La Chiesa di Santa Maria delle Grazie
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La Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 1 CHIESA DI NOSTRA SIGNORA DELLE GRAZIE (detta di S. Agostino) Cenni storici La Chiesa di S. Maria delle Grazie è comunemente chiamata “Chiesa di S. Agostino”, a ricordo dell’ordine religioso che ospitò per secoli e che la fece erigere. Quella che oggi vediamo non è l’originale; infatti, la prima chiesa agostiniana era sita nell’area fuori delle mura cittadine, negli airali della Maddalena. Gli Agostiniani (Ordine degli Eremiti Osservanti di S. Agostino della Provincia Lombarda) giunsero in Carignano nel 1474/75; alcune nobili famiglie cittadine (Provana, Romagnano, De Anna) cedettero loro vari terreni e la cappella di S. Maria Maddalena1, Dopo aver ottenuto il consenso all’abbattimento della antica cappella, fu eretto il primo convento agostiniano, cui contribuirono economicamente molte famiglie dell’antica nobiltà carignanese, che vi ottennero in cambio il patronato su alcune cappelle e il relativo sepolcreto. La chiesa - intitolata alla Beata Vergine delle Grazie e a Sant’Agostino – dovette essere di discrete proporzioni, Lapide tombale di Libera Portoneri, un tempo anche se le sedici cappelle che vi si trovavano probabilmente presente nella prima chiesa si riferivano anche ad altari addossati alle pareti o alle dei frati Agostiniani colonne della chiesa. Tra le cappelle, va ricordata quella intitolata alla Natività, di patronato di Renato di Savoia, figlio naturale di Filippo di Bresse (dal 1499 duca di Savoia) e della carignanese Libera Portoneri2. Sotto l’altare maggiore, vi era la tomba di Bianca di Monferrato, duchessa di Savoia3. Altre cappelle erano di patronato di importanti personaggi della corte ducale del castello di Carignano. Il nuovo convento acquistò subito importanza, tanto da ospitare, nel 1518, il Capitolo Generale dell’Ordine, che elesse quale vicario il carignanese Nicola di Romagnano. Il convento fu distrutto durante l’assedio che l’esercito francese pose a Carignano nel 1544, dopo la battaglia di Ceresole. Dai documenti in nostro possesso, pare di capire che l’abbattimento fosse dettato da ragioni strategiche. Le truppe alleate tedesche, spagnole e sabaude furono asserragliate in Carignano dall’esercito francese, comandato dal duca d’Enghien: il comandate della piazzaforte di Carignano, Pirro Colonna, ordinò la demolizione del convento, poiché - essendo fuori delle mura 1 La cappella di santa Maria Maddalena e il vicino Ospedale della Croce Bianca – destinato ad ospitare i pellegrini di passaggio furono fondati dai marchesi di Romagnano, consignori di Carignano sino a circa la metà del XIII secolo. 2 Libera Portoneri morì attorno al 1520. Apparteneva ad una nobile famiglia di ignota origine (qualcuno la fa risalire ai Porta che conservavano l’integrità degli ingressi alla omonima città presso Pinerolo), di cui si conserva lo stemma gentilizio in alcune formelle in cotto poste su una casa di V. Savoia. Oggi la lastra tombale è posta nel Santuario: raffigura una dama a mezza figura, acconciata con l’escoffion, scolpita in bassorilievo da un maestro di cultura lombardo-francese. La lastra terragna presenta agli angoli quattro cavità, che forse contenevano dischi di pietra colorata; completano la lastra tombale il motto "Tendimus huc omnes" (Tendiamo tutti qui), un fregio decorativo sui bordi, le armi dei Portoneri e dei Savoia e, assai abraso, lo stemma di Renato di Savoia 3 La duchessa Bianca, rimasta vedova a vent’anni di Carlo I di Savoia, si ritirò nel castello di Carignano nel 1500; ivi si spense nel 1519 e fu sepolta sotto l’altare maggiore della nuova chiesa di S. Maria delle Grazie, poi, dopo i rifacimenti, fu riposta nel muro, al lato destro del Vangelo. Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 2 potevano offrire ricovero ai nemici. Terminata la guerra, gli Agostiniani trovarono rifugio nelle case dei nobili Provana. A ricordo del distrutto complesso, i frati fecero erigere la cappella di Nostra Signora di Loreto (1599), sulla cui facciata posero una lapide che ricordava i tristi eventi passati. Trasferitisi in una piccola cappella già di proprietà della confraternita dei Battuti Bianchi e in alcune case in Ruata della Paglia (Via Schina), gli Agostiniani poterono iniziare i lavori per il nuovo convento solo nel 1596, ottenendo parte dei mattoni del vecchio monastero4. Questo convento sarà poi ripreso e molto modificato nel 1623. La Chiesa, opera di architetti lombardi, fu iniziata solo nel 1601 e poté considerarsi finita nelle parti murarie nel 1613; fu consacrata nel 1632 da Monsignor Alessandro Castracane vescovo di Nicastro e nunzio apostolico presso i Savoia. I lavori d’abbellimento però durarono anni: gli stucchi interni e le statue della facciata furono realizzati dagli stuccatori Cristoforo Ciseri di Como, da Francesco Gallo e da Pietro Somasso (autore anche degli stucchi delle cappelle) tra il 1667 e il 1672. Il ricco arredo della chiesa, la quadreria e la biblioteca subirono depauperamenti di notevole entità in diverse epoche: nel 1743 chiesa e convento furono ridotti ad ospedale; lo stesso si ripeté nel 1800 diventando ospedale per le truppe austroungariche. Nel 1801 il convento fu soppresso dalle leggi napoleoniche. Nel 1815 vi tornarono tre sacerdoti carignanesi, don Agostino Golzio, don Antonio Biancotti e don G. B. Reynaud; unitisi a Pio Bruno Lanteri di Cuneo, fondarono la Congregazione degli Oblati di Maria Vergine, approvata nel 1816. A seguito dei dissidi religiosi che opponevano la Curia torinese5 e gli Oblati, questi ultimi furono costretti a lasciare Carignano (1820). Vi tornarono solo nel 1897. Convento e giardino furono venduti nel 1911 all’Amministrazione della Cassa Rurale. Oggi la chiesa e la parte residua di convento sono ancora curati egregiamente dagli Oblati, che hanno provveduto nel tempo a considerevoli restauri. Facciata - Metope della Passione (particolare) 4 Parte erano già stati usati dai Francesi per la ricostruzione delle mura al Bastione della Molinetta Il parroco di Carignano e l’arcivescovo di Torio seguivano le teorie gianseniste, con metodi “rigoristi” nell’amministrare i sacramenti della penitenza e dell’eucarestia; gli Oblati seguivano la morale di S. Alfonso de’ Liguori, cioè trattavano con misericordia e bontà i peccatori per poterli recuperare. 5 Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 3 Facciata - Metope della Passione (particolare) PATRIMONIO ARTISTICO A. Struttura della Chiesa La Chiesa è un tipico esempio d’architettura della Controriforma, giacché ricalca le indicazioni fornite sul finire del Cinquecento dal Concilio di Trento e in particolare dal cardinale Carlo Borromeo per la diocesi lombarda (da cui l’ordine carignanese dipendeva) per la costruzione di edifici ecclesiastici. Infatti la Chiesa carignanese è ad aula unica, non suddivisa in navate; all’interno, la posizione delle cappelle non disturba la vista dell’altare maggiore, posto in posizione preminente e rialzata, per concedere ai fedeli la visione immediata del sacerdote e del crocifisso centrale. All’esterno, l’edificio è in posizione evidente, quindi rialzata, sia per ragioni di maggior salubrità rispetto alle infiltrazioni dell’umidità di risalita, sia per ragioni d’importanza rispetto agli edifici civili. La facciata ricalca modi manieristi, concentrando simbologie e decorazioni tardorinascimentali e barocche. La figura della Madonna, affrescata con Gesù Bambino in braccio, è in posizione centrale; è attorniata dalle rappresentazioni di Sant’Agostino (nicchia dx), protettore dell’Ordine e contitolare della chiesa, e dei Santi più importanti per gli Eremiti agostiniani. B. Esterno 1. Facciata. La facciata della chiesa si presenta oggi con la ricca policromia originaria, frutto di un attento restauro che ha riportato alla luce i colori antichi rispetto al giallo che ha mascherato per anni la bellezza della chiesa. Al centro, posta sotto il timpano, vi è una finestra a serliana6; il timpano è triangolare, coronato da tre piramidi, festoni di frutta e fiori, tipiche rappresentazioni secentesche. Nella partitura inferiore della facciata, la porta d’ingresso centrale è opera in legno di noce dei carignanesi Giovanni Antonio e Agostino Parigi (1723)7; essa è sovrastata dall’affresco della Madonna con il Bambino, ai cui lati stanno distese le statue della Fede e della Carità. Completano l’ornamentazione della facciata statue (opera del luganese Cristoforo Ciseri), affreschi dei santi agostiniani, e le metope della Passione di Cristo, intervallate da ornati a triglifi: 6 Secondo le indicazioni di Serlio, architetto del Rinascimento italiano, che illustrò nei suoi trattati finestre che riprendevano la struttura di alcuni templi dell’età classica, che alternavano archi e architravi per il coronamento superiore delle finestre 7 Autori anche della porta di ingresso al Convento, sul lato dx della Chiesa. Il Convento fu ristrutturato nel XIX secolo dall’architetto carignanese Alberto Tappi Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 4 • affreschi: beato Giovanni Bono di Mantova; beato Giovanni di San Facudo; Santa Perpetua; Santa Felicita; • statue: in alto, Santa Monica e Santa Chiara di Montefalco; in basso S. Agostino, S. Nicola da Tolentino, S. Guglielmo d’Aquitania e S. Tommaso da Villanova Oltre all’affresco della Madonna con il Bambino, sulla facciata trova posto anche una rappresentazione della Vergine come “Stella maris”. Facciata della chiesa – in alto, da sinistra, le statue di S. Monica, S. chiara da Montefalco, S. Nicola da Tolentino; in basso, da sinistra, le statue di S. Agostino, S. Tommaso da Villanova, S. Guglielmo d’Aquitania Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 5 Nella parte anteriore della Chiesa vi è un piccolo sagrato, oggi molto ridotto rispetto all’antico, e una pregevole cancellata di ferro battuto: questa sistemazione risale al 1923, seguendo il progetto dell’arch. Giovanni Chevalley. Sopra la porta d’ingresso del convento, opera dei carignanesi Parigi, c’è un piccolo bassorilievo marmoreo, risalente al secolo XV-XVI. Esso raffigura la Madonna di Misericordia con un fedele (o committente), inginocchiato ai suoi piedi: probabilmente l’opera proviene dall’antica chiesa distrutta. Il convento fu ristrutturato nell’800. Il chiostro quadrato, posto dietro la chiesa, è ancora parzialmente conservato, sebbene oggi totalmente inglobato nelle ristrutturazioni dell’edificio della ex Cassa Rurale. La Chiesa e il convento degli Agostiniani, nella tavola del “Theatrum Sabaudiae...”. di fronte, il pilone fatto erigere dai frati come ex voto dopo una pestilenza ed abbattuto ai tempi della Rivoluzione Francese. C. Interno. 1. Quadri. Della grande quadreria di proprietà degli Agostiniani, oggi rimane un patrimonio assai ridotto ma di gran pregio. Tra le tele presenti nel Santuario: 1. Battesimo di Gesù, di Giovan Antonio Molineri8 (prima cappella a sinistra, patronato della famiglia Vinea) 8 Giovanni Antonio Molineri (Savigliano, 1577? – Savigliano, 1631) è oggi inserito nella cerchia dei caravaggeschi, sebbene a lungo ne sia stato escluso. Un carteggio tra l’erudito saviglianese Ercole Biga e il pittore eccellentissimo e principal ornamento della sua patria, documenta Molineri a Roma nel 1609. Il Biga, dopo aver contattato a Roma l’amico giureconsulto Scipione Muratore perché con l’aiuto del Molineri cerchi un maestro pittore per il figlio Giacomo Antonio alquanto incline alla Pittura o, alla Architettura - futuro topografo, architetto ed ingegnere ducale -, si rivolge in seconda battuta direttamente a Molineri che a Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 6 2. San Carlo Borromeo e San Michele Arcangelo che abbatte Lucifero, di Giovanni Claret (1635) (seconda cappella a sinistra, patronato della famiglia Cervini) 3. Estasi di San Nicola da Tolentino, di Giovanni Antonio Molineri9 (terza cappella a sinistra) 4. Immacolata Concezione, di Giovanni Antonio Molineri (seconda cappella a destra, di patronato della famiglia Mola di Larissè) 5. Madonna con Bambino e i Santi Rocco, Remigio e Giovanni Battista (nel coro), di Giovanni Claret e Francesco Pistone; il quadro fu fatto dipingere come ex voto dalla comunità di Carignano per esser stata preservata dalla peste (dipinto tra il 1632 e il 1635) 6. Adorazione dei Magi (nel coro), di Giovanni Claret e Francesco Pistone, ex voto della Comunità di Carignano per la vittoria in una lite tra la Città e i nobili Provana, Grimaldi e Romagnano (1632), le quali pretendevano che almeno uno dei Sindaci appartenesse sempre alle loro famiglie. 7. Madonna del Rosario, di anonimo secentesco, variamente attribuito, raffigura la Madonna in piedi sopra una mezzaluna, attorniata dagli Angeli (ad alcuni dei quali porge un rosario), e dai Misteri del Rosario. Sul fondo del quadro un’interessante rappresentazione di Carignano, con la facciata del vecchio duomo quattrocentesco, e il castello; ai piedi della Madonna, nobili, pontefici e sovrani, tra i quali sono identificabili il duca Carlo Emanuele I di Savoia, il Papa Gregorio XIII (che istituì il Rosario), il Re Filippo II di Spagna con l’insegna del Toson d’Oro al collo, la duchessa Caterina d’Austria, moglie di Carlo Emanuele I. Ai lati della Vergine, sono raffigurati San Domenico e Santa Caterina da Siena 8. Quadri con coppie di santi (IIa cappella dx, II cappella sx), attribuite all’alsaziano Lorenzo Greuter, che operò in Roma verso la metà del XVII secolo. sua volta offre la propria ospitalità al giovane, proponendosi come maestro. L’interessante documento testimonia come, nella capitale pontificia, il pittore, ancora ben inserito in una serie di rapporti regionali, si presenta come un valido punto di riferimento e appoggio per gli aspiranti artisti conterranei, spinge a ipotizzare un suo approdo a Roma a una data ben precedente, probabilmente attratto dalle possibilità lavorative e di aggiornamento offerte negli anni giubilari (1600?). Nel 1615 Molineri rientra a Savigliano a causa di alcune questioni relative all’eredità dello zio Giovan Angelo Dolce, pittore anch’egli. Rientrato in patria, Molineri traccia un percorso pittorico impostato sulla lezione di Caravaggio, attinta dalle numerose opere dell’artista presenti nelle chiese e nei palazzi di Roma. Ma, nel suo complesso, l’opera di Molineri appare contaminata dalle diverse tendenze della scena artistica romana (un esempio: il S. Francesco dipinto da Bartolomeo Manfredi nella pala dell’Incoronazione della Vergine, nella chiesa di S. Pietro di Leonessa, è nello stesso atteggiamento posturale del S. Nicola da Tolentino di Molineri, nella chiesa degli Agostiniani in Carignano), con soluzioni più concilianti tra caravaggismo e classicismo non archeologico: corpi non idealizzati, ma prossimi – se non coincidenti - alla realtà, utilizzo della luce per dare risalto alle espressioni del corpo, naturalezza delle posture. Nonostante la perdita del quadro dell’Ultima Cena, in Carignano si conservano ancora tre opere di Molineri, nella chiesa di N. S. delle Grazie: l’Estasi di S. Nicola da Tolentino, l’Immacolata, il Battesimo di Gesù. È probabile che la committenza agostiniana sia dovuta alla presenza di Saviglianesi nel Capitolo dell’Ordine. Per quanto riguarda il dipinto nella vecchia parrocchiale, il committente potrebbe essere stata la Compagnia del Corpus Domini o del SS. Sacramento, nelle cui fila forse erano presenti nobili intellettuali attenti alle vicende della corte di Torino, che proprio in quegli anni acquisiva alcune tele di Molineri. 9 Anticamente, al petto del santo era appuntata una stella d’oro, persa durante un recente restauro Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 7 Interno della Chiesa – in alto, da sinistra: Elemosina di S. Tommaso da Villanova (affresco di G. Claret); La Madonna col Bambino e i SS. Giovanni Battista, Remigio e Rocco (pala di G. Claret e F. Pistone). In basso, Madonna del Rosario (anonimo), intero e particolare) Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 8 In alto: Giovanni Antonio Molineri, Estasi di San Nicola da Tolentino; Battesimo di Gesù. In basso: Giovanni Antonio Molineri, Immacolata Concezione; Giovanni Claret e Francesco Pistone: Adorazione dei Re Magi Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 9 2. Affreschi interni Tra gli affreschi che decorano l’interno della Chiesa, vanno ricordati soprattutto quelli attribuiti a Giovanni Claret ed aiuti, nel presbiterio, che raffigurano scene dell’elemosina di San Giovanni da Villanova ai poveri e agli storpi; gli stucchi della cornice appartengono al Ciseri. Altro interessante affresco è posto anch’esso nel presbiterio e rappresenta i priori della Compagnia dei Maestri da Legname e da Muro di Carignano, mentre invocano la Madonna col Bambino, attorniata da S. Anna e S. Giuseppe; interessante la rappresentazione degli strumenti da lavoro dipinti in basso (scalpelli, pialla, compasso e squadra) 3. Altare maggiore L’altare maggiore oggi presente non è parte dell’arredo originale. Il primo, del 1611, era in legno. Il tabernacolo era opera dell’intagliatore Mattia Mandone10 ed era stato dorato dal pittore Francesco Mantegazza11: purtroppo l’opera è andata perduta, ma di essa rimane una descrizione sommaria nei documenti d’archivio, che pare rimandare ad una “macchina”, seppure in formato minore, simile a quella posta sull’altare maggiore della chiesa di San Giovanni in Saluzzo. Questo altare fu sostituito già nella seconda metà del ‘600, a seguito dei grandi lavori di abbellimento dell’interno operati dal Ciseri, autore del nuovo altare maggiore. L’altare attuale è composto parzialmente con i resti dell’altare maggiore della vecchia parrocchiale (demolita nel 1757). Il nuovo altare fu ricomposto “alla romana”, eliminando l’alta mostra del Seicento. Il vecchio altare del duomo, realizzato su progetto di Michelangelo Garove dagli scultori ticinesi Francesco Piazzoli e Giovanni Maria Carlone, fu riadattato ed integrato con nuovi marmi, secondo il progetto dell’arch. carignanese Giovan Battista Galletto, conferendo una forma a vasca svasata; dell’antico, si notano i due tipici marmi in uso nel tardo Seicento, ossia il nero di Como e il rosso mischio di Francia, cui si aggiunge il giallo di Verona per i fregi. 4. Stucchi Furono realizzati da Cristoforo Ciseri, con l’aiuto di vari collaboratori luganesi. La decorazione, attuata attorno al 1668, risente in parte dell’influenza tardorinascimentale e comprende: 1. Arco trionfale (cornicione ai lati dell’arco): Annunciazione a Maria (Madonna a dx, Angelo a sx) 2. campate della volta a botte del coro: Trinità attorniata da angeli e cherubini, Vergine delle Grazie con coro angelico; 3. volta a conchiglia dell’abside: schiera dei Santi rivolti verso la Vergine Gli stucchi della navata pare non siano opera del Ciseri, e raffigurano rami con foglie di quercia ed alloro, con angeli e cherubini. Di Francesco Gallo, stuccatore comasco, sono l’angelo in gloria della parete di controfacciata (1670) e sugli archi delle cappelle, e le cariatidi della cappella del Rosario. Notevoli gli stucchi delle cappelle di S. Nicola da Tolentino e di S. Michele, opera di Pietro Somasso (1672), non ancora sicuramente identificato con l’artista che lavorò a Palazzo Reale di Torino 5. Vetrate § Vetrata nel finestrone di facciata: eseguita nel 1957 dalla Ditta Negro di Torino, in sostituzione della vetrata di mastro Antonio Cavalli da Chieri (vetri di Venezia, 1671): essa raffigura la Vergine delle Grazie, tra due Angeli § Vetrate superiori, eseguite nel 1961, su disegni del pittore vigonese Michele Baretta, eseguite dalla Ditta Lindo Grassi di Milano; esse raffigurano: 1. il padre di Pio Lanteri che affida il piccolo, rimasto orfano, alla Vergine 10 Tra le poche opere di intaglio rimaste di questo intagliatore, resta il seggio priorale nella confraternita dello Spirito Santo in Torino 11 Allora già impegnato nelle decorazioni della “Grande Galleria” di Carlo Emanuele I , che collegava il Castello al Palazzo Reale di Torino Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 10 § § 2. Consacrazione di Lanteri a Maria, all’età di 21 anni 3. la Madonna suggerisce a Lanteri le “Regole e Costituzioni” della Congregazione degli Oblati 4. Morte di Lanteri, assistito dalla Madonna , che pone sul petto del morente il Bambin Gesù Vetrate superiori, eseguite nel 1962, su disegni del pittore vigonese Michele Baretta, eseguite dalla Ditta Lindo Grassi di Milano; raffigurano i privilegi della Madonna: L’Immacolata, La Vergine, La Madre, L’Assunta Vetrate della sacrestia, eseguite nel 1963, su disegni del pittore vigonese Michele Baretta, eseguite dalla Ditta Lindo Grassi di Milano. Rappresentano: 1. Padre Lanteri in piedi con la cupola di S. Pietro a Roma alle spalle (sacrestia) 2. Padre Reynaud cofondatore con la chiesa agostiniana alle spalle (sacrestia) 7. Lapidi tombali A livello del pavimento della navata, trovano posto ben ventuno lapidi tombali, decorate da stemmi e iscrizioni, oggi per la maggior parte illeggibili. Esse erano di patronato di alcune famiglie nobili della Città, quali i Mola di Larissè, i Barbiellini Amidei e gli Schina. Nel presbiterio, è conservata la lapide dei Padri agostiniani, su cui si legge ancora Quorum virginae cingebat – corpora Matris – cingulus e voto hic – ossa sepulta iacent – MDCCLXXI (Qui giacciono sepolte le ossa di coloro i cui corpi, il cingolo della Vergine Madre cingeva con voto 1771). Sulla parete sinistra del presbiterio, dietro una lapide commemorativa, c’è la sepoltura di Bianca, figlia del marchese Guglielmo Paleologo del Monferrato, moglie del duca Carlo I di Savoia e duchessa reggente sino al 1499, anno in cui abdicò a favore di Filippo di Bresse. Più in basso, è murata la lapide terragna in marmo di Libera Portoneri, amante di Filippo di Bresse e madre di Renato di Savoia, detto il “Gran Bastardo di Savoia”. Bianca di Monferrato, duchessa di Savoia 5. Altri arredi 1. Pulpito, proveniente dalla distrutta Parrocchiale dei SS. Giovanni Battista e Remigio; fu donato alla chiesa dal benefattore Sebastiano Frichieri. 2. Statua processionale della Madonna del Rosario, policroma, scolpita nel 1763 da Francesco Riva Il coro della chiesa Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 11 7. Opere d’arte aggiunte al santuario nel ‘900. • 1923: sistemazione dello spazio esterno alla Chiesa; su disegno dell’architetto Giovanni Chevalley è costruita la gradinata, la balaustra in pietra, le ringhiere e i cancelli di ferro battuto. • 1939: al centro dell’abside è posta la statua della Madonna delle Grazie, in sostituzione della precedente • 1942: inaugurazione del nuovo organo a due tastiere della ditta Mascioni, dono di Federica Cassinis vedova Bona in memoria del figlio Gaspare, aviatore abbattuto nel cielo di Ciriè nel 1940. • 1943: primi restauri degli interni ed esterni della Chiesa. • 1946: aggiunta della Corona d’oro (dono delle madri e spose carignanesi) alla statua della Madonna delle Grazie • 1948: consegna della statua di Santa Rita (dono di Rosetta Bona) • 1950: sostituzione della vecchia statua di Maria Bambina (distrutta da un incendio) con una nuova • 1958: inaugurazione della nuova Via Crucis di legno, opera dello scultore Giuseppe Stufflesser d’Ortisei (Val Gardena) • 1960: sistemazione di 16 nuovi lampadari; la sacrestia è rivestita di pareti di marmo • 1964: inaugurazione bussola d’ingresso e delle porte interne del Santuario • 1965: inaugurazione nuova statua lignea della Madonna (macchina processionale) opera dello scultore Giuseppe Stufflesser d’Ortisei (Val Gardena) • 1979: posa del gruppo della Pietà, dono degli Oblati di Pinerolo. Gli Oblati di Maria Vergine La Chiesa di S. Maria delle Grazie e gli edifici attigui (oggi è scomparsa la bassa casa lungo la Via Maestra), in un disegno di Clemente Rovere (1853) Dopo la soppressione napoleonica del 1801, l’arcivescovo di Torino Mons. Giacinto della Torre eresse in succursale la chiesa, per impedire che fosse sconsacrata (1806) e l’affidò a tre sacerdoti carignanesi: don Agostino Golzio, don Antonio Biancotti e don G. B. Reynaud. Essi si riunirono nel 1815, e si diedero da fare per salvare dalla completa rovina l’edificio sacro, tanto malridotto che le Autorità Comunali pensavano di abbatterli per ricavarne una piazza e il mercato. A loro si unì il Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 12 sacerdote Pio Bruno Lanteri12 di Cuneo, il quale fu subito riconosciuto come guida della nascente Congregazione, ed ispiratore delle Regole che il canonico Gonetti, Vicario Capitolare della diocesi allora vacante, approvò con decreto del 13 novembre 1816, considerato come giorno della nascita della Congregazione degli Oblati di Maria Vergine di Carignano. Nel 1820, gli Oblati furono costretti a lasciare la Città, per contrasti con l’arcivescovo di Torino, mons. Colombano Chiaverotti e con il parroco di Carignano can. Francesco Abbate. La Chiesa fu affidata ai frati Minori di San Francesco, che vi rimasero sino al 1866, anno delle Leggi Rattazzi, che imponevano la soppressione di tutte le Congregazioni religiose. Alcuni Oblati, tuttavia, restarono in Città, ospiti di Casa Calosso, in Via Cara de Canonica n. 7. Nell’ottobre 1897, per interessamento del nuovo parroco, don Capriolo, e del Consigliere comunale teologo Bernardino Caudana (poi parroco di Virle) gli Oblati poterono fare ritorno in Carignano alle seguenti condizioni, imposte dal Consiglio Comunale: riscatto della chiesa con versamento di lire 3000 e la celebrazione di una Messa festiva. Nel 1911 il superiore della Padre Pio Bruno Lanteri Congregazione, padre Nuvoloni, vendette il convento e il giardino all’Amministrazione della Cassa Rurale di Carignano, riservandosi tuttavia due corridoi e alcune camere addossate alla chiesa. Oggi il chiostro e il convento sono ancora parzialmente riconoscibili, seppur trasformati in piccoli alloggi di civile abitazione. 12 Pio Bruno Lanteri nacque a Cuneo il 21 maggio 1759. Nel dicembre 1781 fu ordinato diacono in Torino da Mons. Giacinto Amedeo Vagnone e nel maggio 1782 fu ordinato sacerdote nella Chiesa dell’Immacolata a Torino dall’arcivescovo mons. Costa di Arignano. Morì il 5 agosto 1830. Cento anni dopo, iniziò, a Pinerolo, il processo di beatificazione, causa iniziata ufficialmente nel 1952. Nel 1966, Papa Paolo VI lo dichiarò Venerabile Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 13 Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 14 G H L M F C E B A D 1 Pianta della Chiesa di Nostra Signora delle Grazie 1 - Ingresso (portale opera di Giovanni Antonio e Agostino Parigi (1723) Navata sinistra A - 1a cappella (“Il battesimo di Cristo”, pala d’altare di G.A. Molineri) B - 2a cappella (“S. Michele e S. Carlo Borromeo”, pala d’altare di G. Claret) C - 3a cappella (“Estasi di San Nicola da Tolentino”, pala d’altare di G.A. Molineri) Navata D - 1° E - 2° F - 4° destra cappella (“S. Agostino”, pala di anonimo) cappella (“Immacolata Concezione”, pala d’altare di G. A. Molineri) cappella (“Madonna del Rosario”, pala d’altare di anonimo) Coro G – “Adorazione dei Re Magi”, pala di G. Claret e F. Pistone H – “Madonna col Bambino e i SS. Giovanni Battista, Remigio e Rocco”, pala di G. Claret e F. Pistone Presbiterio L – Lapide di Libera Portoneri e sepoltura di Bianca di Monferrato M – Pulpito Chiesa di Nostra Signora delle Grazie (detta di Sant’Agostino) 15 5 6 1 3 2 4 I personaggi identificabili nella Pala della Madonna del Rosario: 1) 2) 3) 4) 5) 6) il duca Carlo Emanuele I di Savoia il re Filippo II di Spagna il papa Gregorio XIII la duchessa Caterina, Infanta di Spagna, moglie di Carlo Emanuele I Santa Caterina da Siena San Domenico Bibliografia § § § Falera Elio, Carignano, Padre Lanteri, gli Oblati; Carignano 1997 Gentile Guido, I conventi e le loro chiese: Santa Maria delle Grazie; in AA.VV, Carignano: Appunti per una lettura della Città; 1973-80 Lusso Giovan Battista, Carignano, i luoghi pii; Pinerolo 1971