La Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Transcript

La Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino)
1
CHIESA DI NOSTRA SIGNORA DELLE GRAZIE (detta di S.
Agostino)
Cenni storici
La Chiesa di S. Maria delle Grazie è comunemente chiamata
“Chiesa di S. Agostino”, a ricordo dell’ordine religioso che
ospitò per secoli e che la fece erigere. Quella che oggi
vediamo non è l’originale; infatti, la prima chiesa agostiniana
era sita nell’area fuori delle mura cittadine, negli airali della
Maddalena.
Gli Agostiniani (Ordine degli Eremiti Osservanti di S.
Agostino della Provincia Lombarda) giunsero in Carignano
nel 1474/75; alcune nobili famiglie cittadine (Provana,
Romagnano, De Anna) cedettero loro vari terreni e la
cappella di S. Maria Maddalena1, Dopo aver ottenuto il
consenso all’abbattimento della antica cappella, fu eretto il
primo
convento
agostiniano,
cui
contribuirono
economicamente molte famiglie dell’antica nobiltà
carignanese, che vi ottennero in cambio il patronato su
alcune cappelle e il relativo sepolcreto.
La chiesa - intitolata alla Beata Vergine delle Grazie e a
Sant’Agostino – dovette essere di discrete proporzioni,
Lapide tombale di Libera
Portoneri,
un
tempo
anche se le sedici cappelle che vi si trovavano probabilmente
presente nella prima chiesa
si riferivano anche ad altari addossati alle pareti o alle
dei frati Agostiniani
colonne della chiesa. Tra le cappelle, va ricordata quella
intitolata alla Natività, di patronato di Renato di Savoia, figlio naturale di Filippo di Bresse (dal 1499
duca di Savoia) e della carignanese Libera Portoneri2. Sotto l’altare maggiore, vi era la tomba di
Bianca di Monferrato, duchessa di Savoia3. Altre cappelle erano di patronato di importanti
personaggi della corte ducale del castello di Carignano. Il nuovo convento acquistò subito
importanza, tanto da ospitare, nel 1518, il Capitolo Generale dell’Ordine, che elesse quale vicario il
carignanese Nicola di Romagnano.
Il convento fu distrutto durante l’assedio che l’esercito francese pose a Carignano nel 1544, dopo la
battaglia di Ceresole. Dai documenti in nostro possesso, pare di capire che l’abbattimento fosse
dettato da ragioni strategiche. Le truppe alleate tedesche, spagnole e sabaude furono asserragliate in
Carignano dall’esercito francese, comandato dal duca d’Enghien: il comandate della piazzaforte di
Carignano, Pirro Colonna, ordinò la demolizione del convento, poiché - essendo fuori delle mura 1
La cappella di santa Maria Maddalena e il vicino Ospedale della Croce Bianca – destinato ad ospitare i pellegrini di passaggio furono fondati dai marchesi di Romagnano, consignori di Carignano sino a circa la metà del XIII secolo.
2
Libera Portoneri morì attorno al 1520. Apparteneva ad una nobile famiglia di ignota origine (qualcuno la fa risalire ai Porta che
conservavano l’integrità degli ingressi alla omonima città presso Pinerolo), di cui si conserva lo stemma gentilizio in alcune
formelle in cotto poste su una casa di V. Savoia. Oggi la lastra tombale è posta nel Santuario: raffigura una dama a mezza figura,
acconciata con l’escoffion, scolpita in bassorilievo da un maestro di cultura lombardo-francese. La lastra terragna presenta agli
angoli quattro cavità, che forse contenevano dischi di pietra colorata; completano la lastra tombale il motto "Tendimus huc omnes"
(Tendiamo tutti qui), un fregio decorativo sui bordi, le armi dei Portoneri e dei Savoia e, assai abraso, lo stemma di Renato di
Savoia
3
La duchessa Bianca, rimasta vedova a vent’anni di Carlo I di Savoia, si ritirò nel castello di Carignano nel 1500; ivi si spense nel
1519 e fu sepolta sotto l’altare maggiore della nuova chiesa di S. Maria delle Grazie, poi, dopo i rifacimenti, fu riposta nel muro, al
lato destro del Vangelo.
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino)
2
potevano offrire ricovero ai nemici. Terminata la guerra, gli Agostiniani trovarono rifugio nelle case
dei nobili Provana. A ricordo del distrutto complesso, i frati fecero erigere la cappella di Nostra
Signora di Loreto (1599), sulla cui facciata posero una lapide che ricordava i tristi eventi passati.
Trasferitisi in una piccola cappella già di proprietà della confraternita dei Battuti Bianchi e in alcune
case in Ruata della Paglia (Via Schina), gli Agostiniani poterono iniziare i lavori per il nuovo
convento solo nel 1596, ottenendo parte dei mattoni del vecchio monastero4. Questo convento sarà
poi ripreso e molto modificato nel 1623.
La Chiesa, opera di architetti lombardi, fu iniziata solo nel
1601 e poté considerarsi finita nelle parti murarie nel
1613; fu consacrata nel 1632 da Monsignor Alessandro
Castracane vescovo di Nicastro e nunzio apostolico
presso i Savoia. I lavori d’abbellimento però durarono
anni: gli stucchi interni e le statue della facciata furono
realizzati dagli stuccatori Cristoforo Ciseri di Como, da
Francesco Gallo e da Pietro Somasso (autore anche degli
stucchi delle cappelle) tra il 1667 e il 1672. Il ricco arredo
della chiesa, la quadreria e la biblioteca subirono
depauperamenti di notevole entità in diverse epoche: nel
1743 chiesa e convento furono ridotti ad ospedale; lo
stesso si ripeté nel 1800 diventando ospedale per le
truppe austroungariche.
Nel 1801 il convento fu soppresso dalle leggi
napoleoniche. Nel 1815 vi tornarono tre sacerdoti
carignanesi, don Agostino Golzio, don Antonio Biancotti
e don G. B. Reynaud; unitisi a Pio Bruno Lanteri di
Cuneo, fondarono la Congregazione degli Oblati di Maria
Vergine, approvata nel 1816. A seguito dei dissidi religiosi che opponevano la Curia torinese5 e gli
Oblati, questi ultimi furono costretti a lasciare Carignano (1820). Vi tornarono solo nel 1897.
Convento e giardino furono venduti nel 1911 all’Amministrazione della Cassa Rurale. Oggi la chiesa
e la parte residua di convento sono ancora curati egregiamente dagli Oblati, che hanno provveduto
nel tempo a considerevoli restauri.
Facciata - Metope della Passione (particolare)
4
Parte erano già stati usati dai Francesi per la ricostruzione delle mura al Bastione della Molinetta
Il parroco di Carignano e l’arcivescovo di Torio seguivano le teorie gianseniste, con metodi “rigoristi” nell’amministrare i
sacramenti della penitenza e dell’eucarestia; gli Oblati seguivano la morale di S. Alfonso de’ Liguori, cioè trattavano con
misericordia e bontà i peccatori per poterli recuperare.
5
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino)
3
Facciata - Metope della Passione (particolare)
PATRIMONIO ARTISTICO
A. Struttura della Chiesa
La Chiesa è un tipico esempio d’architettura della Controriforma, giacché ricalca le indicazioni
fornite sul finire del Cinquecento dal Concilio di Trento e in particolare dal cardinale Carlo
Borromeo per la diocesi lombarda (da cui l’ordine carignanese dipendeva) per la costruzione di
edifici ecclesiastici. Infatti la Chiesa carignanese è ad aula unica, non suddivisa in navate; all’interno,
la posizione delle cappelle non disturba la vista dell’altare maggiore, posto in posizione preminente e
rialzata, per concedere ai fedeli la visione immediata del sacerdote e del crocifisso centrale.
All’esterno, l’edificio è in posizione evidente, quindi rialzata, sia per ragioni di maggior salubrità
rispetto alle infiltrazioni dell’umidità di risalita, sia per ragioni d’importanza rispetto agli edifici civili.
La facciata ricalca modi manieristi, concentrando simbologie e decorazioni tardorinascimentali e
barocche. La figura della Madonna, affrescata con Gesù Bambino in braccio, è in posizione centrale;
è attorniata dalle rappresentazioni di Sant’Agostino (nicchia dx), protettore dell’Ordine e contitolare
della chiesa, e dei Santi più importanti per gli Eremiti agostiniani.
B. Esterno
1. Facciata.
La facciata della chiesa si presenta oggi con la ricca policromia originaria, frutto di un attento
restauro che ha riportato alla luce i colori antichi rispetto al giallo che ha mascherato per anni la
bellezza della chiesa.
Al centro, posta sotto il timpano, vi è una finestra a serliana6; il timpano è triangolare, coronato da
tre piramidi, festoni di frutta e fiori, tipiche rappresentazioni secentesche. Nella partitura inferiore
della facciata, la porta d’ingresso centrale è opera in legno di noce dei carignanesi Giovanni Antonio
e Agostino Parigi (1723)7; essa è sovrastata dall’affresco della Madonna con il Bambino, ai cui lati
stanno distese le statue della Fede e della Carità. Completano l’ornamentazione della facciata statue
(opera del luganese Cristoforo Ciseri), affreschi dei santi agostiniani, e le metope della Passione di
Cristo, intervallate da ornati a triglifi:
6
Secondo le indicazioni di Serlio, architetto del Rinascimento italiano, che illustrò nei suoi trattati finestre che riprendevano la
struttura di alcuni templi dell’età classica, che alternavano archi e architravi per il coronamento superiore delle finestre
7
Autori anche della porta di ingresso al Convento, sul lato dx della Chiesa. Il Convento fu ristrutturato nel XIX secolo
dall’architetto carignanese Alberto Tappi
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino)
4
• affreschi: beato Giovanni Bono di Mantova; beato Giovanni di San Facudo; Santa Perpetua; Santa
Felicita;
• statue: in alto, Santa Monica e Santa Chiara di Montefalco; in basso S. Agostino, S. Nicola da
Tolentino, S. Guglielmo d’Aquitania e S. Tommaso da Villanova
Oltre all’affresco della Madonna con il Bambino, sulla facciata trova posto anche una
rappresentazione della Vergine come “Stella maris”.
Facciata della chiesa – in alto, da sinistra, le statue di S. Monica, S. chiara
da Montefalco, S. Nicola da Tolentino; in basso, da sinistra, le statue di S.
Agostino, S. Tommaso da Villanova, S. Guglielmo d’Aquitania
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino)
5
Nella parte anteriore della Chiesa vi è un piccolo sagrato, oggi molto ridotto
rispetto all’antico, e una pregevole cancellata di ferro battuto: questa
sistemazione risale al 1923, seguendo il progetto dell’arch. Giovanni
Chevalley. Sopra la porta d’ingresso del convento, opera dei carignanesi
Parigi, c’è un piccolo bassorilievo marmoreo, risalente al secolo XV-XVI.
Esso raffigura la Madonna di Misericordia con un fedele (o committente),
inginocchiato ai suoi piedi: probabilmente l’opera proviene dall’antica chiesa
distrutta. Il convento fu ristrutturato nell’800. Il chiostro quadrato, posto
dietro la chiesa, è ancora parzialmente conservato, sebbene oggi totalmente
inglobato nelle ristrutturazioni dell’edificio della ex Cassa Rurale.
La Chiesa e il convento degli Agostiniani, nella tavola del “Theatrum
Sabaudiae...”. di fronte, il pilone fatto erigere dai frati come ex voto dopo
una pestilenza ed abbattuto ai tempi della Rivoluzione Francese.
C. Interno.
1. Quadri.
Della grande quadreria di proprietà degli Agostiniani, oggi rimane un patrimonio assai ridotto ma di
gran pregio. Tra le tele presenti nel Santuario:
1. Battesimo di Gesù, di Giovan Antonio Molineri8 (prima cappella a sinistra, patronato della
famiglia Vinea)
8
Giovanni Antonio Molineri (Savigliano, 1577? – Savigliano, 1631) è oggi inserito nella cerchia dei caravaggeschi, sebbene a
lungo ne sia stato escluso. Un carteggio tra l’erudito saviglianese Ercole Biga e il pittore eccellentissimo e principal ornamento
della sua patria, documenta Molineri a Roma nel 1609. Il Biga, dopo aver contattato a Roma l’amico giureconsulto Scipione
Muratore perché con l’aiuto del Molineri cerchi un maestro pittore per il figlio Giacomo Antonio alquanto incline alla Pittura o,
alla Architettura - futuro topografo, architetto ed ingegnere ducale -, si rivolge in seconda battuta direttamente a Molineri che a
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino)
6
2. San Carlo Borromeo e San Michele Arcangelo che abbatte Lucifero, di Giovanni Claret (1635)
(seconda cappella a sinistra, patronato della famiglia Cervini)
3. Estasi di San Nicola da Tolentino, di Giovanni Antonio Molineri9 (terza cappella a sinistra)
4. Immacolata Concezione, di Giovanni Antonio Molineri (seconda cappella a destra, di patronato
della famiglia Mola di Larissè)
5. Madonna con Bambino e i Santi Rocco, Remigio e Giovanni Battista (nel coro), di Giovanni
Claret e Francesco Pistone; il quadro fu fatto dipingere come ex voto dalla comunità di Carignano
per esser stata preservata dalla peste (dipinto tra il 1632 e il 1635)
6. Adorazione dei Magi (nel coro), di Giovanni Claret e Francesco Pistone, ex voto della Comunità
di Carignano per la vittoria in una lite tra la Città e i nobili Provana, Grimaldi e Romagnano
(1632), le quali pretendevano che almeno uno
dei Sindaci appartenesse sempre alle loro
famiglie.
7. Madonna del Rosario, di anonimo secentesco,
variamente attribuito, raffigura la Madonna in
piedi sopra una mezzaluna, attorniata dagli
Angeli (ad alcuni dei quali porge un rosario), e
dai Misteri del Rosario. Sul fondo del quadro
un’interessante rappresentazione di Carignano,
con la facciata del vecchio duomo
quattrocentesco, e il castello; ai piedi della
Madonna, nobili, pontefici e sovrani, tra i quali
sono identificabili il duca Carlo Emanuele I di
Savoia, il Papa Gregorio XIII (che istituì il
Rosario), il Re Filippo II di Spagna con
l’insegna del Toson d’Oro al collo, la duchessa
Caterina d’Austria, moglie di Carlo Emanuele I.
Ai lati della Vergine, sono raffigurati San
Domenico e Santa Caterina da Siena
8. Quadri con coppie di santi (IIa cappella dx, II
cappella sx), attribuite all’alsaziano Lorenzo
Greuter, che operò in Roma verso la metà del
XVII secolo.
sua volta offre la propria ospitalità al giovane, proponendosi come maestro. L’interessante documento testimonia come, nella
capitale pontificia, il pittore, ancora ben inserito in una serie di rapporti regionali, si presenta come un valido punto di riferimento
e appoggio per gli aspiranti artisti conterranei, spinge a ipotizzare un suo approdo a Roma a una data ben precedente,
probabilmente attratto dalle possibilità lavorative e di aggiornamento offerte negli anni giubilari (1600?). Nel 1615 Molineri rientra
a Savigliano a causa di alcune questioni relative all’eredità dello zio Giovan Angelo Dolce, pittore anch’egli. Rientrato in patria,
Molineri traccia un percorso pittorico impostato sulla lezione di Caravaggio, attinta dalle numerose opere dell’artista presenti nelle
chiese e nei palazzi di Roma. Ma, nel suo complesso, l’opera di Molineri appare contaminata dalle diverse tendenze della scena
artistica romana (un esempio: il S. Francesco dipinto da Bartolomeo Manfredi nella pala dell’Incoronazione della Vergine, nella
chiesa di S. Pietro di Leonessa, è nello stesso atteggiamento posturale del S. Nicola da Tolentino di Molineri, nella chiesa degli
Agostiniani in Carignano), con soluzioni più concilianti tra caravaggismo e classicismo non archeologico: corpi non idealizzati, ma
prossimi – se non coincidenti - alla realtà, utilizzo della luce per dare risalto alle espressioni del corpo, naturalezza delle posture.
Nonostante la perdita del quadro dell’Ultima Cena, in Carignano si conservano ancora tre opere di Molineri, nella chiesa di N. S.
delle Grazie: l’Estasi di S. Nicola da Tolentino, l’Immacolata, il Battesimo di Gesù. È probabile che la committenza agostiniana sia
dovuta alla presenza di Saviglianesi nel Capitolo dell’Ordine. Per quanto riguarda il dipinto nella vecchia parrocchiale, il
committente potrebbe essere stata la Compagnia del Corpus Domini o del SS. Sacramento, nelle cui fila forse erano presenti nobili
intellettuali attenti alle vicende della corte di Torino, che proprio in quegli anni acquisiva alcune tele di Molineri.
9
Anticamente, al petto del santo era appuntata una stella d’oro, persa durante un recente restauro
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino)
7
Interno della Chiesa – in alto, da sinistra: Elemosina di S. Tommaso da
Villanova (affresco di G. Claret); La Madonna col Bambino e i SS. Giovanni
Battista, Remigio e Rocco (pala di G. Claret e F. Pistone). In basso, Madonna
del Rosario (anonimo), intero e particolare)
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino)
8
In alto: Giovanni Antonio Molineri, Estasi di San Nicola da Tolentino; Battesimo
di Gesù. In basso: Giovanni Antonio Molineri, Immacolata Concezione; Giovanni
Claret e Francesco Pistone: Adorazione dei Re Magi
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino)
9
2. Affreschi interni
Tra gli affreschi che decorano l’interno della Chiesa, vanno ricordati soprattutto quelli attribuiti a
Giovanni Claret ed aiuti, nel presbiterio, che raffigurano scene dell’elemosina di San Giovanni da
Villanova ai poveri e agli storpi; gli stucchi della cornice appartengono al Ciseri.
Altro interessante affresco è posto anch’esso nel presbiterio e rappresenta i priori della Compagnia
dei Maestri da Legname e da Muro di Carignano, mentre invocano la Madonna col Bambino,
attorniata da S. Anna e S. Giuseppe; interessante la rappresentazione degli strumenti da lavoro
dipinti in basso (scalpelli, pialla, compasso e squadra)
3. Altare maggiore
L’altare maggiore oggi presente non è parte dell’arredo originale. Il primo, del 1611, era in legno. Il
tabernacolo era opera dell’intagliatore Mattia Mandone10 ed era stato dorato dal pittore Francesco
Mantegazza11: purtroppo l’opera è andata perduta, ma di essa rimane una descrizione sommaria nei
documenti d’archivio, che pare rimandare ad una “macchina”, seppure in formato minore, simile a
quella posta sull’altare maggiore della chiesa di San Giovanni in Saluzzo.
Questo altare fu sostituito già nella seconda metà del ‘600, a seguito dei grandi lavori di abbellimento
dell’interno operati dal Ciseri, autore del nuovo altare maggiore.
L’altare attuale è composto parzialmente con i resti dell’altare maggiore della vecchia parrocchiale
(demolita nel 1757). Il nuovo altare fu ricomposto “alla romana”, eliminando l’alta mostra del
Seicento. Il vecchio altare del duomo, realizzato su progetto di Michelangelo Garove dagli scultori
ticinesi Francesco Piazzoli e Giovanni Maria Carlone, fu riadattato ed integrato con nuovi marmi,
secondo il progetto dell’arch. carignanese Giovan Battista Galletto, conferendo una forma a vasca
svasata; dell’antico, si notano i due tipici marmi in uso nel tardo Seicento, ossia il nero di Como e il
rosso mischio di Francia, cui si aggiunge il giallo di Verona per i fregi.
4. Stucchi
Furono realizzati da Cristoforo Ciseri, con l’aiuto di vari collaboratori luganesi. La decorazione,
attuata attorno al 1668, risente in parte dell’influenza tardorinascimentale e comprende:
1. Arco trionfale (cornicione ai lati dell’arco): Annunciazione a Maria (Madonna a dx, Angelo a sx)
2. campate della volta a botte del coro: Trinità attorniata da angeli e cherubini, Vergine delle Grazie
con coro angelico;
3. volta a conchiglia dell’abside: schiera dei Santi rivolti verso la Vergine
Gli stucchi della navata pare non siano opera del Ciseri, e raffigurano rami con foglie di quercia ed
alloro, con angeli e cherubini.
Di Francesco Gallo, stuccatore comasco, sono l’angelo in gloria della parete di controfacciata (1670)
e sugli archi delle cappelle, e le cariatidi della cappella del Rosario.
Notevoli gli stucchi delle cappelle di S. Nicola da Tolentino e di S. Michele, opera di Pietro Somasso
(1672), non ancora sicuramente identificato con l’artista che lavorò a Palazzo Reale di Torino
5. Vetrate
§ Vetrata nel finestrone di facciata: eseguita nel 1957 dalla Ditta Negro di Torino, in
sostituzione della vetrata di mastro Antonio Cavalli da Chieri (vetri di Venezia, 1671): essa
raffigura la Vergine delle Grazie, tra due Angeli
§ Vetrate superiori, eseguite nel 1961, su disegni del pittore vigonese Michele Baretta, eseguite
dalla Ditta Lindo Grassi di Milano; esse raffigurano:
1. il padre di Pio Lanteri che affida il piccolo, rimasto orfano, alla Vergine
10
Tra le poche opere di intaglio rimaste di questo intagliatore, resta il seggio priorale nella confraternita dello Spirito Santo in
Torino
11
Allora già impegnato nelle decorazioni della “Grande Galleria” di Carlo Emanuele I , che collegava il Castello al Palazzo Reale
di Torino
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 10
§
§
2. Consacrazione di Lanteri a Maria, all’età di 21 anni
3. la Madonna suggerisce a Lanteri le “Regole e Costituzioni” della Congregazione
degli Oblati
4. Morte di Lanteri, assistito dalla Madonna , che pone sul petto del morente il Bambin
Gesù
Vetrate superiori, eseguite nel 1962, su disegni del pittore vigonese Michele Baretta, eseguite
dalla Ditta Lindo Grassi di Milano; raffigurano i privilegi della Madonna: L’Immacolata, La
Vergine, La Madre, L’Assunta
Vetrate della sacrestia, eseguite nel 1963, su disegni del pittore vigonese Michele Baretta,
eseguite dalla Ditta Lindo Grassi di Milano. Rappresentano:
1. Padre Lanteri in piedi con la cupola di S. Pietro a Roma alle spalle (sacrestia)
2. Padre Reynaud cofondatore con la chiesa agostiniana alle spalle (sacrestia)
7. Lapidi tombali
A livello del pavimento della navata, trovano posto ben ventuno lapidi tombali, decorate da stemmi e
iscrizioni, oggi per la maggior parte illeggibili. Esse erano di patronato di alcune famiglie nobili della
Città, quali i Mola di Larissè, i Barbiellini Amidei e gli Schina.
Nel presbiterio, è conservata la lapide dei Padri agostiniani, su cui si
legge ancora Quorum virginae cingebat – corpora Matris – cingulus
e voto hic – ossa sepulta iacent – MDCCLXXI (Qui giacciono sepolte
le ossa di coloro i cui corpi, il cingolo della Vergine Madre cingeva
con voto 1771).
Sulla parete sinistra del presbiterio, dietro una lapide commemorativa,
c’è la sepoltura di Bianca, figlia del marchese Guglielmo Paleologo
del Monferrato, moglie del duca Carlo I di Savoia e duchessa
reggente sino al 1499, anno in cui abdicò a favore di Filippo di
Bresse. Più in basso, è murata la lapide terragna in marmo di Libera
Portoneri, amante di Filippo di Bresse e madre di Renato di Savoia,
detto il “Gran Bastardo di Savoia”.
Bianca di Monferrato,
duchessa di Savoia
5. Altri arredi
1. Pulpito, proveniente dalla distrutta
Parrocchiale dei SS. Giovanni
Battista e Remigio; fu donato alla
chiesa dal benefattore Sebastiano
Frichieri.
2. Statua
processionale
della
Madonna del Rosario, policroma,
scolpita nel 1763 da Francesco
Riva
Il coro della chiesa
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 11
7. Opere d’arte aggiunte al santuario nel ‘900.
• 1923: sistemazione dello spazio esterno alla Chiesa; su disegno dell’architetto Giovanni
Chevalley è costruita la gradinata, la balaustra in pietra, le ringhiere e i cancelli di ferro battuto.
• 1939: al centro dell’abside è posta la statua della Madonna delle Grazie, in sostituzione della
precedente
• 1942: inaugurazione del nuovo organo a due tastiere della ditta Mascioni, dono di Federica
Cassinis vedova Bona in memoria del figlio Gaspare, aviatore abbattuto nel cielo di Ciriè nel
1940.
• 1943: primi restauri degli interni ed esterni della Chiesa.
• 1946: aggiunta della Corona d’oro (dono delle madri e spose carignanesi) alla statua della
Madonna delle Grazie
• 1948: consegna della statua di Santa Rita (dono di Rosetta Bona)
• 1950: sostituzione della vecchia statua di Maria Bambina (distrutta da un incendio) con una
nuova
• 1958: inaugurazione della nuova Via Crucis di legno, opera dello scultore Giuseppe Stufflesser
d’Ortisei (Val Gardena)
• 1960: sistemazione di 16 nuovi lampadari; la sacrestia è rivestita di pareti di marmo
• 1964: inaugurazione bussola d’ingresso e delle porte interne del Santuario
• 1965: inaugurazione nuova statua lignea della Madonna (macchina processionale) opera dello
scultore Giuseppe Stufflesser d’Ortisei (Val Gardena)
• 1979: posa del gruppo della Pietà, dono degli Oblati di Pinerolo.
Gli Oblati di Maria Vergine
La Chiesa di S. Maria delle Grazie e gli edifici attigui (oggi è scomparsa la
bassa casa lungo la Via Maestra), in un disegno di Clemente Rovere (1853)
Dopo la soppressione napoleonica del 1801, l’arcivescovo di Torino Mons. Giacinto della Torre
eresse in succursale la chiesa, per impedire che fosse sconsacrata (1806) e l’affidò a tre sacerdoti
carignanesi: don Agostino Golzio, don Antonio Biancotti e don G. B. Reynaud. Essi si riunirono nel
1815, e si diedero da fare per salvare dalla completa rovina l’edificio sacro, tanto malridotto che le
Autorità Comunali pensavano di abbatterli per ricavarne una piazza e il mercato. A loro si unì il
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 12
sacerdote Pio Bruno Lanteri12 di Cuneo, il quale fu subito riconosciuto come guida della nascente
Congregazione, ed ispiratore delle Regole che il canonico Gonetti, Vicario Capitolare della diocesi
allora vacante, approvò con decreto del 13 novembre 1816,
considerato come giorno della nascita della Congregazione
degli Oblati di Maria Vergine di Carignano. Nel 1820, gli
Oblati furono costretti a lasciare la Città, per contrasti con
l’arcivescovo di Torino, mons. Colombano Chiaverotti e con
il parroco di Carignano can. Francesco Abbate. La Chiesa fu
affidata ai frati Minori di San Francesco, che vi rimasero sino
al 1866, anno delle Leggi Rattazzi, che imponevano la
soppressione di tutte le Congregazioni religiose.
Alcuni Oblati, tuttavia, restarono in Città, ospiti di Casa
Calosso, in Via Cara de Canonica n. 7. Nell’ottobre 1897, per
interessamento del nuovo parroco, don Capriolo, e del
Consigliere comunale teologo Bernardino Caudana (poi
parroco di Virle) gli Oblati poterono fare ritorno in Carignano
alle seguenti condizioni, imposte dal Consiglio Comunale:
riscatto della chiesa con versamento di lire 3000 e la
celebrazione di una Messa festiva. Nel 1911 il superiore della Padre Pio Bruno Lanteri
Congregazione, padre Nuvoloni, vendette il convento e il
giardino all’Amministrazione della Cassa Rurale di Carignano,
riservandosi tuttavia due corridoi e alcune camere addossate alla chiesa. Oggi il chiostro e il
convento sono ancora parzialmente riconoscibili, seppur trasformati in piccoli alloggi di civile
abitazione.
12
Pio Bruno Lanteri nacque a Cuneo il 21 maggio 1759. Nel dicembre 1781 fu ordinato diacono in Torino da Mons. Giacinto
Amedeo Vagnone e nel maggio 1782 fu ordinato sacerdote nella Chiesa dell’Immacolata a Torino dall’arcivescovo mons. Costa di
Arignano. Morì il 5 agosto 1830. Cento anni dopo, iniziò, a Pinerolo, il processo di beatificazione, causa iniziata ufficialmente nel
1952. Nel 1966, Papa Paolo VI lo dichiarò Venerabile
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 13
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 14
G
H
L
M
F
C
E
B
A
D
1
Pianta della Chiesa di Nostra Signora delle Grazie
1 - Ingresso (portale opera di Giovanni Antonio e Agostino Parigi (1723)
Navata sinistra
A - 1a cappella (“Il battesimo di Cristo”, pala d’altare di G.A. Molineri)
B - 2a cappella (“S. Michele e S. Carlo Borromeo”, pala d’altare di G. Claret)
C - 3a cappella (“Estasi di San Nicola da Tolentino”, pala d’altare di G.A.
Molineri)
Navata
D - 1°
E - 2°
F - 4°
destra
cappella (“S. Agostino”, pala di anonimo)
cappella (“Immacolata Concezione”, pala d’altare di G. A. Molineri)
cappella (“Madonna del Rosario”, pala d’altare di anonimo)
Coro
G – “Adorazione dei Re Magi”, pala di G. Claret e F. Pistone
H – “Madonna col Bambino e i SS. Giovanni Battista, Remigio e Rocco”, pala di G.
Claret e F. Pistone
Presbiterio
L – Lapide di Libera Portoneri e sepoltura di Bianca di Monferrato
M – Pulpito
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 15
5
6
1
3
2
4
I personaggi identificabili nella Pala della Madonna del Rosario:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
il duca Carlo Emanuele I di Savoia
il re Filippo II di Spagna
il papa Gregorio XIII
la duchessa Caterina, Infanta di Spagna, moglie di Carlo Emanuele I
Santa Caterina da Siena
San Domenico
Bibliografia
§
§
§
Falera Elio, Carignano, Padre Lanteri, gli Oblati; Carignano 1997
Gentile Guido, I conventi e le loro chiese: Santa Maria delle Grazie; in AA.VV, Carignano:
Appunti per una lettura della Città; 1973-80
Lusso Giovan Battista, Carignano, i luoghi pii; Pinerolo 1971