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Editoriale
Da sempre Vucumprà è un giornale di inchiesta, di polemica onesta,
libero e spregiudicato, osservatorio di quanto bolle nella pentola della
scuola e del mondo . L’ultima nostra inchiesta – quella sugli stranieri
– ha destato scalpore. E’ bastato poco per denudare il re, qualche
Bertoldo di prima o di seconda che ha detto la sua senza peli sulla
lingua alla domanda “E se i tuoi genitori fossero…?”. Gli ipocriti, i finti
ingenui, gli ingenui veri hanno gridato allo scandalo e qualche giornalista furbacchione ha soffiato sul fuoco. Nessuno fra quelli che lavorano coi ragazzi ignora quanto profondi possano essere il pregiudizio, il
preconcetto, l’aria di superiorità, persino il razzismo fra loro. Basta
non coprirsi gli occhi con la maschera della retorica buonista e il marcio si vede; ma se ci si lavora con pazienza e intelligenza, la puzza
può anche scomparire. Gli albanesi…quanto rumore per nulla! Quanta ipocrisia su quella stampa che ne ha costruito lo stereotipo assunto
dai ragazzi. Ricordate la vicenda di Omar e Erika, i due fidanzatini di
Ivrea che hanno sgozzato la madre e il fratellino di lei sostenendo a
lungo che erano stati gli “albanesi” a farlo? Ricordate la notizia apparsa un paio di mesi fa su quell’”albanese” che insidiava i bambini della
scuola elementare di Sacco? Prima di leggerlo sui giornali, seppi dell’accaduto da mio figlio, che la frequenta, al quale l’aveva raccontato
un compagno di classe, marocchino, che era stato avvicinato dall’uomo. “Come hai fatto a capire che era albanese?” gli ho chiesto e lui,
con la simpatia e la furbizia che lo animano, mi ha risposto: “Dal colore della pelle, e da come parlava…”.
L’inchiesta è servita anche per lavorare in classe sul tema del pregiudizio, a stanare piccoli bulli che crescono anche nei nostri paesi, a far
inorridire e ricredere gli stessi intervistati, a svelare piccole ipocrisie
(“ma abbiamo risposto così perché non eravamo stati avvisati prima…”), a guardarsi allo specchio, a dar voce agli stranieri, a far sì
che la scuola sia sempre più dell’accoglienza e dell’integrazione, ma
senza infingimenti.
Continueremo così, su questa strada, indicheremo col nostro ditino la
luna, sperando che chi ci legge veda la luna e non il dito.
Diego Leoni
Premio Pulitzer
La giuria Internazionale del 49° World Press
Photo ( Premio Internazionale di Fotogiornalismo) ha selezionato un’immagine a colori del
fotografo canadese Finbarr O'Reilly dell’agenzia Reuters come World Press Photo of the Year 2005. La foto scattata il 1° agosto 2005 a
Tahoua, nord ovest del Niger, all’interno di una
clinica per emergenze di denutrizione, mostra
le dita emaciate di un bimbo di un anno premute contro le labbra di sua madre. In questo stato africano una devastante invasione di locuste
e la peggior siccità da decenni hanno lasciato
senza cibo milioni di persone.
.
Che
papà
vorresti
avere?
Il poliziotto americano obeso
o l’uomo della Sierra Leone,
mutilato di entrambe le braccia dai ribelli del Fronte rivoluzionario, a cui allacciare la
maglietta?
Giugno 2006
Vucumprà
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