Simbologia dei colori
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Simbologia dei colori
◗ Chiara ROSSI SM Italia - bimestrale dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) ◗ rubrica Cultura e tempo libero ◗ annata 2010 tema della rubrica Simbologia dei colori testi ◗ ‘Rosso’: ambizione e desiderio Anche senza scomodare gli studi degli effetti del colore sugli uomini (del pittore Kandinskij, per esempio), bastano espressioni quali vedere rosso, avere una paura blu, essere al verde o bianchi come un lenzuolo per collegare i colori ai nostri stati d’animo e ammettere che possiedono significati inconsci - su cui ‘giocano’ artisti, pubblicitari e stilisti! - che influenzano la nostra vita. Orgoglioso e ambizioso, il rosso, il primo dei colori dell’arcobaleno, vuole essere visto, espandersi (provoca eccitazione e induce uno stato di attivazione): chi lo usa, auspica che la sua vita sia densa d’esperienze. Già gli antichi, che usavano abbondantemente la terra ocra rossa e il murice, da cui ricavarne il porpora, lo associarono ai simboli del potere (religioso - alti prelati - o mondano) e della guerra (Marte e i centurioni romani vestivano sempre questo colore). Abbondava nelle fiabe (Cappuccetto Rosso, la mela di Biancaneve) e negli abiti da sposa (fino al XIX secolo), per non parlare della sua presenza nelle bandiere (ex Russia e Cina per esempio), nel Natale, nel lusso (Valentino, Ferrari) e nello spettacolo (il ‘tappeto rosso’ o i sipari dei teatri). Pur perseguitato da un alone di ambiguità simbolica (rosso fuoco sono la vita e l’amore eroticopassionale, ma anche l’inferno; il sangue di Cristo, ma pure il crimine, l’ira e il Diavolo), la vigorosa erompente lucentezza del rosso sottende un bisogno imperioso di ottenere risultati e successo, significando impulso verso l’agire produttivo e competitivo, vitalità, volontà di conquista, cambiamenti rivoluzionari. La sua percezione sensoriale è quindi l’appetito, il suo contenuto affettivo il desiderio, in tutte e sue declinazioni. ◗ L’eleganza del NERO Un corpo che assorbe tutti i raggi bianchi, senza rifletterne alcuno, risulta nero. Ma allora il nero è o no un colore? Per istinto suscita immagini di tenebre, notte e, per estensione, di morte e lutto, ma va detto che nei secoli questa associazione si è trasformata in quella di un nero più pregevole, prima austero (le vesti dei monaci della Riforma o di molti principi rinascimentali), poi autorevole (le toghe dei giudici o le divise degli arbitri e della Polizia) e infine raffinato, sobrio ed elegante. Dopotutto tali ambiguità erano sancite già dalla lingua latina che distigueva il niger (nero brillante, da cui il francese noir) dall’ater (il nero opaco, da cui il nero della bile, infausto, da cui deriva… l’umore nero). Dopo che Newton escluse il bianco e il nero dal suo spettro di 7 colori, il ‘bianco e nero’, diventato simbolo del mondo privo di colore, si è fatto invece capace di descrivere da solo la realtà, complici le declinazioni delle 256 sfumature di grigio esistenti (la fotografia e il cinema d’autore sono ben consapevoli di quanto mistero e seduzione evochi questa scelta!). C’è chi sostiene che il nero rappresenti simbolicamente la rinuncia o l’abbandono, per cui scegliere di indossarlo significherebbe protestare energicamente contro una situazione o ribellarsi alla sorte, ma anche mostrare un certo alone di segretezza. Va ricordato tuttavia che, se nell’antico Egitto il nero rappresentava l’essenza stessa delle cose (geroglifici in inchiostro nero per valenze positive, in rosso per quelle negative), anche presso certe tribù Masai, esso è associato alle nuvole che portano la pioggia, diventando un simbolo di vita, rigenerazione e prosperità. Ecco allora che lo specchio magico del Nero può riflettere l’immagine di noi umili nell’austerità o sicuri nell’eleganza: a noi la scelta. ◗ Le alterne fortune del Blu Detiene il primato di essere la tinta di gran lunga preferita in tutto l’Occidente, dall’Europa agli Stati Uniti, tanto che lo storico del colore Michel Pastoureau, docente della Sorbona (Parigi), gli ha dedicato addirittura un libro: Blu. Storia di un colore (Ponte alle Grazie, 2008, 237 pp., 12 €). L’autore, partendo dall’assunto che il significato dei colori è un fatto culturale, che varia nei luoghi, nei tempi e nelle classi sociali, ripercorre la sua storia, dall’assenza nell’antichità (nella Bibbia compare solo come ‘zaffiro’), alla connotazione negativa romana (era associato alla cultura barbarica), all’identificazione del Cielo e dell’abito della Vergine (per cui... anche il Re di Francia veste d’azzurro!), al suo illuminare le vetrate della cattedrali gotiche (il blu di Chartres), fino all’ascesa che lo fa diventare il colore dell’epoca contemporanea (bandiere di stato e di organizzazioni internazionali). Ma al di là della prospettiva cromatica, si può dire che probabilmente sono state la moda (blue jeans), l’arte, il lessico (l’inglese to be blue indica uno stato d’animo incline alla malinconia) e la musica (Kind of blue del jazzista Miles Davis) ad assegnare al blu il ruolo simbolico e comunicativo che lo fa interpretare come cultura. Il blu è anche rappresentazione di un bisogno biologico fondamentale: quiete, soddisfazione, tranquillità, tanto che rilassa il corpo, diminuisce la tensione, regolarizza il polso e la respirazione, favorisce l’energia e la meditazione. La persona blu allora è ‘rigida’ ma dolce, fedele e sentimentale, forse poco creativa, ma assai equilibrata: una persona che vuol essere ‘per bene’ senza rivelare più di tanto di se stessa. ◗ Chi di VERDE si veste, della sua beltà si fida Oltre 2 mila persone tutte rigorosamente vestite di verde hanno fatto sembrare Firenze un grande prato: questo curioso evento (Flash mob frozen) si è svolto in piazza della Signoria, lo scorso marzo, ma nel nostro tempo sono innumerevoli e disparate le 'cose' verdi: numeri telefonici, benzina, treni, zone, partiti politici... Perché il VERDE si sia così diffuso, forse dipende dalle sue connotazioni sia positive - che lo associano alla Natura/ecologia, alla fertilità, alla tenacia/stabilità (è il colore dell'esercito che protegge e difende), al denaro (dollari, 'verdoni', essere al verde), alla giovinezza (anni verdi, artista in erba) -, ma anche negative: l'inesperienza, l'invidia (il mostro dagli occhi verdi), la rabbia, la putrefazione e la morte. Inoltre il verde, essendo il 'complementare' del rosso (colore del proibito), è il simbolo del permesso (passare ai semafori), dei festeggiamenti del patrono d'Irlanda (St. Patrick's Day), dell'Islam (per il quale rappresenta il paradiso). Un tempo il verde era un colore chimicamente instabile: facile da ottenere da foglie, radici, fiori, scorze o minerali, la luce lo deteriorava; da qui, l'idea che fosse il colore del caso, della fortuna, del destino, della sorte e quindi la connessione al gioco (si gioca su un tappeto verde, ma anche i campi da calcio o i tavoli da ping pong sono verdi!). Derivando dall'unione del blu (saggezza) con il giallo (ricchezza) simbolizza anche la speranza, la vittoria e la fortuna (quadrifoglio); per Jung è vita e archetipo dell'anima. Il verde è riposante e intriso di un'energia salutare e rigenerativa: esprime stabilità, tenacia, costanza, perseveranza, equilibrio psicologico, autostima e un credo saldo in valori forti. ◗ La strana 'cattiva reputazione' del colore GIALLO Se in Oriente è il colore del sole e della fertilità e poteva indossarlo solo chi apparteneva alla famiglia reale, nell'antica Grecia era obbligatorio per i 'pazzi' che se ne dovevano vestire per essere riconosciuti. Giallo come le foglie che si seccano o le foto che svaniscono, come le stelle che designavano gli Ebrei da deportare o la veste di Giuda, come la situazione di pericolo al Pronto Soccorso o alle corse automobilistiche, come il sindacato che opera nell'interesse del padrone o come il colorito di chi soffre di problemi epatici. Per luogo comune, poi, come il colore della gelosia. Insomma, una 'cattiva reputazione' accompagna decisamente il giallo, forse a causa della concorrenza sleale dell'oro, che invece ne ha sempre accentrato i suoi simboli positivi: il sole, la luce, il calore, e, per estensione, l'energia. la gioia, la potenza. Chi ama il giallo tende ottimisticamente al cambiamento e dunque va incontro a ciò che non è ancora definito, perché 'sente' l'energia, la forza e la vitalità delle sue vibrazioni: chi lo sceglie può essere un turbine di attività, ma non lo sarà mai in modo continuativo. Il giallo rappresenta l'affetto disinibito (la sua percezione sensoriale è il piccante), l'apertura, il rilassamento e infatti chi osa indossarlo si sente bene con se stesso: il colore è associato al senso di identità, all'Io, all'estroversione e denota forte personalità e determinazione a perseguire le proprie ambizioni. Indica anche la presenza di un conflitto, da cui si sente la necessità di liberarsi; cerca la considerazione altrui, ma se questa ricerca si fa troppo intensa potrebbe portare a sentimenti d'invidia. Il giallo stimola l'attenzione, acuisce la mente e la concentrazione. Sceglierlo insomma indica un bisogno di possesso, ma anche di speranza, attesa di una felicità più grande. ◗ Il bianco è anche una specie di nero* I Lapponi usano dodici termini per definire il BIANCO; noi, più semplicemente, gli riconosciamo simboli positivi (purezza - come la neve -, luce, onestà, innocenza, verginità, santità) e negativi (lividezza, lutto - in alcune culture); del resto bianco è il latte materno, così come il seme maschile: le forze vitali sono compresenti in questo colore così speciale! Esso viene spesso usato per indicare dei passaggi di stato, per un nuovo inizio o per una fine che acceda ad un altro livello di esperienza: si pensi agli abiti rituali dal Battesimo al Matrimonio o al lenzuolo funebre di molte tradizioni orientali. É anche considerato il colore della perfezione, forse perché contiene in sè tutti gli altri colori; così come, poi, Cristo, la Madonna e gli angeli nell'iconografia più classica vestono di bianco, molte delle figure che si prendono cura degli altri hanno divise bianche (medici, infermieri, volontari); per estensione il bianco rimanda agli ospedali, alla sicurezza, alla pulizia. Un'altra associazione è con i concetti di 'poco peso' o 'assenza' (mangiare in bianco, pagina bianca, notte in bianco, andare in bianco, voce bianca, assegno in bianco) e di immaterialità (fantasmi e spiriti). Infine: il candore dell'incarnato ha sempre avuto un peso sociale non indifferente (aristocraticiti vs contadini) e gli Occidentali, che appunto si sentono puri, innocenti e puliti e forse anche un po' sacri... ancora sottolineano questa loro prerogativa con malcelato orgoglio. * (L. Wittgenstein) © all rights reserved