnali di ripresa che per l’industria
alimentare locale, in particolare per il comparto avicolo, si erano evidenziati sul finire del 2006, nel 2007 si sono manifestati in
tutta evidenza. A settembre l’aumento della
produzione rispetto all’anno precedente si è
verificato per ben l’80,0% delle imprese mentre la diminuzione ne ha interessato appena
il 6,7%.
Mentre a livello nazionale l’alimentare è rimasto stazionario, in provincia, nonostante
la perdita delle attività legate alla produzione dello zucchero, la sua produzione è aumentata del 3,7% con un utilizzo degli impianti pari all’81,2%. Il fatturato, realizzato
per l’8,3% all’estero, è cresciuto dell’11,0%
a valori correnti. Complessivamente la domanda è risultata in crescita; la domanda interna è aumentata del 4,3% ed anche quella
estera, che ha rappresentato il 7,8% degli
ordinativi, è stata superiore del 3,0%.
Il numero degli addetti è, però, ancora diminuito del 2,7%; (-2,3% per la sola componente operaia) ed il ricorso ad interventi
di Cassa Integrazione Guadagni è stato un
po’ più elevato rispetto allo stesso trimestre
dello scorso anno a causa dell’incremento
della componente straordinaria.
Nelle previsioni fatte dagli intervistati per l’ultimo trimestre 2007 si riaffaccia il segno positivo fatta eccezione per i livelli occupazionali
che sono attesi ancora in diminuzione.
LEGNO E MOBILI
Il settore “legno e mobili” è definito come
l’insieme della divisione 20 e della sola classe 36.1 della codifica Istat Ateco 2002 delle
attività economiche e cioè tutte le industrie
del legno e della fabbricazione di mobili in
genere fra le quali in provincia fanno spicco
quelle della produzione di mobili imbottiti;
esso comprende 931 unità locali che occupano 5.009 addetti. La dimensione media è
di 5,4 addetti per unità locale e le unità locali
con oltre 19 addetti sono il 4,9% ed impiegano il 50,9% degli addetti del settore. Sul
totale delle attività manifatturiere provincia-
I N D U S T R I A
del tabacco che in provincia di Forlì-Cesena
non è rappresentata; esso comprende 1.087
unità locali che occupano 5.810 addetti con
numerose imprese di dimensione rilevante
in particolare quelle operanti nella macellazione di avicoli. La dimensione media è di
5,3 addetti per unità locale e le unità locali
con oltre 19 addetti sono l’1,7% ma impie-
M A N I F A T T U R I E R A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
103
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
li questo settore rappresenta il 15,2% delle
unità locali e il 16,1% degli addetti.
Il periodo appena concluso è parso positivo.
Le imprese intervistate a fine settembre si
sono abbastanza concentrate su una situazione di stazionarietà rispetto alla variazione annuale della produzione: l’aumento si è
avuto nel 17,4% di queste e la diminuzione
Legno e mobili
provincia di Forlì-Cesena
Produzione
Fatturato
Ordini Italia
Ordini Estero
Occupazione
-6
-4
-2 +0 +2 +4 +6 +8 +10 +12 +14
Tassi di crescita annua
3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi
rispetto ai 12 mesi precedenti
Produzione
+14,0
+12,0
+10,0
+8,0
+6,0
+4,0
+2,0
0
-2,0
-4,0
-6,0
-8,0
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
Tassi di crescita annua
M A N I F A T T U R I E R A
legno e mobili
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al
trimestre precedente
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto
allo stesso trimestre dello scorso anno
variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai
12 precedenti
I N D U S T R I A
Produzione
rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente
ripartizione percentuale delle risposte
legno e mobili
100%
50%
0%
3° trim 2006
4° trim 2006 1° trim 2007
aumento
104
stazionarietà
2° trim 2007
3° trim 2007
diminuzione
nel 30,4%.
A livello nazionale le due componenti hanno
segnalato andamenti diversi: lieve contrazione per il settore del legno, buona espansione
per quello dei mobili. In provincia la produzione è aumentata dell’11,4% con un utilizzo degli impianti pari al 78,8%. Il fatturato,
realizzato per il 29,8% all’estero, è cresciuto
del 5,3% a valori correnti. Complessivamente la richiesta è stata in crescita del 3,6%; la
domanda interna è aumentata del 3,5% ed
anche quella estera, che ha rappresentato il
27,9% degli ordinativi, è stata superiore del
4,3%.
Il numero degli addetti è aumentato del
2,3%; uguale crescita si è verificata per la
sola componente operaia.
L’utilizzo dell’istituto della Cassa Integrazione Guadagni è stato superiore rispetto
ai livelli dello stesso trimestre dello scorso
anno e concentrato esclusivamente sugli interventi di tipo Ordinario.
Secondo l’opinione degli imprenditori contattati le prospettive per i prossimi mesi
sono improntate alla crescita con tassi generalmente superiori a quelli dello scorso
anno.
CALZATURE
Il settore “calzature” (divisione 19 della
codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche) comprende tutte le attività di lavorazione delle pelli e del cuoio in genere;
per la nostra provincia, tuttavia, il settore
è fortemente caratterizzato dalla produzione di calzature e parti di calzature (tomaie,
tacchi, suole, sottopiede ecc.) e pertanto si
è ritenuto di definirlo con l’appellativo di
“calzature”; è costituito da 330 unità locali
che occupano 2.180 addetti. La dimensione
media è scesa a 6,6 addetti per unità locale
e le unità locali con oltre 19 addetti sono
l’8,8% ed impiegano il 66,3% degli addetti del
settore. Sul totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il
5,4% delle unità locali e il 7,0% degli addetti.
Mentre nel territorio italiano si registra
una flessione specie per chi è inserito nelle fasce di prodotto economico e medio,
il calzaturiero locale ha attraversato una
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Calzature
provincia di Forlì-Cesena
Produzione
Fatturato
Ordini Italia
Ordini Estero
Occupazione
+0
+2
+4
+6
+8
+10 +12
+14 +16
Tassi di crescita annua
3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi
Produzione
calzature
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
Tassi di crescita annua
+18,0
+16,0
+14,0
+12,0
+10,0
+8,0
+6,0
+4,0
+2,0
0
-2,0
-4,0
-6,0
-8,0
-10,0
-12,0
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al
trimestre precedente
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto
allo stesso trimestre dello scorso anno
variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai
12 precedenti
Produzione
rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente
ripartizione percentuale delle risposte
calzature
100%
50%
0%
3° trim 2005
4° trim 2005 1° trim 2006
aumento
stazionarietà
2° trim 2006
3° trim 2006
diminuzione
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
tenuti fra i calzaturifici più grandi, orientati
su prodotti di elevata qualità e design.
La produzione è aumentata del 12,6% con
un utilizzo degli impianti pari al 76,1%. Il fatturato, realizzato per il 29,8% all’estero, è
cresciuto del 15,6% a valori correnti. Complessivamente la domanda è risultata in crescita; la domanda interna è aumentata del
14,4% ed anche quella estera, che ha rappresentato il 30,3% degli ordinativi, è stata
superiore del 4,3%. Le esportazioni, cresciute un po’ ovunque hanno avuto un particolare successo nella Federazione Russa dove
sono aumentate di circa il 30%.
Il numero degli addetti è aumentato del 4,4%;
la sola componente operaia è aumentata del
3,5%. Anche quest’anno l’utilizzo dello strumento della Cassa Integrazione Guadagni è
stato rilevante per le imprese operanti nel
settore delle calzature; tuttavia è apparso
leggermente inferiore rispetto allo stesso
trimestre dello scorso anno; sono aumentate le ore di “ordinaria” ma calate quelle di
“straordinaria”.
Le prospettive espresse per i prossimi mesi
indicano una prosecuzione della fase di crescita con tassi superiori a quelli indicati lo
scorso anno.
CHIMICA E PLASTICA
Il settore “chimica e plastica” (divisioni 24 e
25 della codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche) è caratterizzato, nella nostra provincia, da una prevalenza di imprese
che lavorano i materiali plastici ma con presenza anche di produttori di materie prime
di tipo termoplastico e termoindurente, colorifici ed aziende chimiche vere e proprie;
esso comprende 234 unità locali che occupano 1.994 addetti. La dimensione media è
di 8,5 addetti per unità locale e le unità locali
con oltre 19 addetti sono il 12,0% ed impiegano il 67,0% degli addetti del settore. Sul
totale delle attività manifatturiere provinciali questo settore rappresenta il 3,8% delle
unità locali e il 6,4% degli addetti.
In Italia si è verificato una contrazione produttiva fra le industrie chimiche ma un soddisfacente incremento fra quelle produttrici
di prodotti in gomma e materiali plastici. In
provincia il 2007 è stato un altro anno posi-
I N D U S T R I A
fase congiunturale soddisfacente: le risposte che a settembre indicavano incrementi
produttivi sull’anno precedente sono state
il 68,8% mentre quelle in diminuzione solo il
25,0%. I risultati più incoraggianti si sono ot-
M A N I F A T T U R I E R A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
105
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
tivo per questo comparto: la produzione è
aumentata del 5,8% con un utilizzo degli impianti pari all’85,6%. Le imprese che hanno
dichiarato un aumento rispetto allo scorso
anno sono state il 71,4% e solo il 21,4% ha
prodotto meno. Il fatturato, realizzato per il
23,2% all’estero, è cresciuto del 7,4% a valori correnti. Complessivamente la domanda
è risultata in crescita del 7,3%; la domanda interna è aumentata dell’8,6% ed anche
quella estera, che ha rappresentato il 22,2%
degli ordinativi, è stata superiore del 5,7%. Il
numero degli addetti è aumentato del 2,0%
con una crescita della componente operaia
dell’1,6%. Fra le imprese intervistate nessuna ha segnalato ricorsi alla Cassa IntegrazioConfezioni
Chimica e plastica
provincia di Forlì-Cesena
provincia di Forlì-Cesena
Produzione
Produzione
Fatturato
Fatturato
Ordini Italia
Ordini Italia
Ordini Estero
Ordini Estero
Occupazione
Occupazione
-6
-4
-2
0
-2
+4
+6
+8
-12 -10 -8
+10
-6
Tassi di crescita annua
3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi
+6 +8
Produzione
confezioni
+14,0
+12,0
+10,0
+8,0
+6,0
+4,0
+2,0
0
-2,0
-4,0
-6,0
-8,0
+14,0
+12,0
+10,0
+8,0
+6,0
+4,0
+2,0
0
-2,0
-4,0
-6,0
-8,0
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al
trimestre precedente
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto
allo stesso trimestre dello scorso anno
variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai
12 precedenti
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
Tassi di crescita annua
Tassi di crescita annua
M A N I F A T T U R I E R A
I N D U S T R I A
+2 +4
Tassi di crescita annua
Produzione
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al
trimestre precedente
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto
allo stesso trimestre dello scorso anno
variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai
12 precedenti
Produzione
Produzione
rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente
ripartizione percentuale delle risposte
rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente
ripartizione percentuale delle risposte
chimica e plastica
100%
confezioni
100%
50%
50%
3° trim 2006
4° trim 2006 1° trim 2007
aumento
106
-2 +0
3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi
chimica e plastica
0%
-4
stazionarietà
2° trim 2007
3° trim 2007
diminuzione
0%
3° trim 2006
4° trim 2006 1° trim 2007
aumento
stazionarietà
2° trim 2007
3° trim 2007
diminuzione
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
stazionarietà
M A N I F A T T U R I E R A
1° t. 2004
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2005
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2006
2° t.
3° t.
4° t.
1° t. 2007
2° t.
3° t.
4° t.
aumento
I N D U S T R I A
della codifica Istat Ateco 2002 delle attività economiche) è composto dalle industrie
tessili, dalle maglierie e da quelle di confezionamento di articoli di vestiario. In provincia conta 458 unità locali che occupano
1.728 addetti. La dimensione media è di 3,8
addetti per unità locale e le unità locali con
CONFEZIONI
Il settore “confezioni” (divisioni 17 e 18 oltre 19 addetti sono il 3,5% ed impiegano
il 43,1% degli addetti del settore. Sul totale
Altre industrie
delle attività manifatturiere provinciali queprovincia di Forlì-Cesena
sto settore rappresenta il 7,5% delle unità
Produzione
locali e il 5,6% degli addetti.
Fatturato
I segnali congiunturali appaiono contraddittori anche nel 2007; complessivamente
Ordini Italia
la produzione è aumentata dello 0,9% con
Ordini Estero
un utilizzo degli impianti pari al 76,9%. Le
Occupazione
imprese che hanno dichiarato di essere in
aumento rispetto allo scorso anno sono sta-6
-4
-2 +0
+2 +4
+6 +8 +10
te il 33,3% mentre ben il 46,7% sono state
Tassi di crescita annua
in diminuzione. Il fatturato, realizzato per il
3° trimestre 2007-medie degli ultimi 12 mesi
12,4% all’estero, è cresciuto dell’8,0% a valori correnti. Complessivamente la domanda
Produzione
è risultata in crescita; la domanda interna è
altre industrie
+14,0
aumentata del 4,7% ed anche quella estera,
+12,0
+10,0
che ha rappresentato l’11,9% degli ordinati+8,0
vi, è stata superiore del 3,6%.
+6,0
+4,0
Dal punto di vista occupazionale si è assi+2,0
stito invece ad un’ulteriore e significativa
0
-2,0
riduzione del numero degli addetti (-11,1%)
-4,0
risultato del netto calo del numero di ope-6,0
-8,0
rai ed apprendisti (-16,3%); la crescita, seppur contenuta, del numero degli impiegati
riconferma la tendenza a rafforzare le funzioni aziendali riguardanti la progettazione,
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto al
l’organizzazione, il marketing e l’amministratrimestre precedente
variazione percentuale nel trimestre in esame rispetto
zione a scapito di quella propriamente proallo stesso trimestre dello scorso anno
variazione percentuale negli ultimi 12 mesi rispetto ai
duttiva che viene esternalizzata, spesso an12 precedenti
che all’estero. Il ricorso ad ammortizzatori
sociali quali la Cassa Integrazione Guadagni
Produzione
è stato ancora più elevato rispetto allo stesrispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente
so trimestre dello scorso anno specie per
ripartizione percentuale delle risposte
altre industrie
interventi di tipo ordinario.
100%
Le previsioni a breve per le imprese tessili
e dell’abbigliamento appaiono anche quest’anno decisamente pessimistiche con tassi
50%
che assumono valori più negativi di quelli del
2006; fanno eccezione le aspettative sull’occupazione che è attesa in leggerissimo re0%
cupero.
3° trim 2006 4° trim 2006 1° trim 2006 2° trim 2007 3° trim 2007
Tassi di crescita annua
ne Guadagni.
Complessivamente le prospettive appaiono
buone fatta eccezione per i livelli occupazionali per i quali è stato espresso un certo
pessimismo.
diminuzione
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
107
ALTRE INDUSTRIE
Il settore qui definito “altre industrie” raggruppa tutte le divisioni della codifica Istat
Ateco 2002 delle attività economiche non
comprese nei settori precedenti; si parla di
attività per le quali, a causa della minore concentrazione sul territorio provinciale, non si
è ritenuto di poterne dettagliare gli andamenti separatamente. Le attività aggregate
sono quelle della fabbricazione e lavorazione della carta, della stampa e dell’editoria,
della lavorazione di minerali non metalliferi,
del recupero e preparazione per il riciclaggio. Complessivamente si tratta di 767 unità
locali che occupano 3.368 addetti. La dimensione media è di 4,4
addetti per
unità locale
e le unità
locali con
oltre 19 addetti sono
il 4,2% ed
impiegano il
47,2% degli
addetti del
settore. Sul
totale delle
attività manifatturiere
provinciali
questo settore rappresenta il 12,6% delle
unità locali e il 10,8% degli addetti.
Considerate nel loro insieme queste imprese hanno vissuto un 2007 abbastanza positi-
vo: il 56,5% di esse ha visto crescere i propri
livelli produttivi contro il 17,4% di quelle che
li hanno ridotti. Quantitativamente la produzione è aumentata del 4,6% con un utilizzo
degli impianti pari all’83,1%. Il fatturato, realizzato per il 29,4% all’estero, è cresciuto del
4,5% a valori correnti. Complessivamente la
domanda è risultata in crescita; la domanda interna è aumentata del 6,2% ed anche
quella estera, che ha rappresentato il 28,7%
degli ordinativi, è stata superiore del 7,0%. Il
numero degli addetti è cresciuto dello 0,5%;
la componente operaia presa singolarmente
è aumentata dell’1,8%. L’utilizzo della Cassa
Integrazione Guadagni è stato abbastanza
contenuto,
limitato ad
interventi
di tipo ordinario e
sostanzialmente su
livelli inferiori a quelli
dello stesso
trimestre
dello scorso anno.
Ad eccezione dei livelli
occupazionali per i
quali è prevista una leggera espansione, le
prospettive espresse dagli operatori per
l’ultimo trimestre appaiono decisamente
positive.
I N D U S T R I A
M A N I F A T T U R I E R A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
108
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
SIMET:
Le rappresentazioni grafiche riportate in questa
pagina sono ottenute tramite SIMET - Sistema
Integrato di Monitoraggio dell’Economia e del
Territorio - strumento di analisi realizzato dalla
Camera di Commercio di Forlì-Cesena e sviluppato dalla sua azienda speciale CISE. Si tratta solo
di un esempio delle potenzialità di elaborazione e
di analisi attualmente disponibili.
Imprese per intensità tecnologica - Tassonomia di Pavitt
La Tassonomia di Pavitt è una classificazione dei settori merceologici compiuta sulla base delle fonti e della
natura delle opportunità tecnologiche e delle innovazioni, dell’intensità della ricerca e sviluppo e della tipologia
dei flussi di conoscenza. Definisce le seguenti categorie:
• Settori dell’industria tradizionale (industrie alimentari e delle bevande, Produzione di oli e grassi, industria
tessile, abbigliamento, oreficeria e gioielleria, ceramica, giocattoli, edilizia)
• Settori con elevate economie di scala (fabbricazione della carta, editoria, prodotti petroliferi, industria chimica, profumi e cosmetici, gomma, industria metallurgica, elettrodomestici, autoveicoli, motoveicoli)
• Settori caratterizzati da offerta specializzata (industria meccanica, fabbricazione di macchine per la produzione di energia, industria cantieristica, fabbricazione di mezzi di trasporto)
• Settori caratterizzati da una elevata intensità di ricerca e sviluppo (industria farmaceutica, informatica elettronica e telecomunicazioni, fabbricazione di apparecchiature per il controllo dei processi industriali, strumenti
ottici e attrezzature fotografiche, apparecchi medicali e ortopedici, veicoli spaziali)
I-286 – Imprese attive
Incidenza % Settori caratterizzati da una elevata intensità di ricerca e sviluppo
rispetto alle Attività manifatturiere
5,10
5,14
5,06
Territorio: Forlì-Cesena
Periodo di riferimento: 2006
Settore di attività: Settori caratterizzati da una elevata
intesità di ricerca e sviluppo in rapporto a Attività manifatturiere
5,18
5,22
Analisi nel periodo 2000-2006
Valore nell’anno 2006: 5,18 %
Valore minimo nel periodo: 5,01 % (anno 2004)
Valore massimo nel periodo: 5,25 % (anno 2000)
Valore medio nel periodo: 5,12 %
5,30 Deviazione standard nel periodo: 0,09
5,26
4,98
Composizione del settore manifatturiero rispetto alla Tassonomia di Pavitt
Territorio: Forlì-Cesena
Territorio: Emilia-Romagna
Periodo di riferimento: 2006
Periodo di riferimento: 2006
Settore di attività: Attività manifatturiere
Settore di attività: Attività manifatturiere
I - 286 - Imprese attive (imprese)
I - 286 - Imprese attive (imprese)
66%
23%
56%
M A N I F A T T U R I E R A
5,02
12%
5%
Settori dell’industria tradizionale
Settori con elevate economie di scala
Settori caratterizzati da offerta specializzata
Settori caratterizzati da una elevata intensità di ricerca e sviluppo
15%
6%
Settori dell’industria tradizionale
Settori con elevate economie di scala
Settori caratterizzati da offerta specializzata
Settori caratterizzati da una elevata intensità di ricerca e sviluppo
I N D U S T R I A
17%
Modalità di lettura dei cruscotti Il valore dell’indicatore nel 2006, indicato dalla freccia, è posto in
relazione con l’intervallo dei valori assunti dal 1995 al 2006 (corona grigia esterna al cruscotto); la colorazione
indica i valori positivi (verde), negativi (rosso), normali (giallo) assumibili dall’indicatore.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
109
I N D U S T R I A
M A N I F A T T U R I E R A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
110
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
E
E
DILIZIA
Per il settore italiano
delle
costruzioni, il
2007 è stato
un ulteriore anno di
espansione;
le
buone
perfomances dell’edilizia abitativa, in particolare quella volta al recupero,
e dell’edilizia privata non residenziale sono
state però accompagnate da un deciso arretramento delle opere pubbliche. Pare si tratti
di un primo segnale dell’imminente fine del
ciclo congiunturale positivo che ha caratterizzato il settore negli ultimi anni. Per effetto
delle mutate condizioni del mercato creditizio, per il 2008 ci si attende, infatti, anche
una minore domanda di alloggi con la conseguente riduzione degli investimenti e, quindi,
della produzione di nuove abitazioni. Le stesse aspettative, per il settore delle opere pubbliche, sono improntate ad un ulteriore calo
nonostante le maggiori risorse destinate al
settore dal Governo per il 2007 ed il 2008.
Secondo l’inchiesta mensile ISAE sulle imprese del settore delle costruzioni, diffusa a
fine dicembre, l’indice del clima di fiducia
si attesta su uno dei livelli più bassi dal 1999
confermando le indicazioni di un progressivo
esaurirsi del ciclo espansivo; fra i principali
ostacoli al positivo svolgimento dell’attività
continua a prevalere l’insufficienza della domanda. Sono pessimistiche anche le tendenze occupazionali.
Nella prima metà del 2007, in Emilia-Romagna
la domanda pubblica ha segnato un arreRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
tramento:
per quanto
riguarda i
bandi vi è
stata
una
diminuzione del numero delle
gare,
ma
una crescita
del valore
complessivo delle opere in progetto; vi sono segnali
negativi anche per le aggiudicazioni con una
consistente flessione sia in numero sia in
valore ed un calo generalizzato in quasi tutte le province della regione. Sono venute a
mancare le opere commissionate dagli enti
statali, dalle Ferrovie dello Stato e dall’Anas.
Sono ovviamente venuti anche a mancare i
bandi relativi ad opere di assoluta eccezionalità quali quelle inerenti alla realizzazione
della linea ferroviaria ad alta velocità o la variante di valico.
Nelle aggiudicazioni le imprese regionali sono
riuscite a competere con quelle esterne che,
come si è ripetutamente verificato in questi
anni, vincevano più frequentemente le gare
di importo maggiore grazie a ribassi d’asta
più consistenti di 2-3 punti percentuali. Nel
primo semestre del 2007, forse per merito
di un recupero sul piano della competitività, gli appalti aggiudicati ai locali hanno avuto
ribassi d’asta più accentuati del 2% rispetto
agli anni scorsi. Anche a livello provinciale si
è verificato un forte calo delle opere pubbliche, sia nel numero dei bandi (–30%) sia nel
valore complessivo delle opere (–5%).
C’è invece stata una sostanziale tenuta dell’edilizia abitativa nonostante i segnali di
E D I L I Z I A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
111
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
rallentamento nella vendita di immobili. Per
il mercato immobiliare regionale il primo
semestre 2007 è stato vivace di scambi ma
senza incrementi apprezzabili rispetto all’anno scorso. Sul territorio provinciale gli
scambi sono stati addirittura più numerosi di
quelli avvenuti negli stessi mesi del 2006.
Le prospettive sono però improntate alla
stagnazione, non tanto perché l’attrattività
insediativa del territorio sia bassa ma per
una molteplicità di cause che interferiscono
nel mercato, quali gli elevati costi collaterali,
ormai non più sostenibili, gli oneri di urbanizzazione, i costi impropri, l’aumento dei tassi
bancari e il rincaro dei mutui. D’altro canto
in provincia, e in particolar modo sul territo-
rio dei comuni di Forlì e di Cesena, l’offerta
supera la domanda ed i nostri imprenditori
faticano a reggere l’attuale carico di immobili
invenduti; è evidente quindi che la bassa patrimonializzazione delle imprese le costringe
a vendere ad operatori del mercato immobiliare spesso ben più capitalizzati.
Strutturalmente il settore edile nella provincia di Forlì-Cesena, secondo i dati del Registro delle Imprese aggiornati al 30 settembre 2007, è costituito da 6.474 imprese di cui
ben il 73,5% sono ditte individuali, il 16,8%
società di persone e l’8,4% società di capitale, ed è caratterizzato da piccole imprese:
infatti, meno del 18% di esse ha dai due addetti in su e sono meno di 50 quelle imprese
Imprenditori per classe di età e nazionalità al 30/9/2007
Settore F Costruzioni - imprese attive
Provincia di Forlì-Cesena
stranieri
italiani
rapporto stranieri
su italiani
da 18 a 29 anni
275
629
43,7%
da 30 a 49 anni
937
4.542
20,6%
da 50 a 69 anni
68
2.631
2,6%
>= 70 anni
TOTALE
3
341
0,9%
1.283
8.143
15,8%
Fonte: Infocamere (StockView)
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Imprenditori del settore F Costruzioni
ripartiti per classi di età e nazionalità
80,0%
70,0%
stranieri
italiani
60,0%
E D I L I Z I A
50,0%
40,0%
30,0%
20,0%
10,0%
0,0%
da 18 a 29 anni
112
da 30 a 49 anni
da 50 a 69 anni
>= 70 anni
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
che superano i 19 addetti. L’87,2% è costituito da imprese artigiane. Rispetto allo scorso
anno il numero delle imprese di costruzione
è dunque aumentato del 4,2% superando ormai di gran lunga quello delle manifatturiere;
parallelamente si conferma il trend di riduzione della dimensione aziendale media, effetto
di una forte
spinta
all’esternalizzazione di
ogni singola
fase
produttiva. Il
turn-over
settoriale
rimane assai
elevato: negli ultimi 12
mesi si sono
contate 703
iscrizioni
(10,4% delle
registrate) e
577 cessazioni (8,5%).
Si riscontra anche una particolare concentrazione di imprenditori stranieri. Analizzando i dati sulle cariche sociali disponibili nella
banca dati StockView di Infocamere, per il
settore edile provinciale risulta che ogni 100
cariche, potremmo dire imprenditori, 13,5
sono coperte da stranieri: 10,3 da persone
nate in paesi extracomunitari (in maggioranza albanesi, tunisini, macedoni, svizzeri e marocchini) e 3,2 in paesi dell’Unione Europea
(rumeni, polacchi e bulgari). Il 94,5% degli
stranieri ha meno di 50 anni contro il 63,5%
degli imprenditori italiani.
Secondo l’Istat, nel terzo trimestre 2007 l’indice della produzione nelle costruzioni
ha segnato una crescita del 6,7% rispetto al
terzo trimestre del 2006. L’indice corretto
per i giorni lavorativi ha segnato, nel medesimo arco temporale, un aumento del 6,8%.
Nel confronto tra i primi tre trimestri del
2007 ed il corrispondente periodo del 2006,
l’indice grezzo e quello corretto per i giorni lavorativi
hanno registrato entrambi una
variazione
positiva
(+7,2%
il
p r i m o ,
+6,9% il secondo).
I costi di
costruzione hanno
subito un
rincaro superiore al
livello dell’inflazione; per il terzo trimestre del 2007
l’Istat calcola, relativamente ai fabbricati residenziali, un aumento del 3,8% rispetto al
corrispondente trimestre del 2006. Come è
noto, l’indice misura la variazione dei costi
diretti di realizzazione di un fabbricato residenziale prendendo in considerazione la
mano d’opera, i materiali, i trasporti e i noli
necessari alla sua realizzazione. Ad incidere
maggiormente quest’anno è stato il rincaro
della mano d’opera (+4,4%) seguito da quello
dei trasporti e dei noli (+3,7%). Fra i costi dei
materiali (complessivamente aumentati del
3,1%) spiccano i rincari dei materiali elettrici (+13,9%), delle apparecchiature termiche,
degli inerti e dei legnami (tutti compresi fra
CASSE EDILI - FORLI’-CESENA
IMPRESE, DIPENDENTI E ORE LAVORATE
ANNI EDILI 2005/06 E 2006/07
NUMERO IMPRESE
DIPENDENTI
ORE LAVORATE
2005/06
2006/07
1.526
1.721
var. % 2006/07
su 2005/06
+12,8%
8.777
9.956
+13,4%
9.935.652
11.026.000
+11,0%
E D I L I Z I A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Fonte: Casse Edili della provincia di Forlì-Cesena
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
113
E D I L I Z I A
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
114
il 3 e il 4%).
L’indagine condotta da Unioncamere sull’evoluzione congiunturale del settore delle costruzioni mette in evidenza per
l’Emilia Romagna una crescita positiva ma
inferiore a quella dello
scorso anno, trainata
dalle imprese più grandi, mentre per la provincia l’andamento è di
segno negativo. Nella
media delle prime tre
rilevazioni il volume
d’affari delle imprese di
Forlì-Cesena è stato inferiore a quello dei primi nove mesi del 2006
dello 0,9% contro la
crescita dello 0,5% registrata in regione. La
percentuale di imprese
che a settembre hanno
riscontrato un aumento di tale valore è stata
del 6% mentre il 10% ha
avuto una diminuzione.
La situazione provinciale appare migliore per
le imprese più piccole
rispetto a quelle di dimensioni maggiori. In
generale, i dati riguardanti la provincia appaiono peggiori di quelli medi regionali.
L’Istat, dopo la terza rilevazione 2007 delle
forze di lavoro, calcola un aumento degli occupati nel settore delle costruzioni rispetto
al 2006 del 5,5% per l’Italia e del 4,6% per
il Nord-Est; per l’Emilia-Romagna il numero
degli addetti è salito del 19,3% portandosi a
146 mila unità soprattutto per effetto della
forte crescita dei lavoratori indipendenti che
con 72 mila unità hanno ormai eguagliato i
dipendenti (74 mila).
Anche se a parere di molti operatori locali
l’occupazione è giudicata stazionaria, sono
numerose le evidenze statistiche di aumenti
rilevanti. Il numero dei dipendenti per i quali
sono stati fatti versamenti presso le Casse
Edili della provincia, ad esempio, è aumentato sensibilmente (+12,8%); la crescita è riscontrabile in tutte le classi di età ma risulta
particolarmente elevata fra gli addetti di età
compresa fra i 21 e i 40 anni. L’età media
delle maestranze è quindi diminuita.
Anche le ore lavorate, denunciate presso
le Casse edili dalle 1.721 imprese iscritte
nell’annata edile che
va da ottobre 2006 a
settembre 2007, confermano una crescita
dell’11,0% rispetto all’annata precedente.
Questa
divergenza potrebbe trovare
spiegazione nell’emersione di una parte del
lavoro irregolare più
volte denunciato nei
cantieri. Anche l’aumento dei lavoratori
part-time, una novità per il settore delle
costruzioni, potrebbe
costituire un segnale
in questo senso. Fortunatamente
all’aumento degli addetti
e delle ore lavorate
non sono aumentati
proporzionalmente gli
infortuni, anche grazie
all’innalzamento dei livelli di sicurezza e all’intensa attività formativa in merito.
In conclusione, pare che il settore stia entrando in una fase di rallentamento della
crescita determinato dall’affievolirsi della domanda pubblica alla quale si potrebbe affiancare anche la contrazione di quella privata.
La riduzione delle opere attualmente in fase
di progettazione fa presagire un calo complessivo della dinamicità del settore.
Poiché le imprese più solide, quelle che riescono ad attirare la fiducia dei clienti, normalmente riescono ad attraversare i momenti di
congiuntura difficile senza grossi contraccolpi, occorre perseguire standard progettuali
e costruttivi che diano le più valide garanzie
sulla qualità del manufatto e la sua durata nel
tempo, oltre che ridurre il fabbisogno energetico e garantire una maggiore qualità della
vita a chi usufruirà dell’opera.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Per il commercio
il
2007 è stato
un anno incerto. Nella
prima parte
dell’anno si
è registrata
una prosecuzione della tendenza
espansiva
(anche se moderata) iniziata l’anno precedente, che faceva sperare nel consolidamento della ripresa del settore, dopo le difficoltà
degli anni scorsi. Nella seconda parte dell’anno, invece, si è registrato un rallentamento
di questa tendenza, frustrando le attese nei
confronti della tipica ripresa dei consumi
che si verifica dopo la pausa estiva. Particolarmente deludente, secondo alcuni operatori del settore, è stato l’andamento del mese
di dicembre, di solito trainato dagli acquisti
natalizi, dove, invece della crescita sperata,
si è percepita una situazione di stazionarietà,
se non addirittura di peggioramento. Tutto
ciò viene attribuito al permanere di una situazione di difficoltà economica delle famiglie
italiane, con alcuni settori del “ceto medio”
interessati dalla perdita di potere d’acquisto
e anche dall’aumento degli interessi sui mutui
immobiliari. Una ricerca del Centro Studi della Confesercenti di Cesena, svolta fra settembre e ottobre 2007, ha mostrato come, fra le
famiglie del territorio cesenate, la cosiddetta
“crisi della quarta settimana” sia un fenomeno reale, con visibili ricadute sulle vendite nei
piccoli negozi alimentari ancora esistenti (ma
non nella grande distribuzione) e sui consumi presso i pubblici esercizi. Secondo alcuni
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
operatori,
inoltre, la
percezione
di tale difficoltà economica è stata
amplificata
dai media,
che hanno
abbondantemente diffuso notizie
allarmistiche sul rincaro dei prezzi (in particolare dei prodotti energetici e dei generi alimentari) e di numerose tariffe dei servizi per
l’abitazione (luce, acqua, gas) e dei trasporti;
ciò avrebbe causato una sopravvalutazione di
tali fenomeni da parte delle famiglie, con evidenti ricadute negative sui consumi. Il crollo della propensione ai consumi verificatosi
negli ultimi mesi dell’anno nel nostro Paese
ha coinciso con un quadro di rallentamento
dell’economia e dei consumi a livello internazionale, causato soprattutto dalla crisi dei
mutui immobiliari negli Stati Uniti.
Altri operatori, in particolare del territorio
cesenate, delineano un andamento delle vendite nel corso dell’anno parzialmente diverso,
anche se concordano sulla natura altalenante
di tale evoluzione: si è registrato un avvio dei
consumi a inizio anno molto lento, seguito
da una ripresa a maggio, per poi arrestarsi
nuovamente in autunno (com’è stato unanimemente rilevato), ma con una ripresa di
vivacità nel mese di dicembre. Inoltre viene
rilevato l’aumento dei prezzi di taluni servizi di pubblica utilità, anche in concomitanza
con momenti di ripresa economica, che non
ha permesso una reale ripresa del settore a
livello locale.
I N T E R N O
CC
OMMERCIO INTERNO
C O M M E R C I O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
115
C O M M E R C I O
I N T E R N O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
116
Per quanto riguarda l’andamento dei settori merceologici nel territorio provinciale, si segnala soprattutto la buona tenuta dell’elettronica (telefonia, hi-fi, home theater),
che è stato il principale beneficiario degli
acquisti del periodo natalizio. Certi operatori fanno però notare che questo buon andamento è stato possibile solo grazie a continue
campagne promozionali di pagamento con
formule rateali. Permane invece la difficoltà
dei settori abbigliamento e calzature.
Altri operatori invece individuano nell’abbigliamento, nell’alimentare e nell’elettronica
i
settori
interessati
da un calo
degli affari,
anche perché sono
le attività
più esposte
a rischi di
contraffazione merceologica.
Alcune associazioni
di categoria sottolineano poi
un’altra tendenza, trasversale rispetto ai settori merceologici, che bisognerà attendere alcuni mesi
per verificare se sarà di carattere strutturale o solo contingente: sembrano premiate
quelle attività commerciali che sono in grado
di intercettare e assecondare la tendenza,
emergente fra i consumatori, di orientarsi su
marchi e prodotti specifici.
Circa l’andamento della grande distribuzione, alcuni operatori del comprensorio forlivese sottolineano come, al di là del settore alimentare, che rappresenta uno dei suoi
principali punti di forza, anch’essa risenta ormai apertamente della crisi dei consumi, in
particolar modo i centri commerciali. Altri
operatori invece riportano la testimonianza
di commercianti del territorio cesenate, proprietari sia di esercizi nel centro storico sia
di un punto vendita in un centro commerciale, secondo i quali le gallerie riuscirebbero
comunque a reggere meglio alla crisi delle
vendite.
Per quanto riguarda il ricorso al credito da
parte dei commercianti, i dati delle associazioni di categoria indicano che le imprese
aderenti alle cooperative di garanzia hanno
mantenuto lo stesso livello d’investimenti del
2006; un dato positivo che, insieme all’apertura di nuove attività nel corso dell’anno,
segnala il permanere della dinamicità del settore nonostante le difficoltà economiche e i
tassi d’interesse in aumento.
L’indice
del clima
di fiducia
dei
consumatori ,
misurato
dall’ISAE,
nel
2007
ha riflesso,
nello stesso periodo,
l’evoluzione
dei consumi di cui si
è detto in
precedenza.
Dopo
un
primo trimestre in cui l’indice grezzo ha proseguito
la crescita in atto dall’anno precedente, fino
a toccare il valore massimo di 111,9 a marzo, si è entrati in una fase altalenante fino
a luglio, dopo di che l’indice ha iniziato una
discesa continua per concludere coi valori
più bassi dell’ultimo trimestre, in cui ha toccato il valore minimo di 105,1 a novembre
per risollevarsi solo leggermente a 105,3 in
dicembre. L’indice destagionalizzato mostra
un andamento abbastanza simile, anche se risulta molto più temperato il calo dell’ultimo
trimestre, che si presenta piuttosto come
una stasi intorno al valore 107. Infine l’indice
destagionalizzato e depurato dai fattori erratici mostra un andamento calante dal valore
massimo di 111,5 di gennaio a 107 di agosto,
per poi risalire solo leggermente nell’ultimo
trimestre fino a 107,3 di novembre. Le medie
dell’indice grezzo per periodi di dodici mesi
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO
PER LE FAMIGLIE DI OPERAI E IMPIEGATI
AL NETTO DELLA SPESA PER TABACCHI
AUMENTI PERCENTUALI ANNUALI
AUMENTI PERCENTUALI ANNUALI
NELL’ANNO 2007
Forlì
Gennaio
2,0
1,5
Febbraio
1,9
1,5
Marzo
1,8
1,5
Aprile
1,5
1,4
Maggio
1,5
1,4
Giugno
1,6
1,6
Luglio
1,9
1,6
Agosto
1,6
1,6
Settembre
1,6
1,6
Ottobre
2,2
2,0
Novembre
2,2
2,3
Dicembre
2,4
2,6
Media annuale
1,8
1,7
Fonte: Istat
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi
Camera di Commercio di Forlì-Cesena
INDICATORE DEL CLIMA DI FIDUCIA DEI CONSUMATORI ITALIANI (ISAE )
116,0
114,0
112,0
110,0
C O M M E R C I O
108,0
106,0
104,0
102,0
100,0
98,0
96,0
94,0
2003
Italia
I N T E R N O
segnalano nell’arco del 2007 un andamento a
parabola, con una fase ascendente nella prima metà dell’anno, fino al valore massimo di
109,8 a maggio e giugno, e una discendente
nella seconda metà, fino al minimo di 108,5
a dicembre.
Sul finire del 2007 l’inflazione è tornata a
destare preoccupazioni. Il tasso di crescita
dell’indice nazionale dei prezzi al consumo
per le famiglie di operai e impiegati, dopo essersi mantenuto per gran parte dell’anno su
livelli intorno all’1,5%, è salito bruscamente
nell’ultimo trimestre, fino al 2,6% di dicembre, avvicinandosi alla soglia critica del 3%.
L’indice relativo al Comune capoluogo di
Forlì si è mantenuto quasi sempre su tassi
di crescita superiori a quello nazionale; partendo dal 2% di gennaio, è diminuito fino
all’1,5% di aprile e maggio, per poi assumere
un andamento instabile e infine ha ripreso a
crescere nell’ultimo trimestre, fino al 2,4% di
dicembre. L’aumento medio annuale dell’indice nazionale è stato pari all’1,7%, quello di
Forlì pari all’1,8%.
Analizzando l’andamento medio dell’indice
Istat nazionale del valore delle vendite del
commercio al dettaglio nell’arco dei primi
dieci mesi del 2007, si riscontra una crescita
dello 0,7% rispetto ai primi dieci mesi dell’an-
2004
2005
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
2006
2007
117
C O M M E R C I O
I N T E R N O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
no precedente. Per una migliore valutazione
del dato occorre tenere presente che tale
indice incorpora sia la variazione delle quantità, sia quella dei prezzi, e che, nello stesso
periodo di tempo, questi ultimi sono cresciuti dell’1,9%; si tratta quindi, in termini reali,
di una contrazione delle vendite. Il settore
alimentare è cresciuto dello 0,9% e il non
alimentare dello 0,4%. La grande distribuzione è cresciuta dell’1,1%, le imprese operanti
su piccole superfici dello 0,4%. All’interno
della grande distribuzione, la crescita maggiore spetta
agli
“altri
specializzati” (+2,2%)
seguiti dagli
hard
discount
(+2,1%). Il
valore delle vendite
è aumentato dello
0,4% nelle
piccole imprese (fino
a 2 addetti),
è rimasto
stabile nelle
medie imprese (da 3 a 5 addetti) ed è cresciuto dell’1,1% nelle grandi imprese (6 addetti e oltre).
L’indagine congiunturale sul commercio al dettaglio del sistema camerale mostra per la provincia di Forlì-Cesena un andamento notevolmente migliore di quello
nazionale e in linea con quello regionale. Nei
primi nove mesi del 2007 le vendite in provincia sono aumentate dell’1,8% rispetto allo
stesso periodo del 2006, analogamente al
dato regionale. Nello stesso periodo, invece,
a livello nazionale si è avuta una flessione dello 0,2%. Sia in provincia che in regione, sono
risultati maggiormente in crescita il primo e il
terzo trimestre, mentre nel secondo si è registrata una situazione più statica. Nel primo
trimestre 2007 a Forlì-Cesena l’incremento
delle vendite è stato del 2,5%, è sceso allo
0,6% nel secondo ed è risalito al 2,4% nel terzo. In EmiliaRomagna si
è avuto un
tasso di crescita del 2,7%
nel primo
trimestre,
una discesa
allo 0,6% nel
secondo e
di nuovo un
incremento
del 2% nel
terzo. In Italia, invece,
si sono avuti modesti
incrementi
rispettivamente dello 0,5% e dello 0,1% nei
primi due trimestri, e una flessione dell’1,1%
nel terzo.
Nonostante il permanere di uno stato d’incertezza sugli sviluppi futuri del settore, le
previsioni degli operatori per l’evoluzione
nei 12 mesi successivi, rilevate dall’indagine
congiunturale di Unioncamere, segnalano il
INDAGINE CONGIUNTURALE SUL COMMERCIO AL DETTAGLIO
I° - III° TRIMESTRE 2007
Andamento delle vendite nel trimestre di riferimento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente
VARIAZIONE PERCENTUALE
I° TRIMESTRE
FORLÌ-CESENA
EMILIA-ROMAGNA
ITALIA
+2,5
+2,7
+0,5
II° TRIMESTRE
+0,6
+0,6
+0,1
III° TRIMESTRE
+2,4
+2,0
-1,1
MEDIA
+1,8
+1,8
-0,2
Fonte: Indagine congiunturale Unioncamere Italiana e Unioncamere Emilia-Romagna
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
118
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
permanere di un clima abbastanza ottimista: il saldo fra coloro che prevedono un
miglioramento e quanti prevedono un peggioramento è ampiamente positivo. A livello
provinciale le previsioni degli operatori sono
nettamente migliori di quelle registrate a livello nazionale e, ad eccezione del secondo
trimestre, la percentuale di quanti prevedono una crescita risulta maggiore di quanti
prevedono una situazione di stabilità. A livello regionale, però, le previsioni risultano più
positive di quelle provinciali; in particolare, la
quota di quanti prevedono un miglioramento
in tutti e tre i trimestri è maggiore di quanti
prevedono stabilità.
La banca dati StockView di Infocamere, basata sul Registro delle Imprese, fornisce i dati
sulla struttura imprenditoriale del settore commerciale. Al 30 settembre 2007
le imprese attive del commercio nella provincia di Forlì-Cesena sono 9.107; rispetto al
30 settembre del 2006 la situazione risulta
stabile: si registra infatti una lieve flessione
dello 0,2%. Una diminuzione appena maggiore si registra in regione e in Italia, in entrambi
i casi col –0,4%. L’incidenza del commercio
sul totale delle imprese provinciali (22,1%) è
minore sia di quella regionale (22,7%) sia soprattutto di quella nazionale (27,4%).
Le imprese di vendita e riparazione di auto
e motoveicoli con 1.085 unità costituiscono
l’11,9% del totale del commercio (dato in linea con gli altri ambiti territoriali). Rispetto
all’anno precedente si è avuta una flessione
dello 0,3%, risultato lievemente migliore di
quello nazionale (-0,5%) e regionale (-0,7%).
Il commercio all’ingrosso e intermediari
(3.449 imprese attive) rappresenta il 37,9%
del commercio provinciale, dato in linea con
quello regionale (38%) e decisamente superiore a quello nazionale (31,2%). In tutti i
livelli territoriali si ha una situazione sostanzialmente stabile.
Infine, con 4.573 imprese il commercio al
IMPRESE ATTIVE DELLA SEZIONE G (Commercio) E DELLE DIVISIONI
G50 - Vendita, manutenzione, e riparazione di auto e moto veicoli
G51 - Commercio all’ingrosso e intermediari del commercio (escl. auto e moto)
G52 - Commercio al dettaglio (escl. auto e moto)
30/9/06
30/9/07
var. %
07/06
incidenza %
2006 (*)
incidenza %
2007 (*)
1.088
1.085
-0,3%
11,9%
11,9%
G51
3.451
3.449
-0,1%
37,8%
37,9%
G52
4.587
4.573
-0,3%
50,3%
50,2%
G
9.126
9.107
-0,2%
100,0%
100,0%
40.940
41.235
+0,7%
22,3%
22,1%
G50
11.762
11.682
-0,7%
12,0%
12,0%
G51
37.164
37.078
-0,2%
37,9%
38,0%
G52
49.138
48.897
-0,5%
50,1%
50,1%
G
98.064
97.657
-0,4%
100,0%
100,0%
428.204
430.818
+0,6%
22,9%
22,7%
G50
170.209
169.374
-0,5%
11,9%
11,9%
G51
443.049
442.889
-0,0%
31,1%
31,2%
G52
811.671
807.618
-0,5%
57,0%
56,9%
G
1.424.929
1.419.881
-0,4%
100,0%
100,0%
TOTALE IMPRESE
5.158.804
5.181.660
+0,4%
27,6%
27,4%
TOTALE IMPRESE
EMILIA ROMAGNA
TOTALE IMPRESE
ITALIA
C O M M E R C I O
G50
I N T E R N O
FORLI’-CESENA
(*) incidenza % all’interno del ramo G e G su totale
Fonte: Infocamere, banca dati StockView
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
119
C O M M E R C I O
I N T E R N O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
dettaglio e riparazione di beni personali e
per la casa rappresenta la componente maggioritaria del settore commerciale provinciale (50,2%). Questa incidenza è in linea con
quella regionale (50,1%), ma inferiore a quella nazionale (56,9%). L’andamento del comparto è di lieve flessione in tutti gli ambiti
territoriali: -0,5% in regione e in Italia, -0,3%
in provincia.
La banca dati TradeView di Infocamere offre
una panoramica sul settore del commercio al dettaglio basata sui dati ricavati dalle
comunicazioni di aperture, chiusure, ampliamenti e trasformazioni degli esercizi commerciali acquisite dal Registro delle Imprese
mediante i modelli COM. In tale banca dati
vengono prese in considerazione sia le sedi
d’impresa che le unità locali, che presentano un codice di attività prevalente o secondaria compreso fra quelli che classificano il
commercio al dettaglio in sede fissa. Tanto
le unità locali quanto le sedi d’impresa sono
considerate indifferentemente esercizi commerciali e sono conteggiate singolarmente.
Al 30 giugno 2007 risultano attivi 6.876
esercizi al dettaglio in sede fissa. Il 52,9% di
essi appartiene al settore merceologico non
alimentare, incidenza superiore a quella nazionale (47,8%) ma un po’ inferiore a quella
regionale (54,6%). L’incidenza degli esercizi alimentari (11,9%) è un po’ maggiore di
quella regionale (11%) e nazionale (10,4%). Il
settore misto (alimentare e non alimentare)
rappresenta il 6,8% del totale, incidenza analoga a quella nazionale (6,6%) ma inferiore a
quella regionale (7,6%). Peraltro, occorre tener presente che vi è in provincia un 28,5% di
esercizi il cui settore non è rilevabile, di contro al 26,8% regionale e al 35,3% nazionale.
Analizzando la distribuzione degli esercizi
per classi di superficie di vendita, si deve
innanzitutto segnalare che per il 28,5% degli esercizi della provincia la superficie non è
specificata (27% in regione, 35,5% in Italia).
Com’è noto, nonostante le significative trasformazioni intervenute, il sistema distributivo italiano è ancora caratterizzato dalla
concentrazione del numero degli esercizi
nelle classi di superficie inferiori, corrispondenti alla tipologia degli esercizi di vicinato, in
particolare nella fascia sotto ai 150 mq, che
costituisce il 57,4% del totale. Questo dato
è ancora più marcato nella nostra regione,
dove questa fascia costituisce addirittura
il 65,4% del totale, e nella nostra provincia
dove costituisce il 64,4%.
L’incidenza della classe inferiore ai 50 mq in
provincia (47,5%) è notevolmente superiore a
quella nazionale (34,7%) e supera anche quella regionale (44,4%). Al contrario, la classe di
superficie 51-150 mq è meno significativa in
provincia (16,9%) che in regione (21%) e in
Italia (22,7%). La classe dei 151-250 mq ha
incidenza analoga in tutti gli ambiti territoriali
(3,8% in provincia e in Italia, 4% in regione).
La classe dei 251-400 mq, corrispondente
sostanzialmente alla tipologia dei minimercati, rappresenta l’1,1% provinciale a fronte
dell’1,3% regionale e dell’1,4% nazionale. La
classe dei 401-1500 mq, ovvero i supermercati, rappresenta il 2% del totale provinciale,
l’1,9% di quello regionale e l’1,6% nazionale.
Infine, le grandi strutture di vendita costituiscono una componente residuale del totale
ESERCIZI DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO PER SETTORE MERCEOLOGICO
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA, EMILIA-ROMAGNA E ITALIA
al 30 giugno 2007
FORLI’-CESENA
V.A.
Indice di
composizione
EMILIA-ROMAGNA
V.A.
Indice di
composizione
ITALIA
V.A.
Indice di
composizione
Alim. e non alim.
465
6,8%
5.313
7,6%
65.201
6,6%
Alimentare
816
11,9%
7.698
11,0%
102.905
10,4%
3.638
52,9%
38.205
54,6%
473.715
47,8%
Non alimentare
Non rilevabile
1.957
28,5%
18.712
26,8%
349.748
35,3%
TOTALE
6.876
100,0%
69.928
100,0%
991.569
100,0%
Fonte: Infocamere, TradeView
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
120
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
in termini percentuali, anche se il loro impatto è molto significativo – pur trattandosi
di poche unità - a causa delle loro grandi dimensioni. In provincia di Forlì-Cesena si trovano 14 esercizi nella classe dei 1501-2500
mq, 3 esercizi nella classe dei 2501-5000 mq
e 2 nella classe superiore ai 5000 mq.
Esaminando la movimentazione degli
1
esercizi al dettaglio nel corso del 2007 , si
rileva che in tutti gli ambiti territoriali i saldi fra aperture e cessazioni risultano ampia-
mente positivi per tutti i settori merceologici
(escludendo la categoria dei “non rilevabili”).
In provincia di Forlì-Cesena si sono registrate
458 nuove aperture e 25 cessazioni (+433);
in Emilia-Romagna 4.203 aperture e 1.296
cessazioni (+2.907); in Italia 57.145 aperture e 21.687 cessazioni (+35.458). In tutti gli
ambiti territoriali il settore non alimentare è
quello in cui si concentra la maggior parte sia
delle aperture che delle cessazioni.
Osservando invece le movimentazioni per
ESERCIZI DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO PER CLASSI DI SUPERFICIE
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA, EMILIA-ROMAGNA E ITALIA
al 30 giugno 2007
Valori assoluti
Forlì-Cesena
Indice di composizione
Forlì-Cesena
Emilia-Romagna
Italia
CLASSI DI SUPERFICIE
Non specificata
1.959
28,5%
27,0%
35,5%
01-50 mq
3.264
47,5%
44,4%
34,7%
51-150 mq
1.160
16,9%
21,0%
22,7%
151-250 mq
262
3,8%
4,0%
3,8%
251-400 mq
77
1,1%
1,3%
1,4%
401-1500 mq
135
2,0%
1,9%
1,6%
1501-2500 mq
14
0,2%
0,2%
0,1%
2501-5000 mq
3
0,0%
0,1%
0,1%
Oltre 5000 mq
2
0,0%
0,0%
0,0%
6.876
100,0%
100,0%
100,0%
I N T E R N O
Fonte: Infocamere, TradeView
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
APERTURE E CESSAZIONI DI ESERCIZI AL DETTAGLIO
PER SETTORE MERCEOLOGICO
al 9 gennaio 2008
FORLI’-CESENA
EMILIA-ROMAGNA
ITALIA
SETTORE
MERCEOLOGICO Aperture Cessazioni Saldo Aperture Cessazioni Saldo
Aperture Cessazioni
40
1
+39
355
99
+256
4.104
1.436
Alim. e non alim.
110
3
+107
786
214
+572
9.636
3.827
Alimentare
303
20
+283
2.950
916 +2.034
42.471
15.743
Non alimentare
5
+5
112
41
+71
932
376
Tabelle speciali
1
-1
26
-26
2
305
Non rilevabile
458
25
+433
4.203
1.296 +2.907
57.145
21.687
TOTALE
Saldo
+2.668
+5.809
+26.728
+556
-303
+35.458
Fonte: Infocamere, TradeView
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
1
I dati sulla movimentazione (aperture e cessazioni) degli esercizi sono grandezze di flusso e non di stock; ovvero, si riferiscono a un intervallo di tempo e non a un dato istante. I dati sulla movimentazione della banca dati TradeView vengono
caricati dal Registro imprese con cadenza settimanale. Poiché le comunicazioni di cessazione dell’attività vengono solitamente effettuate a fine anno, le relative pratiche vengono inserite nel Registro imprese nelle prime settimane dell’anno
seguente. Pertanto, anche se i presenti dati sulle cessazioni di esercizi potrebbero essere ancora incompleti, si è ritenuto
di effettuare l’elaborazione in data 9 Gennaio 2008.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
C O M M E R C I O
TOTALE
121
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
tipo di esercizio, si rileva il saldo attivo per
ogni tipologia e in ogni ambito territoriale,
così come in tutti e tre gli ambiti territoriali
le aperture e le cessazioni si concentrano per
numero nella tipologia degli esercizi di vicinato. Nella provincia di Forlì-Cesena si sono
registrate 450 aperture e 24 cessazioni di
esercizi di vicinato, 8 aperture e 1 cessazione
di medie dimensioni e nessuna movimentazione di grandi strutture. In regione, fra le
grandi strutture, risultano invece 2 nuove
aperture e 1 cessazione.
Un altro fenomeno sottolineato dagli operatori è quello dell’imprenditoria extracomunitaria, che è una realtà ormai affermata
nel territorio provinciale. Essa si concentra
soprattutto nei settori dell’abbigliamento,
alimentari e pubblici esercizi. Gli esercizi alimentari attraggono una clientela in prevalen-
za straniera e offrono soprattutto prodotti
etnici, mentre i pubblici esercizi, in particolare la ristorazione, attraggono anche un sostanzioso pubblico italiano.
Analizzando i dati di StockView sulle persone con cariche nelle imprese, e limitando
l’esame alle imprese individuali attive – in cui
la carica di titolare coincide con la persona
fisica dell’imprenditore - in provincia di ForlìCesena risultano 346 titolari di imprese individuali extracomunitari , pari al 10,3% del
totale. Per quanto significativo, il fenomeno
non presenta ancora l’incidenza registrata a
livello regionale (13,3%) e nazionale (12,8%).
Molto più modesta è la presenza di imprenditori provenienti da altri Paesi della UE: 35
persone, pari all’1%, a fronte dell’1,3% regionale e dell’1,2% nazionale. Il restante 88,6%
delle persone titolari d’imprese individuali
APERTURE E CESSAZIONI DI ESERCIZI AL DETTAGLIO
PER TIPO DI ESERCIZIO
al 9 gennaio 2008
FORLI’-CESENA
EMILIA-ROMAGNA
Aperture Cessazioni Saldo
Aperture Cessazioni
ITALIA
Saldo
Aperture
Cessazioni
Saldo
TIPO
DI ESERCIZIO
Vicinato
I N T E R N O
Medio
Grande
TOTALE
450
24
+426
4.126
1.272
+2.854
55.264
21.040
+34.224
8
1
+7
75
23
+52
1.766
612
+1.154
-
-
+0
2
1
+1
115
35
+80
458
25
+433
4.203
1.296
+2.907
57.145
21.687
+35.458
Fonte: Infocamere, TradeView
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
IMPRENDITORI PER NAZIONALITA’
SETTORE ATECO G52 - COMMERCIO AL DETTAGLIO
CLASSE DI NATURA GIURIDICA: IMPRESE INDIVIDUALI
al 30 settembre 2007
C O M M E R C I O
FORLÌ-CESENA
NAZIONALITA’
Comunitaria
Extracomunitaria
Italiana
Non classificata
TOTALE
Valore assoluto
35
EMILIA-ROMAGNA
ITALIA
incidenza %
incidenza %
incidenza %
1,1%
1,3%
1,2%
346
10,3%
13,3%
12,8%
2.966
88,6%
85,4%
85,7%
0
0,0%
0,0%
0,4%
3.347
100,0%
100,0%
100,0%
Fonte: Infocamere, banca dati StockView
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
2
Si precisa che quanto rilevato dalla banca dati StockView e definito “nazionalità” è il Paese di nascita della persona, desunto dal
codice fiscale presente nella visura dell’impresa. Va inoltre tenuto presente che all’interno dei Paesi extracomunitari è presente la
Svizzera, paese in cui risultano nati anche alcuni imprenditori di nazionalità italiana.
122
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
rapporti fra le diverse tipologie distributive non ci sono significative evoluzioni
rispetto al 2006. Per quanto riguarda il comprensorio forlivese, l’apertura del nuovo iper
di Forlì, che avrebbe sicuramente introdotto l’elemento di cambiamento più rilevante,
risulta attualmente ritardata. Della presenza
dell’iper di Forlimpopoli ha risentito direttamente, sempre secondo le associazioni di
categoria,
il
tessuto
commerciale
del
centro storico di quel
Comune,
ma l’effetto
sembra circoscritto a
tale dimensione.
Nel territorio cesenate, le Amministrazioni
pubbliche
hanno attuato una politica d’insediamento della grande distribuzione che privilegia le strutture di
dimensioni intermedie. L’ultimo ad essere
aperto a Cesena è stato un centro commerciale di 6000 mq compresa la galleria e tale
apertura risale già a più di un anno fa, per
cui non ci sono novità sul fronte dei rapporti
fra grande distribuzione e piccoli esercizi nel
cesenate.
Per quanto riguarda le prospettive di sviluppo, viene ribadito che le PMI del commercio devono continuare a investire sulla
specializzazione e sulla formazione, relativamente sia all’offerta merceologica, sia alla comunicazione e al marketing, sia all’assistenza
alla clientela. Come si è detto in precedenza,
specializzarsi su alcuni marchi e prodotti precisi risulta ormai essenziale per la visibilità e
il successo di una piccola impresa commerciale. E’ necessario anche investire sulla forRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
mazione degli addetti per fare in modo che
l’attività venga gestita con la flessibilità e la dinamicità che il mercato ora richiede. Inoltre
grande importanza è attribuita alla cura e all’assistenza alla vendita, anche perché, se ben
utilizzata, costituisce un punto di forza delle
PMI nei confronti della grande distribuzione.
Secondo altri operatori, il problema attuale
del commercio è che la capacità di spesa delle famiglie si è fortemente ridotta a causa dell’erosione del potere d’acquisto; l’attesa dei
saldi da parte dei consumatori e la tendenza
a concentrare gli acquisti in Gennaio (con
l’esclusione
di
quelli
natalizi) ne
sono una
conferma.
Solo una ripresa stabile dei consumi può
far uscire
il settore
dalle attuali
difficoltà.
Uno
dei
principali
interventi per risollevare
il livello dei consumi potrebbe essere una
diminuzione della pressione fiscale nei confronti dei lavoratori con reddito dipendente, che risultano attualmente nel complesso
maggiormente colpiti dalla diminuzione del
potere d’acquisto. Ciò dipende anche da inadeguati o mancati rinnovi contrattuali. Un altro elemento sottolineato come criticità da
alcune associazioni di categoria è la decisione
di tenere le fiere dell’outlet nel periodo degli
acquisti natalizi, il che non agevola gli esercizi dei centri storici; meglio sarebbe per lo
meno prevederle nel periodo dei saldi.
A proposito di saldi, secondo alcune associazioni di categoria la tendenza che sta
emergendo (escludendo i negozi e i prodotti
di fascia alta) è ormai una politica di prezzi
variabili in funzione del mese piuttosto che
forti sconti riservati a un periodo di tempo
limitato. I saldi, infatti, stanno diventando più
C O M M E R C I O
provinciali è italiano, a fronte dell’85,4% regionale e dell’85,7% nazionale.
Secondo le valutazioni delle associazioni
di categoria di settore, sul versante dei
I N T E R N O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
123
C O M M E R C I O
I N T E R N O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
124
frequenti, con promozioni cosiddette speciali che vengono programmate nel corso
dell’anno per cercare di sostenere un mercato che altrimenti non sembra rimettersi in
moto. Come contropartita, negli ultimi mesi
dell’anno, considerati il periodo di punta dei
consumi, viene rilevata una certa tendenza
da parte di alcuni negozianti a sfruttare appieno l’opportunità del periodo di alta stagione, anche in termini di prezzi alla clientela,
contando poi di effettuare la maggior parte
delle vendite subito dopo il periodo delle
feste. Oltretutto scegliere di concentrare
la maggior parte delle
vendite in pochi giorni espone al rischio
di compromettere
l’andamento di un’intera stagione a causa
di motivi contingenti
che potrebbero disincentivare l’afflusso
di clientela. Un’altra
implicazione di questa tendenza è il meccanismo di rincorsa
fra i diversi territori
regionali che competono fra di loro
per essere i primi a
cominciare i saldi, anticipandone continuamente l’inizio. Secondo tali associazioni
di categoria, sarebbe
più ragionevole che
gli operatori del commercio affrontassero
insieme il problema e concordassero una diversa politica dei prezzi, per avere un prezzo
più contenuto ma stabile lungo tutto il corso
dell’anno, invece di periodi con quotazioni altalenanti, ciò anche a tutela dei consumatori
e della trasparenza del mercato.
Secondo altri operatori ancora, si sta assistendo a un processo di omologazione dei
centri storici dei due capoluoghi di Forlì e
Cesena (processo sicuramente in atto su
scala ben più ampia di quella provinciale), che
hanno perso le loro specificità storiche per
assumere un aspetto molto simile e più “anonimo”. Le botteghe e i negozi che caratterizzavano la fisionomia dei centri storici, dotati
ognuno di un’individualità e caratteristiche
proprie, sono stati in gran parte sostituiti da
sportelli bancari e negozi in franchising, che
invece ricalcano un modello standardizzato. Contestualmente, si è persa nelle nuove
generazioni la voglia di aprire attività commerciali originali e non omologate, e alcuni
degli esercizi pubblici o commerciali storici,
la cui presenza costituisce un tratto distintivo e specifico della città
in cui si trovano, lottano per la sopravvivenza. Il rischio è quindi di
avere centri storici tutti
“uguali”.
In questo quadro, un’opportunità di rilancio anche per il commercio
è costituita dall’investimento nella promozione turistica del
territorio, come stan-
no facendo anche i Comuni di Forlì e di Cesena
e i relativi comprensori,
con buoni risultati. In
questi ultimi anni è stato
dato un grande impulso al turismo delle città
d’arte. A Forlì, la mostra
del Palmezzano ha fatto
registrare 52.000 presenze, quella del Lega
82.000. Uno strumento
che si è rivelato importante per la valorizzazione e promozione del territorio è il Club di
prodotto, “formula associativa” prevista dalla normativa sul turismo che ha una portata
“comprensoriale” e della quale fanno parte,
oltre al Comune capofila del comprensorio,
le agenzie di viaggio, gli albergatori e le associazioni di categoria. In occasione della mostra del Lega si è registrato un incremento
delle prenotazioni alberghiere a Forlì e in alcuni Comuni del comprensorio del 30% solo
attraverso il Club di prodotto. Gli eventi di
pattinaggio nel 2007 hanno fatto registrare
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
che in futuro.
Molto importante è anche l’azione coordinata
e sinergica fra le Amministrazioni locali, le associazioni di categoria e gli operatori economici del territorio al fine dell’incentivazione e
del sostegno agli investimenti degli imprenditori commerciali per la riqualificazione, l’aggiornamento e il consolidamento delle loro
attività. In attesa della costituzione dell’Agenzia per il Centro Storico di Forlì, va segnalata
la conclusione del lavoro progettuale svolto
dai tecnici designati, sia interni che esterni
all’Amministrazione
comunale;
nel 2008 inizierà la fase
operativa di
questo vasto
progetto.
Una prima
importante
tappa della sua realizzazione
consiste in
un ingente
stanziamento da parte
dei partner
pubblici e privati per contributi a beneficio
delle attività commerciali, comprendenti, tra
gli altri interventi, il rifacimento delle vetrine
degli esercizi del centro storico. L’iniziativa
vede il coinvolgimento, per la parte privata,
delle maggiori associazioni di categoria provinciali del commercio e dell’artigianato, delle cooperative di garanzia ad esse collegate e
di alcuni importanti istituti bancari. L’auspicio
delle associazioni di categoria è che, grazie a
questo progetto di riqualificazione ed anche
ad altri interventi per la promozione economica attivati dalla Camera di Commercio, le
imprese commerciali del territorio continuino ad investire nel rinnovamento e nel potenziamento della loro attività.
C O M M E R C I O
2.000 pernottamenti e si è calcolato una ricaduta di circa 500.000 euro fra alberghi e
ristorazione su Forlì e alcuni Comuni del circondario. Si segnala anche un’iniziativa della
Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì che
ha allestito nei propri locali una mostra dell’architetto Gio Ponti. Si tratta di iniziative
destinate a un pubblico di nicchia, ma che tutte insieme, producono numeri significativi. Il
19 gennaio scorso è stata inaugurata la nuova
mostra dedicata a Cagnacci, che durerà fino al
22 giugno, e da essa si attendono importanti
ricadute sul
territorio.
La seconda edizione
della “notte
bianca” di
Cesena ha
registrato
un’affluenza
di pubblico
dello stesso ordine
di grandezza dell’anno precedente. Nel
2007 non
si è tenuta
in concomitanza il festival dello Street Food,
che è biennale, e al suo posto è stato organizzato un gemellaggio enogastronomico con
la Sicilia. Sul piano commerciale, i risultati
sono stati anche migliori di quelli della prima edizione, perché molti esercizi, colti alla
sprovvista dalla grande affluenza di pubblico
dell’anno precedente, questa volta sono stati
in grado di accoglierlo; inoltre anche molti
negozi si sono attrezzati per rimanere aperti durante la notte, con buoni riscontri nelle
vendite.
E’ opinione unanime delle associazioni di categoria che attività di promozione turistica
come queste siano essenziali per il sostegno
.al commercio e che vadano mantenute an-
I N T E R N O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
125
C O M M E R C I O
I N T E R N O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
126
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
C
C
OMMERCIO ESTERO
I primi tre
trimestri
del 2007, ai
quali sono
riferiti
la
maggior
parte
dei
dati di seguito illustrati,
confermano
l’espansione
economica avviata nell’anno precedente che
ha interessato l’economia mondiale, con
tassi più contenuti per i Paesi più avanzati e
più elevati per i Paesi cosiddetti emergenti.
Tuttavia,
gli
shock
finanziari,
le crisi nel
settore immobiliare,
le tensioni
registrate
nei mercati
del petrolio
e dell’energia hanno generato un rallentamento nella
crescita, con effetti che non si preannunciano di breve durata.
Le esportazioni italiane, che pure hanno
var. %
INDICI DI COMPOSIZIONE
2006 (*)
2006 (*)
2007 (*)
07/06
2007 (*)
Piacenza
1.352.662
1.664.577
23,1%
4,5%
4,9%
Parma
2.823.970
3.196.141
13,2%
9,4%
9,3%
Reggio Emilia
5.469.148
6.087.545
11,3%
18,1%
17,8%
Modena
7.094.717
7.797.841
9,9%
23,5%
22,8%
SU EMILIA-ROMAGNA
Bologna
6.992.648
8.159.995
16,7%
23,2%
23,9%
Ferrara
1.549.725
1.803.794
16,4%
5,1%
5,3%
Ravenna
1.858.643
2.177.420
17,2%
6,2%
6,4%
Forlì-Cesena
1.957.206
2.177.295
11,2%
6,5%
6,4%
Rimini
1.059.406
1.138.286
7,4%
3,5%
3,3%
30.158.122
34.202.894
13,4%
100,0%
100,0%
EMILIA-ROMAGNA
EMILIA-ROMAGNA SU ITALIA
ITALIA
237.457.339
264.862.718
11,5%
12,7%
12,9%
C O M M E R C I O
VALORI ASSOLUTI
E S T E R O
VALORE DELLE ESPORTAZIONI, VARIAZIONI, INDICI DI COMPOSIZIONE
PROVINCE DELL’EMILIA ROMAGNA E ITALIA
gennaio-settembre - valori in migliaia di euro
(*) - Dati provvisori
Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
127
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
ESPORTAZIONI PER SETTORI NELLA PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
gennaio-settembre - valori in migliaia di euro
INDICI DI COMPOSIZIONE
Forlì-Cesena
CLASSIFICAZIONE CPATECO
C O M M E R C I O
E S T E R O
2006 (*)
A-PRODOTTI DELL’AGRICOLTURA,
DELLA CACCIA E DELLA SILVICOLTURA
B-PRODOTTI DELLA PESCA E DELLA
PISCICOLTURA
C-MINERALI ENERGETICI E NON
ENERGETICI
DA-PRODOTTI ALIMENTARI, BEVANDE
E TABACCO
DB17-PRODOTTI TESSILI
DB18 -ARTICOLI DI ABBIGLIAMENTO E
PELLICCE
DC-CUOIO E PRODOTTI IN CUOIO,
PELLE E SIMILARI
DD-LEGNO E PRODOTTI IN LEGNO
DE-PASTA DA CARTA, CARTA E
PRODOTTI DI CARTA; PRODOTTI
DELL’EDITORIA E DELLA STAMPA
DF-COKE, PRODOTTI PETROLIFERI
RAFFINATI E COMBUSTIBILI NUCLEARI
DG-PRODOTTI CHIMICI E FIBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI
DH-ARTICOLI IN GOMMA E MATERIE
PLASTICHE
DI-PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE
DI MINERALI NON METALLIFERI
DJ-METALLI E PRODOTTI IN METALLO
DK-MACCHINE ED APPARECCHI
MECCANICI
DL-MACCHINE ELETTRICHE ED
APPARECCHIATURE ELETTRICHE,
OTTICHE E DI PRECISIONE
DM-MEZZI DI TRASPORTO
DN361-MOBILI
DN-ALTRI PRODOTTI DELLE INDU
STRIE MANIFATTURIERE (ESCL. MOBILI)
E-ENERGIA ELETTRICA,GAS E ACQUA
K-PRODOTTI DELLE ATTIVITA’
INFORMATICHE, PROFESSIONALI ED
IMPRENDITORIALI
O-PRODOTTI DI ALTRI SERVIZI
PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI
Q-MERCI DICHIARATE COME PROVVISTE DI BORDO, MERCI NAZIONALI DI
RITORNO E RESPINTE, MERCI VARIE
TOTALE
variaz.%
2007/2006
2007(*)
ForlìCesena
EmiliaRomagna
Italia
2007(*)
2007(*)
2007(*)
143.062
145.671
1,8%
6,7
1,5
1,2
6.288
6.333
0,7%
0,3
0,1
0,1
172
577
235,7%
0,0
0,1
0,3
119.976
132.548
10,5%
6,1
6,3
5,1
27879
28.629
2,7%
1,3
2,3
3,9
63.704
63.893
0,3%
2,9
6,2
4,0
166.504
197.456
18,6%
9,1
1,9
4,1
46.641
57.317
22,9%
2,6
0,4
0,5
10.957
10.984
0,2%
0,5
0,7
1,9
54
92
70,3%
0,0
0,1
3,6
39.344
52.261
32,8%
2,4
6,2
9,5
107.780
117.975
9,5%
5,4
2,5
3,6
28.764
25.473
-11,4%
1,2
9,0
2,8
223.182
256.626
15,0%
11,8
8,4
12,2
487.700
589.187
20,8%
27,1
32,9
20,5
145.764
121.041
-17,0%
5,6
6,7
8,6
81.320
79.932
-1,7%
3,7
12,5
11,4
104.380
116.421
11,5%
5,3
1,4
2,6
153.549
173.984
13,3%
8,0
0,9
2,0
1
3
200,0%
0,0
0,0
0,0
69
0
-100,0%
0,0
0,0
0,0
27
617
2154,0%
0,0
0,0
0,1
88
279
217,7%
0,0
0,0
1,9
1.957.207
2.177.298
11,2%
100,0
100,0
100,0
(*) - Dati provvisori; il totale può non coincidere con lo stesso dato di altre tabelle causa arrotondamento
Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
128
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
te da Reggio Emilia (17,8%), Parma (9,3%).
Seguono Ferrara (5,3%), Piacenza (4,9%) ed
infine Rimini (3,3%).
Il valore delle esportazioni della regione
Emilia-Romagna a sua volta rappresenta il
12,9% del valore complessivo nazionale.
Dall’analisi dell’export per settore, il periodo
gennaio – settembre 2007 è stato caratterizzato da una crescita positiva nel comparto
delle macchine e degli apparecchi meccanici,
pari al 20,8% in linea con la crescita del periodo precedente
(+21,0%);
tale settore è il più
rappresentativo
nell’export
provinciale rappresentando
il
27,1%
del valore
complessivo. A conferma della
vocazione
meccanica
della regione e del Paese, tale settore costituisce anche il 32,9% dell’export regionale
ed il 20,5% di quello nazionale.
Restano positive le performance del settore
metalli e dei prodotti in metallo (+15,0%),
anche se meno brillanti del 2006 dove la
crescita registrata era del 32,8%, il comparto
rappresenta comunque l’11,8% dell’export
provinciale, confermandosi al secondo posto.
In netta inversione di tendenza invece il
campo delle macchine elettriche e degli apparecchi di precisione, corrispondente al
5,6% del flusso provinciale, che dal +30,9%
del 2006 passa a un –17,0%.
A dimostrazione della congiuntura positiva
in corso, il comparto del cuoio, prodotti in
cuoio e pelle incrementa il tasso di crescita
del suo export misurando un +18,6% rispetto al +10,7% dell’anno precedente e confermandosi al terzo posto per importanza in
provincia con il 9,1% del valore complessi-
C O M M E R C I O
mantenuto buoni tassi di crescita nei primi
nove mesi dell’anno, nonostante il fenomeno di apprezzamento dell’euro, potrebbero
non mantenere gli stessi livelli di variazione
nella quarta parte dell’anno.
Il valore delle esportazioni della provincia di Forlì-Cesena registrato nei primi nove
mesi del 2007 è pari a 2.177.295 migliaia di
euro e mostra un tasso di crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente
pari a +11,2%, evidenziando così un lieve rallentamento rispetto
alla crescita
registrata
nell’analogo periodo
dell’anno
precedente
(+16,1%).
Diversamente dall’anno passato, il tasso
di crescita
dell’export
provinciale
è minore
del
tasso
regionale (+13,4%) e nazionale (+11,5%),
entrambi in sensibile aumento rispetto all’anno precedente ma colloca l’incremento
provinciale davanti a Modena (+9,9%), che
conferma anche per il 2007 una crescita
moderata, e Rimini (+7,4%), in calo rispetto
al 2006. Mostrano invece tassi di variazione
più elevati le province di Piacenza (+23,1%),
Ravenna (+17,2%), Bologna (+16,7%) in forte
ripresa rispetto alle performance contenute dell’anno precedente, Ferrara (+16,4%),
Parma (+13,2%), Reggio Emilia (+11,3%).
Con riguardo agli indici di composizione,
la provincia di Forlì-Cesena si conferma, in
continuità con lo stesso periodo dell’anno
2006, al quinto posto in regione, rappresentando il 6,4% dell’export emiliano-romagnolo, al pari di Ravenna che mostra lo stesso
peso. Ai primi posti come quota delle esportazioni regionali si ritrovano anche nei primi
nove mesi del 2007 le province di Bologna
con il 23,9% e Modena con il 22,8%, segui-
E S T E R O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
129
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
vo.
Positive, anche se meno brillanti dell’anno
precedente (+17,3%), sono le variazioni percentuali dell’export del settore dei prodotti
alimentari, delle bevande e del tabacco, che
cresce del 10,5%, e costituisce, in termini
di indici di composizione, il 6,1% del totale
provinciale.
IMPORTAZIONI PER SETTORI NELLA PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
gennaio-settembre - valori in migliaia di euro
INDICI DI COMPOSIZIONE
Forlì-Cesena
CLASSIFICAZIONE CPATECO
2006 (*)
63.228
67.560
6,9%
6,4
2,9
1,2
B-PRODOTTI DELLA PESCA E DELLA PISCICOLTURA
9.125
9.820
7,6%
0,9
0,2
0,1
DA-PRODOTTI ALIMENTARI, BEVANDE E TABACCO
1.034
209.883
666 -35,6%
207.450
-1,2%
0,1
1,6
0,3
19,5
11,6
5,4
DB17-PRODOTTI TESSILI
18652
20.332
9,0%
1,9
2,2
4,4
DB18 -ARTICOLI DI ABBIGLIAMENTO E PELLICCE
32.002
38.313
19,7%
3,6
4,1
4,2
DC-CUOIO E PRODOTTI IN CUOIO, PELLE E SIMILARI
20.241
25.970
28,3%
2,4
1,5
4,3
DD-LEGNO E PRODOTTI IN LEGNO
49.655
59.488
19,8%
5,6
1,8
0,5
DE-PASTA DA CARTA, CARTA E PRODOTTI DI CARTA;
PRODOTTI DELL’EDITORIA E DELLA STAMPA
29.067
33.205
14,2%
3,1
2,4
2,0
360 -54,2%
0,0
0,3
3,3
DF-COKE, PRODOTTI PETROLIFERI RAFFINATI E
COMBUSTIBILI NUCLEARI
E S T E R O
Italia
2007(*)
A-PRODOTTI DELL’AGRICOLTURA, DELLA CACCIA
E DELLA SILVICOLTURA
C-MINERALI ENERGETICI E NON ENERGETICI
C O M M E R C I O
2007(*)
Forlì- Emiliavariaz.% Cesena Romagna
2007/2006 2007(*) 2007(*)
785
DG-PRODOTTI CHIMICI E FIBRE SINTETICHE E
ARTIFICIALI
88.939
103.347
16,2%
9,7
11,0
10,0
DH-ARTICOLI IN GOMMA E MATERIE PLASTICHE
47.115
48.352
2,6%
4,5
2,6
3,7
DI-PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI
NON METALLIFERI
14.817
14.069
-5,1%
1,3
1,6
3,0
DJ-METALLI E PRODOTTI IN METALLO
90.191
109.071
20,9%
10,3
16,1
11,3
DK-MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI
120.413
145.319
20,7%
13,7
11,6
20,0
DL-MACCHINE ELETTRICHE ED APPARECCHIATURE
ELETTRICHE, OTTICHE E DI PRECISIONE
189.298
124.181 -34,4%
11,7
8,0
9,0
DM-MEZZI DI TRASPORTO
DN361-MOBILI
DN-ALTRI PRODOTTI DELLE INDUSTRIE
MANIFATTURIERE (ESCL. MOBILI)
E-ENERGIA ELETTRICA,GAS E ACQUA
19.523
23.326
19,5%
2,2
18,1
11,0
6.048
6.966
15,2%
0,7
1,5
2,6
17.477
24.530
40,4%
2,3
1,0
2,0
0
2
-
0,0
0,1
0,1
K-PRODOTTI DELLE ATTIVITA’ INFORMATICHE,
PROFESSIONALI ED IMPRENDITORIALI
274
100 -63,6%
0,0
0,0
0,0
O-PRODOTTI DI ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI
E PERSONALI
196
354
80,3%
0,0
0,1
0,1
Q-MERCI DICHIARATE COME PROVVISTE DI BORDO,
MERCI NAZIONALI DI RITORNO E RESPINTE, MERCI VARIE
208
259
24,6%
0,0
0,0
1,7
1.028.170
1.063.037
3,4%
100,0
100,0
100,0
TOTALE
(*) - Dati provvisori; il totale può non coincidere con lo stesso dato di altre tabelle causa arrotondamento
Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
130
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
bevande e tabacco (19,5% del valore provinciale), che segnano però una diminuzione
del flusso dell’1,2%, seguiti dalle macchine e
degli apparecchi meccanici (13,7%) con un
aumento del +20,7%, dalle macchine elettriche, ottiche e di precisione (11,7%), anch’essi in calo del 34,4%, dai metalli e prodotti in
metallo (10,3%) che segnano un +20,9%, dai
prodotti chimici, sintetici e artificiali (9,7%)
con un import in crescita del 16,2% e dai
prodotti agricoli, della caccia e della silvicoltura (6,4%) in crescita del 6,9%. Mostrano
segni positivi anche le importazioni degli articoli di abbigliamento e pellicce (+19,7%),
del cuoio e prodotti in cuoio (+28,3%), della
carta e prodotti cartari (+14,2%), degli articoli in gomma e materie plastiche
(+2,6%),
dei mobili
(+15,2%),
dei mezzi di
trasporto
(19,5%) e
della categoria residuale della
manifattura
(+40,4%).
Calano le
importazioni
dei
prodotti
della lavorazione dei minerali non metalliferi
(-5,0%).
Per valutare il grado di innovatività delle
esportazioni e delle importazioni della provincia di Forlì-Cesena, i prodotti sono stati
riclassificati in base al contenuto tecnologico intrinseco al prodotto stesso e alla
tecnologia utilizzata nel processo produttivo, venendo così a creare una nuova classificazione dei prodotti in tre macroclassi
corrispondenti a diversi livelli di contenuto
tecnologico incorporato.
Dall’analisi degli ultimi dati provinciali disponibili, relativi all’anno 2006, emerge che le
esportazioni della provincia di “prodotti specializzati e high tech” rappresentano il 43,0%
del totale, mentre costituiscono il 50,0% di
C O M M E R C I O
Raggiungono un tasso di crescita positivo i
prodotti tessili, salendo dal –10,5% del periodo precedente al +2,7%, mentre l’export
degli articoli di abbigliamento e pellicce che
nel 2006 era aumentato del 21,7% cresce
solo dello 0,3%.
Il settore del legno e prodotti in legno segna una crescita del 22,9%, più ampia rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+10,4%), analogamente al comparto
dei mobili che dal tasso negativo del 2006
(-8,6%) passa ad un +11,5%.
Moderata crescita per i prodotti dell’agricoltura, un settore che costituisce il 6,7%
del valore totale provinciale, che cresce
però dell’1,8%, contro un calo del 2,1% del
2006, analogamente
per i prodotti della
pesca che
dal –6,0%
salgono al
+0,7%.
II comparto dei prodotti chimici, fibre
sintetiche
e artificiali
aumenta la
sua crescita
al +32,8%
rispetto al
23,9% dell’anno passato, gli articoli in gomma e in materie plastiche aumentano del
9,5% contro il 7,2% del 2006 e la categoria
residuale dell’industria manifatturiera che
sale del 13,3% contro il 31,6%.
Anche le importazioni della provincia
nei primi nove mesi del 2007, che hanno
raggiunto il valore di 1.063.037 migliaia di
euro, mostrano un aumento del 3,4%, più
contenuto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+18,7%) ed inferiore alla
variazione intervenuta nelle esportazioni. Le
importazioni della provincia rappresentano
il 5,0% del flusso complessivo in entrata regionale.
I beni maggiormente importati in provincia
si confermano essere i prodotti alimentari,
E S T E R O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
131
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
CONTENUTO TECNOLOGICO DI IMPORT ED EXPORT
ANNO 2006 - valori assoluti in migliaia di euro e composizione sul totale provinciale
IMPORTAZIONI
Agricoltura e materie prime
Emilia Romagna
Piacenza
Parma
Reggio Emilia
Prodotti tradizionali
e standard
Prodotti specializzati
e high tech
1.384.546
5,5
14.504.251
57,4
9.368.338
37,1
38.039
2,2
1.193.313
68,9
499.975
28,9
104.859
2,3
1.801.969
40,3
2.565.101
57,4
97.720
3,2
2.121.481
68,4
880.651
28,4
Modena
325.217
7,2
2.782.226
61,2
1.436.112
31,6
Bologna
269.568
4,7
2.814.256
49,5
2.606.251
45,8
Ferrara
63.668
8,1
500.405
63,7
221.787
28,2
Ravenna
296.935
10,5
2.145.344
75,9
383.335
13,6
Forlì-Cesena
98.878
6,5
818.081
53,4
614.931
40,1
Rimini
89.662
15,5
327.177
56,7
160.194
27,8
27.032.784
16,6
72.784.870
44,6
63.461.222
38,9
5.825.780
8,1
42.437.104
58,7
24.060.814
33,3
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Mezzogiorno
Non specificata
ITALIA
8.012.282
14,5
25.996.842
47,0
21.359.547
38,6
26.235.183
50,9
17.421.078
33,8
7.868.148
15,3
1.293
0,0
5.849.806
99,9
1.732
0,0
67.107.322
19,3
164.489.699
47,2
116.751.463
33,5
ESPORTAZIONI
Agricoltura e materie prime
C O M M E R C I O
E S T E R O
Emilia Romagna
Piacenza
Prodotti tradizionali
e standard
Prodotti specializzati
e high tech
711.179
1,7
19.929.921
48,3
20.621.126
50,0
3.681
0,2
803.811
42,6
1.078.109
57,2
Parma
26.139
0,7
2.119.372
54,0
1.779.172
45,3
Reggio Emilia
14.190
0,2
3.767.317
51,0
3.603.530
48,8
Modena
50.630
0,5
4.892.141
51,2
4.603.297
48,2
Bologna
102.446
1,1
3.449.310
35,4
6.181.572
63,5
Ferrara
119.312
5,6
1.377.220
65,2
616.774
29,2
Ravenna
179.808
7,2
1.382.308
55,7
920.959
37,1
Forlì-Cesena
198.228
7,1
1.401.668
49,9
1.207.662
43,0
16.744
1,2
736.773
53,3
630.051
45,5
Nord-Ovest
1.228.533
0,9
71.654.888
54,1
59.595.167
45,0
Nord-Est
1.934.968
1,9
56.654.158
55,7
43.147.342
42,4
Rimini
Centro
Mezzogiorno
Non specificata
ITALIA
759.815
1,5
29.333.853
57,2
21.223.885
41,4
1.617.711
4,5
22.093.843
61,3
12.336.679
34,2
3.274
0,1
5.257.210
97,1
151.033
2,8
5.544.301
1,7
184.993.951 56,6
136.454.105
41,7
Fonte: elaborazioni Istituto Tagliacarne su dati ISTAT
132
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
quello regionale, il 42,4% di quello del NordEst ed il 41,7% di quello nazionale.
Le esportazioni dei “prodotti tradizionali e
standard” sono il 49,9% del valore complessivo provinciale, il 48,3% di quello regionale,
il 55,7% di quello del Nord-Est ed il 56,6% di
quello nazionale.
Le esportazioni dei “prodotti dell’agricoltura e materie prime” sono il 7,1% del valore complessivo provinciale, l’1,7% di quello
regionale, l’1,9% di quello del Nord-Est e
l’1,7% di quello nazionale, a conferma della
marcata vocazione agricola della provincia.
Per quanto riguarda le importazioni, il 40,1%
del flusso provinciale è dato da “prodotti
specializzati e high tech”, che a loro volta
rappresentano il 37,1% dell’import regionale, il 33,3% del Nord-Est ed il 33,5% dell’intero Paese.
L’import di “prodotti tradizionali e standard” copre il 53,4% del valore provinciale,
il 57,4% di quello regionale, il 58,7% di quello
del Nord-Est ed il 47,2% di quello italiano.
Infine, i “prodotti dell’agricoltura e materie
prime” importati in provincia sono il 6,5%
del totale, il 5,5% del dato regionale, l’8,1%
del Nord-Est ed il 19,3% del nazionale.
Il quadro generale che emerge da questi dati
conferma un export provinciale più polarizzato su prodotti a contenuto tecnologico
medio-basso rispetto a quello regionale,
mentre la differenza con l’andamento nazionale è più sfumata ed evidenzia un import
più accentuato sui prodotti ad alto contenuto tecnologico rispetto alle altre aree.
L’analisi delle esportazioni per destinazione geografica evidenzia come anche nei primi nove mesi del 2007 sia confermata la strutturale propensione delle
imprese della provincia verso i Paesi dell’Unione Europea che assorbe il 61,3% del
valore complessivo provinciale, in diminuzione rispetto all’anno precedente dove l’area
UE assorbiva il 63,6%, nonostante l’entrata
dal 1° gennaio 2007 di Romania e Bulgaria
che rappresentano l’1,38% delle esportazioni complessive provinciali. L’orientamento
delle imprese provinciali per l’UE è più accentuato rispetto a quello regionale, le cui
esportazioni nell’Unione rappresentano il
SCAMBI CON L’ESTERO PER AREA GEOGRAFICA
INCIDENZA PERCENTUALE - gennaio-settembre 2007
ESPORTAZIONI
Emilia Romagna
Forlì-Cesena
Emilia Romagna
63,5%
68,0%
61,3%
58,9%
Europa extra UE (*)
2,8%
5,8%
10,9%
11,1%
Africa Settentrionale
3,0%
1,5%
2,3%
2,2%
Altri paesi africani
4,4%
1,0%
1,9%
1,7%
America Settentrionale
2,4%
2,7%
6,6%
9,9%
America Centrale e del Sud
3,9%
2,8%
3,1%
3,2%
Vicino e medio Oriente
0,9%
0,7%
4,7%
4,2%
Asia Centrale
2,7%
1,5%
1,3%
1,4%
Asia Orientale
16,1%
15,5%
6,5%
6,1%
0,3%
0,5%
1,5%
1,3%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
Unione Europea
Oceania e altri territori
TOTALE GENERALE
(*) Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Isole Faeroer, Andorra, Gibilterra
Turchia, Albania, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Fed.di Russia,
Croazia, Bosnia e Erzegovina, Serbia e Montenegro, Rep. Iugoslava di Macedonia
E S T E R O
IMPORTAZIONI
Forlì-Cesena
C O M M E R C I O
AREA
Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
133
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
58,9%, in aumento rispetto all’anno passato
(56,6%).
Resta sempre significativo il peso dei Paesi europei extra-UE pari al 10,9%, in lieve
calo rispetto all’anno precedente (11,7%)
che può in parte essere spiegato dall’uscita
di Romania e Bulgaria da questa categoria,
analogamente si può dire per l’incidenza sull’export regionale, che dal 12,9% del 2006
scende all’11,1%.
Uscendo dall’ambito europeo, l’area di maggiore interesse commerciale per le imprese
della provincia è l’America Settentrionale
che assorbe il 6,6%, con un peso però inferiore rispetto a quello regionale che vi
esporta il 9,9%, in entrambi i casi però in
PRIMI 20 PAESI PER DESTINAZIONE
DELL’EXPORT
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
gennaio-settembre 2007
indici di comp.
sul totale
export
1 0004-Germania
294.638
13,5%
2 0001-Francia
226.462
3 0006-Regno Unito
160.513
E S T E R O
migliaia di
euro
indici di comp.
sul totale
import
1 0004-Germania
153.686
14,5%
10,4%
2 0720-Cina
96.913
9,1%
7,4%
3 0003-Paesi Bassi
96.626
9,1%
138.357
6,4%
4 0001-Francia
92.038
8,7%
5 0400-Stati Uniti
129.841
6,0%
5 0011-Spagna
81.819
7,7%
86.305
4,0%
6 0017-Belgio
50.731
4,8%
7 0003-Paesi Bassi
73.230
3,4%
7 0038-Austria
31.331
2,9%
8 0009-Grecia
60.496
2,8%
8 0302-Camerun
28.355
2,7%
9 0017-Belgio
54.422
2,5%
9 0063-Slovacchia
27.364
2,6%
0075-Federazione
russa
10 0060-Polonia
51.423
2,4%
10 0732-Giappone
25.962
2,4%
11 0038-Austria
50.484
2,3%
11 0664-India
23.257
2,2%
12 0039-Svizzera
50.370
2,3%
12 0400-Stati Uniti
22.675
2,1%
13 0732-Giappone
43.589
2,0%
13 0032-Finlandia
17.295
1,6%
0647-Emirati
Arabi Uniti
39.919
1,8%
14 0006-Regno Unito
16.668
1,6%
15 0052-Turchia
32.751
1,5%
15 0528-Argentina
16.170
1,5%
14
16 0008-Danimarca
28.855
1,3%
16 0030-Svezia
14.393
1,4%
17 0800-Australia
27.901
1,3%
17 0736-Taiwan
13.618
1,3%
18 0740-Hong Kong
27.377
1,3%
18 0066-Romania
13.570
1,3%
0061-Ceca,
19
Repubblica
27.331
1,3%
19 0212-Tunisia
12.525
1,2%
20 0072-Ucraina
24.670
1,1%
20 0009-Grecia
12.439
1,2%
Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di
Commercio di Forlì-Cesena
134
PAESE
4 0011-Spagna
6
C O M M E R C I O
PRIMI 20 PAESI PER PROVENIENZA DELL’IMPORT
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
gennaio-settembre 2007
migliaia di
euro
PAESE
calo rispetto all’anno precedente. Seguono
l’Asia Orientale con il 6,5% del flusso provinciale ed il 6,1% dell’export regionale, le
destinazioni per il Vicino e Medio Oriente
(4,7%), l’America Centrale e del Sud (3,1%),
l’Africa Settentrionale (2,3%), gli altri Paesi africani (1,9%), l’Asia centrale (1,3%),
l’Oceania e altri territori (1,5%).
All’interno dell’Unione Europea, le imprese della provincia continuano a mostrare
una marcata propensione per la Germania
(13,5%), la Francia (10,4%), in lieve calo rispetto al 2006 dove assorbiva l‘11,8%, il Regno Unito (7,4%), la Spagna (6,4%) e i Paesi
Bassi (3,4%). Gli Stati Uniti si collocano al
quinto posto per destinazione dell’export
Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di
Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
All’interno del mercato europeo, i Paesi da
cui provengono la maggior parte delle merci
sono Germania (14,5%), Paesi Bassi (9,1%),
Francia (8,7%), Spagna (7,7%), Belgio (4,8%),
Austria (2,9%), Slovacchia (2,6%); le importazioni dal Regno Unito scendono dal 6,8%
dell’anno precedente fino all’1,6%.
I Paesi extra-europei dai quali la provincia
maggiormente importa sono Cina che dal
7,5% del 2006 sale al 9,1% divenendo così
il secondo Paese per importazioni, Camerun (2,7%), Giappone (2,4%), India (2,2%),
Stati Uniti (2,1%), Argentina (1,5%), Taiwan
(1,3%).
Il saldo commerciale della provincia per
i primi nove
mesi
del
2007 è in
attivo per
1.114.260
migliaia di
euro, ed è
aumentato
del 19,9%
rispetto
allo
stesso periodo
dell’anno
precedente. Il 59,1%
dell’avanzo
è
riferito
agli scambi con i Paesi UE (+658.314 migliaia
di euro) ed il 18,6% agli altri Paesi Europei
(+206.879 migliaia di euro), segue l’avanzo
con il Nord America (+118.547 migliaia di
euro), il Vicino e Medio Oriente (+93.304
migliaia di euro), l’Oceania e gli altri territori (+28.316 migliaia di euro), l’America Centrale e del Sud (+25.730 migliaia di euro) e
l’Africa Settentrionale (+18.668 migliaia di
euro) in netta crescita rispetto al 2006. Sono
invece negativi i saldi commerciali con l’Africa Centrale e Meridionale (-4.584 migliaia di
euro), l’Asia Centrale (-530 migliaia di euro),
prevalentemente fornitori di materie prime
o altri prodotti tradizionali al nostro Paese,
e l’Asia Orientale in netto aumento, in termini di valore assoluto, (-30.385 migliaia di
euro) che registra il flusso di beni manufatti
prevalentemente in Cina.
C O M M E R C I O
(6,0%). Seguono Federazione Russa (4,0%),
Grecia (2,8%), Belgio (2,5%), Polonia (2,4%)
in aumento rispetto al 2006 dove assorbiva l’1,6%, Austria (2,3%), Svizzera (2,3%),
Giappone (2,0%), Emirati Arabi Uniti (1,8%),
Turchia (1,5%), Danimarca (1,3%), Australia (1,3%), Hong Kong (1,3%), Rep. Ceca
(1,3%). L’esame delle importazioni per
provenienza geografica indica un forte
orientamento anche negli acquisti dall’estero
all’Unione Europea, dalla quale la provincia
acquista il 63,5% (il 63,6% nello stesso periodo dell’anno precedente) del totale delle
importazioni nei primi nove mesi del 2007,
analogamente per le imprese della regione, che importano il
68,0% dall’area UE
(il
66,1%
nel 2006).
Segue per
importanza
l’Asia
Orientale
da cui provengono il
16,1% delle
importazioni della
provincia,
in crescita
rispetto al 2006 dove la percentuale era del
13,5% e il 15,5% di quelle della regione, in
crescita anch’esso rispetto al 2006 (12,8%).
In netto calo le importazioni dagli altri Paesi europei extra-UE che dal 5,0% del 2006
scendono a rappresentare il 2,8% delle merci importate, calo in parte dovuto all’uscita
dalla categoria dei Paesi di nuova entrata
che da soli rappresentano l’1,61% dell’import provinciale; analoga tendenza si ritrova
nel flusso regionale dove dal 9,3% del 2006
si scende al 5,8%.
Dall’America Centrale e del Sud viene importato il 3,9% dell’import provinciale, dall’America Settentrionale il 2,4%, dall’Africa
Settentrionale il 3,0%, dagli altri Paesi africani il 4,4%, dall’Asia Centrale con il 2,7%, dal
Vicino e Medio Oriente lo 0,9% e dall’Oceania lo 0,3%.
E S T E R O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
135
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
IMPORT-EXPORT DISTINTO PER PAESE
gennaio-settembre 2007 (*) - provincia di Forlì-Cesena
Valori in migliaia di euro
PAESI
IMPORTAZIONI
ESPORTAZIONI
SALDO
COMMERCIALE
UNIONE EUROPEA
Francia
+134.424
96.626
73.230
-23.396
Germania
153.686
294.638
+140.952
16.668
160.513
+143.845
Irlanda
9.705
14.233
+4.528
Danimarca
10.265
28.855
+18.589
Grecia
12.439
60.496
+48.057
3.923
21.352
+17.429
Spagna
81.819
138.357
+56.537
Belgio
50.731
54.422
+3.691
2.657
1.803
-855
Portogallo
Lussemburgo
Svezia
14.393
19.172
+4.779
Finlandia
17.295
20.926
+3.631
Austria
31.331
50.484
+19.153
0
2.004
+2.004
10
4.314
+4.303
Malta
Estonia
Lettonia
86
4.160
+4.074
Lituania
303
4.536
+4.233
Polonia
E S T E R O
226.462
Paesi Bassi
Regno Unito
C O M M E R C I O
92.038
7.894
51.423
+43.530
Repubblica Ceca
12.087
27.331
+15.244
Slovacchia
27.364
9.514
-17.850
Ungheria
11.637
17.588
+5.951
Romania
13.570
22.120
+8.550
Bulgaria
3.546
7.824
+4.278
Slovenia
4.913
10.966
+6.053
301
6.851
+6.550
0
28
+28
675.286
1.333.600
+658.314
Altri Paesi d’Europa
29.832
236.711
+206.879
Africa Settentrionale
31.755
50.424
+18.668
Altri paesi africani
46.739
42.155
-4.584
America Settentrionale
25.278
143.825
+118.547
America Centrale e del Sud
41.752
67.482
+25.730
9.204
102.508
+93.304
Cipro
Provviste di bordo UE
TOTALE Unione Europea
Vicino e medio Oriente
Asia Centrale
28.617
28.087
-530
Asia Orientale
171.123
140.738
-30.385
3.449
31.765
+28.316
3.449
31.765
1.063.035
2.177.295
Oceania e altri territori
TOTALE GENERALE
+1.114.260
(*) - Dati provvisori; il totale può non coincidere con lo stesso dato di altre tabelle causa arrotondamento
Fonte: ISTAT - banca dati Coeweb
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
136
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
esteri. L’utilizzo di fornitori stranieri per le
materie prime è diffuso nel 62% delle aziende del campione, in misura ridotta invece
per i semilavorati.
Da tale indagine, emerge per le imprese
forlivesi un quadro caratterizzato da attenzione e dinamicità verso mercati stranieri,
in prevalenza vicini, già stabile nel tempo,
anche se si tratta di una presenza ancora legata a modalità di penetrazione inizialmente
meno strutturate, che vengono a rafforzarsi
man mano che il mercato si consolida, ma
che più raramente determinano veri e propri investimenti all’estero.
L’anno 2007 è stato caratterizzato da un rallentamento degli scambi, soprattutto nell’ultimo trimestre dell’anno, quindi non ancora
assorbiti nei valori illustrati nel presente capitolo. Tali fluttuazioni congiunturali risultano in generale tanto più facilmente ammortizzabili, quanto più le aziende producono
beni con marchio proprio di fascia elevata o
presentano una maggiore vocazione e strutturazione strategica ed organizzativa verso
i mercati stranieri. Particolarmente esposte
alla concorrenza dei Paesi emergenti e alle
recenti dinamiche del cambio dell’euro risultano essere le imprese che operano con
modalità di subfornitura o che si collocano
su segmenti di mercato meno prestigiosi.
C O M M E R C I O
Nell’ambito della bilancia commerciale UE,
il cui saldo è cresciuto dell’11,3% rispetto al
2006, ad eccezione di Paesi Bassi, Slovacchia
e Lussemburgo, tutti i saldi presentano un
segno positivo e tra questi spiccano gli avanzi con Francia (+134.424 migliaia di euro),
Germania (+140.952 migliaia di euro), Regno Unito (+143.845 migliaia di euro). Sono
positivi anche i saldi con i Paesi di nuova
entrata: Romania (+8.550 migliaia di euro) e
Bulgaria (+4.278 migliaia di euro).
Da una recente indagine commissionata da
Confindustria di Forlì-Cesena sulle imprese
associate è emersa una presenza all’estero
ultradecennale del 71% delle imprese intervistate, dalla quale si trae mediamente
il 40% del fatturato complessivo, con punte del 50% per il 34% delle aziende. I Paesi
di maggiore interesse si confermano essere Francia (18%), Spagna (16%), Germania
(14%), Gran Bretagna (11%), Stati Uniti
(11%), Russia (10%). Gli strumenti più diffusi per la penetrazione dei mercati esteri
sono le forme del contratto di distribuzione
(per il 49% nei Paesi UE ed il 53% in quelli
extra-UE); mentre imprese con propri uffici
di rappresentanza sono il 21% del campione, per lo più situati nell’Unione Europea.
Più rari sono il ricorso a filiali produttive nei
Paesi stranieri o joint-venture con partner
E S T E R O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
137
C O M M E R C I O
E S T E R O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
138
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
T
T
URISMO
Promuovere il turismo significa favorire
lo sviluppo
dell’intero
territorio:
questo da
alcuni anni
è il concetto che guida le scelte
delle amministrazioni locali che sono consapevoli delle
opportunità che si aprono per l’economia
di un luogo nel momento in cui se ne valorizzano gli elementi caratterizzanti. Cresce
quindi l’interesse da parte dei visitatori e
cresce anche l’attrattività del territorio con
ricadute sul sistema imprenditoriale che può
trovare nuove occasioni di espansione.
Tanti sono gli elementi che concorrono a
fare del turismo il “volano“ dell’economia:
dal patrimonio artistico che è indubbia dote
di tutta le nostre località, alle tradizioni culturali opportunamente rivisitate, dall’artigianato tipico alle bellezze naturali, dalla ricchezza di eventi, manifestazioni e sagre in
calendario nei singoli paesi alla convenienza
delle offerte in materia di ristorazione e soggiorno, dai sapori propri della terra ai prodotti che la fantasia dell’uomo elabora sulla
base di antiche, ma sempre valide, ricette.
Per la soddisfazione degli ospiti, perciò, si
sommano le tante variabili che fanno della
nostra terra, particolarmente privilegiata dal
punto di vista della collocazione geografica
al centro d’Italia e della struttura morfologica con coste, pianura e rilievi, un luogo dove
è possibile abbinare il divertimento alla cultura, l’enogastronomia di qualità allo sport,
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
il benessere al relax,
questi ultimi grazie
alle terme e
ai percorsi
“salute” da
esse offerti.
Rimane
però evidente
il
mutamento
subìto nel
corso del tempo dal movimento turistico,
che ha visto ridursi via via il periodo medio
di soggiorno da parte della clientela, modificato il tipo di vacanza non più esclusivamente dedicata al riposo, cambiato anche il
“profilo del villeggiante” che cerca un buon
rapporto qualità-prezzo, una efficiente organizzazione di strutture e infrastrutture,
requisiti di serietà e competenza da parte
degli albergatori, elevato standard delle prestazioni e dei servizi; tutto questo nelle difficoltà che derivano da un turismo di massa
e sempre più “mordi e fuggi”.
La struttura ricettiva della provincia negli
ultimi anni si è assestata secondo un equilibrio che, privilegiando sempre più la qualità,
ha determinato il calo degli esercizi a una
e a due stelle e l’aumento considerevole e
continuo di quelli a tre e a quattro stelle,
dotati di maggiori comfort e più rispondenti
alle esigenze del turista, anche per periodi di
vacanza brevi. Da segnalare tuttavia la mancanza, in provincia, di alberghi a cinque stelle. Si pone pertanto come priorità il rinnovo
delle strutture ricettive, che occorre siano
fornite di dotazioni tecnologiche e accessori
strumentali adeguati, come ad esempio aria
condizionata e riscaldamento, accessi ad in-
T U R I S M O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
139
T U R I S M O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
140
ternet, televisori moderni nelle stanze, ampi
e confortevoli spazi comuni, zone dedicate
al relax e al benessere. Analogo discorso
può essere fatto per gli appartamenti dati
in affitto, il cui livello qualitativo deve essere
mantenuto alto, o le strutture denominate
bed & breakfast e agriturismi, per una vacanza all’insegna della natura in un ambiente
ecologicamente salubre.
Per venire incontro a tali esigenze la Regione Emilia-Romagna ha emanato leggi per
sostenere finanziariamente gli imprenditori: sono le
leggi 7/98
e 40/2002;
in particolare la prima prevede anche
lo sviluppo
dei “Sistemi turistici
locali”, per
un collegamento tra
territori
finalizzato
alla loro
promozione attraverso la sinergia fra iniziativa privata e
istituzione pubblica, per la diffusione su un
mercato allargato attraverso la valorizzazione anche dei prodotti tipici dell’agricoltura,
dell’artigianato locale, nonché dei beni culturali ed ambientali.
La consistenza della struttura ricettiva
provinciale, rilevata dalla Provincia di Forlì-Cesena nel 2007 nel periodo di massima
offerta, cioè in agosto, appare, rispetto allo
stesso mese 2006, sostanzialmente stabile:
infatti, il numero complessivo degli esercizi
alberghieri, comprese le 14 residenze turistico alberghiere, si attesta sui 602 esercizi
(contro i 600 di agosto 2006). I più numerosi sono gli alberghi a tre stelle, che sono passati dai 343 di agosto 2006 ai 350 di agosto
2007; gli hotel a quattro stelle sono diventati 36 (erano 33 nell’agosto 2006); diminuiscono ancora gli esercizi a 2 stelle (da 149
nell’agosto 2006 a 141 nello stesso mese
2007); da rilevare, come si è detto, invece la mancanza di strutture a cinque stelle;
questo significa che si può ancora migliorare
in termini di qualità, in attesa che le nuove
disposizioni regionali riguardanti le caratteristiche qualitative degli esercizi ricettivi
modifichino la situazione presente.
Il numero totale dei letti, nell’alberghiero, ammonta a 42.138 e quello dei bagni
a 19.932, con un rapporto di 1 bagno ogni
2 letti. I dati di agosto 2006 riportavano
42.092 posti letto e 19.745 bagni.
Sono compresi
negli
“esercizi
complementari” i campeggi, i villaggi turistici,
gli alloggi in
affitto gestiti in forma
imprenditoriale,
gli
agriturismi,
gli ostelli, le
case per ferie, i rifugi
alpini,
per
un totale, ad
agosto 2007, di 377 esercizi (un notevole
aumento rispetto ai 336 del mese corrispondente 2006) con numero totale di posti
letti pari a 23.636.
Continuano a crescere gli agriturismi che
da 82 (agosto 2006) diventano 96 ad agosto
2007, con 1.204 letti, contro i 1.079 dell’anno passato. Il numero dei campeggi appare
in leggero calo (15 contro i 17 del 2006);
invariato il numero degli ostelli (10) e dei
rifugi (3); le case per ferie sono 50.
I bed & breakfast e gli alloggi privati nella
provincia sono 1.794, per un totale di 8.179
posti letto; in particolare i bed & breakfast
crescono da 47 (agosto 2006) a 56 (agosto
2007), con il relativo aumento anche di letti
che da 186 diventano 207.
Nel complesso, ad agosto 2007, gli esercizi alberghieri, complementari e privati della
provincia di Forlì-Cesena raggiungono il numero di 2.773, con 24.828 camere, 21.878
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
bagni e 73.953 posti letto.
I dati desunti dal Registro Imprese, riguardanti la consistenza delle imprese attive,
connesse al turismo (ramo H: alberghi, ristoranti e pubblici esercizi), al terzo trimestre del 2007 (2.037) evidenziano una
situazione di stasi con una percentuale del
–0,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente (2.039). Riguardo alla forma giuridica le società di capitale sono aumentate
del 9,4%, quelle di persone dello 0,6%, le individuali invece sono diminuite del 2,9%.
Il settore in Emilia-Romagna conta, alla stessa data, 21.849 imprese attive, lo 0,5% in più
rispetto al 2006, (+1,9% in Italia). Sotto il
profilo della forma giuridica, analogamente a quanto accade nella nostra provincia,
crescono maggiormente le società di capitale (+6,2%), più contenuto l’aumento delle
società di persone (+1,2%), mentre sono in
calo le ditte individuali (-2,3%).
In linea con la costante crescita della popolazione straniera si rafforza anche la componente extracomunitaria inserita nella
compagine imprenditoriale: secondo i dati
del Registro Imprese gli extracomunitari
che ricoprono cariche in provincia di Forlì-Cesena, nel settore, costituiscono il 3,7%
del totale di coloro che rivestono cariche;
in Emilia-Romagna l’incidenza è del 4,8% sul
totale delle cariche del comparto.
Per ciò che riguarda la stagione turistica
2007 nella regione Emilia-Romagna, si
può delineare una situazione di segno positi-
RICETTIVITA’ TURISTICA
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
Agosto 2007
5 stelle
ESERCIZI
ALBERGHIERI
0
0
Posti
letto
Bagni
0
0
36
2.314
2.392
5.057
3 stelle
350
12.545
13.006
28.080
2 stelle
141
3.080
3.181
5.995
1 stelle
61
952
921
1.909
Residenze turistico alberghiere
14
405
432
1.097
602
19.296
19.932
42.138
15
1.133
5
4.282
Campeggi (*)
Villaggi turistici (*)
Campeggi e Villaggi turistici in forma mista (*)
Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale
0
0
0
0
22
2.273
0
9.676
181
298
390
1.083
Alloggi agroturistici e country house
96
509
406
1.204
Ostelli per la gioventù
10
189
199
840
Case per ferie
50
1.003
850
6.485
Rifugi alpini
3
24
17
66
Altri esercizi
0
0
0
0
Totale
377
5.429
1.867
23.636
Totale es. alberghieri e es. complementari
979
24.725
21.799
65.774
56
103
79
207
Altri alloggi privati
1.738
0
0
7.972
Totale
1.794
103
79
8.179
TOTALE GENERALE
2.773
24.828
21.878
73.953
Bed & Breakfast
ALLOGGI PRIVATI
IN AFFITTO
Camere
4 stelle
Totale
ESERCIZI
COMPLEMENTARI
Numero
esercizi
T U R I S M O
Classificazione e tipologia
(*) Camere = Piazzole; Bagni = WC
Fonte: Ufficio Statistica Provinciale del Turismo - Provincia di Forlì-Cesena (dati al 29.1.2008)
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
141
T U R I S M O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
142
vo, nei primi sei mesi del 2007, in termini di
arrivi e presenze, rispetto alla stagione 2006,
secondo il “Rapporto 2007 sull’economia
regionale” di Unioncamere Emilia-Romagna
e Regione Emilia-Romagna, contraddistinta
tuttavia da un ulteriore ridimensionamento
del periodo medio di soggiorno che si è attestato sui 4,19 giorni, rispetto ai 4,30 della prima metà del 2006. Il flusso dei turisti
stranieri da gennaio a settembre 2007 nelle
quattro province costiere mostra una tendenza espansiva: nel complesso degli esercizi
arrivi
e presenze
sono aumentati rispettivamente del
4,6% e dell’
1,4%, con un
calo di austriaci, tedeschi, svizzeri,
scandinavi e
statunitensi,
a fronte di
un aumento
di francesi,
croati,
inglesi, cechi,
sloveni e russi. L’incremento della clientela
straniera ha avuto riflessi anche sui proventi;
infatti secondo l’Ufficio Italiano Cambi, nei
primi sette mesi del 2007 i ricavi dovuti ai
viaggi internazionali degli stranieri in EmiliaRomagna, sono cresciuti del 3,2%, rispetto
ad analogo periodo 2006.
Nel “cuore” della stagione turistica, cioè nel
periodo maggio-settembre 2007, limitatamente alle quattro province costiere, i dati
hanno evidenziato un andamento positivo,
gli arrivi sono aumentati del 4% rispetto ad
analogo periodo 2006, mentre le presenze del +1%. Gli arrivi della clientela italiana sono cresciuti più velocemente rispetto a quelli stranieri: +4,3% contro +3%; le
presenze sono pressoché equivalenti: +1%
quelle degli italiani, +0,9% le straniere.
L’indagine di Assoturismo Confesercenti
Emilia-Romagna ha messo in evidenza alcune
problematiche: dopo un avvio promettente,
la stagione balneare ha dato segnali di appan-
namento; dalla seconda metà di luglio fino
ad agosto, c’è stata una contrazione della
capacità di spesa dei turisti, si è accentuato
il trend di riduzione del periodo di vacanza e
di affollamento nei fine settimana; sono aumentati i costi e gli oneri di gestione e sono
diminuiti i margini aziendali. Città d’arte e
termale in sostanziale tenuta, buono il bilancio dell’Appennino, grazie all’articolata offerta di eventi, iniziative e itinerari turistici.
Da segnalare, in conclusione, il cambiamento del modo di fare vacanza che pone ora
maggiore
attenzione
alla qualità
dell’offerta
turistica e
alle esigenze
della domanda anche sul
versante
ambientale,
delle infrastrutture
e dei nuovi canali di
commercializzazione.
Nel complesso, la stagione turistica 2007 nella
nostra provincia ha avuto un andamento
positivo con arrivi e presenze in aumento: infatti in totale, da gennaio a novembre 2007 si sono registrati 940.891 arrivi
(contro gli 887.573 del 2006, pari a +6%),
e 5.858.503 presenze (5.611.411 nel 2006,
pari a +4,4%).
Per quanto riguarda i turisti italiani positiva è stata la percentuale di incremento sia
negli arrivi che nelle presenze rispetto all’analogo periodo del 2006, rispettivamente pari a +6,7% e +5,6%; la valutazione del
movimento degli stranieri è, nel complesso,
positiva: arrivi +3,1% ma presenze –0,8%.
L’alberghiero, che raccoglie l’82,6% degli arrivi totali e il 65,5% delle presenze, vede un
incremento del 6,1% negli arrivi e del 2,6%
nelle presenze; gli esercizi complementari,
che ospitano il 15,4% degli arrivi e il 28,1%
delle presenze, mostrano incrementi del 6%
negli arrivi e del 9,1% nelle presenze. NetRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
tamente più numerosi gli arrivi dei turisti
italiani nelle strutture alberghiere, rispetto
a quelle complementari (626.582 arrivi negli
alberghi, e 136.499 nelle strutture complementari e alloggi privati), rispetto allo stesso
periodo dell’anno passato, con percentuali di
aumento pari a +6,5% negli alberghi e +8,4%
nelle strutture complementari e private. Si
registra +3,6% riguardo alle presenze italiane nell’alberghiero e +9,2% con riferimento
alle presenze extralberghiere.
Dai dati sui turisti italiani divisi per regione, si
nota come le presenze più numerose siano,
come è immaginabile, dall’Emilia-Romagna,
con 1.735.862 presenze che costituiscono
il 36,1% sul totale delle presenze italiane;
seguono i lombardi che sono il 24,7% degli italiani e i piemontesi che invece sono il
6,3%. Se consideriamo le componenti delle
presenze turistiche nel complesso, calcolate
in percentuali, notiamo che il 29,6%, sul to-
tale generale, proviene dall’Emilia-Romagna,
il 52,5% dal resto d’Italia e il 17,9% dai paesi
esteri.
Continua a scendere la parabola che disegna l’andamento del periodo medio di soggiorno da parte di italiani e stranieri, con un
valore medio che da 6,9 giorni nel 2004, si
abbassa a 6,6 giorni nel 2005, a 6,3 nel 2006
e a 6,2 nel 2007. Il valore cambia a seconda
delle località di soggiorno: la durata media in
località marine è pari a 7,8 giorni, in luoghi
termali è uguale a 4,5 giorni mentre in quelle
montane è di 3,2 giorni.
Il comparto marittimo registra all’interno
del settore il più alto numero di arrivi e presenze (le presenze corrispondono quest’anno all’85,4% di tutte le presenze turistiche
della provincia), concentrati nei quattro comuni costieri (Cesenatico, Gatteo, S.Mauro,
Savignano). Sostanzialmente buoni i dati che
emergono dal comparto nei primi undici
MOVIMENTO DEI CLIENTI NEL COMPLESSO DEGLI ESERCIZI RICETTIVI
DISTINTI PER SETTORE E NAZIONALITA’
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
Gennaio-novembre
arrivi
2007
STRANIERI
presenze
var.%
su
2006
2007
arrivi
var.%
su
2006
2007
presenze
var.%
su
2006
PROVINCIA
763.081
+6,7 4.810.235
+5,6
177.810
L. MARINE
502.930
+5,1 4.051.004
+5,8
141.015
+2,7
L. TERMALI
90.847
+4,6
412.053
-1,0
6.917
+5,3
L. MONTANE
13.836
-4,0
44.193
-8,2
1.387
L. PARCHI MONTANI
20.882
+18,9
63.879
+16,7
C. INTERESSE
STORICO ARTISTICO
123.155
+16,5
215.278
11.431
-3,8
23.828
L. INTERESSE
STORICO
ARTISTICO
E L. LIMITROFE
GRANDI CENTRI
TOTALI
2007
+3,1 1.048.268
arrivi
var.%
su
2006
2007
presenze
var.%
su
2006
2007
var.%
su
2006
-0,8
940.891
+6,0 5.858.503
+4,4
951.220
-1,6
643.945
27.645
+14,2
97.764
+4,7
+4,5 5.002.224
439.698
+4,3
-0,2
-3,6
4.359
+12,6
15.223
-3,9
48.552
-6,7
2.257
-14,2
10.887
+14,5
23.139
+14,6
74.766
+16,4
+18,8
24.824
+7,8
50.303
+6,1
147.979
+15,0
265.581
+16,2
-2,4
1.410
-6,2
3.854
-14,7
12.841
-4,1
27.682
-4,3
LEGENDA AREE
Località marine: Cesenatico, Gatteo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone
Località termali: Bagno di Romagna, Bertinoro, Castrocaro Terme e Terra del Sole
Località montane: Borghi, Civitella di Romagna, Dovadola, Galeata, Meldola, Mercato Saraceno, Modigliana, Predappio,
Rocca San Casciano, Roncofreddo, Sarsina, Sogliano al Rubicone, Verghereto
Località in parchi montani: Portico e San Benedetto, Premilcuore, Santa Sofia, Tredozio
Città di interesse storico artistico: Cesena, Forlì
Località di interesse storico artistico: Forlimpopoli, Longiano, Montiano
Località limitrofe a grandi centri di attrazione turistica: Gambettola
T U R I S M O
ITALIANI
Fonte: Ufficio Statistica Provinciale del Turismo - Provincia di Forlì-Cesena (dati al 29.1.2008)
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
143
T U R I S M O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
144
mesi del 2007, rapportati al corrispondente periodo dell’anno precedente: in crescita
nel complesso gli arrivi (+4,5%), come pure
le presenze (+4,3%). Il flusso degli stranieri
quest’anno ha avuto una stasi: gli arrivi infatti
sono cresciuti del 2,7%, mentre le presenze
hanno subito una flessione dell’1,6%. Segno
positivo invece per i turisti italiani, con gli
arrivi a +5,1%, e le presenze a +5,8%.
Fra i comuni della costa Cesenatico è quello che registra il più alto movimento con
461.899 arrivi complessivi (+6,8% rispetto
al 2006) e 3.758.812 presenze (+6,9% rispetto al 2006); il dato disaggregato mostra
la “tenuta” anche della componente straniera, con 87.461 arrivi, e 600.128 presenze
(+4,7% arrivi e +1,5% presenze rispetto al
2006). Cesenatico anche nel 2007 si conferma la città con il più alto numero di arrivi e
presenze d’italiani con valori pari a 374.438
(+7,3%) arrivi e 3.158.684 (+8%) presenze.
Situazione di stasi a Gatteo, con 115.478 arrivi contro i 116.467 del 2006 (variazione
uguale a – 0,8%) e stazionarietà delle presenze, da 776.391 sono passate a 779.211,
con un aumento percentuale dello 0,4%.
San Mauro Pascoli, rispetto all’anno passato,
presenta risultati negativi sia in termini di arrivi che di presenze (rispettivamente –1,1%
e –12,2%), in particolare per gli stranieri i
dati rilevano un -7% negli arrivi e -19,7% nelle presenze. Stasi del flusso turistico anche
a Savignano, dove si riscontrano valori pari
a –0,1% negli arrivi e a +0,7% nelle presenze; in questa località tuttavia il numero delle presenze straniere è stato in crescita del
+2%.
Una vacanza all’insegna del “mordi e fuggi”,
ossia periodi sempre più brevi di soggiorno nelle nostre località marine, è ciò che
contraddistingue il turismo di questi anni,
nonostante una buona situazione climatica abbia caratterizzato l’annata 2007 e una
serie interessante di eventi e iniziative ne
abbia vivacizzato le attività. Pacchetti dedicati allo sport – per gli appassionati di cicloturismo gli appuntamenti sono molteplici, ma anche per chi è interessato ad altre
discipline, come calcio, pallavolo, basket,
atletica – sono abbinati a proposte enogastronomiche, ciò per consentire una desta-
gionalizzazione del soggiorno in riviera. La
politica di diversificazione dei prezzi, unita
alle offerte che molti esercizi presentano
nei diversi periodi dell’anno, sono diventate
ormai una prassi e consentono sì di riempire l’albergo, ma d’altra parte riducono i
margini economici. Il fatto poi che i turisti
italiani siano sempre più attenti alle spese, e
che la clientela straniera sia cambiata – continuano a crescere gli ospiti dell’Est Europa,
mentre calano i tedeschi – contribuisce a
“sgonfiare” i fatturati. Occorrono pertanto
tutte le risorse disponibili per promuovere
il territorio nei suoi molteplici aspetti, dai
parchi tematici all’animazione in spiaggia e
serale, dalle esposizioni e degustazioni di
prodotti tipici ai mercatini dell’artigianato e
dell’antiquariato, dalle gite alla scoperta del
patrimonio culturale, storico e ambientale
agli eventi teatrali e musicali, come pure è
richiesto grande impegno da parte di tutte
le forze politiche e istituzionali per risolvere
le criticità perduranti: le infrastrutture non
sempre adeguate, i parcheggi e la circolazione, l’adeguamento delle strutture ricettive
secondo i nuovi standard, la competitività
nel settore commercio, la sicurezza e l’ordine pubblico, la ricerca di nuove formule
che contribuiscano ad allungare la stagione
anche nel periodo invernale (come in alcuni
casi già avviene) ecc..
Situazione stazionaria si rileva nel comparto termale nella stagione 2007. Infatti gli
arrivi complessivi relativi al periodo gennaio
- novembre 2007, sono in aumento, ma le
presenze sono in leggero calo. Nei primi
undici mesi del 2007, rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, gli arrivi
nel totale sono aumentati del 4,7%, le presenze sono calate dello 0,2%; in particolare
gli arrivi dei turisti italiani sono cresciuti del
4,6%, mentre le presenze italiane sono in
calo dell’1%. Gli stranieri sono invece in aumento, con percentuali pari a +5,3% riguardo agli arrivi e +14,2% nelle presenze.
L’esame dei dati delle singole località porta
a considerazioni diverse: nel complesso si
chiude in rosso l’andamento della stagione
a Bagno di Romagna, dove gli arrivi (56.265)
sono in crescita (+1,6%), rispetto a gennaio
– novembre 2006, le presenze complessive
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
(262.157) sono in flessione (–1,4%). Uguale
andamento relativamente ai soggiorni degli
italiani (arrivi +1,8%, ma presenze –1,6%),
riguardo agli stranieri: arrivi –1,8%, invece
presenze +4%.
Nonostante i dati contrastanti, Bagno di Romagna si conferma come una delle stazioni
turistico-termali più dinamiche della regione, con le sue strutture ricettive rinnovate e
aperte tutto
l’anno,
le
proposte
ricreative
numerose e
interessanti,
i programmi
per le escursioni
nel
Parco vari
e alla portata di grandi
e
piccoli.
Certamente adeguati
alle richieste sono i
pacchetti
per l’utilizzo delle terme con l’offerta di una
vasta gamma di prodotti per il benessere e
la cura del corpo.
Fondamentale per lo sviluppo del territorio
circostante è la ristrutturazione dello stabilimento termale di Fratta Terme, completato nell’estate 2007, che ha permesso l’avvio dell’attività legata alle acque dalle tante
proprietà terapeutiche: le nuove terme, che
sorgono su un’area di circa 2.000 metri quadrati, circondate da un ampio parco, puntano su una vasta gamma di proposte legate alla cura del corpo e alla rigenerazione
psicofisica. Rispetto al 2006 in complesso,
gli arrivi a Bertinoro (15.441) sono notevolmente aumentati (+27,3%), come pure le
presenze (52.111) per una percentuale del
+22,6.
A chiaro-scuro la stagione per Castrocaro Terme, infatti si è registrato, nel totale, stazionarietà negli arrivi (26.058), pari al
+0,6% rispetto allo scorso anno; le presenze (125.430) invece si attestano sul –4,9%.
Gli stranieri calano come arrivi (–15,6%) ma
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
crescono come presenze (+3,3%); gli italiani
incrementano gli arrivi (+2,5%), ma diminuiscono le presenze (-5,5%). Anche per questa
località, dalle storiche e antiche tradizioni di
ospitalità, valgono le priorità che i rappresentanti delle istituzioni pubbliche e private
si sono dati negli anni: abbinare cioè moderne e valide proposte legate al termalismo,
a iniziative di riscoperta delle potenzialità
culturali e
naturalistiche di tutto
il territorio
circostante,
attraverso eventi
e manifestazioni di
vario tipo
capaci
di
rivitalizzare luoghi e
percorsi.
Annata sottotono per
le località
turistiche
dell’Appennino forlivese e cesenate.
Infatti è calata l’affluenza dei turisti nel territorio montano e collinare, da gennaio a
novembre 2007, rispetto al corrispondente periodo 2006. I dati nella loro globalità
registrano infatti un –3,9% negli arrivi e un
-6,7% nelle presenze. Il risultato migliore
si evidenzia nelle presenze degli stranieri,
con percentuale di aumento pari a +12,6%.
Alti e bassi si riscontrano nelle località con
presenze turistiche significative: a Civitella
aumentano arrivi e presenze, rispettivamente +0,7% e +36,1%; a Modigliana crescono
gli arrivi (+13,8%) e le presenze (+22,1%);
a Predappio in calo gli arrivi (-9,6%), come
pure le presenze (-21,4%); a Rocca San Casciano calano gli arrivi (-26,8%) e le presenze (-29%); a Verghereto in aumento gli
arrivi (+3,4%) e le presenze (+12,5%). Di interesse per le località collinari con meno di
5.000 abitanti (un esempio è Sogliano, dove
sorgerà una simile struttura) è la possibilità,
prevista dalla legislazione regionale, di impiantare “alberghi diffusi”, non collocati cioè
T U R I S M O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
145
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
in un unico edificio ma con camere o unità
abitative ubicate in edifici separati; lo scopo
sarebbe quello di mostrare agli ospiti come
si vive nei piccoli borghi, dove la qualità della
vita si realizza negli spazi raccolti, autenticamente a “misura d’uomo”.
Relativamente ai centri inseriti nel Par-
T U R I S M O
co Nazionale delle Foreste Casentinesi (Portico e San Benedetto, Premilcuore,
146
Santa Sofia e Tredozio), si osserva un andamento turistico decisamente buono: sono
positivi nel complesso gli arrivi (+14,6%) e
le presenze (+16,4%). Gli arrivi di italiani
sono in crescita (+18,9%) come le presenze
(+16,7%), mentre gli arrivi stranieri registrano una flessione (-14,2%); invece le presenze degli stranieri sono di segno opposto
(+14,5%). Santa Sofia, che mostra fra queste
località maggiore flusso turistico, evidenzia
percentuali positive sia negli arrivi (+12,6%),
che nelle presenze (+15,3%). Premilcuore
vede +17,8% negli arrivi e +1% nelle presenze. Situazione buona anche a Portico e San
Benedetto con +21,1% negli arrivi e +64,2%
nelle presenze.
L’area verde del Parco è certamente una
delle realtà più interessanti del nostro Appennino e costituisce una risorsa sia dal
punto di vista naturalistico che turistico, a
condizione però che si trovi un equilibrio
di gestione tra la salvaguardia dell’ambiente
e le attività ad esso legate; la valorizzazione del territorio passa infatti non solo attraverso la conservazione della natura ma
collegata anche alle esigenze dell’uomo che
ha posto qui il suo insediamento e vuole vivere inserito nel contesto e valorizzarne la
cultura, le tradizioni, il patrimonio storico
anche ai fini di un potenziamento turistico.
La cascata dell’Acquacheta, l’invaso di Ridracoli con la sua diga e il suo museo, “Idro”,
il giardino botanico di Valbonella, la possibilità di “vivere” il Parco nei diversi periodi
dell’anno con escursioni con le “ciaspole”, a
cavallo, il trekking organizzato, le soste nei
rifugi o le visite alle fattorie, costituiscono
altrettanti prodotti che potrebbero essere
migliorati con investimenti nelle strutture e
nei servizi.
Da considerare tra i soggetti attivi nella promozione del territorio, l’associazione “Stra-
da dei Vini e dei Sapori dei colli di Forlì e
Cesena”: con 128 soci, numerosi itinerari e
oltre 287 Km. di percorso, che unisce i valori del territorio e della cultura locale ad una
ricca offerta nel campo della ristorazione e
dei prodotti tipici, in un connubio interessante di tradizione e dinamismo imprenditoriale.
Per ciò che riguarda il turismo nelle città
d’arte, Forlì e Cesena, accanto alla componente congressuale e d’affari, si segnala la ripresa, già in atto da alcuni anni, del
movimento di visitatori che si fermano nei
nostri centri per più di una notte, al fine di
conoscerne storia e cultura nel momento in
cui vengono a visitare le interessanti mostre
organizzate da entrambe i comuni.
Si riscontra infatti un trend in notevole crescita: gli arrivi, nei due centri principali di
Forlì e Cesena, sono aumentati del 15% da
gennaio a novembre 2007 rispetto al 2006,
le presenze del 16,2%. In aumento le presenze sia dei turisti italiani che stranieri (rispettivamente +18,8% e +6,1%). Più numerosi,
in termini assoluti, gli arrivi nel comune di
Forlì, 89.619, rispetto ai 58.360 di Cesena,
e più alte anche le presenze, 162.463 contro le 103.118 di Cesena. Come percentuali
di aumento, rispetto al 2006, però Cesena
supera Forlì: arrivi a Forlì +10,9%, a Cesena
+21,8%, presenze a Forlì +12,2%, a Cesena +23%. Oltre agli eventi fieristici, sono le
manifestazioni culturali quelle che attirano
un grande numero di presenze nel nostro
territorio: ricordiamo a Forlì nel complesso
del San Domenico, che ospita permanentemente le raccolte museali forlivesi, la mostra
dedicata a Silvestro Lega, che, secondo i dati
della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì,
ha registrato “86.000 visitatori provenienti
per oltre il 70% da fuori provincia: 38,2% da
altre province emiliano-romagnole, 32,2% da
altre regioni d’Italia e 0,8% dall’estero. In un
caso su due (48,7%), si è trattato di persone
venute a Forlì per la prima volta che hanno
visitato anche altri luoghi della città (55,6%)
e frequentato i nostri ristoranti (69,8%)”. A
questo si aggiungono gli eventi sportivi, alla
cui realizzazione ha contribuito il Club di
prodotto, in attività dal 2003, legati al basket,
al pattinaggio “roller”, alla pallavolo. Anche
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
MOVIMENTO DEI CLIENTI NEGLI ESERCIZI RICETTIVI
DISTINTI PER NAZIONALITA’ - Provincia di Forlì Cesena
Gennaio-novembre 2007
ESERCIZI
COMPLEMENTARI E
ALLOGGI PRIVATI
TOTALE 2007
Var.% 2007/2006
NAZIONALITA’
Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
Austria
9.050
55.982
813
5.637
9.863
61.619
-7,5
-9,6
Belgio
6.897
48.028
822
8.866
7.719
56.894
+22,0
+18,0
Bulgaria
398
2.125
36
570
434
2.695
+13,0
+38,7
Cipro
29
66
1
5
30
71
+0,0
-6,6
Croazia
501
1.160
59
465
560
1.625
-17,0
-59,0
Danimarca
1.069
5.308
1.115
9.929
2.184
15.237
-12,7
-17,4
Estonia
67
200
38
152
105
352
-1,9
-15,4
Finlandia
234
818
208
1.113
442
1.931
+0,0
-12,7
Francia
11.354
71.229
1.345
10.295
12.699
81.524
+3,9
+2,2
Germania
41.351
295.340
9.050
77.025
50.401
372.365
-2,4
-1,6
Grecia
548
1.234
66
237
614
1.471
-3,2
+5,8
Irlanda
1.234
2.795
82
754
1.316
3.549
+194,4
+136,6
Islanda
13
40
4
802
17
842
-58,5
+742,0
Lettonia
40
189
47
260
87
449
+10,1
+39,9
Lituania
564
1.315
27
144
591
1.459
+99,0
+93,2
Lussemburgo
910
6.511
73
656
983
7.167
+10,5
+5,5
Malta
146
486
2
139
148
625
+127,7
+269,8
Norvegia
569
2.888
179
1.392
748
4.280
-3,1
-17,2
Paesi Bassi
2.490
10.198
3.927
41.488
6.417
51.686
+4,3
-1,3
Polonia
17.323
46.169
1.512
16.178
18.835
62.347
+22,6
+18,5
Portogallo
345
1.131
46
312
391
1.443
-6,0
-8,0
Regno Unito
5.489
17.497
780
6.123
6.269
23.620
+8,8
+27,1
Repubblica Ceca
1.708
9.403
1.916
18.241
3.624
27.644
-9,0
-7,5
Romania
2.459
14.738
390
4.196
2.849
18.934
+46,7
+52,7
Russia
6.709
12.460
108
602
6.817
13.062
-2,5
+5,1
Slovacchia
481
2.488
145
1.418
626
3.906
-5,9
-10,5
Slovenia
578
1.230
135
599
713
1.829
+2,3
-14,3
Spagna
1.871
4.520
280
1.339
2.151
5.859
+40,3
+24,0
Svezia
1.255
5.713
702
6.316
1.957
12.029
-1,1
-4,6
Svizzera e Liecht.
18.636
123.890
1.635
13.697
20.271
137.587
-3,1
-10,8
Turchia
390
1.421
3
7
393
1.428
+14,2
-20,6
Ucraina
658
2.590
52
384
710
2.974
-14,1
+7,7
Ungheria
990
4.175
203
1.235
1.193
5.410
-23,3
-11,4
Altri Europei
4.240
18.208
583
3.657
4.823
21.865
+30,6
+1,8
Canada
382
1.199
34
292
416
1.491
+6,9
+76,7
U.S.A.
2.240
5.694
218
1.375
2.458
7.069
+7,3
+1,6
Messico
123
430
7
35
130
465
-0,8
+23,3
Venezuela
146
360
62
154
208
514
-16,5
-9,3
Brasile
320
1.065
20
108
340
1.173
+14,5
+12,1
Argentina
259
875
13
41
272
916
+6,7
-14,9
Altri America Lat.
424
1.555
116
1.120
540
2.675
-10,2
-55,7
Cina
829
1.264
16
56
845
1.320
-19,6
-18,9
Giappone
458
1.305
20
244
478
1.549
+17,7
+19,7
Corea del Sud
117
486
6
11
123
497
-32,4
+22,7
India
83
313
5
25
88
338
-28,5
+16,2
Altri: Asia
474
2.107
18
136
492
2.243
-12,3
-35,2
Israele
193
372
24
508
217
880
+19,2
+60,0
Altri Medio Or.
276
1.170
11
196
287
1.366
+15,3
+58,8
Egitto
108
487
12
53
120
540
+11,1
+29,5
Africa Med.
523
2.642
39
264
562
2.906
-8,0
+3,4
Sud Africa
118
264
19
173
137
437
-12,7
-54,6
Altri Africa
371
1.265
26
434
397
1.699
-13,1
-36,1
Australia
438
1.470
68
316
506
1.786
+12,7
+13,4
Nuova Zelanda
109
370
19
50
128
420
-29,7
-63,5
Altri Paesi
1.981
11.204
105
1.002
2.086
12.206
-15,1
-10,7
TOTALE PAESI
150.568
807.442
27.242
240.826
177.810 1.048.268
+3,1
-0,8
ESTERI
TOTALE ITALIA
626.582 3.031.657
136.499 1.778.578
763.081 4.810.235
+6,7
+5,6
TOTALE GENERALE
777.150 3.839.099
163.741 2.019.404
940.891 5.858.503
+6,0
+4,4
NOTE: Altri Paesi America Latina: Colombia, Guyana, Ecuador, Cile, Perù, Bolivia, Paraguay, Uruguay, Suriname.
Altri Paesi Medio Oriente: Siria, Irak, Iran, Giordania, Arabia Saudita, Kuwait, Bahrein, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Oman,
Yemen.
Africa Mediterranea: Libia, Tunisia, Algeria, Marocco.
Fonte: Ufficio Statistica Provinciale del Turismo - Provincia di Forlì-Cesena (dati al 29.1.2008)
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
T U R I S M O
ESERCIZI
ALBERGHIERI
147
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
nella graduatoria del movimento dei clienti
nelle strutture ricettive distinti per nazionalità, ha registrato un calo di arrivi (-3,1%) e
di presenze (-10,8%), rispetto al precedente
anno. Seguono per numerosità i francesi, i
quali hanno invece evidenziato un aumento di arrivi e di presenze,con incrementi del
3,9% negli arrivi e 2,2% nelle presenze. Al
quarto posto i polacchi, che hanno superato
gli austriaci,
con 62.347
presenze
contro le
61.619 austriache; in
percentuale i dati evidenziano,
riguardo ai
polacchi,
un +22,6%
negli arrivi
e +18,5%
nelle presenze; riguardo agli
austriaci
–7,5% negli
arrivi e –9,6% nelle presenze; seguono, per
numerosità, i belgi, con incremento degli arrivi (+22%) e delle presenze (+18%); i Paesi
Bassi, con +4,3% negli arrivi e –1,3% nelle
presenze; la Repubblica Ceca con -9% negli
arrivi e –7,5% nelle presenze. Ritornano più
numerosi dell’anno passato i turisti del Regno Unito (arrivi +8,8%, presenze +27,1%);
come pure in crescita sono i Rumeni (arrivi
+46,7%, presenze +52,7%) e i Russi (arrivi
–2,5% e presenze +5,1%); dagli U.S.A (arrivi
+7,3%, presenze +1,6%).
T U R I S M O
Cesena, la “Città Malatestiana” ha organizzato visite alla sua famosa Biblioteca con oltre
550 anni di storia, aprendo collateralmente
rassegne con i dipinti di Giaquinto e di Alberto Sughi; inoltre una serie ben articolata
di iniziative, il “Festival del cibo da strada”, la
“Notte Bianca”, “Saporìe” per citarne alcune, costituiscono elementi di richiamo per
il turista in visita nel territorio. Un ulteriore fattore
di crescita
turistica potrebbe essere “Casa
Artusi”
a
Forlimpopoli, il primo centro
di cultura
gastronomica dedicato
alla cucina
domestica
italiana che
propone
incontri ed
eventi ed
ospita un ristorante con menù tradizionale rivisitato.
Se si considera la composizione del movimento turistico straniero risulta che anche quest’anno il peso maggiore è dato dai
turisti tedeschi, che costituiscono, in quanto
a presenze, il 35,5% della clientela estera, con
una durata media del loro soggiorno di 7,4
giorni: nella stagione 2007 si è riscontrato
tuttavia un calo, rispetto ad analogo periodo 2006, con la diminuzione delle presenze
tedesche del 1,6%. Anche il flusso dei turisti
svizzeri, che si collocano al secondo posto
148
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
T
T
RASPORTI
Il 2007 è
stato un altro
anno
difficile per
il settore dei
trasporti
su strada,
contrassegnato, nell’ultima parte dell’anno,
anche da agitazioni della categoria a metà
dicembre, che ha posto all’attenzione della
pubblica opinione e degli organi di governo
le problematiche del settore ed ha creato
non pochi disagi alla collettività. Anche per il
2007 è continuata la
diminuzione
delle imprese, come si
vedrà più
avanti nell’analisi dei
dati del Registro delle
Imprese.
La concorrenza nel settore è fortissima ed
è fatta in maniera spregiudicata ed esclusiva quasi solo con la leva del prezzo basso, a
scapito, lamentano le organizzazioni di rappresentanza del settore, delle norme sulla
TRASPORTI
TERRESTRI
(Gruppo I.60.2)
unità
locali
Piacenza (*)
addetti
TOTALE ATTIVITA’
unità
locali
addetti
Addetti
Addetti per
per unità
unità locale
locale
totali
nei trasporti
Addetti nei
trasporti
ogni 100
addetti totali
Unità locali
nei trasporti
ogni 100
unità locali
totali
1.228
2.326
33.963
60.593
1,9
1,8
3,8
3,6
Parma (**)
1.222
2.798
50.693
121.796
2,3
2,4
2,3
2,4
Reggio Emilia
1.926
2.621
62.525
175.528
1,4
2,8
1,5
3,1
Modena
2.845
4.731
81.365
190.454
1,7
2,3
2,5
3,5
Bologna
4.638
7.107
107.011
244.287
1,5
2,3
2,9
4,3
Ferrara
1.219
1.812
41.287
76.253
1,5
1,8
2,4
3,0
Ravenna
1.474
2.141
45.589
82.784
1,5
1,8
2,6
3,2
Forlì-Cesena
1.856
2.377
48.014
95.149
1,3
2,0
2,5
3,9
Rimini
1.118
1.978
41.180
65.220
1,8
1,6
3,0
2,7
17.526
27.891
511.627
1.112.064
1,6
2,2
2,5
3,4
161.248 378.997 6.107.026 11.998.693
2,4
2,0
3,2
2,6
EMILIA-ROMAGNA
ITALIA
(*) il dato degli addetti alle unità locali è riferito al 30/9/2006 in attesa di verifiche
(**) il dato degli addetti alle unità locali è riferito al 31/12/2003 in attesa di verifiche per i periodi successivi
T R A S P O R T I
TRASPORTI TERRESTRI DI MERCI E PASSEGGERI AL 30/9/2007
(Esclusi quelli ferroviari e mediante condotte)
Fonte: Infocamere (Stock View)
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
149
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
sicurezza, delle tutele sociali dei lavoratori e
del rispetto dell’ambiente.
Secondo le valutazioni delle medesime associazioni, la diminuzione del numero delle imprese di trasporto merci in conto terzi è un
dato ascrivibile a molteplici fattori. Oltre ad
una dinamica dei costi, che negli ultimi anni ha
ulteriormente compresso la redditività delle
aziende, permane una crisi di tipo strutturale
che da tempo interessa il settore. A questa
si associa l’inadeguatezza del sistema infrastrutturale e la difficoltà di contrastare i fenomeni di distorsione della concorrenza. A
fianco di fattori già noti emergono elementi
nuovi e non meno preoccupanti. Per molti
imprenditori risulta sempre meno remunerativo coniugare lo svolgimento dell’attività
di trasporto su gomma con l’obiettivo di
movimentare le merci in condizione di sicurezza e nel rispetto delle normative sociali ed a tutela dell’ambiente. Sebbene questi
obiettivi siano fortemente sostenuti da tutta
la produzione normativa più recente, sia nazionale che comunitaria, il mercato sembra
voler premiare quegli operatori che, anziché
accettare una sfida sul versante della qualità, si orientano su strategie tese unicamente
a favorire politiche basate sulla ricerca del
minor prezzo. Alla luce di questo appare ancor più importante l’obiettivo di assicurare
la tracciabilità delle responsabilità nella filiera del trasporto, coinvolgendo le varie figure
interessate: committente, caricatore, vettore e proprietario delle merci.
Per quanto attiene alla consistenza del comparto a livello provinciale, prevalentemente
organizzato in piccole o piccolissime imprese che operano da sole o associate in cooperative, nel settore del trasporto su strada di
persone e merci, a fine settembre 2007 sono
risultate operative 1.708 imprese distribuite
in 1.856 unità locali (erano rispettivamente
1.780 e 1.920 a fine settembre 2006) con
un numero di addetti dichiarati pari a 2.377
rispetto ai 2.616 dell’analogo periodo del
2006. I dati continuano a segnalare un forte
ridimensionamento delle imprese del settore pari a -4%, simile a quanto avvenuto, nello
stesso periodo, in Emilia-Romagna (-4,1% le
imprese e -3,5% le unità locali); a livello nazionale il ridimensionamento è stato di poco
inferiore (-3,6% e -3%).
Esaminando un arco di tempo sufficientemente ampio che parte dal settembre del
2000, si nota che il ridimensionamento del
settore si è accentuato soprattutto negli ultimi due anni nei quali in provincia le imprese
sono diminuite, complessivamente, del 7,6%,
di poco inferiore a quello regionale (-7,8%)
Se si prende in esame la struttura del setto-
TRASPORTI TERRESTRI DI MERCI E PASSEGGERI
(Esclusi quelli ferroviari e mediante condotte)
T R A S P O R T I
al 30/9/2006
al 30/9/2007
var % 2007/2006
imprese
unità locali
imprese
unità locali
imprese
unità locali
Piacenza
1.141
1.264
1.099
1.228
-3,7%
-2,8%
Parma
1.127
1.289
1.056
1.222
-6,3%
-5,2%
Reggio Emilia
1.783
1.957
1.733
1.926
-2,8%
-1,6%
Modena
2.595
2.916
2.524
2.845
-2,7%
-2,4%
Bologna
4.539
4.865
4.322
4.638
-4,8%
-4,7%
Ferrara
1.166
1.263
1.111
1.219
-4,7%
-3,5%
Ravenna
1.440
1.544
1.367
1.474
-5,1%
-4,5%
Forlì-Cesena
1.780
1.920
1.708
1.856
-4,0%
-3,3%
Rimini
1.068
1.153
1.032
1.118
-3,4%
-3,0%
EMILIA-ROMAGNA
16.639
18.171
15.952
17.526
-4,1%
-3,5%
ITALIA
151.116
166.227
145.603
161.248
-3,6%
-3,0%
Fonte: Infocamere (Stock View)
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
150
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
re dei trasporti merci su strada va rilevato
che gli addetti medi per unità locale sono
risultati 1,3 in provincia, di poco inferiore a
quello registrato lo scorso anno (1,4) a fronte della media di 2,0 registrata nell’universo
delle unità locali. Come si può evincere dalla
relativa tabella, in ambito regionale la provincia di Forlì-Cesena ha registrato uno dei più
bassi rapporti fra addetti e unità locali.
La frammentazione del settore in unità di piccole dimensioni si è mantenuta in linea con
quanto emerso nella totalità delle province
dell’Emilia-Romagna e nel Paese. La preponderanza di unità locali di piccole dimensioni
deriva dalla forte diffusione di imprese artigiane, i cosiddetti “padroncini”.
A fine settembre
2007 il settore
dei
trasporti
terrestri,
compresi
in questo
caso quelli
mediante
condotte,
presentava
in provincia
di Forlì-Cesena una percentuale di imprese artigiane
attive sul totale pari al 91,4%, a fronte della
media emiliano-romagnola del 90% e nazionale del 75,6%.
Rispetto alla situazione in essere a fine settembre 2006, le imprese artigiane dei trasporti (Ateco I.60.2) della provincia di Forlì-Cesena sono scese da 1.625 a 1.562, con
una diminuzione del 3,9%; -4,5% in regione e
-3,9% in Italia.
Il settore dei trasporti di merci e passeggeri
(esclusi quelli ferroviari e mediante condotte) a fine settembre 2007 equivaleva al 3,9%
del totale delle unità locali, rapporto lievemente inferiore a quello del 2006. In ambito regionale solo la provincia di Bologna ha
evidenziato un’incidenza più elevata, pari al
4,3%; a livello nazionale tale rapporto si attesta sul 2,6%.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
La percentuale scende se si effettua il confronto in termini di addetti dichiarati da parte delle imprese, anche se tale dato va usato con cautela per la scarsa attendibilità. In
questo caso si ha una percentuale del 2,5%,
in leggero regresso rispetto alla situazione di
fine settembre 2006 (2,7%). In ambito emiliano-romagnolo quattro province, vale a dire
Piacenza, Rimini, Bologna e Ravenna, hanno
registrato una quota più elevata. L’incidenza più contenuta è relativa alla provincia di
Reggio Emilia con 1,5%, seguita da quella di
Parma con il 2,3%.
Il traffico autostradale in provincia è relativo ai tre caselli presenti: quello di Forlì,
di Cesena
e di Cesena Nord, in
funzione dal
1994. Il traffico nei tre
caselli della
provincia è
così distribuito: relativamente
ai primi 9
mesi
del
2007 nel casello di Forlì è transitato il 35,8%
dell’intero traffico provinciale, su quello di
Cesena il 26,8% e su quello di Cesena Nord
il 37,4%. Rispetto allo scorso anno è lievemente aumentata l’incidenza del casello
forlivese, a scapito degli altri due. L’importanza del casello di Cesena Nord è andata
via via crescendo nel tempo: infatti nel 1996
transitava il 29,6% dell’intero traffico provinciale. Su questo casello è concentrato quasi
la metà del traffico pesante provinciale (il
46,2%) anche se tale incidenza è diminuita rispetto ai primi 9 mesi del 2006. Ovviamente
incide, su questo casello, il collegamento con
la superstrada E45, il raccordo con la città di
Ravenna, con la sua struttura portuale e con
la statale Romea. Il traffico complessivo, nei
primi nove mesi del 2007 nei tre citati caselli,
è apparso in aumento rispetto allo stesso periodo del 2006 (+4,7%). Infatti il traffico me-
T R A S P O R T I
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
151
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
T R A S P O R T I
dio giornaliero è stato complessivamente di
54.355 veicoli, rispetto ai 51.932 del periodo
precedente.Nei caselli presi singolarmente
l’aumento più consistente si è rilevato per
quello di Forlì (+6,3%) ma considerando un
periodo più lungo e confrontando anni interi
(dal 1996 al 2006) il casello che ha fatto rilevare l’aumento più consistente è stato quello
di Cesena Nord (+103,3%); nello stesso arco
di tempo la variazione per Cesena è stata del
+31,3% e per Forlì del +48,4%.
Per quanto riguarda la tipologia dei veicoli
essi vengono distinti, da parte della Società
Autostrade che fornisce i dati, in “pesanti”
e “leggeri”: i primi rappresentano il traffico
merci o quello di grossi vettori quali i pullmann, mentre gli altri sono relativi al traffico
delle autovetture o dei piccoli vettori. Fra
i veicoli transitati in media giornalmente in
provincia il 74,1% è costituito da veicoli leggeri.
L’aumento dell’ultimo anno è da attribuire
più al traffico pesante (+6%), che a quello
leggero (+4,2%), ma nel citato medio 19962006 il traffico di veicoli pesanti è cresciuto
del 72,5%, rispetto a quello dei veicoli leggeri
(+55,1%).
Per quanto concerne il trasporto aereo,
va sottolineato che lo scalo forlivese “Luigi
Ridolfi”, nel 2007 è stato ristrutturato e ampliato il “terminal arrivi”, il molo bagagli alle
partenze e il check-in; il tutto per una spesa
di oltre 1 miliardo e mezzo di euro, che si è
aggiunta ai 10 miliardi e 825 milioni di euro
del 2004, allo scopo precipuo di rendere la
struttura in grado di accogliere i passeggeri
dirottati da Bologna per la chiusura temporanea dell’aeroporto.
I collegamenti di linea interni riguardano
Catania, Palermo e lo stagionale per Olbia,
quelli internazionali hanno come destinazioni Russia (Mosca Domodedovo e San Pietroburgo), Irlanda (Dublino), Regno Unito
(Londra Stansted), Germania (Francoforte),
Belgio (Bruxelles/Charleroi), Romania (Bucarest), Albania (Tirana), Spagna (Barcellona,
Valencia e Girona), Ucraina (Chernovtsy/Ivanofrankovsk e Kiev), Danimarca (Copenhagen e Odense), Croazia (Spalato) e Grecia
(Zacinto). Nel 2007 la gamma delle destinazioni internazionali si è allargata a Dublino,
Valencia, Bruxelles e Barcellona. Le compagnie che hanno abitualmente operato nel
2007 nello scalo forlivese sono nove, vale a
dire Wind Jet, Wind Rose Aviation, Ryanair,
Ukraine International, Cimber Air, Belle Air,
It Ali Airlines, Croatia Aerlines e Sundor.
Secondo la situazione delle quote definitive dopo la ricapitalizzazione di fine anno,
la composizione azionaria della società che
gestisce il Luigi Ridolfi, vale a dire la SEAF
S.p.A. (Società Esercizio Aeroporti di Forlì),
è modificata e vede come socio di maggioranza, con una quota del 38,27%, il Comune di Forlì, seguito dalla Regione Emilia-Romagna (25,03%) e dall’aeroporto Guglielmo
Marconi di Bologna (16,99%). Le rimanenti
quote sono ripartite tra Provincia (10,00%),
Camera di Commercio (6,63%), Comune
di Cesena (2,50%), Associazione degli industriali di Forlì-Cesena (0,59%) e altri soci
(0,0013%).
MOVIMENTO DI VEICOLI NEI CASELLI AUTOSTRADALI
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
Transiti giornalieri medi
VEICOLI ENTRATI E USCITI
Leggeri
Pesanti
TOTALE
anno 1996
24.600
7.730
32.330
anno 2006
38.145
13.335
51.480
gen 2006-set 2006
38.637
13.295
51.932
gen 2007-set 2007
40.256
14.099
54.355
var 2007-2006
4,2%
6,0%
4,7%
var 2006-1996
55,1%
72,5%
59,2%
Fonte: Società Autostrade Spa
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
152
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
In ambito nazionale, secondo le statistiche
più recenti diffuse dall’Istituto nazionale di
statistica, nel 2005 lo scalo forlivese aveva
occupato una posizione sostanzialmente mediana in termini di passeggeri – ventiquattresimo sui quarantaquattro aeroporti italiani
- con una quota dello 0,50% sul totale nazionale. In termini di movimentazione aerea
l’aeroporto di Forlì scalava alla ventottesima
posizione. Rispetto alla situazione del 2004
c’è stato un comprensibile arretramento, in
quanto in quell’anno lo scalo forlivese aveva accolto gran parte dei dirottamenti dello
scalo bolognese, dovuti ai lavori di rifacimento delle piste avvenuti tra il 3 maggio e
il 2 luglio. Per quanto concerne le merci e la
posta, con 474 tonnellate movimentate, l’aeroporto Luigi Ridolfi occupava una posizione
sostanzialmente marginale, con una quota
pari ad appena lo 0,06% del totale nazionale,
anch’essa in diminuzione rispetto al 2004. In
Italia gran parte della movimentazione merci
e postale, quasi l’80%, grava su tre aeroporti,
nell’ordine Milano-Malpensa, Bergamo-Orio
al Serio e Roma-Fiumicino.
Nel 2007 l’andamento complessivo del traffico passeggeri rilevato negli scali commerciali
di Bologna, Forlì, Parma e Rimini secondo
i dati Seaf è risultato di segno ampiamente
positivo.
In complesso sono stati movimentati circa 5
milioni e 715 mila passeggeri, con un aumento del 12,7% rispetto al 2006. In termini di
aeromobili, la movimentazione ha superato
le 97.000 unità, con un incremento del 6,0%
rispetto alla situazione del 2006. L’unico neo
è venuto dal traffico posta-merci sceso da
23.133 a 22.334 tonnellate, per una variazione negativa del 3,5%.
Il buon andamento regionale di aeromobili
e passeggeri è maturato in un contesto internazionale in evoluzione. Secondo i dati
I.A.T.A. (Associazione del Trasporto Aereo
Internazionale) nei primi dieci mesi del 2007
il traffico passeggeri mondiale, misurato sulla
base del numero di passeggeri paganti per
chilometro, è aumentato del 7,7% rispetto
all’analogo periodo del 2006. In termini di
merci c’è stata una crescita più ridotta, pari
al 4,0%.
In questo scenario espansivo, l’aeroporto
Luigi Ridolfi ha chiuso il 2007 con un bilancio
più che lusinghiero.
Nel corso del 2007 sono stati movimentati,
fra voli di linea e charter, 5.812 aeromobili
rispetto ai 5.254 del 2006, per una variazione positiva del 10,6%. Questo andamento è
stato determinato dalla crescita del 13,9%
dei voli di linea, che hanno coperto circa il
95% del traffico commerciale, a fronte della
Aeromobili
Linea
Charter
Totale
Passeggeri (b)
Linea
Charter
Totale
2006
2007
var.%
2007/2006
4.858
5.533
+13,9
396
279
-29,5
5.254
5.812
+10,6
588.961
681.225
+15,7
25.183
24.006
-4,7
614.144
705.231
+14,8
4
21
+425,0
Merce
Linea
(tonnellate)
Charter
614
16
-97,4
Totale
618
37
-94,0
Fonte: S.e.a.f.
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
(a) Escluso l’aviazione generale.
(b) Escluso i passeggeri transitati direttamente: 1011 nell’anno 2004, 3009 nell’anno 2005, 2229 nel 2006 e 1639 nel 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
T R A S P O R T I
MOVIMENTO COMMERCIALE
NELL’AEROPORTO DI FORLI’ (a) - gennaio - dicembre
153
T R A S P O R T I
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
154
flessione del 29,5% accusata da quelli charter. La nuova crescita del movimento di linea è da attribuire in parte all’apertura di
nuovi collegamenti internazionali, tra i quali
la tratta con Barcellona, Valencia e Girona
della compagnia Ryanair e con Bucarest, di
Wind Jet.
Per quanto concerne il traffico passeggeri,
nel 2007 ne sono stati movimentati, limitatamente ai voli di linea
e charter, 705.231
rispetto ai 614.144
del 2006, vale a dire il
14,8% in più. La crescita dei passeggeri
movimentati è da
attribuire, coerentemente con quanto
rilevato in merito al
movimento degli aeromobili, alla buona
intonazione dei voli
di linea (+15,7%), a
fronte della flessione di quelli charter
(-4,7%). L’apertura
di nuovi collegamenti con l’estero ha
accentuato il “tasso
di internazionalizzazione” dello scalo
forlivese. Dalla percentuale del 58,3%
del 2006 si è passati
al 65,3% del 2007. I
soli collegamenti con i paesi comunitari hanno accresciuto la propria quota dal 46,9 al
56,3%.
Se nel computo dei passeggeri comprendiamo anche il segmento dell’aviazione generale e i passeggeri transitati direttamente, il
“Ridolfi” registra una movimentazione complessiva di 708.681 unità contro le 618.521
dell’anno precedente, per un aumento percentuale del 14,6%, sostanzialmente simile a
quello rilevato per i soli voli di linea e charter,
che costituiscono il segmento squisitamente
commerciale del traffico aeroportuale.
Il tasso di crescita del movimento dei voli
di linea e charter è apparso più contenuto
rispetto a quello dei relativi passeggeri. Que-
sta situazione ha sottinteso un incremento di
produttività, in quanto i passeggeri trasportati mediamente per aeromobile sono cresciuti da 116,9 a 121,3 unità. Il miglioramento ha riguardato sia i voli di linea (da 121,2 a
123,1 passeggeri per aeromobile), che charter (da 63,6 a 86,0). Se consideriamo il tonnellaggio per aeromobile registriamo invece
una diminuzione da 71,8 a 68,9 tonnellate.In
sintesi sono arrivati e partiti aerei un
po’ meno capienti,
ma mediamente più
affollati.
Questo fenomeno
si riallaccia ai progressi evidenziati
da I.A.T.A. in termini di copertura
da parte dei passeggeri dei posti aerei
disponibili, che nei
primi dieci mesi del
2007 ha raggiunto
la rispettabile percentuale del 77,2%.
Nell’ambito
delle merci, gli aerei
cargo movimentati
sono risultati appena 9 contro i 52
del 2006. Le merci
movimentate, compresa l’aliquota degli aerei misti, sono
ammontate ad appena 37 tonnellate, in forte
calo rispetto alle 618 dell’anno precedente.
Per quanto concerne l’aviazione generale che
comprende aerotaxi, aeroscuola per conseguimento del brevetto di pilota, voli turistici
e pubblicitari, il movimento aereo è sceso
da 3.101 a 3.001 aeromobili. Un analogo andamento ha riguardato la movimentazione
dei passeggeri, che sono diminuiti da 2.148 a
1.811 unità. Il tonnellaggio medio per aeromobile è ammontato a 3,2 tonnellate, rispetto alle 3,7 dell’anno precedente.
I passeggeri transitati direttamente sono risultati 1.639 contro i 2.229 del 2006, equivalenti ad appena lo 0,2% del movimento passeggeri complessivo (0,4% nel 2006).
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
C
C
REDITO
Il
finanziamento
all’economia e alle
famiglie.
Secondo
i
dati elaborati da Bankitalia, a fine
settembre
2007 è stata registrata in provincia di Forlì-Cesena una
crescita tendenziale degli impieghi per localizzazione della clientela e al lordo
delle sofferenze pari all’8,5%, in rallentamento
rispetto all’evoluzione media dei quattro trimestri precedenti (+10,6%), oltre che inferiore agli aumenti del 10,4 e 10,7% riscontrati
rispettivamente in Emilia-Romagna e Italia.
La crescita percentuale degli impieghi bancari
forlivesi è risultata la più contenuta tra le province emiliano-romagnole. Gli incrementi più
sostenuti sono stati rilevati nella confinante
Rimini (+14,4%) e a Reggio Emilia (+12,2%). Il
rallentamento nei confronti del trend dei dodici mesi precedenti è stato superiore ai due
punti percentuali.
In ambito regionale solo la provincia di Ravenna ha evidenziato una riduzione più sostenuta,
pari a 2,6 punti percentuali. La decelerazione
degli impieghi forlivesi potrebbe essere letta
in chiave negativa, ma occorre tuttavia sottolineare che l’evoluzione dell’8,5% si è dovuta
confrontare con un trend caratterizzato da
aumenti superiori al 10%. Per trovarne altri
della stessa portata occorre risalire al secondo trimestre del 2003, quando venne registrata una crescita tendenziale del 10,1%. Inoltre
il tasso di crescita degli impieghi si è distinto,
sia pure leggermente, da quello medio attivo
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
sulle operazioni a revoca, che in
Emilia-Romagna si è
attestato in
settembre
al 7,90%.
Se approfondiamo
l’evoluzione degli impieghi per categoria di soggetti interessati, possiamo vedere che l’importante
gruppo delle “imprese private”, che rappresenta una parte consistente delle società
impegnate nella produzione di beni e servizi
(quasi la metà delle somme impiegate) ha pesato fortemente sul rallentamento dei prestiti.
La crescita tendenziale dell’11,8% (+13,1% in
Emilia-Romagna), rilevata a settembre è infatti
risultata inferiore di oltre sei punti percentuali
al trend dei quattro trimestri precedenti. Anche in questo caso giova richiamare quanto
detto precedentemente. I segnali di rallentamento sono evidenti, ma la velocità della crescita rimane comunque apprezzabile.
Alla frenata degli impieghi delle imprese private si è associato il forte miglioramento della
propensione all’investimento. A fine settembre 2007 i finanziamenti oltre il breve termine
destinati all’acquisto di macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti vari hanno
evidenziato un aumento tendenziale del 62,7%
(+9,5% in Emilia-Romagna; -5,1% in Italia), che
si è distinto dal già ottimo trend del 45,8%
riscontrato nei dodici mesi precedenti. In ambito regionale nessuna provincia è riuscita a
crescere negli stessi termini. L’unico aumento a due cifre è stato riscontrato a Ravenna
(+15,7%), mentre nelle rimanenti province si
C R E D I T O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
155
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
C R E D I T O
è spaziato dall’incremento del 6,8% di Rimini
alla diminuzione del 6,0% di Piacenza. L’ottima
intonazione degli investimenti in macchinari,
attrezzature, ecc. è stata confermata, sia pure
in misura meno intensa, dalle corrispondenti
erogazioni effettuate dalle banche nei primi
nove mesi del 2007, che sono ammontate a
213 milioni e 493 mila euro, rispetto ai 212
milioni e 110 mila euro dell’analogo periodo
del 2006.
Sempre in tema di investimenti effettuati dal
mondo della produzione di beni, è invece
emerso un segnale negativo relativamente ai
finanziamenti oltre il breve termine destinati
all’agricoltura.
A fine settembre 2007 sono diminuiti tendenzialmente dell’11,1%, in contro tendenza
rispetto al trend espansivo del 10,5% registrato nei dodici mesi precedenti. In regione c’è
stata invece una crescita tendenziale del 3,3%,
più lenta rispetto a quanto registrato mediamente nei dodici mesi precedenti (+9,6%). In
Italia l’incremento è stato dell’8,9% e anche
in questo caso c’è stato un rallentamento rispetto al trend del 15,5%. In regione, ForlìCesena non è stata la sola provincia a vedere
ridurre la consistenza dei finanziamenti oltre
il breve termine destinati all’agricoltura. Analoghi andamenti sono stati rilevati nelle province di Bologna (-12,4%), Ferrara (-7,5%)
e Parma (-3,4%). Sotto l’aspetto della destinazione economica, possiamo vedere che la
diminuzione complessiva dell’11,1% è dipesa
dal basso profilo degli investimenti destinati
all’acquisto di “macchine, attrezzature, mezzi
di trasporto e prodotti vari rurali”, (- 20,4%)
e di immobili rurali (-38,9%). Segno moderatamente positivo (+3,5%) per la costruzione di
fabbricati non residenziali rurali, ma in termini
molto meno accentuati rispetto al trend dei
dodici mesi precedenti (+31,0%). Le somme
erogate complessivamente hanno ricalcato il
ridimensionamento della consistenza dei finanziamenti. Nei primi nove mesi del 2007
ne sono state registrate per 21 milioni e 280
mila euro, rispetto ai 42 milioni e 123 mila
dell’analogo periodo del 2006. La flessione
delle erogazioni è stata determinata da tutte
le destinazioni economiche, con una particolare accentuazione per quanto concerne la
costruzione di fabbricati non residenziali rurali (-57,6%).
Il gruppo delle famiglie, al quale è destinato circa il 27% degli impieghi bancari, ha
registrato una crescita tendenziale del 6,3%, in
leggera ripresa rispetto al trend del 5,7% dei
quattro trimestri precedenti. In Emilia-Romagna c’è stato un aumento un po’ più sostenuto
(+8,0%), ma contrariamente a quanto avvenuto a Forlì-Cesena, è emerso un rallentamento
rispetto al trend del 9,0%.
L’accelerazione sul trend del gruppo forlivese
delle “famiglie” è da attribuire essenzialmente
a quelle “consumatrici”, i cui impieghi sono
saliti tendenzialmente nello scorso settembre
dell’8,3%, a fronte dell’incremento medio del
7,6% dei dodici mesi precedenti. Al di là del
leggero incremento, restano tuttavia tassi di
crescita più ridotti rispetto al passato. Tra settembre 2004 e giugno 2006 gli aumenti hanno
oscillato tra il 10 e 13%, per non parlare del
biennio 1999-2000 caratterizzato da incrementi percentuali compresi tra il 20 e 30%.
Il miglioramento rispetto al trend è stato in
parte determinato dalla ripresa della domanda
di mutui destinati all’acquisto dell’abitazione.
Depositi e impieghi, nella provincia di Forlì-Cesena, in Emilia-Romagna e in Italia,
per localizzazione della clientela (valori in milioni di euro)
e tassi di variazione sui dodici mesi precedenti al 30 settembre 2007.
Per localizzazione della clientela (1)
Depositi
Milioni
FORLI’-CESENA
EMILIA-ROMAGNA
ITALIA
Impieghi
Var %
Milioni
Var %
6.195
6,4
13.003
8,5
61.287
0,8
140.569
10,4
732.192
3,5
1.493.023
10,7
(1) Banche
Fonte: Bankitalia.
Elaborazione: Centro Studi Unioncamere Emilia-Romagna
156
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
A fine settembre 2007 è stato registrato un
incremento tendenziale dei relativi finanziamenti pari al 9,9%, superiore di oltre tre punti
percentuali all’aumento medio riscontrato nei
quattro trimestri precedenti. Il recupero è evidente, tuttavia il tasso di crescita di settembre
è risultato largamente al di sotto dei livelli del
passato, caratterizzati da incrementi talvolta
superiori al 30%. L’aumento dei tassi di interesse ha inciso non poco sul raffreddamento
della crescita dei mutui, ma anche le cartolarizzazioni dei crediti alle famiglie hanno avuto
la loro parte. In Emilia-Romagna l’aumento
tendenziale
dei
mutui
concessi
alle famiglie
consumatrici è apparso
più
ampio
(+10,4%),
ma inferiore
di due punti
percentuali
rispetto
al trend dei
dodici mesi
precedenti.
In Italia l’incremento si
è attestato
praticamente sugli stessi livelli dell’EmiliaRomagna (+10,1%), ma anche in questo caso
più contenuti rispetto al trend del 12,7%. In
regione, due province hanno evidenziato una
crescita più contenuta di quella registrata a
Forlì-Cesena, vale a dire Modena (+8,4%) e
Reggio Emilia (+7,9%). Quella più elevata, pari
al 14,8%, ha riguardato la provincia di Piacenza.
L’accelerazione del tasso di crescita della consistenza dei mutui destinati all’acquisto di abitazioni si è associata all’incremento delle corrispondenti somme erogate, passate dai circa
285 milioni euro dei primi nove mesi del 2007
ai 322 milioni e 432 mila di euro dell’analogo
periodo del 2006 (+13,1%).
Per rimanere nell’ambito dei prestiti concessi
dalle banche alle famiglie consumatrici, quelli a
medio e lungo termine destinati all’acquisto di
beni durevoli sono cresciuti nello scorso setRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
tembre del 12,3% rispetto allo stesso periodo
del 2006, in forte rallentamento rispetto al
trend del 20,6% dei dodici mesi precedenti.
In Emilia-Romagna la crescita di questo comparto del credito al consumo è risultata decisamente più contenuta (+3,2%), oltre che largamente inferiore al trend del 13,7%. In Italia
c’è stato un calo tendenziale dello 0,6%, che è
apparso in contro tendenza rispetto all’incremento medio del 9,9% dei dodici mesi precedenti. Per Prometeia, questo rallentamento
si è accompagnato alla moderazione del clima
di fiducia delle famiglie. Un altro fattore di
raffreddamento della domanda
è inoltre
venuto dalla ripresa
dei tassi di
interesse.
E’ da sottolineare
che questa
componente della
domanda
da parte
delle
famiglie italiane, pur
essendo molto aumentata negli ultimi anni, ha
una incidenza sul relativo totale dei prestiti
piuttosto modesta, se confrontata con la media di Eurolandia.
Le famiglie forlivesi si sono quindi indebitate
più velocemente rispetto a quanto avvenuto
in regione e nel Paese. Sulle cause si possono
avanzare solo delle ipotesi, tra le quali il maggiore ottimismo dei forlivesi, che si è accompagnato ad una politica dei tassi d’interesse più
attenta alle esigenze delle famiglie, tipica delle
banche che agiscono in un ambito prettamente territoriale, come nella realtà forlivese. In
Emilia-Romagna nessuna provincia ha evidenziato una crescita più sostenuta del credito al
consumo rispetto a quella di Forlì-Cesena, in
un arco compreso tra il +7,9% di Parma e il
-4,8% di Ferrara.
Se rapportiamo il credito destinato all’acquisto di beni durevoli alla popolazione residen-
C R E D I T O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
157
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
te, la provincia di Forlì-Cesena ha registrato
a fine settembre 2007 un importo pro capite relativamente contenuto, pari a quasi 340
euro, a fronte della media regionale di 351 e
nazionale di 399. In Emilia-Romagna tre province hanno evidenziato un indebitamento inferiore a quello forlivese, vale a dire Piacenza
(336 euro), Ferrara (312 euro) e Rimini (233
euro). Nel 2006 solo Rimini presentava un
indebitamento più contenuto di quello forlivese. I più indebitati della regione risiedono
a Reggio Emilia, con un importo per abitante
di circa 412 euro. In ambito nazionale, la provincia di Forlì-Cesena, nonostante l’aumento
largamente superiore alla media nazionale, è
risultata tra le province meno indebitate, pur
perdendo alcune posizioni, vale a dire trentesima (diciassettesima nel 2006) su centotre
province. Il rapporto per abitante più contenuto è stato rilevato nuovamente a Sondrio
(191 euro per abitante), quello più elevato a
Sassari (922 euro).
Per concludere il discorso degli impieghi del
gruppo delle “famiglie”, quelle “produttrici”,
vale a dire le imprese a conduzione famigliare,
hanno registrato nello scorso settembre un
aumento tendenziale decisamente modesto
(+0,4%), in leggero calo rispetto all’evoluzione media dei dodici mesi precedenti (+0,6%).
In Emilia-Romagna l’aumento è apparso un po’
più elevato (+2,5%), ma anch’esso in diminuzione rispetto al trend del 3,6%. Secondo i dati
elaborati dalla sede regionale di Bankitalia e
aggiornati allo scorso giugno, i tassi di crescita
delle piccole imprese (società diverse da quelle di capitale con meno di 20 addetti e famiglie
produttrici) sono risultati in flessione rispetto
ai trimestri precedenti oltre che inferiori di
oltre un terzo a quelli della media delle imprese. Questi andamenti possono sottintendere
una fase congiunturale meno intonata rispetto
al resto del mondo della produzione.
In ultima analisi, è interessante valutare il rapporto impieghi per abitante per singolo
comune. Secondo le statistiche più recenti
raccolte da Bankitalia nei comuni con un numero congruo di sportelli bancari, a fine 2006
è stato nuovamente il comune di Forlì, con un
rapporto pro capite di 36.530 euro, ad occupare la prima posizione in ambito provinciale,
equivalente alla dodicesima posizione della
graduatoria regionale (nona nel 2005). Seguono Cesena, con 36.016 euro (13° in regione)
e le località turistiche di Cesenatico e Gatteo,
rispettivamente con 28.398 e 27.247 euro (36°
e 42° in regione). Tutti gli altri comuni hanno
evidenziato valori inferiori alla media provinciale di 27.804 euro. L’ultimo posto in ambito
Impieghi per abitante al 31 dicembre 2006
Valori in euro
36.530
C R E D I T O
FORLÌ
CESENA
CESENATICO
36.016
28.398
27.804
PROVINCIA
GATTEO
SAVIGNANO SUL RUBICONE
SAN MAURO PASCOLI
GAMBETTOLA
FORLIMPOPOLI
SANTA SOFIA
BAGNO DI ROMAGNA
LONGIANO
MELDOLA
PREDAPPIO
BERTINORO
MERCATO SARACENO
CASTROCARO T. E TERRA DEL
SARSINA
MODIGLIANA
27.247
23.170
22.625
22.222
18.785
13.140
17.690
17.189
13.419
13.047
12.398
10.662
10.040
9.271
8.733
0
158
5.000
10.000
15.000
20.000
25.000
30.000
35.000
40.000
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
provinciale è stato occupato dal comune di
Modigliana, con 8.733 euro per abitante (198°
in ambito regionale sui 218 comuni censiti da
Bankitalia).
Per quanto concerne le previsioni, Prometeia ritiene che nel 2008 la dinamica dei
prestiti in Italia sarà sostenuta dal graduale
miglioramento della congiuntura economica,
previsto nella seconda metà dell’anno, e dall’orientamento espansivo che dovrebbe assumere la politica monetaria durante il secondo
trimestre (è prevista una riduzione di 25 punti
base), con conseguente riduzione, stimata in
circa 20 punti base nell’anno, del tasso medio
sui prestiti a breve termine. Il flusso di nuovi
finanziamenti previsto dovrebbe attestarsi su
circa 117 miliardi di euro, in aumento dell’8%
rispetto al 2007. Questa imponente cifra sarebbe sostenuta dalla componente a medio e
lungo termine, il cui flusso dovrebbe ammontare a 86 miliardi di euro, vale a dire il 9,2% in
più su base annua. Per i finanziamenti a breve
termine, più sensibili all’evoluzione dei ciclo
economico, l’importo dovrebbe attestarsi sui
30 miliardi di euro, ma in questo caso si prevede una crescita più contenuta, pari al 5,8%.
LA QUALITÀ DEL CREDITO.
Il rapporto sofferenze/impieghi bancari si è attestato a settembre 2007 al 2,72%,
rispetto al 2,80% dell’Emilia-Romagna e 3,24%
nazionale. La provincia di Forlì-Cesena ha
pertanto evidenziato, e non è una novità, una
rischiosità dei prestiti abbastanza contenuta,
in sostanziale linea con la media regionale,
sottintendendo una qualità del credito tra le
migliori della regione. E’ dalla fine del 1999
che il rapporto sofferenze/impieghi si mantiene costantemente sotto la soglia del 3%. In
regione, meglio di Forlì-Cesena hanno fatto
Bologna (2,08%), Ravenna (1,72%) e Reggio
Emilia (1,64%). La situazione relativamente più
difficile è stata registrata a Ferrara (6,74%).
Rispetto alla situazione dello stesso mese
dell’anno precedente le sofferenze bancarie
si sono incrementate del 4,1%, risultando in
leggera frenata rispetto all’aumento del 4,8%
riscontrato mediamente nei quattro trimestri
precedenti. La difficile situazione emersa tra il
secondo trimestre 2005 e il primo trimestre
2006 (mai si erano avuti incrementi superiori
al 30%) è ormai alle spalle. Questa situazione
è da attribuire in gran parte al consolidamento della crescita congiunturale e ai processi
di securitization legati alla cessione, comunque onerosa, di crediti problematici. Inoltre il
ritorno alla normalità dell’importante settore
avicolo, fortemente penalizzato dal crollo dei
consumi dovuto all’influenza aviaria, ha contribuito anch’esso a raffreddare la corsa delle
sofferenze. In regione è stata rilevata una crescita tendenziale delle sofferenze del 10,4%,
(+2,9% in Italia), che ha consolidato la tendenza espansiva avviata dalla fine del 2006, dopo
ventuno mesi caratterizzati da flessioni.
La crescita della rischiosità dei crediti di ForlìCesena è risultata tra le più contenute della
regione. Solo Parma, con un calo tendenziale dello 0,3%, ha evidenziato un andamento
migliore. Nelle rimanenti province gli aumen-
Sofferenze per localizzazioni della clientela, numero degli affidati, tassi di variazione
sui dodici mesi precedenti e rapporto tra sofferenze e impieghi al 30 settembre 2007.
Enti segnalanti: BANCHE.
Sofferenze(1)
Var % (2)
FORLI’-CESENA
EMILIA-ROMAGNA
ITALIA
Milioni
% Sofferenze
Var % (2)
/ Impieghi
4.206
8,6
354
4,1
2,72
45.356
8,0
3.931
10,4
2,80
675.867
6,3
48.301
2,9
3,24
(1) Comprendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato di insolvenza o in situazioni
sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni operate per
previsioni di perdita. Eventuali differenze tra i dati di fonte “Segnalazioni di vigilanza” e quelli di fonte “Centrale dei
rischi” possono essere ricondotte a marginali differenze di carattere normativo esistenti nei criteri di rilevazione dei
due sistemi informativi.
(2) Variazione a 12 mesi.
Fonte: Bankitalia.
Elaborazione: Centro Studi Unioncamere Emilia-Romagna
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
C R E D I T O
Numero affidati
159
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
ti hanno oscillato tra il +6,4% di Ferrara e il
+20,8% di Reggio Emilia. L’indisponibilità di
statistiche più disaggregate non consente di
valutare quali siano stati i settori maggiormente in difficoltà. Da sottolineare tuttavia che in
ambito regionale - i dati di fonte Bankitalia
sede di Bologna si riferiscono alla prima metà
del 2007 - è stato registrato un appesantimento del rapporto sofferenze/impieghi in ambito
manifatturiero, mentre sono risultate stabili le
industrie delle costruzioni e i servizi. Le famiglie consumatrici si sono attestate su livelli
sostanzialmente contenuti (2,2%), gli stessi di
fine dicembre 2006, mentre quelle “produttrici”, che comprendono la gamma di società
semplici e di fatto, oltre alle imprese individuali fino a cinque addetti, hanno registrato
una lieve ripresa dal 4,7 al 4,8%. Un analogo
andamento ha riguardato il gruppo delle società non finanziarie con meno di 20 addetti,
le cui sofferenze hanno inciso per il 4,0% degli
impieghi rispetto alla quota del 3,8% di fine
2006.
Se rapportiamo la situazione forlivese, in tema
di rapporto sofferenze/impieghi, a quella delle province italiane, troviamo Forlì-Cesena
nella fascia più virtuosa, più precisamente al
ventisettesimo posto su centotre province,
guadagnando tre posizioni rispetto al 2006. La
provincia italiana con il rapporto più contenuto di settembre 2007 è risultata Trieste, con
una percentuale dell’1,35%, davanti a Milano
(1,38), Trento (1,55%) e Reggio Emilia (1,64).
All’opposto troviamo Frosinone, e non è una
novità, con un rapporto del 16,74%, seguita da
Matera (14,06) e Potenza (13,76).
In una fase di crescita economica, il sistema
bancario forlivese non ha fatto mancare il
proprio contributo, proponendo condizioni di
credito che si possono nuovamente definire
“distese”. L’accordato operativo dei finanziamenti per cassa concessi alla clientela residen-
Percentuale delle sofferenze sugli impieghi bancari
7,00
6,00
5,00
4,00
3,00
C R E D I T O
2,00
1,00
0,00
I 97
I 98
I 99
I 2000
I 2001
Forlì-Cesena
160
I 2002
I 2003
I 2004
I 2005
I 2006
I 2007
Emilia - Romagna
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
aveva una percentuale del 23,4%, che cinque
anni dopo sale al 31,7%. Le banche hanno cercato comprensibilmente di tutelarsi nel concedere i prestiti, anticipando nella sostanza
le linee dell’accordo di Basilea2, operativo di
fatto dal 1 gennaio 2008, ciò in relazione anche ad una maggiore espansione del credito a
medio e lungo termine.
I DEPOSITI BANCARI.
I depositi costituiscono uno degli aspetti della
raccolta bancaria, che si fonda anche su obbligazioni e “Pronti contro termine”, poste che
non vengono comprese nell’aggregato dei depositi bancari preso in esame sulla base delle
statistiche di Bankitalia.
A fine settembre 2007 le somme depositate
nella totalità delle banche dai clienti residenti
in provincia di Forlì-Cesena sono ammontate
a circa 6 miliardi e 195 milioni di euro, con
una crescita del 6,4% rispetto all’analogo periodo del 2006, a fronte di un’inflazione attestata tendenzialmente all’1,6%. Nei dodici
mesi precedenti i depositi erano mediamente
aumentati dell’8,7%. Al di là del rallentamento
della crescita, siamo in presenza di un incremento comunque apprezzabile, che è apparso
decisamente più ampio rispetto a quanto riscontrato in Emilia-Romagna (+0,8%) e Italia
(+3,5%). In regione solo due province, vale
a dire Parma e Ravenna, hanno evidenziato
un incremento dei depositi più sostenuto di
quello forlivese, pari rispettivamente all’11,0
e 8,9%.
I depositi delle famiglie “consumatrici”,
titolari di circa il 52% delle somme depositate,
sono aumentati tendenzialmente a settembre
del 3,0%, rallentando leggermente rispetto al
trend del 3,6% dei quattro trimestri precedenti. Nonostante il ridimensionamento della
crescita, comune a quanto avvenuto in EmiliaRomagna e Italia, si è ulteriormente allungata
e consolidata la serie di costanti aumenti in
atto dal giugno 2001, che tra la fine di quell’anno e marzo 2004 hanno oltrepassato la
soglia del 10%. Tra le cause di questo fenomeno possiamo ascrivere le gestioni patrimoniali
collegate ai conti correnti, la preferenza della
liquidità da parte dei risparmiatori, oltre ad
una certa cautela verso gli investimenti alternativi, in particolare azioni e obbligazioni, che
C R E D I T O
te in provincia - corrisponde all’ammontare
del credito direttamente utilizzabile dal cliente - è cresciuto tendenzialmente a settembre dell’11,6% (+9,3% in regione), appena al
di sotto del trend dei dodici mesi precedenti
(+12,9%). La crescita dell’”utilizzato”– corrisponde all’ammontare del credito effettivamente erogato alla clientela – ha praticamente
seguito l’evoluzione delle somme accordate,
attestandosi al 10,7%, in leggero rallentamento rispetto al trend dei dodici mesi precedenti
(+12,0%). La percentuale di “utilizzato” sull’”accordato”si è attestata al 66,6%, uguagliando praticamente il trend del 66,9% dei dodici
mesi precedenti. In Emilia-Romagna l’aumento
dell’”utilizzato” è risultato del 12,7%, superiore alla crescita delle somme accordate, pari al
9,3%. La percentuale di utilizzo sull’accordato
è risultata leggermente superiore a quella forlivese (68,0%) e in crescita rispetto a quella
riscontrata mediamente nei dodici mesi precedenti (66,8%).
Se spostiamo il campo di osservazione al credito a breve termine, che è quello maggiormente utilizzato dalle imprese e che appare
più sensibile alle oscillazioni del ciclo economico, emerge una situazione meno dinamica,
che sembra tradurre il rallentamento della
congiuntura emerso dalle varie indagini. L’aumento tendenziale dell’accordato operativo
rilevato nella provincia di Forlì-Cesena si è
attestato a settembre al 5,7%, a fronte di un
trend attestato al 9,3%. L’incremento dei corrispondenti finanziamenti a breve termine utilizzati è apparso più contenuto (+1,9%), oltre
che in sensibile frenata rispetto all’evoluzione media dei dodici mesi precedenti (+6,1%).
Che vi sia un certo appannamento è innegabile, tuttavia la provincia di Forlì-Cesena ha
evidenziato un andamento molto più dinamico rispetto a quanto avvenuto in regione, il
cui accordato a breve termine è cresciuto del
4,6%, mentre quello utilizzato ha accusato una
flessione del 7,5%, superiore al trend negativo
dei dodici mesi precedenti (-2,7%).
Da sottolineare inoltre che a fine settembre
2007 quasi il 43% di tutto il credito utilizzato dalla clientela forlivese è stato coperto da
garanzie reali fornite dai clienti, a fronte della
media regionale del 38,4%. Il fenomeno è in
costante espansione. A fine settembre 1997 si
161
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
in alcuni casi, noti alle cronache, si sono tradotti, per queste ultime, in dolorose perdite
per i risparmiatori.
Per quanto concerne le imprese private
- hanno rappresentato quasi il 18% delle somme depositate - i relativi depositi a settembre sono cresciuti tendenzialmente dell’11,8%
e anche in questo caso dobbiamo annotare
un rallentamento rispetto al trend dei dodici
mesi precedenti (+16,2%). Al di là della frenata, i depositi bancari delle imprese private
si sono accresciuti, nell’arco di un anno, di
quasi 115 milioni di euro, sottintendendo una
situazione di liquidità tra le meglio intonate
della regione, che potrebbe essere il frutto di
maggiori incassi dovuti al consolidamento del
ciclo economico. In ambito regionale non è
emersa una linea comune. Accanto a province in rallentamento rispetto al trend (oltre a
Forlì-Cesena, anche Bologna, Ferrara, Modena e Rimini), ce ne sono state alcune che hanno registrato tassi di crescita molto sostenuti,
come Parma (+33,9%) e Ravenna (+21,7%).
Il comune forlivese che ha vantato il più elevato rapporto depositi per abitante è
nuovamente risultato a fine 2006 Gatteo, con
17.341 euro pro capite. In ambito regionale,
la località si è classificata al tredicesimo posto, su 218 comuni, perdendo tre posizioni ri-
spetto al 2005. Seguono Cesena e Forlì - nella
graduatoria regionale vengono a occupare rispettivamente la 18esima e 22esima posizione
- rispettivamente con 16.515 e 15.898 euro.
In rapporto alla situazione del 2005 il comune
di Cesena ha guadagnato tre posizioni, mentre
Forlì ne ha perdute altrettante. L’ultima posizione della provincia è occupata da Predappio,
con 6.631 euro per abitante, equivalente alla
193esima posizione in Emilia-Romagna (era
la 199esima nel 2005). Il comune più “ricco”
dell’Emilia-Romagna è risultato nuovamente
Morciano di Romagna in provincia di Rimini,
con 33.175 euro per abitante, seguito da Bologna con 28.123 e Parma con 22.560. Ultimo
in assoluto Torrile nel parmense, con 4.519
euro.
IL RAPPORTO IMPIEGHI/DEPOSITI.
A fine settembre 2007 era attestato a 209,9.
Come dire che ogni 100 euro depositati ne
sono corrisposti circa 210 di impieghi. Rispetto al valore medio dei quattro trimestri precedenti, c’è stato un miglioramento di sette
punti percentuali. In Emilia-Romagna il corrispondente rapporto si è attestato su basi un
po’ più elevate, vale a dire circa 229 euro impiegati ogni 100 raccolti. Il differenziale a sfavore della provincia di Forlì-Cesena rispetto al
Depositi per abitante al 31 dicembre 2006
Valori in euro
17.341
C R E D I T O
GATTEO
CESENA
FORLÌ
16.515
15.898
14.393
SAN MAURO PASCOLI
PROVINCIA
GAMBETTOLA
CESENATICO
BERTINORO
LONGIANO
SARSINA
SAVIGNANO SUL RUBICONE
FORLIMPOPOLI
SANTASOFIA
MODIGLIANA
MELDOLA
BAGNO DI ROMAGNA
MERCATO SARACENO
CASTROCARO T. E TERRA DEL SOLE
PREDAPPIO
13.463
12.958
11.987
10.956
10.697
10.253
10.155
10.070
9.964
9.711
9.409
8.857
7.120
7.110
6.361
0
162
2.000
4.000
6.000
8.000
10.000
12.000
14.000
16.000
18.000
20.000
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
rapporto dell’Emilia-Romagna ha consolidato
la tendenza emersa nell’estate del 2005, salvo
la parentesi dei primi tre mesi del 2006, dopo
quasi due anni caratterizzati da andamenti di
segno opposto.
Se si analizza il fenomeno in base ai soggetti interessati, si può vedere che in pratica sono le
famiglie cosiddette “consumatrici”, che detengono il grosso delle somme depositate (51,6%
del totale), a finanziare una importante parte
del credito verso i settori della produzione. A
fine settembre 2007 il relativo rapporto impieghi/depositi
si è attestato all’83,50%,
come
dire
che le famiglie
hanno ricevuto poco più di
83 euro ogni
100 depositati. La situazione
muta
radicalmente
nell’ambito
delle “imprese
private” che
corrispondono nella pratica a gran parte dei settori
produttivi. In questo caso a 100 euro depositati ne sono corrisposti circa 584 di impieghi. Il caso più eclatante di sbilanciamento fra
somme impiegate e depositate è stato tuttavia
rappresentato dalle imprese di assicurazione
e fondi pensione, che a fronte di 359 mila
euro di depositi hanno ricevuto impieghi per
circa 95 milioni di euro, come dire che ogni
100 euro di depositi ne sono corrisposti circa 26.511 di impieghi. Questo sbilanciamento
non trova riscontro né in regione né in Italia.
I TASSI D’INTERESSE.
L’indisponibilità di dati provinciali relativi alle
rilevazioni sui tassi d’interesse, non consente
alcuna valutazione a livello locale. Dobbiamo
di conseguenza commentare la situazione regionale, che dovrebbe tuttavia ricalcare quanto avvenuto in provincia almeno come linea di
tendenza.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Il contesto generale è stato caratterizzato dalla
generale ripresa dei tassi d’interesse. Nel 2007
la Banca centrale europea ha rialzato il tasso di
riferimento due volte, portandolo al 3,75% l’8
marzo e al 4,00% il 6 giugno. Il tasso Euribor
a tre mesi, che quota gli scambi di denaro tra
le banche, dal 3,725% di inizio anno è arrivato
al 4,684% di fine 2007, dopo avere toccato
la punta massima del 4,953% il 12 dicembre.
Nello stesso arco di tempo, l’Euribor a dodici mesi è passato dal 4,030 al 4,745%, dopo
avere toccato la punta massima del 4,885% il
17 dicembre.
Se
consideriamo che
l’Euribor
costituisce, tra le
altre cose,
la
base
degli interessi sui
mutui destinati all’acquisto
dell’abitazione, ne
discende
che talune
famiglie
hanno visto crescere il proprio indebitamento
verso le banche. La Banca d’Italia ha rilevato
come il Taeg (tasso annuo effettivo globale)
applicato sui mutui si sia attestato, in media, al
5,44%, mentre quello sui prestiti è arrivato al
9,44%. Per le famiglie italiane il pagamento dei
soli interessi di una rata annuale ha rappresentato un aggravio stimabile in circa 18,4 miliardi
di euro. Nell’ambito dei titoli di Stato, il tasso
dei Bot quotati alla Borsa di Milano è passato
dal 3,738% di gennaio al 3,946% di dicembre,
dopo avere toccato il massimo del 4,206% in
luglio. Quello dei Cct a tasso variabile è salito dal 3,871 al 4,219%, con un massimo del
4,356% in agosto. Il tasso dei future, ovvero
i Buoni poliennali del Tesoro, è cresciuto dal
4,310 al 4,631%, dopo avere toccato la punta
massima del 4,847% in giugno.
In questo scenario, i tassi praticati in EmiliaRomagna sono apparsi in ripresa. Quelli sulle
C R E D I T O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
163
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
operazioni a revoca - si tratta di una categoria
di censimento della Centrale dei rischi nella
quale confluiscono le aperture di credito in
conto corrente - si sono attestati a settembre
2007 al 7,90%, risultando in crescita di 0,40
punti percentuali rispetto al trend dei dodici
mesi precedenti (7,50%). I tassi sono apparsi
meno onerosi a seconda della classe del fido
globale accordato. Dal massimo dell’11,28%
della fascia fino a 125.000 euro si è progressivamente scesi al 5,80% di quella oltre 25 milioni di euro. In sintesi le banche riservano condizioni di favore alla grande clientela, e meno
buone man mano che diminuisce la classe del
fido globale accordato. Occorre tuttavia sottolineare che rispetto al trend, l’aumento più
sostenuto, pari a 0,65 punti percentuali, ha
riguardato proprio la grande clientela. Rispetto alle condizioni applicate nel Paese, l’EmiliaRomagna ha presentato tassi leggermente più
onerosi, invertendo la tendenza favorevole
che aveva caratterizzato il triennio 2004-2006.
Nel primo trimestre 2007 sono stati praticati
tassi superiori a quelli nazionali nella misura di
0,10 punti percentuali; nel secondo trimestre
di 0,01 punti; nel terzo di 0,08 punti. Si tratta
di scostamenti minimi, ma che tuttavia sembrano sottintendere un cambiamento della
politica di “attenzione” riservata dalle banche
alla propria clientela.
Nell’ambito dei tassi attivi sui finanziamenti per cassa applicati alle famiglie consumatrici è stato rilevato un andamento ugualmente
espansivo. Ricordiamo che i finanziamenti per
cassa comprendono varie operazioni, quali
quelle autoliquidanti, a revoca, a scadenza, ol-
tre ai finanziamenti a procedura concorsuale.
Giova inoltre ricordare che l’utilizzato dei “finanziamenti per cassa” si differenzia dagli impieghi, in quanto comprende i “pronti contro
termine”, ma non le sofferenze.
Dalla media del 5,09% registrata tra il terzo
trimestre 2006 e il secondo trimestre 2007 si
è passati al 5,69% di settembre 2007. Anche in
questo caso l’Emilia-Romagna ha presentato
tassi meno convenienti rispetto a quelli praticati in Italia, consolidando la tendenza in atto
dal quarto trimestre 2006.
Anche le rilevazioni della sede regionale di
Bankitalia aggiornate a metà anno hanno registrato una tendenza espansiva. Il tasso d’interesse medio sui prestiti a breve termine a
residenti in Emilia-Romagna si è attestato al
6,34%, rispettivamente 72 e 24 punti base in
più rispetto a giugno e dicembre 2006. Nello
stesso periodo, la crescita dei tassi è risultata
più accentuata per i prestiti a medio e lungo
termine e, tra questi ultimi, per i mutui contratti dalle famiglie per l’acquisto dell’abitazione.
I tassi sulla raccolta hanno ricalcato l’andamento di quelli attivi. Quelli passivi sui conti correnti a vista, nello scorso settembre si
sono attestati all’1,78%, in risalita rispetto al
trend dell’1,40% riscontrato nei dodici mesi
precedenti. Le condizioni migliori sono state
nuovamente applicate alla Pubblica amministrazione, che a settembre ha goduto di una
remunerazione lorda dei conti correnti a vista pari al 4,27%. Le condizioni relativamente
peggiori sono state riservate alle famiglie: a
quelle “produttrici” è stato applicato un tas-
Dimensione e diffusione del sistema bancario nella provincia di Forlì-Cesena,
in Emilia-Romagna e in Italia. Settembre 2007.
C R E D I T O
Sportelli
164
FORLI’-CESENA
EMILIA-ROMAGNA
ITALIA
N.(1)
Var % (3)
Comuni serviti (2)
Comp %
N.
Comp %
342
4,0
9,8 (4)
30
100,0
3.475
3,5
10,6 (5)
328
96,2
32.818
2,6
-
5.914
73,0
(1) Numero di sportelli autorizzati, a piena operatività. Banche.
(2) Comuni serviti da almeno uno sportello bancario.
(3) Variazione percentuale sui 12 mesi precedenti.
(4) Quota percentuale su totale Emilia-Romagna
(5) Quota percentuale su totale Italia.
Fonte: Bankitalia.
Elaborazione: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
so dell’1,27%, a quelle “consumatrici”, titolari
della maggioranza delle somme depositate,
dell’1,25%. Se confrontiamo i tassi applicati
nello scorso settembre ai vari comparti di attività economica, con la media dei dodici mesi
precedenti, si può vedere che i miglioramenti
più elevati hanno interessato le due categorie
che godono dei trattamenti migliori, vale a dire
Pubblica amministrazione (+0,71 punti percentuali) e Società finanziarie (+0,73). Le imprese
famigliari e le famiglie consumatrici hanno invece registrato i ritocchi più contenuti rispettivamente pari a +0,26 e +0,23 punti percentuali. Nei
confronti
del Paese,
l’EmiliaRomagna
ha
registrato
a
settembre
tassi passivi
leggermente più alti:
0,05 punti
percentuali in più,
in leggero
aumento
rispetto all’andamento dei dodici mesi precedenti.
Il differenziale tra i tassi attivi sulle operazioni a revoca e quelli passivi sui conti correnti a vista è stato a settembre di 6,12 punti percentuali. Rispetto alla media dei dodici
mesi precedenti c’è stato un leggero aumento
dello spread di 0,02 percentuali. La tendenza
all’allargamento della forbice tra tassi attivi e
passivi non è emersa nel Paese, il cui spread
si è ridotto di 0,04 punti percentuali rispetto
al trend dei dodici mesi precedenti. In contro tendenza con quanto emerso nel triennio
2004-2006, i primi nove mesi del 2007 hanno
evidenziato mediamente uno spread tra tassi
attivi e passivi, lievemente superiore a quello
registrato nel Paese.
sportelli bancari. A fine settembre 2007
ne risultano essere in provincia di Forlì-Cesena 342 rispetto ai 329 di fine settembre 2006
e 316 di fine settembre 2005. A fine marzo
1996 se ne contavano 232. In Emilia-Romagna
nell’arco di un anno si è passati da 3.356 a
3.375, in Italia da 31.975 a 32.818. La diffusione sulla popolazione forlivese è di 90 sportelli
ogni 100.000 abitanti rispetto alla media regionale di 82 e nazionale di 56. In Emilia-Romagna solo una provincia, vale a dire Rimini,
ha evidenziato una densità maggiore, pari a 99
sportelli ogni 100.000 abitanti. Se spostiamo
il confronto
al territorio
nazionale, la
provincia di
Forlì-Cesena
ha
confermato l’eccellente quarta
posizione
del
2006,
alle spalle di
Belluno (92
sportelli ogni
100.000 abitanti), Rimini
(99) e Trento
(105). La densità più contenuta è appartenuta alle province di Crotone
(22) e Caserta (23). La totalità dei comuni di
Forlì-Cesena è servita da sportelli bancari.
In Emilia-Romagna la percentuale scende al
96,2%, in Italia al 73,0%.
Se analizziamo la situazione dei comuni del
forlivese, possiamo vedere che la densità maggiore (i dati si riferiscono in questo caso alla
situazione di fine dicembre 2006) è appartenuta al comune di Portico e San Benedetto,
(secondo in regione dietro Tornolo), con uno
sportello ogni 409 abitanti, seguito da Verghereto (655), Tredozio (658) e Cesenatico
(820). La minore densità è stata rilevata a
Montiano, con 1 sportello ogni 1.641 abitanti,
davanti a Modigliana con 1.607 e Castrocaro
con 1.598. Il capoluogo ha contato 1.209 abiGLI SPORTELLI BANCARI E I SERVIZI TE- tanti per sportello, Cesena 990.
LEMATICI.
Per quanto concerne la classificazione
E’ continuato lo sviluppo della rete degli degli sportelli per gruppi istituzionaRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
C R E D I T O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
165
C R E D I T O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
166
li - siamo tornati alla situazione di settembre
2007 - in provincia di Forlì-Cesena prevalgono
le società per azioni (67,5% del totale), anche
se in misura più contenuta rispetto alla media
emiliano-romagnola del 78,3% e nazionale del
79,2%. Questa tangibile differenza dipende dal
fatto che le numerose Casse rurali e artigiane
si sono trasformate in banche di Credito cooperativo. Di conseguenza, il peso di quest’ultime appare molto più ampio rispetto alla media emiliano-romagnola: 23,1% contro 10,8%.
Da sottolineare che la provincia di Forlì-Cesena ha
registrato una
delle più
elevate
percentuali di
banche di
Credito
cooperativo dell’EmiliaRomagna
sul totale, preceduta
dalla sola
provincia
di Rimini
(23,3%)
e che in ambito nazionale solo dieci province sulle centrotrè esistenti hanno evidenziato
una incidenza maggiore, in un arco compreso
fra il 23,5% di Cosenza e il 62,5% di Trento. Questi dati sottintendono la dimensione
squisitamente locale del sistema bancario forlivese. Le banche di Credito cooperativo, che
in taluni casi operano dagli inizi dello scorso
secolo, sono concepite in modo da far utilizzare il risparmio depositato prevalentemente
in ambito locale. Strutturate come cooperative, devono accordare finanziamenti prevalentemente ai propri soci, che hanno l’obbligo di
risiedere ed operare con continuità nel territorio in cui si trova la banca.
Per quanto concerne le banche Popolari, il
loro peso in provincia di Forlì-Cesena si è
attestato al 9,4% rispetto al 10,7% regionale
e 8,6% nazionale. L’incidenza percentuale di
queste banche ha subito un drastico ridimensionamento tra giugno e settembre 2007. In
provincia di Forlì-Cesena sono diminuite da
40 a 32, in Emilia-Romagna da 609 a 373. Alla
base di questa flessione, c’è la trasformazione
in società per azioni di alcuni istituti, tra i quali
la Banca Popolare di Lodi. In Emilia-Romagna
questo istituto bancario può contare su una
ottantina circa di sportelli distribuiti in ogni
provincia.
Per il resto si conferma l’assenza di filiali di banche estere. I cinque sportelli presenti in regione sono
localizzati nelle
province
di Bologna,
Modena
e Reggio
Emilia,
a fronte
dei 149
attivi in
Italia,
in gran
parte localizzati
nell’area
milanese.
L’ultima
analisi
sulla struttura bancaria riguarda i servizi telematici offerti dalle banche alla propria clientela. Per quanto concerne i Pos, vale a dire
le apparecchiature che consentono l’addebito
automatico sul proprio conto bancario delle
spese sostenute presso gli esercizi commerciali, a inizio 2007 ne sono risultati attivi 8.061
rispetto ai 7.611 di inizio 2006 e 3.334 di inizio 1998. Se rapportiamo il loro numero alla
popolazione residente, la provincia di ForlìCesena ne ha registrati 213 ogni 10.000 abitanti, a fronte della media emiliano-romagnola
di 223 e nazionale di 183. Rapporti più bassi
si registrano nelle province di Ferrara (177),
Ravenna (200), Piacenza (206) e Reggio Emilia
(207). La maggiore diffusione appartiene a una
provincia ad alta vocazione turistica quale Rimini, con 373 Pos ogni 10.000 abitanti.
Nell’ambito degli Atm – si tratta di apparecRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
chiature automatiche abilitate a operare con
il pubblico per effettuare determinate operazioni (i bancomat sono tra questi) - a inizio
2007 ne sono risultati attivi 414, rispetto ai
379 di inizio 2006 e 303 di inizio 1998. La crescita è apparsa in linea con quanto avvenuto
in Emilia-Romagna, la cui consistenza è salita
da 3.613 a 4.064 unità. In rapporto alla popolazione, Forlì-Cesena registra una densità di
110 Atm ogni 100.000 abitanti, a fronte della
media regionale di 96 e nazionale di 68. In ambito emiliano-romagnolo, la provincia di ForlìCesena ha confermato la seconda posizione,
alle spalle di Rimini (113).
I servizi di home e corporate banking,
che rappresentano i servizi dispositivi e/o informativi prestati alla clientela per via telematica, a inizio 2007 hanno coinvolto 61.989
famiglie e 11.391 tra enti e imprese. Siamo in
presenza di un andamento fortemente dinamico, dopo il calo rilevato a inizio 2004, che
aveva arrestato la tendenza espansiva. A inizio
1998 erano interessate appena 262 famiglie e
1.596 tra enti e imprese. La densità dei servizi
alle famiglie sulla popolazione vede Forlì-Cesena in terz’ultima posizione tra le province
dell’Emilia-Romagna, con 1.640 clienti ogni
10.000 abitanti, a fronte della media regionale di 2.083 e nazionale di 1.648, seguita da
Piacenza (1.344) e Ferrara (1.329). La densità
più elevata è stata nuovamente riscontrata a
Bologna con 2.926 servizi ogni 10.000 abitanti. Per quanto concerne enti e imprese, Forlì-Cesena, con una densità di 301 clienti ogni
10.000 abitanti, si è collocata al terzultimo posto in Emilia-Romagna, guadagnando tuttavia
una posizione rispetto alla situazione di inizio 2006. Il primo posto è stato nuovamente
occupato da Modena, con una densità di 464
clienti ogni 10.000 abitanti.
I servizi di Phone banking che sono attivabili tramite la digitazione di codici via telefono, a inizio 2007 hanno coinvolto 42.328
clienti, vale a dire il 50,4% in più rispetto allo
stesso periodo del 2006. A inizio 1998 se ne
contavano 2.329. La diffusione sulla popolazione è salita considerevolmente, passando
da 751 a 1.120 servizi ogni 10.000 abitanti,
a fronte della media emiliano-romagnola di
1.701 e nazionale di 1.549. Grazie al forte
progresso evidenziato, la provincia di ForlìCesena ha lasciato l’ultima posizione della
graduatoria regionale alla provincia di Ferrara (981).
Impieghi: finanziamenti erogati dalle banche a soggetti non bancari. L’aggregato ricomprende: rischio di portafoglio, scoperti di
conto corrente, finanziamenti per anticipi (su effetti ed altri documenti salvo buon fine, all’importazione ed esportazione), mutui,
anticipazioni non regolate in conto corrente, riporti, sovvenzioni diverse non regolate in conto corrente, prestiti su pegno,
prestiti contro cessioni di stipendio, cessioni di credito, impieghi con fondi di terzi in amministrazione, altri investimenti finanziari
(accettazioni bancarie negoziate, commercial papers, ecc.), sofferenze effetti insoluti ed al protesto di proprietà. L’aggregato è al
netto degli interessi e delle operazioni pronti contro termine.
Il gruppo delle Famiglie comprende gli individui o i gruppi di individui nella loro funzione di consumatori (Famiglie consumatrici) e
nella loro eventuale funzione di produttori (Famiglie produttrici). L’attività di produzione svolta nell’ambito del settore proviene
da liberi professionisti, imprese individuali, famigliari e società semplici con non più di cinque addetti.
Sofferenze: comprendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni e al netto dei passaggi a perdita
eventualmente effettuati
C R E D I T O
NOTE ALLA LETTURA DEI DATI
Depositi: raccolta da soggetti non bancari effettuata dalle banche sotto forma di: depositi a risparmio liberi e vincolati, buoni
fruttiferi, certificati di depositi, conti correnti liberi e vincolati
Per ogni ulteriore approfondimento si rimanda al Bollettino Statistico edito dalla Banca d’Italia ed al relativo glossario.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
167
C R E D I T O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
168
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
A
A
RTIGIANATO
La rilevanza
caratteridell’artigiastiche
di
nato, nella
flessibilità
provincia
produttiva
di Forlì-Cee capacità
sena, è ridi creare
scontrabile
manufatti
non solo sul
che sono, in
piano ecomolti casi,
nomico ma
modelli di
più in generale nello sviluppo della società, abilità geniale, competenza tecnica e qualialla cui evoluzione ha contribuito con le sue tà, nel solco di una tradizione “storica” di
IMPRESE ARTIGIANE PER CLASSE DI ADDETTI E NATURA GIURIDICA
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
valori assoluti
SETTEMBRE
2007
var.%
sett.. 2007/
sett. 2006
DISTRIBUZIONE PER CLASSI DI ADDETTI
addetti non dichiarati (*)
addetti dichiarati 1
addetti dichiarati da 2 a 5
addetti dichiarati da 6 a 9
addetti dichiarati da 10 a 15
addetti dichiarati da 16 a 19
addetti dichiarati da 20 a 29
addetti dichiarati da 30 a 39
addetti dichiarati altri
TOTALE IMPRESE ARTIGIANE
6.464
3.611
3.007
596
280
80
49
12
4
14.103
7.087
3.363
2.856
577
263
81
47
12
3
14.289
9,6%
-6,9%
-5,0%
-3,2%
-6,1%
1,3%
-4,1%
0,0%
-25,0%
1,3%
DISTRIBUZIONE PER NATURA GIURIDICA
IMPRESA INDIVIDUALE
SOCIETA’ DI PERSONE
SOCIETA’ DI CAPITALE
COOPERATIVE
CONSORZI
ALTRE FORME
TOTALE IMPRESE ARTIGIANE
10.265
3.442
353
28
13
2
14.103
10.427
3.415
404
29
12
2
14.289
1,6%
-0,8%
14,4%
3,6%
0,0%
0,0%
1,3%
A R T I G I A N A T O
SETTEMBRE
2006
(*) comprese le imprese che hanno dichiarato 0 addetti
Fonte: Infocamere (Stock View)
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
169
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
produzione di oggetti di bottega, di grande
pregio anche sotto il profilo artistico.
Le imprese artigiane presenti in numero di
14.289 su un totale provinciale di imprese
pari a 41.235 (comprese quelle dell’agricoltura), rappresentano, al 30/9/2007, il 34,6%
del totale, con attività concentrate soprattutto nei settori edile (39,5%), manifatturiero (27,9%) e trasporti (11,2%); gli imprenditori, titolari e soci, sono 20.319, di cui 4.036
donne, i collaboratori familiari 2.412 (di cui
1.011 donne).
I dati riferiti alla regione Emilia-Romagna rilevano una consistenza di 148.802 imprese
artigiane su un totale di 430.818 imprese,
equivalente al 34,5% del totale. Per l’Italia si
evidenziano valori pari a 1.480.445 imprese
artigiane, che costituiscono il 28,6% del totale di 5.181.660 imprese.
A livello regionale, secondo il “Rapporto
2007 sull’economia regionale” di Unioncamere Emilia-Romagna e Regione Emilia-Romagna, “tra il 1996 e il 2004 il valore ag-
giunto dell’artigianato emiliano-romagnolo è
cresciuto, a valori correnti, a un tasso medio annuo del 4,1%, superando leggermente
l’aumento medio nazionale del 4%”, questo
a dimostrazione della vitalità ed importanza
del settore nell’economia della regione, con
una compagine imprenditoriale tra le più diffuse del Paese. Tuttavia i dati congiunturali
desunti dall’indagine nel settore manifatturiero evidenziano, nei primi nove mesi del
2007, un andamento non privo di ombre.
Aumenta la produzione dello 0,3%, rispetto
ad analogo periodo 2006; crescita zero per
la domanda, mentre l’export artigiano registra una crescita dell’1,4% (a tale proposito
occorre ricordare che la quota di imprese
esportatrici del comparto costituisce solo il
7% del totale delle imprese artigiane: oneri
e problemi derivanti dalla scarsa capitalizzazione provocano difficoltà ad operare sui
mercati esteri). Leggero regresso, da 2,6 a
2,4 giorni, nel periodo assicurato dal portafoglio ordini.
IMPRESE ARTIGIANE PER CLASSE DI ADDETTI E NATURA GIURIDICA
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
indici di composizione
SETTEMBRE
2006
SETTEMBRE
2007
A R T I G I A N A T O
DISTRIBUZIONE PER CLASSI DI ADDETTI
addetti non dichiarati (*)
addetti dichiarati 1
addetti dichiarati da 2 a 5
addetti dichiarati da 6 a 9
addetti dichiarati da 10 a 15
addetti dichiarati da 16 a 19
addetti dichiarati da 20 a 29
addetti dichiarati da 30 a 39
addetti dichiarati altri
TOTALE IMPRESE ARTIGIANE
45,8%
25,6%
21,3%
4,2%
2,0%
0,6%
0,3%
0,1%
0,0%
49,6%
23,5%
20,0%
4,0%
1,8%
0,6%
0,3%
0,1%
0,0%
100,0%
100,0%
72,8%
24,4%
2,5%
0,2%
0,1%
0,0%
73,0%
23,9%
2,8%
0,2%
0,1%
0,0%
100,0%
100,0%
DISTRIBUZIONE PER NATURA GIURIDICA
IMPRESA INDIVIDUALE
SOCIETA’ DI PERSONE
SOCIETA’ DI CAPITALE
COOPERATIVE
CONSORZI
ALTRE FORME
TOTALE IMPRESE ARTIGIANE
(*) comprese le imprese che hanno dichiarato 0 addetti
Fonte: Infocamere (Stock View)
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
170
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
COMUNI
e aggregazioni territoriali
Bagno di Romagna
Bertinoro
Borghi
Castrocaro-Terra del Sole
Cesena
Cesenatico
Civitella di Romagna
Dovadola
Forlì
Forlimpopoli
Galeata
Gambettola
Gatteo
Longiano
Meldola
Mercato Saraceno
Modigliana
Montiano
Portico e San Benedetto
Predappio
Premilcuore
Rocca San Casciano
Roncofreddo
San Mauro Pascoli
Santa Sofia
Sarsina
Savignano sul Rubicone
Sogliano al Rubicone
Tredozio
Verghereto
PROV. DI FORLI’-CESENA
MONTAGNA FORLIVESE
COLLINA FORLIVESE
PIANURA FORLIVESE
COMPRENSORIO DI FORLI’
MONTAGNA CESENATE
COLLINA CESENATE
PIANURA CESENATE
COMPRENSORIO DI CESENA
MONTAGNA
COLLINA
PIANURA
VALLE DEL TRAMAZZO
VALLE DEL MONTONE
VALLE DEL RABBI
VALLE DEL BIDENTE
VALLE DEL SAVIO
VALLE USO-RUBICONE
AREA DEL BASSO RUBICONE
GRANDI CENTRI
COMUNI DI CINTURA
COMUNI MARITTIMI (*)
COMUNI TERMALI (**)
2006
2007
243
356
85
274
3.061
1.154
178
68
3.868
462
106
436
399
247
439
292
184
50
38
271
25
81
104
463
122
172
648
100
55
115
14.096
185
1.656
4.686
6.527
358
803
6.408
7.569
543
2.459
11.094
239
461
296
845
822
339
2.193
6.929
1.972
2.664
873
240
352
86
287
3.097
1.187
174
75
3.894
471
102
450
395
269
439
305
190
48
33
259
24
83
103
478
122
167
678
105
56
112
14.281
179
1.665
4.717
6.561
352
814
6.554
7.720
531
2.479
11.271
246
478
283
837
824
342
2.270
6.991
2.010
2.738
879
N.B.: Nei totali 2006 e 2007 mancano, rispettivamente 7 e 8 imprese senza l’indicazione del Comune
(*) Cesenatico, Gatteo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone
(**) Bagno di Romagna, Bertinoro, Castrocaro Terme - Terra del Sole
Fonte: Infocamere (Stock View)
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Var. %
2007/2006
-1,2%
-1,1%
1,2%
4,7%
1,2%
2,9%
-2,2%
10,3%
0,7%
1,9%
-3,8%
3,2%
-1,0%
8,9%
0,0%
4,5%
3,3%
-4,0%
-13,2%
-4,4%
-4,0%
2,5%
-1,0%
3,2%
0,0%
-2,9%
4,6%
5,0%
1,8%
-2,6%
1,3%
-3,2%
0,5%
0,7%
0,5%
-1,7%
1,4%
2,3%
2,0%
-2,2%
0,8%
1,6%
2,9%
3,7%
-4,4%
-0,9%
0,2%
0,9%
3,5%
0,9%
1,9%
2,8%
0,7%
A R T I G I A N A T O
IMPRESE ARTIGIANE
PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
Consistenza al 30 settembre
171
A R T I G I A N A T O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
172
Per quanto concerne il credito, positiva è
stata l’attività dei Consorzi Fidi nei primi
nove mesi del 2007; i finanziamenti deliberati sono cresciuti dello 0,8%, mentre i relativi
importi hanno registrato una variazione positiva del 31%, rispetto agli importi dell’analogo periodo 2006. I finanziamenti agevolati
destinati agli investimenti, secondo i dati
Bankitalia, presentano a fine giugno 2007
una diminuzione tendenziale del 12,4%.
In generale la consistenza delle imprese artigiane regionali, attive
a fine settembre 2007
(148.802), è cresciuta
dello 0,7%, rispetto al
2006 (147.792); l’incremento è da attribuire
essenzialmente
all’aumento del settore delle
costruzioni (+3,3%). Negli altri settori prevalgono le diminuzioni: -0,5%
nel manifatturiero, -2,8%
nel commerciale, -10,7%
negli “alberghi e pubblici esercizi”, -4,4% nei
trasporti; -0,5% in “altri
servizi pubblici, sociali e
personali”. In aumento
però le imprese agricole
e le “attività immobiliari,
noleggio, informatica”;
l’incremento di questo settore dipende dalla vivacità dei comparti dell’informatica e
attività connesse e delle “altre attività professionali e imprenditoriali” che comprende
servizi di pulizia, studi legali, di consulenza
amministrativa, gestionale, commercialisti
ecc..
Se si rapporta la consistenza delle imprese
artigiane con la popolazione residente in
Emilia-Romagna, si osserva una incidenza di
352 imprese ogni 10.000 abitanti, dato che
pone la nostra regione al primo posto in Italia (la media nazionale è di 250 imprese ogni
10.000 abitanti).
I dati di seguito riportati sono desunti da
Stock View, la banca dati del Registro Imprese che rileva la consistenza e la distribuzione sul territorio nazionale, provinciale e
comunale di tutti i soggetti economici tenuti
all’iscrizione nel Registro stesso. Secondo
tali informazioni nella provincia di Forlì-Cesena le imprese artigiane iscritte al
30/9/2007 sono 14.289 con un saldo positivo
pari a 186 unità, equivalente ad un aumento
dell’ 1,3%, rispetto alla stessa data 2006. Il
comprensorio di Forlì conta 6.561 posizioni attive (crescita pari a +0,5% rispetto al
2006), quello di Cesena 7.720 (crescita del
2% rispetto al 2006) -dal
totale sono conteggiate
in meno 8 imprese che
non hanno indicazione
del comune di ubicazione-. Aumentano numericamente le iscrizioni,
con andamento diverso
a seconda delle diverse
zone: in calo le imprese
nelle località di montagna, (531 nel 2007 pari
a –2,2%), in leggero aumento le attività in collina (+0,8%), in crescita
la pianura con +1,6%. La
montagna forlivese con
179 imprese, è numericamente meno consistente di quella cesenate
che invece conta 352
imprese. Situazione inversa nella collina, dove
nel forlivese si annoverano 1.665 imprese
contro le 814 del cesenate. Più numerosa
e dinamica la pianura cesenate, con 6.554
imprese, (aumento del +2,3% rispetto al
2006), a confronto con la pianura forlivese
che presenta 4.717 imprese (aumento dello
0,7% rispetto al 2006). Considerando ancora le aggregazioni territoriali, si evidenzia la
spiccata crescita del numero delle imprese
artigiane nell’area del Basso Rubicone, con
+3,5%; nei comuni marittimi con +2,8% e
nella Valle del Montone, con +3,7%; di segno meno l’andamento nella Valle del Rabbi,
con –4,4% e del Bidente (–0,9%).
Esaminando la consistenza per Comune a
fine settembre 2007, si nota come continui il calo delle imprese artigiane nei centri
montano-collinari del territorio provinciaRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
le: Portico San Benedetto –13,2%, Predappio –4,4%, Modigliana e Premilcuore –4%,
Galeata –3,8%, Sarsina –2,9%, Verghereto
–2,6%; numericamente in aumento gli artigiani a Dovadola +10,3%, Longiano +8,9%,
Sogliano +5%, Castrocaro +4,7%, Savignano
+4,6% e Mercato Saraceno +4,5%.
Per ciò che riguarda la natura giuridica delle imprese provinciali sono in aumento le
imprese individuali che da 10.265 nel 2006
passano a 10.427 nel 2007 (+1,6%); diminuiscono le società di persone che da 3.442 diventano 3.415 nel 2007 (-0,8%) ma crescono le società di capitale, che da 353 nel 2006
diventano 404 a settembre 2007 (+14,4%);
le cooperative sono 29, una in più rispetto all’anno precedente, i consorzi passano
da 13 a 12 nel 2007. Nella graduatoria per
indici di composizione le imprese individuali, che rappresentano il 73% delle imprese
artigiane, sono al primo posto, seguite dalle
società di persone con il 23,9%, le società di
capitale costituiscono il 2,8%, le cooperative
lo 0,2%, e i consorzi lo 0,1%. Questa è la
struttura del sistema artigiano della nostra
provincia dove prevalgono le microimprese:
sono infatti 3.363 le aziende con un addetto
dichiarato e 2.856 quelle con un numero di
addetti da 2 a 5 (da considerare che 7.087
imprese non hanno dichiarato addetti o ne
hanno dichiarati 0).
Riguardo al numero di imprese iscritte per
rami di attività, i dati di Stock View rilevano
come più consistente il comparto delle costruzioni, con 5.646 imprese e percentuali
di aumento, rispetto al settembre 2006, pari
a +4,2%; il settore del manifatturiero è il secondo con 3.981 aziende attive, in aumento
dello 0,9% rispetto allo scorso anno; il settore Trasporti, terzo con 1.597 imprese, è
A - Agricoltura
B - Pesca
C - Estrazione di minerali
D - Attività manifatturiere
E - Prod. e distr. energia el., gas e acqua
F - Costruzioni
G - Commercio e riparazione
H - Alberghi e ristoranti
I - Trasporti e comunicazioni
J - Attività finanziarie
K - Att.immobiliari, noleggio, informatica, ecc.
L - Amministrazione pubblica
M - Istruzione
N - Sanità e assistenza sociale
O - Altri servizi pubblici, sociali e personali
non classificate
TOTALE
(*) Nell’ambito dei diversi rami sono previste attività specifiche
dell’artigianato, in particolare:
- A: servizi connessi all’agricoltura e alla zootecnia
- G: riparazione di autoveicoli, motocicli e di
beni personali e per la casa
2006
2007
105
0
13
3.945
1
5.418
913
8
1.659
3
628
0
32
27
1.323
28
109
0
12
3.981
1
5.646
900
7
1.597
3
631
0
26
27
1.328
21
14.103
14.289
Indice di composizione 2007
0,8
0,0
0,1
27,9
0,0
39,5
6,3
0,1
11,2
0,0
4,4
0,0
0,2
0,2
9,3
0,1
var%
2007/2006
3,8%
-7,7%
0,9%
4,2%
-1,4%
-12,5%
-3,7%
0,0%
0,5%
-18,8%
0,0%
0,4%
-25,0%
100,0
1,3%
- H: catering e banqueting
- K: noleggio di macchinari e attrezzature, Informatica
e attività connesse
- M: autoscuole, scuole di pilotaggio
- O: attività sportive, ricreative, lavanderie,
parrucchieri, barbieri e trattamenti estetici
A R T I G I A N A T O
IMPRESE ISCRITTE ALL’ALBO
PER RAMO DI ATTIVITA’ ECONOMICA(*)
Provincia di Forlì-Cesena - settembre 2006 e 2007
Fonte: Infocamere (Stock View)
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di
Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
173
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
in calo del 3,7%; nel comparto “altri servizi
pubblici, sociali e personali” che comprende
attività ricreative, culturali e sportive, lavanderie, parrucchieri e barbieri, estetiste, quest’anno si è verificato un leggero aumento,
infatti al 30/9/07 le imprese sono 1.328 pari
a +0,4%. Continua il calo del settore “commercio”, nel quale sono inserite le attività
di “riparazione di autoveicoli, motocicli e
di beni personali e per la casa”: sono iscritte 900 imprese, -1,4% rispetto a quelle del
2006. Il settore “attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca”, con 631 imprese,
aumenta la consistenza dello 0,5%. Crescono anche le imprese artigianali connesse all’agricoltura: +3,8%.
Nel settore dell’artigianato artistico osserviamo come, secondo i dati forniti dalla
Commissione Provinciale Artigianato (CPA)
di Forlì-Cesena, siano 284 nel complesso le
imprese che hanno ottenuto il riconoscimento di “Lavorazioni artistiche tradizionali e dell’abbigliamento su misura”, ai sensi
del DPR 288/2001 (che sostituisce il DPR
537/1964 sullo stesso argomento), comprendente un insieme di attività che usano
diversi materiali (cuoio, fotografia, legno,
metalli, manufatti tessili, vetro, ceramica,
pietra, prodotti alimentari) per la realizzazione di prodotti particolari per i quali componente essenziale è la creatività. Il valore
particolare legato a questi mestieri li colloca tra le tipicità del territorio e costituisce
motivo di prestigio per le località che attraverso percorsi e itinerari guidati valorizzano
botteghe e produzioni di indubbio interesse
anche per il turista.
Le interviste realizzate a testimoni “privilegiati”, rappresentanti delle Associazioni
di categoria, riguardo all’andamento congiunturale dei settori, delineano un
quadro nel complesso positivo, pur con
un ridimensionamento all’ipotesi di crescita economica; si rileva in ogni caso come
convivano nei diversi comparti situazioni
di crisi e condizioni favorevoli ad ulteriori
sviluppi; la chiave interpretativa è la stessa
per tutti: chi ha lavorato innovando e qualificando la produzione, mantiene potere
contrattuale, presupposto per una stabilità
futura. La specializzazione e la professionalità, anche in lavorazioni conto terzi, uniti
all’implementazione delle competenze, con
standardizzazione della produzione verso
livelli alti di qualità (un esempio è quanto accade nel mobile imbottito) e progettazione
all’interno dell’azienda stessa, concorrono a
mantenere competitiva l’impresa.
“Tiene” l’edilizia con tutto l’indotto connesso, nonostante si nutrano forti preoccupazioni per il futuro, legate alla perdita del
potere d’acquisto dei salari, alle politiche sui
A R T I G I A N A T O
IMPRESE ARTIGIANE ISCRITTE PER SEZIONE DI ATTIVITÀ
situazione al 30/9/2007
A - Agricoltura
B - Pesca
C - Estr. di minerali
D - Att. manufatturiere
E - Prod. e distr.energia el., gas e acqua
F - Costruzioni
G - Commercio e riparazione
H - Alberghi e ristoranti
I - Trasporti e comun.
J - Attività finanziarie
K - Att. imm., noleggio, inform.,ecc..
L - Amm.ne pubblica
M - Istruzione
N - Sanità e Ass. Sociale
O - Altri servizi pubbl., soc. e pers.
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
45,0
indice di composizione %
Forlì-Cesena
Emilia-Romagna
Fonte: Infocamere (Stock View)
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
174
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
tassi e sui mutui e alla saturazione del mercato. Elementi di difficoltà sono costituiti
dalla dimensione ridotta delle imprese e dalla mancanza di disponibilità di aree per insediamenti industriali: nel futuro la crisi legata
all’abitativo potrebbe essere compensata
dalla ripresa delle costruzioni industriali.
Continua il trend positivo della nautica, che
vede impegnate attorno ai grandi cantieri
navali numerose aziende artigianali (componentistica, allestimenti e arredi) che occupano maestranze specializzate.
Nel campo della meccanica e del legno la
situazione è complessivamente positiva: l’alto grado di competenza e di specializzazione
premia le aziende più dinamiche e innovative.
L’alimentare si mantiene su livelli di sufficienza; il tenore di vita e di conseguenza le
esigenze dei consumatori obbligano a migliorare i prodotti mentre un filone di una certa
importanza è rappresentato dalla riscoperta
dei sapori tipici locali, per la valorizzazione
del territorio anche da parte del turismo.
Continua la crisi nel settore trasporti iniziata anni addietro, che coinvolge soprattutto
le piccole imprese e che ha costretto alla
chiusura un certo numero di esse; il settore
è nevralgico, (basti pensare ai trasporti frigoriferi collegati alla lavorazione della frutta)
e in attesa di un assestamento legato a scelte importanti per il territorio, soprattutto
nel campo delle infrastrutture e della logistica, fortemente sostenute da associazioni e
imprese; inoltre l’aumento dei costi, primo
fra tutti il prezzo della benzina e del gasolio, e la concorrenza estera anche in termini
di manodopera, sono elementi decisivi che
concorrono alle difficoltà del comparto.
Il settore della moda, abbigliamento e calzature, dopo aver subito in questi ultimi anni
diverse trasformazioni e ridimensionamenti,
NUOVI IMPRENDITORI ARTIGIANI ISCRITTI
PER PAESE DI NASCITA
PROVENIENZA
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
valori assoluti
Provincia di Forlì-Cesena
Altre provincie dell’Emilia-Romagna
Altre Regioni d’Italia
Paesi dell’Unione Europea
Paesi extra-comunitari
TOTALE
871
898
769
789
758
703
677
95
95
78
85
87
103
86
293
309
293
286
314
289
272
23
11
18
33
32
27
148
163
214
256
276
333
370
316
1.445
1.527
1.414
1.469
1.524
1.492
1.499
Altre provincie dell’Emilia-Romagna
Altre Regioni d’Italia
Paesi dell’Unione Europea
Paesi extra-comunitari
TOTALE
60,3%
58,8%
54,4%
53,7%
49,7%
47,1%
45,2%
6,6%
6,2%
5,5%
5,8%
5,7%
6,9%
5,7%
20,3%
20,2%
20,7%
19,5%
20,6%
19,4%
18,1%
1,6%
0,7%
1,3%
2,2%
2,1%
1,8%
9,9%
11,3%
14,0%
18,1%
18,8%
21,9%
24,8%
21,1%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
2,6%
-3,9%
-7,3%
-3,7%
variazione sull’anno precedente
Provincia di Forlì-Cesena
3,1%
-14,4%
Altre provincie dell’Emilia-Romagna
0,0%
-17,9%
9,0%
2,4%
18,4%
-16,5%
Altre Regioni d’Italia
5,5%
-5,2%
-2,4%
9,8%
-8,0%
-5,9%
-52,2%
63,6%
83,3%
-3,0%
-15,6%
448,1%
31,3%
19,6%
7,8%
20,7%
11,1%
-14,6%
5,7%
-7,4%
3,9%
3,7%
-2,1%
0,5%
Paesi dell’Unione Europea
Paesi extra-comunitari
TOTALE
A R T I G I A N A T O
indici di composizione
Provincia di Forlì-Cesena
Fonte: Commissione Provinciale per l‘Artigianato - Forlì-Cesena
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesen
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
175
A R T I G I A N A T O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
176
si sta assestando, avendo adottato soluzioni
di qualità ed essendosi specializzato in lavorazioni particolari e competitive.
L’artigianato artistico, essendo settore di
nicchia, si è ritagliato ruoli e professionalità
largamente spendibili sul mercato.
Se si esaminano i dati elaborati dalla CPA
(Commissione Provinciale Artigianato) risulta che i nuovi imprenditori artigiani iscritti nel corso dell’anno sono 1.499,
7 in più rispetto al 2006 (+0,5%); continua
a scendere il numero degli iscritti originari
della provincia di Forlì-Cesena, che passano dal 60,3% del 2001 al 45,2% del 2007.
Gli iscritti dalle restanti province della regione Emilia-Romagna costituiscono il 5,7%
(6,9% nel 2006), dalle altre regioni italiane il
18,1% (19,4% nel 2006); da Paesi Extracomunitari nel 2007 il 21,1%, infine dai paesi
della Comunità Europea il 9,9% (1,8% nel
2006): a proposito di questa ultima percentuale occorre rilevare però che nel 2007
si è allargato lo schieramento di Paesi che
fanno parte dell’Unione Europea, pertanto
la composizione di questo 9,9% è costituito
per il 64,9% da persone nate in Romania,
per il 14,2% nate in Polonia, per il 9,4% in
Bulgaria, per l’1,3% in Lettonia, per l’1,3% in
Slovacchia, per lo 0,7% in Lituania, infine per
l’8,1% da cittadini italiani nati in Paesi Comunitari. Sono scesi quindi sotto il livello del
50% i nuovi iscritti alla CPA nati in provincia, ciò significa che sta cambiando, e in pochi anni sarà modificata, la struttura stessa
della compagine artigiana del nostro territorio.Continua a salire, secondo i dati rilevati
sulla base della cittadinanza e forniti dalla
CPA forlivese, il numero di extracomunitari
nel comparto: in un decennio si è passati da
un imprenditore artigiano extracomunitario
(nel 1989) iscritto alla CPA, a 38 nel 1997,
da 343 nuove iscrizioni nel 2005 a 405 nel
2006, che calano a 347 nel 2007, causa la
diversa composizione della Comunità Europea; di questi, 297 sono titolari e 53 collaboratori; le donne sono 50. Dei 347 iscritti,
ben 197 sono attivi nel campo dell’edilizia
(101 sono di nazionalità albanese); 27 nella
produzione di salotti e tappezzerie, a fronte
di 9 iscrizioni nel 2006, (di questi 25 sono
cinesi); 19, (di cui 18 cinesi) nel settore del-
l’abbigliamento; 20 nel settore dell’alimentazione; ancora 23 nei tomaifici e pelletterie;
6 nell’autotrasporto; 10 nella carpenteria e
4 nella telefonia.
Il comparto artigiano, secondo quanto rilevato dalle Associazioni di Categoria a livello
provinciale, mostra nel complesso una sostanziale tenuta. Il monitoraggio compiuto
dalla Confartigianato Emilia-Romagna mediante l’indagine congiunturale semestrale,
nel primo semestre 2007, evidenzia per
l’artigianato regionale il consolidamento
dei progressi registrati a fine 2006, con una
leggera crescita della produzione/domanda
e del fatturato e miglioramento della situazione occupazionale con moderato aumento del numero degli addetti; frena invece la
propensione all’investimento. Riguardo alla
provincia di Forlì-Cesena sempre secondo
la rilevazione Confartigianato, si riscontrano
andamenti leggermente negativi nei principali indicatori, flessione degli investimenti
ma stabilità della dinamica occupazionale. Le
previsioni segnalano però possibili miglioramenti in tutti i principali indicatori.
Sulla base dei dati della rilevazione Trender,
Osservatorio congiunturale realizzato da
CNA Emilia-Romagna con Federazione banche di credito cooperativo, Istat, Unioncamere e Regione, nel primo semestre 2007 si
sono registrati nella nostra provincia segnali
positivi: andamento in rialzo della domanda,
determinato quasi interamente dal fatturato
interno, (l’estero risulta con variazione negativa). Riguardo al fatturato, i settori che
presentano una variazione percentuale con
segno più sono le costruzioni, il manifatturiero, il legno e prodotti in legno e il metalmeccanico; variazione negativa nel settore alimentare, delle riparazioni veicoli e dei
trasporti. Investimenti in aumento, tranne
che nel comparto edile e metalmeccanico;
all’interno della voce “costi”, variazione
negativa per alcune componenti (“spesa da
retribuzioni”, “da consumi” e per “assicurazioni”).
Nel 2007, sul versante “occupazione” in
aziende CNA di Forlì-Cesena, si riscontra
che sono stati assunti 1.237 apprendisti, di
cui 420 con la nuova formula di apprendistato “professionalizzante”, contratto a conteRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
nuto formativo. I collaboratori coordinati a
progetto sono 859 al 31/12/07.
Gli stranieri occupati come dipendenti al
31/12/2007, secondo la CNA, risultano essere, rispetto al totale degli occupati, il 12,5%
(in termini numerici: 1.615); questi sono
diminuiti del 14%, rispetto al 2006, causa il
nuovo assetto della Comunità Europea al
1/1/07. Le aziende con alle dipendenze cittadini extra UE rappresentano il 28,5% del
totale delle imprese, in calo di circa l’11%,
rispetto al 2006, per lo stesso motivo. Albanesi, marocchini e cinesi sono le nazionalità
più rappresentate,
impiegati in
gran parte
nei settori
metalmeccanico
e
m o b i l e
imbottito
(714), edile
(398), autotrasporto
(142). Sempre secondo statistiche CNA i
lavoratori
dipendenti, cittadini europei, sono in totale 629, di cui 416 rumeni, 88 bulgari e 79
polacchi. Gli autonomi stranieri sono, nel
2007, 553 (di cui 125 cittadini europei), attivi nell’edilizia in numero di 374.
Secondo le informazioni fornite dalle Associazioni di Categoria anche nel 2007 considerevole è stato il ricorso al credito da
parte delle imprese artigiane. Secondo i dati
CNA nel 2007 si sono riscontrati 74.000.000
di euro di finanziamenti agevolati, contro
i 60.000.000 del 2006; si conferma quindi
una ripresa degli investimenti in valore as-
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
soluto, con particolare rilevanza nei settori
della meccanica e del legno, come pure in
comparti innovativi e avanzati come quello,
ad esempio, legato al risparmio energetico.
Da sottolineare anche il positivo trend che
vede aumentato il numero delle neo-imprese finanziate, che passano dalle 79 del 2006
alle 87 del 2007.
Un buon lavoro è stato svolto dalle Cooperative di Garanzia, che secondo Confartigianato
di Forlì e di Cesena hanno svolto una funzione importante nel panorama imprenditoriale locale, erogando finanziamenti, specialmente nel
campo del
leasing. Ora
però le diverse prospettive imposte dalle
normative
bancarie,
di recente entrate
in
vigore
(Basilea 2),
porteranno
ad operare
scelte, anche strutturali, per assolvere gli impegni richiesti,
nella consapevolezza delle trasformazioni
inevitabili, non da subire, ma per crescere. E
grandi cambiamenti si sono già verificati nel
corso di questi ultimi anni, proprio sul versante dell’economia – basti pensare all’euro
e al suo peso sul mercato globalizzato – con
regole precise, comuni, con cui misurarsi,
regole che hanno impegnato le imprese ad
una evoluzione di mentalità e di strategia
gestionale comprendente, tra gli altri, anche
fattori come la formazione, l’innalzamento
del livello tecnologico, l’innovazione.
A R T I G I A N A T O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
177
A R T I G I A N A T O
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
178
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
C
C
OOPERAZIONE
La cooperazione
è
un settore
importante nella vita
sociale ed
economica
della provincia. Prima di
passare all’analisi della consistenza e dell’andamento congiunturale si prendono in esame
i dati forniti dalle tre Centrali cooperative, desunti dai bilanci dell’anno 2006 delle imprese
associate, non essendo ancora disponibili, al
momento in cui si scrive, dati più aggiornati.
Le imprese associate a fine 2006 erano 582,
con un numero di soci complessivo in provincia pari a 159.400. Gli occupati totali erano 25.613, comprendendo fra questi sia i soci
lavoratori, che i lavoratori non soci; il valore
globale della produzione dell’anno ammontava a 4.985 milioni di euro.
Rispetto all’anno precedente l’andamento
desunto dai bilanci conferma la lieve ripresa
rilevata nel 2006 dalle imprese cooperative.
Infatti mentre diminuiscono di 8 unità le associate, passando da 590 a 582 (-1,4%) e gli occupati (da 26.627 a 25.613 pari a -3,8%), aumentano i soci che passano da 156.117 a 159.400
(+2,1%). Il
valore globale della
produzione
aumenta
in maniera
considerevole passando da oltre
4,5 miliardi di euro a quasi 5 miliardi, con un
incremento del +8,6%.
Le tre Centrali associano gran parte delle imprese cooperative attive. La distribuzione per
singola associazione evidenzia come il 43% di
esse sia associato alla Lega, il 37,8% a Confcooperative ed il restante 19,2% ad AGCI.
Se si tiene conto del numero dei soci, la Lega
comprende il 62,8% della base sociale dell’intera provincia; mentre se si prende in considerazione il valore della produzione, il 54%
è relativo ad imprese associate a Confcooperative. Per numero degli occupati la distribuzione fra le due maggiori Centrali è quasi
identica: 46,9% la prima, 47,9% la seconda.
Passando ad analizzare la consistenza del fenomeno cooperativo nel suo complesso, non
essendo più disponibili i dati distinti per sezione, forniti per gli anni passati dalla Direzione
Provinciale del Lavoro - peraltro da tempo in
CENTRALI COOPERATIVE DELLA PROVINCIA DI FORLI’-CESENA
BILANCIO SOCIALE ANNI 2005 e 2006
Soci
Imprese associate
Occupati
Valore produzione (000 €)
2005
2006
var % 05-06
156.117
159.400
+2,1
590
582
-1,4
26.627
25.613
-3,8
4.591.136
4.984.889
+8,6
C O O P E R A Z I O N E
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Fonti: AGCI - Confcooperative - Lega - Forlì-Cesena
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
179
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
stretto e continuo collegamento con il Registro delle Imprese della Camera di Commercio a cui le cooperative sono iscritte – ad
iniziare dalla stesura del presente rapporto
si terrà conto dei dati risultanti dal Registro
Camerale. Per quanto riguarda l’andamento
economico dell’anno 2007 si continuerà ad
utilizzare le note puntualmente fornite dalla
citata Direzione del Lavoro che continua a
conservare compiti di sorveglianza sull’intero settore cooperativo, con una attenzione
particolare alle cooperative sociali, di cui si
parlerà più avanti.
Al 30.9.2007 risultano iscritte, con sede in
provincia di Forlì-Cesena, 767 imprese cooperative, di cui 545 attive. Si rammenta, infatti, che un’impresa può essere iscritta, ma non
avere ancora iniziato o aver interrotto, per
molteplici motivi, l’attività. Le cooperative
attive della provincia di Forlì-Cesena rappresentano l’1,3% del totale delle imprese attive
(1,2% il dato regionale e 1,4% quello nazionale). Esse rappresentano il 10,9% dell’intera
Regione. Se si considera il totale delle imprese, quelle della provincia di Forlì-Cesena,
rappresentano il 9,6% del totale regionale. Le
altre provincie della regione col primo indice
superiore al secondo sono Piacenza, Parma,
Reggio Emilia e Bologna.
Prendendo in esame, pur con le dovute cautele, il numero di addetti dichiarato al Registro delle Imprese, si evidenzia una media di
addetti per cooperativa di 18,4, superiore
al dato regionale (16) e nazionale (6,8). Va
rilevato, inoltre, che tale dato conferma la
presenza di grosse strutture cooperative nel
settore agro-alimentare in altre provincie,
oltre a quella di Forlì-Cesena, quali Ferrara,
Ravenna e Parma.
La disaggregazione per settore di attività
secondo la codifica Ateco, raggruppata per
macrosettori, vede il 22,4% delle cooperative
della provincia di Forlì-Cesena appartenere al
settore K, che comprende, fra l’altro, servizi
di consulenza amministrativa, gestionale, di
analisi contabile e servizi di pulizia; segue poi
il settore delle cooperative agricole (10,8%),
della sanità e assistenza sociale (10,1%), quello delle costruzioni (9,2%) e le cooperative
del settore industria (8,8%). Va rilevato che il
20,9% delle imprese cooperative appartiene
ad un settore alquanto eterogeneo, fra cui
molti servizi sociali e alla persona.
Nel complesso la consistenza in provincia, al
30 settembre 2007, risulta abbastanza stabile
con 4 strutture in meno rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente. Il macrosettore che ha registrato aumenti è quello dei
IMPRESE COOPERATIVE E TOTALE IMPRESE - Situazione al 30/9/2007
C O O P E R A Z I O N E
IMPRESE COOPERATIVE
REGISTRATE
Piacenza
574
ATTIVE
TOTALE
IMPRESE
ATTIVE
338
28.461
cooperative
ogni 100
imprese
1,2%
Indice di
composizione
cooperative sul
totale regionale
6,8%
Indice di
composizione totale imprese
sul totale
regionale
6,6%
Parma
796
515
43.012
1,2%
10,3%
10,0%
Reggio Emilia
980
688
53.698
1,3%
13,7%
12,5%
Modena
1.178
786
68.903
1,1%
15,7%
16,0%
Bologna
1.514
1.060
88.293
1,2%
21,2%
20,5%
Ferrara
483
330
35.150
0,9%
6,6%
8,2%
Ravenna
532
448
38.313
1,2%
8,9%
8,9%
Forlì-Cesena
767
545
41.235
1,3%
10,9%
9,6%
Rimini
EMILIA-ROMAGNA
ITALIA
456
298
33.753
0,9%
6,0%
7,8%
7.280
5.008
430.818
1,2%
100,0%
100,0%
148.309
73.564
5.181.660
1,4%
-
-
Fonte: Stock View (Infocamere)
Elaborazione: Ufficio Studi e Statistica - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
180
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
servizi alle imprese; in diminuzione le cooperative agricole, quelle delle attività manifatturiere e del commercio; praticamente stabili,
o con variazioni di lieve entità, i restanti macro-settori.
Per l’analisi sull’andamento economico dell’anno 2007 seguono, come già anticipato sopra, alcune interessanti considerazioni forni-
te dalla Direzione Provinciale del Lavoro che
prendono in esame i principali settori.
Per il comparto ortofrutticolo anche il 2007
ha fornito nel complesso segnali di ripresa in
un settore vitale per l’economia del territorio. La pezzatura delle varie tipologie di prodotto estivo è stata in generale più ridotta
rispetto all’anno precedente, i consumi sono
IMPRESE COOPERATIVE ATTIVE ISCRITTE AL REGISTRO IMPRESE
PER MACROSETTORE DI ATTIVITA’ ECONOMICA
Provincia di Forlì-Cesena - settembre 2006 e 2007
2006
Indice di
composizione
2007
2007
var% 2007/2006
Agricoltura e Pesca (AB)
66
59
10,8%
-10,6%
Industria (CDE)
51
48
8,8%
-5,9%
Costruzioni (F)
49
50
9,2%
2,0%
Commercio e Turismo (GH)
49
46
8,4%
-6,1%
Trasporti (I)
30
32
5,9%
6,7%
Attività finanziarie (J)
19
19
3,5%
0,0%
115
122
22,4%
6,1%
55
55
10,1%
0,0%
Altri (LMO)
115
114
20,9%
-0,9%
TOTALE
549
545
100,0%
-0,7%
Servizi alle imprese e att. Immob
(K)
Sanità e assistenza sociale (N)
Fonte: Infocamere (Stock View)
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
IMPRESE COOPERATIVE ISCRITTE PER MACROSETTORE ATECO DI ATTIVITA’
SITUAZIONE AL 30/9/2007
AGRICOLTURA E PESCA
COSTRUZIONI
COMMERCIO E TURISMO
TRASPORTI
ATTIVITA’ FINANZIARIE
SERVIZI ALLE IMPRESE E ATT. IMMOBIL.
SANITA’ E ASSISTENZA SOCIALE
ALTRI
0
20
40
60
80
100
120
140
C O O P E R A Z I O N E
INDUSTRIA
INDICE DI COMPOSIZIONE %
Forlì-Cesena 2006
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Forlì-Cesena 2007
181
C O O P E R A Z I O N E
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
182
aumentati e i prezzi di liquidazione per i soci
da parte delle diverse Cooperative si profilano più vantaggiosi rispetto al passato. In
generale si è verificata una diminuzione della
merce conferita da attribuirsi all’abbandono
delle aree poderali da parte di alcuni soci più
anziani e non più sostituiti.
I processi di aggregazione tra diverse Cooperative hanno contribuito da una parte a
contrarre i costi di gestione e dall’altra a migliorare e razionalizzare la produzione con
più efficace impatto sia sul mercato interno
che sull’estero.
Buoni risultati si sono avuti sia sotto l’aspetto
qualitativo che sui prezzi spuntati per pesche,
nettarine e fragole.
La qualità continua a rappresentare il punto
fondante della produzione locale, le cui caratteristiche organolettiche vengono sempre
più divulgate attraverso i marchi DOP, IGP,
oltre al biologico, che ha ormai trovato una
propria collocazione in un mercato alquanto
variabile.
Il segmento “surgelati”, specialmente di prodotti orticoli, rappresenta un ulteriore punto
di eccellenza sia in termini di fatturato che di
giro d’affari in Italia e all’estero.
Il comparto avicolo anche nel 2007 ha fatto
registrare una ripresa sia in fatturato che nel
giro d’affari complessivo.
Le cooperative della sezione operanti in
provincia rappresentano il 35% delle filiere
e appaiono quelle che forniscono i dati più
significativi.
“Fieravicola”, svoltasi nel mese di settembre, ha fornito il termometro di una situazione certamente in crescita anche in termini
occupazionali (+8% rispetto al 2006).
Anche l’export ha registrato un salto in avanti, in particolare con l’apertura di nuovi mercati che si affacciano sul Mediterraneo quali
Siria, Algeria, Egitto e Tunisia.
Grazie anche a campagne pubblicitarie mirate
a valorizzare le genuinità del prodotto e alle
innovative modalità di lavorazione delle carni,
si sono raggiunti risultati ragguardevoli.
Il consumatore ha ripreso quindi ad acquistare le carni bianche tanto che nel corso
del 2007 si è macellato il 22% di prodotto
in più.
La campagna vitivinicola del 2007 è stata
caratterizzata da un minor prodotto lavorato, ma da una qualità superiore.
Il Sangiovese in particolare è risultato vino
di eccellenza raggiungendo una gradazione di
circa 11 gradi. Si è proceduto in corso d’anno ad espianti nelle diverse aree poderali per
evitare sovrapproduzioni. Qualità alta sotto
l’aspetto organolettico e profumi superiori.
Buone, anche se non ai livelli del 2006, le produzioni di vini bianchi: Trebbiano e Albana.
L’export ha avuto un andamento complessivamente favorevole toccando nuovi mercati
quali l’America del Sud e l’Australia.
Il settore trasporti anche nel 2007 non ha
fornito segnali incoraggianti per la redditività
delle imprese. Nel corso dell’anno in alcune
aziende si sono avvertiti chiari segnali di malessere che hanno tra l’altro generato il fermo dell’autotrasporto con notevoli disagi per
i cittadini. Da parte delle aziende si lamenta
una complessiva disorganizzazione del sistema che vedrebbe la committenza dettare regole difficilmente sostenibili. Permangono le
rimostranze degli autotrasportatori riconducibili in particolare alle seguenti motivazioni:
- carenza di risorse finanziarie;
- aumento delle spese inerenti i pedaggi autostradali;
- progressivo crescere della competizione
internazionale particolarmente accentuata
nei paesi dell’Est Europa;
- aumento delle accise sul gasolio.
Da parte delle imprese si chiede al Governo
e agli Enti preposti di salvaguardare il settore; e la capacità contrattuale delle imprese
di trasporto nei confronti della committenza
dovrà avere un diverso sostegno, così come
avviene in altri paesi europei.
La sezione pesca continua a far registrare
una situazione negativa per alcune specie ittiche e stazionaria per altre. In particolare in
continua diminuzione la pesca di alici e sarde
(-15% e -20%) rispetto al 2006. Le scarse catture di tale tipologia di pesce azzurro fa sì che
essa risulti sempre meno remunerativa, per
cui le imbarcazioni che ancora si dedicano a
tale tipo di pesca tendono a cambiare. Piccole variazioni in crescita per seppie (+5%) e
merluzzi (+6%). Stabile il pescato del prodotto cosiddetto “misto”, mentre per molluschi
e crostacei vi è stato un aumento evidente
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
(+15%), senza produrre però una diminuzione dei prezzi all’ingrosso. Come sempre
avviene, vi è stato un aumento del pescato
dopo il “fermo pesca”, ma con risultati molto
limitati nel tempo. Le produzioni dei mitili del
2007 e del 2006 si equivalgono; anche la qualità del prodotto è stata ottima per entrambe le annate. Le quantità esportate (Francia,
Olanda) sono leggermente diminuite (57,6%
nel 2006 e 48,6% nel 2007).
Per le cooperative di produzione e lavoro
si è avuta una stasi nel comparto edile con
un mercato troppo inflazionato e i prezzi alti
nonostante le opere di contenimento delle
cooperative stesse che cercano di attuare
una politica di prezzi più contenuti e di buona qualità.
Un sottoinsieme delle imprese cooperative
è costituito da quelle definite “sociali”, regolamentate da un’apposita legge (381/91), che
operano nel settore dei “servizi alle persone con difficoltà”, fornendo assistenza o favorendo l’inserimento lavorativo in normali
attività o in attività protette.
Infatti la citata legge classifica le cooperative
operanti in ambito socio-sanitario assistenziale (tipo a), dell’inserimento lavorativo di
persone in difficoltà (tipo b) oppure nei due
ambiti in forma mista.
In provincia al 31/12/2007 operano 89 cooperative sociali di cui 47 di tipo a, 18 di tipo
b, 24 con attività mista; fra queste sono compresi anche 3 consorzi.
Nella circoscrizione cesenate le cooperative sociali a fine 2007 sono 42, fra cui 2 consorzi, mentre in quella forlivese ve ne sono
47, compreso 1 consorzio. Rispetto al 2006
sono diminuite di 9 unità, soprattutto dopo
attente verifiche col Registro delle Imprese e
con il Registro delle cooperative sociali tenuto dalla Provincia, ma le cessazioni sono relative a strutture non più operanti da tempo o
in liquidazione coatta.
Anche per il 2007 questo tipo di cooperativa
ha continuato a rappresentare un sicuro punto di riferimento per il territorio per le politiche socio-assistenziali e dell’inserimento
lavorativo di soggetti in difficoltà, diventando un partner competente ed affidabile delle Amministrazioni locali, capace di leggere
e dare risposte ai bisogni del territorio con
progettualità, flessibilità ed elevata qualità.
Ma la cooperazione sociale oggi deve fare i
conti con gare di appalto la cui base d’asta
copre a malapena il puro costo del lavoro. Il
rischio paventato dagli operatori del settore
è di essere esclusi dall’attuale rete di welfare,
riducendo le cooperative stesse a pure fornitrici di manodopera ma escluse da qualsiasi
momento di concertazione.
Secondo la Direzione Provinciale del Lavoro la mancata sottoscrizione del contratto
integrativo territoriale ha creato frizioni fra
le rappresentanze dei lavoratori e le associazioni di rappresentanza del movimento
cooperativo. Inoltre la nascita di nuovi sodalizi provenienti dall’area del volontariato
va analizzata con grande attenzione e vanno
favoriti momenti di aggregazione fra cooperative stesse o con imprese non cooperative
in grado di sostenere in particolare i sodalizi
operanti nel difficile ambito dell’inserimento
lavorativo di persone in difficoltà.
Il Gruppo di Lavoro sulla Cooperazione So-
CONSISTENZA DELLE COOPERATIVE SOCIALI
PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA
anno
Forlì
Cesena
Totale
2000
32
30
62
2001
37
36
73
2002
42
39
81
2003
43
41
84
2004
47
44
91
2005
50
46
96
2006
50
48
98
C O O P E R A Z I O N E
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Fonte: Direzione Provinciale del Lavoro di Forlì Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale
Elaborazione: Ufficio Statistica e Studi - Camera di Commercio di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
183
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
C O O P E R A Z I O N E
ciale nel 2007 ha svolto una serie di attività fra reale, la stipula di accordi relativi ai nuovi salari
le quali la verifica di accordi sindacali, l’esame d’ingresso, l’esame di appalti e convenzioni, gli
di normative inerenti l’applicazione del salario incontri con enti pubblici ed istituzioni varie.
184
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
ESTRATTO DAL RAPPORTO SULL’ECONOMIA REGIONALE 2007
a cura di UNIONCAMERE EMILIA-ROMAGNA
L O SCENARIO ECONOMICO INTERNAZIONALE
187
L O SCENARIO ECONOMICO NAZIONALE
193
L ’ECONOMIA REGIONALE NEL 2007
201
L E PREVISIONI PER L’ECONOMIA REGIONALE NEL 2008
219
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
185
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
O S CE NA R IO E C O N O M IC O
L
L
L’economia mondiale
Lo scenario per l’economia mondiale resta ampiamente positivo, ma i fattori di rischio sono sensibilmente aumentati.
Una serie di shock ha colpito le principali economie
mondiali: turbolenze finanziarie, caduta dei mercati
immobiliari e forte tensione dei prezzi dei prodotti
energetici e delle materie prime. Questi fattori di
crisi sono comparsi durante un periodo di forte crescita, che risulta sostenuta da alti livelli di occupazione, in grado di determinare elevati livelli di reddito
e consumi; da un’ottima condizione dei bilanci delle
imprese e della loro redditività, che ha sostenuto
gli investimenti e permesso di affrontare la crisi dei
mercati del credito; e da una robusta crescita nelle
economie emergenti, che traina un livello del commercio mondiale ancora tendente al rialzo.
A partire dalla scorsa estate nei mercati finanziari
dei paesi industriali e, in misura ampiamente minore,
di quelli emergenti ha avuto luogo una brusca correzione della percezione del rischio. Il fattore scatenante è stato dato dall’acuirsi dei timori riguardo alle
perdite subite dagli intermediari finanziari derivanti
dalla crisi dei mutui sub-prime negli Stati Uniti. Si
è avuta una ricomposizione dei portafogli degli investitori in favore di attività più liquide e ritenute
meno rischiose, unitamente alla revisione al ribasso
delle aspettative di crescita economica. La turbolenza sui mercati finanziari ha determinato un aumento
generalizzato dei premi per il rischio, in precedenza collocati su livelli storicamente molto bassi; un
forte, seppure temporaneo, calo dei corsi azionari;
una brusca caduta degli scambi in vari comparti del
mercato monetario; più in generale, una maggiore
cautela degli intermediari nell’offrire credito.
La domanda mondiale ha contribuito a mantenere
elevati i prezzi dell’energia e delle materie prime. Il
prezzo del petrolio WTI ha raggiunto i 100 dollari
Usa al barile, un nuovo massimo storico, anche in
connessione all’andamento delle riserve negli Stati
Uniti, alle tensioni geopolitiche nell’area del Medio
Oriente e alla debolezza del cambio del dollaro statunitense.
La valuta statunitense si è ampiamente deprezzata,
molto rapidamente a partire dall’estate, passando da
1,35 dollaro/euro fino ad arrivare a inizio dicembre
poco sotto quota 1,50 dollaro/euro. Le pressioni al
ribasso sono state alimentate, in presenza di un perdurante squilibrio esterno degli Stati Uniti, dalla riduzione dei differenziali di rendimento tra le attività
finanziarie in dollari e quelle in euro e dai divari nella
crescita attesa tra le due aree.
La valuta statunitense si è fortemente deprezzata
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
anche rispetto allo yen, in particolare per la repentina chiusura di posizioni speculative in yen legate alla
pratica del carry trade. È inoltre proseguito a ritmi
contenuti l’indebolimento del dollaro nei confronti
della moneta cinesei. Come risultante della rivalutazione controllata di quest’ultima valuta rispetto al
dollaro, il renminbi si è svalutato rispetto all’euro,
nonostante il saldo dell’interscambio commerciale
tra Area dell’euro e Cina sia in notevole misura ampiamente favorevole a quest’ultima oltre che in rapidissima crescita. Adeguamenti dei tassi di cambio più
tempestivi e coordinati potrebbero permettere di
compensare le spinte recessive ed inflattive presenti
in diversi paesi, evitando inoltre di fornire sostegno
a pressioni protezionistiche.
Fortunatamente le turbolenze finanziarie si sono
innestate su una situazione dell’economia mondiale
nel complesso assai favorevole. Nella prima metà del
2007 l’espansione è proseguita a ritmi sostenuti in
tutte le maggiori economie, registrando un’ulteriore
accelerazione nei paesi emergenti. Quindi il rallentamento dell’economia statunitense dovrebbe essere
ampiamente controbilanciato dalla forte espansione
in altre regioni del mondo, in particolare in Asia.
Le prospettive di crescita dell’economia mondiale si
sono fatte più incerte negli ultimi mesi, ma nel complesso la crescita del prodotto mondiale è stimata
solo in leggero rallentamento al 5,2% per il 2007 e
in ulteriore lieve decelerazione al 4,8% per il 2008. Il
commercio mondiale ha toccato un picco relativo di
crescita nel 2006 (+9,2%). Il suo sviluppo è indicato
in rallentamento per il 2007 (+6,6% secondo l’Fmi,
+7,0% per l’Ocse), ma se ne prevede una ripresa già
nel corso del 2008 (+6,7% secondo l’Fmi, +8,1% per
l’Ocse).
I fattori di rischio per questo scenario favorevole
sono riassumibili in una possibile crisi più intensa del
mercato dell’edilizia abitativa statunitense, con pesanti riflessi recessivi; un ulteriore aggravarsi delle
turbolenze sui mercati finanziari; un aumento dell’inflazione e delle relative aspettative, fino ad ora
contenute. Quest’ultimo fattore potrebbe essere
determinato da un accentuarsi delle pressioni al rialzo sui prezzi delle materie prime e dalla diminuzione dell’effetto deflativo fornito dalle importazioni di
beni manufatti cinesi.
Le aree e i paesi
Allo stato attuale lo scenario mondiale che si ritiene
più probabile, stante la maggiore incertezza, comporta una serie di elementi. Un più rapido aggiustamento del settore dell’edilizia abitativa statunitense
ridurrà sensibilmente i livelli di crescita nel breve
A P P E N D I C E
I N T E R N A Z IO N A L E
187
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
termine. Questa correzione non dovrebbe tuttavia
dare l’avvio a una recessione, spingendo la disoccupazione su livelli solo leggermente più elevati. L’inflazione, ora in ripresa, dovrebbe ritornare su livelli
accettabili entro un paio di anni, nonostante i prezzi
petroliferi e delle materie prime continueranno a
mantenersi elevati.
Il livello dell’attività economica nell’area dell’euro
dovrebbe desincronizzarsi da quello statunitense. Il
tasso di espansione si ridurrà leggermente e solo nel
breve termine, in coincidenza con una fase nella quale cominciavano a farsi sentire limiti di capacità produttiva ad un’ulteriore crescita a tassi più elevati.
L’espansione prosegue in tono minore in Giappone.
Continua ad essere trainata dal settore orientato
alle esportazioni, ma giunge a portare il paese fuori
dalla deflazione e perciò risulta precorrere un nuovo
modello di crescita più bilanciato nelle sue componenti.
Stati Uniti
Dopo tre anni di rapida espansione, durante la quale
A P P E N D I C E
2006
188
Commercio mondiale (b,c)
Stati Uniti
Prodotto interno lordo (b,d)
Consumi finali privati (b,d)
Consumi finali pubblici (b,d)
Investimenti fissi lordi (b,d)
Domanda interna totale (b,d)
Esportazioni (b,d,e)
Importazioni (b,d,e)
Saldo di c/corrente in % Pil (d,e)
Inflazione (deflattore Pil) (b)
Inflazione (p. consumo) (b)
Tasso disoccupazione (f)
Occupazione (b)
Indebitamento pubblico % Pil
Tasso interesse breve (3m) (g)
Giappone
Prodotto interno lordo (b,d)
Consumi finali privati (b,d)
Consumi finali pubblici (b,d)
Investimenti fissi lordi (b,d)
Domanda interna totale (b,d)
Esportazioni (b,d,e)
Importazioni (b,d,e)
Saldo di c/corrente in % Pil (d,e)
Inflazione (deflattore Pil) (b)
Inflazione (p. consumo) (b)
Tasso disoccupazione (f)
Occupazione (b)
Indebitamento pubblico % Pil
Tasso interesse breve (3m) (g)
2007
la forte crescita dei consumi ha sostenuto lo sviluppo del prodotto interno lordo statunitense a ritmi
superiori al trend, questa tendenza si è interrotta
verso il termine dell’anno. La crisi del mercato dell’edilizia residenziale appare destinata ad acuirsi e il
conseguente declino della ricchezza immobiliare, insieme con le più deboli condizioni del mercato del
lavoro, possono determinare, nel tempo, una crescita più lenta dei consumi. Anche gli investimenti
industriali risulteranno ridotti dalla minore disponibilità e dal maggior costo del credito. La crescita del
Pil dovrà pertanto rallentare ad un passo inferiore a
quello potenziale, nel 2008. Una successiva ripresa
è vincolata a numerosi fattori di rischio al ribasso.
D’altro canto un miglioramento del saldo commerciale è in corso e potrebbe fornire un considerevole
effetto di bilanciamento delle spinte alla riduzione
dell’attività economica.
L’indice generale dei prezzi è risultato in forte accelerazione nella parte finale dell’anno, anche se
l’inflazione riferita ai prodotti non energetici e non
alimentari sembra essersi stabilizzata ad un tasso
2008
n.d.
7,0
8,1
2,9
3,1
1,4
2,6
2,8
8,4
5,9
-6,2
3,2
3,2
4,6
1,9
-2,6
5,2
2,2
2,9
2,0
-2,1
1,6
8,1
2,1
-5,6
2,6
2,8
4,6
1,1
-2,8
5,3
2,0
1,8
2,4
-1,2
1,5
8,6
3,4
-5,4
2,1
2,7
5,0
0,4
-3,4
4,6
2,2
0,9
0,4
3,3
1,4
9,6
4,5
3,9
-0,9
0,2
4,1
0,4
-2,9
0,2
1,9
1,6
1,0
-0,8
0,9
8,1
2,0
4,7
-0,5
0,0
3,8
0,4
-3,4
0,7
1,6
1,1
1,9
-0,3
0,9
7,8
4,5
4,8
-0,3
0,3
3,7
-0,4
-3,8
0,6
2006
UE (Area Euro)
Prodotto interno lordo (b,d)
Consumi finali privati (b,d)
Consumi finali pubblici (b,d)
Investimenti fissi lordi (b,d)
Domanda interna totale (b,d)
Esportazioni (b,d,e)
Importazioni (b,d,e)
Saldo di c/corrente in % Pil (d,e)
Inflazione (deflattore Pil) (b)
Inflazione (p. consumo) (b)
Tasso disoccupazione (f)
Occupazione (b)
Indebitamento pubblico % Pil
Tasso interesse breve (3m) (g)
Paesi dell’Ocse
Prodotto interno lordo (b,d)
Consumi finali privati (b,d)
Consumi finali pubblici (b,d)
Investimenti fissi lordi (b,d)
Domanda interna totale (b,d)
Esportazioni (b,d,e)
Importazioni (b,d,e)
Saldo di c/corrente in % Pil (d,e)
Inflazione (deflattore Pil) (b)
Inflazione (p. consumo) (b)
Tasso disoccupazione (f)
Occupazione (b)
Indebitamento pubblico % Pil
Tasso interesse breve (3m) (g)
2007
2008
2,9
1,9
2,0
5,2
2,7
0,0
0,0
0,0
1,9
2,2
7,7
1,7
-1,6
3,1
2,6
1,6
2,1
4,4
2,3
0,0
0,0
0,2
2,2
1,9
6,8
1,6
-0,7
4,3
1,9
2,1
1,6
2,2
1,9
0,0
0,0
-0,1
2,2
2,4
6,4
1,1
-0,7
4,2
3,1
2,6
2,1
4,7
2,9
8,6
7,2
-1,8
2,3
2,3
5,9
1,7
-1,8
3,9
2,7
2,6
2,0
2,1
2,3
6,5
3,9
-1,4
2,3
2,1
5,4
1,5
-1,6
4,5
2,3
2,2
2,1
1,5
2,1
7,0
5,2
-1,4
2,1
2,3
5,4
0,9
-2,0
4,2
(a) Assunzioni e ipotesi: 1) invarianza delle politiche fiscali in essere e annunciate; 2) invarianza dei tassi di cambio al 12 Novembre 2007 ($1 = ¥109.38 = €0.69 ovvero €1 = ¥158,521 = $1,449). Previsione chiusa con le informazioni al 20 nov. 2007.
(b) Tasso di variazione percentuale sul periodo precedente. (c) Tasso di crescita della media aritmetica del volume delle importazioni mondiali e delle esportazioni mondiali. (d) Valori reali. (e) Beni e servizi. (f) Percentuale della forza lavoro. (g) Stati Uniti:
depositi in eurodollari a 3 mesi. Giappone: certificati di deposito a 3 mesi. Area Euro: tasso interbancario a 3 mesi.
Fonte: OECD, Economic Outlook, No.82, 07 December 2007.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Prodotto mondiale
Commercio mondiale (c)
Prezzi (in Usd)
- Materie prime
- Energia
- Petrolio (e)
- Materie prime no fuel (d)
- Food & Beverage
- Input industriali
- Input industriali agricoli
- Input industriali metalli
- Prodotti manufatti (f)
Stati Uniti
Pil reale
Domanda interna reale
Consumi privati
Consumi pubblici
Investimenti fissi lordi
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (deflattore Pil)
Inflazione (consumo)
Tasso di disoccupazione
Occupazione
Saldo Bilancio A.P. in % Pil
Debito delle A.P. in % Pil
Euro area
Pil reale
Importazioni (c )
Esportazioni (c )
Domanda interna reale
Consumi privati
Consumi pubblici
Investimenti fissi lordi
Saldo di c/c in % Pil (g)
Inflazione (deflattore Pil)
Inflazione (consumo) (h)
Tasso di disoccupazione
Occupazione
Saldo Bilancio A.P. in % Pil
Debito delle A.P. in % Pil
dito e finanziari. Le aspettative dei mercati indicano
una riduzione di 25 punti base dei tassi di interesse
da parte della Fed (Federal Reserve System) a inizio
dicembre e, in caso di assenza di forti pressioni inflazionistiche, ulteriori interventi al ribasso nel corso
del 2008, anche per altri 75 punti base.
Dovessero essere confermate queste aspettative,
l’impostazione di politica monetaria dovrà essere ri-
2006
2007
2008
5,4
9,2
5,2
6,6
4,8
6,7
57,5
65,5
70,2
41,6
11,2
67,6
11,9
97,9
3,8
28,4
26,9
28,4
44,1
18,4
63,1
13,9
84,5
7,9
4,7
14,8
16,7
4,7
7,3
3,2
1,6
3,7
2,8
2,9
2,8
3,1
1,4
2,6
-6,2
6,5
3,2
4,6
1,9
-2,6
60,2
1,9
1,4
2,9
1,6
-2,4
-5,7
5,8
2,7
4,7
1,2
-2,6
60,8
1,9
1,6
2,2
1,4
-1,3
-5,5
4,4
2,3
5,7
1,0
-2,9
62,2
2,8
7,8
7,8
2,6
1,8
1,9
5,0
0,0
3,9
2,2
7,8
1,4
-1,6
68,6
2,5
5,6
6,0
2,1
1,6
2,0
4,8
-0,2
4,0
2,0
6,9
1,1
-0,9
66,6
2,1
6,1
5,5
2,4
2,1
1,8
3,3
-0,4
3,9
2,0
6,8
0,8
-1,1
65,4
Giappone
Pil reale
Domanda interna reale
Consumi privati
Consumi pubblici
Investimenti fissi lordi
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (deflattore Pil)
Inflazione (consumo)
Tasso di disoccupazione
Occupazione
Saldo Bilancio A.P. in % Pil
Debito delle A.P. in % Pil
N.I. Asian Economies (*)
Pil reale
Importazioni (c )
Esportazioni (c )
Domanda interna reale
Consumi privati
Consumi pubblici
Investimenti fissi lordi
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (deflattore Pil)
Inflazione (consumo)
Tasso di disoccupazione
Occupazione
Saldo Bilancio A.P. in % Pil
2006
2007
2008
2,2
1,4
0,9
0,4
3,4
3,9
-2,2
0,3
4,1
0,4
-4,1
193,1
2,0
1,2
1,7
0,8
0,7
4,5
-1,5
0,0
4,0
0,1
-3,9
194,4
1,7
1,6
1,8
1,0
1,9
4,3
-0,5
0,5
4,0
0,0
-3,8
194,9
5,3
9,5
11,0
3,5
3,4
3,7
3,6
5,6
-0,8
1,6
3,7
1,5
1,5
4,9
8,8
8,3
4,6
3,8
4,7
6,2
5,4
-0,2
2,0
3,5
1,7
1,1
4,4
8,5
8,3
4,0
3,6
2,8
4,8
4,9
1,5
2,3
3,4
1,6
1,9
(a) Tra le assunzioni alla base della previsione economica: 1) tassi di cambio reali effettivi invariati ai livelli medi prevalenti nel
periodo 22 agosto – 19 settembre 2007; 2) tassi di interesse: LIBOR: a) sui depositi a 6 mesi in U.S.$ 5,2 nel 2007 e 4,4 nel 2008;
tasso sui depositi a 6 mesi in yen 0,9 nel 2007 e 1,1 nel 2008; tasso sui depositi a 3 mesi in euro 4,0 nel 2007 e 4,1 nel 2008;
3) si ipotizza che il prezzo medio al barile risulti in media pari a $68,52 nel 2007 e a $75.00 nel 2008. Riguardo alle assunzioni
relative alle politiche economiche si veda Box A.1 in Imf, Weo, October 2007. (b) Tasso di variazione percentuale sul periodo
precedente, ove non diversamente indicato. (c) Beni e servizi in volume. (d) Media dei prezzi mondiali delle materie prime non
fuel (energia) pesata per la loro quota media delle esportazioni di materie prime. (e) Media dei prezzi spot del petrolio greggio
U.K. Brent, Dubai e West texas Intermediate. (f) Indice del valore unitario delle esportazioni di prodotti manufatti dei paesi ad
economia avanzata. (g) Calcolato come somma dei saldi individuali dei paesi dell’area dell’euro. (i) Pagamenti per interessi sul
debito complessivo in percentuale delle esportazioni di beni e servizi. (h) Basato sull’indice dei prezzi al consumo armonizzato
Eurostat. (l) Onere totale del debito estero, interessi e ammortamento, in percentuale delle esportazioni di beni e servizi. (m)
Comprende:petrolio, gas naturale e carbone. (*) Newly Industrialized Asian economies: Hong Kong SAR, Korea, Singapore,
Taiwan Province of China.
IMF, World Economic Outlook, October 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
A P P E N D I C E
prossimo al 2,0%. Pertanto assumendo che il livello
dei prezzi dei prodotti energetici possa stabilizzarsi,
per effetto di un rallentamento della crescita mondiale e di una stabilizzazione del cambio del dollaro, la pressione inflazionistica dovrebbe mantenersi
moderata anche nel 2008.
La politica monetaria ha assunto un’impostazione
accomodante, a fronte della crisi sui mercati del cre-
189
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
veduta in caso di un’anticipata ripresa dell’economia
o dello sviluppo di tensioni sui prezzi.
La politica fiscale ha spazi di manovra limitati, ma è
stata pubblicizzata l’assunzione di impegni a sostegno dei proprietari di abitazioni in difficoltà con i
pagamenti dei mutui immobiliari. Il rallentamento
dell’economia ridurrà le entrate e spingerà al rialzo
il deficit del governo federale.
Giappone
La più lunga fase di espansione economica nella storia
del Giappone continua nonostante una decelerazione del ritmo di crescita dal principio del 2007. Un’ulteriore tensione nel mercato del lavoro dovrebbe
condurre ad invertire il declino dei salari, fornendo
un sostegno alla domanda e quindi un contributo sia
alla crescita del prodotto interno lordo, sia a riportare in positivo la dinamica dei prezzi.
La Banca del Giappone non dovrebbe aumentare
i tassi di intervento di breve termine sino a che la
variazione dei prezzi non sia ritornata stabilmente
positiva e il rischio di una ripresa della deflazione
non sia divenuto irrilevante.
Il perseguimento dell’obiettivo di un bilancio primario in attivo per l’anno fiscale 2011, che terminerà a
marzo 2012, costituisce un primo passo essenziale
per la riduzione del rapporto tra debito pubblico e
prodotto interno lordo. Ciò richiede la riduzione
delle spese e una vasta riforma fiscale.
Un ampio processo di riforme strutturali è necessario per dare una spinta alla produttività, in particolare nel settore dei servizi, come ad esempio la recente privatizzazione delle poste. Ciò permetterebbe
di fornire un sostegno all’elevato tenore di vita,
controbilanciando gli effetti della diminuzione della
popolazione in età di lavoro che è in accelerazione.
A P P E N D I C E
Area euro
190
Nei tredici paesi dell’area dell’euro l’espansione
è continuata durante il 2007, ma con un passo più
lento di quello dello scorso anno. L’innalzamento
dei tassi di interesse, l’apprezzamento del tasso di
cambio dell’euro e l’irrigidimento delle condizioni sul
mercato del credito costituiscono un insieme di fattori che hanno contribuito a smorzare l’andamento
dell’attività nel corso dell’anno. Nell’insieme le prospettive di sviluppo restano tuttavia relativamente
buone. Dopo un lieve indebolimento nel breve termine, lo sviluppo economico dovrebbe riprendere
al suo tasso di crescita potenziale. L’incremento dell’occupazione ed una moderata ripresa della crescita
dei salari fornirà sostegno ai redditi delle famiglie ed
ai consumi. La tendenza dell’inflazione ha subito una
recente svolta a seguito del rapido incremento dei
prezzi dei prodotti energetici e alimentari, ma le attese sono orientate verso una decelerazione dell’andamento dei prezzi al di sotto del 2%.
Il quadro così definito non richiede interventi al rial-
zo dei tassi di interesse, tenuto conto che le aspettative inflazionistiche sono rivolte al ribasso sul medio
periodo e che una serie di fattori di rischio possono
condurre ad un ulteriore indebolimento dell’andamento economico prospettato. I recenti miglioramenti registrati nei bilanci pubblici sono stati positivi, ma i governi devono mantenere la tendenza e
la velocità di avvicinamento adottate, se intendono
puntare al pareggio di bilancio e a ridurre l’incidenza
del debito sul prodotto interno lordo.
In particolare l’Unione europea deve operare attivamente per rafforzare, integrare e rendere più
competitivo il mercato interno, per migliorare le
prospettive di crescita reale e la capacità di sviluppo
potenziale dell’Europa, in particolare a fronte di possibili tensioni inflazionistiche, anche al fine di rendere
più agevole il funzionamento dell’unione monetaria.
L’esperienza della recente crisi dei mercati del credito e finanziari suggerisce inoltre l’opportunità di
una profonda revisione dei sistemi di controllo dei
mercati finanziari, che al momento appaiono estremamente frammentati.
Altre aree
La crescita economica in America latina dovrebbe
toccare il 5,0% nel 2007, grazie ai vantaggi ottenuti
dalla favorevole condizione del commercio estero
e dal crescente supporto giunto dalla domanda interna, che ha beneficiato di bassi tassi di interesse
reali, del rafforzamento del mercato del lavoro e di
una generale espansione del credito. In linea con il
rallentamento mondiale e anche a fronte dell’emergere di limiti di capacità produttiva in alcuni paesi,
la crescita nell’area dovrebbe decelerare lievemente
nel 2008. Nonostante la crescita si sia mostrata particolarmente rapida e radicata in molti paesi, quelli
maggiormente esposti alla domanda statunitense,
in particolare il Messico, potrebbero risentire maggiormente di un rallentamento dello sviluppo.
In Brasile l’incremento del Prodotto interno lordo
ha accelerato rapidamente a inizio anno. I consumi
privati continuano a sostenere l’attività, trainati dal
forte aumento del credito e dalla crescita dei redditi. L’espansione degli investimenti è stata particolarmente intensa. L’andamento delle esportazioni continua ad essere sostenuto, ma un forte incremento
delle importazioni, in particolare di beni capitali e
di prodotti intermedi, ha avviato una tendenza alla
riduzione del saldo commerciale, che potrebbe portare ad una sua inversione. Nonostante l’impennata
dei prezzi alimentari, l’inflazione resta al di sotto
dell’obiettivo prefissato.
La politica monetaria per due anni ha seguito una
tendenza espansiva, che è stata interrotta a ottobre
a seguito della particolare dinamica di crescita della
domanda. La politica fiscale nel complesso offre sostegno al prosieguo della crescita negli anni prossimi,
ma l’attuale aumento della spesa pubblica dovrà esRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
sere riassorbito nel medio termine per preservare
l’equilibrio di bilancio.
La crescita economica registrata in India nell’anno
fiscale 2006, che ha inizio ad aprile, ha raggiunto un
ritmo del 9,4%. Essa è stata alimentata dall’ottimo
La previsione del FMI (a)(b) - 2
2006
2007
2008
6,3
12,9
13,3
-1,9
-6,6
5,0
55,7
7,2
21,0
5,8
13,4
11,8
0,3
-7,3
5,1
51,8
7,1
19,6
5,2
10,4
10,4
-0,2
-7,5
4,1
52,1
6,8
18,8
5,6
12,9
3,8
6,6
19,7
7,5
25,3
1,8
5,3
5,9
9,4
3,8
-0,2
16,7
10,8
26,0
2,0
4,5
5,9
11,7
4,2
4,7
16,0
9,2
25,1
1,9
4,1
5,5
12,5
4,8
7,6
1,5
5,4
25,5
6,6
27,4
5,0
12,5
5,0
0,9
0,6
5,3
24,7
6,0
20,4
4,3
8,1
4,9
-0,5
0,0
5,8
23,2
5,8
18,7
Pil reale (b)
Esportazioni (c )
Importazioni (c )
Ragioni di scambio (c )
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Debito estero in % Pil
Pagamenti inter. % exp. (i)
Onere debito est. %exp. (l)
8,5
2,5
23,5
10,9
7,5
0,9
24,5
9,5
5,5
0,4
22,7
12,6
Pil reale
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Inflazione (deflattore Pil)
3,7
1,2
12,1
4,2
4,4
0,8
10,2
3,6
4,0
0,3
10,1
3,9
Pil reale
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Inflazione (deflattore Pil)
4,0
3,6
20,5
3,4
5,9
3,7
16,3
3,9
5,0
2,3
4,7
4,1
Pil reale
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Inflazione (deflattore Pil)
4,8
-0,3
10,1
3,6
2,9
-0,7
8,4
3,9
3,0
-1,1
8,9
4,2
Pil reale
Esportazioni (c )
Importazioni (c )
Ragioni di scambio (c )
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Debito estero in % Pil
Pagamenti interessi % exp. (i)
Onere debito estero % exp. (l)
9,8
17,5
17,6
3,3
5,9
4,0
18,9
2,2
6,5
9,8
10,8
12,9
0,6
6,9
5,3
16,9
2,0
5,7
8,8
12,1
12,1
0,1
7,0
4,4
16,8
2,0
5,4
5,6
9,7
2,9
8,7
3,1
6,3
26,7
3,0
14,5
5,7
16,2
6,4
0,2
0,0
6,6
23,4
2,5
8,8
6,5
10,0
9,0
3,8
0,6
6,0
19,6
2,3
6,0
6,7
9,7
38,4
9,7
7,0
5,9
26,6
8,1
6,5
3,3
19,1
7,5
11,1
9,4
7,5
1,5
11,5
11,7
8,4
4,5
10,0
12,2
9,1
3,9
9,7
-1,1
9,6
6,1
8,9
-2,1
10,4
6,2
8,4
-2,6
9,4
4,4
5,0
-6,5
12,0
4,7
4,7
-6,7
15,2
6,6
4,2
-6,4
14,7
6,2
- South Africa
- Mexico
Pil reale (b)
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Inflazione (deflattore Pil)
7,0
15,2
7,7
0,6
3,0
8,3
31,8
10,4
21,2
- India
- Chile
Pil reale (b)
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Inflazione (deflattore Pil)
7,8
20,1
8,1
-0,4
4,8
8,9
33,4
10,9
21,0
- China
- Brazil
Pil reale (b)
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Inflazione (deflattore Pil)
7,7
18,2
8,0
7,7
7,6
9,4
32,5
11,6
29,7
- Russia
- Argentina
Pil reale (b)
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Inflazione (deflattore Pil)
Pil reale
Esportazioni (c )
Importazioni (c )
Ragioni di scambio (c )
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Debito estero in % Pil
Pagamenti interessi % exp. (i)
Onere debito estero % exp. (l)
Africa
Centro e Sud America
Pil reale
Esportazioni (c )
Importazioni (c )
Ragioni di scambio (c )
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Debito estero in % Pil
Pagamenti interessi % exp. (i)
Onere debito estero % exp. (l)
2008
Paesi Asiatici in Sviluppo
Medio Oriente
Pil reale
Esportazioni (c )
Importazioni (c )
Ragioni di scambio (c )
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Debito estero in % Pil
Pagamenti interessi % exp. (i)
Onere debito estero % exp. (l)
2007
Pil reale
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Inflazione (deflattore Pil)
(a) Tra le assunzioni alla base della previsione economica: 1) tassi di cambio reali effettivi invariati ai livelli medi prevalenti
nel periodo 22 agosto – 19 settembre 2007; 2) tassi di interesse: LIBOR: a) sui depositi a 6 mesi in U.S.$ 5,2 nel 2007 e 4,4
nel 2008; tasso sui depositi a 6 mesi in yen 0,9 nel 2007 e 1,1 nel 2008; tasso sui depositi a 3 mesi in euro 4,0 nel 2007 e 4,1
nel 2008; 3) si ipotizza che il prezzo medio al barile risulti in media pari a $68,52 nel 2007 e a $75.00 nel 2008. Riguardo alle
assunzioni relative alle politiche economiche si veda Box A.1 in Imf, Weo, October 2007. (b) Tasso di variazione percentuale sul periodo precedente, ove non diversamente indicato. (c) Beni e servizi in volume. (d) Media dei prezzi mondiali delle
materie prime non fuel (energia) pesata per la loro quota media delle esportazioni di materie prime. (e) Media dei prezzi
spot del petrolio greggio U.K. Brent, Dubai e West texas Intermediate. (f) Indice del valore unitario delle esportazioni
di prodotti manufatti dei paesi ad economia avanzata. (g) Calcolato come somma dei saldi individuali dei paesi dell’area
dell’euro. (i) Pagamenti per interessi sul debito complessivo in percentuale delle esportazioni di beni e servizi. (h) Basato
sull’indice dei prezzi al consumo armonizzato Eurostat. (l) Onere totale del debito estero, interessi e ammortamento, in
percentuale delle esportazioni di beni e servizi. (m) Comprende:petrolio, gas naturale e carbone. (*) Newly Industrialized
Asian economies: Hong Kong SAR, Korea, Singapore, Taiwan Province of China.
IMF, World Economic Outlook, October 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
A P P E N D I C E
Pil reale
Esportazioni (c )
Importazioni (c )
Ragioni di scambio (c )
Saldo di c/c in % Pil
Inflazione (consumo)
Debito estero in % Pil
Pagamenti interessi % exp. (i)
Onere debito estero % exp. (l)
2006
Comunità di Stati Ind.
Europa Centr. Orientale
191
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
A P P E N D I C E
andamento del settore agricolo e dalla continua crescita del prodotto dell’industria. Nell’anno in corso gli investimenti sono risultati ancora tendenti al
rialzo e hanno contribuito ad aumentare la capacità
produttiva potenziale. L’innalzamento dei tassi di
interesse e la rivalutazione del tasso di cambio dovrebbero determinare un rallentamento della crescita economica. Il saldo di conto corrente estero
dovrebbe leggermente peggiorare, aumentando la
sua incidenza sul prodotto interno lordo. L’inflazione, salita nel corso dello scorso anno, dovrebbe ridursi nel prossimo anno a seguito della diminuzione
della crescita dei prezzi dei prodotti alimentari.
L’economia indiana richiede un insieme rilevante di
interventi di riforma per potere raggiungere e garantire un elevato livello di crescita sostenibile. Il deficit
di bilancio deve essere ridotto per potere offrire sostegno allo sviluppo degli investimenti delle imprese
private. I livelli delle tariffe devono essere abbassati
e una serie di misure devono essere prese per potere ridurre il notevole carico amministrativo sulle
imprese. Per agevolare il funzionamento del mercato
del lavoro si richiede una notevole semplificazione
normativa e una riduzione delle politiche restrittive
in vigore, che limitano la possibile espansione dell’attività delle imprese. È vitale per il paese potenziare
notevolmente la dotazione infrastrutturale ed elevare il livello e l’offerta del sistema educativo. Questi
sono solo alcuni degli obiettivi che richiedono un miglioramento della capacità di offrire servizi da parte
della pubblica amministrazione.
192
In Cina , le attese di un rallentamento della crescita dell’economia, maturate nella seconda metà del
2006, sono risultate infondate e la crescita dovrebbe risultare in ulteriore accelerazione al termine del
2007. I fattori chiave di questo risultato sono dati
dalla notevole crescita delle esportazioni nette e
dalla forte spesa per investimenti. La crescita delle
esportazioni dovrebbe proseguire e nonostante ci
si attenda che debba essere accompagnata da un’accelerazione delle importazioni, il notevole saldo
attivo di conto corrente estero dovrebbe ulteriormente aumentare in assoluto e in termini di quota
del prodotto interno lordo. La riduzione del tasso
di inflazione ha avuto breve vita e anche l’andamento dei prezzi dovrebbe risultare in accelerazione a
fine anno, per poi tendere a stabilizzarsi, grazie alla
riduzione della dinamica dei prezzi alimentari, che
dovrebbe controbilanciare l’accelerazione di quelli
dei prodotti non agricoli.
Un intervento sulle politiche economiche adottate
è necessario per ridurre i rischi di surriscaldamento
dell’economia, alleviare le pressioni inflazionistiche e
stabilizzare i mercati azionari. Una preoccupazione
centrale dovrebbe essere quella di riequilibrare la
crescita verso la domanda interna, ora eccessivamente centrata sull’aumento delle esportazioni nette. Un più rapido apprezzamento del tasso di cambio
dovrebbe essere parte di questa strategia. Occorre
riassorbire l’eccesso di liquidità presente nel sistema, che è stato incanalato verso il finanziamento di
investimenti in capacità produttiva, la cui efficienza
economica deve essere provata. In questo quadro
sono disponibili ampie possibilità di reindirizzare la
spesa pubblica versa la necessità di soddisfare urgenti e crescenti bisogni sociali.
Nell’insieme degli altri paesi dell’Asia la crescita
economica dovrebbe ridursi al di sotto del 5,0% nel
2007 e nel 2008. Fa eccezione l’Indonesia con un
livello di crescita maggiore. Al di là delle divergenze,
la tendenza generale va verso un declino del contributo della domanda interna alla crescita del prodotto interno lordo, mentre le esportazioni tendono
al rialzo. Ciò espone alcuni paesi a rischi di pesanti
ripercussioni in caso di una marcata recessione statunitense, anche se ora la crescita regionale non appare risentirne.
La Comunità degli Stati Indipendenti costituisce la seconda area al mondo per rapidità della crescita economica, dopo i paesi emergenti dell’Asia,
con tassi che dal 2007 al 2008 non si ridurranno sensibilmente. L’andamento della domanda e dei prezzi
dei prodotti energetici sono alla base di questo processo di sviluppo.
In Russia la crescita del prodotto interno lordo dovrebbe accelerare nel 2007, trainata dalla domanda
e dall’aumento dei prezzi del petrolio e dei prodotti
energetici e dei metalli. La stabilizzazione dei prezzi
di queste materie prime dovrebbe condurre ad una
decelerazione dello sviluppo nel 2008. La domanda
interna dovrebbe rimanere forte, ma l’eccezionale
tasso di crescita degli investimenti rilevato nell’anno
in corso non potrà essere sostenuto. L’inflazione è
stata alimentata dalla favorevoli condizioni monetarie e dalle tensioni sul mercato del lavoro e dovrebbe superare nettamente una crescita a due cifre al
termine di quest’anno, ben al disopra dell’obiettivo
fissato dalla banca centrale.
La politica fiscale espansiva, connessa anche all’anno
elettorale, ha fornito sostegno alle pressioni inflazionistiche e ha deteriorato l’equilibrio di bilancio di
lungo periodo. Il governo ha adottato misure amministrative per contenere l’aumento dei prezzi al
dettaglio, ma a tal fine occorrerebbe adottare una
più equilibrata politica fiscale. A fronte dell’opportunità di sostenere una maggiore competizione sui
mercati, la tendenza attuale va verso un sempre
maggiore attivismo e dirigismo statale in campo di
politica industriale e di interventi diretti delle imprese pubbliche.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
O S CE NA R IO E C O N O M IC O
L
L
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
NA Z IO N A L E
I primi tre trimestri dell’anno hanno visto proseguire
la fase di espansione dell’economia italiana. Il ciclo positivo avviatosi con l’inizio del 2006, ha fatto segnare
un picco tra il quarto trimestre dello scorso anno e
il primo trimestre di quest’anno, con incrementi tendenziali rispettivamente del 2,8 e del 2,4%. Successivamente il ciclo ha mostrato un lieve rallentamento,
ma è proseguito ad un buon ritmo anche nel secondo
(+1,8%) e nel terzo trimestre del 2007 (+1,9%). Nel
complesso, nei primi nove mesi dell’anno, il prodotto
interno lordo italiano ha messo a segno una crescita
del 2,0% sullo stesso periodo dell’anno precedente.
Le più recenti previsioni elaborate tra ottobre e dicembre hanno risentito della maggiore incertezza
riguardo all’evoluzione dell’economia internazionale,
determinata dalla crisi dei mutui sub-prime statunitensi e dai suoi effetti sui mercati del credito e finanziari. La maggiore cautela indotta negli operatori
e l’attesa di una trasmissione all’economia reale delle difficoltà dei mercati finanziari hanno portato ad
una revisione delle attese relative alla crescita del Pil
reale per il 2007, che risultano comprese tra +1,7%
e +1,9%, ma soprattutto per il 2008, per cui viene
prospettato un rallentamento della crescita, con incrementi attesi tra +1,2% e +1,4%.
Il Governo, nella Relazione previsionale e program-
Governo
set-07
Prodotto interno lordo
Importazioni
Esportazioni
Domanda interna
Consumi delle famiglie
Consumi collettivi
Investimenti fissi lordi
- macc. attrez. mezzi trasp.
- costruzioni
Occupazione [a]
Disoccupazione [b]
Prezzi al consumo
Saldo c. cor. Bil Pag [c]
Avanzo primario [c]
Indebitamento A. P. [c]
Debito A. Pubblica [c]
1,9
1,8
2,0
2,0
2,4
0,9
6,0
1,8 [7]
-1,5
2,5
-2,4
105,0
CSC
set-07
Fmi
ott-07
1,7
1,7
2,2
n.d.
2,6
n.d.
n.d.
1,9
2,0
1,8
n.d.
0,3
2,7
2,3
n.d.
n.d.
3,6
n.d.
0,6
0,8
6,5
6,5
1,7
1,9
n.d. [4] -2,3
n.d.
n.d.
n.d.
2,1
n.d.
105,3
matica di settembre, rispetto a giugno, ha rivisto al
ribasso le stima della crescita, in misura lieve per
l’anno in corso, abbassandola all’1,9% dal 2,0%, ma
più sostanzialmente per il 2008, riducendola dall’1,9
all’1,5%.
Secondo i conti economici trimestrali, a valori concatenati, destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi, in termini reali, nei primi nove mesi del 2007 le
importazioni sono salite del 2,7%, mentre le esportazioni sono aumentate del 2,9%, rispetto all’analogo periodo del 2006. La crescita delle esportazioni,
nonostante il rallentamento segnalato nel corso del
secondo trimestre, è risultata nel complesso di poco
superiore rispetto a quella delle importazioni, tanto
da determinare comunque un lieve miglioramento
del saldo riferito ai primi nove mesi.
Effettuando l’analisi a valori correnti, risulta che le
importazioni sono aumentate del 7,1%, mentre la
crescita realizzata dalle esportazioni appare ben superiore e pari a +9,9%. Il saldo estero negativo si è
quindi ridotto passando da –5.009 milioni di euro dei
primi nove mesi del 2006, a -3.063 milioni di euro
dello stesso periodo dell’anno in corso. Ciò testimonia la rilevanza, per l’andamento del commercio estero di questa parte dell’anno, delle vicende del cambio
dell’euro, che ha contenuto l’aumento dei prezzi dei
beni importati, in particolare per le voci relative a
Isae
ott-07
Ref.Irs
nov-07
Ue Com.
nov-07
1,8
1,8
1,9
2,4
2,7
2,3
2,5
3,0
2,9
n.d.
1,9
2,0
2,0
1,9 [5]
1,9
1,1
1,3
0,7
2,5
2,3
2,9
4,1
2,1
1,9 [6]
2,2
2,9
4,1
0,8
0,7
0,8
5,9
n.d.
5,9
1,8
1,8
1,9 [1]
n.d. [4] -2,3
-1,7
2,5
2,3
2,5
2,4
2,3
2,3
104,9
104,9
104,3
Prometeia
dic-07
1,8
1,9
2,2
1,7
2,0
1,1
2,6
1,4
3,8
0,7
6,1
1,8
-1,7 [4]
2,4
2,4
105,0
Ocse
dic-07
1,8
1,8
2,2
1,7
2,1
0,5
2,3
4,8
2,3
0,6
5,9
2,0
-2,0
n.d.
2,2
n.d.
[a] Unità di lavoro standard. [b] Tasso percentuale. [c] Percentuale sul Pil. [1] Tasso di inflazione armonizzato Ue. [2] Deflattore
dei consumi privati. [3] Programmata. [4] Saldo conto corrente e conto capitale (in % del Pil). [5] Consumi finali nazionali. [6]
Investment in equipment. [7] Deflattore dei consumi. (*) Quadro programmatico.
RAPPORTO
SULL’ECONOMIA DELLA PROVINCIA DI
FORLÌ-CESENA - 2007
A P P E N D I C E
I conti economici nazionali
193
Camera
di Commercio
I.A.A.
di Forlì-Cesena
energia e materie prime e la cui rivalutazione viene
trasmessa sui prezzi delle esportazioni.
Secondo i dati doganali grezzi in valore riferiti solo
alle merci, nei primi nove mesi del 2007, in complesso, le esportazioni sono aumentate dell’11,5%, ben
più delle importazioni, accresciutesi del 6,4%. Al contrario di quanto avvenuto nello stesso periodo dello
scorso anno, fino a settembre 2007, la dinamica delle
voci del commercio estero è andata leggermente rallentando, anche se si è mantenuta su livelli elevati, e la
crescita delle esportazioni è stata sempre superiore
a quella delle importazioni. Il saldo merci è rimasto
negativo ma si è sensibilmente ridotto rispetto allo
scorso anno, passando da -18.729 a -7.761 milioni di
euro.
Grazie alla fase di espansione sperimentata dai paesi
europei, la dinamica del commercio con la sola Ue ha
accelerato rispetto allo scorso anno, tanto da risultare in linea con la crescita sostenuta del commercio
extra Ue. Inoltre, tra gennaio e settembre, le esportazioni verso i paesi europei sono cresciute ad tasso
sensibilmente superiore (11,2%) a quello delle importazioni dall’Europa (7,2%). Si è quindi determinato un
netto miglioramento del saldo commerciale, che ha
portato l’attivo dell’Italia da soli 17 milioni di euro a
5.434 milioni di euro. Sempre sulla base dei dati doganali grezzi in valore riferiti solo alle merci, e durante i
primi nove mesi dell’anno in corso, il commercio con
i paesi extra Ue27, ha fatto segnare un incremento
delle esportazioni del 12,6%, di gran lunga superiore
alla crescita delle importazioni, che non è andata oltre
il 5,4%, rispetto all’analogo periodo del 2006. Il saldo
A P P E N D I C E
Governo
set-07
Prodotto interno lordo
Importazioni
Esportazioni
Domanda interna
Consumi delle famiglie
Consumi collettivi
Investimenti fissi lordi
- macc. attrez. mezzi trasp.
- costruzioni
Occupazione [a]
Disoccupazione [b]
Prezzi al consumo
Saldo c. cor. Bil Pag [c]
Avanzo primario [c]
Indebitamento A. P. [c]
Debito A. Pubblica [c]
1,5
2,5
2,8
1,8
1,6
0,6
5,7
2,0 [7]
-1,1
2,6
-2,2
103,5
CSC
set-07
Fmi
ott-07
1,3
1,3
2,9
n.d.
3,1
n.d.
n.d.
1,4
1,5
1,4
n.d.
0,8
1,7
2,0
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
0,8
0,7
6,2
6,5
1,9
1,9
n.d. [4] -2,2
n.d.
n.d.
n.d.
2,3
n.d.
104,7
negativo si è quindi sensibilmente ridotto, rispetto a
quello dello scorso anno, passando da -18.746 milioni
di euro a -13.194 milioni di euro. La tendenza è stata
confermata dai dati provvisori riferiti a ottobre.
Da gennaio a settembre 2007, anche la dinamica del
commercio dei soli prodotti trasformati e manufatti
è stata ampiamente superiore a quella dello stesso
periodo del 2006. La crescita delle esportazioni è
risultata comunque superiore a quella delle importazioni, le prime sono aumentate dell’11,3%, le seconde
del 9,1%. Il saldo positivo per l’Italia è quindi ulteriormente migliorato ed è risultato pari a 36.107 milioni
di euro.
Nelle valutazioni delle più recenti previsioni formulate tra ottobre e dicembre, nel 2007 le esportazioni italiane di beni e servizi dovrebbe registrare una
variazione reale attesa tra il +2,2 e il +3,0%. Per il
2008, nonostante l’attesa di un rallentamento dell’attività mondiale, la crescita delle esportazioni viene
indicata tra il 2,3 e il 3,3%. Di analoga ampiezza risultano le attese di crescita delle importazioni, con
variazioni comprese tra l’1,8 e il 2,7% per il 2007 e in
lieve accelerazione nel 2008, con tassi compresi tra il
2,3 e il 3,2%. Rispetto a quanto indicato nel Dpef di
luglio, il Governo ha sensibilmente ridotto le attese
di crescita sia delle esportazioni, sia delle importazioni di beni e servizi. Per il 2007, le stime indicano
ora variazioni rispettivamente pari a +2,0 e a +1,8%,
mentre per il 2008, l’incremento delle esportazioni
viene ora previsto al 2,8% e quello delle importazioni
al 2,5%. Secondo Prometeia, le esportazioni di sole
merci valutate a prezzi costanti risultano in aumento
Isae
ott-07
1,4
3,2
3,1
n.d.
1,5
1,0
1,8
4,1
2,2
0,8
5,7
2,1
n.d. [4]
2,6
2,2
103,8
Ref.Irs
nov-07
Ue Com.
nov-07
1,4
1,4
3,1
3,2
3,3
2,8
1,0
1,8
1,4 [5]
1,4
0,5
1,3
0,3
2,0
1,4
1,8 [6]
-1,0
2,2
0,5
0,6
n.d.
5,7
2,3
2,0 [1]
-2,5
-1,8
2,5
2,4
2,3
2,3
104,0
102,9
Prometeia
dic-07
1,2
2,3
1,9
1,3
1,4
0,5
n.d.
2,0
1,6
0,4
5,9
2,2
n.d. [4]
2,5
2,3
103,9
Ocse
dic-07
1,3
2,9
2,3
1,4
1,7
1,2
1,5
6,2
1,2
0,9
5,8
2,4
-2,1
n.d.
2,3
n.d.
[a] Unità di lavoro standard. [b] Tasso percentuale. [c] Percentuale sul Pil. [1] Tasso di inflazione armonizzato Ue. [2] Deflattore
dei consumi privati. [3] Programmata. [4] Saldo conto corrente e conto capitale (in % del Pil). [5] Consumi finali nazionali. [6]
Investment in equipment. [7] Deflattore dei consumi. (*) Quadro programmatico.
194
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
registrare un incremento dell’1,9% sullo stesso periodo del 2006, una tendenza leggermente inferiore
rispetto alla crescita del prodotto interno lordo nello
stesso periodo dell’anno.
Secondo le più recenti previsioni, il rallentamento atteso dell’economia determinerà una minore crescita
della spesa per consumi delle famiglie, che comunque
continuerà a sostenere l’espansione del Pil. Le attese relative alla crescita dei consumi sono orientate
verso tassi compresi tra l’1,8 e il 2,1%, per l’anno in
corso, mentre per il 2008 le prospettive di un lieve
rallentamento della domanda portano ad indicare
incrementi compresi tra l’1,4 e l’1,7%. Il Governo, a
settembre, ha lasciato invariata la previsione di giugno della crescita della spesa delle famiglie, indicata al
rialzo per il 2007 del 2,0%, e ha leggermente rivisto al
ribasso l’incremento prospettato per il 2008, dall’1,9
all’1,8%.
L’indice Isae del clima di fiducia dei consumatori,
dopo avere toccato livelli non raggiunti dal 2002, nel
primo trimestre dell’anno, ha successivamente invertito la tendenza positiva, che era stata dominante
nello scorso anno e si è mostrato progressivamente
calante. Nei primi undici mesi del 2007, la media dell’indice grezzo si è comunque collocata a quota 108,8
rispetto ad un valore di 108,4 riferito allo stesso periodo dello scorso anno. L’avvio del terzo trimestre
ha visto una flessione della fiducia dei consumatori,
più sensibile se misurata in termini di indice grezzo. A
novembre l’indice grezzo è risultato pari a 105,9, l’indice destagionalizzato ha toccato quota 107,6 e l’indice destagionalizzato e corretto per i fattori erratici è
risultato pari a 107,5. Il sottoindice relativo al quadro
economico generale del paese ha avuto una tendenza
negativa nella prima metà dell’anno ed è andato stabilizzandosi successivamente, mentre quello relativo
alla situazione personale si è mantenuto relativamente stabile nella prima metà dell’anno, mostrando una
fase di oscillazione laterale, ed è apparso successivamente debole.
La finanza pubblica
Rispetto a quanto indicato con il Documento di programmazione economico-finanziaria per il 2008¬2011,
con la Relazione previsionale e programmatica di settembre, il Governo ha rivisto al ribasso le prospettive
della crescita per il 2008 e per gli anni successivi. Sul
fronte dei conti pubblici si rileva comunque un’evoluzione più favorevole, determinata da una sensibile
accentuazione della tendenza positiva delle entrate,
dovuta ad un allargamento della base imponibile, imputabile anche all’efficacia degli interventi di recupero
dell’evasione fiscale.
Il Governo intende intervenire per sostenere lo sviluppo dell’economia, anche anticipando spese atte
a fronteggiare emergenze produttive e finanziando
investimenti in infrastrutture (Ferrovie e Anas). Ulteriori interventi quali quelli sulla mobilità mirano a
A P P E N D I C E
del 2,0% nel 2007, di contro ad un espansione pari a
+1,7% delle importazioni. Anche per l’istituto bolognese, la crescita sarà lievemente superiore nel 2008,
sia per le vendite all’estero (2,3%), sia per gli acquisti
dall’estero (+2,4%).
Secondo i dati dei conti economici trimestrali, a valori concatenati, destagionalizzati e corretti per i giorni
lavorativi, gli investimenti hanno fatto registrare nel
periodo da gennaio a settembre di quest’anno un
incremento del 3,0% sullo stesso periodo del 2006,
determinato dalla forte espansione della spesa per
investimenti in costruzioni (+4,7%). Ben inferiore è
risultata la crescita degli investimenti in macchinari e
attrezzature (+1,6%) e di quelli destinati all’acquisto
di mezzi di trasporto (+1,1%).
Le simulazioni più recenti limitano la crescita degli
investimenti fissi lordi reali in una fascia compresa tra
+2,3 e +2,9%% nel 2007, nell’attesa di un ulteriore
rallentamento nel corso del 2008, quando gli incrementi risulteranno compresi tra +0,3 e +2,0%. A
settembre, anche le attese del Governo relative alla
variazione degli investimenti fissi lordi reali sono state riviste sostanzialmente al ribasso rispetto a luglio,
passando da +3,5 a +2,4%, con riferimento al 2007, e
da +2,9 a +1,6% per il 2008.
Il sondaggio congiunturale sulle imprese industriali
e dei servizi condotto dalla Banca d’Italia tra il 20
settembre e il 10 ottobre scorso in merito agli investimenti delle imprese dell’industria in senso stretto
e dei servizi privati non finanziari con almeno 20 addetti, ha rilevato che la maggioranza delle imprese
(63,7%) stima di effettuare una spesa nominale per
investimenti fissi in linea con quella inizialmente programmata nel 2007. Le indagini condotte in primavera prefiguravano un aumento della spesa nominale
per investimenti fissi del 2,5% in termini reali rispetto
all’anno scorso (5,4 a prezzi correnti). Le aziende che
prevedono investimenti superiori ai piani sono lievemente più numerose (20,9%) di quelle che li valutano
inferiori (15,4%), un risultato che si ritrova sia nell’industria, sia, ed in particolare, nei servizi. Con riferimento alle prospettive per il 2008, prevalgono di
poco le imprese che indicano un aumento dell’accumulazione (26,7%), su quelle che ne prevedono una
diminuzione (18,7%). Le indicazioni favorevoli sono
più frequenti al crescere della classe dimensionale e
per le aziende che esportano parte del fatturato. Le
risposte presentano una polarizzazione maggiore tra
le imprese industriali (27,6% indicano investimenti in
aumento e 20,0% in diminuzione) rispetto a quelle
attive nei servizi (25,4% indicano investimenti in aumento e 17,0% in diminuzione).
I consumi delle famiglie hanno avuto una buona crescita nei primi nove mesi dell’anno, nonostante un
lieve rallentamento nel corso del terzo trimestre.
Sulla base dei dati dei conti economici trimestrali a
valori concatenati, destagionalizzati e corretti per i
giorni lavorativi, i consumi delle famiglie hanno fatto
195
A P P E N D I C E
Camera
di Commercio
I.A.A.
di Forlì-Cesena
196
ridurre gli effetti ambientali ed economici del sistema
dei trasporti. In campo sociale si prevedono interventi nell’area della fiscalità, con riguardo anche alle
famiglie. Risorse vengono poi stanziate per ottemperare agli impegni nell’ambito della cooperazione e per
lo sviluppo economico.
L’utilizzo delle maggiori disponibilità emerse comporta una ricomposizione del conto delle Amministrazioni pubbliche, che per il Governo non determina ritardi lungo il percorso di risanamento delineato,
coerentemente con gli impegni assunti in sede europea di prosecuzione del processo di risanamento. Le
stime attuali indicano una stabilizzazione della pressione fiscale nel 2008 e una sua graduale riduzione
successivamente.
In dettaglio, il conto economico delle Amministrazioni Pubbliche per il 2007 registrerà aumenti delle
imposte dirette del 7,6%, delle imposte indirette del
3,3% e dei contributi sociali dell’8,2%. Pare confermarsi la tendenza instaurata lo scorso anno ad un
aumento della progressività del sistema fiscale. Le
entrate correnti cresceranno del 6,0% e le entrate in
conto capitale saliranno del 2,0%. Nel complesso le
entrate aumenteranno del 5,9% e ammonteranno al
46,7% del Pil (46,1% nel 2006). Dopo avere invertito, nel 2006, una precedente tendenza decrescente,
la pressione fiscale continua a salire anche nel 2007,
passando dal 42,3 al 43,0% del Pil.
Dal lato delle uscite, quelle di parte corrente al netto degli interessi aumenteranno del 4,3%. Anche la
spesa per interessi dopo avere invertito, sempre nel
2006, una precedente tendenza decrescente, continuerà a crescere nel 2007 e registrerà un aumento
del 10,3,%, passando dal 4,6 al 4,8% del Pil. Le uscite di parte corrente aumenteranno quindi del 5,0%
e raggiungeranno il 44,6% del Pil. Le spese in conto
capitale subiranno una forte riduzione (-24,0%), ma
disaggregando questa voce emerge il dato della forte crescita della spesa per investimenti, che sale del
24,8% e giunge a rappresentare il 2,7% del Pil.
Le uscite complessive aumenteranno di solo l’1,5% e
risulteranno pari al 49,0% del Pil.
Il risparmio delle amministrazioni pubbliche, il saldo corrente, sarà positivo per 26.668 milioni, pari
all’1,7% del Pil, in aumento rispetto ai 19 miliardi dello
scorso anno.
Ma sarà soprattutto l’avanzo primario a registrare un
sostanziale incremento, passerà dai 2.048 milioni del
2006 ai 38.173 milioni di euro dell’anno al termine e
risulterà pari al 2,5% del Pil. Nonostante il miglioramento congiunturale della finanza pubblica, occorre considerare, come contesto di riferimento, che
l’avanzo primario, nel 2000, corrispondeva al 4,6%
del Pil. Ciò da la misura del peggioramento intercorso per la finanza pubblica e dell’ampiezza dei passi
necessari per ricondurne le tendenze su un sentiero
autenticamente virtuoso.
Per la prima volta da anni si ridurrà l’indebitamento
netto della P.A. e la diminuzione avverrà in misura
sensibile (-44,5%), questo dato nel 2007 sarà pari a
36.361 milioni di euro, equivalenti al 2,4% del Pil. Il
rapporto tra debito della Pubblica amministrazione
e Pil a fine anno si ridurrà da quota 106,8 al 105,0%
del Pil. Nonostante questa positiva tendenza che si
verrà ad avviare, anche per gli anni a venire, occorre
ricordare come l’elevato debito pubblico esponga a
gravi rischi. Un innalzamento dei tassi d’interesse, ad
esempio per il riacutizzarsi delle pressioni inflazionistiche, ed un repentino ampliamento degli spread
sul debito nazionale, che potrebbe derivare da una
maggiore domanda di sicurezza a da parte degli investitori, anche senza prendere in considerazione il
tema del rating internazionale del debito pubblico
italiano, potrebbero determinare una crescita della
spesa per interessi destabilizzante per il rapporto tra
debito e Pil.
Le previsioni per la finanza pubblica concordano nel
definire un quadro di stabilizzazione del rapporto
tra indebitamento netto e Pil entro il limite previsto
dal patto di stabilità e di riduzione del rapporto tra
debito della Pubblica amministrazione e Pil. L’avanzo primario risulterà positivo, compreso tra +2,3 e
+2,5% del Pil, nel 2007, e nel 2008 dovrebbe migliorare lievemente portandosi su valori compresi tra
+2,4 e +2,6% del Pil. Il rapporto tra indebitamento
netto della A.P. e Pil, risulterà compreso tra il 2,1 e il
2,4% per il 2007. In relazione a quest’ultimo rapporto
le previsioni suggeriscono per il 2008 una stabilizzazione del valore in una fascia che va dal 2,2 al 2,3%.
A conferma delle indicazioni del Governo, secondo
le stime più recenti, il rapporto tra debito della Pubblica amministrazione e Pil dovrebbe risultare su livelli compresi tra 104,3 e 105,3% a fine 2007, per
poi ridursi nel 2008 su valori compresi tra 102,9 e
104,7%.
I prezzi e i tassi di interesse
La tensione sui prezzi delle materie prime si è mantenuta elevata durante tutto l’anno, nonostante una
serie di indici si siano allontanati dai livelli massimi
toccati precedentemente. Nel complesso le quotazioni delle materie prime sono rimaste elevate. L’indice generale Confindustria in dollari, ponderato con
le quote del commercio mondiale, ha rilevato un incremento del 7,1% nei primi dieci mesi del 2007, sullo
stesso periodo del 2006. Questo ulteriore incremento dell’indice fa seguito ad una serie di aumenti pari a
+13,1% nel 2003, +27,6% nel 2004, +31,6% nel 2005 e
a +20,0% nel 2006, così che da gennaio 2002 l’incremento dell’indice è stato pari al 236,6%. Sempre nei
primi dieci mesi dell’anno, l’indice generale Confindustria in euro, ponderato con le quote del commercio
italiano, ha segnato una lieve riduzione dell’1,4%. In
questo caso, rispetto a gennaio 2002 l’incremento
dell’indice è stato pari al 102,9%. È grazie al contribuito fornito da un euro forte che la dinamica di queRapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
una fascia compresa tra l’1,9% e il 2,4%. Minore sarà
il rallentamento dell’economia mondiale e la rivalutazione delle valute delle economie emergenti, maggiore potrà risultare la pressione inflazionistica sui
mercati internazionali.
Nonostante i ripetuti interventi delle banche centrali, la crisi dei mutui sub-prime statunitensi ha determinato una carenza di liquidità e forti squilibri sui
mercati, che si sono riflessi in un forte rialzo dei tassi
di interesse interbancari, in una netta riduzione dei
tassi sui titoli del debito pubblico a breve termine e
in una contestuale, ma minore, discesa dei tassi a lungo termine. Ciò è avvenuto a fronte di aspettative di
rallentamento economico, di una ricerca di maggiore sicurezza da parte degli investitori e dell’attesa di
ulteriori interventi delle banche centrali. La Fed ha
ridotto i tassi di policy statunitensi di 75 punti base
dall’avvio della crisi, dal 5,25 al 4,50%, e ci si attende
che li ridurrà di altri 25 punti base nella riunione in
programma a dicembre. La Banca centrale europea
ha finora mantenuto i tassi invariati, al 4,00% dallo
scorso giugno, e probabilmente continuerà a farlo,
stretta tra i risorgenti rischi di inflazione e prospettive di rallentamento economico.
Secondo Prometeia, stante la tensione sui mercati
finanziari, il tasso sui Bot a tre mesi dovrebbe salire
dal 2,9% del 2006, al 4,1% nel 2007, per poi ridursi
lievemente al 3,8% nel 2008.
Il tasso medio sugli impieghi bancari dovrebbe seguire
una quasi analoga tendenza, passando bruscamente
dal 5,6% del 2006 al 6,3% del 2007, per poi aumentare ulteriormente sino a toccare il 6,5% nel 2008. Nel
corso del prossimo anno è prevista una riduzione dei
tassi reali, che invertirà la dinamica precedente e che
risulterà più accentuata per i tassi finanziari e minore
per quelli bancari.
Il mercato del lavoro
Secondo l’indagine Istat sulle forze di lavoro, nel secondo trimestre 2007 l’offerta di lavoro si è ridotta,
rispetto al secondo trimestre 2006, dello 0,4% (-98
mila unità) e le forze di lavoro si sono attestate a
quota 24 milioni e 710 mila. Il tasso di attività della
popolazione da 15 a 64 anni è sceso di mezzo punto
rispetto a un anno prima, portandosi al 62,5%. Gli
occupati sono risultati 23 milioni 298 mila, +111 mila
unità, con un incremento tendenziale dello 0,5%. L’occupazione straniera è cresciuta di 129 mila unità. La
variazione dell’occupazione è apparsa sensibilmente
differente nelle ripartizioni geografiche considerate,
evidenziando un risultato negativo solo nel Mezzogiorno. In particolare è stata pari a +1,0% nel Nordovest, +0,2% nel Nord-est, +2,0% al Centro e -0,9%
al Sud. La variazione tendenziale dell’occupazione è
stata pari a -6,6% in agricoltura, a +1,5% nell’industria
in senso stretto, a +4,3% nelle costruzioni e a solo
+0,1% nel settore dei i servizi.
La crescita dell’occupazione nel secondo trimestre
A P P E N D I C E
sti fattori di costo è stata notevolmente contenuta a
vantaggio dell’industria nazionale.
Nei primi dieci mesi del 2007, sulla spinta dei prezzi
di energia e materie prime, la dinamica dell’indice dei
prezzi alla produzione dei prodotti industriali (Istat)
ha segnato un incremento del 3,2%. Le variazioni
tendenziali mensili dell’indice hanno avuto un andamento decrescente tra gennaio e luglio, ma da agosto
hanno invertito la tendenza e sono risultate in rapida accelerazione. Nello stesso periodo, l’indice dei
soli prodotti trasformati e manufatti ha registrato un
analogo aumento del 3,2%. Tra questi in particolare
si segnalano gli incrementi fatti segnare dai prodotti dei settori: metalli e prodotti in metallo, legno e
prodotti in legno e dei prodotti alimentari, bevande
e tabacco.
Secondo le previsioni di ottobre di Prometeia, la dinamica dell’indice generale dei prezzi alla produzione,
risultata pari al +5,6% nel 2006, si ridurrà a +3,1% nel
2007 e scenderà ancora nel 2008, quando risulterà
del +2,3%. La crescita dell’indice dei prezzi dei soli
manufatti non alimentari, dovrebbe risultare, invece,
in lieve accelerazione quest’anno, passando dal +3,0%
del 2006 al +3,5% del 2007, ma rallenterà l’anno prossimo scendendo al +2,5%.
A fine 2006, l’andamento dei prezzi al consumo, al
netto dei tabacchi, ha fatto segnare un aumento del
2,1% con riferimento all’indice generale per l’intera
collettività nazionale (NIC), del 2,0% per l’indice generale per le famiglie di operai e impiegati (FOI) e del
2,2% per l’indice generale armonizzato Ue (IPCA).
Dopo una fase di marcato rallentamento nel corso
del 2007, l’inflazione appare in sensibile ripresa, rispetto allo scorso anno ad ottobre (+2,2%) e ancor
più a novembre (+2,4%), sulla base dei dati provvisori. La dinamica dell’inflazione tiene quindi ancora viva
l’attenzione della Banca centrale europea, in quanto
risulta più elevata del target stabilito da quest’ultima
e appare destinata a mantenersi tale fino al manifestarsi effetivo del rallentamento dell’attività economica. Nei primi dieci mesi del 2007, l’incremento
degli indici, sempre al netto dei tabacchi, è stato pari
all’1,7% per la collettività nazionale e all’1,6% per le
famiglie di operai e impiegati. Nello stesso periodo
l’indice armonizzato Ue ha fatto segnare un aumento
dell’1,9%.
Secondo il Governo, l’inflazione media annua, misurata dal deflattore dei consumi, dovrebbe essere contenuta all’1,8% nel 2007, per raggiungere il 2,0% nel
2008. A conferma di tali indicazioni, le previsioni più
recenti indicano una crescita dei prezzi al consumo
compresa tra l’1,8 e il 2,0% per il 2007. Gli andamenti recenti dei prezzi delle materie prime, dei prezzi
delle materie energetiche e dei prodotti alimentari,
in particolare, nonostante l’atteso rallentamento
dell’attività economica a livello mondiale, inducono
i principali centri studi a ritenere probabile un incremento dell’inflazione, che resterà però contenuto in
197
A P P E N D I C E
Camera
di Commercio
I.A.A.
di Forlì-Cesena
198
2007, rispetto ad un anno prima, sintetizza la crescita
delle posizioni lavorative dipendenti, salite di 140.000
unità (+0,8%), ed la discesa di quelle indipendenti, diminuite di 29.000 unità (-0,5%). Alla crescita dell’occupazione dipendente ha contribuito in misura particolare l’incremento del lavoro dipendente a termine,
a tempo pieno, ma soprattutto a tempo parziale (con
un aumento di 47 mila unità, +10,1%). Al contrario la
riduzione degli occupati indipendenti è stata determinata dalla flessione del 4,2% di quelli a tempo parziale
(-32 mila unità). L’incidenza dei lavoratori a tempo
determinato sul totale dei dipendenti è aumentata
ancora passando dal 13,0% del secondo trimestre
2006 al 13,4% dello stesso trimestre del 2007.
Il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64
anni è rimasto invariato rispetto a un anno prima,
risultando ancora pari al 58,9%. Le persone in cerca
di occupazione (pari a 1 milione 412 mila) sono diminuite del 12,9%, sullo stesso trimestre del 2006. La
diminuzione è stata sensibilmente inferiore solo nel
Nord-ovest -3,8%, mentre è risultata del 12,1% nel
Nord Est e più marcata al Centro e al Sud (-14,3%).
Alla diminuzione delle persone in cerca di occupazione si è affiancato un sensibile incremento degli inattivi, tra i 15 e i 64 ani di età, pari all’1,8%, determinato
dagli incrementi del 3,3% nel Centro e del 3,1% nel
Mezzogiorno. Il tasso di disoccupazione è risultato
pari al 5,7% (3,4% al Nord-ovest, 2,9% al Nord-est,
4,8% al Centro e 10,6% nel Mezzogiorno), in sensibile riduzione rispetto al 6,5% del secondo trimestre
2006.
Le previsioni più recenti indicano per l’occupazione
nel 2007 (espressa in unità di lavoro standard) un aumento compreso tra lo 0,7% e lo 0,8%. Il prospettato
rallentamento dell’attività nel corso del 2008 porta
a indicare un incremento atteso dell’occupazione di
minore ampiezza, con valori nella gamma tra +0,4%
e +0,8%. Il tasso di disoccupazione atteso tenderà a
ridursi ancora o a stabilizzarsi, tanto che le stime ne
indicano valori compresi tra il 5,9% e il 6,5% per il
2007 e tra il 5,7% e il 6,5% per il 2008. Il Governo, a
settembre, ha indicato per il 2007 un tasso di disoccupazione al 6,0%, prospettando una sua ulteriore
riduzione al 5,7% nel 2008.
Si è arrestata la discesa dell’occupazione nelle grandi
imprese. Nei primi nove mesi del 2007, al netto della Cig, l’indice dell’occupazione alle dipendenze nelle
grandi imprese di industria, edilizia e servizi ha segnato un lieve incremento tendenziale dello 0,6%, rispetto allo stesso periodo del 2006. Questa variazione
aggregata è la risultante di un andamento divergente nell’industria, che registra una lieve diminuzione
(-0,3%) e nei servizi, che mettono a segno un buon
aumento (+1,2%). In particolare l’occupazione alle dipendenze al netto Cig è rimasta invariata, sia nelle
grandi imprese manifatturiere, sia nelle grandi imprese delle costruzioni (-0,1%). La fase positiva del mercato del lavoro non si è tradotta in un’accelerazione
della dinamica salariale. Da gennaio ad ottobre 2007,
le retribuzioni orarie contrattuali sono risultate in
aumento del 2,3% sull’analogo periodo del 2006.
I settori
Il momento più incerto e di decelerazione della fase
di espansione congiunturale in corso si è riflessa parzialmente nei dati riferiti all’industria. Da gennaio a
settembre, la crescita del fatturato industriale, sull’analogo periodo del 2006, è stata del 6,3%, positiva e comunque solo di poco inferiore a quella dello
scorso anno. Occorre rilevare però che l’incremento
del fatturato sui mercati esteri è risultato marcato
(+11,6%) e in linea con quello dello scorso anno,
mentre l’aumento del fatturato nazionale (+4,2%) è
apparso inferiore a quello delle esportazioni e in sensibile decelerazione rispetto all’anno passato. Sempre
nei primi nove mesi dell’anno, il fatturato del solo settore manifatturiero ha fatto segnare un incremento
della stessa ampiezza (+6,6%). Si tratta di risultati che
testimoniano di variazioni reali positive del fatturato,
anche tenuto conto dei sensibili incrementi dei prezzi
alla produzione dell’industria
L’andamento della produzione industriale sintetizza
una delle questioni chiave alla base delle prospettive
di sviluppo del paese. Considerando il dato grezzo,
l’indice della produzione industriale, a base 2000, riferito al 2006 si trovava a quota 98,1, evidenziando
una diminuzione della produzione industriale nella
media del periodo 2001-2006. Nei primi nove mesi
del 2006, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’indice grezzo della produzione industriale
ha fatto segnare un incremento dell’1,2%, variazione
che si riduce a solo lo 0,9% se si considera il dato corretto per i giorni lavorativi. Nello stesso periodo l’indice della sola produzione manifatturiera nazionale è
salito dell’1,6%. Ai responsabili economici nazionali
dovrebbe porsi chiaramente il tema della “questione industriale” italiana. Delle numerose cause che la
originano, molte non dipendono dagli aspetti del sistema industriale nazionale, ma sono da attribuire ai
caratteri del più ampio sistema paese e alla sua mancanza di competitività.
Sulla base delle previsioni Isae, nel 4° trimestre 2007,
l’indice grezzo della produzione industriale dovrebbe
mettere a segno un buon incremento tendenziale,
pari all’1,7%, tale da permettere di chiudere l’anno
con un aumento della produzione dell’1,3%.
Secondo Prometeia, nella media dell’anno corrente,
l’indice generale della produzione industriale risulterà superiore di solo lo 0,5% a quello riferito allo scorso anno. L’istituto bolognese non ritiene sussistano
le condizioni per prospettare un miglioramento della
debole fase congiunturale dell’industria italiana nel
corso del 2008, quando l’incremento della produzione non andrà oltre lo 0,8%.
La fase congiunturale positiva dell’attività industriale
ha superato in culmine e l’espansione prosegue, ma
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
con una decelerazione del ritmo di crescita. Questa
tendenza è messa in luce particolarmente dall’andamento del processo di acquisizione ordini per l’industria, che nei primi nove mesi del 2007 ha sì garantito
un aumento complessivo degli ordini del 6,2%, ma,
rispetto alla tendenza espressa nello stesso periodo
dello scorso anno, questo risultato costituisce un
marcato rallentamento, ben superiore a quello riferito al fatturato. La crescita è stata trainata dalla forte
espansione degli ordini esteri, risultati in aumento
anno su anno del 11,7%, in lieve rallentamento rispetto allo scorso anno, mentre la crescita degli ordini
nazionali è risultata del 3,3%, pari a solo un terzo di
quella riferita ai primi nove mesi del 2006.
Secondo l’indagine Isae, l’indice del clima di fiducia
delle imprese manifatturiere ed estrattive si è mantenuto su livelli elevati nel periodo tra gennaio e
giugno 2007, poi ha avviato una tendenza negativa,
scendendo su livelli inferiori. In media nel periodo da
gennaio a novembre l’indice del clima di fiducia delle
imprese è risultato pari a 94,6, leggermente al di sotto del valore di 95,8 riferito allo stesso periodo del
2006. Il cedimento del grado di fiducia è giustificato
dal lievissimo peggioramento dei giudizi delle imprese riguardo alla consistenza del portafoglio ordini
(l’indice passa da -1,7 a -2,0), da un appesantimento
delle valutazioni riferite all’accumulazione di scorte
di magazzino (l’indice passa da 4,6 a 6,4) e da una
valutazione leggermente meno positiva delle attese
di produzione (l’indice passa da 19,0 a 17,1), che si
sono comunque mantenute su valori elevati.
L’inchiesta trimestrale Isae evidenzia che il grado di
utilizzo degli impianti industriali è risultato superiore
a quello dello stesso trimestre dello scorso anno nel
primo e secondo trimestre, ma inferiore nel terzo.
Nella media del periodo da gennaio a settembre, il
grado di utilizzo degli impianti industriali è risultato
pari al 78,0 stabile rispetto al 77,9 riferito allo stesso
periodo dello scorso anno.
Ancora in forte ripresa l’attività nel settore delle
costruzioni in Italia, che ha finora smentito tutte le
indicazioni relative ad un suo rallentamento. L’indice
della produzione nel settore delle costruzioni, dato
grezzo, nei primi nove mesi del 2007, ha registrato un
incremento del 7,2%, che, tenendo conto dei giorni
lavorativi, è risultato appena inferiore, +6,9% .
L’indice destagionalizzato del clima di fiducia del settore delle costruzioni (Isae) ha avuto un andamento
sostanzialmente stabile durante i primi dieci mesi dell’anno in corso. In media l’indice è sceso a quota 91,7
da 91,9 riferito al periodo gennaio ottobre dell’anno
precedente, un livello non toccato dal 2000. Considerando le serie componenti l’indice, al di là delle
oscillazioni congiunturali, sono mediamente peggiorati i giudizi sui piani di costruzione, l’indice è sceso
da -6,2 a -11,3, mentre è migliorato l’indice delle tendenze della manodopera, salito da -1,2 a +3,3, indi-
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
ce che esprime il saldo del numero di imprenditori
che prevedono nei prossimi tre mesi un incremento
o un decremento dell’occupazione presso la propria
azienda.
Nei primi nove mesi del 2007, sullo stesso periodo
dell’anno precedente, le vendite complessive del
commercio in Italia a prezzi correnti sono ancora aumentate, ma di solo lo 0,5%. Si tratta di un sensibile
ridimensionamento della crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in particolare tenuto
conto che la rilevazione avviene ai prezzi correnti e
che da gennaio a settembre di quest’anno i prezzi al
consumo (Nic), al netto dei tabacchi, sono aumentati
dell’1,6%. A conferma di una inversione di tendenza
della fase ciclica della congiuntura del commercio, si
rileva che, per forma distributiva, l’indice è salito di
solo lo 0,7% per la grande distribuzione ed in particolare del 2,0% per gli hard discount, ma è rimasto sostanzialmente invariato (+0,2%) per imprese operanti su piccole superfici. Considerate poi per settore, le
vendite sono aumentate dello 0,5% per gli alimentari
e dello 0,3% i non alimentari.
L’indice del clima di fiducia delle imprese del commercio (Isae) era sceso già a dicembre dello scorso anno
e nel primo trimestre di quest’anno risultava ben al di
sotto dei livelli della fine del 2006, ma durante tutto il
resto dell’anno ha mostrato una positiva intonazione,
con vere impennate ad agosto e novembre. Se l’indice
mensile è risultato sempre inferiore ai massimi toccati lo scorso anno, la media dell’indice, nei primi undici
mesi del 2007, si è collocata a quota 110,2 rispetto ad
un valore di 108,6 riferito allo stesso periodo dello
scorso anno. Esaminando le serie che entrano nella
definizione di fiducia, nella media dell’anno, sono migliorati i giudizi sull’andamento corrente degli affari e
in particolare le attese sul volume futuro delle vendite, mentre le valutazioni indicano un incremento
delle giacenze.
Durante un positivo primo semestre, l’indice grezzo
del clima di fiducia dei servizi di mercato (Isae) si è
mantenuto lungamente sui valori massimi sperimentati dall’avvio della rilevazione, nel gennaio 2003. Nella
parte restante dell’anno in corso, l’indice ha mostrato
un netto peggioramento, rispetto allo scorso anno,
in particolare da agosto e soprattutto a novembre.
Nei primi undici mesi dell’anno l’indice si è attestato
in media a quota 28,9 in lieve peggioramento rispetto al livello di 29,4 riferito allo stesso periodo dello
scorso anno. Per i sottosettori considerati, sempre
nella media del periodo da gennaio a novembre 2007,
rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, l’indice del clima di fiducia è migliorato solamente per le
imprese di servizi destinati alle famiglie, passando da
24,1 a 26,5, è peggiorato leggermente per le imprese
di servizi destinati alle imprese, scendendo da 33,5 a
29,6, mentre è nettamente caduto l’indice riferito alle
imprese dei servizi finanziari, ridottosi da 11,1 a 2,2.
A P P E N D I C E
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
199
A P P E N D I C E
Camera
di Commercio
I.A.A.
di Forlì-Cesena
200
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
L
L
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
N E L 2 00 7
Il quadro economico nazionale e internazionale.
Nel Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2008-2011, deliberato dal Consiglio dei ministri il 28 giugno scorso, era stata prevista
per il 2007 una crescita reale del Prodotto interno
lordo del 2,0%. In sede di Relazione previsionale e
programmatica per il 2008, la stima è stata ridotta
all’1,9%. La correzione è decisamente modesta, ma
è tuttavia emblematica di un certo appannamento
del quadro congiunturale, che ha trovato riscontro
nell’evoluzione del Pil dei primi nove mesi. Dall’aumento tendenziale del 2,4% dei primi tre mesi del
2007, e parliamo di dati reali destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario, si è passati nei due
successivi trimestri ad incrementi meno sostenuti,
rispettivamente pari all’1,8 e 1,9%. Sulla base di questi andamenti un po’ altalenanti, l’incremento annuale
dell’1,9% previsto dal Governo in sede di Relazione
previsionale e programmatica dovrebbe essere tuttavia rispettato, a meno di una crescita nulla negli ultimi
tre mesi dell’anno. Se ciò dovesse avvenire, sarebbe
comunque acquisito per il 2007, come sottolineato
da Istat, un aumento del Pil pari all’1,7%.
Come sottolineato dallo stesso Istituto nell’audizione
per il Dpef, per raggiungere l’obiettivo del 2% sarebbe occorsa una crescita media congiunturale dello
0,4% dal secondo trimestre in avanti. In pratica dalla
seconda metà del 2007 l’economia italiana avrebbe
dovuto accelerare sensibilmente, a cominciare dalla
produzione industriale, il cui andamento è apparso,
soprattutto nei mesi estivi, piuttosto altalenante. Nel
trimestre estivo c’è stato sì un incremento congiunturale del Pil dello 0,4%, ma ha fatto seguito all’andamento praticamente piatto dei tre mesi precedenti
(+0,1%). Il quarto trimestre ben difficilmente si chiuderà con lo stesso aumento congiunturale del terzo, in quanto dovrebbe risentire maggiormente della
crisi finanziaria internazionale. L’economia italiana
sta un po’ risentendo delle turbolenze, per usare le
parole della Relazione previsionale e programmatica,
indotte dalla crisi dei mutui sub-prime statunitensi,
ossia quelli concessi a fronte di limitate garanzie per-
Regioni italiane
2005
2006
2007
2008
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Trentino-Alto Adige
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Italia nord-occidentale
Italia nord-orientale
Italia centrale
Mezzogiorno
-1,5
-0,6
0,8
0,6
-0,7
1,6
0,1
0,8
-0,2
1,2
0,1
-0,3
1,4
-0,1
-1,6
-0,3
0,5
-2,0
1,7
2,4
0,1
0,1
0,3
-0,1
0,0
1,6
1,7
2,1
2,0
1,9
2,3
2,2
2,7
1,5
2,2
2,2
1,7
1,5
2,1
1,2
1,6
1,7
1,2
1,1
1,7
1,9
2,0
2,3
1,8
1,4
1,9
2,2
2,2
1,9
2,2
2,3
1,5
2,2
1,4
1,4
1,6
1,7
1,0
0,6
1,4
1,1
1,3
1,2
1,7
1,1
1,8
2,1
2,2
1,6
1,3
1,1
1,3
1,6
1,2
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1,8
1,5
1,4
1,2
1,5
1,5
0,7
1,6
1,1
0,9
1,2
1,8
1,6
1,5
1,4
1,7
1,5
1,4
AA PP PP EE NN DD II CC EE
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
’ E CON O M IA R E G IO N A L E
Fonte: Unioncamere - Prometeia. Scenari di sviluppo delle economie locali italiane.
Rapporto
Rapporto sull’economia
sull’economia della
della provincia
provincia di
di Forlì-Cesena
Forlì-Cesena -- 2007
2007
201
201
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
l’economia mondiale, secondo la bozza di ottobre del
World Economic Outlook, crescerà a un tasso del
5,2%, lo stesso previsto nell’Outlook presentato nello scorso luglio. La crisi dei mutui sub-prime non ha
inciso significativamente, grazie soprattutto al traino
delle economie emergenti, Cina, Russia e India, che
da sole contribuiranno a circa il 50% della crescita
globale. Le conseguenze della crisi finanziaria statunitense si avvertiranno maggiormente nel 2008, che
crescerà più lentamente rispetto al 2007 e in misura
minore, 0,4 punti percentuali, rispetto alla previsione
di luglio. Oltre a ciò, sul 2008 peserà il rischio inflazione dovuto al rincaro del prezzo del petrolio, che
potrebbe toccare la soglia dei 100 dollari a barile.
Nell’Unione europea a 27 paesi il 2007 si chiuderà,
secondo la previsione di novembre della Commissione europea, con una crescita del Pil pari al 2,9%,
mentre nell’area Euro dovrebbe attestarsi al 2,6%. In
settembre si prospettavano incrementi più leggeri
pari rispettivamente al 2,8 e 2,5%.
La crescita italiana appare più lenta rispetto a quanto prospettato sia per la Ue a 27 paesi che per Eurolandia. Il perché l’Italia cresca meno velocemente
rispetto ai partner comunitari dipende dalle gravi carenze che ancora dividono il nostro Paese dall’Europa. Secondo quanto illustrato nel Dpef, l’Italia soffre
ancora di bassa capacità di innovazione e di adozione
di nuove tecnologie oltre all’insufficiente pressione
concorrenziale, soprattutto nel settore dei servizi.
A ciò occorre aggiungere la partecipazione al lavoro
che continua a essere molto inferiore rispetto alla
media europea, soprattutto per le donne e i lavoratori in età avanzata; il basso grado di istruzione della
forza lavoro; la penuria di infrastrutture; l’inefficienza degli apparati pubblici. Alcune di queste carenze
sono causate dal grave ritardo che ancora esiste fra
le regioni del Meridione e il resto del Paese, quasi
a prefigurare una nazione a due velocità. In termini
sonali, i cui sottoscrittori sono stati messi in seria
difficoltà dall’innalzamento dei tassi d’interesse a breve termine. Il relativo tasso di morosità è aumentato
dall’11,6% di fine 2005 al 14,8% di giugno 2007. Secondo il Fondo monetario internazionale, ammontano a circa 200 miliardi di dollari le perdite di sistema
registrate da febbraio 2007 dal settore dei mutui
subprime, includendo le relative cartolarizzazioni e
strumenti finanziari. Il prevedibile calo dei consumi
delle famiglie statunitensi si ripercuoterà anche sull’area dell’euro, che sarebbe destinata a crescere più
lentamente, il tutto in uno scenario di rafforzamento
della moneta unica sul dollaro, di forti tensioni sul
prezzo del petrolio e di politiche monetarie divergenti tra Stati Uniti ed Europa.
La previsione di crescita dell’1,9% proposta dal Governo non è stata condivisa dalla grande maggioranza
degli organismi che si occupano di previsioni econometriche.
Nell’area dei “pessimisti” troviamo Prometeia, che
nella stima di ottobre ha ridotto la crescita del
2007 all’1,7%, limando ulteriormente la previsione
dell’1,8% proposta nel mese precedente. Negli stessi
termini si sono espressi, nella stima di settembre, il
Centro studi Confindustria e, in quella di ottobre, il
Fondo monetario internazionale, il quale ha, al pari di
Prometeia, ribassato di 0,1 punti percentuali la previsione di settembre. A completare il quadro delle
stime inferiori a quella governativa troviamo inoltre
Ocse, Isae, Ref e Unioncamere che, tra settembre e
novembre, hanno previsto un incremento dell’1,8%.
Ad essere in accordo con la previsione governativa
troviamo la sola Commissione europea, che ha mantenuto nella stima di novembre la previsione dell’1,9%
formulata nello scorso maggio.
La crescita dell’economia italiana si è collocata in uno
scenario di forte espansione del Pil mondiale. Secondo il Fondo monetario internazionale, nel 2007
1,5
1,0
0,5
0,0
Jul-07
Sep-07
Mar-07
May-07
Nov-06
Jan-07
Jul-06
Sep-06
May-06
Jan-06
Mar-06
Nov-05
Jul-05
Sep-05
Mar-05
May-05
Nov-04
Jan-05
Jul-04
Sep-04
May-04
Jan-04
Mar-04
Sep-03
Nov-03
Jul-03
May-03
-1,0
Jan-03
-0,5
Mar-03
A P P E N D I C E
2,0
Fonte: Osservatorio RegiosS, Dipartimento di Statistica dell’Università di Bologna in collaborazione con Unicredit Banca.
202
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
superiore ai 73.825 milioni di euro preventivati nel
Dpef. Nel 2006 la spesa era stata di 67.552 milioni di
euro, nel 2005 di 64.213 milioni. Tra le cause di questa
lievitazione c’è la ripresa dei tassi d’interesse. Quelli
sui Bot, ad esempio, quotati sul Mercato telematico
delle obbligazioni e dei titoli di stato, sono passati dal
2,543% lordo di gennaio 2006 al 3,639% di dicembre,
per arrivare nello scorso ottobre al 3,995%. I future,
ovvero i buoni del tesoro poliennali, hanno mostrato
un analogo percorso. Dal 3,645% lordo di gennaio
2006 sono saliti al 4,108% di dicembre e 4,642% di
ottobre 2007, dopo avere toccato il massimo del
4,847% in giugno.
Il quadro economico regionale. Nella previsione
dello scorso luglio, l’Unione italiana delle Camere di
commercio aveva ipotizzato per l’Emilia-Romagna
una crescita reale del Pil del 2007 pari al 2,3%, più
ampia rispetto a quella ipotizzata per Italia (+2,0%)
e Nord-est (+2,2%). Nei mesi successivi lo scenario
economico nazionale è stato caratterizzato da un appannamento del clima congiunturale, che ha indotto,
come descritto precedentemente, a una correzione
al ribasso delle stime. L’Emilia-Romagna si è allineata
a questo scenario, risultando tuttavia, come vedremo in seguito, tra le regioni più dinamiche del Paese.
Secondo la previsione di Unioncamere nazionale di
fine ottobre, il 2007 dovrebbe chiudersi con una crescita reale del Prodotto interno lordo regionale pari
al 2,2% (vedi tabella 3.1.1), in rallentamento rispetto all’aumento del 2,7% del 2006. Nel Nord-est è
stato previsto lo stesso incremento, mentre in Italia
è attesa una crescita più contenuta, pari all’1,8%. In
entrambi i casi c’è stato un leggero rallentamento rispetto alla situazione del 2006.
Il rallentamento della crescita economica regionale è
stato confermato dall’evoluzione del relativo indicatore sintetico, che viene calcolato mensilmente dall’Osservatorio RegiosS, nato in seno al Dipartimento
di Statistica dell’Università di Bologna attraverso una
collaborazione con Unicredit Banca, utilizzando trentanove variabili provenienti da diverse fonti.
L’indicatore di attività economica dell’Emilia-Romagna nel primo trimestre del 2007 segna un punto di
svolta, evidenziando l’inizio di una fase al rallentatore,
che si protrae nei due trimestri successivi. Il valore
dell’indicatore scende da valori prossimi all’1,5% dell’ultimo trimestre del 2006 e del primo del 2007 a valori attorno allo 0,5% nel settembre 2007. Le variabili
prese in considerazione nella costruzione dell’indicatore presentano ancora valori generalmente positivi,
ma meno brillanti rispetto al passato. Si ha insomma
una corsa meno veloce dell’economia.
In ambito nazionale, come accennato precedentemente, l’Emilia-Romagna ha fatto registrare una delle
crescite reali del Prodotto interno lordo più elevate.
Solo il Friuli-Venezia Giulia ha evidenziato un aumento più sostenuto pari al 2,3%. Con lo stesso tasso di
A P P E N D I C E
di ricchezza prodotta per abitante, alcune delle regioni meridionali, nella fattispecie Sicilia, Calabria e
Campania, si trovano agli ultimi posti della classifica
regionale europea, praticamente alla pari con alcune
delle zone più povere della Grecia.
La finanza pubblica continua ad essere un fattore di
debolezza del sistema Italia, anche se molto è stato
fatto, rispetto al quinquennio precedente, sulla strada del risanamento. Il Governo prevede per il 2007
un rapporto tra indebitamento netto della Pubblica
amministrazione e Pil pari al 2,4%, ovvero al di sotto
del limite del 3% previsto dal trattato di Maastricht.
Nel 2006 il deficit era attestato al 4,4%, nel 2005 al
4,2%. L’atteso miglioramento dei conti pubblici trova
fondamento nella riduzione del fabbisogno del settore statale, che nei primi undici mesi del 2007 è ammontato a 41 miliardi e 965 milioni di euro rispetto
ai 56 miliardi e 118 milioni dell’analogo periodo del
2006. Per trovare un dato migliore bisogna risalire
ad un anno di forte espansione quale il 2000, quando
venne registrato fino a novembre un deficit pari a 35
miliardi e 793 milioni di euro. Se allarghiamo l’analisi al fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche, nei
primi sette mesi del 2007 si registra, secondo i dati
Bankitalia, una riduzione di poco superiore ai 15 miliardi di euro. Una robusta mano all’alleggerimento
del deficit è venuta dalle entrate tributarie, apparse
più ampie rispetto alle previsioni, e da un andamento della spesa pubblica definito dal Ministero dell’Economia coerente con gli obiettivi della manovra
di bilancio 2007. L’avanzo primario, ovvero il saldo
tra entrate e uscite al netto della spesa per interessi, dovrebbe attestarsi al 2,5%, dopo che nel 2006
si era praticamente azzerato (0,1%). Al di là dei miglioramenti dei disavanzi, resta tuttavia una abnorme
consistenza del debito pubblico, una autentica palla al
piede per l’economia italiana, la cui gestione, leggi il
pagamento degli interessi, sottrae risorse importanti
che potrebbero essere destinate in modo più proficuo. Secondo le statistiche di Bankitalia, a fine giugno
il debito lordo della Pubblica amministrazione è ammontato a 1.620.220 milioni di euro, con un incremento dell’1,3% rispetto all’analogo mese del 2006.
Nella media dei primi sei mesi del 2007 la crescita è
stata del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2006,
che a sua volta aveva registrato un aumento del 3,8%.
Nella Relazione previsionale e programmatica per il
2008, nel 2007 il debito pubblico dovrebbe attestarsi
al 105,0% del Pil, in miglioramento rispetto al 106,8%
del 2006 e 106,2% del 2005.
Al di là dell’alleggerimento del rapporto fra debito e
Pil, abbastanza discutibile statisticamente in quanto
mette a confronto un dato di stock, quale il debito,
con uno di flusso, quale il Pil, ma non vi sono valide
alternative di confronto, resta una cifra, come detto
precedentemente, enorme in termini assoluti, che
nel 2007 comporterà una spesa per interessi passivi pari a oltre 74 milioni e mezzo di euro, in misura
203
A P P E N D I C E
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
204
crescita dell’Emilia-Romagna si sono collocate Valle
d’Aosta, Lombardia e Veneto. In linea con quanto avvenuto nel 2006, in nessuna regione sono stati prospettati dei cali. L’incremento più contenuto, pari allo
0,6%, ha riguardato il Molise.
Al di là della correzione al ribasso, comunque contenuta, rimane una crescita economica comunque
apprezzabile. La domanda interna è apparsa in recupero, grazie all’accelerazione della spesa per consumi
delle famiglie e degli investimenti fissi lordi.
La spesa delle famiglie dovrebbe aumentare nel
2007 del 2,4%, in misura più sostenuta rispetto all’incremento del 2,0% del 2006. Nel Nord-est è stata prospettata una crescita più contenuta (+2,2%)
e lo stesso dovrebbe avvenire per l’Italia (+1,7%).
L’Emilia-Romagna ha registrato il migliore aumento
percentuale del Paese, davanti a Friuli-Venezia Giulia (+2,3%) e Veneto (+2,2%). Per quanto riguarda
la spesa per consumi della Pubblica amministrazione e delle Istituzioni sociali private è attesa anche in
questo caso una accelerazione, ma su ritmi tuttavia
molto contenuti, se si considera che si passerebbe da
+0,2 a +0,9%.
Per gli investimenti fissi lordi è stato prospettato un
aumento reale del 4,1%, più elevato rispetto a quanto
previsto nel Paese (+3,5%) e nel Nord-est (+3,1%),
oltre che in accelerazione rispetto all’andamento
del 2006 (+3,9%). La buona intonazione degli investimenti è stata supportata dall’esigenza di rinnovare
gli impianti, razionalizzare i processi produttivi, oltre
che accrescere la capacità produttiva in un momento di congiuntura favorevole. In ambito nazionale,
l’Emilia-Romagna si è collocata nella fascia di crescita
superiore al 4%. Le regioni più dinamiche sono risultate Campania (+7,2%), Liguria (+7,1%), Valle d’Aosta
(+6,1%), Basilicata (+5,2%), Umbria (+4,6%), Molise
(+4,5%) e Sicilia (+4,5%).
L’export appare tra i più forti sostegni alla crescita.
Per Unioncamere nazionale il 2007 dovrebbe chiudersi con un aumento reale consistente (+4,3%),
nonostante il rallentamento evidenziato rispetto al
forte incremento del 5,0% del 2006. L’evoluzione
dell’Emilia-Romagna è apparsa leggermente più contenuta in rapporto a quella del Nord-est (+4,6%),
ma superiore rispetto a quella nazionale (+3,6%). La
stima di Unioncamere nazionale va nella direzione
emersa dai dati Istat, che nella prima metà del 2007
hanno registrato un aumento a valori correnti del
12,6%, che ha portato l’Emilia-Romagna a insidiare
il secondo posto, in termini di contributo all’export
nazionale, occupato dal Veneto.
Il valore aggiunto, che misura il contributo dato dai
vari settori economici alla crescita economica, è previsto in aumento del 2,3%, in lieve progresso rispetto
all’incremento del 2,2% del 2006. E’ da sottolineare
la ripresa dell’industria edile, passata dalla crescita
dell’1,3% del 2006 all’incremento dell’1,8% del 2007,
mentre l’agricoltura dovrebbe invertire la tendenza
negativa emersa nel 2006. L’industria in senso stretto
è aumentata in misura apprezzabile, ma meno intensamente rispetto all’evoluzione del 2006. Il progressivo rallentamento della crescita produttiva, evidenziato dalle indagini congiunturali, va in questa direzione.
Nell’ambito dei servizi, è atteso un aumento reale del
2,1%, praticamente lo stesso del 2006.
Per quanto concerne l’occupazione, valutata sotto
l’aspetto delle unità di lavoro, è prevista una crescita
dello 0,8%, la stessa prospettata per il Nord-est e
l’Italia. Nel 2006 c’era stato un aumento più elevato, pari al 2,0%, oltre che superiore a quanto rilevato nella ripartizione e nel Paese. Il rallentamento
è piuttosto marcato, ma va sottolineato che l’Emilia-Romagna si è allineata alla grande maggioranza
delle regioni italiane. Le accelerazioni della crescita
delle unità di lavoro sono state riscontrate in appena quattro regioni, vale a dire Trentino-Alto Adige,
Marche, Abruzzo e Campania. E’ doveroso sottolineare che le unità di lavoro equivalgono al numero di
posizioni lavorative equivalenti a tempo pieno e non
vanno assolutamente confuse con il numero di occupati. L’insieme delle unità di lavoro deriva infatti dalla
somma delle posizioni lavorative a tempo pieno e di
quelle a tempo parziale, sia principali che secondarie,
trasformate in unità a tempo pieno. In pratica, due
occupati a tempo pieno in un anno, per un totale di
ventiquattro mesi, hanno un peso maggiore rispetto
a dieci occupati che però hanno lavorato solo due
mesi a testa nell’anno.
La crescita del Pil regionale è stata confermata dalla
maggioranza degli indicatori riferiti ai principali aspetti economici della regione.
Il mercato del lavoro è stato caratterizzato da una
crescita degli occupati più ampia rispetto al Paese e
alla ripartizione Nord-est, mentre sono diminuite le
persone in cerca di occupazione, con conseguenti
riflessi sul relativo tasso di disoccupazione. L’agricoltura non ha beneficiato di condizioni climatiche
ottimali, che comporteranno un probabile calo della produzione erbacea, ma i prezzi alla produzione
sono apparsi generalmente in crescita, soprattutto in
ambito cerealicolo e avicolo. Le prime stime redatte
dall’Assessorato regionale all’agricoltura parlano di
un aumento in valore della produzione vendibile pari
al 9,8%, che si può giudicare positivamente. L’industria in senso stretto (manifatturiera, estrattiva ed
energetica) ha consolidato la fase di ripresa che aveva
caratterizzato il 2006. Nei primi nove mesi è stata
rilevata una crescita produttiva del 2,2%, che si è
sommata all’incremento dello stesso tenore rilevato
nei primi nove mesi del 2006. Sulla stessa lunghezza d’onda si sono sintonizzati fatturato e ordinativi.
L’industria delle costruzioni ha registrato un leggero
incremento del volume d’affari, che si è associato al
nuovo aumento dell’occupazione. Un analogo andamento ha riguardato la consistenza delle imprese. Le
attività commerciali hanno evidenziato una crescita
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
La demografia delle imprese, che da quest’anno
è commentata in uno specifico capitolo, è stata caratterizzata da un nuovo aumento della consistenza
delle imprese, pari allo 0,6% e da un saldo positivo,
tra iscrizioni e cessazioni, comprese quelle d’ufficio,
pari a 2.237 unità. In ambito nazionale l’Emilia-Romagna è risultata la quinta regione italiana in termini di
diffusione delle imprese sulle popolazione, con 1.020
imprese ogni 10.000 abitanti. I settori più dinamici
sono risultati pesca, costruzioni e attività immobiliari, compresi i servizi di noleggio, informatici, ricerca e
sviluppo, ecc. Il calo percentuale più consistente, pari
al 3,6%, ha riguardato il ramo dei “Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni”.
Si è ulteriormente rafforzato il peso delle società di
capitale, mentre in termine di status delle imprese le
cancellazioni di ufficio hanno cominciato ad intaccare
la consistenza delle imprese inattive. Aumentano le
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
cariche, ma soltanto quelle amministrative, a fronte della stabilità degli imprenditori e della flessione
dei soci e delle “altre cariche”. Continua l’onda lunga
degli stranieri. Dalle 18.768 cariche ricoperte a fine
settembre 2000 si è progressivamente passati alle
44.319 di fine settembre 2007.
L’andamento del mercato del lavoro è stato caratterizzato da uno scenario virtuoso, rappresentato
dalla crescita dell’occupazione e dalla riduzione del
tasso di disoccupazione.
Nella media dei primi due trimestri del 2007 le rilevazioni continue Istat sulle forze di lavoro hanno stimato mediamente in Emilia-Romagna circa 1.936.000
occupati, vale a dire l’1,0% in più rispetto allo stesso
periodo del 2006, equivalente, in termini assoluti, a
circa 19.000 persone. La crescita della regione è risultata più ampia rispetto a quanto avvenuto sia nel
Nord-est, che in Italia, entrambe con un incremento
dello 0,5%.
Gli uomini sono aumentati più delle donne (+1,2%
contro +0,7%), mentre dal lato della posizione professionale sono stati i dipendenti a trainare la crescita
(+2,5%), a fronte della diminuzione del 2,8% accusata
dagli occupati autonomi.
L’Emilia-Romagna ha registrato, nel secondo trimestre del 2007, il migliore tasso di occupazione del
Paese, con una percentuale di occupati in età 15-64
anni sulla rispettiva popolazione superiore al 70%, a
fronte della media nazionale del 58,9% e Nord-orientale del 67,6%. Un uguale primato si riscontra anche
in termini di tasso di attività, che nel secondo trimestre si è attestato al 72,5%.
Se analizziamo l’evoluzione degli occupati dal lato del
settore di attività economica, emergono andamenti
di segno diverso. L’agricoltura è tornata a diminuire
(-7,1%). Gran parte di questo decremento è da attribuire alla flessione del 10,5% patita dagli occupati autonomi, soprattutto donne. Gli occupati alle dipendenze sono invece apparsi stabili. L’industria ha avuto
una parte importante nel sostenere l’occupazione
regionale, con una crescita media del 3,8%, dovuta
principalmente al traino degli occupati alle dipendenze, aumentati del 4,3%, a fronte dell’incremento del
2,0% degli occupati indipendenti. Per quanto riguarda i principali comparti industriali, è da sottolineare la vivacità dell’industria in senso stretto (energia,
estrattiva, manifatturiera), che è cresciuta del 4,0%.
L’industria delle costruzioni e installazioni impianti
è cresciuta anch’essa su ritmi apprezzabili (+2,8%),
anche se meno intensi rispetto a quanto avvenuto
nella prima metà del 2006 (+3,2%). La consistenza
degli addetti nei servizi è rimasta la stessa dell’anno
precedente (+0,3% in Italia). La causa di questo stallo è da ascrivere soprattutto alla battuta d’arresto
delle attività commerciali, compresa la riparazione
dei beni di consumo, che è stata rappresentata da
una flessione del 7,2%. Nell’ambito delle attività del
A P P E N D I C E
delle vendite al dettaglio pari all’1,8%, uguagliando
nella sostanza l’evoluzione dei primi nove mesi del
2006. La produzione dell’artigianato manifatturiero è
cresciuta moderatamente, consolidando la tendenza
espansiva in atto dal 2006. Il credito è stato caratterizzato dal buon ritmo di crescita degli impieghi, soprattutto a breve termine, e dall’alleggerimento delle
sofferenze bancarie. La raccolta bancaria è apparsa
in ripresa. Nell’ambito dei trasporti aerei sono stati
registrati dei significativi progressi del traffico passeggeri in ogni scalo. La stagione turistica è stata caratterizzata dall’aumento di arrivi e pernottamenti e dalla
crescita della spesa dei turisti internazionali. L’export
del primo semestre è apparso in sensibile aumento
(+12,6%), confermandosi tra i principali sostegni della
ripresa. Protesti e fallimenti sono risultati in calo. La
propensione agli investimenti industriali è apparsa in
crescita, almeno nelle intenzioni, rispetto al 2006. La
compagine imprenditoriale, sia totale che artigiana,
è risultata nuovamente in espansione. La Cassa integrazione guadagni di matrice anticongiunturale è andata diminuendo nel corso dell’anno, proponendo un
decremento del 41,7%, relativamente ai primi dieci
mesi. Un analogo andamento ha riguardato gli interventi straordinari (-28,2%).
In questo contesto espansivo le note negative sono
risultate abbastanza circoscritte. La più importante è
stata rappresentata, a nostro avviso, dalla fiammata
dell’inflazione e dalla ripresa dei tassi d’interesse attivi, sull’onda degli aumenti apportati dalla Bce al tasso
di riferimento nel 2007. Un altro neo è stato rappresentato dal calo dei trasporti portuali, sia secchi
che petroliferi, che però è stato mitigato dalla buona
intonazione di una voce ad alto valore aggiunto quali
i container.
Passiamo ora ad illustrare più dettagliatamente alcuni
temi specifici della congiuntura del 2007, rimandando
ai capitoli specifici coloro che ambiscono ad un ulteriore approfondimento.
205
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
A P P E N D I C E
terziario diverse dal commercio c’è stato invece un
incremento dell’1,0%
Le persone in cerca di occupazione sono risultate
circa 61.000, vale a dire il 7,1% in meno rispetto al
primo semestre 2006. Il nuovo alleggerimento della
disoccupazione emiliano-romagnola si è associato al
calo del relativo tasso, passato dal 3,3 al 3,1%. Nel
Paese si è scesi dal 7,1 al 6,0%. Solo due regioni, vale
a dire Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta, hanno
evidenziato un tasso più contenuto rispetto a quello
dell’Emilia-Romagna.
La diminuzione delle persone in cerca di occupazione
è stata determinata dalle donne, diminuite del 15,3%,
a fronte dell’aumento del 6,6% degli uomini. Sotto
l’aspetto della condizione, è da sottolineare la flessione del 13,9% di chi non aveva precedenti esperienze
lavorative, largamente superiore al calo del 5,2% di
chi invece ne aveva.
206
L’annata agraria 2006-2007 è stata caratterizzata
da un andamento climatico quanto meno anomalo,
che non ha mancato di riflettersi sulle rese di alcune
colture. L’inverno è stato caratterizzato da temperature decisamente oltre la media, che hanno determinato anticipi nella maturazione, e quindi nella raccolta, mentre la siccità estiva, unita alla insignificante
piovosità di aprile, ha causato diffusi cali nelle rese
unitarie. I primi dati provvisori di alcune coltivazioni,
relativi alle stime dello scorso luglio, hanno evidenziato diminuzioni nelle produzioni unitarie superiori al
5% per frumento, sia tenero che duro, patate, piselli,
soia, susine, nettarine e albicocche. Cali compresi fra
il 2 e 5% sono stati registrati per pere e pesche. Per la
vendemmia si prospetta una flessione del 10%, che è
stata tuttavia mitigata dalla buona qualità delle uve.
La produzione di Parmigiano-Reggiano dei primi dieci
mesi del 2007 è apparsa sostanzialmente stabile rispetto all’analogo periodo del 2007 (-0,2%), mentre
il mercato è apparso in ripresa. A tutta la prima settimana di novembre le vendite del millesimo 2006 hanno rappresentato il 71,7% della produzione vendibile.
Nello stesso periodo del 2006 era stata registrata,
relativamente al millesimo 2005, una percentuale pari
al 62,8%.
Sotto l’aspetto mercantile, le prime stime redatte
dall’Assessorato regionale all’agricoltura hanno evidenziato una generale ripresa dei prezzi alla produzione delle coltivazioni, con punte particolarmente
marcate nel complesso dei cereali, oltre a soia, girasole, pomodoro da industria, mele, pere e albicocche. In ambito zootecnico è da sottolineare la ripresa
delle quotazioni di uova e carni avicole. Segnali negativi sono invece emersi nei comparti bovino, suino e
cunicolo. La produzione vendibile è destinata a crescere quasi del 10%, vale a dire su livelli quanto meno
soddisfacenti se rapportati alla crescita media dell’inflazione, che dovrebbe attestarsi attorno al 2%.
L’export di prodotti dell’agricoltura e della caccia del-
la prima metà del 2007 è apparso vitale, in virtù di un
aumento del 14,1% rispetto all’analogo periodo del
2006. Il principale cliente, vale a dire la Germania, ha
accresciuto gli acquisti del 15,1%.
A fine settembre 2007 la consistenza delle imprese
attive nei settori dell’agricoltura, caccia e silvicoltura
si è ridotta dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del
2006, consolidando il pluriennale trend negativo, in
gran parte determinato da un’effettiva riduzione e ristrutturazione del sistema imprenditoriale, dovuta in
parte al mancato ricambio di chi si ritira dal lavoro.
L’occupazione è apparsa in diminuzione. Nel primo
semestre 2007 è ammontata a circa 75.000 addetti,
vale a dire il 7,1% in meno rispetto all’analogo periodo
del 2006, che a sua volta aveva evidenziato una crescita del 3,4%. La diminuzione è stata essenzialmente
determinata dalla posizione professionale più consistente, vale a dire gli occupati indipendenti (-10,5%).
L’occupazione alle dipendenze ha invece sostanzialmente tenuto (-0,1%).
Per quanto concerne il settore della pesca , l’export
di pesci e altri prodotti della pesca dei primi sei mesi
del 2007 ha accusato una diminuzione dello 0,7% rispetto all’analogo periodo del 2006, in sostanziale
linea con quanto avvenuto in Italia (-1,6%). La quasi
totalità del prodotto è stata destinata all’Europa, in
particolare Spagna (46,7%), Germania (16,8%), Regno Unito (9,9%), Francia (9,2%), Svizzera (7,1%) e
Olanda (6,1%). La leggera diminuzione complessiva è
da attribuire in primo luogo alle flessioni accusate da
alcuni dei principali acquirenti, quali Germania, Francia, Svizzera e Olanda, parzialmente compensate dai
cospicui incrementi degli acquisti da Spagna (+22,3%)
e Regno Unito (+73,0%).
La compagine imprenditoriale della pesca, piscicoltura e servizi annessi a fine settembre 2007 è stata
costituita da 1.799 imprese attive, vale a dire il 3,8%
in più rispetto all’analogo periodo del 2006. Il saldo
tra iscrizioni e cancellazioni è risultato in attivo di 49
unità, in misura più contenuta rispetto al surplus di
81 imprese dell’anno precedente.
L’industria in senso stretto ha consolidato la ripresa emersa nel 2006.
Nei primi nove mesi del 2007 la produzione è mediamente aumentata del 2,2% rispetto ai primi nove
mesi del 2006, che a loro volta avevano registrato un
incremento dello stesso tenore. Il fatturato è cresciuto del 2,4%, in leggero rallentamento rispetto
all’evoluzione dei primi nove mesi del 2006. A questa
situazione discretamente intonata non è stata estranea la domanda, che ha beneficiato di un aumento del
2,1%, appena al di sotto della variazione emersa tra
gennaio e settembre 2006. A completare il quadro
positivo hanno provveduto le esportazioni apparse
in crescita del 3,9%, in leggera accelerazione rispetto
all’evoluzione dei primi nove mesi del 2006. Questo
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
L’industria delle costruzioni è apparsa in moderata crescita. Nei primi nove mesi del 2007 il volume di affari è risultato mediamente in aumento dello
0,5% rispetto all’analogo periodo del 2006, che a sua
volta si era chiuso con una crescita dello 0,9%.
Dal lato della dimensione d’impresa, sono state quelle
di grande dimensione da 50 a 500 dipendenti, a trainare la crescita, manifestando un incremento medio
del volume d’affari pari all’1,6%, a fronte dei moderati
aumenti dello 0,1 e 1,1% rilevati rispettivamente nelle
piccole e medie imprese.
La lenta crescita del fatturato si è associata al buon
andamento dell’occupazione. Nei primi sei mesi del
2007 è stato registrato un aumento tendenziale del
2,8%, equivalente in termini assoluti a circa 4.000 addetti. Dal lato della posizione professionale, è stata
quella indipendente a evidenziare la crescita più sostenuta (+3,6%), a fronte dell’aumento del 2,1% mostrato dagli occupati alle dipendenze. Secondo i dati
dell’indagine previsionale Excelsior, nel 2007 il settore delle costruzioni dovrebbe invece registrare una
leggera diminuzione percentuale dell’occupazione dipendente pari allo 0,1%, in contro tendenza rispetto
all’incremento dell’1,1% prospettato nel 2006.
La consistenza della compagine imprenditoriale è apparsa nuovamente in crescita. A fine settembre 2007
le imprese attive iscritte nel relativo Registro sono
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
risultate quasi 74.000, vale a dire il 3,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2006. A fine 1995 se ne
contavano 41.135. Il saldo tra iscrizioni e cessazioni,
compreso le cancellazioni d’ufficio, registrato nei primi nove mesi è risultato ampiamente positivo (+981),
anche se in misura più contenuta rispetto all’analogo periodo del 2006, quando si registrò un attivo di
1.535 imprese.
Per quanto riguarda gli appalti delle opere pubbliche
banditi, nella prima metà del 2007 è emersa una tendenza moderatamente espansiva, in linea con quanto
emerso nel primo semestre 2006. Alla diminuzione
del numero di gare (-29,4%) si è contrapposta la crescita del 5,8% del valore degli importi dei bandi di
gara. Per quanto concerne le aggiudicazioni, sono
invece emersi dei segnali negativi. Alla flessione del
19,1% del numero di gare aggiudicate si è associato il
calo del 17,5% dei relativi importi.
L’indagine del sistema camerale sul commercio interno ha registrato segnali positivi, tuttavia da ascrivere alla sola grande distribuzione. Nei primi nove
mesi del 2007 è stata rilevata una crescita nominale
delle vendite al dettaglio pari all’1,8% rispetto all’analogo periodo del 2006, che a sua volta aveva evidenziato una crescita dell’1,9%.
L’occupazione è apparsa in flessione. Nella prima
metà del 2007 gli occupati sono mediamente ammontati a circa 300.000 unità, vale a dire il 7,2% in
meno rispetto allo stesso periodo del 2006 che, a sua
volta, aveva registrato una crescita del 9,3%. Gli addetti alle dipendenze sono diminuiti più velocemente
(-9,1%), rispetto a quelli autonomi (-4,3%), mentre
per quanto concerne il genere, il calo si è distribuito
equamente tra uomini (-7,2%) e donne (-7,1%). Secondo l’indagine Excelsior sui fabbisogni occupazionali, il 2007 dovrebbe invece chiudersi con un saldo
positivo di 550 dipendenti.
Alla flessione dell’occupazione indipendente emersa
dall’indagine sulle forze di lavoro è si associato un
analogo andamento per quanto concerne la compagine imprenditoriale iscritta nel Registro delle imprese.
A fine settembre 2007, escludendo gli alberghi e pubblici esercizi, sono risultate attive in Emilia-Romagna
97.657 imprese rispetto alle 98.064 dello stesso mese
del 2006, per una variazione negativa dello 0,4%, la
stessa registrata nel Paese.
Per quanto riguarda i fallimenti dichiarati nel commercio e riparazione di beni di consumo è emerso un
andamento positivo. Nelle province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Piacenza e Ravenna, relativamente ai primi nove mesi del 2007, ne sono stati conteggiati 30 rispetto ai 47 dell’analogo periodo del 2006,
per una variazione percentuale negativa del 36,2%, in
linea con la diminuzione generale del 21,4%.
A P P E N D I C E
andamento si è coniugato alla buona intonazione delle vendite all’estero rilevate da Istat, che nei primi sei
mesi del 2007 sono aumentate del 12,6% rispetto all’analogo periodo del 2006. Il periodo di produzione
assicurato dal portafoglio ordini ha sfiorato i quattro
mesi, risultando in crescita rispetto al livello dei primi
nove mesi del 2006.
Il miglioramento del clima congiunturale si è associato al buon andamento dell’occupazione, che è
apparsa in forte crescita. Secondo le indagini Istat
sulle forze di lavoro è mediamente ammontata nel
primo semestre 2007 a circa 554.000 unità, con un
incremento del 4,0% rispetto all’analogo periodo del
2006, equivalente, in termini assoluti, a circa 21.000
addetti. Dal lato del genere, sono state le donne ad
aumentare il loro numero più velocemente (+7,9%)
rispetto agli uomini (+2,1%), mentre per quanto concerne la posizione professionale è stata l’occupazione
alle dipendenze a trainare l’incremento, con una crescita del 4,6%, a fronte della sostanziale stabilità degli
indipendenti (+0,4%). Secondo l’indagine Excelsior,
si prospetta un aumento su base annua dello 0,7%,
equivalente a 3.000 dipendenti in più, leggermente
superiore a quello ipotizzato per il 2006.
La compagine imprenditoriale si è articolata a fine
settembre 2007 su 58.203 imprese, vale a dire lo
0,4% in meno rispetto all’analogo periodo del 2006.
Il saldo fra iscrizioni e cessazioni è risultato negativo
per un totale di 819 imprese, superando il passivo di
497 imprese dell’anno precedente.
I dati Istat relativi alle esportazioni dei primi sei mesi
del 2007 hanno evidenziato un andamento virtuoso,
207
A P P E N D I C E
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
208
in linea con la situazione positiva che ha caratterizzato la quasi totalità delle regioni italiane. L’ammontare
in valore ha superato i 22 miliardi e mezzo di euro,
rispetto ai circa 20 miliardi dello stesso periodo del
2006, per una variazione del 12,6%, più elevata rispetto a quanto registrato nel Nord-est (+10,7%) e
in Italia (+11,6%). L’Emilia-Romagna si è confermata la
terza regione esportatrice, alle spalle di Lombardia
e Veneto. Il divario con quest’ultima regione è stato
ormai colmato, se si considera che la quota dell’Emilia-Romagna si è attestata al 12,8%, appena al di sotto
della quota del 12,9% del Veneto
L’export continua ad essere fortemente caratterizzato dai prodotti metalmeccanici, che nel primo semestre 2007 hanno rappresentato quasi il 62% del totale delle vendite all’estero. Seguono i prodotti della
moda (9,4%), della trasformazione dei minerali non
metalliferi (9,1%), alimentari e chimici, entrambi con
una quota del 6,2%.
A trainare l’aumento generale sono stati i prodotti
più venduti, vale a dire quelli metalmeccanici, cresciuti nel primo semestre del 15,0% rispetto all’analogo
periodo del 2006. I prodotti della moda sono aumentati del 15,9%, consolidando l’incremento del 6,1%
emerso nella prima metà del 2006. I prodotti della
trasformazione dei minerali non metalliferi (comprendono l’importante comparto delle piastrelle in
ceramica sono invece aumentati molto più lentamente (+1,6%) rispetto alla media generale, registrando
nel contempo un vistoso rallentamento nei confronti
della crescita riscontrata nel primo semestre 2006
(+9,9%). I prodotti alimentari hanno beneficiato di
una situazione moderatamente intonata, rappresentata da una crescita del 5,1%, in rallentamento rispetto all’evoluzione della prima parte del 2006 (+10,3%).
Nell’ambito degli altri prodotti manifatturieri vanno
sottolineati gli aumenti percentuali a due cifre di mobili a altri prodotti manifatturieri, prodotti del legno,
chimici e della gomma e materie plastiche.
Per quanto riguarda i mercati di sbocco, si è rafforzato il peso del continente europeo che nei primi sei
mesi del 2007 ha acquistato più del 70% delle merci esportate dall’Emilia-Romagna – 59,3% nella sola
Unione europea a 27 paesi - rispetto alla quota del
68,9% della prima metà del 2006. Oltre all’Europa,
la regione è riuscita ad affermarsi in ogni continente, con una particolare accentuazione per l’Africa
(+13,0%), il cui peso sul totale dell’export è tuttavia
marginale (3,7%). La crescita più ridotta è stata riscontrata nel continente americano (+2,2%), che ha
risentito del basso profilo delle vendite destinate al
ricco mercato del nord-america (-2,6%).
Verso il continente asiatico l’incremento è stato
dell’11,9%, quasi un punto percentuale in meno rispetto alla crescita media del 12,6%. Se apriamo una
finestra sul colosso cinese, si registra un aumento più
contenuto (+8,2%).
Per quanto concerne il turismo, nei primi sei mesi
del 2007, i dati raccolti ed elaborati da sei Amministrazioni provinciali hanno registrato, nel complesso
degli esercizi, un aumento di arrivi e presenze rispettivamente pari al 6,1 e 3,2%. Questo andamento è
stato determinato sia dagli italiani (+6,0% gli arrivi;
+3,7% le presenze), che dagli stranieri (+6,4% gli arrivi; +1,3% le presenze). Il periodo medio di soggiorno
si è attestato sui 4,19 giorni, rispetto ai 4,30 della
prima metà del 2006.
Se si restringe il campo di osservazione al cuore della
stagione turistica, vale a dire il periodo maggio-settembre, nelle quattro province costiere emerge un
andamento espansivo, sia sotto l’aspetto degli arrivi
(+4,0%), che delle presenze (+1,0%). Gli arrivi della
clientela italiana sono cresciuti più velocemente rispetto a quelli stranieri: +4,3% contro +3,0%, mentre dal lato dei pernottamenti c’è stato un maggiore
equilibrio: +1,0% gli italiani; +0,9% gli stranieri.
Il traffico portuale è apparso in rallentamento. Secondo i dati dell’Autorità portuale, messi a disposizione da Bankitalia, nei primi otto mesi del 2007 il
movimento merci è diminuito del 3,7% nei confronti
dell’analogo periodo del 2006. A far pendere negativamente la bilancia portuale ha contribuito soprattutto la sospensione della operatività della centrale
termoelettrica di Porto Tolle, situata nel delta del
fiume Po, con il conseguente calo degli sbarchi di
prodotti petroliferi. I carichi secchi, che qualificano
l’aspetto squisitamente commerciale di una struttura
commerciale, sono apparsi anch’essi in diminuzione, a
causa soprattutto del ridimensionamento di una delle
voci più importanti, ovvero i prodotti metallurgici. I
risultati più eclatanti sono venuti da una delle voci
a più elevato valore aggiunto, ovvero i containers.
Nei primi dieci mesi il relativo movimento, valutato in termini di Twenty Foot Equivalent Unit, ovvero
l’unita di misura standard che indica il volume di un
singolo container, è cresciuto del 29,4% rispetto all’analogo periodo del 2006. Nel segmento dei “pieni”
l’aumento è salito al 34,5%.
Nel settore del trasporto aereo, l’andamento
complessivo del traffico passeggeri rilevato negli scali
commerciali di Bologna, Forlì, Parma e Rimini nei primi dieci mesi del 2007 è risultato di segno ampiamente positivo. In complesso sono stati movimentati quasi 5 milioni di passeggeri, con un aumento del 12,4%
rispetto all’analogo periodo del 2006. In termini di
aeromobili, la movimentazione ha superato le 77.000
unità, con un incremento del 7,8% rispetto alla situazione dei primi dieci mesi del 2006. L’unico neo
è venuto dal traffico merci sceso da 15.732 a 14.922
tonnellate, per una variazione negativa del 5,1%.
Secondo i dati diffusi dalla Direzione commerciale &
marketing della S.a.b. l’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna ha chiuso brillantemente i primi undici
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
dell’anno precedente.
L’aeroporto Giuseppe Verdi di Parma ha chiuso i primi undici mesi del 2007 con un bilancio positivo. Al
calo del 2,8% degli aeromobili arrivati e partiti, da attribuire interamente ai charter e agli aerotaxi e aviazione generale (i voli di linea sono cresciuti dell’8,3%),
si è contrapposto l’aumento del 7,4% dei passeggeri
movimentati. In questo ambito, le flessioni accusate
da charter e aerotaxi¬aviazione generale, sono state
più che compensate dal miglioramento evidenziato
dai voli di linea, il cui movimento passeggeri è passato
da 99.733 a 111.595 unità.
Le merci trasportate si sono azzerate, rispetto alle
313 tonnellate registrare nei primi undici mesi del
2006. Il servizio merci è sospeso dal mese di giugno
2006.
Nell’ambito del credito è emersa una situazione decisamente espansiva, che ha tratto origine da un ciclo
congiunturale positivo, oltre che in consolidamento.
A fine giugno 2007 è stata registrata in Emilia-Romagna una crescita tendenziale degli impieghi bancari
pari al 10,1%, in leggero aumento rispetto all’incremento medio del 9,6% dei dodici mesi precedenti.
Qualche segnale di rallentamento è venuto dal credito a medio e lungo termine, la cui crescita è risultata
inferiore di quasi due punti percentuali rispetto all’aumento medio dei dodici mesi precedenti. La frenata
è dipesa soprattutto dal rallentamento dei mutui destinati all’acquisto dell’abitazione. A fine giugno 2007 i
relativi finanziamenti sono cresciuti del 9,7% rispetto
allo stesso mese del 2006, vale a dire cinque punti
percentuali in meno in rapporto al trend dei dodici
mesi precedenti.
Le erogazioni effettuate dalle banche alle imprese relativamente ai finanziamenti a medio-lungo termine
destinati agli investimenti in macchinari e attrezzature sono state caratterizzate da segnali positivi. Nei
primi sei mesi del 2007 le somme erogate, tra credito
agevolato e non agevolato, sono ammontate a oltre
1.520 milioni di euro, vale a dire il 3,2% in più rispetto
all’analogo periodo del 2006. La buona intonazione
delle erogazioni emersa in Emilia-Romagna è apparsa
in sintonia con l’andamento nazionale (+5,9%). In termini di consistenza c’è stato in regione a fine giugno
2007 un aumento tendenziale del 10,2%, superiore
di quasi quattro punti percentuali al trend dei dodici
mesi precedenti.
Per quanto concerne il credito al consumo concesso
alle famiglie, non sono emersi segnali di rallentamento, nonostante la ripresa dei tassi d’interesse. A fine
giugno 2007 la relativa consistenza è ammontata in
Emilia-Romagna a quasi 5.758 milioni di euro, vale a
dire il 21,3% in più rispetto all’analogo periodo del
2006.
Il rapporto tra sofferenze e impieghi bancari della
clientela residente si è attestato in Emilia Romagna a
giugno 2007 al 2,80%, praticamente sugli stessi livelli
A P P E N D I C E
mesi del 2007.
I passeggeri movimentati sono risultati poco più di 4
milioni, senza considerare l’aviazione generale, vale
a dire il 9,5% in più rispetto all’analogo periodo del
2006. Il totale passeggeri di gennaio-novembre 2007
ha superato la movimentazione dell’intero 2006. Di
conseguenza, l’Aeroporto di Bologna si avvia a stabilire il nuovo record di traffico annuale della sua storia.
L’incremento complessivo è stato determinato dai voli
di linea, i cui passeggeri sono aumentati dell’11,0%, a
fronte della diminuzione dell’1,5% di quelli charter.
Nell’ambito della destinazione delle rotte, i collegamenti interni sono cresciuti più velocemente (+11,8%)
rispetto a quelli internazionali (+8,4%). Gli aeromobili
movimentati, tra voli di linea e charter, sono risultati
57.071 vale a dire il 7,8% in più rispetto ai primi undici
mesi del 2006. Per le merci movimentate si è passati
da circa 14.462 a 15.288 tonnellate, per un incremento percentuale del 5,7%. La spedizione della posta
aerea è invece diminuita da 1.838 a 1.723 tonnellate,
per un calo percentuale del 6,2%.
L’aeroporto Federico Fellini di Rimini ha chiuso i primi
dieci mesi del 2007 con un bilancio che si può definire
lusinghiero. Alla crescita del 31,6% degli aeromobili
movimentati, passati da 6.246 a 8.222 (è compresa
l’aviazione generale) si è associato un andamento
ancora più sostenuto del movimento passeggeri a Rimini il grosso del traffico è costituito di norma
dai voli internazionali curato da ventotto compagnie
straniere rispetto alle cinque nazionali - cresciuto da
299.503 a 462.615 unità, per un variazione positiva
pari al 54,5%. L’ultima volta che l’Aeroporto riminese
ha “infranto” il muro dei 400mila passeggeri risale al
1973. Dal 1958 al 2006, Il “Federico Fellini” è stato
sopra i 400mila passeggeri solo in sei occasioni (1965,
1966, 1970, 1971, 1972, 1973).
Per quanto riguarda l’aeroporto Luigi Ridolfi di Forlì,
nei primi dieci mesi del 2007 sono stati movimentati,
fra voli di linea e charter, 4.859 aeromobili rispetto
ai 4.614 dell’analogo periodo del 2006, per una variazione positiva del 5,3%. Questo andamento è stato
determinato dalla crescita dell’8,5% dei voli di linea hanno coperto quasi il 95% dei traffici - a fronte della
flessione del 32,0% accusata da quelli charter.
Per quanto concerne il traffico passeggeri, nei primi dieci mesi del 2007 ne sono stati movimentati
592.694 rispetto ai 542.517 dell’analogo periodo del
2006, vale a dire il 9,2% in più. La crescita dei passeggeri movimentati è da attribuire, coerentemente con
quanto rilevato in merito al movimento degli aeromobili, alla buona intonazione dei voli di linea (+9,9%), a
fronte della flessione di quelli charter (-5,4%)
Nell’ambito delle merci, gli aerei cargo movimentati sono risultati appena 6 contro i 52 del periodo
gennaio-ottobre 2006. Le merci movimentate, compresa l’aliquota degli aerei misti, sono ammontate ad
appena 28 tonnellate, in forte calo rispetto alle 591
209
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Cassa integrazione guadagni. Ore autorizzate agli operai e impiegati.
Emilia-Romagna. Periodo gennaio-ottobre 2006-2007.
2006
Tipo di intervento
Valori
assoluti
2007
Comp. %
Valori
assoluti
Comp. %
Var. %
2006-2007
INTERVENTI ORDINARI
Attività agricole industriali
Industrie estrattive
Legno
Alimentari
Metalmeccaniche:
- Metallurgiche
- Meccaniche
Sistema moda:
- Tessili
- Vestiario, abbigliamento, arredamento
- Pelli, cuoio e calzature
Chimiche (a)
Trasformazione minerali non metalliferi
Carta e poligrafiche
Edilizia
Energia elettrica e gas
Trasporti e comunicazioni
Varie
Tabacchicoltura
Servizi
TOTALE
Di cui: Industria in senso stretto
6.725
2.931
59.699
47.480
859.246
13.476
845.770
315.639
113.046
74.014
128.579
88.773
251.818
27.707
55.169
60
12.345
3.519
1.731.111
1.656.872
0,4
0,2
3,4
2,7
49,6
0,8
48,9
18,2
6,5
4,3
7,4
5,1
14,5
1,6
3,2
0,0
0,7
0,2
0,0
0,0
100,0
95,7
2.590
2.112
46.133
16.686
391.492
13.105
378.387
237.735
63.881
80.243
93.611
49.074
140.065
16.859
57.761
573
266
47.408
1.008.754
947.830
0,3
0,2
4,6
1,7
38,8
1,3
37,5
23,6
6,3
8,0
9,3
4,9
13,9
1,7
5,7
0,0
0,1
0,0
4,7
0,0
100,0
94,0
-61,5
-27,9
-22,7
-64,9
-54,4
-2,8
-55,3
-24,7
-43,5
8,4
-27,2
-44,7
-44,4
-39,2
4,7
-100,0
-95,4
-92,4
-41,7
-42,8
16.382
176.988
720.362
720.362
177.959
83.100
91.979
2.880
57.521
243.013
20.706
1.278.742
44.739
162.510
2.898.922
1.412.931
0,0
0,0
0,6
6,1
24,9
0,0
24,9
6,1
2,9
3,2
0,1
2,0
8,4
0,7
44,1
0,0
1,5
0,0
0,0
0,0
5,6
100,0
48,7
7.697
3.168
315.975
392.942
392.942
345.076
118.025
227.051
68.133
78.260
316.161
351.283
116.702
86.882
2.082.279
1.519.715
0,4
0,0
0,2
15,2
18,9
0,0
18,9
16,6
5,7
10,9
0,0
3,3
3,8
15,2
16,9
0,0
5,6
0,0
0,0
0,0
4,2
100,0
73,0
-80,7
-45,5
93,9
42,0
146,9
-100,0
18,4
-67,8
1426,9
-72,5
-46,5
-28,2
7,6
1.389.319
728.797
14.121
2.132.237
6.762.270
65,2
34,2
0,7
100,0
-
895.637
411.491
11.335
1.318.463
4.409.496
67,9
31,2
0,9
100,0
-
-35,5
-43,5
-19,7
-38,2
-34,8
A P P E N D I C E
INTERVENTI STRAORDINARI
Attività agricole industriali
Industrie estrattive
Legno
Alimentari
Metalmeccaniche:
- Metallurgiche
- Meccaniche
Sistema moda:
- Tessili
- Vestiario, abbigliamento, arredamento
- Pelli, cuoio e calzature
Chimiche (a)
Trasformazione minerali non metalliferi
Carta e poligrafiche
Edilizia
Energia elettrica e gas
Trasporti e comunicazioni
Varie
Tabacchicoltura
Servizi
Commercio
TOTALE
Di cui: Industria in senso stretto
-45,5
GESTIONE SPECIALE EDILIZIA
Industria edile
Artigianato edile
Lapidei
TOTALE
TOTALE GENERALE
(a) Compresa gomma e materie plastiche.
Fonte: Inps ed elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna.
210
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
qualche ombra e comunque meno dinamico rispetto
a quanto registrato nell’industria.
Secondo l’indagine del sistema camerale, il periodo
gennaio-settembre si è chiuso con una crescita media della produzione dello 0,3% rispetto all’analogo
periodo del 2006, che a sua volta era apparso in crescita dell’1,3%. Al moderato aumento della produzione si è contrapposto il deludente andamento delle
vendite, scese dello 0,8% rispetto ai primi nove mesi
del 2006, che a loro volta avevano registrato un incremento dell’1,4%.
Crescita zero per la domanda, a fronte del modesto
incremento dell’1,0% rilevato nei primi nove mesi del
2006.
L’export artigiano ha evidenziato una crescita
dell’1,4%. Di questo discreto andamento, tuttavia
meno brillante rispetto a quanto emerso nei primi
nove mesi del 2006, ne ha però beneficiato solo una
quota limitata di imprese pari al 7,0% del totale.
La consistenza delle imprese attive manifatturiere è
diminuita, a fine settembre 2007, dello 0,5% rispetto all’analogo periodo del 2006, in contro tendenza rispetto all’aumento dello 0,7% dell’universo. Per
quanto concerne i finanziamenti, è da segnalare il
forte incremento dell’attività dei Consorzi fidi Artigiancredit, i cui importi deliberati nei primi nove mesi
del 2007 sono cresciuti del 31,0% rispetto all’analogo
periodo del 2006.
Per quanto concerne la cooperazione, tra il 30
settembre 2007 e il 30 settembre 2006 il settore ha
registrato un aumento della propria consistenza pari
all’1,6%, in misura più contenuta rispetto a quanto
emerso a livello nazionale (+3,1%).
Le imprese cooperative di gran lunga più diffuse sono
le società cooperative a responsabilità limitata per
azioni la cui incidenza è largamente superiore in regione rispetto al resto d’Italia (70,4 contro 46,0%. La
seconda forma più diffusa è quella delle società cooperative a responsabilità limitata che risultano, però,
più frequenti a livello nazionale di quanto non lo siano
a livello regionale (18,3 contro il 39,7%).
Per quanto concerne l’andamento economico del
2007, un contributo all’analisi viene dai preconsuntivi
redatti dalle associazioni più rappresentative, Confcooperative e Lega delle Cooperative. Entrambe le
centrali segnalano una situazione per il 2007 sostanzialmente simile a quella del 2006, con valori comunque meglio intonati rispetto a quelli fatti registrare
nel 2005.
I dati forniti dalla Legacooperative evidenziano un
valore della produzione in aumento per tutti i comparti, ad eccezione delle cooperative di abitanti e
delle cooperative del settore costruzioni. Per quanto concerne l’occupazione, questa viene segnalata in
aumento per le cooperative di servizi, per quelle di
consumatori, dettaglianti e per le cooperative sociali.
E’ prevista stabilità per le cooperative agroalimenta-
A P P E N D I C E
di giugno 2006 (2,79%). Gli effetti della straordinaria
grave crisi finanziaria di Parmalat, sono ormai rientrati, anche a seguito dei processi di cartolarizzazione
(securitization) avviati dalle banche al fine di alleggerire i propri bilanci attraverso lo smobilizzo dei portafogli crediti in sofferenza. L’andamento degli incagli,
che rappresentano i rapporti per cassa nei confronti di soggetti in temporanea situazione di obiettiva
difficoltà, è stato caratterizzato da una diminuzione
tendenziale dello 0,6%.
La raccolta bancaria, costituita da depositi, pronti
contro termine e obbligazioni bancarie, è cresciuta
del 6,5%, accelerando rispetto all’incremento del
4,1% rilevato a fine dicembre 2006. L’incremento più
elevato, pari al 19,1%, ha riguardato i pronti contro
termine, seguiti dalle obbligazioni (+8,6%). Per i depositi c’è stata una crescita molto più lenta e meno
intensa rispetto al trend dei dodici mesi precedenti.
A fine giugno 2007 sono ammontati, relativamente
alla clientela residente in Emilia-Romagna, a 61 miliardi e 741 milioni di euro, con una crescita dell’1,8% rispetto all’analogo periodo del 2006, vale a dire oltre
due punti percentuali in meno rispetto all’aumento
medio registrato nei dodici mesi precedenti.
I tassi praticati in Emilia-Romagna sono apparsi in
aumento. Quelli sulle operazioni a revoca si sono attestati a giugno 2007 al 7,63%, risultando in crescita
rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (7,36%).
Il tasso medio sui prestiti a breve termine si è collocato al 6,34%, rispettivamente 72 e 74 punti base in
più rispetto a giugno e dicembre 2006.
Nell’ambito dei tassi attivi sui finanziamenti per cassa applicati alle famiglie consumatrici è stato rilevato un andamento ugualmente espansivo. Dal trend
del 4,83% si è passati al 5,43% di giugno 2007. Anche
in questo caso l’Emilia-Romagna ha presentato tassi
meno convenienti rispetto a quelli praticati in Italia,
consolidando la tendenza in atto dal quarto trimestre
2006.
I tassi sulla raccolta sono apparsi in leggera ripresa.
Quelli passivi sui conti correnti a vista nello scorso
giugno si sono attestati all’1,64%, contro il trend dei
dodici mesi precedenti dell’1,26%, uguagliando nella
sostanza l’inflazione tendenziale.
Secondo l’indagine Excelsior è previsto un aumento
dell’occupazione alle dipendenze pari all’1,8%, più
ampio di quello prospettato per il 2006 (+1,4%).
E’ continuato lo sviluppo della rete degli sportelli bancari. A fine giugno 2007 ne sono stati registrati 3.456
rispetto ai 3.410 di fine dicembre 2006 e 3.328 di fine
giugno 2006. In rapporto alla popolazione, l’EmiliaRomagna registra uno dei più elevati indici di diffusione. Nello scorso giugno contava 82 sportelli ogni
100.000 abitanti, superata soltanto dal Trentino-Alto
Adige con 95 sportelli, davanti a Valle d’Aosta
(79) e Friuli-Venezia Giulia (77).
L’artigianato manifatturiero ha evidenziato nei
primi nove mesi del 2007 un andamento non privo di
211
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
ri, quelle manifatturiere e di abitanti, mentre per le
cooperative del settore costruzioni si prospetta una
contrazione.
I dati preconsuntivi forniti da Confcooperative confermano la tenue inversione di tendenza verificatasi
nel 2006, con variazioni del valore della produzione
superiori al tasso di inflazione. Il comparto agroindustriale, dopo alcune annate caratterizzate da forti
riduzioni delle quotazioni dei prodotti agricoli all’origine, registra incrementi delle quotazioni in quasi
tutti i settori, mentre tengono i livelli produttivi e
l’occupazione, anche se aumenta il ricorso al lavoro
avventizio. Il settore lavoro e servizi evidenzia un incremento di fatturato, anche se continuano a presentarsi problemi in termini di marginalità, soprattutto
per i settori a basso livello tecnologico. Il settore della solidarietà sociale registra incrementi del fatturato,
ma accusa un calo della redditività a seguito dell’aggiudicazione degli appalti al massimo ribasso.
A P P E N D I C E
La Cassa integrazione guadagni è stata caratterizzata
dalla forte riduzione del ricorso agli interventi ordinari di matrice anticongiunturale. Secondo i dati Inps,
nei primi dieci mesi del 2007 le relative ore autorizzate in Emilia-Romagna sono risultate 1.008.754 , vale
a dire il 41,7% in meno rispetto all’analogo periodo
del 2006. La flessione è da attribuire ad entrambe le
condizioni professionali di dipendente. Quella degli
operai è stata del 39,0%, quella degli impiegati del
SARDEGNA
EMILIA-ROMAGNA
UMBRIA
FRIULI V. G.
TRENTINO A. A.
VENETO
MARCHE
CALABRIA
TOSCANA
LIGURIA
CAMPANIA
ITALIA
LAZIO
SICILIA
MOLISE
LOMBARDIA
VALLE D’AOSTA
ABRUZZO
BASILICATA
PIEMONTE
PUGLIA
64,9%. L’alleggerimento degli interventi anticongiunturali, apparso più accentuato rispetto a quanto avvenuto nel Paese (-30,5%), è risultato coerente con il
consolidamento del ciclo economico evidenziato dall’indagine congiunturale sull’industria in senso stretto, ovvero il principale utilizzatore di Cig. Occorre
inoltre sottolineare che, al di là degli inevitabili sfasamenti temporali che possono sussistere tra momenti
di crisi e relative autorizzazioni Inps, la Cig è andata
calando tendenzialmente da febbraio, unica eccezione nel mese di agosto. Nel primo trimestre 2006 c’è
stata una diminuzione del 27,7% rispetto all’analogo
periodo del 2006, poi salita al 44,0% nella prima metà
dell’anno.
Nell’ambito dei vari settori, è stata rilevata una
schiacciante prevalenza di segni meno. L’unica eccezione è stata riscontrata, come si può evincere dalla
tabella 3.1.2, nei settori del vestiario-abbigliamento,
edile e della tabacchicoltura. Il composito settore
metalmeccanico ha registrato autorizzazioni per un
totale di oltre 391.000 ore, equivalenti al 38,8% del
totale degli interventi anticongiunturali. Rispetto alla
situazione dei primi dieci mesi del 2006 c’è stata una
flessione delle ore del 54,4%. Altri cali di una certa
consistenza, oltre la soglia del 50%, sono stati riscontrati nelle attività agricole industriali e nell’alimentare, mentre si sono ridotti ai minimi termini gli interventi nei trasporti e nelle altre industrie non meglio
specificate.
1,12
1,82
2,07
2,25
2,42
2,89
3,11
3,85
3,91
4,48
6,00
6,05
6,20
6,30
6,42
7,31
7,84
8,59
8,93
13,13
13,37
2,00
4,00
6,00
8,00
10,00
12,00
14,00
16,00
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Inps e Istat.
212
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Se si rapportano le ore di Cig ordinaria destinate al
principale utilizzatore, ovvero l’industria, ai relativi dipendenti, desunti dalle rilevazioni sulle forze di lavoro
del primo semestre, si può ricavare una sorta di indicatore che possiamo definire di “malessere congiunturale”. Nell’ambito delle regioni italiane (vedi figura
3.1.2), l’Emilia-Romagna ha mostrato una situazione
tra le meglio intonate del Paese, registrando il secondo migliore indice pro capite (1,82), alle spalle della
Sardegna (1,12), precedendo Umbria (2,07), FriuliVenezia Giulia (2,25) e Trentino-Alto Adige (2,42).
Le posizioni più critiche, a fronte della media nazionale di 6,05 ore per dipendente, sono state rilevate in
Puglia (13,37), Piemonte (13,13) e Basilicata (8,93).
Le ore autorizzate per gli interventi di carattere
straordinario, la cui concessione è subordinata agli
stati di crisi oppure a ristrutturazioni, riconversioni e riorganizzazioni sono risultate 2.082.279, vale
a dire il 28,2% in meno rispetto all’analogo periodo
del 2006, in linea con quanto avvenuto nel Paese (17,5%). Il calo percentuale più ampio ha riguardato gli
impiegati (-34,3%). Per gli operai la flessione è stata
del 26,1%.
La diminuzione è stata determinata da un andamento
mensile piuttosto altalenante, di difficile interpretazione, soprattutto se si considera che la Cig straordinaria è caratterizzata da uno sfasamento più ampio,
rispetto a quella ordinaria, tra richiesta e relativa
autorizzazione. In ambito settoriale, i primi dieci
mesi del 2007 sono stati caratterizzati, da un lato,
dalla flessione superiore al 70% delle industrie edili
e, dall’altro, dai forti aumenti riscontrati soprattutto
nella carta e poligrafiche, nel vestiario-abbigliamento
e nei trasporti. Le industrie metalmeccaniche hanno
beneficiato di una diminuzione del 45,5%, che ne ha
ridotto il peso sul totale del monte ore autorizzate
dal 24,8 al 18,9%.
Se si rapportano le ore straordinarie autorizzate ai
dipendenti dell’industria, l’Emilia-Romagna ha evidenziato il migliore rapporto procapite, pari 3,39 ore,
seguita da Marche (5,41), Umbria (6,26) e TrentinoAlto Adige (6,26). La situazione più critica, a fronte di
una media nazionale di 14,34 ore, è stata riscontrata
in Valle d’Aosta (40,10), Basilicata (32,58) e Campania (31,76).
La gestione speciale edilizia viene di norma concessa
quando il maltempo impedisce l’attività dei cantieri.
Ogni variazione deve essere conseguentemente interpretata, tenendo conto di questa situazione.
Eventuali aumenti possono corrispondere a condizioni atmosferiche avverse, ma anche sottintendere
la crescita dei cantieri in opera e quindi l’aumento
delle occasioni di richiesta. Le diminuzioni si prestano
naturalmente ad una lettura di segno opposto. Ciò
premesso, nei primi dieci mesi del 2007 sono state
registrate 1.318.463 ore autorizzate, con una flessione del 38,2% rispetto allo stesso periodo del 2006,
in sostanziale sintonia con quanto avvenuto nel Paese
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
(-28,4%).
Nei primi otto mesi del 2007 i protesti cambiari levati nella totalità delle province dell’Emilia-Romagna
hanno evidenziato nel loro complesso una tendenza
al moderato ridimensionamento. Gli effetti protestati e i relativi importi sono diminuiti rispettivamente
dell’8,3 e 0,2% rispetto all’analogo periodo del 2006.
La diminuzione percentuale più consistente ha riguardato le tratte non accettate (non sono oggetto di
pubblicazione sul bollettino dei protesti cambiari), i
cui importi protestati si sono ridotti del 21,9% rispetto ai primi otto mesi del 2006. Per quanto concerne
le cambiali – pagherò, tratte accettate, il decremento
delle somme protestate è apparso molto più contenuto (-1,2%). Gli assegni sono invece aumentati del
2,1%. Questo andamento è dipeso dai forti incrementi percentuali riscontrati nei primi tre mesi del
2007, cui è seguita una fase di continui cali tendenziali.
Nell’arco di circa un decennio è cambiata la struttura
dei protesti, nel senso che gli assegni hanno accresciuto progressivamente il loro peso. Dalla percentuale del 32,2% del 1997 sono arrivati al 58,9% del
1996, per salire, limitatamente ai primi otto mesi del
2007, al 60,1%. La perdita di peso più consistente ha
riguardato le tratte non accettate, la cui incidenza si
è ridotta, tra il 1997 e il 2006, dal 19,6 al 3,8%, per
ridursi al 3,3% nel periodo gennaio-agosto 2007. Le
cambiali – pagherò, tratte accettate hanno anch’esse
perso quota, passando dal 48,2 al 37,2%, per scendere al 36,6% nei primi otto mesi del 2007.
Per quanto riguarda i fallimenti, la situazione emersa
in cinque province dell’Emilia-Romagna, vale a dire
Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Piacenza e Ravenna,
è risultata di segno positivo. I fallimenti dichiarati nell’insieme delle cinque province nei primi nove mesi
del 2007 sono risultati 158 rispetto ai 201 dell’analogo periodo del 2006, per una variazione negativa
pari al 21,4%. Il ridimensionamento può essere attribuito al miglioramento del quadro congiunturale,
ma potrebbe anche dipendere dalle nuove normative
(D.Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5) che hanno riformato
le procedure concorsuali, rendendo più difficili le dichiarazioni fallimentari.
Per quanto concerne gli investimenti, come anticipato in apertura di capitolo, le stime dell’Unione
italiana delle camere di commercio effettuate con la
collaborazione di Prometeia, hanno stimato un aumento reale degli investimenti fissi lordi del 4,1%, in
accelerazione rispetto all’incremento registrato nel
2006, pari al 3,9%. Nel Nord-est e in Italia si prevedono incrementi più contenuti rispettivamente pari
al 3,1 e 3,5%.
Altre indagini hanno confermato la tendenza espansiva emersa dai dati di Unioncamere nazionale-Prometeia.
Secondo l’indagine condotta da Confindustria Emilia-Romagna, nel 2007 quasi il 91% delle imprese in-
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di Commercio
di Forlì-Cesena
213
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Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
214
dustriali intervistate ha previsto di effettuare investimenti, superando la percentuale dell’88,4% del 2006.
Inoltre la maggioranza delle imprese che ha dichiarato di realizzare investimenti ha previsto una spesa
maggiore o quanto meno uguale a quella prevista nell’anno precedente. E’ giusto sottolineare che siamo
nel campo delle intenzioni, che non sempre riescono
a tradursi in pratica, in quanto il quadro congiunturale può mutare negativamente. Occorre tuttavia
sottolineare che nel 2006 lo scarto tra le previsioni e
gli investimenti effettivamente realizzati risultò molto contenuto, in quanto la ripresa economica aveva
spinto gli imprenditori a mantenere gli impegni di
spesa programmati. Nel 2007 il ciclo congiunturale
è apparso in ulteriore crescita, nonostante un certo
rallentamento nel corso dell’anno, e pertanto non
è da escludere che si registri a consuntivo una percentuale di imprese investitrici prossima all’elevato
90,8% rilevato in termini di intenzioni.
Gli imprenditori hanno privilegiato soprattutto gli
investimenti nelle linee di produzione (50,3%). Per
Confindustria Emilia-Romagna questo indirizzo è
frutto delle aspettative positive dovute alla solidità
della crescita economica in atto da diversi trimestri.
La seconda voce per importanza è stata rappresentata dagli investimenti in formazione (45,9%), in aumento rispetto alle previsioni per il 2006. Secondo
l’indagine Excelsior, nel 2006 la formazione del personale è stata effettuata dal 22,6% delle imprese, più
o meno sugli stessi livelli del 2005. E’ da sottolineare
che la percentuale di imprese che hanno investito in
formazione tende a crescere man mano che aumenta
la dimensione aziendale. Dal 18,5% delle imprese da
1 a 9 dipendenti, si sale progressivamente all’80,3%
di quelle da 250 dipendenti e oltre. Formare il personale, spesso affidandosi a strutture esterne, può
essere oneroso, e non tutte le piccole imprese sono
in grado di sobbarcarsi le relative spese. Quanto al
personale coinvolto nella formazione, nel 2006 è stata registrata una percentuale del 20,8%, superiore a
quella del 19,3% relativa al 2005.
Alle spalle degli investimenti in formazione, vengono quelli in ICT (45,2%), vale a dire l’utilizzo delle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione
(personal computer, reti internet, intranet, extranet,
ecc.). La particolare attenzione delle imprese verso
questi investimenti deriva dai sensibili vantaggi che
ne possono derivare. Le imprese manifatturiere che
adottano tecnologie ICT, soprattutto nell’ambito
dell’innovazione di processo, ottengono vantaggi, ad
esempio, in termini di maggiore accesso a fornitori specializzati; raggio d’azione globale nelle funzioni
di acquisto di input intermedi; riduzioni dello stock
di input; migliore controllo degli standard di qualità;
riduzione degli archivi; alleggerimento dei costi di negoziazione, ecc. Negli Stati Uniti la produttività media del lavoro è cresciuta, nel periodo 1995-2000, del
2,2% a fronte di un incremento percentuale nell’ICT
di circa il 62%; viceversa, i minori tassi di sviluppo
dell’Europa - dove si è investito molto meno nelle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione
- si sono accompagnati nello stesso periodo ad una
crescita della produttività più bassa (1,4% a fronte di
un contributo ICT del 49,7%). In Italia nel periodo
1995-2000 la variazione percentuale della spesa media in ICT sul PIL è stata del 6,2%, inferiore sia al dato
statunitense (+10,1%) che a quello riferito all’Unione europea (+7,5%). Per ogni euro in più investito in
ICT si registra una crescita del prodotto pari a circa
1,8 euro, mentre nel caso di investimenti in capitale non ICT l’aumento scende a 1,1 euro. Investire in
ICT comporta inoltre anche un aumento in termini
di attrattività, in quanto per ogni euro speso in ricerca ed innovazione si registra un incremento degli
investimenti diretti esteri pari a 4 euro. I dati relativi
al posizionamento dell’Italia rispetto ai Paesi UE, agli
USA e al Giappone presentano una situazione di ritardo, che mostra la scarsa propensione delle imprese italiane (in particolare quelle piccole) a introdurre
innovazioni basate sulle ICT. La scarso peso degli Ict
nelle piccole imprese traspare anche dall’indagine
Confindustria Emilia-Romagna che nel 2007 ha registrato una percentuale di previsioni di spesa in ICT
pari al 34,1%, rispetto al 56,9% delle medie imprese e
66,7% di quelle grandi.
Alle spalle degli ICT si sono collocate “ricerca e sviluppo” (42,5%) e “tutela ambientale”, quest’ultima salita al 32,2% contro il 27,3% registrato nel 2006. Non
vengono inoltre trascurati gli investimenti all’estero,
sia di natura commerciale (18,6%), che produttiva
(10,7%).
Sotto l’aspetto della dimensione d’impresa, nel 2007
la totalità delle grandi imprese ha previsto di effettuare investimenti, destinandoli soprattutto alle linee di
produzione (70,5%), ricerca e sviluppo (66,7%) e ICT
(66,7%). La percentuale della media impresa si è attestata al 96,8% e anche in questo caso troviamo al primo posto, come destinazione, le linee di produzione
(62,8%), davanti a ICT (56,9%) e formazione (56,0%).
Nella piccola impresa la quota di investimento scende all’85,0%, con un occhio particolare ancora per le
linee di produzione (39,0%), la formazione (37,7%) e
gli ICT (34,1%).
Le statistiche di Bankitalia sui finanziamenti oltre il
breve termine destinati all’acquisto di macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti vari, hanno
registrato una crescita della consistenza del 10,2%, in
aumento rispetto al trend del 6,3%. Sotto l’aspetto
dei relativi finanziamenti erogati, nei primi sei mesi
del 2007 sono ammontati a più di un miliardo e mezzo di euro, superando del 3,2% l’importo dell’analogo
periodo del 2006. Siamo insomma alla presenza di
segnali coerenti con l’aumentata propensione a investire registrata da Confindustria.
La buona intonazione degli investimenti industriali è
emersa anche dall’indagine di Bankitalia. Il 26% delle
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
imprese ha dichiarato di avere effettuato nel 2007
investimenti superiori a quelli programmati, a fronte
del 17% che li ha invece ridotti. Per il 2008 il 34%
delle imprese intervistate prevede di aumentare la
spesa per investimenti, rispetto al 13% che intende
diminuirla.
L’ultimo contributo all’analisi degli investimenti proviene dall’indagine effettuata dall’Osservatorio sulla
micro e piccola impresa (da 1 a 19 addetti), che ha
interessato un campione di 5.040 imprese manifatturiere e del terziario, comprendendo la riparazione
di autoveicoli e motocicli, trasporti, magazzinaggio e
comunicazioni e servizi alla persona. Anche in questo
caso emerge una tendenza positiva. Secondo l’indagine, effettuata sulla base dell’archivio delle imprese
associate a Cna regionale, nel primo semestre 2007
gli investimenti totali sono cresciuti del 9,7% rispetto all’analogo periodo del 2006, che a sua volta era
risultato in calo del 13,0%. Gli acquisti di macchinari
sono apparsi molto più dinamici rispetto a quelli in
immobilizzazioni materiali.
Per quanto concerne il sistema dei prezzi, l’inflazione,
misurata sulla base dei prezzi al consumo per famiglie
di operai e impiegati (al netto dei tabacchi) è apparsa in ripresa, riflettendo le forti tensioni che hanno
afflitto (e affliggono tuttora) una voce altamente
strategica quale il petrolio. Al di là della ripresa riscontrata in ottobre, nei restanti mesi del 2007 la
crescita dell’indice generale si è tuttavia mantenuta
costantemente al di sotto della soglia del 2%.
In ottobre l’indice generale della città di Bologna
– concorre alla formazione dell’indice nazionale – ha
registrato un aumento tendenziale del 2,1%, rispetto
al +1,7% di gennaio e +1,8% di ottobre 2006. Per trovare un incremento superiore bisogna risalire all’agosto 2006, quando l’indice generale segnò un aumento
del 2,2%. In Italia la crescita tendenziale di ottobre
è stata del 2,0%, in aumento sia rispetto a gennaio
(+1,5%), che a ottobre 2006 (+1,7%). Anche in questo caso si deve andare all’agosto 2006 per riscontrare una crescita superiore (+2,1%).
La fiammata di ottobre è stata alimentata soprattutto dai capitoli di spesa di istruzione (+6,6%), trasporti (+3,8%), servizi ricettivi e di ristorazione (+3,4%)
e prodotti alimentari e bevande analcoliche (+3,3%).
Tutti gli altri capitoli di spesa hanno registrato incrementi tendenziali inferiori al 3%, in un arco compreso
fra il +2,6% di bevande alcoliche e tabacco e il +0,9%
di ricreazione, spettacoli e cultura. L’unico calo tendenziale, pari al 10,8%, ha riguardato il capitolo del-
3,5
3,0
2,5
2,0
1,0
0,5
0,0
G2000
L2000
G2001
L2001
G2002
L2002
G2003
L2003
Bologna
G2004
L2004
G2005 L2005 G2006
L2006
G2007
L2007
A P P E N D I C E
1,5
Italia
Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat.
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
215
A P P E N D I C E
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di Commercio
di Forlì-Cesena
216
le comunicazioni, che ha riflesso le diminuzioni dei
prezzi delle apparecchiature e materiale telefonico e
dei servizi di telefonia. Se approfondiamo l’andamento dei capitoli di spesa più dinamici, possiamo vedere
che il forte incremento dell’istruzione è da attribuire in particolare all’aumento delle tasse universitarie, dei contributi scolastici richiesti dalle scuole, sia
pubbliche che private, e dei corsi professionali privati, soprattutto linguistici e informatici. Per restare agli ultimi cinque anni non era mai stata rilevata
una crescita tendenziale così elevata. Nell’ambito dei
trasporti, la spinta maggiore è venuta dal rincaro dei
carburanti. Benzina e gasolio si sono collocati tra i
venti prodotti più rincarati, con aumenti pari rispettivamente al 7,5 e 7,8%. Secondo l’Osservatorio prezzi
del Comune di Bologna, in ottobre un automobilista
bolognese ha speso 4,66 euro in più per fare un pieno di 50 litri rispetto all’anno precedente. Per una
percorrenza media annua di 10.000 km si spendono
quasi 72 euro in più con un’auto di media cilindrata
a benzina e 59 se si viaggia a gasolio. Chi riscalda la
propria abitazione a gasolio si ritrova con un aumento annuo dei costi pari a più di 57 euro. Conviene di
più il gas metano che per un consumo di 1.079 metri
cubi consente di risparmiare circa 17 euro. Tra i venti
prodotti più rincarati in assoluto, ne troviamo una
dozzina alimentari. Il burro è stato il prodotto che è
più rincarato in assoluto (+17,8%). Tra i prodotti più
cresciuti troviamo inoltre la farina di frumento e la
pasta di semola di grano duro, con aumenti tendenziali rispettivamente pari al 12,8 e 12,7%. Altri incrementi di un certo spessore, oltre la soglia del 10%,
hanno inoltre riguardato alcune carni avicole, quali il
petto di tacchino a fettine (+12,7%) e il pollo fresco
intero da 1 kg. (+10,5%).
In ambito provinciale la crescita tendenziale più elevata ha riguardato la città di Piacenza (+2,3%), davanti a Forlì (+2,2%) e Bologna (+2,1%). L’aumento più
contenuto ha riguardato Reggio Emilia (+0,9%).
L’accelerazione dei prezzi al consumo è maturata in
un contesto di ripresa dei prezzi industriali alla produzione e dei corsi delle materie prime. I primi sono
aumentati tendenzialmente in ottobre del 3,6%, dopo
sei mesi caratterizzati da incrementi più contenuti.
Le materie prime, secondo l’indice Confindustria
espresso in euro, sono cresciute tendenzialmente a
inizio novembre del 26,4%, consolidando gli incrementi dell’11,1 e 16,8% di settembre e ottobre, che
facevano seguito ad una fase di diminuzioni durata
otto mesi. Le tensioni sul mercato delle materie prime derivano principalmente dalla ripresa delle quotazioni del petrolio greggio. La fase calante dell’oro
nero rilevata tra settembre 2006 e agosto 2007, è
stata interrotta dagli incrementi a due cifre registrati
tra settembre e novembre. La debolezza del dollaro,
la domanda crescente dei paesi emergenti, e forse
manovre speculative, sono alla base di questa fiammata. E’ interessante osservare che a inizio novembre il prezzo in euro del petrolio greggio è cresciuto
tendenzialmente del 37,5%, mentre quello espresso
in dollari è aumentato del 56,6%. La forza dell’euro
ha impedito alle economie europee di importare ulteriore inflazione.
Non solo il petrolio è apparso in ripresa. Un analogo andamento ha riguardato i prezzi internazionali
dei generi alimentari. Da giugno 2007 i prezzi in euro
hanno avviato una tendenza spiccatamente espansiva, culminata negli aumenti a due cifre del bimestre
settembre-ottobre. A guidare la corsa sono stati
soprattutto i cereali, con un incremento medio del
22,7% rispetto ai primi undici mesi del 2006.
Per quanto concerne il costo di costruzione di un
fabbricato residenziale, l’indice generale di Bologna
ha registrato in giugno un aumento tendenziale del
2,2%, in rallentamento rispetto alla crescita tendenziale del 2,8% rilevata nello stesso mese del 2006.
L’aumento nazionale è stato del 4,0%, in ripresa rispetto alla situazione di giugno 2006 (+3,1%). Tra i
vari capitoli di spesa, l’incremento più sostenuto ha
riguardato a Bologna la manodopera (+3,9%), quello
meno elevato, pari allo 0,5%, ha interessato i materiali.
Le previsioni per il 2008 di Unioncamere nazionale redatte a fine ottobre descrivono una situazione
espansiva, ma in rallentamento rispetto all’evoluzione
prevista per il 2007. Questo andamento, per altro comune alla maggioranza delle regioni italiane, riflette
il clima d’incertezza generato dalla crisi finanziaria
degli Stati Uniti d’America, innescata dall’insolvenza
dei sottoscrittori dei mutui sub-prime. Nell’Eurozona
la crescita economica del 2008 è stata corretta dalla
Survey of Professional Forecasters (SpF) dal 2,3 al
2,1%, e non sono da escludere ulteriori ritocchi sotto
la soglia del 2%.
In questo scenario, il Prodotto interno lordo dell’Emilia-Romagna dovrebbe crescere in termini reali
dell’1,8%, in rallentamento rispetto all’incremento
del 2,2% previsto per il 2007. Nel Paese e nel Nordest sono attesi aumenti più contenuti, pari rispettivamente a +1,5 e +1,7%, anch’essi in rallentamento
rispetto a quanto prospettato per il 2007. La frenata
della crescita economica è da attribuire alla domanda interna, che dovrebbe risentire soprattutto del
rallentamento degli investimenti fissi lordi, il cui incremento scenderebbe dal 4,1% del 2007 all’1,9% del
2008. La spesa delle famiglie è prevista in aumento
del 2,1%, ma in questo caso si ha una decelerazione
meno marcata rispetto all’incremento del 2,4% previsto nel 2006. Nel Nord-est è prevista una crescita
leggermente più elevata (+2,2%), mentre nel Paese
dovrebbe attestarsi all’1,7%. Per quanto concerne la
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
Paese e nel Nord-est. I rinnovi contrattuali dovrebbero giocare un ruolo importante nella crescita della
disponibilità del reddito.
Il 2008 si presenta in sostanza come un anno privo di
grandi spunti, ma al di là del rallentamento previsto
rispetto al 2007, resta pur sempre un anno di crescita
economica superiore alla soglia dell’1,5%, in grado di
produrre conseguenze comunque positive sull’occupazione. Occorre inoltre sottolineare che solo per
due regioni italiane, vale a dire Veneto e Sicilia, si prevede un aumento del Pil pari a quello prospettato
per l’Emilia-Romagna. In tutte le altre regioni si prospettano aumenti più contenuti, in un arco compreso
tra il +1,6% di Lombardia, Campania e Sardegna e il
+0,7% del Molise. Siamo insomma di fronte ad una
situazione di eccellenza della regione, che continua
a proporsi tra le realtà maggiormente dinamiche del
Paese.
In conclusione, bisogna sottolineare ancora una volta
che le previsioni sono da valutare con molta cautela.
Le incognite sono sempre dietro l’angolo. Basta una
catastrofe naturale oppure una grave crisi politica internazionale, con conseguenti tensioni sui corsi delle
materie prime, petrolio in primis, per rimescolare gli
scenari proposti e quindi vanificare le stime, come
l’esperienza passata insegna.
Al di là di questi imprevedibili eventi, le insidie maggiori sono rappresentate, a nostro avviso, dalla
tendenza espansiva del prezzo del petrolio, ormai
prossimo ai cento dollari a barile, che potrebbe infiammare l’inflazione, con relativo inasprimento dei
tassi d’interesse. Non bisogna inoltre dimenticare la
forza dell’euro, ormai avviato a valere 1,50 dollari,
che potrebbe ridurre la competitività delle merci destinate all’export. La crescita dei tassi aggraverebbe
da un lato l’indebitamento delle famiglie, con conseguenze sui consumi, e dall’altro appesantirebbe la
spesa per interessi passivi, già enorme alla luce della
forte consistenza del debito pubblico. La crisi finanziaria dovuta ai mutui sub prime rischia di raffreddare anche la propensione agli investimenti e ridurre
la domanda mondiale, con conseguenze negative sul
commercio internazionale.
A P P E N D I C E
spesa della Pubblica amministrazione e delle Istituzioni sociali private si dovrebbe passare dal moderato
aumento dello 0,9% del 2006 al +0,5% del 2008.
L’export che costituisce uno dei più forti sostegni
all’economia regionale, dopo l’aumento superiore al
4% ipotizzato per il 2007, dovrebbe riservare un incremento molto più contenuto pari all’1,4%. Un analogo andamento è atteso sia per il Nord-est che per
il Paese. La frenata dell’economia mondiale, coniugata
alla forza dell’euro, avrà ripercussioni sul commercio
europeo. E’ quindi inevitabile che un sistema, quale
quello emiliano-romagnolo, fortemente orientato all’export, ne possa risentire.
Anche il valore aggiunto, che misura il concorso dei
vari settori economici alla formazione del reddito,
dovrebbe rallentare, in linea con quanto previsto nel
Nord-est e in Italia: dalla crescita del 2,3% del 2007
si dovrebbe scendere nel 2008 all’1,9%. La frenata è
da attribuire soprattutto all’industria edile, il cui incremento dovrebbe ridursi dall’1,8 allo 0,4%. Anche
l’agricoltura, ma i capricci del clima sono sempre in
agguato, accuserebbe un ampio rallentamento del ritmo di crescita rilevato nel 2007. L’industria in senso
stretto dovrebbe invece offrire una maggiore tenuta
(dal 2,5 al 2,3%), e lo stesso dovrebbe avvenire per i
servizi, la cui crescita si ridurrebbe dal 2,1 all’1,8%.
Le unità di lavoro, che misurano l’effettiva intensità dell’occupazione, sono previste in aumento dello
0,7%, rallentando leggermente sulla crescita prevista per il 2007. Nel Paese è previsto lo stesso incremento, mentre nel Nord-est dovrebbe risultare più
elevato (+0,9%). Il tasso di disoccupazione dovrebbe
scendere sotto la soglia del 3%, mentre risulterebbero in miglioramento i tassi di occupazione e attività,
che confermerebbero i consueti livelli di eccellenza
dell’Emilia-Romagna rispetto al resto del Paese. Il
rallentamento della spesa delle famiglie non si è associato ad un eguale andamento del reddito disponibile
a prezzi correnti, il cui aumento dovrebbe attestarsi
nel 2008 al 2,7%, contro il +2,2% del 2007. Il differenziale con il deflatore dei consumi che nel 2007 era
di appena 0,3 punti percentuali, nel 2008 dovrebbe
salire a 0,7 punti, in linea con quanto prospettato nel
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
217
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di Forlì-Cesena
218
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
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di Forlì-Cesena
E PREVISIONI PER L’ECONOMIA
L
L
REGIONALE NEL 2008
bale determinerà un ulteriore rallentamento della crescita regionale nel corso del prossimo anno
(+1,8%), che risulterà comunque superiore a quella
nazionale e in linea con quella relativa al Nord-Est.
Nel 2007 l’andamento della domanda interna, al
netto della variazione delle scorte, (+2,5%) dovrebbe essere stato sostenuto da una crescita superiore a quella dell’anno precedente, sia della spesa per
consumi delle famiglie (+2,4%), sia degli investimenti
fissi lordi (+4,1%), questi ultimi supportati dalle esigenze di rinnovo degli impianti, di razionalizzazione
dei processi produttivi, oltre che dall’opportunità di accrescere la capacità produttiva. Nel corso
del 2008 è previsto un rallentamento della crescita
della domanda interna (+1,8%), determinato da una
minore dinamica di entrambe le componenti citate.
In particolare, per la prima, l’aumento dei consumi
delle famiglie beneficerà del buon andamento del
reddito disponibile, nell’ipotesi di rinnovo dei con-
Emilia Romagna
Prodotto interno lordo
Saldo regionale (% risorse interne)
Domanda interna
Spese per consumi delle famiglie
Investimenti fissi lordi
macchinari e impianti
costruzioni e fabbricati
Importazioni di beni dall’estero
Esportazioni di beni verso l’estero
Valore aggiunto ai prezzi base
agricoltura
industria
costruzioni
servizi
Unità di lavoro
agricoltura
industria
costruzioni
servizi
Rapporti caratteristici (%)
Tasso di occupazione (*)
Tasso di disoccupazione
Tasso di attività
Reddito disponibile a prezzi correnti
Deflattore dei consumi
Nord Est
Italia
2006
2007
2008
2006
2007
2008
2006
2007
2008
2,7
1, 6
2,1
2,0
3,9
0,0
0,0
3,0
5, 0
2,2
-7,0
3,3
1,3
2, 2
2, 0
-1, 7
2, 8
-0, 4
2, 3
2,2
1,3
2,5
2,4
4,1
0,0
0,0
3,3
4,3
2,3
6,5
2,5
1,8
2,1
0,8
-0,6
0,7
0,2
1,0
1,8
1,6
1,8
2,1
1,9
0,0
0,0
1,9
1,4
1,9
3,1
2,3
0,4
1,8
0,7
0,9
1,1
2,5
0,4
2,3
0,7
1,8
0,0
2,5
0,0
0,0
1,5
4,1
2,0
-4,8
3,6
0,9
1,8
1,8
-0,7
1,9
-0,2
2,3
2,2
0,7
2,2
0,1
3,1
0,0
0,0
4,4
4,6
2,3
2,0
2,7
1,3
2,2
0,8
-0,6
0,7
0,9
1,0
1,7
1,0
1,7
0,1
1,3
0,0
0,0
2,8
1,7
1,8
1,1
1,8
0,1
2,0
0,9
0,8
0,9
1,2
0,8
1,9
-1,9
1,4
1,6
2,3
0,0
0,0
3,5
4,0
1,7
-3,3
2,6
1,5
1,6
1,6
0,6
1,3
0,6
1,9
1,8
-1, 9
1,9
1,7
3,5
0,0
0,0
3,3
3, 6
1,9
0,7
2,1
2,7
1,8
0,8
-1, 0
0,4
1,0
1,1
1,5
-1,5
1,4
1,7
1,6
0,0
0,0
1,9
2,3
1,6
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1,2
1,7
0,7
0,4
0,7
0,5
0,8
46,0
3,4
47,7
2,5
2,6
46,3
3,2
47,9
2,2
1,9
46,8
2,8
48,1
2,7
2,0
45,2
3,6
46,9
2,4
2,6
45,2
3,4
46,8
2,3
1,9
45,8
3,0
47,2
2,9
2,0
39,3
6,8
42,2
2,7
2,6
39,5
6,4
42,2
2,6
1,9
39,9
6,1
42,5
3,1
2,0
A P P E N D I C E
Dopo quattro anni caratterizzati da un aumento
del Pil dell’Emilia-Romagna di appena lo 0,2%, nel
2006 la ripresa economica è stata rilevante (+2,7%),
sostenuta soprattutto dalla domanda estera, che
ha beneficiato del vivace andamento della domanda mondiale e degli effetti positivi del processo di
ristrutturazione del sistema industriale regionale.
Sulla base di queste tendenze, si sono sviluppate
positive aspettative di crescita relative al 2007, che
sono state però riviste al ribasso in corso d’anno, in
relazione all’andamento meno brillante rilevato nel
secondo trimestre, alla maggiore incertezza presente sui mercati finanziari e ai rischi che questa incertezza comporta per la crescita mondiale. Secondo
le stime del Centro studi dell’Unione italiana delle
Camere di commercio, l’aumento del prodotto interno lordo regionale per l’anno in corso dovrebbe
risultare del 2,2%. Il pieno dispiegarsi degli effetti
della turbolenza finanziaria sull’economia reale glo-
(*) Quota di occupati sulla popolazione presente totale.
Fonte: Unioncamere, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane, novembre 2007
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
219
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
verà in particolare sul settore delle costruzioni, ove
la crescita si ridurrà ad un modesto +0,4%, mentre
l’aumento del valore aggiunto risulterà ancora sostenuto (+3,1%) nel settore dell’agricoltura. Il rallentamento interesserà anche i due settori principali e sarà di intensità minore per l’industria (+2,3%)
e di misura appena più marcata per il settore dei
servizi (+1,8%).
Le unità di lavoro impiegate dovrebbero essere aumentate nuovamente nel 2007 (+0,8%) e cresceranno praticamente nella stessa misura anche nel
2008 (+0,7%). L’andamento settoriale risulterà abbastanza disomogeneo. Le unità di lavoro impiegate
dall’agricoltura dovrebbero essersi ridotte (-0,6%)
nel 2007, ma aumenteranno dello 0,9% nel 2008.
Nell’industria il 2007 si dovrebbe chiudere con un
incremento dello 0,7%, che risulterà maggiore nel
2008 (+1,1%). Dopo una stasi nell’anno ora al termine (+0,2%), la crescita delle unità di lavoro impiegate nelle costruzioni risulterà sostenuta nel 2008
(+2,5%), mentre, nel settore dei servizi, dopo un
atteso buon aumento dell’1,0% riferito al 2007, la
crescita delle unità di lavoro impiegate si ridurrà ad
un +0,4% nel 2008.
Il tasso di occupazione sale ancora. Nelle previsioni
dovrebbe risultare pari al 46,3% nel 2007 per salire
al 46,8% nel 2008. In parallelo, si riduce ulteriormente e in misura sensibile il tasso di disoccupazione, che dovrebbe scendere al 3,2% nel 2007 per poi
ridursi fino al 2,8% nel 2008.
A P P E N D I C E
tratti, scaduti e in scadenza, rallentando solo leggermente (+2,1%), mentre l’incertezza sull’andamento
dell’economia globale inciderà maggiormente sugli
investimenti fissi lordi, la cui crescita si dimezzerà,
non andando oltre l’1,9%. Anche l’andamento della
domanda interna regionale risulterà comunque superiore alla crescita di quella nazionale e del NordEst.
Nel 2007 un forte sostegno all’aumento del Pil è
giunto nuovamente dalla dinamica del commercio
estero. La crescita delle importazioni del 3,3% dovrebbe essere stata nettamente superata da quella
delle esportazioni, che è stata stimata al 4,3%. L’attività sui mercati esteri dovrebbe ridursi nel 2008,
a causa dell’attesa trasmissione all’economia reale
degli effetti finanziari derivanti dalla crisi dei mutui sub-prime statunitensi, tra i quali si segnala un
sensibile deprezzamento del dollaro statunitense.
Secondo le previsioni del Centro studi dell’Unione
italiana delle Camere di commercio, le esportazioni
non cresceranno più dell’1,4%, un risultato che sarà
sensibilmente inferiore a quello medio nazionale e
inferiore anche rispetto all’incremento che registreranno le importazioni, che cresceranno dell’1,9%.
A livello di macro settori, le stime indicano, per il
2007, una variazione positiva del valore aggiunto
che può essere giudicata notevole per l’agricoltura
(+6,5%), forte per l’industria (+2,5%), buona per i
servizi (+2,1%) e appena più debole per le costruzioni (+1,8%). Il rallentamento atteso nel 2008 gra-
220
Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
Camera
di Commercio
di Forlì-Cesena
-
A.E.R.A.C. – Forlì
A.G.C.I. - Forlì
A.N.C.E. Associazione Nazionale Costrutturi Edili
A.P.I. – Associazione Piccole e Medie Imprese di Forlì-Cesena
Assalzoo - Roma
Associazione Interprovinciale Allevatori di Forlì-Cesena e Rimini - Forlì
Azienda USL di Cesena - Servizio Veterinario
Azienda USL di Forlì - Servizio Veterinario
Aziende del campione provinciale dell’indagine sull’industria manifatturiera
B.C.E. - Banca Centrale Europea
Banca d’Italia
C.N.A. di Forlì-Cesena
C.N.E.L.
Commissione Provinciale per l’Artigianato di Forlì-Cesena
Caritas Italiana - Roma
Casse Edili della provincia di Forlì-Cesena e CEDAIER di Bologna
Commissioni per rilevazione prezzi - C.C.I.A.A. di Forlì-Cesena
Comuni della Provincia di Forlì-Cesena
Confartigianato di Cesena
Confartigianato di Forlì
Confcommercio di Cesena
Confcommercio di Forlì
Confcooperative di Forlì-Cesena
Confesercenti di Cesena
Confesercenti di Forlì
Confindustria Forlì-Cesena - Unione degli Industriali della Provincia di Forlì-Cesena
Direzione Provinciale del Lavoro di Forlì - Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale
European Patent Office
EUROSTAT
F.M.I - Fondo Monetario Internazionale
I.A.T.A. - Associazione Internazionale Trasporto Aereo
I.C.E. - Istituto Commercio Estero
I.N.A.I.L. – Sede di Forlì-Cesena
I.N.P.S.
I.N.P.S. - Sede di Forlì-Cesena
I.S.A.E. - Istituto di studi e analisi economiche
I.S.M.E.A - Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare
Il Sole 24 Ore - Banche dati
Infocamere - Banche dati Stock View, Movimprese e TradeView
ISTAT - Istituto Nazionale di Statistica
Istituto Guglielmo Tagliacarne di Roma
Lega delle Cooperative di Forlì-Cesena
Mercato Ittico - Cesenatico
Ministero del Tesoro
O.C.S.E. - O.E.C.D. (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico)
Osservatorio Agrometeorologico – Provincia Forlì-Cesena
Osservatorio Turistico Regionale
Prometeia
Provincia di Forlì-Cesena - Servizio Agricoltura e Spazio Rurale
Provincia di Forlì-Cesena - Servizio Istruzione, Formazione e Politiche del Lavoro
Provincia di Forlì-Cesena - Ufficio Turismo
Regione Emilia Romagna
S.A.L. - Stazione Agrometeorologica Locale - Cesena
S.E.A.F. - Società per l’Esercizio Aeroporti - Forlì
Società Autostrade SpA
Stampa locale e nazionale
Unioncamere Emilia Romagna - Banche dati
Unioncamere Italiana - Centro Studi - Indagine Congiunturale su Manifattura e Costruzioni
Unioncamere Italiana - Centro Studi - Indagine Congiunturale sul Commercio al Dettaglio
Unioncamere Italiana - Progetto Excelsior
Unioncamere Italiana - Starnet
W.T.O. - World Trade Organization
Si ringraziano tutti coloro che con cortesia e disponibilità hanno fornito dati e informazioni rendendo possibile
la realizzazione di questo volume.
Il rapporto è stato chiuso in data 12 febbraio 2008 ed è consultabile su Internet nel sito:
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Rapporto sull’economia della provincia di Forlì-Cesena - 2007
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Rapporto sull’Economia della provincia di Forlì-Cesena 2007
Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Forlì-Cesena
Presidente: Sergio Mazzi
Segretario Generale: Antonio Nannini
Responsabile Servizio Promozione, Statistica e Studi: Alessandra Roberti
Responsabile Ufficio Statistica e Studi: Cinzia Cimatti
La predisposizione del rapporto è stata curata dai seguenti redattori:
Cinzia Cimatti, Paola Mettica, Luciano Ravaioli, Alessandra Roberti, Fabio Strada,Vanni Ugolini
del Servizio Promozione, Statistica e Studi della Camera di Commercio di Forlì-Cesena
e
Guido Caselli, Matteo Beghelli, Federico Pasqualini
dell’Area Studi e Ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna
Progettazione grafica e videoimpaginazione:
Stampa: Eliofossolo s.r.l.
Fotografie: Fotogiornale Sabatini, Archivio foto Terme di Castrocaro
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FEBBRAIO 2008