Italiano - indigo magazine

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Italiano - indigo magazine
homesick for europe
LA PRIMA RIVISTA EUROPEA
DALLO STILE DI VITA MULTILINGUE
EROS ERASMUS
ROMANITICISMO INDIMENTICABILE DAL RETROGUSTO AMARO
AL DIRETTO INTERESSATO
WWW.INDIGOMAG.EU
#2
PRIMAVERA 2008
4,00 EURO
SOLUZIONI SPECIALI AI VERI PROBLEMI DEL MONDO D’OGGI
GLI STIVALI CONQUISTANO IL MONDO
IL SEX APPEAL E LA CULTURA DEL TACCO: IL MEGLIO DI QUESTA STAGIONE
BALCANIZZATI!
DJ DUBCOVSKY PRESENTA LA VERSIONE MODERNA DI TROMBE E VIOLINI
IL VIAGGIATORE IN TE
DALL’ ARTE SINTI ALLA STORIA DEI ROM:
PERCHE’ DENTRO DI NOI BATTE UN CUORE ZINGARO
Caro lettore,
Dare vita a una rivista europea è come preparare un piatto prelibato: mischiare troppe delicatezze non porta a nessun risultato. Indigo, prodotto in sette lingue, ha risolto i problemi culinari
con Conny Bösl, cuoco rinomato, che per noi ha
dato vita a un vero e proprio menu europeo. Riguardo alla rivista, il nostro team in sette paesi
deve decidere che ingredienti utilizzare. L‘europa
sta crescendo e la nuova generazione riscopre la
propria nuova identità. Più di un milione di persone partecipano ogni anno al progetto Erasmus,
persone che danno vita ad amicizie sorpassando
confini e barriere culturali, colleghi hanno bisogno di conoscere le lingue per comunicare tra
loro – l‘Europa ha bisogno di una pubblicazione
che rispecchi e sviluppi questa trasformazione. In
altre parole, indigo esiste per rappresentare il nostro comune punto di vista, da riscoprire edizione
dopo edizione.
Un gruppo in particolare ha sperimentato questa
esperienza per secoli: i Sinti e i Roma. La loro
storia attraversa le strade europee, ma, chiedendo,
abbiamo scoperto che nessuno in realtà ne sa
molto. Sembra che la peculiaretà dei Rom sia
la rappresentazione di una vita e una cultura
a cui molti europei aspirano – senza confini,
senza lavoro fisso, un‘eredità alle spalle, e la
capacità di vivere il presente (vedi pag 34).
La loro vita in realtà si allontana molto da
questo ideale, come del resto l‘ideale europeo a volte si oppone alla realtà.
indigo sul web
www.indigomag.eu
In ogni modo, tutti stiamo vivendo questo
strano paradosso. La nostra rivista rappresenta questa nuova e affascinante era. Cercalo la prossima volta che andrai nella città
delle luci e dell‘amore (pag 38) o semplicemente innamorati del suo accento straniero
(pag14).
Editoriale
Buona lettura,
Yours
La copertina di indigo cerca sempre di combinare una pittura d‘epoca
con la fotografia moderna. Questa è la volta di Clive van Maerten’s con
‘Flemish Household,’ risalente al periodo di Erasmus da Rotterdam, ad
incontrarsi con la personificazione stessa dei temi di questa edizione.
indigo indice delle icone
contiene
amore e sesso
non contiene
fatti EU
Imprint
Capo redattore:
Direttore artistico e layout:
Direttore della fotografia:
Management:
Ingo Arzt
Maria Messing, Hermann Radeloff
Carina C. Kircher
Irene Sacchi, Joeri Oudshoorn, Natasha Sá Osório, Björn Richter
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Spagnolo Carolina Pirola - [email protected]
Polacco Zofia Bluszcz - [email protected]
Francese Marianne Baisnée - [email protected]
Eloïse Bouton - [email protected]
Italiano Irene Sacchi - [email protected]
Olandese Joeri Oudshoorn - [email protected]
Inglese Adam Chrambach - [email protected]
Tedesco Ingo Arzt - [email protected]
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indigo magazine
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Un ringraziamento speciale a:
racken per ospitare indigo e il nostro website
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indigo Olandese Capo Redattore: Joeri Oudshoorn
Autori, Editori: Michael Schnackers, Helmer van der Heide, Friso Wiersum,
Elise van Ditmars, Amber van der Chijs, Marina ter Woort,
Mark Petimezas, Bart van Bael
indigo Inglese Capo Redattore: Adam Chrambach
Autori Editori: Courtney Townsend, Hayley Jane Sleigh, John Portch, Julia Citron,
Kristin Eide, Max Chrambach, Natalie Hutton, Natasha Sá Osório,
Owen Smith, Poonam Majithia, Sarah Nowakowska, Vlora Krasniqi
indigo Francese Capo Redattrici: Marianne Baisnée, Eloïse Bouton
Autori:
Ruddy Guilmin, Kasia Karwan, Emmanuel Lemoine, Chiara Merico,
Inga Varslavova
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Traduttori:
Mathilde Baron, Marie Deblonde, Claire Gallien, Claire Gandanger,
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Ringraziamento: Catherine Gottesman, l’ISIT, Agnieszka Grudzinska, Europa,
Cyril Bérard, Emmanuel Lemoine, Cécile Hamet, et à Gaëlle Cousin
indigo Tedesco Capo Redattore: Ingo Arzt
Autori, Editori: Jochen Markett, Laura Daub, Jona Hölderle, Johannes Gernert,
Katharina Lötzsch, Ludwig Laher, Mathias Menzel, Sascha Keilholz,
Oli via Gippner, Ralph Pache, Alice Bota
Traduttori:
Susanne Wallenöffer, Timo Lutz, Michael Kaczmarek, Elke Zander,
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Illustratori:
Danny Reinecke, Joseph Hanopol, Nina Weber
indigo Italiano Capo Redattrice: Irene Sacchi
Autori:
Arianna Sgammotta, Marco Riciputi, Chiara Merico, Nicola Pizzolato
Traduttori:
Daniela Castrataro, Alessandra Spadafora, Irina Dinca,
Sara Marcolla, Beatrice Racioppa, Alessandra D‘Angelo, Ania Arcaini,
Silvia Pistolesi, Irene Manzone
Fotoografo:
Victor Hugo Scacchi Forieri
Illustrazioni:
Francesco Secchi
Contribuitori:
Miguel Maya, Martina Fattorini, Wouter Verlinde, Filipa Afonso
contiene violenza
contiene cattiverie
contiene umore
indigo Polacco Capo Redattrice: Zofia Bluszcz
Editori, Autori: Zuzanna Szybisty, Honorata Zapaśnik
Traduttori:
Diana Kaniewska, Anna Maresz, Maria Zawadzka, Paulina Sadurska,
Paulina Wereszczyńska, Piotr Kaczmarek, Karina Wojas,
Marlena Bartos, Anna Szegidewicz, Peter Cielek, Marcin Trepczyński
Layout:
Maciej Matejewski
Contribuitori:
Marzena Lesińska
Roingraziamenti: BC Edukacja
Fotografi:
Monika Pidło, Hanna Dobrzyńska
indigo Spagnolo Capo Redattrica: Carolina Pirola
Editori, Layouter: Enrique Diestro
Traduttori:
Ramón Feenstra, Paula Urrestarazu, Myriam Fehle,
Cristina Bevilacqua, Laura Casielles Pablo Alvar, Ethel Pirola,
Kasia Ortiz, Eric B. Stevenson, Alejandro Carantoña, Alberto Iriarte,
Alba González, Laura Castro,
Alfredo Poves
Fotografo:
Javier Sakona
Contribuizioni e ricerche:
Florence Hazrat, Nicola Pizzolato, Kristin Eide, Kasia Karwan,
Chiara Merico, Inga Varslavova, Jan Steinbach, Natalie Hutton,
Niels Richter, Benjamin von Zobeltitz, Poonam Majithia, Ingela West,
Przemysław Prętkiewic, Sarah Nowakowska, Nicola Ingram,
Magnus Nilsson, Ornela Vorpsi
Sponsorizzato da
3
Cervello
Lingua
Piercing
Politica e società
Culinarie e altre specialità
Special sulla vita dei Sinti e dei Roma
14 Erasmus Orgasmus
Quando Pablo incontra Ulrike...
Afffrontare e descrivere
l‘esperienza Erasmus.
20 Persone senza confini
Perseguitati e incompresi:
Lo scrittore Ludwig Laher
sulla storia dei Rom.
5
6
8
4
Al diretto interessato
Lettere al mondo: scrivendo a
Gazprom o ad altri uomini di
potere.
Automobili, Caffè, Copulazione
Piccole confusioni e minori
scorrettezze di questo pazzo
continente.
Mura
Due confini faccia a faccia.
14
Indice
18 Il Menu europeo
Ogni paese, un ingrediente:
Una moscela internazionale
da far venire l‘acquolina.
10 L‘unione fa la forza
John McClintock vuole
riformare il mondo.
Siamo preparati a questo?
11 Consiglio degli dei
Il viaggio europeo–ambasciatore
Olympian– verso la
commissione più alta del mondo.
12 Tutti parlano di
Dalla siccità alle lotte,
dalle scuse all‘ansia.
13 Emma, Michel e Francesco
Mamma Europa fa ordine
nelle cameretta dei piccoli.
20
24 Barbie manipolate
Come l‘arte Rom?
Artisti vs. Clichés.
27 Tra matrimonio e minigonne
Scegliere tra la tradizione
e il calcio Due giovani donne
Rom raccontano strade differenti.
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27
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Orecchie
Viaggi, balli e moda
Cinema e altre arti visive
Telefonate e altre racconti
30 Stivali chiamati desiderio
La cultura degli stivali: una
occhiata alla moda del
momento.
39 Il sequestratore di immagini
Graffiti invisibili, ritagli di
celebrità: Zevs, artista francese
rivoluziona gli scenari.
44 Da poveri a ricchi e viceversa
Il pescatore e sua moglie
in quattro varianti locali.
30
42 Basta con Trainspotting!
Giovani registi britannici
presentano eccellenti ritagli
sul diventare adulti.
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Caro Signor. Medvedev,
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32 Click‘n‘Roll
Free music, free spirit:
Net Labels danno vita a una
nicchia nel business della
musica post-Napster.
34 Balkan Beats
La discoteca d‘Europa
si muove a ritmo di musica.
36 Attenti agli australiani
Il tipico tipo
da ostello
38 Il lato oscuro della
Città dell‘amore
I posti dove portare il tuo
amore, al di fuori, o sotto,
del normale.
Signora Mariann
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46 La Comunicazione pre-cellulare
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Indigo
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Autori: Adam Chrambach, Ingo
Arzt, Natasha Sá Osório
Foto: Carina Kirchner
Formaggio olandese: Nessuno mette in dubbio
che i francesi, gli italiani, e gli olandesi vadano
matti per una cosa: formaggio in tutte le salse
e in tutte le forme. Ciò presuppone un abbondante numero di mucche in tutta Europa. Ma chi
l‘avrebbe mai detto che i campioni nella produzione del latte stiano alla larga dall‘epicentro: la
Svezia conduce la gara con i suoi 8000 kgs per
mucca all‘anno, mentre la Danimarca e la Finlandia sono alla seconda e terza posizione con 7,600
kgs a testa per anno.
Moo!
L‘amore
5
Cervello
Autori: Carolina Pirola,
Florence Hazrat, Ingo Arzt
Illustrazioni: Danny Reinecke
Amour!
Sex!
francese: indipendentemente dalla
loro concezione della
vita, i francesi sono ancora considerati pronti a saltare nel prossimo letto.
Ora, secondo una recente statistica, più del 0.26
% divorzia ogni anno (155,000 persone), seguito
dalla germania con il 0.24% (155,000), mentre la
Francia è solo al terzo posto con meno di 118,000
divorzi nel 2005, che porta ad un 0.18% della
popolazione. L‘unica spiegazione è che i francesi abbiano sviluppato una maestria nell‘infedeltà
che non lascia adito a dubbi…
Automobilisti italiani: Uno studio della FIA (International Automobile Federation) distrugge uno
dei maggiori stereotipi europei. Gli automobilisti
italiani non sono così spericolati come pensiamo.
Nel 2006, Polonia era a capo della lista dei morti
sulle strade (2,932), seguita dalla Francia (2,586),
Germania (1,540) e dalla Spagna (1,309).
Pizza?
Mama Mia!
Terra promessa
Confusioni linguistiche
Alcuni paesi sono meglio di altri per alcuni
particolari:
Che hai detto? Il circolo delle misunderstandings.
Italiano: curva
Polacco: kurwa – prostituta
Sorseggiare un caffè:
Da: Berlino a
Mosca
Come: a piedi
Distanza: 2500 km
Durata: 83 days
da giugno a ottobre, 2006
Non hai avuto paura? Perchè non sei andato in
Francia? E, soprattutto, perchè viaggi a piedi?
Tutte queste domande si avvicendarono nella
mia testa. Ma sono dovuta uscire in strada, per
essere capace di metterle nero su bianco. Solo
l‘est avrebbe potuto soddisfare la mia sete di avventura. Quindi io – Wolfgang Büscher, giornalista freelance e scrittore – ho attraversato l‘est
europeo in 83 giorni, da Berlino a Mosca. Per la
maggior parte ho camminato in una linea retta,
verso l‘alba. Il mio bagaglio era il minimo indispensabile. Ho camminato sul ciglio della strada
sotto il calore estivo, dirtto attraverso la foresta.
Con la mia maglietta militare, il mio tagli di capelli da russo, e il viso segnato dal sole e dal vento, la gente mi accettò come uno di loro. Essere
sulla strada significa seguire le leggi della natura,
lasciare il tempo al tempo. Atomaticamente ne
ricevetti la ricompensa. Dopo tre mesi di cammino, il mio arrivo a Mosca diventò un evento. Ce
l‘avevo fatta: 83 giorni in cui ho sofferto la fame e
la sete, in cui ho sudato e camminato fino a consumare la suola dei miei piedi—ma sono anche
stati 83 giorni di esplorazione dell‘est, com‘è nella realtà: distrutto e moderno, sconosciuto, non
considerato, con persone caritatevoli e ospitali, e
con un paesaggio che finalmente ha trovato la
pace a lungo cercata. Con tristezza carica di significato sono arrivato alla fine del mio percorso,
consapevole della sua unicità.
Il vero carburante del progresso, della pace, e
dell‘amicizia è il caffè – la sua consumazione è
un diritto dell‘essere umano. Nessun paese ha realizzato ciò meglio della Norvegia. Se compri una
tazza vuota alla stazione di servizio della Statoil,
al costo di 40 Krone (circa Euro),ricevi automaticamente un diritto annuale di bere la desiderata quantità di caffè alle stazioni di servizio della
stessa compagnia. È un trucco per costringere
i clienti a tornare dallo stesso benzinaio? Beh,
diciamo che potresti semplicemente camminare
fino alla stazione con la tua bella tazza, mirare
alla macchina del caffè, e bere. Al contrario, la
situazione in Geramania, Belgio, e Danimarca
è drammatica. Questi sono gli unici tre paesi
nell‘EU che ancora impongono una tassa diretta
sul caffè – circa 2.2 Euro al Chilo – inumano!
Multe salate:
Le multe non sono giuste. Tutti pagano la stessa
cifra indipendentemente siano multimiliardari o senza soldi: un punto per la Finlandia. Nel
nord, la multa da pagare dipende dalle entrate
del delinquente. Chi guadagna di più, paga di
più. Nel caso del millionario di internet filnandese Jaakko Rytsölä, 30 km/h oltre il limite di
velocità la multa è arrivata ad un ammontare di
134,550 Euro. Ma che succede nella vicina Svezia
quando si arriva al momento di regolare il traffico? Un bicchiere di vino o di birra porteranno il
livello alcolico del sangue a 0,2. In Svezia, questa
percentuale può causare multe spaventose e fino
ad un anno di prigione. Chi viene fermato con
un livello alcolico nel sangue di più di 1, rischia
due anni di carcere. Forse si tratta solo di un atto
demostrativo per reinstaurare la democrazia. Un
detto svedese recita: “Gli assolutisti sono brave
persone – ma solo gli alcolisti ne conoscono le
ragioni.“
Polacco– Inglese
Hardcore Traveller
fart
scoreggia?
fart
fortuna
6
Inglese: slut – prostituta
Svedese: slut – fine
Svedese: tull – tradizione ufficiale
Norvegese: tull – scherzo
Norvegese: kuk – gallo
Danese: kuk – caos
Danese – Tedesco
Falsi Stereotipi
cattivo?
bøse
gay
Böse
Tedesco: sein – essere
Francese: sein – seno
Francese: Cou - collo
Portoghese: Cú – culo
Portoguese – Spagnolo – Italiano
timida
imbarazzata
Emba
razada
Embarassada
imbarazzata?
incinta?
Foto: Javier Sakona
Autore: Joeri Oudshoorn
Foto: Carina Kirchner
Autor: Tania Rabesandratana
Illustration: Hanna Schulz
A coloro che vivono nel lato marocchino della frontiera è vietato
attraversarlo e mettere piede
nel lato Spagnolo. Chiunque osi,
mette la propria vita a rischio.
Ceuta, Spagna
La separazione tra il lato spagnolo e il continente africano
rapprenenta la separazione tra
l‘Europa e l‘Africa.
2000-
Agli abitanti della Berlino dell‘est
era vietato oltrepassarlo. Coloro
che osarono misero la loro vita
a rischio.
Berlino, Germania
L‘antica separazione tra la Berlino est e la Berlino ovest, rappresentò la separazione tra l‘Europa
dell‘est e dell‘ovest. Oggi, ciò
che ne resta è un luogo dove rilassarsi o dare vita alla propria
fantasia.
1961-1989
Supremo Concilio
10
Cervello
Cambiamenti climatici, terrorismo e
povertà: l’umanità non sarà in grado
di risolvere in tempo i problemi del
mondo, secondo John McClintock. L‘unica soluzione: raccogliere le
forze e fondare
un‘unione
mondiale.
Autrice: Olivia Gippner
Illustrazione: Brandon Laufenberg
Traduzione: Giovanna Fauro
Secondo i
partecipanti
della Conferenza World
Food del 1974, il 1984
avrebbe dovuto essere l’anno
della sconfitta della fame. Il risultato è palese.
Gli accordi internazionali promettono tanto e
non concludono niente. John McClintock, che
ha viaggiato in lungo e in largo come economista ed agronomo per l‘ UE, lo dice chiaramente:
il mondo è nei guai. Senza uno strumento per
concretizzare le decisioni e un voto paritario al
Consiglio di Sicurezza dell’ONU, gli obbietivi di
pace, riduzione della povertà e rispetto dei diritti
umani non possono essere raggiunti. L’ONU è da
troppo tempo schiava degli interessi nazionali.
Rifacendosi alla tradizione della teoria kantiana
della pace perpetua, ha esposto la visione dettagliata di una generale riorganizzazione del
mondo: “L’Unione delle Nazioni: un saggio sul
governo globale“. McClintock esige la creazione
di una nuova struttura, l’“Unione Globale delle
Democrazie”, prendendo ad esempio la miglior
integrazione regionale funzionante del pianeta:
la UE.
Alcuni paesi democratici devono cedere una parte del potere trovare una soluzione comune al
cambiamento climatico e alla povertà mondiale.
La legislazione segue il modello dell’UE: stabilire
un obbiettivo, lavorare in gruppo sulla soluzione, votare, e attuare la legge vincolante. Almeno
nel caso della riduzione della povertà mondiale,
McClintock ha elaborato il programma fin nei
minimi dettagli…e può funzionare.
Il carismatico idealista è conosciuto anche per le sue conferenze.
www.the-uniting-of-nations.com
Il principio “Non nuocere”, per il quale nessuno
stato dovrebbe agire sconsideratamente, accenna
al tono rivoluzionario del cambiamento. Chi calpesterà questa regola affronterà la corte dell’
“Unione delle Democrazie”, dove si prevedono penalità economiche e finanziarie. I
membri disobbedienti possono, in casi
estremi, essere espulsi dall’Unione, venendo pertanto esclusi da una vitale
piattaforma di informazioni.
L’Unione, dovrebbe essere formata
da non più di 15-20 membri – McClintock afferma che i 27 membri
hanno complicato l‘UE. Gli stati membri devono perciò essere ammessi come
gruppi regionali. Membri dell’”Unione delle Democrazie” possono essere raggruppamenti
come l’Unione Africana, l’ASEAN (Associazione
delle Nazioni dell’Asia Sud-Orientle) o grandi
stati come gli USA.
Anche se la massima “Non nuocere” sembra a
prima vista naif, McClintock non è un idealista. Ha collezionato molti anni di esperienza nella
Commissione, ed ha trascorso più di cinque anni
in Africa. Oggi presenta le sue idee nelle università e in altre istituzioni educative, e promuove
con coraggio le critiche che possono migliorare
la sua teoria, pubblicata nel 2007. Il suo scopo
non è quello di raggiungere solo chi prende le
decisioni, ma anche la popolazione. Senza di questa, la realizzazione della sua utopia politica non
potrebbe funzionare.
Gli stati democratici di tutto il mondo possono
veramente essere uniti? La Corte di Giustizia
Europea affronta già centinaia di casi ogni anno
perché i singoli paesi non mettono in atto la legislazione comunitaria. E per quanto riguarda
la regola del “Non nuocere”? Come si possono
convincere i membri ad agire in base al principio kantiano? Il suo ideale di non-violenza non è
mai stato realizzato nel corso della storia. Eppure,
la comunità mondiale di McClintock è un impulso importante contro la tendenza comune a
rassegnarsi ai problemi. In più, suona allettante
la possibilità di citare per danni gli stati se i loro
slogan si tramutano in vuote promesse.
Come considerano gli europei la religione? Dalle colonne di indigo cerchiamo
una risposta chiara: dritti alla fonte, da
qualche parte tra Cielo e Inferno.
Di fronte a me, circa quaranta Dei seduti in una
tavola di quercia circolare, mi guardano fisso. La
sublime sala conferenze, interamente di cristallo,
è piena: fuori il sole non è altro che un disco
lattiginoso, poco sicuro del suo posto nel cielo:
l‘Olimpo è avvolto dalla nebbia. Hostess vestite da
conigliette aspettano alla porta con il caffè, coca
cola e vino serviti in teschi. Una parola sbagliata
e probabilmente sarò dannato per l‘eternità.
Un mese fa mi arrivò una lettera decorata con
molte emoticons: „Caro Europeo“, scriveva
l‘antico padre degli Dei, chiedendomi di moderare la prima conferenza europea di tutte le religioni nelle quali si sia mai creduto. Lo stesso
Zeus promuoveva il progetto „Dato che ho sempre avuto un punto debole per l‘Europa ;-)“, continuava „è inammissibile che i politici facciano
costantemente riferimento alla religione“. Ai suoi
tempi, nell‘antica Grecia, la religione era riservata esclusivamente a Dei e sacerdoti.
Zeus ha già letto la risposta negativa di Allà:
„Come il più convinto dei monoteisti, nego
l‘esistenza degli altri rappresentatnti alla conferenza“. Il messaggio dei cristiani era abbastanza
simile. Però tanto gli uni quanto gli altri hanno mandato dei rappresentanti. Budda ha fatto
sapere a tutti che non sarà né presente né non
presente.
Faccio un respiro profondo, congiungo le mani
e do il benvenuto come da protocollo “Cari Signori e Signore Dei“. Dioniso, il dio del vino con
la pettinatura da Jim Morrison, attacca a ridere a
crepapelle. Accanto a lui, Maometto sghignazza
sotto i baffi. Tutti possono vedere quello che ha
disegnato sul suo quaderno: Gesù con occhiali da
sole mentre fa surf nel mar di Galilea.
„Mi dispiace collega“ dice Maometto rivolgendosi
a Gesù con una risatina ironica. „Non mi importa
niente“, ribatte Geù e poi aggunge che qualcuno sembra soffrire di un complesso di inferiorità.
Nel protocollo, Gesù appare come „figlio di Dio“,
prima di Maometto, che ha insistito per essere
chiamato „il più grande dei profeti“.
E già nessuno dei due smette. „Bullo arrogante“
–“ladro“-“mangiatore di maiale“-“yihadista“. Maometto batte infine un pugno sul tavolo e suggerisce che il Papa o la vergine Maria siano invitati
al posto di questi „rabbini di seconda categoria“,.
Al che Gesù ribatte che lo perdonerà anche per
questo peccato. Disperato, do una gomitata a
Zeus. Tuona. Silenzio.
„Non ho niente da imparare da lei Signor Zeus,
per quanto ne so lei aveva una storia con sua sorella“ dice Gesù, aggiustandosi una ciocca dietro
l‘recchio. „E il vecchio è gay“ afferma Maometto.
Come potrete immaginare, l‘inferno si è ormai
scatenato. Tutti gridano. Odin colpisce Tyr, dio
tedesco della guerra, e gli taglia la testa per divertimento. Nella sala si scatenanao lampi, vola
lava nel‘aria. „Discriminazione! Mi presenterò
alla Corte Europea di Giustizia“, proclama Zeus.
Gesù e Maometto girano gli occhi irritati.
Miracolosamente l‘assempblea degli Dei prende
una piega migliore. Due settimane più tardi porto alla Commisione Europea una „risoluzione europea degli Dei, dell‘unico Dio e dell‘unco Dio“
ci è voluto un bel po‘ perchè Gesù e Maometto
si mettessero d‘accordo sulla doppia formula. In
questa si stabilisce un gruppo di lavoro che si
allerta quando i politici si immischiano negli affari religiosi. Da questo momento in poi, Imam e
sacerdoti riceveranno precise istruzioni dall‘alto
per email e mai più attraverso il metodo del tutto
inaffidabile dell‘influenza subconscia. Si stabilisce inoltre che in luoghi sacri si costruiscano
previa domanda: gli Dei tedeschi, celti, grechi e
romani disporranno di altari per i sacrifici e templi in Second Life e World of Warcraft. Moschee
e chiese saranno costruite quando ci saranno abbastanza fedeli per riempirli. Tre mesi più tardi
arriva la risposta della Commissione: „L‘Europa,
un continente con una chiara tradizione cristiano-occidentale, accetta di buon grado il dialogo
tra le religioni, ma non possiamo pronunciarci
sull‘esistenza di Dio e degli Dei“.
Cervello
Autore: Ingo Arzt
Illustrazioni: Nina Weber
Traduzione: Alessandra
d‘Angelo
21
Si parla solo di...
Dalla siccittà alle lotta, dalle scuse all‘ansia:
raccogli il significato delle chiacchiere del
momento e ascolta di che si tratta
Barcellona (Spagna): la siccità che soffoca la Catalogna
da alcuni mesi ha portato le organizzazioni ufficiali a
ricercare soluzioni di emergenza nel caso in cui la situazione peggiorasse. Le soluzioni proposte per Barcellona dal Consiglio Ambientale potrebbero sembrare
strane, ma riflettono perfettamente il grado di disperazione per la mancanza di pioggia: si sta calcolando
la possibilità di trasportare acqua dal fiume Rodano,
Marsilla, fino a Barcellona con una nave.
12
Cervello
Realizzato da: Carolina
Pirola e Adam Chrambach
Londra (Gran Bretagna): Solo il 6% delle 14.000 denuncie annuali per violenza sessuale nel Regno Unito finiscono con il criminale in carcere, sempre per
mancanza di prove. Per questo, la polizia britannica
consiglierà alle vittime di mettersi in contatto con
l‘aggressore con un SMS chiedendogli perchè avrebbe
agito in tale maniera. Lo scopo da raggiungere è che
gli aggressori rispondano con frasi del tipo „scusa, ero
fuori di me, non succederà mai più“. L‘unica cosa che
rimane da sapere è se questo metodo è legale…
Sofia (Bulgaria): L‘Unione Europea e la Bulgaria non
trovano un accordo su come si scriva la parola “euro”.
Nell‘alfabeto cirillico la moneta europea si scrive
“evro”, e lo stato balcanico nega di firmare una serie
de accordi se non verrà scritto in tale modo. Mentre
il commissario dell‘allargamento della UE, Olli Rehn,
accusa i bulgari di togliere credibilità ai convegni con
tali problemi, il governo della Bugaria parla di “identità nazionale” e di “rispetto delle differenze linguistiche” per definire la sua presa di posizione.
Pelješac (Croazia): Continuano i problemi tra gli antichi membri della ex Jugoslavia: la Croazia ha dato
avvio alla costruzione di un ponte che metterà in comunicazione stradale il resto del paese con la penisola
di Pelješac, tagliata attualmente da 10 chilometri che
appartengono alla Bosnia-Herzegovina. La complicazione è arrivata da quando la Bosnia si è resa conto che
il tracciato invaderà le sue acque territoriali. Nonostante ciò, la Croazia ha annunciato che il suo ponte, di
2,4 chilometri di lunghezza, sarà terminato nel giro di
quattro anni.
Berlino (Germania): Il vecchio edificio del parlamento
della RDA, chiamato ‘Palazzo della Repubblica’, è stato
abbattuto in seguito a una lunga controversia. Dopo la
riunificazione, nessuno aveva le idee chiare su cosa fare
con questo zibaldone nel bel mezzo di Berlino. Alcuni
cittadini manifestarono il desiderio della restaurazione
del palazzo reale, ma la cosa risultò troppo costosa. In
seguito, una serie di progetti d‘arte innovativi furono
ben accolti, ma non furono mai portati a termine. Il
problema? Non si trovarono i fondi per ricostruirlo. Al
momento la città rimane con un terreno abbastanza
costoso e senza uno degli ultimi monumenti di rispetto della precedente metà del paese.
La guerra delle
camerette
Europa e i suoi figli, 2ª parte: nel
dramma della famiglia indigo sulla storia d’Europa si litiga per i Lego, la minipiscina e le pistole ad acqua.
Almeno fino all’arrivo di Babbo Natale
Mamma Europa era una donna intelligente.
Sapeva come sarebbe stata difficile la vita familiare con i suoi tanti figli. In totale aveva adottato sei
gemelli, generati il 25 marzo del 1957 in un’orgia
festosa. Però la madre adottiva non sistemò tutti
i piccoli nella stessa camera da letto. Il francese
Jean e il tedesco Michel sotto le stesse coperte?
Da un giorno all’altro avrebbero fatto scoppiare
una guerra per la fattoria Lego!. E così Emma,
Sanne, Octavie, Jean, Michel e Francesco ottennero ognuno una cameretta privata. Mamma Europa appese un lucchetto ad ogni porta- “Ecco
qua, attaccabrighe!” Quando i bambini diventarono abbastanza grandi e la famiglia si trasferì
a Bruxelles, Mamma Europa consegnò le chiavi
dei lucchetti ai figli. A partire da quel momento
ognuno doveva essere responsabile delle proprie
quattro mura. E i figli portarono avanti quello che
la madre aveva iniziato: una sempre più forte difesa dei confini. Ogni volta che l’olandese Sanne
voleva giocare con i giocattoli della belga Emma,
doveva bussare e chiedere tre volte il permesso di
entrare. Jean era ancora più severo: non appena
Francesco si piazzava davanti alla sua stanza, lo
palpava dall’alto in basso per accertarsi che non
facesse davvero contrabbando di pistole ad acqua. Dopo alcuni anni anche l’irlandese Patrick
e la britannica Emily si scontrarono e piazzarono
grandi piscine di fronte alle loro camerette. Così
adesso prima si doveva fare la traversata a nuoto
e poi c’era anche la possibilità di doversi sentire
l’insolente frasetta “Passaporto, grazie!“..
Dopo un po’ di tempo Mamma Europa dovette
riconoscere che le camerette private dei bambini
invece di giovare alla quiete familiare, la mettevano a rischio. Nel 1985 decise di andare in vacanza
con i figli maggiori per poter discutere di queste
questioni. Così a giugno riservò delle cabine sulla nave Marie-Astrid e con Jean, Michel, Emma,
Sanne e Octavie attraversò l’Alta Mosella, fiume
che passa attraverso la Germania, la Francia e il
Lussemburgo. Il sole splendeva alto nel cielo. I
suoi figli si stravaccarono sui lettini sul ponte in
coperta sulla nave e iniziarono a farsi gavettoni di
Caipirinha. Giunti al porto di Schengen divenne
immediatamente chiaro a tutti che dovevano essere più ben disposti l’uno con l’altro. Così, tornati a casa a Bruxelles, ognuno, dando il buon
esempio, gettò nella spazzatura il proprio lucchetto. Cinque anni dopo decisero di abbattere
persino i muri che separavano le loro camerette.
Addirittura Francesco scardinò la porta intera e
la segò in mille pezzi con l’aiuto dello spagnolo
Alejandro e del portoghese Rui.
Solo Patrick e Emily se ne restarono rannicchiati dietro le loro piscine, trovando estremamente
invadente l’idea di rinunciare in tal modo alla
propria sfera privata.
Allo stesso tempo Mamma Europa continuò ad
essere molto attenta ai suoi figli minori. Era preoccupata che potessero scappare al suo controllo
e che divenisse impossibile ritrovarli in una casa
così grande. O che potessero frugare nelle scrivanie dei fratelli maggiori. Per questo i lucchetti furono lasciati provvisoriamente alle porte di
molti di loro: a quella dell’estone Erik, della lettone Liga, della lituana Ona, del polacco Jakub; dei
gemelli eterozigoti Tomas dalla Repubblica Ceca
e Pavol dalla Repubblica Slovacca; della piccola
slovena Marija, del nobile Karol dall’Ungheria,
del maltese Joseph, della cipriota Dimitra e anche delle neonate Gabriela dalla Romania e Stefka dalla Bulgaria.
Natale 2007 era alle porte. Molti tra i più piccoli scrissero nella letterina a Babbo Natale: “Non
voglio più la mia porta”. Ciò intenerì Mamma
Europa che alla fine decise di chiamare Urs, lo
svizzero riservato. Urs viveva nella cantina della
casa di famiglia e si teneva volutamente fuori da
tutte le questioni esterne. A quanto pare si sentiva un po’ malinconico all’avvicinarsi del Natale e
finalmente ammise di voler bene a Mamma Europa. E che presto avrebbe tolto il lucchetto dalla
sua porta di casa. Così poi i bambini sarebbero
stati liberi di venire a trovarlo anche tutti i giorni
e di giocare con la sua ferrovia in miniatura.
Cervello
Autore: Jochen Markett
Illustrazione:Francesco Secchi
13
Erasmus Orgasmus
La European Community Action Scheme for the Mobility of University Students, creata per
educare le generazioni future all’idea di Europa, ha dato vita a un’orda impazzita che sta
invadendo il continente. Vivono di notte, non hanno barriere e sono dappertutto.
Sono loro, la generazione Erasmus.
Che si parli di “Effetto Erasmus” o di “Erasmus Orgasmus” o, tralasciando qualsiasi aggettivo, si parli solo e semplicemente di ERASMUS,
nell’immaginario collettivo cominceranno ad apparire storie, ricordi, racconti fatti di amicizie e
avventure, ma soprattutto, storie d’amore. Di queste, le più fortunate ma anche le meno frequenti, sono durature. La maggior parte finisce con
il progetto stesso. Ma ne esistono anche alcune,
nate e finite in poche ore che, nonostante tutto,
sono ancora degne di essere chiamate tali. Perché
si sa, in Erasmus il tempo scorre più velocemente
e lo si vive al cento percento. E quelli che l’hanno
vissuto faranno ora un leggero sorriso, solo quelli che l’hanno sperimentato sulla propria pelle
riusciranno a capire di cosa sto parlando. Perché
l’Erasmus non si può spiegare.
Parlare di Amore Erasmus non è sempre la cosa
più semplice. Dovremmo fare tesoro delle nostre
esperienze, belle o brutte che siano, soprattutto
quando si tratta di storie intense. Ma una exstoria-d’amore-Erasmus lascia inevitabilmente
l’amaro in bocca. L’aver creduto che barriere di
spazio e cultura non avrebbero fatto la differenza.
Il pensiero di abbandonare tutto e tutti, arrivare
ad immaginare la nostra vita di coppia in un altro
paese, in un’altra lingua… sognare ad occhi aperti. Nella maggior parte dei casi il vuoto lasciato
dalla fine di tale relazione coincide con il ritorno
al paese di origine, ai vecchi amici, alla vita che
nuovamente scorre con una lentezza snervante.
Ed ecco che allora teorie su teorie cominciano
a spopolare. Studi (della stessa unione europea),
investigazioni, tesi di laurea (“Antropologia dell’erasmus. Partire studenti, vivere sballati, tornare
uomini” di Fiorella de Nicola) o semplici blog,
tutti con lo stesso tema, tutti cercando di metabolizzare l’ufficialmente definita “Sindrome posterasmus”. La vecchia casa ormai inevitabilmente
troppo stretta, gli amici scontati, le novità
banalissime chiacchiere. L’unica soluzione consigliabile, l’unico rimedio che sembri riscontrare
qualche risultato è il viaggio. Ripartire è fino ad
ora l’unica risposta plausibile per sorpassare la
crisi.
Quelli che poi riusciranno nuovamente a parlare della loro esperienza potranno dire di avercela
fatta. Quelli capaci di rispolverare storie appositamente messe nel dimenticatoio perché dolorose.
Gli entusiasti, i sognatori, gli appassionati, quelli
che non hanno smesso di credere al gran sogno.
In altre parole: i romantici. Loro faranno parte
della nuova generazione, quella di un mondo
con meno barriere, dove le differenze diventano
peculiarità, dove la tolleranza e la comprensione
rappresentano i valori principali. Loro faranno
parte della nuova generazione degli ex-eramsus.
Alcuni di loro hanno deciso di raccontarsi, di cercare di spiegarci la magia del momento, con un
nodo allo stomaco o semplicemente un sorriso e
“quella luce negli occhi che hanno solo gli uomini che hanno vissuto*”.
Lingua
Autrice: Irene Sacchi
Foto: Irene Sacchi
54
WOUTER (BELGA) + XXX (SPAGNOLA)
ERASMUS FINLANDIA
55
L’Erasmus è stato il periodo migliore della mia
vita. Sono stato sei mesi in Finlandia. Io studiavo informatica, lei scienze ambientali. Entrambi
avevamo le nostre relazioni nei rispettivi paesi
ma posso facilmente ammettere che mi sono innamorato di lei dal primo momento in cui l’ho
vista. Eravamo al Gigling Marlin bar, a Joensu,
In Finlandia naturalmente. Il freddo e l’atmosfera irreale dell’Erasmus che rende tutto un po’
più magico, hanno fatto il resto. Tutto in lei era
nuovo, differente: il modo di vivere, di vestirsi,
di fare festa, di divertirsi, di parlare, di mangiare le patatine fritte con la salsa per non parlare
poi della musica, con gli Udos e i Blink Cientoochendaydos. Con lei ho scoperto e amato non
solo una ragazza, ma un intero paese. Con la fine
dell’Erasmus ognuno è tornato a casa propria. Io
non ho potuto più riprendere la vita di prima: la
mia ragazza non riusciva più a capirmi e ad apprezzare il fatto che fossi cambiato. Il mio mondo
era diventato improvvisamente troppo piccolo.
Per lei le cose sono andate diversamente.
Dei nostri primi incontri ricordo lo sforzo per
esprimermi in inglese (maccheronico), la sorpresa di scoprire che qualcuno, nato in Nicaragua e
cresciuto in Belgio, ti assomiglia molto, eppure è
molto diverso. E la difficoltà di credere che fosse tutto vero: sembrava davvero un sogno fino a
quando non siamo tornati a casa. Ma la fine dell’Erasmus era solo l’inizio della nostra storia, fatta
di lontananza, internet e tanti, tantissimi viaggi.
KARL (SVEDESE) + XXX (LATINE)
ERASMUS BELGIO
più importanza il nome, il come e il quanto è
durata. Ancora non lo sapevo, ma lui era ciò che
io sarei diventata. Lui rappresentava un’idea concreta che io invece credevo utopia. L’ho amato,
ma ancora di più ho amato quella vita, quegli
amici, quell’energia nell’aria. Sono tornata ed a
lui ho dovuto rinunciare, ma l’energia è rimasta,
gli amici sono rimasti e soprattutto è rimasta
quell’idea lontana, ma realizzabile. E quando la
nostalgia di quella vita, di quelle persone è troppo forte, mi ripeto le parole di una poesia che ho
letto in quel periodo “[…] e non cercarmi in una
forma umana, sono dentro il tuo guardare.”
ALESSANDRA (ITALIANA) + JORGE (NICARAGUENSE BELGA)
ERAMSUS PORTOGALLO
E` tornata con il suo ex ed io non ho potuto far
niente per farle cambiare idea. Ho sofferto per la
fine del nostro sogno anche se ormai me ne sono
fatto una ragione. So solo che se potessi tornare
indietro rivivrei tutto esattamente come l’ho vissuto, prenderei le stesse identiche decisioni, farei
gli stessi identici sbagli. Insomma, almeno sotto
questo punto di vista posso dire che ne è valsa la
pena.
MARTINA (ITALIANA) + PETROS (GRECO)
ERASMUS GRECIA
Io ad Atene, esattamente 5 anni fa, dopo una storia con un ragazzo dai capelli lunghi fino ai piedi, punk, freak, con discutibili teorie sull’igiene
personale, ho incontrato…il mio destino! Non ha
Ho trascorso sei mesi in Erasmus a Lisbona. Mi
sono innamorata della città e di lui. Io e Jorge
ci siamo conosciuti all’università. Un caso, dato
che lui non la frequentava quasi mai. Per essere
onesta, all’inizio mi piaceva il suo migliore amico
e solo dopo varie peripezie ci siamo accorti l’uno
dell’altro. Sarà stato per l’atmosfera malinconica
di alfama, per la vista che ti sorprende sempre
o per l’allegria contagiosa di bairro alto, ma ci
siamo raccontati le nostre vite rapidamente, con
tanta voglia di conoscerci mentre i giorni sembravano sfuggirci tra le mani.
L’80% delle relazioni che ho avuto durante i
miei studi all’estero sono state con ragazze “latine”. Devo ammetterlo, ho un debole per loro,
mi affascinano, rappresentano per me qualcosa
di assolutamente esotico e culturalmente differente. Non voglio parlare di una storia d’amore in
particolare ma potrei scrivere un libro elencando le piccole differenze culturali in cui mi sono
scontrato. Comincerei dai fantastici “squilli” sul
cellulare. Ne ho ricevuti molti prima di capire
che uno squillo non significa non avere piu soldi
per poter chiamare. Ogni volta, nel dubbio, chiamavo. In Svezia poi, i genitori sono sì parte della
famiglia, ma non integrante. Mi sono improvvisamente trovato a tavola con i genitori di lei e
l’atmosfera era quella di un esame universitario.
Dare poi le chiavi del mio appartamento non rappresenta per me alcun tipo di rituale. Si tratta
solo di comodità. Ma alla fine, tutte queste differenze mi divertono e non posso farci niente, sono
recidivo. Il fascino latino è il mio punto debole.
lontananza o differenze culturali. È finita come
può finire qualsiasi altra storia, internazionale o
no.
MIGUEL (PORTOGHESE) + VIVIANA (ITALIANA)
ERASMUS BELGIO
Ho fatto l’Erasmus nella facoltà di scienze della
comunicazione a Lovania. Vivi studiava filosofia.
La vidi al primo party Erasmus della Pangea, l’organizzazione studentesca dell’università. Era il 6
febbraio. Lei mi avrebbe confessato in seguito che
stava adocchiando un mio amico, mentre io avevo
pensato che stesse guardando me tutto il tempo.
Il 7 febbraio andammo in gita a Bruge. Lì cominciammo a parlare. Per il resto frequentavamo le
stesse lezioni, vivevamo vicini e avevamo molti
amici in comune. Il 13 Marzo stavamo tornando
alle rispettive case ed io ero tremendamente depresso perchè il Porto aveva perso.
MICHAEL (TEDESCO) + XXX (ESTONE)
ERASMUS INGHILTERRA
Ci siamo conosciuti a Londra. Entrambi studiavamo “Media and Communication Regulation”.
Lei ha saputo ammaliarmi con le parole e me ne
sono innamorato sin dal primo momento in cui
la vidi alla festa internazionale della donna. Era
estremamente intelligente. Di cose strane ne sono
successe moltissime. Una volta per esempio sono
andata a trovarla a casa sua in Estonia. Lei ad un
certo punto mi disse: “Michael, non ti spaventare
ma ora andrai nella sauna con il mio padrigno e
lui ti colpirà con un ramo dell’albero di natale”.
Io pensavo fosse uno scherzo e mi sbagliavo. Che
dire, di usanze simili non ne avevo mai sentito
parlare. All’interno della sauna c’era anche un tavolo da biliardo e ritrovarmi a giocare sudando e
completamente nudo con il padrigno della mia
ragazza è quello che potrei definire ‘uno shock
culturale’. La nostra storia e` durata due anni e
mezzo. Non posso dire sia finita per ragioni di
Generalizzando la mia depressione calcistica al
resto della mia vita mi sentivo ulteriormente solo
e abbandonato. Non andai a casa quella notte. Rimanemmo a parlare a casa sua fino alle 7 di mattina. Io il giorno stesso avevo programmato un
viaggio con degli amici a Parigi e lei un appuntamento romantico con un altro ragazzo. Prima di
andarmene le dissi: “Spero ti rimarrà un pezzo di
broccoli fra i denti quando uscirai con lui”. Così
prima di andare via ci baciammo e io scappai per
Parigi. Siamo stati insieme quattro anni e mezzo,
vedendoci nei posti piu disparati a seconda degli
sconti sui biglietti aerei. Abbiamo vissuto dei momenti indimenticabili ma anche dei momenti di
crisi, come quando presi in mano il coltello per
mangiare gli spaghetti a casa dei suoi. La nostra
storia è finita da poco. Siamo rimasti amici e spero lo rimarremo a lungo perché i bei ricordi non
si cancellano mai.
56
16
Lingua
17
Autrice: Susanne Wallenöffer
Composizione: Maria Messing
Conny Bösl: ha il cappello da cuoco più lungo al
mondo (anche nella versione non modificata), ma lui è
campione mondiale per ben altre caratteristiche.
Menu europeo
Ad ogni paese un ingrediente. Una miscela internazionale da far venire l‘acquolina
in bocca
Direttamente dalla Franconia terra
dell’aglio, alla capitale dell’Unione europea- è il
caso di un buon intenditore dell’universo culinario come Conny Bösl, che a Bruxelles riesce
a stuzzicare il palato dei buongustai europei
con le sue creazioni. L’ ex teamchef della nazionale tedesca di cuochi è da diversi anni sempre pronto a fornire all’attività politica europea
il giusto nutrimento per le sedute prolungate. Lo
abbiamo incontrato a Bruxelles e lo abbiamo invitato a prepararci una vera ricetta innovativa che
Ingredienti:
1
2
3
4
5
6
Germania: Salsicce
GranBretagna: Salsa Worcestershire
Francia: Lumache
Italia: Pasta
Spagna: Arance
Russia: Barbabietole
Limepane: Un toast nel lato amaro della vita. Provatelo
con le aringhe della Lettonia, o, se siete coraggiosi, con
il baccalà islandese.
Pomcarne: Potreste provarlo con della pancetta slovena;
o se velete osare con le lumache francesi, fatelo prima
a purè.
nel brodo con molluschi a scelta. Fate cuocere
a fuoco alto. Alla fine aggiungete alla zuppa i
cetrioli e i pomodori, condite con succo di limone, sale e pepe. Tagliate a fette il pane di segale,
spalmatene una metà con del formaggio cotto e
l’altra con dell’Ajar ed insaporite con della paprica in polvere. Mettetelo in una teglia e fatelo
cuocere nel forno già scaldato. Versate la zuppa
in un piatto con il pane di segale cotto al forno
ed infine guarnite il tutto con un paio di strisce
di barbabietola.
caldo. Aggiungete dell’acqua. Tagliate a pezzetti
delle patate e dei peperoni sbucciati, poi condite
con i funghi e le olive. Insaporite con rosmarino
fresco e timo. Infornate con la carne e tenetelo
al caldo. Per le foglie di vite cuocete la polenta,
mescolatela con fette di prosciutto tagliate fini
e avvolgetela nelle fette di vite. Servite assieme
all’agnello e alle verdure.
Lempera: un limone a forma di pera? Potreste usarlo
in un‘insalata di frutta?
fosse composta delle molte specialità regionali
ma rielaborata in un’unica variante europea. Per
l’esperimento sono stati selezionati 44 ingredienti
provenienti da diverse regioni europee così come
altri elementi di base da utilizzare a piacere tra
cui cipolle, sale, pepe ed erbe. Alla fine Conny
Bösl ha scelto 33 ingredienti per creare il nostro „
Menu europeo a tre portate“. Ovviamente indigo
è stato presente sia durante i suoi preparativi che
alla sua consumazione e così facendo è come se
avesse assaggiato un pezzo d’Europa.
LA RICETTA
Per la zuppa di pesce sminuzzate le cipolle, aggiungete le carote tagliate a fette e fate rosolare
per circa 3 minuti. Aggiungete il fondo di pesce
e condite con panna acida. Riscaldate il tutto.
Tagliuzzate il filetto di salmone, l‘arringa, lo stoccafisso e fate sciogliere
7 Olanda: Pepe
8 Belgio: Cozze
9 Turchiai: Fichi
10 Svezia: Mirtilli
11 Sizzera: Cioccolata
12 Polonia: Mele
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Norvegia: Salmone
Austria: Olio di semi di zucca
Grecia: Olive Kalamata
Danimarca: Prosciutto cotto
Irlanda: Cosciotto di Agnello
Finlandia: Funghi
Procuratevi un cosciotto d’agnello e tagliatelo a
croce con un coltello affilato; insaporite con sale
e pepe e lasciate rosolare in una grossa pentola in
olio di semi di zucca per circa 10 minuti, fino a
farlo diventare croccante esteriormente. Aggiungete poi le cipolle sminuzzate e l‘aglio. Cuocete il tutto nel forno per circa 2 minuti a 200°.
Aggiungete i fagiolini e il cavolfiore sminuzzato,
girate la carne e lasciate ancora nel forno per 10
minuti. Estraete la carne dal forno e lasciatela al
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24
Portogalllo: Pomodori
Rep.Ceca: Arrosto di maiale
Romania: Mämäligä (Polenta)
Ungaria: Peperoncino
Ukraina: Patate
Rep.Slovacca: Carote
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Tagliate a pezzetti mele, arance, prugne ed uva,
mettetele in una scodella e spruzzatele con abbondante succo di limone. Aggiungete un po’ di
zucchero e lasciate assorbire. Mettete dei mirtilli
in una pentola e mescolateli con 2 cucchiai di
zucchero, poi aggiungete dell’acqua. Cuocerla a
fuovo lento fino a far diventare densa. Poi distribuite sulla macedonia, stendetevi sopra un paio
di foglie di menta, e condite con della cioccolata
e dei fichi.
Croazia: Barbabietola
Luxemburgo: Kachkéis
Slovenia: Pancetta
Belorussia: Grano Saraceno
Serbia: Ajvar
Bulgaria: Panna Acida
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Lituania: Cetrioli
Lettonia: Aringhe
Cipro: Foglie di fico
Islanda: Baccalà
Estonia: Pane di Segale
Bosnia-Herzegovina: Prugne
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43
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Albania: Limoni
Macedonia: Fagiolini
Malta: Uva
Moldavia: Cavolfiore
Senza confini
Per secoli hanno sofferto persecuzioni
e pogrom, solo poco a poco l’Europa
impara a capirli e a proteggere la loro
identità: lo scrittore austriaco Ludwig
Laher riflette sui Rom e i Sinti d’Europa
e su di noi.
„Ai pochi sopravvissuti
al campo di concentramento, furono
spesso negati lo status
di vittime e la
compensazione finanziaria.“
Piercing
Autore: Ludwig Laher
Foto: Albert Grühbaum
Non sono né un Rom né un Sinto. Se tuttavia
mi chiedono di scrivere sui Rom e i Sinti, ciò
è dovuto al fatto che ho scritto libri e fatto film
che parlano di loro, e che li lasciano raccontare.
D’altra parte questi lavori sono nati solo perché
quattordici anni fa mi sono trasferito in una regione paesaggisticamente incantevole a nord di Salisburgo, al confine tra Austria e Germania. Sono
state delle anziane donne del luogo a rivelarmi,
qualche tempo dopo, che lì c’erano stati due lager
nazisti, in cui erano accadute cose orribili. Uno
dei due era il lager principale di raccolta degli
Zingari per il distretto dell’alto Danubio del Terzo Reich, l’odierna Austria Superione dello stato
federale. Chi non trovò già qui la morte, venne
infine deportato a Lodz, nella Polonia occupata,
e morì nel ghetto del luogo per fame, epidemie
o assassinato con il gas. Dove vivo io niente,
proprio niente richiama alla mente il destino di
quelle persone, e solo in remote pubblicazioni
specialistiche si trovavano, in scarsa quantità, accenni poco precisi.
Nelle mie ricerche negli archivi più disparati mi
imbattei tuttavia in una gran quantità di documenti, e così tutto a un tratto scoprii che vivevo
esattamente a metà tra due luoghi storicamente
significativi per il destino di questo popolo: neanche due Km a sud , sulla collina delle esecuzioni, nel 1658 c’era stata la decapitazione di massa
delle “schiere di Zingari”, dichiarati fuorilegge.
E meno di due Km a nord nel 1941 si trovava il
lager, circondato da mura e filo spinato, la cui
vittima più giovane doveva avere cinque settimane. Più di 150 bambini, considerando solo quelli
al di sotto dei dieci anni erano sulle liste, insop-
1910
Data di nascita del chitarrista jazz Django Reinhardt in
una roulotte.
1936-1945
I nazisti danno avvio alla persecuzione sistematica dei rom (Porajmos). Il
numero dei rom uccisi durante la seconda guerra mondiale è stimato attorno
ai 220,000 (1 milione erano i rom residenti in Europa prima della guerra).
portabilmente lunghe, di coloro che non sopravvissero a St. Pantaleon-Weyer o a Lodz..
Mi sentii stranamente richiamato al dovere da
questa costellazione geografica. Sospesi il progetto del libro a cui stavo lavorando e scrissi il
romanzo “Herzfleischentartung” (degenerazione
della carne del cuore), basato su fatti autentici
(tradotto anche in spagnolo, francese ed inglese).
Parallelamente, mi detti da fare per conoscere i
Sinti austriaci. Molti non ci sono più, dato che
in nessun altro posto in Europa il loro tributo
di sangue durante la barbarie nazista è stato così
alto come in Austria, dove circa il novanta per
cento cadde vittima della follia della razza.
ti da Hitler e di espellerli, se possibile, sebbene
fossero Austriaci da numerose generazioni (solo
negli anni novanta [!] gli ultimi casi hanno avuto
un esito positivo). Un altro metodo amato consisteva nel minimizzare ufficialmente la qualità
e la brutalità dei lager nazisti, in alcuni casi si
arrivava perfino a negare l‘evidenza. Corrispondentemente ci fu il rifiuto di concedere licenze,
la reintroduzione dei registri per gli Zingari (la
polizia doveva fare rapporto su tutti i movimenti
migratori), e lezioni della loro lingua madre ci
furono per la prima volta alla vigilia del duemila
in quei comuni, in cui poco tempo prima quattro
Rom austriaci avevano perso la vita per un attentato dinamitardo.
OMICIDI DI MASSA E PRIVAZIONE DELLA
CITTADINANZA
L‘EUROPA RISPONDE CON L‘ASSEGNAZIONE DI
SPAZI ABITATIVI
Questi incontri mi hanno fatto provare vergogna per molteplici ragioni. Tutte le persone con
cui da allora sono entrato in contatto, senza eccezione, hanno perso qualcuno tra i parenti più
prossimi (genitori, fratelli, nonni), ma per nessuno l’argomento principale era il risarcimento,
l’accusa, l’insanabilità. Trovavano, sorpresi, che
finalmente qualcuno voleva ascoltarli e a me si
schiuse davanti, poco a poco, un pezzo di civiltà
sconosciuta. Così come sugli avvenimenti dei lager fu steso il velo del silenzio, l’Austria ufficiale
del dopoguerra non voleva avere niente a che fare
con i suoi Zingari. Ai pochi che erano sopravvissuti ad uno dei lager furono negati abbastanza
spesso lo status di vittime e la compensazione
finanziaria. Per farlo le autorità si servirono, tra
le altre cose, dello sporco mezzo, di non restituire
la cittadinanza a coloro che ne erano stati priva-
Quest’Europa è però solo all’inizio di un vero
dialogo interculturale con i suoi Sinti e Rom.
Troppo a lungo ci si è fidati di una rilevante popolazione autoctona di Sinti o Rom, se pure ci
si interessa ai loro problemi, ai comuni concetti
dell’assegnazione di spazi abitativi, offerte formative ecc…senza confrontarsi con gli interessati, e
senza fare riferimento ai presupposti specifici, sia
culturali che storici, che una secolare vita di diaspora nella continua paura di vessazioni quotidiane e pogrom porta con sé insieme ad ostacoli
diretti e indiretti legati alle tradizioni culturali.
L’assimilazione sembrava ai singoli, sempre che
la carnagione scura non fosse troppo evidente,
l’unica possibilità per rompere il circolo vizioso: voler creare, all’insegna del dogma ideologico
dell’est, un unico popolo di lavoratori socialisti
senza considerazione per l’origine, oppure cre-
1971
Gli zingari decidono di essere chiamati « Rom ».
1977
La Norvegia termina la sterilizzazione dei rom. Prima, erano forzatamente sterilizzati dallo stato.
1985
Francia: La prima mostra internazionale dell‘arte Rom ha luogo a
Parigi.
35
„L‘assimilazione sembrò ad alcuni l‘unica
possibilità per rompere il circolo vizioso
all‘insegna del dogma ideologico dell‘est, creando un unico
popolo di lavoratori socialisti senza
considerazione per l’origine (e rispetto per la cultura),
o della capitalistica idolatria per la
prestazione dell‘ovest, la cui forza motrice contraddice
diametralmente tutti i valori delle
rigide società Rom e Sinti“.
36
arlo all’insegna della capitalistica idolatria per
la prestazione dell’ovest, la cui forza motrice, la
concorrenza brutale degli individui, contraddice
diametralmente tutti i valori delle rigide società
Rom e Sinti, orientate verso famiglia e clan. Questi reagivano spesso con la condanna, un caro
prezzo, che spesso comportava rifiuti psichici.
da Sigmund Freud a Stefan Zweig, e il famoso
detto dell’allora sindaco viennese antisemita “chi
è ebreo lo decido io!” sta ad indicare che anche
le elites tradizionali del paese fino ad un certo
punto erano pronte a concedere l’assoluzione,
perlomeno a coloro che fossero desiderosi di assimilarsi ed economicamente di successo.
I CLICHEE DEI BARBONI SPORCHI
Tuttavia, solo durante la prima guerra mondiale
affluirono 36000 “ebrei caffettani”, come spesso
venivano chiamati con disprezzo i poco agiati ortodossi, dal sempre conteso Stedl della Galizia,
nella restante Austria, specialmente a Vienna. E
non solo ad Hitler bastò, secondo una sua dichiarazione, la semplice vista di queste persone per
diventare un fervente antisemita.
Tra i frequenti errori nel rapportarsi a Rom e
Sinti a livello europeo c’è quello di un’ingenua
omogeneizzazione. Perché tra i Sinti ben impiegati, elettricisti aziendali e assistenti di laboratori
chimici, impiegati di banca e capimastri, venditori ambulanti e cuochi provenienti da paesi come
Austria, Germania o Belgio e i Rom della Slovacchia Orientale, del Kosovo o della Bulgaria, senza lavoro e senza prospettive, c’è una differenza
enorme, e non solo per quello che concerne la
lingua.
Ad una Sintisa austriaca sono grato per l’utile indicazione, per cui l’attuale situazione dei Rom e
dei Sinti europei la farebbe pensare a quella degli ebrei verso la fine della monarchia danubiana:
una buona parte della popolazione ebraica dei
territori occidentali del regno si era impegnata,
a partire dall’emancipazione del 1867, a lasciarsi
alle spalle fede e cultura dei loro antenati, per
essere liberali e a volte più austriaci degli austriaci cattolici. La Vienna a cavallo del secolo era
influenzata anche da intellettuali ed artisti ebrei,
1992
La Germania deporta
60,000 Rom immigranti
illegali all‘est europeo.
1995
In modo simile, secondo la mia interlocutrice,
molti Rom e Sinti dell’Europa occidentale, più
o meno integrati dopo tanta fatica, temono che
l’opinione pubblica possa essere influenzata dalla
vista dei mendicanti Rom, da poco tempo umilmente in ginocchio nelle zone pedonali delle
grandi città e dai servizi dei media, spesso in
primo piano, sulle inimmaginabili condizioni
di vita di molti Rom dell’Europa dell’est o sulle
migliaia di prostitute Rom lungo la ex-cortina
di ferro o temono che l’opinione pubblica possa
associare alla parola zingaro primitività, sporcizia, pigrizia, furti e promiscuità, senza indagare
le cause e le corresponsabilità per questo stato di
cose, senza prendere neanche in considerazione
l’infondatezza di un tale sospetto generale.
Lo scrittore Philomina Franz, un sopravvissuto al campo di
concentramento, è stato premiato con la medaglia d‘onore
della rep. federale tedesca, il riconoscimento più grande.
Negli ultimi anni sta crescendo la
consapevolezza, di doversi confrontare con i
Sinti e i Rom, ma le
iniziative sono ancora tentennanti.
DESTINO PROSTITUZIONE
Certamente anche l’altro estremo, un romanticismo cieco e filantropico, pregiudica l’impegno per
l’Unione Europea, di affrontare adeguatamente
la mostruosa sfida della complessa questione dei
Rom. Da qui è nata la storia vera di Monika, la
ragazza rom proveniente dalla repubblica slovacca dell‘est. Una personalità forte, che non si piega
ad un destino apparentemente già segnato, che
nonostante le condizioni di estrema povertà della
famiglia negli anni ’80 del ventesimo secolo trascorre una prima infanzia felice, a causa delle circostanze avverse perde la madre e il suo ambiente
abituale, si procura numerose ferite in orfanotrofio, tenta una serie di suicidi e a diciotto anni
viene scaricata nel mondo con le sue malvagità,
senza una adeguata istruzione e impreparata, e
senza nessuno a cui chiedere consiglio, nessuno
da cui avere assistenza.
Che i Rom in primo luogo partecipino allo sfruttamento economico della giovane, dapprima
sottraendole il libretto di risparmio, privandola della possibilità di una casa, vendendola ad
uno sfruttatore e spedendola, nonostante la sua
strenua opposizione, nel territorio sulla linea
del confine occidentale è un dato di fatto, così
come il distogliere lo sguardo dei corrotti tutori
dell’ordine cechi, ufficialmente mal pagati, o dei
clienti tedeschi e austriaci, che a migliaia attraversano ogni giorno il confine per una scopata
veloce ed economica. Secondo le informazioni
delle prostitute, per il novanta per cento vogliono
rapporti senza preservativo e fanno finta di fraintendere per erotismo il disperato abbordaggio di
bambine per lo più tossicodipendenti. Ciò che il
più delle volte, come per il caso di Monika, viene
liquidato come problema dei Rom, è in realtà un
complesso interagire di sintomi di abbrutimento
dell’intera società. (Nota dell‘editore: Laher narra la storia di Monika nel suo nuovo romanzo
„Prendiamo quello che viene“).
AREE DI SOSTA PER SINTI E ROM
Ma i Rom e Sinti sono, poco sorprendentemente,
persone come me e te. Tuttavia è evidente che
tra di loro in proporzione si trovino molti più
musicisti di talento che manager di successo. In
ogni caso, il modo di relazionarsi storicamente
a loro è una vergogna per l’Europa. E’ vero che
negli ultimi anni sta crescendo la consapevolezza di doversi confrontare con e insieme a loro,
ma le iniziative sono ancora tentennanti, mal
coordinate e si limitano spesso a singoli aspetti.
Questo non è il luogo per un discorso ampio,
né posseggo perle di saggezza /né io ho la palla
magica. So solo che ci sono aree di sosta per Rom
e Sinti in viaggio, che sono state attrezzate in collaborazione con loro e secondo le loro esigenze,
con segnaletica in due lingue, che ci sono i primi progetti di case popolari, che avendo carattere
ad atrio, solo piano terra e simili elementi vanno
incontro alle tradizioni culturali, che per molti
di loro sono importanti. So solo che i bambini a
scuola sgranano gli occhi e sono curiosi quando
i Rom e i Sinti gli raccontano di sé.
Autore: Ludwig Laher
Nato nel 1955 a Linz, ha pubblicato una serie di film,
libri e studi sui Sinti e i Rom. Il suo penultimo romanzo sul tema „Prendiamo quello che viene“ è stato
pubblicato nel 2007 dal Innsbrucker Haymon.
1996
Il centro per i diritti dei
Rom nasce a Budapest,
Ungheria.
2006
Nel 2006 il suo documentario „Ketani vuol dire insieme. La verità sui Sinti dimenticando i clichee sui rom“
arrivò al grande schermo. Dal 2005 al 2007 Laher è
stato presidente del Consiglio Europeo degli artisti
(European Council of Artists, ECA).
L‘University di Manchester termina il progetto « Rom» , raccoglie tutti i dialetti della
lingua dei Rom attraverso l‘Europa. Il primo partito completamente Rom è stato
fondato in Ungheria con il nome „MCF Roma összefogás“ (MCF Unione dei Rom).
37
Tradizioni
22
András Kállai‘s Fat Barbie, 2006
Rock‘n Roll
Damian La Bas‘s Gypsyland, 2007
Piercing
23
Foto: Barnabas Toth
(sinistra)
Karl Grady (destra)
L‘artista András Kállai (25) ha operato migliaia di Barbie. Come monumento
contro il sessismo, afferma. Kállai è ungaro Rom e attraverso la sua arte ha voluto
prendere le distanze da normali cliches dei colori sgargianti e balli tradizionali.
Affermazioni del tipo „l‘arte dei Sinti e Rom“, rispecchiano secondo lui la maggior
parte delle volte dei pregiudizi. Separare l‘arte per Etnie e Nazionalità non ha senso. „Amo la mia identità, ma allo stesso tempo non posso. Purtroppo esiste ancora
András Kállai
troppo odio contro di noi“, afferma Kállai. Appartiene ad un nuovo gruppo di artisti Rom, intelletuali e orgogliosi, provenienti da tutta Europa. „Anche se veniamo da paesi differenti,
c‘è tra noi la sensazione di appartenere allo stesso passato“, aggiunge.
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Ha scoperto cosa vuol dire nella biennale di Venezia 2007. Artisti Rom provenienti da
otto paesi hanno organizzato il padiglione „Paradise Lost“, aiutati dalla Allianz Kulturstiftung, dall‘Open Society Institute e dal European Cultural Foundation. L‘artista
britannico Damian Le Bas (44) dopo l‘esposizione: „Finalmente in ognuno di noi si
nasconde un po‘ di tradizione Sinti und Rom, perchè noi siamo vagabondi dal profondo delle nostre anime“. Lui è originario da viaggiatori irlandesi e dai franco ugonotti
Damian La Bas
ed è un fan sfegatato di Elvis. L‘arte Rom è un po‘ come il Rock‘n Roll, rappresenta il
contatto tra di noi, afferma Le Bas: „La nostra arte trasporta un‘immagine, un messaggio politico. È per noi
un momento molto importante“
Prima
Dopo
Tra moglie, marito
e il mondo del calcio
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Come trattare con una tradizione culturale che vede giovanissime ragazze sposarsi
e chiudersi in casa a badare alle faccende domestiche? Due donne Rom cercano
una risposta alla loro lotta tra identità, tradizione e rivoluzione.
„Ai cugini tutto è permesso”
Sylwina, 24 anni, studentessa di scienze culturali. Cerca un equilibrio tra due mondi.
26
Piercing
Autrice: Honorata Zapaśnik
Foto: Monika Pidło
Hanna Dobrzyñska
Traduzione: Dinca Irina
“Tuo padre è uno zingaro”, un amico mi
rivelò. Ero solo una bambina, e non avevo idea di
ciò che significasse essere figlia di uno zingaro.
Sono cresciuta immersa nella cultura Rom – i
miei genitori parlavano rom in casa, quindi ne
imparai la lingua. Quando mio padre suonava la
chitarra muovevo le mie piccole braccia al ritmo
e ballavo. Un giorno chiesi: “Che significa essere
uno zingaro?” Più tardi, alla scuola di grammatica, sentii i primi commenti denigratori: “Gli zingari mi derubarono”, o “L’indovina zingara mi
fece pagare 100 Zlot invece di dieci”. Ero l’unica
rom nella mia scuola, così che indossavo i pantaloni e nascondevo la mia vera identità.
vento più consapevole delle tante differenze culturali. Quando sono con i polacchi, mi diverto
tanto come fanno loro. Ciò sarebbe impossibile
nel mio ambiente Rom. Vestita con gli occhiali
ed la gonna trendy, non assomiglio ad una tipica
ragazza Rom.
Tuttavia, ho sempre pensato alle regole Rom
come a qualcosa di perfettamente naturale. Vado
in discoteca indossando gonne lunghe. Una volta
indossavo una maglia molto scollata e mio cugino mi disse che quella tenuta non era adatta.
Un altro cugino si intromise quando ballai con
un polacco. “Vattene via,” gli gridò. Questo è il
diritto di ogni cugino.
Ultimamente, ho incontrato un giovane Rom al
lavoro. Mi ha invitato a bere un caffè. L’ho rifiutato per paura che mi avrebbe sequestrato e sposato dopo il caffè. Una donna Rom sposata deve
badare alla casa. Ho già 25 anni, ma prima che
arrivi il mio turno, voglio finire gli studi..
Vivevo come una normale adolescente polacca,
ma allo stesso tempo sentivo l’impulso di ricercare le mie origini. Ero finalmente pronta ad accettare la mia identità. Dopo il liceo, i miei amici
ed io andammo in città a festeggiare. “Sono rom”,
confessai. “Perchè non hai detto mai nulla?”, chiesero loro. “Volevo che mi apprezzaste per quella
che sono, e che non mi giudicaste”.
„Il Calcio è la mia vita”
La diciassettenne Ilona gioca a calcio. La sua
famiglia non riesce più a comprenderla.
Quando avevo sei anni, mio padre decise
che dovevamo lasciare la Polonia senza un motivo ben preciso. I miei genitori, mio fratello,
mia sorella ed io vivevamo nella città polacca di
Slupsk, in un appartamento. Così viveva tutta la
mia famiglia Rom. Trascorrevamo la Pasqua ed il
Natale da mia nonna, bevevamo, chiacchieravamo
e ci divertivamo. I miei zii e zie mi consigliavano
sempre d’indossare abiti lunghi così avrei trovato
un marito Rom in poco tempo. Quando avevo sei
anni, ci trasferimmo a Londra con mio fratello e
mio padre. Dopo alcuni mesi, mia madre e mia
sorella ci raggiunsero; in seguito, tutta la mia famiglia Rom ci seguì. Ci incontravamo da nonna
una volta alla settimana, come prima, però sentivo la mancanza dei miei compagni di gioco, del
resto della mia famiglia e della neve. Non tutte
le ragazze Rom vogliono sposarsi, ma mia nonna
non si da pace. In occasione del mio diciassettesimo compleanno, il suo desiderio fu che io trovassi presto un marito e mettessi al mondo due
figli ed una figlia. “Preferirei studiare e giocare a
pallone”, le risposi.
Iniziai a studiare scienze culturali a Cracovia, e
adesso sono al quarto anno. I costumi Rom mi
hanno precluso certe professioni: non sarei mai
potuta diventare una dottoressa, perchè nessun
Rom può fare un lavoro considerato “sporco”,
come toccare le interiora di un uomo.
“Sono sicuro che passerai il test”, mi disse mio
zio prima di un esame. Mio zio è Roman Kwiatkowski, presidente della società locale Rom e
membro della comunità polacca Rom. Lui non
è il mio vero zio; i Rom parlano spesso tra loro
chiamandosi zie, zii e cugini.
Sono la segretaria della società Rom da quattro
anni. Non indosso più i pantaloni e leggo molto
sulla mia cultura. Mio zio mi dice spesso di studiare e di arricchire le mie conoscenze sulle nostre
tradizioni. Non ho bisogno di motivazione. Studio per dimostrare che non soltanto i Polacchi
possono realizzarsi nella vita. L’educazione influisce la nostra percezione sulla realtà. Quando mi
trovo a contatto con i tantissimi Rom ignoranti
nella società, vedo la differenza tra loro e me.
Oggi, vivo con un piede nel mondo polacco e
l‘altro in quello Rom. Ogni giorno che passa di-
Sylwina
In Polonia vivono oggi circa 12 000 Rom, la maggior parte dei quali sono
Polacchi e Carpazi, come pure di Kalderara e Lovara. Si distinguono per le
loro usanze, la lingua e lo stile di vita. Una donna Rom deve generalmente
badare alla casa. Rischia anche di essere espulsa dalla comunità se sposa
un polacco. Tanti costumi dei Rom dei Carpazi sono determinati da un codice
di valori tramandato da generazione in generazione.
Ilona
Gli studi hanno dimostrato che i Rom sono la più invisa comunità etnica dalla
Polonia. Un sondaggio CBOS del 2002 nelle scuole polacche dimostrò che un
terzo dei ragazzi partecipanti aveva risposto i “Rom” quando gli era stato
chiesto chi non avrebbero voluto avere come vicini di banco, ancor prima
degli psicopatici ed omosessuali. Secondo la Commissione Europea contro
il razzismo ed intolleranza, i comportamenti ostili sono spesso accompagnati da un‘ azione concreta contro il gruppo sociale afflitto, azione che non
fa altro che aumentare la discriminazione dei rom in Polonia.
Si offese a morte e attaccò il telefono. Alla maggior parte della mia famiglia non piace quello
che faccio. Non possono capire perchè io preferisca i pantaloncini e le magliette alle gonne e le
maglie. Quando racconto alla mia famiglia le mie
partite di calcio, sostengono che nessun uomo mi
sposerà se continuerò a comportarmi in questo
modo.
Ho iniziato a giocare a pallone molto prima del
mio tredicesimo compleanno, su un campo dietro casa. Una volta, mio cugino si era iscritto nella squadra giovanile della Rom United, un club
fondato cinque anni prima da una comunità di
rom polacchi. Ho chiesto il permesso di allenarmi con il club, e dopo solo un paio di settimane i
ragazzi delle due squadre mi contendevano. Alla
fine, mi nominarono capitano. Due anni fa arrivammo al secondo posto nella lega giovanile
e vinsi un premio come miglior giocatore. Poco
dopo, un talent scout mi scoprì e mi offrì un posto nella squadra di Leyton Orient Ladies. Se la
mia famiglia fosse rimasta in Polonia, non avrei
mai scoperto lo sport che amo tanto adesso. In
Polonia avrei dovuto indossare gonne e sposarmi
giovanissima. Qui, in Inghilterra, incontro gente
culturalmente varia ed interessante, vado a scuola
e gioco a pallone. La mia famglia ha dovuto imparare ad accettarmi. La maggior parte dei miei
cugini sono, alla mia età, già genitori. Sposati tra
loro, stanno insieme tutto il tempo e si prendono
cura dei loro bambini. Quando vedo una ragazza
rom giovane fumare, le dico di smettere: se agisce
come un adulto così presto, la faranno sposare
ancor prima
Gli inglesi affermano che i rom rubano e chiedono l‘elemosina in strada. Questo è solo uno
stereotipo. Anche i miei compagni di classe – la
maggior parte dei quali asiatici – mi percepiscono con un pregiudizio. Quando sentirono che
venivo dalla Polonia furono orgogliosi di avere
un’amica polacca, ma quando dissi che ero rom,
il loro modo di parlarmi cambiò, mi guardarono in modo diverso. Non ho più avuto dei veri
amici a Londra dopo tutto questo, così viaggio
in Polonia appena possibile. Anche in Inghilterra manteniamo le nostre tradizioni polacche:
mangiamo cibo polacco, guardiamo la televisione polacca, ascoltiamo le notizie polacche. Il mio
sogno più grande? Giocare a calcio nella squadra
nazionale femminile polacca entro un anno. Non
molte donne in Polonia giocano a calcio, in questo modo, magari avrò un’opportunità. In caso,
giocherei anche per l’Inghilterra. Il calcio è tutto
per me.
27
Stivali
Chiamati
Desiderio
30
Piedi
Autore: Ruddy Guilmin
Foto: Marianne Baisnée
Traduzione: Corinne Cavenaghi
Il ticchettio degli stivali riecheggia sulle
strade europee. Le donne nascondono i loro
piedi in questi strani e seduttivi oggetti
Click, clack, click-un paio di stivali fanno
capolino sotto una gonna bianca, riecheggiando
in strada – è arrivata la primavera! L‘inverno sta
finendo e le temperature cominciano ad aumentare, ma loro continuano imperterriti a ticchettare nelle strade. Di pelle, di velluto, con cerniera
o con i lacci, bassi o con i tacchi, a metà polpaccio o alti fino alla coscia, la superstar delle
calzature da donna domina la moda femminile.
Al 41° Midec (la fiera internazionale della scarpa)
lo stivale è stato più che mai di moda. Con il passare dei secoli europei di ogni età hanno ceduto
all’irresistibile fascino seducente degli stivali.
Edith Gaigg, 33 anni, area marketing di una agenzia di traduzioni a Leeds (UK), confessa di indossarli al lavoro, quando esce, e persino in casa. Ma
perché le donne sono così irreprensibilmente a
favore di queste celebri scarpe? “Sono comode e
mi proteggono quando piove” spiega Edith. “Mi
fanno sentire sexy, slanciano le mie gambe. Inoltre mi sento al sicuro perché mi permettono di
prendere la gente a calci nel sedere!” Ed è qui
che troviamo il paradosso delle scarpe-moda riassunto in poche parole: sono sia un oggetto di
seduzione sia un simbolo di autorità. E perchè
questa invasione? È una manifestazione della nuova rivoluzione femminista o ancora un’altra manifestazione della donna-oggetto in una società
occidentale maschilista?
Per Justine Levy, il significato degli stivali rimane
secondario. Caratterizza semplicemente la donna
di ogni giorno. “Una ragazza che porta gli stivali è allo stesso tempo attiva e alla moda.” Se ci
si presenta ad un meeting indossando classiche
scarpe da ufficio con tacco, una parte del cervello
sarà concentrata solamente sullo stare in piedi. Se
si indossano stivali, entrambi i piedi sono radicati
al suolo. Si rimane dritti. In altre parole, potrebbe
forse lo stivale essere la protezione che le donne
cercano per entrare in questa società? “Alcune
tribù africane chiamano stivali „guanti per piedi“ ci spiega Marc-Alain Descamps, professore di
psicologia all’università René Descartes. “Sono
scarpe che arrivano al ginocchio, il che è utile se
si lavora nel fango, in paludi o in liquami.”
Persino con i tacchi, gli stivali danno un senso di
sicurezza. “Se hanno un tacco alto, aumentano la
mia autostima”, dice Carolina, giornalista spagnola di 23 anni. “So che suona strano ma questo
è l’effetto che hanno su di me – forse perché mi
rendono più alta.” Non è poi così sorprendente.
Secondo l’opinione degli psicologi, gli stivali
sono spesso visti come un simbolo di autorità.
Evocano l’immagine della cavalleria, gli unici individui a cui era permesso indossarli. Gli stivali
sono pesanti, rumorosi e danno, a chi li indossa,
un passo particolare, in quanto non permettono
di flettere la caviglia“. La sensazione di avere la
situazione sotto controllo è condivisa da Marie,
ventinovenne addetta alla stampa di Parigi. “Mi
sento più sicura quando indosso gli stivali. Danno
sicurezza al mio modo di camminare” Il periodo
della seduttrice che porta le tradizionali scarpe
da ufficio è finito. Dagli stivali, le donne traggono beneficio sia a livello funzionale che a livello
ornamentale. Dall’autorità alla sottomissione.
Paradossalmente, gli stivali nutrono il mondo
della fantasia nella nostra società. Legati al feticismo, che decollò con la fotografia negli anni
50 (con Betty Page come musa) e poi anche negli
anni 70 ( con il fotografo Helmut Newton), lo
stivale conserva il suo legame con il sesso. Si dovrebbe solo provare a cercare il termine ‘stivale’
in un motore di ricerca e si rimarrebbe persuasi:
non è necessario cercare a lungo per arrivare ad
una quantità di blog e forum dedicati alla gloria
di questa rinomata calzatura, generalmente indossata con il minimo indispensabile
Frederic Monneyron, sociologo della moda, ha
notato un forte ritorno dello stivale alto, in particolare fino alla coscia. “ È un oggetto altamente
erotico, che era in voga alla fine degli anni 60,
al tempo della libertà sessuale. Le donne che lo
indossano assumono appieno il loro status di oggetto sessuale”.
Dovremmo concludere quindi che lo stivale perpetua l‘idea della donna-oggetto, e allo stesso
tempo contribuisce all’emancipazione delle donne? Non ne siamo così sicuri. Come dice Joen
Faure, feticista e capo redattore della rivista A
Propos de Bottes, “Le donne sono perennemente
in passerella: indossano stivali alti sopra i jeans,
ciò evita lo stile apertamente provocante degli stivali e minigonna.” Quindi lo stivale diventa “allo
stesso tempo un segnale sessuale e uno di protezione, un invito ed un divieto”. Carolina non
indosserebbe mai un paio di stivali alti con una
minigonna. “Ciò mi darebbe l’impressione di essere ciò che non sono” Ma ciò non le impedisce
di infilare i suoi jeans dentro gli stivali, anche
se “solo in occasioni speciali.” Per Frederic Monneyron, gli stivali alla coscia potrebbero persino
rappresentare la “donna conquistatrice: è pelle, è
pelle di animale, ciò è istintivo e guerriero.”
In breve, gli stivali continuano a mantenere il
loro potere seducente e la loro dimensione sessuale. Danno alla persona che li indossa una sensazione di potere e di autorità. Creano una sorta
di protezione che fa sentire parte del gioco. “Gli
uomini amano le donne virili, libere e sicure di
se stesse” afferma Marc-Alain Descamps. Franca
Tildach, 28 anni, studentessa d’arte in Salisburgo,
riassume il tutto. “Penso che l’aspetto sexy degli
stivali sia predominante, ma la sensazione di venir avvolta, del calore e della protezione, dal piede al polpaccio, mi fa sentire un po’ più a casa,
anche per strada.”
31
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proposte creative e della scelta grafica. Alcuni
esempi, Silenziotv, Ogredung e Microlabel.
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Autrice:Arianna Sgammotta
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www.one.dot9.ca
· huw roberts _ odate in harmonics
www.serein.co.uk
· navarro - land.mp3
www.standard-music.net
· palac_ hello
www.frozenelephantsmusic.com
· d‘incise _ des aulnes
www.mirakelmusik.se
· ibakusha _ fripèes
www.zymogen.net
· egotopia _ princesse meringue
www.legoego.de
· letna _ morn 45
www.navarro.eu.com/eko
· masaya sasaki _ motion8
www.minusn.com
· Kanja Tieffer -Let‘s get funky
This is the music we like: la musica
scelta e scaricata on- line su misura.
Dopo Napster* più nulla.
Questo era il pensiero di molte delle majors musicali, illuse di tornare a monopolizzare
la compravendita dei cd. Poi l’Mp3 ha segnato
il passo, e si è iniziato a capire che la realtà non
poteva più essere quella di prima. La comunità
dei musicisti fuori dal coro, quella dei feticisti
del suono e dei collezionisti maniaci, ha iniziato
a guardare al web come ad uno spazio di mercato sempre più interessante. Un non luogo in cui
dare avvio alla propria percezione della realtà, in
cui diffondere uno stile di vita.
Così sono nate le net label, tipo particolare di
etichette musicali completamente gestite online.
Obiettivo dichiarato: la diffusione di musica gratuita al maggior numero di persone.
Filosofia: l‘uso del diritto legato alle licenze di
Creative Commons (CC), il cosiddetto copyleft:
forma di diritto che permette la diffusione e distribuzione delle opere senza alcun limite (se non
quello di impedire il guadagno sulle stesse, che
devono rimanere gratuite), lasciando all‘autore
la possibilità di scegliere come usarle, senza le
solite restrizioni e rapporti esclusivi, tipici delle
Majors.
La riproducibilità e la diffusione delle opere è
dunque garantita dalla sottoscrizione dei diritti
prevista dalla licenza Creative Commons. Condizione obbligatoria per accedere a tali contratti, niente relazioni ufficiali con altre case discografiche o con le società che tutelano i diritti
d’autore.
Ma le net label sono soprattutto un contenitore
che diffonde uno stile di vita, dal web alla realtà
quotidiana. La loro missione è la creazione di un
centro propulsore di sottocultura a 360 gradi che
dalla grafica del sito passa attraverso la selezione
degli artisti alla scelta dei posti in cui apparire e
delle manifestazioni da supportare. E soprattutto ce n‘è per tutti i gusti, si va dallo stile indie
rock della belga Sundays in Spring a quello di
un videogioco anni ’80 della 8bit people, centro
nevralgico di un’elettronica sporca e minimale.
Questi non luoghi del cyber spazio sono diventati famosi grazie ai passaparola e alla creatività
dei loro fondatori. Ma anche grazie al fenomeno
Myspace, diventato ormai la bibbia per i clubber,
gli appassionati della musica di nicchia e per i
teenager. Ed è proprio su Myspace che si ha accesso al sito del collettivo Copyleft, che in Italia
raccoglie ed individua tutte le realtà più interessanti legate al free music share state of mind.
Le net label crescono nell’ambito di progetti
home made, pensati alla stregua di community
create per ascoltare il proprio genere di musica
preferito e dare spazio alla cultura underground,
in special modo quella elettronica. Questa predilezione è legata a ragioni tecniche e storiche, dal
momento in cui il web è stato all’inizio il mezzo preferito dei cervellotici mondiali cresciuti a
pane, nintendo e musica elettronica, diretta evoluzione dei jingle dei video game.
Tra le fondatrici storiche , Kosmik free music
foundation (nel 1991) e Monotonik (1996). Tra le
più importanti e grandi a livello attuale, l’italiana
Anomalo e Lastfrog, che offrono una varietà di
artisti e di generi molto ampia. Accanto a queste,
che rappresentano il Vip del download gratuito
ne esistono molte altre di piccole dimensioni, ma
interessanti sul lato delle
In Europa, il fenomeno è ormai una moda,
un’abitudine che si collega a tutta una serie di
altri eventi di aggregazione, che grazie ai voli
low cost e alla cultura europea del free mover di
questi ultimi tempi, ha permesso agli appassionati di conoscere molti gruppi nuovi e di condividere esperienze in diversi Paesi. In questi ultimi
anni sono moltissime le iniziative europee per
dare spazio alle etichette on-line. Tra gli eventi
più importanti, il Netlabel festival di Zurigo e
l’itinerante Netaudio Festival, una delle vetrine
più importanti per queste realtà contemporanee,
che quest’anno avrà luogo in una delle capitali
europee per la musica elettronica e tecno, Berlino.
*Primo servizio di file sharing che permetteva di
scaricare MP3 gratuitamente.
SELVA ELETTRICA
Conoscere le net label non significa tanto elencare quali sono e quali artisti propongono. O
meglio, non solo. Significa, caso per caso, e a
seconda dei gusti, calarsi fin dentro un mondo
particolare, con i suoi valori, il suo slang e le sue
percezioni.
A tal proposito si può citare il caso di una net
label italiana, Selvaelettrica, nata da un progetto tra amici nel 2005 in una città vicino Roma.
La metafora usata dal creatore, amministratore e
musicista, Kudu, è quella di pensare il sito come
ad una foresta. Girare nel web come in un ambiente selvaggio. In totale libertà e alla ricerca
del lato animale che è in noi. Questo lo spirito
della net label (www.selvaelettrica.com). Kudu
and friends hanno dato vita ad un proprio vivaio
musicale, nel quale non solo trova spazio la musica che piace a loro, ma tutto un mondo di font,
linguaggi e newsletter dai toni fiabesco trash. La
programmazione varia dall’elettronica in tutte
le salse al rock psichedelico. Sperimentazione e
suoni non conformati, la regola per avere accesso.
Con la regolarità (più o meno categorica) di due
releases mensili l’etichetta garantisce una propria
selezione di artisti al suo pubblico.
In verità il sito è solo la vetrina di quello che
realmente si nasconde dietro le numerosissime
attività. Concerti, eventi e installazioni sono ciò
che permettono a questa di fuoriuscire dal suo
margine di virtualità e lasciarsi cadere nel mondo reale. E soprattutto l’esplosione della creatività
in tutte le sue forme. Caratteristica tipica di net
label come questa è la possibilità di creare interazioni con il pubblico che ricalchino le linee
del sito creando quello stile di vita visualizzato
dai pixel dei laptop. Interazioni che sfociano nel
guerrilla marketing quando si parla di forme di
promozione, o di installazioni contemporanee
nelle performance. Nel caso di Selvaelettrica, telefoni verdi giganti nel bel mezzo di festival per
ascoltare le ultime releases.
Una domanda però tormenta oggi molti opinionisti, ovvero, le forme di guadagno di questi
mega contenitori del P2P. Al momento, le net labels dure e pure non producono vinili o album,
e quindi non guadagnano. Rimangono misteriosamente all’interno di una propria voglia di farsi ascoltare e di alzare la voce. TestimoniaNo la
propria esistenza, producono un proprio mondo,
che si tratti di una foresta selvaggia, di atmosfere
retrò o dai toni di un video game. Ma la realtà rimane una: la voglia di esserci, di creare un nuovo
approccio alla musica che dovrà necessariamente
evolvere verso qualcosa di diverso.
In alcuni Paesi europei come l’Olanda, e in altri
come il Brasile si stanno studiando forme di convivenza tra diritto d’autore e copyleft. Le net label
riusciranno ad imporsi in questa nuova fetta di
mercato o ne verranno fagocitate?
31
OTTO LEGGENDE BALCANICHE
Gadjo Dilo: una grande hit del 1997.
Questo film di Tony Gatlif ha messo
la musica gitana su un palco enorme,
con balli, concerti e attori che irrompono in canti spontanei per tutta la
durata del film.
Goran Bregovic: dopo il successo pop
32
Piedi
Autori, Realizzazione:
Friso Wiersum
Traduzione: Daniela
Castrataro
Balcanizzati!
DJ Dubcovsky ci racconta della crescente influenza balcanica nelle discoteche
europee.
Sono i miei ricordi dei concerti di musica
balcanica ad alimentare il mio amore per il genere, uno in particolare, una performance di Mahala Raï Banda. C’è stato di tutto, dai due giovani
trombettisti che flirtavano senza ritegno con le
ragazze in estasi vicino al palco, all’anziano violinista palesemente attaccato alla bottiglia d’alcol.
Quest’ampio raggio d’età si rifletteva nel pubblico: un misto di vecchi amanti di musica folk e
giovani clubbers, uniti nella loro passione fino
all‘ultimo.
Non che poi vi fosse stata una fine ‘ufficiale’,
perché proprio quando tutti pensavamo che il
concerto fosse finito, la band ricominciò lo spettacolo. Lì, faccia a faccia con le trombe, il suono
era travolgente al ritmo del tamburo costrinse le
nostre gambe a muoversi e i nostri sorrisi a rinfiammarsi. Mentre ballavo con la mia ragazza, vidi
persino sua madre che provava alcune delle sue
vecchie mosse con il trombettista! E l’anziano violinista non nascondeva più la sua bottiglia al
pubblico, ora beveva apertamente preso dallo spirito del momento. Banconote venivano lanciate
alla band, tutti applaudivano e si, i poveri baristi
a lavoro si dannavano l’anima.
A questo punto dovremmo addentrarci nella storia della musica balcanica. Si tratta di uno stile
estremamente antico che risale a quella generazione di zingari, o gitani, che dall’India viaggiarono verso l’Europa, adottando elementi di ogni
cultura
che incontrarono durante il loro pellegrinaggio.
Dai deserti del Rajastan alle pianure del Danubio, i pellegrini fecero proprie le sonorità di ogni
regione. Non a caso, nella musica balcanica confluiscono le trombe dell’armata turca, i cembali
degli artisti rumeni, i violini dei musicisti ungheresi e le trombe dei suonatori serbi.
Nei secoli questo mix ha fatto da colonna sonora a molti matrimoni, battesimi e feste regionali
balcaniche, ma è sempre stato alquanto improbabile ascoltarlo al di fuori. Eppure in questi giorni,
folle in tutta Europa impazzano per gli stessi suoni tradizionali e folcloristici delle brass band gitane, grazie ai DJ che sanno sfruttare l’eccitazione
creata dal rapido suono degli ottoni tipico della
musica balcanica mixato con elementi più elettronici. Da questa sperimentazione sono venuti il
pop e il ritmo balcanico, che hanno alimentato
una diffusione di tale musica, enfatizzandone
l’autenticità e la tradizione. Per citare il sociologo Weber, „Nel nostro mondo disincantato siamo
condannati a cercare il reale’“ Il reale che stiamo
cercando potrebbe essere appunto la musica balcanica.
Ma non sono solo l’autenticità e la realtà che hanno saputo rendere popolare tale musica. Infatti,
in particolar modo per quanto riguarda l‘Europa
occidentale, sembra che l’attrazione per questo
genere provenga dall‘immaginazione di una vita
e una cultura che molti di essi desiderano, fatta
di libertà di viaggio, assenza di un lavoro fisso,
eredità di cui andarne orgogliosi e capacità di vivere secondo le proprie regole.
Naturalmente, i nuovi trend musicali sembrano darsi il cambio circa ogni cinque anni, il
che significa che l‘interesse per questo tipo di
musica sarà probabilmente di breve durata. Ma
resta significativo il fatto che questo è uno dei
primi trend a muoversi da Est verso Ovest. E per
quanto mi riguarda, anche quando tutti gli altri
l‘avranno ormai dimenticata, non appena quella
tromba mi chiamerà, io sarò lì pronto a cantare
“Mesecina mesecina….Poh joh”.
in Yugoslavia con la sua band Bijelo
Dugme, Bregovic ha prodotto musica, per la maggior parte colonne
sonore degli anni ’80. Dopo il grandioso successo con ‘Underground’
ha trovato un altro gruppo musicale,
la Wedding and Funeral Orchestra,
nota per le sue performance che ogni
volta arrivano a coinvolgere oltre 150
musicisti.
Fanfare Ciocarlia: Forse la brass band
più veloce, la Fanfare Ciocarlia è nata
quando una fan tedesca si innamorò
a tal punto di un musicista rumeno
da convincerlo a formare una band. Il
resto, come si dice, è storia.
Shantel: Shantel stentava ad avere
successo fin quando un produttore di
musica lounge scoprì la musica balcanica viaggiando per le terre che i
suoi antenati possedevano in Bucovina, regione sul confine tra Romania,
Moldavia e Ucraina. Combinando le
sonorità balcaniche con i ritmi elettronici, ha pubblicato due famosi album chiamati ‘Bucovina Club 1’ e ‘2’.
Il suo terzo disco è atteso entro la fine
dell’anno.
Besh o Drom: Besh o Drom è una
band ungherese nata con strumenti
tradizionali di ottoni fatta per mixare sonorità balcaniche con il jazz e
l’electro. Besh O Drom è ad oggi uno
dei gruppi balcanici più popolari.
Balkan Beat Box: la Balkan Beat Box
è una band formata da due ragazzi
israeliani di Brooklyn che producono
club music con influenze mediterranee e balcaniche. Grazie ad una perfetta padronanza tecnica dei propri
strumenti, le loro performance live
sono spesso paragonate a spettacoli
circensi e sono largamente venerate.
Gogol Bordello: Forse il più popolare fra tutti gli esempi di influenza
balcanica, quest’estate hanno partecipato al circuito di festival europeo,
stabilendo la loro etichetta di punk
gitano. In quanto tendono a mixare
la loro eredità ucraina con lo spirito
da band come i Pogues, i critici hanno accusato il leader Eugene Hutz di
fingere il suo accento. Non che la folla tuttavia sembri importarsene.
Fatima Spar & the Freedom Fries:
meno noti di alcuni dei loro contemporanei, questa band è un altro
esempio perfetto di ritmi balcanici.
Amalgamano perfettamente le varie
tradizioni musicali dell’Europa sudorientale: Fatima stessa ha radici in
Turchia, mentre la sua band nel precedente impero Ottomano. Eletta migliore band austriaca del 2006, sono
in lizza per diventare i campioni delle
sonorità balcaniche non elettroniche.
IL FESTIVAL
Il Guca festival in Serbia è la celebrazione annuale per eccellenza di tutto ciò che è balcanico.
Raduna migliaia di fan in un piccolo villaggio
nel sud del Paese per un’intera settimana, che
possonosperimentare tutto quello che un festival europeo dovrebbe offrire. Musica non-stop,
bellezze che fanno la danza del ventre, litri di
Slivovitz (il brandy locale) e feste in campeggio
che durano ben oltre la fine delle performance
live di ogni sera. Ovviamente è il festival stesso
a rappresentare la vera attrazione, è la gara fra le
migliori band straniere a rappresentare uno degli
elementi più seri dell’evento. I vincitori raddoppiano, o persino triplicano, i loro guadagni successivi; solo un artista, Boban Markovic, è stato
escluso dopo aver vinto la competizione per molti anni di seguito.
Con questa crescente popolarità, la reputazione
del festival si sta riprendendo dalla cattiva immagine ricevuta durante il periodo dell’isolamento
serbo. Infatti, sta tornando ad essere considerato
come dovrebbe, ovvero il “Woodstock delle trombe”. Ad ogni modo, se non riuscirete ad andare
di persona, procuratevi il disco “Golden Brass
Summit: Fanfares en delire’ per farvi un’idea del
genere di ricchezza musicale che il Guca può offrire.
33
Attenti
all‘
australiano!
Sono un organizzato o un imbranato?
Diamo un‘occhiata ai tipi da ostello.
36
Piedi
Per chi gira l’Europa con un piccolo budget l’ostello è un fantastico tipo di sistemazione.
Soddisfa molti dei bisogni primari dell’essere umano: un tetto, una doccia veloce e, anche nell’era
volte in bagno. In una di queste occasioni si dimenticherà la chiave (o tessera magnetica) dentro
la stanza e comincerà a bussare per farsi aprire,
per un lungo lasso di tempo gli altri ospiti faranno finta di dormire e lo ignoreranno, ma alla fine
un’anima pia si alzerà (di solito io) più che altro
per riprendere a dormire e per guardare in faccia
il personaggio.
L‘ordinato
In teoria sarebbe il compagno ideale con cui essere forzati a dividere una stanza, ma in realtà
non è sempre così. L’ordinato spegne il telefonino, ma si alza con la sveglia, tiene tutte le sue
cose nell’armadietto (con lucchetto) e dentro la
valigia (con lucchetto). Dopo aver concluso le
abluzioni mattutine rifà il letto e ci mette il pigiama sopra – altrimenti non si capirebbe che è
compagnia di due o tre altri connazionali e sono
conosciuti per raccontarsi barzellette sagaci che
solo loro capiscono ed esplodere in risate fragorose nel cuore della notte
Il socievole
È quello che arriva e si presenta a tutti, anche a chi sta
sonnecchiando nel letto in alto. Si ricorda i nomi di
tutti e dopo dieci minuti tutti conoscono le circostanze principali della sua vita e i motivi del suo viaggio.
Il socievole si aspetta di conoscere altrettante informazioni sugli altri e provvederà a diffonderle nel resto
dell’ostello. Le capacità del socievole non si arrestano
alla sua camera; egli otterrà i suoi migliori risultati
nella stanza comune, dove trasformerà una mezza
dozzina di individui impalati davanti la televisione
e restii perfino a guardarsi negli occhi in un’allegra
compagnia. Il socievole organizza anche passeggiate
alla reception al doppio del prezzo).
Il rumorista
Personaggio di varia estrazione, nazionalità ed
età. Si caratterizza per una serie di rumori che
emette durante il sonno. Russare è la sua specialità, talvolta in forme estreme che danneggiano
l’equilibrio mentale degli altri ospiti. Il rumorista
si può però anche abbandonare a sonore flautolenze oppure a lunghi sospiri mentre si gira e si
rigira nel letto, facendo cigolare tutta la struttura.
Il rumorista ha sempra una sveglia o un telefonino che iniziano a squillare improvvisamente,
continuando per una decina di minuti perchè lui
non riesce a trovarli o a farli spegnere.
37
Autore: Nicola Pizzolato
Illustrazioni: Joseph Hanopol
dei network virtuali, la necessità di compagnia
umana.. In ostello, tra perfetti sconosciuti, nasce
spontaneamente un sentimento di comunanza
d’interessi che deriva dal fatto di svegliarsi, in numero che va da 4 a 12 persone, nella stessa squallida stanza ogni mattina. Dopo diciotto anni di
peregrinazioni in ostelli di diversa qualità, soprattutto nel mondo anglosassone, è ormai assodata
la tipologia di persone possibili da incontrare
usato e un nuovo arrivato lo potrebbe occupare
con gli scarponi. Questo comportamento è naturalmente profondamente fastidioso da osservare per gli altri, disordinati, facendoli sentire
inadeguati. Essi rararemente rivolgono parola a
tale individuo, anche se alcuni se ne fanno una
ragione pensando che sia tedesco.
L‘imbranato
In ogni camera di grandi dimensioni di ogni
ostello che si rispetti c’è sempre un australiano. Mi
sono fatto l’idea che l’educazione dell’australiano
nella sua sconfinata terra natìa lo prepari per superare grandi avversità e ambienti ostili, perchè
non sembra che egli abbia l’opinione che l’ostello
sia un luogo dove il sonno è fragile e bisogna
fare di tutto per rispettare il riposo degli altri;
forse lo considera un luogo di per sè già molto
comodo, dove non c’è bisogno di essere particolarmente considerati verso gli altri. È un dato di
fatto comunque che chi, nel pieno della notte, accende con noncuranza la luce è, due volte su tre,
australiano. Gli austrialiani di solito viaggiano in
per la città, una visita nei migliori pub e il sabato sera
in discoteca. Per quanto scavalchi con troppa sfrontatezza le barriere della riservatezza tale individuo è
essenziale nell’habitat dell’ostello per rompere il ghiaccio tra persone che altrimenti non si sarebbero mai
parlate tra di loro. La notte prima della partenza il socievole distribuirà a tutti un pizzino con la sua email
o un biglietto da visita.
L‘australiano
L‘inesperto
L’imbranato arriva in stanza sempre di notte,
quando gli altri dormono. Irrompe con i suoi bagagli di grandi dimensioni che cerca inutilmente
di forzare dentro l’armadietto, inciampando (al
buio) in tutti i letti e valigie e facendo una casino della madonna. Dopo un po’ si deciderà ad
accendere la luce (a ciò seguiranno mugugni e
insulti sbiascicati sotto le lenzuola da parte degli
altri ospiti). A luce accesa l’imbranato, suo malgrado, continuerà a disturbare aprendo cerniere,
spacchettando rumorosi sacchetti di plastica, entrando e uscendo dalla porta per andare diverse
Da non confondere con l’imbranato, l’inesperto
è semplicemente colui che non ha idea di cosa
sia un ostello e di come sia organizzata la vita
lì. Spesso di giovane età, l’inesperto, dopo aver
passato cinque minuti tentando di aprire la porta
mettendo la scheda magnetica dalla parte sbagliata, entrerà in camerata e solo in quel momento
si renderà conto che dovrà in realtà dormire con
altre persone. L’inesperto non capisce qual’è il
letto che gli è stato assegnato e non ha portato nè
un lucchetto per l’armadietto nè le infradito per
la doccia (ma i manager degli ostelli, che conoscono questa tipologia di cliente, vendono tutto
Il vizioso
Ho notato che tale individuo è spesso di origine
statunitense e spesso abbastanza giovane. Forse
la credenza che, in quel paese, colpisce la consumazione di alcol, droghe e sesso, gli fa pensare che nella liberale Europa tutto sia permesso.
Sperimentare queste pratiche in ostello dovrebbe
fargli capire che ha profondamente torto. I compagni di stanza odiano il fumo, di ogni tipo, e
l’alcol consumati in stanza contro ogni divieto
perchè fanno puzza e occasionalmente causano un “technicolor” (un vomito) nel lavandino
comune. Allo stesso modo, quegli azzardosi individui che convincono le ragazze a seguirli in
camera nell’oscurità della notte dovrebbero essere consapevoli che non incontreranno la mitica
solidarietà maschile e che saranno sicuramente
coperti da interminabili insulti – taluni perentori, talaltri sarcastici (in una babele di lingue)
– che accompagneranno per tutta la sua durata il
rumoroso amplesso.
Un saluto da...
dei così chiamati ‘catafili,’ che si incontrano nei
sotterranei per rituali strani e notturni. Scegli il
giorno più adatto, soprattutto se stai cercando
di disfarti del tuo partner: nessuno noterà la sua
mancanza nel bel mezzo di un labirinto di cui le
uscite vengono periodicamente bloccate.
34
Piedi
Autrice: Marianne Baisnée
Foto: Marianne Baisnée
Come arrivare?
Catacombe di Parigi
1. place Denfert-Rochereau
75014 Paris
Accesso: Métro et RER B
Denfert-Rochereau
Prezzo:
Pieno: 7
Ridotto: 5,50 €
Per ragazzi(14 -26): 3,50 €
Il museo dei gusti di Parigi
Ponte de l‘Alma, fiume a sinistra
davanti al n 93 quai d‘Orsay
75007 Parigi
Accesso:
Métro: ligne 9, station Alma-Marceau
RER: ligne C, station Pont de l’Alma
Prezzo:
Pieno: 4,20 €
Ridotto: 3,40 €per studenti
Merda, Parigi!
Hai pianificato la seduzione nei minimi
dettagli: le offrirai un viaggio originale,
per così dire poetico, a Parigi. Lascia
da parte la torre Eiffel, il Sacro Cuore,
il Louvre, e altri scontatissimi. Penetra
negli antri sconosciuti e misteriosi di
Parigi, e tuffati nelle sue profondità.
Puoi cominciare ad esplorare i sotterranei
della città con un giro organizzato nelle Catacombe. Ricostruite nel 1785, quando milioni
di scheletri furono trasferiti al loro interno per
evitare il sovraffollamento dei cimiteri Parigini.
L‘adrenalina che attraverserà le vene della tua
compagna la farà catapultare senza dubbio tra
le tue braccia e tutti sanno che il pensiero della morte più rendere la situzione eccitante. Una
volta superato il primo spavento, probabilmente
troverai gli innumerevoli teschi e tibie monotoni
per non dire perversi.
Se cerchi qualcosa di più emozionante, ricordati che tutto è a tuo rischio e pericolo. È vietato
dalla legge ma perfettamente possibile vagare tra
le tombe e celle in disuso che rendono i sotterranei di Parigi un vero e proprio labirinto. Ci
sono sculture da scoprire, acquedotti, castelli, e
migliaia di simili meraviglie sotterranee. Le prove esistono nero su bianco nella miriade di foto
che perseverano sul web e dalla testimonianza
www.paris.fr
Comunque, non tutti abbiamo bisogno di essere
così coraggiosi o sepolcrali. Se pensi di aver bisogno di mettere alla prova il suo amore, chiedile se
è pronta a seguirti fino all‘inferno -- in tal caso, vicino all‘elegante Ponte de l‘Alma, sul lato sinistro
della Senna, aggiungiti ai turisti che aspettano
per entrare nel Quai Branly (Museo Etnografico).
In poco tempo raggiungerai un chiosco vecchio
stile, per un momento lo confonderai probabilmente con un bagno pubblico, e segui la guida
che aspetta lì. Ti trasporterà in un groviglio, che
rappresenta l‘apparato digerente della città. Ogni
strada ha il suo corrispondente canale sotterraneo
girerai e rigirerai per strade che, portano lo stesso
segno, lo stesso nome delle vie in superficie. Oh
merda. Ti trovi nelle fognature di Parigi.
Sfortunatamente, vedrai solo un‘infinitesima parte dei 2,400 km dei canali che, se prolungati, porterebbero fino ad Istambul. Ora, il museo rappresenta la storia del cambiamento delle condizioni
igieniche e uno schema grafico della idrografia, e
trova il suo picco di interesse in una costruzione
sotterranea del 19 secolo. In quache modo ricorda
involontariamente gli strumenti di tortura esposti
al famoso museo della torre di Londra. Attraverso
una doppia galleria circondata da possenti mura,
cartelli avvertono della possibilità di liquidi gocciolanti dal soffitto. Alla fine del corridoio, dietro
le sbarre, noti qualcosa di preoccupantemente
grande, rassomigliante ad uno stivalone nero. Da
dietro il vetro, i topi ti guardano con curiosità.
Nel frattempo, la tua guida, un lavoratore professionale, racconterà le storie più terrificanti che
la sua professionalità possa produrre. Un odore
di putrefazione si farà strada nelle tue narici. I
visitatori meno impressionabili sono addirittura
capaci di comprare un topo giocattolo alla fine
del tour, come per essere sicuri di non dimenticare questa gita romantica. Possono addirittura
spingersi oltre, fino ad organizzare – per la somma irrisoria di 255 Euro all‘ora – la festa di compleanno della propria amata in una delle fogne
con la presenza garantita di un lavoratore.
A qualsiasi lettore non ancora convinto da questa
incredibile offerta rimane ancora una possibilità per scoprire i sotterranei parigini: prendere la
metro, come tutti gli altri.
Sequestratore
di immagini
Dio onnipotente dell’arte urbana, Zevs
trasforma la città in un museo. Nel 2002
rapisce la silhouette di un cartellone
pubblicitario Lavazza a Berlino e chiede
500000 $ di riscatto. In nome di Zeus!
Berlino, Alexanderplatz, 2 aprile 2002, 5:37
del mattino. Zevs, con indosso una tuta gialla,
decorata con un fulmine avvolto da una nuvola,
scala la facciata di un albergo. Il misterioso vendicatore mascherato ritaglia con lo scalpello la
silhouette femminile di un cartellone pubblicitario Lavazza, lasciando una voragine nel pannello
alto 17 metri, dove si può leggere lo slogan « Express yourself ». Un’ora e mezza più tardi, la musa
ispiratrice della marca di caffè, un’affascinante
modella dal viso impersonale, sarà alla sua mercé. Prima di scendere, l’artista scrive sul cartellone bucato: « Visual kidnapping – Pay now!» e
va via con l’ostaggio sotto il braccio. Contatta la
direzione della Lavazza e chiede un riscatto di
500000 $, una somma simbolica che rappresenta
il prezzo di una campagna pubblicitaria. Se la
ditta italiana non paga, l’ostaggio sarà giustiziato
sulla Place de Paris. Trascina quindi la prigioniera in una latitanza europea. La porta in Svezia, a
Berlino fino alle catacombe di Parigi.
Nella capitale francese, la esibisce durante le sue
mostre e invita i visitatori a deciderne la sorte.
Se pagano un euro, dimostrano la loro volontà di
vederla morire. L’unica possibilità di mantenere
l’opera in vita è acquistarla. Il procedimento logico dell’artista è semplice: far reagire il pubblico
e intrattenere con lui un gioco interattivo. « La
marca prende in ostaggio l‘attenzione del pubblico in cambio di consumo; io inverto il processo.
Rapisco la silhouette del cartellone pubblicitario
e chiedo al proprietario di pagare»
Parigi, 2 aprile 2005. Durante un ricevimento organizzato dal direttore del dipartimento di
marcheting di Lavazza France al Palais de Tokyo,
il responsabile culturale francese in Italia e la
Direzione del museo hanno consegnato pubblicamente il riscatto. Attraverso questo gesto, la
grande marca di caffè spera di poter dimostrare il
proprio sostegno all’arte contemporanea.
Ricompense record
Questo progetto di rapimento visivo, intrapreso
cinque anni fa e continuamente sviluppato e rimaneggiato, rappresenta l’opera di punta di Zevs.
Questo giovane artista francese proveniente dalla
scena dei graffiti, ha realizzato i suoi primi pezzi a
Parigi agli inizi degli anni ’90. Zevs opera un’arte
di deformazione e capovolgimento con sottili
giochi di comparsa e scomparsa, ombre e luci,
pulizia e sporcizia. Tra contestazione e strategia
pubblicitaria, le sue esperienze sono al crocevia
di un’arte di strada i cui due poli sono Parigi e
New York. Ispirato dal movimento hip hop e da
quello delle arti urbane, esercitò inizialmente in
zone abbandonate: la periferia di Parigi, le ferrovie cadute in disuso e i terreni vuoti del 20°
arrondissement della città. Pian piano, i graffiti
riempirono i muri della capitale e non offrirono
più alcuna possibilità di espressione. Zevs crea
allora il suo logo, la nuvola e il fulmine, dipinti
in stile throw-up, firma elaborata che combina la
tag e il graffito.
Circa 15 milioni di Euro
sono stati pagati in Germainia per Jan-Philipp
Reemtsma nel marzo 1996.
Il record in Gran Bretagna
era di soli 1.5 milioni di
euro mentre in Hong Kong
e in Sudamerica ha già
raggiunto la cifra di 100
milioni di dollari
Massaggio
Autrice: Éloïse Bouton
Foto: Zevs, JP
Nel 1992, evita per poco di farsi investire da un
RER mentre disegna graffiti in un tunnel della
periferia parigina. Sul treno in corsa legge « Zeus
». « Quella scritta mi ha davvero segnato, è rimaAnimali rapiti
sta come impressa sulla mia retina. Di colpo ho
ribaltato la situazione servendomi di quel nome
Mentre i cani vengono
per marchiare la città. Era la firma perfetta da
spesso rapiti in cabio di
imprimere alta e forte nello spazio pubblico».
Zevs s’interessa all’arte attraverso le distorsioni di
pittori e graffitisti americani nei libri Spraycan
Art, Subway Art e i film Beat Street, Break Street
e Stylewars. Affascinato da stencil, silhouette e
scritte che ricoprono i muri del suo quartiere, si
apre un cammino atipico e si appropria dei codici urbani. Durante i suoi vagabondaggi, scopre il
Centro nazionale di arte e cultura Georges Pompidou. Ai suoi occhi, l’impianto poli-culturale
incarna il punto nevralgico di Parigi. Vi scopre
l’arte moderna e contemporanea e sviluppa così
tecniche sovversive e insidiose. Una notte realizza un “attacco visivo” sulla facciata dell’edificio.
Munito di una bomboletta spray rosso sangue,
si concentra sul viso di Alfred Hitchcock su un
cartellone pubblicitario del museo lasciando un
punto rosso gocciolante sulla fronte del cineasta.
Sebbene alcuni aspetti delle sue opere ricordino
Thomas Hirschhorn e Marcel Duchamp, l’artista
parigino non rivendica alcuna influenza. Separa
il proprio lavoro da qualsiasi progetto politico e
privilegia l’artistico. Pretende che la sua esperienza non s’inscriva né in una volontà di trasmissione di un messaggio né in una denuncia. «Non
sono né anti-pubblicità né anti anti-pubblicità.
Provo a rivelare i meccanismi delle
costose ricompense, circa 600 animali sono stati
rubati dagli 80 zoo facenti
parte della European Association of Zoos and Aquaria
tra il 2001 e il 2004
mie opere all’interno della comunicazione pubblicitaria, in modo che essi diventino una fonte
d’ispirazione e di motivazione. Utilizzo la pubblicità come supporto all’espressione” Nonostante
l’interesse crescente dimostrato dalle gallerie europee nei suoi confronti, la Francia rimane ancora
restia alle sue opere. Artista troppo all’avanguardia
o incompreso dalla sua propria patria?
Zeus parla della prudenza francese con derisione:
« Dicono di aver bisogno di lontananza per vedere meglio le cose. Probabilmente se mi stabilissi
all’estero, riceverei finalmente le proposte per esporre in Francia! »
Illuminatore d‘ombre
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424
Zevs si è imposto marchiando la città con il suo
nome e manifestando la propria presenza con il
suo logo. Ma le sue opere si basano anche su una
rappresentazione della città stessa. Infatti questa divinità cittadina ha fatto la sua comparsa
in modi differenti. All’inizio del 2000, dipinse i
contorni dell’arredo urbano. Alla luce artificiale
della notte, ripassò l’ombra di lampioni e palazzi
servendosi di vernice bianca. Durante il giorno,
le forme e le immagini erano ancora li`, assumendo una nuova dimensione. .
I graffiti puliti
Zeus realizza ciò che egli stesso definisce « graffiti
puliti ». Di fronte a muri sporchi di inquinamento, rovinati dal tempo o deteriorati, l’artista inizia
a pulirne artisticamente la superficie servendosi di un’idropulitrice. Dopo il suo passaggio, un
fulmine e una nuvola rimangono impressi sulla
polvere. Aggira così l’illegalità ed evita le accuse di vandalismo. Riappropriandosi dei codici, li
capovolge a suo vantaggio e mette le organizzazioni responsabili della pulizia della città in una
situazione imbarazzante.
Persone scomparse
Mentre Amnesty International tiene il conto delle
“persone scomparse” in
28 paesi come violazione dei diritti dell‘uomo,
le persone continuano a
scomparire in ogni stato.
La maggior parte vengono
ritrovati dopo pochi giorni,
altri non ritorneranno mai
a casa.
I graffiti invisibili
Questa tecnica fa eco al principio dei « graffiti
puliti ». Zeus utilizza una pittura fosforescente
che gli permette di agire durante il giorno in tutta tranquillità. Opera così senza rischiare di farsi
sorprendere o di attirare l’attenzione delle autorità. Durante il giorno riempie di graffiti i muri di
città e piazze ed applica filtri sui lampioni o sui
faretti dei bateaux mouches. Solo di notte le sue
opere si rivelano sotto l’effetto della luce nera.
Zeus partecipa ad un’esposizione fotografica presso la galerie Peter
Borchardt a Amburgo fino al 10 novembre. A partire dal 15 novembre presenterà i suoi lavori alla galerie Lazinc a Londra.
Britflicks
Adolescenti, droghe e violenza: il debutto di giovani registi britannici come
Shane Meadows e Paul Andrew Williams, i cui film sono ora disponibili in
DVD.
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Iride
Autore: Sascha Keilholz
Foto: Warp Films
Steel Mill Pictures
Traduzione: Irene Manzone,
Marco Riciputi
Nel 1983 con la realizzazione del documentario „This is England“ il regista, Shane Meadows,
rappresentò l’impero britannico come una polveriera. Cominciò dal caso del primo ministro
Margaret Thatcher, la lady di ferro, che divise la
nazione in due con la sua decisione di andare in
guerra contro l‘Argentina per la conquista delle
isole Falkland e continuò con la nasciata del nazionalismo bianco nel regno unito agli inizi degli
anni 80.
Shaun, un outsider dodicenne, trova nel gruppo di naziskin una forma di patria e di famiglia
adottiva. Il concetto di Nazione è ben lontano
dalla sua capacità di intendere la vita. Da un rapporto del fronte nazionale trapelano stratagemmi
retorici consueti – differenze presunte tra razzisti
e nazionalisti, i quali hanno diritto all’orgoglio
nazionale. L’orgoglio è anche il concetto fondamentale per Shaun, che vuole rendere fiero
il padre deceduto nella guerra delle Falkland.
L’opportunità gli viene offerta dalla “Band of
Brothers”, nazionalisti, al grido di battaglia è It’s
time to take it back conduce il giovane alle sue
prime azioni razziste. Una volta contro calciatori
adolescenti pachistani, un’altra contro i proprietari di negozi. È una sopresa per lo spettatore
constatare che le azione del protagonista rimangono non violente; Shaun spaventa a malapena
le sue vittime.
Effettivamente, sin dall’inizio, i naziskin agiscono
come un gruppo in parte simpatico, ma allo stesso tempo come persone assolutamente inavvicinabili. Non sembrano malvagi e neppure violenti. Tutto questo è riconosciuto dalla mamma di
Schaun, che sin dall’inizio rimane scioccata dalla
vista di suo figlio vestito con jeans con pieghe
alte, scarpe dott. Martins, camicie Ben Sherman,
bretelle. Lei mette in discussione il giovane con
la finale dichiarazione sorprendente in cui la madre afferma che il figlio avrebbe dovuto chiederle
il permesso prima di rasarsi la testa ma riguardo
ai vestiti non ha niente da ridire. Questa noncuranza della madre nei confroti del figlio che
In collaborazione con:
si sta tramutando in un neonazista sconvolge lo
spettatore.
Comunque, il regista Meadows mette subito in
chiaro che questi giovani non sono di estrema destra. Sono semplicemente un gruppo di skinheads
che segue la moda del momento e cerca di uscire
dalla massa. In questo contesto non sembra altro
che una tendenza e una possibilità di essere diversi, alternativi. Credenze politiche nascono solo
nel momento in cui uno di loro decide di abbandonare il gruppo. Solo quando l‘enigmatico
e odioso Combo fa il suo rientro per ricordare
al gruppo le proprie origini, tutti i membri sono
obbligati a rendersi conto della realtà: essere naziskin non è per niente un gioco.
In seguito al suo grande debutto con Twenty Four
Seven (1997) non si sentì più parlare di Meadows,
tranne che per l‘eccezionale evento del 2004 con
Dead Man’s Shoes uno dei più complicati, incomprensibili e stilisticamente orgoglioso film
degli ultimi tempi. Con un coportamento stoico,
Paddy Considine, stesso autore del Film, lancia
una rivincita sanguinosa e spietata nei confronti di coloro che attaccarono suo fratello mentalmente handicappato prima del suo ritorno. Attraverso inusuali, innovative foto il film porta
all‘inaspettato finale in cui le colpe del passato
vengono riportate alla luce del sole.
Come Meadows anche lo scozzese Gillies MacKinnon festeggia la sua tragedia giovanile in
un‘occasione internazionale. Dopo sei anni da
Small Faces (1996) sposta il setting da Glasgow
a Londra e ringiovanisce il protagonista. Al vertice della straordinaria compagnia di Pure è Harry
Eden.
Alla tenera età di 10 anni Paul (Eden) deve prendersi cura della madre e della figlia dell‘ amica:
entrambe le madri sono persone inaffidabili. Il
film si distingue della maggior parte dei film
britannici riguardanti la droga, che generalmente
imitano il tradizionale Trainspotting (1996), dove
la vita completamente incontrollabile dei giovani è il fulcro del film. Qui ci troviamo di fronte
ad un figlio pragmatico che si prende cura della madre tossicodipendente. La scena in cui la
protagonista finalmente prende la decisione di
affrontare di petto il problema e lui le si avvicina
e le sussurra „Lo faremo insieme“, rimarrà una
delle indimenticabili nella storia di questo film.
Sia il regista che il giovane protagonista sono
stati premiati alla Berlinale Talent Campus e
all‘Empden film Festival. Nonostante i riconoscimenti non abbiano aiutato il film
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London to
Brighton
ad arrivare al cinema ufficale in Germania, è stato accettato a braccia aperte nel resto d‘Europa.
Il film è disponibile in DVD con il nome „Pure“,
un titolo che perfettamente rispecchia il significato del film. Sulla copertina del DVD Harry
Eden è stato sostituito dalla star mondiale Keira
Kinghtley e dall’attrice canadese Molly Parker,
che nel film interpreta sua madre. In ogni modo
Eden rimane sempre il protagonista dell‘azione
e la sua performans si allaccia perfettamente a
quella della coprotagonista.
L’infanzia difficile e la crescita spietata sono il
tema anche in London to Brighton di Paul Andrew Williams. Il film racconta la fuga di 2 donne, conosciutesi da poche ore in una strada di
Londra. Kelly prostituta a buon mercato, Janna un‘evasa. Si lasciano attirare da un pedofilo,
Duncan Allen, con la promessa di guadagnare
velocemente 100 sterline. L‘azione si trasforma
in un omicidio spezzettato da una serie di flashback. Le donne devono ora scappare e nascondersi dal loro pappone e dal figlio scrupoloso del
pedofilo. Nonostrate la soluzione della trama sia
facilmente intravedibile, il film colpisce per la
sua schiettezza.
La nuova versione di Gloria (1999) di Sidney Lumets è la storia di un bambino che prende ben le
distanze dai normali clichè. Ciò che rende questo
film spettacolare, la stessa cosa vale per Pure e
This is England, è l‘eccellente performance dei
giovani protagonisti.
Regista: Paul Andrew Williams
Autore Paul Andrew Williams
Cast: Lorraine Stanley, Georgia Groome,
2006
Sam Spruell, Johnny Harris, Alexander Morton,
DVDdisponibile: Nathan Constance
Durata: 85 Min.
Pure
Regista: Gillies MacKinnon
Autore: Alison Hume
2002
Cast: Harry Eden, Molly Parker, David
DVDdisponibile: Wenham, Vinnie Hunter, Keira Knightley,
Gary Lewis
Durata: 96 Min.
Dead Man’s
Shoes
Regista: Shane Meadows
Script: Paddy Considine
Cast Paddy Considine, Gary Stretch, Toby
2004
Kebbell, Jo Hartley, Seamus O’ Neill
DVDdisponibile: Durata: 90 Min.
This is
England
Regista: Shane Meadows
Script: Paddy Considine
Cast: Thomas Turgoose, Stephen Graham,
2004
Joseph Gilgun, Andrew Shim, Jo Hartley
DVDdisponibile: Durata: 101 Min.
Pesci Portafortuna
Anche se in differenti lingue, a volte la
morale può essere la stessa.
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Orecchie
Autore: Adam Chrambach
Illustrazioni: Danny Reinecke
Traduzione:Daniela Castrataro
Catturano scintillanti creature dal mare, nella
speranza perenne di pescare qualcosa di grosso e
diventare ricchi. Non c’è da meravigliarsi se sono
gli stessi pescatori a finire spesso intrappolati nelle
reti delle favole. Una in particolare, raccontata in
tutta Europa, la conosciamo in quattro versioni.
La prima in plattdeutsch, un dialetto che in Germania si può trovare ovunque l’aria profumi di
sale. Perché? Queste spiagge contornano l’unico
e solo mare europeo, il Baltico, le cui onde non si
infrangono mai su spiaggie straniere.
Mecklenburg - Germania del nord: Il pescatore
e sua moglie
Un povero pescatore un giorno uscì per mare e
non pescò nulla. Tirando per l’ultima volta le reti,
un pesciolino cadde sul fondo della sua barca e
cominciò a parlare: “Ti prego, ributtami dentro.
In realtà sono un principe incantato”. Il pescatore, stupito dal fatto che il pesce potesse parlare,
lo ributtò in acqua
Tornato a casa, raccontò alla moglie la fantastica
storia. E lei furiosa: “Avresti dovuto esprimere un
desiderio! Ritorna in mare e vedi se riesci a ritrovarlo”. E così il pescatore giunse nuovamente
alla spiaggia e urlò alle onde. Il pesciolino ricomparve. “Cosa posso fare per te?”. “La nostra capanna sta crollando. Desidero una casetta”. “Vai a
casa e la troverai”. E così fu: invece della capanna malandata, ora avevano una piccola casa con
giardino. Dopo un po’ di giorni, la moglie non
era più soddisfatta. “Perché non torni a chiedere
se posso diventare re?”. E così fu. Ogni volta il
pescatore tornava al mare con maggior timore e
ogni volta il mare era più furioso. Una volta diventata re, la donna volle essere imperatore e poi
Papa. I castelli, la servitù e i banchetti non erano
mai abbastanza. “Torna a chiedere se posso essere
Dio”. A questa richiesta però, il pesce mutò la sua
risposta. “Vai a casa e vedi quello che troverai!“
Così il pescatore tornò a casa e ritrovò sua moglie nuovamente vestita di stracci nella vecchia
capanna malandata. Ed è esattamente dove si trovano ancora oggi.
Siberia – Il vecchio e il gatto sull‘albero
Qui troviamo un vecchio e nessuna moglie. Un
giorno, mentre provava a tagliare un albero, fu
sorpreso da un gatto che gli chiese di non farlo.
Provando pietà per l’animale, l’uomo tornò a casa,
si addormentò e si risvegliò ricco! Tornò quindi
all’albero e questa volta si risvegliò imperatore.
Ma quando pretese di diventare Dio, anche lui
fu riportato al suo stato originario, in più nudo e
malato. Morì disgraziato e senza tetto.
Spagna -- Francischita
Ora è la volta della piccola Francischita e Cristo
che si incontrano. Egli le chiese se fosse felice e
lei rispose: “Si, ma vorrei una casa nuova”. Cristo
continuò a farle visita per chiederle se fosse felice
e le lasciò un vestito, un po’ di polli, una mucca e
anche un marito. Quando tornò a chiederle: “Sei
felice, Francischita?”, lei rispose: “Non sono Francischita, sono la signora Sindaco!”.
Francia – L‘onesto e la pianta di fagioli
Questa volta siamo in Francia. Dio e San Pietro
camminando incontrarono un vecchio mendicante sul ciglio della strada. Gli lasciarono un
fagiolo e continuarono il loro cammino. Quando
l’uomo tornò a casa, la moglie lo rimproverò di
non aver portato niente da mangiare e buttò fuori dalla finestra il fagiolo. La mattina seguente,
persino il prete con i suoi occhiali non riusciva
a vedere la sommità della pianta di fagiolo che
era spuntata nottetempo. La moglie gli disse allora di recarsi a raccogliere alcuni fagioli. Così il
pover’uomo si arrampicò così in alto che la terra
da lassù sembrava un seme di senape e giunse
ad un cancello scintillante. Quando San Pietro
aprì, l’uomo gli chiese un pasto per rimpiazzare
i fagioli che non aveva mai trovato. Una tavola
riccamente imbandita lo attendeva al suo ritorno
a casa.
Il giorno seguente la moglie lo mandò a chiedere una nuova casa e, dopo molta resistenza, il
pover’uomo si arrampicò per fare la richiesta. San
Pietro ne fu infastidito ma creò per loro una lussuosa villa. Il desiderio seguente della moglie fu
di essere resi re e regina. Ma con sgomento, scoprì che persino re e regine hanno le rughe e un
giorno devono morire, così suo marito dovette arrampicarsi nuovamente con il suo ennesimo desiderio: di nuovo, essere Dio. E, come negli altri
racconti, tutto quello che fu lasciato alla coppia
fu quello che possedevano prima.
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Fuori moda
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Germaia
Grecia
Ungheria
Malta
Irlanda
Lettonia
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Austria
Belgio
Cypro
UK
Polonia
Francia
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I cellulari hanno monopolizzato
le conversazioni fuori casa, e
le cabine telefoniche prima in
ogni angolo, stanno diminuendo. Giusto in tempo, indigo
è ruscito a fotografarle. Riconosci la cabina telefonica del tuo
paese? Buona fortuna!
Stiamo lavorando su una serie di foto
in grado di mostrare differenze culturali in europa. Puoi aiutarci.
Informati come sul sito:
www.indigomag.eu/join/photoseries
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Foto:
Joeri Oudshoorn
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