la promozione delle vocazioni alla vita consacrata nella

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LA PROMOZIONE DELLE VOCAZIONI ALLA VITA
CONSACRATA NELLA CHIESA PARTICOLARE
+ Dominic Jala, sdb
Vengo da una arcidiocesi che si trova nella zona Nordest dell’India, che nel passato, chiamavano
Assam. Parte del sotto continente Indiano, ma di un’India diversa, come commentano quelli che
vengono a visitarci. È abitata da più di 140 diverse tribù – gruppi indigeni, onguno con la propria
lingua – una vera babele. La nostra regione fa parte dell’India da quando gli Inglesi sono entrati per
motivi, sia militari che commerciali, e siamo rimasti parte del grande paese con tutte le tensioni che
emergono dalla diversità culturale, religiosa ed anche dall’essere distanti dal centro governativo.
La storia della chiesa cattolica propria risale al 1890 da quando “Propaganda Fide” affidò la nuova
missione dell’Assam ai missionari Salvatoriani tedeschi. Dunque abbiamo 125 anni di età nella
fede cattolica. Con la prima guerra mondiale, i missionari tedeschi hanno dovuto lasciare la
missione che era situata dentro l’impero brittanico. I Gesuiti, ai quali fu affidato la cura della
missione durante e dopo la guerra, rimasero solo per sette anni. E così sono venuti i Salesiani
nell’anno 1922 con Monsignor Luigi Matthias a capo del gruppo degli undici Pionieri. Con la
missione affidata alla Congregazione Salesiana il lavoro missionario si sviluppa in modo
sorprendente grazie alla generosità dei superiori che hanno dato alla missione uomini coraggiosi e
zelanti.
Insieme alla presenza dei religiosi salesiani, già dal tempo dei Salvatoriani, sono venute le suore
Salvatoriane che, con la prima guerra mondiale, anche loro, hanno dovuto lasciare la missione. Al
loro posto sono venute le suore di “Notre Dame des Missions” (RNDM). Prima della partenza da
Shillong, il superiore della missione salvatoriana ha potuto invitare la Congregazione dei Fratelli
“Christian Brothers” dall’Irlanda per l’apostolato educativo.
I Salesiani hanno fatto grandi sforzi per promovere vocazioni indigene, non soltanto da zone dove
la fede cristiana era già matura, dal Kerala o dal Tamilnadu nel sud India, ma specialmente
vocazioni locali dalla missione dell’Assam stessa.
La visione missionaria dei superiori della missione attirò alla congregazione Salesiana luminari
come Elias Hopewell (†1966), un Khasi scrittore e poeta e Sngi Sylvanus, studioso di sacra
scrittura, scrittore e fonte di ispirazione per la cultura Khasi insieme ad altri che sono diventati
personaggi importanti nella chiesa locale. Alla fine degli anni cinquanta c'erano 8 sacerdoti locali,
16 fratelli locali e 5 chierici locali.
Nel 1969, con una nuova istruzione da Propaganda Fide, cambia lo stato della Congregazione della
missione dell'Assam. Il ius commissionis, dell'8 dicembre 1929, ceda al ius mandati con la nuova
istruzione. Dopo questo vediamo un numero crescente di congregazioni religiose, di uomini e
donne, che sono invitate a lavorare nella missione dell’Assam, cosi che da una si è divisa in tre
diocesi. Gli sforzi per promuovere vocazioni religiose locali, alla società salesiana, vede l'apertura
nel 1962, dell’aspirantato, “Savio Juniorate” in Shillong.
INIZIATIVE VOCAZIONALI
Come crescono le vocazioni religiose nella nostra chiesa particolare? Vorrei indicare alcuni dei
mezzi che hanno contribuito alla promozione delle vocazioni e che certamente sarebbe comune ad
altre chiese locali.
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Il contatto personale con giovani ragazzi e ragazze, dei Missionari e Missionarie, è di primaria
importanza. Uno dei nostri sacerdoti mi fece sapere il consiglio che lui diede ad alcune delle
congregazioni feminili che cercavano di promuovere le vocazioni ai propri istituti. Non è
sufficiente venire e fare presentazioni e assemblee generali sulla propria congregazione – in una
chiesa o una scuola o una convenzione di giovani. Ciò che occorre è una proposta personale ad un
ragazzo o ragazza. Nel nostro territorio di missione visite regolari, dei sacerdoti e delle suore, ai
villaggi li porta a formare un piccolo cerchio di giovani da cui è possibile identificare possibili
vocazioni. Nell’anno 1942, il Servo di Dio, Mons. Stefano Ferrando, secondo vescovo di Shillong,
fondò la congregazione feminile : “Missionary Sisters of Mary Help of Christians” – Suore
Missionarie dell’Ausiliatrice. In quasi 75 anni il loro numero arriva a circa mille suore professe. Il
segreto loro è la presenza ispiratrice delle suore, occupate primariamente nel lavoro missionario nei
villaggi. Furono tra le prime suore a dedicarsi quasi completamente alla missione evangelizatrice
nei villagi e non solamente nelle istituzioni. Un’altra congregazione feminile diocesana, “Visitation
Sisters of Don Bosco”, fondata nel 1983, da Mons Hubert D’Rosario di Shillong, ha più di 100
suore professe. Ciò che attira ragazze alla congregazione è sempre la presenza missionaria delle
suore nei villaggi.
L'internato per ragazzi e ragazze è stato un mezzo indispensabile per l'educazione dei nostri giovani
e per la loro formazione cristiana. Questo è stato come un vivaio per le vocazioni. Nei primi anni
della missione era usuale per il missionario, farsi accompagnare da alcuni giovani ragazzi e
ragazze, dei nostri internati, nelle sue visite ai villaggi. Questa esperienza ha ispirato un certo
numero di questi giovani a diventare sacerdoti e religiosi.
In ogni missione la scuola gioca un ruolo importante. Era la porta principale che dava la possibilità
al missionario di entrare in un nuovo villaggio e alla fine è diventato anche il luogo da dove giovani
ragazzi e ragazze sarebbero emersi come candidati per la vita consacrata. Dove i missionari hanno
faticato per scuole in villaggi remoti, le iniziative li ha aiutati ad individuare promettenti giovani
ragazzi e ragazze che potevano essere portati al centro missione per un'istruzione migliore. Di
questi molti sono entrati nelle varie congregazioni.
I gruppi di Chierichetti, sono, come in altre parti del mondo, uno dei mezzi importanti per dare ai
giovani un’ispirazione alla vita religiosa e sacerdotale. Nella mia parrocchia nativa, Mawlai, 8
sacerdoti sono il frutto del lavoro dedicato di un Salesiano Laico (Coadiutore) che ha
accompagnato i Chierichettii per un periodo di circa 15 anni. Nella nostra arcidiocesi siamo riusciti
ad organizzare questi giovani ragazzi e alcune ragazze in un gruppo stabile, e nei nostri incontri
vocazionali annuali della arcidiocesi, la maggior parte di coloro che li frequentano appartengono ai
gruppi dei Chierichetti.
La presenza delle case di formazione ha un ruolo molto positivo per attirare giovani alla vita
consacrata. Già dall’inizio della loro presenza a Shillong, cioè da 1923 un’anno dopo il loro arrivo,
i Salesiani presero la decisione di avere novizi formati sul posto – a Shillong stesso. Pian piano al
noviziato segue il filosofato e poi il teologato. Senza queste presenze formative, forse, i nostri
giovani indigeni non sarebbero facilmente ispirati a seguire l’esempio di quei giovani novizi, e
studenti di folosofia e teologia. Questo fatto era importante anche per non alienare i candidati dal
contesto missionario e di assicurare alle vocazioni indigene la possibilità di una formazione non
troppo lontana dal loro contesto nativo. Attualmente nella nostra arcidiocesi abbiamo 6 noviziati di
diverse congregazioni – due maschili e quattro feminili, con circa 100 novizi e novizie ogni anno.
Diverse congregazioni hanno aperto aspirantati per le loro istituzioni. Il teologato salesiano a
Shillong è centro di formazione teologica per candidati al sacerdozio e per alcune religiose. Io
personalmentee devo la mia vocazione salesiana alla prossimità della mia famiglia al teologato di
Shillong. La casa di formazione da la possibilità ai giovani del posto di conoscere da vicino la vita
religiosa e ai giovani religiosi e religiose, di avere un contatto più personale con i giovani dei
dintorni della casa formatrice.
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Un punto di dibattito oggi, è la rilevanza dell’aspirantato per ragazzi che sono ancora studenti al
livello di scuola superiore. Alcuni sono del parere che dobbiamo concentrarci sul gruppo più adulto
perchè più maturo e con convinzioni più formate. Al contrario, altri sono convinti che il principio
“catch them young” (prendili giovani) è ancora valido, particolarmente considerando la situazione
missionaria della maggior parte della zona. Presentemente sembra che tutti stiano cercando una via
media – contatti con giovani dell’età minore nelle scuole e nei “campi vocazionali”, seguire quelli
che mostrano interesse vocazionale e organizzare un’incontro più lungo di circa un mese per
aiutare il giovane a fare la prima scelta vocazionale. Quasi tutte le Congregazioni organizzano, per
i loro candidati, un’anno di orientamento seguito da due anni di studi academici e un anno di prenoviziato.
Un sacerdote diocesano ha organizzato un gruppo di laici per l’apostolato vocazionale. Con il loro
aiuto l’arcidiocesi programma giornate di discernimento vocazionale per ragazzi e ragazze. Durante
gli incontri, i rappresentanti delle varie congregazioni, che hanno attività nell’arcidiocesi, sono
invitati a presentare le loro congregazioni ai giovani i quali poi possono esprimere il loro desiderio
per iscritto. I giovani scelti saranno seguiti dalle rispettive congregazioni. Questo metodo, insieme
alle visite a scuole e villaggi, e la diffusione di materiale informativo sui diversi carismi, ci aiuta a
promuovere molte vocazioni.
L’apostolato a favore delle famiglie è sempre legato alla missione per le vocazioni. La nostra fede,
con l’insegnamento sulla sacramentalità del matrimonio e sui valori della famiglia ha portato con se
una vera trasformazione della società della nostra tribù. Ma ci sono parecchi casi dove lo Spirito
continua a operare nonostante una situazione negativa della famiglia. E capita che un religioso o
una religiosa che viene da una tale famiglia, diventa strumento di cambiamento per il bene della
famiglia stessa.
La costante preghiera per le vocazioni, giornate vocazionali, con l’apostolato, sono il sostegno più
forte per la crescita delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.
SEGNI POSITIVI
Possiamo vedere molti segni positivi nella nostra chiesa particolare – ancora abbastanza giovane.
Siamo passati attraverso molte fasi vocazionali: all’inizio i missionari e i novizi venivano
dall’Europa; in un secondo tempo abbiamo cercato giovani da tutta l’India per le missioni del
Nordest India – sopratutto dal Sud India. Presentemente siamo arrivati alla fase della promozione
vocazionale quasi esclusivamente dalla nostra zona del Nordest. Anche congregazioni che sono
arrivate recentemente sanno che la nostra chiesa giovane da’ molta speranza per vocazioni. Questo
è un segno che indica la maturità della chiesa. Una parrochia, che fin all’anno 2006 faceva parte
della arcidiocesi di Shillong ha potuto vantare di avere più di 100 vocazioni, religiose e sacerdotali.
Questo ha reso possibile per le varie congregazioni di affidare la loro direzione al personale locale,
realtà importante per creare la fiducia nella chiesa locale, che le congregazioni sono ben inserite
nelle diverse culture.
Il passaggio della missione del Nordest India da “ius commissionis” al “ius mandati” sopra
indicato, ha aperto le nostre chiese locali alla richezza dei diversi carismi che si trovano nella
chiesa. Così adesso troviamo i nostri giovani in diverse congregazioni, sia quelle che hanno
presenze nel Nordest India sia quelle che sono in altre provincie dell’India. Sono stato sorpreso
d’incontrare ragazze che sono entrate nei conventi di clausura, di vita contemplativa. Dico questo
perchè molti pensano che la nostra gente indigena – le tribù dell’Assam – essendo di tipo attivo, e
ancora giovane nella fede, non sono ancora in grado di capire bene e apprezzare la vita
contemplativa. La testimonianza delle vocazioni locali, nelle diverse Congregazioni Religiose, è
forte stimolo per attirare i nostri giovani alla Vita Religiosa. Non rivalità, ma collaborazione con
gioia nella stessa missione.
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Grazie alla crescità delle vocazioni locali, abbiamo potuto, tramite le varie Congregazioni, mandare
“missionari” dalla nostra chiesa ai paesi fuori dell’India: nell’Africa, Sud America, Europa e ad
altri paesi asiatici. Dalla congregazione locale più giovane – le VSDB sono andate nel Sud Sudan a
collaborare con i Salesiani nella missione di Gambuo Maridi – e con il loro carisma hanno già
attirato alcune ragazze alla loro vita consacrata.
Come, forse, capita anche in altre chiese, il più grande numero di vocazioni sono nelle
congregazioni feminili. Qualcuno ci fa notare che questo è dovuto al fatto che le nostre giovani
donne sono più capaci di supportare difficoltà. I ragazzi invece sono facilmente scoraggiati.
LE SFIDE
Con la globalizzazione, anche le nostre società sono sotto l’influsso del materialismo e
individualismo. Combattere tali tendenze non è facile ma attraverso la pastorale giovanile
cerchiamo di aiutare i nostri giovani ad essere capaci di resistere alle forze negative della società
moderna. I mezzi di comunicazione sociale pongono i giovani davanti a scelte morali non facili da
fare senza una guida sicura che il nostro lavoro educativo deve provvedere.
Le possibilità per costruire una vita significativa nel mondo d’oggi sono numerose. I giovani sono
davanti a diversissime scelte vocazionali e, specialmente nelle istituzioni educative nostre, la
proposta di vivere la vita consacrata non è sempre attraente. In questa situazione la vita gioiosa
delle persone consacrate può ancora essere di stimolo ai nostri giovani che cercano vera felicità.
Inoltre, non è sempre facile identificare la vera motivazione di molti giovani che cominciano
l’itinerario vocazionale. Questa è una sfida abbastanza difficile per i nostri formatori e formatrici. Il
numero di giovani che iniziano la vita religiosa e grande ma non possiamo ignorare il numero di
quelli che escono per vari motivi. Questo può avere un’influenza negativa in quelli che sentono il
desiderio di diventare religiosi e religiose.
Le famiglie, nelle zone urbane, diventano più piccole. Perciò la maggior parte delle nostre
vocazioni vengono dalle zone rurali dove le famiglie sono più numerose. Ci chiediamo per quanto
tempo ancora durerà questa situazione positiva nei nostri villaggi.
Se vogliamo ispirare e motivare la gioventù alla generosità necessaria per la vita consacrata,
dobbiamo rinforzare la vita spirituale e missionaria delle comunità e dei suoi membri. Dobbiamo
sempre lottare contro la tentazione alla superficialità nella vita religiosa.
La nostra missione nel Nordest India, fu affidata alla Madonna, Ausiliatrice, aiuto dei Cristiani. La
nostra missione fu conosciuta come il miracolo della Madonna – una delle più belle missioni nel
mondo con una crescita tremenda – in 125 anni i fedeli sono arrivati a quasi un millione – e le
vocazioni locali crescono ogni anno. Che il Signore, ci aiuti perchè, seguendo l’esempio del nostro
Santo Fondatore, possiamo offrire alla Chiesa il dono prezioso della vita consacrata vissuta in
tantissime forme – prezioso e stimolante dono dello Spirito Santo.
+ Dominic Jala, sdb
Arcivescovo di Shillong
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