N.19 settembre / novembre 04

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N.19 settembre / novembre 04
DEL
IL GIORNALE CONSERVATORIO
SETTEMBRE / NOVEMBRE 04 NUMERO 19, ANNO IV
w w w. c o n s e r v a t o r i o . c h
Editoriale
Accuse e assurdità
Lei e il Conservatorio state vivendo in questi mesi
un periodo movimentato.
La storia del Conservatorio è la storia di un istituto che si è
sviluppato velocemente, quasi rispondendo ad una sfida…e le sfide non hanno mai un percorso facile! Effettivamente gli ultimi tempi sono stati caratterizzati da una serie
di attacchi intensi, provenienti da un piccolo gruppo di persone abbastanza omogeneo, che nell’attaccarci compensano con la virulenza quanto loro manca nella sostanza.
Ma quali motivi vede dietro queste manovre?
Devo ipotizzare dei motivi personali; invidia soprattutto,
ma anche tanta ignoranza per quanto facciamo. Un atteggiamento par ticolarmente penalizzante in un momento
importante per il nostro istituto. Chi è all’origine di queste
manovre rischia di mettere in pericolo, dopo anni di impegno, i posti di lavoro di quasi duecento dipendenti.
Un commento sulle due interrogazioni parlamentari
del sindacalista Pestoni?
Ho l’impressione che Pestoni, dopo la magra figura che ha
fatto con la prima interrogazione, abbia cercato il riscatto
con una seconda, senza però riuscire a mitigare l’incongruenza delle sue affermazioni con dati e fatti verificati e
verificabili. Credo che siano poche le persone capaci di fare
due interrogazioni consecutive senza neanche mai mettere
piede nell’istituto oggetto delle stesse e senza mai porre
neanche una domanda ai diretti interessati.
Ma i rimproveri di un turnover eccessivo di personale non sono veri?
Anche qui si citano dati alquanto fantasiosi. Dati verificabili
indicano che dello staff del CSI la grande maggioranza è attiva da diversi anni. È evidente che preferiremmo trovare
per ogni funzione sempre la persona giusta al primo tentativo, ma per un istituto in forte trasformazione, operante in
un mercato del lavoro forzatamente limitato e con mezzi
finanziari pure limitati, avvicinarsi a questa situazione ideale
non è facile. Ci sono sicuramente stati casi ben più eclatanti
di quelli che si sono verificati presso il CSI.
CSI News
❖ Molti docenti del CSI, dopo aver preso atto delle accuse
mosse dai parlamentari Pestoni e Savoia, e in seguito alla
correlata trasmissione della TSI «Falò» del 22 luglio scorso, hanno sottoscritto una presa di posizione in cui si discostano fermamente dalle accuse mosse nei confronti
dell’Istituzione e della Direzione.
❖ Da questo anno accademico 04-05 la
classe di sassofono della sezione professionale è stata affidata a Rico Gubler
(succedendo a Laurent Esteppoy) e la
classe di trombone a Stanley Clark. Entrambi i docenti sono di caratura internazionale e fortemente ancorati nella
realtà musicale, concertistica e didattica svizzera. In questo numero presentiamo l’intervista a Stanley Clark (vedi
pag. 7). Nel prossimo conosceremo da vicino la figura del
sassofonista Gubler (nella foto). Ringraziamo Laurent
Esteppey per la sua disponibilità verso il CSI e gli auguriamo un futuro professionale ricco di soddisfazioni.
❖ Il Conservatorio della Svizzera italiana ha un nuovo logo,
la cui struttura si avvicina sensibilmente a quello della
Scuola Univesitaria Professionale della Svizzera Italiana
(SUPSI). La decisione è stata presa per sottolineare le
sempre maggiori collaborazioni tra i due Istituti.
❖ La cantante Luisa Castellani ha recentemente effettuato
un importante concerto sotto la direzione di Pierre Boulez presso il centro Beaubourg a Parigi, per l’inaugurazione del Festival Agorà, con l’orchestra di Court Circuit e
l’organizzazione dell’Ircam. La nostra docente è stata inoltre invitata dallo stesso Boulez a Settembre Musica a Torino, per alcuni concerti a Milano ed altri ancora con l’Ensemble Intercontemporain.
❖ Alcuni allievi della Scuola di Musica si sono segnalati al
Concorso Internazionale di Airolo. Ha ricevuto il 1° premio assoluto la giovane pianista Miriam Moretti, allieva di
Alessandro D’Onofrio. Eleonora Cassano (allieva di Ewa
Si parla anche di una denuncia e di un’ammissione
di colpa da parte sua, per una sua lettera
nei confronti di un ex-dipendente.
C’è stata una denuncia, poi ritirata, per una lettera effettivamente ambigua e comunque non molto felice, uscita il 3 giugno 2002 a firma dell’amministratore di allora, quindi né formulata né firmata da me. Fatta opposizione, la denuncia è stata ritirata in cambio di scuse «per aver causato degli ingiustificati inconvenienti».Tali «inconvenienti» si riferivano alla pratica di indennità per disoccupazione cui aveva dato inizio l’ex
dipendente ed erano comunque già stati superati dalla lettera
di precisazione che la direzione del Conservatorio aveva inviato all’istanza competente in data 28.6.2002. Le indicazioni
di Pestoni, anche in questo caso, non sono corrette.
E che cosa dice degli «articoli» del «Diavolo»?
Per considerarsi un «giornale satirico» possiede una strana visione della satira e del giornalismo. Il livello degli articoli è talmente basso – non manca neanche la battuta su Auschwitz –
da non meritare alcun commento.
Non è stata gradita la trasmissione della TSI «Falò».
Per dire la verità, mi sarei aspettato un livello giornalistico più
alto. Portare come testimone un ex-docente che aveva insegnato per una sola ora settimanale e durante un solo anno,
senza verificare le sue dichiarazioni e non dandomi la possibilità di replica, senza menzionare che a suo tempo era stato
candidato al posto di direttore del CSI in concorrenza con la
mia candidatura, senza verificare le sue attività lavorative e
qualifiche professionali, e per di più citando alcune lettere
«anonime», lasciando gratuitamente intendere che la conoscenza dell’estensore avrebbe provocato inaudite reazioni
della direzione (sic!), non corrisponde certo ad un giornalismo «di indagine» ma piuttosto «di sensazione». Se tutti i servizi di «Falò» vengono confezionati in questo modo, i signori
della CORSI e i contribuenti ticinesi hanno di che preoccuparsi. Parrebbe per altro che il mandato pubblico alla RTSI
dovrebbe essere quello di fare cultura (ma forse per alcuni signori di Comano - fortunatamente pochi - la buona musica
non è cultura!) e non gratuita sensazione!
Skorski) ha vinto il 3° premio nella categoria «pianoforte
solista»; Lia Beretta e Benjamino Maurer hanno vinto rispettivamente il 1° e il 2° premio nella categoria «fisarmonica».
Questi ultimi sono entrambi allievi di Leslaw Skorski.
❖ L’importante Concorso nazionale di musica «Prix Credit
Suisse, Jeunes solistes» farà tappa a Lugano, presso la nostra
sede, dove in ottobre avverranno le selezioni. La finale si
terrà invece a Zurigo l’11 dicembre 2004, presso la «Hochschule für Musik und Theater». Il premio finale ammonta a
Fr 25’000.
❖ Dopo la significativa esperienza di collaborazione tra CSI, SUPSI e Teatro Dimitri la scorsa
primavera, con l’allestimento de «Les Mariés
de la Tour Eiffel» (1920) di Jean Cocteau, le
tre Scuole hanno dato seguito all’iniziativa. Lo
spettacolo di Cocteau sarà por tato in
tournée con recite a Verscio, Bellinzona e Lucerna (dettagli in Agenda, pag. 2).
❖ Eduardo Mogouillansky, ex studente del corso di Direzione
per il repertorio contemporaneo (docente Giorgio Bernasconi), ha recentemente diretto una serie di impor tanti
concerti in Argentina, eseguendo musiche di Sciarrino,Vassena, Roqué Alsina, Boulez, Franciosi.
❖ Fabrizio Rosso, docente presso il CSI, ha recentemente eseguito a Colonia, in prima mondiale, Sonntag-Abschied per
cinque sintetizzatori di Karlheinz Stockhausen. Il pezzo prevede la realizzazione elettronica per ognuno dei sintetizzatori a partire da una partitura astratta concepita per coro;
l’idea riprende il concetto fondamentale di Stockhausen per
cui la musica elettronica ha come punto di riferimento l’incredibile ricchezza della voce umana nella sua gamma di
possibilità fonetiche e di imitazione della natura.
❖ Il CSI organizza per questo nuovo anno accademico un
progetto in comune con altre scuole universitarie del Cantone. Si tratta del Campus Corale Universitario ticinese (dettagli a pagina. 5).
❖ Quest’anno i «Corsi per adulti» del DECS
organizzano alcuni corsi in collaborazione
con il CSI. Quelli che par tiranno questo
autunno, e che si terranno presso la nostra
sede, sono:
• «Guida all’ascolto musicale», docente
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Tra qualche settimana
dovreste sapere se sarete
una scuola «riconosciuta».
Non fraintendiamo. Già adesso siamo riconosciuti come
conser vatorio, come scuola
professionale specializzata, ma
vogliamo e dobbiamo arrivare
ad un gradino più alto, quello
di «Scuola universitaria di musica». Facciamo attenzione! all’inizio del 2004 solo gli istituti
di Zurigo, Berna e Lucerna
avevano raggiunto tale traguardo. Noi intanto abbiamo
un riconoscimento provvisoJames Dean:
rio e siamo fiduciosi di otteneanche i ribellisi piegano davanti
re quello definitivo entro la fial flauto dolce (vedi pag. 3 e 4)
ne dell’anno: è un percorso
lungo per noi, ma ancora di
piú per la Romandia. D’altro canto bisogna ammettere che
nel 1999 nessuno avrebbe creduto, né a livello cantonale
né a livello svizzero, che saremmo stati in corsa per diventare Scuola Universitaria. Invece oggi siamo una realtà per il
Ticino: una realtà che si identifica in una scuola il cui alto livello nella formazione è da tutti riconosciuto e tutto ciò
con costi per studente inferiori ai ventimila franchi, contro
un «benchmark» nazionale di 45’000.
Che cosa si augura per il futuro?
A livello istituzionale mi auguro – e sono molto fiducioso –
che si ottenga il riconoscimento quale Scuola universitaria
di musica. Dovremo riuscire a trovare i fondi per poter realizzare il piano d’investimento e per poter consolidare la
nostra situazione finanziaria. Per l’anno 2005-2006 la nostra sezione professionale dovrà essere pronta ad applicare la Dichiarazione di Bologna: anche in questo ambito ci
sono tanti lavori e tanti impegni in vista! Vorremmo inoltre
rafforzare e consolidare la posizione della Scuola di musica,
la sezione non professionale attiva su tutto il territorio cantonale. Ovviamente continuerà il nostro impegno nel processo in corso per l’affiliazione alla SUPSI e quindi di integrazione nella rete universitaria ticinese.
Christoph Brenner, direttore generale
Ivo Antognini (10 giovedì, 18.00-19.50, dal 14 ottobre)
• «Arturo Toscanini: mito e realtà di Re Artù», docente
Harvey Sachs, (10 giovedì, 18.00-19.50, dal 14 ottobre).
In gennaio invece par tiranno una «Guida all’ascolto
della musica jazz», una «Guida all’ascolto dell’opera italiana» e una «Guida all’ascolto di Brahms».
❖ Alcuni giovani allievi della Scuola di Musica, assieme a Luca Medici, responsabile del Dip. Scuola di Musica e docente, hanno suonato a settembre all’inaugurazione del
Tribunale penale federale di Bellinzona.
❖ Si intensificano gli scambi ERASMUS del CSI.Arriveranno
a Lugano dalla «Liszt Ferenc Academy of Music» di Budapest, Juhasz Orsolya (fagotto) nella classe di Gabor Meszaros e Reka Joo (flauto) nella classe di Mario Ancillotti. Il
nostro studente Leopold Strausz seguirà invece a Budapest un corso di didattica pianistica.Tra i docenti del nostro Conservatorio invitati a insegnare in altre Istituzioni
musicali europee in questo anno accademico abbiamo
Gabor Meszaros (fagotto) a Saxion Hogeschool di Enschede e alla Musikhochschule di Lipsia, Nadir Vassena
(composizione) alla Universität für Musik und darstellende Kunst a Graz, David Johnson (corno) alla Sibelius-Akatemia di Helsinki ed alla Scuola di Musica di Fiesole, Nora
Doallo (pianoforte) alla Sibelius-Akatemia di Helsinki e
Massimo Laura (chitarra) alla Saxion Hogeschool di Enschede.
❖ Nella foto del 26 agosto scorso, i rappresentanti dei docenti della
Scuola di Musica firmano soddisfatti le Condizioni generali di lavoro
per il personale didattico della SMUS. Da
metà agosto, prima i
docenti della sezione
professionale, poi quelli
della Scuola di Musica hanno ricevuto il nuovo contratto
di lavoro a tempo indeterminato, assieme al Regolamento Organizzativo ed alle nuove Condizioni di lavoro.
SETTEMBRE/NOVEMBRE 04 NUMERO 19, ANNO IV
SBB CFF FFS
Agenda
Attenzione. L’agenda può essere suscettibile di cambiamenti.
Si consiglia di consultare anche la versione aggiornata su www.conservatorio.ch
oppure telefonare allo 091 960 30 40.
Data
Ora / Luogo
Manifestazione
24 settembre
20.30 Sala Aragonite, Manno
Diplomi di solista con l’Orchestra della Svizzera italiana, dir. Denise Fedeli
1 ottobre
11.00 Aula Magna CSI
23 ottobre
20.30 Teatro Dimitri,Verscio
24 ottobre
18.00 Teatro Dimitri,Verscio
27 ottobre
20.45 Teatro Sociale di Bellinzona
Concerto degli studenti della Scuola Universitaria. Classe di Corno di David Johnson
J.Cocteau: «Le Mariés de la Tour Eiffel», spettacolo in collaborazione con la Scuola Teatro Dimitri e la SUPSI.
J.Cocteau: «Le Mariés de la Tour Eiffel», spettacolo in collaborazione con la Scuola Teatro Dimitri e la SUPSI.
J.Cocteau: «Le Mariés de la Tour Eiffel», spettacolo in collaborazione con la Scuola Teatro Dimitri e la SUPSI.
2 novembre
20.00 Aula Magna CSI
6 novembre
18.00 e 20.15 Théâtre La Fourni,
Lucerna
9 novembre
20.00 Aula Magna CSI
14 novembre
17.30 Auditorio Stelio Molo della RSI,
Lugano Besso
16 novembre
20.00 Aula Magna
18 novembre
Ora da definire.Teatro Dimitri,Verscio
Concerto degli studenti della Scuola Universitaria.
J.Cocteau: «Le Mariés de la Tour Eiffel», spettacolo in collaborazione con la Scuola Teatro Dimitri e la SUPSI (in occasione del Congresso
internazionale ELIA, European League of Institutes of the Arts)
Concerto degli studenti della Scuola Universitaria.
Stagione «Novecento passato e presente». Dir.
Giorgio Bernasconi, Ensemble del CSI. Musiche
di Harrison, Milhaud, Francaix e Martinu
Concerto degli studenti della Scuola Universitaria.
J.Cocteau: «Le Mariés de la Tour Eiffel», spettacolo in collaborazione con la Scuola Teatro Dimitri e la SUPSI (in occasione della Conferenza
dei Direttori della Pubblica Educazione)
LA CORONA
La politica culturale tra pubblico e privato (terza parte)
Negli ultimi due Giornali abbiamo approfondito i temi del finanziamento alla cultura, dello scontro tra i «liberisti» e gli
«statalisti» e del rischio di un eccessivo protezionismo culturale. In questo numero diamo uno sguardo al modello culturale francese.
Il poeta Pierre Emmanuel, presidente della Commissione Cultura del governo francese, ebbe a scrivere: «Lo sviluppo culturale di una società a un momento dato del suo
sviluppo economico e sociale deve esprimere la qualità dei
rapporti rispettivi dell’uomo e di questa società, cioè il grado
di autonomia delle persone, la loro capacità di situarsi nel
mondo, di comunicare con gli altri e di meglio partecipare
alla società, mentre si è in grado anche di allontanarsene».
In quest’ambito lo sviluppo culturale è definito come la
«finalità delle finalità della crescita economica».
Il modello francese
Il bilancio del ministero della cultura francese è aumentato in maniera vertiginosa (moltiplicandosi per 7) tra il
1959, anno della sua creazione, e il 2000. I funzionari
francesi che operavano nel settore della cultura erano
così tanti che si sorrideva dicendo che c’erano più burocrati culturali che artisti. Lo Stato in Francia è percepito
come il vero, e forse unico, responsabile della cultura
(che, per contro, viene considerata nel senso più ampio
del termine e non solo elitaria). La Francia ha sempre
costruito sale, sovvenzionato teatri e artisti, commissionato opere, promosso iniziative internazionali, controllato la distribuzione e la diffusione dei libri e delle pellicole
cinematografiche, etc. in prima «persona», senza mai avvalersi dei privati. Un esempio della minuziosità con la
quale lo spirito burocratico ha regolato la vita culturale:
per favorire l’affluenza della gente ai cinema, la politica
culturale francese è arrivata a regolamentare i palinsesti
televisivi limitando il numero dei film in tv e controllando
la griglia degli orari in modo tale da non inserire film particolarmente attraenti nell’orario in prima serata o il sabato sera.
Potremmo dire che la politica culturale francese è «giacobina». La sua concezione e la sua realizzazione sono
molto centralizzate, decise nel cuore delle istanze dello
Stato. In Francia si arriva a parlare di «personalizzazione
della cultura» allorquando ad esempio il Presidente della
Repubblica interviene, anche in maniera autoritaria, nelle
decisioni di politica culturale.
Lo Stato culturale ha causato vivi dibattiti in Francia, proprio a partire dal processo di statalizzazione iniziato dal
primo ministro degli affari culturali, Charles de Gaulle.
Ancora sotto la III Repubblica (1875-1939) lo Stato aveva svolto principalmente, nel settore della cultura, un
ruolo di conservazione dei musei, dei monumenti nazionali e delle biblioteche. Durante quel periodo pre-gaulliano era possibile assistere ad un pluralismo culturale
eccezionale grazie agli interventi di mecenati, donatori e
privati. Fino agli anni 50 si poteva respirare quell’aria; basti pensare ad alcune opere di autori drammatici come
Beckett e Ionesco, create in teatri parigini non sovvenzionati. Poi, con de Gaulle, tutto è cambiato, e la cultura
in Francia è stata per anni fortemente centralizzata.
Oggi le cose si stanno lentamente evolvendo. Ci si è resi
conto che lo Stato non può decretare il successo di una
cultura a suon di denaro. La cultura anglosassone non
beneficia neppure di un ministero della cultura, né negli
Stati Uniti né in Inghilterra.Anche la cultura francese, che
è stata la più assistita delle grandi culture, si rende conto
che il dirigismo statale è un «regalo avvelenato».
Roberto Valtancoli
Nel prossimo numero di dicembre 2004 valuteremo il modello americano, particolarmente distante da quello francese e che prevede una forte privatizzazione. Le altre parti
dell’articolo sono disponibili online su www.conservatorio.ch
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Atelier di composizione
2004-05
Dopo l’esperienza dello scorso anno, con la presenza di Klaus Huber per una serie di masterclass, per
questo anno accademico (2004-2005) il Conservatorio della Svizzera italiana organizza un atelier di
composizione che pone al centro della riflessione e
della pratica l’utilizzo del sintetizzatore.
Contenuti e attività
1. Seminario di composizione: analisi e discussione
collettiva delle opere e dei progetti compositivi
dei par tecipanti. [Insegnante: Nadir Vassena; 3
ore/incontro]
2. Laboratorio sul sintetizzatore: presentazione e approfondimento delle possibilità tecniche dello
strumento, realizzazione delle idee sonore dei
partecipanti. [Insegnante: Fabrizio Rosso; 4 ore/incontro]
3. Analisi e tecniche strumentali contemporanee:
analisi di opere contemporane. Compositori ospiti presentano le loro opere. Strumentisti di grande
esperienza nell’ambito della creazione contemporanea illustrano le tecniche specifiche del loro
strumento. [Insegnanti: ospiti; 6 ore/incontro]
4. Analisi (facoltativo): analisi di opere del Novecento storico: Arnold Schoenberg, Pierrot Lunaire;
Maurice Ravel, 3 Poèmes de Mallarmé; George
Benjamin, Octet; Stravinsky, Histoire du Soldat;
ecc…
I corsi 3. e 4. sono in comune con il Diploma di direzione per il repertorio contemporaneo (resp. Giorgio Bernasconi).
Per iscrizioni ed informazioni rivolgersi a: Nadir Vassena
[email protected], +41 91 960 30 45
Docenti
Fabrizio Rosso, nato a Torino nel 1969, si è formato come pianista nella sua città e in seguito a Zurigo
con Homero Francesch e a Lugano con Nora Dallo.
Parallelamente ha studiato filosofia presso l’Università di Torino e si è dedicato alla composizione, studiando a Milano con B. Zanolini e frequentando i
corsi della Musikhochschule di Zurigo. Si è dedicato
alla musica contemporanea e alla sua diffusione attraverso l’ideazione di concerti intesi come percorsi
d’ascolto, come viaggi sonori; in questo ambito sono
nati i progetti-concerto: «Il canto degli adolescenti»,
«Voci del tempo» e «Le città invisibili».
Dal 1998 frequenta i seminari di K. Stockhausen a
Kürten (Colonia) sia come compositore che come
interprete, dove nel 2001 ha ottenuto il Premio Speciale per l’esecuzione di Mantra e nel 2003 il Primo
Premio per l’esecuzione di 3x Refrain 2000. Attualmente è attivo presso il Conservatorio della Svizzera Italiana come assistente della classe di perfezionamento di Nora Doallo per la musica contemporanea e del novecento, e pianista della classe di canto
di Luisa Castellani.
Nadir Vassena, nato a Balerna nel 1970, ha studiato composizione a Milano con Bruno Zanolini come
pure con Johannes Schöllhorn a Freiburg i.B. Nel
1993 partecipa ai corsi di composizione di Royaumont tenuti da Brian Ferneyhough. E’ stato invitato
da numerosi festival internazionali e premiato in varie occasioni; nel 1992 al Concorso della WDR di
Colonia, nel 1994 dall’Institut für Neue Musik der
Hochschule der Künste di Berlino (primo premio ex
aequo), nel 1997 dal Mozar t-Wettbewerb di Salisburgo. Per 5 anni di seguito è stato selezionato per
il festival Gaudeamus di Amsterdam. Nel 1999 gli è
stato attribuito il premio della fondazione Christoph
Delz di Basilea. Nel 2000 è stato borsista della fondazione Schloss-Solitude di Stoccarda e nel 2002
della residenza per ar tisti Denkmalschmiede Höfgen/Margarethenstiftung. È stato membro per l’anno
accademico 2002/2003 dell’Istituto Svizzero di Roma. Attualmente insegna composizione, acustica e
analisi al Conservatorio della Svizzera italiana; dal
2004 è membro della Direzione. È direttore artistico, insieme a Mats Scheidegger, del festival tage für
neue musik di Zurigo. Il suo ultimo lavoro, un’opera
per 4 voci e orchestra da camera, sarà eseguito in
novembre al teatro di Lucerna.
SETTEMBRE/NOVEMBRE 04 NUMERO 19, ANNO IV
Il flauto dolce a cura di Christian Bohny e Stefano Bragetti
Dire flauto dolce (o flauto diritto, a becco, Blockflöte) è
dire un’intera famiglia strumentale, cioè un gruppo di
strumenti dalle identiche caratteristiche di base e diversa taglia, quindi diversa estensione, a somiglianza
delle voci del coro (soprano, contralto, tenore e basso)
o del quartetto d’archi. In realtà si tratta di una famiglia
enorme: il compositore e teorico Michael Praetorius
all’inizio del ’600 descriveva una ventina di taglie diverse di flauti dolci, dai 21 centimetri del Klein Flöttlin (sopranino) ai quasi due metri del Gross Bass (grande
basso o contrabbasso).
Questo strumento, pur essendo apparentato al flauto
traverso da alcune comuni caratteristiche, se ne allontana fortemente per almeno tre motivi:
❖ la posizione di esecuzione;
❖ la tendenziale assenza di chiavi metalliche per chiudere i fori (il flauto traverso ne ha in abbondanza e
per tutte le dita, il flauto dolce può averne al massimo due o tre, e solo nelle taglie più grandi);
❖ l’imboccatura (nel traverso l’aria è indirizzata verso il
bordo di un foro rotondo direttamente dalle labbra
dell’esecutore, nel dolce l’aria è indirizzata da un apposito canale verso uno spigolo: in entrambi i casi il
suono è prodotto dal frangersi del getto d’aria).
La prima rappresentazione pittorica di un flauto dolce
risale al secolo XI, in una miniatura francese. Il flauto
dolce più antico giunto fino a noi è stato rinvenuto a
Dordrecht (Olanda) nelle fondamenta di una casa del
XV secolo e potrebbe essere di molto precedente.
Il primo manuale (metodo) dedicato interamente allo
studio di uno strumento musicale risale al 1535 ed è concepito proprio per il flauto dolce: è La Fontegara del veneziano Sylvestro Ganassi dal Fontego. In questo volume
vengono descritti lo strumento e la tecnica per suonarlo,
nonché una serie di esempi per imparare ad eseguire ornamentazioni virtuosistiche.
Tra il rinascimento ed il primo barocco il flauto dolce era
molto utilizzato nelle esecuzioni musicali d’insieme con
voci e/o altri strumenti, come viole da gamba, liuti, strumenti ad ancia e a tastiera. Il repertorio era costituito in
alcuni casi da musica originariamente pensata per le voci
o di brani privi di una destinazione precisa.
In ogni caso il flauto dolce era particolarmente apprezzato perché considerato lo strumento più vicino alle caratteristiche della voce umana.
Nel tardo barocco il flauto dolce conosce una serie di capolavori solistici dedicatigli da impor tanti compositori:
Antonio Vivaldi, Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich
Haendel, Georg Philipp Telemann.
Oltre alle opere di questi «grandi», ci resta, del periodo
barocco, una sterminata produzione di musica ad uso didattico o destinata «ai nobili dilettanti di musica», soprattutto per due flauti contralti o contralto con accompagnamento di clavicembalo, reper torio estremamente
rappresentativo del gusto musicale dell’epoca ed estremamente utile per lo sviluppo della musicalità del flautista
di oggi.
Rimasto quasi in disuso durante l’Ottocento a causa delle
sue caratteristiche sonore di strumento sicuramente non
adatto all’organico dell’orchestra sinfonica, sopravvive
nelle forme popolari dello czakan e del flageolet.
La riscoperta vera e propria del flauto dolce avviene tra
la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento dapprima in
Inghilterra, soprattutto per la riproposta di musiche antiche nell’ambito del repertorio teatrale shakespeariano;
poi, nel mondo germanico, nell’ambito di programmi di
educazione musicale per i bambini (il flauto dolce è l’unico strumento a fiato presente nell’organico dello strumentario scolastico messo a punto da Carl Orff per il suo
metodo); infine il flauto dolce viene utilizzato da compositori come Benjamin Britten, Paul Hindemith, Karlheinz
Stockhausen e Luciano Berio.
Nelle caratteristiche di immediatezza del flauto dolce sta
la sua ricchezza. Il suo timbro dolce, ma in realtà, all’occorrenza, anche tagliente e nasale, gli permette una grandissima gamma di varianti e lo fa essere quasi un prolungamento della voce. Può essere dolce e cantabile, frizzante
e spiritoso.
Si presta moltissimo all’imitazione del canto degli uccelli
così come al meccanicismo di sonorità techno. Basti
ascoltare le incisioni o i concerti del grande Amsterdam
Loeki Stardust Quartet: del suo reper torio fanno par te
composizioni antiche e moderne, dalla musica del Rinascimento alle trascrizioni dei concerti per archi di Vivaldi,
fino alla strepitosa imitazione di una big band nella colonna sonora del car tone animato Pantera rosa, resa attraverso una serie di tecniche speciali come: pressioni diverse e vibrati del fiato, ar ticolazioni estreme della lingua,
percussione delle dita.
Il flauto dolce è spesso classificato come uno strumento
antico e, visto il ruolo che ha giocato nella riscoperta della musica del periodo antecedente al 1750, possiamo
senz’altro accettare questa definizione. Possiamo considerarlo però, senza timore di esagerazioni, uno strumento di ieri e di oggi con un futuro pieno di possibilità.
Dedicato agli adulti
Si sa che il flauto dolce è uno strumento molto immediato per iniziare a far musica, ma qualche volta ci si dimentica che è veramente uno strumento musicale
completo e ricco di possibilità ed è adatto a tutte le
età, dai sei agli ottanta anni. Se avete desiderio di scoprire la gioia di un linguaggio senza parole attraverso
cui vivere e rivivere affetti, sentimenti, emozioni; se volete prendervi cura di voi stessi iniziando un viaggio attraverso i suoni; se volete intraprendere un’attività
creativa e piacevole, da sviluppare rispettando i vostri
tempi e modi di essere e di vivere, con la possibilità
(non l’obbligo!) di condividerla con altre persone, il
flauto dolce può essere lo strumento ideale. Perché?
Sette buoni motivi per suonare il flauto dolce:
❖ il flauto dolce non richiede sforzo fisico ma concentrazione, intensità e scioltezza: suonarlo è un’attività
sicuramente più vicina alla meditazione che alla
performance atletica;
❖ il carattere del suo suono è dolce e intenso, con un
volume contenuto che permette di suonare anche
in piccoli locali e nell’appartamento condominiale;
❖ il flauto dolce lo si può suonare in diversi registri e in
diverse taglie, per tutte le mani e per tutte le orecchie: soprano, contralto, tenore e basso (ma anche
sopranino e grandi bassi);
❖ il suo reper torio spazia dal medioevo alla musica
contemporanea, dalla canzone al concerto, dalla musica solistica a quella d’insieme;
❖ le caratteristiche del flauto dolce permettono uno
sviluppo quasi immediato delle possibilità di fare musica insieme e di affrontare un repertorio valido ed
interessante;
❖ l’immediatezza di questo strumento permette di sviluppare quasi da subito possibilità creative ed interpretative;
❖ suonare il flauto dolce, coinvolgendo aspetti motori,
percettivi, cognitivi e la persona nel suo insieme, è
un’attività che può contribuire moltissimo alla consapevolezza e all’equilibrio personale: è un’occasione
di crescita e di approfondimento.
Le possibilità di studio per l’adulto
Lo studio del flauto dolce è sicuramente un’attività che
richiede un impegno costante, ma l’apprendimento
può essere graduato passo per passo secondo i tempi
e le motivazioni di ognuno. Alternare un’attività di lezioni individuali con la partecipazione ad un ensemble
rappresenta forse la soluzione più equilibrata e stimolante.
La Scuola di musica del Conservatorio della Svizzera
Italiana offre la possibilità di partecipare ad ensembles
di flauti dolci, dal trio all’orchestra, a seconda dei diversi
interessi ed esigenze.
Anche per chi vuole riprendere un’attività musicale
magari abbandonata da molti anni, i nostri docenti sono disponibili e motivati a studiare percorsi personalizzati: è possibile prendere contatto con la segreteria
della Scuola di musica o direttamente con gli insegnanti. Buon divertimento col flauto dolce!
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SETTEMBRE/NOVEMBRE 04 NUMERO 19, ANNO IV
Il flauto dolce al Conservatorio della Svizzera Italiana
Nella Scuola di musica
(tutte le sezioni regionali)
Lezioni individuali
Per affrontare lo studio della
tecnica dello strumento e sviluppare le capacità individuali
di esecuzione, vi è la possibilità
di seguire lezioni individuali
della durata di 30’, 45’ o 60’.
Per i più piccoli, e limitatamente ai primi due anni di studio, la lezione individuale può
anche essere di 20’ o, in alternativa, di 40’ a coppie o di
60’ in gruppi di tre allievi.
Ensembles (Musica d’insieme per flauti dolci)
A tutti gli allievi iscritti a un corso individuale di flauto
dolce viene offerta la possibilità di partecipare gratuitamente alle lezioni di ensemble di flauti dolci (minimo
otto partecipanti, cadenza quindicinale). Possono partecipare anche i non iscritti versando un’apposita quota.
Il nostro progetto di musica d’insieme per flauti dolci
prevede anche la possibilità per ensembles stabili, dal
duo al quintetto (già costituiti o formati per l’occasione), di lavorare con regolarità durante l’anno.
In occasione di impor tanti appuntamenti (Saggio di
Natale, Giornata del Conservatorio, Saggio di fine anno), i vari gruppi si incontrano per formare l’Orchestra
di flauti dolci del Conservatorio della svizzera italiana.
I docenti di flauto dolce presso la Scuola di musica del
CSI sono: Christian Bohny, Elba Bonvicini, Regula Bozzolo, Stefano Bragetti, Moreno Fosanelli, Christa Good,
Giorgio Merati, Regula Sangiorgio.
Nella Sezione pre-professionale
Per chi termina la scuola media ed ha già raggiunto un livello strumentale molto buono sul flauto dolce soprano
e contralto (attualmente un riferimento può essere aver
superato l’esame di livello Medio 2 con una menzione
«Molto bene») e ha intenzione di approfondire e allargare la propria formazione musicale con la frequenza a
materie complementari teoriche (Ascolto, Armonia) e
pratiche (Pianofor te complementare, Coro, Musica da
camera), può tentare di accedere, previo esame di ammissione, alla Sezione pre-professionale.
La frequenza a tale sezione, i cui orari e piani di studio
sono attentamente studiati per renderla compatibile con
quella del liceo o di altra scuola superiore, comporta un
esame di verifica al termine di ogni anno scolastico ed è
un percorso che fornisce una
formazione graduale e completa anche (ma non necessariamente) nella prospettiva di
una prosecuzione dello studio
nella Scuola Universitaria di
musica.
per il Diploma di Pedagogia Musicale, un tirocinio.
Il percorso di uno studente professionale di flauto dolce si avvale moltissimo, presso la Scuola universitaria
di Musica del CSI, della presenza di classi di altri strumenti antichi come il clavicembalo e la viola da gamba
(con cui può condividere esperienze di musica da camera) e di seminari specifici, teorici e pratici, sulla musica antica.
Altrettanto arricchente è la possibilità di partecipazione a esperienze come la rassegna di musica contemporanea, nell’ambito della quale studenti di flauto dolce
hanno potuto par tecipare all’esecuzione di opere di
Bartok, Kelterborn e Ishii presso l’auditorium della RSI.
Docente di Flauto dolce e di Metodica e didattica del
flauto dolce nella Scuola Universitaria di Musica è Stefano Bragetti.
Nella Scuola
Universitaria di musica
Per chi intende intraprendere
u n o s t u d i o p r o fe s s i o n a l e
completo sul flauto dolce
presso il CSI, esiste la possibilità di seguire, come per tutti
gli altri strumenti, i quattro semestri del Corso base e, successivamente, proseguire con
lo studio per un Diploma di
Pedagogia Musicale (Insegnante di flauto dolce) o,
eventualmente, di Interpretazione e Performance.
I corsi prevedono, ovviamente, oltre al flauto dolce, un nutrito curriculum di materie
teoriche e pratiche, nonché,
Dietro le quinte
Evi Ortelli, 20 anni al CSI!
Evi Ortelli, impiegata di commercio luganese, ha visto nascere e svilupparsi il
Conservatorio della Svizzera italiana avendo iniziato a lavorare già nel 1984
presso l’Accademia Artistica Malcantonese, passando l’anno dopo alla neocostituita Accademia di Musica della Svizzera italiana divenuta poi Conservatorio. Evi è dunque la memoria storica della nostra istituzione essendone stata la prima impiegata e potendo vantare ben vent’anni di esperienza al nostro
servizio. Sempre a contatto con genitori ed allievi interessati al mondo della
musica, Evi è la voce ed il volto della Sezione Luganese della Scuola di musica,
dove svolge attività di segretariato.
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4
SETTEMBRE/NOVEMBRE 04 NUMERO 19, ANNO IV
SBB CFF FFS
Claudio Merulo a 400 anni dalla morte
Da Claudio Merlotti a Claudio Merulo:
ritratto con una corona di lauro
Progetto
Campus Corale
Universitario ticinese
Ma questa folla, vestita in tinte sgargianti, non è consapevole di assistere ai primi timidi passi della musica strumentale, ancora fortemente impacciata per
il gravante peso di parecchi secoli durante i quali la
voce umana era stata il mezzo supremo di ogni
espressione. Un peso difficile da rimuovere. Sono
proprio i compositori della scuola veneziana Willaert e Cipriano de Rore, i due Gabrieli e Girolamo
Cavazioni, ad avviare l’esplorazione di questa zona
sconosciuta ed affascinante, munendosi di un lasciapassare verso i paesi delle nuove frontiere: la toccata.
Un balzo indietro di 500 anni, per lasciarci trasportare sulla Laguna cinquecentesca, quella Laguna sognata per mesi e mesi da marinai e commercianti,
che al rientro dalle isole dell’Oriente, con tutti i caotici mercati del Sultano, si riuniscono alla folla locale
nelle navate delle maestose basiliche, per ritrovare
la pace interiore.Tutti, rispettosamente a dorso chino davanti alle candele dell’altare, ascoltano attentamente la cerimonia. Ma l’attenzione è più rivolta alla
voce della tastiera, che non a quella dei sacerdoti
celebranti.Tant’è che preferiscono una chiesa all’altra, secondo il grado di bravura dei rispettivi organisti. I parroci, per non perdere i propri fedeli, si vedono così costretti ad arruolare i favoriti del pubblico.
Ed è in questo contesto, su quella Laguna lontana
nel tempo, che troviamo un organista e compositore celebre presso i contemporanei, soprattutto come esecutore d’eccezione e al contempo, grazie alla
sua ricca produzione organistica, decisivo per lo sviluppo della musica strumentale. Claudio Merulo
(Correggio, Reggio nell’Emilia, 1533 - Parma 1604):
uno tra i primi a superare il carattere improvvisativo
intrinseco alle composizioni organistiche della sua
epoca, per creare forme tematicamente vincolanti
in cui le componenti virtuosistiche si fondono in una
solida struttura formale. Rilevanti in questo senso le
sue Toccate (2 libri, 1598 - 1604).
La fama lo porta da Brescia a San Marco a Venezia,
da Mantova a Parma, le sue divagazioni virtuosistiche sono ammirate, le sue composizioni, ricercari,
canzoni, madrigali e appunto, toccate, vengono venerate.Viene fatto cavaliere, si merita lodi in prosa e
in verso, viene ribattezzato latinamente Claudio Merulo e addirittura, viene ritratto a stampa con una
corona di lauro. E perché no, a quattrocento anni
dalla sua morte, il suo contribuito a quel timido ed
esile ma al contempo immane ed vitale passo della
musica strumentale, merita anche un poco della nostra venerazione.
Il progetto prevede di creare un campus universitario in Ticino di canto corale. Alla stregua dello
spor t, un’attività ar tistica in comune tra gli studenti universitari delle diverse discipline è capace
di sviluppare un network di contatti, di esperienze, di happening indispensabili ad un polo universitario in forte sviluppo come quello insubrico.
Idoneità ed ammissione al Campus
– Prerequisito: buona conoscenza del linguaggio
musicale e buona intonazione
– Prova attitudinale per verificare quanto sopra e
classificare la voce
Obiettivi di apprendimento
^
^
Leos Janácek a 150 anni dalla nascita
Dal gelo di un’umida e minuta stanza, in precedenza deposito del ghiaccio,
al fervore di una solenne cattedra universitaria: “il Mussorgski moravo”
Un locale, le cui condizioni estremamente precarie
tolgono a Leos quattro fratelli e il padre. Un locale
che gli rimarrà comunque sempre nel cuore, nel
quale assorbirà le crude leggi della sopravvivenza e
nel quale apprenderà a lavorare duramente. Insegnamenti ed esperienze che lo condurranno lontano, aprendogli numerose por te; da quella del vecchio monastero di Brno, dove inizia la sua formazione musicale, a quelle del teatro della stessa città, dove il pubblico apprezzerà le sue creazioni, dal Teatro
Nazionale di Praga (dove dopo un’attesa di dodici
anni, con uno strabiliante successo, viene finalmente
messa in scena Jenufa, nel 1916), all’Università di Brno, dove Leos viene nominato dottore onorario, e al
Conser vatorio di Praga, dove gli viene assegnata
una cattedra.
Sono passati 150 anni da quel fresco luglio del 1854
nel piccolo villaggio moravo di Pribor, quando viene
al mondo il nono di tredici bambini: Leos, figlio di Jiri
e Amalie Janacek. L’intera famiglia vive pressata in un
piccolo locale, freddo e rodido, in precedenza un
deposito del ghiaccio.
«Il Mussorgski moravo», come viene definito da
qualche critico, sente profondamente il fascino della
musica nazionale, ed al contempo quello del linguaggio parlato, dove scopre un irrepremibile nucleo
energetico. Le «melodie del linguaggio» (sono parole sue) rimangono per sempre il suo ideale estetico.
Un idioma musicale egualmente distante dal tardo
romanticismo e dal neoclassicismo. Una sua perla?
L’opera Jenufa, composta sull’arco di dieci anni
(1894 - 1903). Altro? Le opere Volpe astuta (1924),
Katja Kabanova (1921), la Messa Glagolitica per
quattro soli, coro orchestra e organo (1926) oppure la celebre rapsodia Taras Bul’ba per orchestra
(1918).
Martina Kren, docente CSI
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– Tecnica di respirazione ed emissione della voce
– Studio ed esercitazione della lettura cantata
– Studio di brani musicali modulati secondo livello di difficoltà
Struttura delle prove e impegno previsto
– Due ore settimanali da metà settembre a metà
giugno (martedì dalle 18 alle 20)
– Mezz’ora di tecnica vocale; esercizi di lettura
vocale e studio del repertorio
Maestro del coro
M° Luigi Marzola, docente CSI
Luogo delle prove
Conservatorio della Svizzera italiana
Possibili produzioni concertistiche
– Sono previste produzioni a cappella, con piccolo organico strumentale e con l’orchestra professionale del CSI
Per contatti e informazioni:
Roberto Valtancoli, 091 9603040,
[email protected]
Il vostro conservatorio
online:
www.conservatorio.ch
SETTEMBRE/NOVEMBRE 04 NUMERO 19, ANNO IV
Associazione “AMICI”
L’Associazione Amici del Conservatorio vuole proporsi a tutti gli amanti della
musica e della cultura come un punto di riferimento per favorire idealmente e finanziariamente la Fondazione del Conservatorio della Svizzera Italiana per lo
svolgimento di attività artistiche e didattiche in Canton Ticino.
Quote (contributo annuo)
persone singole fr. 40.–;
coniugi fr. 70.–;
persone giuridiche da fr. 300.–;
soci benemeriti da fr. 500.–;
studenti e giovani sotto i 25 anni da fr. 20.–.
Progetti
Tra i progetti portati a termine c’è la trasferta a Roma dal Papa del Coro Clairière
(dettagli sotto).Tra i progetti in cantiere c’è l’assegnazione di alcune borse di studio.
Il Coro Clairière in trasferta a Roma,
resoconto di un viaggio
scaldare la voce, la Santa Messa inizia puntuale alle 7.30. È celebrata dal «Ministro
degli esteri» del Vaticano, Monsignor Lajolo, con Monsignor Amedeo Grab,Vescovo di
Coira e Presidente della Conferenza episcopale svizzera e numerosi altri prelati.Alla
celebrazione assistono le 33 nuove Guardie Svizzere, pronte a ricevere la benedizione
nel giorno della loro festa, molte Autorità e tanta gente che riempie la Basilica. Per l’importanza dell’evento e il luogo in cui si svolge, l’emozione di tutti noi è infinita. Ma è andata, e ci dicono pure che abbiamo cantato proprio bene….Anche Paola Fontana, la
nostra solista, è stata come al solito molto sicura di se: brava! E poi il pezzo finale ha
destato meraviglia: l’Inno Svizzero, che abbiamo cantato accompagnati all’organo dalla nostra Stefania Orselli, presentando la prima strofa in ognuna della 4 lingue nazionali.Tutto sembra un sogno, ma l’incredibile arriva adesso: il Cappellano ci avvisa che il
Santo Padre ha deciso di ricevere il nostro coro in udienza privata nella Sala Clementina, verso mezzogiorno. Stravolgiamo il nostro programma, è evidente! Scortati da due
guardie saliamo quelle grandi scale viste poco prima entrando nella Basilica vuota,
passiamo per cortili interni e poi su per altre scale, fino nella sala della udienze. Il Papa
arriva e in sua presenza cantiamo alcune canzoni del nostro repertorio e alla fine, seduti attorno a lui, intoniamo Lulajze Jezunia, una ninna-nanna a Gesù Bambino in lingua polacca che egli non può non conoscere. Infatti l’emozione del Papa è ben visibile.
Per noi sono attimi ricchi di mistero e di magia. Un traguardo insperato che ci entusiasma nell’affrontare le prossime mete.
Di pomeriggio, dopo una visita guidata ai Musei Vaticani, alla Cappella Sistina, alla Basilica di San Pietro (che adesso ci appare come anche un po’ nostra…) e alla Piazza,
assistiamo nella Sala Nervi al Giuramento delle 33 nuove guardie. La stanchezza è
tanta e si sente, ma di certo non supera la felicità di tutti noi! Venerdì i nostri accompagnatori ci hanno organizzato una visita turistica di Roma. Ma è solo una breve pausa:
a fine pomeriggio ripetiamo la Messe Basse nella Chiesa di Sant’Anna in Vaticano, durante la Messa, e alla fine presentiamo un breve concerto, riscuotendo successo e applausi. Sabato purtroppo il treno del rientro ci aspetta alla stazione di Roma. Salutiamo con un po’ di tristezza le suore di Fraterna Domus che ci hanno ospitato durante
questi giorni intensi. È stata un’esperienza indimenticabile per tutti, ragazzi del coro e
genitori, che hanno seguito il gruppo in questa avventura. Difficilmente si potrà ripetere, ma d’ora in poi ogni anno al 6 maggio e ogni altra volta che alla televisione vedremo le Guardie Svizzere o la Basilica di San Pietro potremo dire: ci siamo stati anche
noi!
Ringraziamo di cuore tutti quelli che ci hanno sostenuto con generosità, rendendo possibile questa trasferta: gli Amici del Conservatorio, La Fondazione Schaub, la Fondazione Amici di Cora Carloni, il Dipartimento delle istituzioni, Monsignor Vescovo, il gruppo
«Quelli che aiutano divertendosi» e Swissminiatur. Grazie anche al cappellano della
Guardia Svizzera, Monsignor Alois Jele, che con molta simpatia ci ha fatto ponti d’oro.
Il coro Clairière
Dal 5 all’8 maggio 2004 il Coro di voci bianche Clairière del Conservatorio della Svizzera Italiana ha partecipato a Roma, in Vaticano, alle cerimonie del Giuramento della
Guardia Svizzera del Papa con 34 ragazze e ragazzi fra gli 8 e i 14 anni di età.
La nostra maestra Brunella Clerici ci teneva davvero tanto a trovare un’occasione per
portarci a cantare a Roma: detto e fatto!
L’avventura inizia mercoledì 5 maggio con la trasferta in treno verso Roma. Siamo tutti
euforici ma non immaginiamo ancora che ci attendono 4 giorni molto intensi ed emozionanti.Appena giunti a Roma, a metà pomeriggio, comincia la … corsa. Il cappellano della Guardia Svizzera ci aspetta per la prova generale nella loro piccola ma bella
cappella appena dentro i cancelli della Città del Vaticano. Per la Santa Messa del giorno seguente nella Basilica di San Pietro – sì, proprio lì! – abbiamo preparato la Messe
Basse di Fauré (Kyrie, Sanctus, Benedictus,Agnus Dei) che abbiamo integrato con il
Gloria della Missa de Angelis, Jesus bleibet meine Freude di Bach, Fratello Sole Sorella
Luna di Riz Ortolani e con alcuni pezzi per l’assemblea.
Giovedì mattina la sveglia è fissata molto presto. Infatti già alle ore 6.30 dobbiamo entrare nella Basilica di San Pietro. Siccome è ancora chiusa al pubblico le guardie ci fanno passare dall’interno, per lunghi corridoi e accanto a scale grandissime e interminabili che fino a quel momento avevamo visto al massimo solo in televisione: siamo nel
cuore dei Palazzi del Papa e questo è già un privilegio. Dopo qualche minuto per ri-
Il CSI e l’Associazione AMICI desiderano ringraziare ufficialmente la docente Brunella Clerici e i genitori dei bambini del coro, in modo particolare la Sig.ra Emilia
Zanini, per il grande lavoro svolto e la grande disponibilità dimostrata.
Ufficio federale di statistica
2003: i diplomati delle scuole universitarie ad un anno dalla conclusione degli studi. Le difficoltà di accesso al mondo del lavoro
La tensione che ha caratterizzato la situazione economica dello scorso biennio
ha reso l’accesso al mercato del lavoro dei diplomati delle scuole universitarie
ancora più difficile rispetto al passato. Secondo l’indagine sull’inserimento professionale dei diplomati, condotta dall’Ufficio federale di statistica (UST), a tre
mesi dal conseguimento del titolo di studio, circa la metà dei diplomati di entrambi i tipi di scuole universitarie è riuscita ad accedere alla vita professionale.
Tuttavia, ad un anno dal termine degli studi, il tasso d’inoccupati era dell’8 per
cento per i diplomati delle scuole universitarie professionali (SUP) e del 6 per
cento per i diplomati delle università e dei politecnici.
AMICI DELLA MUSICA?
AMICI DEL CONSERVATORIO!
Diventi socio: il suo aiuto è importante
❑ Sì, voglio diventare membro
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I L G I O R N A L E D E L C O N S E R VAT O R I O
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Musica: ottimi risultati
Dalla statistica sopra riportata vediamo che i diplomati in Musica hanno riportato degli ottimi risultati, con una media poco superiore al 3 % di disoccupati e,
non meno importante, una sostanziale parità occupativa tra donne e uomini.
SETTEMBRE/NOVEMBRE 04 NUMERO 19, ANNO IV
I nuovi docenti del CSI: intervista a STANLEY CLARK
Stanley Clark è il nuovo docente
di trombone presso la Scuola
Universitaria del CSI.
Abbiamo avuto modo di fare
qualche domanda al trombonista, avvicinandoci alla sua attività e ai suoi progetti.
Stanley H. M. Clark nasce a Toronto, in
Canada. Dopo avere intrapreso gli studi
musicali ad Ottawa, si perfeziona presso l’Università di Toronto con Gordon
Sweeney, e poi con John Iveson presso il
Royal College of Music a Londra. La sua
carriera professionale si avvia con il deb u t t o n e l l a K i t c h e n e r- Wa t e r l o o
Symphony Orchestra e nel Canadian
Chamber Ensemble (CCE).Tre anni più
tardi passa alla Winnipeg Symphony
Orchestra. Dal 1985 è trombone solista
presso la Berner Symphonie Orchester.
In ambito cameristico, oltre ad esibirsi
con musicisti rinomati come James Watson e Jean-François Michel nell’ensemble CCE,
suona con il cornista Igor James ed il tubista Michael Lind nelle formazioni International
Brass Soloists e Swiss Brass.
Stanley H. M. Clark è docente di trombone e musica da camera nella sezione professionale della Musikhochschule Zürich. Dal 1991 è professore ospite presso la Musikhochschule di Freiburg im Breisgau.
Nel 1987 vince il secondo premio al concorso internazionale della Primavera di Praga.
Da allora si esibisce quale solista in tutta Europa ed in Canada. Oltre a numerose registrazioni radiofoniche, Stanley Clark ha effettuato anche incisioni per diverse case discografiche.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • •
Professor Clark, da quale scuola trombonistica proviene?
Avendo studiato a Toronto e presso il Royal College of Music a Londra, provengo
sia dalla scuola nord americana che da quella britannica. Direi comunque che le entità musicali che hanno influito maggiormente sulla mia crescita non vengono dal
mondo del trombone (se non nel caso del grande Tommy Dorsey), ma piuttosto
dall’universo del canto, con icone quali Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Elisabeth
Schwarzkopf, oppure Maria Callas, ma, non tralasciamolo, sono anche stato influenzato da autorevoli strumentisti quali Heifetz, Perlman o Yo-Yo Ma.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • •
Nel mondo del lavoro, qual è la situazione dei giovani trombonisti al
giorno d’oggi?
La situazione odierna è molto più difficile di quella, diciamo, di 25 anni fa. Rispetto ad
allora si è verificata una decurtazione del supporto finanziario culturale: i politici e le
classi più facoltose hanno perso di vista i ragguardevoli frutti derivanti dalla cultura
(e più specificamente dalla musica), di cui potrebbe beneficiare la società.
Per questo, oggi più che mai prima, la versatilità è diventata un valore fondamentale.
Un musicista competente in varie discipline si troverà di fronte ad una serie di contatti professionali più variegati, e soprattutto, avrà un ventaglio di possibilità lavorative significativamente maggiore.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • •
Potrebbe descrivere le differenze tra la vita musicale in Canada e
quella nella nostra nazione?
Una delle maggiori divergenze risiede nel numero di orchestre professionali, notevolmente superiore in Svizzera che in Canada. In Canada non esistono orchestre
dove i musicisti vengano pagati durante l’intero anno. Nemmeno a Toronto o a
Montreal. Ragione per cui in Canada il livello musicale è generalmente più elevato: la
competizione per ogni singola posizione è estremamente agguerrita. Non è raro
che per una singola posizione si presentino più di cento candidati, e ci possono essere periodi lunghi un anno, o anche di più, in cui per i trombonisti non emerga una
singola opportunità di impiego.
Per quanto riguarda il sistema educativo, mentre qui in Svizzera i conservatori e le
scuole musicali hanno adottato il sistema delle lezioni private, in Canada le lezioni si
tengono in classi, analogamente a quanto accade nei licei. Per delle lezioni private, gli
studenti o i genitori si devono organizzare indipendentemente.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • •
Lei è anche un fino esecutore di musica barocca. Il suo approccio alla
prassi esecutiva con il trombone?
Nel limite del possibile, è necessario cercare di separare i concetti di stile e di esecuzione relativi agli strumenti barocchi, da quelli relativi agli strumenti che potremmo
definire «moderni». E, soprattutto, dobbiamo prepararci ad apprendere ed accettare le numerose differenze che tutt’oggi esistono nelle scuole dell’interpretazione.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • •
Quali sono le sue impressioni del Ticino?
Diciamolo: il Ticino sembra proprio avere il meglio dei due mondi. Paesaggi da quadro, un clima magnifico, pietanze e vino sublimi…
• • • • • • • • • • • • • • • • • • •
E per il futuro, quali le sue intenzioni?
Sono tutt’ora coinvolto nell’organizzazione di un eccezionale trio di ottoni con alcuni miei colleghi.Abbiamo previsto concerti e masterclasses in Ticino, nel resto della
Svizzera ed anche a livello internazionale. Inoltre, insieme con l’accompagnatrice
Christina Bauer, che è anche mia moglie, sto preparando un tour in Canada per l’anno venturo.
Un ringraziamento al prof. H. M. Clark ed un augurio per il suo futuro professionale
presso il Conservatorio della Svizzera Italiana.
a cura di Martina Kren
CSI e la ricerca inglese
Si è appena conclusa la visita, durata due mesi, presso la British Library di Londra,
che ha visto Massimo Zicari (Dipartimento Ricerca e Sviluppo) impegnato nella ricerca di documentazione relativa al fenomeno verista presso i teatri londinesi alla fine del diciannovesimo secolo.
Tale soggiorno, reso possibile grazie alla collaborazione
del Trinity College of Music di Londra ed al finanziamento del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca
Scientifica, si colloca all’interno di un più ampio progetto che mira a verificare la ricezione del fenomeno verista in Gran Bretagna. La verifica, condotta attraverso i
principali periodici del tempo (The Times,The Musical
Times,The Monthly Musical Record,The Musical Standard ecc.) ha fatto emergere una serie significativa di
informazioni, la cui lettura ed interpretazione saranno
oggetto di ulteriore approfondimento nel corso dei
prossimi mesi.
A documentare l’impatto del fenomeno bastano comunque alcuni dati, che sinteticamente illustrano l’incidenza della produttività operistica sul tessuto musicale
Ruggero Leoncavallo
londinese dell’epoca.
Le sole due opere con le quali qualifichiamo ancor oggi
il fenomeno verista, Cavalleria Rusticana e Pagliacci, furono rappresentate a Londra,
negli anni che vanno dal 1891 (con la prima rappresentazione londinese allo Shafterbury Theatre di Cavalleria) al 1909, per 413 volte (Cavalleria 237, Pagliacci 176).
A queste cifre si possono aggiungere, nell’arco del primo decennio del ventesimo
secolo, quelle relative all’astro nascente di Giacomo Puccini, presente con Bohème
«solamente» 87 volte a partire dal 1897.
Lo studio del fenomeno operistico in funzione della sua ricezione, si colloca a sua
volta all’interno di un quadro più ampio, in particolare orientato all’analisi del fenomeno musicale in funzione del suo uso e del conseguente giudizio estetico elaborato intorno ad esso. Star system, mercato e mass art costituiscono le altre parole
chiave che soggiacciono all’analisi ed allo studio in corso.
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IL GIORNALE DEL CONSERVATORIO
7
SETTEMBRE/NOVEMBRE 04 NUMERO 19, ANNO IV
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«Meglio suonare Chiquita Banana e avere la mia
piscina che suonare Bach e morire di fame».
Xavier Cugat
«Perchè ogni volta che sento un pezzo di musica
che non mi piace è sempre di Villa-Lobos?».
Igor Stravinsky
«La sua musica era originale.Adesso è aborigena».
Sir Ernest Newman
parlando di Igor Stravinsky
News from the world
❖ Del buon vino, un piatto di pasta al tartufo e tanta buona musica, il tutto tra le colline della Toscana. Queste le componenti che caratterizzano un nuovo festival organizzato quest’anno per la seconda volta tra le colline toscane. «Un
festival multi-dimensionale» secondo il direttore del festival Barrett Wissman, che nove anni fa ha acquistato una casa a Cortona. «Volevo creare un festival che fosse la combinazione delle arti e di tutto quanto è sensoriale». E questo evento è stato anche disegnato per rappresentare lo stile di vita promulgato dal best seller intitolato Under the
Tuscan Sun (1996), di Frances Mayes (scrittrice pure coinvolta come direttrice artistica della manifestazione): si tratta
di un amalgama di Debussy, Dante,Tchaikovsky e della cucina italiana. Oltre ai concerti, gli ospiti del festival possono
infatti partecipare alle lezioni di yoga, oppure assaggiare vini pregiati, prendere lezioni di cucina, assistere a conferenze
di autori quali Martha Cooley (The archivist) o di Harvey Sachs (noto biografo musicale, attivo anche al CSI) oppure
visitare mostre di arte contemporanea, e molto altro. «Si tratta di un festival dedicato a coloro che desiderano usare
la propria mente», puntualizza uno dei promotori. Per altre informazioni e qualche bella immagine, visitare il sito
web: www.tuscansunfestival.com.
❖ L’evoluzione dei CD ROM ci porta oggi ad avere le 32 sonate per pianoforte di Beethoven in un CD. Non solo: nel
disco sono presenti anche le parti, liberamente stampabili. Il tutto a soli $ 29.98. Questa è la formidabile proposta
della casa editrice Newport Classic.
❖ La Bbc ha annunciato che nel corso del mese di settembre metterà in scena un’opera a sorpresa nella metropolitana londinese. 65 professori d’orchestra e tre cantanti si riveleranno all’improvviso, insieme ad un coro formato da
membri selezionati del pubblico, che saranno avvertiti all’ultimo momento via sms. L’evento, che sarà trasmesso dal
canale satellitare Bbc 3, è basato sul concetto di «flasmobbing», l’ultima moda lanciata dalla rete, che consiste nel
convocare una piccola folla («mob» in inglese) in un luogo pubblico, allo scopo di eseguire in gruppo un’azione collettiva apparentemente casuale.
Riparte la stagione “Novecento e Presente”
Riprende con rinnovato slancio la stagione di musica del 900 e contemporanea del CSI che ormai da anni accompagna la
crescita della Scuola Universitaria del CSI. Come sempre la direzione è affidata a Giorgio Bernasconi. Rinnovate le collaborazioni con Rete Due della RSI, il Canton Ticino, il Percento culturale Migros, la Pro Helvetia e la SUISA.
Ecco il programma del concerto inaugurale di domenica 14 novembre ore 17.30 (Auditorium RSI, ingresso gratuito)
LOU HARRISON; Concerto per violino e orchestra di percussioni; Marlène Prodigo, violino
DARIUS MILHAUD; 2° Concerto per due pianoforti e percussione
JEAN FRANCAIX; Divertissement per fagotto e quintetto d’archi; Gabor Meszaros, fagotto
BOHUSLAV MARTINU; Concerto per clavicembalo e 8 strumenti; Gianluca Petagna, clavicembalo.
Il giornale del conservatorio
Organo trimestrale d’informazione del Conservatorio della Svizzera Italiana,
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Curiosità
www.radiofrance.fr
Il sito della radio nazionale francese non presenta
solo interessanti notizie e avvenimenti ma anche
molto altro come ad esempio una lunga lista di
biografie di autori ed interpreti contemporanei.
Pensieri... cattivi
On the web
www.bbc.co.uk
Il sito della British Broadcasting Corporation oltre
che presentare notizie ed articoli, offre un ampio
ventaglio di attività online: corsi (dalla matematica
all’inglese), attività ricreative, un sito dedicato alla
musica classica, e molto altro.
❖ Molti musicisti sostengono che mangiare le
banane prima di un concerto li aiuti a prevenire il tanto temuto panico da palcoscenico.A
sostenere l’argomento, ci sono anche delle ricerche scientifiche.
Gli esecutori musicali sono infatti alla continua
ricerca di alternative naturali ai forti medicinali
per il cuore (conosciuti come beta-blockers)
comunemente loro prescritti per combattere
l’angoscia pre-concertistica. Ed è proprio per
evitare di abusare del forte farmaco, che questi ultimi cercano confor to nel consumo di
banane, frutti che contengono una proteina (il
triptofano) che il corpo è in grado di trasformare in serotonina, un rilassante. È vero che le
banane agiscono da calmanti? Esistono dei
dubbi che il corpo sia in grado di convertire
un quantitativo di triptofano sufficiente da
avere un effetto così forte sul corpo.
❖ Il primato del concerto svolto alla maggiore
altitudine spetta a due giovani italiani, i quali
nell’ottobre del 1998 si esibirono al flauto e al
pianoforte presso il Laboratorio Osservatorio Piramide Ev-K2-Cnr, a 5050 metri nella catena dell’Himalaya, in Nepal (concerto dedicato a Donizetti nel 150° anniversario della
morte).
❖ Il film record di incassi «Il Signore degli Anelli»
si è avvalso di una colonna sonora di prim’ordine. Oltre alla London Philarmonic Orchestra, che ha lavorato a Londra per un periodo
di oltre sei settimane per creare due ore di
partiture originali per La Compagnia dell’Anello, è stato ingaggiato anche il Coro polifonico «The Voices of London».
❖ Il chitarrista Guillermo Osvaldo Paolisso Terraza, diplomato presso il Conservatorio «Baldomero Terraza», la principale scuola della Patagonia, è nel Guinness dei primati con tre imprese: nel 2000 esegue 353 note al minuto
come chitarrista (batte il record di velocità,
prima appartenente a un danese con 276 note); suona per 36 ore consecutive (il record
era 34); esegue oltre 600 diversi brani esibendosi in 18 stili diversi.
❖ In vita, nessun altro musicista aveva attratto
tanta ammirazione e goduto di tanta stima
quanto Mendelssohn. La sua rilevanza sulla
scena musicale tedesca ed europea del primo
Ottocento fu indiscutibile, fino al punto di costringere il re di Prussia quasi a pregarlo di accettare una carica ufficiale. Come pianista fu
l’idolo dei salotti; come direttore formò l’orchestra moderna e le diede un metodo di lavoro; come insegnante fondò il primo Conservatorio tedesco; come uomo di cultura restituì ai cristiani, lui ebreo di nascita, la loro musica più grande, riportando in vita, a distanza di
un secolo, la Passione secondo Matteo di
Bach. Eppure anche Mendelssohn ha ricevuto
critiche disarmanti. Eric Werner, il suo biografo, esprimeva sul suo pianismo dure critiche. È inoltre noto il famoso aneddoto di Rossini che ascoltando suonare Mendelssohn disse: «sembra una Sonata di Scarlatti».
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IL GIORNALE DEL CONSERVATORIO
8
TM
SETTEMBRE/NOVEMBRE 04 NUMERO 19, ANNO IV