Mario Ciofi

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Mario Ciofi
Un viaggio nell'isola
Ci siamo decisi solo "last minute" ad andare a visitare quella piccola isola dell'Arcipelago
Toscano. Non credevo fosse così bella. Già si scorgeva in lontananza dal traghetto, piccola,
nitida,ma abbagliata dalla bionda caligine del solleone. Appena sbrcati, via sul pullman per fare
il giro, brevissimo, dell'isola, sulla stradina stretta che unisce costa a costa. Mi accorsi con
stupore che i compagni di viaggio, anzichè gurdare quel paesaggio unico, si soffermavano a
guardare il traffico incolonnato su per la stradina! M'iinamorai subito di quell'isoletta. Era quasi
priva di vegetazione, solo alcuni filari di viti piccolissime, il territorio tutto massi di granito,
qualche pianta grassa e sterpaglie...ma che profumo intenso di menta e di chissà quanti altri
arbusti che la ricoprivano quasi per intero! Dopo dieci minuti eravamo già sull'altro versante,
dove si apriva l'unica grande spiaggia, costituita da piccolissimi frammenti di granito che
bucavano i piedi e dominata da un faraglione. Mangiammo in un piccolo ristorante di fronte alla
spiaggia, semplice ed elegante al tempo stesso. Rimanemmo colpiti dall'ospitalità di quella
gente, che doveva essere avvezza a vedere molti turisti. Poi la visita al castello, a 500 metri
d'altezza. Non avevo mai visto viuzze ed archi così stretti, con le pietre sporgenti che quasi ci
toccavano. Seduto sulle mura, vicino al punto più alto del castello, vedemmo un anziano
abitante del luogo con in testa un grande cappello di stiancia, fabbricato probabilmente da sè.
Allora mi vennero in mente le isole tropicali, con le ridenti immagini dei loro indigeni, e pensai
che forse non valeva la pena di andare tanto lontano per scoprire immagini così genuine e
tenere. Poco più in là due giovani stavano ripulendo con il coltello due forme di cacio, che a
gesti ci invitavano ad assaggiare. Noi stemmo un pò a guardare incuriositi, poi passammo
oltre. Ma oggi ripensando a quel momento mi pento di non averlo acquistato. Doveva essere
squisito, perchè penso che avesse racchiusi dentro di sè tutti gli odori di quei pascoli selvaggi.
E via per quelle viuzze così strette che appena ci si scambiavano due persone. Trovammo due
suore. " Dov'è la chiesa? ", si domandò. " Venite dietro a noi ", risposero. Appena giunti, loro
si inginocchiarono a pregare e noi visitammo la chiesetta, tutta bianca e antica, la più
importante del luogo. Un paesino incantato, d'altri tempi. Uscire dalla piccola porta principale
del paese e tornare sulla piazza fu per noi come tornare alla realtà. Era ormai sera e
tornammo al porto. Qui si scoprì una piccola insenatura fatta di massi, dove sotto l'acqua
azzurra e limpida si scorgevano i resti di un'antica piscina romana. Sopra i massi erano
costruite le case, a semicerchio, in modo da isolare il luogo dal resto della costa, tanto che non
sembrava neppure di trovarsi al mare, semmai seduti sui sassi di un fiume dalle acque limpide
e ferme, circondati dal silenzio. Al ritorno sul traghetto guardavamo silenziosi le onde azzurre
e sentivamo i loro schizzi, ancora assorti, pensando al piccolo paradiso appena lasciato,
ancora increduli. I pesci volteggiavano a pelo d'acqua, per nulla impauriti, precipitandosi a
beccare le briciole che gli si buttava dall'alto della nave. Mentre guardavamo l'azzurro del
mare, ci era già preso lo struggimento ancor prima di partire,e mi venne quasi la tentazione di
tuffarmi in mezzo a quelle onde, per restare ancora un pò di tempo in quella magica isola.
Mario Ciofi