Cresme - fivra
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VALUTAZIONE DELLA CONVENIENZA E DELL’IMPATTO ECONOMICO DELL’ISOLAMENTO TERMO-ACUSTICO DEGLI EDIFICI Settembre, 2014 INDICE INTRODUZIONE III SINTESI IV I Perché isolare gli edifici - quanto consumano IV II L’esigenza di riqualificazione del patrimonio VI III Il potenziale di mercato e la convenienza dell’isolamento IX 1. Perché isolare gli edifici - quanto consumano gli edifici, quanto si può risparmiare 1 1.1. Il sistema energetico italiano: negli edifici il consumo più elevato 2 1.2. Kyoto ed EU 2020 5 1.3. I consumi degli edifici 8 1.3.1. Il settore residenziale 10 1.3.2. Il settore non residenziale 12 1.4. Il potenziale degli edifici ad uso terziario per l’efficienza energetica 2. Quali edifici isolare – stock, nuova produzione, riqualificazione - quante pareti, solai, sottotetti, divisori per destinazione d’uso 2.1. Settore residenziale - Il patrimonio immobiliare 15 18 22 2.2. Settore non residenziale - - Il patrimonio immobiliare 25 2.3. Quanto si è prodotto e si produce, quanto si riqualifica 29 2.3.1. Il mercato delle pareti esterne 2013 per il settore residenziale 29 2.3.2. Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale 34 2.3.3. Il mercato delle pareti esterne per il settore non residenziale 36 2.3.4. Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia non residenziale 37 2.4. Le chiusure orizzontali, coperture e solai nel settore residenziale 38 2.4.1. Le coperture a falda 38 2.4.2. - Il mercato attuale delle copertura a falda - Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale Le chiusure orizzontali, 1° solaio, sottotetto, coperture piane 42 - Il mercato attuale - Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale 2.5. Le chiusure orizzontali, coperture e solai nel settore non residenziale 47 - Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale 3. 4. 5. Quanto si risparmierebbe e con quale investimento - quanto consuma ogni tipologia di edificio, le potenzialità di risparmio e il costo di tale risparmio (€/kwh); il bilancio costi / benefici per lo stato e per il sistema paese 3.1. Il peso dell’attività di recupero del patrimonio esistente nel mercato delle costruzioni nel 2013 49 51 LE INDAGINI PRESSO I RIVENDITORI DI MATERIALI, I PROGETTISTI, LE FAMIGLIE E GLI AMMINISTRATORI DI CONDOMINIO 81 Quali materiali si utilizzano e per quali motivi si scelgono nell’isolare gli edifici? La percezione dei rivenditori e dei progettisti anche rispetto ai temi del rapporto prezzo / prestazioni, durabilità, salubrità dei materiali 82 La questione dell’acustica nella percezione delle famiglie – il “fattore termico” appare acquisito all’opinione pubblica e al decisore politico (pur con distorsioni) ma cosa ne pensano le famiglie del problema acustico? Città e piccoli centri, tipologie di rumori, intensità, fascia oraria 93 II Introduzione Gli obiettivi dello studio condotto per FIVRA sono sommariamente riconducibili all’ambito dell’efficienza termo-acustica del patrimonio immobiliare del Paese. Sia degli oltre 12,5 milioni di edifici esistenti (che comprendono 34,7 milioni di unità abitative e non residenziali), sia degli immobili che vengono annualmente costruiti (55mila nella media degli ultimi anni). E’ evidente, anche dalle cifre appena descritte, che intervenire sulla nuova produzione edilizia non è sufficiente se si vogliono ottenere risultati adeguati in termini di risparmio energetico e di benessere degli occupanti degli immobili (i nuovi edifici rappresentano una integrazione annua dello stock esistente pari allo 0,4%). Come è altrettanto evidente che il patrimonio immobiliare italiano, essendo vecchio ed obsoleto, non necessita solo di nuovi impianti di fonti di energia rinnovabili. Ha bisogno, invece, di una attenzione particolare da destinare a quegli interventi sull’involucro edilizio che possano arginare gli elevatissimi consumi energetici. L’orientamento che si è voluto quindi imprimere alla ricerca è proprio in questa direzione: innanzitutto quanto “consumano” gli immobili esistenti e quanto si potrebbe risparmiare; poi ci si è soffermati sul mercato attuale dell’isolamento (articolando lo stock e su tale misura quanto si interviene oggi);successivamente ci siamo domandati quale potrebbe essere il potenziale di intervento nei prossimi anni. Successivamente, seguendo un percorso logico, sono state analizzate le risorse necessarie da investire ed il beneficio in termini di risparmio che ne conseguirebbe. I risultati sono stati affrontati anche dal punto di vista economico, considerando l’ambito dell’incentivazione pubblica e la ricaduta economica ed occupazionale per il sistema Paese. Infine è stato affrontato il tema del mercato (dal lato offerta) degli isolanti termico-acustici e del fabbisogno di isolamento acustico da parte delle famiglie italiane. Sotto il profilo metodologico la ricerca si è alimentata attraverso diversi contributi: innanzitutto i sistemi informativi del Cresme sulla nuova produzione edilizia e sulla misurazione dello stock immobiliare; sono risultate necessarie anche le analisi sviluppate negli ultimi anni sul parco edilizio residenziale e non residenziale e sulle caratteristiche del medesimo; l’esperienza che il Cresme ha accumulato in questi anni nel mettere a punto il modello per la valutazione dell’impatto socioeconomico degli investimenti per l’isolamento termo-acustico. Infine, sono state effettuate alcune indagini campionarie (con metodo CATI) alla rete della distribuzione (350 intervistati); alle famiglie per la percezione dell’inquinamento acustico e dell’isolamento termico (400 famiglie). E’ stato effettuato anche un sondaggio (CATI e CAWI) presso 260 progettisti. III SINTESI I - Perché isolare gli edifici - quanto consumano Il sistema energetico italiano: negli edifici il consumo più elevato Nel 2013 il patrimonio edilizio italiano ad uso civile (residenziale, uffici e negozi) ha consumato circa 47 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti, una leggera riduzione dello 0,7 per cento rispetto al dato 2012. I stima che il settore residenziale sia quello che ha registrato un leggero incremento dei consumi (+0,2 per cento), mentre i consumi degli edifici ad uso terziario sono stimati in calo del 2,1 per cento. Grafico I - Bilancio energetico in Italia – 2013 Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico, Bilancio Energetico Nazionale provvisorio per l’anno 2013 Sulla recente dinamica dei consumi del settore civile ha impattato in modo significativo il fattore climatico per il comparto residenziale e la recrudescenza della crisi economica per il comparto terziario. Temperature invernali decisamente superiori alla media hanno determinato il consistente calo del biennio 2006-2007 (-8 per cento), mentre un successivo decremento delle temperature invernali ha generato gli aumenti del periodo seguente. Ampliando l’analisi al medio-lungo periodo, possiamo individuare un trend di fondo di incremento costante e sostenuto dei consumi degli edifici. Alla base di tale tendenza di fondo si riscontrano più fenomeni concomitanti che lavorano in direzioni opposte: verso l’incremento dei consumi (l’ampliamento dello stock edilizio, l’incremento della quantità di beni durevoli energivori detenuti dalle famiglie) e verso il contenimento degli stessi (maggiore efficienza degli impianti con ciclo di vita medio-breve, normativa tecnica più restrittiva in termini di efficienza degli involucri edilizi). In ogni caso, nel periodo 1990-2013, il settore degli usi civili è quello che ha aumentato maggiormente i propri consumi energetici (+31 per cento, contro il +14 per cento dei IV trasporti e la forte diminuzione dei consumi industriali). Schematizzando: tendenza di fondo all’incremento, oscillazioni di breve termine intorno a questo trend determinate principalmente dai fattori climatici. Grafico II - Consumo di energia per usi civili: il trend di lungo periodo Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio Fonte: elaborazione Cresme su dati Mi.S.E. ed ENEA; 2013 -‐ stima I consumi residenziali manifestano rilevanti oscillazioni come conseguenza dei fenomeni climatici, mentre i consumi del settore terziario appaiono più costanti nel loro trend crescente. Tra il 1990 ed il 2012, i consumi degli edifici residenziali sono cresciuti solo del 9 per cento, mentre i consumi provenienti dal settore terziario sono aumentati del 99 per cento (contemplando anche la recente riduzione del 9% tra il 2010 e il 2013). Una dinamica che rispecchia la maggiore crescita dello stock edilizio terziario rispetto a quello residenziale, oltre che la terziarizzazione dell’economia. Grafico III - Settore residenziale e terziario, i consumi (KTep / anno) Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico e ENEA; stima per gli anni 2011, 2012, 2013 Fra gli immobili non residenziali, il settore che consuma più energia è il commercio con oltre 34,6 GWh di cui 13,9 GWh elettrici e 20,7 GWh termici ripartiti su quasi 204 mila edifici e 278 milioni di mq pari ad un consumo specifico di 125 KWh/mq/anno. Tale consumo specifico è notevolmente differenziato tra i 161 KWh/mq/anno dei centri e gallerie commerciali e i 122 KWh/mq/anno degli edifici commerciali di medie e piccole dimensioni. V Grafico IV - Consumo specifico degli edifici ad uso terziario – KWh/mq/anno Fonte: elaborazione Cresme su dati ENEA, Cresme, Istat, fonti varie Il settore pubblico è stato investito di una particolare attenzione dal DL 61/2013 (convertito in legge n.90/2013) – anche in recepimento della direttiva europea n. 30/2010. Il patrimonio scolastico è stato immediatamente oggetto di uno screening da parte del MISE in collaborazione con ENEA e, su tale comparto, presumibilmente verranno convogliate idonee risorse. Infatti sulla base di uno studio che Cresme ha condotto su incarico di Enea, il patrimonio scolastico denuncia consumi elettrici e termici piuttosto elevati. Grafico V - Scuole - Consumi termici per alunno per ripartizione territoriale (kwht/alunno) 1.403 1.195 1.041 961 803 Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Totale Italia Fonte: elaborazione e stime Cresme 2013 II - L’esigenza di riqualificazione del patrimonio Come abbiamo visto, il patrimonio edilizio italiano è un “colabrodo” energetico. Nella cornice descritta sinteticamente si inserisce quindi con maggior peso il ruolo della riqualificazione e di come esso vada crescendo nel tempo. Oggi, la domanda di rinnovo del parco edilizio e infrastutturale è diversa da quella che caratterizzava gli anni ’90. Si è ampliata e si sono modificate le priorità: meno finiture e più impianti; meno estetica e più tecnologia. E gli spazi di diversificazione futura sono ancora tanti: l’acustica, gli spazi urbani, compendi immobiliari VI piuttosto che frammentazione nelle abitazioni, messa in sicurezza, sostenibilità ambientale ed energetica, efficienza idrica, solo per citarne alcuni. Serve incoraggiare la domanda attraverso meccanismi incentivanti (non necessariamente e/o non solo aiuti dello Stato); serve articolare un quadro delle priorità modulando le azioni di stimolo. Serve una visione strategica che derivi da una analisi puntuale del vero fabbisogno di riqualificazione. Molteplici fattori sono suscettibili di incidere sugli investimenti nel recupero nell’attuale fase e negli scenari futuri: - la “vetustà” del patrimonio edilizio e l’obsolescenza delle sue componenti; - gli interventi riconducibili alla “personalizzazione” delle abitazioni acquistate; - l’adeguamento alle normative europee in alcuni settori (impianti elettrici, di riscaldamento, ecc...) e l’evoluzione della domanda di efficientamento energetico; - la crescita della componente impiantistica negli edifici; - le misure fiscali incentivanti. Il patrimonio immobiliare residenziale nel Paese non può dirsi recente: il 63,8% degli edifici è stato costruito prima del 1971, pari a 7,2 milioni di edifici. La vetustà del patrimonio non necessariamente implica un cattivo stato di conservazione delle strutture, ma va segnalato che 2,6 milioni di edifici sono considerati in stato mediocre o pessimo di conservazione. Inoltre è da sottolineare come l’epoca di costruzione sia indicativa delle tecniche costruttive e, in particolare apra un noto problema sul tema della sicurezza rispetto ai rischi sismici. La normativa antisismica per le nuove costruzioni è entrata in vigore nel 1974 (Legge n.64/1974), quindi gli edifici realizzati precedentemente a questa data non sono stati costruiti secondo le nuove norme tecniche. Ma anche gli edifici costruiti successivamente al 1974, pur essendo in regola rispetto alla legge vigente al momento della realizzazione, potrebbero non essere conformi alla attuale normativa sismica poiché in questi anni la mappa della pericolosità sismica è stata modificata più volte, includendo sempre più comuni nelle zone di rischio più elevato. In ogni caso gli edifici realizzati prima del 1974, e quindi senza riferimento alla prima normativa antisismica, sono circa 8 milioni, il 71% dello stock edilizio. Il fenomeno della ‘vetustà’ del patrimonio edilizio interessa in particolare le aree urbane, ed è un fenomeno che tende a crescere nel tempo. La proiezione elaborata da CRESME in termini di unità abitative sullo stock edilizio con oltre 40 anni, soglia che viene fissata dagli studi di tecnologia come quella oltrepassata la quale sono necessari interventi di manutenzione straordinaria per mantenere gli standard funzionali dell’abitazione e dell’edificio, vede la seguente situazione: nelle città metropolitane le abitazioni con oltre 40 anni rappresentano il 76,2% dello stock esistente al 2011, ma nel 2021 saranno l’85,2%: nei comuni capoluogo di provincia si passerà dal 68,7% del 2011 al 79,7% del 2021. TABELLA I - ABITAZIONI IN EDIFICI CON OLTRE 40 ANNI 2011 2021 Città metropolitane 76,2% 85,2% Città capoluoghi 68,7% 79,7% VII La domanda che proviene dal territorio Le interviste effettuate sul territorio nazionale evidenziano la quantità di abitanti che risente di un “disagio termico” nella propria abitazione: circa il 36% avverte una scarsa uniformità di temperatura fra gli ambienti dell’alloggio. C D 20,0 36,3 55,5 63,7 80,0 AoB 44,5 65,9 34,1 18,2 Si 36,6% No 63,4% 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 81,8 Grafico VI - FAMIGLIE – In termini di comfort termico, c'è una scarsa uniformità della temperatura fra gli ambienti? E F Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Ma soprattutto è avvertito un disagio da inquinamento acustico, considerato anche che il 42% delle abitazioni è esposto a fonti di rumore (strade a traffico elevato, ferrovie, locali notturni, ecc.). Il 35% degli abitanti avverte i rumori dei vicini di casa e, soprattutto, secondo il 23,3% degli intervistati il tipo di degrado ambientale più sviluppato è proprio quello acustico, seguito da quello atmosferico (19,8%) ed estetico (15,5%). Il 70% dei cittadini è infastidito da rumori diurni e il 45% da rumori notturni. Grafico VII - FAMIGLIE – Durante il GIORNO ci sono rumori che la infastidiscono? Se SI, quali? Rumori di moto/motorini Si 69,5% No 30,5% 23,2 Rumori di auto/autobus 20,3 Cani o altri animali 14,8 Vicini di casa 11,2 Allarmi antifurto 9,5 Raccolta spazzatura 9,2 Rumore di cantieri 8,1 Locali di intrattenimento 3,6 0,0 5,0 10,0 15,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 20,0 25,0 Non è un caso che i distributori di materiali edili intervistati, indichi che nei prossimi anni i prodotti per isolamento termico-acustico avranno un sensibile sviluppo: il 64% dei distributori segnala che le vendite in questo ambito avranno una dinamica molto superiore (11%) o superiore (53%) rispetto ad oggi. VIII Grafico VIII - RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Come prevede andranno le vendite di materiali isolanti dal 2013 al 2018 60,0 53,3 55,6 53,3 50,0 50,0 40,0 31,3 30,0 20,0 20,1 19,4 16,7 13,3 13,9 11,0 10,0 0,0 0,0 2,8 0,0 0,8 0,0 Nord Centro Molto superiore Superiore Sud Uguale Inferiore Totale Molto inferiore Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 III - Il potenziale di mercato e la convenienza dell’isolamento UNO SGUARDO D’INSIEME SULLO STOCK EDILIZIO, SUGLI INTERVENTI POTENZIALI DI RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI E SUI BENEFICI ECONOMICI OTTENIBILI Nelle pagine che seguono si presenta una completa disamina del patrimonio edilizio e delle sue potenzialità di riqualificazione in termini energetici per quanto riguarda gli involucri (pareti perimetrali, coperture e sottotetti, primi solai). Si è ritenuto opportuno, per rendere la lettura più agevole, inquadrare in una estrema sintesi le quantità in gioco; si tratta infatti di enormi superfici di manufatti edilizi che implicano ingenti investimenti ma che costituiscono una imperdibile occasione di risparmio energetico ed economico, di miglioramento delle condizioni di vita dei fruitori degli immobili, di riduzione delle emissioni di gas serra. L’occasione è ancor più appetibile se si considera la capacità di generare occupazione diretta nell’edilizia e indotta nei settori che fanno capo all’edilizia. Come si vedrà nei paragrafi successivi, lo stock edilizio italiano si compone di un elevato numero di edifici e di unità immobiliari con involucri esterni che sviluppano quasi 10 miliardi di metri quadri di superficie netta (al netto delle aperture e delle finestre). Lo stock si incrementa progressivamente per effetto della nuova costruzione ed è ciclicamente sottoposto ad interventi di ristrutturazione. Ogni anno, dunque, si effettuano lavori (di nuova costruzione e di ristrutturazione) che coinvolgono elementi fabbricativi (pareti perimetrali, coperture, sottotetti, primi e ultimi solai) sui quali deve o dovrebbe essere prevista l’applicazione o la sostituzione di materiali isolanti. Lo schema che segue sintetizza le quantità relative allo stock di elementi fabbricativi e al potenziale, complessivo e annuo, di superfici da isolare nell’arco di 10 anni dal 2014 al 2023. Il potenziale medio annuo ammonta a oltre 155 milioni di mq e si compone di quasi 59 milioni di mq provenienti dalla nuova costruzione e di quasi 97 milioni di mq di superfici oggetto di interventi di manutenzione straordinaria. L’edilizia residenziale contribuisce per il 74,8% al potenziale annuo con 116 milioni di mq (39,9 milioni mq dalla nuova costruzione e 76,5 milioni mq da interventi di ristrutturazione). Il non residenziale civile (al netto del settore IX industriale e di quello agricolo) contribuisce con oltre 39 milioni di mq (di cui 18,9 milioni di mq di nuova costruzione e 20,2 milioni mq di interventi di ristrutturazione). Nel complesso, il potenziale più ampio è identificabile nelle coperture che vedranno 81,3 milioni di mq medi annui di interventi (12,2 milioni mq di nuova costruzione e 69,1 milioni mq di interventi di manutenzione); le pareti perimetrali saranno un importante ambito potenziale con 47,5 milioni mq medi annui (25,8 milioni di nuova costruzione e 21,7 milioni di ristrutturazione); il potenziale dei solai a piano terra e dei sottotetti risulta più contenuto con 26,6 milioni di mq medi annui (20,7 milioni mq di nuova costruzione e 5,9 milioni mq di interventi di manutenzione). Sintesi dello stock e del potenziale di interventi 2014 - 2023 Pareti perimetrali residenziale Pareti perimetrali non residenziale Coperture residenziale Coperture non residenziale Solai e sottotetti residenziale Primo solaio non residenziale RESIDENZIALE NON RESIDENZIALE Stock (mln mq) 4.140 909 1.478 694 1.918 693 7.536 2.296 TOTALE 9.832 Fonte: elaborazioni e stime Cresme Potenziale nuova costruzione 2014 – 2023 (mln mq) 168,1 89,5 82,4 39,6 148,3 59,4 398,8 188,5 587,3 Potenziale ristruttur. 2014 – 2023 (mln mq) 149,5 67,0 563,0 128,0 52,0 7,0 764,5 202,0 966,5 X Potenziale TOTALE 2014-‐ 2023 317,6 156,5 645,4 167,6 200,3 66,4 1.163,3 390,5 1.553,8 Potenziale nuova costruzione ANNUO 2014 -‐ 2023 Potenziale ristruttur. ANNUO 2014 -‐ 2023 Potenziale TOTALE ANNUO 2014 -‐ 2023 16,8 15,0 31,8 9,0 6,7 15,7 8,2 56,3 64,5 4,0 12,8 16,8 14,8 5,2 20,0 5,9 0,7 6,6 39,9 76,5 116,3 18,9 20,2 39,1 58,7 96,7 155,4 Come si vedrà più approfonditamente nel capitolo 3, il potenziale di interventi edilizi di rinnovo rappresenta un’imperdibile occasione di realizzare importanti risparmi energetici e, di conseguenza, economici. E’ evidente, infatti, che il potenziale relativo alla nuova costruzione opera in incremento dello stock (e quindi anche in incremento marginale dei consumi energetici) pur dovendo sottostare alla normativa più recente in fatto di requisiti minimi di contenimento energetico; viceversa, il potenziale di interventi di ristrutturazione, opera sottraendo consumi ad uno stock edilizio energeticamente inefficiente. E’ dunque sul potenziale relativo alla ristrutturazione che si è approfondito il tema del risparmio ottenibile, della riduzione dell’emissione di gas climalteranti, del livello degli investimenti da porre in atto, del tempo di rientro dell’investimento (con e senza incentivi all’edilizia o alla riqualificazione energetica), dei livelli occupazionali attribuibili agli interventi di ristrutturazione. Di seguito si presentano due tavole di sintesi, estrapolate dal capitolo 3, delle quali si approfondirà più avanti la metodologia di elaborazione e le fonti con una analisi puntuale dei singoli elementi che la compongono. Anche in questo caso, infatti, più che i singoli dati, si vuole mettere in luce i risultati salienti dell’analisi. Nel totale dell’attività di rinnovo si rilevano 96,7 milioni di metri quadri potenziali annui di interventi che implicano un investimento per la realizzazione dei lavori pari a 11,7 miliardi di euro annui. Il risparmio energetico annuo ottenibile da tali interventi è di poco inferiore ai 4.500 GWh termici annui che porterebbero ad un risparmio economico di oltre 535 milioni di euro per ogni anno e a minori emissioni per oltre 890 mila tonnellate di gas climalteranti. Gli interventi effettuati in regime di detrazione fiscale al 65% si evidenziano per un periodo di rientro dell’investimento pari a 7,6 anni; tale valore si ottiene rapportando semplicemente l’importo investito annualmente (detratte le somme rimborsate fiscalmente) al risparmio annuo ad esso attribuibile. E’ evidente che gli incentivi fiscali rappresentano un potente acceleratore del pay back period poiché, in assenza di essi il periodo di rientro dell’investimento è pari 21,8 anni. XI ATTIVITA’ DI RINNOVO 2014 – 2023 - STOCK, POTENZIALE DI INTERVENTO, INVESTIMENTI, RISPARMIO ATTRAVERSO L’ISOLAMENTO Risparmio potenziale (GWh annui) Risparmio potenziale (mln € annui) CO2 non emessa (Kt annue) Pay back time con incentivi (anni con 65% per riqual. energetica) 7,1 Stock (mln mq) Potenziale 2014-2023 (mln mq annui) 4.140 15,0 1.121,3 462,1 55,5 92,43 909 6,7 402,0 176,0 21,1 35,21 Pareti perimetrali residenziale Pareti perimetrali non residenziale Coperture residenziale Coperture non residenziale Solai e sottotetti residenziale Primo solaio non residenziale Investimento (mln € annui) 1.478 56,3 8.445,0 3.109,5 373,1 694 12,8 1.280,0 530,2 63,6 1.918 5,2 364,0 164,1 19,7 693 0,7 45,5 18,1 2,2 Residenziale 7.536 76,5 9.930,3 3.735,8 448,3 Non residenziale 2.296 20,2 1.727,5 724,4 86,9 Totale edifici Italia 9.832 96,7 11.657,8 4.460,1 535,2 6,7 621,90 7,9 106,04 7,0 32,82 6,5 3,62 7,3 747,2 7,8 144,9 7,0 892,0 7,6 Fonte: elaborazione Cresme su dati vari (ENEA, Istat, MISE, prezziari, Cresme/SI, altri) Per rendere un’idea della quantità in gioco si possono rapportare i valori sopra esposti ad entità di uso comune: • le superfici potenziali annue di interventi di ristrutturazione (96,6 milioni di mq) sono l’equivalente di circa 13.500 campi di calcio (135 mila campi da calcio il potenziale nel decennio) • il risparmio potenzialmente ottenibile annuo (quasi 4.500 GWh termici) che compenserebbero i consumi di circa 390 mila caldaie autonome (considerando il consumo medio nazionale di circa 1.400 mc di metano annui) • le emissioni annue evitate di gas climalteranti sarebbero di oltre 890 kt annue, come l’assorbimento annuo garantito da circa 30 milioni di alberi adulti o come compensare le emissioni annue di 283 mila automobili euro 5 (126,2 g CO2/km per 25 mila Km annui) XII La lettura delle informazioni così allineate mostra uno stock complessivo di superfici esterne dalle dimensioni enormi: ! oltre 9,8 miliardi di mq di cui o 5,0 miliardi di mq di pareti perimetrali (4,1 miliardi per il residenziale e 0,9 miliardi per il non residenziale) o 2,2 miliardi di mq di coperture (1,5 miliardi per il residenziale e 0,7 miliardi per il non residenziale) o 2,6 miliardi di mq di solai e sottotetti (1,9 miliardi per il residenziale e 0,7 miliardi per il non residenziale) Tale patrimonio, pur in parte riqualificato e soggetto a flussi di nuova edificazione, consta di amplissime superfici che non hanno subito interventi da oltre 15 anni: ! oltre 8,2 miliardi di mq (quasi l’84% dell’intero stock) di cui o 4,4 miliardi di mq di pareti perimetrali (3,7 miliardi per il residenziale e 0,7 miliardi per il non residenziale) o 1,5 miliardi di mq di coperture (1,0 miliardi per il residenziale e 0,5 miliardi per il non residenziale) o 2,3 miliardi di mq di solai e sottotetti (1,7 miliardi per il residenziale e 0,6 miliardi per il non residenziale) L’effettivo potenziale di intervento che lo stock non riqualificato negli ultimi 15 anni (84% circa dello stock complessivo) potrà esprimere nel periodo 2013-2022 in termini di reali opere edilizie di rinnovo (dettati dalla vocazione ad effettuare tale tipo di interventi a livello territoriale e per zona climatica, come descritto nel capitolo 2), genera interventi su: ! quasi 1,0 miliardi di mq (pari a una media annua di 96,7 milioni di mq) di cui o 216 milioni di mq di pareti perimetrali (150 milioni per il residenziale – media annua 15,0 milioni mq e 67 milioni per il non residenziale – media annua 6,7 milioni mq) o 691 milioni di mq di coperture (563 milioni per il residenziale – media annua 56,3 milioni mq e 128 milioni per il non residenziale – media annua 12,8 milioni) o 59 milioni di mq di solai e sottotetti (52 milioni per il residenziale – media annua 5,2 milioni mq e 7 milioni per il non residenziale – media annua 0,7 milioni mq) All’effettivo potenziale di rinnovo delle superfici edificate, corrisponde un tasso complessivo di intervento pari all’1,0% della superficie totale esistente. Il tasso di intervento più elevato si rileva per le coperture residenziali (3,8%) mentre si osserva la vocazione più contenuta ad intervenire sulle superfici opache nelle pareti perimetrali residenziali (0,4%) e nei solai al piano terra degli edifici non residenziali (0,1%). L’entità dell’investimento complessivo che risulterebbe dall’intervento di coibentazione di tutte le superfici potenzialmente oggetto di tali interventi di rinnovo nel periodo 2014-2023 è misurato pari a 116,6 miliardi di euro nei 10 anni e pari a 11,7 miliardi annui, un valore inferiore al 15% di tutti gli investimenti in manutenzione straordinaria effettuati annualmente in Italia. Gli ordini di grandezza degli investimenti non sono fuori dalla portata delle capacità di spesa delle famiglie e delle imprese e appare importante, su tali basi, la sensibilizzazione del panorama politico e dell’opinione pubblica. XIII Ciò è tanto più vero se si introduce il tema del risparmio energetico ottenibile dagli interventi appena descritti. Secondo le elaborazioni effettuate sui dati ENEA si osserva che il risparmio energetico specifico (KWh/mq) per gli interventi sulle superfici opache degli edifici è compreso tra i 25,9 KWh/mq dei solai al piano terra degli edifici non residenziali e i 55,2 KWh/mq delle coperture residenziali. A fronte, dunque, di un investimento di 116,6 miliardi di € si otterrebbe un risparmio energetico annuo, a conclusione del ciclo decennale di investimenti, pari a 44.600 GWh/anno. Considerando che 1 GWh equivale a circa 86 Tep (tonnellate equivalente di petrolio), si osserva che il risparmio annuo sarebbe pari a 3.836 KTep annue a fronte di un consumo complessivo da parte degli edifici pari a 46.800 KTep. In sostanza intervenendo con coibentazioni efficaci sul solo potenziale annuo dei prossimi 10 anni si otterrebbe un risparmio energetico del 8,2% sulla bolletta energetica nazionale. E’ inoltre evidente che gli edifici così riqualificati consumerebbero dal 40% al 75% in meno rispetto ad edifici non coibentati offrendo un vantaggio estremamente più elevato, con risparmi proporzionali in termini energetici ed economici, per gli occupanti di tali spazi abitativi e lavorativi. Il periodo di rientro dell’investimento in riqualificazione energetica degli involucri edilizi (pay back period semplice calcolato come investimento medio annuo diviso risparmio medio annuo) si colloca in media a 7,6 anni in presenza di incentivi paragonabili a quelli attualmente in vigore (65%). In assenza di incentivi il periodo di rientro dell’investimento è particolarmente elevato e si colloca a 21,8 anni. Gli interventi con un ritorno più rapido sono quelli di coibentazione di solai e sottotetti nel settore residenziale che vengono ammortizzati in 6,5 anni con incentivi e in 18,5 anni senza incentivi. Gli interventi con periodo di rientro più lungo (7,9 anni con incentivi e 22,6 anni senza incentivi) sono quelli di riqualificazione delle coperture residenziali. XIV I 116,6 miliardi di euro ripartiti in 10 anni, qualora venissero convogliati attraverso incentivi fiscali alla riqualificazione paragonabili a quelli attualmente in vigore pari al 65%, potrebbero attivare annualmente oltre 174 mila addetti. Nell’intero periodo decennale, dunque, si attiverebbero quasi 1,7 milioni di posti di lavoro (nuovi , trattenuti o ripristinati) nell’edilizia della riqualificazione energetica. XV L’opportunità degli incentivi pubblici Il combinato normativo disposto dal DL 63 convertito in L. 90/2013, dalla legge di stabilità 2014 e dalla legge di stabilità 2015, definisce la proroga degli incentivi per la riqualificazione energetica e per la ristrutturazione edilizia per tutto il 2013, il 2014 ed il 2015 con aliquote potenziate (65% per la riqualificazione energetica in luogo del 55% pre-vigente e 50% per le risutrutturazioni in luogo del 36% pre-vigente). La legge di stabilità 2014 ha inoltre fissato le modalità di applicazione e riduzione di tali potenziamenti degli incentivi all’edilizia. Dal 2016 gli incentivi dovrebbero essere “sterilizzati” e tornare al 36% per tutte le tipologie di interventi edilizi di rinnovo edilizio. Gli investimenti per rinnovo abitativo stanno beneficiando degli incentivi già dalla seconda metà del 2013; il CRESME ha stimato la portata di tali incentivi fino a tutto il 2014: l’importo complessivo speso fino al 2014 è di quasi 188 miliardi di euro. A fronte di investimenti attivati pari a 188 miliardi di euro, il costo per lo Stato, dovuto ai minori introiti fiscali conseguenti agli incentivi ammonterebbe a 82,7 miliardi di euro, mentre il gettito fiscale e contributivo sarebbe pari a 71,3 miliardi di euro. Il saldo totale per le casse dello Stato ammonterebbe a un valore negativo di 11,4 miliardi di euro, ma, qualora si introducessero le valutazioni su base finanziaria, attualizzando i valori, risulterebbe dall’esercizio di stima una plusvalenza di 3,6 miliardi di euro. E già si tratta di un costo limitato rispetto ai vantaggi procurati all’intero sistema Paese. Un costo che appare irrilevante se confrontato con quanto sostenuto fino ad adesso dalla collettività per finanziare gli investitori nel fotovoltaico. Un costo che, comunque, se attualizzato può diventare un ricavo: non si dimentichi, infatti, che mentre i maggiori introiti (Iva, Irpef, Ires, contributi sociali) sono versati sostanzialmente nell’immediatezza rispetto all’attività di rinnovo, il minor gettito è spalmato nei dieci anni successivi agli interventi. Sono rilevanti, quindi, in termini di dimensione gli importi generati dall’emersione del fatturato e dalla occupazione – insomma dalle attività produttive - provocate dagli interventi di riqualificazione. Va anche ricordato che questo modello di valutazione non prende in considerazione: a. l’effetto inerziale dell’emersione del fatturato (la permanenza, magari in misura più contenuta, dell’uso della fatturazione una volta venuta in superficie); b. l’importo evitato delle sanzioni UE in misura dei risultati ottenuti rispetto gli obiettivi prefissati per il risparmio energetico; c. la riduzione della dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di prodotti energetici. E ancora, l’impatto delle agevolazioni andrebbe letto e interpretato anche in relazione ai seguenti punti: -‐ i ricavi, monetizzabili, derivati all’intero Sistema Paese in termini di lavoro, ammodernamento, risparmio delle spese energetiche; -‐ i risultati derivanti da possibili interventi correttivi al provvedimento: diversificazione aliquote e tetto di spesa per tipologia di interventi; incentivazioni mirate agli ambiti urbani con maggiori esigenze di riqualificazione, ecc.; -‐ l’emersione dell’economia “in nero” che oltretutto comporta un non facile, o perlomeno non immediato, rioccultamento di fatturato e occupazione.; XVI -‐ l’effetto di stimolo esercitato verso la ricerca e l’innovazione tecnologica dei produttori di materiali e impianti. Non solo: le imprese che si occupano di impianti e prodotti attinenti agli interventi di riqualificazione edilizia ed efficientamento energetico sono cresciute sensibilmente nell’ultimo decennio. E’ evidente che non si tratta tanto di start up di nuove imprese quanto di riconversioni di precedenti attività e di integrazione orizzontale.; -‐ la riduzione delle emissioni di gas climalteranti, in particolare per gli interventi di efficientamento energetico; -‐ l’apporto alla cultura della sostenibilità ambientale, che appare già in fase di consolidamento nel Paese soprattutto nella componente più giovane della popolazione; -‐ il contenimento, sia pure parziale, della grave crisi economica attraversata dal sistema delle costruzioni (imprese edili e produttori di materiali) che ha conosciuto un calo complessivo del valore della produzione negli ultimi sette anni intorno al 35%. Una filiera, quella delle costruzioni caratterizzata da una elevata potenzialità di assorbimento occupazionale; da un ridottissimo livello di importazioni (3,3%) e da una elevata propensione ad esportare (il 33% della produzione di materiali e impianti fatta in Italia è destinata all’estero); infine da una capacità di attivare l’80% dei settori economici, acquistandone beni e servizi; -‐ il rilancio della riqualificazione di cui necessita il parco edilizio esistente ed in particolare della riqualificazione energetica: il tessuto edilizio del Paese è un vero colabrodo di risorse; -‐ la valorizzazione immobiliare degli edifici su cui si è intervenuti. Si tratta dell’incremento della quotazione di mercato degli immobili che hanno beneficiato di interventi di ammodernamento prestazionale ed estetico. XVII 1. Perché isolare gli edifici 1 1. Perché isolare gli edifici - quanto consumano gli edifici, quanto si può risparmiare 1.1. Il sistema energetico italiano: negli edifici il consumo più elevato Nel 2013 la quantità di energia consumata complessivamente sul territorio nazionale (Consumo Interno Lordo di energia - CIL), in base ai dati provvisori, comunicati dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) nel mese di aprile 2014, è quantificabile in circa 171 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Tep); il calo è pari al -3,0% rispetto al 2012. I consumi energetici italiani hanno avuto un lieve calo nel biennio 2006 e 2007, riconducibile a fattori atmosferici (temperature invernali particolarmente miti). Il declino si è intensificato nel 2008 e nel 2009 a causa della crisi, che ha fatto crollare i consumi industriali. Nel 2010 la ripresa dell’attività economica ha provocato una ripresa anche del consumo di energia (+4,2%). Nel 2011 il nuovo calo della produzione industriale e il decremento dei consumi degli edifici hanno consentito una nuova discesa del CIL (2%). Nel 2012 si rileva un ulteriore calo del consumo di energia (ben il 4,3% in meno rispetto al 2011). Il 2013, in base ai dati provvisori del MISE, evidenzia ancora una discesa nel consumo di energia (il 3,0% in meno rispetto al 2012) dovuto principalmente, ancora una volta, al rallentamento delle attività industriali. Grafico 1.1. - Consumo di energia in Italia per settori - Dinamica 1981-2013 (milioni di Tep) 50 45 40 35 30 20 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013* 25 Industria Trasporti Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico * I dati relativi all’anno 2013 sono provvisori Usi civili La dinamica dei consumi energetici nazionali quindi è collegata principalmente con l’andamento dell’attività economica (che influisce soprattutto sui consumi dell’industria e dei trasporti) e solo in misura minore con i fenomeni atmosferici (che influiscono soprattutto sui consumi per il riscaldamento degli edifici). Gli interventi finalizzati all’incremento dell’efficienza energetica, per 2 ora, non hanno avuto un impatto rilevante sui consumi nazionali. Lo dimostra il fatto che l’intensità energetica del PIL (energia consumata in rapporto al Prodotto Interno Lordo) ha conseguito una diminuzione piuttosto scarsa nell’ultimo decennio. Soprattutto in relazione a quanto fatto dagli altri paesi industrializzati, nei quali invece questo indicatore ha fatto registrare delle diminuzioni sostanziali. Rispetto agli altri paesi avanzati, l’Italia parte da un livello più basso di intensità energetica del PIL, principalmente per via della mitezza del clima. Come sopra anticipato, in Italia, nel 2013, in base ai dati provvisori del MISE, si è registrata una forte contrazione dei consumi energetici interni: si passa da 176,306 MTep del 2012 a 171,036 MTep del 2013, -3,0%. Questo risultato è da ricondurre ad un minore utilizzo di gas naturale (-6,5%), di prodotti petroliferi (-5,2%) di energia elettrica da fonti convenzionali (-2,2%) e di prodotti solidi (-12,2%). Solo le fonti rinnovabili registrano un deciso aumento: si passa da 26,589 MTep del 2012 a 30,783 MTep del 2013, con un ampio incremento pari al +15,8%. I fenomeni più rilevanti degli ultimi anni sono la parziale sostituzione del petrolio con il gas naturale come fonte energetica e la forte espansione delle rinnovabili. Oggi il petrolio è ancora la principale fonte utilizzata ma la sua importanza è diminuita: quindici anni fa copriva il 55% dei consumi, nel 2013 ne copre meno del 34,5%. Parallelamente, il gas naturale è passato dal coprire il 26% dei consumi nel 1996, al 34% nel 2013. Le rinnovabili hanno registrato una forte crescita negli ultimi anni: se nel 1996 coprivano il 7% dei consumi (e si trattava quasi unicamente di energia idroelettrica) la crescita delle nuove rinnovabili (soprattutto eolico e fotovoltaico e soprattutto nel quinquennio 2009-2013) ha fatto arrivare questa quota al 18% nel 2013. Grafico 1.2. - Bilancio energetico in Italia – 2013 (a) Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico, Bilancio Energetico Nazionale provvisorio 2013 (a) Bilancio provvisorio (b) Usi finali. Questo ammontare non comprende i consumi intermedi del settore energetico, le perdite e la variazione delle scorte (c) Nella voce Edifici è compreso il consumo di energia per usi civili (da parte delle famiglie, dei servizi, del commercio e PA) 3 Se si considera l’energia impiegata, ovvero quella per usi finali e quindi al netto dei consumi intermedi del settore energetico, delle perdite e della variazione delle scorte, pari nel 2013 a 123,738 MTep (-3,2% rispetto al 2012), l’industria è il settore che maggiormente risente della crisi; per l’industria la contrazione dei consumi è del 6,4% sul 2012. Anche per quanto riguarda le emissioni climalteranti, l’Italia ha per ora conseguito risultati meno incoraggianti rispetto agli altri paesi avanzati soprattutto considerando che tali risultati sono stati ottenuti soltanto a causa della intensità e durata della crisi economica e produttiva. Le emissioni di gas serra hanno avuto una brusca riduzione con l’arrivo della recessione, a causa del calo dell’attività economica, ma la riduzione rispetto al 1990 (sulla quale sono basati i criteri di Kyoto) è inferiore rispetto a quella conseguita dalla Germania e solo di poco migliore rispetto alla Francia. Secondo i dati della European Enviroment Agency (EEA), nel 1990 sul territorio italiano si emettevano 519 milioni di tonnellate di CO2. Nei 15 anni successivi le emissioni annuali sono aumentate dell’11%, arrivando nel 2005 a 574 milioni di tonnellate, per poi scendere negli anni della crisi economica, riducendosi a circa 469,5 milioni di tonnellate nel 2012 (quasi -20% rispetto al 2005). Il livello di emissioni annuali nel 2012, dunque, è inferiore del 10,3% circa rispetto al 1990. Nello stesso periodo la Francia ha ridotto le emissioni di un valore analogo (-10,5%), la Germania del 22,5%. Nelle prime stime EEA per il 2013 (pubblicate a maggio 2014), complici la perdurante difficoltà dell’economia italiana e gli accenni di ripresa nell’Europa continentale, la variazione delle emissioni di gas climalteranti è in calo sensibile in Italia (-6,6%), in incremento molto contenuto in Francia (0,6%) e in crescita in Germania (+2,0%). Questi primi risultatati per il 2013 portano la riduzione delle emissioni al -16,2% in Italia a fronte del -10,0% in Francia e del 21,9% in Germania. Grafico 1.3. - Emissioni di gas serra in CO2 (numero indice, anno base 1990 = 100) 115 110 105 100 95 90 85 80 Germania Francia 2013* 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 1991 70 1990 75 Italia Fonte: elaborazione CRESME su dati European Enviroment Agency (EEA) – Approximated inventory per il 2013 * Stima CRESME 4 Com’è noto, il sistema energetico italiano è altamente dipendente dalle importazioni di prodotti energetici e in particolare di fonti fossili. Il costo di questa dipendenza è in aumento a causa del picco raggiunto dalle materie prime energetiche sui mercati internazionali nel 2012. Nel 2013, ancora una volta a causa della crisi economica, l’Italia ha importato prodotti energetici per un ammontare netto di circa 54 miliardi di euro, in netto calo rispetto ai 63 miliardi circa del 2012. La “bolletta energetica” che paghiamo ai paesi produttori è di circa il 3,5% del nostro Prodotto Interno Lordo del 2013 (era il 4,0% nel 2012). Tabella 1.1. - La bolletta energetica italiana (valori in milioni di euro a prezzi correnti) Importazioni di prodotti energetici Esportazioni di prodotti energetici Bolletta energetica (importazioni nette) PIL Importazioni totali Peso bolletta su PIL 2008 76.446 16.927 59.519 1.575.144 461.333 3,8% 2009 52.041 10.265 41.776 1.519.695 368.947 2,7% 2010 67.564 15.541 52.023 1.551.886 442.752 3,4% 2011 78.849 17.605 61.244 1.579.946 477.654 3,9% 2012 84.609 21.435 63.174 1.566.912 457.201 4,0% 2013 71.431 17.060 54.371 1.560.024 436.088 3,5% Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT 1.2. Kyoto ed EU 2020 Le linee di tendenza della politica europea per il post-2012 prevedono, all’interno dell’Ue, un approccio integrato in materia di clima ed energia. Gli obiettivi, collegati tra di loro, sono quelli di combattere i cambiamenti climatici e di aumentare la sicurezza energetica dell’Ue, aumentandone al tempo stesso la competitività. A tal fine sono state emesse 4 direttive, che compongono il c.d. “pacchetto 20/20 2020”, anche chiamato “pacchetto clima-energia” (direttive CE 28-29-30-31 del 2009). Queste misure fissano tre obiettivi strategici da raggiungere entro il 2020: • riduzione delle emissioni di gas serra del 20 per cento rispetto ai livelli del 2005, con sistema di “burden sharing”, cioè ripartizione delle quote di riduzione tra i vari paesi in base alle differenti condizioni di partenza. Per quanto riguarda il settore dei trasporti, c’è l’obiettivo comune per ogni Stato Membro di un 10 per cento di energia consumata proveniente da rinnovabili. • aumento dell’efficienza energetica del 20 per cento, che si traduce in pratica nell’obiettivo di riduzione del 20 per cento dei consumi di energia primaria rispetto al 2005 • raggiungimento di una quota di energie rinnovabili pari al 20 per cento del consumo totale UE, anche in questo caso con ripartizione diseguale dell’obiettivo tra i diversi paesi. Obiettivo minimo obbligatorio del 10 per cento di biocarburanti sostenibili sul consumo di benzine e diesel per autotrazione. 5 All’Italia, il sistema di “burden sharing” impone una riduzione del 14 per cento dei gas serra rispetto al livello del 2005, ed una percentuale del 17 per cento di energia consumata proveniente da rinnovabili. Gli ultimi dati Eurostat (quelli che contano per la verifica del raggiungimento degli obiettivi), dicono che l’Europa nel 2011 aveva una quota di rinnovabili sui consumi del 13,0 per cento, mentre l’Italia si fermava all’11,5 per cento (nel 2012 il MISE indica una quota del 15% ma si tratta di un dato non omogeneo con quello Eurostat). Per quanto riguarda il sostegno alle rinnovabili, ogni Stato Membro, ha adottato un piano di azione nazionale nel quale si individuano le misure da applicare per raggiungere gli obiettivi fissati. Gli Stati Membri hanno l’obbligo di costruire le infrastrutture necessarie allo sviluppo delle fonti rinnovabili, di fornire un accesso prioritario di queste fonti alle reti elettriche, e di implementare una struttura di tariffazione che perlomeno non le penalizzi. Per conseguire più facilmente il proprio obiettivo nazionale, i paesi possono applicare dei meccanismi flessibili, quali regimi di sostegno, trasferimenti statistici, misure di cooperazione tra Stati Membri, o tra Stati Membri e Paesi Terzi (cooperazione su progetti comuni, regimi di sostegno comuni). La direttiva stabilisce anche un sistema di garanzia d’origine. Gli Stati Membri devono infatti garantire l’origine dell’elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili sul proprio territorio. Tale garanzia viene rilasciata dagli Stati su richiesta del produttore. E’ previsto il mutuo riconoscimento delle garanzie d’origine rilasciate dai diversi paesi Ue. La “direttiva CCS” del 2009 (Direttiva 2009/31/CE) regolamenta a livello europeo l’utilizzo di sistemi di “Carbon Capture and Storage”, cattura trasporto e stoccaggio della CO2. Tali sistemi consistono nel liquefare la CO2 per poi stoccarla in siti appositi (ex-miniere, ad esempio). Per quanto riguarda l’obiettivo di riduzione dei gas serra rispetto al 2005, questa deve comprendere il –21 per cento da parte dei settori energivori (ETS) ma anche il –13 per cento dei settori non ETS. Con quest’ultimo provvedimento si investono di un obbligo di riduzione delle emissioni anche le famiglie (stili di consumo) e gli edifici (produzione, consumo ed efficienza). Si tratta di un rinnovo dell’impegno preso con il trattato di Kyoto, quello di ridurre in modo controllato le emissioni europee. Kyoto ha stabilito degli obiettivi di riduzione delle emissioni rispetto al 1990, da raggiungere entro il 2012. Per l’Ue-15 l’obiettivo di riduzione è dell’8 per cento. All’interno dell’Ue l’obiettivo è stato ripartito tra gli Stati Membri, e all’Italia è stata attribuita una riduzione del 6,5 per cento. 6 Energy Roadmap 2050 e risultati attesi al 2020 In linea con le prospettive delineate a livello europeo nell’Energy Roadmap al 2050, la Strategia Energetica Nazionale contempla un doppio orizzonte temporale: 2020 e 2050. La realizzazione della SEN consentirà un’evoluzione graduale e il superamento degli obiettivi europei previsti dal “Pacchetto 20-20-20”. Questi i risultati attesi al 2020: a) Riduzione dei costi energetici e progressivo allineamento dei prezzi all’ingrosso ai livelli europei. È infatti possibile un risparmio di circa 9 miliardi di euro l’anno sulla bolletta nazionale di elettricità e gas (pari oggi a circa 70 miliardi di euro) come differenza tra 13,5 miliardi di euro di risparmi (in cui sono inclusi sia le riduzioni dei prezzi e degli oneri impropri che oggi pesano sui prezzi sia una riduzione dei volumi rispetto a uno scenario di riferimento inerziale) e circa 4-5 miliardi di euro di costi addizionali rispetto al 2012 (legati a incentivi a rinnovabili/efficienza energetica e a nuove infrastrutture). b) Superamento di tutti gli obiettivi ambientali europei al 2020. Sono incluse: la riduzione delle emissioni di gas serra del 21% rispetto al 2005 (obiettivo europeo 18%), la riduzione del 24% dei consumi primari rispetto all’andamento inerziale (obiettivo europeo 20%) e il raggiungimento del 19-20% di incidenza dell’energia rinnovabile sui consumi finali lordi (obiettivo europeo 17%). Ci si attende, inoltre, che le rinnovabili diventino la prima fonte nel settore elettrico al pari del gas con un’incidenza del 35-38%. c) Maggiore sicurezza, minore dipendenza di approvvigionamento e maggiore flessibilità del sistema. È prevista una riduzione della fattura energetica estera di circa 14 miliardi di euro l’anno (rispetto ai 62 miliardi di euro attuali e 19 miliardi di euro rispetto alle importazioni tendenziali 2020), con la riduzione dall’84% al 67% della dipendenza dall’estero. Ciò equivale a circa l’1% di PIL addizionale e, ai valori attuali, è sufficiente a riportare in attivo la bilancia dei pagamenti. d) Impatto positivo sulla crescita economica grazie ai circa 170-180 miliardi di euro di investimenti da qui al 2020, sia nella green e white economy (rinnovabili ed efficienza energetica), sia nei settori tradizionali (reti elettriche e gas, rigassificatori, stoccaggi, sviluppo idrocarburi). Si tratta di investimenti privati, solo in parte supportati da incentivi, e con notevole impatto in termini di competitività e sostenibilità del sistema. Per il raggiungimento di questi obiettivi la strategia si articola in sette priorità con specifiche misure: 1.promozione dell’efficienza energetica; 2.promozione di un mercato del gas competitivo, integrato con l’Europa con prezzi a essa allineati, con l’opportunità di diventare il principale hub sud-europeo; 3.sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, per le quali si intende superare gli obiettivi europei contenendo al contempo l’onere in bolletta; 4.sviluppo di un mercato elettrico pienamente integrato con quello europeo, efficiente, con prezzi competitivi con l’Europa e in cui sia gradualmente integrata la produzione rinnovabile; 5. ristrutturazione del settore della raffinazione e della rete di distribuzione dei carburanti, verso un assetto più sostenibile e con livelli europei di competitività e qualità del servizio; 6.sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi, con importanti benefíci economici e di occupazione e nel rispetto dei più elevati standard internazionali in termini di sicurezza e tutela ambientale; 7.modernizzazione del sistema di governance del settore, con l’obiettivo di rendere più efficaci e più efficienti i processi decisionali. In aggiunta alle priorità descritte, in un’ottica di più lungo periodo, la Strategia Energetica Nazionale propone e accentua l’importanza di azioni d’intervento a sostegno delle attività di ricerca e sviluppo tecnologico, funzionali in particolare all’incremento dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e all’uso sostenibile di combustibili fossili. La Strategia Energetica Nazionale così delineata mira, in linea con il contesto e gli obiettivi europei, a cambiare profondamente il paradigma energetico nazionale attuale, investendo in un’economia “decarbonizzata” in grado di trasformare i fattori economici di svantaggio competitivo in punti di forza per lo sviluppo del Paese. Fonte: GSE 7 1.3. I consumi degli edifici Nel 2012 il patrimonio edilizio italiano ad uso civile (residenziale, uffici e negozi) ha consumato circa 46 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti, una riduzione dello 0,7 per cento rispetto al dato 2012. Il settore residenziale ha registrato un incremento dei consumi (+0,3 per cento), mentre i consumi degli edifici ad uso terziario sono diminuiti del 2,1 per cento. Sulla recente dinamica dei consumi del settore civile ha impattato in modo significativo il fattore climatico per il comparto residenziale e la recrudescenza della crisi economica per il comparto terziario. Temperature invernali decisamente superiori alla media hanno determinato il consistente calo del biennio 2006-2007 (-8 per cento), mentre un successivo decremento delle temperature invernali ha generato gli aumenti del periodo seguente. Grafico 1.4. - Consumo di energia per usi civili: il trend di lungo periodo Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio Fonte: elaborazione Cresme su dati Mi.S.E. ed ENEA; 2013 - stima Ampliando l’analisi al medio-lungo periodo, possiamo individuare un trend di fondo di incremento costante e sostenuto dei consumi degli edifici. Alla base di tale tendenza di fondo si riscontrano più fenomeni concomitanti che lavorano in direzioni opposte: verso l’incremento dei consumi (l’ampliamento dello stock edilizio, l’incremento della quantità di beni durevoli energivori detenuti 8 dalle famiglie) e verso il contenimento degli stessi (maggiore efficienza degli impianti con ciclo di vita medio-breve, normativa tecnica più restrittiva in termini di efficienza degli involucri edilizi). In ogni caso, nel periodo 1990-2013, il settore degli usi civili è quello che ha aumentato maggiormente i propri consumi energetici (+31 per cento, contro il +14 per cento dei trasporti e la diminuzione pari al -22% dei consumi industriali). Schematizzando: tendenza di fondo all’incremento, oscillazioni di breve termine intorno a questo trend determinate dai fattori climatici. Grafico 1.5. - Temperature invernali e estive Fonte: ISPRA – Gli indicatori del clima in Italia nel 2013 (luglio 2014) Sono in particolare i consumi residenziali a manifestare rilevanti oscillazioni come conseguenza dei fenomeni climatici, mentre i consumi del settore terziario appaiono più costanti nel loro trend crescente che si è tuttavia arrestato tra il 2011 e il 2013 a causa della recrudescenza della crisi economica. Tra il 1990 ed il 2013, i consumi degli edifici residenziali sono cresciuti solo del 9,0 per cento, mentre i consumi provenienti dal settore terziario sono aumentati del 99 per cento. Una dinamica che rispecchia la maggiore crescita dello stock edilizio terziario rispetto a quello residenziale, oltre che la progressiva terziarizzazione dell’economia. Grafico 1.6. - Settore residenziale e terziario, i consumi (KTep / anno) Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico e ENEA 9 1.3.1. Il settore residenziale I consumi del settore residenziale sono alimentati primariamente tramite gas metano (oltre il 55% per cento), mentre i consumi di energia elettrica hanno un peso del 21 per cento circa (in diminuzione a partire dal 2008) e la quota residuale è attribuibile a gas in bombole, GPL, gasolio, biomasse ed altre tipologie di energie rinnovabili. Nel 2012 i consumi residenziali sono aumentati dello 0,3 per cento su base annuale. Questo tasso di crescita è scomponibile nel +0,8 per cento attribuibile al consumo di combustibili (gas metano in primis ma anche gasolio, legna, ecc.) e nel -1,5 per cento dell’energia elettrica. Grafico 1.7. - Settore residenziale, combustibili ed energia elettrica (KTep / anno) Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico e ENEA Il consumo di combustibili nel 2013 è di circa 21,5 MTep ed incide per il 78,5% su consumi complessivi mentre l’energia elettrica è pari a poco meno di 6,0 MTep (21,5%). Incrociando tali informazioni con la suddivisione dei consumi complessivi per tipologia di utilizzo, si osserva che circa il 3,8% dei consumi è alimentato da energia elettrica ma non fa parte degli usi elettrici obbligati. Una parte rilevante di questo valore è certamente assorbita dal riscaldamento dell’acqua calda sanitaria con boiler elettrici (valutabile in circa il 2%) mentre quote trascurabili sono attribuibili agli usi cucina con apparecchiature elettriche (0,2% - 0,4%). Un’altra quota è invece da attribuire al settore termico (stimata tra l’1,4% e l’1,6%) poiché comprende il riscaldamento e il raffrescamento attraverso apparecchi elettrici, siano essi stufe, convettori o impianti VRF/VRV (condizionatori a pompa di calore). 10 Grafico 1.8. - Settore residenziale ripartizione % dei consumi per tipo di utilizzo Usi eleQrici obbligaT 17,9% Usi cucina 6,0% Acqua calda 9,2% Riscaldamento 66,9% Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico e ENEA I prezzi delle forniture energetiche nel residenziale " Il prezzo delle principali fonti energetiche utilizzate negli edifici residenziali ha evidenziato significative fluttuazioni negli ultimi anni. Nonostante una forte incidenza dei costi fiscali, i prezzi al consumo di energia elettrica e gas naturale hanno mostrato una rilevante correlazione con l’andamento delle quotazioni delle materie prime energetiche sui mercati internazionali. Si è infatti registrata una forte ascesa nel periodo 2004-2008, durante il quale il prezzo dell’energia elettrica è aumentato del 41,4 per cento, e quello del gas naturale ha subito un incremento del 31,2 per cento. Grafico 1.9. - Il prezzo medio delle fonti energetiche principali nel settore residenziale (€ cent per KWh 3 e m ) tra il 2004 e il primo semestre 2014 Energia elettrica Gas naturale costo eurocent per KWh e variazione % costo eurocent per m3 e variazione % Fonte: elaborazioni Cresme su dati Autorità per l’energia elettrica e il gas * Le tariffe di distribuzione del gas per il consumatore “tipo” sono state rimodulate a partire dal 3° trimestre del 2009 e, pertanto, risultano non completamente confrontabili i dati 2008-2014 11 Dopo il 2008 il calo dei prezzi energetici sui mercati internazionali si è (parzialmente) trasmesso al mercato interno italiano, con il prezzo dell’energia elettrica che è sceso del 9,2 per cento tra 2008 e 2010, mentre i dati sul gas non risultano significativi a questo riguardo per via di una rimodulazione della definizione dei consumi per il “cliente tipo” effettuata dall’Autorità per l’energia elettrica ed il gas. Tra il 2010 e il primo semestre 2014, i prezzi delle forniture energetiche sono aumentati del 20,6% per l’energia elettrica (+2,2% nel 2011, +15,2% nel 2012 e +2,4% nel 2013 e invariato nel 2014 raggiungendo i 19,1 centesimi di € per KWh) e del 17,0% per il gas metano (+6,5% nel 2011, +15,4% nel 2012 +0,2% nel 2013 e -5,0% nel 2014 per un livello di 84,6 centesimi di € per metro cubo di gas). Dalle brevi serie storiche riportate si rileva un incremento medio nazionale annuo del costo dell’energia pari al +4,1% per il gas metano e al +4,5% per l’energia elettrica. E’ presumibile che tale dinamica possa mantenersi anche nei prossimi 10 anni. 1.3.2. Il settore non residenziale Il comparto non residenziale civile, come si è visto, ha raggiunto un consumo complessivo di 18,9 MTep nel 2013 risultando il settore a maggior incremento dei consumi energetici negli ultimi 23 anni con un sorprendente +99,2%. A tal proposito è sufficiente osservare che il settore residenziale nello stesso periodo ha visto i consumi crescere di un ben più contenuto 9,0%. Grafico 1.10. - Settore terziario, combustibili ed energia elettrica (KTep / anno) Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero dello Sviluppo Economico e ENEA Su questi semplici dati introduttivi si può intuire quanto il settore terziario sia diventato, e quanto rapidamente, uno dei principali centri di consumo dell’energia in Italia. Il settore non residenziale civile presenta elementi di complessità notevolmente più articolati rispetto al comparto residenziale poiché, a differenza di quest’ultimo in cui, a fronte di differenti forme e dimensioni degli edifici, è 12 possibile individuare una sostanziale uniformità costruttiva e di dotazione impiantistica, il settore non residenziale si compone di un articolato parco immobiliare e di un ancor più variegato ventaglio di soluzioni impiantistiche. Il primo passo per poter analizzare il potenziale di contenimento energetico di tale settore, dunque, è quello di conoscere il patrimonio edilizio che ospita le numerose attività economiche terziarie cercando di individuare gli edifici, le attività, gli impianti su cui è più facile, più urgente o più conveniente intervenire per ottenere un contenimento evidente dei consumi e delle emissioni. La metodologia di stima " L’individuazione dei consumi energetici di ogni segmento di edifici / attività è un esercizio di stima che si avvale del supporto della prolungata collaborazione Cresme-ENEA per la determinazione dei fabbisogni e dei consumi energetici dei sistemi edificio-impianto che ha interessato, in ambito non residenziale fino ad oggi, i comparti di uffici, scuole, alberghi, centri commerciali e banche. In tali ambiti il Cresme ha provveduto all’analisi del patrimonio edilizio sia attraverso il dimensionamento dello stock, sia rilevando sul campo le dotazioni impiantistiche, strutturali, dimensionali. I dati di fonte ENEA utilizzati nell’esercizio di stima sono essenzialmente relativi ai consumi specifici per mq (centri commerciali, uffici), per stanza (alberghi), complessivi (scuole). Sostanzialmente si è trattato di rendere omogenei i dati sotto l’aspetto dell’unità di misura (si è scelto di uniformare le informazioni in Kilowattora per consumi elettrici e per consumi termici) e sotto l’aspetto delle unità di rilevazione (si è scelto di uniformare i dati per metro quadrato unitario). Appare necessario ripetere che si tratta di un esercizio di stima e che la misurazione dei consumi specifici degli edifici deve essere effettuata con modalità applicative dettate dalla normativa vigente e da organismi preposti a tali attività (come ENEA, GSE, Autorità per l’Energia sul lato pubblico e società di certificazione, ESCO sul lato privato). I consumi così stimati fanno riferimento all’energia impiegata per il complesso delle attività svolte all’interno degli edifici; è evidente che solo una parte di essa è consumata per le necessità strettamente legate all’edificio (riscaldamento, raffrescamento, a.c.s., ventilazione). Secondo studi sul parco edilizio terziario nordamericano il 40% dell’energia elettrica è utilizzato per le funzioni base dell’edificio (climatizzazione – intesa come riscaldamento, raffrescamento e ventilazione - e acqua sanitaria) e il 60% dalle attività specifiche che vi si svolgono. Considerando che i consumi italiani del terziario sono assorbiti per circa il 50% dal gas naturale e per il 46% dall’energia elettrica (solo il 4% è coperto da altre fonti) da cui è desumibile un meno intenso utilizzo dell’energia elettrica per scopi di climatizzazione, è possibile stimare il consumo del patrimonio di edifici secondo quanto segue. • ENEA fornisce il consumo specifico in KWh per scopi termici ed elettrici o Centri commerciali – circa 330 KWh/mq elettrici e circa 45 KWh/mq termici (media ponderata dei consumi per zona climatica) o Uffici – circa 120 KWh/mq elettrici e circa 90 KWh/mq termici (media ponderata dei consumi per zona climatica) 13 Alberghi - circa 110 KWh/mq elettrici e circa 150 KWh/mq termici (dato estrapolato dai consumi medi per stanza e per destinazione) o Scuole - circa 30 KWh/mq elettrici e circa 170 KWh/mq termici (estrapolato dalla ripartizione dei consumi complessivi di alcuni edifici pubblici – scuole e uffici) Il Cresme ha stimato i consumi in KWh per i rimanenti edifici/attività o Edifici commerciali di media e piccola dimensione - circa 185 KWh/mq elettrici e circa 80 KWh/mq termici o Edifici per la ristorazione - circa 130 KWh/mq elettrici e circa 75 KWh/mq termici o Edifici per altri servizi e servizi non vendibili (tra cui banche, assicurazioni, sanità, comunicazioni) - circa 60 KWh/mq elettrici e circa 100 KWh/mq termici In base a studi internazionali, studi ENEA, indagini specifiche Cresme-ENEA, si stima che il consumo elettrico attribuibile alle funzioni base dell’edificio pesi, a seconda del tipo di edificio e dell’attività che vi si svolge, secondo quote variabili o Centri commerciali 35% o Edifici commerciali di media e piccola dimensione 25% o Uffici 20% o Alberghi 30% o Scuole 10% o Edifici per la ristorazione 30% o Edifici per altri servizi e servizi non vendibili 20% o • • " I consumi per aggregato Il procedimento di stima, applicando i consumi specifici per le funzioni base dell’edificio alle superfici degli edifici ad uso esclusivo o prevalente per ogni attività economica, porta all’assorbimento di un totale di 66,5 GWh (pari a 7,5 MTep) ripartiti in 17,6 GWh elettrici (pari a 3,3 MTep) e 48,9 GWh termici (pari a 4,2 MTep). Il consumo attribuibile agli edifici ad uso esclusivo o prevalente risulta pari al 38,7% del totale dei consumi dell’intero settore terziario (7,5 MTep su 19,4 Mtep totali). Il consumo specifico del complesso di edifici ad uso terziario, per i soli utilizzi legati all’involucro, è pari a 136 KWh/mq/anno. Grafico 1.11. - Consumo complessivo degli involucri edilizi ad uso terziario – 2012 in MTep Fonte: elaborazione Cresme su dati ENEA, Cresme, Istat, fonti varie 14 Il settore che consuma più energia è il commercio con oltre 34,6 GWh di cui 13,9 GWh elettrici e 20,7 GWh termici ripartiti su quasi 204 mila edifici e 278 milioni di mq pari ad un consumo specifico di 125 KWh/mq/anno. Tale consumo specifico è notevolmente differenziato tra i 161 KWh/mq/anno dei centri e gallerie commerciali e i 122 KWh/mq/anno degli edifici commerciali di medie e piccole dimensioni. Grafico 1.12. - Consumo specifico degli edifici ad uso terziario – KWh/mq/anno Fonte: elaborazione Cresme su dati ENEA, Cresme, Istat, fonti varie Gli alberghi consumano 0,9 MTep per un consumo specifico di 181 KWh/mq/anno, il più elevato tra gli edifici/attività osservati. Gli uffici, con un consumo complessivo di 0,7 MTep, presentano un consumo specifico relativamente più contenuto e pari a 114 KWh/mq/anno. Gli altri servizi e la ristorazione consumano rispettivamente 0,26 MTep e 0,11 MTep per consumi specifici pari a 112 e 114 KWh/mq/anno. 1.4. - Il potenziale degli edifici ad uso terziario per l’efficienza energetica I consumi energetici degli edifici ad uso terziario possono essere contenuti in misura non trascurabile con operazioni di efficientamento attuabili in corrispondenza di interventi di manutenzione straordinaria già programmati. Anche ENEA suggerisce, in uno studio sulla riqualificazione del patrimonio pubblico: “Nella valutazione dei costi, tuttavia, va anche ricordato che l’intervento energetico viene normalmente posto in essere in occasione di interventi di pesante ristrutturazione, resi necessari per obsolescenza: si tratta di interventi che andrebbero in ogni caso realizzati, perché gli edifici sui quali si deve intervenire presentano problemi di sicurezza e di stabilità che consigliano la realizzazione di interventi radicali. Questo fatto contribuisce a ridurre drasticamente il peso economico dell’extra costo energetico.” 15 Il risparmio ottenibile dagli interventi di efficientamento è valutato, nello stesso studio: “Il risparmio in termini di energia primaria è dell’ordine del 20%” e “il risparmio annuale, in termini di sola energia termica è dell’ordine del 18%” sull’intero parco edilizio riqualificandone soltanto il 35%. Secondo tale affermazione, il risparmio ottenibile con l’efficientamento energetico arriverebbe, per immobili pubblici ad uso direzionale e scolastico, ad oltre il 57% delle bollette degli edifici oggetto di interventi. Per quanto riguarda la valutazione dell’entità del patrimonio edilizio da riqualificare sotto l’aspetto energetico, ancora una volta, sono utili i concetti espressi da ENEA: Le recenti indagini Cresme – ENEA sul patrimonio edilizio non residenziale permettono di evidenziare alcuni parametri caratteristici di segmenti rilevanti di edifici non residenziali ad uso esclusivo. Come si osserva nella tabella che segue, gli edifici ad uso esclusivo o prevalente – le cui condizioni manutentive e gestionali dovrebbero essere migliori rispetto al totale delle unità immobiliari – presentano ampi margini di miglioramento e, contemporaneamente, manifestano la condizione di ricevere interventi. Si osserva che esattamente il 35% degli edifici ad uso ufficio è privo di infissi e finestre adeguati (vetro singolo e telaio in acciaio o alluminio di prima generazione); nelle scuole la quota è pari al 29%; alberghi, banche e centri commerciali si collocano tra il 13 e il 19 per cento. L’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, dall’impianto solare termico a quello fotovoltaico, dalla cogenerazione da biomasse alla pompa di calore geotermica, è estremamente limitato soprattutto per gli uffici (il 96% degli edifici non ospita impianti ad energia rinnovabile) ma, se si considera che il massimo utilizzo è nei centri commerciali (13%, quasi sempre solare fotovoltaico o termico), è evidente che gli spazi di intervento sono oltremodo ampi. Tabella 1.2. – Alcuni parametri per la valutazione del potenziale di intervento Uffici Scuole Alberghi Banche Centri commerciali Quota di edifici con finestre a vetro singolo Quota di edifici senza uso di energie rinnovabili 35% 29% 19% 13% 15% 96% 89% 85% 85% 87% Quota di edifici in ristrutturazione parziale o totale 1,3% 1,7% 1,4% 1,9% 3,9% Quota di edifici non totalmente utilizzati 16% 13% 9% 13% - Fonte: elaborazione Cresme Il secondo aspetto su cui porre l’accento è la possibilità di intervenire sul patrimonio già oggetto di interventi di manutenzione. Dalla tabella si rileva che il tasso di rinnovo annuale del patrimonio varia tra l’1,3% degli edifici ad uso direzionale al 3,9% dei centri commerciali. Le quote percentuali riportate in tabella possono essere tradotte in immobili annualmente oggetto di manutenzione (totale o parziale): 2.159 edifici l’anno vengono riqualificati nelle sole cinque attività citate. Applicando il tasso medio di rinnovo (di poco inferiore all’1,5%) all’intero stock di edifici ad uso esclusivo o prevalente, si ottiene che oltre 6.900 l’anno sono oggetto di interventi di manutenzione. 16 Un altro spazio di intervento si può estrapolare dalla quota di edifici con spazi non utilizzati (tra il 9% e il 16% variabile secondo l’attività svolta nell’edificio) se si introducessero concetti di razionalizzazione nell’utilizzo degli edifici. Gran parte di tali spazi, se gestiti unitariamente o se di un unico proprietario, potrebbero essere riqualificati secondo programmi di rotazione degli spazi garantendo il proseguimento delle attività e, contemporaneamente, la riqualificazione edilizia ed energetica degli edifici. Alcune operazioni per l’efficienza energetica, infatti, non necessitano della completa disponibilità dell’edificio “libero da persone e cose” ma possono essere attuati liberando alcuni settori dell’edificio. Alcuni esempi possono essere la sostituzione del generatore di calore, l’installazione di un impianto solare termico per a.c.s. (in estate), la sostituzione degli infissi, l’installazione di valvole termostatiche, l’isolamento della copertura e del primo solaio (nelle aree temporaneamente non occupate), l’installazione di un impianto fotovoltaico. Alcuni possibili interventi finalizzati al contenimento dei consumi energetici Edilizi Impiantistici Gestionali Coibentazione tubazioni esterne per riscaldamento Impianto solare termico ACS Regolazione automatica valvole termostatiche Sostituzione infissi (taglio termico, doppio o triplo vetro, argon) Isolamento copertura e primo solaio (dove necessario) Isolamento pareti perimetrali (cappotto esterno o interno) Regolazione automatica illuminazione (tempo e intensità) Sostituzione generatore calore Sostituzione lampade tradizionali Manutenzione Comportamento Pulizia e taratura impianti di climatizzazione, di illuminazione -1 c in inverno +1 c in estate Illuminazione spenta dove non necessario Finestre chiuse con riscaldamento o condizionamento in funzione Impianto solare fotovoltaico Parallelamente agli interventi “fisici” sull’involucro, parziali o totali, vanno promosse le buone pratiche da parte degli utilizzatori dell’involucro; le regole di comportamento possono portare ad un ulteriore contenimento dei consumi attraverso la semplice formazione e motivazione di chi usufruisce degli spazi degli edifici. 17 2. Quali edifici isolare 18 2. Quali edifici isolare – STOCK, NUOVA PRODUZIONE, RIQUALIFICAZIONE - quante pareti, solai, sottotetti, divisori per destinazione d’uso UNO SGUARDO D’INSIEME SULLO STOCK EDILIZIO, SUGLI INTERVENTI POTENZIALI DI RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI E SUI BENEFICI ECONOMICI OTTENIBILI Nelle pagine che seguono si presenta una completa disamina del patrimonio edilizio e delle sue potenzialità di riqualificazione in termini energetici per quanto riguarda gli involucri (pareti perimetrali, coperture e sottotetti, primi solai). Si è ritenuto opportuno, per rendere la lettura più agevole, inquadrare in una estrema sintesi le quantità in gioco; si tratta infatti di enormi superfici di manufatti edilizi che implicano ingenti investimenti ma che costituiscono una imperdibile occasione di risparmio energetico ed economico, di miglioramento delle condizioni di vita dei fruitori degli immobili, di riduzione delle emissioni di gas serra. L’occasione è ancor più appetibile se si considera la capacità di generare occupazione diretta nell’edilizia e indotta nei settori che fanno capo all’edilizia. Come si vedrà nei paragrafi successivi, lo stock edilizio italiano si compone di un elevato numero di edifici e di unità immobiliari con involucri esterni che sviluppano quasi 10 miliardi di metri quadri di superficie netta (al netto delle aperture e delle finestre). Lo stock si incrementa progressivamente per effetto della nuova costruzione ed è ciclicamente sottoposto ad interventi di ristrutturazione. Ogni anno, dunque, si effettuano lavori (di nuova costruzione e di ristrutturazione) che coinvolgono elementi fabbricativi (pareti perimetrali, coperture, sottotetti, primi e ultimi solai) sui quali deve o dovrebbe essere prevista l’applicazione o la sostituzione di materiali isolanti. Lo schema che segue sintetizza le quantità relative allo stock di elementi fabbricativi e al potenziale, complessivo e annuo, di superfici da isolare nell’arco di 10 anni dal 2014 al 2023. Il potenziale medio annuo ammonta a oltre 155 milioni di mq e si compone di quasi 59 milioni di mq provenienti dalla nuova costruzione e di quasi 97 milioni di mq di superfici oggetto di interventi di manutenzione straordinaria. L’edilizia residenziale contribuisce per il 74,8% al potenziale annuo con 116 milioni di mq (39,9 milioni mq dalla nuova costruzione e 76,5 milioni mq da interventi di ristrutturazione). Il non residenziale civile (al netto del settore industriale e di quello agricolo) contribuisce con oltre 39 milioni di mq (di cui 18,9 milioni di mq di nuova costruzione e 20,2 milioni mq di interventi di ristrutturazione). Nel complesso, il potenziale più ampio è identificabile nelle coperture che vedranno 81,3 milioni di mq medi annui di interventi (12,2 milioni mq di nuova costruzione e 69,1 milioni mq di interventi di manutenzione); le pareti perimetrali saranno un importante ambito potenziale con 47,5 milioni mq medi annui (25,8 milioni di nuova costruzione e 21,7 milioni di ristrutturazione); il potenziale dei 19 solai a piano terra e dei sottotetti risulta più contenuto con 26,6 milioni di mq medi annui (20,7 milioni mq di nuova costruzione e 5,9 milioni mq di interventi di manutenzione). Tabella 2.1. - Sintesi dello stock e del potenziale di interventi 2014 - 2023 Pareti perimetrali residenziale Pareti perimetrali non residenziale Coperture residenziale Coperture non residenziale Solai e sottotetti residenziale Primo solaio non residenziale RESIDENZIALE Stock (mln mq) 4.140 909 1.478 694 1.918 693 7.536 NON RESIDENZIALE 2.296 TOTALE 9.832 Fonte: elaborazioni e stime Cresme Potenziale nuova costruzione 2014 – 2023 (mln mq) 168,1 89,5 82,4 39,6 148,3 59,4 398,8 188,5 587,3 Potenziale ristruttur. 2014 – 2023 (mln mq) 149,5 67,0 563,0 128,0 52,0 7,0 764,5 202,0 966,5 Potenziale TOTALE 2014-‐ 2023 317,6 156,5 645,4 167,6 200,3 66,4 1.163,3 390,5 1.553,8 Potenziale nuova costruzione ANNUO 2014 -‐ 2023 Potenziale ristruttur. ANNUO 2014 -‐ 2023 Potenziale TOTALE ANNUO 2014 -‐ 2023 16,8 15,0 31,8 9,0 6,7 15,7 8,2 56,3 64,5 4,0 12,8 16,8 14,8 5,2 20,0 5,9 0,7 6,6 39,9 76,5 116,3 18,9 20,2 39,1 58,7 96,7 155,4 Come si vedrà più approfonditamente nel capitolo 3, il potenziale di interventi edilizi di rinnovo rappresenta un’imperdibile occasione di realizzare importanti risparmi energetici e, di conseguenza, economici. E’ evidente, infatti, che il potenziale relativo alla nuova costruzione opera in incremento dello stock (e quindi anche in incremento marginale dei consumi energetici) pur dovendo sottostare alla normativa più recente in fatto di requisiti minimi di contenimento energetico; viceversa, il potenziale di interventi di ristrutturazione, opera sottraendo consumi ad uno stock edilizio energeticamente inefficiente. E’ dunque sul potenziale relativo alla ristrutturazione che si è approfondito il tema del risparmio ottenibile, della riduzione dell’emissione di gas climalteranti, del livello degli investimenti da porre in atto, del tempo di rientro dell’investimento (con e senza incentivi all’edilizia o alla riqualificazione energetica), dei livelli occupazionali attribuibili agli interventi di ristrutturazione. Di seguito si presentano due tavole di sintesi, estrapolate dal capitolo 3, delle quali si approfondirà più avanti la metodologia di elaborazione e le fonti con una analisi puntuale dei singoli elementi che la compongono. Anche in questo caso, infatti, più che i singoli dati, si vuole mettere in luce i risultati salienti dell’analisi. Nel totale dell’attività di rinnovo si rilevano 96,7 milioni di metri quadri potenziali annui di interventi che implicano un investimento per la realizzazione dei lavori pari a 11,7 miliardi di euro annui. Il risparmio energetico annuo ottenibile da tali interventi è di poco inferiore ai 4.500 GWh termici annui che porterebbero ad un risparmio economico di oltre 535 milioni di euro per ogni anno e a 20 minori emissioni per oltre 890 mila tonnellate di gas climalteranti. Gli interventi effettuati in regime di detrazione fiscale al 65% si evidenziano per un periodo di rientro dell’investimento pari a 7,6 anni; tale valore si ottiene rapportando semplicemente l’importo investito annualmente (detratte le somme rimborsate fiscalmente) al risparmio annuo ad esso attribuibile. E’ evidente che gli incentivi fiscali rappresentano un potente acceleratore del pay back period poiché, in assenza di essi il periodo di rientro dell’investimento è pari 21,8 anni. Tabella 2.2. - ATTIVITA’ DI RINNOVO 2014 – 2023 - STOCK, POTENZIALE DI INTERVENTO, INVESTIMENTI, RISPARMIO ATTRAVERSO L’ISOLAMENTO Risparmio potenziale (GWh annui) Risparmio potenziale (mln € annui) CO2 non emessa (Kt annue) Pay back time con incentivi (anni con 65% per riqual. energetica) 7,1 Stock (mln mq) Potenziale 2014-2023 (mln mq annui) 4.140 15,0 1.121,3 462,1 55,5 92,43 909 6,7 402,0 176,0 21,1 35,21 Pareti perimetrali residenziale Pareti perimetrali non residenziale Coperture residenziale Coperture non residenziale Solai e sottotetti residenziale Primo solaio non residenziale Investimento (mln € annui) 1.478 56,3 8.445,0 3.109,5 373,1 694 12,8 1.280,0 530,2 63,6 1.918 5,2 364,0 164,1 19,7 693 0,7 45,5 18,1 2,2 Residenziale 7.536 76,5 9.930,3 3.735,8 448,3 Non residenziale 2.296 20,2 1.727,5 724,4 86,9 Totale edifici Italia 9.832 96,7 11.657,8 4.460,1 535,2 6,7 621,90 7,9 106,04 7,0 32,82 6,5 3,62 7,3 747,2 7,8 144,9 7,0 892,0 7,6 Fonte: elaborazione Cresme su dati vari (ENEA, Istat, MISE, prezziari, Cresme/SI, altri) Per rendere un’idea della quantità in gioco si possono rapportare i valori sopra esposti ad entità di uso comune: • le superfici potenziali annue di interventi di ristrutturazione (96,6 milioni di mq) sono l’equivalente di circa 13.500 campi di calcio (135 mila campi da calcio il potenziale nel decennio) • il risparmio potenzialmente ottenibile annuo (quasi 4.500 GWh termici) che compenserebbero i consumi di circa 390 mila caldaie autonome (considerando il consumo medio nazionale di circa 1.400 mc di metano annui) • le emissioni annue evitate di gas climalteranti sarebbero di oltre 890 kt annue, come l’assorbimento annuo garantito da circa 30 milioni di alberi adulti o come compensare le emissioni annue di 283 mila automobili euro 5 (126,2 g CO2/km per 25 mila Km annui) 21 2.1. Settore residenziale - Il patrimonio immobiliare Nel 2012, sul territorio nazionale, insistono oltre 30.159.000 abitazioni di cui il 46,6% è concentrato nel Nord del paese, il 18,7% nel Centro e il 34,7% nel Meridione. Gli edifici risultano 11.779.270 e si distribuiscono sul territorio in misura relativamente meno concentrata in considerazione del fatto che nelle regioni con maggior numero di abitazioni sono presenti edifici di maggiori dimensioni. Gli edifici, infatti si distribuiscono per il 41,8% nel Nord, per il 16,5% nel Centro e per il 41,7% nel Meridione. Negli ultimi 10 anni, il flusso medio annuo di abitazioni di nuova realizzazione è pari a poco meno dell’1% dell’esistente. A livello nazionale la quota maggiore di abitazioni è inserita in edifici plurifamiliari con 5 o più alloggi (quasi il 48%) ma una quota di poco inferiore, pari a quasi il 40% è assorbita da edifici di piccole dimensioni (mono e bi familiari); le piccole palazzine di tre o quattro alloggi assorbono il rimanente 13%. Le caratterizzazioni territoriali appaiono già rilevanti a livello di macro ripartizione geografica poiché il Centro-Nord presenta una quasi identica distribuzione delle tipologie dimensionali rispetto al numero di abitazioni negli edifici (mono-bi familiari 35,3% nel Nord e 34,0% nel Centro; tri-quadri familiari 12,4% nel Nord e 13,6% nel Centro; edifici plurifamiliari 52,3% nel Nord e 52,4% nel Centro). Il Meridione presenta una distribuzione molto più rivolta ai piccoli edifici con il mono-bi familiare che pesa per il 48,2%, il triquadri familiare per il 12,4% e il plurifamiliare per il 39,5%. Alcune informazioni desunte dalle indagini Cresme rivolte al settore residenziale, che hanno contribuito alla elaborazione delle tavole di descrizione dello stock edilizio possono essere utili per evidenziare aspetti relativi alla metodologia utilizzata e ai risultati finali descritti nelle tabelle delle pagine seguenti. Il 43% degli edifici è completamente isolato sui quattro lati mentre il 19% presenta un solo lato di contiguità e 38% ha almeno due lati in condivisione con altri edifici. Circa il 43% degli edifici è realizzato prima del 1972; il 46% tra il 1972 e il 2001 e quasi l’11% successivamente al 2001. Le tipologie edilizie si presentano molto distribuite e la più frequente è la monofamiliare (26%), seguita dalla piccola palazzina (21%); gli edifici plurifamiliari a torre sono il 18% e quelli in linea il 15%. Appare importante la presenza dell’11% di edifici plurifamiliari realizzati per contiguità, assimilabile al circa 8% di case a schiera. Il 40% degli edifici ha da tre a cinque piani, il 37% ha due piani e circa il 14% oltre cinque piani. Quasi il 46% degli edifici ha una copertura a falde inclinate con sottotetto non abitabile; il 23% circa ha falde inclinate e sottotetto abitabile; le coperture piane interessano il 32% degli edifici e risultano in maggioranza praticabili. Il pian terreno è chiuso da pareti o vetrate in oltre due edifici su tre mentre la quota rimanente si divide quasi equamente in completamente aperto (pilotis) e parzialmente aperto. Circa il 43% degli edifici presenta piani interrati. L’utilizzo dei piani terra aperti o parzialmente chiusi è nel 48% dei casi per il ricovero autoveicoli. I negozi sono presenti nell’11% dei casi. L’1,6% degli edifici è in pessimo stato di conservazione e ben il 28% è in condizioni soltanto “discrete”. Gli interventi che hanno attinenza con l’efficientamento energetico vedono interessate il 64% delle abitazioni (periodo 2001 – 2011). La maggior parte degli interventi riguarda la climatizzazione (quasi il 70% ha cambiato o installato una caldaia e quasi il 33% ha installato o sostituito il condizionatore). Meno frequenti ma in quota consistente, risultano gli 22 interventi effettuati sui serramenti (quasi il 20% di abitazioni con sostituzione di infissi e vetri), sui radiatori e sugli scalda-acqua. Pochi interventi in termini numerici sono stati effettuati relativamente a impianti di produzione energia e di isolamento esterno (meno del 4%). Tabella 2.3. - Numero edifici Mono-bi familiari Tri – quadri familiari Pluri familiari Totale edifici Nord 3.846.842 508.187 573.739 4.928.768 Centro 1.489.217 222.890 232.181 1.944.288 Sud 4.204.644 372.456 329.114 4.906.214 Italia 9.540.703 1.103.533 1.135.034 11.779.270 Mono-bi familiari Tri – quadri familiari Nord 4.961.890 1.742.113 7.359.712 14.063.715 Centro 1.915.310 763.781 2.951.309 5.630.400 Sud 5.041.878 1.293.109 4.130.180 10.465.167 Italia 11.919.078 3.799.003 14.441.201 30.159.282 Fonte: Cresme/SI Tabella 2.4. - Numero abitazioni Pluri familiari Totale edifici Fonte: Cresme/SI La stima della superficie di pareti perimetrali, dei divisori tra unità abitative e tra edifici in aderenza, della superficie di solai e coperture si basa su una serie di informazioni – di cui alcune accennate in precedenza provenienti dalle indagini campionarie – testate e validate attraverso il confronto con i dati censuari (es. edifici per numero di piani fuori terra, contiguità degli edifici, superficie complessiva delle abitazioni, superficie media delle abitazioni occupate e non occupate, ecc.) e con le informazioni contenute nei permessi di costruire Istat dal 1998 al 2011 (es. numero dei piani dei fabbricati, superficie delle abitazioni, superficie coperta degli edifici, tipologia dimensionale degli edifici, volume e superficie medi degli edifici, tipo di copertura degli edifici, ecc.). Sulla base di tutte le informazioni sistematizzate, si è proceduto ad integrare nella elaborazione i coefficienti architettonici, utilizzati dal Cresme per la stima dei potenziali di mercato degli elementi e materiali per l’edilizia. Si è pertanto potuto stimare la superficie di pareti perimetrali al netto delle pareti contigue (edifici in aderenza) e al netto dei vani infissi esterni; la superficie dei divisori tra unità abitative e di quelli tra edifici in aderenza e la consistenza dei solai delle abitazioni. Tabella 2.5. - Superficie lorda di pareti perimetrali non contigue e al netto dei vani infissi esterni Milioni di mq Nord Mono-bi familiari Tri – quadri familiari Pluri familiari Totale edifici 1.179,1 269,0 560,7 2.008,8 Centro 425,4 111,5 217,0 753,8 Sud 957,2 159,5 261,2 1.377,9 2.561,7 539,9 1.038,8 4.140,5 Italia Fonte: Cresme/SI 23 Tabella 2.6. - Superficie di divisori interni, compresi i divisori pareti esterne contigue - Milioni di mq Mono-bi familiari Tri – quadri familiari 172,6 74,6 164,6 411,7 62,5 31,1 63,9 157,4 Sud 132,3 46,1 80,1 258,5 Italia 367,3 151,8 308,5 827,6 Nord Centro Pluri familiari Totale edifici Fonte: Cresme/SI Tabella 2.7. - Superficie di divisori interni - Milioni di mq Mono-bi familiari Tri – quadri familiari Pluri familiari Totale edifici Nord 76,9 48,4 100,9 226,2 Centro 27,6 20,1 39,1 86,7 Sud 45,7 28,7 47,0 121,4 Italia 150,1 97,2 187,0 434,3 Fonte: Cresme/SI Tabella 2.8. - Superficie solai totali delle abitazioni - Milioni di mq Mono-bi familiari Tri – quadri familiari Nord 580,0 159,3 504,5 1.243,8 Centro 223,5 69,9 203,6 497,0 Sud 546,4 108,5 269,6 924,5 1.349,9 337,7 977,7 2.665,3 Italia Pluri familiari Totale edifici Fonte: Cresme/SI Tabella 2.9. - Coperture totali degli edifici - Milioni di mq Mono-bi familiari Tri – quadri familiari Nord 374,9 86,3 Centro 149,4 Sud 382,3 Italia Pluri familiari Totale edifici 201,4 662,5 37,9 80,8 268,0 58,8 106,2 547,3 906,5 182,9 388,4 1.477,9 Mono-bi familiari Tri – quadri familiari Nord 332,6 43,6 49,3 425,5 Centro 165,5 24,5 25,5 215,5 Sud 191,1 17,4 15,6 224,2 Italia 689,2 85,5 90,4 865,1 Fonte: Cresme/SI Tabella 2.10. - di cui a falde - Milioni di mq Pluri familiari Totale edifici Fonte: Cresme/SI Tabella 2.11. - di cui piane (terrazzo e non praticabili) - Milioni di mq Nord Centro Mono-bi familiari Tri – quadri familiari Pluri familiari Totale edifici 42,3 42,7 152,1 237,1 5,5 9,0 38,0 52,5 Sud 169,6 45,7 107,9 323,2 Italia 217,4 97,4 298,0 612,8 Fonte: Cresme/SI 24 2.2. Settore non residenziale - Il patrimonio immobiliare La descrizione del patrimonio edilizio non residenziale nel suo complesso e nella disamina più approfondita degli edifici terziari è condotta attraverso la quantificazione delle unità immobiliari complessive (edifici e porzioni di edifici destinate ad uso non residenziale), la quantificazione del numero di edifici ad uso non residenziale esclusivo o prevalente. Sulla base delle elaborazioni condotte sulle indagini Cresme alle imprese e dei coefficienti architettonici di cui si è accennato relativamente al comparto residenziale, si è potuto stimare la superficie destinata ad uso non residenziale sia per le unità immobiliari, sia per gli edifici ad uso esclusivo; si è altresì stimata la superficie complessiva di pareti perimetrali, di solai e di coperture per ogni tipologia di attività degli immobili ad uso esclusivo. Il complesso delle unità immobiliari è superiore a 4,5 milioni di unità con una ripartizione fortemente orientata verso il settore terziario: 3,6 milioni di unità (l’80,1% del totale) fanno riferimento a questo settore e 0,9 milioni si riferiscono al comparto industriale e artigianale pari al 19,9% i cui consumi energetici sono principalmente assorbiti dalle attività produttive e in misura poco significativa dall’involucro edilizio. Il settore terziario si compone di oltre 1,4 milioni di unità immobiliari ad uso commercio (il 31,8% del totale), quasi 1,1 milioni (il 23,7% del totale) utilizzate da “altri servizi” (tra cui trasporti, comunicazioni, credito, assicurazione, finanziarie, sanità pubblica e privata e altri servizi sociali e sanitari), 0,7 milioni (il 15,3%) ad uso ufficio, 0,3 milioni di ristoranti (6,2%), quasi 73 mila scuole e quasi 62 mila alberghi. 1 Schema 2.1. - Unità immobiliari ad uso terziario in Italia per attività economica Fonte: elaborazione Cresme 1 Unità immobiliare: una porzione di fabbricato, un intero fabbricato o un insieme di fabbricati che, nello stato in cui si trova, è di per se stesso in grado di produrre un reddito indipendente 25 Il primo dato da sottolineare è costituito dalla ingente e frammentata quantità di unità immobiliari che, a fronte di una numerosità di oltre 4,5 milioni di unità, occupa una superficie coperta pari a quasi 1,7 miliardi di metri quadrati di cui buona parte a destinazione produttiva (oltre 0,7 miliardi mq. occupati dal settore industriale) e circa il 58% (1,0 miliardi di mq circa) a destinazione terziaria. L’analisi, pur tenendo in considerazione le consistenze complessive del settore non residenziale, si concentra sul comparto terziario poiché nel comparto industriale i consumi energetici o le dispersioni imputabili all’involucro edilizio rappresentano una quota trascurabile rispetto all’energia impiegata per le attività produttive. Si tratta evidentemente di un argomento più complesso che coinvolge processi industriali e investimenti in tecnologia più che le caratteristiche edilizie. Una ulteriore focalizzazione dell’analisi deve essere attuata passando dalla descrizione del patrimonio edilizio al circoscrivere gli ambiti omogenei che costituiscono il parco di edifici potenzialmente riqualificabili in vista di un contenimento dei consumi e delle emissioni. Il passaggio da unità immobiliari a edifici ad uso esclusivo porta a considerare il fatto che buona parte delle unità immobiliari ad uso terziario sono inserite in edifici residenziali: negozi, ristorazione, altri servizi ai piani terra, uffici, altri servizi, alberghi e scuole private nei piani intermedi. E’ evidente che tali unità immobiliari, pur essendo portatrici di stili di consumo diversi da quelli delle famiglie, dovranno confrontarsi con involucri edilizi tipicamente residenziali e con impianti non troppo diversi da quelli del settore prettamente abitativo. 2 Schema 2.2. - Edifici ad uso terziario esclusivo o prevalente per attività svolta nel fabbricato - numero Fonte: elaborazione Cresme 2 Edificio ad uso esclusivo o prevalente: fabbricato in cui si svolgono attività di tipo omogeneo per almeno il 75% della superficie coperta complessiva. 26 Lo stock di edifici ad uso esclusivo o prevalentemente terziario sono circa 500 mila per quasi 490 milioni di metri quadrati. Le quantità maggiori in termini di superfici sono assorbite da edifici ad uso commercio (203.700 immobili, il 40,7% degli edifici terziari; 278 mln mq, il 56,8% delle superfici), dalle scuole pubbliche e private (52.000 immobili, il 10,4% degli edifici; 73,4 mln mq, il 15,0% delle superfici), dagli uffici (65.400 immobili, il 13,1% degli edifici; 57,1 mln mq, il 11,6% delle superfici) e dagli alberghi (26.000 immobili, il 5,2% degli edifici; 49,0 mln mq, il 10,0% delle superfici). Ristorazione ed “altri servizi” risultano, per via delle ridotte superfici medie, di minor peso complessivo. La ristorazione (tra cui anche bar, pizzerie, gelaterie, ecc. in edifici ad uso esclusivo o prevalente) conta su circa 30 mila edifici per 8,0 mln mq (1,6%) e gli altri servizi, pur occupando quasi 123 mila edifici, insistono su una superficie particolarmente limitata pari a 24,4 mln mq (5,0%). Schema 2.3. - Edifici ad uso terziario esclusivo o prevalente per attività svolta nel fabbricato superficie Fonte: elaborazione Cresme Tabella 2.12. - Numero di edifici ad uso esclusivo Nord INDUSTRIA e ARTIGIANATO Centro Sud ITALIA 153.688 48.153 65.134 266.975 COMMERCIO ingrosso e dettaglio 96.227 37.942 69.515 203.684 ALTRI SERVIZI 71.021 27.286 24.748 123.055 UFFICIO 29.767 11.663 23.936 65.366 ALBERGO 14.891 5.359 5.788 26.038 RISTORAZIONE con somministrazione 16.912 6.860 6.156 29.928 SCUOLA 24.174 9.295 18.539 52.008 TOTALE 406.680 146.558 213.816 767.054 Fonte: Cresme/SI 27 Tabella 2.13. - Numero di unità immobiliari Nord Centro Sud ITALIA INDUSTRIA e ARTIGIANATO 505.290 184.486 215.795 905.571 COMMERCIO ingrosso e dettaglio 665.526 296.965 484.999 1.447.490 ALTRI SERVIZI 559.583 232.890 286.969 1.079.442 UFFICIO 387.287 150.161 158.107 695.555 36.924 13.140 11.531 61.595 ALBERGO RISTORAZIONE con somministrazione 146.420 58.749 77.921 283.090 SCUOLA 31.758 13.499 27.296 72.553 TOTALE 2.332.788 949.890 1.262.618 4.545.296 Fonte: Cresme/SI Tabella 2.14. - Superficie edifici ad uso esclusivo - Milioni di mq Nord Centro Sud ITALIA INDUSTRIA e ARTIGIANATO 278,4 55,8 65,5 399,7 COMMERCIO ingrosso e dettaglio 163,6 47,4 67,0 278,0 ALTRI SERVIZI 14,8 5,5 4,1 24,4 UFFICIO 24,3 10,3 22,5 57,1 ALBERGO 25,0 10,7 13,3 49,0 4,9 1,8 1,4 8,0 RISTORAZIONE con somministrazione SCUOLA 37,2 12,5 23,8 73,4 TOTALE 548,1 144,0 197,5 889,6 Fonte: Cresme/SI Tabella 2.15. - Superficie unità immobiliari - Milioni di mq Nord Centro Sud ITALIA INDUSTRIA e ARTIGIANATO 479,2 112,1 116,0 707,3 COMMERCIO ingrosso e dettaglio 245,8 81,4 101,3 428,6 ALTRI SERVIZI 80,4 31,9 32,6 144,9 UFFICIO 88,5 39,3 41,5 169,3 ALBERGO 47,5 22,1 22,1 91,6 RISTORAZIONE con somministrazione 24,9 9,0 10,3 44,2 SCUOLA 38,9 14,5 28,2 81,6 TOTALE 1.005,2 310,2 351,9 1.667,3 Fonte: Cresme/SI Tabella 2.16. - Superficie pareti perimetrali – EDIFICI AD USO ESCLUSIVO - Milioni di mq PARETI PERIMETRALI Nord Centro Sud ITALIA INDUSTRIA e ARTIGIANATO 237,4 47,6 55,9 340,9 COMMERCIO ingrosso e dettaglio 150,3 43,5 61,5 255,3 ALTRI SERVIZI 28,2 10,5 7,8 46,5 UFFICIO 45,0 19,1 41,7 105,9 ALBERGO 34,6 14,9 18,4 68,0 6,9 2,5 1,9 11,3 RISTORAZIONE con somministrazione SCUOLA 41,1 13,8 26,3 81,2 TOTALE 543,5 151,9 213,6 909,1 Fonte: Cresme/SI 28 Tabella 2.17. - Superficie divisori e tramezzature – EDIFICI AD USO ESCLUSIVO - Milioni di mq PARETI DIVISORIE E TRAMEZZATURE Nord Centro Sud ITALIA INDUSTRIA e ARTIGIANATO 23,7 4,8 5,6 34,1 COMMERCIO ingrosso e dettaglio 60,5 17,5 24,8 102,7 ALTRI SERVIZI 19,8 7,4 5,5 32,6 UFFICIO 44,7 19,0 41,5 105,3 ALBERGO 34,6 14,9 18,4 68,0 6,9 2,5 1,9 11,3 SCUOLA 28,8 9,7 18,4 56,8 TOTALE 219,0 75,7 116,1 410,8 RISTORAZIONE con somministrazione Fonte: Cresme/SI Tabella 2.18. - Superficie solai e coperture – EDIFICI AD USO ESCLUSIVO - Milioni di mq SOLAI TOTALI Nord Centro Sud ITALIA INDUSTRIA e ARTIGIANATO 306,2 61,4 72,0 439,6 COMMERCIO ingrosso e dettaglio 246,9 71,5 101,1 419,5 ALTRI SERVIZI 20,7 7,7 5,7 34,1 UFFICIO 63,6 27,1 59,0 149,6 ALBERGO 87,4 37,6 46,5 171,4 RISTORAZIONE con somministrazione 5,8 2,1 1,7 9,6 SCUOLA 82,2 27,6 52,5 162,3 TOTALE 812,8 234,9 338,5 1.386,2 Fonte: Cresme/SI 2.3. Quanto si è prodotto e si produce, quanto si riqualifica 2.3.1. Il mercato delle pareti esterne 2013 per il settore residenziale Le prestazioni termiche delle pareti verticali sono condizionate dal sistema costruttivo, dai materiali “da muro” impiegati e dal loro spessore, dalla presenza e lo spessore dell’eventuale sistema di isolamento. Se la scelta del sistema costruttivo e dei materiali “da muro” impiegati può essere effettuata quasi esclusivamente in sede di realizzazione, l’isolamento delle pareti esterne può avvenire in qualsiasi momento della vita dell’edificio e può essere realizzato nella parte interna della parete, in quella esterna, o nell’intercapedine se presente. Le tipologie di intervento sul patrimonio residenziale esistente possono essere: • il cappotto esterno • l’isolamento delle pareti interne • l’intonaco isolante • la parete ventilata A questi si possono aggiungere degli accorgimenti parziali ma efficaci, quali per esempio l’isolamento del cassonetto (avvolgibili) e della parete sottofinestra. 29 23,9 milioni di complessivamente mq di realizzata superficie nella nuova costruzione nel 2013. Essa riguarda le nuove costruzioni sia nel mercato residenziale che in quello non residenziale TERZIARIO, con l’esclusione quindi degli immobili destinati ad un utilizzo industriale o agricolo. Il preconsuntivo per il 2013 indica una ulteriore diminuzione del -5,4% per le tamponature di nuova costruzione. Si tratta di un anno che quindi, non interrompe la dinamica di forte calo del comparto. La tipologia costruttiva delle pareti perimetrali si articola sostanzialmente nel 68% a doppio strato (parete esterna e fodera interna) e nel 32% monostrato. I materiali da muro conoscono da sempre il “presidio” del laterizio normale (68%), a cui si sta affiancando progressivamente il blocco alleggerito (24%). Sempre maggiore importanza si sta attribuendo infatti ai materiali con buone prestazione termiche e maneggevolezza nei cantieri, soprattutto quelli di manutenzione e ristrutturazione. Piuttosto importante, e destinata a crescere, la superficie complessiva di pareti esterne soggette ad interventi di riqualificazione e manutenzione straordinaria. Nel 2013 si stima una superficie di 15,4 milioni di mq destinati ad interventi di riqualificazione. La prevalenza dei lavori nelle regioni settentrionali riflette il positivo andamento del mercato dell’isolamento al quale fanno riferimento diretto circa la metà delle superfici complessivamente riqualificate (7,6 milioni di mq su 15,4 milioni). I principali sistemi impiegati nel mercato ‘isolamento delle pareti perimetrali sono stimati nell’89% del cappotto, nel 7% dell’isolamento interno e nel rimanente 4% diviso fra l’insufflaggio nell’intercapedine (quota ridotta anche a causa delle attrezzature necessarie) e la parete ventilata (che presenta prestazioni eccelse ma anche costi elevati). Il mercato complessivo delle pareti perimetrali per il settore edilizio civile (residenziale e terziario) nel 2013 è pari a 39,3 milioni di mq. Si tratta di 29,6 milioni di mq provenienti dall’edilizia residenziale (di cui 15,7 milioni mq di nuova produzione e 13,9 milioni mq nella riqualificazione). 9,7 milioni di mq sono stati prodotti nell’edilizia 30 non residenziale terziaria. La riduzione del mercato della nuova edilizia è stata netta ma, come si vedrà poco oltre, il mercato potenziale per gli interventi di isolamento rimane ampio. Il valore per il 2013 evidenzia ancora valori negativi con la nuova produzione residenziale in calo del -7,7% rispetto al 2012, il rinnovo residenziale in contrazione del -0,8% sul 2012 e con i comparti non residenziali (nuova produzione e rinnovo) in calo del -1,7% sul 2012. Tabella 2.19. - Pareti perimetrali NUOVA PRODUZIONE RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 8.034,8 5.255,0 3.809,0 3.586,0 Nord est 7.999,0 4.727,7 3.981,0 3.618,0 Centro 5.344,8 3.598,0 2.486,0 2.384,0 Sud 8.847,2 6.002,7 4.757,0 4.309,0 Isole 3.474,6 2.340,3 1.938,0 1.775,0 33.700,4 21.923,7 16.971,0 15.672,0 -24,9% -30,6% -7,7% Italia Var. % su per. prec. Fonte: Cresme/SI Tabella 2.20. - Pareti perimetrali INTERVENTI SU ESISTENTE RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 4.497,3 4.527,5 4.439,0 4.625,0 Nord est 2.887,2 2.905,1 2.805,9 2.920,1 Centro 2.251,3 2.459,5 2.385,8 2.473,3 Sud 2.361,3 2.418,9 2.322,5 2.425,2 997,3 926,8 873,5 909,2 12.994,4 13.237,8 12.826,8 13.352,7 1,9% -3,1% 4,1% Isole Italia Var. % su per. prec. Fonte: Cresme/SI 31 Tabella 2.21. - Pareti perimetrali TOTALE MERCATO RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 12.532,1 9.782,5 8.248,0 8.211,0 Nord est 10.886,2 7.632,8 6.786,9 6.538,1 7.596,1 6.057,5 4.871,8 4.857,3 Sud 11.208,5 8.421,6 7.079,5 6.734,2 Isole 4.471,9 3.267,1 2.811,5 2.684,2 Italia 46.694,8 35.161,5 29.797,8 29.024,7 -24,7% -15,3% -2,6% Centro Var. % su per. prec. Fonte: Cresme/SI Grafico 2.1. – Pareti perimetrali - Sistema costruttivo nella nuova costruzione Monostrato 32% Doppio strato 68% Fonte: Cresme/SI Grafico 2.2. – Quote di mercato MATERIALI PARETI PERIMETRALI Cls cellulare o con argilla espansa 4% Cls normale 3% Laterizio alleggerito (porizzato) 20% PRODOTTI DA ISOLAMENTO Insufflato intercapedine 2% Isolam. Interno 7% Altro 5% Laterizio normale 68% Parete ventilata 2% Cappotto 89% Fonte: Cresme/SI 32 Grafico 2.3. – I rivestimenti delle pareti esterne della nuova edilizia residenziale - 2013 Fonte: Cresme/SI Grafico 2.4. – I rivestimenti nelle pareti esterne della riqualificazione residenziale Fonte: Cresme/SI 33 2.3.2. Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale Nel 2013, le pareti esterne degli edifici residenziali, sviluppano una superficie pari a poco più di 4,1 miliardi di mq al netto delle pareti contigue con altri edifici e dei vani infissi esterni. Questo si identifica come il patrimonio teorico su cui è possibile intervenire in qualsiasi momento tramite l’isolamento esterno. Tuttavia, il dato del potenziale per gli interventi di riqualificazione delle pareti perimetrali si affina escludendo dai 4,1 miliardi di mq, le superfici in qualche modo sottoposte ad interventi di manutenzione straordinaria negli ultimi 15 anni e le superfici di fabbricati residenziali nuovi realizzati nel periodo sui quali è ridotta la possibilità di nuovi lavori di isolamento se non per prematuro decadimento delle opere. Il risultato è di poco più di 3,6 miliardi di mq. Si stima che il mercato del rinnovo residenziale, nel periodo 2014-2023, oscilli da un minimo di 133 milioni ad un massimo di 168 milioni di mq. L’intervallo di oscillazione dipende da una serie di fattori, come e soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti (defiscalizzazione, bonus, ecc.). La riduzione dello stock iniziale a tale cifra, sensibilmente più piccola, è dovuta alla propensione e alla convenienza delle famiglie ad intervenire attraverso i vari sistemi di isolamento. Tale convenienza/opportunità, si differenzia notevolmente per localizzazione geografica e per tipologia dimensionale del fabbricato. Si tratta di finestre-opportunità per integrare ad un intervento manutentivo su pareti esterne (che per esempio nella maggior parte dei casi presuppone l’impiego non poco oneroso dei ponteggi) delle risorse aggiuntive per migliorare il grado di efficienza dell’involucro edilizio. (*) L’intervallo di oscillazione dipende soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti (defiscalizzazione, bonus, ecc.) 34 Grafico 2.5. –Composizione della consistenza potenziale AREE GEOGRAFICHE SUD 18% CENTRO 21% NORD 61% TIPOLOGIA EDILIZIA Plurifamil. 36% Mono-bifamil. 58% Tri-quadrifamil. 6% AREE CLIMATICHE E 54,6% F 6,3% A 0,0% B 3,6% C 12,6% D 22,9% Fonte: Cresme/SI 35 2.3.3. Il mercato delle pareti esterne per il settore non residenziale Tabella 2.22. - Pareti perimetrali NUOVA PRODUZIONE NON RESIDENZIALE (esclusa agricoltura) (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 4.458,3 3.163,6 2.663,8 2.551,2 Nord est 5.882,1 4.192,1 2.378,0 2.309,1 Centro 2.240,1 1.866,3 1.161,0 1.057,4 Sud 3.419,1 2.358,4 1.564,8 1.790,3 Isole 1.215,4 698,1 488,2 485,3 Italia 17.215,0 12.278,5 8.255,9 8.193,2 -28,7% Var. % su per. prec. -32,8% -0,8% Fonte: Cresme/SI Tabella 2.23. - Pareti perimetrali INTERVENTI SU ESISTENTE NON RESIDENZIALE (esclusa agricoltura - ‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 388,1 391,0 450,2 448,5 Nord est 524,1 533,7 444,5 436,1 Centro 200,4 223,6 198,2 195,9 Sud 329,7 330,2 334,6 330,8 Isole 126,0 106,9 106,1 105,1 Italia 1.568,4 1.585,4 1.533,7 1.516,5 1,1% Var. % su per. prec. -3,3% -1,1% Fonte: Cresme/SI Tabella 2.24. - Pareti perimetrali TOTALE MERCATO NON RESIDENZIALE (esclusa agricoltura - ‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 4.846,4 3.554,6 3.114,0 2.999,7 Nord est 6.406,2 4.725,8 2.822,5 2.745,2 Centro 2.440,5 2.089,9 1.359,2 1.253,3 Sud 3.748,8 2.688,6 1.899,4 2.121,1 Isole 1.341,4 805,0 594,3 590,4 Italia 18.783,3 13.863,9 9.789,4 9.709,7 Var. % su per. prec. -26,2% Fonte: Cresme/SI 36 -29,4% -0,8% 2.3.4. Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia non residenziale Nel 2012, le pareti esterne degli edifici non residenziali non destinati all’agricoltura, sviluppano una superficie pari a poco più di 909 milioni di mq e rappresentano il patrimonio teorico su cui è possibile intervenire in qualsiasi momento tramite l’isolamento esterno. Escludendo dai 909 milioni di mq le superfici già sottoposte ad interventi di manutenzione straordinaria negli ultimi 15 anni e le superfici di fabbricati non residenziali nuovi realizzati nello stesso periodo, si ottiene il potenziale netto di 714 mlioni di mq su cui si potrebbe intervenire nei prossimi 10 anni. Si stima che il mercato del rinnovo residenziale, nel periodo 2014-2023, oscilli da un minimo di 62 milioni ad un massimo di 72 milioni di mq. L’intervallo di oscillazione dipende da una serie di fattori, come e soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti (defiscalizzazione, bonus, ecc.). La riduzione dello stock iniziale a tale cifra, sensibilmente più piccola, è dovuta alla propensione e alla convenienza delle imprese ad intervenire attraverso i vari sistemi di isolamento. Tale convenienza/opportunità, si differenzia notevolmente per localizzazione geografica e per tipologia dimensionale del fabbricato. Si tratta, come nel caso dell’edilizia residenziale, di finestreopportunità per integrare ad un intervento manutentivo su pareti esterne delle risorse aggiuntive per migliorare il grado di efficienza dell’involucro edilizio. (*) L’intervallo di oscillazione dipende soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti (defiscalizzazione, bonus, ecc.) 37 2.4. Le chiusure orizzontali, coperture e solai per il settore residenziale Si tratta di una componente dei manufatti edilizi molto sensibile alle dispersioni termiche, infatti, le chiusure orizzontali opache comprendono due grandi ambiti: quello del sistema tetto per le copertura a falda, e quello delle coperture piane, del primo solaio, e del sottotetto per i sistemi di isolamento. 2.4.1. Le coperture a falda Le misurazioni del mercato e dei potenziali dei sistemi tetto comprendono a loro volta tre ambiti di tecnologia e di materiali funzionali all’efficienza energetica, passiva ma anche attiva. Il primo è quello del manto di copertura; il secondo dell’isolamento della falda; il terzo della vocazione ad ospitare impianti per la produzione di energia: fotovoltaico, pannelli solari termici, microeolico. # Il mercato attuale delle copertura a falda Il mercato totale, nuovo e rinnovo, delle strutture e dei manti di copertura per i tetti a falda ammonta nel 2012 a 46 milioni di mq. Comprende le nuove costruzioni e gli interventi di sostituzione; sia il mercato residenziale che quello non residenziale TERZIARIO, con l’esclusione quindi degli immobili destinati ad un utilizzo industriale o agricolo. La quota più consistente è quella relativa al mercato della riqualificazione che comprende sia interventi generali di sostituzione del manto di copertura e/o della struttura, sia interventi di sostituzione parziale degli elementi. 38 Il 2013 è stato un anno di ulteriore ridimensionamento del mercato, su valori già abbondantemente ridimensionati nei quattro anni precedenti. In particolare nella edilizia residenziale di nuova produzione si sono registrate riduzioni del 36% della media del periodo 20092011 rispetto al periodo 2004-2008, e nel 2012 un ulteriore -23,2% rispetto alla media del periodo 2009-2011. La destinazione prevalente dei tetti a falda è negli edifici mono-bifamiliari e a schiera. I materiali alternativi che si contendono quasi l’universo del mercato sono le tegole e i coppi in laterizio (63%) seguiti dalle tegole in cemento (24%). Tabella 2.25. - Coperture a falda NUOVA PRODUZIONE RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 3.633,6 2.309,4 1.666,2 1.569,7 Nord est 3.871,8 2.339,6 1.966,8 1.793,6 Centro 2.083,3 1.348,5 939,9 897,7 Sud 2.369,9 1.598,1 1.234,7 1.131,3 Isole 907,7 636,6 514,1 474,7 Italia 12.866,2 8.232,1 6.321,7 5.867,0 -36,0% -23,2% -7,2% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI Tabella 2.26. - Coperture a falda INTERVENTI SU ESISTENTE RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua Nord-ovest 12.027,4 2009-2011 media annua 11.785,8 2012 2013 10.999,3 10.960,6 Nord est 7.823,9 7.537,9 7.638,9 7.481,6 Centro 9.544,6 10.183,2 10.101,1 9.973,4 Sud 7.533,1 7.351,6 7.410,6 7.300,7 Isole 2.986,3 2.751,0 2.424,2 2.513,3 Italia 39.915,4 39.609,4 38.574,1 38.229,6 -0,8% -2,6% -0,9% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI Tabella 2.27. - Coperture a falda TOTALE MERCATO RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 15.661,0 14.095,1 12.665,5 12.530,3 Nord est 11.695,6 9.877,5 9.605,7 9.275,2 Centro 11.627,9 11.531,6 11.041,0 10.871,1 9.903,0 8.949,7 8.645,3 8.432,0 Sud Isole 3.894,0 3.387,6 2.938,3 2.988,0 Italia 52.781,6 47.841,4 44.895,9 44.096,5 -9,4% -6,2% -1,8% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI 39 Grafico 2.6. – Quote di mercato MATERIALI COPERTURE A FALDA Tegole Pannelli e bituminose 2% lastre in metallo 6% Altro 5% Coppi in laterizio 14% Tegole in cemento 24% Tegole in laterizio 49% PER TIPO EDIFICIO Oltre 15 abitazioni 13% Mono e bifamiliari 54% Da 3 a 15 abitazioni 33% Fonte: Cresme/SI # Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale Nel 2013, le coperture a falda degli edifici residenziali, sviluppano una superficie di 865 milioni di mq. Prevalentemente coprono gli edifici di piccole dimensioni. Infatti, l’80% della superficie complessiva riguarda i fabbricati monobi-familiari. Un altro 11% copre le cosiddette palazzine (da 3 a 15 abitazioni) e solo il 9% copre gli edifici di maggiori dimensioni. Il dato del potenziale mercato per gli interventi di riqualificazione delle coperture a falda si affina escludendo le superfici sottoposte ad interventi totali di manutenzione straordinaria negli ultimi 12 anni (questa la soglia “convenzionale” per il mantenimento di funzionalità prestazionali adeguate) e i nuovi edifici prodotti nel medesimo periodo. Il risultato è di circa 524 milioni di mq. 40 (*) L’intervallo di oscillazione dipende soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti (defiscalizzazione, bonus, ecc.) Grafico 2.7. –Composizione della consistenza potenziale AREE GEOGRAFICHE SUD 39% NORD 42% CENTRO 19% TIPOLOGIA EDILIZIA Plurifamil. 9% Tri-quadrifamil. 11% Mono-bifamil. 80% AREE CLIMATICHE F 6% A 0% E 44% B 3% C 23% D 24% Fonte: Cresme/SI 41 Si stima che il mercato potenziale per il periodo 2014 – 2023 oscilla fra 416 e 444 milioni di mq. In altri termini il ritmo della manutenzione straordinaria dei nostri tetti è inferiore a quello che sarebbe necessario per mantenere nel tempo le prestazioni delle coperture, in particolare per l’ingresso, in tale ammontare degli edifici realizzati negli anni ’80 e ’90 che necessitano di interventi non più procrastinabili. 2.4.2. Le chiusure orizzontali, 1° solaio, sottotetto, coperture piane # Il mercato attuale Quasi 41 milioni di mq di mercato complessivo nel 2013, articolato in interventi di nuova costruzione e di rinnovo sia nel settore abitativo (per complessivi 29,6 milioni di mq) che nell’edilizia terziaria (per complessivi 11,2 milioni di mq). Gli interventi nel 2013 nel comparto residenziale si articolano nel seguente modo: ! Primo solaio: 11,5 mln di mq nelle nuove realizzazioni e 2,0 di rinnovo; ! Sottotetti: 2,3 mln di mq nella nuova produzione e 1,9 nel rinnovo; ! Coperture piane e a terrazzo: 1,8 mln di mq nelle nuove realizzazioni e 10,1 di interventi sull’esistente. Il mercato del comparto residenziale nel 2013 ha visto il calo del -4,3% rispetto al 2012 ma si deve osservare la riduzione del 22,7% rispetto alla media del periodo 2009 – 2011 dopo un calo del 24,9% del periodo 2009 – 2011 rispetto al periodo 2004 – 2008. 42 Tabella 2.28. - Coperture piane e terrazzo NUOVA PRODUZIONE RESIDENZIALE (‘000 di mq) Nord-ovest Nord est Centro 2004-2008 media annua 632,7 2009-2011 media annua 404,5 2012 2013 287,4 270,9 754,2 445,4 348,8 323,7 690,9 442,1 306,1 292,6 1.242,4 833,5 684,3 612,3 Isole 644,7 453,0 371,2 341,3 Italia 3.964,8 2.578,5 1.997,9 1.840,8 -35,0% -49,6% -7,9% Sud Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI Tabella 2.29. - Coperture piane e terrazzo INTERVENTI SU ESISTENTE RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2.997,2 2009-2011 media annua 3.124,9 2012 2013 2.916,4 2.906,1 Nord est 1.949,5 1.998,6 2.025,4 1.983,7 Centro 2.378,5 2.700,0 2.678,2 2.644,4 Sud 1.877,3 1.949,2 1.964,9 1.935,7 Nord-ovest Isole 744,2 729,4 642,8 666,4 Italia 9.946,8 10.502,2 10.227,7 10.136,3 5,6% 2,8% -0,9% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI Tabella 2.30. - Coperture piane e terrazzo TOTALE MERCATO RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 3.629,9 2009-2011 media annua 3.529,4 2012 2013 3.203,8 3.177,0 Nord est 2.703,6 2.444,0 2.374,2 2.307,4 Centro 3.069,4 3.142,0 2.984,4 2.937,0 Sud 3.119,7 2.782,7 2.649,2 2.548,1 Isole 1.388,9 1.182,4 1.014,0 1.007,7 Italia 13.911,6 13.080,7 12.225,6 11.977,1 -6,0% -12,1% -2,0% Nord-ovest Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI 43 Tabella 2.31. - Sottotetti NUOVA PRODUZIONE RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 1.447,5 917,6 662,0 623,7 Nord est 1.542,5 929,6 781,5 712,7 Centro 829,9 535,8 373,4 356,7 Sud 944,2 635,0 490,6 449,5 Isole 361,6 253,0 204,3 188,6 Italia 5.125,6 3.271,0 2.511,9 2.331,2 -36,2% -51,0% -7,2% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI Tabella 2.32. - Sottotetti INTERVENTI SU ESISTENTE RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 601,5 589,4 550,1 548,2 Nord est 391,3 377,0 382,0 374,2 Centro 477,3 509,3 505,2 498,8 Sud 376,7 367,7 370,6 365,1 Isole 149,3 137,6 121,2 125,7 Italia 1.996,2 1.980,9 1.929,1 1.911,9 -0,8% -3,4% -0,9% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI Tabella 2.33. - Primo solaio NUOVA PRODUZIONE RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 7.167,8 4.514,9 3.257,5 3.068,9 Nord est 7.640,1 4.574,0 3.845,2 3.506,5 Centro 4.107,9 2.636,3 1.837,5 1.755,0 Sud 4.676,4 3.124,4 2.414,0 2.211,8 Isole 1.790,8 1.244,6 1.005,2 928,0 Italia 25.383,1 16.094,2 12.359,3 11.470,2 -36,6% -51,3% -7,2% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI Tabella 2.34. - Primo solaio INTERVENTI SU ESISTENTE RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 649,4 614,6 565,0 565,0 Nord est 422,4 393,1 392,4 385,7 Centro 515,4 530,9 518,9 514,1 Sud 406,7 383,3 380,7 376,3 Isole 161,2 143,5 124,5 129,6 Italia 2.155,2 2.065,4 1.981,4 1.970,7 -4,2% -8,1% -0,5% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI 44 Tabella 2.35. - Primo solaio, sottotetto e copertura piana TOTALE MERCATO RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 13.496,1 10.166,0 8.238,3 7.982,8 Nord est 12.699,9 8.717,7 7.775,4 7.286,4 Centro 8.999,9 7.354,4 6.219,3 6.061,6 Sud 9.523,8 7.293,1 6.305,1 5.950,9 Isole 3.851,9 2.961,0 2.469,2 2.379,6 Italia 48.571,7 36.492,1 31.007,3 29.661,2 -24,9% -36,2% -4,3% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI # Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia residenziale Il totale della superficie si coperture piane, sottotetti e primi solai per il settore residenziale al 2013 misura 2,8 miliardi di mq. Di tale cifra 328 milioni di mq è relativa a interventi di nuove realizzazioni o soggetta negli ultimi 15 anni ad operazioni di manutenzione straordinaria. Tolta tale grandezza, rimane un potenziale complessivo di quasi 2,5 miliardi di mq. (*) L’intervallo di oscillazione dipende soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti (defiscalizzazione, bonus, ecc.) Il dato si riduce tuttavia ad una cifra che varia da 165 a 205 milioni di mq se si va a verificare la localizzazione di tali edifici per area geografica e zona climatica, le tipologie edilizie e il quadro di convenienza, opportunità e propensione dei proprietari. Si ricorda anche che si tratta di ambiti che potenzialmente necessitano di interventi di manutenzione e come tali vanno considerati in tema di “finestra-opportunità” per interventi con tecniche e materiali che considerino il miglioramento dell’efficienza dell’edificio. 45 Le potenzialità maggiori sono ascrivibili alle zone climatiche C, D, ed F per i fabbricati di grandi dimensioni nel Mezzogiorno e nel Centro Italia, nelle monobifamiliari nelle regioni centrali, in particolare ricadenti in zona climatica F. La minore propensione ad investire in questa tipologia di riqualificazione energetica, si registra, invece nei condomini e nelle palazzine del Nord e nelle fasce climatiche più calde (A e B) del Sud. Grafico 2.8. – Primo solaio, sottotetto e copertura piana - Composizione della consistenza potenziale: AREE GEOGRAFICHE SUD 42% NORD 42% CENTRO 16% TIPOLOGIA EDILIZIA Tri-quadrifamil. 8% Plurifamil. 10% Mono-bifamil. 82% AREE CLIMATICHE F 5% A B 0% 3% C 25% E COPERTURA PIANA (migliaia di mq) E 43% D 24% Fonte: Cresme/SI 46 2.5. Le chiusure orizzontali, coperture e solai per il settore non residenziale Tabella 2.36. - Coperture NUOVA PRODUZIONE NON RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 5.139,4 4.177,5 4.245,7 3.913,6 Nord est 5.022,3 5.162,8 2.330,1 2.976,9 Centro 3.183,2 2.939,1 1.966,2 1.869,2 Sud 4.578,6 3.120,9 2.267,9 2.314,7 Isole 2.061,4 1.269,9 952,1 940,5 Italia 19.985,0 16.670,2 11.762,1 12.014,9 -16,6% -29,4% 2,1% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI Tabella 2.37. - Coperture INTERVENTI SU ESISTENTE NON RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 917,0 775,5 700,1 709,7 Nord est 782,6 699,1 731,6 716,2 Centro 484,8 454,3 414,6 419,2 Sud 437,5 411,0 394,9 396,9 Isole 218,0 177,4 172,3 169,9 Italia 2.839,8 2.517,3 2.413,5 2.411,9 -11,4% -4,1% -0,1% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI Tabella 2.38. - Coperture TOTALE MERCATO NON RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 6.056,3 4.953,0 4.945,9 4.623,3 Nord est 5.804,9 5.861,9 3.061,7 3.693,1 Centro 3.668,0 3.393,3 2.380,8 2.288,4 Sud 5.016,2 3.531,9 2.662,7 2.711,6 Isole 2.279,4 1.447,3 1.124,4 1.110,4 Italia 22.824,7 19.187,4 14.175,5 14.426,8 -15,9% -26,1% 1,8% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI Tabella 2.39. – Solai TOTALE MERCATO NON RESIDENZIALE (‘000 di mq) 2004-2008 media annua 2009-2011 media annua 2012 2013 Nord-ovest 4.753,2 3.757,1 2.549,3 2.850,4 Nord est 4.520,8 4.639,7 3.652,4 3.190,7 Centro 2.991,1 2.738,6 1.551,7 1.745,5 Sud 4.086,3 2.923,3 2.224,5 2.396,9 Isole 1.823,1 1.185,7 944,1 992,2 Italia 18.174,5 15.244,4 10.922,0 11.175,8 -16,1% -28,4% 2,3% Var. % su per.prec. Fonte: Cresme/SI 47 # Il potenziale del mercato della riqualificazione energetica in edilizia non residenziale Il totale della superficie di coperture (principalmente piane) e primi solai per il settore non residenziale al 2013 misura quasi 1,4 miliardi di mq. Di tale cifra, 284 milioni di mq, si riferiscono a interventi di nuove realizzazioni o soggetta negli ultimi 15 anni ad operazioni di manutenzione straordinaria. Al netto di queste superfici, rimane un potenziale complessivo di oltre 1,1 miliardi di mq. Il dato si riduce tuttavia ad una cifra che varia da 130 a 140 milioni di mq se si va a verificare la localizzazione di tali edifici per area geografica e zona climatica, le tipologie edilizie e il quadro di convenienza, opportunità e propensione dei proprietari. Si ricorda anche che si tratta di ambiti che potenzialmente necessitano di interventi di manutenzione e come tali vanno considerati in tema di “finestra-opportunità” per interventi di miglioramento dell’efficienza dell’edificio. (*) L’intervallo di oscillazione dipende soprattutto dalla presenza o meno di norme incentivanti (defiscalizzazione, bonus, ecc.) 48 3. Quanto si risparmierebbe e con quale investimento 49 3. Quanto si risparmierebbe e con quale investimento quanto consuma ogni tipologia di edificio, le potenzialità di risparmio e il costo di tale risparmio (€/KWh); il bilancio costi / benefici per lo Stato e per il Sistema Paese Nella valutazione del risparmio ottenibile dagli interventi di isolamento degli edifici è necessario rilevare la base di informazioni disponibile nei dati ENEA relativi alle domande presentate per l’ottenimento dei benefici fiscali del 55% tra il 2007 e il 2012 (ultima annualità analizzata da ENEA). Nel complesso, in circa sei anni di vigenza del provvedimento fiscale, sono state inviate quasi 1,6 milioni di comunicazioni per un importo speso in lavori di riqualificazione energetica degli edifici vicino ai 18 miliardi di euro. Nelle stime pubblicate da ENEA si rileva che, grazie a tali interventi, si è cumulato un risparmio energetico pari a circa 9.000 GWh di energia primaria con una riduzione di emissioni di gas climalteranti superiore a 1,9 Mt/anno (milioni di tonnellate per anno). TABELLA 3.1. - SINTESI INTERVENTI INCENTIVATI AL 55% - LE COMUNICAZIONI INVIATE AD ENEA 2007-2012 2007 - 2012 Strutture orizzontali Interventi dichiarati a ENEA 33.670 Risparmio Totale (GWh) 705 Spesa Totale (MEuro) 1.291 Efficacia (MWh/int) Efficienza (€/kWh) 20,9 0,12 CO2 evitata (kt/a) 150 Strutture verticali 23.317 299 759 12,8 0,12 64 Interventi combinati 36.176 535 1.045 14,8 0,10 – 0,17 114 Infissi 824.779 2.270 7.729 2,8 0,17 482 Impianto Termico 437.865 4.034 5.649 9,2 0,13 857 Solare Termico 199.730 1.223 1.411 6,1 0,06 260 Non specificato TOTALE INTERVENTI 318 2 3 5,7 - 1.555.855 9.068 17.886 5,8 0,14 0 1.927 Fonte: elaborazione Cresme su dati ENEA – Rapporti annuali 2007 – 2012- “LE DETRAZIONI FISCALI DEL 55% PER LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE” Secondo le stesse elaborazioni ENEA, gli interventi che contribuiscono maggiormente al risparmio energetico, in termini di MWh per singolo intervento, risultano quelli di coibentazione delle strutture opache orizzontali (coperture e solai) con 20,9 MWh per intervento. Al secondo posto di una ipotetica classifica (escludendo gli interventi combinati che non sono specificati ma comunque contengono interventi di coibentazione dell’involucro opaco) si trovano le coibentazioni di strutture opache verticali (pareti perimetrali e divisori) con 12,8 MWh per intervento. Il confronto con le altre tipologie di lavori incentivati con la detrazione del 55% è particolarmente interessante poiché il risparmio ottenibile con sistemi passivi (tipicamente l’isolamento termico degli involucri) è di gran lunga superiore ai sistemi attivi. L’installazione di caldaie a condensazione permette un risparmio di 9,2 MWh per intervento e l’installazione di impianti solari termici di 6,1 MWh per intervento. Il vantaggio dell’isolamento delle strutture opache, infine, appare enormemente più performante rispetto al miglioramento delle prestazioni termiche delle superfici trasparenti: queste ultime garantirebbero un risparmio di soli 2,8 MWh per intervento. Nel numero di interventi effettuati, 50 tuttavia si osserva una netta sproporzione tra gli interventi di coibentazione degli involucri opachi e le altre tipologie di intervento. La sostituzione di infissi e vetri è la tipologia di lavori più frequente pur essendo quella con il minor risparmio specifico rilevato da ENEA. Le altre due tipologie di interventi più realizzate sono le sostituzioni di generatori di calore e le installazioni di impianti solari termici. E’ evidente che il ricorso ai lavori di efficientamento è maggiore per gli interventi con un costo più contenuto: infissi 9.400 €/intervento, impianto termico 12.900 €/intervento e solare termico 7.100 €/intervento. Le coibentazioni delle superfici opache risultano notevolmente più impegnative dal punto di vista degli importi da investire: coibentazioni delle superfici orizzontali opache 38.400 €/intervento, coibentazioni delle superfici verticali opache 32.500 €/intervento. 3.1. Una stima del risparmio energetico ed economico ottenibile intervenendo sugli involucri edilizi esistenti La sintesi di quanto visto finora è contenuta nelle tabelle che seguono in cui si raffrontano le principali grandezze elaborate nell’intero rapporto per giungere ad un bilancio della convenienza dell’intervenire, isolandoli, sugli involucri edilizi. La tabella di sintesi evidenzia i valori medi annui delle quantità in gioco (potenziale di intervento, investimento per riqualificare il potenziale, risparmio ottenibile in termini energetici ed economici), la stima delle minori emissioni di CO2 e il periodo di rientro dell’investimento in presenza di incentivi paragonabili a quelli attualmente in vigore (65% di detrazione fiscale IRPEF). La metodologia di costruzione dei dati è di seguito descritta attraverso i dati visti nei capitoli precedenti e le stime sui costi e sul risparmio. TABELLA 3.2. - ATTIVITA’ DI RINNOVO 2014 – 2023 - STOCK, POTENZIALE DI INTERVENTO, INVESTIMENTI, RISPARMIO ATTRAVERSO L’ISOLAMENTO Risparmio potenziale (GWh annui) Risparmio potenziale (mln € annui) CO2 non emessa (Kt annue) Pay back time con incentivi (anni con 65% per riqual. energetica) 92,43 35,21 7,1 6,7 Stock (mln mq) Potenziale 2014-2023 (mln mq annui) Pareti perimetrali residenziale Pareti perimetrali non residenziale 4.140 909 15,0 6,7 1.121,3 402,0 462,1 176,0 55,5 21,1 Coperture residenziale Coperture non residenziale 1.478 694 56,3 12,8 8.445,0 1.280,0 3.109,5 530,2 373,1 63,6 Solai e sottotetti residenziale Primo solaio non residenziale 1.918 693 5,2 0,7 364,0 45,5 164,1 18,1 19,7 2,2 Residenziale Non residenziale 7.536 2.296 76,5 20,2 9.930,3 1.727,5 3.735,8 724,4 448,3 86,9 Totale edifici Italia 9.832 96,7 11.657,8 4.460,1 Fonte: elaborazione Cresme su dati vari (ENEA, Istat, MISE, prezziari, Cresme/SI, altri) 535,2 Investimento (mln € annui) 51 621,90 106,04 7,9 7,0 32,82 3,62 6,5 7,3 747,2 144,9 7,8 7,0 892,0 7,6 La lettura delle informazioni così allineate mostra uno stock complessivo di superfici esterne dalle dimensioni enormi: ! oltre 9,8 miliardi di mq di cui o 5,0 miliardi di mq di pareti perimetrali (4,1 miliardi per il residenziale e 0,9 miliardi per il non residenziale) o 2,2 miliardi di mq di coperture (1,5 miliardi per il residenziale e 0,7 miliardi per il non residenziale) o 2,6 miliardi di mq di solai e sottotetti (1,9 miliardi per il residenziale e 0,7 miliardi per il non residenziale) Tale patrimonio, pur in parte riqualificato e soggetto a flussi di nuova edificazione, consta di amplissime superfici che non hanno subito interventi da oltre 15 anni: ! oltre 8,2 miliardi di mq (quasi l’84% dell’intero stock) di cui o 4,4 miliardi di mq di pareti perimetrali (3,7 miliardi per il residenziale e 0,7 miliardi per il non residenziale) o 1,5 miliardi di mq di coperture (1,0 miliardi per il residenziale e 0,5 miliardi per il non residenziale) o 2,3 miliardi di mq di solai e sottotetti (1,7 miliardi per il residenziale e 0,6 miliardi per il non residenziale) L’effettivo potenziale di intervento che lo stock non riqualificato negli ultimi 15 anni (84% circa dello stock complessivo) potrà esprimere nel periodo 2013-2022 in termini di reali opere edilizie di rinnovo (dettati dalla vocazione ad effettuare tale tipo di interventi a livello territoriale e per zona climatica, come descritto nel capitolo 2), genera interventi su: ! quasi 1,0 miliardi di mq (pari a una media annua di 96,7 milioni di mq) di cui o 216 milioni di mq di pareti perimetrali (150 milioni per il residenziale – media annua 15,0 milioni mq e 67 milioni per il non residenziale – media annua 6,7 milioni mq) o 691 milioni di mq di coperture (563 milioni per il residenziale – media annua 56,3 milioni mq e 128 milioni per il non residenziale – media annua 12,8 milioni) o 59 milioni di mq di solai e sottotetti (52 milioni per il residenziale – media annua 5,2 milioni mq e 7 milioni per il non residenziale – media annua 0,7 milioni mq) All’effettivo potenziale di rinnovo delle superfici edificate, corrisponde un tasso complessivo di intervento pari all’1,0% della superficie totale esistente. Il tasso di intervento più elevato si rileva per le coperture residenziali (3,8%) mentre si osserva la vocazione più contenuta ad intervenire sulle superfici opache nelle pareti perimetrali residenziali (0,4%) e nei solai al piano terra degli edifici non residenziali (0,1%). 52 Il costo medio per intervento (ricavato dai prezziari e dal costo medio degli interventi di riqualificazione energetica analizzati da ENEA) varia dai 60 €/mq per i solai al piano terra e per le pareti perimetrali degli edifici non residenziali ai 90 e ai 100 €/mq per le coperture residenziali. Moltiplicando i costi specifici per le rispettive superfici si ottiene l’entità dell’investimento complessivo che risulterebbe dall’intervento di coibentazione di tutte le superfici potenzialmente oggetto di tali interventi nel periodo 2014-2023. L’investimento sarebbe pari a 116,6 miliardi di euro nei 10 anni e pari a 11,7 miliardi annui, un valore di poco inferiore al 15% di tutti gli investimenti in manutenzione straordinaria effettuati annualmente in Italia. Gli ordini di grandezza degli investimenti non sono fuori dalla portata delle capacità di spesa delle famiglie e delle imprese e appare importante, su tali basi, la sensibilizzazione del panorama politico e dell’opinione pubblica. Ciò è tanto più vero se si introduce il tema del risparmio energetico ottenibile dagli interventi appena descritti. Secondo le elaborazioni effettuate sui dati ENEA si osserva che il risparmio energetico specifico (KWh/mq) per gli interventi sulle superfici opache degli edifici è compreso tra i 25,9 KWh/mq dei solai al piano terra degli edifici non residenziali e i 55,2 KWh/mq delle coperture residenziali. A fronte, dunque, di un investimento di 116,6 miliardi di € si otterrebbe un risparmio energetico annuo, a conclusione del ciclo decennale di investimenti, pari a 44.600 GWh/anno. Considerando che 1 GWh equivale a circa 86 Tep (tonnellate equivalente di petrolio), si osserva che il risparmio annuo sarebbe pari a 3.836 KTep annue a fronte di un consumo complessivo da parte degli edifici pari a 46.800 KTep. In sostanza intervenendo con coibentazioni efficaci sul solo potenziale annuo dei prossimi 10 anni si otterrebbe un risparmio energetico dell’8,2% sulla bolletta energetica nazionale. E’ inoltre evidente che gli edifici così riqualificati consumerebbero dal 40% al 75% in meno rispetto ad edifici non coibentati offrendo un vantaggio estremamente più elevato, con risparmi proporzionali in termini energetici ed economici, per gli occupanti di tali spazi abitativi e lavorativi. In termini economici appare evidente che il risparmio ottenibile attraverso l’isolamento termico degli edifici (quantificabile come già detto tra il 40% e il 75% a seconda del tipo di intervento, della zona climatica in cui è posto l’edificio, del livello qualitativo delle opere edili, dell’attività che vi si svolge e dagli stili di utilizzo degli occupanti), è ancor più conveniente se si ricorda quanto osservato nel primo capitolo rispetto alla dinamica crescente dei prezzi dell’energia. In merito basta riportare che negli ultimi nove anni le tariffe al consumo del gas naturale sono aumentate del 4,5% medio annuo e che quelle dell’energia elettrica di un paragonabile +4,1% medio annuo. Il periodo di rientro dell’investimento in riqualificazione energetica degli involucri edilizi (pay back period semplice calcolato come investimento medio annuo diviso risparmio medio annuo) si colloca in media a 7,6 anni in presenza di incentivi paragonabili a quelli 53 attualmente in vigore (65%). In assenza di incentivi il periodo di rientro dell’investimento è particolarmente elevato e si colloca a 21,8 anni. Gli interventi con un ritorno più rapido sono quelli di coibentazione di solai e sottotetti nel settore residenziale che vengono ammortizzati in 6,5 anni con incentivi e in 18,5 anni senza incentivi. Gli interventi con periodo di rientro più lungo (7,9 anni con incentivi e 22,6 anni senza incentivi) sono quelli di riqualificazione delle coperture residenziali. Non può essere trascurato, infine, l’aspetto occupazionale diretto (le imprese, i progettisti e i tecnici che elaborano e realizzano le opere) e indotto (l’attivazione dell’intera filiera dai produttori di materiali edili, allo smaltimento dei residui delle demolizioni) che gli investimenti in precedenza stimati potrebbero attivare. E’ evidente che, nell’attuale congiuntura economica di contrazione delle attività, più che di occupazione aggiuntiva, si potrebbe far riferimento al mantenimento sul posto di lavoro di un ingente quantitativo di addetti all’edilizia. TABELLA 3.3. - RICADUTA OCCUPAZIONALE ANNUA PER GLI INTERVENTI DI ISOLAMENTO GENERATI DAL POTENZIALE 2014 – 2023 INVESTIMENTO COMPLESSIVO (Mln. € / anno) Strutture opache verticali Occupati diretti per miliardo di euro investito Occupati indiretti per miliardo di euro investito Occupati diretti annui 1.523,3 Strutture opache orizzontali 10.134,5 Totale 11.657,8 9.952 4.976 Occupati indiretti annui 15.160 7.580 100.859 50.429 116.019 58.009 Occupati totali annui 22.740 151.288 174.028 Fonte: elaborazione Cresme su dati vari I 116,6 miliardi di euro ripartiti in 10 anni, qualora venissero convogliati in riqualificazione energetica anche attraverso incentivi fiscali alla riqualificazione paragonabili a quelli attualmente in vigore pari al 65%, potrebbero attivare annualmente oltre 174 mila addetti. Nell’intero periodo decennale, dunque, si attiverebbero più di 1,7 milioni di posti di lavoro (nuovi, trattenuti o ripristinati) nell’edilizia della riqualificazione energetica. Nella tabella precedente si quantificano i livelli occupazionali diretti e indotti per segmento di intervento (strutture opache verticali e orizzontali). L’investimento è quantificato annualmente secondo quanto visto in precedenza e lo sviluppo in termini di occupati (circa 10 mila occupati diretti ogni miliardo di euro investito e circa 5 mila occupati indiretti per miliardo di euro investito) è ricavato dall’applicazione della metodologia esposta in seguito. " Il percorso metodologico per la stima del risparmio e del pay back time Nella tabella che segue sono riassunti i parametri utilizzati per la sintesi, sono evidenziate le informazioni relative allo stock, alla quota di stock che non ha subito interventi di riqualificazione 54 negli ultimi 15 anni, il potenziale del decennio 2013-2022, il tasso di rinnovo medio annuo, l’investimento complessivo necessario per riqualificare l’intero potenziale 2013-2022, il risparmio complessivo ottenibile (economico ed energetico) attraverso l’intervento sull’intero potenziale della riqualificazione. TABELLA 3.4. – ATTIVITA’ DI RINNOVO - STOCK, POTENZIALE DI INTERVENTO, INVESTIMENTI, RISPARMIO ATTRAVERSO L’ISOLAMENTO (SEGUE) di cui senza interventi recenti (mln mq) potenziale 2014-2023 (mln mq) tasso di rinnovo annuo Investimento (mln € su Potenziali 2014-2023) Risparmio (GWh € su potenziali 20142023) 4.140 3.627 149,5 0,4% 11.213 4.621 555 909 727 67,0 0,7% 4.020 1.760 211 1.478 1.039 563,0 3,8% 84.450 31.095 3731 694 480 128,0 1,8% 12.800 5.302 636 1.918 1.693 52,0 0,3% 3.640 1.641 197 693 623 7,0 0,1% 455 181 22 1,0% 99.303 37.358 4.483 0,9% 17.275 7.244 869 1,0% 116.578 44.601 5.352 Stock (mln mq) Pareti perimetrali residenziale Pareti perimetrali non residenziale Coperture residenziale Coperture non residenziale Solai e sottotetti residenziale Primo solaio non residenziale Residenziale 2.296 Non residenziale Totale edifici Italia 7.536 9.832 6.359 1.830 8.189 765 202 967 Risparmio (Mln € su potenziali 2014-2023) Fonte: elaborazione Cresme su dati vari (ENEA, Istat, MISE, prezziari, Cresme/SI, altri) Le tabelle che seguono mostrano il procedimento attraverso il quale si è giunti alle tabelle di sintesi presentate in precedenza. Il primo passaggio è stato l’identificazione del patrimonio e del potenziale annuo di rinnovo e di nuova costruzione come stimato nel capitolo precedente. Nelle tre tabelle che seguono si evidenzia il potenziale di superfici nei 10 anni (2014 – 2023) per tipologia di elemento fabbricativo (pareti perimetrali, coperture, solai e sottotetti), per destinazione d’uso dei fabbricati (residenziali e non residenziali) e per tipo di intervento (nuova costruzione e riqualificazione). I valori sono espressi in milioni di metri quadri complessivi (prima tabella), mq medi annui (seconda tabella) e in rapporto allo stock edilizio per evidenziare la vocazione di intervento rispetto ad ogni elemento fabbricativo (terza tabella). Si è poi concentrato l’analisi sull’attività di riqualificazione poiché è il comparto attraverso il quale si può valutare l’impatto dell’isolamento sui consumi e sul risparmio energetico. La nuova costruzione è un comparto che deve di per se sottostare alla normativa vigente e rispettare i vincoli di efficienza energetica in essa richiesti. Va anche rilevato che la nuova costruzione, benché più efficiente, comporta comunque un incremento nei consumi energetici degli edifici, pertanto le stime sarebbero state distorte da investimenti non omogenei (calcolare il solo extra-costo delle coibentazioni rispetto al costo della costruzione standard) e da risparmi non valutabili (incremento dei consumi dato dall’incremento dello stock e valutazione del consumo con e senza isolamento). 55 TABELLA 3.5. – STOCK EDILIZIO E POTENZIALE TOTALE 2014 – 2023 PER L’ISOLAMENTO DI ELEMENTI FABBRICATIVI NUOVA COSTRUZIONE E RINNOVO Stock (mln mq) Potenziale nuova costruzione (mln mq) Potenziale riqualificazione (mln mq) Potenziale TOTALE (mln mq) pareti perimetrali residenziale pareti perimetrali non residenziale 4.140 909 168,1 89,5 149,5 67,0 317,6 156,5 coperture residenziale coperture non residenziale 1.478 694 82,4 39,6 563,0 128,0 645,4 167,6 solai e sottotetti residenziale primo solaio non residenziale 1.918 693 148,3 59,4 52,0 7,0 200,3 66,4 RESIDENZIALE NON RESIDENZIALE 7.536 2.296 398,8 188,5 764,5 202,0 1.163,3 390,5 9.832 587,3 966,5 1.553,8 TOTALE Fonte: elaborazione Cresme TABELLA 3.6. – STOCK EDILIZIO E POTENZIALE ANNUO 2014 – 2023 PER L’ISOLAMENTO DI ELEMENTI FABBRICATIVI NUOVA COSTRUZIONE E RINNOVO Stock (mln mq) Potenziale nuova costruzione ANNUO (mln mq) Potenziale riqualificazione ANNUO (mln mq) Potenziale TOTALE ANNUO (mln mq) pareti perimetrali residenziale pareti perimetrali non residenziale 4.140 909 16,8 9,0 15,0 6,7 31,8 15,7 coperture residenziale coperture non residenziale 1.478 694 8,2 4,0 56,3 12,8 64,5 16,8 solai e sottotetti residenziale primo solaio non residenziale 1.918 693 14,8 5,9 5,2 0,7 20,0 6,6 RESIDENZIALE NON RESIDENZIALE 7.536 2.296 39,9 18,9 76,5 20,2 116,3 39,1 9.832 58,7 96,7 155,4 TOTALE Fonte: elaborazione Cresme Tabella 3.7. – Stock edilizio e tasso medio annuo di crescita e di intervento sugli elementi fabbricativi NUOVA COSTRUZIONE E RINNOVO Stock (mln mq) Tasso annuo di incremento dello stock Tasso annuo di rinnovo dello stock Tasso potenziale di intervento annuo rispetto allo stock attuale pareti perimetrali residenziale pareti perimetrali non residenziale 4.140 909 0,4% 1,0% 0,4% 0,7% 0,8% 1,7% coperture residenziale coperture non residenziale 1.478 694 0,6% 0,6% 3,8% 1,8% 4,4% 2,4% solai e sottotetti residenziale primo solaio non residenziale 1.918 693 0,8% 0,9% 0,3% 0,1% 1,0% 1,0% RESIDENZIALE NON RESIDENZIALE 7.536 2.296 0,5% 0,8% 1,0% 0,9% 1,5% 1,7% 9.832 0,6% 1,0% 1,6% TOTALE Fonte: elaborazione Cresme 56 L’investimento necessario per riqualificare gli involucri edilizi definiti nel potenziale 2014-2023 è stato elaborato attribuendo alle superfici per tipologia di elemento fabbricativo e per destinazione d’uso dei fabbricati, il relativo costo parametrico (€/mq). Ogni segmento analizzato è stato approfondito, dunque, sotto l’aspetto del costo di realizzazione delle opere e la stima finale del costo parametrico comprende: le demolizioni, la posa in opera, la finitura, l’IVA, gli adempimenti tecnici e burocratici per l’avvio dei lavori e per la fruizione degli incentivi fiscali. Il risparmio ottenibile dagli interventi di riqualificazione energetica degli involucri edilizi è stato stimato attraverso la sintesi di più fonti. I dati relativi alle comunicazioni per la fruizione delle detrazioni fiscali sono stati già considerati in introduzione al capitolo; tali dati sono stati utilizzati per determinare il risparmio medio parametrico in termini di KWh per mq e le minori emissioni di CO2 in termini di tonnellate per mq. la superficie media degli interventi è stata ricavata applicando al costo medio per intervento (€ per intervento) il costo unitario (€ per mq di elemento fabbricativo) ricavato da prezziari ufficiali. " Metodologia di stima dell’impatto occupazionale diretto e indotto La stima dell’impatto occupazionale degli incentivi sul mercato della riqualificazione parte da alcuni dati e considerazioni contenute nella Relazione dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (AVCP) presentata al Parlamento nel 2008. In tale relazione, l’Autorità ha svolto un’indagine sull’impatto degli investimenti in opere pubbliche sull’occupazione, rilevando che “l’incidenza della manodopera impiegata direttamente negli appalti di lavori pubblici - sulla base dei dati a disposizione dell’Autorità – è pari in media, in termini percentuali, al 29% dell’importo totale degli appalti ed è calcolata senza tener conto degli effetti occupazionali generati dagli appalti di lavori sull’indotto” Conseguentemente, per ogni miliardo di euro investito nelle opere pubbliche, 290 milioni di euro sarebbero destinati a compensare la forza lavoro diretta generata dall’investimento.” L’Autorità nella sua analisi evidenzia, però, come per alcune tipologie di lavori l’incidenza media della forza lavoro sull’investimento sia maggiore rispetto ad altre: ad esempio nei lavori per la costruzione di edifici civili e industriali, nei quali rientrano gli edifici adibiti a scuole, l’incidenza della manodopera è circa il 34%, mentre nei lavori di restauro e manutenzione di beni immobili sottoposti a vincoli ambientali l’incidenza media è circa il 37% e nei lavori di decorazione di beni di interesse storico ed artistico l’incidenza è circa il 47%. Sempre secondo l’Autorità utilizzando il costo medio annuo di un operaio del settore, ottenuto calcolando la media dei costi orari della manodopera di alcune province settentrionali, centrali e meridionali, pubblicati dalle associazioni dei costruttori o da enti regionali, “qualora si verificasse un 57 aumento dell’importo dei lavori pubblici di un miliardo di euro, si creerebbero circa 7.800 nuovi posti di lavoro, e questo solo in virtù dell’effetto diretto dell’incremento degli appalti. Calcolando poi che l’indotto prodotto da un simile aumento, in termini di effetti indiretti su fornitori e prestatori di servizi, comporta mediamente una amplificazione dei posti di lavoro valutata tra il 50 ed il 100% degli effetti diretti, si genererebbero complessivamente da 11.700 a 15.600 nuovi occupati”. Sulla base di quanto rilevato precedentemente e assumendo prudenzialmente, ai fini del calcolo degli occupati indotti, la percentuale pari al 50% dell’occupazione diretta stimata dall’Autorità, è possibile fornire una stima occupazionale, per alcune tipologie di lavori pubblici, come indicato nella seguente tabella. TABELLA 3.8. - STIMA OCCUPAZIONE DIRETTA E INDOTTA PER ALCUNE TIPOLOGIE DI LAVORI PUBBLICI IN % SULL’ INVESTIMENTO E PER MILIARDO DI EURO % sull’ investimento Occupati diretti per miliardo di euro Occupati indotto per miliardo di euro* Totale occupati per miliardo di euro 29% 7.800 3.900 11.700 34% 37% 47% 9.141 9.952 14.815 4.571 4.976 7.408 13.712 14.928 22.223 Media lavori pubblici Edilizia civile /Edilizia scolastica Lavori di restauro e manutenzione Lavori di decorazione beni storico artistici Fonte: Elaborazione CRESME su dati AVCP. (*) Stima prudenziale, pari al 50% dell’occupazione diretta. 3.2. Il peso dell’attività di recupero del patrimonio esistente nel mercato delle costruzioni nel 2013 La stima del mercato delle costruzioni divide il valore della produzione del settore delle costruzioni tra investimenti e manutenzione ordinaria. Gli investimenti sono poi ulteriormente divisi tra nuove costruzioni e manutenzione straordinaria. Gli investimenti, e quindi anche la manutenzione straordinaria, sono poi articolati, nei comparti dell’edilizia residenziale, dell’edilizia non residenziale e delle opere del genio civile. E’ considerato, inoltre, l’investimento in fonti energetiche rinnovabili. Nel 2013, su un valore della produzione dell’intero settore delle costruzioni stimata in 174,6 miliardi di euro (comprensivi degli investimenti in impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili – impianti FER, ed escluse le spese per i trasferimenti di proprietà) la spesa in interventi di manutenzione e recupero ammonterebbe a 116,8 miliardi di euro, pari pertanto al 66,9% dell’intero fatturato dell’edilizia. 58 Schema 3.1. - IL VALORE DELLA PRODUZIONE 2013 MILIARDI DI EURO CORRENTI Fonte: CRESME TABELLA 3.9. – % DELL’ATTIVITÀ DI RECUPERO SUL VALORE DELLA PRODUZIONE DELLE COSTRUZIONI 2006-20122013* - VALORI CORRENTI (MILIONI DI EURO) 2006 Valore assoluto 2013 Valore assoluto Var.%2013/2006 100,0 192.403 100,0 174.602 -9,3 55,4 106.598 66,9 116.818 9,6 Manutenzione ordinaria 16,5 31.704 20,7 36.223 14,3 Manutenzione straordinaria 38,9 74.894 46,2 80.595 7,6 - 20,1 38.696 26,5 46.355 19,8 Nuova costruzione 44,3 85.144 28,8 50.324 -40,9 - 21,1 40.639 11,2 19.654 -51,6 0,3 661 4,3 7.461 1.028,7 PRODUZIONE TOTALE Recupero • • di cui Residenziale di cui Residenziale Fonti energetiche rinnovabili Fonte: stime CRESME. *Previsioni. Sulla base del valore stimato nel 2013, come evidenziato dalla tabella precedente, dal 2006, anno di picco del ciclo immobiliare del primo decennio degli anni 2000, il peso del recupero nel mercato delle costruzioni sarebbe cresciuto di 11,5 punti percentuali. La crescita dell’attività di recupero è il risultato di due dinamiche contrastanti: • da un lato la pesante riduzione degli investimenti nell’edilizia di nuova realizzazione, passati dal 44,3% del valore della produzione al 28,8%, e in termini assoluti, a valori correnti, da 85 miliardi di euro a poco più di 50; 59 • dall’altro la crescita del rinnovo nelle sue diverse componenti della manutenzione straordinaria e ordinaria, che ha visto il valore della produzione passare, a valori correnti dai 106,6 miliardi di euro del 2006 ai 116,9 del 2013. Grafico 3.1. – INVESTIMENTI IN EDILIZIA RESIDENZIALE 1982 - 2014 MILIONI DI EURO A PREZZI 2005 46.000 41.000 36.000 31.000 26.000 21.000 11.000 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 16.000 prev. novembre '13 nuove costruzioni riqualificazione prev. Novembre '13 Fonte: stime CRESME. La crescita del valore della produzione del mercato del recupero è stata prevalentemente sostenuta dalle misure fiscali volte ad agevolare la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica degli immobili residenziali. Il CRESME ha rivisto sulla base delle nuove fonti statistiche disponibili le sue previsioni per il 2013 e il 2014. Queste stime, già positive per il comparto degli investimenti in rinnovo a Novembre del 2013, sono state riviste al rialzo sia per il 2013, sia per il 2014. L’attività di riqualificazione del patrimonio residenziale incentivato traghetta il settore delle costruzioni verso l’arresto della caduta nel 2014. Il grafico mostra le nuove previsioni del CRESME sugli investimenti in costruzioni residenziali e la revisione al rialzo che è stata operata sulla base dei risultati dell’incentivazione fiscale alla attività di recupero e riqualificazione energetica. Il mercato delle costruzioni si va sempre più spostando verso la riqualificazione del patrimonio edilizio che diviene il principale driver di mercato. " Il recupero nel comparto edilizio residenziale Dei 116,8 miliardi di euro stimati nel mercato del recupero nel 2013, 46,4 miliardi di euro sono da attribuire a interventi di manutenzione straordinaria sul patrimonio residenziale. L’analisi degli investimenti nel settore residenziale a valori deflazionati, in un arco di tempo lungo, consente di evidenziare come gli investimenti in nuova costruzione abbiano registrato, dopo la contrazione del periodo 1992-1998, una fase espansiva molto importante tra il 1998 e il 2006 e poi una successiva riduzione che ha portato la produzione a valori ben inferiori a quelli dei picchi minimi del 1998 e del 60 1987. I dati sugli investimenti in riqualificazione del patrimonio edilizio residenziale mostrano, negli anni 2000, una stabilizzazione, nella fase di massima produzione della nuova costruzione, e hanno un ruolo molto importante nell’attenuazione della crisi del mercato. Negli anni 2000 la riqualificazione edilizia residenziale è stata caratterizzata da una notevole crescita rispetto al decennio precedente. Da un’elaborazione dei risultati del censimento del 2001 della popolazione e delle abitazioni emerge che il 43,5% delle abitazioni censite è stato coinvolto nei dieci anni precedenti da interventi di riqualificazione. L’utilizzo, ancora oggi, dei dati del censimento ISTAT 2001 è giustificato dal fatto che non sono ancora disponibili i nuovi dati del censimento 2011. TABELLA 3.10. - STOCK E ATTIVITÀ DI RECUPERO NELLE ABITAZIONI AL 2001 E AL 2011 2001 Migliaia 2011 % Migliaia % Abitazioni esistenti 27.269 100,0 30.038 100,0 Interessate da riqualificazione nei 10 anni 11.871 43,5 17.613 58,6 9.729 35,7 12.524 41,7 1.833 6,7 2.756 9,2 7.825 28,7 9.214 30,7 " Impiantistica " Strutture " Estetica Fonte: elaborazioni e stime CRESME su dati ISTAT Censimento 2001 e Indagini dirette CRESME 2012 sulle famiglie. Secondo varie indagini dirette svolte dal CRESME nel 2012, gli interventi di recupero effettuati fra il 2002 e il 2011 hanno coinvolto il 58,6% delle abitazioni esistenti. In sostanza negli anni ’90 sono state ristrutturate, considerando il valore medio, circa 1,2 milioni di abitazioni all’anno, mentre negli anni 2000, secondo le indagini svolte, si è trattato di circa 1,8 milioni di abitazioni su base annua. TABELLA 3.11. - MEDIA ANNUA DI ABITAZIONI INTERESSATE DA INTERVENTI DI 2001-2011 RECUPERO NEI PERIODI 1991-2001 E 1991-2001 Interessate da interventi di manutenzione straordinaria " Impiantistica " Strutture " Estetica 2001-2011 1.187.100 1.761.300 972.900 1.252.400 183.300 275.600 782.500 921.400 Fonte: stime CRESME Molteplici fattori sono suscettibili di incidere sugli investimenti nel recupero nell’attuale fase e negli scenari futuri: - la “vetustà” del patrimonio edilizio e l’obsolescenza delle sue componenti; - gli interventi riconducibili alla “personalizzazione” delle abitazioni acquistate; - l’adeguamento alle normative europee in alcuni settori (impianti elettrici, di riscaldamento, ecc...) e l’evoluzione della domanda di efficientamento energetico ; - la crescita della componente impiantistica negli edifici; - le misure fiscali incentivanti. 61 Nel valutare le dinamiche in atto dell’attività di recupero, va inoltre considerata la crescente “vetustà” degli immobili in Italia: sulla base di elaborazioni e stime realizzate a partire dai dati del censimento del 2001, risulta che il 63,8% degli edifici residenziali in Italia era stato costruito prima del 1971: un numero di edifici pari a circa 7,2 milioni aveva nel 2001 più di trenta anni. Questo vuol dire che nel 2011 questi edifici hanno superato i quaranta anni di vita. TABELLA 3.12. - GLI EDIFICI AD USO ABITATIVO PER EPOCA DI COSTRUZIONE E STATO DI CONSERVAZIONE FINO AL 2001 Ottimo Buono Mediocre Pessimo Totale Prima del 1919 321.515 1.008.058 696.571 124.115 2.150.259 Dal 1919 al 1945 179.837 680.810 460.821 62.347 1.383.815 Dal 1946 al 1961 262.252 919.050 440.821 37.706 1.659.829 Dal 1962 al 1971 421.296 1.189.107 339.915 17.639 1.967.957 Dal 1972 al 1981 581.533 1.165.793 225.835 10.045 1.983.206 Dal 1982 al 1991 542.007 653.865 90.195 4.435 1.290.502 Dopo il 1991-2001 566.397 199.656 23.320 1.654 791.027 Totale 2.874.837 5.816.339 Fonte: elaborazioni e stime CRESME su dati ISTAT 2.277.478 257.941 11.226.595 La vetustà del patrimonio edilizio non necessariamente implica un cattivo stato di conservazione delle strutture, ma va segnalato che circa 2,5 milioni di edifici furono considerati, dall’ISTAT stesso nell’ambito della rilevazione censuaria, in stato mediocre o pessimo di conservazione. Inoltre è da sottolineare come l’epoca di costruzione sia indicativa delle tecniche costruttive con specifico riferimento alla sicurezza rispetto ai rischi sismici, atteso che la normativa antisismica per le nuove costruzioni è entrata in vigore solo nel 1974 (legge n. 64/1974). Va però rilevato che anche gli edifici costruiti successivamente al 1974, pur essendo in regola rispetto alla legge vigente al momento della realizzazione, potrebbero non essere conformi alla attuale normativa sismica poiché in questi anni la mappa della pericolosità sismica è stata modificata più volte, includendo un maggior numero di comuni nelle zone di rischio più elevato. In ogni caso gli edifici realizzati prima del 1974, e quindi prima dell’entrata in operatività della normativa antisismica, sono circa 8 milioni, il 71% dello stock edilizio al 2001. GRAFICO 3.2. - L’EPOCA DI COSTRUZIONE DEGLI EDIFICI AD USO PREVALENTEMENTE RESIDENZIALE IN ITALIA Fonte: elaborazione e stima CRESME su dati ISTAT 62 Il fenomeno della “vetustà” del patrimonio edilizio interessa in particolare le aree urbane e sembra destinato a crescere nel tempo. Le proiezioni sul numero di unità abitative con oltre quarant’anni di vita sullo stock edilizio esistente complessivo sembrerebbero, infatti, evidenziare un incremento del numero di tali unità abitative nelle città metropolitane e nei comuni capoluogo di provincia. Da quanto rilevato in ordine all’evoluzione degli andamenti che interessano il mercato della riqualificazione e alla consistenza e allo stato dello stock edilizio è presumibile che il rinnovo e la manutenzione del patrimonio abitativo italiano saranno strategici nel settore delle costruzioni anche nei prossimi anni. TABELLA 3.13. - ABITAZIONI IN EDIFICI CON OLTRE 40 ANNI Città metropolitane Città capoluoghi 2011 2021 76,2% 68,7% 85,2% 79,7% Fonte: elaborazioni e stime CRESME. " L’impatto degli incentivi fiscali sul mercato del rinnovo: investimenti 1998 - 2014 Al fine di valutare l’impatto degli incentivi fiscali sul mercato del rinnovo è stata elaborata una prima stima per il periodo 1998-2011 e poi una seconda stima che aggiorna questo quadro in base alle nuove disposizioni adottate nel 2012 e nel 2013. La seconda stima, che reca gli effetti degli incentivi nel biennio 2012-2013, è stata rielaborata sulla base dei dati aggiornati sui quali sono state, altresì, sviluppate le nuove proiezioni per il 2014. Tra 1998 e il 2011, sulla base della nuova elaborazione, sarebbero stati attivati 743 miliardi di euro di lavori di manutenzione straordinaria sul patrimonio edilizio esistente, dei quali 507 destinati all’edilizia residenziale. Nello stesso periodo le detrazioni fiscali concernenti il recupero edilizio e l’efficientamento energetico per l’edilizia residenziale avrebbero interessato investimenti per circa 108 miliardi di euro, ossia il 21,2% del totale della riqualificazione residenziale e il 14,5% del totale della riqualificazione edilizia residenziale e non residenziale. L’analisi della serie storica delle domande presentate e degli importi detraibili evidenzia un effetto positivo delle detrazioni fiscali in termini di investimenti agevolati, effetti che sono andati crescendo anche grazie all’introduzione, nel 2007, della detrazione per gli interventi di efficientamento energetico. Oltre a quanto precedentemente evidenziato, va considerato che le misure di incentivazione sono suscettibili di determinare effetti positivi in termini di emersione dei lavori dichiarati, benessere ambientale ed abitativo, ricerca ed innovazione delle imprese produttrici. L’analisi della dinamica dei lavori incentivati, misurata attraverso la stima del flusso di investimento, sconta la diversità di rilevazione di stima tra il periodo 1998-2010 e il 2011. Nel periodo 1998-2010 63 il picco delle agevolazioni viene raggiunto nel 2010, con un significativo incremento degli interventi di riqualificazione energetica, che toccano i 4,6 miliardi di euro rispetto ai i 2,5 del 2009 e agli 8 miliardi di euro di lavori di ristrutturazione edilizia stimati per il 2010. Il picco degli investimenti agevolati si tocca però nel 2011. Va sottolineato che proprio nel 2011 la normativa di riferimento veniva modificata estendendo da cinque a dieci anni il periodo in cui ripartire gli importi detraibili delle spese sostenute. La stima dell’impatto delle detrazioni fiscali nel periodo 2012-2013 tiene, pertanto, conto del mutato contesto normativo. Ai fini di una corretta valutazione dei comportamenti della domanda di riqualificazione, è stato altresì necessario tenere conto di ulteriori elementi, come: - la situazione economica, in particolare delle famiglie, e la relativa propensione e sensibilità ad investire nella propria abitazione o edificio; - l’importo oggetto di detrazione che, oltre a stimolare la domanda, può o meno essere concorrenziale con l’attività realizzata attraverso forme di attività sommersa; - il numero di annualità in cui suddividere la detrazione, che costituisce un fattore di convenienza anche psicologica; - il grado di incertezze sulle proroghe, sulle aliquote, sui massimali di importo e i relativi “effetti annuncio” che sono suscettibili di influenzare la pianificazione degli interventi e i flussi di domanda. Le nuove stime per il 2012 e il 2013, così come quella relativa al 2011, anno di introduzione del “bonifico parlante” e della ritenuta d’acconto, sono state elaborate a partire dalle informazioni contenute nei Bollettini – Entrate Tributarie del Dipartimento delle Finanze. Nel 2012 sono stimati investimenti complessivi per 19,2 miliardi di euro formati da un aumento degli interventi per il recupero edilizio (16,3 miliardi di euro, contro i 14,4 del 2011) e da una riduzione degli interventi finalizzati al risparmio energetico (2,9 miliardi di euro contro i 3,3 del 2011). La riduzione del 12% per il 2012 degli incentivi finalizzati al risparmio energetico si stima sia stata determinata dalla forte concorrenza prodotta dall’incremento al 50% (a decorrere dal giugno 2012) delle detrazioni per i lavori di recupero in edilizia. Il 2013 sarebbe caratterizzato da un ulteriore ed eccezionale aumento dell’importo dei lavori detraibili, visto che, la quota degli investimenti è stimata a un livello di circa 27,5 miliardi di euro rispetto ai 19,2 miliardi del 2012. La crescita del valore complessivo degli investimenti sembrerebbe potersi imputare sia agli interventi di recupero (che ammonterebbero a 23,5 miliardi di euro), sia agli interventi di efficientamento energetico (4 miliardi). Relativamente al recupero edilizio, l’aumento sarebbe stato determinato da un effetto di accelerazione e anticipazione delle attività conseguente alla scadenza dei termini della detrazione del 50%, programmata sulla base della legislazione allora vigente fino al 30 giugno 2013, e dall’innalzamento dei tetti di spesa da 48mila a 96mila euro. L’incremento nella seconda metà del 2013 sarebbe determinato sia dalla proroga delle misure di incentivazione e dalla nuova scadenza fissata al 31 dicembre 2013 (dal D.L. 63/2013). Va inoltre considerata l’inclusione di mobili e grandi elettrodomestici tra le spese detraibili la cui stima è valutabile, per il 2013, in poco meno di 1 miliardo di euro. 64 Relativamente agli interventi di efficienza energetica, il medesimo trend crescente sembrerebbe da attribuire, nel primo semestre dell’anno, alla scadenza al 30 giugno 2013 della detrazione del 55%, e, nella seconda parte dell’anno, all’innalzamento dell’aliquota dal 55% al 65%. A ciò sarebbe da aggiungere l’inclusione, nell’ambito di applicazione della medesima aliquota maggiorata del 65%, delle spese per l’adeguamento antisismico degli edifici. Va segnalato che la forte crescita registrata dall’attività di rinnovo dichiarata sulla base oggettiva dei bonifici pervenuti, non è ancora confermata dai dati sull’occupazione settoriale elaborati dall’ISTAT, che evidenziano ancora una significativa flessione dell’occupazione nelle costruzioni nel 2013. Anzi proprio nel 2013 si registra la contrazione degli occupati di maggiore entità dal 2008: -9,3%. La contrazione è più grave per l’occupazione dipendente (-11,7%) rispetto a quella indipendente (-5,5%). La seguente tabella delinea un’ipotesi di possibile scenario per il 2014 in conseguenza delle disposizioni contenute nella legge di stabilità per il 2014. TABELLA 3.14. INVESTIMENTI IN RIQUALIFICAZIONE INCENTIVATI Detrazioni fiscali recupero edilizio (41%36%-50%) Detrazioni fiscali riqualificazione energetica (55%) importi complessivi importi detraibili importi complessivi importi detraibili (milioni €) (milioni €) (milioni €) (milioni €) 1998 3.385 1.388 1999 3.590 1.472 2000 4.392 1.581 2001 5.119 1.843 2002 5.750 2.070 2003 5.666 2.040 2004 4.888 1.760 2005 6.848 2.465 2006 6.313 2.588 2007 7.938 2.858 1.453 799 2008 7.365 2.651 3.500 1.925 2009 8.070 2.905 2.563 1.410 2010 8.705 3.134 4.608 2.534 2011 14.400 5.184 3.309 1.820 2012 16.325 7.279 2.883 1.586 2013 23.535 11.768 4.042 2.223 2014 28.248 14.124 4.851 2.668 160.538 67.109 27.209 14.965 TOTALE Fonte: CRESME Per il 2014 si ipotizzerebbe nello scenario previsionale, alla luce delle dinamiche dei bonifici veicolati attraverso istituti di credito e Banco Posta nei primi mesi dell’anno, un ulteriore incremento 65 del 20% dei lavori attivati nel 2013, sia per recupero edilizio che per l’efficienza energetica in base ai seguenti presupposti: - riguardo al recupero edilizio, come nel 2013, potrebbe essere plausibile il verificarsi di un incremento degli investimenti in conseguenza dell’approssimarsi della scadenza della aliquota più vantaggiosa del 50% (di cui è possibile beneficiare, in conseguenza delle misure disposte dalla legge di stabilità, fino alla fine del 2014); si consideri, inoltre, l’estensione della detrazione agli articoli di arredamento, valida per tutto l’anno. E’ pur vero che le stime dell’incremento degli investimenti attivati nel 2013 sarebbero riconducibili, come già detto in precedenza, a un’accelerazione della spesa anche per timore della scadenza della possibilità di fruire delle percentuali più elevate, ma la proroga della detrazione del 50% per tutto il 2014 potrebbe consentire di pianificare adeguatamente gli interventi, includendo quegli interventi che necessiterebbero di maggior tempo per la realizzazione; - relativamente agli interventi di efficienza energetica, per i quali sarebbe prorogata per tutto il 2014 l’aliquota del 65%, potrebbe giocare un ruolo determinante la possibilità di una migliore pianificazione degli interventi, grazie ad una più ampia dilatazione dei tempi. Questa stima non contiene, pertanto, alcune altre voci come, per esempio: la diminuzione del gettito da imposte sulle bollette energetiche (causato dal risparmio di energia derivante dagli interventi di efficientamento); la quota che rientra in forma di gettito allo Stato dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati (ricavata dalla Matrice di contabilità sociale3); gli introiti catastali; ecc. La stima dell’impatto è effettuata unicamente sulla spesa sostenuta stimata per gli anni 1998-2014, utilizzando il procedimento di stima per l’intera durata degli incentivi fiscali in termini i defiscalizzazione, vale a dire dal 1998 al 2024. Sulla base di tale modello di analisi, emerge come le agevolazioni siano state utilizzate da poco meno di 11,4 milioni di cittadini, una platea evidentemente rilevante, per un ammontare di investimenti attivati pari a poco meno di 188 miliardi di euro in 17 anni. Il costo per lo Stato, dovuto ai minori introiti conseguenti agli incentivi ammonterebbe a 82,7 miliardi di euro, mentre il gettito fiscale e contributivo sarebbe pari a 71 miliardi di euro. Il saldo totale per lo Stato ammonterebbe a un valore negativo di 11,4 miliardi di euro. 3 La matrice di contabilità sociale (in inglese Social Accounting Matrix da cui l’acronimo SAM) è uno strumento di analisi economica derivato dalla più famosa matrice input-output 66 GRAFICO 3.3. - TOTALE INCENTIVI ALLA RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA 1998 – 2024 (INVESTIMENTI 1998 – 2014) Fonte: Cresme SCHEMA 3.2. - ATTIVO E PASSIVO PER LE CASSE DELLO STATO NEL PERIODO 1998 – 2024- INVESTIMENTI 1998-2014 Fonte: Cresme 67 Utilizzando il procedimento di stima per l’intera stagione degli incentivi fiscali, vale a dire dal 1998 al 2025, emergerebbe il quadro delineato nello schema precedente. Sulla base di tale schema, per un ammontare di investimenti attivati pari a poco meno di 188 miliardi di euro, il costo per lo Stato, dovuto ai minori introiti fiscali conseguenti agli incentivi ammonterebbe a 82,7 miliardi di euro, mentre il gettito fiscale e contributivo sarebbe pari a 71,3 miliardi di euro. Il saldo totale delle Stato ammonterebbe a un valore negativo di 11,4 miliardi di euro, ma, qualora si introducessero le valutazioni su base finanziaria, attualizzando i valori, risulterebbe dall’esercizio di stima una plusvalenza di 3,6 miliardi di euro. " Il sistema Paese Sulla base dei flussi economici derivanti dallo scenario disegnato è possibile inoltre valutare il saldo al 2024 relativo all’intero Sistema Paese, composto dai tre “soggetti” che hanno un ruolo nel sistema in cui si inseriscono le due agevolazioni fiscali prese in considerazione. E’ un risultato che deriva dalla somma algebrica dei bilanci dei tre soggetti di seguito articolati: • Bilancio dello Stato – ovvero l’incremento del gettito (positivo), i flussi derivanti dalle detrazioni (negativi) e il minor gettito fiscale sui consumi energetici (negativo); • Bilancio delle famiglie investitrici – dato dal saldo tra l’investimento effettuato (negativo), le detrazioni fiscali (positive) e il risparmio sulle bollette energetiche (positivo); • Bilancio delle imprese e del fattore lavoro – ovvero il fatturato (positivo - all’interno del quale sono compresi i compensi e le retribuzioni per gli occupati delle imprese stesse) e i costi (imposte e oneri sociali) sostenuti dalle imprese e attribuibili agli incentivi fiscali (negativi). SCHEMA 3.3. - IMPATTO SUL SISTEMA PAESE INVESTIMENTI 1998-2014 -MILIONI DI EURO ATTUALIZZATI AL 2013 Fonte: Cresme 68 Nel quadro degli investimenti effettuati - principalmente dalle famiglie - nel periodo 1998-2014, il saldo proiettato al 2024 delle risorse pubbliche è stimato, come già detto, in +9,0 miliardi di euro; le famiglie investitrici presenterebbero, un saldo negativo, tra investimenti e detrazioni, pari a -104 miliardi di euro, mentre le imprese e il fattore lavoro presenterebbero un saldo ampiamente positivo pari a circa 107 miliardi. Il saldo per il Sistema Paese ammonterebbe, pertanto, a +12,1 miliardi. " Gli investimenti in isolamento degli involucri edilizi – il bilancio per lo Stato La stessa metodologia di studio utilizzata per la valutazione dell’impatto complessivo degli incentivi fiscali alla riqualificazione edilizia è stata trasposta agli investimenti stimati per l’isolamento delle strutture opache orizzontali e verticali del potenziale complessivo per il periodo 2014-2023. L’ipotesi di base è che l’incentivazione fiscale, per gli interventi di coibentazione (che sono certamente quelli più convenienti dal punto di vista dell’efficacia) vengano mantenuti con l’aliquota del 65% almeno fino al 2023. I 116,6 miliardi complessivamente investiti nei 10 anni considerati (2014-2023) porterebbero ad un importo complessivo delle detrazioni di 75,5 miliardi di euro nei 20 anni di durata dell’ammortamento (10 anni di interventi dal 2014 al 2023 e ammortamenti fino al 2033). Sulla base di tali valori il saldo finale per lo Stato (entrate complessive – uscite complessive) sarebbe negativo per circa -1,8 miliardi annui a prezzi correnti (-36,7 miliardi in 20 anni). Tuttavia, durante i primi 10 anni in cui si effettuano gli investimenti e si realizzano gli interventi, lo Stato otterrebbe incassi netti pari a 55,4 miliardi di euro (imposizione sui redditi e sui consumi, oneri sociali, altre entrate). Le partite finanziarie negative per lo Stato assommerebbero a -92,0 miliardi di euro (mancato gettito fiscale e minori imposte su consumi energetici). Attualizzando tutti i valori al 2013 (sia gli incassi immediati, sia il mancato gettito futuro) il saldo annuo su 20 anni si riduce a -1,2 miliardi annui grazie all’anticipazione degli incassi e alla posticipazione del mancato gettito. GRAFICO 3.4. - SALDO ENTRATE/USCITE PER LE CASSE DELLO STATO NELL’IPOTESI DI INCENTIVAZIONE DEGLI INTERVENTI DI ISOLAMENTO (MILIONI DI EURO) 7.500 5.000 2.500 0 -2.500 -5.000 -7.500 -10.000 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 Gettito immediato annuo Costo detrazioni e minori imposte energia Fonte: elaborazione Cresme 69 Saldo annuo TABELLA 3.15. - DETTAGLIO DEGLI IMPORTI CHE COMPONGONO IL SALDO PER LO STATO A SEGUITO DEGLI INVESTIMENTI IN ISOLAMENTO DEGLI EDIFICI 2014 - 2023 Milioni € IVA 10% (lavori e materiali) 11.115 IVA 22% (spese tecniche) 1.111 IRE (imprese installazione) 3.001 IRE (tecnici) 1.000 IRPEF E ONERI SOCIALI (nuova occupazione) 33.901 RICADUTA INVESTIMENTO SULL'ECONOMIA (matrice contabilità sociale) TOTALE GETTITO ATTRIBUIBILE AL 65% 5.229 55.358 MANCATO GETTITO IMPOSTE SUI REDDITI -75.530 MANCATO GETTITO IMPOSTE E TASSE ENERGIA -16.480 SALDO COMPLESSIVO -36.652 TOTALE GETTITO ATTRIBUIBILE AL 65% ATTUALIZZATO A VALORI 2013 48.450 COSTO PER LO STATO ATTUALIZZATO A VALORI 2013 MANCATO GETTITO IMPOSTE E TAX ENERGIA ATTUALIZZATO A VALORI 2013 SALDO COMPLESSIVO ATTUALIZZATO A VALORI 2013 -59.301 COSTO ANNUO COMPLESSIVO ANNUO (SU 20 ANNI) -12.508 -23.359 1,17 miliardi € Fonte: elaborazione Cresme 3.3. Gli strumenti di incentivazione in Europa La ricognizione sulla presenza e sulle caratteristiche degli strumenti di incentivazione per la riqualificazione energetica degli edifici in alcuni paesi europei è stata effettuata attraverso il network Euroconstruct di cui il Cresme fa parte in qualità di socio fondatore. Alla ricognizione hanno partecipato gli istituti di Germania (Ifo Institute), Regno Unito (Experian), Spagna (ITeC), Irlanda (DKM), Svezia (Prognoscentret AB), Ungheria (BUILDECON), Austria (WIFO), Olanda (EIB) e Finlandia (VTT). Per la Francia, invece, il Cresme ha ricostruito le politiche attualmente in vigore. I contenuti della ricognizione riguardano: • Gli investimenti in edilizia Di cui o nuova costruzione o riqualificazione 70 ! residenziale ! non residenziale • la presenza di incentivi generici alla riqualificazione edilizia • la presenza di incentivi alla riqualificazione energetica degli edifici • la presenza di incentivi specifici per la riqualificazione degli involucri edilizi • il periodo di rientro economico degli investimenti (payback period) • le modalità e i parametri per l’ottenimento degli incentivi • i soggetti che erogano gli incentivi e quelli che controllano i risultati Le tabelle che seguono evidenziano, per ogni quesito esposto in precedenza, le risposte degli istituti di ricerca Euroconstruct e un inquadramento dimensionale dei mercati delle costruzioni in ognuno dei paesi interessati dalla ricognizione. Il mercato più ampio tra quelli analizzati è quello tedesco in cui le costruzioni generano investimenti pari a quasi 229 miliardi di euro (composti da 157 miliardi di riqualificazione, il 68,6% del totale); l’edilizia residenziale vale complessivamente 152 miliardi di euro di cui ben il 72,4% in riqualificazione. Francia e Regno Unito (che hanno un mercato più ampio rispetto a quello italiano ma sugli stessi ordini di grandezza) presentano 157 e 134 miliardi di investimenti totali; la riqualificazione pesa per il 54,5% in Francia e per il 41,3% nel Regno Unito; l’edilizia residenziale in Francia è pari a 96 miliardi di cui il 54,9% in riqualificazione mentre, nel Regno Unito vale 64 miliardi pari al 54,1% degli investimenti residenziali. TABELLA 3.16. - INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI IN ALCUNI PAESI EUROPEI PER CANALE DI DESTINAZIONE NEL 2013 – MILIONI DI € Investimenti in costruzioni Nuova costruzione di cui nuovo residenziale Riqualificazione di cui riqualificazione residenziale 110.189 Germania 228.876 71.879 42.082 156.997 Francia 156.935 71.453 43.477 85.482 52.927 Regno Unito 133.915 78.615 29.455 55.300 34.757 Spagna 47.186 20.278 9.393 26.908 15.244 Olanda 41.995 19.001 10.274 22.994 14.083 Austria 25.995 18.172 10.769 7.823 5.002 Svezia 20.940 7.565 3.790 13.375 7.302 Irlanda 5.126 2.323 792 2.803 2.550 Ungheria 4.659 2.338 553 2.321 987 Fonte: Cresme/SI Spagna (47 miliardi di investimenti complessivi) e Olanda (42 miliardi di investimenti complessivi) si collocano su un livello simile; la riqualificazione in questi due paesi è pari al 57,0% e al 54,8%; l’edilizia residenziale vale rispettivamente 25 e 24 miliardi con una incidenza del recupero pari al 61,9% e al 57,8%. Austria (26 miliardi di investimenti complessivi) e Svezia (21 miliardi di 71 investimenti complessivi) presentano rispettivamente livelli di riqualificazione pari al 63,9% e al 54,6%; l’edilizia residenziale vale 16 e 11 miliardi con una incidenza del recupero pari al 31,7% e al 65,8%. Irlanda e Ungheria rappresentano due piccoli mercati nell’Unione Europea con circa 5 miliardi di euro ciascuna di investimenti in costruzioni. TABELLA 3.17. - SINTESI DELLA RILEVAZIONE - TIPOLOGIA E INTENSITÀ DEGLI INCENTIVI ALLA RIQUALIFICAZIONE DEGLI EDIFICI Presenza incentivi strutturali alla ristrutturaz. Germania Francia Regno Unito Spagna Si Si Presenza incentivi strutturali alla riqual. energetica Tipologia incentivi Tipologia di edifici interessati Modalità erogazione incentivi Si Detrazione 20% importo manodopera (solo servizi e manodopera; esclusi materiali); mutui agevolati; Tutti poiché i finanziamenti sono destinati a famiglie, imprese, Enti Pubblici Sgravi fiscali, mutui agevolati, sussidi diretti Residenziale Credito d’imposta e mutui a tasso zero Residenziale Finanziamenti legati al risparmio ottenibile Stessi incentivi per diverse tipologie edilizie e destinazioni d’uso Sussidio diretto Residenziale e non residenziale Finanziamenti agevolati; credito d’imposta per le imprese investitrici Abitazioni esistenti con almeno 20 anni Rimborso diretto Nessuna specifica direttamente applicato dall’artigiano (compensato dallo Stato) fino a 5.500 € per single e 11.000 € per coppie Residenziale Credito d’imposta e sussidio diretto Si Si Si Si Si, in progetti complessi su edifici o aree urbane Olanda Si Si Austria Si Si Svezia Si No Irlanda Si Si Ungheria Si, NON strutturali Si, NON strutturali Credito d’imposta 15% o 25%; prestiti a tasso zero; IVA al 5,5% per efficienza energetica e al 10% per ristrutturazione; incentivi cumulabili tra loro Green Deal utilizzo del modello ESCO (privati intervengono e incassano importi in bolletta per n anni) o prestito legato al risparmio ottenibile; ECO – Enegy Company Obligation rivolto ad abitazioni difficili da riqualificare; coinvolti proprietari e affittuari IVA al 10% su tutti i lavori di ristrutturazione; sussidi diretti di 2.000 (ristrutturazione) – 5.000 (riduzione consumi di almeno il 50%) euro per un massimo del 35% costo dell’intervento IVA ridotta al 6%; detrazioni fiscali per imprese che investono in miglioramenti ambientali ed efficienza energetica; prestiti per il risparmio energetico fino a 25.000 euro Conto rinnovo pari al 30% su un massimo di lavori pari a 2.000 € (sostituzione caldaia) o 6.000 € (riqualificazione. energetica); altri incentivi a livello di stati federali Riduzione del 50% del costo della manodopera IVA ridotta al 13,5% per la sola manodopera; credito fiscale con importi prefissati per tipologia di lavoro, crescenti se per efficienza energetica Vengono pubblicati “bandi di gara” estemporanei per finanziare interventi di efficientamento energetico 72 Variabili di volta in volta 1. Sono previsti incentivi generici alla riqualificazione edilizia? (lavori generici, es. IVA agevolata, detrazione fiscale o credito di imposta, riduzione imposta sulla proprietà, ecc) Germania Francia Regno Unito Spagna Olanda Austria Svezia Irlanda Ungheria Si Si, IVA ridotta, prestiti a tasso zero, credito d’imposta, sussidi Si Si Si Il rinnovo generico è agevolato solo a livello dei nove stati federali. Esistono dunque tante leggi diverse, diverse forme di incentivo Nel 2010 è stata introdotta la deducibilità di interventi di rinnovo "fai da te". Ogni coniuge di una famiglia può dedurre il 50% del costo del lavoro fino a circa 5.500 euro l'anno (IVA inclusa). Complessivamente dunque due coniugi in una famiglia possono dedurre 11.000 euro l'anno. IVA al 13,5% per interventi di rinnovo delle abitazioni, esclusi i materiali sui quali si applica l'IVA al 23%. Più di recente, lo scorso dicembre 2013, il Governo ha introdotto nella finanziaria lo Schema per incentivare il rinnovo delle abitazioni (Home Renovation Incentive Scheme) con l'obiettivo di agevolare i costruttori adempienti all'imposizione fiscale e di far emergere quote maggiori dell'economia sommersa. Lo schema per incentivare il rinnovo delle abitazioni (HRI) garantisce uno sgravio fiscale per i proprietari attraverso un credito di imposta pari al 13,5% per interventi di rinnovo "qualificante" eseguiti nell'abitazione principale del proprietario attraverso operatori qualificati. L'ammontare del credito fiscale del HRI dipende dall'ammontare speso per i lavori qualificanti. Si applica ai lavori eseguiti a partire dal 25 ottobre 2013. Questo sistema permette ai proprietari di case di intraprendere interventi di rinnovo nelle prime case nel 2014 e nel 2015. No, non ci sono incentivi, riduzioni o deduzioni fiscali per interventi di rinnovo. 73 2. Con quale nome sono conosciuti gli incentivi generici all’edilizia e quelli alla riqualificazione energetica? (in italia si conoscono IVA al 10%, detrazioni del 36% per la ristrutturazione e del 55% per la riqualificazione energetica) Germania Francia Regno Unito Spagna Olanda Austria Svezia Irlanda Ungheria 1) Deduzione dell'IVA per servizi prestati dalle imprese artigiane per lavori presso abitazioni private (20% del costo del lavoro. Sono esclusi invece i materiali). E' previsto un limite massimo di 6.000 euro l'anno (importo lavori), per un massimo di 1.200 euro l'anno di deduzione fiscale. 2) Diversi programmi di finanziamento da parte di istituzioni pubbliche, a livello statale e federale (principalmente mutui agevolati per alcuni interventi specifici, ma anche sostegno al credito o a interventi specifici. 1) CIDD (credito d’imposta per lo sviluppo sostenibile) del 25% in caso di lavori complessi (più categorie di opere incentivate) o del 15% in caso di lavori semplici (una sola categoria incentivata) su un tetto di spesa di 8.000 euro per i single e di 16.000 per le coppie soggette a tassazione congiunta; 2) ECO-prestito a tasso zero di 20 mila euro a 10 anni (per almeno due tipologie di lavori incentivati) e di 30 mila euro a 15 anni (per almeno tre tipologie di lavori incentivati) e soggetti a limiti di reddito dei richiedenti; 3) IVA ridotta al 5,5% per lavori di efficientamento energetico e al 10% per lavori generici di rinnovo (con limitazioni); Il credito d’imposta, l’IVA ridotta e l’ECO-prestito sono cumulabili. Sono inoltre previsti incentivi specifici per proprietari e/o inquilini di abitazioni in locazione. Sono previste agevolazioni in accordo con gli Enti Locali per l’esonero dalle tasse sulla proprietà in caso di rinnovo edilizio. All'inizio del 2011 è stata aumentata l'aliquota standard dell'IVA, che si potrebbe considerare come un disincentivo al rinnovo. La riqualificazione energetica delle abitazioni è promossa attraverso il Green Deal e il programma ECO (Energy Companies Obligation). Ci sono anche alcune politiche del settore pubblico che cercano di stimolare il rinnovo generico delle abitazioni: 1) Empty Homes Programme 2012-2015 - è una politica riferita solo all'Inghilterra, con l'obiettivo di rioccupare abitazioni vuote; 2) Welsh Housing Quality Standard - l'obiettivo del governo gallese è di migliorare la qualità dello stock residenziale e raggiungere livelli soddisfacenti entro il 2020; 3) Scottish Housing Quality Standard - tale programma richiede ai proprietari che le loro abitazioni raggiungano gli standard entro il 2015 Government Plan for Fostering Rent, Renovations and Urban Renewal (2013-2017). Real Decreto-ley 6/2010 & Real Decreto-ley 20/2012 IVA ridotta al 6%; Energy saving loan (Energiebespaarlening); Environmental investment tax deduction (Milieu-investeringsaftrek); Energy investment tax deduction (Energieinvesteringsaftrek) ”ROT-Avdrag” o deduzione per interventi di rinnovo Home Renovation Incentive scheme (HRI) per generico rinnovo. Better Energy Home scheme per la riqualificazione energetica - 74 3. Sono previsti incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici? (es. residenziali, non residenziali, pubblici; o anche interventi mirati su particolari tipologie di edifici – alberghi, centri commerciali, ospedali) Germania I programmi di finanziamento attraverso mutui agevolati e sostegno al credito includono gli interventi per il miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici. I più importanti sono i programmi della "kfW", banca pubblica per la ricostruzione, strumento federale. Sono programmi per l'efficienza energetica rivolti a famiglie, cooperative/società di housing, altre imprese o enti pubblici. Francia Si, per edifici residenziali e per abitazioni occupate dai proprietari e in affitto (incentivi per i proprietari e per gli inquilini) Regno Unito 1) Il Green Deal è uno schema che incentiva interventi per il risparmio energetico sia delle abitazioni che degli edifici non residenziali. Interventi a tal fine possono essere: isolamento (di mura solide o di mura con cavità, isolamento dei sottotetti, etc); riscaldamento; isolamento antispiffero; posa in opera di doppi vetri; produzione di energia da fonti rinnovabili (pannelli solari o pompe di calore). Gli interventi per l’efficienza energetica non saranno pagati direttamente dai cittadini ma verranno anticipati da fondi pubblici e da privati: il pagamento da parte del cittadino (con un tasso d’interesse) avverrà in seguito tramite bolletta energetica coi risparmi ottenuti nel tempo. L’innovazione sta anche nel finanziamento, che sarà legato all’edificio e non ai suoi inquilini: questo significa che in caso di cambio di abitazione il pagamento passa automaticamente sulla bolletta dei nuovi inquilini. Ad essere coinvolta sarà così, per la prima volta, anche la popolazione affittuaria. Il cittadino può richiedere una diagnosi energetica dell’edificio a un ente indipendente: in seguito l’inquilino sceglie l’intervento più adatto proposto da un Green Deal provider. Il costo dell’intervento sarà quindi anticipato senza alcuna spesa per l’utente finale e il costo finale rientrerà grazie ai soldi risparmiati in bolletta con un contratto a lungo termine, tra i 10 e i 25 anni. Gli interventi incentivati riguardano sia l’involucro edilizio (sistemi di isolamento e serramenti) sia gli impianti (sostituzione di caldaie, strumenti di regolazione termica e fonti rinnovabili). 2)L'ECO (Energy Companies Obligation) è un programma per l'efficienza energetica introdotto in Gran Bretagna all'inizio del 2013. ECO impone ai principali fornitori di energia di fornire interventi di efficientamento energetico agli utilizzatori privati (utenti finali). Tale schema opera congiuntamente con il Green Deal. Si concentra principalmente sui gruppi di consumatori più vulnerabili e sulle abitazioni "hard to treat" (prive di rete per riscaldmaneto a gas e/o con mura solide ovvero senza cavità da poter riempire con isolamenti). Al momento il successo del sistema ECO è stato maggiore rispetto a quello ottenuto dal Green Deal Spagna Stessi incentivi per le diverse tipologie edilizie e destinazioni d’uso Olanda IVA ridotta; Energy saving loan (Energiebespaarlening); Environmental investment tax deduction (Milieu-investeringsaftrek); Energy investment tax deduction (Energieinvesteringsaftrek) Austria Per la riqualificazione energetica, a livello centrale esiste una forma di sussidio chiamata "conto rinnovo" - "Sanierungsscheck". Introdotto nel 2009 per un ammontare complessivo di 100 milioni di euro l'anno. Originariamente doveva essere distribuito tra 50 milioni alle abitazioni private e 50 al non residenziale, poi vista la consistente domanda da parte dei privati la quota per le abitazioni è salita a 60, a fronte dei 40 milioni per il non residenziale. Era stato stimato che 100 milioni permettevano un risparmio di 95 milioni in termini di sussidi di disoccupazione, che potevano creare entrate fiscali aggiuntive per 70 milioni, e 65 milioni di imposte sul valore aggiunto. Per un totale di 230 milioni tra risparmi e redditi/entrate. In realtà gli effetti dovrebbero essere molto più modesti. Nel 2011 è stato reintrodotto per gli anni 2011-2014, per 100 milioni annui, ripartiti 70 al residenziale e 30 al 75 Svezia non residenziale. La principale indicazione è di favorire interventi integrati di efficientamento energetico, piuttosto che singoli interventi. A livello di stati federali il rinnovo è supportato da leggi specifiche, tutte riferite solo all'edilizia residenziale. Sono incentivati sia interventi singoli (sostituzione di finestre) ma anche interventi di rinnovo totale. Il sostegno è erogato sotto forma di mutui, tassi di interesse e sussidi annuali che devono eventualmente essere ripagati con modalità differenti nei vari stati federali. L'ammontare dell'incentivo aumenta con il maggior livello di efficienza energetica raggiunto attraverso l'intervento di rinnovo. Nel 2012 nei nove stati federali sono stati erogati circa 700 milioni per incentivare il rinnovo residenziale (7.500 interventi/domande) No Irlanda Better Energy Home scheme: c'è un valore che viene rimborsato, differente per ogni tipologia di intervento (ad esempio €200 per isolamento del sottotetto). C'è una soglia minima di €400, questo al fine di incoraggiare interventi complessi. In passato sono stati introdotti numerosi incentivi per l'efficienza energetica (si parla anche di Home Energy Saving Scheme, Green Homes Scheme, Home Energy Saving Pilot scheme), ma sono stati ridotti significativamente durante la recessione economica Ungheria Ci sono incentivi per il miglioramento dell'efficienza energetica di edifici residenziali e non residenziali. Gli incentivi e i requisiti cambiano di caso in caso, e il supporto finanziario non è disponibili in modo permanente. Di volta in volta vengono lanciati dei bandi di gara, con importi assai limitati e scadenze molto brevi 4. L’isolamento degli involucri edilizi (pareti, coperture, solai, finestre) gode di altri incentivi oltre a quelli descritti in precedenza? Germania Francia Regno Unito Spagna Olanda Austria Svezia Irlanda Ungheria No, non ci sono specifici programmi o strumenti riferiti all'isolamento dell'involucro. Questi interventi beneficiano degli strumenti generici sopra menzionati No, vengono tuttavia privilegiati gli interventi complessi (almeno due tipologie di intervento tra quelle incentivate) No, niente di specifico per questo tipo di intervento. E' compreso nelle misure per l'efficientamento energetico No. Le condizioni si riferiscono principalmente alle dimensioni dell'intervento di rinnovo, e non arrivano al dettaglio della particolare soluzione di intervento edilizio. Dunque non ci sono incentivi specifici per l'isolamento, e nemmeno per il generico isolamento No Better Energy Home scheme: tra le tipologie di intervento cui si applica, c'è l'isolamento esterno delle pareti, per le quali ci sono requisiti da rispettare (NSAI Agrément certified system; Target U-Value ≤ 0.27 W/m2K) Si 76 5. In quanto tempo si ripaga l’investimento in isolamento dell’involucro? CONSIDERANDO GLI INCENTIVI e NON CONSIDERANDO GLI INCENTIVI Germania Francia Regno Unito Spagna Olanda Austria Svezia Irlanda Ungheria Riferito alle forme di incentivo rivolte al generico rinnovo. I tempi sono relativamente lunghi, perché i costi sono elevati e il vantaggio energetico dipende dalla tipologia di intervento, dalla dinamica futura dei prezzi dell'energia, ecc. L'ammortizzazione in genere dovrebbe oscillare tra 15 e 20 anni con gli incentivi. Ma è molto difficile indicare con precisione il periodo di rientro degli investimenti. In generale gli interventi di isolamento dell'involucro (pareti esterne) fanno parte di grandi progetti di ristrutturazione. Risultati da due fonti indipendenti. 1. Energiaklub: blocchi di appartamenti costruiti tra la fine del 19 secolo e i primi anni 2000, interventi di rinnovo comprendenti isolamento e sostituzione di finestre: payback in sei anni, classe energetica raggiunta: E (da G); blocco di appartamenti, costruiti tra la fine del 19 secolo e i primi anni 2000, interventi complessi di miglioramento dell’efficienza energetica (non solo isolamento): payback in 5 anni, classe energetica raggiunta: A (da G). Blocco di appartamenti, prefabbricati degli anni '70, interventi di rinnovo comprendenti isolamento e sostituzione di finestre: payback in 11 anni, classe energetica raggiunta B (da F). Blocco di appartamenti, prefabbricati degli anni '70, interventi complessi di miglioramento dell’efficienza energetica (non solo isolamento): payback in 11 anni, classe energetica raggiunta: A (da F). 2. Eltinga: Ricerca specifica su un solo progetto. Si tratta di un blocco di appartamenti prefabbricati dal 1970, che sono stati sottoposti a interventi complessi di rinnovo (non solo isolamento). Il periodo di payback è stato stimato in 15 anni Su diversi forum ai quali hanno partecipato gestori di patrimoni residenziali la seconda ricerca ha raccolto più consensi. Per quanto riguarda il periodo di payback nel caso di sussidi, la regola generale empirica è: la quota del sussidio sull'investimento totale riduce il periodo di payback di un pari tasso. Ovvero se il sussidio è pari al 60% e le risorse privare il 40%, il periodo di payback sarà più breve del 60%. 77 6. Come sono erogati gli incentivi? (in contanti, detrazioni fiscali, credito d’imposta, ecc) Germania Francia Regno Unito Spagna Olanda Austria Svezia Irlanda Ungheria Ci sono diverse forme, sgravi fiscali, mutui a tassi di interesse agevolati, sussidi. Quelli del programma kfw per la riqualificazione energetica sono erogati come contributo cash, variabile in base al livello di efficienza energetica (ad esempio 25% per una casa KfW a efficienza 55 -ovvero con consumi pari al 55% del livello massimo - fino a €18.750; 10% per una casa a efficienza 115, fino a 7.500 euro). Oppure sotto forma di mutui (agevolati), per un massimo di 75.000 euro (ad esempio 17,5% per una casa KfW a efficienza 55; 2,5% per una casa a efficienza 115%) Government Plan for Fostering Rent, Renovations and Urban Renewal: sussidio diretto. € 2.000 per manutenzione, € 2.000 per miglioramenti qualitativi e sostenibilità energetica (€ 5.000 se il consumo energetico è ridotto di almeno il 50%), € 4.000 per il miglioramento dell'accessibilità. I sussidi non possono superare il 35% del costo del progetto. Real Decreto-ley 6/2010&Real Decreto-ley 20/2012: riduzione dell'aliquota IVA al 10%, invece del 21%. Low VAT rate: 6% invece del 21%. Energy saving loan (Energiebespaarlening): prestito di 7-10 anni per un importo pari a €2.500-€25.000 con un tasso di interesse agevolato per interventi di efficientamento energetico intrapresi dai proprietari nelle abitazioni in cui vivono. Tali misure sono state annunciate alla fine dello scorso anno e le domande possono essere presentate da gennaio 2014. Environmental investment tax deduction (Milieu-investeringsaftrek): il profitto tassabile di un'impresa può essere ridotto del 13,5%, 27% o 36% della spesa per investimenti, compresi gli investimenti in rinnovo di edifici non residenziali, che rispondono a criteri di sostenibilità. Energy investment tax deduction (Energie-investeringsaftrek): il profitto tassabile di un' impresa può essere ridotto del 1,5% delle spese per investimenti per interventi di risparmio energetico Conto rinnovo (Sanierungsscheck): cash. Strumenti degli stati federali: mutui, tassi di interesse, sussidi annuali ogni "artigiano" riduce del 50% il costo del lavoro, e viene poi compensato HRI: credito d'imposta. BES: in contanti (cash grant) cash 7. Esiste una graduazione degli incentivi per tipologie specifiche di edifici o per tipologie di intervento? (es edifici prima del 1970, edifici intensivi o monofamiliari, maggiori incentivi per specifici interventi, ecc.) Germania Francia Regno Unito Spagna Olanda Austria Svezia Irlanda Ungheria Ci sono diversi programmi di finanziamento per diverse tipologie di soggetti della domanda (privati, imprese, settore pubblico). In generale non ci sono variazioni degli incentivi in base alla tipologia dell'edificio. Il principio generale: un maggior risparmio energetico determinerà un maggior contributo pubblico No, non ci sono differenze per le varie tipologie di immobili residenziali Non ci sono norme in merito alla tipologia di interventi di rinnovo che la famiglia dovrebbe fare. Si. Negli anni passati, per grandi complessi (panel) di edifici residenziali 78 8. Esistono parametri o soglie da rispettare? (riduzione del consumo del x% tra prima e dopo il lavoro, fasce di reddito dei proprietari o occupanti, ecc) Germania Francia Regno Unito Spagna Olanda Austria Svezia Irlanda Ungheria Ci sono soglie energetiche stabilite per legge per interventi di grandi dimensioni. Benefici degli incentivi parametrati sui limiti di legge. Più alto è il risparmio pianificato, maggiore è il sussidio pubblico. Attualmente il parametro di riferimento è rappresentato dalla nuova costruzione. Ma con la nuova "ordinanza sul risparmio energetico" dal 2016 la situazione cambierà (meno requisiti per gli edifici esistenti). Gli interventi che possono beneficiare del programma kfW per la riqualificazione energetica sono: isolamento termico di pareti, soffitti e pavimenti; rinnovo di finestre e porte esterne; installazione/rinnovo di sistemi di ventilazione; rinnovo del sistema di riscaldamento; ottimizzazione della distribuzione del calore su sistemi di riscaldamento esistenti Come detto descrivendo il Green Deal, i risparmi in termini di bolletta energetica conseguiti a seguito degli interventi di miglioramento devono coprire, in un certo arco di tempo, il prestito ottenuto Government Plan for Fostering Rent, Renovations and Urban Renewal: applicabili a interi complessi di appartamenti costruiti prima del 1981. Interventi che coinvolgono almeno 100 unità (appartamenti). Non sono ammessi interventi su singole unità; deve trattarsi di una comunità di proprietari che decide di intraprendere interventi di rinnovo e fare domanda per ottenere gli incentivi. E' necessario un progetto redatto da un architetto o tecnico equiparabile. Real Decreto-ley 6/2010 & Real Decreto-ley 20/2012: applicabile solo al settore residenziale. Gli edifici devono essere stati costruiti da almeno due anni, dunque assai poche restrizioni in merito all'epoca di costruzione, ma gli interventi di rinnovo devono rispondere a due condizioni: 1) almeno il 50% del lavoro deve riguardare la struttura, l'impermeabilizzazione, la messa in sicurezza o altre funzioni fondamentali. Ovvero interventi "cosmetici" non possono superare il 50% del budget. 2) l'investimento deve essere pari almeno al 25% del prezzo di acquisto (dunque piccoli interventi di manutenzione sono esclusi da questo incentivo. Ci sono numerose "piccole norme" che regolamentano invece queste misure di piccoli interventi di manutenzione) Low VAT rate: può essere applicato alle abitazioni con più di due anni e per le seguenti tipologie di interventi: 1) Pittura e rivestimenti; 2) isolamento di pavimenti, pareti e soffitti finalizzato al risparmio energetico. In aggiunta, dal primo gennaio 2014 anche per l'installazione di vetri isolanti (i materiali devono rispondere a requisiti minimi); 3) gran parte degli interventi di ricostruzione, rinnovo e manutenzione intrapresi nel periodo marzo 2013-dicembre 2014. Energy saving loan (Energiebespaarlening): interventi di risparmio energetico intrapresi da proprietari nelle abitazioni in cui vivono. Environmental investment tax deduction (Milieu-investeringsaftrek): l'edificio deve soddisfare alcuni requisiti minimi, variabili per le tre aliquote dell'incentivo. In ogni caso sono fissati livelli massimo di consumi energetici. Energy investment tax deduction (Energie-investeringsaftrek): tale deduzione è applicabile agli investimenti per il miglioramento di edifici non residenziali esistenti e che contestualmente garantiscono una riduzione dei consumi energetici, o a investimenti che riducono il livello dei consumi energetici rispetto alla situazione esistente. "Conto rinnovo" (Sanierungsscheck): può essere applicato per il rinnovo di case private con più di 20 anni. I sussidi sono ammessi per l'isolamento delle pareti esterne e dei soffitti, sostituzione di finestre, porte di entrata, e per la sostituzione del sistema di riscaldamento con uno da fonti energetiche rinnovabili. Gli incentivi sono pari al 20% dei costi sostenuti, entro un massimo di 5.000 euro per interventi di rinnovo finalizzato all'efficientamento energetico, o fino a un massimo di 2.000 euro per la sostituzione dell'impianto d riscaldamento . Se l'isolamento è effettuato utilizzando risorse rinnovabili o nel caso di finestre di legno, l'importo è aumentato di 500 euro. I costi si riferiscono ai materiali, e al lavoro (intervento) di rinnovo nonché alla progettazione. No HRI: importo degli interventi (superiore a €4.500). Tipologia dell'interventi (deve essere qualificante, ovvero interventi di rinnovo, ripristino, miglioramento). Deve essere eseguito sull'abitazione principale e da professionisti con partita IVA e adempienti agli obblighi fiscali. Better Energy Home scheme: ci sono parametri precisi per ogni tipologia di intervento. Si applica solo a case costruite prima del 2006. Si applica a i seguenti interventi: isolamento dei tetti e di pareti esterne e interne, implementazione dei controlli di boiler e centrali termiche, pannelli solari) - 79 9. Gli incentivi sono erogati dal Governo centrale, dagli Enti regionali o dai comuni? Germania Francia Regno Unito Spagna Olanda Austria Svezia Irlanda Ungheria Governo centrale/federale (KfW) ma anche alcuni enti regionale (programmi dagli Stati Regionali) Governo centrale per gli interessi sui mutui, la detrazione fiscale e l’IVA ridotta. Enti Locali per gli incentivi di competenza Government Plan for Fostering Rent, Renovations and Urban Renewal: la strategia è decisa dal Governo centrale, ma il suo sviluppo è responsabilità dei governi regionali. Il governo centrale eroga il denaro alle agenzie regionali per l'housing, che decidono quali progetti autorizzare (in passato accadeva spesso che alcune regioni erogavano misure complementari a quelle del governo centrale. ma tale situazione non dovrebbe verificarsi in futuro). Energy saving loan (Energiebespaarlening): tale misura è amministrata da una organizzazione no-profit indipendente. Environmental investment tax deduction (Milieu-investeringsaftrek): in base alle tre percentuali, l'incentivo è erogato da una organizzazione governativa in un caso e da esperti privati certificati negli altri due casi. Energy investment tax deduction (Energieinvesteringsaftrek): organizzazione governativa Governo centrale ("Sanierungsscheck"). Governo centrale BEI: sono erogati dal Governo Centrale attraverso la SEAI (autorità per l'energia sostenibile) Governo centrale, municipalità 10. A quale livello vengono rilasciate le certificazioni? (Governo centrale, dagli Enti regionali o dai comuni) Germania Francia Regno Unito Spagna Olanda Austria Svezia Irlanda Ungheria Esperti locali (persone certificate con competenze specialistiche, consulenti energetici certificato dalle agenzie federali). La frode è perseguibile "Sanierungsscheck": le domande possono essere effettuate dalle quattro banche di risparmio per l'edilizia abitativa privata Governo centrale - 11. A quale livello vengono effettuati i controlli? (centrale, regionale, comunale) Germania Francia Regno Unito Spagna Olanda Austria Svezia Irlanda Ungheria Enti federali, ad esempio il KfW effettua dei test a campione per verificare se tutto è corretto - Governo centrale - 80 LE INDAGINI PRESSO I RIVENDITORI DI MATERIALI, I PROGETTISTI, LE FAMIGLIE E GLI AMMINISTRATORI DI CONDOMINIO 81 4. Quali materiali si utilizzano e per quali motivi si scelgono nell’isolare gli edifici? La percezione dei rivenditori e dei progettisti anche rispetto ai temi del rapporto prezzo / prestazioni, durabilità, salubrità dei materiali Grafico 4.1. - RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Settore di attività e distribuzione geografica Infissi 4% Altro 11% Nord 52% Sud 29% Generalisti 40% Rivestimenti 22% Centro 19% ITS 23% Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 Grafico 4.2. RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA 2013 - andamento delle vendite rispetto al 2012 100% 0% Nord Meglio Centro Sud Peggio 27,0% 4,1% 68,9% 76,3% Stabili 19,7% 3,9% 17,6% 5,9% 20% 3,4% 40% 34,5% 62,1% 60% 76,5% 80% ITALIA Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 Grafico 4.3. RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Quanti vendono materiali per isolamento termoacustico e la destinazione di tali materiali Edilizia residenziale nuova 29,4% Non vende isolanti 50,4% Vende isolanti 49,6% Ristrutturazioni 65,0% Edilizia non residenziale 5,6% Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 82 Grafico 4.4. RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Quanto incide sul fatturato la vendita di isolanti e quali prodotti sono più presenti sul mercato – TOTALE ITALIA Polistirene estrusi (XPS) Poliuretano Quota di fatturato dei rivenditori in ITALIA MATERIALI ISOLANTI TERMOACUSTICI Lana di roccia Sughero, fibre di legno, materiali naturali ITALIA Vetro cellulare/foam glass Polistirolo 15,2% Polietilene espanso a celle chiuse Lana di vetro 0,0 9,0 18,0 27,0 36,0 Altro (sfusi, accoppiati, schiume, 45,0 riflettenti, ecc.) Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 Grafico 4.5. RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA –quali prodotti sono più presenti sul mercato – NORD Polistirene estrusi (XPS) Poliuretano Vetro cellulare/foam glass Lana di roccia Nord Polietilene espanso a celle chiuse Sughero, fibre di legno, materiali naturali Lana di vetro Polistirolo 0,0 9,0 18,0 27,0 36,0 Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 83 45,0 Altro (sfusi, accoppiati, schiume, riflettenti, ecc.) Grafico 4.6. - RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Dove si utilizzano i materiali per isolamento termoacustico e quali sono le caratteristiche più apprezzate – TOTALE ITALIA Prestazioni termiche Facilità e rapidità di installazione Soffitti 29,6% Pareti 47,3% Prezzo Durabilità del prodotto/dell'opera Reperibilità del prodotto Prestazioni fonoassorbenti Rispetto delle normative Trasportabilità e stoccabilità Pavimenti 23,1% Altre prestazioni (igrometria, ignifugo) Altro 0 10 20 30 Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 Grafico 4.7. - RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Dove si utilizzano i materiali per isolamento termoacustico e quali sono le caratteristiche più apprezzate – NORD Prestazioni termiche Facilità e rapidità di installazione Prezzo Soffitti 20,4% Pareti 50,5% Durabilità del prodotto/dell'opera Rispetto delle normative Reperibilità del prodotto Prestazioni fonoassorbenti Pavimenti 29,1% Altro Trasportabilità e stoccabilità Altre prestazioni (igrometria, ignifugo) 0 Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 84 10 20 30 Grafico 4.8. RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Quota di rivenditori che tratta tipologie di materiali isolanti specifici per: 80 72,0 70,7 70 56,2 60 48,7 50 48,0 47,9 isolamento acustico solai isolamento acustico pareti in intercapedine 40 30 20 10 0 isolamenti termici isolamenti termici isolamenti termici isolamento dall'interno a cappotto di tetto a falda acustico pareti dell'interno Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 Grafico 4.9. RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Quota di rivenditori sul territorio che tratta tipologie di materiali isolanti specifici per: 100 80 70 88,9 87,5 90 75,0 72,2 68,8 66,7 66,7 68,8 60,0 60 50,0 46,7 50 62,5 58,3 50,0 43,3 40,0 43,3 47,2 40 30 20 10 0 isolamenti termici isolamenti termici isolamenti termici dall'interno a cappotto di tetto a falda Nord isolamento acustico pareti dell'interno Centro isolamento acustico solai isolamento acustico pareti in intercapedine Sud Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 85 Grafico 4.10. - RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Come prevede si chiuderanno le vendite di materiali isolanti nel 2013 rispetto al 2012 56,3 60 50,0 45,8 47,2 46,7 50 45,1 37,5 40 30,6 30 22,2 20 10 9,1 6,3 3,3 0 Nord Centro Sud Meglio Stabili Totale Peggio Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 Grafico 4.11. - RIVENDITORI DI MATERIALI PER L’EDILIZIA – Come prevede andranno le vendite di materiali isolanti dal 2013 al 2018 60,0 53,3 55,6 53,3 50,0 50,0 40,0 31,3 30,0 20,0 13,3 20,1 19,4 16,7 13,9 11,0 10,0 0,0 0,0 2,8 0,0 0,8 0,0 Nord Centro Molto superiore Superiore Sud Uguale Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 86 Inferiore Totale Molto inferiore Grafico 4.12. - PROGETTISTI -‐ Tipologia 100 80 Studio di progettazione 18,3% Piccolo studio associato 16,7% Singolo professionista 65,0% 60 40 20 0 Nord Centro Sud Singolo professionista Piccolo studio associato Studio di progettazione Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 Grafico 4.13. - PROGETTISTI -‐ Tipologia 4,0 3,5 3,4 3,5 2,7 3,0 Il 62% degli studi di progettazione è costituito da un unico professionista 2,5 2,0 1,6 1,5 1,0 0,5 0,0 Nord Centro Sud Totale Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 Grafico 4.14. - PROGETTISTI – Si interessa di isolamento termoacustico Nord 52,6 Centro 61,1 Sud Al Nord più specializzati, al Sud alta incidenza di generalisti 91,3 Totale 70,0 0 25 50 75 100 Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 87 Grafico 4.15. - PROGETTISTI – Esperienza in termini di quantità di progetti Isolamento dell'ultimo solaio/ tetto a falde Nella media italiana coperture e pareti perimetrali coprono quasi 2/3 dei progetti 33,9 Pareti perimetrali (cappotto o intercapedine) 31,9 Primo solaio 13,6 Solai intermedi (principalmente acustica) 13,0 Pareti divisorie (principalmente acustica) L’acustica non è trascurata con oltre il 20% 7,5 0 10 20 30 40 Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 Grafico 4.16. - PROGETTISTI – Esperienza in termini di quantità di progetti sul territorio 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 Isolamento dell'ultimo Pareti perimetrali (cappotto o solaio/tetto a falde intercapedine) Nord Primo solaio Centro Solai intermedi (principalmente acustica) Pareti divisorie (principalmente acustica) Sud Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 88 Grafico 4.17. - PROGETTISTI – Quali materiali per isolare termicamente e acusticamente Per l’isolamento ACUSTICO si utilizzano (prima risposta 49% materassini; 33% pannelli/lastre) Per l’isolamento TERMICO si utilizzano (prima risposta 83% pannelli/lastre) pannelli/lastre 21,0 pannelli/lastre 21,8 materassini 23,8 materassini 26,3 20,3 rotoli rotoli 18,6 materiale sfuso schiume 16,7 materiale sfuso 16,7 0 5 10 15 20 17,5 schiume 15,4 non so 25 30 2,1 0 10 20 30 Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 Grafico 4.18. - PROGETTISTI – Caratteristiche più apprezzate nei materiali per l’isolamento termoacustico 22,6 Prestaz. termiche 31,0 25,9 21,0 Prezzo 10,3 14,8 12,9 Facilità e rapidità di install. 24,1 11,1 9,7 Durabilità prodotto/opera 20,7 18,5 11,3 Reperibilità del prodotto 3,4 7,4 4,8 Prestazioni acustiche 6,9 14,8 17,7 Altro 3,4 7,4 0 5 10 15 Sud Centro Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 89 20 25 30 Nord 35 Grafico 4.19. - PROGETTISTI – Percezione dei migliori materiali per caratteristica dei materiali stessi PRESTAZIONI TERMICHE PREZZO Polistirene (estruso, espanso) Polistirene (estruso, espanso) 57,5 15,0 Sughero 12,5 Lane (vetro, roccia) Pre-accoppiati 10,0 0,0 Fibre naturali 0 10 20 30 40 50 Polistirene (estruso, espanso) Sughero 0,0 20 20 30 40 50 40 60 80 52,6 Sughero 13,2 Lane (vetro, roccia) 13,2 10,5 7,9 Fibre naturali 2,4 10 0,0 Pre-accoppiati 7,1 0 Pre-accoppiati Legno mineralizzato 9,5 Legno mineralizzato 2,6 Polistirene (estruso, espanso) 11,9 Fibre naturali 10,3 DURABILITA’ MATERIALE / OPERA 16,7 Sughero Lane (vetro, roccia) 0 52,4 Pre-accoppiati 10,3 60 FACILITA’ E RAPIDITA’ INSTALLAZIONE Lane (vetro, roccia) Legno mineralizzato Fibre naturali 5,0 Legno mineralizzato 76,9 60 2,6 0 Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 90 10 20 30 40 50 60 Grafico 4.20. - PROGETTISTI – Percezione dei migliori materiali per caratteristica dei materiali stessi REPERIBILITA’ DEL PRODOTTO PRESTAZIONI ACUSTICHE Polistirene (estruso, espanso) 67,6 Lane (vetro, roccia) 35,1 Sughero 18,9 Lane (vetro, roccia) 24,3 Sughero 5,4 Pre-accoppiati 16,2 Legno mineralizzato 5,4 Polistirene (estruso, espanso) 16,2 Pre-accoppiati 2,7 Fibre naturali Fibre naturali 0,0 0 5,4 Legno mineralizzato 20 40 60 80 0 RISPETTO DELLE NORMATIVE Polistirene (estruso, espanso) 10 11,8 Sughero Lane (vetro, roccia) 11,8 Legno mineralizzato 21,6 8,1 2,7 Fibre naturali 8,8 Pre-accoppiati 0,0 Legno mineralizzato 8,8 Fibre naturali 0,0 20 30 40 67,6 Lane (vetro, roccia) Pre-accoppiati 10 30 Polistirene (estruso, espanso) 26,5 0 20 TRASPORTABILITA’ / STOCCABILITA’ 32,4 Sughero 2,7 0 40 Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 91 20 40 60 80 Grafico 4.21. - PROGETTISTI – Percezione dei migliori materiali per caratteristica dei materiali stessi ALTRE PRESTAZIONI (resistenza al fuoco, igrometria, ecc.) NOCIVITA’ DEL PRODOTTO Lane (vetro, roccia) 32,4 Lane (vetro, roccia) Polistirene (estruso, espanso) Polistirene (estruso, espanso) 29,7 Legno mineralizzato 13,5 10,8 Fibre naturali Sughero 8,1 5,4 Pre-accoppiati 0 10 20 30 SALUBRITA’ DEL PRODOTTO 47,5 Legno mineralizzato 22,5 Fibre naturali 17,5 Polistirene (estruso, espanso) 7,5 Pre-accoppiati 2,5 Lane (vetro, roccia) 2,5 0 10 20 30 40 47,4 Pre-accoppiati 0,0 Fibre naturali 0,0 Sughero 0,0 Legno mineralizzato 0,0 0 40 Sughero 52,6 50 Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 92 20 40 60 5. La questione dell’acustica nella percezione delle famiglie – il “fattore termico” appare acquisito all’opinione pubblica e al decisore politico (pur con distorsioni) ma cosa ne pensano le famiglie del problema acustico? Città e piccoli centri, tipologie di rumori, intensità, fascia oraria Grafico 5.1. - FAMIGLIE – La sua abitazione è: 60,0 43,6 47,4 16,0 18,4 23,4 20,0 31,3 33,0 36,5 40,0 30,0 50,3 50,0 10,0 0,0 Nord Centro Sud 90,0 36,3% 70,0 60,0 60,2 18,3% 78,0 80,0 50,0 40,0 30,0 16,7 8,0 10,0 In città/zona urbanizzata Insediamento diffuso non intensivo Zona rurale/campagna 23,1 20,0 14,1 45,5% 0,0 Capoluogo Non capoluogo 100,0 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 36,7 44,9 38,5 39,7 18,3 21,8 10,0 18,3 20,0 9,3 30,0 35,8 40,0 37,2 44,5 54,9 50,0 0,0 AoB Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 93 C D E F 94 Grafico 5.2. - FAMIGLIE – La sua abitazione è: 50,0 43,6 43,3 40,0 44,3 45,0 33,2 35,0 30,0 16,2 5,2 5,0 13,7 10,0 18,0 15,0 18,8 20,9 20,0 16,9 25,9 25,0 0,0 Nord Centro Sud 56,6 60,0 50,0 16,9% 14,5% 43,7% 40,0 24,7 30,1 25,3 In una piccola palazzina (da 3 a 9 appartamenti) In un condominio da 10 a 15 appartamenti In un condominio di 16 o più appartamenti 7,2 10,0 11,5 In edificio mono-bifamiliare 20,0 16,1 24,9% 28,5 30,0 0,0 Capoluogo Non capoluogo 90,0 80,0 80,0 70,0 60,0 20,0 15,0 16,8 23,3 28,9 18,9 9,9 18,4 15,7 26,2 39,6 36,7 17,9 10,0 27,2 20,0 18,2 30,0 42,3 40,0 44,8 50,0 0,0 AoB Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 C 95 D E F Grafico 5.3. - FAMIGLIE – La sua abitazione si trova: 60,0 38,6 32,7 30,0 39,0 43,3 48,2 40,0 48,9 50,0 17,7 19,2 20,0 12,4 10,0 0,0 Nord Centro Sud 54,9 50,0 16,7% 56,6 60,0 47,4% 40,0 10,0 Al piano terra In un piano intermedio 16,6 17,1 20,0 26,9 35,8% 28,0 30,0 0,0 All'ultimo piano Capoluogo Non capoluogo 70,0 60,0 60,0 33,4 33,4 50,5 47,2 45,7 34,1 30,0 36,1 40,0 50,8 50,0 20,0 20,0 16,1 15,8 18,2 10,0 18,7 20,0 0,0 AoB Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 C 96 D E F Grafico 5.4. - FAMIGLIE – La sua abitazione si affaccia su: 60,0 46,0 47,8 53,5 50,0 40,0 5,2 8,6 17,1 20,4 20,9 17,1 13,9 10,0 23,0 20,0 26,4 30,0 0,0 Nord Centro Sud 60,0 17,9% 19,3% 45,9 14,8% 52,8 50,0 40,0 30,0 48,1% Una via secondaria a traffico moderato Un cortile interno 20,8 14,4 18,9 10,0 Una via ad alto scorrimento/ferrovia 11,6 15,6 20,0 20,0 0,0 Capoluogo Un parco/verde pubblico o privato/affacci aperti Non capoluogo 80,0 80,0 70,0 20,0 0,0 16,1 21,3 16,5 26,4 10,2 16,1 2,6 10,0 17,9 20,0 17,6 27,5 30,0 31,5 40,0 45,8 49,8 54,6 50,0 46,2 60,0 0,0 AoB Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 C 97 D E F Grafico 5.5. - FAMIGLIE – La sua abitazione è vicina a: (vicina se si sentono rumori provenienti da) NESSUNA DI QUESTE 58,3% STRADA A TRAFFICO ELEVATO 18,3% FERROVIA 9,4% AUTOSTRADA/TANGENZIALI 4,0% AREA INDUSTRIALE 3,8% AEROPORTO 2,9% VIE O ZONE TURISTICHE E DI "VITA NOTTURNA" 1,9% ALTRO ACUSTICAMENTE IMPORTANTE 1,4% Non capoluogo Capoluogo Strada a traffico elevato 23,4 Ferrovia 16,0 8,0 10,0 Autostrada/tangenziali 4,8 3,6 Area industriale 4,2 3,6 Aeroporto 4,4 Vie o zone turistiche e di "vita notturna" 1,5 Altro acusticamente importante Nessuna di queste 2,9 2,2 2,1 0,7 61,8 50,9 Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 98 Grafico 5.6. - FAMIGLIE – Che tipo di serramenti sono installati in casa? - Che tipo di vetri sono installati in casa? 2,9% 12,7% 8,7% 32,3% 53,3% 25,3% Legno Alluminio PVC 64,8% Misto Vetro singolo Vetro doppio Vetro triplo 60,0 70,0 60,1 60,0 43,0 1,6 2,6 3,8 9,4 18,2 10,0 0,0 28,0 30,0 20,0 2,5 7,7 10,0 18,0 10,8 11,0 20,0 40,0 38,1 34,3 28,6 30,0 55,4 50,0 40,0 27,2 50,0 69,4 80,0 61,2 70,0 69,0 0,0 Nord Centro Sud Nord Centro Sud 50,0 60,0 53,0 40,0 64,1 70,0 54,0 60,0 66,2 50,0 40,0 30,0 30,9 0,0 2,9 10,0 2,8 11,6 20,0 7,2 33,1 30,0 28,2 14,9 10,0 11,9 19,2 20,0 0,0 Capoluogo Non capoluogo Capoluogo Non capoluogo 90,0 80,0 80,0 70,7 56,9 20,0 25,4 3,9 10,0 24,7 20,0 20,0 17,5 10,0 11,1 30,0 0,0 0,0 AoB C D E F AoB Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 44,9 55,1 50,0 39,1 61,3 58,6 60,0 40,0 25,8 7,8 7,7 5,2 15,7 10,0 36,1 37,1 41,9 20,0 18,2 30,0 45,7 50,0 3,9 70,0 60,0 80,0 80,0 75,3 70,0 40,0 99 C D E F Grafico 5.7. - FAMIGLIE – Nella sua abitazione si avvertono "spifferi" d'aria? Da cosa dipendono? Solai 1,4 SI 35,8% NO 64,2% Infissi 98,6 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Grafico 5.8. - FAMIGLIE – In termini di comfort termico, c'è una scarsa uniformità della temperatura fra gli ambienti? 90,0 60,0 50,0 55,5 No 63,4% 44,5 40,0 34,1 30,0 36,3 Si 36,6% 63,7 65,9 70,0 80,0 81,8 80,0 18,2 10,0 20,0 20,0 0,0 AoB Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 100 C D E F Grafico 5.9. - FAMIGLIE – Qual è il livello di isolamento termico da lei percepito? 70,0 9,9 10,0 9,4 20,0 scadente 34,0 30,0 6,9 accettabile 27,1 40,0 35,0 buono 55,1 50,0 56,6 66,0 60,0 0,0 Isolamento pareti Isolamento copertura Isolamento superfici trasparenti 0,0 Centro Sud 60,0 40,0 54,3 8,1 9,5 0,0 Nord 36,7 35,5 10,0 13,1 10,0 58,1 55,1 34,1 30,0 20,0 10,8 7,9 10,0 12,6 20,0 40,0 30,0 20,0 10,3 30,0 36,3 30,0 45,6 41,8 40,0 50,0 40,0 9,0 53,3 50,0 31,7 60,0 10,2 50,0 29,6 60,0 42,3 44,6 70,0 55,1 60,0 62,0 70,0 62,3 ISOLAMENTO PARETI 0,0 Capoluogo Non capoluogo AoB C D E F Sud Capoluogo Non capoluogo 72,7 66,0 47,6 44,5 54,9 AoB ISOLAMENTO SUPERFICI TRASPARENTI 22,3 5,0 Centro 23,8 10,1 0,0 Nord 7,8 5,1 10,0 0,0 10,8 20,0 7,8 10,0 10,4 17,9 4,9 20,0 26,8 30,0 36,2 30,0 40,0 27,6 40,0 36,1 53,4 56,9 50,0 50,0 61,5 60,0 35,4 60,0 9,0 70,0 70,0 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 68,1 80,0 80,0 77,2 90,0 100,0 ISOLAMENTO COPERTURA D E C F 0,0 60,0 40,0 30,8 8,1 15,7 17,9 9,0 10,0 0,0 Nord Centro Sud Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 44,6 39,7 35,7 30,4 20,0 7,6 14,1 10,0 30,0 10,2 49,2 7,6 10,0 50,0 40,0 30,0 20,0 6,9 20,0 29,2 30,0 40,0 36,7 41,4 40,0 60,0 54,1 50,0 51,0 50,0 61,1 70,0 8,0 60,0 38,4 60,0 53,7 80,0 62,0 70,0 63,9 70,0 73,1 0,0 Capoluogo 101 Non capoluogo AoB C D E F Grafico 5.10. - FAMIGLIE – Nel suo appartamento si avvertono i rumori dei vicini? SI SENTE SOLO SE URLANO, BASSO 64,7% SI SENTE ABBASTANZA, MEDIO 25,0% SI SENTE TUTTO, FORTE 10,3% Non capoluogo Capoluogo Si sente tutto, FORTE 19,7 Si sente abbastanza, MEDIO 5,8 28,9 Si sente solo se urlano, BASSO 23,2 71,0 51,3 Fonte: indagine diretta CRESME - 2013 102 Grafico 5.11. - FAMIGLIE – Nel suo Comune, qual è il tipo di degrado ambientale più sviluppato? ACUSTICO 23,3% NESSUNO 31,5% ATMOSFERICO 19,8% ESTETICO 15,5% IDROGEOLOGICO 9,9% 45,0 35,0 30,0 27,4 17,0 5,0 5,0 10,3 21,2 19,6 10,5 19,5 21,6 10,0 16,0 15,0 21,6 20,0 Sud 25,1 25,0 Centro 23,7 Nord 22,3 39,2 40,0 0,0 Acustico Atmosferico Estetico Idrogeologico Nessuno 36,1 15,5 12,4 5,0 7,3 10,0 17,6 15,0 11,0 20,0 Non capoluogo 17,3 25,0 Capoluogo 13,5 30,0 33,2 35,0 36,1 40,0 0,0 Acustico Atmosferico Estetico Idrogeologico Nessuno Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 103 Grafico 5.12. - FAMIGLIE – Durante il GIORNO ci sono rumori che la infastidiscono? Se SI, quali? 23,2 Rumori di moto/motorini Rumori di auto/autobus No 30,5% Si 69,5% 20,3 Cani o altri animali 14,8 Vicini di casa 11,2 Allarmi antifurto 9,5 Raccolta spazzatura 9,2 Rumore di cantieri 8,1 Locali di intrattenimento 3,6 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Tabella 5.1. - FAMIGLIE – I rumori più fastidiosi di GIORNO - VALORI % Rumori di auto/autobus Area geografica Nord Centro Sud 22,3 20,2 17,7 Rumori di moto/motorini Rumore di cantieri Vicini di casa Locali di intrattenimento (bar, discoteche) Allarmi antifurto Raccolta spazzatura Cani o altri animali 26,9 16,5 23,0 8,5 9,1 6,9 9,9 7,4 15,8 5,3 1,8 2,6 7,4 14,4 8,9 11,6 7,3 7,4 8,1 23,4 17,9 20,0 13,1 13,6 3,8 7,3 14,0 6,2 25,4 4,7 9,7 3,4 10,9 6,0 20,6 Zona climatica AeB 18,5 18,7 C 19,0 19,0 D 13,5 20,1 E 24,5 26,8 F 33,3 33,3 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 6,4 9,9 12,9 5,1 0,0 12,5 11,9 14,3 8,7 16,7 0,0 2,4 1,5 6,0 0,0 6,4 14,2 13,5 5,2 16,7 18,7 7,1 7,6 10,3 0,0 18,9 16,6 16,5 13,5 0,0 Tipologia insediativa Capoluogo 21,9 Non 19,2 capoluogo 104 Grafico 5.13. - FAMIGLIE – Può dare un punteggio da 0 a 10 in relazione al fastidio che le provocano durante il GIORNO? (0 nessuno, 5 poco, 10 insopportabile) Locali di intrattenimento (bar, discoteche) 5,3 Cani o altri animali 5,3 Rumori di moto/motorini 5,3 Rumore di cantieri 5,1 Rumore di auto/autobus 4,9 Vicini di casa 4,7 Allarmi antifurto 4,4 Raccolta spazzatura 3,7 0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Tabella 5.2. - FAMIGLIE – Può dare un punteggio da 0 a 10 in relazione al fastidio che le provocano durante il GIORNO? (0 nessuno, 5 poco, 10 insopportabile) Rumore di auto/autobus Area geografica Nord Centro Sud Tipologia insediativa Capoluogo Non capoluogo Rumori di moto/motorini Rumore di cantieri Locali di intrattenimento (bar, discoteche) Allarmi antifurto Raccolta spazzatura Cani o altri animali 4,6 4,9 5,5 5,1 5,3 5,5 4,7 6,6 4,5 4,5 4,6 5,1 6,0 5,0 4,4 3,3 5,2 5,3 3,9 3,9 3,3 4,6 5,6 5,8 5,3 5,6 5,0 4,9 5,5 4,9 4,3 4,8 4,7 5,1 5,2 4,6 5,2 4,2 3,3 5,5 3,7 5,4 5,9 5,3 2,8 4,4 4,6 7,1 4,3 2,5 4,6 4,9 5,5 4,3 5,0 2,0 5,0 4,5 6,4 6,0 5,4 5,6 5,4 3,1 2,5 3,6 3,5 4,1 3,7 3,0 5,7 5,2 6,2 4,9 3,7 Zona climatica AeB 4,3 C 5,6 D 5,2 E 4,7 F 3,4 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Vicini di casa 105 Grafico 5.14. - FAMIGLIE – Durante la NOTTE ci sono rumori che la infastidiscono? Se SI, quali? 25,2 Rumori di moto/motorini Rumori di auto/autobus Si 44,5% 23,0 Cani o altri animali No 55,5% 17,9 Vicini di casa 10,3 9,6 Allarmi antifurto Locali di intrattenimento 7,2 Raccolta spazzatura 6,8 Rumore di cantieri 0,0 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Tabella 5.3. - FAMIGLIE – I rumori più fastidiosi di NOTTE – VALORI % Rumori di auto/autobus Area geografica Nord Centro Sud Rumori di moto/motorini Rumore di cantieri Vicini di casa Locali di intrattenimento (bar, discoteche) Allarmi antifurto Raccolta spazzatura Cani o altri animali 25,3 20,5 21,8 28,8 23,7 21,8 0,0 0,0 0,0 13,4 10,0 6,6 11,6 9,9 0,0 6,8 9,8 13,0 3,8 3,2 13,0 10,4 22,8 23,8 Tipologia insediativa Capoluogo 27,1 Non capoluogo 19,4 28,8 0,0 12,6 10,8 4,8 6,6 9,4 22,1 0,0 8,2 4,1 13,8 7,0 25,2 Zona climatica AeB 14,2 14,2 C 16,7 25,1 D 24,4 24,4 E 25,9 27,5 F 0,0 0,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 8,3 9,8 12,7 0,0 0,0 0,0 4,9 12,7 0,0 14,7 20,8 7,3 6,4 0,0 14,2 12,5 12,3 0,0 0,0 42,7 16,6 16,9 15,0 100,0 106 Grafico 5.15. - FAMIGLIE – Può dare un punteggio da 0 a 10 in relazione al fastidio che le provocano durante la NOTTE? (0 nessuno, 5 poco, 10 insopportabile) Locali di intrattenimento (bar, discoteche) 6,2 Rumori di moto/motorini 5,2 Cani o altri animali 5,0 Raccolta spazzatura 4,8 Rumore di auto/autobus 4,6 Vicini di casa 4,5 Allarmi antifurto 4,3 Rumore di cantieri 3,5 0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Tabella 5.4. - FAMIGLIE – Può dare un punteggio da 0 a 10 in relazione al fastidio che le provocano durante la notte? (0 nessuno, 5 poco, 10 insopportabile) Rumori di auto/autobus Area geografica Nord Centro Sud Tipologia insediativa Capoluogo Non capoluogo Rumori di moto/motorini Rumore di cantieri Locali di intrattenimento (bar, discoteche) Allarmi antifurto Raccolta spazzatura Cani o altri animali 4,4 5,0 4,6 5,2 4,9 5,2 7,0 2,0 2,5 4,3 5,3 4,2 7,2 6,5 3,8 4,0 4,5 4,4 4,9 3,0 5,3 5,0 4,1 5,5 4,2 4,8 4,0 4,1 7,5 4,3 4,5 5,5 5,1 5,6 3,4 5,0 5,5 4,2 5,0 3,9 3,0 4,7 5,1 4,3 1,0 2,0 4,0 5,5 7,4 7,0 4,1 4,8 3,9 1,0 10,0 5,1 4,9 3,4 6,0 5,0 4,8 5,3 2,5 Zona climatica AeB 6,5 C 3,5 D 5,3 E 4,6 F 1,5 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 6,0 4,7 5,5 5,5 1,3 2,5 4,5 Vicini di casa 107 Grafico 5.16. - FAMIGLIE – Tracce di umidità all'INTERNO dell'edificio Nord 18,2 Centro 35,5 Sud 25,3 Capoluogo 17,2 27,0 Non capoluogo AeB 27,5 20,9 C D 32,8 E 19,1 40,0 F 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Grafico 5.17. - FAMIGLIE – Tracce di umidità all'ESTERNO dell'edificio Nord 15,2 Centro 20,5 Sud 22,0 Capoluogo 17,1 19,0 Non capoluogo AeB 27,5 18,3 C D 18,3 E 17,4 20,0 F 0,0 5,0 10,0 15,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 108 20,0 25,0 30,0 Grafico 5.18. - FAMIGLIE – Tracce di umidità alla BASE dell'edificio Nord 19,0 Centro 25,4 Sud 27,6 Capoluogo 21,0 24,0 Non capoluogo AeB 45,7 26,2 C D 18,1 E 22,1 20,0 F 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 50,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Grafico 5.19. - FAMIGLIE – Tracce di umidità SOTTO IL TETTO dell'edificio Nord 7,1 Centro 12,9 Sud 13,6 Capoluogo 16,9 Non capoluogo 7,3 AeB 9,0 13,1 C D 18,3 E 5,7 F 0,0 0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 109 10,0 12,0 14,0 16,0 18,0 20,0 Grafico 5.20. - FAMIGLIE – Tracce di umidità …. 40,0 35,5 35,0 12,9 10,0 27,6 25,4 19,0 22,0 15,0 20,5 20,0 15,2 Sud 25,3 Centro 25,0 18,2 Nord 7,1 5,0 13,6 30,0 0,0 All' interno All' esterno Alla base Sotto il tetto 30,0 16,9 17,1 Non capoluogo 19,0 15,0 17,2 Capoluogo 21,0 20,0 24,0 27,0 25,0 10,0 7,3 5,0 0,0 All' interno All' esterno Alla base Sotto il tetto 50,0 18,3 5,7 5,0 13,1 26,2 9,0 20,0 32,8 27,5 20,0 18,1 10,0 17,4 15,0 18,3 F 20,0 18,3 E 25,0 19,1 D 20,9 30,0 27,5 35,0 C 40,0 40,0 AoB 22,1 45,7 45,0 0,0 All' interno All' esterno Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 110 Alla base Sotto il tetto Grafico 5.21. - AMMINISTRATORI – Come si configura l'attività? 57,1 60,0 47,2 24,6 50,0 50,0 35,1 40,0 28,6 21,4 14,3 Singolo professionista 28,6 20,0 25,0 40,4 27,8 30,0 10,0 Piccolo studio Società di amministrazione 0,0 Nord Centro Sud Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Grafico 5.22. - AMMINISTRATORI – Quanti edifici amministra attualmente? Oltre 50 26,8 Da 31 a 50 26,3 Da 16 a 30 25,8 5,3 Da 11 a 15 Da 6 a 10 8,8 Fino a 5 7,0 0,0 5,0 10,0 15,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 111 20,0 25,0 30,0 Grafico 5.23. - AMMINISTRATORI – Per circa quante famiglie? Oltre 500 43,9 Da 351 a 500 7,0 Da 151 a 350 31,6 Da 51 a 150 14,0 Fino a 50 3,5 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 50,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Grafico 5.24. - AMMINISTRATORI – Ha mai avuto segnalazioni o richieste dai condomini in merito a problemi di isolamento termico? Nord No 59,6 50,0 50,0 Si 40,4 Centro 28,6 Sud 71,4 14,3 0% Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 112 85,7 20% 40% 60% 80% 100% Grafico 5.25. - AMMINISTRATORI – Ed in merito a problemi di isolamento acustico? 41,7 Nord 58,3 Si 31,6 No 68,4 Centro 14,3 85,7 Sud 14,3 85,7 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Grafico 5.26. - AMMINISTRATORI – Ha in amministrazione edifici con lavori… 41,7 Nord 52,8 50,0 Centro 64,3 41,5 Sud 44,4 Lavori in corso Lavori entro il 31/12/2014 43,9 Totale 54,4 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 113 50,0 60,0 70,0 Grafico 5.27. - AMMINISTRATORI – LAVORI DI ISOLAMENTO - Sono stati fatti o verranno fatti lavori di ristrutturazione sui seguenti elementi? Se SI, quali? No 33,3 Sostituzione generatore di calore 31,7 Isolamento copertura 30,7 23,4 Cappotto esterno Si 66,7 Isolamento acustico infissi e vetri 4,4 Isolamento interno 3,9 Isolamento piano terra/garage 3,4 2,6 Isolamento acustico solai 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Grafico 5.28. - AMMINISTRATORI – LAVORI DI ISOLAMENTO - Quando sono stati eseguiti o verranno eseguiti i lavori? Dal 2000 al 2010 22,1 Dal 2011 al 2013 57,1 Futuri 20,8 0,0 10,0 Dal 2000 al 2010 23,5 Dal 2011 al 2013 22,7 20,0 11,8 0% 10% 20% 30% 50% 25,0 60% Isolamento interno Sostituzione generatore di calore 114 70% 2,32,3 6,3 80% 60,0 5,9 34,1 31,3 40% 50,0 29,4 31,8 6,3 Cappotto esterno Isolamento copertura Isolamento acustico infissi e vetri Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 40,0 29,4 2,34,5 25,0 Futuri 30,0 90% 6,3 100% Isolamento piano terra/garage Isolamento acustico solai Grafico 5.29. - AMMINISTRATORI – LAVORI DI ISOLAMENTO - Sono stati o verranno utilizzati gli incentivi fiscali? Se SI, quali? Solo detrazione del 36%/41%/ 50% per le ristrutturazioni edilizie No 2,2 Si 97,8 Solo detrazione del 55%/65%/ 50% per la riqualificazione energetica 33,3 13,3 Alcuni lavori al 36%/41%/50% per le ristrutturazioni edilizie e altri al 55%/65% per la riqualificazione energetica 53,3 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 Grafico 5.30. - AMMINISTRATORI – LAVORI DI ISOLAMENTO - Ha riscontrato problemi o resistenze da parte delle famiglie nell'usufruire delle detrazioni? 2,2% No 91,1% Si, difficoltà burocratiche per l'amministrazione Si, periodo di detrazione troppo lungo per molti condomini SI 8,9% 6,7% Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 115 Grafico 5.31. - AMMINISTRATORI – Secondo lei, i lavori sarebbero stati fatti anche in assenza di incentivi fiscali? Si ma solo quelli indispensabili e i più economici 56,5 Si tutti 23,9 Si ma non quelli rivolti al risparmio energetico 4,3 No 15,2 0,0 10,0 Fonte: indagine diretta CRESME – 2013 116 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0