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homesick for europe LA PRIMA RIVISTA EUROPEA DALLO STILE DI VITA MULTILINGUE EROS ERASMUS ROMANITICISMO INDIMENTICABILE DAL RETROGUSTO AMARO AL DIRETTO INTERESSATO WWW.INDIGOMAG.EU #2 PRIMAVERA 2008 4,00 EURO SOLUZIONI SPECIALI AI VERI PROBLEMI DEL MONDO D’OGGI GLI STIVALI CONQUISTANO IL MONDO IL SEX APPEAL E LA CULTURA DEL TACCO: IL MEGLIO DI QUESTA STAGIONE BALCANIZZATI! DJ DUBCOVSKY PRESENTA LA VERSIONE MODERNA DI TROMBE E VIOLINI IL VIAGGIATORE IN TE DALL’ ARTE SINTI ALLA STORIA DEI ROM: PERCHE’ DENTRO DI NOI BATTE UN CUORE ZINGARO Caro lettore, Dare vita a una rivista europea è come preparare un piatto prelibato: mischiare troppe delicatezze non porta a nessun risultato. Indigo, prodotto in sette lingue, ha risolto i problemi culinari con Conny Bösl, cuoco rinomato, che per noi ha dato vita a un vero e proprio menu europeo. Riguardo alla rivista, il nostro team in sette paesi deve decidere che ingredienti utilizzare. L‘europa sta crescendo e la nuova generazione riscopre la propria nuova identità. Più di un milione di persone partecipano ogni anno al progetto Erasmus, persone che danno vita ad amicizie sorpassando confini e barriere culturali, colleghi hanno bisogno di conoscere le lingue per comunicare tra loro – l‘Europa ha bisogno di una pubblicazione che rispecchi e sviluppi questa trasformazione. In altre parole, indigo esiste per rappresentare il nostro comune punto di vista, da riscoprire edizione dopo edizione. Un gruppo in particolare ha sperimentato questa esperienza per secoli: i Sinti e i Roma. La loro storia attraversa le strade europee, ma, chiedendo, abbiamo scoperto che nessuno in realtà ne sa molto. Sembra che la peculiaretà dei Rom sia la rappresentazione di una vita e una cultura a cui molti europei aspirano – senza confini, senza lavoro fisso, un‘eredità alle spalle, e la capacità di vivere il presente (vedi pag 34). La loro vita in realtà si allontana molto da questo ideale, come del resto l‘ideale europeo a volte si oppone alla realtà. indigo sul web www.indigomag.eu In ogni modo, tutti stiamo vivendo questo strano paradosso. La nostra rivista rappresenta questa nuova e affascinante era. Cercalo la prossima volta che andrai nella città delle luci e dell‘amore (pag 38) o semplicemente innamorati del suo accento straniero (pag14). Editoriale Buona lettura, Yours La copertina di indigo cerca sempre di combinare una pittura d‘epoca con la fotografia moderna. Questa è la volta di Clive van Maerten’s con ‘Flemish Household,’ risalente al periodo di Erasmus da Rotterdam, ad incontrarsi con la personificazione stessa dei temi di questa edizione. indigo indice delle icone contiene amore e sesso non contiene fatti EU Imprint Capo redattore: Direttore artistico e layout: Direttore della fotografia: Management: Ingo Arzt Maria Messing, Hermann Radeloff Carina C. Kircher Irene Sacchi, Joeri Oudshoorn, Natasha Sá Osório, Björn Richter Capo redattori: Spagnolo Carolina Pirola - [email protected] Polacco Zofia Bluszcz - [email protected] Francese Marianne Baisnée - [email protected] Eloïse Bouton - [email protected] Italiano Irene Sacchi - [email protected] Olandese Joeri Oudshoorn - [email protected] Inglese Adam Chrambach - [email protected] Tedesco Ingo Arzt - [email protected] Contatta Indigo: indigo magazine Dolziger Straße 39 10247 Berlin Germany phone skype web +44-20-755 886 63 indigomagazine www.indigomag.eu Sponsorizzato da: In cooperazione con: Allianz Kulturstiftung European Youth Press Un ringraziamento speciale a: racken per ospitare indigo e il nostro website Rüdiger Scheumann per la programmazione del nostro website indigo Olandese Capo Redattore: Joeri Oudshoorn Autori, Editori: Michael Schnackers, Helmer van der Heide, Friso Wiersum, Elise van Ditmars, Amber van der Chijs, Marina ter Woort, Mark Petimezas, Bart van Bael indigo Inglese Capo Redattore: Adam Chrambach Autori Editori: Courtney Townsend, Hayley Jane Sleigh, John Portch, Julia Citron, Kristin Eide, Max Chrambach, Natalie Hutton, Natasha Sá Osório, Owen Smith, Poonam Majithia, Sarah Nowakowska, Vlora Krasniqi indigo Francese Capo Redattrici: Marianne Baisnée, Eloïse Bouton Autori: Ruddy Guilmin, Kasia Karwan, Emmanuel Lemoine, Chiara Merico, Inga Varslavova Layout: Candice Duchesne Traduttori: Mathilde Baron, Marie Deblonde, Claire Gallien, Claire Gandanger, Catherine Gottesman, Ameline Habib, Diane Jouitteau, Alexis Lebrat, Aneta Lisik-Frankiewicz, Natalia Piwek, Marie Schmidt, Marie Seidel, Eliza Watrakiewicz, Monika Zarecka, Agnieszka Zemla Ringraziamento: Catherine Gottesman, l’ISIT, Agnieszka Grudzinska, Europa, Cyril Bérard, Emmanuel Lemoine, Cécile Hamet, et à Gaëlle Cousin indigo Tedesco Capo Redattore: Ingo Arzt Autori, Editori: Jochen Markett, Laura Daub, Jona Hölderle, Johannes Gernert, Katharina Lötzsch, Ludwig Laher, Mathias Menzel, Sascha Keilholz, Oli via Gippner, Ralph Pache, Alice Bota Traduttori: Susanne Wallenöffer, Timo Lutz, Michael Kaczmarek, Elke Zander, Francesca Fuselli, Laura Daub, Peter Cielek, Nora Schmitt, Jana Dürfeld Fotografi: Ralph Pache, Carina C. Kircher Illustratori: Danny Reinecke, Joseph Hanopol, Nina Weber indigo Italiano Capo Redattrice: Irene Sacchi Autori: Arianna Sgammotta, Marco Riciputi, Chiara Merico, Nicola Pizzolato Traduttori: Daniela Castrataro, Alessandra Spadafora, Irina Dinca, Sara Marcolla, Beatrice Racioppa, Alessandra D‘Angelo, Ania Arcaini, Silvia Pistolesi, Irene Manzone Fotoografo: Victor Hugo Scacchi Forieri Illustrazioni: Francesco Secchi Contribuitori: Miguel Maya, Martina Fattorini, Wouter Verlinde, Filipa Afonso contiene violenza contiene cattiverie contiene umore indigo Polacco Capo Redattrice: Zofia Bluszcz Editori, Autori: Zuzanna Szybisty, Honorata Zapaśnik Traduttori: Diana Kaniewska, Anna Maresz, Maria Zawadzka, Paulina Sadurska, Paulina Wereszczyńska, Piotr Kaczmarek, Karina Wojas, Marlena Bartos, Anna Szegidewicz, Peter Cielek, Marcin Trepczyński Layout: Maciej Matejewski Contribuitori: Marzena Lesińska Roingraziamenti: BC Edukacja Fotografi: Monika Pidło, Hanna Dobrzyńska indigo Spagnolo Capo Redattrica: Carolina Pirola Editori, Layouter: Enrique Diestro Traduttori: Ramón Feenstra, Paula Urrestarazu, Myriam Fehle, Cristina Bevilacqua, Laura Casielles Pablo Alvar, Ethel Pirola, Kasia Ortiz, Eric B. Stevenson, Alejandro Carantoña, Alberto Iriarte, Alba González, Laura Castro, Alfredo Poves Fotografo: Javier Sakona Contribuizioni e ricerche: Florence Hazrat, Nicola Pizzolato, Kristin Eide, Kasia Karwan, Chiara Merico, Inga Varslavova, Jan Steinbach, Natalie Hutton, Niels Richter, Benjamin von Zobeltitz, Poonam Majithia, Ingela West, Przemysław Prętkiewic, Sarah Nowakowska, Nicola Ingram, Magnus Nilsson, Ornela Vorpsi Sponsorizzato da 3 Cervello Lingua Piercing Politica e società Culinarie e altre specialità Special sulla vita dei Sinti e dei Roma 14 Erasmus Orgasmus Quando Pablo incontra Ulrike... Afffrontare e descrivere l‘esperienza Erasmus. 20 Persone senza confini Perseguitati e incompresi: Lo scrittore Ludwig Laher sulla storia dei Rom. 5 6 8 4 Al diretto interessato Lettere al mondo: scrivendo a Gazprom o ad altri uomini di potere. Automobili, Caffè, Copulazione Piccole confusioni e minori scorrettezze di questo pazzo continente. Mura Due confini faccia a faccia. 14 Indice 18 Il Menu europeo Ogni paese, un ingrediente: Una moscela internazionale da far venire l‘acquolina. 10 L‘unione fa la forza John McClintock vuole riformare il mondo. Siamo preparati a questo? 11 Consiglio degli dei Il viaggio europeo–ambasciatore Olympian– verso la commissione più alta del mondo. 12 Tutti parlano di Dalla siccità alle lotte, dalle scuse all‘ansia. 13 Emma, Michel e Francesco Mamma Europa fa ordine nelle cameretta dei piccoli. 20 24 Barbie manipolate Come l‘arte Rom? Artisti vs. Clichés. 27 Tra matrimonio e minigonne Scegliere tra la tradizione e il calcio Due giovani donne Rom raccontano strade differenti. er Boel, Come commissar io Europeo dell‘ag che l‘attuale siste ricoltura saprà ma di sussidi ag ricoli ha bisogno riforma radicale di una . Ho la soluzion e che fa per Le vere tutti i sussid i. Rimuoi dedicati all‘agr icoltura. Sì, prop Questo vorrà dire rio così. che i contadini fr ancesi, marcerann so Bruxelles arm o veri in mano, ma no n importa. Rend seguito tutti felic erete in i reinserendo i su ssidi. Il trucco è: nanziare più la pr non fioduzione. Così i co ntadini saranno di produrre quan liberi do e quanto vogl iono. Le entrate an alla vendita di ge dranno neri alimentari pr odotti a non oltre Km di distanza. 500 Finanzierete solo le materie prime. C gli inutili carboi drati strafritti si osì dilegueranno da tavole e smettere lle nostre mo di assomiglia re a delle polpet mai notato che un te. Avete a mela dalla Nuo va Zelanda costa di una locale? Pe meno nsate alle conseg uenze ambienta includesse il costo li, se si ecologico nel pr ezzo di mercato. raddoppiassero i E se si sussidi per la pr od uzione organica. remmo per mangi Finiare frutta, verdur a, carne e pesce, e prodotti localm organici ente, solo perché sarebbe il nostro foglio a consiglia portarcelo. Sarebbe un mondo perfetto, Cordiali saluti, In digo 27 Iride Orecchie Viaggi, balli e moda Cinema e altre arti visive Telefonate e altre racconti 30 Stivali chiamati desiderio La cultura degli stivali: una occhiata alla moda del momento. 39 Il sequestratore di immagini Graffiti invisibili, ritagli di celebrità: Zevs, artista francese rivoluziona gli scenari. 44 Da poveri a ricchi e viceversa Il pescatore e sua moglie in quattro varianti locali. 30 42 Basta con Trainspotting! Giovani registi britannici presentano eccellenti ritagli sul diventare adulti. di indigo non ap prova) Aumentare le nasc ite, milioni per gli ag ricoltori, e serie crisi di identità: Semplici so luzioni ai difficili proble mi del continente. Signor. Dmitry Anatolievich Medvedev le presidente Precedente chairman della Gazprom e attua Rssa e azion della Feder 117997, Russia 16 Nametkina St., V-420, GSP-7, Mosca Caro Signor. Medvedev, 18 18 Al diretto interess ato Egregia Sr.a Fish (il team francese Piedi 32 Click‘n‘Roll Free music, free spirit: Net Labels danno vita a una nicchia nel business della musica post-Napster. 34 Balkan Beats La discoteca d‘Europa si muove a ritmo di musica. 36 Attenti agli australiani Il tipico tipo da ostello 38 Il lato oscuro della Città dell‘amore I posti dove portare il tuo amore, al di fuori, o sotto, del normale. Signora Mariann Fischer Boel Commissione eu ropea 200, Rue de la Lo i, B-1049 Brussel s (Belgium) 44 46 La Comunicazione pre-cellulare Per evitare costi internazionali usa la cabina telefonica. l de Mo al BV n r. John Signo l Internatio o m e d En eg 70 Bergw Hilversum 1217SC a Oland “gioRecentemente la Russia ha instituito la ate spos ie copp e rnata internazionale del sesso,” nella qual re. dove loro il fare vengono incoraggiate a restare a casa e inudim la e ntar Mentre molti paesi hanno dovuto affro ne – in Polonia, zione e l‘invecchiamento della popolazio cresciuto negli è nella repubblica Ceca e in Portogallo . etari ultimi trenta anni – sotto incentivi mon il problema. vono Questi incoraggiamenti formali non risol gli uomini ae distr L‘unica soluzione è di spegnere ciò che bel del deci 100 i e dal sesso: la televisione, la birra fredda, ebbe dovr i, mes tre “GOAL!”. Come fare? Semplice. Ogni spen he getic ener esserci una notte in cui le compagnie a Senz . caso to ques gano le luci—nessuno meglio di lei in e nient‘altro per i 10,400 episodi di Friends da guardare succederà. Il cosa riscaldarci a parte dei nostri corpi, qual numero dei il che progetto sarebbe a lungo termine, dato consumanti aumenterà visibilmente . ranti al g o n a p i c orn rte igno te i pa otto è un ‘p giS n e o i m g e o Egre feroc Il pro d ifere psicol to iticano pidissimi‘. r n n c n u i o p l s a l i I giorn nendoli ‚stu casa ‘pillole sco recita, „ a efi . de ti dell ecora“ tico te tello d de fra e gli abitan ome un cri no, e una p ccesso. Vor i c u ’, s , h e e l o c a n ’ p c i i u ro i il ce so c instab doner, un e Fratello è inare gli eu nte: e t n e n cam vvic au ince rand edia a ntro tr tegia v intera : ‘Il G d‘inco ssicuriamo otere dei m mo. La stra à t a na ci t ris lp Noi le fare uso de o del voyeu gantesco. U fferenti pae i i l i g o d o l d a g o m l b d l n u m i e re rat i co ent do s F i h o n c e t e o e d v i n o m G a zipr i. con il urrà un Gr rsone li spettator o dka a cola e p a d d g V on lei pro asa, abitata alse a tutti i russi i francesi n r e p c s , a , e e i no in un a in tutte l n uniform svedes acchi avran l e d i t n i i o v in questo caso, l i po eb e da esch si, ser Se altri problemi dovrebbero occorrere : i ted durranno l sigarette. I ow a partir he i p i t one o stere non si preoccupi, siamo a sua disposizi ani se che rollare arte allo sh trebbe anc li itali o n p P o . o n i e s n i t e one, g nient‘altro n a n tero p endera o à i abita farann e i turchi pr inerà un in ino che gl essuno. Sar Love, indigo r m n p e i i U l o e r e c r ‘E s a l o l t n i e i r o le fe d v m to Il tele spetta orranno eli porsi fondi lti più 2020. re che gli v ro p n mo o o r n e e bbe anno ropei di e r r a v s o succed ente male i d c ente ni gli Eu visivo, siano di pace tele ile. Sicuram ontest e de C o m un att progetto si ision Song v o n r . u u o t E r pe lla anti e. Gar tori de spetta essi insiem m calcio ol, r de M Indigo s Autori: Adam Chrambach, Ingo Arzt, Natasha Sá Osório Foto: Carina Kirchner Formaggio olandese: Nessuno mette in dubbio che i francesi, gli italiani, e gli olandesi vadano matti per una cosa: formaggio in tutte le salse e in tutte le forme. Ciò presuppone un abbondante numero di mucche in tutta Europa. Ma chi l‘avrebbe mai detto che i campioni nella produzione del latte stiano alla larga dall‘epicentro: la Svezia conduce la gara con i suoi 8000 kgs per mucca all‘anno, mentre la Danimarca e la Finlandia sono alla seconda e terza posizione con 7,600 kgs a testa per anno. Moo! L‘amore 5 Cervello Autori: Carolina Pirola, Florence Hazrat, Ingo Arzt Illustrazioni: Danny Reinecke Amour! Sex! francese: indipendentemente dalla loro concezione della vita, i francesi sono ancora considerati pronti a saltare nel prossimo letto. Ora, secondo una recente statistica, più del 0.26 % divorzia ogni anno (155,000 persone), seguito dalla germania con il 0.24% (155,000), mentre la Francia è solo al terzo posto con meno di 118,000 divorzi nel 2005, che porta ad un 0.18% della popolazione. L‘unica spiegazione è che i francesi abbiano sviluppato una maestria nell‘infedeltà che non lascia adito a dubbi… Automobilisti italiani: Uno studio della FIA (International Automobile Federation) distrugge uno dei maggiori stereotipi europei. Gli automobilisti italiani non sono così spericolati come pensiamo. Nel 2006, Polonia era a capo della lista dei morti sulle strade (2,932), seguita dalla Francia (2,586), Germania (1,540) e dalla Spagna (1,309). Pizza? Mama Mia! Terra promessa Confusioni linguistiche Alcuni paesi sono meglio di altri per alcuni particolari: Che hai detto? Il circolo delle misunderstandings. Italiano: curva Polacco: kurwa – prostituta Sorseggiare un caffè: Da: Berlino a Mosca Come: a piedi Distanza: 2500 km Durata: 83 days da giugno a ottobre, 2006 Non hai avuto paura? Perchè non sei andato in Francia? E, soprattutto, perchè viaggi a piedi? Tutte queste domande si avvicendarono nella mia testa. Ma sono dovuta uscire in strada, per essere capace di metterle nero su bianco. Solo l‘est avrebbe potuto soddisfare la mia sete di avventura. Quindi io – Wolfgang Büscher, giornalista freelance e scrittore – ho attraversato l‘est europeo in 83 giorni, da Berlino a Mosca. Per la maggior parte ho camminato in una linea retta, verso l‘alba. Il mio bagaglio era il minimo indispensabile. Ho camminato sul ciglio della strada sotto il calore estivo, dirtto attraverso la foresta. Con la mia maglietta militare, il mio tagli di capelli da russo, e il viso segnato dal sole e dal vento, la gente mi accettò come uno di loro. Essere sulla strada significa seguire le leggi della natura, lasciare il tempo al tempo. Atomaticamente ne ricevetti la ricompensa. Dopo tre mesi di cammino, il mio arrivo a Mosca diventò un evento. Ce l‘avevo fatta: 83 giorni in cui ho sofferto la fame e la sete, in cui ho sudato e camminato fino a consumare la suola dei miei piedi—ma sono anche stati 83 giorni di esplorazione dell‘est, com‘è nella realtà: distrutto e moderno, sconosciuto, non considerato, con persone caritatevoli e ospitali, e con un paesaggio che finalmente ha trovato la pace a lungo cercata. Con tristezza carica di significato sono arrivato alla fine del mio percorso, consapevole della sua unicità. Il vero carburante del progresso, della pace, e dell‘amicizia è il caffè – la sua consumazione è un diritto dell‘essere umano. Nessun paese ha realizzato ciò meglio della Norvegia. Se compri una tazza vuota alla stazione di servizio della Statoil, al costo di 40 Krone (circa Euro),ricevi automaticamente un diritto annuale di bere la desiderata quantità di caffè alle stazioni di servizio della stessa compagnia. È un trucco per costringere i clienti a tornare dallo stesso benzinaio? Beh, diciamo che potresti semplicemente camminare fino alla stazione con la tua bella tazza, mirare alla macchina del caffè, e bere. Al contrario, la situazione in Geramania, Belgio, e Danimarca è drammatica. Questi sono gli unici tre paesi nell‘EU che ancora impongono una tassa diretta sul caffè – circa 2.2 Euro al Chilo – inumano! Multe salate: Le multe non sono giuste. Tutti pagano la stessa cifra indipendentemente siano multimiliardari o senza soldi: un punto per la Finlandia. Nel nord, la multa da pagare dipende dalle entrate del delinquente. Chi guadagna di più, paga di più. Nel caso del millionario di internet filnandese Jaakko Rytsölä, 30 km/h oltre il limite di velocità la multa è arrivata ad un ammontare di 134,550 Euro. Ma che succede nella vicina Svezia quando si arriva al momento di regolare il traffico? Un bicchiere di vino o di birra porteranno il livello alcolico del sangue a 0,2. In Svezia, questa percentuale può causare multe spaventose e fino ad un anno di prigione. Chi viene fermato con un livello alcolico nel sangue di più di 1, rischia due anni di carcere. Forse si tratta solo di un atto demostrativo per reinstaurare la democrazia. Un detto svedese recita: “Gli assolutisti sono brave persone – ma solo gli alcolisti ne conoscono le ragioni.“ Polacco– Inglese Hardcore Traveller fart scoreggia? fart fortuna 6 Inglese: slut – prostituta Svedese: slut – fine Svedese: tull – tradizione ufficiale Norvegese: tull – scherzo Norvegese: kuk – gallo Danese: kuk – caos Danese – Tedesco Falsi Stereotipi cattivo? bøse gay Böse Tedesco: sein – essere Francese: sein – seno Francese: Cou - collo Portoghese: Cú – culo Portoguese – Spagnolo – Italiano timida imbarazzata Emba razada Embarassada imbarazzata? incinta? Foto: Javier Sakona Autore: Joeri Oudshoorn Foto: Carina Kirchner Autor: Tania Rabesandratana Illustration: Hanna Schulz A coloro che vivono nel lato marocchino della frontiera è vietato attraversarlo e mettere piede nel lato Spagnolo. Chiunque osi, mette la propria vita a rischio. Ceuta, Spagna La separazione tra il lato spagnolo e il continente africano rapprenenta la separazione tra l‘Europa e l‘Africa. 2000- Agli abitanti della Berlino dell‘est era vietato oltrepassarlo. Coloro che osarono misero la loro vita a rischio. Berlino, Germania L‘antica separazione tra la Berlino est e la Berlino ovest, rappresentò la separazione tra l‘Europa dell‘est e dell‘ovest. Oggi, ciò che ne resta è un luogo dove rilassarsi o dare vita alla propria fantasia. 1961-1989 Supremo Concilio 10 Cervello Cambiamenti climatici, terrorismo e povertà: l’umanità non sarà in grado di risolvere in tempo i problemi del mondo, secondo John McClintock. L‘unica soluzione: raccogliere le forze e fondare un‘unione mondiale. Autrice: Olivia Gippner Illustrazione: Brandon Laufenberg Traduzione: Giovanna Fauro Secondo i partecipanti della Conferenza World Food del 1974, il 1984 avrebbe dovuto essere l’anno della sconfitta della fame. Il risultato è palese. Gli accordi internazionali promettono tanto e non concludono niente. John McClintock, che ha viaggiato in lungo e in largo come economista ed agronomo per l‘ UE, lo dice chiaramente: il mondo è nei guai. Senza uno strumento per concretizzare le decisioni e un voto paritario al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, gli obbietivi di pace, riduzione della povertà e rispetto dei diritti umani non possono essere raggiunti. L’ONU è da troppo tempo schiava degli interessi nazionali. Rifacendosi alla tradizione della teoria kantiana della pace perpetua, ha esposto la visione dettagliata di una generale riorganizzazione del mondo: “L’Unione delle Nazioni: un saggio sul governo globale“. McClintock esige la creazione di una nuova struttura, l’“Unione Globale delle Democrazie”, prendendo ad esempio la miglior integrazione regionale funzionante del pianeta: la UE. Alcuni paesi democratici devono cedere una parte del potere trovare una soluzione comune al cambiamento climatico e alla povertà mondiale. La legislazione segue il modello dell’UE: stabilire un obbiettivo, lavorare in gruppo sulla soluzione, votare, e attuare la legge vincolante. Almeno nel caso della riduzione della povertà mondiale, McClintock ha elaborato il programma fin nei minimi dettagli…e può funzionare. Il carismatico idealista è conosciuto anche per le sue conferenze. www.the-uniting-of-nations.com Il principio “Non nuocere”, per il quale nessuno stato dovrebbe agire sconsideratamente, accenna al tono rivoluzionario del cambiamento. Chi calpesterà questa regola affronterà la corte dell’ “Unione delle Democrazie”, dove si prevedono penalità economiche e finanziarie. I membri disobbedienti possono, in casi estremi, essere espulsi dall’Unione, venendo pertanto esclusi da una vitale piattaforma di informazioni. L’Unione, dovrebbe essere formata da non più di 15-20 membri – McClintock afferma che i 27 membri hanno complicato l‘UE. Gli stati membri devono perciò essere ammessi come gruppi regionali. Membri dell’”Unione delle Democrazie” possono essere raggruppamenti come l’Unione Africana, l’ASEAN (Associazione delle Nazioni dell’Asia Sud-Orientle) o grandi stati come gli USA. Anche se la massima “Non nuocere” sembra a prima vista naif, McClintock non è un idealista. Ha collezionato molti anni di esperienza nella Commissione, ed ha trascorso più di cinque anni in Africa. Oggi presenta le sue idee nelle università e in altre istituzioni educative, e promuove con coraggio le critiche che possono migliorare la sua teoria, pubblicata nel 2007. Il suo scopo non è quello di raggiungere solo chi prende le decisioni, ma anche la popolazione. Senza di questa, la realizzazione della sua utopia politica non potrebbe funzionare. Gli stati democratici di tutto il mondo possono veramente essere uniti? La Corte di Giustizia Europea affronta già centinaia di casi ogni anno perché i singoli paesi non mettono in atto la legislazione comunitaria. E per quanto riguarda la regola del “Non nuocere”? Come si possono convincere i membri ad agire in base al principio kantiano? Il suo ideale di non-violenza non è mai stato realizzato nel corso della storia. Eppure, la comunità mondiale di McClintock è un impulso importante contro la tendenza comune a rassegnarsi ai problemi. In più, suona allettante la possibilità di citare per danni gli stati se i loro slogan si tramutano in vuote promesse. Come considerano gli europei la religione? Dalle colonne di indigo cerchiamo una risposta chiara: dritti alla fonte, da qualche parte tra Cielo e Inferno. Di fronte a me, circa quaranta Dei seduti in una tavola di quercia circolare, mi guardano fisso. La sublime sala conferenze, interamente di cristallo, è piena: fuori il sole non è altro che un disco lattiginoso, poco sicuro del suo posto nel cielo: l‘Olimpo è avvolto dalla nebbia. Hostess vestite da conigliette aspettano alla porta con il caffè, coca cola e vino serviti in teschi. Una parola sbagliata e probabilmente sarò dannato per l‘eternità. Un mese fa mi arrivò una lettera decorata con molte emoticons: „Caro Europeo“, scriveva l‘antico padre degli Dei, chiedendomi di moderare la prima conferenza europea di tutte le religioni nelle quali si sia mai creduto. Lo stesso Zeus promuoveva il progetto „Dato che ho sempre avuto un punto debole per l‘Europa ;-)“, continuava „è inammissibile che i politici facciano costantemente riferimento alla religione“. Ai suoi tempi, nell‘antica Grecia, la religione era riservata esclusivamente a Dei e sacerdoti. Zeus ha già letto la risposta negativa di Allà: „Come il più convinto dei monoteisti, nego l‘esistenza degli altri rappresentatnti alla conferenza“. Il messaggio dei cristiani era abbastanza simile. Però tanto gli uni quanto gli altri hanno mandato dei rappresentanti. Budda ha fatto sapere a tutti che non sarà né presente né non presente. Faccio un respiro profondo, congiungo le mani e do il benvenuto come da protocollo “Cari Signori e Signore Dei“. Dioniso, il dio del vino con la pettinatura da Jim Morrison, attacca a ridere a crepapelle. Accanto a lui, Maometto sghignazza sotto i baffi. Tutti possono vedere quello che ha disegnato sul suo quaderno: Gesù con occhiali da sole mentre fa surf nel mar di Galilea. „Mi dispiace collega“ dice Maometto rivolgendosi a Gesù con una risatina ironica. „Non mi importa niente“, ribatte Geù e poi aggunge che qualcuno sembra soffrire di un complesso di inferiorità. Nel protocollo, Gesù appare come „figlio di Dio“, prima di Maometto, che ha insistito per essere chiamato „il più grande dei profeti“. E già nessuno dei due smette. „Bullo arrogante“ –“ladro“-“mangiatore di maiale“-“yihadista“. Maometto batte infine un pugno sul tavolo e suggerisce che il Papa o la vergine Maria siano invitati al posto di questi „rabbini di seconda categoria“,. Al che Gesù ribatte che lo perdonerà anche per questo peccato. Disperato, do una gomitata a Zeus. Tuona. Silenzio. „Non ho niente da imparare da lei Signor Zeus, per quanto ne so lei aveva una storia con sua sorella“ dice Gesù, aggiustandosi una ciocca dietro l‘recchio. „E il vecchio è gay“ afferma Maometto. Come potrete immaginare, l‘inferno si è ormai scatenato. Tutti gridano. Odin colpisce Tyr, dio tedesco della guerra, e gli taglia la testa per divertimento. Nella sala si scatenanao lampi, vola lava nel‘aria. „Discriminazione! Mi presenterò alla Corte Europea di Giustizia“, proclama Zeus. Gesù e Maometto girano gli occhi irritati. Miracolosamente l‘assempblea degli Dei prende una piega migliore. Due settimane più tardi porto alla Commisione Europea una „risoluzione europea degli Dei, dell‘unico Dio e dell‘unco Dio“ ci è voluto un bel po‘ perchè Gesù e Maometto si mettessero d‘accordo sulla doppia formula. In questa si stabilisce un gruppo di lavoro che si allerta quando i politici si immischiano negli affari religiosi. Da questo momento in poi, Imam e sacerdoti riceveranno precise istruzioni dall‘alto per email e mai più attraverso il metodo del tutto inaffidabile dell‘influenza subconscia. Si stabilisce inoltre che in luoghi sacri si costruiscano previa domanda: gli Dei tedeschi, celti, grechi e romani disporranno di altari per i sacrifici e templi in Second Life e World of Warcraft. Moschee e chiese saranno costruite quando ci saranno abbastanza fedeli per riempirli. Tre mesi più tardi arriva la risposta della Commissione: „L‘Europa, un continente con una chiara tradizione cristiano-occidentale, accetta di buon grado il dialogo tra le religioni, ma non possiamo pronunciarci sull‘esistenza di Dio e degli Dei“. Cervello Autore: Ingo Arzt Illustrazioni: Nina Weber Traduzione: Alessandra d‘Angelo 21 Si parla solo di... Dalla siccittà alle lotta, dalle scuse all‘ansia: raccogli il significato delle chiacchiere del momento e ascolta di che si tratta Barcellona (Spagna): la siccità che soffoca la Catalogna da alcuni mesi ha portato le organizzazioni ufficiali a ricercare soluzioni di emergenza nel caso in cui la situazione peggiorasse. Le soluzioni proposte per Barcellona dal Consiglio Ambientale potrebbero sembrare strane, ma riflettono perfettamente il grado di disperazione per la mancanza di pioggia: si sta calcolando la possibilità di trasportare acqua dal fiume Rodano, Marsilla, fino a Barcellona con una nave. 12 Cervello Realizzato da: Carolina Pirola e Adam Chrambach Londra (Gran Bretagna): Solo il 6% delle 14.000 denuncie annuali per violenza sessuale nel Regno Unito finiscono con il criminale in carcere, sempre per mancanza di prove. Per questo, la polizia britannica consiglierà alle vittime di mettersi in contatto con l‘aggressore con un SMS chiedendogli perchè avrebbe agito in tale maniera. Lo scopo da raggiungere è che gli aggressori rispondano con frasi del tipo „scusa, ero fuori di me, non succederà mai più“. L‘unica cosa che rimane da sapere è se questo metodo è legale… Sofia (Bulgaria): L‘Unione Europea e la Bulgaria non trovano un accordo su come si scriva la parola “euro”. Nell‘alfabeto cirillico la moneta europea si scrive “evro”, e lo stato balcanico nega di firmare una serie de accordi se non verrà scritto in tale modo. Mentre il commissario dell‘allargamento della UE, Olli Rehn, accusa i bulgari di togliere credibilità ai convegni con tali problemi, il governo della Bugaria parla di “identità nazionale” e di “rispetto delle differenze linguistiche” per definire la sua presa di posizione. Pelješac (Croazia): Continuano i problemi tra gli antichi membri della ex Jugoslavia: la Croazia ha dato avvio alla costruzione di un ponte che metterà in comunicazione stradale il resto del paese con la penisola di Pelješac, tagliata attualmente da 10 chilometri che appartengono alla Bosnia-Herzegovina. La complicazione è arrivata da quando la Bosnia si è resa conto che il tracciato invaderà le sue acque territoriali. Nonostante ciò, la Croazia ha annunciato che il suo ponte, di 2,4 chilometri di lunghezza, sarà terminato nel giro di quattro anni. Berlino (Germania): Il vecchio edificio del parlamento della RDA, chiamato ‘Palazzo della Repubblica’, è stato abbattuto in seguito a una lunga controversia. Dopo la riunificazione, nessuno aveva le idee chiare su cosa fare con questo zibaldone nel bel mezzo di Berlino. Alcuni cittadini manifestarono il desiderio della restaurazione del palazzo reale, ma la cosa risultò troppo costosa. In seguito, una serie di progetti d‘arte innovativi furono ben accolti, ma non furono mai portati a termine. Il problema? Non si trovarono i fondi per ricostruirlo. Al momento la città rimane con un terreno abbastanza costoso e senza uno degli ultimi monumenti di rispetto della precedente metà del paese. La guerra delle camerette Europa e i suoi figli, 2ª parte: nel dramma della famiglia indigo sulla storia d’Europa si litiga per i Lego, la minipiscina e le pistole ad acqua. Almeno fino all’arrivo di Babbo Natale Mamma Europa era una donna intelligente. Sapeva come sarebbe stata difficile la vita familiare con i suoi tanti figli. In totale aveva adottato sei gemelli, generati il 25 marzo del 1957 in un’orgia festosa. Però la madre adottiva non sistemò tutti i piccoli nella stessa camera da letto. Il francese Jean e il tedesco Michel sotto le stesse coperte? Da un giorno all’altro avrebbero fatto scoppiare una guerra per la fattoria Lego!. E così Emma, Sanne, Octavie, Jean, Michel e Francesco ottennero ognuno una cameretta privata. Mamma Europa appese un lucchetto ad ogni porta- “Ecco qua, attaccabrighe!” Quando i bambini diventarono abbastanza grandi e la famiglia si trasferì a Bruxelles, Mamma Europa consegnò le chiavi dei lucchetti ai figli. A partire da quel momento ognuno doveva essere responsabile delle proprie quattro mura. E i figli portarono avanti quello che la madre aveva iniziato: una sempre più forte difesa dei confini. Ogni volta che l’olandese Sanne voleva giocare con i giocattoli della belga Emma, doveva bussare e chiedere tre volte il permesso di entrare. Jean era ancora più severo: non appena Francesco si piazzava davanti alla sua stanza, lo palpava dall’alto in basso per accertarsi che non facesse davvero contrabbando di pistole ad acqua. Dopo alcuni anni anche l’irlandese Patrick e la britannica Emily si scontrarono e piazzarono grandi piscine di fronte alle loro camerette. Così adesso prima si doveva fare la traversata a nuoto e poi c’era anche la possibilità di doversi sentire l’insolente frasetta “Passaporto, grazie!“.. Dopo un po’ di tempo Mamma Europa dovette riconoscere che le camerette private dei bambini invece di giovare alla quiete familiare, la mettevano a rischio. Nel 1985 decise di andare in vacanza con i figli maggiori per poter discutere di queste questioni. Così a giugno riservò delle cabine sulla nave Marie-Astrid e con Jean, Michel, Emma, Sanne e Octavie attraversò l’Alta Mosella, fiume che passa attraverso la Germania, la Francia e il Lussemburgo. Il sole splendeva alto nel cielo. I suoi figli si stravaccarono sui lettini sul ponte in coperta sulla nave e iniziarono a farsi gavettoni di Caipirinha. Giunti al porto di Schengen divenne immediatamente chiaro a tutti che dovevano essere più ben disposti l’uno con l’altro. Così, tornati a casa a Bruxelles, ognuno, dando il buon esempio, gettò nella spazzatura il proprio lucchetto. Cinque anni dopo decisero di abbattere persino i muri che separavano le loro camerette. Addirittura Francesco scardinò la porta intera e la segò in mille pezzi con l’aiuto dello spagnolo Alejandro e del portoghese Rui. Solo Patrick e Emily se ne restarono rannicchiati dietro le loro piscine, trovando estremamente invadente l’idea di rinunciare in tal modo alla propria sfera privata. Allo stesso tempo Mamma Europa continuò ad essere molto attenta ai suoi figli minori. Era preoccupata che potessero scappare al suo controllo e che divenisse impossibile ritrovarli in una casa così grande. O che potessero frugare nelle scrivanie dei fratelli maggiori. Per questo i lucchetti furono lasciati provvisoriamente alle porte di molti di loro: a quella dell’estone Erik, della lettone Liga, della lituana Ona, del polacco Jakub; dei gemelli eterozigoti Tomas dalla Repubblica Ceca e Pavol dalla Repubblica Slovacca; della piccola slovena Marija, del nobile Karol dall’Ungheria, del maltese Joseph, della cipriota Dimitra e anche delle neonate Gabriela dalla Romania e Stefka dalla Bulgaria. Natale 2007 era alle porte. Molti tra i più piccoli scrissero nella letterina a Babbo Natale: “Non voglio più la mia porta”. Ciò intenerì Mamma Europa che alla fine decise di chiamare Urs, lo svizzero riservato. Urs viveva nella cantina della casa di famiglia e si teneva volutamente fuori da tutte le questioni esterne. A quanto pare si sentiva un po’ malinconico all’avvicinarsi del Natale e finalmente ammise di voler bene a Mamma Europa. E che presto avrebbe tolto il lucchetto dalla sua porta di casa. Così poi i bambini sarebbero stati liberi di venire a trovarlo anche tutti i giorni e di giocare con la sua ferrovia in miniatura. Cervello Autore: Jochen Markett Illustrazione:Francesco Secchi 13 Erasmus Orgasmus La European Community Action Scheme for the Mobility of University Students, creata per educare le generazioni future all’idea di Europa, ha dato vita a un’orda impazzita che sta invadendo il continente. Vivono di notte, non hanno barriere e sono dappertutto. Sono loro, la generazione Erasmus. Che si parli di “Effetto Erasmus” o di “Erasmus Orgasmus” o, tralasciando qualsiasi aggettivo, si parli solo e semplicemente di ERASMUS, nell’immaginario collettivo cominceranno ad apparire storie, ricordi, racconti fatti di amicizie e avventure, ma soprattutto, storie d’amore. Di queste, le più fortunate ma anche le meno frequenti, sono durature. La maggior parte finisce con il progetto stesso. Ma ne esistono anche alcune, nate e finite in poche ore che, nonostante tutto, sono ancora degne di essere chiamate tali. Perché si sa, in Erasmus il tempo scorre più velocemente e lo si vive al cento percento. E quelli che l’hanno vissuto faranno ora un leggero sorriso, solo quelli che l’hanno sperimentato sulla propria pelle riusciranno a capire di cosa sto parlando. Perché l’Erasmus non si può spiegare. Parlare di Amore Erasmus non è sempre la cosa più semplice. Dovremmo fare tesoro delle nostre esperienze, belle o brutte che siano, soprattutto quando si tratta di storie intense. Ma una exstoria-d’amore-Erasmus lascia inevitabilmente l’amaro in bocca. L’aver creduto che barriere di spazio e cultura non avrebbero fatto la differenza. Il pensiero di abbandonare tutto e tutti, arrivare ad immaginare la nostra vita di coppia in un altro paese, in un’altra lingua… sognare ad occhi aperti. Nella maggior parte dei casi il vuoto lasciato dalla fine di tale relazione coincide con il ritorno al paese di origine, ai vecchi amici, alla vita che nuovamente scorre con una lentezza snervante. Ed ecco che allora teorie su teorie cominciano a spopolare. Studi (della stessa unione europea), investigazioni, tesi di laurea (“Antropologia dell’erasmus. Partire studenti, vivere sballati, tornare uomini” di Fiorella de Nicola) o semplici blog, tutti con lo stesso tema, tutti cercando di metabolizzare l’ufficialmente definita “Sindrome posterasmus”. La vecchia casa ormai inevitabilmente troppo stretta, gli amici scontati, le novità banalissime chiacchiere. L’unica soluzione consigliabile, l’unico rimedio che sembri riscontrare qualche risultato è il viaggio. Ripartire è fino ad ora l’unica risposta plausibile per sorpassare la crisi. Quelli che poi riusciranno nuovamente a parlare della loro esperienza potranno dire di avercela fatta. Quelli capaci di rispolverare storie appositamente messe nel dimenticatoio perché dolorose. Gli entusiasti, i sognatori, gli appassionati, quelli che non hanno smesso di credere al gran sogno. In altre parole: i romantici. Loro faranno parte della nuova generazione, quella di un mondo con meno barriere, dove le differenze diventano peculiarità, dove la tolleranza e la comprensione rappresentano i valori principali. Loro faranno parte della nuova generazione degli ex-eramsus. Alcuni di loro hanno deciso di raccontarsi, di cercare di spiegarci la magia del momento, con un nodo allo stomaco o semplicemente un sorriso e “quella luce negli occhi che hanno solo gli uomini che hanno vissuto*”. Lingua Autrice: Irene Sacchi Foto: Irene Sacchi 54 WOUTER (BELGA) + XXX (SPAGNOLA) ERASMUS FINLANDIA 55 L’Erasmus è stato il periodo migliore della mia vita. Sono stato sei mesi in Finlandia. Io studiavo informatica, lei scienze ambientali. Entrambi avevamo le nostre relazioni nei rispettivi paesi ma posso facilmente ammettere che mi sono innamorato di lei dal primo momento in cui l’ho vista. Eravamo al Gigling Marlin bar, a Joensu, In Finlandia naturalmente. Il freddo e l’atmosfera irreale dell’Erasmus che rende tutto un po’ più magico, hanno fatto il resto. Tutto in lei era nuovo, differente: il modo di vivere, di vestirsi, di fare festa, di divertirsi, di parlare, di mangiare le patatine fritte con la salsa per non parlare poi della musica, con gli Udos e i Blink Cientoochendaydos. Con lei ho scoperto e amato non solo una ragazza, ma un intero paese. Con la fine dell’Erasmus ognuno è tornato a casa propria. Io non ho potuto più riprendere la vita di prima: la mia ragazza non riusciva più a capirmi e ad apprezzare il fatto che fossi cambiato. Il mio mondo era diventato improvvisamente troppo piccolo. Per lei le cose sono andate diversamente. Dei nostri primi incontri ricordo lo sforzo per esprimermi in inglese (maccheronico), la sorpresa di scoprire che qualcuno, nato in Nicaragua e cresciuto in Belgio, ti assomiglia molto, eppure è molto diverso. E la difficoltà di credere che fosse tutto vero: sembrava davvero un sogno fino a quando non siamo tornati a casa. Ma la fine dell’Erasmus era solo l’inizio della nostra storia, fatta di lontananza, internet e tanti, tantissimi viaggi. KARL (SVEDESE) + XXX (LATINE) ERASMUS BELGIO più importanza il nome, il come e il quanto è durata. Ancora non lo sapevo, ma lui era ciò che io sarei diventata. Lui rappresentava un’idea concreta che io invece credevo utopia. L’ho amato, ma ancora di più ho amato quella vita, quegli amici, quell’energia nell’aria. Sono tornata ed a lui ho dovuto rinunciare, ma l’energia è rimasta, gli amici sono rimasti e soprattutto è rimasta quell’idea lontana, ma realizzabile. E quando la nostalgia di quella vita, di quelle persone è troppo forte, mi ripeto le parole di una poesia che ho letto in quel periodo “[…] e non cercarmi in una forma umana, sono dentro il tuo guardare.” ALESSANDRA (ITALIANA) + JORGE (NICARAGUENSE BELGA) ERAMSUS PORTOGALLO E` tornata con il suo ex ed io non ho potuto far niente per farle cambiare idea. Ho sofferto per la fine del nostro sogno anche se ormai me ne sono fatto una ragione. So solo che se potessi tornare indietro rivivrei tutto esattamente come l’ho vissuto, prenderei le stesse identiche decisioni, farei gli stessi identici sbagli. Insomma, almeno sotto questo punto di vista posso dire che ne è valsa la pena. MARTINA (ITALIANA) + PETROS (GRECO) ERASMUS GRECIA Io ad Atene, esattamente 5 anni fa, dopo una storia con un ragazzo dai capelli lunghi fino ai piedi, punk, freak, con discutibili teorie sull’igiene personale, ho incontrato…il mio destino! Non ha Ho trascorso sei mesi in Erasmus a Lisbona. Mi sono innamorata della città e di lui. Io e Jorge ci siamo conosciuti all’università. Un caso, dato che lui non la frequentava quasi mai. Per essere onesta, all’inizio mi piaceva il suo migliore amico e solo dopo varie peripezie ci siamo accorti l’uno dell’altro. Sarà stato per l’atmosfera malinconica di alfama, per la vista che ti sorprende sempre o per l’allegria contagiosa di bairro alto, ma ci siamo raccontati le nostre vite rapidamente, con tanta voglia di conoscerci mentre i giorni sembravano sfuggirci tra le mani. L’80% delle relazioni che ho avuto durante i miei studi all’estero sono state con ragazze “latine”. Devo ammetterlo, ho un debole per loro, mi affascinano, rappresentano per me qualcosa di assolutamente esotico e culturalmente differente. Non voglio parlare di una storia d’amore in particolare ma potrei scrivere un libro elencando le piccole differenze culturali in cui mi sono scontrato. Comincerei dai fantastici “squilli” sul cellulare. Ne ho ricevuti molti prima di capire che uno squillo non significa non avere piu soldi per poter chiamare. Ogni volta, nel dubbio, chiamavo. In Svezia poi, i genitori sono sì parte della famiglia, ma non integrante. Mi sono improvvisamente trovato a tavola con i genitori di lei e l’atmosfera era quella di un esame universitario. Dare poi le chiavi del mio appartamento non rappresenta per me alcun tipo di rituale. Si tratta solo di comodità. Ma alla fine, tutte queste differenze mi divertono e non posso farci niente, sono recidivo. Il fascino latino è il mio punto debole. lontananza o differenze culturali. È finita come può finire qualsiasi altra storia, internazionale o no. MIGUEL (PORTOGHESE) + VIVIANA (ITALIANA) ERASMUS BELGIO Ho fatto l’Erasmus nella facoltà di scienze della comunicazione a Lovania. Vivi studiava filosofia. La vidi al primo party Erasmus della Pangea, l’organizzazione studentesca dell’università. Era il 6 febbraio. Lei mi avrebbe confessato in seguito che stava adocchiando un mio amico, mentre io avevo pensato che stesse guardando me tutto il tempo. Il 7 febbraio andammo in gita a Bruge. Lì cominciammo a parlare. Per il resto frequentavamo le stesse lezioni, vivevamo vicini e avevamo molti amici in comune. Il 13 Marzo stavamo tornando alle rispettive case ed io ero tremendamente depresso perchè il Porto aveva perso. MICHAEL (TEDESCO) + XXX (ESTONE) ERASMUS INGHILTERRA Ci siamo conosciuti a Londra. Entrambi studiavamo “Media and Communication Regulation”. Lei ha saputo ammaliarmi con le parole e me ne sono innamorato sin dal primo momento in cui la vidi alla festa internazionale della donna. Era estremamente intelligente. Di cose strane ne sono successe moltissime. Una volta per esempio sono andata a trovarla a casa sua in Estonia. Lei ad un certo punto mi disse: “Michael, non ti spaventare ma ora andrai nella sauna con il mio padrigno e lui ti colpirà con un ramo dell’albero di natale”. Io pensavo fosse uno scherzo e mi sbagliavo. Che dire, di usanze simili non ne avevo mai sentito parlare. All’interno della sauna c’era anche un tavolo da biliardo e ritrovarmi a giocare sudando e completamente nudo con il padrigno della mia ragazza è quello che potrei definire ‘uno shock culturale’. La nostra storia e` durata due anni e mezzo. Non posso dire sia finita per ragioni di Generalizzando la mia depressione calcistica al resto della mia vita mi sentivo ulteriormente solo e abbandonato. Non andai a casa quella notte. Rimanemmo a parlare a casa sua fino alle 7 di mattina. Io il giorno stesso avevo programmato un viaggio con degli amici a Parigi e lei un appuntamento romantico con un altro ragazzo. Prima di andarmene le dissi: “Spero ti rimarrà un pezzo di broccoli fra i denti quando uscirai con lui”. Così prima di andare via ci baciammo e io scappai per Parigi. Siamo stati insieme quattro anni e mezzo, vedendoci nei posti piu disparati a seconda degli sconti sui biglietti aerei. Abbiamo vissuto dei momenti indimenticabili ma anche dei momenti di crisi, come quando presi in mano il coltello per mangiare gli spaghetti a casa dei suoi. La nostra storia è finita da poco. Siamo rimasti amici e spero lo rimarremo a lungo perché i bei ricordi non si cancellano mai. 56 16 Lingua 17 Autrice: Susanne Wallenöffer Composizione: Maria Messing Conny Bösl: ha il cappello da cuoco più lungo al mondo (anche nella versione non modificata), ma lui è campione mondiale per ben altre caratteristiche. Menu europeo Ad ogni paese un ingrediente. Una miscela internazionale da far venire l‘acquolina in bocca Direttamente dalla Franconia terra dell’aglio, alla capitale dell’Unione europea- è il caso di un buon intenditore dell’universo culinario come Conny Bösl, che a Bruxelles riesce a stuzzicare il palato dei buongustai europei con le sue creazioni. L’ ex teamchef della nazionale tedesca di cuochi è da diversi anni sempre pronto a fornire all’attività politica europea il giusto nutrimento per le sedute prolungate. Lo abbiamo incontrato a Bruxelles e lo abbiamo invitato a prepararci una vera ricetta innovativa che Ingredienti: 1 2 3 4 5 6 Germania: Salsicce GranBretagna: Salsa Worcestershire Francia: Lumache Italia: Pasta Spagna: Arance Russia: Barbabietole Limepane: Un toast nel lato amaro della vita. Provatelo con le aringhe della Lettonia, o, se siete coraggiosi, con il baccalà islandese. Pomcarne: Potreste provarlo con della pancetta slovena; o se velete osare con le lumache francesi, fatelo prima a purè. nel brodo con molluschi a scelta. Fate cuocere a fuoco alto. Alla fine aggiungete alla zuppa i cetrioli e i pomodori, condite con succo di limone, sale e pepe. Tagliate a fette il pane di segale, spalmatene una metà con del formaggio cotto e l’altra con dell’Ajar ed insaporite con della paprica in polvere. Mettetelo in una teglia e fatelo cuocere nel forno già scaldato. Versate la zuppa in un piatto con il pane di segale cotto al forno ed infine guarnite il tutto con un paio di strisce di barbabietola. caldo. Aggiungete dell’acqua. Tagliate a pezzetti delle patate e dei peperoni sbucciati, poi condite con i funghi e le olive. Insaporite con rosmarino fresco e timo. Infornate con la carne e tenetelo al caldo. Per le foglie di vite cuocete la polenta, mescolatela con fette di prosciutto tagliate fini e avvolgetela nelle fette di vite. Servite assieme all’agnello e alle verdure. Lempera: un limone a forma di pera? Potreste usarlo in un‘insalata di frutta? fosse composta delle molte specialità regionali ma rielaborata in un’unica variante europea. Per l’esperimento sono stati selezionati 44 ingredienti provenienti da diverse regioni europee così come altri elementi di base da utilizzare a piacere tra cui cipolle, sale, pepe ed erbe. Alla fine Conny Bösl ha scelto 33 ingredienti per creare il nostro „ Menu europeo a tre portate“. Ovviamente indigo è stato presente sia durante i suoi preparativi che alla sua consumazione e così facendo è come se avesse assaggiato un pezzo d’Europa. LA RICETTA Per la zuppa di pesce sminuzzate le cipolle, aggiungete le carote tagliate a fette e fate rosolare per circa 3 minuti. Aggiungete il fondo di pesce e condite con panna acida. Riscaldate il tutto. Tagliuzzate il filetto di salmone, l‘arringa, lo stoccafisso e fate sciogliere 7 Olanda: Pepe 8 Belgio: Cozze 9 Turchiai: Fichi 10 Svezia: Mirtilli 11 Sizzera: Cioccolata 12 Polonia: Mele 13 14 15 16 17 18 Norvegia: Salmone Austria: Olio di semi di zucca Grecia: Olive Kalamata Danimarca: Prosciutto cotto Irlanda: Cosciotto di Agnello Finlandia: Funghi Procuratevi un cosciotto d’agnello e tagliatelo a croce con un coltello affilato; insaporite con sale e pepe e lasciate rosolare in una grossa pentola in olio di semi di zucca per circa 10 minuti, fino a farlo diventare croccante esteriormente. Aggiungete poi le cipolle sminuzzate e l‘aglio. Cuocete il tutto nel forno per circa 2 minuti a 200°. Aggiungete i fagiolini e il cavolfiore sminuzzato, girate la carne e lasciate ancora nel forno per 10 minuti. Estraete la carne dal forno e lasciatela al 19 20 21 22 23 24 Portogalllo: Pomodori Rep.Ceca: Arrosto di maiale Romania: Mämäligä (Polenta) Ungaria: Peperoncino Ukraina: Patate Rep.Slovacca: Carote 25 26 27 28 29 30 Tagliate a pezzetti mele, arance, prugne ed uva, mettetele in una scodella e spruzzatele con abbondante succo di limone. Aggiungete un po’ di zucchero e lasciate assorbire. Mettete dei mirtilli in una pentola e mescolateli con 2 cucchiai di zucchero, poi aggiungete dell’acqua. Cuocerla a fuovo lento fino a far diventare densa. Poi distribuite sulla macedonia, stendetevi sopra un paio di foglie di menta, e condite con della cioccolata e dei fichi. Croazia: Barbabietola Luxemburgo: Kachkéis Slovenia: Pancetta Belorussia: Grano Saraceno Serbia: Ajvar Bulgaria: Panna Acida 31 32 33 34 35 36 Lituania: Cetrioli Lettonia: Aringhe Cipro: Foglie di fico Islanda: Baccalà Estonia: Pane di Segale Bosnia-Herzegovina: Prugne 37 42 43 44 Albania: Limoni Macedonia: Fagiolini Malta: Uva Moldavia: Cavolfiore Senza confini Per secoli hanno sofferto persecuzioni e pogrom, solo poco a poco l’Europa impara a capirli e a proteggere la loro identità: lo scrittore austriaco Ludwig Laher riflette sui Rom e i Sinti d’Europa e su di noi. „Ai pochi sopravvissuti al campo di concentramento, furono spesso negati lo status di vittime e la compensazione finanziaria.“ Piercing Autore: Ludwig Laher Foto: Albert Grühbaum Non sono né un Rom né un Sinto. Se tuttavia mi chiedono di scrivere sui Rom e i Sinti, ciò è dovuto al fatto che ho scritto libri e fatto film che parlano di loro, e che li lasciano raccontare. D’altra parte questi lavori sono nati solo perché quattordici anni fa mi sono trasferito in una regione paesaggisticamente incantevole a nord di Salisburgo, al confine tra Austria e Germania. Sono state delle anziane donne del luogo a rivelarmi, qualche tempo dopo, che lì c’erano stati due lager nazisti, in cui erano accadute cose orribili. Uno dei due era il lager principale di raccolta degli Zingari per il distretto dell’alto Danubio del Terzo Reich, l’odierna Austria Superione dello stato federale. Chi non trovò già qui la morte, venne infine deportato a Lodz, nella Polonia occupata, e morì nel ghetto del luogo per fame, epidemie o assassinato con il gas. Dove vivo io niente, proprio niente richiama alla mente il destino di quelle persone, e solo in remote pubblicazioni specialistiche si trovavano, in scarsa quantità, accenni poco precisi. Nelle mie ricerche negli archivi più disparati mi imbattei tuttavia in una gran quantità di documenti, e così tutto a un tratto scoprii che vivevo esattamente a metà tra due luoghi storicamente significativi per il destino di questo popolo: neanche due Km a sud , sulla collina delle esecuzioni, nel 1658 c’era stata la decapitazione di massa delle “schiere di Zingari”, dichiarati fuorilegge. E meno di due Km a nord nel 1941 si trovava il lager, circondato da mura e filo spinato, la cui vittima più giovane doveva avere cinque settimane. Più di 150 bambini, considerando solo quelli al di sotto dei dieci anni erano sulle liste, insop- 1910 Data di nascita del chitarrista jazz Django Reinhardt in una roulotte. 1936-1945 I nazisti danno avvio alla persecuzione sistematica dei rom (Porajmos). Il numero dei rom uccisi durante la seconda guerra mondiale è stimato attorno ai 220,000 (1 milione erano i rom residenti in Europa prima della guerra). portabilmente lunghe, di coloro che non sopravvissero a St. Pantaleon-Weyer o a Lodz.. Mi sentii stranamente richiamato al dovere da questa costellazione geografica. Sospesi il progetto del libro a cui stavo lavorando e scrissi il romanzo “Herzfleischentartung” (degenerazione della carne del cuore), basato su fatti autentici (tradotto anche in spagnolo, francese ed inglese). Parallelamente, mi detti da fare per conoscere i Sinti austriaci. Molti non ci sono più, dato che in nessun altro posto in Europa il loro tributo di sangue durante la barbarie nazista è stato così alto come in Austria, dove circa il novanta per cento cadde vittima della follia della razza. ti da Hitler e di espellerli, se possibile, sebbene fossero Austriaci da numerose generazioni (solo negli anni novanta [!] gli ultimi casi hanno avuto un esito positivo). Un altro metodo amato consisteva nel minimizzare ufficialmente la qualità e la brutalità dei lager nazisti, in alcuni casi si arrivava perfino a negare l‘evidenza. Corrispondentemente ci fu il rifiuto di concedere licenze, la reintroduzione dei registri per gli Zingari (la polizia doveva fare rapporto su tutti i movimenti migratori), e lezioni della loro lingua madre ci furono per la prima volta alla vigilia del duemila in quei comuni, in cui poco tempo prima quattro Rom austriaci avevano perso la vita per un attentato dinamitardo. OMICIDI DI MASSA E PRIVAZIONE DELLA CITTADINANZA L‘EUROPA RISPONDE CON L‘ASSEGNAZIONE DI SPAZI ABITATIVI Questi incontri mi hanno fatto provare vergogna per molteplici ragioni. Tutte le persone con cui da allora sono entrato in contatto, senza eccezione, hanno perso qualcuno tra i parenti più prossimi (genitori, fratelli, nonni), ma per nessuno l’argomento principale era il risarcimento, l’accusa, l’insanabilità. Trovavano, sorpresi, che finalmente qualcuno voleva ascoltarli e a me si schiuse davanti, poco a poco, un pezzo di civiltà sconosciuta. Così come sugli avvenimenti dei lager fu steso il velo del silenzio, l’Austria ufficiale del dopoguerra non voleva avere niente a che fare con i suoi Zingari. Ai pochi che erano sopravvissuti ad uno dei lager furono negati abbastanza spesso lo status di vittime e la compensazione finanziaria. Per farlo le autorità si servirono, tra le altre cose, dello sporco mezzo, di non restituire la cittadinanza a coloro che ne erano stati priva- Quest’Europa è però solo all’inizio di un vero dialogo interculturale con i suoi Sinti e Rom. Troppo a lungo ci si è fidati di una rilevante popolazione autoctona di Sinti o Rom, se pure ci si interessa ai loro problemi, ai comuni concetti dell’assegnazione di spazi abitativi, offerte formative ecc…senza confrontarsi con gli interessati, e senza fare riferimento ai presupposti specifici, sia culturali che storici, che una secolare vita di diaspora nella continua paura di vessazioni quotidiane e pogrom porta con sé insieme ad ostacoli diretti e indiretti legati alle tradizioni culturali. L’assimilazione sembrava ai singoli, sempre che la carnagione scura non fosse troppo evidente, l’unica possibilità per rompere il circolo vizioso: voler creare, all’insegna del dogma ideologico dell’est, un unico popolo di lavoratori socialisti senza considerazione per l’origine, oppure cre- 1971 Gli zingari decidono di essere chiamati « Rom ». 1977 La Norvegia termina la sterilizzazione dei rom. Prima, erano forzatamente sterilizzati dallo stato. 1985 Francia: La prima mostra internazionale dell‘arte Rom ha luogo a Parigi. 35 „L‘assimilazione sembrò ad alcuni l‘unica possibilità per rompere il circolo vizioso all‘insegna del dogma ideologico dell‘est, creando un unico popolo di lavoratori socialisti senza considerazione per l’origine (e rispetto per la cultura), o della capitalistica idolatria per la prestazione dell‘ovest, la cui forza motrice contraddice diametralmente tutti i valori delle rigide società Rom e Sinti“. 36 arlo all’insegna della capitalistica idolatria per la prestazione dell’ovest, la cui forza motrice, la concorrenza brutale degli individui, contraddice diametralmente tutti i valori delle rigide società Rom e Sinti, orientate verso famiglia e clan. Questi reagivano spesso con la condanna, un caro prezzo, che spesso comportava rifiuti psichici. da Sigmund Freud a Stefan Zweig, e il famoso detto dell’allora sindaco viennese antisemita “chi è ebreo lo decido io!” sta ad indicare che anche le elites tradizionali del paese fino ad un certo punto erano pronte a concedere l’assoluzione, perlomeno a coloro che fossero desiderosi di assimilarsi ed economicamente di successo. I CLICHEE DEI BARBONI SPORCHI Tuttavia, solo durante la prima guerra mondiale affluirono 36000 “ebrei caffettani”, come spesso venivano chiamati con disprezzo i poco agiati ortodossi, dal sempre conteso Stedl della Galizia, nella restante Austria, specialmente a Vienna. E non solo ad Hitler bastò, secondo una sua dichiarazione, la semplice vista di queste persone per diventare un fervente antisemita. Tra i frequenti errori nel rapportarsi a Rom e Sinti a livello europeo c’è quello di un’ingenua omogeneizzazione. Perché tra i Sinti ben impiegati, elettricisti aziendali e assistenti di laboratori chimici, impiegati di banca e capimastri, venditori ambulanti e cuochi provenienti da paesi come Austria, Germania o Belgio e i Rom della Slovacchia Orientale, del Kosovo o della Bulgaria, senza lavoro e senza prospettive, c’è una differenza enorme, e non solo per quello che concerne la lingua. Ad una Sintisa austriaca sono grato per l’utile indicazione, per cui l’attuale situazione dei Rom e dei Sinti europei la farebbe pensare a quella degli ebrei verso la fine della monarchia danubiana: una buona parte della popolazione ebraica dei territori occidentali del regno si era impegnata, a partire dall’emancipazione del 1867, a lasciarsi alle spalle fede e cultura dei loro antenati, per essere liberali e a volte più austriaci degli austriaci cattolici. La Vienna a cavallo del secolo era influenzata anche da intellettuali ed artisti ebrei, 1992 La Germania deporta 60,000 Rom immigranti illegali all‘est europeo. 1995 In modo simile, secondo la mia interlocutrice, molti Rom e Sinti dell’Europa occidentale, più o meno integrati dopo tanta fatica, temono che l’opinione pubblica possa essere influenzata dalla vista dei mendicanti Rom, da poco tempo umilmente in ginocchio nelle zone pedonali delle grandi città e dai servizi dei media, spesso in primo piano, sulle inimmaginabili condizioni di vita di molti Rom dell’Europa dell’est o sulle migliaia di prostitute Rom lungo la ex-cortina di ferro o temono che l’opinione pubblica possa associare alla parola zingaro primitività, sporcizia, pigrizia, furti e promiscuità, senza indagare le cause e le corresponsabilità per questo stato di cose, senza prendere neanche in considerazione l’infondatezza di un tale sospetto generale. Lo scrittore Philomina Franz, un sopravvissuto al campo di concentramento, è stato premiato con la medaglia d‘onore della rep. federale tedesca, il riconoscimento più grande. Negli ultimi anni sta crescendo la consapevolezza, di doversi confrontare con i Sinti e i Rom, ma le iniziative sono ancora tentennanti. DESTINO PROSTITUZIONE Certamente anche l’altro estremo, un romanticismo cieco e filantropico, pregiudica l’impegno per l’Unione Europea, di affrontare adeguatamente la mostruosa sfida della complessa questione dei Rom. Da qui è nata la storia vera di Monika, la ragazza rom proveniente dalla repubblica slovacca dell‘est. Una personalità forte, che non si piega ad un destino apparentemente già segnato, che nonostante le condizioni di estrema povertà della famiglia negli anni ’80 del ventesimo secolo trascorre una prima infanzia felice, a causa delle circostanze avverse perde la madre e il suo ambiente abituale, si procura numerose ferite in orfanotrofio, tenta una serie di suicidi e a diciotto anni viene scaricata nel mondo con le sue malvagità, senza una adeguata istruzione e impreparata, e senza nessuno a cui chiedere consiglio, nessuno da cui avere assistenza. Che i Rom in primo luogo partecipino allo sfruttamento economico della giovane, dapprima sottraendole il libretto di risparmio, privandola della possibilità di una casa, vendendola ad uno sfruttatore e spedendola, nonostante la sua strenua opposizione, nel territorio sulla linea del confine occidentale è un dato di fatto, così come il distogliere lo sguardo dei corrotti tutori dell’ordine cechi, ufficialmente mal pagati, o dei clienti tedeschi e austriaci, che a migliaia attraversano ogni giorno il confine per una scopata veloce ed economica. Secondo le informazioni delle prostitute, per il novanta per cento vogliono rapporti senza preservativo e fanno finta di fraintendere per erotismo il disperato abbordaggio di bambine per lo più tossicodipendenti. Ciò che il più delle volte, come per il caso di Monika, viene liquidato come problema dei Rom, è in realtà un complesso interagire di sintomi di abbrutimento dell’intera società. (Nota dell‘editore: Laher narra la storia di Monika nel suo nuovo romanzo „Prendiamo quello che viene“). AREE DI SOSTA PER SINTI E ROM Ma i Rom e Sinti sono, poco sorprendentemente, persone come me e te. Tuttavia è evidente che tra di loro in proporzione si trovino molti più musicisti di talento che manager di successo. In ogni caso, il modo di relazionarsi storicamente a loro è una vergogna per l’Europa. E’ vero che negli ultimi anni sta crescendo la consapevolezza di doversi confrontare con e insieme a loro, ma le iniziative sono ancora tentennanti, mal coordinate e si limitano spesso a singoli aspetti. Questo non è il luogo per un discorso ampio, né posseggo perle di saggezza /né io ho la palla magica. So solo che ci sono aree di sosta per Rom e Sinti in viaggio, che sono state attrezzate in collaborazione con loro e secondo le loro esigenze, con segnaletica in due lingue, che ci sono i primi progetti di case popolari, che avendo carattere ad atrio, solo piano terra e simili elementi vanno incontro alle tradizioni culturali, che per molti di loro sono importanti. So solo che i bambini a scuola sgranano gli occhi e sono curiosi quando i Rom e i Sinti gli raccontano di sé. Autore: Ludwig Laher Nato nel 1955 a Linz, ha pubblicato una serie di film, libri e studi sui Sinti e i Rom. Il suo penultimo romanzo sul tema „Prendiamo quello che viene“ è stato pubblicato nel 2007 dal Innsbrucker Haymon. 1996 Il centro per i diritti dei Rom nasce a Budapest, Ungheria. 2006 Nel 2006 il suo documentario „Ketani vuol dire insieme. La verità sui Sinti dimenticando i clichee sui rom“ arrivò al grande schermo. Dal 2005 al 2007 Laher è stato presidente del Consiglio Europeo degli artisti (European Council of Artists, ECA). L‘University di Manchester termina il progetto « Rom» , raccoglie tutti i dialetti della lingua dei Rom attraverso l‘Europa. Il primo partito completamente Rom è stato fondato in Ungheria con il nome „MCF Roma összefogás“ (MCF Unione dei Rom). 37 Tradizioni 22 András Kállai‘s Fat Barbie, 2006 Rock‘n Roll Damian La Bas‘s Gypsyland, 2007 Piercing 23 Foto: Barnabas Toth (sinistra) Karl Grady (destra) L‘artista András Kállai (25) ha operato migliaia di Barbie. Come monumento contro il sessismo, afferma. Kállai è ungaro Rom e attraverso la sua arte ha voluto prendere le distanze da normali cliches dei colori sgargianti e balli tradizionali. Affermazioni del tipo „l‘arte dei Sinti e Rom“, rispecchiano secondo lui la maggior parte delle volte dei pregiudizi. Separare l‘arte per Etnie e Nazionalità non ha senso. „Amo la mia identità, ma allo stesso tempo non posso. Purtroppo esiste ancora András Kállai troppo odio contro di noi“, afferma Kállai. Appartiene ad un nuovo gruppo di artisti Rom, intelletuali e orgogliosi, provenienti da tutta Europa. „Anche se veniamo da paesi differenti, c‘è tra noi la sensazione di appartenere allo stesso passato“, aggiunge. Vai sul sito www.indigomag.eu Ha scoperto cosa vuol dire nella biennale di Venezia 2007. Artisti Rom provenienti da otto paesi hanno organizzato il padiglione „Paradise Lost“, aiutati dalla Allianz Kulturstiftung, dall‘Open Society Institute e dal European Cultural Foundation. L‘artista britannico Damian Le Bas (44) dopo l‘esposizione: „Finalmente in ognuno di noi si nasconde un po‘ di tradizione Sinti und Rom, perchè noi siamo vagabondi dal profondo delle nostre anime“. Lui è originario da viaggiatori irlandesi e dai franco ugonotti Damian La Bas ed è un fan sfegatato di Elvis. L‘arte Rom è un po‘ come il Rock‘n Roll, rappresenta il contatto tra di noi, afferma Le Bas: „La nostra arte trasporta un‘immagine, un messaggio politico. È per noi un momento molto importante“ Prima Dopo Tra moglie, marito e il mondo del calcio CONNY BÖSL Cuoco, Bruxelles Eventi indimenticabili per grandi e piccole occasioni, cene, ricevimenti, esibizioni, buffets, ed altro ancora. Lasciate organizzare individualmente e professionalmnte il vostro ricevimento a Bruxelles al Catering-Service di Conny Bösl. Contatti: [email protected] Come trattare con una tradizione culturale che vede giovanissime ragazze sposarsi e chiudersi in casa a badare alle faccende domestiche? Due donne Rom cercano una risposta alla loro lotta tra identità, tradizione e rivoluzione. „Ai cugini tutto è permesso” Sylwina, 24 anni, studentessa di scienze culturali. Cerca un equilibrio tra due mondi. 26 Piercing Autrice: Honorata Zapaśnik Foto: Monika Pidło Hanna Dobrzyñska Traduzione: Dinca Irina “Tuo padre è uno zingaro”, un amico mi rivelò. Ero solo una bambina, e non avevo idea di ciò che significasse essere figlia di uno zingaro. Sono cresciuta immersa nella cultura Rom – i miei genitori parlavano rom in casa, quindi ne imparai la lingua. Quando mio padre suonava la chitarra muovevo le mie piccole braccia al ritmo e ballavo. Un giorno chiesi: “Che significa essere uno zingaro?” Più tardi, alla scuola di grammatica, sentii i primi commenti denigratori: “Gli zingari mi derubarono”, o “L’indovina zingara mi fece pagare 100 Zlot invece di dieci”. Ero l’unica rom nella mia scuola, così che indossavo i pantaloni e nascondevo la mia vera identità. vento più consapevole delle tante differenze culturali. Quando sono con i polacchi, mi diverto tanto come fanno loro. Ciò sarebbe impossibile nel mio ambiente Rom. Vestita con gli occhiali ed la gonna trendy, non assomiglio ad una tipica ragazza Rom. Tuttavia, ho sempre pensato alle regole Rom come a qualcosa di perfettamente naturale. Vado in discoteca indossando gonne lunghe. Una volta indossavo una maglia molto scollata e mio cugino mi disse che quella tenuta non era adatta. Un altro cugino si intromise quando ballai con un polacco. “Vattene via,” gli gridò. Questo è il diritto di ogni cugino. Ultimamente, ho incontrato un giovane Rom al lavoro. Mi ha invitato a bere un caffè. L’ho rifiutato per paura che mi avrebbe sequestrato e sposato dopo il caffè. Una donna Rom sposata deve badare alla casa. Ho già 25 anni, ma prima che arrivi il mio turno, voglio finire gli studi.. Vivevo come una normale adolescente polacca, ma allo stesso tempo sentivo l’impulso di ricercare le mie origini. Ero finalmente pronta ad accettare la mia identità. Dopo il liceo, i miei amici ed io andammo in città a festeggiare. “Sono rom”, confessai. “Perchè non hai detto mai nulla?”, chiesero loro. “Volevo che mi apprezzaste per quella che sono, e che non mi giudicaste”. „Il Calcio è la mia vita” La diciassettenne Ilona gioca a calcio. La sua famiglia non riesce più a comprenderla. Quando avevo sei anni, mio padre decise che dovevamo lasciare la Polonia senza un motivo ben preciso. I miei genitori, mio fratello, mia sorella ed io vivevamo nella città polacca di Slupsk, in un appartamento. Così viveva tutta la mia famiglia Rom. Trascorrevamo la Pasqua ed il Natale da mia nonna, bevevamo, chiacchieravamo e ci divertivamo. I miei zii e zie mi consigliavano sempre d’indossare abiti lunghi così avrei trovato un marito Rom in poco tempo. Quando avevo sei anni, ci trasferimmo a Londra con mio fratello e mio padre. Dopo alcuni mesi, mia madre e mia sorella ci raggiunsero; in seguito, tutta la mia famiglia Rom ci seguì. Ci incontravamo da nonna una volta alla settimana, come prima, però sentivo la mancanza dei miei compagni di gioco, del resto della mia famiglia e della neve. Non tutte le ragazze Rom vogliono sposarsi, ma mia nonna non si da pace. In occasione del mio diciassettesimo compleanno, il suo desiderio fu che io trovassi presto un marito e mettessi al mondo due figli ed una figlia. “Preferirei studiare e giocare a pallone”, le risposi. Iniziai a studiare scienze culturali a Cracovia, e adesso sono al quarto anno. I costumi Rom mi hanno precluso certe professioni: non sarei mai potuta diventare una dottoressa, perchè nessun Rom può fare un lavoro considerato “sporco”, come toccare le interiora di un uomo. “Sono sicuro che passerai il test”, mi disse mio zio prima di un esame. Mio zio è Roman Kwiatkowski, presidente della società locale Rom e membro della comunità polacca Rom. Lui non è il mio vero zio; i Rom parlano spesso tra loro chiamandosi zie, zii e cugini. Sono la segretaria della società Rom da quattro anni. Non indosso più i pantaloni e leggo molto sulla mia cultura. Mio zio mi dice spesso di studiare e di arricchire le mie conoscenze sulle nostre tradizioni. Non ho bisogno di motivazione. Studio per dimostrare che non soltanto i Polacchi possono realizzarsi nella vita. L’educazione influisce la nostra percezione sulla realtà. Quando mi trovo a contatto con i tantissimi Rom ignoranti nella società, vedo la differenza tra loro e me. Oggi, vivo con un piede nel mondo polacco e l‘altro in quello Rom. Ogni giorno che passa di- Sylwina In Polonia vivono oggi circa 12 000 Rom, la maggior parte dei quali sono Polacchi e Carpazi, come pure di Kalderara e Lovara. Si distinguono per le loro usanze, la lingua e lo stile di vita. Una donna Rom deve generalmente badare alla casa. Rischia anche di essere espulsa dalla comunità se sposa un polacco. Tanti costumi dei Rom dei Carpazi sono determinati da un codice di valori tramandato da generazione in generazione. Ilona Gli studi hanno dimostrato che i Rom sono la più invisa comunità etnica dalla Polonia. Un sondaggio CBOS del 2002 nelle scuole polacche dimostrò che un terzo dei ragazzi partecipanti aveva risposto i “Rom” quando gli era stato chiesto chi non avrebbero voluto avere come vicini di banco, ancor prima degli psicopatici ed omosessuali. Secondo la Commissione Europea contro il razzismo ed intolleranza, i comportamenti ostili sono spesso accompagnati da un‘ azione concreta contro il gruppo sociale afflitto, azione che non fa altro che aumentare la discriminazione dei rom in Polonia. Si offese a morte e attaccò il telefono. Alla maggior parte della mia famiglia non piace quello che faccio. Non possono capire perchè io preferisca i pantaloncini e le magliette alle gonne e le maglie. Quando racconto alla mia famiglia le mie partite di calcio, sostengono che nessun uomo mi sposerà se continuerò a comportarmi in questo modo. Ho iniziato a giocare a pallone molto prima del mio tredicesimo compleanno, su un campo dietro casa. Una volta, mio cugino si era iscritto nella squadra giovanile della Rom United, un club fondato cinque anni prima da una comunità di rom polacchi. Ho chiesto il permesso di allenarmi con il club, e dopo solo un paio di settimane i ragazzi delle due squadre mi contendevano. Alla fine, mi nominarono capitano. Due anni fa arrivammo al secondo posto nella lega giovanile e vinsi un premio come miglior giocatore. Poco dopo, un talent scout mi scoprì e mi offrì un posto nella squadra di Leyton Orient Ladies. Se la mia famiglia fosse rimasta in Polonia, non avrei mai scoperto lo sport che amo tanto adesso. In Polonia avrei dovuto indossare gonne e sposarmi giovanissima. Qui, in Inghilterra, incontro gente culturalmente varia ed interessante, vado a scuola e gioco a pallone. La mia famglia ha dovuto imparare ad accettarmi. La maggior parte dei miei cugini sono, alla mia età, già genitori. Sposati tra loro, stanno insieme tutto il tempo e si prendono cura dei loro bambini. Quando vedo una ragazza rom giovane fumare, le dico di smettere: se agisce come un adulto così presto, la faranno sposare ancor prima Gli inglesi affermano che i rom rubano e chiedono l‘elemosina in strada. Questo è solo uno stereotipo. Anche i miei compagni di classe – la maggior parte dei quali asiatici – mi percepiscono con un pregiudizio. Quando sentirono che venivo dalla Polonia furono orgogliosi di avere un’amica polacca, ma quando dissi che ero rom, il loro modo di parlarmi cambiò, mi guardarono in modo diverso. Non ho più avuto dei veri amici a Londra dopo tutto questo, così viaggio in Polonia appena possibile. Anche in Inghilterra manteniamo le nostre tradizioni polacche: mangiamo cibo polacco, guardiamo la televisione polacca, ascoltiamo le notizie polacche. Il mio sogno più grande? Giocare a calcio nella squadra nazionale femminile polacca entro un anno. Non molte donne in Polonia giocano a calcio, in questo modo, magari avrò un’opportunità. In caso, giocherei anche per l’Inghilterra. Il calcio è tutto per me. 27 Stivali Chiamati Desiderio 30 Piedi Autore: Ruddy Guilmin Foto: Marianne Baisnée Traduzione: Corinne Cavenaghi Il ticchettio degli stivali riecheggia sulle strade europee. Le donne nascondono i loro piedi in questi strani e seduttivi oggetti Click, clack, click-un paio di stivali fanno capolino sotto una gonna bianca, riecheggiando in strada – è arrivata la primavera! L‘inverno sta finendo e le temperature cominciano ad aumentare, ma loro continuano imperterriti a ticchettare nelle strade. Di pelle, di velluto, con cerniera o con i lacci, bassi o con i tacchi, a metà polpaccio o alti fino alla coscia, la superstar delle calzature da donna domina la moda femminile. Al 41° Midec (la fiera internazionale della scarpa) lo stivale è stato più che mai di moda. Con il passare dei secoli europei di ogni età hanno ceduto all’irresistibile fascino seducente degli stivali. Edith Gaigg, 33 anni, area marketing di una agenzia di traduzioni a Leeds (UK), confessa di indossarli al lavoro, quando esce, e persino in casa. Ma perché le donne sono così irreprensibilmente a favore di queste celebri scarpe? “Sono comode e mi proteggono quando piove” spiega Edith. “Mi fanno sentire sexy, slanciano le mie gambe. Inoltre mi sento al sicuro perché mi permettono di prendere la gente a calci nel sedere!” Ed è qui che troviamo il paradosso delle scarpe-moda riassunto in poche parole: sono sia un oggetto di seduzione sia un simbolo di autorità. E perchè questa invasione? È una manifestazione della nuova rivoluzione femminista o ancora un’altra manifestazione della donna-oggetto in una società occidentale maschilista? Per Justine Levy, il significato degli stivali rimane secondario. Caratterizza semplicemente la donna di ogni giorno. “Una ragazza che porta gli stivali è allo stesso tempo attiva e alla moda.” Se ci si presenta ad un meeting indossando classiche scarpe da ufficio con tacco, una parte del cervello sarà concentrata solamente sullo stare in piedi. Se si indossano stivali, entrambi i piedi sono radicati al suolo. Si rimane dritti. In altre parole, potrebbe forse lo stivale essere la protezione che le donne cercano per entrare in questa società? “Alcune tribù africane chiamano stivali „guanti per piedi“ ci spiega Marc-Alain Descamps, professore di psicologia all’università René Descartes. “Sono scarpe che arrivano al ginocchio, il che è utile se si lavora nel fango, in paludi o in liquami.” Persino con i tacchi, gli stivali danno un senso di sicurezza. “Se hanno un tacco alto, aumentano la mia autostima”, dice Carolina, giornalista spagnola di 23 anni. “So che suona strano ma questo è l’effetto che hanno su di me – forse perché mi rendono più alta.” Non è poi così sorprendente. Secondo l’opinione degli psicologi, gli stivali sono spesso visti come un simbolo di autorità. Evocano l’immagine della cavalleria, gli unici individui a cui era permesso indossarli. Gli stivali sono pesanti, rumorosi e danno, a chi li indossa, un passo particolare, in quanto non permettono di flettere la caviglia“. La sensazione di avere la situazione sotto controllo è condivisa da Marie, ventinovenne addetta alla stampa di Parigi. “Mi sento più sicura quando indosso gli stivali. Danno sicurezza al mio modo di camminare” Il periodo della seduttrice che porta le tradizionali scarpe da ufficio è finito. Dagli stivali, le donne traggono beneficio sia a livello funzionale che a livello ornamentale. Dall’autorità alla sottomissione. Paradossalmente, gli stivali nutrono il mondo della fantasia nella nostra società. Legati al feticismo, che decollò con la fotografia negli anni 50 (con Betty Page come musa) e poi anche negli anni 70 ( con il fotografo Helmut Newton), lo stivale conserva il suo legame con il sesso. Si dovrebbe solo provare a cercare il termine ‘stivale’ in un motore di ricerca e si rimarrebbe persuasi: non è necessario cercare a lungo per arrivare ad una quantità di blog e forum dedicati alla gloria di questa rinomata calzatura, generalmente indossata con il minimo indispensabile Frederic Monneyron, sociologo della moda, ha notato un forte ritorno dello stivale alto, in particolare fino alla coscia. “ È un oggetto altamente erotico, che era in voga alla fine degli anni 60, al tempo della libertà sessuale. Le donne che lo indossano assumono appieno il loro status di oggetto sessuale”. Dovremmo concludere quindi che lo stivale perpetua l‘idea della donna-oggetto, e allo stesso tempo contribuisce all’emancipazione delle donne? Non ne siamo così sicuri. Come dice Joen Faure, feticista e capo redattore della rivista A Propos de Bottes, “Le donne sono perennemente in passerella: indossano stivali alti sopra i jeans, ciò evita lo stile apertamente provocante degli stivali e minigonna.” Quindi lo stivale diventa “allo stesso tempo un segnale sessuale e uno di protezione, un invito ed un divieto”. Carolina non indosserebbe mai un paio di stivali alti con una minigonna. “Ciò mi darebbe l’impressione di essere ciò che non sono” Ma ciò non le impedisce di infilare i suoi jeans dentro gli stivali, anche se “solo in occasioni speciali.” Per Frederic Monneyron, gli stivali alla coscia potrebbero persino rappresentare la “donna conquistatrice: è pelle, è pelle di animale, ciò è istintivo e guerriero.” In breve, gli stivali continuano a mantenere il loro potere seducente e la loro dimensione sessuale. Danno alla persona che li indossa una sensazione di potere e di autorità. Creano una sorta di protezione che fa sentire parte del gioco. “Gli uomini amano le donne virili, libere e sicure di se stesse” afferma Marc-Alain Descamps. Franca Tildach, 28 anni, studentessa d’arte in Salisburgo, riassume il tutto. “Penso che l’aspetto sexy degli stivali sia predominante, ma la sensazione di venir avvolta, del calore e della protezione, dal piede al polpaccio, mi fa sentire un po’ più a casa, anche per strada.” 31 www.anomolo.it • www.lostfrog.net • www.silenzio.tv • www.ogredung.com • www.microlabel.it proposte creative e della scelta grafica. Alcuni esempi, Silenziotv, Ogredung e Microlabel. MICROPUPAZZO Netlabels 30 Piedi Autrice:Arianna Sgammotta Illustrazioni: Gabriel Berretta Aka · tebo _ blue in you www.monocromatica.com · the winter quarters _ direction east www.mirakelmusik.se · the royal horse gala _ 01 avalyn4 www.aerotone.net · do _ erdian www.alg-a.com · tisane _ fromage www.frozenelephantsmusic.com · markus broesel _ point zero www.monohm.com · loscil _ subaquatic www.one.dot9.ca · huw roberts _ odate in harmonics www.serein.co.uk · navarro - land.mp3 www.standard-music.net · palac_ hello www.frozenelephantsmusic.com · d‘incise _ des aulnes www.mirakelmusik.se · ibakusha _ fripèes www.zymogen.net · egotopia _ princesse meringue www.legoego.de · letna _ morn 45 www.navarro.eu.com/eko · masaya sasaki _ motion8 www.minusn.com · Kanja Tieffer -Let‘s get funky This is the music we like: la musica scelta e scaricata on- line su misura. Dopo Napster* più nulla. Questo era il pensiero di molte delle majors musicali, illuse di tornare a monopolizzare la compravendita dei cd. Poi l’Mp3 ha segnato il passo, e si è iniziato a capire che la realtà non poteva più essere quella di prima. La comunità dei musicisti fuori dal coro, quella dei feticisti del suono e dei collezionisti maniaci, ha iniziato a guardare al web come ad uno spazio di mercato sempre più interessante. Un non luogo in cui dare avvio alla propria percezione della realtà, in cui diffondere uno stile di vita. Così sono nate le net label, tipo particolare di etichette musicali completamente gestite online. Obiettivo dichiarato: la diffusione di musica gratuita al maggior numero di persone. Filosofia: l‘uso del diritto legato alle licenze di Creative Commons (CC), il cosiddetto copyleft: forma di diritto che permette la diffusione e distribuzione delle opere senza alcun limite (se non quello di impedire il guadagno sulle stesse, che devono rimanere gratuite), lasciando all‘autore la possibilità di scegliere come usarle, senza le solite restrizioni e rapporti esclusivi, tipici delle Majors. La riproducibilità e la diffusione delle opere è dunque garantita dalla sottoscrizione dei diritti prevista dalla licenza Creative Commons. Condizione obbligatoria per accedere a tali contratti, niente relazioni ufficiali con altre case discografiche o con le società che tutelano i diritti d’autore. Ma le net label sono soprattutto un contenitore che diffonde uno stile di vita, dal web alla realtà quotidiana. La loro missione è la creazione di un centro propulsore di sottocultura a 360 gradi che dalla grafica del sito passa attraverso la selezione degli artisti alla scelta dei posti in cui apparire e delle manifestazioni da supportare. E soprattutto ce n‘è per tutti i gusti, si va dallo stile indie rock della belga Sundays in Spring a quello di un videogioco anni ’80 della 8bit people, centro nevralgico di un’elettronica sporca e minimale. Questi non luoghi del cyber spazio sono diventati famosi grazie ai passaparola e alla creatività dei loro fondatori. Ma anche grazie al fenomeno Myspace, diventato ormai la bibbia per i clubber, gli appassionati della musica di nicchia e per i teenager. Ed è proprio su Myspace che si ha accesso al sito del collettivo Copyleft, che in Italia raccoglie ed individua tutte le realtà più interessanti legate al free music share state of mind. Le net label crescono nell’ambito di progetti home made, pensati alla stregua di community create per ascoltare il proprio genere di musica preferito e dare spazio alla cultura underground, in special modo quella elettronica. Questa predilezione è legata a ragioni tecniche e storiche, dal momento in cui il web è stato all’inizio il mezzo preferito dei cervellotici mondiali cresciuti a pane, nintendo e musica elettronica, diretta evoluzione dei jingle dei video game. Tra le fondatrici storiche , Kosmik free music foundation (nel 1991) e Monotonik (1996). Tra le più importanti e grandi a livello attuale, l’italiana Anomalo e Lastfrog, che offrono una varietà di artisti e di generi molto ampia. Accanto a queste, che rappresentano il Vip del download gratuito ne esistono molte altre di piccole dimensioni, ma interessanti sul lato delle In Europa, il fenomeno è ormai una moda, un’abitudine che si collega a tutta una serie di altri eventi di aggregazione, che grazie ai voli low cost e alla cultura europea del free mover di questi ultimi tempi, ha permesso agli appassionati di conoscere molti gruppi nuovi e di condividere esperienze in diversi Paesi. In questi ultimi anni sono moltissime le iniziative europee per dare spazio alle etichette on-line. Tra gli eventi più importanti, il Netlabel festival di Zurigo e l’itinerante Netaudio Festival, una delle vetrine più importanti per queste realtà contemporanee, che quest’anno avrà luogo in una delle capitali europee per la musica elettronica e tecno, Berlino. *Primo servizio di file sharing che permetteva di scaricare MP3 gratuitamente. SELVA ELETTRICA Conoscere le net label non significa tanto elencare quali sono e quali artisti propongono. O meglio, non solo. Significa, caso per caso, e a seconda dei gusti, calarsi fin dentro un mondo particolare, con i suoi valori, il suo slang e le sue percezioni. A tal proposito si può citare il caso di una net label italiana, Selvaelettrica, nata da un progetto tra amici nel 2005 in una città vicino Roma. La metafora usata dal creatore, amministratore e musicista, Kudu, è quella di pensare il sito come ad una foresta. Girare nel web come in un ambiente selvaggio. In totale libertà e alla ricerca del lato animale che è in noi. Questo lo spirito della net label (www.selvaelettrica.com). Kudu and friends hanno dato vita ad un proprio vivaio musicale, nel quale non solo trova spazio la musica che piace a loro, ma tutto un mondo di font, linguaggi e newsletter dai toni fiabesco trash. La programmazione varia dall’elettronica in tutte le salse al rock psichedelico. Sperimentazione e suoni non conformati, la regola per avere accesso. Con la regolarità (più o meno categorica) di due releases mensili l’etichetta garantisce una propria selezione di artisti al suo pubblico. In verità il sito è solo la vetrina di quello che realmente si nasconde dietro le numerosissime attività. Concerti, eventi e installazioni sono ciò che permettono a questa di fuoriuscire dal suo margine di virtualità e lasciarsi cadere nel mondo reale. E soprattutto l’esplosione della creatività in tutte le sue forme. Caratteristica tipica di net label come questa è la possibilità di creare interazioni con il pubblico che ricalchino le linee del sito creando quello stile di vita visualizzato dai pixel dei laptop. Interazioni che sfociano nel guerrilla marketing quando si parla di forme di promozione, o di installazioni contemporanee nelle performance. Nel caso di Selvaelettrica, telefoni verdi giganti nel bel mezzo di festival per ascoltare le ultime releases. Una domanda però tormenta oggi molti opinionisti, ovvero, le forme di guadagno di questi mega contenitori del P2P. Al momento, le net labels dure e pure non producono vinili o album, e quindi non guadagnano. Rimangono misteriosamente all’interno di una propria voglia di farsi ascoltare e di alzare la voce. TestimoniaNo la propria esistenza, producono un proprio mondo, che si tratti di una foresta selvaggia, di atmosfere retrò o dai toni di un video game. Ma la realtà rimane una: la voglia di esserci, di creare un nuovo approccio alla musica che dovrà necessariamente evolvere verso qualcosa di diverso. In alcuni Paesi europei come l’Olanda, e in altri come il Brasile si stanno studiando forme di convivenza tra diritto d’autore e copyleft. Le net label riusciranno ad imporsi in questa nuova fetta di mercato o ne verranno fagocitate? 31 OTTO LEGGENDE BALCANICHE Gadjo Dilo: una grande hit del 1997. Questo film di Tony Gatlif ha messo la musica gitana su un palco enorme, con balli, concerti e attori che irrompono in canti spontanei per tutta la durata del film. Goran Bregovic: dopo il successo pop 32 Piedi Autori, Realizzazione: Friso Wiersum Traduzione: Daniela Castrataro Balcanizzati! DJ Dubcovsky ci racconta della crescente influenza balcanica nelle discoteche europee. Sono i miei ricordi dei concerti di musica balcanica ad alimentare il mio amore per il genere, uno in particolare, una performance di Mahala Raï Banda. C’è stato di tutto, dai due giovani trombettisti che flirtavano senza ritegno con le ragazze in estasi vicino al palco, all’anziano violinista palesemente attaccato alla bottiglia d’alcol. Quest’ampio raggio d’età si rifletteva nel pubblico: un misto di vecchi amanti di musica folk e giovani clubbers, uniti nella loro passione fino all‘ultimo. Non che poi vi fosse stata una fine ‘ufficiale’, perché proprio quando tutti pensavamo che il concerto fosse finito, la band ricominciò lo spettacolo. Lì, faccia a faccia con le trombe, il suono era travolgente al ritmo del tamburo costrinse le nostre gambe a muoversi e i nostri sorrisi a rinfiammarsi. Mentre ballavo con la mia ragazza, vidi persino sua madre che provava alcune delle sue vecchie mosse con il trombettista! E l’anziano violinista non nascondeva più la sua bottiglia al pubblico, ora beveva apertamente preso dallo spirito del momento. Banconote venivano lanciate alla band, tutti applaudivano e si, i poveri baristi a lavoro si dannavano l’anima. A questo punto dovremmo addentrarci nella storia della musica balcanica. Si tratta di uno stile estremamente antico che risale a quella generazione di zingari, o gitani, che dall’India viaggiarono verso l’Europa, adottando elementi di ogni cultura che incontrarono durante il loro pellegrinaggio. Dai deserti del Rajastan alle pianure del Danubio, i pellegrini fecero proprie le sonorità di ogni regione. Non a caso, nella musica balcanica confluiscono le trombe dell’armata turca, i cembali degli artisti rumeni, i violini dei musicisti ungheresi e le trombe dei suonatori serbi. Nei secoli questo mix ha fatto da colonna sonora a molti matrimoni, battesimi e feste regionali balcaniche, ma è sempre stato alquanto improbabile ascoltarlo al di fuori. Eppure in questi giorni, folle in tutta Europa impazzano per gli stessi suoni tradizionali e folcloristici delle brass band gitane, grazie ai DJ che sanno sfruttare l’eccitazione creata dal rapido suono degli ottoni tipico della musica balcanica mixato con elementi più elettronici. Da questa sperimentazione sono venuti il pop e il ritmo balcanico, che hanno alimentato una diffusione di tale musica, enfatizzandone l’autenticità e la tradizione. Per citare il sociologo Weber, „Nel nostro mondo disincantato siamo condannati a cercare il reale’“ Il reale che stiamo cercando potrebbe essere appunto la musica balcanica. Ma non sono solo l’autenticità e la realtà che hanno saputo rendere popolare tale musica. Infatti, in particolar modo per quanto riguarda l‘Europa occidentale, sembra che l’attrazione per questo genere provenga dall‘immaginazione di una vita e una cultura che molti di essi desiderano, fatta di libertà di viaggio, assenza di un lavoro fisso, eredità di cui andarne orgogliosi e capacità di vivere secondo le proprie regole. Naturalmente, i nuovi trend musicali sembrano darsi il cambio circa ogni cinque anni, il che significa che l‘interesse per questo tipo di musica sarà probabilmente di breve durata. Ma resta significativo il fatto che questo è uno dei primi trend a muoversi da Est verso Ovest. E per quanto mi riguarda, anche quando tutti gli altri l‘avranno ormai dimenticata, non appena quella tromba mi chiamerà, io sarò lì pronto a cantare “Mesecina mesecina….Poh joh”. in Yugoslavia con la sua band Bijelo Dugme, Bregovic ha prodotto musica, per la maggior parte colonne sonore degli anni ’80. Dopo il grandioso successo con ‘Underground’ ha trovato un altro gruppo musicale, la Wedding and Funeral Orchestra, nota per le sue performance che ogni volta arrivano a coinvolgere oltre 150 musicisti. Fanfare Ciocarlia: Forse la brass band più veloce, la Fanfare Ciocarlia è nata quando una fan tedesca si innamorò a tal punto di un musicista rumeno da convincerlo a formare una band. Il resto, come si dice, è storia. Shantel: Shantel stentava ad avere successo fin quando un produttore di musica lounge scoprì la musica balcanica viaggiando per le terre che i suoi antenati possedevano in Bucovina, regione sul confine tra Romania, Moldavia e Ucraina. Combinando le sonorità balcaniche con i ritmi elettronici, ha pubblicato due famosi album chiamati ‘Bucovina Club 1’ e ‘2’. Il suo terzo disco è atteso entro la fine dell’anno. Besh o Drom: Besh o Drom è una band ungherese nata con strumenti tradizionali di ottoni fatta per mixare sonorità balcaniche con il jazz e l’electro. Besh O Drom è ad oggi uno dei gruppi balcanici più popolari. Balkan Beat Box: la Balkan Beat Box è una band formata da due ragazzi israeliani di Brooklyn che producono club music con influenze mediterranee e balcaniche. Grazie ad una perfetta padronanza tecnica dei propri strumenti, le loro performance live sono spesso paragonate a spettacoli circensi e sono largamente venerate. Gogol Bordello: Forse il più popolare fra tutti gli esempi di influenza balcanica, quest’estate hanno partecipato al circuito di festival europeo, stabilendo la loro etichetta di punk gitano. In quanto tendono a mixare la loro eredità ucraina con lo spirito da band come i Pogues, i critici hanno accusato il leader Eugene Hutz di fingere il suo accento. Non che la folla tuttavia sembri importarsene. Fatima Spar & the Freedom Fries: meno noti di alcuni dei loro contemporanei, questa band è un altro esempio perfetto di ritmi balcanici. Amalgamano perfettamente le varie tradizioni musicali dell’Europa sudorientale: Fatima stessa ha radici in Turchia, mentre la sua band nel precedente impero Ottomano. Eletta migliore band austriaca del 2006, sono in lizza per diventare i campioni delle sonorità balcaniche non elettroniche. IL FESTIVAL Il Guca festival in Serbia è la celebrazione annuale per eccellenza di tutto ciò che è balcanico. Raduna migliaia di fan in un piccolo villaggio nel sud del Paese per un’intera settimana, che possonosperimentare tutto quello che un festival europeo dovrebbe offrire. Musica non-stop, bellezze che fanno la danza del ventre, litri di Slivovitz (il brandy locale) e feste in campeggio che durano ben oltre la fine delle performance live di ogni sera. Ovviamente è il festival stesso a rappresentare la vera attrazione, è la gara fra le migliori band straniere a rappresentare uno degli elementi più seri dell’evento. I vincitori raddoppiano, o persino triplicano, i loro guadagni successivi; solo un artista, Boban Markovic, è stato escluso dopo aver vinto la competizione per molti anni di seguito. Con questa crescente popolarità, la reputazione del festival si sta riprendendo dalla cattiva immagine ricevuta durante il periodo dell’isolamento serbo. Infatti, sta tornando ad essere considerato come dovrebbe, ovvero il “Woodstock delle trombe”. Ad ogni modo, se non riuscirete ad andare di persona, procuratevi il disco “Golden Brass Summit: Fanfares en delire’ per farvi un’idea del genere di ricchezza musicale che il Guca può offrire. 33 Attenti all‘ australiano! Sono un organizzato o un imbranato? Diamo un‘occhiata ai tipi da ostello. 36 Piedi Per chi gira l’Europa con un piccolo budget l’ostello è un fantastico tipo di sistemazione. Soddisfa molti dei bisogni primari dell’essere umano: un tetto, una doccia veloce e, anche nell’era volte in bagno. In una di queste occasioni si dimenticherà la chiave (o tessera magnetica) dentro la stanza e comincerà a bussare per farsi aprire, per un lungo lasso di tempo gli altri ospiti faranno finta di dormire e lo ignoreranno, ma alla fine un’anima pia si alzerà (di solito io) più che altro per riprendere a dormire e per guardare in faccia il personaggio. L‘ordinato In teoria sarebbe il compagno ideale con cui essere forzati a dividere una stanza, ma in realtà non è sempre così. L’ordinato spegne il telefonino, ma si alza con la sveglia, tiene tutte le sue cose nell’armadietto (con lucchetto) e dentro la valigia (con lucchetto). Dopo aver concluso le abluzioni mattutine rifà il letto e ci mette il pigiama sopra – altrimenti non si capirebbe che è compagnia di due o tre altri connazionali e sono conosciuti per raccontarsi barzellette sagaci che solo loro capiscono ed esplodere in risate fragorose nel cuore della notte Il socievole È quello che arriva e si presenta a tutti, anche a chi sta sonnecchiando nel letto in alto. Si ricorda i nomi di tutti e dopo dieci minuti tutti conoscono le circostanze principali della sua vita e i motivi del suo viaggio. Il socievole si aspetta di conoscere altrettante informazioni sugli altri e provvederà a diffonderle nel resto dell’ostello. Le capacità del socievole non si arrestano alla sua camera; egli otterrà i suoi migliori risultati nella stanza comune, dove trasformerà una mezza dozzina di individui impalati davanti la televisione e restii perfino a guardarsi negli occhi in un’allegra compagnia. Il socievole organizza anche passeggiate alla reception al doppio del prezzo). Il rumorista Personaggio di varia estrazione, nazionalità ed età. Si caratterizza per una serie di rumori che emette durante il sonno. Russare è la sua specialità, talvolta in forme estreme che danneggiano l’equilibrio mentale degli altri ospiti. Il rumorista si può però anche abbandonare a sonore flautolenze oppure a lunghi sospiri mentre si gira e si rigira nel letto, facendo cigolare tutta la struttura. Il rumorista ha sempra una sveglia o un telefonino che iniziano a squillare improvvisamente, continuando per una decina di minuti perchè lui non riesce a trovarli o a farli spegnere. 37 Autore: Nicola Pizzolato Illustrazioni: Joseph Hanopol dei network virtuali, la necessità di compagnia umana.. In ostello, tra perfetti sconosciuti, nasce spontaneamente un sentimento di comunanza d’interessi che deriva dal fatto di svegliarsi, in numero che va da 4 a 12 persone, nella stessa squallida stanza ogni mattina. Dopo diciotto anni di peregrinazioni in ostelli di diversa qualità, soprattutto nel mondo anglosassone, è ormai assodata la tipologia di persone possibili da incontrare usato e un nuovo arrivato lo potrebbe occupare con gli scarponi. Questo comportamento è naturalmente profondamente fastidioso da osservare per gli altri, disordinati, facendoli sentire inadeguati. Essi rararemente rivolgono parola a tale individuo, anche se alcuni se ne fanno una ragione pensando che sia tedesco. L‘imbranato In ogni camera di grandi dimensioni di ogni ostello che si rispetti c’è sempre un australiano. Mi sono fatto l’idea che l’educazione dell’australiano nella sua sconfinata terra natìa lo prepari per superare grandi avversità e ambienti ostili, perchè non sembra che egli abbia l’opinione che l’ostello sia un luogo dove il sonno è fragile e bisogna fare di tutto per rispettare il riposo degli altri; forse lo considera un luogo di per sè già molto comodo, dove non c’è bisogno di essere particolarmente considerati verso gli altri. È un dato di fatto comunque che chi, nel pieno della notte, accende con noncuranza la luce è, due volte su tre, australiano. Gli austrialiani di solito viaggiano in per la città, una visita nei migliori pub e il sabato sera in discoteca. Per quanto scavalchi con troppa sfrontatezza le barriere della riservatezza tale individuo è essenziale nell’habitat dell’ostello per rompere il ghiaccio tra persone che altrimenti non si sarebbero mai parlate tra di loro. La notte prima della partenza il socievole distribuirà a tutti un pizzino con la sua email o un biglietto da visita. L‘australiano L‘inesperto L’imbranato arriva in stanza sempre di notte, quando gli altri dormono. Irrompe con i suoi bagagli di grandi dimensioni che cerca inutilmente di forzare dentro l’armadietto, inciampando (al buio) in tutti i letti e valigie e facendo una casino della madonna. Dopo un po’ si deciderà ad accendere la luce (a ciò seguiranno mugugni e insulti sbiascicati sotto le lenzuola da parte degli altri ospiti). A luce accesa l’imbranato, suo malgrado, continuerà a disturbare aprendo cerniere, spacchettando rumorosi sacchetti di plastica, entrando e uscendo dalla porta per andare diverse Da non confondere con l’imbranato, l’inesperto è semplicemente colui che non ha idea di cosa sia un ostello e di come sia organizzata la vita lì. Spesso di giovane età, l’inesperto, dopo aver passato cinque minuti tentando di aprire la porta mettendo la scheda magnetica dalla parte sbagliata, entrerà in camerata e solo in quel momento si renderà conto che dovrà in realtà dormire con altre persone. L’inesperto non capisce qual’è il letto che gli è stato assegnato e non ha portato nè un lucchetto per l’armadietto nè le infradito per la doccia (ma i manager degli ostelli, che conoscono questa tipologia di cliente, vendono tutto Il vizioso Ho notato che tale individuo è spesso di origine statunitense e spesso abbastanza giovane. Forse la credenza che, in quel paese, colpisce la consumazione di alcol, droghe e sesso, gli fa pensare che nella liberale Europa tutto sia permesso. Sperimentare queste pratiche in ostello dovrebbe fargli capire che ha profondamente torto. I compagni di stanza odiano il fumo, di ogni tipo, e l’alcol consumati in stanza contro ogni divieto perchè fanno puzza e occasionalmente causano un “technicolor” (un vomito) nel lavandino comune. Allo stesso modo, quegli azzardosi individui che convincono le ragazze a seguirli in camera nell’oscurità della notte dovrebbero essere consapevoli che non incontreranno la mitica solidarietà maschile e che saranno sicuramente coperti da interminabili insulti – taluni perentori, talaltri sarcastici (in una babele di lingue) – che accompagneranno per tutta la sua durata il rumoroso amplesso. Un saluto da... dei così chiamati ‘catafili,’ che si incontrano nei sotterranei per rituali strani e notturni. Scegli il giorno più adatto, soprattutto se stai cercando di disfarti del tuo partner: nessuno noterà la sua mancanza nel bel mezzo di un labirinto di cui le uscite vengono periodicamente bloccate. 34 Piedi Autrice: Marianne Baisnée Foto: Marianne Baisnée Come arrivare? Catacombe di Parigi 1. place Denfert-Rochereau 75014 Paris Accesso: Métro et RER B Denfert-Rochereau Prezzo: Pieno: 7 Ridotto: 5,50 € Per ragazzi(14 -26): 3,50 € Il museo dei gusti di Parigi Ponte de l‘Alma, fiume a sinistra davanti al n 93 quai d‘Orsay 75007 Parigi Accesso: Métro: ligne 9, station Alma-Marceau RER: ligne C, station Pont de l’Alma Prezzo: Pieno: 4,20 € Ridotto: 3,40 €per studenti Merda, Parigi! Hai pianificato la seduzione nei minimi dettagli: le offrirai un viaggio originale, per così dire poetico, a Parigi. Lascia da parte la torre Eiffel, il Sacro Cuore, il Louvre, e altri scontatissimi. Penetra negli antri sconosciuti e misteriosi di Parigi, e tuffati nelle sue profondità. Puoi cominciare ad esplorare i sotterranei della città con un giro organizzato nelle Catacombe. Ricostruite nel 1785, quando milioni di scheletri furono trasferiti al loro interno per evitare il sovraffollamento dei cimiteri Parigini. L‘adrenalina che attraverserà le vene della tua compagna la farà catapultare senza dubbio tra le tue braccia e tutti sanno che il pensiero della morte più rendere la situzione eccitante. Una volta superato il primo spavento, probabilmente troverai gli innumerevoli teschi e tibie monotoni per non dire perversi. Se cerchi qualcosa di più emozionante, ricordati che tutto è a tuo rischio e pericolo. È vietato dalla legge ma perfettamente possibile vagare tra le tombe e celle in disuso che rendono i sotterranei di Parigi un vero e proprio labirinto. Ci sono sculture da scoprire, acquedotti, castelli, e migliaia di simili meraviglie sotterranee. Le prove esistono nero su bianco nella miriade di foto che perseverano sul web e dalla testimonianza www.paris.fr Comunque, non tutti abbiamo bisogno di essere così coraggiosi o sepolcrali. Se pensi di aver bisogno di mettere alla prova il suo amore, chiedile se è pronta a seguirti fino all‘inferno -- in tal caso, vicino all‘elegante Ponte de l‘Alma, sul lato sinistro della Senna, aggiungiti ai turisti che aspettano per entrare nel Quai Branly (Museo Etnografico). In poco tempo raggiungerai un chiosco vecchio stile, per un momento lo confonderai probabilmente con un bagno pubblico, e segui la guida che aspetta lì. Ti trasporterà in un groviglio, che rappresenta l‘apparato digerente della città. Ogni strada ha il suo corrispondente canale sotterraneo girerai e rigirerai per strade che, portano lo stesso segno, lo stesso nome delle vie in superficie. Oh merda. Ti trovi nelle fognature di Parigi. Sfortunatamente, vedrai solo un‘infinitesima parte dei 2,400 km dei canali che, se prolungati, porterebbero fino ad Istambul. Ora, il museo rappresenta la storia del cambiamento delle condizioni igieniche e uno schema grafico della idrografia, e trova il suo picco di interesse in una costruzione sotterranea del 19 secolo. In quache modo ricorda involontariamente gli strumenti di tortura esposti al famoso museo della torre di Londra. Attraverso una doppia galleria circondata da possenti mura, cartelli avvertono della possibilità di liquidi gocciolanti dal soffitto. Alla fine del corridoio, dietro le sbarre, noti qualcosa di preoccupantemente grande, rassomigliante ad uno stivalone nero. Da dietro il vetro, i topi ti guardano con curiosità. Nel frattempo, la tua guida, un lavoratore professionale, racconterà le storie più terrificanti che la sua professionalità possa produrre. Un odore di putrefazione si farà strada nelle tue narici. I visitatori meno impressionabili sono addirittura capaci di comprare un topo giocattolo alla fine del tour, come per essere sicuri di non dimenticare questa gita romantica. Possono addirittura spingersi oltre, fino ad organizzare – per la somma irrisoria di 255 Euro all‘ora – la festa di compleanno della propria amata in una delle fogne con la presenza garantita di un lavoratore. A qualsiasi lettore non ancora convinto da questa incredibile offerta rimane ancora una possibilità per scoprire i sotterranei parigini: prendere la metro, come tutti gli altri. Sequestratore di immagini Dio onnipotente dell’arte urbana, Zevs trasforma la città in un museo. Nel 2002 rapisce la silhouette di un cartellone pubblicitario Lavazza a Berlino e chiede 500000 $ di riscatto. In nome di Zeus! Berlino, Alexanderplatz, 2 aprile 2002, 5:37 del mattino. Zevs, con indosso una tuta gialla, decorata con un fulmine avvolto da una nuvola, scala la facciata di un albergo. Il misterioso vendicatore mascherato ritaglia con lo scalpello la silhouette femminile di un cartellone pubblicitario Lavazza, lasciando una voragine nel pannello alto 17 metri, dove si può leggere lo slogan « Express yourself ». Un’ora e mezza più tardi, la musa ispiratrice della marca di caffè, un’affascinante modella dal viso impersonale, sarà alla sua mercé. Prima di scendere, l’artista scrive sul cartellone bucato: « Visual kidnapping – Pay now!» e va via con l’ostaggio sotto il braccio. Contatta la direzione della Lavazza e chiede un riscatto di 500000 $, una somma simbolica che rappresenta il prezzo di una campagna pubblicitaria. Se la ditta italiana non paga, l’ostaggio sarà giustiziato sulla Place de Paris. Trascina quindi la prigioniera in una latitanza europea. La porta in Svezia, a Berlino fino alle catacombe di Parigi. Nella capitale francese, la esibisce durante le sue mostre e invita i visitatori a deciderne la sorte. Se pagano un euro, dimostrano la loro volontà di vederla morire. L’unica possibilità di mantenere l’opera in vita è acquistarla. Il procedimento logico dell’artista è semplice: far reagire il pubblico e intrattenere con lui un gioco interattivo. « La marca prende in ostaggio l‘attenzione del pubblico in cambio di consumo; io inverto il processo. Rapisco la silhouette del cartellone pubblicitario e chiedo al proprietario di pagare» Parigi, 2 aprile 2005. Durante un ricevimento organizzato dal direttore del dipartimento di marcheting di Lavazza France al Palais de Tokyo, il responsabile culturale francese in Italia e la Direzione del museo hanno consegnato pubblicamente il riscatto. Attraverso questo gesto, la grande marca di caffè spera di poter dimostrare il proprio sostegno all’arte contemporanea. Ricompense record Questo progetto di rapimento visivo, intrapreso cinque anni fa e continuamente sviluppato e rimaneggiato, rappresenta l’opera di punta di Zevs. Questo giovane artista francese proveniente dalla scena dei graffiti, ha realizzato i suoi primi pezzi a Parigi agli inizi degli anni ’90. Zevs opera un’arte di deformazione e capovolgimento con sottili giochi di comparsa e scomparsa, ombre e luci, pulizia e sporcizia. Tra contestazione e strategia pubblicitaria, le sue esperienze sono al crocevia di un’arte di strada i cui due poli sono Parigi e New York. Ispirato dal movimento hip hop e da quello delle arti urbane, esercitò inizialmente in zone abbandonate: la periferia di Parigi, le ferrovie cadute in disuso e i terreni vuoti del 20° arrondissement della città. Pian piano, i graffiti riempirono i muri della capitale e non offrirono più alcuna possibilità di espressione. Zevs crea allora il suo logo, la nuvola e il fulmine, dipinti in stile throw-up, firma elaborata che combina la tag e il graffito. Circa 15 milioni di Euro sono stati pagati in Germainia per Jan-Philipp Reemtsma nel marzo 1996. Il record in Gran Bretagna era di soli 1.5 milioni di euro mentre in Hong Kong e in Sudamerica ha già raggiunto la cifra di 100 milioni di dollari Massaggio Autrice: Éloïse Bouton Foto: Zevs, JP Nel 1992, evita per poco di farsi investire da un RER mentre disegna graffiti in un tunnel della periferia parigina. Sul treno in corsa legge « Zeus ». « Quella scritta mi ha davvero segnato, è rimaAnimali rapiti sta come impressa sulla mia retina. Di colpo ho ribaltato la situazione servendomi di quel nome Mentre i cani vengono per marchiare la città. Era la firma perfetta da spesso rapiti in cabio di imprimere alta e forte nello spazio pubblico». Zevs s’interessa all’arte attraverso le distorsioni di pittori e graffitisti americani nei libri Spraycan Art, Subway Art e i film Beat Street, Break Street e Stylewars. Affascinato da stencil, silhouette e scritte che ricoprono i muri del suo quartiere, si apre un cammino atipico e si appropria dei codici urbani. Durante i suoi vagabondaggi, scopre il Centro nazionale di arte e cultura Georges Pompidou. Ai suoi occhi, l’impianto poli-culturale incarna il punto nevralgico di Parigi. Vi scopre l’arte moderna e contemporanea e sviluppa così tecniche sovversive e insidiose. Una notte realizza un “attacco visivo” sulla facciata dell’edificio. Munito di una bomboletta spray rosso sangue, si concentra sul viso di Alfred Hitchcock su un cartellone pubblicitario del museo lasciando un punto rosso gocciolante sulla fronte del cineasta. Sebbene alcuni aspetti delle sue opere ricordino Thomas Hirschhorn e Marcel Duchamp, l’artista parigino non rivendica alcuna influenza. Separa il proprio lavoro da qualsiasi progetto politico e privilegia l’artistico. Pretende che la sua esperienza non s’inscriva né in una volontà di trasmissione di un messaggio né in una denuncia. «Non sono né anti-pubblicità né anti anti-pubblicità. Provo a rivelare i meccanismi delle costose ricompense, circa 600 animali sono stati rubati dagli 80 zoo facenti parte della European Association of Zoos and Aquaria tra il 2001 e il 2004 mie opere all’interno della comunicazione pubblicitaria, in modo che essi diventino una fonte d’ispirazione e di motivazione. Utilizzo la pubblicità come supporto all’espressione” Nonostante l’interesse crescente dimostrato dalle gallerie europee nei suoi confronti, la Francia rimane ancora restia alle sue opere. Artista troppo all’avanguardia o incompreso dalla sua propria patria? Zeus parla della prudenza francese con derisione: « Dicono di aver bisogno di lontananza per vedere meglio le cose. Probabilmente se mi stabilissi all’estero, riceverei finalmente le proposte per esporre in Francia! » Illuminatore d‘ombre 41 424 Zevs si è imposto marchiando la città con il suo nome e manifestando la propria presenza con il suo logo. Ma le sue opere si basano anche su una rappresentazione della città stessa. Infatti questa divinità cittadina ha fatto la sua comparsa in modi differenti. All’inizio del 2000, dipinse i contorni dell’arredo urbano. Alla luce artificiale della notte, ripassò l’ombra di lampioni e palazzi servendosi di vernice bianca. Durante il giorno, le forme e le immagini erano ancora li`, assumendo una nuova dimensione. . I graffiti puliti Zeus realizza ciò che egli stesso definisce « graffiti puliti ». Di fronte a muri sporchi di inquinamento, rovinati dal tempo o deteriorati, l’artista inizia a pulirne artisticamente la superficie servendosi di un’idropulitrice. Dopo il suo passaggio, un fulmine e una nuvola rimangono impressi sulla polvere. Aggira così l’illegalità ed evita le accuse di vandalismo. Riappropriandosi dei codici, li capovolge a suo vantaggio e mette le organizzazioni responsabili della pulizia della città in una situazione imbarazzante. Persone scomparse Mentre Amnesty International tiene il conto delle “persone scomparse” in 28 paesi come violazione dei diritti dell‘uomo, le persone continuano a scomparire in ogni stato. La maggior parte vengono ritrovati dopo pochi giorni, altri non ritorneranno mai a casa. I graffiti invisibili Questa tecnica fa eco al principio dei « graffiti puliti ». Zeus utilizza una pittura fosforescente che gli permette di agire durante il giorno in tutta tranquillità. Opera così senza rischiare di farsi sorprendere o di attirare l’attenzione delle autorità. Durante il giorno riempie di graffiti i muri di città e piazze ed applica filtri sui lampioni o sui faretti dei bateaux mouches. Solo di notte le sue opere si rivelano sotto l’effetto della luce nera. Zeus partecipa ad un’esposizione fotografica presso la galerie Peter Borchardt a Amburgo fino al 10 novembre. A partire dal 15 novembre presenterà i suoi lavori alla galerie Lazinc a Londra. Britflicks Adolescenti, droghe e violenza: il debutto di giovani registi britannici come Shane Meadows e Paul Andrew Williams, i cui film sono ora disponibili in DVD. 38 Iride Autore: Sascha Keilholz Foto: Warp Films Steel Mill Pictures Traduzione: Irene Manzone, Marco Riciputi Nel 1983 con la realizzazione del documentario „This is England“ il regista, Shane Meadows, rappresentò l’impero britannico come una polveriera. Cominciò dal caso del primo ministro Margaret Thatcher, la lady di ferro, che divise la nazione in due con la sua decisione di andare in guerra contro l‘Argentina per la conquista delle isole Falkland e continuò con la nasciata del nazionalismo bianco nel regno unito agli inizi degli anni 80. Shaun, un outsider dodicenne, trova nel gruppo di naziskin una forma di patria e di famiglia adottiva. Il concetto di Nazione è ben lontano dalla sua capacità di intendere la vita. Da un rapporto del fronte nazionale trapelano stratagemmi retorici consueti – differenze presunte tra razzisti e nazionalisti, i quali hanno diritto all’orgoglio nazionale. L’orgoglio è anche il concetto fondamentale per Shaun, che vuole rendere fiero il padre deceduto nella guerra delle Falkland. L’opportunità gli viene offerta dalla “Band of Brothers”, nazionalisti, al grido di battaglia è It’s time to take it back conduce il giovane alle sue prime azioni razziste. Una volta contro calciatori adolescenti pachistani, un’altra contro i proprietari di negozi. È una sopresa per lo spettatore constatare che le azione del protagonista rimangono non violente; Shaun spaventa a malapena le sue vittime. Effettivamente, sin dall’inizio, i naziskin agiscono come un gruppo in parte simpatico, ma allo stesso tempo come persone assolutamente inavvicinabili. Non sembrano malvagi e neppure violenti. Tutto questo è riconosciuto dalla mamma di Schaun, che sin dall’inizio rimane scioccata dalla vista di suo figlio vestito con jeans con pieghe alte, scarpe dott. Martins, camicie Ben Sherman, bretelle. Lei mette in discussione il giovane con la finale dichiarazione sorprendente in cui la madre afferma che il figlio avrebbe dovuto chiederle il permesso prima di rasarsi la testa ma riguardo ai vestiti non ha niente da ridire. Questa noncuranza della madre nei confroti del figlio che In collaborazione con: si sta tramutando in un neonazista sconvolge lo spettatore. Comunque, il regista Meadows mette subito in chiaro che questi giovani non sono di estrema destra. Sono semplicemente un gruppo di skinheads che segue la moda del momento e cerca di uscire dalla massa. In questo contesto non sembra altro che una tendenza e una possibilità di essere diversi, alternativi. Credenze politiche nascono solo nel momento in cui uno di loro decide di abbandonare il gruppo. Solo quando l‘enigmatico e odioso Combo fa il suo rientro per ricordare al gruppo le proprie origini, tutti i membri sono obbligati a rendersi conto della realtà: essere naziskin non è per niente un gioco. In seguito al suo grande debutto con Twenty Four Seven (1997) non si sentì più parlare di Meadows, tranne che per l‘eccezionale evento del 2004 con Dead Man’s Shoes uno dei più complicati, incomprensibili e stilisticamente orgoglioso film degli ultimi tempi. Con un coportamento stoico, Paddy Considine, stesso autore del Film, lancia una rivincita sanguinosa e spietata nei confronti di coloro che attaccarono suo fratello mentalmente handicappato prima del suo ritorno. Attraverso inusuali, innovative foto il film porta all‘inaspettato finale in cui le colpe del passato vengono riportate alla luce del sole. Come Meadows anche lo scozzese Gillies MacKinnon festeggia la sua tragedia giovanile in un‘occasione internazionale. Dopo sei anni da Small Faces (1996) sposta il setting da Glasgow a Londra e ringiovanisce il protagonista. Al vertice della straordinaria compagnia di Pure è Harry Eden. Alla tenera età di 10 anni Paul (Eden) deve prendersi cura della madre e della figlia dell‘ amica: entrambe le madri sono persone inaffidabili. Il film si distingue della maggior parte dei film britannici riguardanti la droga, che generalmente imitano il tradizionale Trainspotting (1996), dove la vita completamente incontrollabile dei giovani è il fulcro del film. Qui ci troviamo di fronte ad un figlio pragmatico che si prende cura della madre tossicodipendente. La scena in cui la protagonista finalmente prende la decisione di affrontare di petto il problema e lui le si avvicina e le sussurra „Lo faremo insieme“, rimarrà una delle indimenticabili nella storia di questo film. Sia il regista che il giovane protagonista sono stati premiati alla Berlinale Talent Campus e all‘Empden film Festival. Nonostante i riconoscimenti non abbiano aiutato il film 39 London to Brighton ad arrivare al cinema ufficale in Germania, è stato accettato a braccia aperte nel resto d‘Europa. Il film è disponibile in DVD con il nome „Pure“, un titolo che perfettamente rispecchia il significato del film. Sulla copertina del DVD Harry Eden è stato sostituito dalla star mondiale Keira Kinghtley e dall’attrice canadese Molly Parker, che nel film interpreta sua madre. In ogni modo Eden rimane sempre il protagonista dell‘azione e la sua performans si allaccia perfettamente a quella della coprotagonista. L’infanzia difficile e la crescita spietata sono il tema anche in London to Brighton di Paul Andrew Williams. Il film racconta la fuga di 2 donne, conosciutesi da poche ore in una strada di Londra. Kelly prostituta a buon mercato, Janna un‘evasa. Si lasciano attirare da un pedofilo, Duncan Allen, con la promessa di guadagnare velocemente 100 sterline. L‘azione si trasforma in un omicidio spezzettato da una serie di flashback. Le donne devono ora scappare e nascondersi dal loro pappone e dal figlio scrupoloso del pedofilo. Nonostrate la soluzione della trama sia facilmente intravedibile, il film colpisce per la sua schiettezza. La nuova versione di Gloria (1999) di Sidney Lumets è la storia di un bambino che prende ben le distanze dai normali clichè. Ciò che rende questo film spettacolare, la stessa cosa vale per Pure e This is England, è l‘eccellente performance dei giovani protagonisti. Regista: Paul Andrew Williams Autore Paul Andrew Williams Cast: Lorraine Stanley, Georgia Groome, 2006 Sam Spruell, Johnny Harris, Alexander Morton, DVDdisponibile: Nathan Constance Durata: 85 Min. Pure Regista: Gillies MacKinnon Autore: Alison Hume 2002 Cast: Harry Eden, Molly Parker, David DVDdisponibile: Wenham, Vinnie Hunter, Keira Knightley, Gary Lewis Durata: 96 Min. Dead Man’s Shoes Regista: Shane Meadows Script: Paddy Considine Cast Paddy Considine, Gary Stretch, Toby 2004 Kebbell, Jo Hartley, Seamus O’ Neill DVDdisponibile: Durata: 90 Min. This is England Regista: Shane Meadows Script: Paddy Considine Cast: Thomas Turgoose, Stephen Graham, 2004 Joseph Gilgun, Andrew Shim, Jo Hartley DVDdisponibile: Durata: 101 Min. Pesci Portafortuna Anche se in differenti lingue, a volte la morale può essere la stessa. 78 Orecchie Autore: Adam Chrambach Illustrazioni: Danny Reinecke Traduzione:Daniela Castrataro Catturano scintillanti creature dal mare, nella speranza perenne di pescare qualcosa di grosso e diventare ricchi. Non c’è da meravigliarsi se sono gli stessi pescatori a finire spesso intrappolati nelle reti delle favole. Una in particolare, raccontata in tutta Europa, la conosciamo in quattro versioni. La prima in plattdeutsch, un dialetto che in Germania si può trovare ovunque l’aria profumi di sale. Perché? Queste spiagge contornano l’unico e solo mare europeo, il Baltico, le cui onde non si infrangono mai su spiaggie straniere. Mecklenburg - Germania del nord: Il pescatore e sua moglie Un povero pescatore un giorno uscì per mare e non pescò nulla. Tirando per l’ultima volta le reti, un pesciolino cadde sul fondo della sua barca e cominciò a parlare: “Ti prego, ributtami dentro. In realtà sono un principe incantato”. Il pescatore, stupito dal fatto che il pesce potesse parlare, lo ributtò in acqua Tornato a casa, raccontò alla moglie la fantastica storia. E lei furiosa: “Avresti dovuto esprimere un desiderio! Ritorna in mare e vedi se riesci a ritrovarlo”. E così il pescatore giunse nuovamente alla spiaggia e urlò alle onde. Il pesciolino ricomparve. “Cosa posso fare per te?”. “La nostra capanna sta crollando. Desidero una casetta”. “Vai a casa e la troverai”. E così fu: invece della capanna malandata, ora avevano una piccola casa con giardino. Dopo un po’ di giorni, la moglie non era più soddisfatta. “Perché non torni a chiedere se posso diventare re?”. E così fu. Ogni volta il pescatore tornava al mare con maggior timore e ogni volta il mare era più furioso. Una volta diventata re, la donna volle essere imperatore e poi Papa. I castelli, la servitù e i banchetti non erano mai abbastanza. “Torna a chiedere se posso essere Dio”. A questa richiesta però, il pesce mutò la sua risposta. “Vai a casa e vedi quello che troverai!“ Così il pescatore tornò a casa e ritrovò sua moglie nuovamente vestita di stracci nella vecchia capanna malandata. Ed è esattamente dove si trovano ancora oggi. Siberia – Il vecchio e il gatto sull‘albero Qui troviamo un vecchio e nessuna moglie. Un giorno, mentre provava a tagliare un albero, fu sorpreso da un gatto che gli chiese di non farlo. Provando pietà per l’animale, l’uomo tornò a casa, si addormentò e si risvegliò ricco! Tornò quindi all’albero e questa volta si risvegliò imperatore. Ma quando pretese di diventare Dio, anche lui fu riportato al suo stato originario, in più nudo e malato. Morì disgraziato e senza tetto. Spagna -- Francischita Ora è la volta della piccola Francischita e Cristo che si incontrano. Egli le chiese se fosse felice e lei rispose: “Si, ma vorrei una casa nuova”. Cristo continuò a farle visita per chiederle se fosse felice e le lasciò un vestito, un po’ di polli, una mucca e anche un marito. Quando tornò a chiederle: “Sei felice, Francischita?”, lei rispose: “Non sono Francischita, sono la signora Sindaco!”. Francia – L‘onesto e la pianta di fagioli Questa volta siamo in Francia. Dio e San Pietro camminando incontrarono un vecchio mendicante sul ciglio della strada. Gli lasciarono un fagiolo e continuarono il loro cammino. Quando l’uomo tornò a casa, la moglie lo rimproverò di non aver portato niente da mangiare e buttò fuori dalla finestra il fagiolo. La mattina seguente, persino il prete con i suoi occhiali non riusciva a vedere la sommità della pianta di fagiolo che era spuntata nottetempo. La moglie gli disse allora di recarsi a raccogliere alcuni fagioli. Così il pover’uomo si arrampicò così in alto che la terra da lassù sembrava un seme di senape e giunse ad un cancello scintillante. Quando San Pietro aprì, l’uomo gli chiese un pasto per rimpiazzare i fagioli che non aveva mai trovato. Una tavola riccamente imbandita lo attendeva al suo ritorno a casa. Il giorno seguente la moglie lo mandò a chiedere una nuova casa e, dopo molta resistenza, il pover’uomo si arrampicò per fare la richiesta. San Pietro ne fu infastidito ma creò per loro una lussuosa villa. Il desiderio seguente della moglie fu di essere resi re e regina. Ma con sgomento, scoprì che persino re e regine hanno le rughe e un giorno devono morire, così suo marito dovette arrampicarsi nuovamente con il suo ennesimo desiderio: di nuovo, essere Dio. E, come negli altri racconti, tutto quello che fu lasciato alla coppia fu quello che possedevano prima. 79 1 2 3 Fuori moda 5 Germaia Grecia Ungheria Malta Irlanda Lettonia 7 8 9 10 11 12 Austria Belgio Cypro UK Polonia Francia 4 I cellulari hanno monopolizzato le conversazioni fuori casa, e le cabine telefoniche prima in ogni angolo, stanno diminuendo. Giusto in tempo, indigo è ruscito a fotografarle. Riconosci la cabina telefonica del tuo paese? Buona fortuna! Stiamo lavorando su una serie di foto in grado di mostrare differenze culturali in europa. Puoi aiutarci. Informati come sul sito: www.indigomag.eu/join/photoseries 1 2 3 4 5 6 6 7 8 9 10 11 12 Foto: Joeri Oudshoorn Culture needs open space and a partner to create it. www.allianz-kulturstiftung.de