Ovvero: Il comunismo di Fidel Castro spiegato a
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Ovvero: Il comunismo di Fidel Castro spiegato a
UN ANNO CUBANO Ovvero: Il comunismo di Fidel Castro spiegato a Diliberto Noterelle clandestine da Cuba di Aldo Vincent Domanda: Se alcune facce un po’ così si dicono felliniane e un comportamento da sfigato è riconosciuto come fantozziano. Se la rivoluzione è castrista. Potremmo dire che Fidel Castro, ha castrato il suo popolo? Mah. ISTRUZIONI PER L’USO Non ce n’è. Ovvero ce ne sono, ma sono proprio poche. Innanzi tutto, come certo saprete, io NON mi chiamo Aldo Vincent. È un nick name che usai per pubblicare uno dei primi libri contro Berlusconi, lo usai nel mio viaggio alla ricerca di informazioni in Iran, mi fu utile per andare a curiosare tra alcuni furbacchioni del Web, lo uso ora per le mie noterelle clandestine da qui. Postare (dio, che brutto neologismo) dai luoghi pubblici dove permettono di usare internet, è molto pericoloso, perché se mi beccano quantomeno mi cacciano, e poiché i Servizi di qui sono dotati di fornitissimi spiders che vanno a leggere ogni riga dove ci sia il nome di Lui ( capiscimi ammè) dei suoi Seguaci (aricapiscimi ammè) o delle parole più comuni della loro Rivoluzione che altri chiamano Regime, ecco che sono costretto a non nominare mai cose, persone e fatti, che potrebbero ricondurre alla mia scheda, al mio passaporto, alla mia persona. D’altra parte però, io a questi qui gli voglio un gran bene e non ho alcuna intenzione di danneggiarli. Vorrei solo che leggendo le mie noterelle, qualcuno tra i più accaniti difensori di questo regime ( tra i quali Diliberto) riflettesse un poco sul dire e sul fare ma soprattutto sul mare che sta in mezzo. Perché scrivo proprio da qui? Successe che davanti a notizie di viaggiatori che ritornavano al paesello, chi dicendone un gran bene, altri preannunciando la catastrofe, decisi di venire a visitare questo paradiso perduto e riferire di persona. Per carità, io non sono depositario di nessuna Verità rivelata. Scrivo quel che vedo, giorno dopo giorno, facendovi partecipi delle mie scoperte e dei miei errori. Nella remota speranza che l'ex ministro Diliberto, quello che alla Giustizia prese per il culo gli USA e liberò la Baraldini, quello che si faceva pagare dai contribuenti i massaggi shiatsu per intenderci, legga anche lui queste noterelle e cambi idea almeno sulle piccole cose. Buona democrazia a tutti. Aldo Vincent PARTENZA? Forse... Poi c’è l’Avana. Se fosse per me, la trasformerei in una meta biblica, come La Mecca, che uno ci deve andare per forza almeno una volta nella vita. Ti sarà capitato di vedere in televisione qualche spot che fa la pubblicità ad un’auto o a una bevanda e come forma di divertimento avrai accettato anche se fosse palese qualche leggera esagerazione. Ecco, quando vedi una pubblicità ambientata all’Avana, tieni presente che non ci sarà mai regista al mondo che riuscirà a rappresentarne più del dieci per cento del reale. Perché lei, l’Avana non ti entra solo negli occhi, coi suoi colori notturni e le sue atmosfere, col fumo dei locali dove si beve, nelle penombre della città vecchia, lei, l’Avana ti entra nelle orecchie con la musica, le risa, le grida, le voci, ti entra nel naso con il fumo, gli odori acri di frittura, con gli aliti foderati di rhum, ti entra nella pelle attraverso i pori, o accarezzando il velluto delle donne. Al bar dell’Hotel Inghilterra, situato nell’atrio di fianco al concierge, scendevo per un daiquiri e rimanevo incantato ad ascoltare un quartetto di vecchie carampane che tutte insieme potevano fare trecentocinquant’anni, dalla scoperta dell’America alla Rivoluzione Francese. Se ne stavano là ritte sul palco tormentando il violino, l’arpa, e il violoncello, il tutto coperto pietosamente dagli accordi del piano che sembravano suonati con le nocche delle mani rugose. E suono di dentiere, e parrucche e belletti esagerati e rossetti osceni. Intanto che ascoltavo estasiato melodie mai dimenticate, un vecchio col suo banchetto veniva vicino al tavolo e mi confezionava un sigaro su misura. Devi fare così: appena arrivi all’Avana ti lasci portare in albergo e poi ti sganci dalle visite organizzate perché quelli fanno finta di non aver capito cose sei venuto a fare e ti portano in giro a vedere la vecchia fabbrica del Bacardi e la Zecca di Stato trasformata in Museo. Tu invece esci dall’albergo e bighelloni un po' davanti all’ingresso, così per farti notare. Il ragazzo che trovai io era molto timido, aveva una camicina leggera e tremava per il freddo. Mi aveva accompagnato per tutta la prima settimana e mi sentivo pronto per andare all’avventura da solo. Eravamo andati alla Bodeghita del Sordo a mangiare e volevo regalargli qualcosa che lo tenesse caldo, prima di lasciarlo, ma non volevo offenderlo, così usando il mio dialettoveneto/quasi spagnolo gli chiesi: - Non voria imbarasarte. Tienes el capoto? – lui sgranò gli occhi ed io mi pentii della domanda perché credetti di capire di averlo ferito nell’orgoglio. Invece, lo seppi dopo il primo mese di permanenza, la traduzione letterale della frase che gli avevo detto era la seguente: - Non vorrei metterti incinta, hai il preservativo? – Questo per dirti di non fidarti troppo della facilità dello spagnolo. Ho sentito parlare di un’associazione amici italia-cuba: http://www.italiacuba.it/associazione/gemellaggi/informatizzazione.htm e di una loro iniziativa. Si tratta di inviare come donazione, messa in opera ,montaggio e consegna "chiavi in mano" di reti informatiche complete. A Cuba il lavoro è svolto e seguito da un associato, Rodolfo Dal Pane, che rimane a sue spese a Cuba circa 8 mesi all'anno. Si lavora solo partendo da progetti di colloborazione coofinanziati dalle autorità cubane,consegnati dai rispettivi Governi delle Provincie interessate ,in colloborazione con il MINVEC ( Ministerio de la Inversion Extrañera y Coloboracion Economica ). Con l'invio del container di 40 piedi di fine novembre 2005 inviarono 1.000 P.C con relative periferiche installati nel corso di questi anni, e la installazione e consegna ,"chiavi in mano", di circa 70 reti informatiche. Si stà ora lavorando con il progetto nazionale del consiglio di stato cubano " gobierno in linea informatizacion de la sociedad",insiemi ai governi Provinciali delle due provincie di Camaguey e Sancti Spiritus. Si tratta di un progetto di connessione dei municipi di Cuba con i governi delle rispettive provincie e le istituzioni e imprese strettamente legate ai servizi sociali, che danno un immediato miglioramento alla qualità di vita del cittadino cubano. Il materiale cavi di rete UTP cat.5, switch,Plug Rj45 e altre periferiche sono acquistati nuovi in Italia,mentre per i P.C si compra in un mercato dell'usato che ci permette di conseguire macchine di buone prestazioni ad un prezzo accettabile. Un esempio: L'invio dei 293 P.C di quest'anno è di pentium 2 e Pentium 3 con buone prestazioni sia come microprocessore che come ram e disco fisso. Vincent da Cuba , 20 Marzo . Caro Oliviero, Per prima cosa vorrei tranquillizzare coloro che sperano nel miglioramento della razza italiota: quando tocca terra l’aereo all’Habana de Cuba, gli italiani applaudono. Ancora. Nella sezione d’aereo da Roma dove viaggiavo, c’erano sei cubane che facevano ritorno a casa. A meta’ viaggio erano tutte gia’ belle e che fidanzate con alcuni bavosi delle file centrali. Nemmeno il tempo di scendere dall’aereo… Vabbe’. Altri, per fare colpo si erano vestiti da Biagi. Non da Enzo, che almeno sarebbe stato triste ma dignitoso. No, loro erano vestiti da Biagi quell’altro. Quello senza la moto. E ci avevano pure baffi e pizzetto. Forse li avevano trovati in saldo... Poi c’erano quelli fighi, quelli giusti. Li vedevi un po’ irrigiditi perche’ vestivano tutto coordinato e la cosa, si sa, tende a far salire quella certa puzzetta che fa alzare il mento un po’ cosi’. Viaggiavano con la fidanzata, coordinata pure essa, una tipa larga non piu’ di sessanta centimetri ma col rimorrchio. Si’ perche’ l’avevi gia’ notata all’aeroporto quando fendendo la folla era passata con la sua valigia a rotelle larga poco meno di due metri. Lei si infilava negli spazi piu’ angusti, poi procedeva inconsapevole (.?) facendo strike con la valigia e finalmente si girava distratta per chiedere scusa… Si’ lo so, ora tu mi dirai, ma come, mi mandi le noterelle da Cuba e mi parli degli italiani? Certo, dico io. E di chi se no? I Cubani sono sempre quelli: splendidi, testardi e disperati, che sanno benissimo quello che fanno e quello che sono. Pure noi italiani siamo sempre quelli, la differenza e’ che crediamo di essere cambiati e pure in meglio. E dato che io voglio un gran bene a questi e a quelli, mi limito ad osservare benevolmente i piccoli tic di una compagine allo sbando ma che non lo sa. I tizi che vanno a Cuba con la fidanzata, per esempio, statisticamente ci stanno tutti, non c’e’ dubbio. Il problema sono io e quella volta che andammo all’Oktober Fest in Baviera e Piero si porto’ dietro un carrellino con ventiquattro birre. – Non si sa mai.- disse, e forse aveva ragione lui, ma io ci rido ancora. Appropo’ Avevo segnalato l’iniziativa di una certa organizzazione che raccoglieva componenti di computers di seconda mano e stava realizando una rete per l’amministrazione governativa cubana mettendo insieme vecchie attrezzature. Bene, dalla sede italiana non rispondono, l’ítaliano che starebbe per realizzare il progetto qui, non riponde alle mail, non riponde al telefono e chi conoce dice che forse e’ a Trinidad. Io sono in giro per Cuba con una saccata di dischi fissi e memorie RAM che nemmeno gli sfigati del posto vogliono in regalo. Alla Dogana come nel resto dell’Amministrazione Cubana, hanno adottato sistemi col Pentium Quarto di seconda generazione, con Windows XP e monitors al plasma tutti proveniente dalla Cina. Poiche’ il servizio e’ dato dall’uomo o non dalle macchine, senalo che alla Dogana, sono rimasto in fila per un paio d’ore perche’ la povera disperata dentro il gabbiotto, litigava col computer mentre noi la’ fuori con quel caldo irritante litigavamo come i polli di Renzo coi soliti quattro italioti che non volevano saperne di fare la fila… Cose cosi’… …. Toc toc Chi e’? Sono le quattro e mezza della mattina e mai avrei pensato che accettare di andare a fare il bagno con gli amici volesse dire una levataccia da boy scout. La cosa funziona cosi’: con un giro di telefonate ci si prenota ad una “aguagua” e la si aspetta all’alba sulla via principale che porta a nord. Dovrebbe essere un’iniziativa privata, quindi illegale ma tollerata. Lo dimostra il fatto che a meta’ percorso mostriamo i documenti ad un controllo fisso e quello non fa una piega. Insomma, tre tappe da un’ora per raggiungere uno dei punti piu’ occidentali a Nord dell’Avana, vicino a Capo di San Antonio. Prima sosta, ci fermiamo davanti ad una piantagione di tabacco: sono piccole, a gestione familiare e in quelle piu’ grandi ci vanno a turno giovani studenti per completare il ciclo di istruzione. La terra e’ fertile e il tabacco cresce rigoglioso. Quando e’ il tempo staccano le foglie e le mettono su sottili pali ad asciugare in casupole ricoperte di palma. Ci sono maiali e caprette, di proprieta’del contadino che e’anche il proprietario della terra. Sono suoi anche i maiali e le galline che puo’andare a vendere al mercato oppure in bottegucce “particular” e i soldi, pagate le tasse ovviamente, sono suoi. Seconda tappa: Baja del Vignales un luogo considerato dall’UNESCO patrimonio dell’umanita’ (Non so se scrivere Umanita’ con la maiuscola, come si dovrebbe, oppure continuare a considerare questa comunita’ che chiude gli occhi dinanzi al crudele embargo verso Cuba, un’umanita’ con la minuscola...). Il panorama e’ uno spettacolo che toglie il fiato. Il terreno rossastro e piatto, e’ sprofondato di qualche centinaio di metri e solo alcune rocce sono rimaste al loro posto ed ora il luogo si presenta come panettoni che galleggiano su una polvere di cacao rossastro. Al ritorno passiamo per la citta’ piu’ occidentale dell’isola, Pinar del Rio. E’ graziosa, pulita e con un concetto originalissimo di colonne, capitelli e patii. Senz’altro da vedere. Per chi avesse in mente di avventurarsi da quelle parti, segnalo una casa “particular” cioe’ privata dove soggiornare per pochi dollari al giorno con tutti i servizi compresa acqua calda e aria condizionata: CASA DI ELIO Y GLORIA SUARES MACHIN Calle Orlando Nodarse n.7 Carretera Hotel Hermita Vinales (altrimenti lo stesso hotel Hermita di Vinales che e’una meraviglia). Telefono: 53 8 793375 Arriviamo al mare passando da una laguna di mangrovie e da un antico faro. La spiaggia e’ indescrivibile come in tutto il Caribe, ma qui in piu’ ci sono i cubani, che la proteggono, l’apprezzano e la tengono nascosta ai turisti. Quando ce ne andiamo ognuno raccoglie “la basura” che ha prodotto alla stessa maniera di come facciamo noi quando finiamo i nostri picnick in mezzo alla natura. Ehehehehe (Accidenti dovevi vedere in che condizioni gli italiani lasciano l’aeroplano dopo dieci ore di volo per Cuba...) 4 Aprile A Cuba si festeggia la fondazione del partito dei giovani comunisti. C’’e molta retorica ma l’occasione e’ giusta per ricordare con orgoglio come si sono liberati dalla schiavitu’. Noi dovremmo ricordare, con rammarico, che sono quarant’ anni di embargo... Vado a trovare il mio amico insegnante d’inglese nelle ore di lavoro. Salta all’occhio il decadimento del palazzo dove ha sede la scuola, i banchi che hanno raggiunto livelli di squallore inverosimili e l’entusiasmo con cui la gioventu’ cubana rinuncia ad alcune ore serali per imparare una nuova lingua. Ma il 4 Aprile, come sai e’festa della gioventu’, quindi appena arrivo si scatena una festa danzante alimentata dal ruhm che faccio arrivare clandestinamente sotto gli occhi sospettosi della Preside. Lei sa tutto, perche’ probabilmente lo faceva anche lei quando era studentessa, ma il ruolo le impone di fingere di non capire. Insomma ci divertiamo e quando ci buttano fuori alcuni scatenati non vogliono saperne di tornare a casa, quindi ci si sposta tutti in una casa privata dell’Avana Vecchia. Altro Ruhm e altra cocacola. Cubalibre!! Quando descrive la societa’ cubana, l’amico che mi ospita parla sempre di cubani “normali” e quegli altri, che si sottintende “Super” come la benzina. In realta’ questo mezzo secolo di socialismo ha prodotto alcune distorsioni che l’oligarchia al potere tende a correggere con norme severe e provvedimenti dolorosi. La tanto sospirata uguaglianza a cui il popolo cubano ha sacrificato la propria liberta’ Oggi si puo’ sistetizzare in questo modo: 1- i cubani sono tutti uguali tra di loro. 2- Qualcuno pero’ e’ piu’ uguale degli altri Chi maneggia i pesos convertibili, per esempio. Che sono una moneta parificata al dollaro con cui i turisti pagano il taxi, comprano al supermercato merci che non si trovano altrove, bevono, mangiano e consumano nei piccoli esercizi aperti in un percorso turistico che va dal Campidoglio alla Cattedrale o giu’ di li’. Succede, per esempio, di pagare il conto e di lasciare un pesos di mancia al cameriere. Questo pesos, che e’ convertibile, equivale a 24 pesos “normali”, cioe’ alla paga di tre giorni di lavoro del cubano medio. E questo fa una bella differenza! L’Avana e’ grande e ci si sposta con i mezzi. Il piu’ famoso ( in negativo) e’ il Cammello, un TIR che trasporta un vagone stracolmo di gente. Subito dopo il Cammello o un altro autobus governativo, arriva di solito un autobus “particular” che raccoglie la gente in eccedenza e con un piccolo soprapprezzo li fa salire. Si potrebbe chiamare: sistema misto, che evita alle persone di viaggiare insaccate come salami. Poi ci sono i taxi collettivi. Sono le Chevrolet sequestrate durante la rivoluzione e che sono state riconvertite in auto pubbliche. Viaggiano tossendo paurosamente, fanno sempre il medesimo percorso e raccolgono fino a sei passeggeri per volta. Si cominciano a vedere auto nuove. Le francesi piu’di altre. Diciamo che nel complesso la gente se la passa meglio di qualche anno fa. Ricordo per esempio che la tessera annonaria di dieci anni or sono non concedeva piu’di tre uova a famiglia per settimana e il latte era rigorosamente destinato alle famiglie con bambini. Ora le uova sono otto e il latte ( in polvere) libero. Ai grandi magazzini in piazza del Campidoglio ci sono in vetrina scarpe di ogni modello e prezzo. Ricordo negli stessi magazzini che dieci anni or sono c’era una esposizione di scarpe sulla parete, tutte contrassegnate da un numero. Tu dovevi fare la fila e dire al commesso il numero del modello che ti piaceva. Lui andava nel retro, poi tornava e ti diceva: non ne abbiamo. Allora tu uscivi dalla fila tornavi alla parete e sceglievi un altro modello con altro numero, arrivavi davanti al commesso e glielo comunicavi. Lui andava nel retro, poi tornava e ti diceva non ce ne sono. Alla terza volta, ho chiesto al commesso: minchia ma non fate prima a dirci quali modelli avete? Ora questo sistema non c’e’ piu’, sostituito dal piu’ prosaico “convertibile” che sara’ pure meno democratico ma che certamente e’ piu’ sbrigativo. Sai, da queste parti, sono cose cosi’... Beh, ora ti lascio. Devo andare all’Immigrazione a dirgli che non vivo piu’ in albergo ma mi sono trasferito dai miei amici che mi ospitano. Cia’ VINCENT DA CUBA il 20 Aprile . Ieri era il compleanno della Santa, che è una sciamana amica di famiglia. Andiamo a farle visita. Ci conduce nell’angolo dove ha allestito un altarino alto un paio di metri con uno sfondo color del cielo. Sollevato sopra tutti sta una testa coperta da un drappo bianco luccicante. È la divinità più potente, che governa tutto: Obatalà Sotto di lui, anch’essa sollevata dal terreno sta una divinità luccicante azzurra che governa il mare alla superficie: Yemayà. Sotto, tra i fiori, stanno le cinque divinità minori: Adgayu solà (che taglia gli alberi) Oya yansà (scatena la tormenta), Chango (il fuoco), Oshun (la fertilità e l’acqua fresca), Yemaka dokun (il mare profondo), e infine Eleggua, il bambino che è la chiave di tutto. Queste divinità sono arrivate a Cuba con gli schiavi africani che quando furono costretti a convertirsi, adottarono le figure della nostra religione per fingere devozione alla nuova credenza ma continuare a professare la propria. Ecco quindi che Yemayà corrisponde visivamente alla Madonna con in braccio il bambino (Eleggua), Changò corrisponde a Santa Barbara, Adgayù solà ha la figura di San Giuseppe giovane, Oshun è San Pietro, Elegguà San Antonio e così via. Chiedo se è possibile vedere una cerimonia, ma la santona mi dice che per me è pericoloso perché potrei essere posseduto. Le dico di non temere: sono apparso una notte in sogno alla Madonna ma da allora non ho più rilevato fenomeni paranormali. Nessuno raccoglie la spiritosaggine, anche perché hanno tutti gli occhi spalancati in modo innaturale. È tutto nella mente. Ci diamo appuntamento la Settimana Santa che favorisce certi fenomeni. Vedremo. All’uscita mi chiede se ho un desiderio da realizzare. Le chiedo se può farmi sparire Berlusconi. Incredibile, lo conosce!! Le dico di non preoccuparsi che se elezioni sono andate come dico io, ce ne sbarazzeremo da soli. Torniamo in strada. L’aria è fresca, la strada lunga. Camminiamo in silenzio. Ho trovato un metodo infallibile per l’impotenza. Si chiama Papaya Cubana 22. Si usa cosi: prendi una cubana di 22 (intesi come anni, ma puoi sceglierne anche una da 19, 18 o 24 a piacere) e mettila nuda in cucina a pulire una papaya. Ad un certo punto, senza preavviso, le arrivi alle spalle e la concupisci. Dopo, se per caso ti e’ venuta sete, puoi bere il succo della papaya. Ma non e’ obbligatorio. Carissimo (in tutti i sensi) Oliviero, Abito alla Vibora ( che in cubano significa: il luogo delle vipere, tanto per dire quanta periferia sto masticando) e per andare in centro, ogni mattina prendo un taxi. L’Avana, credo sia l’unica citta’ al mondo che quando fermi un taxi, TU gli chiedi dove va. Se per caso il suo percorso coincide approssimativamente con quello che avevi in mente tu, allora sali. Ci sono taxi bianchi ( con tassametro) gialli (a forfait) collettivi (quelli sequestrati agli americani che sono diventati Museo Nazionale Semovente) e poi una serie di abusivi che vanno dal tipo Lue (che stai tranquillo se hai fatto la Wassermann) all’antitetanica obbligatoria. Sul prezzo si tratta poco perche’ c’e’ una specie di tariffario fisso. Unica nota positiva: l’autista non parla mai. Cuba e’ il Paese Sud Americano con la piu’ alta alfabetizzazione. Pensa che c’e’ un medico ogni venti abitanti. Il problema e’ che se vuoi farti visitare devi andare a Caracas perche’ li hanno mandati tutti in Venezuela ad aiutare quella popolazione... Ehehehe Scherzi a parte. Quest’anno risultano 800.000 nuove iscrizioni universitarie. Dei giovani cubani tra i 18 e i 24 anni, ben il 54% frequenta l’Universita’, che se mi permetti, e’ un risultato rispettabilissimo per la Rivoluzione di Castro. Qui pullula di ingegneri nucleari, ingegneri informatici, ingegneri elettronici, medici, chirurghi e fisici. Si sono dimenticati gli idraulici. No, non intendo gli ingegneri idraulici, ma proprio gli idraulici e basta. Quelli che chiami quando ti si rompe una conduttura. Che se succede qui, con case fatiscenti e condutture allo stremo, l’acqua scorre per giorni e nessuno sa cosa fare. Che, dice il governo, il sessanta per cento dell’acqua potabile in citta’ va sprecato. Poi alle sette di sera, vedi la gente in fila all’Avana Vecchia con le bottiglie, perche’ non hanno l’acqua in casa. Cose cosi. 16 Aprile Ci vuole mezza bottiglia di ruhm prima che il vecchio mi parli dell’Angola. Ha una cinquantina d’anni gli occhi lucidi dalla giornata faticosa e dall’alcool che comincia a fare effetto. Non ho capito bene come si chiama, ma ha la responsabilità degli approvvigionamenti in uno dei distretti della capitale. Fa arrivare benzina, provvede alle riparazioni, alla mano d’opera, e riesce ogni giorno a dirigere le derrate verso i mercatini governativi distribuiti nella parte di città di sua competenza. Un lavoro duro, dice. Specie perché non tutti si dividono il lavoro equamente. Gli chiedo a brutto muso quale fu la ragione politica che spinse El Comandante Fidel a mandare truppe in Africa negli anni ottanta. Nessuna politica, mi dice. Erano “Negros” come noialtri e combattevano per la loro libertà contro l’apartheid dei bianchi sudafricani che li avevano invasi. - El Fidel fece un discorso, e partimmo tutti volontari. Non un cubano partì contro la sua volontà. Sbarcammo a Capo Verde poi venimmo imbarcati per Luanda, la capitale. Da lì contrastammo le forze nemiche che erano riuscite ad arrivare fino a Huambò in una zona montagnosa e deserta, dove di giorno soffocavi per il caldo e la notte morivi di freddo. Li spingemmo indietro fino alla Namibia e presidiammo il confine finchè la Revolucion triunfò...Queste due ultime parole le pronuncia con malcelato orgoglio. Beviamo ancora. Il ruhm è buono ma troppo forte per me. Avrei preferito l’ottima birra che qui conservano ancora in botti di legno. - Quindi Cuba aiutò il nascente governo a gestire la pace? - - Niente di tutto questo. Non ci furono vantaggi che ne derivarono. Vi fu la pace, deponemmo le armi, ricostruimmo le loro case, e con una stretta di mano ripartimmo. Nada mas. Quella è gente non ancora emancipata e non ha un concetto chiaro di cosa sia la libertà. Ce ne andammo e basta. L’unica cosa che mi dispiace, è che in tutti questi anni ho saputo che la Repubblica di Angola è riuscita a costruirsi una speranza di vita e di libertà ma che alle celebrazioni per la nascita della loro repubblica, non parlano mai dell’aiuto che il popolo cubano ha dato loro. Peccato. Beviamo e guardiamo il Campidoglio là in fondo che comincia ad illuminarsi. Ogni ora ne accendono un pezzetto. L’aria di aprile è fresca e dalle strade cominciano i rumori della notte. 20 Aprile Che uno abbia vissuto per anni in Paesi anglofoni non conta nulla. Non conta nemmeno l’ex moglie di Liverpool. Quando uno sente il bisogno di un corso di perfezionamento in inglese a Cuba, non deve esitare. Anche perché le ragazze che lo frequentano sono sveglie e piene di talento. Ce n’è una specialmente, che quando sorride, i miei sonnecchianti ormoni fanno la ola. Mentre l’accompagno per un pezzo di strada, mi dice che vorrebbe imparare l’italiano. È difficile? Mi chiede. No, rispondo. L’italiano è una lingua che s’impara facilmente a letto. Capisce la battuta quando parliamo d’altro e ride ride in modo incontenibile. I suoi dentini sono perle. Credo sia un pochino sposata, ma non le faccio domande così non dovrà dirmi bugie. Quando ci separiamo si lascia sfiorare la guancia da un bacio. Ma guarda tu se uno deve volare a Cuba e prendere una cottarella per una squinzia che ti manda in bianco. E la cosa sicura, almeno al momento, è che non siamo in grado di trovare un luogo, un giorno, e un’ora per rimanere soli. L’unico modo per incontrarci è la lezione di inglese, che io frequento con profitto. Ci vuole una mente perversa per arrivare a tanto, ed io, modestamente, la ebbi. 21 Aprile Caro Oliviero, ho cambiato il visto all’Ufficio Immigrazione. Cosa da poco. Una fila di un paio d’ore, poi poliziotte belle e gentili hanno scritto il cambiamento di indirizzo. Adesso occorre mettere la marca da bollo di 40 pesos convertibili, ma per averla occorre andare con un taxi fino al ministero dell’Interno. Le hanno finite, ma ce ne sono altre disponibili al ministero del Turismo. Infatti le trovo, ma non accettano Euro e quindi devo trovare una banca abilitata a cambiare pesos convertibili. Ecco fatto. Cinque taxi e cinque ore dopo, sono finalmente in regola. 22 Aprile Qui all’Avana, le donne europee hanno perso la paura della notte. Le puoi trovare nei bar con musica mentre sorseggiano distratte il loro mohito (1) e sorridono ai cubani che non si danno pace nel vederle da sole. Questa che ci sorride è tedesca e parla solo lo spagnolo. Si stacca dal banco, accetta l’ invito del mio amico e viene al tavolo. Dice di essere una stilista e che domani partirà per il Messico. Il mio amico la corteggia ma lei parla di femminismo e della condizione della donna cubana. Troppo impegnativa. Usciamo nella notte e una “Jinetera” (leggi: donna di facili costumi) mi abborda con grazia mentre la polizia vigila arcigna. Passa un venditore di cocco caramellato. Con un pesos convertibile compro tutta la sua produzione e l’offriamo alle belle figliole che passeggiano sornione. Finisce tutto in un minuto. ----------------------------------------------------------------------------NOTA (1) Mohito è un cocktail di rhum, succo di limone, zucchero, acqua e un ciuffo di “erba buena” che galleggia nel bicchiere. Le guide ti diranno che era la bevanda preferita da Hemingway ma tu non farci caso: qui tutto è riferito come preferito dal noto scrittore. L’erba buena è la menta 23 Aprile La prima impressione che potresti ricavare è che si tratti di un mondo di spacciatori o di cospiratori. Invece siamo hackers. Bussano alla porta con fare furtivo e si tolgono dal collo l’USB dove hanno registrato l’ultimo antivirus e te lo passano. Il mio amico lo scarica sull’hard disk e sul suo USB ( un Giga! ), poi usciamo pure noi per andare a consegnarlo ad altri amici. Andiamo nella sede di un’impresa e dopo aver scaricato i dati, ci consegnano furtivamente un VHS con la registrazione del Grammy Haward in lingua spagnola registrato a Los Angeles. Ho fatto i capelli bianchi, ma mai avrei creduto che un giorno sarei diventato spacciatore di musica sudamericana... P.S. Noterelle buone per scambi culturali: La cantante italiana più conosciuta da queste parti è la Pausini. Nelle radio gira pure un bel disco di Venditti in spagnolo e una versione di Ventiquattromilabaci. Lo scrittore italiano molto conosciuto è Manfredi. Pure Tabucchi. Hanno stampato l’opera omnia di Verga. La pizza fa schifo. Gli spaghetti si trovano. Specialità della cucina cubana che va per la maggiore: fegato alla veneta. (embè, non si chiama così, ma escluso la foglia di alloro, la ricetta è identica). Sabato si balla. I miei amici mi portano al teatro nazionale dove si ritrovano una volta alla settimana al cafe cantante. Il locale è dipinto di nero, senza luce e con i neri che ballano, morale: per un’ora non vedo una mazza. Dopo lo spettacolo qualche lucetta resta accesa e così mi diverto pure io. Passano vecchie canzoni americane e pure una Rita Pavone d’antan, mentre la gente balla l’Hully Gully. Insomma, una cosa che gli assomiglia molto. Quando invece parte il Salsa, le coppie che si avvinghiano nel buio sono la cosa più sensuale che possa capitare di vedere. Ricordo una decina d’anni or sono, con la moneta unica anche gli indigeni ( intesi come gente del luogo) a differenza di ora, potevano pagarsi il biglietto per andare a ballare. Le ragazze invece, non potevano entrare nel locale se non erano accompagnate da un uomo e si mettevano in gruppo davanti all’ingresso, tutte profumate e ben vestite e quando arrivavi, alzavano le mani e ti gridavano: prendi me, prendi me. E tu sceglievi la migliore del mazzo. Che tempi! Era come andare a Disneyland della gnocca…. Ci buttano fuori alle otto e andiamo a passeggiare al Malecon. È incredibile la distesa di coppiette che si abbracciano su quella dozzina di chilometri di passeggiata! Migliaia di persone e di venditori di ogni cosa – e ogni cosa ha il suo bel cartoccio, cellophanino, scatoletta, lattina, bottiglia, sacchetto e che altro – e nemmeno un cestino per i rifiuti! Finiamo al Boulevar per un’ultima birra. C’è poca gente e le tiendas (1) chiudono. Lunedì ho un appuntamento con gli amici del periodico CUBA SI Approfitterò della visita per conoscere l’esito delle elezioni. Che il Cielo te la mandi buona! (Per quanto mi riguarda, il Cielo a me me ne ha mandata una buona, ma buona davvero! Certo che ne ho fatta di strada! Ora faccio cilecca con donne bellissime!} ----------------------------------------------------------------------------NOTA (1) Una tienda non è altro che un negozio che vende merci come da noi. La differenza è che qui ci sono dentro più persone che merci. 25 Aprile Si è rovesciato un motoscafo d’altura che trasportava clandestini e si è riaccesa la polemica. Alla televisione parlano di commercio illegale di persone e denunciano una campagna di aggressione americana, in realtà a me il fenomeno pare un poco simile a quello che viviamo in Europa: una massa di disperati, disposta a tutto per fuggire al proprio destino, si ritrova impigliata nelle maglie di organizzazioni mafiose che li trasformano negli schiavi del terzo millennio. Certo le immagini del naufragio fanno impressione. Non ho notizie controllate, ma qui dicono si tratti di organizzazioni criminali che fanno capo a cubani residenti a Cancun, che aiuterebbero questi cubani {molti dei quali hanno parenti già in continente} a fuggire dall’isola. Le interviste alla televisione solo alle donne e ai bambini. Dicono di aver camminato un giorno nella parte nord-occidentale dell’isola, poi una notte all’addiaccio e quindi un altro giorno d’attesa rischiando la disidratazione. Chiedo ai miei amici se verranno incriminati. Mi dicono di no: il reato è commesso dagli scafisti che rischiano la pena di morte. Gli altri sono vittime. Non so, ci sono molti punti oscuri in questa faccenda. Per esempio, dove li trovano 8/12.000 dollari per il trasporto? E poi, io conosco Cancun. È come una parte di Miami. Come passano inosservati questi infelici? E come possono attraversare tutto il Mexico per arrivare a farsi sparare alla frontiera degli USA? Mah, domani vado a chiedere informazioni. Sto cercando di verificare anche la notizia apparsa in Europa, secondo cui il Fidel avrebbe comprato un nuovo aereo personale. Credo si tratti di una bufala. Anche perché El Comandante vive in modo parsimonioso e coerente con la Rivoluzione e un aereo personale non l’ha mai avuto. 1 Maggio a Cuba Mobilitazione generale per la festa dei lavoratori che culminerà con un discorso del Leader Massimo. Certo, questa settimana ha avuto che dire il Nostro. Martedì, discorso televisivo di due ore per il 47 anniversario della Baia dei Porci. Replay del discorso mercoledì, discorso di inaugurazione delle Olimpiadi giovedì, Venerdì discorso all’aeroporto per ricevere il presidente boliviano, sabato sette ore di diretta per la firma del trattato trilaterale Bolivia/Venezuela/Cuba, domenica 30 aprile . ripresina delle fase salienti dei discorsi del giorno prima, e lunedì discorso di tre ore e mezza per il primo maggio. Dalle ventidue di domenica, la mobilitazione ha iniziato a trasportare gente verso la piazza della rivoluzione, secondo un preciso programma che prevede l’uso di ogni camion privato o dell’esercito per il trasporto di persone e infrastrutture, quali gabinetti (chiamiamoli così) acqua potabile, vie di fuga per le ambulanze. La piccinina di casa e la sua scuola sono programmate per le dieci di domenica sera, la mamma e il corpo dirigente del ministero dell’istruzione vanno alle due di notte del lunedì. Occupano spazi a mano a mano che arrivano e contemporaneamente si blocca il servizio di trasporti che altrimenti congestionerebbe la zona. Lasciano canali di scorrimento dove passano i camion che portano le delegazioni provenienti dalle province dell’isola. Si formano canali a senso unico. Alle otto di mattina del lunedì vengono distribuiti i maglioni colorati per le prime file di festanti ad uso della televisione. Bandiere a gogò. Alla fine del discorso, in tre ore più di un milione di persone torna a casa. Ferma, ferma. Già lo vedo qualche vostro sorrisino di sufficienza. Già vi vedo dare di gomito per dire, guarda tu il regime comunista… Il fatto è che l’anno scorso il ciclone Katrina, quello che mise in imbarazzo la macchina organizzativa della più grande impotenza mondiale e del suo impotente presidente, è passato prima sopra Cuba che in 24 ore, grazie a questo tipo di – chiamiamola così – esercitazione collettiva alla mobilitazione, ha evacuato un milione e settecentomila abitanti della zona interessata, trasportandola provvisoriamente in strutture adeguate, ha messo in container beni e suppellettili in pericolo di danneggiamento, ha distribuito cibo ed energia, e passata la burrasca ha rimesso tutto a posto, senza morti, senza atti di sciacallaggio e soprattutto senza che nessuno dovesse gridare alla televisione il proprio disagio, come purtroppo abbiamo visto troppe volte da New Orleans. Infatti a tutt’oggi, sono state assegnate 10.000 villette (diconsi diecimila) agli infelici che hanno avuto la casa distrutta dal ciclone. Se per caso vedete Bushettino, diteglielo, a quel coglione. Piccolo manuale pratico per non dire puttanate: Piripicchio e’ il pisello, pepe e’ una persona, peppino è il cetriolo e O’vispo non e’ un tizio poco addormentato ma il vescovo della vostra curia. Se abitate al quarto piano e volete scendere in strada, dovrete salir la caje, perche’ la caje si sale sempre. Infatti salir vuol dire uscire. Se per andare sott’acqua chiedete una mascara, li fate ridere perche’ avrete bisogno di una gafas. Se le dite: “non vorei imbarasarte” vuol dire che non la metterete incinta e quindi metterete el capoto, cioè il preservativo. Non si va al gabineto a pisciar ma al retrete a mear Il vaso per loro e’ il bicchiere mentre il nostro vaso loro lo chiamano tiesto Candela è una parolaccia. Se vi capita, com’e’ capitato a me, di andare in un ristorante romantico e notare che il vostro tavolo è l’unico a cui sulla vecchia bottiglia piena di cera non hanno messo la candela, astenetevi dal chiamare il cameriere e nel frastuono dell’orchestra gridargli ripetutamente: “Candela!” perché rischiate di brutto. Chiedete una vela e mangiate tranquilli. 4 Maggio, Caro, ma proprio caro Oliviero, Torno a casa e trovo tutto chiuso e sbarrato. Strano, di solito qualcuno a quest’ora è tornato dal lavoro. Mi metto il cuore in pace e mi siedo sulle scale ad aspettare. Dopo una ventina di minuti, sento che tolgono il catenaccio, i lucchetti e aprono il cancello di fronte alla porta. La mamy dice che era andata a riposare un pochino perché la figlia sarà di guardia all’università e lei dovrà andare per l’esercitazione della difesa del centro informatico. E’ sempre così. Sono sempre mobilitati. Le chiedo come mai, tutte le case hanno inferriate alle finestre, ai balconi, e persino davanti alle porte. Eppure mi pare che non ci siano più furti che altrove. Dice che non è per i furti. Ma sbarrarsi dentro li fa sentire più sicuri. Ho assistito ad un discorso del Comandante Maximo alla televisione. Ha la dentiera nuova e biascica, ma è lucido come sempre mentre racconta fatti che vanno dal 1959 al 1971. Dieci anni fa, ricordo, impiegò sette ore per lo stesso discorso. Questa volta solo due: si vede che ci ha una prostata grossa così che gli dà cotanta autonomia. I dati che snocciola berlusconianamente (dio, che brutto avverbio) sono precisi e impeccabili. Il nemico qui è l’Impero del Male, cioè gli americani e lui gode quando può citarne la decadenza e il prossimo crollo economico. Staremo a vedere chi svacca per primo. C’è un cartello e una bandiera cubana fuori dal palazzo: stasera riunione del quartiere. E’ un’eredità della rivoluzione: il popolo si riunisce periodicamente e dalla base segnala ai delegati di circoscrizione i problemi della zona, della strada, del rione (del palazzo no. Quelle sono considerate beghe private e vengono risolte in modo non politico). Da quel poco che posso capire io, gli anni hanno distorto quella che era una conquista di base. Ora infatti, dopo un paio di lamentele per futili motivi o necessità, risolte tutte con un vedremo, provvederemo, ci stiamo lavorando, il clou della serata è il pistolotto del delegato che parla della rivoluzione, delle conquiste di questi anni e delle prospettive future. Questa volta il tema centrale del dibattito ( anche televisivo ) è la prossima rivoluzione elettrica Che dovrebbe consistere in gruppi elettrogeni ( alimentati ahimè a gasolio) e un piano per rimodernare cucine, scaldabagni eccetera. A me pare un’idea obsoleta, fatta con mezzi obsoleti per risolvere problemi incancreniti. Ma lo sanno pure loro. Il fatto è, ne ho la netta sensazione parlando con la gente, che tutti conoscono i problemi di questa società anacronistica, ma nessuno si permetterebbe di contraddire il Fidel, tanto è il bene che gli vogliono. La stessa cosa accade in famiglia. I giovani della casa, ascoltano il loro papà che parla con orgoglio della rivoluzione e di quello che ha fatto per loro, e loro, che conoscono bene la realtà, mai e poi mai si permetterebbero di contraddire il loro genitore a cui portano tanto e tanto amore e rispetto. Ma lo sanno tutti, che non dura e che non può durare. Insomma, come si dice da noi: a babbo morto… La televisione è un altro punto dolente. Me la ricordo una ventina d’anni or sono come di una delle più interessanti esperienze comunicative del pianeta. Si è ridotta ad uno strumento di propaganda, poi in prima serata tre telenovelas e quindi un vecchio film. Per gli uomini baseball tutti i pomeriggi e tre sere alla settimana. Tra un programma e l’altro, noi abbiamo la pubblicità, loro debbono sorbirsi ogni santo giorno che Dio manda in Terra, filmati della resistenza contro l’invasione americana di Baia dei Porci, e testimonianze dei sopravvissuti. Otto minuti al giorno anche nel telegiornale che di solito è composto da queste sei notizie: cos’ha fatto il Comandante, è arrivato un ministro da un altro paese, congresso mondiale di qualcosa di inutile, record cubano di palleggio da seduto: due ore trentasei minuti e cinquanta secondi, con relativo filmato. Se salta in aria qualche americano in Iraq, ehehehe, lo dicono. L’interferenza degli americani nei programmi televisivi cubani, è una grande vaccata. Spendono 37 milioni di dollari all’anno per far volare un aeroplano che riflette il segnale da Miami, così che i cubani possano vedere i quiz e i film americani interrotti dagli spot che reclamizzano i loro prodotti (che poi non esistono sull’isola). Il risultato è che la televisione cubana ha un solo canale digitale che non subisce interferenze, tutti gli altri, analogici, non si vedono e i cubani si incazzano. L’intero programma costa al contribuente 95 milioni di dollari all’anno potrebbero pagare lo stipendio per un anno a un milione di cubani e invece li usano per farli incazzare. Si chiama guerra psicologica. Poi ci sono le premiazioni. Bisogna rendersi conto che è difficile tenere insieme una società di uguali senza meriti o preferenze. Ecco quindi che come stimolo a fare meglio, non essendoci il profitto e la competizione, non rimane che il premio. In questi quarantacinque anni sono fiorite le commemorazioni, gli anniversari e le ricorrenze durante le quali el Fidel o chi per esso ha invaso l’isola con diplomi, quadretti, certificati, attestati, false pergamene che affermano che sono tutti bravi. Ieri hanno premiato la nostra piccirilla di casa. Un diploma e un pesce in vetro soffiato. Cosa vorrà dire? Ehehehe questa è bella: Ogni giorno cammino per un bel pezzo da casa dove abito per raggiungere il centro. La cosa che ha colpito la mia attenzione, è un numero impressionante di donne col braccio ingessato. Un giorno ne ho viste due, un altro una, un giorno tre… Se le prime volte sono passato con indifferenza, ora le conto. Mi immagino una società maschilista dove il marito torna a casa e: - La minestra è salata! – e trac le rompe un braccio O alla figlia: - Ti pare questa l’ora di tornare a casa?- e trac le rompe un braccio… Finchè un pomeriggio i miei amici toccano un argomento che mi fa venire in mente questa paurosa statistica e allora chiedo: - Come giustificate l’alto numero di braccia rotte alle donne dell’isola? Si guardano come se fossero in presenza di un pazzo, poi con gentilezza mi chiedono i dettagli della cosa. Spiego loro che mi capita ogni giorno di vedere un numero statisticamente impressionante di braccia rotte. Mi chiedono maggiori dettagli finchè scoppiano a ridere fragorosamente e mi ci vuole del buono e del bello per farmi spiegare la cosa. Si tratta di questo: ogni mattina passo in una strada dove si affacciano tre edifici del ministero della salute pubblica, il traumatologico provinciale, e l’ospedale di zona. In pratica passo per una strada dov’e’ concentrato il più alto numero di incidentati della provincia che convergono da quelle parti per le cure del caso. Quando si dice di domandare prima di scrivere cassate… 14 Maggio, Domenica mattina c’e’ un insolito rumore per strada. Hanno deciso la mobilitazione per la pulizia della città e tutti sono scesi, ognuno con la sua scopa, a pulire il pezzo di strada di fronte alla propria casa. Strappano erbacce, insaccano spazzatura, in qualche caso piantano fiori. E’ uno spettacolo di un’allegria incontenibile. Certo dà da pensare un mondo in cui, per realizzare un’azione meritevole, logica ( pensateci bene: se ognuno pulirà il pezzo di strada di fronte alla propria casa, tutta la città sarà pulita) di pace e allegria, ci sia bisogno di un Comandante che te lo ordina. L’Avana, oggi è ancora più bella. A Cuba in bicicletta Mi scrive un carissimo amico. Dice che viene a trovarmi in Novembre in bicicletta. Spero che venga in aereo e la bicicletta la trovi qui, altrimenti chissà quando lo vedo… Scherzi a parte, io credo che se per esempio tua moglie ti ha lasciato, scopri che i figli non sono tuoi, sei precario da trent’anni e hai comprato una colt per risolvere i tuoi problemi ma non hai il coraggio di tirare il grilletto, allora sì, un giro per Cuba in bicicletta a Novembre, potrebbe essere un’ottima idea. Da queste parti, solo attraversare la strada è un vero pericolo, con gli autisti che non appena ti vedono fuori dalla tua sede naturale (il marciapiede) ti puntano. Forse per scherzo, ma non mi sono mai soffermato per levarmi il dubbio. Con un parco macchine di una settantina d’anni e buche da seconda guerra mondiale, qui frenare è un optional, se poi ci metti che in Novembre ogni tanto scroscia qualche acquazzone che va a formare pozzanghere che scompaiono solamente evaporando… beh, le conclusioni, mi sembrano ovvie. Insomma, per farla breve: la bici l’ho comprata anch’io. Ma non per me, che sono in un magnifico peso forma ( dovrei solo essere più alto di 18 cm. ma vabbè…) ma per la mia Gioia, la studentessa di educazione fisica che allieta la mia esistenza col suo aspetto d’Afrodite di mogano... Noto che mangiare ogni giorno le ha arrotondato il pancino ( a dimostrazione della teoria hitleriana che non sempre mangiare fa bene alla linea) quindi abbiamo deciso di aumentare l’attività fisica. La sua, ovviamente. Andiamo al negozio che noleggia le bici e che al piano superiore ha una mostra di modelli di bici che la gente va a visitare come fosse l’Expo. Sorpresa: la galleria è chiusa perché Lui (capiscimi ammè) ha deciso che scegliere tra diversi modelli è dispersivo, così ha imposto un solo modello, però puoi scegliere il colore che più ti piace. Scegliamo giallo ma non c’è, poi ciclamino ma non esiste. Così la compriamo blu, che è anche l’unico colore importato. Paghiamo e scendiamo al magazzino per la consegna: sorpresa! Ci danno uno scatolone imballato. E la bici? E’ dentro, ma nessuno ha mai detto che ce l’avrebbero consegnata montata! Cerchiamo un taxi capace di trasportare anche lo scatolone e raggiungiamo un “Teller” di biciclette. La montano ma mancano le gomme. Ovvio! Ci hanno venduto la bici ma le gomme le dobbiamo trovare noi! Raggiungiamo un venditore di gomme per bici ( da non confondere col venditore di gomme per auto che è tutt’altro) e torniamo all’officina. Manca il cavalletto, il campanello e il lucchetto. Questi sono accessori e vanno comprati al negozio di accessori per biciclette che guarda tu, è proprio di fianco a dove abbiamo pagato la bici, ma non lo sapevamo. Insomma, due giorni dopo, Gioia fa il suo ingresso trionfale all’Università. In bici. Ho comprato la Moka. Parrebbe ovvio, in uno dei Paesi col migliore caffè del mondo. Nella casa dove sono ospite, lo bevo solo io. Dicono causi dipendenza. Non saprei. Certo è che bevuto da solo, causa un certo malessere. Va miscelato con una specie di cicoria. Ma sto perdendo il filo del discorso. Cosa stavo dicendo? Ah, sì. Ho comprato la Moka. Ma non quella che vendono nei negozi che si paga con la moneta convertibile. Invece ho scoperto un vecchio, qui all’estrema periferia dell’Avana, che non so come, è riuscito ad averne una che ha usato come modello e adesso LE FA A MANO!! Certo capirete la differenza tra un oggetto industriale tirato in milioni di copie e un’opera d’arte contemporanea scolpita a mano impiegandoci chissà quanto tempo ( ma qui il tempo non conta una sega, quindi…). Certo, ha i suoi difetti. Il coperchio non chiude in modo ermetico e quando si versa il caffè un poco va a finire sulla tavola (ma è un po’ come libare agli dei…). Neppure la chiusura a vite è a prova di perdita e l’acqua che esce durante la bollitura, alcune volte spegne il fornello e si rischia la vita. Insomma, fare il caffè è un po’ duchampiano (minchia, che neologismo. Mi riferisco a Duchamps – se si scrive così- quello del pisciatoio, per intenderci) E’ ARRIVATA LA BUFERA E’ ufficialmente cominciata la stagione degli uragani. In questa area ne sono statisticamente previsti undici dei quali uno ha il 75% di probabilità di colpire l’isola. Sono cominciate le esercitazioni. Si fanno di domenica e simulano l’emergenza in diversi settori della città ad orari diversi, così non paralizzano nulla e tutto continua con l’inefficienza di sempre… Sono andato in Giamaica. Mi ero cacciato in un cul de sac col mio permesso di soggiorno a Cuba e ho preferito darci un taglio con un viaggio all’estero. Al mio rientro mi hanno ridato il permesso di permanenza per turismo. Porto a casa solamente qualche impressione perché una settimana di permanenza e per giunta nella capitale, non contano nulla. E’ un po’ come se uno di voi andasse a New York per una settimana e tornasse a casa convinto di conoscere l’America… Insomma tra Cuba e Giamaica tutti e due a strillare di essere liberi e poi una si è lasciata imprigionare da un visionario del secolo scorso, e l’altra ha perso tutta la sua identità, e se prima era una colonia inglese, ora è un possedimento americano. Il dollaro a cui si sono legati alcuni Paesi sudamericani, che ha collassato l’economia Argentina e che sta soffocando Porto Rico, anche qui comincia a dare i suoi frutti. Le scarpe della Nike qui nei centri commerciali costano 65 dollari ( costavano 35$) e un hamburger 4 dollari. KingsTown, la capitale, ha tutto quello che di brutto c’e’ in qualsiasi cittadina americana, i centri commerciali, nessuna zona di passeggio, nessun edificio storico conservato, ecc. In pratica, secondo la mia esperienza, le uniche due città da me recentemente visitate, che hanno saputo mantenere la loro identità nazionale senza lasciarsi inquinare dall’Impero, sono Teheran e l’Avana. Si’, è vero, qui puoi trovare la fotografia di Komeini o del Che, raffigurata su palazzi di dieci piani, io pero’ ho visto dietro via Broletto a Milano un palazzo con la fotografia di Armani e su Palazzo Marino svettava Berlusconi. C’e’ qualcuno che saprebbe dirmi dove sta la differenza? Incredibile. Quotidiano giamaicano della capitale del 31 Maggio. Pagine centrali. Giochi e cruciverba. Se risolvi tutta la pagina nel gioco centrale esce il nome di un multimiliardario europeo. BERLUSCONI. Non c’e’ che dire. Attualmente è il prodotto italiano che esportiamo meglio… A Cuba e’ successo un fatto strano: non so se la notizia e’ arrivata anche in Europa. Sta di fatto che la rivista Forbes ha pubblicato un articolo titolato: RE REGINE E DITTATORI e calcolando le loro ricchezze, ha messo Fidel al settimo posto con una fortuna valutabile attorno ai 1.400 milioni di dollari a cui andrebbero aggiunti i 900 accumulati quest’anno con esportazioni di medicinali, speculazioni edilizie e altro. Da notare che poiche’ su quest’isola non sono in vendita giornali di nessuna specie, escluso uno striminzito organo di partito che si chiama Gran Ma, salta all’occhio che nessun abitante di quest’isola ha potuto leggere il contenuto dell’articolo. Malgrado ciò, con una mossa repentina Il comandante ha convocato in televisione sei suoi ministri e A RETI UNIFICATE ha letto al popolo il contenuto dell’articolo. Poi ha lasciato la parola ai ministri che in piena liberta’ (sic) hanno potuto tessere le lodi del loro datore di lavoro. Durata della trasmissione: quattro ore e mezza. All’improvvisata conferenza stampa partecipavano anche una trentina di giornalisti che applaudivano senza fare domande. Il presidente di questi esimi lavoratori della penna, un’ora prima della trasmissione, aveva detto in televisione che ebbene sì, un controllo sulle notizie andava fatto, perche’ un conto e’ il giornalismo col petrolio a 70 dollari al barile, e un altro e’ il giornalismo a 7 dollari al barile. Tradurre, please… Boh Ad un certo punto della trasmissione, noto che Lui e i suoi sei ministri sono bianchi, TUTTI i giornalisti sono bianchi, e mi sovviene che pure TUTTA la televisione cubana e’ fatta da bianchi, e le telenovelas sono interpretate da bianchi…. Io abito in una famiglia di neri ( anzi di negri, che qui e’ un aggettivo che riempie di orgoglio) cosi’ provo a domandare se hanno notato questa leggera discrepanza. Scoppia un casino. Mi sa che ho messo un dito sulla piaga… Passa una settimana e aridagli! Stessi protagonisti, stessa tavola rotonda, trasmissione di SETTE ORE! per dire che aveva ragione Lui perché nessuno ha risposto alla sua provocazione che era: se trovate anche un solo dollaro in un conto estero, io me ne vado. In realtà le risposte c’erano state eccome! La CNN aveva riportato l’articolo della rivista dando la notizia in un minuto e mezzo. Poi aveva eccezionalmente dato risalto alla Sua risposta con un redazionale di quasi quattro minuti. La rivista dal canto suo aveva pubblicato la Sua protesta e la giornalista aveva dichiarato che sì, non aveva prove materiali ma che si era basata su statistiche, incroci, evidenze. Eppoi non c’è bisogno di portare i soldi in Svizzera, visto che l’unica banca la maneggia Lui… Ma queste risposte e questi tempi televisivi evidentemente non bastavano, così fanno replay. Durante la trasmissione il ministro della cultura ha occupato il media per un’ora e un quarto, per spiegare al popolo come il potere di questo sporco capitalismo occupi i media per alterarne la comunicazione, senza accorgersi che era proprio quello che stava facendo lui. Il presidente della banca nazionale, credendo di portare acqua al mulino del suo padrone, rivela che alla Borsa di Londra è stato chiesto un prestito di 500 milioni di dollari in pesos convertibili all’interesse del 7% annuo. Dice pure che 100 di questi milioni sono stati sottoscritti dalla stessa banca nazionale e non si accorge di essersi dato la zappa sui piedi, perché sarebbe un’operazione da giustificare, visto che pare inconcepibile. Vabbè.. Verso mezzanotte, riprende la programmazione, con le sospirate e tanto attese telenovele. Mi sa che domani poche compagnere arriveranno puntuali al lavoro… Ci sono tre cose che inorgogliscono la gente di qui: i libri antichi, le case antiche, le auto antiche. Il problema e’ che queste tre meravigliose antichità, non corrispondono ai canoni estetici del resto del mondo. Così i libri, per esempio, sono rimasugli ingialliti ripescati da chissà quale discarica spagnola di una ventina d’anni fa e venduti in un mercatino come oggetti d’antiquariato. Più sono scollati e sdruciti più, secondo il venditore, assumono pregio. Delle auto abbiamo già parlato. Sono quelle sequestrate alla massoneria americana durante la rivoluzione e che sono state cedute al popolo che ne ha fatto taxi collettivi. Idea eccellente, quarantacinque anni fa, oggi un po’ meno, con questi catorci arrugginiti che arrancano rumorosi per la città consumando un litro ogni cinque/sei chilometri finchè vengono abbandonate perché proprio non ce la fanno più. I più intraprendenti hanno messo insieme due o tre modelli per restaurarne uno. Il risultato è sorprendente: sono gioielli valutati sul mercato americano da 60 agli 85.000 dollari. Ma qui è vietato esportarli. Pensare che vendendone una, si potrebbero comprare 5 nuove auto da dare al popolo. Questo sì sarebbe un regalo! Meno inquinamento, venti chilometri percorsi con un litro, maggiore sicurezza… Ma preferiscono che finisca tutto nella spazzatura. Stesso discorso per le case. Qui per un paio di secoli hanno costruito le più belle case del mondo. Ci sono esempi di architettura moderna da enciclopedia. Il problema è che per quarant’anni non è stata fatta manutenzione ed ora, specie dopo la pioggia, ci sono crolli in quantità. La statistica di un nostro Organismo che effettua questo tipo di rilievi, parla di quasi due crolli al giorno. In realtà passando per alcune zone della città pare di essere a Beiruth durante la ricostruzione. Ma qui non si ricostruisce nulla. Hanno cominciato a ridipingere con i colori originali alcune parti della capitale storica. I soldi sono dell’Unesco che ha dichiarato questa zona patrimonio dell’umanità. I soldi vengono gestiti da uno solo che al momento è l’uomo più potente dell’isola dopo Lui (capiscimi ammè) … Eh, sì. Credo proprio che occorra parlare un poco di economia. Alla prossima 2 Giugno da Cuba Festa della nostra benedetta Repubblica (tenetevela stretta, ragazzi. Coi tempi che corrono…) L´economia cubana Non sono più le stagioni di una volta. Quando lo diceva mio nonno mi veniva da ridere, povero tonto. Adesso che lo dico io, rido un po’ meno. Pure qui, il mese di maggio, che di solito porta piogge tropicali, per il secondo anno consecutivo ha dato risultati deludenti, riducendo le scorte d’acqua, alzando la temperatura media e di conseguenza allargando la stagione dei cicloni. E’ arrivato un temporale e la gente, ho visto, qui ha una paura fottuta. Intanto perché porta rovesci da 130 mm a 300 mm, poi le finestre qui sono senza vetri e l’acqua entra nelle case. Nessuno ha un parafulmine e guardando la città da dove abito io, si vede che ogni minuto parte una saetta che va a colpire un’abitazione facendo sfracelli. Piove ed io e il capo famiglia siamo soli sul balcone, come il comandante e il nostromo di una nave dei folli, e ce ne stiamo a guardare i lampi muti del cielo. Pare una festa in discoteca. In casa, tutti i congegni elettrici staccati, buio totale e silenzio di morte. Chiedo dove sono andati tutti. Mi risponde il Capo: “Los codardos son en la cueva…” I paurosi si sono rifugiati nella grotta. Vado in camera da letto e nel buio scorgo tutta la famiglia sul letto, accovacciata sotto una coperta. Forse dormono. O fingono, per non morire di paura. Furtarelli Per cambiare i soldi, basta andare in una banca e presentare il passaporto. Gli euro si cambiano senza pagare pegno. I dollari invece no. C’e’ però, qui in centro all’Ovispo, un posto chiamato CADECA dove si cambiano valute senza presentare documenti, e questa è una bella scappatoia per delinquenti e mignotte. Fanno i conti al computer, tu non vedi nulla, ti danno la somma e tu vai via. Una volta mi diedero tutti da dieci e io li volevo da cinquanta, così allontanai la mazzetta con la mano. La cassiera, senza parlare, aggiunse un altro biglietto da dieci e mi rese il malloppo. La volta dopo, lo rifaccio. Stessa scena. La terza volta ciocco come un’aquila e chiamo la direzione: “Ehilà, qui si fottono i soldi ai turisti!” dico. “Via - rispondono funzionarie gentilissime – un errore a contare i soldi capita a tutti!” “Sì, può essere. Ma tre volte di seguito? E poi ti aggiungono un biglietto da dieci senza ricontare tutto?” Per farla breve, mi ringraziano per la segnalazione, ma ora mi riconoscono tutti e quando vado a cambiare, non sorridono. Pace. La verità è che su quest’isola rubano tutti. Sono costretti a farlo, proprio per come è organizzata l’economia. E’ quasi un’istituzione. Qui milioni di persone devono vivere con dieci dollari al mese di salario e la tessera annonaria che raziona il cibo per tutti. E’ una conquista della rivoluzione. Il problema è che la gente dovrebbe vivere con otto uova al mese, una libbra di pollo, 250 cl. di olio, 100 grammi di caffè, un panino al giorno, più derrate che non sempre sono disponibili e che vengono messe a disposizione del popolo fino ad esaurimento. Ecco che se per esempio ti piacerebbe avere il latte ma non ci sono figli in casa, ti piace il burro, la conserva di pomodoro, la carne quella vera, il dentifricio, la carta igienica, il lineslady, il deodorante e altre cosucce così, devi comprarle nelle botteghe governative che vendono agli stranieri in moneta convertibile. Ed ecco che è scattato un circolo vizioso che porterà sicuramente questa barca alla rovina. Chiunque ne abbia la possibilità, ruba sul posto di lavoro e lo rivende in moneta convertibile. L’autista ruba la benzina, l’informatico ruba componenti elettronici, il meccanico ruba pezzi di ricambio e li rivendono tutti facendosi pagare in moneta convertibile che spendono per il cibo extra ed il vestiario. Le guardie incaricate della sicurezza di noi stranieri o degli edifici pubblici, non hanno nulla da rubare ma a mezzogiorno ricevono un sandwich sigillato e un rinfresco. Loro non lo consumano ma lo mettono ben in vista sul tavolo. Lo straniero che passa e che vuole risparmiare sul pranzo, lo prende e lascia un pesos convertibile sul tavolo. In questo modo si raggiunge una delle assurdità più totali di questo sistema: le guardie che lavorano per dieci dollari convertibili al mese, ne guadagnano altri ventisei vendendo il loro panino! E chi non ha niente da rubare, e niente da vendere, contrabbanda… Qui può capitare a chiunque, il lunedì o il martedì. Sei in banca, o a cambiare denaro o in uno di quei negozi costosi per turisti, quando entrano quattro uomini neri armati, ti mettono in un canto, poi vanno dalla cassiera… Fuori intanto, altri quattro uomini armati e in tuta dirottano il traffico, con le armi tengono lontana la gente e con due auto in moto aspettano gli altri. E’ la rapina della settimana, e a compierla non sono emeriti mascalzoni ma il governo che ritira il malloppo. Si chiude così un circolo vizioso che comincia alla bottega dove distribuiscono il cibo razionato, che ruba quantità industriali di derrate e le rivende a borsa nera facendosi pagare in moneta convertibile. Chi compra il caffè o la farina, per esempio, poi si organizza in casa e sforna pasticcini o mette su una piccola torrefazione clandestina. I panettieri, tutti uguali al mondo, fanno come fecero i nostri panettieri che diventarono ricchi nel dopoguerra: fanno il pane mettendoci dentro meno farina e poi la sera vanno in giro gridando per le strade e vendendo le tartine ad un pesos l’uno. Persino la marmellata qui è un prodotto clandestino. Come la carne di vacca. Se al campesino muore la vacca, lo Stato arriva e si porta via il cadavere. Poi apre un’inchiesta. Il maiale invece si può allevare. Fiorisce quindi un mercato di maialini vivi. Alcuni compagneros che abitano in città, lo comprano tutti insieme e poi lo allevano sulla terrazza del condominio!! E ti credo! Costa 28 pesos alla libbra, praticamente mezzo chilo (ossa comprese) vale tre giorni di salario Conosco qui una vecchia signora che chiamo affettuosamente Tia, che quando le morì il marito si ritrovò con un maialino e con la colletta che fecero i parenti per aiutarla se ne comprò un altro!! Lei lo racconta come se fosse un gran segreto, sta di fatto che in tutti questi anni, grazie a questo piccolo allevamento di maialini ( ne tiene solo rigorosamente due, li altri li vende) ha potuto ampliare la sua casa, comprare un piccolo forno con cui il figlio fa i pasticcini e mantenere decorosamente la famiglia. Questo è potuto avvenire grazie a quella tacita regola che ho sintetizzato in questa maniera. 1- Tutto ciò che non è proibito è obbligatorio 2- Tutto il rimanente è tollerato Ne consegue, che se qualcuno scopre una nuova tecnologia e la applica, o una maniera per tirare a campare, lo Stato tollera finchè il fenomeno non si espande e diventa appariscente. A quel punto, stronca. Perché qui è tanta e poi tanta la paura che qualcuno col suo talento o col lavoro, possa sollevarsi dall’indigenza, da preferire di vivere tutti come i protagonisti di Victor Hugo (capiscimi ammè…) E’ la Corte dei Miracoli. Josè Marti Qui lo trattano tutti un po’ come il nostro Dante Alighieri. E’ un protagonista della rivoluzione antimperialista del 1898. Intellettuale finissimo, teorizzò le linee della moderna rivoluzione castrista tanto da diventarne un padre ispiratore. Ha praticamente scritto tutto lui, filosofia, sociologia, antropologia, teatro, novelle per bambini, romanzi, poesie. Io, insieme a qualche milione di cubani, lo trovo un tantinello ostico. Ma va bene così. Lo incontri col suo bel faccione baffuto distribuito per la città su manifesti giganteschi o su pareti di palazzi governativi dove vengono ricordate le sue frasi storiche.. Oggi, me lo ritrovo, sei metri per otto, all’interno del palazzo del telefono dove sono in fila da tre ore. La frase storica dice: QUESTO NUOVO POPOLO (Inteso come rivoluzionario) DOVRA’ INNANZI TUTTO LIBERARSI DALLA PESTE DEI COMMERCI INUTILI… E sotto, una fila infinita che aspetta paziente di poter comprare il telefonino portatile che poi porteranno appeso al collo come segno esteriore di status simbol. Qui, sono cose così. Ho subito un furto. Per strada, nella più classica delle maniere. Mentre una donna faceva da paravento, l’altra da dietro infilava la mano nel mio zainetto dove stavano il passaporto e il portafoglio con 300 Euro che stavo andando a cambiare a Ovispo, la strada più turistica della città. E’ ovvio, qui camminano più soldi che nel resto della nazione e sta crescendo la pletora dei mendicanti e malfattori. Sento una leggera pressione e mi giro di scatto, mentre la gentildonna prende la fuga. Grido in spagnolo: - Prendila, prendila!! – e scattano tutti insieme per aiutarmi. La seguono per vicoli senza darle scampo. Nel giro di qualche minuto convergono tre auto della polizia, sei cittadini, e una dozzina di poliziotti. Avrei voluto vedere se fosse successa la stessa cosa a Palermo, per esempio. Dopo un contatto con la centrale, la ammanettano con grandi proteste della popolazione che chiede venga rispettata perché donna. Purtroppo risulta essere un’evasa, e la regola è ferrea. Impiego i rimanenti tre giorni, per un totale di sette ore, per spiegare i fatti. Temono che un turista torni a casa e si metta a raccontare che qui sono tutti ladroni, danneggiando il loro turismo. Si vede che non conoscono come stanno le cose nel resto del mondo. A Rio de Janeiro venimmo rapinati sull’autobus tra una fermata e l’altra, e un tedesco che faceva jogging venne ucciso per rubargli le scarpe Nike. Non parliamo di New York, Marsiglia, Napoli… Credo che l’Avana sia una delle città più sicure del mondo, insieme a Tokio, la Costa Azzurra, la Svizzera e il centro di Londra e Parigi. E Montecarlo, naturalmente. Ma quello è un altro mondo. Lunedì, 12 Giugno . A casa mia, oggi sono disperati. Non perché è arrivato il primo ciclone della stagione (si chiama Alberto, è molto lento ma non fa danni se si esclude qualche alluvione) ma perché si è bruciata la lampadina del bagno. Certo, a casa vostra sembra una cosa banale, ma qui nell’anno della rivoluzione elettrica (Ogni anno è contraddistinto da un programma) con impettiti funzionari del governo che sono venuti nelle case a distruggere le vecchie lampadine per sostituirle con quelle a durata illimitata, sono dolori. Perché la lampadina è cinese e la durata è meno illimitata del previsto, e una nuova lampadina costa 3 pesos e 65 convertibili, cioè dieci giorni di lavoro. Vorrà dire che la comprerò io. Vedrai che festa!! La cosa funziona così: si riunisce il parlamento e ascolta Lui che parla per tre o quattro ore. Ogni tanto infila la mano sinistra sotto la camicia e sembra si gratti. Il popolo dice che si carica da solo, a molla. Ho visto una seduta dove Lui ha letto per oltre un’ora il fixing delle monete e la quotazione delle materie prime, così come le aveva trovate su Internet. Ma benedetto uomo! Lascia che il parlamento legiferi e che ognuno vada a cercarsi le informazioni su internet accessibile a tutti. Oppure fai distribuire una circolare e ascolta i commenti dei parlamentari! O no? Vabbè. Insomma, la seduta finisce con gli ultimi due minuti dove, senza dibattito, Lui stabilisce che debbono essere sostituiti TUTTI i frigoriferi della nazione con quelli nuovi cinesi. Parte così una macchina organizzativa che ha il suo culmine in squadre ( il papà di dove vivo io, è il capo di una di queste) che vanno nelle case, tolgono frigoriferi funzionanti, levano il gas e poi a martellate li distruggono. Certo fa effetto, fa pure effetto vedere distrutti frigoriferi che funzionano e trovarsi nuovi frigoriferi che dopo un poco, essendo cinesi, non funzionano più… Ti racconto un nanetto: ho segnalato tempo fa un’organizzazione italiana che è tutta protesa nel progetto di mettere insieme vecchi computer da regalare all’amministrazione di qui. (Non faccio nomi perché non voglio danneggiarli. E’ meglio una goccia che arriva che la promessa di un autobotte che non arriverà mai). Sono diventato matto a cercare quest’uomo, che lavora solitario, in una cittadina decentrata e irraggiungibile. Bene, il mio amico che mi ospita, è uno specializzato informatico con tanto di diploma. Prima di imbarcarsi come sguattero su una nave da crociera perché guadagna cento volte di più, lavorava per il governo. Un giorno arriva il dispaccio: contrordine compagni!! (frase conosciutissima anche dalle nostre parti) da oggi si ritirano i vecchi 486 e si sostituiscono con nuovi pseudopentium cinesi con disco fisso da 4 giga. Bene, i computers vengono sostituiti e i vecchi ammassati all’aperto in una fabbrica dismessa (ce ne sono a centinaia). Piove e il materiale si deteriora. Per giunta, hakers come il mio amico rubacchiano componenti per costruirsi computers abusivi. Soluzione: un pomeriggio arriva un caterpillar e li schiaccia tutti. A migliaia. Ora immaginati tutta questa organizzazione italiana, che spende la sua vita (e tanti soldi) per riuscire a mettere insieme quattro o cinque 486 per regalarli all’amministrazione!! Capito come funziona? Ma degli aiuti con relativi aiutanti, avremo occasione di parlarne in seguito. Se mi riesce. C’erano cinque punti internazionali internet. Sono rimasti in tre, ma per avere la scheda devi andare alla sede centrale, mostrare il passaporto e firmare!! Il cerchio si stringe. La polizia cubana quando in uno dei miei primi viaggi a Parigi, in un bistrò di Place Pigalle, una bellissima ragazza che assomigliava a Kim Novak – la strega che ammaliava James Steward, se te la ricordi – mi disse che in quel vicoletto di fronte davano spettacoli en travestì, capii che il mondo non è bello perché vario, ma è bello perché avariato. E quando Kim Novak mi disse che nemmeno lei era una donna ma una delle vedette dello spettacolo, ebbi la certezza che la porta dell’Inferno non fosse puzzolente come diceva il mio parroco, ma profumasse di cipria e di Chanel. Anni dopo, visitando il quartiere a luci rosse di Amburgo, imparai che Place Pigalle, anche se più grande e più perversa, se fatta dai tedeschi, puzza di bordello. L’ho presa alla larga, lo so. Ma quello che vorrei spiegarti è che ci sono alcune cose che fuori dal loro contesto perdono il fascino che le contraddistingue. Come Bellagio, per esempio. Non so se sei mai passato dal mio lago. Se per caso ti capitasse, vai oltre la strettoia che porta al pontile, quella col semaforo… Sì, quella. Ora siediti sulla panchina ed ascolta lo sciabordio dell’acqua. Dimmi, non ti sembra uno degli angoli più belli del mondo? Questo devono averlo pensato anche gli americani, che lo hanno fotografato e riprodotto paro paro sopra uno dei loro grattacieli di Los Angeles. Arcade Bellagio, si chiama, e ci puoi ritrovare gli stessi mattoni sbrecciati, la medesima finestra ed i gerani in fiore! Ma ti assicuro che non è lo stesso. Come la polizia, altro esempio. Può mostrarsi efficiente come quella inglese – e quella di qui lo ha fatto non solo bloccando la borseggiatrice che mi aveva derubato, ma arrestando dopo soli tre giorni di indagini, persino la sua complice – eppure non riesce a convincerti che lavora al tuo servizio. Forse hanno bisogno di pubbliche relazioni, che sono un prodotto del basso imperialismo e quindi distanti dalle loro convinzioni. Oppure… Lo avevano dichiarato: temevano che l’episodio del borseggio potesse avermi impressionato negativamente, e allora hanno provveduto a cambiare la mia impressione all’alba, suonando al campanello della casa dove vivo e facendo domande sul mio conto, tanto da impaurire i miei ospiti. Poi non avendomi trovato sono arrivati il giorno dopo in due e mi hanno caricato su un’auto dove stava scritto POLIZIA PENITENZIARIA TRASPORTO INQUISITI facendo mormorare tutto il vicinato. Mi portano in una sede nel centro della capitale, che credo oggi, nemmeno a Kabul si può trovare: tutto il pian terreno diroccato con una guardia seduta ad una scrivania tra le macerie ( accidenti, alcune volte rimpiango la mia vecchia macchina fotografica) il primo piano è inagibile e al secondo mi fanno sedere su una sedia richiudibile appartenente ad una fila arrivata chissà come da un cinema anni cinquanta e appoggiata al muro. Aspetto per un’ora sotto un manifesto scritto fitto fitto con il pensiero di Lui (capiscimi ammè) titolato: Seconda Lettera. Come quella di San Paolo agli abitanti di Salonicco. Vabbè. Arrivano altri due. Dicono che l’attesa è dovuta al fatto che non si trovava un dattilografo. Ora l’abbiamo e andiamo in una piccola sede di tribunale vicino al Campidoglio. La persona che mi attende e che si siede al mio fianco dice di essere un avvocato. Non capisco se rappresenta me o quelli contro di me, se ce ne sono e se sono contro. Il dattilografo batte per mezz’ora sulla vecchia Olivetti non elettrica. Ah, Carletto, vecchio imbroglione! Non ti è bastato fare il pacco allo Stato italiano vendendogli telescriventi obsolete al prezzo di amatore, sei riuscito, prima di fare il pacco agli azionisti portando a quasi zero le quotazioni della società, a spedire qui queste macchine da modernariato. E bravo!! Il dattilografo scrive tutta la pagina, poi la volta e scrive qualche riga sul retro e sempre sul retro me la dà da firmare. Chiedo all’avvocato: - non dovreste leggermi quello che mi fate firmare?Dice di no. Si tratta di una dichiarazione standard non modificabile. E allora, kazzo! Ciclostilatela e non rompete le palle alla gente! (La frase precedente non è stata mai pronunciata, ma prudentemente mandata a mente) Mi lasciano andare e mi stupisco di poter uscire dal palazzo senza scorta. Mi attendono i due poliziotti con l’auto. Mi chiedono dove debbono riportarmi. Dico, no grazie. Casualmente mi trovo proprio dove avevo intenzione di andare questo pomeriggio, grazie lo stesso. E mi avvio in una direzaione che spero porti verso il centro. L’aria è calda, da depressione tropicale, ma a me dà come l’impressione di essere fresca e leggera. Quando svolto l’angolo, mi sento leggero anch’io. 17 Giugno Caro Oliviero, La televisione imperversa con la data di uno degli innumerevoli congressi che si organizzano sull’isola. Ho visto un congresso mondiale di non mi ricordo più che cosa, con otto relatori, e 13 persone del pubblico. Questo si intitola: MORALE ED ETICA DELLA RIVOLUZIONE Dimenticando quello che disse il Maestro: non c’e’ morale e non c’e’ etica nella rivoluzione, perché essa non è come sedersi a tavola e con educazione passarsi le vivande… La rivoluzione è sangue e merda, merda e sangue. Ma qui persino le parole hanno perso il loro significato originale. Massì, vabbè. Parliamo di morale. E’ difficile affrontare il discorso in un Paese dove per esempio il furto è assurto a necessità collettiva per la sopravvivenza. Logico quindi, che se rubo la benzina al governo per riuscire ad integrare “la libreta” (1) e a sfamare la famiglia, sarà poi difficile condannare moralmente il mio vicino che fa altrettanto con il cemento della fabbrica dove lavora! Altrettanto difficile quindi è comprendere come sia possibile in un contesto dove questo aspetto della morale è stato cancellato, che poi il comandante in capo, occupi undici ore dei media nazionali per dire che lui invece no. Lui non lo fa. Difficile parlare di morale e di etica vivendo in una famiglia come quella che mi ospita, ligia al dovere e ai dettami della rivoluzione, quando con quattro stipendi mensili portano a casa meno di quanto guadagna in un giorno il tassista abusivo che abita qui di fronte! Difficile mandare a scuola tua figlia e per riuscire a laurearla e a garantirle un posto di lavoro, costringerla a partecipare ad un programma sociale che consiste nell’insegnare nelle scuole elementari; poi, alla sera, frequentare con profitto finchè, finalmente potrà inserirsi nel tessuto sociale,laureata con uno stipendio di dieci dollari al mese, quando la figliola qui di fronte, meno bella ed elegante di tua figlia, va a passeggiare per il boulevard e porta a casa venti trenta dollari al giorno! Lei li chiama “propina” (2) ma certamente si tratta di proventi da “jinetera” (3). E sai dove sta la differenza tra le due fanciulle? Che quest’ultima, grazie alle sue conoscenze diciamo così sul campo, il più delle volte incontra uno sfigato che la sposa, le fa il passaporto e se la porta via mentre la nostra laureata non ha scampo: si fidanzerà in casa con uno sfaccendato che dopo una decina d’anni, durante il quale verrà a casa a cenare, guardare la televisione e il più delle volte andare a letto a casa di lei, poi andrà a finire che sì, forse la sposa. Devi vedere poi, dopo cinque anni, quando la jinetera torna a trovare i parenti, tutta ingioiellata, con un paio di marmocchi dal colore incerto, e tua figlia che ha seguito tutti i dettami che la morale le ha imposto, starsene là ad ascoltare le avventure della sua coetanea e a sognare un viaggio in aereo che non farà mai… Difficile parlare di morale a casa del padre della mia amata, una stanza quattro metri per tre guadagnata con venti anni di lavoro in due, quando il loro vicino ha ampliato la sua casa torrefacendo caffè di frodo… Difficile parlare di morale a casa del mio amico, laureato in informatica, con un diploma che attestano la conoscenza di tre lingue e un altro che lo qualifica come operatore turistico, che con questi attestati ha partecipato ad un concorso indetto dal governo dove su 419 partecipanti sono stati scelti 28 cubani che hanno avuto il passaporto e adesso può fare lo sguattero su una nave di crociera che lo tiene lontano da casa otto mesi all’anno. Passeggiavamo sul Malecon (4) qualche giorno prima della sua ripartenza. Mi disse: Tu non ci crederai, ma qui ( inteso come Cuba) è l’unico posto dove mi sento veramente libero! Eh sì, caro mio, è proprio come la storia del Bombo. Te la ricordi? Successe qualche anno fa, quando l’UCLA, la famosa università della California, pubblicò uno studio dove si dimostrava che secondo tutte le leggi della fisica finora conosciute, il Bombo, quel panciuto insetto che assomiglia ad una vespa obesa, non poteva volare. Mentre il Bombo, inconsapevole, non avendo nessuna possibilità di leggere quella relazione, continuava a volare imperterrito! Ecco, il Poppolo Cubano (scusa se lo scrivo maiuscolo ma se lo merita) è come il Bombo: in un Paese con l’economia in fase di stallo, la dirigenza imballata e la morale decotta, lui il Popolo, sopravvive conoscendo picchi di moralità, di attaccamento alla propria terra e di solidarietà che noi abbiamo dimenticato da un pezzo. Lui, il Popolo, continua a volare! ----------------------------------------------------------------------------NOTE (1) Libreta è la tessera annonaria che garantisce al popolo la sopravvivenza a patto che mangi come un pulcino (2) Propina è la mancia miserella che benevolmente il turista lascia sul tavolo, facendo una figura da milionario (3) Jinete è il fantino. Letteralmente quindi, la jinetera sarebbe una che ama andare a cavallo (capiscimi ammè) (4) Malecon letteralmente è una diga. Qui è il nome del lungomare .Elogio della Jinetera Pubblicato il 21/06 Jinete ' fantino. Ne consegue che jinetera e´ una muchacha a cui piace cavalcare (capiscimi amme´) Minchia, se funziona! Sto parlando del Viagra o chissa’ come chiamano qui il suo corrispettivo indiano. Lo vendono per strada. Certo, da’ da pensare il sapere di attempati occidentali che si imbottiscono di pillole per la felicita’ e poi debbono consumare con una coetanea. Qui invece e’ tutto molto piu’ semplice, perche’ nella stessa strada, puoi scegliere come consumare, con chi e di che eta’. Gia’. Sto parlando delle jinetere. ELOGIO DELLA JINETERA Se passi dalla piazza San Francesco, uno dei piu’ begli esempi architettonici precoloniali della capitale, preservato nella sua interezza - ad eccezione di un orrendo negozio Benetton che ne deturpa la purezza - troverai il monumento al francescano immortalato mentre abbraccia benevolmente un indio che ha contribuito a far estinguere. Infatti questo benedett’uomo (non ne riferisco il nome per non fargli pubblicita’) in una sua nota alla Curia e al Re, riferiva terstualmente: “ potrei dire con certezza che gli Indios sono creature, non saprei dire se sono umani...” Ecco, io questo illuminato lo tirerei giu’ di prepotenza da questo piedistallo e lo sostituirei con un monumento alla fin troppo vituperata jinetera, simbolo di un’emancipazione del costume cubano che non esiste, motore trainante di un’economia ansimante, animale da tiro di tutta una famiglia che vive alle sue spalle. Comincia a passegiare per i boulevards la mattina presto ed entra ed esce dai negozi che sono la sua salvezza. Infatti la polizia, che la tiene d’occhio in modo arcigno, la ferma, la rimprovera, le controlla i documenti solamente quando puo’ fermarla per strada. Nei negozi, nei bar, nei ristoranti dove si rifugia non appena acchiappa qualche pollastro, la lasciano in pace. In questo modo, lei incrementa senza volerlo il commercio ed i consumi. Quando acchiappa un estimatore, lo conduce qua e la’ per i meandri della capitale, prende al volo taxi e carrozze, si ferma per un rinfresco sotto pergolati dove suonano musica latina, va per mercatini dove si fa comprare una camicetta, un oggetto, finche’ la notte approda in ristorantini tipici per poi finire a ballare e a letto. Nel frattempo pero’ bada bene di innamorarsi del suo compagno, cosi’ la faccenda assume un colore romantico. Perche’ lei, a suo modo, e’ innocente e tutto quello che fa e’ combattere la noia mortale che permea la sua vita senza speranze, traendone possibilmente un vantaggio economico per se’ e la sua famiglia che molte volte trova in lei l’unica fonte di un introito extra. A suo modo, lei e’ pure l’unico veicolo con cui si impongono le nuove mode. Infatti in un paese dove le merci sono poche e quando finiscono non si sa quando ne arrivano altre, capita che per esempio un paio di pantaloni fiorati si affaccino nelle vetrine solo per qualche giorno. Lei, che e’sempre in giro per negozi, coglie al volo le novita’ ed essendo una delle poche che maneggia moneta convertibile, e’ anche la prima a comperare. Le altre donne, che non comprano riviste, non frequentano salotti, non hanno la pubblicita’ che ne indirizza i consumi, hanno come punti di riferimento solamente le telenovelas e la strada. Le prime sono mondi virtuali ed inaccessibili, per strada invece, vedono indossare i nuovi modelli o le nuove tendenze. Fermano la squinzia e le domandano: dove l’hai comprato? E con questo passaparola si crea la “Nouvelle Vague” per cosi’ dire. Attenta ad ogni novita’, e’ anche il veicolo per ogni nuova tecnologia. In un paese dove avere il telefono non dipende solo dalla disponibilita’ della rete ma anche dal MERITO (occorrera’ riparlarne) lei ha scoperto il trucco per cui basta andare con lo straniero all’ufficio della telefonia mobile, fargli firmare il contratto e poi farsi intestare la voltura. Lei ha in casa il lettore CD, ha comprato un USB per suo fratello e fa la fila al lugo pubblico dove i cubani possono collegarsi per internet, con due vantaggi. Il primo e’ che quando e’ in coda la polizia non la tormenta. Le piu’ belle si acchiappano in coda. Lei ti vede che la punti e ti pianta addosso i suoi occhioni da fata come per dirti: ehi, io non posso fare nulla perche’ altrimenti mi arrestano, ma tu, datti una mossa! Il secondo vantaggio e’ che una volta collegate, mandano E-mail a tutti quelli che hanno conosciuto, facendo in questo modo pubbliche relazioni per il paese. Qualche volta questi contatti danno i frutti sperati e l’amato ben, (chiamiamolo cosi’) o ritorna o addirittura le manda una lettera d’invito che serve al ministero dell’interno per rilasciarle un passaporto. In un modo o nell’altro, le jinetere scompaiono tutte a ventidue anni, eta’ massima, da queste parti, per esercitare. Perche’ la concorrenza e’ feroce e le nuove leve premono. Specialmente le jinetere per un giorno. Quelle che magari escono da scuola e vanno a passeggiare come se lo fossero. E qualche volta acchiappano pure loro, con la differenza che frequentandole lo straniero si accorge di avere per le mani un gioiellino in qualche modo diverso. E se la sposa, con grande tripudio della famiglia che finalmente puo’ cominciare a mangiare carne, quella vera. Cuba e i diritti dell´uomo non so a te, ma a me il discorso che ha fatto il ministro degli esteri cubano all’ ONU di Ginevra – in occasione della prima seduta della commissione sui diritti umani - e’ piaciuto. Ne ho condiviso i contenuti e specialmente il tono teso e appassionato con cui ha esposto le ragioni del suo datore di lavoro. Che e’ il popolo. Francamente, mi piacerebbe essere rappresentato da un ministro che va in giro a parlare a mio nome e che invece di arzigogolare machiavellicamente (dio, che neologismo! ) dice quello che pensiamo tutti. Ha rivendicato innanzi tutto il fatto che Cuba esporta 30.000 medici mentre l’America - che non siede su quei banchi come forma di protesta per la partecipazione di Cuba ai lavori – ha esportato 170.000 soldati per rubare il petrolio di una nazione a vantaggio di alcune compagnie di proprieta’ degli “amichetti” (ha detto proprio cosi’) del presidente. Certo, se pensiamo al progetto iniziale del Che e di Fidel di esportare armi, soldati e guerra per la rivoluzione mondiale, questi medici cubani sono un bel progresso!! A dimostrazione che i rivoluzionari, anche i piu’ agguerriti, muoiono tutti a trent’anni. Anche quando non muoiono. Ha detto inoltre che in Cuba sono stati operati 300.000 pazienti sudamericani non abbienti, che sono stati imbarcati dal loro paese sugli aerei di linea cubani, e dopo una parziale degenza rimandati, sempre in volo, ai loro Paesi, mentre l’America ha usato i suoi aerei per trasportare illegalmente prigionieri politici e torturarli. Ha detto che a Cuba ogni anno entrano 25.000 studenti universitari – specie sudamericani – per conseguire una laurea, e invece gli Americani hanno ucciso 170.000 iracheni distruggendo parzialmente una civilta’.... Insomma, un discorso forte. Quello che mi ha stupito e’ il silenzio della stampa internazionale del giorno dopo. Ma sai, sono collegato malamente e con uno scarto di ore. Puo’ essere che mi sono sfuggiti i commenti della stampa libera in un mondo libero, che quando c’e’ da criticare il Potere vede i giornalisti liberi che si alzano tutti all’unisono e glie ne cantano quattro. Agli americani. Ma pure agli altri. Finalmente, sembra finita. Dopo quattro gironi di interrogatori (loro li chiamano colloqui) mi hanno rinnovato il permesso di soggiorno per scopi turistici, per altri 30 giorni. Come sai, sono in attesa di un permesso di residenza provvisoria per collaborare ad un programma italiano per lo sviluppo di un Barrio (1) degradato. Te ne parlero’ dettagliatamente al momento opportuno, insieme al problema degli aiuti al Terzo Mondo, che e’ materia spinosa e ostica. Insomma, ho fatto una furbata all’italiana: scaduto il permesso di soggiorno, invece di tornare in Italia sono andato in Giamaica e dopo qualche giorno sono rientrato. Alla dogana ho dichiarato l’indirizzo dove soggiorno e mi hanno dato un altro permesso di 30 giorni rinnovabili. Ehehehehe Ma non gli e’ piaciuto per nulla lo scherzetto e cosi’ hanno aperto un’indagine. Devi sapere, che il turismo, l’immigrazione e la residenza degli stranieri, appartenendo ad un settore sensibile della sicurezza nazionale, sono affidati al ministero dell’interno CHE E’ MILITARE. Essendo questa cosa in mano ai soldati, capirai pure tu che non c’e’ una legge a cui attenersi, oppure ci sara’ pure, ma la cosa va avanti con ordini, contrordini, disposizioni, circolari ministeriali, eccetera. Per farti capire meglio come stanno le cose, ti diro’ che per essere sicuro di non sbagliare, mi sono rivolto ad un avvocato il quale non solo mi ha detto che di questa materia nessuno e’ autorizzato a parlarne, ma saputo che l’amico che mi accompagnava ha una conoscente che lavora all’Immigrazione, gli ha chiesto se poteva usufruire di questa amicizia, per mandare un’amica che aveva un problemino da risolvere. Capito come funziona? Insomma, non essendoci un codice, una legge, una normativa che ti faccia sentire protetto, quando ti convocano, anche se sei puro come un angelo, ti prende un certo malessere dentro, che e’ esattamente quello che essi vogliono. Essendo poi tutto da interpretare, puo’ succedere che un giorno capiti in mano ad una soldatessa (questi colloqui con gli stranieri, sono sempre svolti da donne) ligia ai regolamenti che ti mette paura, poi il giorno dopo per la stessa questioni capiti in mano ad una mamma tenera e affettuosa che senti ti vuole bene e ti rinfranchi. E’ esattamente quello che e’ successo a me. Dopo quattro soldatesse di cui tre arcigne, ieri mi siedo nell’affollata sala d’attesa e mi sento chiamare per nome: - Aldo, vieni qui – Era la prima soldatessa che mi interrogo’ tre mesi fa e che non si era scordata di me. Ah, che sollievo!! Comincio a raccontare tutta la storia, a mostrare documenti e indirizzi. Scarta tutto con la mano e mi dice: - Insomma, di cosa hai bisogno? Divina. Inutile dirti, che il colloquio si e’ concluso con un perfetto baciamano. All’italiana. Perche’ non si dimentichi piu’ di me. NOTA (1) Un Barrio e’ un quartiere. Questo di cui ti parlero’ viene soprannominato EL JAPON* ed e’ classificato come “non abitabile”. Ci vivono 10.000 persone in condizioni sub-umane, ma poiche’ contraddicono lo spirito della rivoluzione che avrebbe portato benessere ed uguaglianza a tutti, il governo tende a non parlarne. Non solo, ostacola pure coloro che tentano di portare un aiuto a questi disperati. Ma ne riparleremo. ---------------------------------------------------------------------------- Non vorrei che ti confondessi e considerassi El Japon una località geografica. Deriva da Ja e pon nel senso che là pongono, cioè arrivano e mettono una baracca dove trovano spazio. Saranno le prime case ad essere distrutte con il prossimo ciclone. Saranno questi i primi morti nella sciagura. E tu passi in mezzo a questa gente e li saluti e ti rispondono con il sorriso, e tu sai che sono dentro ad una lotteria, e alla prima catastrofe qualcuno di loro verrà sorteggiato... P.S. Il prossimo Salone dell’Umorismo a Cuba si svolgera’ a San Michele al Bagno, che se mi permetti, e’ la localita’ ideale per organizzarci un Salone dell’Umorismo. a cuba dal dentista 24 Giugno Una delle accuse piu’ frequenti al governo cubano, e’ che sopravviva economicamente grazie soprattutto al turismo sessuale, ma non e’ vero. Ossia, sarebbe vero, ma parzialmente. Le ragioni per venire a Cuba in verita’ sono molteplici. Intanto ci sono i congressi. Ogni settimana si apre un congresso mondiale su ogni argomento possibile ed immaginabile. Questa settimana c’era quello sulle operazioni a cuore aperto. Ora, uno si chiede, ma perche’ un congresso di cardiochirurgia proprio all’Avana? Credo la risposta sia: e quanti cardiochirurghi andrebbero al medesimo congresso organizzato a Vighizzolo di Cantu’, per esempio? C’era pure un congresso mondiale dei produttori ed esportatori di mango, il delizioso frutto tropicale. Incredibili le sue proprieta’: regola l’organismo, cura alcune malattie oftalmiche, previene il diabete, tanto che pensano di disidratarlo e farne pastiglie, come la papaya. Vedremo. Un’altra ragione per venire a Cuba, sono le strutture ospedaliere per stranieri. Hanno importato macchine svizzere ed in ambienti che sembrano cliniche svizzere operano a costi bassissimi. Pure il dentista e’ ottimo e conveniente. Il ferro che mettono ai ragazzi e che io ho pagato 3.000 Euro, qui lo mettono per 180 dollari. Quattro denti falsi rimovibili 130 dollari. Il calcolo e’ presto fatto: tu dai 3.000 Euro al dentista che poi viene a Cuba ad un congresso e poi va a mignotte. Invece puoi venire a Cuba con 1.700 Euro, andare dal dentista e poi a mignotte, e tornartene a casa con il resto. Conveniente, no? Ma io, lo sai, sono un testone che vuole andare a fondo alle cose, e mi sono chiesto se a tanta efficienza medica dedicata agli stranieri, corrispondeva altrettanto servizio per i cubani. Approfittando di una sana abbronzatura, baffoni cubani (li ho fatti crescere e mi piacciono pure) e cappello da campesino, mi sono messo in fila all’ambulatorio rionale. Dopo una lunga attesa scopriamo che l’ambulatorio non possiede piu’ un medico come previsto dalla rivoluzione perche’ i medici li hanno mandati quasi tutti all’estero e a questa quadra (1) e’ stato assegnato un medico che viene da un altro Barrio, ma oggi ha da fare. Forse viene domani. Vado alla clinica dentistica e mi metto seduto in attesa. Alle otto e mezza, puntuale, passa il direttore che da’ inizio alle danze. Mi guarda con sospetto, ma va oltre. Devi sapere che e’ proibito in queste strutture dare assistenza agli stranieri. Passa un giovane medico con baffi e pizzetto, molto elegante. Ha il camice pulito e decido di fidarmi. Lo avvicino e gli dico che ho un’emergenza mentre stringendogli la mano gli faccio scivolare un convertibile da venti pesos. Si guarda intorno e decide di rischiare e mi fa passare nell’ambulatorio che e’ un ampio salone oscuro dove da un lato muretti alti un metro e mezzo dividono ambienti dove operano i dentisti. Poltrone ferruginose, attrezzi anni cinquanta, manca l’acqua e le salviette. Noto pero’ che come da regolamento, tutti gli infermieri indossano guanti, mascherina e cuffia. Il problema e’ che non ce n’e’ per tutti, cosi’ chi ha la mascherina non ha i guanti, chi porta i guanti non ha la cuffia e cosi’ via. L’ambiente, dal punto di vista sanitario e’ da paura, la sporcizia da terra piano piano si arrampica persino sulle pareti. Le punte dei trapani e il necessario per operare ogni dentista se li porta da casa. Le persone pero’ sono tutte gentili e disponibili e i medici competenti ed efficaci. Vengo da due preventivi europei e ormai so tutto quello che mi puo’ capitare. Compreso il salasso al portafoglio: in Italia dovrei spendere 8.000 Euro e in Grecia 4.000. Il giovane medico pero’ mi offre una soluzione intelligente e pratica. Mi interessa, quanto potrebbe costarmi? Dice: 130 dollari di materiale piu’ il tempo del suo lavoro. (Non dimenticare che questo giovane laureato lavora con un salario di 10 dollari al mese) Minchia, quasi quasi rischio. La soluzione e’ un apparecchio in platino removibile. Al peggio perdo i soldi ma non ho nessun danno fisico. Ci accordiamo ma la prima parte dell’operazione non si puo’ fare in clinica e lui abita troppo distante. Decidiamo di andare a casa dove abito. Mi mette seduto sulla sedia e mi passa intorno un lenzuolino bianco. Accende il gas e lo usa per scaldare quella specie di plastilina per prendermi le misure della dentatura. Rientra all’improvviso la padrona di casa: - Aldo cosa fai, ti tagli i capelli? - No, sono dal dentista - Ah.. Il giovane medico mi prende le impronte della masticazione inferiore e torniamo alla clinica per una radiografia. L’infermiera canna clamorosamente la prima e scopriamo che non c’e’ una seconda lastra. Dobbiamo aspettare qualcuno che la porti di contrabbando ma nel frattempo entra il direttore e scoppia il caos (lo so, sembra un racconto kafkiano, ma in parte lo e’). Grida come un’aquila finche’ i due si appartano. Finalmente si accordano e il giovane viene a confabulare con me. La questione e’ semplice: possiamo mettere tutto a tacere dividendo l’operazione odontoiatrica in due tronconi, il direttore dara’ la sua consulenza sull’intera operazione e si occupera’ della mascella superiore. Costo aggiuntivo? 40 dollari. Ci sto. Cominciano cosi’ le quattro ore e mezza piu’ allucinanti di tutta la mia vita, con me seduto su questa kazz... di poltrona, praticamente a testa in giu’ e il direttore che mi scolpisce un canino INTERAMENTE A MANO!! Torno a casa barcollando. Suona il campanello: e’ il giovane medico con l’apparecchio finito. Il lavoro e’ perfetto. Pago. Mi chiede se sono contento del mio dente falso. Gli dico che al mio paese, in quattro ore e mezza non ti mettono un dente falso ma un cuore nuovo. Ride come un pazzo perche’ ha capito solamente la parte ridicola della storia. Quella tragica, non lo sfiora neppure. Vado in centro a sorridere alle ragazze. Quattro ore dopo ho una fidanzata nuova. ----------------------------------------------------------------------------NOTA: (1) Quadra e’’ un quartiere. Quando dai il tuo indirizzo, non e’ sufficiente il numero civico ma devi dare pure la quadra, cioe’ la via traversa prima e dopo la tua casa. 25 Giugno Caro Oliviero, ho passato la domenica dalla Tia. Sai, quella dei maiali. Ce ne siamo stati in giardino tutto il pomeriggio e ogni tanto mi chiedeva: - vuoi un succo di cocco? – oppure: - vuoi un succo di mango? Una banana? – Se la risposta era affermativa il figlio si arrampicava sull’albero corrispettivo e provvedeva alla bisogna. Mitico. L’unico momento d’imbarazzo l’ho avuto quando mi ha chiesto: - Vuoi gli assorbenti? Sai, ho la ragazza che casualmente si trova in quei giorni (altrimenti non avremmo certo trascorso la domenica in un giardino) e trovare i Lineslady su quest’isola non è cosa da poco. Guardo la figliola perché non so cosa rispondere e lei mi incoraggia con un sorriso. Vabbè, portami gli assorbenti... e il figlio torna con le cannucce, perché il succo di cocco si gusta meglio succhiandolo con gli assorbenti. (Ancor meglio se nel buco ci fai scivolare dentro un pochito de ron...) Giochiamo a Domino. Incredibile come un gioco cambi con il cambiare delle genti. In Santo Domingo, per esempio, è un gioco da coltelli, visto che ci puntano sopra cifre da capogiro. Qui, dove il gioco d’azzardo è proibito, invece diventa l’occasione per farsi quattro risate. La posta in gioco è l’acqua. Si gioca al sole e l’acqua è bella fresca. Chi perde il giro ne beve un bicchiere, e la cosa è fin troppo piacevole. Con l’andamento del gioco però, l’acqua si intiepidisce, qualcuno ne beve troppa e suda, gli altri lo prendono in giro... Insomma, un gioco innocente per un pomeriggio d’altri tempi. Torno a casa e trovo una tienda aperta. Entro per comprare un rinfresco e cosa trovo? Una boccetta da 200 ml di olio d’oliva!! Metto i soldi sul banco e faccio segno dietro la commessa e dopo qualche esitazione finalmente me la mette qui, sul bancone. Ma per consegnarmela vuole vedere il mio passaporto. - Ah, ma ora si è passato il segno – sbotto – ma è mai possibile che un cristiano per comprare una boccetta d’olio d’oliva debba far vedere i documenti? Ma quale olio d’oliva, mi dicono. Hanno scoperto che girano biglietti falsi da venti pesos convertibili, stampati così bene che sospettano siano stati gli americani (da queste parti tutte le colpe le addossano a loro) e come provvedimento ogni tienda chiede i documenti a chi paga con un biglietto da venti. Ah ecco. 27 Giugno Caro Oliviero, secondo te, un cristiano che di domenica mette fortunosamente le mani su 200 ml di olio d’oliva (8 oz.), cosa fa di lunedì? Esatto, va al mercato a comprare l’insalata. Oddio, mercato è una parola grossa, chiamiamolo un antro buio “particular” (1) dove i campesinos ammassano per terra i loro prodotti. In pratica, al lume di una sola lampada centrale, tu ti aggiri per questi meandri oscuri e puzzolenti cercando di integrare la “libreta”, che sarebbe quello che lo Stato dice che devi mangiare per rimanere vivo, ma che non ha previsto le vitamine. Ai lati di questo androne si affacciano finestre dai quali si scorgono i macellai, omoni vestiti con i camici verdi dei chirurghi con tanto di cuffietta, così che con le loro sigarette in bocca, il machete in aria, il sudore che cola sulla carne e le mosche intorno, danno un’impressione sinistra e poco rassicurante. La frutta è brutta, segnata e sporca, e le verdure piene di terra. Le trattative si svolgono a bassa voce e i pochi clienti che si sono portati il sacchetto da casa perché non è previsto che il sacchetto ce lo metta il venditore – prima di andarsene nascondono i prodotti nei loro zainetti, affinché tornando a casa nessuno veda che hanno comprato “particular” e gli faccia i conti in tasca. Ecco, camminando per questo girone infernale degli scontenti, ho avuto come la sensazione di aver colto l’essenza di questa rivoluzione che nel tentativo spasmodico di togliere il superfluo, ha finito con l’uccidere la bellezza. Sì, hai capito bene. Parlo proprio di bellezza. La bellezza di una giornata di sole e di un mercatino rionale dove i fruttivendoli cantano le meraviglie dei loro prodotti, che sono messi là, in fila, lucidi, puliti, tutti colorati, e le massaie attente che valutano e sorridono per qualche complimento grossolano, e che poi tornano a casa e riversano sul tavolo i colori che stanno dentro le loro sporte, coi gialli, gli arancioni, i viola, i rossi, i verdi… ed i profumi delle erbe, delle spezie, delle vivande che cuociono… Dio, che nostalgia che ho di casa mia! NOTA (1) Particular vuol dire privato, dove il guadagno – pagate le tasse – finisce nel borsellino della gente Caro Oliviero, non so a te, ma a me questo regime ricorda tanto il nostro Ventennio, con le adunate oceaniche, i milioni di baionette, le scritte sui muri e il nostro Mascellone che andava a mietere il grano. Niente di tragico, insomma. Che se poi piace alla gente, che se lo tenga! Ieri per esempio, il popolo ha appreso con sollievo che è stato liberalizzato il lettore CD. Il che vuol dire che se uno di qui ha rubato o trovato per terra soldi sufficienti per vedersi un film a casa, da ieri non rischia più la galera. Bene. Il problema è che è rimasto illegale il dischetto! Ossia che i dischi CD e DVD non si possono comprare. E nemmeno la Play Station. Però è consentito l’impianto VHS e relative cassette. Quando lo proibirono, liberalizzarono il Walk-man e quando quest’ultimo era proibito erano consentite le musicassette Philips. Come certamente avrai capito, c’è del metodo in questa follia, e quando una mano dà, l’altra leva. Venerdì scorso per esempio, il Comandante è andato in televisione per un paio d’ore a parlare di internet, della libertà d’espressione che rappresenta, della testimonianza di studenti che mostrano i vantaggi di una ricerca sul Web, del programma di espansione delle scuole dove sono previsti un milione di nuove connessioni per il prossimo anno, eccetera. Poi, camminando per Ovispo mi ferma una giovane che mi chiede di andare con lei a comprare una tessera per connettersi in internet. - Guarda che ci dev’essere un errore. La connessione internet è proibita nelle case dei cubani, ma qui con questi dieci computers pubblici potete avere (sotto ferreo controllo) tutte le connessioni che volete. – Dice che no, e mi porta dentro. Infatti, le norme sono cambiate. Adesso internet è libero per tutti ma la tessera (4,5 dollari all’ora) non è vendibile ai cubani. 29 Giugno Caro Oliviero, ti ho già detto che sto aspettando il permesso di soggiorno provvisorio per collaborare ad un programma di aiuti qui all’Avana? Credo si sì. Le difficoltà sono immense, i documenti da presentare innumerevoli, i colloqui estenuanti, insomma più di una volta mi sono chiesto ma chi me lo fa fare. L’impressione che ne ho ricavato è che non ci sia nessuno qui, nemmeno dalla parte italiana, veramente interessato a fare qualcosa, se non un poco della celeberrima “ammuina”’ napoletana. Ma te ne riparlerò a bocce ferme. Ieri squilla il telefono. È una funzionaria cubana che dovrebbe controllare il lavoro della associazione italiana che si muove da queste parti, con cui dovrei collaborare - Spero mi stia telefonando per darmi buone notizie – dico - Credo proprio di sì – risponde giuliva Per farla breve, mi stava telefonando per dirmi di rinviare la pratica cartacea, la mia richiesta in spagnolo e il file elettronico, perché hanno perso tutto! Dopo due mesi di lavoro, che dovevano essere 45 giorni. E la chiama una buona notizia! E pensare che avremmo potuto impiegare questi due mesi per azioni fruttifere, come per esempio la conoscenza dell’ambiente in cui dovrei operare, un primo contatto con i giovani da motivare, un collegamento ad orari fissi con Internet per consentire di interfacciare con l’Europa (per MSN per esempio) e scaricare materiale didattico che mi manca... Insomma, in queste cose ho maturato una discreta esperienza e so che andare sul luogo aiuta a comprendere i problemi. A me invece non è consentito. Dicono che potrebbe compromettere l’esito delle indagini che il ministero sta conducendo sul mio conto... Bah. L’unica volta che mi portarono sul posto, accompagnato da un gigantesco poliziotto/autista, l’incaricato italiano era arrivato una ventina di minuti prima di noi e se ne stava là seduto fuori da quello che diventerà il centro culturale della zona, solo. Intendo dire senza nessuno del luogo che gli fosse venuto intorno, per una richiesta, per un saluto, per rompere magari le palle…. Ricordo a Kachikalli ( un giorno ti parlerò del mio coccodrillo a kachikalli) dopo un paio di settimane che mi recavo da quelle parti, i ragazzi della mia scuola, per proteggermi dai benevoli assalti, dovevano fare un vero e proprio cordone di protezione! E la polizia aveva messo una guardia fuori dalla mia porta per evitare che tra i tanti adoratori ci fosse qualche pazzo che mi facesse del male. Ecco, pensavo alla mia esperienza, e vedere questo signore dopo due anni di aiuti in questa zona che può starsene pacificamente seduto fuori dal suo centro sociale senza che nessuno vada a stringergli la mano, beh a me suona strano. Ma ne riparleremo. Magari a fine del mese, quando mi costringeranno a lasciare il paese e sarò libero di scrivere senza paure o condizionamenti. Certo dovremo parlare anche dei delegati ARCI URCI ORCI e sigle incomprensibili con sedi improbabili, che si riuniscono in commissioni e vengono a Cuba per vedere com’è possibile che i soldi partano dall’Italia come elefanti e arrivano che sono diventati topolini. E li portano in giro a fargli vedere il sole per la luna, e loro a bersi tutto con facce serie ma col pensiero fisso alla serata da trascorrere con l’aria condizionata in lieta compagnia in uno dei tanti cafe chantant dove cenare... Certo, ne riparleremo. partono elefanti e arrivano topolini... Caro Oliviero, ti ho gia’ detto che sto aspettando il permesso di soggiorno provvisorio per collaborare ad un programma di aiuti qui all’Avana? Credo si si’. Le difficolta’ sono immense, i documenti da presentare innumerevoli, i colloqui estenuanti, insomma piu’ di una volta mi sono chiesto ma chi me lo fa fare. L’impressione che ne ho ricavato e’ che non ci sia nessuno qui, nemmeno dalla parte italiana, veramente interessato a fare qualcosa, se non un poco della celeberrima “ämmuina”’ napoletana. Ma te ne riparlero’ a bocce ferme. Ieri squilla il telefono. E’ una funzionaria cubana che dovrebbe controllare il lavoro della associazione italiana che si muove da queste parti, con cui dovrei collaborare - Spero mi stia telefonando per darmi buone notizie – dico - Credo proprio di si’ – risponde giuliva Per farla breve, mi stava telefonando per dirmi di rinviare la pratica cartacea, la mia richiesta in spagnolo e il file elettronico, perche’ hanno perso tutto! Dopo due mesi di lavoro, che dovevano essere 45 giorni. E la chiama una buona notizia! E pensare che avremmo potuto impiegare uqesti due mesi per azioni fruttifere, come per esempio la conoscenza dell’ambiente in cui dovrei operare, un primo contatto con i giovani da motivare, un collegamento ad orari fissi con Internet per consentire di interfacciare con l’Europa (per MSN per esempio) e scaricare materiale didattico che mi manca... Insomma, in queste cose ho maturato una discreta esperienza e so che andare sul luogo aiuta a comprendere i problemi. A me invece non e’ consentito. Dicono che potrebbe compromettere l’esito delle indagini che il ministero sta conducendo sul mio conto... Bah. L’unica volta che mi portarono sul posto, accompagnato da un gigantesco poliziotto/autista, l’incaricato italiano era arrivato una ventina di minuti prima di noi e se ne stava la’ seduto fuori da quello che diventera’ il centro culturale della zona, solo. Intendo dire senza nessuno del luogo che gli fosse venuto intorno, per una richiesta, p[er un saluto, per rompere magari le palle, insomma. Ricordo a Kachikalli ( un giorno ti parlero’ dei coccodrilli di kachikalli) dopo un paio di settimane che mi recavo da quelle parti, i ragazzi della mia scuola, per proteggermi dai benevoli assalti, dovevano fare un vero e proprio cordone di protezione! E la polizia aveva messo una guardia fuori dalla mia porta per evitare che tra i tanti adoratori ci fosse qualche pazzo che mi facesse del male. Ecco, pensavo alla mia esperienza, e vedere questo signore dopo due anni di aiuti in questa zona che puo’ starsene pacificamente seduto fuori dal suo centro sociale senza che nessuno vada a stringergli la mano, beh a me suona strano. Ma ne riparleremo. Magari a fine del mese, quando mi costringeranno a lasciare il paese e saro’ libero di scrivere senza paure o condizionamenti. Certo dovremo parlare anche dei delegati ARCI URCI ORCI e sigle incomprensibili con sedi improbabili, che si riuniscono in commissioni e vengono a Cuba per vedere com’e’ possibile che i soldi partano dall’Italia come elefanti e arrivano che sono diventati topolini. E li portano in giro a fargli vedere il sole per la luna, e loro a bersi tutto con facce serie ma col pensiero fisso alla serata da trascorrere con l’aria condizionata in lieta compagnia in uno dei tanti cafe chantant dove cenare... Certo, ne riparleremo. formaggi, ambasciate, locomotive a Cuba Qualche giorno fa si diffuse la voce che nel giardino dell’ambasciata americana stavano bruciando documenti. Avrai visto anche al cinema che quando l’ambasciatore fa bruciare i documenti compromettenti e’ in vista un’evacuazione frettolosa o forzata. I cubani si allarmano e vanno a chiedere notizie. E’ vero. L’ambasciatore minaccia di abbandonare Cuba, non senza aver prima consegnato una nota di protesta, perche’ impossibilitato a svolgere il suo lavoro a causa del continuo boicottaggio da parte cubana. Panico. Intanto perche’ la tattica demagogixca di questo regime prevede che la corda della diplomazia sia sempre tesa, ma spezzarla costituirebbe un serio pericolo, poi perche’ l’interruzione delle relazioni peggiorerebbe le gia’ soffocanti norme anticubane che non permettono agli emigrati di mandare dagli USA soldi ai familiari, di rientrare nel Paese, di spedire pacchi, eccetera. Dopo i primi concitati colloqui si riesce a capire che l’ambasciatore e’ incazzato perche’ quando piove gli si allaga la cantina inquinando le condutture d’acqua corrente e viene a mancare la luce impedendo ai suoi impiegati di svolgere le consuete mansioni. Ora anche i bambini sanno che quando piove tutto il Verado – la parte piu’ moderna della citta’ costruita con i piedi – si allaga. Si allagano i tunnel impedendone l’accesso, si allagano case e ambasciate, va in cortocircuito tutto il sistema elettrico e chi durante una pioggia tropicale si trova in quella zona (a me e’ capitato) torna a casa dopo tre o quattro ore. Ecco, l’ambasciatore si e’ messo in testa che tutto questo disservizio i cubani lo abbiano inventato PER BOICOTTARE GLI USA!! Benedetto uomo! P.S. Hanno comprato dieci locomotive cinesi di modernissima fattura. Sembra costino una miliardata l’una. Nella fase sperimentale, solo due sono operative e collegano l’Avana con Santiago. Ottocento chilometri che LORO dicono vengono percorsi in quattordici ore. I macchinisti invece dicono che arrivano a destinazione anche in venti ore. Le altre otto locomotive invece stanno aspettando che il rimanente della rete ferroviaria – rimasta efficiente fino alla rivoluzione e andata perduta per mancanza di manutenzione – torni all’efficienza del periodo d’’oro dei trasporti dello zucchero. Tempo previsto per i lavori: trent’anni. (Queste notizie le ho raccolte da mio suocero - chiamiamolo cosi’ che fa il macchinista ferroviario e che maneggia le locomotrici cinesi) 1 Luglio Caro Oliviero, Quando la rivoluzione disse: “Üna pentola a pressione per tutti!” non era solo propaganda e l’oggetto lo ricevettero proprio tutti. Un po’ come sta succedendo ora con la campagna: ” Un bollitore elettrico di riso in ogni casa” che ancora una volta sta causando un fenomeno economico incomprensibile dalle nostre parti. Si tratta di questo. L’organizzazione e’ quella che e’ e il bollitore viene distribuito si’, ma non in modo sistematico. Qualcuno lo riceve prima, altri dopo, in qualche zona c’e’ gia’, altri dovranno aspettare tempi biblici. Insomma una distribuzione che i moderni sociologhi chiamano a pelle di leopardo e che noi in Italia conosciamo come: “Akazzodicane”. Ne consegue che in alcune zone rurali il prodotto e’ gia’ presente mentre in citta’ tarda ad arrivare. Ecco che quindi orde di barbari scendono a valle e dalle strade gridano che vendono il loro bollitore. Lo fanno un po’ per necessita’ ed un poco perche’ senza preparazione adeguata un prodotto ad alta tecnologia avanzata (un bollitore ELETTRICO!!) spaventa i semplici, cosi’ lo vendono per trenta pesos convertibili che verranno usati per altre necessita’. I cittadini che abbiano rubato o trovato per terra i trenta denari e che sono sensibili alle novita’ ma soffrono per non avere in casa il prodotto, lo comprano. Quando il buon Dio o la rivoluzione decideranno di distribuire il bollitore anche in quella parte di citta’ ci saranno contadini che andranno per le strade gridando che lo comprano e lo ridistribuiranno nelle case rurali che lo avevano a suo tempo venduto, ma che nel frattempo hanno maturato l’idea che il bollitore sia un prodotto indispensabile alla loro felicita’ e lo ricomprano, pagandolo piu’ o meno gli stessi tranta pesos convertibili. Si verifica cosi’ un grande movimento di danaro che non porta a nulla, un po’ come un sasso nello stagno. E’ un flusso economico che io ho chiamato “ della ola”, che assomiglia cioe’ alla ola degli stadi. Sembra una grande produzione di energia, in realta’ e’ solo un fenomeno ottico causato da un insieme di persone che sprecano pochissimo tempo per alzarsi, sedersi, e rimanere FISSI al loro posto. Scendo per comprare il bollitore e mi avvicino alla contadina che per il caldo si e’ seduta sul marciapiede a riposare. Emana una strana puzza di piedi. Strana, proprio cosi’, perche’ in tutti questi mesi di viaggi in taxi popolari, aguagua, cammelli e mezzi vari dove ci accalchiamo come sardine, non mi e’ mai capitato di trovare un cubano che emani quegli odori tipici della gente che non si lava. Anzi. Infatti non e’ la contadina a puzzare ma la sua borsa, che apre. Tira fuori un cubo bianco odoroso, che non ricordo bene ma mi pare di aver visto da qualche parte al mio Paese. Ne stacca un pezzo col coltello e me lo porge. Lo metto in bocca e nella crisi mistica che ne deriva, dalla nebbia della mia mente riesco a pronunciare una sola parola: Asiago... Minchia, ma questo e’ formaggio! Dice che si’. Col poco latte fresco che riescono a sottrarre al consumo, (1) loro fanno un formaggio che vanno a vendere per le strade. Latte fresco? Ma allora ESISTE i latte fresco? Ed io che mi credevo che il latte in polvere che mi propinavano lo ottenessero grattuggiando le mucche! Non voglio darle l’impressione di essere interessato al suo prodotto anche se sospetto che mi stia colando l’acquolina come a Ezechiele Lupo. Taglio corto, quanto me lo mette al quintale? Dice che riescono a produrne solo due libbre alla settimana (900 gr) e che lo vendono a venti pesos alla libbra (meno di un Euro e mezzo). Prenoto tutta la produzione dei prossimi venticinque anni e corro a casa col malloppo. Le piogge stagionali non sono ancora finite e c’e’ al mercato una gran quantita’ di crescione che una volta a casa condisco con limone e olio d’oliva. Una goccia d’olio anche sul formaggio, cosi’, tanto per esagerare. Sto per merendare quando il contrabbandiere di pane (ebbene si’, esiste pure lui) (2) grida dalla strada che vende pane caldo! Che goduria! Rientra allímprovviso la padrona di casa: Aldo, cosa fai? Cosi’ ti rovini l’appetito! Pensa che per cena ci sara’ moro con frijole! (Mi sa che stasera il moro con frijole (3) ve lo mangiate voi. ) Pancia mia fatti capanna! ----------------------------------------------------------------------------NOTE (1) La vacca e’ dello Stato ma il latte del contadino (2) Ogni persona ha diritto ad una tartina di pane. Lo Stato TOLLERA che il panettiere che non abbia distribuito tutto il pane vada a venderlo privatamente. Da qui nascono un mucchio di imbrogli. (3) Moro con frijole e’ un riso che bolle nell’acqua dei fagioli neri e ne prende il colore IL MURO (Una storia vera) Caro Oliviero, Quando costruirono la strada che porta in cima alla collina dove abito, questa zona aveva gia’ preso il nome che porta tuttora: Le Vipere. Il grande parco venne tagliato in due. Da una parte il campo da baseball venne annesso dalla scuola, mentre dall’altra la pista dove andare a correre e il campo di basket divenne parte del nuovo complesso di case popolari che venne costruito in quegli anni. Poi arrivo’ la rivoluzione e con tutte le cose belle che fece si porto’ dietro anche un sacco di gente che popolo’ questa periferia e fece come fanno tutti i popoli della terra che scoprono di fianco ad una strada un terreno con un piccolo dirupo: lo trasformano in una discarica. La cosa non piacque al Comitato di Quartiere che costitui’una Commissione che chiese al Ministero competente di poter costruire un muro che cintasse la pista dove correre. Il Ministero approvo’ ma decise che i lavori dovevano essere fatti in economia e quindi forni’ solo il materiale necessario e che per la costruzione del muro facessero i compagni rivoluzionari. Il Comitato di Quartiere allora costitui’ un’altra Commissione che fece approvare dal popolo la delibera e diede l’incarico ad alcuni compagni volontari di costruire il muro. I volontari, che erano armati di entusiasmo e buone intenzioni, ma ahime’ sprovvisti di esperienza e filo a piombo, tirarono su un muro stortignaccolo e pencolante qua e la’. Niente di osceno, per carita’, anzi, considerando i mezzi a disposizione persino un lavoro accettabile. Senonche’ alle prime piogge torrenziali, l’angolo piu’ impervio della costruzione, quello che pencolava nella parte piu’ friabile del terreno, venne giu’ con tutta la frana che ne consegui’, e la gente del luogo, ligia al dovere, penso’ bene di usare quel varco di nuovo come discarica. La cosa non piacque al Comitato di Quartiere che costitui’una nuova Commissione che chiese al Ministero una “Correzione d’errore” che venne approvata. Il Ministero provvide a mandare l’esatto numero di mattoni di cemento occorrenti per la riparazione e il materiale necessario per ricostruire il muro, in economia. Il Comitato di Quartiere nomino’una nuova Commissione che diede l’incarico ad alcuni volontari di costruire la sezione di muro crollata. I lavori vennero regolarmente eseguiti e regolarmente alle prime piogge il muro crollo’ ma non essendoci nessuna possibilita’ di chiedere la costruzione di un nuovo muro, le cose andarono avanti cosi’ con il tormentone del muro che alle prime piogge tropicali crollava e il Comitato e la Commissione lo facevano ricostruire. In Economia. La cosa va avanti da quarant’anni. Quest’anno il muro crollo’ alle prime piogge torrenziali di Maggio e in questi giorni noto che stanno spazzando via la nuova discarica che si e’ creata, segno che tra poco arriveranno i nuovi mattoni di cemento che permetteranno di erigere il muro in economia. Le cose in questi anni pero’ sono cambiate in meglio. Intanto e’ cambiata la discarica: basta con tolle arrugginite di vernice e scope rotte, adesso hanno buttato un cesso smaltato verde, piante tropicali e un televisore russo. E’ finita l’epoca eroica di spalatori che faticavano sotto il sole per spalare i detriti della discarica per farli portare via da carretti tirati a mano. Adesso gli spalatori faticano ancora sotto il sole, spalano sempre a mano i detriti e li portano via con carretti a mano, ma smoccolano. Sottovoce ma smoccolano, e se mi permetti questo e’ gia’ un bel segno. E poi ci sono i volontari che costruiranno il muro, che quest’anno si fatica a trovare. E questo, se mi permetti e’ un altro bel segno. Ma vedrai che in qualche modo riusciranno a tirar su il muro per farsi trovare pronti dalle prossime piogge tropicali. Si tratta solo di riuscire a far eseguire i lavori. In economia. 8 Luglio Religione, furbacchioni, venditori ambulanti e altro... rileggendo le mie noterelle, noto come mi stia sfuggendo la cosa di mano e dalla consueta leggerezza, sto virando verso toni arcigni che non mi appartengono. Per tornare ai nostri livelli di leziosita’, oggi ti parlero’ di letteratura. Sono immerso ormai da tre mesi in questa sorta di corso di spagnolo intensivo ed ho deciso di affrontare il Don Chisciotte in lingua originale, approfittando anche del fatto che da queste parti ci sono state molte celebrazioni per il centenario di nonsocosacche’, visto che i primi otto capitoli (fino ai mulini a vento, per intenderci) sono stati pubblicati nel 1605, la seconda parte nel 1614 e nel 1615 e l’ultima revisione e’ del 1617. Vabbe’, vorra’ dire che assisteremo ad una serie di commemorazioni. Certo bisogna nascere molto poveri – come me, per esempio – per poter avere la fortuna sfacciata di poter leggere I Promessi Sposi in italiano (e’ la mia lingua nativa) il Faust in tedesco (il mio primo lavoro da emigrante) Scespir in inglese (si scrive Scespir ma quando lui era ubriaco si firmava Shakespeare), Voltaire in francese e poi giu’ giu’ fino a riuscire a capire Antonio Di Pietro in Parlamento. Devo confessarti pero’ che Cervantes per me e’ stata una vera sorpresa. Perche’ la storia e’ tanto famosa che la conosciamo tutti, ma e’ il modo di narrarla, il linguaggio, le contaminazioni dialettali ( che allora erano l’italiano ed il latino) che rendono spassosa la lettura. Ho affrontato pure Borges, Neruda e Lorca in spagnolo, ma ti garantisco che Cervantes non si dimentica piu’. Mi sono avventurato pure in letture politiche, con poco entusiasmo, per la verita’. Innanzi tutto perche’ pare abbia scritto tutto Lui. Certo la Storia la scrivono i vincitori, ma qui si esagera! Passino quei sette/otto titoli tipo “La stroria mi assolvera’ – Le mie prigioni – Lettera ai Corinzi e il Vangelo secondo Matteo “ Ci sono anche riflessioni sulla filosofia, i Massimi Sistemi, le migrazioni delle formiche rosse nel quinto secolo e altri argomenti sui quali non si e’ mai tirato indietro quando si trattava di esprimere la sua illuuminata opinione. Poi ci sono gli incontri. Quando ha incontrato questo e quello, il presidente di qua e di la’ il re di sopra e poi di sotto, e registrazioni fedeli di discorsi chilometrici. In fine (per modo di dire: al peggio non v’e’ mai fine) le interviste. L’ultima pubblicata dura 40 ore ed e’ stata pedissequamente registrata da quella penna libera del presidente dei giornalisti cubani. (te ne ho gia’ parlato, non facciamogli troppa pubblicita’) Passo giornate tra le bancarelle per scoprire se c’e’ qualche argomento su cui il Nostro non si sia pronunciato. Trovo: “ Fidel e la Religione” e lo compro per due ragioni. La prima e’ che voglio scoprire se il Nostro avra’ il coraggio di parlare di questa misteriosa superstizione afrocubana che percorre come un fiume carsico le menti dei suoi compaesani. La seconda ragione e’ che l’intervista (della durata di 23 ore) la fece Frei Betto, famoso domenicano, compagno di merende di Gianni Mina’ con cui organizza ogni anno a Piacenza (a pagamento) una sorta di festival dell’America Latina. Un mito, per alcuni. Io l’ho incontrato l’estate scorsa e le uniche emozioni che mi diede, le provai quella volta che persi l’ombrello. (1) Comunque. L’intervista comincia a pagina 87 perche’ prima ti parla di cosa ha fatto lui. Lui, non l’intervistato, bensi’ l’intervistatore! Ha accompagnato il padre per l’Avana, ha visitato la Federazione delle Donne, un circolo infantile, il Comitato per la Difesa del Paese, si e’ fermato in gelateria (qualificati commenti sulla qualita’ del prodotto), ha fatto acquisti nei negozi dell’albergo, ha accompagnato la madre a visitare l’arcivescovo di Cuba che le ha regalato una stampa, e’andato al Varadero, e poi l padre e’partito da solo perche’ lui doveva tenere una conferenza davanti ad una quarantina di mollicci (di cui una ventina identificati con nome, cognome e qualifica) dal titolo: “La spiritualita’ di Gesu’ “. Conferenza che finisce col pubblico “inibito” (parole sue) e lui che va a far tardi bevendo ruhm a casa di questo e quello, segnalati rigorosamente con nome e cognome. Finalmente arriva l’intervista. Tralascio di riportarne brani significativi. Ti basti pensare che la prima parte finisce a notte inoltrata con Frei Betto talmente commosso da averci qualche lacrinuccia agli occhi. Questo per dirti, malgrado gli stessi percorsi, quali siano le ragioni che dividono Frei Betto e me, per esempio. Lui quello che e’ ed io che non sono un cazzo. Perche’ anch’ío sono andato dall’arcivescovo ma gli ho chiesto perche’ la Cattedrale cattolica e’ sempre chiusa al culto, persino il Venerdi’ Santo. Anch’io ho parlato con le eminenze ecclesiastiche ( l’unica strada per accedere alle alte sfere cubane) ma gli ho chiesto perche’ nella chiesa di Santa Barbara si tollerino riti woodoo. Anch’ío sono arrivato davanti ad un Altissimo Papavero, ma non mi sono venute le lacrime agli occhi. Io gli ho detto – con tutta l’educazione possibile che quelli come lui che vanno in televisione a dire che va tutto bene e che il popolo e’ contento, non camminano per le strade. Altrimenti saprebbero che il popolo non e’ contento per nulla. Cosi’ gliel’ho riferito io. Con la dovuta cautela. Anch’io nel tempo libero sono andato gironzolando. L’ho fatto pero’ alla Corea di San Michele del Padron, alla Quinta Canal dove sta il manicomio piu’ discusso del paese, al Lazaretto del Rincon a visitare i malati terminali di lebbra, sono andato a vedere Guanabacoa, uno dei quartieri piu’ degradati della citta’, e li’, ti giuro, mi sono venute le lacrime agli occhi!! Vabbe’’. Un libro utile, non c’e’ che dire. Almeno per me. Cosi’ ho capito qual’e’ la differenza tra e me Frei Betto. Io sono la parte oscura dello specchio, a cui nessuno bada. In fondo, la differenza tra me e lui e’ la stessa che intercorre tra un assassino e il suo giudice: non importa come e quanto abbiano studiato: la differenza sta nelle persone che hanno incontrato nella loro vita. E dalle domande che hanno fatto. ----------------------------------------------------------------------------NOTE (1) Cosa si prova a perdere l’ombrello? Nulla. Se ne compra un altro. P.S. Due notizie, una buona e una cattiva o viceserva: 1) E’ arrivato Harry Potter. Pure qui. 2) Tiziano Ferro non puo’ entrare in Messico per promuovere il suo nuovo CD perche’ i messicani, brava gente, hanno minacciato di prenderlo a sassate. I CUBANI E LA RELIGIONE Caro Oliviero, tutto comincio’ davanti ad una brujeria (1) dove trovai alcune graziosissime collane di perline colorate. Comprai quelle che quel giorno si adattavano al colore della camicia e cosi’ continuai inconsapevole per settimane. Trovai collanine verdi e nere, bianche e rosse, gialle e ambra e cosi’ via; comprai senza rendermi conto di fare come SCHIAVA D’AMORE. Te la ricordi? (2) Fu la gente che mi vide al collo quei simboli, a spiegarmi che ogni colore simboleggiava una divinita’ di questa religione Orichas, che il popolo chiama Santeria. Te ne ho gia’ parlato. C’e’ una cosmogonia ereditata dal sentito dire degli schiavi giunti fino qui dall’Africa e distorta sia dalla pratica degli sciamani, sia dall’obbligo di apparire aderenti alla religione ufficiale dei bianchi che era il cristianesimo. Ti ritrovi quindi con una popolazione che si dice cristiana ma che non conosce nessun passo del Vangelo o della Bibbia perche’ i praticanti sono solamente il 2,5% (in Giamaica, per fare un esempio, i praticanti sono il 98%) e tutto quello che conoscono sono le leggende degli schiavi fiorite attorno ai loro idoli che sono stati confusi con le vite dei nostri santi. Ma allora ti chiederai, come fa a sopravvivere il Clero? Fa come ha sempre fatto: dopo la messa della domenica davanti ai soliti quattro gatti, il prete ha tutta la settimana per inciuciare, congiurare, andare dai potenti a fare la spia, ricevere regali dai turisti, pubblicare libri con la traduzine delle lettere di Timoteo o la catechesi di Crisostomo, e spillare quattrini. Parlo specialmente del gestore della parrocchia ortodossa riaperta al culto proprio dal Fidel in persona, un imbroglioncello da quattro soldi che dalle nostre parti sarebbe gia’ in galera. Ma qui va due volte alla settimana a riferire al Potente, e poi viaggia, riceve giornalisti, scrive... Insomma. Ed i cattolici? Piu’ defilati, come sempre. Ma tra le loro chiese deserte o chiuse al culto ( la Cattedrale, per esempio, la trovo aperta in questi giorni di grande flusso turistico spagnolo e italiano. Nei precedenti tre mesi, l’ho trovata aperta una sola volta), tre o quattro sono oggetto di pellegrinaggi e di grande flusso dei fedeli, ma per ragioni che nulla hanno a che vedere con il nostro culto e che i preti fingono di ignorare ma che incoraggiano. Massi’, domani ti parlo dei miei pellegrinaggi. ----------------------------------------------------------------------------NOTE (1) La brujeria (si pronuncia brucheria) e’ un luogo dove si trovano spezie, pozioni e strumenti per stregoni e sciamani. All’Avana vecchia avevano aperto un delizioso negozio che vendeva spezie da tutto il mondo. Si chiama MARCO POLO ed e’ diventata la brujeria piu’ chic della citta’. (2) SCHIAVA D’AMORE era un film delizioso distribuito durante gli anni ’70. Narrava di un’attrice del muto che si lasciava coinvolgere dalla Rivoluzione Russa. Storica la sua frase: “Va bene. Andiamo a fare la rivoluzione. Cosa mi metto?” Caro, carisismo Oliviero, CHE SI ...PRESTA PER IL CULTO (Togli le T per comprendere appieno il senso della frase) Parlavamo di Santeria. Che puo’ vivere solamente come appendice del Cattolicesimo mentre quest’ultimo potrebbe fare a meno della Santeria ma non lo fa per molte ragioni, la prima delle quali e’che la Chiesa e’ come il Pongo: si adatta e aderisce su qualsiasi superficie assumendone addirittura la forma. Nella Cattedrale, per esempio, c’e’ un andirivieni davanti alla statua della Madonna, ma se osservi bene, Ella non e’ vestita come ce la ricordiamo noi, ma con i colori di una Entita’ cubana che chiamano Yemaya: regina del mare in superficie, sorella di Oshun, prima moglie di Orula’ condannata a rivelare agli indovini solamente attraverso le conchiglie, protettrice delle case dalle alluvioni, e tanto altro. Bene, i credenti che hanno qualcosa da chiedere a questa statua, si presentano con un modellino di casa dentro il quale hanno racchiuso un biglietto con la richiesta di Grazia. E’ un’immagine straordinaria, con questa gigantesca figura che pare seduta su di un paese di montagna... Un altro santuario che ho visitato e’ quello dedicato a Santa Barbara, protettrice delle casematte e degli artificieri che qui e’ diventata Chango, guerriero molto potente, maschilista, padrone del tuono e dei tamburi. Ma, ti chiederai, come fa un macho come questo ad essere raffigurato con le sembianze di donna? Fu quando venne rinchiuso in un castello per punizione, alcune correnti di pensiero dicono per l’incesto con sua madre, altre parlano di mogli rapite. Insomma, per farlo fuggire, altri Eleggua’ gli prestarono la parrucca e i vestiti da donna... Nella regola dell’Ócha, Chango e’ un Orisha molto potente. All’aperto gli si offrono caschi di banane che si possono vedere marcire sotto le palme cubane (diverse dalle altre palme conosciute). Per iniziarsi alla Santeria, l’aspirante Yaboo deve stare un anno vestito completamente di bianco studiando il rituale, ma prima e’ necessario che sia battezzato. Per questa ragione un sabato al mese di mattina, arrivano tutti questi strani fedeli con riti africani, offerte di platanito e altre quisquillie, e il prete fa il suo mestiere senza accorgersi che sta partecipando ad una cerimonia d’iniziazione ( d’altronde, cos’altro e’ il battesimo cattolico?). Il terzo santuario miracoloso che ho visitato e’ stato quello di San Lazzaro, che nel sincretismo religioso di qui, corrisponde a Babalu’ Aye, il dio guaritore delle infermita’, gran donnaiolo che si infetto’ a causa di questi suoi eccessi sessuali. Per la medesima ragione oggi viene implorato anche dagli infetti di Aids che nell’adiacente Lazaretto sono ricoverati con i malati terminali di Lebbra. Al santuario si arriva con carretti trainati da cavalli e all’ingresso una pletora di deformi chiede l’elemosina. Altri ti vendono fiori e candele viola, il colore preferito dall’Órisha. E’ la visita piu’ commovente di tutte, perche’ qui ti trovi dinanzi ad una specie di Lourdes dei poveri, con una mistura di sacro e profano che poi in fondo non conta nulla perche’ come diceva uno stregone che incontrai sul fiume Shaloom in Senegal: “Anche la magia funziona. Se ci credi.” La visita non puo’ terminare senza entrare nei giardini del lazzaretto, dove dalla statua del Redentore sprizza un tenue zampillo di acqua che la gente crede miracolosa. Prima di lasciare il santuario, un’ultima visita al parcheggio dove sono ammassate statue di ogni dimensione raffiguranti santi e madonne, idoli e amuleti, ochas e orogua’, croci e formule magiche. Tutti insieme. Come dovrebbero stare, in un mondo senza guerre. P.S. Oggi e’ domenica e sotto casa sono passati gridando, un venditore di aghi di macchina, uno che vendeva il filo dei freni della bicicletta, un venditore di fagiolini, il mio venditore di formaggio (abbiamo incrementato la produzione: me ne ha portato DUE libbre!! ) uno che aveva macellato un maialino, il fioraio, una che fa le scope, il sale, il pane e la tarteleta che e’ una pastafrolla con marmellata di cocco o aguaya. Ormai la gente sopravvive col commercio ambulante ( ed esentasse). ...brava gente... All’Avana non ci sono vigili urbani. Se per questo, non ci sono nemmeno automobilisti urbani e questo rende dannatamente pericoloso attraversare le strade, perche’ loro ti puntano come se fosse un gioco della Play Station, poi ti schivano all’ultimo momento, benevolmente. Perche’ prendere la patente qui dev’essere estremamente facile: “Prendete il modulo di richiesta e scriveteci il nome di vostro padre...” A tutti coloro che lasciano in bianco la casella, viene data una patente in omaggio. Se poi, alla professione della madre scrivono “mignotta” allora gli danno la licenza di tassista. Non c’e’ altra spiegazione... Eppure c’e’ un punto della citta’ dove avviene un fatto inspiegabile, oserei dire mirascoloso. Sta di fronte al Floridita, famoso hotel dove si fermava Hamingway a bere ( era un ubriacone, e ha reso famosi tutti i bar della capitale). Quasi tutti i turisti provenienti dal Campidoglio e diretti all’Avana vecchia, attraversano li’, dove non c’e’ un semaforo, ne’ un vigile, ne’ un segno per terra ma dove inspiegabilmente tutti gli automobilisti si fermano, come se ai trasgressori venisse comminata la fucilazione. Non si fermano solo se attraversi, ma pure se esiti sull’orlo del marciapiedi, anzi ti invitano con la mano ed un sorriso, e tu te ne stai li’ dubbioso, perche’ hai attraversato il resto della citta’ tra mille pericoli come nella jungla, ed ora davanti a questo invito ti chiedi se non voglia averti a tiro per prendere meglio la mira... Invece no, e’ proprio un invito. Come un segno universale di riappacificazione. E invece no. Io non mi riappacifico per niente. Anzi. Quando ho un po’ di tempo libero vado a trascorrerlo davanti al Floridita, esitando ad attraversare, tanto per rallentare il traffico... P.S. Si e’ affacciato alla televisione una eminente testadiminchia dicendosi soddisfatto per la salute infantile, la migliore – dice – di tutta l’America. Dice che la prova di quello che afferma sta nel fatto che come prima causa di mortalita’ infantile a Cuba non si trova nessuna malattia, ma gli incidenti stradali. Ora, se hai un minimo di cervello, prova ad immaginare un incidente stradale tra un’auto ed un bambino, la’ in mezzo alla strada. Capito come funziona, qui? Ehehehe Qui alla televisione danno giornalmente un notiziario che se per caso lo vedono quelli del Pulitzer, assegnano il premio ad Emilio Fede, buon'anima, a parlarne da vivo. Glielo danno per acclamazione. Il telegiornale (chiamiamolo cosi’) lo recita un individuo baffuto cosi’ viscido che probabilmente lo appuntano alla sedia con le mollette, altrimenti scivolerebbe a terra con un gemito. L’altra sera ha letto la solita velina governativa con tanti e tali aggettivi offensivi contro l’Italia e l’’Europa, che veniva voglia di lasciare il paese per protesta. (Se per questo, non ti preoccupare. Vedrai che mi faranno lasciare il paese per altre ragioni). Insomma, qui per quanto ti scalmani per spiegargli che noi italiani non siamo meno di loro, che abbiamo un partito comunista tosto come il loro, antico come il loro, glorioso e liberatore come il loro, che se il loro leader maximo ha l’aereo e la Mercedes, pure il nostro Massimo ci ha la barca e compra mocassini che solo la sinistra gli costa un milione ( quando compra le scarpe, lui paga solo la sinistra perche’ sa – il furbetto - che la destra poi gliela regalano). Che se il loro leader maximo ha detto: - Patria o muerte – il nostro Massimo, quando era presidente del consiglio, proprio poco prima di andare a bombardare Belgrado senza passare dal Parlamento cosi’ faceva prima, si e’ chiesto: Ma noi, sempre coi poveracci, dobbiamo stare? – E non c’e’ nulla da fare, per loro noi apparteniamo allo “Sporco Capitalismo” (l’ho sentito proclamare da un ministro in televisione) servi idioti di un criminale Imperialismo Americano. E morta la’. Eppure, se avessero un briciolo di fiducia, potrebbero imparare molte cose. Per esempio, invece di mandare sterili commissioni di affamati contadini ad imparare dai russi la cooperazione (che ha messo a terra non solo la cooperazione russa ma un intero paese) potrebbero farli venire qui da noi, a vedere le nostre cooperative rosse, dove i contadini sono cosi’ ricchi da rappresentare il 7% del Pil, possedere immobili e un’Assicurazione con la quale hanno addirittura tentato una scalata bancaria coi furbetti del quartierino. Oppure potrebbero imparare da noi che il sindacalismo mette si’ con il culo per terra gli operai, pero’ i sindacalisti poi finiscono tutti piu’ o meno nel governo!! E il segretario del partito a cena dagli Agnelli E qualche capoccione presidente di una scandalosa banca di Atlanta E una spia russa presidente del suo partito che manda in parlamento i suoi discendenti E una presidentessa che viveva in un abbaino di Montecitorio col presidente del partito E di un ministro che si faceva fare massaggi shatzu a spese del contribuente (scusa, Oliviero, parlavo proprio di te) E di quell’altro che aveva agevolato la carriera della giornalista RAI E poi di quello... Massi’, ce ne avrebbero di cose da imparare questi, dai nostri comunisti. E invece si intestardiscono a fare i leninisti. Sciovinisti! LE ONLUS come funzionano Caro Oliviero, siamo ad una svolta. Questa e’ la settimana in cui dovrebbero approvare il mio progetto per aiutare i giovani di un quartiere degradato. Per il momento, sono in grado di darti poche ma illuminanti indicazioni. La situazione economica del Paese la conosci: stipendio medio 10/12 dollari, nessuno paga l’affitto, il telefono con 300 chiamate al mese costa 3 dollari, la luce altri 3 dollari e l’acqua molto meno. Io non pago l’affitto perche’ sono ospite di amici, ma se volessi, potrei affittare a nome della mia ragazza con una cinquantina di dollari al mese, ma questo - come certamente saprai - non mi e’ concesso perche’ al governo cubano “ no je gusta” (parole loro) che uno straniero viva a contatto con i cubani e mi obbliga ad affittare ad un “Aquilador” (1) riconosciuto dal governo. Bada bene, non ho diritto ad affittare un appartamento, bensi’ una stanza nell’appartamento dell’aquilador che deve avere una porta comunicante chiusa a chiave ma che lui ha il diritto di aprire quando crede e per le ragioni che crede piu’ opportune, con la privacy che va a farsi benedire. (Inutile dire che in detta stanza non ci puoi portare le ragazze...). Ora, supponiamo che io convinca un gruppetto di amici a smettere di fumare e di mandarmi il corrispettivo di un pacchetto di sigarette al giorno per aiutare questi disgraziati. Con una ventina di “compagneros” potrei mantenere 150 famiglie. In teoria, perche’ in pratica le cose andranno in questa maniera: Affittero’ una stanza obbligatoriamente a 25/35 dollari al giorno (2); lavoro in un ufficio dove mi appiccicano 3 o 4 cubani governativi a controllare il mio lavoro piu’ 2/3 guardie affinche’ non mi rubino i computers. Il telefono costa 80 dollari al mese e altri 80 per sessanta ore di Internet. Logisticamente devo dividermi tra l’ufficio che mi assegnano loro nella zona residenziale e il barrio degradato, il che costa almeno 8 dollari al giorno di taxi. A mezzogiorno potrei mangiare il panino delle guardie ( 1 dollaro) ma la sera non ho possibilita’ di prepararmi la cena da solo. Se mangio con la famiglia dell’aquilador 7/8 dollari, al ristorante 10/15. Lascia stare la penna, per i conti ti aiuto io. Sono circa 3.000 dollari al mese per riuscire a tenere qui me, in liberta’ condizionata, che vado ogni giorno a distribuire 10 dollari di aiuti. Capito, come funziona? ----------------------------------------------------------------------------NOTE (1) l’aquilador e’ uun simpatico affittacamere con una simpaticissima famiglia. A chi viene qui per turismo consiglio una “Casa Particular” per condividere la loro vita quotidiana (2) Ne trovai una da 50 dollari al giorno. Chiesi alla signora se non le pareva un po’ caro. Mi disse che aveva due appartamenti e uno era gia’ stato affittato ad un italiano. Pensa, questa signora, senza lavorare, guadagna ogni mese come 300 cubani. Viva la rivoluzione!! Innamorarsi a Cuba Scrivo questa noterella per tutti coloro che non credono al colpo di fulmine, all’amore a prima vista, a quella reazione chimica che esplode nel cervello e ti fa diventare un po’ imbecille. Ieri, per esempio, mi trovavo nella saletta di lettura del Centro Cubano del Libro, per intenderci, la casa editrice del governo che pero’ opera pure pregevoli iniziative culturali. Lei era seduta di fronte, con le sue treccine esotiche e con i suoi splendidi occhioni, ogni tanto come me, guardava quelle maledette lancette che non si muovevano mai. Ci sono persone di razza bianca che hanno la fortuna di avere gli occhi azzurri. Succede pure alle mulatte, solo che i loro occhi hanno il colore dell’ambra che rende il loro sguardo magnetico ed il suo lo incontrai per caso, dopo aver fissato ancora una volta l’orologio. Le feci un cenno come per dire, che barba, e lei, che condivideva, sorrise. Avrei voluto chiederle come sara’ mai possibile che i minuti non passano mai e gli anni volano, ma mi dissi che per rompere il ghiaccio forse era una frase un tantinello filosofica. D’altronde avrei trovato banale iniziare la conversazione parlando del tempo. Quello metereologico, intendo. Cosi’ le dissi, cosa fai qui, e avrei voluto mordermi la lingua perche’ pure quella era una domanda banale: stavamo seduti dentro un centro culturale e lei cosa poteva rispondermi, aspetto il tram? Lei invece mi rispose: - La vecchia... e’ mia madre – e alzo’ il mento verso la signora la’ in fondo che stava riordinando libri negli scaffali. A me non parve troppo avanti negli anni, anzi, aveva una figura snella e leggera che le dava una grazia particolare. D’altra parte qui si usa dare del vecchio ai propri genitori e lei molto probabilmente, aveva usato quell’aggettivo in modo affettuoso, percio’ dissi solo un: - Ah... – poi, tanto per non far cadere la conversazione le chiesi come si chiamava. - Jarisbell – rispose e quel nome non mi stupi’ piu’ di tanto. Qui a Cuba i nomi di ragazze sono i piu’ impervi del mondo: ho conosciuto Janentzi, Dudabarry, Joyames, Judaisyn, Avismar e Chachaluga, figurati se mi lasciavo spaventare da una Jarisbell. Che poi va a finire che tutti le chiamano Jane, Duda, Joya, Juda, Avi e Chacha. Cosi’ le chiesi: - E come ti chiamano gli amici? Mi rispose: - Jarisbell de la Cruz – e rimanemmo in silenzio. Io a meditare su quella personalita’ cosi’ spiccata da obbligare gli amici a chiamarla con un nome piu’ lungo del normale. Oppure era il cognome. Lei torno’ a guardare quelle maledette lancette che non si muovevano. E invece si erano mosse. Volevo dirglielo che invece si erano mosse, ma poi... meglio di no.. Mi venne voglia di baciarla. Cosi’, all’improvviso. Ma no, e se si spaventa? Potrei invece costringere lei a baciarmi. Come? Ma con l’inganno, ovvio. D’altronde persino Elena di Troia venne conquistata con l’inganno, o no? (Forse sto sbagliando Troia...) Potrei dirle, senti che buono il mio profumo, e poi approfittando della vicinanza, spostare la mia guancia verso le sue labbra, o meglio baciarla io sulla guancia, e poi buttarla sul ridere, ah ah ah.... e se non ha uno spiccato senso dell’ umorismo? Dio, quanto silenzio c’e’ tra noi! Troppo. Se dura un altro poco si alza un muro insormontabile. Devo assolutamente dire qualcosa. Fa caldo. Quasi quasi le dico che fa caldo... ma no. Deve sentire pure lei il muro che si sta alzando, e mi viene incontro rapida togliendomi dall’imbarazzo. Mi chiede infatti: - Indovina quanti anni ho... Al sollievo immediato che mi ha dato il sentirla parlare con me, subentra lo sconforto piu’ totale. E adesso che le dico? Ci sono donne che hanno ucciso nel sentirsi attribuire qualche anno in piu’... d’altronde pure dargliene molti di meno, poi che figura ci fai? Superficiale, potrebbe pensare. Oppure frettoloso, impreciso, poco attento... Mah, non saprei, le dico – e me ne sto in silenzio a guardare le lancette. Per fortuna e’ una ragazza intelligente e capisce il mio disagio. Non credo abbia interesse a mentirmi. Non credo nemmeno che si tolga gli anni, non ce n’e’ il motivo. Ecco perché quando me lo dice, io le credo. Ha sette anni, e per sottolineare il concetto, me li mostra pure con le dita. Sua madre, la’ in fondo, ha smesso di sistemare i libri e ci sorride. L’ho incontrata tra gli scaffali mentre cercavo l’ultima intervista a Fidel Castro. Smetto alle sei, mi ha detto; che bello, potremmo andare a bere qualcosa insieme, non posso devo accompagnare mia figlia a casa, eh il lavoro delle donne non finisce mai. In libreria tutto il giorno poi a preparare la cena al marito, veramente non sono sposata, allora andiamo in gelateria con la piccola; perche’ no? mancano solo venti minuti, potrebbe aspettarmi in sala lettura... ...con quelle maledette lancette che non si muovono mai. E con Jarisbell, di sette anni. Questa noterella e’ stata scritta per tutti coloro che non credono al colpo di fulmine... 15 Luglio Caro Oliviero, del tempo ti ho gia’ parlato. Qui non conta nulla e nessuno lo misura. Se attraversi la citta’ con un orologio al polso a decine ti chiederanno che ora e’, ma in realta’ non gli interessa troppo. Anche sulla definizione di lavoro occorre mettersi d’accordo perche’ qui e’ sentito come l’intervallo che intercorre tra la doccia che hai fatto prima di uscire di casa e quella che fai al ritorno. Ho l’impressione che si tengano stretta la loro rivoluzione perche’ se cade questo regime poi gli tocca andare a lavorare, ma davvero! Noi lo abbiamo messo nell’articolo uno della Costituzione, nella loro, ci hanno scritto che Cuba e’ una repubblica armata e con questo hanno risolto un mucchio di problemi. Pane e lavoro! Gridavano i nostri operai all’inizio del secolo scorso, un po’ come appendice di quel “dacci oggi il nostro pane quotidiano” che aveva eletto questa umile vivanda come simbolo di una conquista sociale. Ricordo i miei vecchi, che se cadeva il pane a terra, lo raccoglievano e lo rimettevano sulla tavola non senza prima averlo baciato come per chiedergli scusa. E pure sulla tavola, ancora oggi sta sempre appoggiato per il verso giusto. Nessuno si sognerebbe di metterlo capovolto, lui che nella nostra cultura riesce persino a rappresentare il mistero della Consacrazione, in cui pane e corpo di Cristo si confondono nel cuore dei credenti. Forse sono queste le ragioni per cui, le prime volte che da queste parti vedevo il pane per terra – che nella nostra iconografia secentesca rappresenta la peste, la disfatta, la malattia – provavo sgomento. Adesso ci ho fatto l’abitudine e non mi tocca piu’ di tanto. La ragione in fondo e’ molto semplice: il pane non costa nulla, ne’ il sudore della fronte e nemmeno un centavos perche’ lo passa gratis il governo. E quello che passa il governo, si sa, non vale niente, cosi’ si butta via, come i tanti valori della vecchia rivoluzione. Amen Poi la domenica, tutti in piedi all’alba a pulire la strada. Che e’ un altro di quei lavori “akazzodikane” come scopare il mare con la forchetta. Perche’ se un quartiere pulisce e quello accanto non lo fa, poi va a finire che la sporcizia deborda da un punto all’altro, come un fiume in piena. Perche’ qui la sporcizia nella strada e’ tanta, ma proprio tanta. Lo so, qualcuno che e’ stato all’Avana mi dira’ ma cosa dici? Non abbiamo visto nulla di scandaloso. Gia’, ma un turista attraversa la citta’ in due o tre punti e vede un’area al massimo di una decina di kilometri. L’Avana pero’, si estende su 570 kilometri quadrati e la sporcizia e’ proprio la’ dove i turisti non la vedono! Poi ci sono le sane abitudini: qui buttano tutto per strada, anche dalle finestre. Pensa che io abito in una palazzina con giardino condominiale. Di fianco a noi c’e’ un altra palazzina con giardino. Bene, quando e’ la domenica della pulizia, puliscono anche il giardino e gli inquilini del mio palazzo diligentemente, per una settimana, buttano dalla finestra la sporcizia nel giardino di fianco. Poi la settimana della loro pulizia, saranno quegli inquilini a buttare diligentemente la spazzatura nel giardino qui sotto. Capito, come funziona? E tu non vieni a pulire con noi? E’ il delegato del quartiere che mi parla: E’ un lavoro istruttivo – mi dice, poi mi chiede: Voi avete nulla di simile? Noi saremmo gli sporchi capitalisti che qui accomunano tutti in un solo fascio Mah, - rispondo – se l’amministrazione funziona, da noi la pulizia la fanno gli spazzini Ah – dice lui disapprovando – questo e’ un lavoro collettivo. Ce lo ha insegnato il Che... Peccato! – rispondo io e lui mi guarda stranito Certo, peccato – proseguo – perche’ se invece di pulire vi insegnava a non sporcare la strada, la domenica potevate rimanere a letto a riposare! Eh si’, perdinci! Scopare la domenica mattina e’ un esercizio salutare anche da noi. Ma a letto! 15 Luglio Sto scrivendo queste noterelle ma non so quando sarò in grado di inviarle. Successe la settimana scorsa, dopo l’ultima connessione, uscendo dal posto pubblico. Un uomo sulla porta mi gridò da lontano: - Oye, periodista! Devi sapere che quell’oye è poi l’imperativo di ascoltare e si usa nel parlare comune. Devi essere un buon conoscitore della lingua per rispondere all’oye. Periodista, poi è la traduzione di giornalista e come certamente saprai furono fermati e rimandati indietro due coraggiosi giornalisti italiani che furono scoperti a spedire le loro corrispondenze ai giornali. Per questa ragione io tirai dritto fingendo di non capire. Non è successo nient’altro, ma da quel giorno non riesco più ad entrare nei siti dove posto le mie facezie e neppure in Hotmail dove leggo e scrivo la mia corrispondenza. Facendo l’indiano ho chiamato l’ispettore per lamentare un disservizio, ma mi ha risposto che non c’e’ nessun disservizio e che devo rivolgermi alla sede centrale, da dove sono stato indirizzato al centro Internet del ministero delle comunicazioni, che qui è chiuso fino a giovedì per le celebrazioni del 26 Luglio. La vedo brutta. Massì, parliamo del 26 Luglio Che poi è il corrispettivo del nostro ponte dell’Immacolata del 15 Agosto. Loro chiudono per tre giorni, quest’anno il 24/25/26 per celebrare il trionfo della presa del Quartiere Moncada, nel 1953, che secondo me non fu proprio un trionfo, ma la Storia la scrivono i vincitori e pertanto… Successe che il movimento rivoluzionario di Castro tentò l’assalto al Quartier Moncada di Santiago (1) per armare il popolo e scatenare un’insurrezione. Il tentativo fallì e secondo le fonti ufficiali vi furono tre morti, tra i quali Abel Santamaria, vice capo dell’insurrezione dopo Fidel, il quale venne arrestato. La Rivoluzione parla di un assalto con ottanta morti, ma davanti all’evidenza, in seguito si disse che in realtà furono patrioti assassinati nelle carceri, e qui ogni dubbio è lecito, anche perché con la tanta, troppa enfasi che si dà all’episodio, secondo me, ottanta morti nelle carceri di Batista sarebbero ricordati in un centinaio di monumenti e celebrazioni, con tanto di nomi e cognomi, e invece niente. Inoltre, se il regime fu così spietato, com’è che il Fidel invece di finire in prigione fu ricoverato (non ferito) per una settantina di giorni in un ospedale dove trasferirono i giudici per processarlo? Insomma, un altro processo si celebrò in Giugno 1955 e a Fidel Castro, che lo ricordo è avvocato, venne concesso il privilegio di assumere la propria difesa nella quale ribadì i principi di quello che si chiamò il Manifesto di Moncada tra i quali riporto la Sua seguente dichiarazione: “ Il popolo cubano ha diritto ad una classe dirigente giovane, di estrazione popolare, che ricordando le proprie radici sia capace di partecipare alla soluzione rivoluzionaria che preconizza la lotta nazionale di base popolare…” (Riconosco che la traduzione è un pochino maccheronica, ma la si può trovare nella sua integralità pure nel famoso libro di memorie del Fidel: “La storia mi assolverà” ). Ora, approfittando dei toni trionfalistici di questi giorni, mi piacerebbe chiedere al Comandate in Capo e Leader Maximo, come concilia questa sua dichiarazione con il fatto che al comando del Paese siano rimasti gli assaltatori del Moncada, ormai in stato di evidente mummificazione, come sia possibile che il suo governo sia costituito da vecchi di razza bianca che saranno pure stati di estrazione popolare ma che dopo cinquant’anni di oligarchia, dei loro figli mandati in scuole speciali per dirigenti di partito, con le loro mogli che non vanno a fare la spesa ma gliela portano a casa, che non hanno la famigerata “libreta” ma mangiano e bevono in modo spropositato (le mogli di detti dirigenti si riconoscono perché sono tutte obese) che hanno auto, internet, satellite, case lussuose ed ogni genere di privilegio alla faccia del popolo che non ce la fa a tirare la fine del mese, come facciano – dicevo – a ricordarsi la loro estrazione popolare. Sì, mi piacerebbe proprio domandarglielo. NOTE (1) Massì, parliamo pure del Moncada. E’ l’episodio chiave su cui si incardina tutta l’ideologia del regime, e a distanza di anni, sembra che la verità si allontani sempre di più. Dai documenti che ho potuto consultare – ricordo che non sono uno storico ma solo un imperfetto testimone – sembra che questo assalto sia stato fatto da tre gruppi armati. Il primo di Fidel Castro, possedeva una pistola, qualche bandiera e cartelli di protesta. Il secondo gruppo aveva quattro pistole e il terzo era capitanato da Raoul Castro che aveva portato due schioppette da casa. Ne furono arrestati una trentina e tre di loro il mattino dopo erano morti. Chi dice per le ferite riportate durante gli scontri, chi dice per le torture. Conoscendo la polizia d’allora propenderei per la seconda versione. Vengono tutti incarcerati e condannati ad una pena detentiva da scontarsi in una prigione di massima sicurezza. Fidel Castro invece, viene ricoverato, non ferito, in un ospedale militare di Santiago, e in quella sede viene allestito il tribunale che lo giudica. Gli viene concesso il privilegio di difendersi da solo e da qui nascono i proclami della rivoluzione. Viene anch’egli condannato al carcere di massima sicurezza ( 15 anni) ma invece vengono tutti dirottati presso l’ospedale del carcere di Isla del Pinos a Nuova Gerona. Qui dai vari rapporti del comandante, ho potuto rilevare che ai detenuti vennero dati passatempi, tavolo da ping pong, uno di loro si fece male giocando a volley, erano autorizzati ad un conto in denaro con il quale compravano vivande per integrare la loro dieta, avevano cucina e bagni e ricevettero più di 600 libri con i quali attrezzarono una biblioteca per la loro propaganda politica. Durante la detenzione Fidel Castro riuscì persino a pubblicare in clandestinità il suo LA STORIA MI ASSOLVERA’, che venne venduto in una prima tiratura di 27.000 copie. Si fece pure intervistare da un settimanale che lo fotografò in carcere in cui appare pasciuto, ben rasato e con gli abiti in ordine. Un’amnistia li liberò dopo una ventina di mesi. Al trionfare della rivoluzione, Fidel Castro, magnanimamente, fece passare per le armi tutti i dirigenti del carcere. 31 Luglio Quando l’aspettai la prima volta scelsi la Capitaneria Generale, quella in fondo a Ovispo, dove ci sono i giardinetti e una lunghissima panchina di marmo che circonda tutta la piazza. E’ lì che vado a fare due chiacchiere, quasi ogni giorno. E’ un luogo d’incanto, vicino a tre librerie, alla biblioteca nazionale e tre giorni alla settimana c’è pure un mercatino di libri usati. Si chiamava Youlaisy e non le mancava proprio nulla, forse un orologio ma questo è un dettaglio. Certo, in una società senza orologi, dove il tempo conta come il due di picche, pretendere che una ragazza venga puntuale agli appuntamenti, pare un pochino pretenzioso. Fu per questo che non feci molto caso quando mi disse che sarebbe arrivata alle undici e mezza ma di aspettarla se fosse stata in ritardo. Nemmeno dirlo, una così la aspetti da tutta la vita e qualche minuto in più non conta. Arrivò alla una e quaranta e quasi non ci feci caso perché stavo chiacchierando con gli amici. Mi guardò con i suoi occhioni da bambola con quelle ciglia foltissime e la boccuccia fatta come il bocciolo di una rosa e il cuore mi diede un tal tuffo che dimenticai di dirle che era in ritardo. Fu la sera, in piedi, quando non arrivò alle dieci, ora fissata con puntiglio per non perdere uno spettacolo di danza, che ricordai con quanto ritardo era arrivata nel pomeriggio e mi condannai. Eh sì, perché una che arriva con due ore e dieci minuti di ritardo al primo appuntamento, poi al secondo se non arriva ti riprometti di aspettarla con più di due ore e mezza ma va a finire che diventano tre. Mi telefonò il pomeriggio per comunicarmi che non era venuta all’appuntamento del giorno prima. Me ne sono accorto, tentai di dirle con tono distaccato, ma la sua voce era così piena di tante e tali promesse che le feci una proposta: nessun appuntamento. Io, finiti i miei giri, passo sempre un paio d’ore in quella piazza. Se un giorno passasse di lì, senza impegno… Ma cosa dici, mi risponde, io voglio vederti perché mi piaci e voglio stare con te. Domani non posso, ma martedì alle due in punto! Pranziamo insieme e poi passiamo un pomeriggio in un posticino con l’aria condizionata che mi affitta mia zia. La prospettiva di un intero martedì pomeriggio da passare con lei mi fece venire le gambe molli ma duro tutto il resto. Accettai con rinnovato entusiasmo e lei mi sorprese, ma davvero. Aveva detto alle due e alle due e dieci era lì. Solo che era giovedì. Arrivò e disse solo: - Sono in ritardo…- ma lo disse con lo stesso tono di voce che avrebbe usato leggendo la data di scadenza dello yogurt: - ..Venti Agosto, scade tra un mese…Vabbè, facciamola finita. Dove si va? Ma dalla zia, è ovvio! Devo solo sbrigare una faccenduola e poi ti raggiungo. Fu lì, in quella stanza da puttane, con le frange dappertutto come dalle puttane, con i profumi da puttana e tutto il resto, che steso nudo sul letto, con il ronzio dell’aria condizionata che favoriva il dormiveglia, passai un pomeriggio ad analizzare dalle fondamenta la psicopatologia del ritardante (che non è un preservativo, ma lei, solamente lei) e del ritardato (che sarei io, proprio io) che si sviluppa prevalentemente in quattro fasi. Fase uno: ovvero mezz’ora di ritardo. L’avrà fermata la polizia? Certo, appariscente com’è, vestita in modo provocante e civettuolo come suo solito, con quel suo modo invitante col quale risponde agli sguardi, potrebbe essere stata fermata da un poliziotto intraprendente. Però, dopo un controllo via radio, dovrebbe liberarsi in una ventina di minuti, a meno che… Fase due: l’hanno arrestata. Potrebbe essere. Dopo il controllo via radio il poliziotto scopre precedenti da brivido e chiama la pattuglia che la porta alla Centrale, ma anche qui, dopo un’ora, un’ora e mezza la rilasciano. Almeno che… Fase tre: l’hanno tradotta nelle carceri mandamentali. Oppure le piogge di ieri hanno alluvionato la zona e non si passa, oppure un cataclisma storico ha travolto tutto il rione dove stava passando e siamo in attesa dei soccorsi. A meno che… Fase quattro: è morta. Ed è a questo punto, proprio quando l’ultima speranza sta per abbandonarti, che arriva lei e ti ripaga di tutte le angosce passate presenti e future. Sembra il miracolo di San Francesco, ma non quando parlava al lupo, ma proprio mentre colloquia con gli uccelli. E con gli uccelli, lei, faceva miracoli… Poi, come tutte le cose, cominciò la fase discendente con ritardi da paura e incontri sempre più frettolosi, rimproveri sempre più aspri e giustificazioni sempre più stiracchiate… Finchè decisi di farla finita, ma alla grande. Le dissi di prendere un taxi da casa sua e di aspettarmi alle otto in punto con il motore acceso davanti al Capitolio e di chiamarmi quando fosse arrivata. Solo così mi sarei mosso da casa. Chiamò alle otto e dieci: mi stava aspettando. Presi di corsa un taxi e mi feci portare all’aeroporto dove avevo prenotato per il Costa Rica. Decollai alle nove e quaranta. CONCLUSIONI Caro Oliviero, che dirti? Sono qui in un magnifico resort in Costa Rica a scrivere queste noterelle perché ho timore che scrivendole a Cuba potrebbero compromettere il programma di aiuti che mi è stato autorizzato e che gestirò a partire da Settembre. Ecco quindi un primo punto di riflessione: tu hai paura ad esprimere le tue opinioni, quando sei in Italia? A Cuba tutti hanno paura. E’ una bella differenza, non ti pare? Poi c’è il grande dilemma: libertà od uguaglianza? Una cosa è certa, per imporre l’uguaglianza occorre sacrificare fette consistenti di libertà, e questo è un fatto. Non è certo un dramma, però. Siamo prodotti di cultura e quando uno cresce con un valore assoluto come la libertà, poi gli pare che non è possibile vivere senza, e invece pure la libertà è un insieme di gabbie più o meno capaci dove tentiamo di sopravvivere senza sbranarci. Alcune gabbie sono più grandi, altre addirittura d’oro. Ma sempre gabbie sono. Un giorno mi scappò il criceto dalla gabbietta e non ci fu verso di tirarlo fuori da dove si era cacciato. Il giorno seguente però all’ora del pasto, si fece trovare nella gabbietta. E che gioia quando gli comprai una gabbia più grande! Sembrava aver ritrovato la libertà. Io gli dicevo, guarda che ti sbagli. La libertà è fuori dalla gabbia, dove c’è il gatto che ti mangia e dove nessuno ti procura il cibo. Ma lui niente. Era contento dove stava. Come i cubani, che gridano Cuba Libre! Contenti di essere liberi dal giogo Imperialista, e non si accorgono di aver scelto solo una gabbia più stretta… E poi ci sarebbe l’uguaglianza. Che io e te, caro Oliviero, non siamo uguali e non sono uguali nemmeno le opportunità che ci vengono offerte, e questo lo sappiamo. Sappiamo pure che per cercare condizioni uguali per tutti, bisogna livellare verso il basso con una povertà diffusa e irrimediabile, che i regimi nascondono con propaganda sfacciata e con evidenti bugie. Ma la gente che vive tutto il giorno con i problemi di sempre, conosce la verità ma non può protestare. Come il popolo cubano. Vabbè, ora ti devo lasciare. Questi giorni in un Paese meraviglioso come il Costa Rica, mi hanno fatto riassaporare il piacere della libertà. Uscire di casa senza timori, scegliendo di fare qualsiasi cosa senza doverti domandare se ti verrà rimproverata o se tollerata, mi dà quasi l’ebbrezza del proibito. E invece è normale vita di tutti i giorni. Mi chiedo per quale perversa ragione, sto rientrando a Cuba, in un Paese oggettivamente ostile con gli stranieri ( non con i turisti, ma con i residenti) a cui non interessa nessun tipo di aiuti che facciano scoprire realtà cubane che la classe dirigente nasconde diligentemente come le servotte d’antan che nascondevano la sporcizia sotto i tappeti per nascondere la loro inettitudine. Mi sto domandando perché un uomo libero rinuncia a parte della sua libertà per andare ad aiutare quel Popolo orgoglioso che aiuti non ne vuole. Devo dirti caro Oliviero, che una risposta non ce l’ho ma che devo farlo. Sai, una parte della generosità si misura pure dalla quantità d’ingratitudine che si deve tollerare senza che essa ci offenda. Asta la vittoria sempre. ................................................................................................. ............................................ Eh sì, lo so. Avevo promesso di scrivere più spesso Ma proprio non si può, per varie ragioni che non sempre si possono scrivere. Spero stiate tutti bene, compreso quello là in fondo che mi è così ostinatamente ostile. Notizie da Cuba: qui lo zucchero è più dolce, le mosche più lente, l’acqua bolle prima e ora che piove sono ricomparsi i pomodori ( ma solo per i turisti). Parlando di me, sono stato convocato dalla direzione centrale del potere popolare che mi ha sospeso. Proprio così: il programma che con fatica stavo attuando è stato sospeso e le ragioni non si conoscono, ovvero, non te lo dicono chiaramente ma incrociando i loro discorsi si capisce che non gli piace troppo che uno straniero parli alla gente di qui. Se analizzo quello che ho detto o fatto, l’unico punto oscuro mi risulta quando parlando dell’importanza della parola, a dimostrazione di come abbia creato il Mito e il Sacro, ho letto un passo della Genesi, il primo capitolo del Vangelo secondo Giovanni e un passaggio della Sur della Vacca del Corano. Ora, poiché fino a poco tempo fa era proibita la lettura della Bibbia, forse sono incazzati per questo. Vabbè, aspettiamo. Intanto, per non perdere tempo mi sono aggregato al programma di un giovane architetto molto dotato (e per sua fortuna, poco idealista) che sta raccogliendo documenti da presentare al governo perché tuteli una località ad alto interesse ecologico, chiamata Guanaco. Ha diviso il lavoro in Patrimonio Tangibile e Intangibile, e in questa seconda categoria ho scelto una ricerca sulle grotte ed i graffiti precolombiani, facendo scoperte interessanti. Sono partito dal diario di Colombo che in questa zona asseriva di aver visto uomini con la coda (probabilmente un posticcio derivante da riti totemici). La cosa stupefacente è che in una grotta di qui c’è un graffito che rappresenta un ominide che fuma la pipa e che ha la coda di scimmia. Non mi soffermo sull’argomento per non rovinarvi il piacere di leggere la relazione di questo brillante architetto che risponde al nome di Luca Spitoni, dell’Università di Firenze. Per quanto riguarda le cose di qui, sono reduce dalla sfilata del 2 dicembre, durante la quale hanno festeggiato il compleanno di F.i.del (che come tutti sanno compie gli anni in agosto) gridando slogan entusiastici e aspettando come in trance che questi comparisse per uno dei suoi interminabili discorsi. Ma la magia non ha funzionato e se ne sono tornati tutti a casa. Sono aumentate le misure di polizia nell’area dove passano i turisti perché la criminalità in questo periodo è aumentata in modo pazzesco. Solo ieri, in pieno giorno hanno accoltellato per rapina un uomo davanti ad un ufficio di cambio (alla Vibora) e al barrio Cerro ne hanno accoltellato un altro. Queste cose poi non si vedono nel telegiornale dove sembra la cronaca di Alice nel Paese delle Meraviglie dove tutti si baciano, si premiano, si appiccicano medaglie e applaudono. Qui a sentire il telegiornale non muore mai nessuno e gli unici morti violenti sono a Bagdad. Per carità, con questo non voglio dire che L’Avana non rimanga la capitale probabilmente più sicura al mondo PER I TURISTI. Dico solo che fuori dai percorsi che si conoscono, nelle località che non vedrete mai, le cose sono peggiorate. Fingono di non vedere le tensioni sociali generate dal costituirsi di tre distinti ceti, il più ricco che vive a Miramar che sembra Los Angeles e vi risiedono quelli che rubano con il governo, poi c’è la città normale dove rubano quelli che non arrivano a fine mese con quello che gli passa il governo, e i barrios degradati dove gli abitanti vanno di notte a rubare agli altri cubani. Qui se non rubi non sopravvivi. Non vi parlo del danaro che spendiamo per aiutare questi poveracci, perché non voglio rovinarvi il Natale. Sappiate solo che gli aiuti al Terzo Mondo sono la truffa meglio articolata dall’Umanità dopo l’invenzione della forfora per vendere shampoo. Vabbè, vi lascio, sperando che questo messaggio non venga intercettato. Ah, dimenticavo. Ho scoperto ieri che non posso lasciare il paese senza il loro permesso. Sono prigioniero, ma tutto sommato questa prigione mi piace, eccome! 2. Dopo una settimana di agitazione, con uno arrivato dall’Italia e tre di qui, sono riusciti finalmente ad alloggiare una ventina di italianucci ARCI che venivano (forse) a controllare. Sta di fatto che li hanno alloggiati in un hotel che la mia Guida (Routard, alla voce: Hotel Lido) definisce squallido, e deprimenti le stanze senza finestre. (Dice anche, state attenti che siete in una zona malfamata, …) Forse è un test attitudinale… boh Non so cosa abbiano in effetti controllato, li ho incontrati per caso una notte all’Hotel Florida in una tavolata con quattordici puttane. Dice, no guarda che quattro erano ARCitaliane e ce le siamo portate da casa. Vabbè, da come si agitavano con ho capito la differenza! Speriamo solo che al ritorno si siano ricordati di dire agli Arcicapi che qui le cose non vanno affatto… Capito, come funziona ? 3. Calma, ragazzo. Ad essere precipitosi poi si rischia di buttare l’acqua sporca con tutto il bambino. Questo Popolo ha lottato e sofferto per la sua libertà dal suo primo contatto con l’uomo bianco ed ha pagato con il sangue il suo diritto a decidere per sé. Se leggi il diario di Cristoforo Colombo, al primo contatto con gli indios, scrive – indirizzandosi al Re di Spagna – (cito a memoria) ‘’Imprigionerò sette od otto di questi per inviarveli come grazioso omaggio, si potrebbe catturarne una cinquantina e metterli nel Vostro giardino. Lavorerebbero gratis!’’ Eh sì, coniglietto mio, perché quando ti raccontano della tratta degli schiavi tra l’Africa, Liverpool e l’America, dimenticano di dirti che i primi 300.000 (diconsi trecentomila ) schiavi furono tradotti da quel galantuomo del Cristoforo da queste isole al mercato di Siviglia. E questo traffico venne interrotto solamente con il suo arresto ed il rientro forzato in Europa! Non che la Chiesa sia immune da questo scandalo. Monsignor Bartolomeo della Casa che seguì varie spedizioni per conto del Vaticano scrisse: (cito a memoria): ‘’Sono certo che questi indiani siano creature, non sono sicuro che possano essere umani.’’ Che se lo aggiungi alla convinzione che Gesù Cristo fosse venuto in Terra per il vecchio Mondo e non certo per questi sub-umani, puoi facilmente immaginare come tale illuminato pensiero giustificò le immense atrocità che vennero perpetrate nei confronti di questi popoli. Tralascio il rimanente del sangue versato per arrivare ai giorni nostri. Innanzi tutto per noi è difficile capire i meccanismi che tengono insieme la società cubana. E’ un po’ come quando gli Americani si scandalizzavano per le microspie Russe nelle loro ambasciate e si stupivano dello scalpore che suscitavano i loro satelliti spia. Il McLuhan, famoso teorico dei massmedia, ne parla diffusamente: si tratta del confronto tra una società che ha specializzato e preferito l’occhio (e l’alfabetizzazione fino a Gutemberg) contro un’altra società semi-tribale audio-tattile con i mezzi d’informazione atrofizzati PER SCELTA!! (1) Non so se sei abbastanza antico da ricordare la crisi dei missili a Cuba. Quando i due contendenti si resero conto di aver rischiato una guerra definitiva decisero di installare una linea diretta tra il Cremlino e la Casa Bianca. Vi furono interminabili trattative perché i Russi volevano metterci un telefono (l’orecchio) e gli Americani una telescrivente (l’occhio). Finalmente Kennedy, il grande e coraggioso Kennedy (che durante la crisi cubana venne curato con farmaci per arrestare la sua cagarella) decise di farli mettere tutti e due. Sono passati gli anni, tutto il marxismo – che basava le sue teorie sulla tirannia delle macchine sul proletariato, roba da museo – è stato spazzato via da forme più o meno articolate di socialismo democratico ma a Cuba, forse non solo per paura, non si fidano e non vogliono cambiare. Saranno o no, cazzi loro? Il governo cubano dice che la causa del mancato sviluppo del Paese è dovuto all’embargo e gli Americani dicono che sono menzogne. Ebbene, dico io, toglietelo questo maledetto embargo e dimostrate che questi dicono puttanate! O no? Perché, caro mio, io e te non ci saremo, ma sulle pagine di Storia rimarrà scritto il secolo più sanguinario di tutta la Storia dell’Umanità - che è quello appena trascorso - che dopo l’Olocausto si è macchiato dell’imperdonabile colpa di aver costretto questo Popolo alla fame e alla sofferenza. Bada bene, non sto parlando degli Americani, che hanno tutto il diritto a scegliersi i propri nemici, ma dell’Umanità intera, colpevole di aver assistito inerte a questo vergognoso misfatto. Vabbè, sono certo di non aver smosso di un ette le tue convinzioni, ed io mi tengo le mie. Siamo due persone fortunate, perché come vedi possiamo confrontare le nostre idee senza paura di essere arrestati. Ti pare poco? (1) Questo McLuhan che vado predicando, credo sia la causa della mia sospensione all’insegnamento. Pensa, tenevo corsi di formazione professionale alla Rizzoli Editore e venni sospeso perché parlavo di McLuhan che allora era ritenuto un po’ troppo Marxista. Ora, insegnando le stesse cose mi hanno sospeso ritenendolo forse troppo reazionario. C’è da perderci la testa. Appropò Vi segnalo una cosa che mi è capitata e che spero vi faccia riflettere sulla linea impercettibile che separa il bene dal male, e che giustifica in parte le paure di questa classe dirigente nel contatto tra i cubani e lo straniero. Vi ho già parlato della casa di cambio CADECA e della mia avventura a Ovispo quando ho scoperto che TUTTI i cassieri rubano ai turisti. Ho cioccato come un matto ed ho chiamato la direzione per stigmatizzare quello che accadeva. La terza volta (consecutiva!) che feci casino, mi fecero rispettosamente notare che il fatto che il cassiere sbagliasse a contare il danaro (sempre a sfavore del turista) era un fatto tecnico a cui avrebbero certamente provveduto, ma che il mio cioccare invece poteva essere interpretato come interruzione di pubblico servizio (Cadeca è dello Stato) e l’intervento della polizia mi avrebbe potuto provocare qualche disagio. Mi sono messo il cuore in pace e da quel giorno cambio alla Vibora, il quartiere malfamato dove abito. C’è sempre una coda pazzesca perché alcuni beni di consumo possono essere acquistati solamente pagando con pesos convertibili che i cubani cambiano a 25 pesos nazionali l’uno. Io invece non faccio la coda perché cambio convertibili in moneta locale che mi serve per pagare i servizi (taxi collettivo e altro) che in pesos convertibili - essendo destinati ai turisti - costano una cifra. Con un convertibile mi danno 24 pesos nazionali. Un giorno di Maggio che dirvi non so… (scusate, sono vecchie reminiscenze infantili che non hanno nessuna utilità letteraria ma che irritano terribilmente quello là in fondo).. trovai una fila pazzesca dalla mia parte e poiché avevo fretta andai nella fila dei cubani e all’ultima donnina che aspettava in coda proposi di cambiare la sua moneta nazionale con i miei dieci pesos convertibili. La donnina, malfidente verso ogni forma di vita che non fosse commestibile, mi disse di no ma io insistendo le mostrai i vantaggi dell’operazione: non solo avrebbe risparmiato tempo ma a me avrebbe pagato 240 pesos per i miei dieci invece dei 250 che avrebbe dato a Cadeca, mettendosi in saccoccia un bel dieci pesos, guadagnati senza far null’altro che un favore ad uno sconosciuto. La donnina era un tipino intelligente e non solo mi cambiò il danaro ma in seguito la trovai fuori dalla coda dei cubani che proponeva il medesimo cambio. Praticamente si era inventata un lavoro extra. Ho fatto qualche calcolo approssimativo: due tre minuti per ogni operazione moltiplicato per le dodici ore di attività del Cadeca potrebbero dare300-400 operazioni al giorno. Se solo una su dieci accetta il cambio della donnina questa se ne va a casa con un bel 1014 dollari al giorno, che se lo paragoni ad uno stipendio medio di 8 dollari AL MESE sono una bella sommetta! Questo devono averlo pensato anche i due brutti ceffi che si sono affiancati alla donnina ed hanno cominciato a farle concorrenza proponendo il medesimo cambio ma nel punto migliore. La donnina, che non è minchia, per qualche tempo ha operato in un punto lontano dal Cadeca, poi ha trovato un armadio da quattro metri per quattro con una faccia da Mandingo e due mani come pale e si è rimessa nel punto più strategico del business. Questo fino alla settimana scorsa, quando approfittando di una leggerezza del Mandingo, lo hanno accerchiato tra due furgoni e gli hanno dato quattro coltellate. In un primo momento sembrò una normale rapina ma poi di bocca in bocca la verità è stata bisbigliata a tutti: si è trattato di un regolamento di conti. Visto? Da un’impercettibile devianza dalla normalità è derivato un fatto di cronaca. Non hanno forse ragione loro quando dicono che siamo come la Peste? Forse sì. 5. Le culture tribali non ammettono la possibilità dell’individuo o del cittadino separato. I concetti di spazio e di tempo non sono né continui e nemmeno uniformi ma ‘’compassionali’’ e pertanto compressi nella loro intensità. (Marshall McLuhan – Gli strumenti del comunicare –Il Saggiatore, 1964) Per anni ho conservato un’articolessa di Maurizio Costanzo ed un suo video dove con la sua grande faccia come il calo asseriva: ‘’ Come chiaramente scritto dal McLuhan, la televisione è figlia della radio….’’. Ora poiché questo emerito piduista ha tenuto corsi di formazione e comunicazione, avrei voluto chiedergli dove minchia l’aveva letta, questa puttanata. Perché è tutta la vita che va così: leggono qualche aforisma attribuito al canadese e poi vanno in giro a pontificare. In realtà sono due tecnologie che derivano da funzioni diverse (non mi dilungo sperando di aver suscitato la curiosità sufficiente perché andiate a comprarvi il libro) e basterebbe che qualche sociologo illuminato o quelli della CIA leggessero di più e ascoltassero meno i vari costanzi per non commettere errori imperdonabili. Aver pensato, per esempio, che l’eliminazione fisica del Fidel avrebbe cancellato il castrismo, si è dimostrato un errore che ha rafforzato il regime. In realtà questo sistema sta per essere scardinato dai Pampers e nessuno se ne accorge! Ve lo spiego. L’adozione di una doppia moneta ha causato fenomeni sociali imprevedibili. Infatti tutto ciò che lo Stato non riesce a fornire con la famigerata ‘’libreta’’ (i generi di prima necessità ) possono essere comprati nei negozi che inizialmente erano destinati ai turisti e pagati con il pesos convertibile. Il primo fenomeno che ne è derivato è che ad un mercato caotico e con prezzi indefiniti (da mercanteggiare, per esempio) si è sostituita una ‘’tienda’’ con merci omogenee e con prezzi fissi. A voi parrà poco ma è come quando noi passammo dal Medio Evo a Gutemberg. Il secondo fenomeno è che il cubano, per entrare in possesso di pesos convertibili, deve commettere un ‘’delitto’’. Deve cioè fare qualcosa di illegale come prostituirsi, rubare sul taxi dei turisti, al ristorante, o peggio rubare allo Stato e vendere al mercato nero. Tutto questo lo Stato lo sa e ha messo come controllo un sistema poliziesco soffocante. Ma pure il poliziotto vive con la ‘’libreta’’ e con questa, tutto il mondo lo sa, non si arriva a fine del mese. Si è pertanto creato un clima generale di timore perché qui – come diciamo dalle mie parti- il più pulito ci ha la rogna. E’ demoralizzante pensare che tra tutti i valori della Rivoluzione, abbiano deciso di rinunciare proprio alla dignità dell’uomo sotto la legge. Ma purtroppo è così. Ma vediamola un po’ questa libreta: ogni mese il capofamiglia ha diritto a mezzo litro d’olio di semi, un etto di caffé, otto uova, mezzo chilo di pollo, tre saponi, mezzo chilo di zucchero e una pasta dentifricia (sto calcolando a naso, forse sbaglio piccolissime quantità di libbre). Adesso viene il bello: pannolini lavabili per la cacca del bimbo: cinque e assorbenti femminili UN MESE SI’ E UN MESE NO (non lo trovate sinistramente divertente?). Ecco che improvvisamente nelle tiende compare un sottoprodotto dei Pampers e le giovani donne scoprono che possono evitare di lavare merda per dedicarsi ad attività più fruttifere. Ma la grande richiesta del prodotto ha provocato un fenomeno sconosciuto: l’aumento del prezzo. Infatti una confezione di Pampers oggi costa 7,80 pesos convertibili. Se pensate che lo stipendio medio è di 8 pesos convertibili mensili, vi renderete conto di come le giovanissime madri, se ne stiano a meditare sul come procurarsi tutto questo danaro, finché non si accorgono di stare sedute proprio sopra la macchinetta che Madre Natura ha fornito loro per fare soldi. E così… P.S. Queste noterelle vi arrivano in ritardo e tutte insieme, perché con la sospensione mi hanno tolto Internet, e sono scomparse dalla città le schede (sei dollari all’ora) ad uso dei turisti. SCANDALOSO!! La Chiesa offre indulgenza plenaria a Cuba a chi seguirà la processione della Madonna Il Papa in persona avrebbe garantito la remissione integrale dei peccati per chi si incamminerà al seguito della Madonna del Cobre, patrona dell'isola. Solo l'ultimo episodio di attivismo per la conferenza dei vescovi cubani, in prima linea per il cambio di regime nell'isola caraibica. Lo scandalo non sta in quello che si vede, ma in ciò che è occulto in questa operazione. Non è possibile infatti che la Chiesa Cattolica non conosca le origini degli Orisha le divinità delle religioni afro-cubane che sono praticate dal 95% della popolazione locale. Religione importata dagli schiavi che nascondevano le loro divinità nelle effigi dei santi cattolici. Veneravano quindi Shango, il potente dio del tuono sotto l’immegine di Santa Barbara, Obatalà, Sant’Antonio, Babalù Aiè San Lazzaro, Yemaya la regina dell’oceano e Oshun, la dea dell’amore del giallo, della dolcezza, dei fiumi raffigurata dalla Madonna del cobre. Folle oceaniche vanno al lazzareto il giorno di San Lazzaro ma per santificare Babalù Aie, così come fanno offerte il giorno di Santa Barbara a Changò. E’ chiaro quindi che il giorno della processione della Madonna del Cobre, che tra l’altro è la Patrona dell’Avana, ci sarà moltissima gente, devota di Oshun, e allora perchè questa mistificazione della Chiesa Cattolica? Non certo per convincere il vecchio Fidel che senza affrontare direttamente l’argomento, però un segnale lo diede di ritorno dall’Uganda, lui che aveva indossato l’uniforme per tutta la vita, scese dall’aereo completamente vestito di bianco, un segnale visivo della sua accettazione ai Babaloo della Terra Madre... Non certo un segnale per i gerarchi al potere, che della religione si guardano bene di parlare in pubblico, non certo al Papa che se ne sta suonando Mozart a Castel Gandolfo, non a noi che ne ne impippiamo caldamente. E allora verso chi stanno mandando un segnale occulto, i vescovi di Cuba? Ah, saperlo. KAGAN A CUBA Fidel se ne va, Raul gli succede, pagine totali per queste due notizie sul Corriere: sette. Ora fate le dovute proporzioni non solo con le pagine totali italiane ma con tutte quelle mondiali comprese le rubriche televisive ed avrete capito la grandezza del Comandante in Chefe, un gigante del secolo scorso. Un uomo che ha saputo trasformare la sua isoletta – una cacca di mosca sulla carta geografica – nel punto centrale della politica internazionale, per anni. Dove sia il Fidel in questo momento, nessuno lo sa. E’ da tempo che di lui compaiono foto epiche, filmati obsoleti, voci registrate, firme su dichiarazioni che ha scritto chissà chi. Stanno praticamente trasformandolo in un’icona rivoluzionaria in attesa di poterlo esporre al pubblico, come i suoi illustri colleghi ormai mummificati come lui: Lenin, Mao, Ho-ci-min... Per farvi capire come funziona la diffusione delle notizie a Cuba ( e ritornare sulle polemiche che hanno investito il mio diario clandestino dall’Avana) mi riferisco a due illustri inviati del Corriere che hanno pure preso i danè per i loro reportages: Raffaele La Capria ammette candidamente di aver saputo delle dimissioni del Fidel da un MSN ricevuto nella hall ombreggiata del suo albergo e di essere poi sceso nello spiazzo dove fanno pisciare i cani per chiedere agli astanti se ne sapevano qualcosa. Ricevutone un diniego, ha candidamente scritto il suo articolo basato sulle notizie che gli sono arrivate dall’Italia e amen. Raggiunge vette eccelse invece l’altro inviato del Corriere, Michele Farina che ha basato il suo reportage dalla Quinta Strada di Miramar, una via fatta ad autostrada, dove se gli è andata bene, avrà incontrato forse un pedone e certamente tre guardie armate. Si è piazzato a Miramar, il corrispondente, luogo asettico che viene mostrato agli stranieri per confonderli e non farli andare all’Avana, il luogo – ma guarda un po’ – dove vivono gli Habaneri, la gente cioè che ha qualcosa da dire a proposito del regime. Parla delle dame bianche ma gli sfugge il significato simbolico di quelle mises ( e come potrebbe, visto che non ha parlato con nessun popolano escluso un tassista?) ne ha viste quindici, il poveretto, e per dimostrarlo il suo direttore ha messo senza didascalia (eh, vecchio imbroglione) una foto che chissà da dove arriva, ma se è la foto del corteo descritto, anche chi macina il gesso potrebbe contare le teste e scoprire che il Farina non sa contare... Poi, fiore all’occhiello dell’ampio reportage, l’opinione eccelsa di Robert Kagan.che suggerisce, il povero, agli Stati Uniti di non limitarsi ad un ruolo passivo in questa fase di transizione. Avevamo Alan Minc che scriveva minchiate, ora abbiamo Kagan con le sue kagate. Hasta la vista P.S. Il Cardinal Bertone, che si è precipitato a Cuba per parlare dei suoi interessi, ha dimenticato di chiedere la liberazione dei prigionieri politici e non ha ricevuto nessuno dei dissidenti. Dice che ha parlato solo dei cattolici sull’isola che come tutti sanno, nascosti da menzognere statistiche ufficiali, rappresentano il 5% della popolazione. E bravo Bertone, trattare con i Capi e ignorare gli oppressi ed i bisognosi. In perfetta linea con il Vangelo... ------------------------------------Ero a Cuba quando arrivò il Ciclone Caterina, quello che immerdò Bushemino. Il Comandante invece non fece una piega: fece muovere in 48 ore UN MILIONE di persone e i danni si limitarono alle cose. Certo, sorriderete voi, uno che ogni Primo Maggio riesce a mettere in piazza un milione di persone, poi nell’emergenza usa gli stessi sistemi militari... certo. Ma non era di questo che volevo parlarvi, oggi. E poi sono di parte e quello che dico io su Cuba mi è sempre stato contestato ( i miei più calorosi “nemici” quando mandavo le mie noterelle clandestine sul Web, furono proprio i comunisti... vabbè)... No, volevo invece parlarvi di una cosa che vidi e che mi strinse il cuore. C’erano camion pieni di sfollati che avevano abbandonato in fretta le loro case (non ci furono sciacallaggi, ma che ve lo dico a fare?) ed ogni camion aveva un centro di raccolta come destino finale. Ecco, durante il percorso, i cubani li fermavano per strada e facevano scendere quei pochi che potevano ospitare, chi una persona, chi una famiglia, tutti poveri ma solidali. Vi furono camion che arrivarono a destino VUOTI !! Lo capite, questo? Bene, adesso fatevi due conti: abbiamo 8200 Comuni d’Italia e 6.000 infelici che aspettano la nostra solidarietà, gente che è partita da un Inferno senza sapere che sarebbe stata inghiottita da un Altro... Basterebbe che OGNI Comune chiedesse di accogliere uno di questi infelici, e invece siamo qui ad aspettare l’intolleranza dei Lampedusani che tarda ad arrivare, oppure un incidente, o un atto di aggressione o un crimine per poter giustificare il nostro egoismo. Pensare che una volta eravamo noi gli indesiderati d’Europa... Io almeno me lo ricordo.... ------------------------------------- Ho conosciuto un poeta. Se ne stava seduto nel bar dove entro per fare colazione, con la sua folta barba grigia e occhi da birbante come solo li hanno i Santi ed i Poeti. Il suo carisma si poteva percepire non solo nei bisbigli di quelli che lo avevano riconosciuto, ma perfino nel vuoto che gli si era creato intorno. Lo avevano pregato di scrivere su di un muro del locale una dedica, un augurio, e lui con gentilezza aveva riportato sulla parete il primo verso di un suo famoso poema e lo aveva firmato con il suo nome che a me era parso finisse in –opulos, e se lo rimirava, sornione. Mi sono allora avvicinato e parlandogli in quella che credevo la sua lingua gli ho chiesto se fosse greco. Lui mi ha guardato come il gatto di Alice e mi ha risposto in un dialetto amerindo e il tono era talmente aulico e la sua mano così leggera nell’aria che ho sentito il bisogno di declamargli le poche cose che ricordo dell’Infinito di Leopardi, poi ci siamo seduti al tavolo e attorniati dai miei amici e dai suoi estimatori abbiamo iniziato una vera conversazione in spagnolo, dove lui mi ha parlato della Vita, del Verso e della Parola. Io gli ho detto che la poesia declamata non conosce confini, e lui mi ha descritto un mondo dove non si scrive più ma si sogna e dove i numeri si sono ridotti all’uno e allo zero. Io gli ho ricordato che l’Umanità ha prima scritto i numeri, poi l’alfabeto fonetico e da qui, è sgorgato il canto, la poesia epica di Omero e del suo primo libro scritto nella Storia dell’Occidente. E’ successo allora, come per magia, che abbiamo cominciato a comporre una poesia, io in italiano e lui in spagnolo, e ognuno è partito per la sua tangente. La mia poesia faceva: Scrittura evase Dal Giardino dei numeri E sulle ali di Poesia Oltrepassò il muro Librandosi… Tentai di spiegargli che Scrittura e Poesia le intendevo senza articolo, come fossero divinità, che giardino l’avrei scritto maiuscolo per ricordare l’Eden e che quel ‘’librandosi’’ non andava solo inteso come volare leggera ma soprattutto come ‘’diventare libri’’…Ma era tardi e lui ormai pareva così preso dalla ‘’sua’’ poesia che non ascoltava più nulla. Finì di bere il suo the che portava dentro un thermos (dentro il quale – mi disse – scioglieva foglie di coca che gli spedivano dall’Honduras) e mi lasciò dicendomi che il giorno dopo sarebbe partito per andare a vedere per l’ultima volta la neve delle sue amate Ande. Ci separammo con un cordiale: - Hasta la vista! – così come fanno i vecchi amici sicuri di rivedersi presto. Ma era un addio. Da Cuba: una modesta proposta Coniglietti miei, la vedo brutta. E’ passato ormai più di un mese dalla mia sospensione e il mio isolamento è sempre più totale. Ogni settimana faccio il giro delle sette chiese, tutti mi sorridono, mi trattano bene, ma non riesco a scalfire il muro di gomma che mi circonda. Una signora gentilissima della direzione centrale del potere popolare (temutissimo organo politico che rappresenta il governo) nell’ultimo colloquio mi ha detto che secondo il loro metodo, una lezione consiste in un insegnante che detta con gli allievi che scrivono e che quindi io avrei dovuto consegnare alla commissione un documento dove ci siano scritte TUTTE le parole che dovrei dire durante il corso di formazione tecnica. La parte libertaria del mio cervello avrebbe voluto rispondere che il metodo, sebbene degnissimo, è un po’ andato in disuso dopo il 1450 con l’invenzione della stampa ma la Sicilia che è in me mi ha suggerito: ‘’chinati giunco…’’ e così ho preparato un file di 256 pagine che ho consegnato alla rappresentante del governo che controlla il mio lavoro. Lei avrebbe dovuto stamparlo e consegnarlo. Poi avremmo aspettato l’esito della commissione. E’ passato il tempo e solo da qualche giorno ho saputo, per vie traverse come sempre, che si è esaurito il serbatoio dell’inchiostro della stampante e che fin’ora non è arrivata l’autorizzazione per averne un altro. Verità? Bugie? Chissachilosà. Sta di fatto che ora ci sono le feste e sono scomparsi tutti. Perché non basta che alla Cooperazione non lavorino dal venerdì al lunedì inoltrato (tu chiami il venerdì e scopri che la signora non c’è perché si è ammalato il bambino, ha accompagnato il marito per una visita, la mamma è morta… poi il lunedì arrivano in ritardo perché se la mamma è morta, qualcuno doveva seppellirla… cose del genere. Pensa che un venerdì in un giro di telefonate ho scoperto ben tre assenze perché la nonna era moribonda, cosa che mi ha fatto pensare che l’Avana è una città terribilmente pericolosa di venerdì…) poi, quando ci sono le feste scompaiono tutti. Ci sono stati altri segnali che secondo me agiscono in mio sfavore: credo che dall’Italia sospettino che qui si stia facendo melina e sono arrivati in ordine sparso vari dirigenti e tutte le volte io sono stato dirottato dai cubani in luoghi sicuri dove non potessi incontrarli. Questi fatti mi hanno fatto maturare l’idea che io sia una pecora segnata, che mi faranno perdere tempo e pazienza finchè scadrà il mio permesso di permanenza e mi spediranno a casa ed è un vero peccato perché qui ci sarebbe da fare, eccome! L’alternativa sarebbe presentare al governo una nuova richiesta di collaborazione, questa volta indipendente da organi governativi e non. Il primo punto è che questo governo non tratta con i singoli ma solo con istituzioni, associazioni et similia, per cui la mia proposta è la seguente: 1- Fondate un’Associazione benefica e no-profit. Non dovrebbe essere difficile. Chiamatela in qualsiasi modo che finisca in –polis. Futuropolis, Ecopolis, Fioropolis, Minchiopolis, non importa. Ma fa tanto chic. 2Nominatemi rappresentante a Cuba, senza stipendio. 3Aprite una campagna di sottoscrizioni e chiamatela: ADOTTIAMO UN ORFANO costo: 1 Euro al mese. Naturalmente guardatevi bene dal dire che quell’orfano sono io. E’ la verità ma alla mia età non è un caso pietoso. 4Il body-line della campagna dovrebbe essere: AIUTIAMOLO AD ANDARE A SCUOLA! Certo, un po’ d’inganno ci sarebbe perché i sottoscrittori potrebbero credere che questo orfano dovrebbe andare a scuola ad imparare, e invece sono io che chiedo di tornare a scuola ad insegnare. Ma credo che se c’è un dio, °(1) ci perdonerà questo peccato veniale, o magari ci darà solo trecento anni di Purgatorio, ma ne vale la pena! 5Mettiamo on line le foto di quelli che aiutiamo, delle migliorie alle loro case, delle scarpe che compriamo, dei sorrisi della gente. Insomma documentiamo come spendiamo i soldi. Eh sì, coniglietti miei. Qui sta il punto dolente. Di tutti i soldi che ho visto passare da queste parti (e sono TANTI ma TANTI) non un pesos va alla gente che ne ha bisogno. Ma vi posso spiegare anche il perché. Poniamo che voi andiate alla Banca del Soprammonte e gli diciate: dammi 500 Euro per comprare maialini ai disperati del Barrio. Che fanno loro, te lo danno? Certo che no. Ma se vai alla stessa banca e gli dici, dammi 350.000 Euro per costruire un centro giovanile culturale (bada bene, devono esserci sempre dentro le parole CULTURALE e GIOVANILE altrimenti non funziona) loro te li danno eccome! Se poi questo centro non funziona, non fa cultura ma per costruirlo ci hanno mangiato tutti i parassiti cubani che stanno attorno all’operazione, non importa. Invece, pensa: io ho regalato quattro porcellini. Due hanno figliato e li hanno ammazzati ora con un duecento chili di carne. Gli altri due sono ancora piccoli e se sopravviveranno alla fame di Natale (non la loro, coniglietti, ma a quella dei poveracci che li ingrassano) forse avremo altra carne. Pensa che tra tutte le restrizioni di questo governo, allevare un maialino non è un reato! Ed ecco che al punto -6 di questa mia modesta proposta potreste lanciare una campagna di sottoscrizioni titolata: PENSIAMO A QUEL PORCO DI ALDO! Ma forse non funzionerebbe. Voi, che ne dite? °(1) Mi scuso con i credenti, ma qui sono attorniato da divinità più o meno esotiche e pure con il mio dio, da qualche tempo mi trovo in posizione fortemente critica. Pertanto ho deciso di scriverlo tutto minuscolo, come merita, e sono cavoli miei. Ah, dimenticavo. Quasi quasi al punto -7 ci metterei: E NIENTE AUTO!! Perché il parco macchine è costosissimo, da comprare e mantenere. Non sono forse tutti volontari che partono per aiutare popoli del Terzo Mondo? Che facciano qualche sacrificio allora, e vadano in giro con i mezzi, che sono anche più adatti per conoscere l’ambiente e la gente con cui si dovrà avere a che fare. Volete auto modernissime con aria condizionata e impianti stereo? Attaccatevi al tram! (e non solo in senso metaforico). Che se poi uno se la vuole proprio comprare, che lo faccia! Proprio come farebbe a casa sua. Con i suoi risparmi, che se la paghi (massime agevolazioni possibili da parte della Collaborazione) se la mantenga con le stesse condizioni che avrebbe al suo Paese. Con in più una massima agevolazione per vendere il suo usato in caso di trasferimento. Come mezzo di trasporto per le operazioni, sarebbe auspicabile un bel pulmino con uso di trasporto anche delle merci, e l’autista rigorosamente italiano! (Ho visto troppe malefatte da autisti autoctoni che si impossessano del veicolo e non lo mollano più.) ................................................................................................. ........................................... Eppure, far funzionare un tantinello la cosa non dovrebbe essere difficile. Innanzi tutto a quelli che danno i soldi dovrebbe essere proibito di venire a controllare il lavoro svolto. Ci sono oggi mezzi come il Web dove si potrebbe documentare senza che partano dall’Italia pseudo commissioni che con la scusa di venire a controllare, poi li devi portare al ristorante ( la pasta è scotta, non c’è l’aria condizionata, da qui il telefonino non prende…) e la notte a puttane. Poi i coordinatori, collaboratori, coadiuvatori e tecnici, per venire qui NON devono essere sposati e nemmeno fidanzati. Perché, per una inesorabile legge del contrappasso, più è abile il coordinatore, più è rompipalle la moglie, che deve avere un’auto personale, un’altra per portare i figli a scuola, qualcuno che le faccia la spesa, un autista a disposizione per lo shopping eccetera. Il tutto con un’aria disgustata come dire, io non ci volevo venire… Le fidanzate rimaste a casa, distraggono l’operatore. Insomma immaginate che questo poveraccio le abbia detto: sai, vado a Cuba. -Ah sì? Risponde lei. Vai a divertirti con quelle puttane? Allora sai cosa faccio? Mi faccio scopare dal primo che passa. E stacca il telefonino, e lui giorno e notte a passeggiare come un pazzo in ogni luogo dell’isola nel tentativo di parlarle per telefono, con conseguente perdita di tempo e di concentrazione. Che poi, non è che qui manchi la materia prima. Anzi. Succede spesso che l’operatore, adattandosi agli usi locali, si faccia l’amante con tutte le complicazioni operative che ne conseguono. Terzo punto: è proibito a TUTTI i cubani che partecipano al Progetto di venire in Italia. Eh sì, perché tra tutti gli italiani che arrivano e devi andare all’aeroporto a prenderli, e i cubani che sono in partenza perché ti sei inventato un’invito ad una pseudo conferenza o pseudo corso di specializzazione, con tutta la trafila di documenti necessari all’espatrio, qui più che un’organizzazione umanitaria, pare un’agenzia di viaggi. A scopo benefico. Senza dimenticare le rogne che danno poi quelli che approfittano del viaggio e non fanno ritorno… …e tutte le spese a carico del Progetto… Che poi, controllare non è facile. Ti faccio un esempio. Mettiamo che il Progetto preveda il contributo a costruire case di mattoni in un Barrio invivibile con case di legno o peggio di lamiera. Tu metti su un cantiere e ci metti sabbia cemento e fai costruire mattoni o blocchi per i muri. Il governo si fa bello con i tuoi soldi e dice: Questa è la battaglia per le idee! Ogni capo famiglia che lo richiede avrà il materiale necessario e una minibrigata che lo aiuterà nella costruzione! Ci vogliono mille blocchi piccoli o 350 grandi per costruire un nuovo locale. Ammetti che ti arrivino 40 richieste a cui dai il 70% della tua produzione ( il 30% te lo hanno rubato all’origine). Bene, alla fine dell’operazione scopri che solo 10 capi famiglia hanno eseguito i lavori. Gli altri o perché incoscienti, o perché tanto affamati da non ragionare, si sono venduti il materiale che al mercato nero vale un centinaio di dollari. Come giustifichi a chi viene a controllare che ti mancano le 30 case preventivate? Facendo salti mortali, facendogli vedere il sole per la luna o portandoli a puttane. E invece, non c’è nulla da nascondere! Perché quei blocchi non sono spariti e nemmeno se li sono mangiati. Solo c’è stato un altro capo famiglia che a costo di sacrifici ha trovato i cento dollari e SI E’ COSTRUITO UNA CASA! Solo in un altro luogo dell’isola, che non è dentro il perimetro del tuo progetto, ma perlamadonna (non ti preoccupare, la Cassazione ha detto che non è una bestemmia) la casa c’è! E abbiamo contribuito a costruirla. Capisci? Ma come glielo fai capire, a quelli? Io uccido….Faletti Chissà quali e quante sono le strade che portano un libro scritto in italiano da queste parti. A me è arrivato per le mani questo fenomeno editoriale e me lo sono letto tutto. Credo si tratti del più eccellente, del meglio confezionato e del più intelligente prodotto di questi ultimi tempi in fatto di Marketing. No, per carità, non parliamo di letteratura. Questo ammasso di luoghi comuni, di stereotipi della narrativa gialla, questa accozzaglia di nomi improbabili, di moribondi che scrivono con il sangue ma la scritta si deve leggere allo specchio, di doppie personalità alla Psyco, di cambi di identità che non usava più neppure la vecchia Agatha Christie, hanno la qualità di un discreto Giallo Mondatori che si poteva scrivere in 180 pagine ma che si sbrodola lungo altre 500 inutili fogli che però fanno volume. Pensate che un pacco di 700 pagine viene venduto a 5 Euro. Roba che si deve sapere con largo anticipo il breck-even. O no? Ecco che io mi sono immaginato l’operazione così come dev’essere stata organizzata. Il libro è infarcito di descrizioni dettagliate di Montecarlo, dei suoi locali notturni, di Radio Montecarlo, della sua efficiente polizia. Roba da P.R. Inoltre ci sono le Marche. Proprio così. Il libro è infarcito di prodotti, dalla Coca Cola, alla Megane, alla BMW, con acque minerali, toniche, telefonini, Fanta e altro. Mi sono chiesto: e se questa fosse la più inedita, la più coraggiosa ed avanzata operazione che un Creativo abbia mai portato in porto? Immaginate questo Capoccione che mette insieme l’operazione: raggruppa un po’ di agenzie di pubblicità, si spartiscono quote di tiratura da promuovere o da distribuire, una editore intelligente che voglia rischiare, un personaggio televisivo credibile che con pochi passaggi in televisione spinga in alto il prodotto… Già, ma quale prodotto? Facile. Il delitto seriale è la bassa editoria che maggiormente vende in questo ultimo periodo, insieme ai libri di cucina. Non escludo che Faletti lo abbia scritto. E’ abile, intelligente ed ha un cuore di poeta. Forse, in perfetta buona fede, pensa persino di aver scritto un buon libro. Poi però il prodotto è passato attraverso maglie di verifica come fanno gli americani con i loro film. Ci sono cento mani in quel prodotto e centomila stereotipi. Ma è il fenomeno editoriale dell’anno, deve ben dirci qualcosa! Sì, certo. La prima cosa che ci dice è che la narrativa, mai nata in Italia, è morta da un pezzo e che sull’esempio di stimati precedenti, grazieal Marketing ha raggiunto un punto di non ritorno. King, Brown e Faletti hanno tracciato la strada. Si salvi chi può. P.S. Voi adesso mi direte, ma Coso, proprio desso te la prendi con Faletti? Ah, se fosse per me vi scriverei un trattato contro i gialli di Camilleri. Credo che l'ostilità a Faletti sia nata con il Kir Royal che si fa con lo champagne. E non avrò mai più l'occasione per dirglielo. Ma Camilleri, perdinci, il più grande autore italiano morente, che ha inventato una lingua letteraria, uno stile, un personaggio, un luogo immaginario, certo è destinato alla imperitura memoria, ma ditegli di leggere Edgar Allan Poe, per favore, perchè di letteratura gialla, non capisce un kazzo... Personaggi che scompaiono, finali che non si capisce bene dove sono finiti i comprimari, soluzioni senza colpo di scena, insomma, la fortuna di Camilleri è la RAI dove era funzionario e dove per conosciuti motivi è riuscito a farsi mettere in onda i primi racconti. DOPO il pubblico ha scoperto la sua letteratura, altrimenti rimaneva un Scerbanenco in sedicesimo... Vabbè, andiamo ltre. C'e' del fuoco sotto la cenere... Mamma mia che casino! Ho ricevuto proteste e insulti da ogni parte per la mia segnalazione del Progetto Varela, tanti che rispondo in maniera circolare a tutti. Prima di tutto mi pare superfluo ribadire che voi abbiate più notizie di me che sono qui. E’ come se mi fossi calato in un pozzo dove si vede poco o nulla e vi gridassi fuori quello che sento e che tocco. Perchè da queste parti di notizie – secondo la definizione comunemente accettata nella nostra cultura – non ce ne sono. Qui ci sono comunicati, proclami, propaganda, pettegolezzi, sentito dire e tutto quello che percepisco potrebbe essere catalogato con il termine giornalistico americano: Phony, cioè qualcosa tra il chatting e l’orecchiato che dalle nostre parti non potrebbe mai essere utilizzato perchè non risponde alle famose cinque domandine di Kipling (Chi o che cosa, come quando dove e perchè) ma che da qui, facendo di necessità virtù, si deve tenere buono, andando magari ad incrociarlo con altri sentito dire, con il fine di ridurre al minimo lo sparare cazzate. Dell’argomento che stiamo trattando, i precedenti che ho conosciuto sono questi: Le condizioni che il Vaticano pose per la visita del Papa fu la liberazione di alcuni dissidenti, e ne furono liberati circa treecento. Nel libro di memorie scritte dal F.idel prima di scomparire, (100 ore con F. edito lo scorso ottobre) lui, che credo sincero perchè consapevole di consegnare la sua versione alla Storia prima di uscire di scena, dice che il Papa in persona durante la sua visita gli consegnò un elenco di un’altra settantina di politici ancora detenuti, ma una nota ufficiale del governo dimostrò che una cinquantina di essi erano stati liberati in precedenza per ragioni di salute. Alcuni dissidenti, dicono che molti di questi prigionieri politici sono tuttora detenuti e se ciò fosse vero dimostrerebbe che un reato di opinione da queste parti può essere punito con una pena detentiva che va dai 16 ai 25 anni. Pensate che noi abbiamo brigatisti che hanno tramato contro lo stato, hanno ucciso, sono stati catturati, processati e scontata la loro pena adesso sono liberi e fanno gli editori e tengono conferenze... Ecco i dissidenti c.ubani dello stesso periodo sarebbero ancora in prigione. La seconda cosa che vi segnalavo è che c’è del fuoco sotto la cenere e che da quando il F. è letteralmente scomparso e questo popolo in trance sta aspettando che compaia all’improvviso come fosse Hudini, ecco in questo periodo il foglietto ha ricominciato a circolare. Tutto qui. Aerei personali del F. non ce ne sono. C’è solo un Mercedes corazzato che Lui non voleva usare ma che i più dei 600 attentati alla sua persona lo hanno costretto ad adottare. D’altra parte, solo il pensare che Lui possa soddisfare la sua Vanità con un oggetto, sebbene prestigioso, dimostra che non si è letto il suo pensiero e la sua storia. E’ un uomo frugale, che vive in modo ascetico, tutto compreso nella sua Mistica. Se, come dice Forbes, è tra i quattordici dittatori più ricchi del mondo, lo sapremo alla sua morte, perchè come mi ha detto il mio grande amico svizzero, i flussi di denaro non si possono nascondere. In attesa, rimaniamo nel dubbio. P.S. Gianni Minà raccontava che nel suo ultimo incontro, lo trovò nel suo ufficio riempito all’inverosimile di frigoriferi di ogni marca e tipo. Ecco, lui li stava provando personalmente prima di adottarli per la popolazione. Capito il soggetto? DIBATTITO. Intervista con l’ambasciatore cubano presso la Santa Sede «Siamo una democrazia sotto assedio» Isidro Gómez Santos difende l’operato del governo cubano messo sotto accusa dalla comunità internazionale dopo le recenti condanne a morte Fidel Castro per saecula saeculorum L´"intoccabilità" del suo regime è divenuta dogma costituzionale. Ecco come il Líder Máximo schiaccia i virgulti di libertà. E umilia la Chiesa di Sandro Magister (Da "L´Espresso" n. 27 del 28 giugno-4 luglio 2002, titolo originale "Intoccabile Fidel") Mercoledì 12 giugno pioveva a dirotto sull´isola, eppure erano tutti in strada a marciare. Anche nei villaggi più sperduti. Novecentoquarantasette cortei, più quattordicimilasettecento comizi di zona, con un totale di 9.664.685 cubani mobilitati, stando ai contabili del regime. La sera prima, in televisione, Fidel Castro l ´aveva detto chiaro: solo le donne incinte e i vecchi invalidi o asmatici erano dispensati dalla "Gran Marcha". E non era finita. Dopo la marcia, tutti in fila a firmare una petizione di riforma della Costituzione. Anche qui con un diluvio di adesioni. Il 18 giugno il responso ufficiale: più di 8 milioni le firme raccolte, pari al 99,3 per cento dei cittadini sopra i 16 anni. Altri dieci giorni e il parlamento cubano, all´unanimità, dà per fatto il referendum e vota le modifiche costituzionali richieste. Tutto per infilare nella Carta una parola in più: «intocable». Applicata al «régimen polÍtico, económico y social» in vigore da 43 anni a Cuba. Intoccabile. Perché qualcuno ci ha provato davvero a mettervi mano. La mobilitazione kolossal «a difesa del socialismo» orchestrata da Castro ha finto di scagliarsi contro gli Stati Uniti d´America. Ma il vero nemico era in casa: un manipolo di democratici genuini, cubani con tanta voglia di libertà, che sono riusciti a infilare un cuneo negli ingranaggi della dittatura castrista. Oswaldo Payá Sardiñas è il capitano coraggioso di questa compagnia d´assalto. Aveva 17 anni nel 1969, quando per qualche parola critica scappatagli a scuola finì ai lavori forzati nelle piantagioni di canna e nelle cave di pietra, a sudare 10 ore al giorno per tre anni di fila. «Ne venni fuori con una fede più forte che mai nelle nostre capacità di cambiamento», dice oggi che di anni ne ha 50 ed è diventato il dissidente cubano più famoso nel mondo. La notorietà è il suo scudo. Ai primi di maggio, quando l´ex presidente americano Jimmy Carter ha visitato Cuba, Oswaldo Payá è entrato in tutti i notiziari. E subito dopo nella lista dei futuri Nobel per la pace. La "Gran Marcha" indetta da Castro l´ha criticata senza alcuna timidezza: «Definire intoccabile il regime politico, economico e sociale vigente è una pura e semplice autoproclamazione di totalitarismo». Lui, per cambiare questo regime, l´ha studiata ben bene. Nella Costituzione cubana c´è un articolo, il numero 88, che impegna il parlamento a esaminare le richieste sottoscritte da almeno 10.000 cittadini. Nessuno in passato vi aveva mai fatto in ricorso. E invece perché non provarci? Oswaldo Payá lanciò l´idea e ne nacque un anno fa il Progetto Varela: una richiesta di referendum su cinque punti di riforma costituzionale. I cinque punti sono il diritto di libera associazione, il diritto alla libertà di parola e di stampa, l´amnistia per i detenuti politici, il diritto di costituire imprese private, libere elezioni multipartito entro un anno dal referendum. Payá e i suoi intitolarono a Varela questo pacchetto di riforme perché Félix Varela è un padre della patria e un simbolo di libertà. Sacerdote e uomo di cultura, vissuto nella prima metà dell´Ottocento, è stato per Cuba quello che in Italia sono stati l´abate Antonio Rosmini e don Luigi Sturzo: un grande teorico della politica, d´impronta cattolica liberale, e un politico lui stesso. E questa è anche l´ispirazione di fondo di Oswaldo Payá e degli altri 140 gruppi che hanno aderito al Progetto Varela. Sono in gran parte cattolici. Payá ha fatto le ossa in una parrocchia dell´Avana e nel 1988 ha fondato un Movimiento Cristiano Liberación. Ma sia lui che gli altri non hanno niente a che vedere con la marxisteggiante teologia della liberazione in voga nell´America latina. Piuttosto, rispondendo ai cronisti durante la visita di Carter a Cuba, Payá ha suggerito un altro parallelo. Con la Polonia di Solidarnosc e di Lech Walesa, e il suo pacifico passaggio dal comunismo alla democrazia. Contro i dogmi del castrismo è sferzante. «La scristianizzazione di Cuba l´hanno voluta per sottomettere il popolo alla paura e al potere», ha detto in un´intervista al giornale della diocesi di Miami in Florida, piena di emigrati cubani. Raccogliere le firme necessarie per portare il Progetto Varela in parlamento non è stato facile. Era come iscriversi a una lista di proscrizione. «Eppure siamo riusciti a rompere la paura, comprensibile in un paese dove lo Stato è anche l´unico datore di lavoro», dicono i promotori. Nella primavera di quest´anno le firme raggiunsero quota 11.020. Il 10 maggio Oswaldo Payá depositò la petizione in parlamento. E il regime? Zitto. Un suo rappresentante ha aperto bocca solo per dire che i promotori del Progetto Varela sono «a libro paga degli Stati Uniti». Quanto alla polizia, tiene sotto pressione i firmatari. Uno dei più in vista, Ernesto MartÍnez Fonseca, l´hanno messo quattro giorni in prigione, ai primi di giugno. Finché a Fidel Castro è venuta l´idea di spazzar via l´incomodo organizzando «la più grande manifestazione di tutta la storia di Cuba». Tutti in piazza e tutti a firmare la contropetizione per blindare per sempre il regime. Potenza dei numeri: 8 milioni contro 11 mila. Castro sapeva che il parlamento avrebbe dato «doverosamente» la precedenza ai primi. E una volta scritto in Costituzione che il castrismo è «intocable», ora sogna che sulla sua dinastia non tramonti più il sole. __________ Il progetto Varela LA RICHIESTA DEI CITTADINI CUBANI Diamo conto del progetto semplice, ma incisivo che sommergerà definitivamente il regime oppressivo e liberticida di Fidel Castro. Diamo conto di questo testo preliminare, che a nostro avviso anticiperà la nuova Costituzione cubana. La-politica.net appoggia questo progetto, che chiede solo i diritti fondamentali dell'uomo. Questo è il testo che abbiamo firmato e sottoposto all'Assemblea Nazionale del Potere Popolare affinché metta sotto consultazione popolare, per mezzo di un Referendum, ognuna delle cinque proposte seguenti: 1A Che le trasformazioni necessarie alle leggi siano fatte in modo da conservare il bene comune ed il rispetto dei diritti dell'uomo riconosciuti universalmente ed alla dignità umana, che garantisce ogni cittadino: 1.A.1. Il diritto di associarsi liberamente secondo i propri interessi ed idee, in modo che si possano costituire delle associazioni sociali, politiche, economiche, culturali, del sindacato, dell'allievo, religiose, umanitarie legalmente riconosciute, che sia rispettato il principio del pluralismo e della diversità delle idee nella società. 1.A.2. I diritti alla libertà d'espressione e di stampa, in modo che la gente, individualmente o in gruppi, possa pronunciarsi ed esprimere le loro idee, credenze e pareri per mezzo della parola parlata e scritta ed attraverso tutti i mezzi diffusione ed espressione. 1.B. Le leggi che garantiscono questi diritti dovranno entrare in vigore in un termine non superiore ai sessanta giorni dopo l'approvazione positiva del Referendum. 2.A. Che decreti un'amnistia per tutti i prigionieri, imprigionati per motivi politici e che non hanno partecipato ai fatti che hanno attentato direttamente alla vita delle persone. Questa legge d'amnistia dovrà entrare in vigore in un termine non superiore ai trenta giorni dopo l'approvazione positiva del Referendum. 3.A. Quale trasformazioni necessarie alle leggi sono fatte in modo da garantire ai cittadini il diritto di costituire aziende private, sia 'individuali che cooperative, effettuare attività economiche che potrebbero essere produttive e sulla vigilanza di quello si pattuisce fra gli operai e le aziende per il funzionamento di queste aziende può essere stabilito, nelle condizioni buone, in cui nessun oggetto può ottenere di produrre il reddito sullo sfruttamento del lavoro. Queste nuove leggi dovranno inoltre garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e dei cittadini e degli interessi della società. Queste nuove leggi dovranno entrare in vigore in un termine non superiore ai sessanta giorni dopo l'approvazione positiva del Referendum. 4.A. Transformazione della leggi elettorali in modo che venga garantito: 4.A.1. La determinazione delle circoscrizioni elettorali per l'elezione, in ogni caso, dei delegati per l'Assemblea Comunale del Potere Popolare, dei delegati per l'Assemblea Provinciale del Potere Popolare e dei delegati per l'Assemblea Nazionale del Potere Popolare. 4.A.2.1. Che in ogni circoscrizioni determinate per le elezioni comunali venga scelto, dal voto diretto dei relativi elettori, un delegato per l'Assemblea Comunale del Potere Popolare. Ogni elettore potrà votare soltanto un candidato. 4.A.2.2. Che in ogni circoscrizioni determinate per le elezioni provinciali venga scelto, dal voto diretto dei relativi elettori, un delegato per l'Assemblea Provinciale del Potere Popolare. Ogni elettore potrà votare soltanto un candidato. 4.A.2.3. Che in ogni circoscrizioni determinate per le elezioni nazionali venga scelto, dal voto diretto dei relativi elettori, un delegato per l'Assemblea Nazionale del Potere Popolare. Ogni elettore potrà votare soltanto un candidato. 4.A.3. Che i cittadini siano nominati come candidati ai delegati per le Assemblee comunali e provinciali e come candidati ai delegati all'Assemblea Nazionale del Potere Popolare, solamente e direttamente per mezzo delle firme raccolte dagli elettori nella circoscrizione a cui corrisponde, secondo le circostanze che sono state esposte nei punti 4.A.4, 4.A.4.1, 4.A.4.2 e 4.A.4.3 di questa richiesta. 4.A.4. Che le circostanze necessarie e sufficienti in modo che un cittadino per quanto candidato sia nominato: 4.A.4.1. Per attenersi alle circostanze che organizzano gli articoli 131, 132 e 133 della costituzione della Repubblica in modo che un cittadino abbia diritto al voto e che sia scelto. 4.A.4.2. La presentazione alle autorità competenti, con un termine di non meno di trenta giorni precedenti alle elezioni, delle firme, sostenenti la relativa candidatura, di non meno del 5% del numero di elettori di circoscrizione che aspira rappresentare. Ogni elettore potrà esprimere soltanto una preferenza per il candidato all'Assemblea Nazionale del Potere Popolare, una per il candidato all'Assemblea Provinciale del Potere Popolare e una per candidato all'Assemblea Comunale del Potere Popolare 4.A.4.3. Un cittadino per aver il diritto di candidarsi all'Assemblea Comunale deve risiedere nella circoscrizione corrispondente, per aver diritto di candidarsi all'Assemblea Provinciale deve risedere nella provincia corrispondente, per aver diritto di candidarsi all'Assemblea Nazionale deve avere cittadinanza cubana. In ogni caso per essere candidato un cittadino dovrà risedere da almeno un anno precedente alle elezioni nel paese. 4.A.5. Che gli elettori, gli aspiranti candidati ed i candidati abbiano il diritto di riunirsi in assemblea senza nessun termine eccetto che il rispetto all'ordine pubblico, per esporre le loro proposte ed idee. Tutti i candidati avranno il diritto al giusto uso dei mezzi di diffusione. 4.B. La nuova legge elettorale dovrà entrare in vigore in un termine non superiore ai sessanta giorni dopo l'approvazione positiva del Referendum. 5. Le prime elezioni generali si dovranno tenere in un termine tra i 270 giorni e 365 successivi alla realizzazione di questo Referendum. Avana, Cuba, 6 di marzo di 2001 C'e' del fuoco sotto la cenere... Mamma mia che casino! Vediamo di capirci meglio: certo ricorderete che la mia decisione di venire qui a vedere di persona, scaturì dalla grande confusione creata da coloro che da qui ritornavano: chi ci vedeva il Paradiso in Terra, altri scotevano la testa. Di fatto non ci si capiva, e non ci si capisce una beata fava di niente. Ecco il primo punto. Se in un sistema chiuso tu chiami bianco una sostanza di colore bianco, ma nel tempo questa si ossida fino ad assumere un altro colore. Se tu per convenzione con tutti gli appartenenti al sistema chiuso decidi per tradizione o per qualsiasi altra ragione di continuare a chiamare questo colore bianco. E’ una verità o è menzogna? Non può essere una menzogna perché non vi è nulla di nascosto, ma per il mondo FUORI da quel sistema se non si tratta di menzogna, certamente si sono persi i parametri di giudizio. Così potresti trovare un sistema come questo che organizza corsi di etica e morale della rivoluzione, mentre tu eri fermo a Marx e MaoTze che asserivano che non c’è etica nella rivoluzione, che essa non è come sedersi a tavola e passarsi con educazione le vivande, (cito a memoria) ma la rivoluzione è sangue e merda, merda e sangue. E allora, come la mettiamo? Scusate se la prendo alla larga ma è questo un argomento che meriterebbe un libro intero. Quando il Comandante disse a questo popolo: Tutti devono avere un’istruzione, non garantì a nessuno che questo popolo sarebbe poi divenuto alfabetizzato! Sono tali e tante le radici che fanno di questo popolo un’entità tattile-auditiva, che nemmeno la sommaria istruzione che gli garantisce questo sistema può modificare. E’ un po’ come se Lui avesse detto: da quest’oggi studiate tutti il Tedesco! Ecco che dopo una trentina d’anni ci sarebbe un popolo che più o meno parla tedesco, ma NESSUNO che ne abbia assimilato i costumi, le tradizioni, la Storia. Insomma, nessuno è diventato tedesco. Mi spiego? Alla stessa maniera, salvo una piccola parte di intellettuali finissimi, sradicati dal sistema e per questo parzialmente nevrotici o doppiogiochisti, tutti gli altri sono da considerarsi ‘’primitivi’’ secondo il termine adottato dagli occidentali fino al secolo scorso quando parlavano di società audio-tattili come la Russia, la Cina, la stessa Irlanda o alcune regioni del nostro Sud. Non so se le cose sono cambiate, ma ai miei tempi ad Hong Kong c’erano le Pagine Gialle e a Pechino no. Là non sentivano il bisogno di un elenco telefonico (nemmeno a Mosca, se per questo) e nemmeno della mappatura della città. Il McLuhan attribuisce questo alla loro scrittura che non possiede un alfabeto fonetico, ma io non sono d’accordo con lui (e non solo su questo punto) perché a Tokio, per esempio, usano gli stessi ideogrammi ma non solo c’erano le mappe della città sulle Pagine Gialle ma all’ingresso di ogni stazione del Metro ci sono cartelli giganteschi con VOI SIETE QUI, senza il quale mi sarei perso inesorabilmente. Ecco quindi che alcune discussioni sopra i Massimi Sistemi, quali la libertà di stampa per esempio, non hanno ragione d’essere perché è il raffronto tra una società VISIVA contro una società AUDIO-TATTILE che ha altri valori. E mentre noi ci scandalizziamo della loro impossibilità di esprimere opinioni, loro sottolineano il fatto che i nostri mezzi d’informazione sono posseduti da gruppi capitalistici che impediscono l’accesso all’informazione che deve passare da professionisti specializzati al soldo del padrone. Ai tempi delle purghe di Stalin vi stupirà leggere verbali di tribunali in cui gli accusati venivano condannati perché AVEVANO PENSATO contro il regime, e questo veniva considerato un delitto poiché il Popolo è una massa omogenea che esclude ogni individualità. E loro sono ben contenti di avere un telegiornale a reti unificate che legge gli articoli del periodico che è un organo di partito, piuttosto di avere una serie di notizie che si contraddicono tra di loro, manipolate (secondo loro) da sporchi capitalisti! Mi fermo qui ma non è escluso che se la cosa vi interessa potrei scrivere ancora sopra questo argomento. Per il momento esorto tutti a sospendere il giudizio, o almeno a tenere larghe le maglie della critica nei confronti di una società che è tenuta insieme da altri valori, che, badate bene, NON E’ DETTO CHE SIANO INFERIORI AI NOSTRI!! Sono solo diversi. p.s. Non passa giorno che al telegiornale non dicano che il presidente del tale congresso ha ricevuto una telefonata dal Fidel che si complimentava per i lavori, o che il tale primo ministro straniero ha ricevuto una telefonata di benvenuto, o compaiono lettere dattiloscritte con la firma del Capo. Qui non c’è nessuno che senta la necessità di vederlo per credere che non sia già morto. La settimana scorsa, un’ennesima messinscena: aereo speciale dalla Spagna, scaricano macchinari e (forse medicine) poi un convoglio corre a sirene spiegate verso l’ultima abitazione conosciuta del Capo. Nessuna notizia sulla stampa. Solo alla televisione ( che vedono all’estero) compare un medico che dice che Lui non ha il cancro, che gode di ottima salute e miglioramento. La televisione via cavo illegale in questo paese manda in onda un servizio da parte della comunità medica spagnola che smentisce il fatto. Si è trattata di una visita personale di un vecchio amico, che ha espresso un giudizio personale non suffragato da alcun certificato ne’ riscontro medico. Secondo episodio: alla televisione danno la notizia, senza lo straccio di un filmato, di una commissione americana sui diritti dell’uomo che è venuta a visitare l’isola e il presidente ha dichiarato che è tutto a posto e qui non ci sono problemi. Io di questa commissione non ho trovato nulla. Ma non conta. Qui nessuno chiede di vedere per credere (con le conseguenti complicazioni, come dimostrano maghi e prestidigitatori). Basta ascoltare qualche parola di conforto, per rassicurarsi. Io sono il più grande esperto vivente in materia di comunicazione di massa. Oh, intendiamoci: non sottovaluto affatto il lavoro degli altri miei contemporanei, solo che per quanto mi riguarda, io faccio affidamento alla mia esperienza personale. Insomma, IO MI FIDO DI ME, anche se mi rendo conto che invecchiando sto perdendo i parametri di un certo progresso nel pensiero scientifico che corre corre, ed io ho il fiatone. L’anno scorso, per esempio, dopo l’esperienza ad Arcoiris di Modena, incontrai un gruppo di professorini di antropologia che discutevano incazzatissimi rimettendo in discussione tutto lo strutturalismo sessantottino, ed io me ne stavo là, mimetizzato dentro i loro discorsi, ad assistere a questo sfacelo. Perché se all’Antropologia, che non è una scienza esatta, ci togli lo strutturalismo, ti rimane Antropologia Culturale che è roba dell’altro secolo, ti pare? Eppure queste revisioni da parte dei giovani sono necessarie. Che passassero tutto lo scibile col pettine fino! Solo così si trovano strade nuove! Accidenti. Mi rendo conto che i miei post sono fuori dalle misure tollerate dalla velocità della comunicazione di questo Forum. Spero solo mi capiate: non ho la televisione (ovvero ce l’avrei, ma è inguardabile) e uso il computer come diario. Se aggiungete che stiamo mettendo in discussione la mia testimonianza qui, ecco che sto cercando un senso, un significato a tutta questa faccenda. Intanto, questi nostri lunghissimi 3D sono la dimostrazione palpabile di come Internet abbia modificato l’informazione. Se non eravate d’accordo con i grandi inviati della carta stampata, arrotolavate il giornale o ci avvolgevate l’insalata. Ora c’è una pressione crescente – anche nei confronti dei piccolissimi ed insignificanti testimoni - affinché venga modificato il metodo del dare le notizie, chi rimbalzeranno nella rete in forma incontrollabile. E’ terminato l’unico senso che aveva l’informazione e sono cominciati i centri senza periferia. Chissà se questa volta sarà una cosa buona. Perché cominciò così pure il Medio Evo: i romani persero l’Egitto e con esso il papiro. Le strade, che avevano iniziato come armi di distruzione di massa, ora erano strade di carta e di comunicazioni tra Roma e l’Impero. Quando la comunicazione si interruppe, crollò tutto. Speriamo che oggi nessuno stacchi la corrente. Vediamo di capirci meglio: certo ricorderete che la mia decisione di venire qui a vedere di persona, scaturì dalla grande confusione creata da coloro che da qui ritornavano: chi ci vedeva il Paradiso in Terra, altri scotevano la testa. Di fatto non ci si capiva, e non ci si capisce una beata fava di niente. Ecco il primo punto. Se in un sistema chiuso tu chiami bianco una sostanza di colore bianco, ma nel tempo questa si ossida fino ad assumere un altro colore. Se tu per convenzione con tutti gli appartenenti al sistema chiuso decidi per tradizione o per qualsiasi altra ragione di continuare a chiamare questo colore bianco. E’ una verità o è menzogna? Non può essere una menzogna perché non vi è nulla di nascosto, ma per il mondo FUORI da quel sistema se non si tratta di menzogna, certamente si sono persi i parametri di giudizio. Così potresti trovare un sistema come questo che organizza corsi di etica e morale della rivoluzione, mentre tu eri fermo a Marx e MaoTze che asserivano che non c’è etica nella rivoluzione, che essa non è come sedersi a tavola e passarsi con educazione le vivande, (cito a memoria) ma la rivoluzione è sangue e merda, merda e sangue. E allora, come la mettiamo? Scusate se la prendo alla larga ma è questo un argomento che meriterebbe un libro intero. Quando il Komandante disse a questo popolo: Tutti devono avere un’istruzione, non garantì a nessuno che questo popolo sarebbe poi divenuto alfabetizzato! Sono tali e tante le radici che fanno di questo popolo un’entità tattile-auditiva, che nemmeno la sommaria istruzione che gli garantisce questo sistema può modificare. E’ un po’ come se Lui avesse detto: da quest’oggi studiate tutti il Tedesco! Ecco che dopo una trentina d’anni ci sarebbe un popolo che più o meno parla tedesco, ma NESSUNO che ne abbia assimilato i costumi, le tradizioni, la Storia. Insomma, nessuno è diventato tedesco. Mi spiego? Alla stessa maniera, salvo una piccola parte di intellettuali finissimi, sradicati dal sistema e per questo parzialmente nevrotici o doppiogiochisti, tutti gli altri sono da considerarsi ‘’primitivi’’ secondo il termine adottato dagli occidentali fino al secolo scorso quando parlavano di società audio-tattili come la Russia, la Cina, la stessa Irlanda o alcune regioni del nostro Sud. Non so se le cose sono cambiate, ma ai miei tempi ad Hong Kong c’erano le Pagine Gialle e a Pechino no. Là non sentivano il bisogno di un elenco telefonico (nemmeno a Mosca, se per questo) e nemmeno della mappatura della città. Il McLuhan attribuisce questo alla loro scrittura che non possiede un alfabeto fonetico, ma io non sono d’accordo con lui (e non solo su questo punto) perché a Tokio, per esempio, usano gli stessi ideogrammi ma non solo c’erano le mappe della città sulle Pagine Gialle ma all’ingresso di ogni stazione del Metro ci sono cartelli giganteschi con VOI SIETE QUI, senza il quale mi sarei perso inesorabilmente. Ecco quindi che alcune discussioni sopra i Massimi Sistemi, quali la libertà di stampa per esempio, non hanno ragione d’essere perché è il raffronto tra una società VISIVA contro una società AUDIO-TATTILE che ha altri valori. E mentre noi ci scandalizziamo della loro impossibilità di esprimere opinioni, loro sottolineano il fatto che i nostri mezzi d’informazione sono posseduti da gruppi capitalistici che impediscono l’accesso all’informazione che deve passare da professionisti specializzati al soldo del padrone. Ai tempi delle purghe di Stalin vi stupirà leggere verbali di tribunali in cui gli accusati venivano condannati perché AVEVANO PENSATO contro il regime, e questo veniva considerato un delitto poiché il Popolo è una massa omogenea che esclude ogni individualità. E loro sono ben contenti di avere un telegiornale a reti unificate che legge gli articoli del periodico che è un organo di partito, piuttosto di avere una serie di notizie che si contraddicono tra di loro, manipolate (secondo loro) da sporchi capitalisti! Mi fermo qui ma non è escluso che se la cosa vi interessa potrei scrivere ancora sopra questo argomento. Per il momento esorto tutti a sospendere il giudizio, o almeno a tenere larghe le maglie della critica nei confronti di una società che è tenuta insieme da altri valori, che, badate bene, NON E’ DETTO CHE SIANO INFERIORI AI NOSTRI!! Sono solo diversi. Rimane quindi indiscutibile che io sia una di quelle voci che nel dopoguerra venivano registrate dai nostri giornali come: ‘’Testimonianza di un viaggiatore di ritorno dalla Cortina di Ferro…’’ che diventò poi: ‘’Fonte anonima ben qualificata ‘’ eccetera. Perché, intendiamoci bene, io non sono depositario di nessuna Verità Rivelata. Sono solo un’ulteriore imperfetta testimonianza che voi dovete mettere insieme alle altre e da questa sovrapposizione, se ci riuscite, farvi una pallida idea di cosakazzo sta succedendo qui.. Io non ho la pretesa di unificare tutti i giudizi sulla Storia e sulla mia persona. Non sono Gesù Cristo e nemmeno Enzo Biagi, sebbene mi risulti che abbiano fatto una brutta fine tutti e due ( no, per quanto riguarda il mummificato Enzo non mi riferisco a quando lo giubilarono, ma ora che lo hanno reintegrato togliendolo alla gioia dei nipoti, poveraccio). Ho scribacchiato con mano leggera qualche bozzetto di colore, e non me ne vogliano i cubanisti duri e puri se hanno trovato nelle mie noterelle tracce di inerte qualunquismo. E’ il destino dei satiri che se riescono a sottolineare il sottaciuto, il non detto, strappano un sorriso e qualche volta mangiano alla tavola del Re. Se toccano corde sensibili invece, sono indicati al pubblico disprezzo, insultati e quando muoiono non merita(va)no nemmeno la terra consacrata del cimitero… Mi costa tempo e danaro seguire questo lunghissimo 3D che sta lasciando i binari della sana contrapposizione per salire a sublimi eccessi del teatro di Jonesco. Ma mioddio, non vorrei che ci si dovesse calare i calzoncini come quando eravamo bambini per vedere chi l’aveva più lungo, e stare qui a discettare su chi tra di noi è stato più a Cuba, o è più comunista, chi lo è da quanto tempo, chi più profondo, chi lo ha studiato di più… Io i fondamentali li ho imparati da mio padre, che non ha letto un solo libro perché doveva tirare la carretta ( non è una metafora), e l’unica cosa che gli rimprovero, pace all’anima sua, è di avermi insegnato che il Socialismo è possibile perché la gente è fondamentalmente buona. Ebbene, amici miei. Io ho fatto i capelli bianchi e sono certo che non mi sarà concesso di entrare in Paradiso per quello che vi sto dicendo, ma vi confesso che ho maturato l’idea che la gente è buona un par di palle! Ogni tanto, per la verità, trovi qualche individuo buono, ma va sempre a finire che lo prendono per il culo, e nel peggiore dei casi, lo fanno Santo o gli danno l’Ambrogino d’oro… Cosa sogniamo in fondo? Vivere liberi sani buoni e felici come il buon selvaggio di Rousseau? Vivere in una comunità di pace, dove tutti lavorino per quanto possano e si prendano quanto loro necessario, e che magari la sera ci si riunisse tutti in un’Agape serena e d’amore con letture confortanti, e canti di gioia? Lo hanno fatto i cristiani di Giacomo e di Maria Maddalena prima di noi. Ma in modo laico l’aveva tentato pure Spartaco. E nei tempi moderni ci hanno provato con i Kibbutz, col Leninismo, con Mao e poi aggiungetevi tutti gli altri che conoscete. I risultati PRATICI? Lascio a voi il giudizio. Che i tempi non siano maturi? Che forse prima dovremmo risolvere il problema della fame ? Boh Nel frattempo, il capitalismo, che ha capito che l’Uomo è una carogna e affonda le radici nei sette peccati capitali, sta facendo sfracelli, in tutti i sensi e noi ce ne stiamo qui a discutere (con la pancia piena ) la contrapposizione di una teoria di Adam Smith del 1776 contro un’altra di Marx del 1848, quando il tram andava a cavalli e i lampioni si accendevano a mano. Possibile, dico io, che in questo luminosissimo periodo della Storia non siamo stati capaci di realizzare un’idea filosofica che riguardasse il convivere in pace, la partecipazione alla democrazia, nuove forme di voto, di rappresentanza, nuovi progressi economici che non siano basati sulla proliferazioni delle armi, e altre quisquilie e pinzillacchere? Possibile, dico io? P.S. Mi prendo una pausa di riflessione. Se mi offrono lo sviluppo di un programmino tanto per farmi perdere tempo, chiedo il permesso di lasciare il paese e torno ad Haiti. Là sembra che col nuovo presidente eletto e gli americani fuori dalle palle stiano operando solo quelli dell’UNESCO che sarebbe un po’ come dare lo zucchero all’asino. Se avete notizie fresche di Haiti, di come ci si attacca ad Internet dalla capitale, e del nostro Consolato (era stato abbandonato e rispondeva al telefono un’haitiana maleducata) fatemelo sapere. Se potete. Ah, dimenticavo. Sono stato a visitare un carcere. Ve lo racconto ( se volete) un’altra volta. Cià Piano piano stiamo spostando il baricentro della discussione perdendo di vista i fatti. In pratica, cosa è successo? Ho reputato una notizia interessante il fatto che ci sia fuoco sotto la cenere e che da quando è scomparso Lui, il famigerato foglietto ha ricominciato a girare. Secondo: sono venuto in possesso di un foglio che girava a quei dì, che secondo me – ripeto secondo me – parrebbe dimostrare che il primo movimento finito con un gran repulisti, era manovrato fin dall’inizio dalla polizia segreta (con la complicità di Paya Sandinas ? Chissachilosà). Ho contribuito a fare disinformazione? Può darsi. Se ciò è successo, perdonate la mia buonafede. Per quanto riguarda l’incertezza delle notizie mi affido a filosofi più grandi di me: ‘’ …nel dire una cosa cui è facile prestare fede, si vuol solo dire che essa è probabile…per me qualsiasi cosa che è solo probabile è quasi falsa…’’ (Cartesio) Una simile posizione ha portato a considerare vero soltanto ciò che è verificabile in termini tangibili e sempre più in termini misurabili o di dimostrazione matematica… Dal momento che è impossibile fornire lo stesso genere di prova tangibile in materia di fede, morale, estetica, religione, filosofia e arte, queste materie hanno finito con l’essere trattate come questioni di opinione personale e non come oggetti di conoscenza comune. Il loro contributo al mondo contemporaneo sarà quindi INDIRETTO anche se non necessariamente inferiore a quello scientifico. (Marshall McLuhan) Il paradosso di questa certezza della conoscenza da parte del mondo occidentale è che essa deve procedere secondo il metodo del dubbio mentre il paradosso di una società audio-tattile con forti componenti tribali è che l’incertezza delle fonti di informazione rassicura la massa. (Io) Possiamo noi giudicare il sistema carcerario degli altri? Andare in galera Ci sono ferree norme di polizia che in qualche caso prevaricano i capitoli 5 e 6 della costituzione del 1976 che garantisce uguali diritti e libertà per tutti i cittadini. Questo non è affatto scandaloso, visto che persino da noi con l’etichetta antiterrorista si sono perpetrati sfracelli costituzionali. Qui inoltre c’è il fatto che il ministero degli interni e dell’immigrazione sono organi militari e in nome della sicurezza dello stato le limitazioni sono indiscutibili. Facciamo un esempio: una giovane fanciulla comincia ad andare in giro con qualche vestitino alla moda, torna a casa con qualche acquisto per la casa, compra cibo per la famiglia. Il presidente del comitato del quartiere segnala questo fatto e il nome della ragazza va a finire nel computer della polizia. Succede in seguito che la giovane incappi nella fittissima maglia di controlli individuali che la polizia ‘’specializzata’’ fa di giorno per strada. Il poliziotto chiama la centrale che trova la segnalazione e ferma la giovane costretta ad andare alla centrale. A questo punto, le segnalazioni sono due, e anche se la seconda è solo l’opinione del poliziotto che SOSPETTA un atteggiamento non conforme, sta di fatto che la giovane riceve una diffida. La terza volta che viene fermata, viene condotta davanti al magistrato che due volte alla settimana giudica questi casi in modo sommario, – secondo i nostri metodi di diritto alla difesa –e viene condannata a quattro anni di rieducazione. Questo non avviene solo per le jinetere (giovani di facili costumi) che vengono segnalate per la loro tendenza alla prostituzione, vi sono varie categorie di segnalazioni: socialmente pericoloso, tendenza criminale, e così via. Tutte passibili dei medesimi provvedimenti. Io conoscevo un giovane buffo, un po’ ribelle, che viveva di espedienti. Venne segnalato, e dopo quattro giorni di fermo di polizia (la costituzione prevede 24 ore) condannato. Ecco perché sono andato con un mio amico cubano a trovarlo in carcere ( agli stranieri non è permesso l’accesso). Premetto che noi italiani siamo gli ultimi al mondo a poter giudicare le carceri degli altri paesi, viste le condizioni miserrime delle nostre. Premetto inoltre che trattasi di un carcere di correzione e non un vero e proprio penitenziario, però devo dire che le condizioni in cui vivono questi disperati, non sono abominevoli. Ho trovato tutto pulito, i muri dipinti di fresco, le aiuole ben tenute e condizioni igieniche più che accettabili. La cosa funziona così: al mattino si aprono le celle e chi vuole andare a lavorare si mette in fila. Dopo questa prima selezione le celle si richiudono e chi non è uscito si ritrova in cattività per un altro giorno. Il gruppo di lavoro viene quindi diviso, la maggior parte va a lavorare in una cava dove si estrae la sabbia, altri costruiscono blocchi di cemento che saranno usati per la battaglia delle idee che come certo saprete è l’iniziativa più recente per dare materiale al popolo affinché si costruisca o rinnovi la sua casa. Quelli che non vanno al lavoro nella cava, sono incaricati di tenere pulito l’ambiente in cui vivono. Le visite sono predisposte nel tempo a seconda della gravità dei reati e pure il sesso con la moglie, con la fidanzata o con l’amante che ne facesse richiesta presentando un certificato medico, hanno una cadenza da un mese ai novanta giorni a seconda della condotta. La giovane che stava aspettando con ansia il suo turno d’amore, entrò con una borsa contenente asciugamani, shampoo e saponi profumati, quindi credo che in queste sale d’amore ci siano pure le docce. Sono andato via dopo più di un’ora e la giovane non era uscita, potrei supporre che pure i tempi sono molto tolleranti. Ho notato una cosa, ma vi prego di considerarla una facezia: sono tutti negri. Eh sì, lo so. Adesso mi dite che sono un maledetto reazionario, ma io su questo punto mi sto rompendo la capa: il barrio infame nel quale lavoro e che viene definito insalubre, ma io l’ho classificato invivibile è tutto composto di negri. Quando il Komandante venne indicato tra i 14 dittatori più ricchi del mondo Egli andò in televisione per una smentita a reti unificate (radio compresa) durata 11 ore e mezza. Lo accompagnavano sei ministri del suo governo, una dozzina di capi e capetti e un centinaio di giornalisti. Erano tutti bianchi. Lo feci notare nella casa di negri che mi ospitava e scoppiò un casino. La televisione è tutta bianca, in una telenovela popolarissima che sta durando da secoli, sono tutti bianchi ma l’unico cattivo è negro. In banca potrai trovare un negro alla cassa, ma i dirigenti sono tutti bianchi. Sì, lo so. Sono solo coincidenze, ma io ve le segnalo ugualmente. Ah, dimenticavo: poiché quando indico la Luna qualcuno mi fa notare la mia unghia sporca, scrivo negro e non uso eufemismi perché da queste parti è un termine che riempie di orgoglio. El ron de Cuba Oh che bello! Hanno dato l’annuncio dell’apertura di una nuova fabbrica di rum Habana Club. Squillino le trombe e trombino le squillo! Certo avrei preferito l’apertura di una fabbrica più consona ai reali fabbisogni del paese, e il fatto che sia stata la Ricard a cofinanziare lo sforzo produttivo, non mi consola più di tanto. Anzi. Per la verità mi è tornato alla mente un episodio che mi ha fatto pensare. Era il 1985 o giù di lì ed era la mia prima volta a Cuba. Come tutti i turisti alla prima esperienza, mi facevo accompagnare da un giovane che avevo incontrato fuori dall’Hotel Inghilterra, che allora era il massimo del kitch, con tre vecchie carampane che suonavano strumenti a corda mentre un poveretto ti arrotolava un sigaro e tu ti sentivi Hemingway sorseggiando il tuo daiquiri… Insomma, in una calle incontrai una ragazzina di primo pelo che pareva disponibile, ma il giovane mi disse che era una faccenda difficile perché per invitarla ad uscire di sera, avrei dovuto parlare con la madre. Non c’è problema, dissi io e lui di rimando: - Presentati con una bottiglia di ron, e vedrai che le cose andranno per il meglio – Andai in una tenda in dollari e ordinai la bottiglia del rum più scadente che ricordo bene, pagai $4,5 (diconsi quattro dollari e mezzo). Lo zucchero allora costava 20 cent. la libbra . Oggi lo zucchero bianco costa alla bodeguita il corrispettivo di $ 2,7 ma la bottiglia più a buon mercato dell’Habana Club costa solo $ 3 dollari. C’è qualcuno che sa spiegarmi com’è possibile oggi pagare il rum più a buon mercato che vent’anni fa? Ha forse qualche relazione con l’immensa schiera di ubriachi stesi a terra che si incontrano la notte, fino al mattino di buon ora? P.S. Per chi è interessato a sapere come andò a finire con la ragazzina, è presto detto. Non era di primo pelo. Sia allarga l-ALBA... Chivas Regal e il Jonny Walzer etichetta nera costavano allora una decina di dollari. Oggi costano rispettivamente 31 e 47 dollari la bottiglia. Nel suo discorso, il presidente dell’Ecuador, sull’onda dell’entusiasmo, ha lanciato un referendum per cambiare la costituzione. E’ l’unica strada che può percorrere per avere pieni poteri e impostare una serie di riforme per fare uscire il suo paese dalla miseria. L’Ecuador, quinto paese al mondo per la produzione di petrolio, non possiede raffinerie. E’ costretto così ad esportare greggio ed importare benzina. Questo ha fatto accumulare un debito di 170 miliardi di dollari. Il 33% del PIL viene usato per pagare gli interessi sul debito! Tra le materie prime c’e’ anche l’Uranio e in questi giorni c’è in visita in vari stati dell’America Latina, il presidente iraniano (non ne scrivo il nome perché temo il refuso) in nome della fratellanza tra i loro popoli. Cosa affratelli uno stato teocratico con la rivoluzione socialista in atto, ve lo lascio immaginare: Petrolio e Uranio. Vabbè. Intanto il Sud di questo continente sta rialzando faticosamente la testa. Se la bandiera è il Fidel il motore, il cuore e l’anima, era Ugo Chavez, un uomo altamente ispirato. Dopo il golpe venezuelano che lo aveva deposto e quasi fucilato, il salvataggio del Comandante lo ha fatto cadere da cavallo sulla strada di Damasco, facendolo diventare il più grande difensore dell’idea di unificazione di quest’area. Unificazione economica, ma anche militare suppongo, anche se qui in pochi lo vanno dicendo. Perché gli americani, che negli anni cinquanta spesero venti miliardi di dollari per cercare e trovare il petrolio da queste parti, difficilmente molleranno l’osso. Infatti ai confini di questi paesi si sta ammassando la più alta concentrazione di truppe e mezzi americani dopo il fronte iracheno e non mi stupirei se la signora Clinton o succedaneo, una volta vinte le elezioni facesse il gesto propagandistico di chiudere il fronte mediorientale per aprirne un altro, molto pericoloso, da queste parti. Il ministro dell’economia cubana ha dato i numeri. Il prodotto interno lordo del paese registra un più 12,5 per cento. Sarebbe superiore a quello della Cina e degli USA messi insieme. Intanto, a tutt’oggi, dopo le feste natalizie, non è ancora arrivata la carne. Dicono che succede così tutti gli anni. Io non ho problemi perché compro in dollari la carne rubata nei ristoranti che circola al mercato nero. Sempre al mercato nero, c’è un incremento anche nella vendita dei blocchi di cemento da 15. Il prezzo è di 8 pesos cubani l’uno. Praticamente, rischiando la galera, ti puoi costruire un nuovo locale con 350 blocchi, al costo di 116 dollari. Il Coiba, che ufficialmente costa dai 1,8 ai 4 dollari, veniva venduto al mercato nero per 0,75 $. Ieri me ne hanno offerto una partita di 50 sigari al prezzo di 3 per 1 dollaro. Non saprei dire se questo è un episodio isolato o una tendenza di mercato. Urka!! Sono arrivate le melanzane. Mi sono fidanzato. Sai, in un paese come questo, dove non manca certo la materia prima, non dovrebbe essere nemmeno una vicenda da segnalare. Però… Da qualche tempo mi sono trasferito in una zona un po’ più pericolosa della Vibora (ma solo di notte). In realtà di giorno appare tranquilla. Solo che hanno rotto tutti i lampioni del parco e attraversarlo comporta qualche rischio. La signora è un’anima bella attraversata dalla tristezza di avere un bimbo handicappato. Vive in una dignitosa povertà con uno stipendio di 230 pesos mensili (quasi 10 dollari) e il permesso di non recarsi al lavoro per accudire il figlio. Che ha compiuto quattro anni, l’età in cui dopo accertamenti, viene ritenuto idoneo d’essere internato e la signora ha l’obbligo di ritornare al lavoro pena la sospensione dello stipendio. E’ una donna che lotta e approfittando della sua professione d’infermiera, passa la vita ad incontrare pediatri nel tentativo di scoprire nuove terapie che aiutino lo sviluppo mentale del figlio. Le ultime medicine prescritte, costano 8 dollari la settimana. Ho letto la confezione: medicina naturale, prodotta in questo paese che con le sue radici che affondano nella santeria è all’avanguardia mondiale nell’erboristeria e affini. Stupisce quindi un prezzo tanto elevato a carico di un concittadino, ma è così. Sono venuto qui un giorno in cui ha ricoverato il figlio, con il compito di curare la casa durante la sua assenza (i furti di notte sono una consuetudine, anche nelle case abitate) e ci sono rimasto. Per non incappare in provvedimenti di polizia, ho segnalato la mia presenza momentanea alla presidente del comitato di quartiere e alla famiglia che funge da ispettorato. Il mio carnet ministeriale mi ha facilitato la cosa, nel senso, che non hanno avvertito nessuno ed io ho potuto rimanere qui, anche se è risaputo che al ministero dell’Interno ‘’non le gusta’’ -parole di un graduato dell’immigrazione, quando scoprirono che non stavo dove dicono loro, ma dove ritengo utile rimanere – ma la cosa non poteva durare. La soluzione sarebbe stata richiedere il congiungimento familiare a causa di matrimonio, ma come certo saprete per far questo dovrei divorziare dalla figliola che ho sposato ad Haiti per poterla portare in Europa e che grazie alle nuove norme europee dopo otto anni (diconsi otto) non ha ancora ottenuto il passaporto italiano. L’altra via sarebbe stata quella di fidanzarmi in attesa del divorzio. In questo caso, con l’affitto che le pago, la signora potrebbe evitare l’internamento del figlio, pagare le medicine, e rinunciare allo stipendio. E’ proprio quello che abbiamo fatto, con grande soddisfazione di tutti, compreso il suo fidanzato-amante-quasi marito, che viene a trovarla di notte facendomi fare la figura del cornuto. Ma è a fin di bene… 11 gennaio Giornata della protesta contro la prigione di Guantanamo. E’ arrivata la madre-coraggio americana che con un gruppo di attivisti è andata a protestare fuori dai cancelli. Saranno state una ventina di persone. Dopo tutto questo menare politico mi sarei aspettato una manifestazione di massa, ma erano più i giornalisti e i cineoperatori dei manifestanti. Vabbè… Tra le tante parole, un documentario-fiction molto interessante con la testimonianza di tre ex detenuti e la ricostruzione della loro prigionia. Spaventosa. 13 gennaio Sono rimasti a terra centinaia di marittimi cubani. Si guadagnavano la vita come personale di bordo delle navi di crociera. Partivano per stagioni di sei/otto mesi con un salario di 500 dollari, e dopo aver pagato una tassa consistente al governo, rientravano con 2/3.000 dollari con i quali tiravano avanti. Una stretta dell’embargo americano (sembra che quasi tutte le compagnie marittime abbiano compartecipazioni di capitale americano) li ha esclusi dal mercato delle braccia. Che poi come funziona questo embargo, io non l’ho mica capito. Ho visto con i miei occhi prima di Natale attraccare un mercantile battente bandiera americana che ha scaricato, tra le altre vettovaglie, pollo congelato e uva californiana. Sulle scatole e sui sacchetti faceva bella mostra di sé la scritta: Made in U.S.A. Ogni settimana arriva la nave della Costa piena piena di continers. Però il succedaneo dell’Aspirina costa 11,20 dollari. Mah. Adesso vi racconto una cosa che vi strapperà un sorriso (escluso a quella là, in fondo): come ogni anno per Natale, la Chiesa Cattolica ha organizzato una distribuzione di vestiti per i poveri ed ha organizzato una cena natalizia. Sono andati nel Barrio Colon (un barrio centrale, a ridosso del Prado, a qualche metro dall’Hotel Inghilterra) per rivestire i poveri. Ho visto molte volte turisti che avevano portato vestiti usati che non riuscivano a darli a nessuno, finchè li abbandonavano accanto ai cestini della spazzatura (ce n’è in abbondanza nei percorsi turistici). Il fatto è che il cub.ano è molto orgoglioso e difficilmente accetterebbe qualcosa che assomigli all’elemosina. Inoltre, leggendo le memorie di schiavi liberati,si può scoprire che è da tempi immemorabili che amano vestire bene, sprecando addirittura risorse essenziali, pur di apparire. Ci sono centinaia di tiendes dello stato che svendono abiti riciclati ricevuti da varie organizzazioni umanitarie, e queste tiendes sono sempre desolatamente vuote mentre ci sono code per entrare nei negozi con le ultime novità della moda. (ci ho scritto su qualcosa per il mio Direttore con il titolo: Elogio della Jinetera che si può trovare anche qui: http://guide.dada.net/satira/ ) I vestiti vecchi vengono raccolti in un telaio e pressati fino a farli diventare un materasso su cui dormire. Ecco che gli abitanti di Colon e altri convenuti per l’occasione, hanno svuotato i loro materassi per vestirsi da straccioni e ricevere i vestiti usati. Ora vanno in giro per il quartiere tutti orgogliosi con le loro scarpe riciclate, e le magliette stinte, con sorrisi complici, convinti di aver fatto una furbata e di aver imbrogliato l’Arcivescovo, che da parte sua starà ridendosela cristianamente pensando a cosa si deve inventare per aiutare un popolo orgoglioso! 16 gennaio Ieri era la giornata del lavoratore elettrico, oggi la giornata del lavoratore scientifico. Domani l’anniversario dell’istituzione delle FAF dopodomani la commemorazione del… Non passa giorno che non ci sia un accadimento così importante da essere riportato nel telegiornale della sera con filmati di applausi, cerimonie, militari e ministri che parlano, poi medagliette, abbracci e baci e la consegna di un diploma, un attestato o la foto del duce. Ieri finalmente è morto uno (è da mesi che alla televisione muoiono solo a Bagdad): trattasi di un dirigente della televisione e abbiano assistito ad un lunghissimo coccodrillo. Sempre ieri alla Tavola Rotonda (una trasmissione che alle 18,30 fino al telegiornale ha il compito di fare comunicazione politica che loro chiamano informazione) una signora per bene snocciolava dati, cifre e statistiche sui progressi della scienza in questo paese. Che ci sono, non lo metto in dubbio. Però mi chiedo come possa la gente recepire tutta questa massa di numeri che peraltro non vengono riportati in nessun altro medium. Mi viene in soccorso il mio buon vecchio amato McLuhan, che mi dice che i numeri sono audio-tattili e che quindi una società audio-tattile come questa, non sente nessun bisogno di LEGGERE i numeri, ma gli basta SENTIRLI. Capito l’inghippo? A questo proposito, sempre nella stessa trasmissione potreste sentirvi a disagio vedendo stimati giornalisti che vengono in televisione a LEGGERE gli articoli che nella giornata hanno trovato in Internet, riferito alla stampa internazionale. Il fatto è che leggono quello che gli pare e quanto gli pare (vecchia tecnica ) con il rischio di cambiare persino il senso di quello che ha detto il giornale a cui si riferiscono. Alla casalinga di Voghera verrebbe da dirgli: ma perlamadonna, non potete far circolare liberamente i giornali e lasciare che ognuno legga quello che gli pare e se ne faccia una sua personalissima idea? Errore. Innanzi tutto perché questo popolo non legge. Se sia perché non ha stampa o se questa mancanza sia una conseguenza, è una domanda mal posta, come se è nato prima l’uovo o la gallina (però è una speculazione filosofica interessantissima, e se qualcuno me lo chiede, potrei scriverci sopra qualche riflessione). Non è diffilice da capire: nell‘800 in Europa fioriva il romanzo inglese, francese e il romanticismo tedesco (la prosa equitonale, per intenderci). Da noi, escluso il Manzoni (di nobili origini) nulla. Questo popolo analfabeta non aveva nessun interesse nel leggere e tantomeno nello scrivere. Questo è lo splendido periodo del nostro melodramma – antica telenovela – che coinvolgeva il nostro popolo diviso nel suo percepibilissimo audio-tattile (vedasi la canzone napoletana, ecc). Qui il fenomeno è identico, duecento anni dopo. Seconda ragione, perché questa stirpe di intellettuali governativi ha il compito di pensare tutto il pensiero e la ragione posseduta dalle masse lavoratrici (ehi, non venitemi a sfrugugliare su quest’ultima frase che non è mia ma di Adam Smith). In pratica il compito dell’intellettuale non è quello di indirizzare il giudizio e la percezione individuale, bensì di esplorare e comunicare il massiccio inconscio collettivo. Contrariamente a quello che faccio io (se si volesse impropriamente – e solo in questo caso – inserirmi tra la categoria degli ALTRI intellettuali) che si può identificare come una nuova forma elettronica di veggente, di stregone, di apocalittico (andate voi a cercare le categorie dei pensatori della tribù) una sorta di errante che non potendo vendere le sue intuizioni sul mercato commerciale, elargisce a larghe mani la sua immaginazione trascendentale, incappando negli insulti degli scettici o in profonde crisi mistiche da parte degli indifesi. Non è una novità. E’ successo in altri periodi della Storia: ‘’Io sono la voce che grida nel deserto…’’’ ‘’Penitenziate, penitenziate!!’’ ‘’Il medium E’ il messaggio’…’’ Analisi del nuovo turismo a Cuba e dintorni Che poi come funziona questo embargo, io non l’ho mica capito. Ho visto con i miei occhi prima di Natale attraccare un mercantile battente bandiera americana che ha scaricato, tra le altre vettovaglie, pollo congelato e uva californiana. Sulle scatole e sui sacchetti faceva bella mostra di sé la scritta: Made in U.S.A. Il pollo veniva venduto a 1 dollaro e passa la libbra, l’uva 6 e passa dollari al kilo. Alla bodega manca non solo la carne ma sono introvabili fagioli piselli e ceci. L’inverno è mite quest’anno e abbondano insalate e vegetali. Ma agli indigeni non piace la verdura… Ci sono ancora punte del dengue nella capitale e da Santiago alcuni viaggiatori mi segnalavano un’altra epidemia. Per fortuna è inverno e con l’aiuto di Changò (divinità propizia) le cose si mantengono nei limiti dell’accettabilità. Si continua a fumigare. In pratica ti bussano alla casa, ti sbattono per strada, entrano e ti riempiono la casa di fumo antisettico. Secondo me, si poteva fare tutto ugualmente con le bombolette spray e ognuno si arrangiava da sé. In questo modo, però si mobilita la popolazione, si dà impiego a brigate di sfaccendati, si spostano persone…si fa ammuina, insomma… La storia della sostituzione dei frigoriferi, è finita piano piano nel silenziatoio. Già era un’operazione dal vago sapore propagandistico che secondo me con il socialismo ci sta come i cavoli a merenda. Perché una cosa – secondo me, badate bene – è se tu dici, da domani frigoriferi per tutti. E vai a consegnare i frigoriferi a chi non ce l’ha. Ma se tu sostituisci il vecchio, solido, immarcescibile frigorifero russo con un tenero e sbrinoso frigorifero cinese che già comincia a dare problemi, mentre chi non ha il frigorifero, ciccia, allora dimmi dove sta l’idea socialista. E’ lo stesso che succedeva quando propagandarono il cambio di condizionatori d’aria vecchi con i nuovi. Ne approfittarono alti dirigenti e ladroni che avevano trovato per strada 450 dollari per comprarsi il condizionatore mentre il pueblo si moriva di caldo. E gli altri? Socialisticamente, ciccia. Appropo’ Qualcuno mi reputa incapace di raccogliere notizie, dimenticando il mio passato di free-lance. Invece quando le notizie ci sono io uso ancora il mio vecchio naso tartufiere. Quei margniffoni dell’ufficio stampa della Ferrari di Modena, per esempio, lasciarono trapelare una notizia riservatissima di un certo Zhuang Yue – classificato da Forbes tra i 45 uomini più ricchi della Cina – che aveva invitato al suo paesello una fazzolettata di ricchissimi amici per un fine settimana in cui le più grandi marche del mondo avrebbero presentato i loro prodotti. Non solo Cartier, Rolex eccetera, ma persino le Ferrari che avrebbero sfilato nelle strade della contrada cinese (Changsha, Hunan) chiuse al traffico per l’occorrenza. L’inviato del Corriere ci fece sopra un bellissimo articolo di colore che mi incuriosì, molto. Chi è insomma questo tizio? Pensa un po’, altri non è che il titolare della Broad Conditioning una delle maggiori fabbriche mondiali di condizionatori d’aria che tra gli altri, ha come cliente il nostro Comandante che, poveraccio, sta svenando il suo paese in nome di una collaborazione tra l’ideologico e il volemose bene e che in nome dell’Internazionalismo Socialista, non si è accorto che in Cina è diventato quella cosa che permette ad un titolare di impresa di diventare ricchissimo. Non lo trovate sinistramente grottesco? No? Vabbè. Ho conosciuto un tizio Uno di quelli –ce n’è tanti – che vagano insoddisfatti alla ricerca di un senso della vita. Che poi il vero senso della vita, sarebbe che la vita non ha senso, ma vabbè. Gli hanno detto che collaboro con la Cooperazione e dopo lunghi giri di avvicinamento finalmente si è fatto sotto. E’ un uomo distinto, oserei dire raffinato, colto e dice di avere un sacco di soldi e di amicizie. Facile preda di qualche avvoltoio che gira da queste parti, così decido di proteggerlo, se possibile, e gli presto attenzione. Mi chiede se conosco qualcuno al ministero perché ha il permesso turistico in scadenza e dal 1 gennaio, e non è più possibile rinnovarlo. Vorrebbe rimanere qui ‘’per fare qualcosa’’. Gli dico che queste cose si organizzano in Italia da dove poi attraverso l’Ambasciata e il Consolato C.ubano si ottiene un permesso di lavoro. Partendo da qui, si rischia di non ottenere nulla o nel peggiore dei casi – come nel mio, per esempio – di perdere tempo inutilmente, tanto che sto maturando l’idea di tornare ad Haiti dove approfittando della mia precedente esperienza, forse potrei fare qualcosa. - Bene – mi dice – portami con te. Ti stupirò con quello che saprei fare, con le amicizie che posso smuovere, con le iniziative che ho in mente… Calma, gli dico io. Devi lasciare il paese e sarebbe una bella opportunità per rivedere i tuoi fondamentali. Potresti avviare una pratica presso qualche ONLUS e nel frattempo collaborare con organizzazioni sul posto che si occupano dei nostri poveri, dei nostri malati, dei nostri derelitti. Non ti pare? Dice che no. Ha fretta e deve ASSOLUTAMENTE fare qualcosa subito. Qui. Lontano. Mah Mi squilla il cellulare. E’ la mia maestra di danza che mi porta a ballare. Ci sono i cosiddetti matinè dove a prezzo contenuto – e solo per i cubani – si possono ascoltare grandi orchestre o complessi pop che vanno per la maggiore. La gente si diverte, e anch’io, perché mi piace da morire vedere i cubani che ballano, spettacolo che da qualche tempo si è perso nei locali alla moda dove si paga in moneta convertibile. - Vuoi venire? – gli chiedo. Pagando in dollari potrebbe entrare e fare un’esperienza. Andiamo all’appuntamento e la mia maestra si è portata dietro un’amica. - Andiamo con le negre? – mi chiede. Eh già, perché – non lo avevo notato – ma le figliole sono scure. – E quale sarebbe la mia? – chiede tra il perplesso e il nonsochè. - Guarda che non c’è tua o mia. Andiamo a ballare. Poi se ti piace qualcuna che incontri, fai tu – Dice: - No, io non chiedo altre avventure. Ho quattro fidanzate e mi bastano – Ah. Arriviamo e fa fatica a levare i soldi per pagare il taxi, tanto che arrivo prima io. Arrivo prima anche alla biglietteria. Le ragazze ridono. La più sveglia mi chiede dove ho trovato l’amico. Per strada, le rispondo. Le piace? Vuole fidanzarsi con lui? Le chiedo tra il serio e il faceto. La risposta è illuminante: - No, mi dice. Questo è uno di quelli che ti tocca e poi non paga. Siamo in anticipo e in attesa scorrono videoclip con scemenze. Dopo venti minuti, mi dice che se ne va perché la temperatura dell’ambiente non gli aggrada. Dice, allora aspetto che mi prepari un programma o un itinerario per partire entro Febbraio. Sì, sì. Aspetta. Vi ho raccontato questo episodio insignificante perché ho l’impressione che il turismo stia cambiando. Non girano più solo masse di decelebrati che girano in pullman con aria condizionata, con la cocacola gelata e il mondo dal finestrino con la voce della guida che gli spiega cosa stanno vedendo (che sarebbe poi una nuova forma di televisione, ma sul posto). Adesso si staccano individui alla ricerca di emozioni forti, gli esploratori fai-da-te (quelli che rapiscono, per esempio) o i sognatori che nel loro trance sperano in una vita diversa, lontano. Lontano da dove, poi… Lauzi cantava: con tante navi che partono, nessuna ti porterà lontano da te… Eh, sì. Perché la Terra è rotonda, ed il punto più lontano che potresti raggiungere, terminata la circonferenza, sarebbe esattamente dove ti trovi. Non ti pare? Ho deciso di fare di testa mia. Tutt'al piu´ mi cacciano. Cos'ho da perdere? Ieri si commemorava la nascita di Josè Marti, uno che sembra abbia scritto tutto lui. In una società senza orologi, dove il tempo non conta una sega, la cadenza temporale è data dalle commemorazioni, anniversari, ricorrenze. Ce n’è una al giorno. Quella di ieri mi è parsa illuminante, innanzi tutto perché non solo è scomparso il F.idel (l’ultima sua ectoplastica apparizione è stata in una lettera dattiloscritta presentata alla televisione da Ch.avez) ma non ha mostrato la faccia nemmeno il fratello. Questo popolo sonnambulo, sembra si stia abituando alla sua assenza. Ne stanno facendo un santino che mostrano in effigie in ogni occasione. Intanto, alla televisione imperversa il presidente venezuelano. Va di qua, va di là, presenzia, inaugura, parla alla televisione per ore con la stessa tecnica del suo Maestro di cui sembra abbia imparato tutte le tecniche della comunicazione, compresa la sua presenza ossessiva in tv. Apparire è ormai un modo di governare. Che, intendiamoci bene, questa nuova tendenza verso il socialismo che stanno tentando Venezuela, Ecuador, e Bolivia percorrendo l’antica idea del castr.ismo, a me non pare affatto peregrina. Dopo secoli di oppressione, finalmente hanno trovato un’ideologia unificante che fa alzare la testa all’America Latina. E gli USA, stanno guardando con ‘’preoccupazione’’ il fenomeno. Comincia sempre così: guardano con preoccupazione poi con crescente preoccupazione, osservano con allarme, registrano con sgomento, e poi invadono. Mah. Ieri mi trovavo al ministero per lavoro. Ad un certo punto, è arrivato l’ordine di lasciare l’edificio. Una prova antincendio? Un addestramento all’invasione? Niente di tutto questo. E’ arrivato il presidente (non il ministro, si badi bene) e nessuno deve rimanere nell’area. Sette Mercedes blu. Alla faccia del socialismo. Quando venne in visita la Regina di Spagna, andò a vedere l’Avana vecchia restaurata, patrimonio dell’umanità, e fu accompagnata dal demiurgo di tutta questa operazione, quell’Eusebio Leal che se c’è un Paradiso, vedrai che a lui lo faranno vedere (da lontano, ma glielo faranno vedere). Attraversando piazza S.Francesco, le si avvicinò un gattino randagio ed ella benevolmente si chinò ad accarezzarlo. Ci sono fotografie di questo gesto che hanno fatto il giro del mondo. Peccato che la foto abbia impresso solo l’immagine e non le parole che furono: - Ma non ci sono abitanti all’Avana?La regale figura aveva notato il vuoto che stava attorno alla sua persona. Inimmaginabile, in un altro paese, ma qui è la norma. Camminavo per Siboney, la zona residenziale al di là di Miramar che è la zona residenziale. Praticamente il top del top. All’ingresso di una stradina una guardia azzurra (quelli addetti alla sicurezza) mi fa segno di cambiare percorso. Il suo gesto è cauto, perché ha capito che sono straniero ed hanno il terrore di passare per autoritari agli occhi degli stranieri. Gli chiedo: Mi sta proibendo di passare? Dice, no. Affatto. Solo che è rientrato l’alto dirigente ministeriale che sta facendo la pennichella, e sarebbe bene non disturbarlo PASSANDO per la strada. Ah, dimenticavo. Mi hanno sospeso la sospensione. Solo che adesso vogliono una relazione scritta di ogni lezione che sarà assistita da un commissario. Praticamente mi stanno facendo perdere altro tempo. Però, mi hanno detto, se per caso volessi impiegare il tempo che mi rimane per andare a fare un giro, andare a puttane o altro, a loro non importerebbe. Anzi. Credo proprio che farò così: invece che perdere i miei ultimi mesi di permanenza per organizzare una cosa che non interessa a nessuno ( e che non porta benefici economici alle persone) andrò da solo verso la gente. Come un missionario. Tanto, che mi possono fare? Se mi scoprono mi mandano via. Che succeda prima o dopo, non ha importanza. Non vi pare? Vado a comprare una macchina fotografica digitale. Poi vi scrivo. El Fidel!! Sembra persino vivo!! Alleluia!! Anvedi chi c’è! Si parlava del diavolo e sono spuntate le corna. Così è ricomparso magicamente anche il fratello. Potere della televisione! Intanto al suo paese oggi è riuscito a far passare una legge per dotarsi di pieni poteri speciali tra cui la modifica della Costituzione, la costituzione del partito unico, la cancellazione dei partiti d’opposizione. Primo provvedimento: un bavaglio grande così all’informazione che d’ora in poi dovrà essere solamente governativa. Suo fratello intanto – ministro dell’istruzione – dichiara una riforma della scuola che dovrà essere improntata al socialismo. Cominciamo bene. In Ecuador stessa operazione per dotare di pieni poteri il presidente appena eletto e manifestazioni di piazza che hanno costretto il parlamento a sloggiare per pericolo di occupazione del palazzo. Da queste parti, poco da segnalare se non un grandioso accordo commerciale stretto con Guinea.Bissau Sai, io ho lavorato da quelle parti. E’ uno staterello di una milionata di abitanti la cui povertà è spaventosa. I vecchi hanno 40/45 anni, gli uomini sposano quattro mogli che aspirano ad avere almeno tre figli vivi a testa. Per fare questo debbono partorire, in media, cinque volte. Il territorio è per il 20% paludoso e un altro 10% se lo riprende periodicamente il mare. Ognuno coltiva quello che mangia. La famiglia Carter, quella del presidente USA, si arricchì sfruttando questo territorio (e la Nigeria) per la coltivazione intensiva di peanuts. Alla luce di queste informazioni, posso azzardare una previsione sui prossimi scambi commerciali. Poiché ognuno dei due paesi tende ad esportare le eccedenze, credo che l’accordo si farà su questa base: questi gli rimanderanno indietro i negri, e loro li pagheranno con le noccioline. Ehehehe. Descrizione di un ristorante socialista Hanno aperto un nuovo ristorante. Si paga in moneta nazionale, ha dodici tavoli (per legge – salvo rarissime eccezioni – non è permesso avere più di 12 tavoli) un angolo per i musicisti, ed è destinato ai cu.ba.ni. Non è permesso l’accesso agli stranieri ma io presento il mio carnet e vengo ammesso con i miei due amici indigeni. E’ un tipico esempio di ristorante socialista: dodici tavoli divisi tra otto camerieri, due capitain, un maetre hotel rigorosamente in smoking, un gerente di duecento chili che sta russando dietro il mio tavolo e un vice gerente che sta controllando una lista con il responsabile del magazzino. Sembra che i conti non tornino. Quando ti dicono che da queste parti non c’è disoccupazione, devi crederci. Ogni giorno vado alla piazza d’armi dove c’è una inutile fiera del libro. Ogni piccolo commerciante paga una tassa esorbitante per tentare di vendere ciarpame ai turisti nei tre metri quadri che gli vengono assegnati. Il posto migliore è governativo, dove con un espositore largo come un attaccapanni vendono fotografie del duce, del che, e menate varie. Lo gestiscono TRE persone, un direttore, una contabile e una commessa. Mattina e sera si presentano DUE operai che mettono e tolgono l’espositore. Ma stavamo parlando del ristorante. Non c’è molta gente. In tutto occupiamo sei tavoli ma i camerieri sembrano non accorgersi dei clienti e continuano a chiacchierare tra di loro. Dopo una ventina di minuti blocco una cameriera che passa e le chiedo se posso ordinare le vivande. Mi dice che no, c’è un solo capitain con la matita ed è l’unico autorizzato a ricevere la comanda, e ci rassegniamo. Quando viene il nostro turno, si presenta senza un sorriso e con un cipiglio militaresco ci dice, indicando la carta, che questo non c’è, quello è finito, l’altro oggi non è possibile… Insomma è rimasto pollo, insalata e pesce fritto. Vabbè, due polli e un pesce. Gli orchestrali che erano seduti ai vari tavoli chiacchierando con i parenti, si alzano e finalmente iniziano a suonare. Il gerente, probabilmente abituato a questa solfa, continua a russare. Dopo UNA canzone i musici, affranti dalla fatica, si risiedono. Dalla cucina escono parenti e amici chi con una latta da dieci chili di pomodoro, chi con una tanichetta di olio d’arachidi, qualcuno tra i più timidi, con un sandwich confezionato... Insomma, il normale approvvigionamento del parentado che usufruisce della cresta che fa il cuoco sulle vivande da servire ai clienti. Il gerente dorme. Passa un tempo biblico ma le vivande non si vedono. I musicisti intanto hanno cantato un’altra canzone che in origine doveva essere una beguine ma l’hanno tirata come il lamento di Sigfrido. Blocco la cameriera. Dice che dobbiamo pazientare perché è uso della casa preparare espresso solo le vivande ordinate. Al tavolo passano un venditore illegale di CD, venditrice di calze e un giovane sfaccendato con la solita vecchia storia del lupo, per scroccarti un dollaro. Dalla strada, tra le transenne, sbucano di tanto in tanto donne con bimbi affamati, vecchie che tendono la mano, mutilati e invalidi, tutti con l’intento di farti sentire un senso di colpa mentre ti nutri e loro no. Siamo seduti da un’ora e un quarto e i camerieri sono sempre più allegri. Noi no. Che nella preparazione delle vivande sia compreso per esempio andare a pescare il pesce o catturare il pollo? Aspettiamo. Finalmente si spalanca la porta della cucina ed esce la nostra cameriera con la nostra roba. Fredda. Ma non era tutto espresso? Tace. L’insalata è scipìta, chiedo olio e aceto. Mi dice che è già stata condita in cucina. Dico, guarda che il cuoco condisce l’insalata di casa sua, visto che ho osservato passare quantità industriali di ciarabattole destinate al parentado. E’ irritata e non risponde. Ha capito che questi tre reazionari sono contro la rivoluzione. Il gatto non si muove. Di solito questi intelligentissimi animali si avvicinano al tavolo nella speranza che cada qualche brandello di cosa buona. Questo ha capito l’antifona e preferisce aspettare qualche topo di passaggio. Illuso! Con questi chiari di luna, nemmeno il roditore troverà qualcosa nella dispensa! Il pollo è buono. - Entonce, - dico, almeno c’è la dimostrazione che il lavoro delle cooperative rende qualcosa. Sì, mi dicono. Infatti dopo una catena lunghissima di lavoro negli allevamenti avicoli, i polli attualmente li importano congelati dal Brasile. Giovedì 1 Febbraio Hanno tolto l’acqua. Nessuno sa scoprire il perché. Io mi attengo a quello che diceva Poirot: una coincidenza è solo una coincidenza, due coincidenze sono due coincidenze, ma tre coincidenze diventano un indizio. La prima coincidenza è che si celebrava la giornata del lavoratore elettrico e ci tolsero la luce per ventiquattro ore. La seconda coincidenza fu quando si celebrò la giornata del ferroviere e non ci furono collegamenti con la periferia. Ora è scomparsa l’acqua. Vuoi vedere che si celebrerà la giornata del sub? Venerdì, 2 Febbraio Sono rimasto coinvolto in due episodi sconcertanti. Il primo sarebbe che nel barrio dove mi sto muovendo e dove mi conoscono ancora in pochi, stavo per essere assalito. Era buio e non ho visto né sentito nulla. Me lo hanno riferito forse solo perchè la paura mi costringesse, per tornare a casa,a noleggiare l’unica Moscovich arrugginita che hanno da quelle parti Alla piazza d’armi dove mi parcheggio quando non lavoro, un poliziotto zelante, ha chiesto il carnet a tre persone che stavano parlando con me. Ho tentato di intervenire come faccio sempre, per mostrare che non sono un turista ma lui mi ha apostrofato dandomi del maleducato perché ho parlato con lui senza essere stato interrogato. Dico, scusi, ma volevo solo darle informazioni per migliorare la sua efficienza, visto che queste persone non stanno parlando con un turista, ma con un amico che abita qui da molto tempo. Interviene il mio amico anziano che era stato fermato: sì, dice, il nostro amico qui è residente non è un turista. Il poliziotto lo guarda con aria minacciosa e lo apostrofa: ‘’ Tu mi stai parlando gesticolando.’’ Poi passa alla seconda persona plurale, segno di minaccia incombente… ‘’Sento che mi manca di rispetto.’’ ‘’Guardi, io parlo così…’’ tenta di giustificarsi il vecchio. Il poliziotto lo porta al centro della piazza e lo obbliga a parlare tenendosi i polsi dietro la schiena. E’ una scena che credevo esistesse solo nei film con i nazisti. Il vecchio non è uno che si possa portare facilmente al posto di polizia senza che alzi una scandalosa, rumorosa, dirompente discussione sulla Costituzione e sui diritti delle persone. Quindi la cosa si conclude pressappoco con queste parole: - Siamo un popolo accogliente. Un turista mi ha chiesto la direzione, perché non posso parlargli? - Non ho detto che non potete parlare con i turisti. Ho detto che non DOVETE parlare con gli stranieri. La prossima volta ti arresto. Abbiamo passato il pomeriggio guardandoci in silenzio mentre quel maiale dall’altro lato della piazza ci teneva sott’occhio. Affumicare Questa maledetta epidemia della dengue emorragica non vuole scomparire. Colpa delle notti troppo calde che non uccidono le larve della anophele aegipty che a suo tempo venne graziosamente seminata sul territorio dalla CIA (ci sono documenti depositati al Congresso USA che a suo tempo aprì un’inchiesta). A casa mia, quando si vuole disinfestare l’area, si compra una bomboletta spray, si nebulizza nell’ambiente e dopo qualche minuto si fa aerare la stanza. Qui sarebbe pure un incremento alla produttività: si potrebbe impiantare una fabbrica di bombolette spray da distribuire gratuitamente alla popolazione e il rimanente da vendersi a prezzo politico. Alla fine dell’emergenza, ricordando che siamo nell’era dell’automazione, basterebbe riprogrammare i computer per mettere in produzione spray di vernici, lacche per capelli, profumi per l’ambiente e cose varie. Invece qui si è proceduto in questo modo: Ogni quartiere ha costituito varie squadre di sfaccendati che vengono obbligati a questo lavoro. Sono dotati di un affumicatore che sarebbe un motore diesel dentro il quale si scioglie il DDT, che essendo un idrocarburo non si scioglie in acqua. Il ministero della sanità a suo tempo ha diramato un comunicato in cui si dice che l’organizzazione mondiale della sanità ha auspicato un ritorno all’uso del DDT. Bullshit. L’OMS ha detto un’altra cosa, ma non sottigliamo. Bum, bum, bum. Bussano con violenza. E’ la squadra che fa sloggiare tutti ed entra per la disinfestazione. Scrivono sul foglietto dietro la porta che hanno fatto quel che dovevano, poi se ne vanno lasciando la gente in strada per circa mezz’ora. Sarebbe inconcepibile, dalle nostre parti. Qui invece è uno dei meccanismi che toglie l’individualità e li fa sentire parte del sociale. Le case non sono di proprietà, quindi appartengono allo Stato che ne dispone come gli pare. Bussano per controllare l’igiene, se ci sono acque stagnanti, se si bagnano i fiori, per rilevamenti statistici, e poi scrivono l’esito della visita sul foglietto dietro la porta. Qualunque cosa succeda, ci pensa lo Stato. Pure a disinfestare contro le zanzare. Che basterebbe una bomboletta spray. La fiera internazionale del libro Incredibile la fame d'informazione di questo popolo formattato... Avrei voluto visitare di persona questa magnifica manifestazione ma sinceramente non mi è stato possibile. In questi mesi di permanenza ho visto molte code, ammassi di gente e confusione nel traffico cittadino dovute alle ragioni più disparate, ma mai mi era capitato di riscontrare il parossismo che ha preso questa gente davanti alla prospettiva di vedere, toccare, gustare libri. A dimostrazione, se ce n’era bisogno, della sete di sapere e di informazione di questo popolo formattato. La cosa funziona così: si fa una coda di circa un’ora per acquistare nelle cartolerie e librerie cittadine il biglietto d’ingresso alla Fiera che si svolge al Morro, l’antica fortezza appena fuori dal centro città. Poi ci si mette in fila in una coda lunga un paio di isolati per aspettare l’autobus che porta la gente sul posto. Quindi, dopo una coda di un’altra ora si riesce ad entrare. Praticamente una giornata persa, tra le quattro ore di coda e il paio d’ore della visita. I giovani universitari si organizzano in gruppi di lettura. Un primo gruppo sale al Morro e compila un elenco di pubblicazioni appetibili. Dopo aver raccolto il denaro necessario – questo è un vero collettivo socialista, perché non conta quanti soldi ciascuno ci mette – un secondo gruppo parte per gli acquisti (e qualcosa rubacchiano). Poi i libri verranno letti da tutto il gruppo, quindi venduto a qualche ‘’particular’’ che vende libri usati ai turisti, recuperando parte della spesa. Best-seller della stagione: Il Diavolo Illustrato, una serie di aforismi messi insieme da un commento consolatorio e diviso per argomenti (sugli aforismi, e in genere il metodo didattico della Scolastica, ritorneremo in un’altra occasione). Altro best-seller: F.i.d.e.l e lo sport. Come sapete il leader maximo è un po’ come Enzo Biagi, praticamente ha scritto tutto lui. Qui si sofferma sul pensiero filosofico-muscolare ad uso e consumo degli adepti. Vi segnalo un altro best-seller, ma non è pubblicato dalla stampa ufficiale. Circola in fogli fotocopiati – mi ricorda le nostre pubblicazioni pre-universitarie, con Fanfulla da Lodi e Ifigonia in Culide- e la gente, specie le donne, ride e se li passa di nascosto. Ho aspettato con ansia che venissi eletto nel circolo dei cospiratori, e finalmente un’infermiera – forse ricordando il mio passato da crocerossino – mi ha chiesto se volevo darci una sbirciatina. Ho detto di sì, con aria indifferente, ma con la curiosità che andava bruciando. Minchia. No, nel senso che proprio di minchia si tratta. Infatti sono le foto, annerite dall’infinito passare da una fotocopiatrice all’altra, di un’operazione di esportazione del pene per il cambio di sesso. Incredibile come un argomento per noi così spinoso e doloroso per i protagonisti, sia trattato alla maniera di una pochade francese. Lo scriveva pure il Berenson nel suo trattato sull’umorismo: un argomento represso, se toccato nel suo non detto, fa scaturire il riso. E qui hanno tanto riso (anche in Cina, se per questo…) Sono arrivati i generi di prima necessita’ Ve lo avevo scritto: dicembre è un mese critico perché alzandosi i consumi, poi va a finire che la distribuzione dei generi di prima necessità subisce un rallentamento e il mese di gennaio risulta molto critico. Ora, nella seconda metà di febbraio sembra che la situazione vada migliorando e l’organo del partito lo ha comunicato sulle pagine del suo quotidiano. Poiché questo, secondo i nostri parametri, rientra nella categorie delle notizie, vi traduco paro paro la pagina e lascio a voi il piacere dell’interpretazione. TRIBUNA DE LA HA.BANA 11 Febbraio DISTRIBUZIONE DI PRODOTTI: Si distribuisce per la prima volta nell’anno un sapone solo nei municipi di Playa, Centro Avana e Est. Il dentifricio (una confezione per nucleo familiare) Avana e Arrojo arancio. La distribuzione di una bottiglia di detergente liquido per nucleo familiare valido per i primi quattro mesi dell’anno, viene distribuito a Plaia e Plaza Pollo congelato: una libbra per persona per il mese di febbraio, quartiere Cerro, Avana vecchia, municipio di Guanaba.coa, e San Michele del padrone. Carne trita già condita (mezza libra per persona) Boiero, Avana est, Plaza e Centro Avana Salciccia (225 grammi per persona) Guanaba.coa e Regola 10 Uova per il mese di febbraio: Lisa, Cerro, Cotorro e Plaza 11 once di pesce o gamberi per consumatore si stanno distribuendo nei quartieri Playa, Centro Avana, Marianao e Arroio. Al Cerro, Avana vecchia e Centro, Plaza e Guanaba.coa si comincerà la distribuzione di latte in confezioni di un kilo in polvere invece del latte liquido. Questa maniera permette benefici all’economia del paese. Per informazioni chiamare la Unione Lattea: 862 4572 Direzione provinciale del commercio Telefoni: 861 8715, 879 7515, 879 4053 Bullshit, stronzate e boludeze Ci hanno già scritto sopra, con estrema competenza, Max Black, Harry Frankfurt e Umberto Eco. Parrebbe superfluo ritornarci sopra, e invece sì. Intanto perché mi sento immerso in un’immensa stronzata: quello che sto facendo, quello che sto scrivendo, quello che ascolto da queste parti… Non che voi stiate meglio, coniglietti miei. Con questa impossibilità di collegarmi giornalmente in Internet (le schede dai posti pubblici sono mancate per quattro settimane, poi sono state distribuite un giorno e poi nulla per un’altra settimana. Tu dicevi, guardi che le schede mancano da più di un mese, e loro ti rispondevano: no, da soli tre giorni! Stronzate, appunto) ho praticamente perso il filo di quella vostra telenovela mass mediologica che sono i quotidiani. Ho brandelli di informazione che mi dicono che siamo alle solite: da un megalomane cafone che ci governava dall’alto di alcuni suoi scherani siamo caduti in una fazzolettata di ridolini che non riescono a far funzionare la macchina, mentre l’opposizione è rappresentata dalle corna di Veronica che scrive ai giornali mentre, sempre sui giornali, $ua Emittenza si scusa per la gaffe. E il Corriere esce con lo storico articolo: TUTTE LE DONNE DEL PRESIDENTE. Stronzate, appunto. Il mio dizionario non riporta la parola in questione, ma si avvicina molto con la definizione del termine SCIOCCHEZZA: Azione o parola fatta o detta senza riflettere, cosa da nulla. Invece a parer mio, la stronzata va molto più in là della cosa da nulla. Essa è infatti una frase o un’azione scientemente premeditata con lo scopo di fornire una falsa rappresentazione ingannante – senza con ciò arrivare alla menzogna, che sarebbe facilmente smontabile – dei propri reali pensieri sentimenti o attitudini. ‘’Si tratta dunque, primo, di definire in che senso una stronzata sia cosa più forte di una sciocchezza e, secondo, che cosa significhi fornire una falsa rappresentazione di qualcosa senza mentire. Quello che caratterizza la stronzata rispetto alla sciocchezza è che essa è una affermazione certamente errata, pronunciata per far credere qualcosa di noi, ma chi parla non si preoccupa affatto di sapere se dice il vero o il falso’’ (Eco) . "Quello che di sé ci nasconde chi racconta stronzate. è che i valori di verità delle sue asserzioni non sono al centro del suo interesse. I campi della pubblicità e delle pubbliche relazioni e quello, oggi strettamente correlato, della politica, sono pieni di stronzate così assolute da essere diventati ormai indiscussi paradigmi del concetto" (Frankfurt). Il fine della stronzata non è quello di ingannare sullo stato delle cose, perché basterebbe mentire. Il suo compito, invece, specie in politica, è quello di ingannare un pubblico dalle scarse capacità di distinguere il vero dal falso, o approfittare del fatto che esso non si interessi a queste sfumature. ‘’Chi pronuncia stronzate confida soprattutto nella debole memoria del suo uditorio, il che gli consente anche di dire stronzate a catena che si contraddicono tra loro.’’ (Black) Chi si ricorda il ministro dell'informazione Al Sahaf, che mentre i soldati iracheni fuggivano in mutande, mentre la bandiera USA sventolava sui palazzi di Saddam, intratteneva i giornalisti negando l’evidenza? Credo sia l’esempio più classico di un relatore di stronzate posto come terminale di un ufficio elaboratore al servizio del regime. Qui giuppersù succede lo stesso. Esce il quotidiano con uno strillo in prima pagina: ‘’Iniziata per la prima volta al mondo la vaccinazione pentavalente!!’’ E tu rimani lì a guardare la cicatrice circolare della pentavalente che ti fecero negli anni sessanta, e ti domandi dove sarà nascosta la stronzata. Che è questa: per la prima volta al mondo (con la Francia) hanno tolto il vaiolo e ci hanno aggiunto l’influenza. Che come saprete, noi non ce la mettiamo perché i nostri scienziati la ritengono inutile in quanto il virus cambia ogni anno. ‘’Nel . il PIL dell’isola è cresciuto del 12,8%!!’’ Poi scopri che nei conti dello stato ci mettono insieme la moneta nazionale e la convertibile così che risulta che un lavoratore medio guadagna 238 pesos e tu credi siano dollari, che invece sono solamente 8 (diconsi otto dollari al mese, un salario medio). ‘’Mortalità infantile al 5 per mille. La più bassa percentuale di nati morti in tutto il mondo!!’’ Poi scopri che l’OMS calcola la mortalità infantile durante il primo anno di vita, mentre a loro basta trasferire il nascituro dalla sala parto alla rianimazione per far salire la statistica. ‘’il WWF ci ha messo al primo posto al mondo per lo sviluppo compatibile con l’ambiente!!’’ Sì, ma vienilo a vedere, lo sviluppo. Insomma, di esempi ce ne sarebbero a frotte, ma mi fermo qui, perché il mio intento era quello di giustificarmi dalle accuse che qualcuno mi muove, del non dare notizie precise. Perché qui, di notizie, non ce n’è. Ci sono comunicati- cipolla: tu li leggi e ci togli la buccia e le prime foglie che sono la propaganda, poi ci levi un altro paio di strati che rappresentano l’indottrinamento, quindi un altro paio ancora che sono le stronzate e ti rimane in mano quello che in termine scientifico si chiama girello, cioè una beata fava. In principio era il Verbo (meglio: il Logos). Poi venne il dialogo (dialogos, appunto). A seguire, la discussione. Molto tempo dopo, l'assemblea. E con l'assemblea, il dibattito. Esauritosi il dibattito come constatato da Nanni Moretti – prese piede la chiacchiera. Chiacchiera di cortile, di piazza, di bar, di paese. Per ultimo, non troppo necessariamente, arrivò il cazzeggio (da “cazzeggiare”: «volg.; essere inconcludente, perdere tempo; parlare, discorrere su argomenti leggeri e superficiali», secondo il De Mauro). www.affaritaliani.it PENE No, non e´ quello che pensi tu, sporcaccione... Hanno scoperto a San Miguel del Padron (il barrio dove lavoravo io, per intenderci) un’associazione per delinquere che falsificava biglietti di banca. Processati per direttissima, hanno preso cinque anni di galera. Hanno beccato un pescatore di Pinar del Rio che per arrotondare il magro stipendio veniva in città a vendere le sue aragoste. Processato per direttissima, ha preso quattro anni di galera. Al barrio Colon, si dilettano con un giochino ad uso e consumo prevalentemente dei turisti italiani in cerca di forti emozioni. Prendono la cacca di cavallo essiccata, ci aggiungono qualche seme e un pizzico di marijuana, tanto per addolcirne l’odore, e lo vendono agli imbecilli. Una pattuglia cinofila ha fatto una retata a sorpresa di notte nel barrio e ha pescato un ragazzo in possesso di questa merda. Processato per direttissima, ha preso 28 (diconsi ventotto) anni di galera. OH, LA VACCA! Malgrado gli sforzi programmatici, i piani quinquennali, le battaglie delle idee e chi più ne ha più ne metta, sono più di trent’anni che il piano per garantire il latte alla popolazione non decolla. Lo ha denunciato il quotidiano del partito proprio ieri: per garantire una libbra di latte al giorno (450 gr) solamente alle famiglie che abbiano un figlio d’età inferiore a quattro anni, anche quest’anno hanno dovuto importare 80 tonnellate di latte in polvere con un esborso non previsto di $ 270.000. Come certo saprete, le vacche sono proprietà dello stato ed il contadino viene caricato di una quota-latte giornaliera che deve produrre. Il latte in eccesso o lo vende o ci fa il formaggio che va in giro a vendere in modo illegale. Questo perverso meccanismo produttivo, al mio paese avrebbe incentivato ad aumentare la produzione, invece qui, quando la quota non raggiunge la quantità, ci aggiungono l’acqua. Ne consegue che il latte che arriva alla centrale non solo non ha i minimi requisiti necessari alla lavorazione (la percentuale di grasso, per esempio) ma presenta condizioni igieniche al di sotto della norma. Un altro problema denunciato dal quotidiano, è il trasporto. Non solo il latte non viene distribuito regolarmente tutte le mattine, ma persino la raccolta presenta problemi. Dovrebbe avvenire due volte al giorno e invece viene mischiata la mungitura del mattino con quella della sera compromettendone la qualità (personalmente, non capisco il problema. Forse il caldo della giornata e la mancanza di frigoriferi? Mah) ma se alla centrale arrivano contemporaneamente due o più autobotti, nel tempo di scaricare molto lentamente la prima, si inacidisce il latte delle autobotti in sosta. Ne abbiamo già parlato: per mettere in piedi una distribuzione come questa, così come l’industrializzazione o la catena di montaggio, occorre un alto grado di alfabetizzazione, che qui è una Chimera. Per farla breve, hanno aperto un’inchiesta e dopo una serie di controlli hanno capito dove sta il problema ed hanno sanzionato gli autisti dei camion. Parpagliole, Inezie, Pinzillacchere Sono arrivati i generi di prima necessita’ Sono arrivate le seppie: quattro per nucleo familiare e il piccadillio di pollo, che sarebbero tutte le parti del pollo tritate e mischiate con una salsa e insaccate. 250 grammi a famiglia. E’ arrivato il primo freddo della stagione. La temperatura notturna si è abbassata fino a 9 gradi, che dalle vostre parti non sono nulla ma che qui, dove non esistono vetri alle finestre e le coperte costano quattro pesos convertibili, il problema è grave. Giungono notizie dal Messico: quaranta morti per il freddo, ma suppongo si tratti di temperature molto più basse. Colpa di un vento freddo che giunge dagli Sati Uniti che come certo saprete hanno la colpa di tutti i mali che affliggono questo martoriato paese. Il vento, sostenuto ma non certo ciclonico, ha abbattuto alcuni tralicci dell’alta tensione provocando gravi disagi e scoprendo il nervo di un problema che ogni anno va ampliandosi. Si tratta di questo: i tralicci sono in alluminio anodizzato e le piantane vengono solamente imbullonate e non saldate. Ne consegue che di notte, alcuni buontemponi vanno a rubare le piantane più accessibili, e cioè quelle più in basso, lasciando il traliccio in un equilibrio precario che lo farà cedere con il primo vento. La cosa comica (massì, ridiamoci sopra) è che i ladri vanno poi a vendere il metallo allo stato, che ha aperto una grande campagna per il recupero e il riciclaggio dei rottami. Da una tabella pubblicata dall’organo di partito che ha denunciato il fenomeno, risulta che nel . sono stati rubate circa 2.000 piantane (nel 2005 erano state 1.000) e 36 kilometri di cavo di rame (nel 2005 ‘’solo’’ 24 kilometri). Facendo un calcolo a braccio, diciamo che per ripristinare le piantane lo stato spende $250.000 e che i ladri hanno fatto un bottino di 3.072 dollari. Bell’affare! o forse un ennesimo controllo sulla popolazione... Il secondo presidente della rivoluzione, vicepresidente del consiglio di stato e ministro delle forse armate (con tutti questi titoli viene sempre presentato il fratello del lider maximo) ha presieduto una conferenza con i massimi vertici dell’esercito per dirsi soddisfatto di come stanno andando i preparativi per un’eventuale guerra d’invasione. L’avvenimento ha molto risalto nella stampa del partito e alla televisione. Di fatto, è cominciato un controllo a tappeto dell’identità di tutti i nuclei familiari nei quartieri della città. Il controllo di ogni isolato è affidato ad un presidente, ad un ispettore e a un attivista del partito che accompagnati da militari del ministero per la sicurezza dello stato, vanno di casa in casa a controllare il carnet d’identità di ogni membro della famiglia e ufficialmente comunicano in quale punto dell’isola debbono trovarsi in caso di attacco del nemico o di invasione del territorio da parte degli americani. Anche se un’invasione agli occhi di qualsiasi cittadino del mondo che abbia un po’ di scernimento pare impossibile, qui è un tasto molto battuto secondo la teoria di Carl Shmitt (ideologo del nazismo) che se vuoi mantenere l’ordine interno mostra un nemico fuori. E qui il nemico non solo è agguerrito ma è pure antico e quel bontempone di Bush recentemente nel presentare il suo nuovo piano per la democratizzazione di Cuba per il quale nell’ultimo mezzo secolo si sono bruciati milioni di dollari, nel punto uno – a quanto ha riferito alla televisione di qui il presidente del potere popolare, che corrisponde al nostro Parlamento – ci sarebbe l’esproprio delle proprietà per restituirle ai legittimi proprietari americani prima della rivoluzione. Sarebbe come dire che ogni cubano perderebbe la sua casa e sarebbe costretto quanto meno a pagare un affitto al nuovo proprietario americano. A me personalmente sembrano bullshit, perché secondo questo principio allora i tedeschi dell’est avrebbero dovuto perdere le loro case, o gli ebrei avrebbero dovuto avere un giusto risarcimento per gli espropri del Terzo Reich. Ma qui la cosa funziona e fa paura. Come sempre succede in questi casi, ad un comunicato ufficiale corrisponde sempre la voce del popolo che qui può solo sussurrare e si chiede: cos’avranno voluto dire? Ogni regime poliziesco o repressivo precede sempre una società dei consumi ( non prendetevela con me per quest’ultima affermazione che è di illustri economisti) e qui un fenomeno che appare incontrollabile è la grande emigrazione interna dalle campagne verso la capitale. Come certo saprete, un cittadino di quest’isola non è libero di andare dove crede, né all’estero e tanto meno da una città all’altra. Deve presentarsi all’ufficio di polizia e chiedere il permesso di TRANSITO (che vuol dire che nella località prescelta vi può stare solo per un periodo determinato). Se vengono accertate ragioni per cui può muoversi (malattia di un parente, pratiche amministrative o altro) il permesso viene dato altrimenti, ciccia. Naturalmente c’è un trucco per aggirare questa norma di polizia (di questo si tratta perché la costituzione parla di assoluta libertà dei cittadini di recarsi in ogni luogo dell’isola senza limitazioni): si viaggia illegalmente fino alla capitale poi si trova qualcuno disposto per 20 pesos convertibili ad andare alla polizia locale a dichiarare che si tratta di un parente alla lontana in visita al parentado ottenendo così un permesso di soggiorno per tre mesi. Voci del popolo dicono quindi che i controlli a tappeto sono per accertare gli infiniti abusi a questa norma di polizia. Se mi permettete, ci aggiungo la mia dequalificata opinione: con il comandante alla frutta, un controllo a tappeto permette non solo di arginare il preoccupante fenomeno delle jinetere che vengono alla capitale a prostituirsi, ma pure una specie di schedatura degli elementi pià pericolosi per il regime. P.S. Che l’economia non vada bene, malgrado i proclami altisonanti, è un dato di fatto. I prezzi mantenuti artificialmente con il pesos convertibile, per le merci pagate in moneta nazionale stanno lievitando in modo pazzesco. Vi faccio un esempio personale: comprai per un amico a dicembre sigari Coiba a $ 0,75 l’uno. Ora si possono comprare a 3 sigari per un dollaro. La fornitura di uova per la popolazione che corrispondeva a 8 uova pro-capite al mese, è stata ridotta a 5. La carne è praticamente scomparsa dalla ‘’libreta’’ e si può comprare solo al mercato nero. In pesos convertibili, naturalmente.. Amen Come aumentare il prezzo delle uova e continuare a dire che il costo della vita non aumenta. E’ un meccanismo diabolico e me lo sono fatto spiegare due volte perché incredibile. Insomma, hanno portato la razione delle uova a 5 al mese invece di 8, ma la produzione non è affatto diminuita. Anzi. Di fatto, arrivano alla ‘’bodega’’ uova definite ‘’care’’ e altre ‘’barate’’ (a buon mercato). Vengono assegnate le 5 uova barate ma ogni famiglia può comprarne un massimo di altre 5 care pagandole 0,90 pesos l’una. In questo modo per avere l’abituale razione di 8 uova, il cittadino medio deve sborsare un extra di 2,70 pesos. Alla faccia dei prezzi che non aumentano. Negli USA le Majors del tabacco vendono sigari Avana Coiba e se conoscete il sistema americano, non metterete in dubbio che si tratta di autentici sigari fatti con foglie provenienti da qui, altrimenti un qualsiasi giudice farebbe ritirare il prodotto dal mercato comminando una multa stratosferica per frode commerciale. Se a questo fatto aggiungete che sull’isola vengono vendute regolarmente tutte le marche di sigarette americane, insieme a Cocacola e Fanta e che alla televisione trasmettono i migliori film delle Majors americane (l’altra notte ho visto il film di Scorsese premiato con l’Oscar) mi chiedo ancora una volta in cosa consisterà questo maledetto embargo. Squadre specializzate stanno battendo i quartieri centrali della capitale per individuare le case dove ricevono la televisione via satellite. Hanno una paura sfottuta che arrivino notizie da fuori. La cosa funziona in modo diverso che qui da noi. Qui non vengono distribuite antenne satellitari e decoder, che costerebbero troppo. Qualche tecnico intraprendente invece, pone una sola antenna e un solo decoder, poi con un coassiale manda il segnale a pagamento nelle case dell’isolato. Praticamente una specie di televisione via cavo. Quando il segnale si indebolisce per la distanza, pongono un piccolo amplificatore e servono il quartiere limitrofo. Il governo di qui l’ha messa già dura, parlando di manovre destabilizzanti degli americani che mandano un segnale per la loro propaganda. In realtà si tratta della televisione messicana che manda tre o quattro telenovelas, un paio di talk show in cui tutti gridano e si menano in nome dell’audience e un notiziario in cui, udite udite, si danno le notizie!! Malgrado la pericolosità da parte dei cittadini, se vengono scoperti infatti sono passibili non solo di ammende, ma a discrezione degli inquirenti potrebbero persino essere accusati di intesa col nemico, il fenomeno appare inarrestabile perché in questo paese vale più una telenovela che la libertà personale. E per finire, una bella notizia: è scomparso il medico del quartiere. E sono tre. Se n’è andato senza una parola, qualcuno dice che abbia ottenuto il visto per andare in Venezuela a fare il medico là. Bene, vorrà dire che se ci sentiamo male, chiederemo di poter uscire dal paese per andare a farci visitare a Caracas! vivere pericolosamente... Ho cambiato indirizzo. Ebbene sì, dopo l’interessamento di ben tre ministeri, indagini di polizia, ricerche dei Servizi e inchiestina da parte del Servizio per la Sicurezza dello Stato, finalmente mi hanno chiamato all’immigrazione per apporre di nuovo le mie impronte digitali, il che vuol dire di fatto che mi hanno graziosamente concesso di abitare a casa della mia fidanzata. Io ormai ci ho fatto il callo non alla fidanzata, ma al quartiere dove vivevo da clandestino da mesi. Meglio regolarizzare, non si sa mai. Qui, dove vivo, apparentemente è una tranquilla periferia tutta villette, ma di notte il gruppo di adolescenti che bighellona da queste parti lo rende invivibile. Sono adolescenti che giocano a pallone sulla strada, rumoreggiano fumano e ridono. Hanno rotto tutte le lampade del parco e attraversarlo di notte è pericoloso. Due di questi giovani hanno preparato un furto al chiosco che vende alimentari ma qualcuno ha soffiato la cosa alla polizia che ha preparato una trappola e l’altra notte alle tre, quando i giovinastri hanno tentato di forzare la saracinesca, hanno intimato l’alt. I due giovani hanno tentato la fuga e la polizia ha aperto il fuoco ammazzandoli come cani. Se passi per la strada, puoi ancora vedere la macchia di sangue e le infradito abbandonate. Pensa, avevano vent’anni, rubavano cibo e non avevano nemmeno le scarpe per scappare. Abbiamo vinto alla lotteria!! ma non sempre e´ una bella notizia! Un giorno di questi vi scrivo le incredibili cose magiche che ho visto durante i miei viaggi. Perché la magia funziona se ci credi. Io non ci credo ma sono come San Tommaso e qualche volta, lo devo confessare, sono rimasto stupito. Come questa volta per esempio. Devi sapere che da queste parti la televisione illegale che trasmette programmi messicani ha innestato il fenomeno del Lotto illegale. Ogni notte estraggono i numeri di una specie di Bingo e qui vanno in giro alcuni vagabondi che raccolgono scommesse. Uno dei miei protetti - appartenenti a quella specie di Corte dei Miracoli che incontro ogni giorno nella piazza – è un poveraccio sopravvissuto ad un ictus celebrale che lo ha reso invalido, e ogni mattina mi diceva che se avesse avuto i soldi per scommettere, avrebbe potuto vincere una discreta sommetta con i numeri che in sogno gli dava Changoo, una divinità locale. Pronti, gli dico io, ecco i soldi e vediamo. Accidenti! Ha preso tre numeri tre giorni di seguito e abbiamo vinto 500 pesos! C’è un marinaio che a causa dell’embargo è rimasto a terra ed ha organizzato a casa sua un “paladar” che sarebbe un ristorante in casa sua. Io gli mando ogni giorno quattro o cinque di questi infelici che mangiano con un pesos a testa. Finchè finiranno i soldi o peschiamo un altro numero. Chissà. Anche la moglie di I. ha vinto alla lotteria, ma è tutta un’altra cosa. Successe nel 1998 che gli USA allargarono le maglie dei visti di immigrazione e il ministero lo comunicò alla popolazione che inviò una quantità abnorme di richieste. Non sapendo come evadere le pratiche, si mise in piedi una lotteria dove ogni mese si sorteggiano le persone che possono espatriare. E’ stata sorteggiata la moglie di I. che però nel frattempo ha divorziato e vive con un altro marito. Con il quale non vuole espatriare, ma I. non vuole espatriare con lei. Hanno pure un figlio in comune e lei, se non può uscire con il vecchio marito, ha minacciato di portarsi via il figlio. Ogni sera si presenta alla casa del mio amico e aprono la discussione che il barrio segue con immenso interesse, come fosse una moderna telenovela. Chissà come andrà a finire… Il mio amico Avi. non comprerà l’automobile. Peccato. Dopo tanto trafficare alla ricerca di quattro permessi da parte di altrettanti ministeri, alla fine gliel’hanno negata. Perché qui il parco macchine è vecchio e decrepito, ma non rinnovarlo è l’estremo tentativo di questo regime per arginare la crescente e inarrestabile domanda di consumi di questo paese. Perché auto nuove, vorrebbe dire strade migliori, meglio illuminate e servite da semafori efficienti. Il che, date le attuali condizioni economiche del paese (checché ne dicano i cubainforma e vari trombettieri del Re) sono in condizioni disperate. Vi faccio un esempio. Non so da dove sono usciti i soldi, ma recentemente hanno asfaltato un trecento metri di rettilineo a tre corsie, davanti al vecchio terminal dei treni, tra la via Blanca e il 10 Octubre. Bene, davanti a tanto spazio aperto, gli autisti si sono trovati nell’irrefrenabile impulso di accelerare con conseguenze disastrose. Le auto, spinte alla folle velocità di ottanta all’ora, letteralmente scoppiano o vanno in aria. Poi ci sono le biciclette, che loro per carità non farebbero niente di male al traffico, anzi. Ma sopra ci sono i ciclisti, che se non sono sbronzi sbandano paurosamente per evitare le buche, e zac. Le accartocciano. Le vecchie auto americane, quelle che vedete in ogni cartolina illustrata, se sono state immatricolate prima del 1959 – data della rivoluzione – sono rimaste ai legittimi proprietari. Altre sono state requisite e distribuite al popolo che abitualmente le usa come taxi collettivi in moneta nazionale. Le Lada e le Moscovich che i Russi cambiavano benevolmente con lo zucchero, sono di proprietà dello stato o, eccezionalmente, a nome di privati che però non le possono vendere. E’ nato così un mercato clandestino con pasticci di ogni genere per cui le vendite avvengono con trattativa privata e senza trapasso con il rischio che a qualsiasi controllo l’auto venga requisita. Recentemente una Cadillac Impala del 1957 è stata venduta su E-bay per 120.000dollari. Pensate, il governo potrebbe venderne una e con il ricavato comprare 24 utilitarie cinesi da dare al popolo! Solo il risparmio di benzina (queste fanno 24 km con un litro) porterebbe un beneficio economico, per non parlare dell’inquinamento. Ma per fare questa operazione, ci vorrebbe un granello di intelligenza, materia prima di cui “quelli” sono disperatamente carenti. Così, chi vuole essere in regola con le norme vigenti, e magari ha lavorato all’estero per procurarsi la somma dovuta, se desidera un’auto deve effettuare le seguenti operazioni: 1Versare l’intera somma in un conto bancario 2Fare domanda al ministero dei trasporti 3Presentare la ricevuta del conto corrente al ministero dei prezzi 4Dimostrare di avere il merito (dobbiamo parlarne, di questo benedetto merito) al Min. Interni 5Avere l’autorizzazione della fiscalia, se cioè ha pagato tutti i tributi dovuti Il mio amico, dopo essersi fatto un mazzo così con un lavoro degradato su di una nave, ha versato 4.000 pesos convertibili ed è andato per quasi un anno a mendicare il permesso di acquisto di un auto. Che gli è stato negato perché i soldi versati ERANO DI PIU’ di quanto risultava aver guadagnato. Ma, dice, oltre allo stipendio io lavoravo come cameriere e ho guadagnato pure le mance. Bene, gli hanno detto, torna ad imbarcarti e dichiara al fisco pure le mance. Però, come sapete, tutti i marinai cu.bani sono rimasti a terra per la nuova stretta all’embargo voluta da quel mattacchione di Bushettino. E allora… . Se permettete, parliamo di sesso. Accolgo con benevolenza le continue richieste che mi pervengono dagli intellettuali del Web per affrontare il grande problema gnoseologico: come sono le donne del Caribe? Non sono tutte uguali, mi pare ovvio, che se vedi una bella ragazza di Santo Domingo, è una bella dominicana, una bella di Caracas è una mora da sturbo, una bellissima haitiana è un prezioso monile, una bella cubana è una principessa, e una giamaicana è una dea. Però, trovandomi da queste parti, vi descriverò non certo le mie avventure amorose -sono troppo vecchio per simili vanterie- ma quelle dei miei compatrioti che si affrottano (non cercate questo neologismo sul vocabolario perché l’ho inventato in questo momento facendolo derivare da FROTTA) da queste parti in cerca d’avventure. Vediamo: Ci sono quelli che arrivano in gruppo all’aeroporto, li ammassano su di un autobus fino all’albergo da dove escono, sempre in gruppo, e si avventurano per Ovispo – la strada dei turisti – dove incocciano la prima barbona che li invita a bere in un bar con musica dove arrivano le altre barbone. Vanno in un luogo squallido a fare all’amore, poi tornano a casa dicendo di aver visto Cuba e le cubane, massì, non sono un granchè. Poi ci sono quelli che girano con la guida in mano alla ricerca dei musei perché loro, lo dichiarano apertamente, non sono venuti per scopare. Si siedono ai giardini e attaccano bottone con la prima jinetera che se ne sta seduta fingendo di leggere un libro per non farsi arrestare dalla polizia. Lei, in spagnolo, dice che sta frequentando un corso di francese e lui le parla in veneto perché è convinto che sia il dialetto che più si avvicina all’idioma catalano. Vanno per uno spuntino, lei camminando davanti e lui dietro per non farla arrestare dalla polizia, ma le sta così tanto addosso per paura di perdersi che la polizia arresta la ragazza e lui se ne va per musei. Poi ci sono quelle brutte, ma proprio brutte, che non hanno capito che i Jineteri si acchiappano solo di notte, e dopo un lungo e inutile giro, si siedono esauste e parlano degli uomini che avrebbero lasciato al paesello. Ci sono anche quelli che l’amico di ritorno da Cuba gli ha dato l’indirizzo della pasticceria dove si acchiappa con facilità e se ne rimangono per ore a rimirare il loro intruglio beige che da queste parti chiamano cappuccino finchè arriva il vecchio marpione italiano che è d’accordo con un macrò negro tutto ingioiellato che procura squillo di lusso a prezzo d’armatore (sarebbe un prezzo d’amatore, ma armatore - quello che compra le navi - è più vicino alla realtà). E quelli che vanno in bianco, perché io – dicono – non ho mai pagato una donna, dimenticando il dolore al polso per aver firmato un monte di cambiali per pagare l’utilitaria alla segretaria per non farsi denunciare. Ma qui le donne non si pagano. Succede che dopo che ti hanno fatto divertire, mentre tu te ne stai esausto a fumare quella benedetta sigaretta dopo l’amplesso, loro cominciano a raccontarti della figlia col catarro e l’olio di fegato di merluzzo costa sei pesos convertibili, che gli piacerebbe comprare la camicetta che ha visto in vetrina ma non ha i soldi, che la mamma non ha la libreta, che il fratello è in prigione e lei non sa come spedirgli un pacco di viveri, e altri racconti del brivido, finchè non ti decidi a farle un regalo e le allunghi un pezzo da dieci ( o da venti, o da cinquanta, dipende da quanto grandi sono i suoi occhioni). Ci sono anche quelli che sono venuti per ragioni politiche, vogliono vedere il socialismo finalmente realizzato, e girano con una sacca di vestiti vecchi che qui non li vuole nessuno. Si lasciano abbordare dalla giovane madre che ha portato la figlioletta a danzare fuori dal bar con musica perché non ha i soldi per entrare e consumare, e accettano un invito a pranzo a casa della zia della ragazza ( in realtà è una vecchia megera che si fa pagare l’affitto di un paio d’ore in una casa decente) dove conquisteranno il cuore della giovane e finalmente riusciranno a lasciare il sacco di vestiti vecchi e un paio di biglietti da dieci. Poi ci sono gli altri che hanno capito tutto, che non è la prima volta che vengono qui, che si portano dietro gli amici a cui mostrano i luoghi da dove sono passati quella volta che abbordarono la negra, quell’altra quando incontrarono le due gemelle di Camaguey, l’altra ancora con la sigaraia e schiamazzano per strada, e si chiamano da lontano, e gridano nel telefonino: “Tu non ci crederai da dove ti sto chiamando…” Insomma, si fanno riconoscere. Viva l’Italia. L’Avana vecchia Si veste in modo eccentrico, passeggia su e giù per il parco, abborda qualche turista, si concede e se l’uomo rimane soddisfatto, si fa pagare. No, Anita non è una puttana ma una delle decine di operatrici turistiche che indossando gli antichi costumi coloniali, vende baci ai turisti che vogliono una fotografia eccentrica. E’ una delle tante invenzioni di Eusebio- Leal, il demiurgo di questo pezzo di città da cui sono stati scacciati i legittimi abitanti per diventare (con i soldi dell’Unesco) una specie di Disneyland che invece del sorriso ha però una smorfia amara. Immaginate la stessa operazione qui da noi, dove vengano fatti sloggiare a Roma tutti gli abitanti di Piazza Navona – Corso Vittorio Emanuele per deportarli in casermoni dopo il raccordo anulare, o a Milano, sgomberare Duomo-Missori per mandare tutti ad abitare al Giambellino… Qui è successo, in nome del turismo, unica fonte di moneta pregiata quasi senza lavorare. Per la verità il restauro architettonico è eccelso, tutti i lavori sono stati eseguiti andando a scovare i progetti edilizi originali e pure i colori dei palazzi ridipinti sono dell’epoca. Naturalmente, per tenere questo pezzo di città pulito, silenzioso, asettico proprio come lo vogliono i turisti in cerca di angoli da fotografare, occorreva levare quei rumorosi, allegri, dirompenti cubani. E lo hanno fatto, ottenendo però un risultato, dal punto di vista umano, terrificante. La città è risultata silenziosa come un museo. La regina di Spagna, in visita alla città dopo un lungo giro finalmente incontrò un gatto in Piazza S. Francesco e si chinò ad accarezzarlo chiedendo: ma non ci sono cubani a Cuba? Fu probabilmente allora che il Demiurgo si accorse del mortale silenzio che avvolgeva la “sua” città di cartone e prese provvedimenti. Assoldò una squadra di attori da strada, trampolieri, vecchie cubane sedute che fumano sigari sproporzionati (spenti, off corse, altrimenti costa troppo) cani ammaestrati, e Anite che vendono baci e li mandò in giro, ad ore prestabilite, a fare rumore. Come a Disneyland. La morale. Chissà cos’è la morale! Dev’essere quella cosa che fa togliere le mutandine alle ballerine di Parigi e le fa andare in galera se fanno la stessa cosa su una spiaggia deserta della Sardegna. O farsi l’amante, sposata anch’essa e meglio se amica della propria moglie, così ci saranno meno pettegolezzi in giro. Dev’essere ciò che fa condannare i politici da giudici incorruttibili che poi a loro volta si presentano alle elezioni. La morale. Dev’essere quella cosa che non permette di parlare di sesso ai bambini, ma accetta che quelli meno abbienti lavorino nelle fabbriche dedicate a produzioni a basso costo. La morale. Sembra sia un punto di vista. Voltaire, nel suo Dizionario Filosofico, citava una tribù di Timbuctu °(1) Dove come rito emancipatorio, toglievano un testicolo agli adolescenti e si immaginava i discorsi scandalizzati nei salotti parigini che reputavano amorale un’iniziazione che prevedesse di togliere una palla, mentre probabilmente nella pace della tribù, quegli anziani si chiedevano come facessero i parigini a vivere con due. Ricordo a Teheran puttane che andavano a battere col chador, e in Afghanistan i vecchi bastonare per strada le donne che passando lasciavano intravedere sotto il burka la scarpina colorata… Nel nostro Sud è amorale non arrivare vergine al matrimonio, mentre dai racconti degli schiavi americani risulta che i maschi portassero la giovane sposa al padre perché consumasse la prima notte e certificasse la sua purezza… La morale. Facevo il fotografo free lance (anche) per Play Boy italiano e nella causa di divorzio mia moglie mi trascinò in tribunale negandomi di vedere mia figlia perché “amorale che frequenta persone amorali.” La Dama Bianca, leggendaria amante di Fausto Coppi, venne arrestata in un albergo perché sorpresa a letto con il suo amato che era infelicemente sposato e questo perché andava contro “il comune senso del pudore” che è poi un altro modo di definire la morale. Erano tempi in cui Scalfaro schiaffeggiava impunemente una signora in pubblico perché troppo scollata, e Tina De Mola si presentava in televisione con un girasole tra le tette per non scandalizzare Agnes. Pensavo a questo, ieri mentre camminavo per Ovispo, incrociando una bella figliola che camminava imperterrita tra la gente che la insultava. Sai, questo è un paese in cui non solo le donne sono bellissime ma vestono pure in modo provocatorio sorridendo ai continui commenti scherzosi dei compatrioti affatto insensibili al fascino femminile. Ma questa la insultavano e non capivo il perché. Mi venne in aiuto il mio vecchio amico I. che mi spiegò che questa ragazza, oltre che al vestire ardito, aveva osato uscire di casa senza il reggipetto, e alla vista dei turgidi capezzoli che spingevano inesorabili contro la magliettina, i concittadini si indignavano per la sua sfacciataggine e l’insultavano. La morale. Chissà chi lo sa cos’è la morale… °(1) Io casualmente sono passato da Timbuctu e vi posso garantire che probabilmente Voltaire citava quel nome in modo astratto, come per indicare un luogo inaccessibile. La popolazione di costì è in realtà molto emancipata. Conversazioni: Ieri ha telefonato uno fuggito a Miami: “Mamma, come si chiamava il cane che avevo da bambino?” “Figlio mio, con 30 dollari mensili che mi mandi, posso io ricordarmi il nome del cane? Mandami 100 dollari e ti dico anche quanti denti aveva in bocca!” Bussano alla mia porta: “Compagnero, vuoi una catena per cani?” “No, grazie, non abbiamo il cane.” Se ne va, ma dopo una decina di minuti bussa di nuovo: “Compagnero, sei sicuro di non volere la catena per il cane?” “Ti ho detto che non abbiamo un cane…” “E va bene. Io vado, via, ma bada, quando avrai un cane, poi non venire a cercarmi!” “Sulla portiera del cammello (il leggendario autobus collettivo dell’Avana) dovrebbero mettere il cartello del film di mezzanotte: “ Parole volgari, sesso e violenza. Non adatto agli adolescenti” “Che numero è uscito?” “Il 23” “Accidenti, non vinco mai” “Ma se non giochi…” “Non gioco perché non vinco!” Lei: “Ho Affittato illegalmente il mio appartamento. E’ un caro amico, e quando finisco il lavoro vado da lui e gli lavo e gli stiro. Mi da 30 pesos al mese e tiro avanti” Lui: “Lo conosci bene?” “Eccome! Pensa che ci sono delle volte che mi fermo da lui per la notte e facciamo all’amore! Che ne dici?” “Dico che ti sei sposata.” “Che?” Eh, sì, ti passa 30 pesos al mese, dorme mangia fotte e gli lavi la roba. Ti sei sposata e non lo sai” “Rafael, hai 82 anni e stai ancora insidiando le donne?” “No guarda. Con questa è proprio differente. Facevo l’amore con mia moglie e sudavo freddo. Questa invece mi dà brividi di piacere…” Interviene Roberto: “ La spiegazione è semplice: l’ultima volta che lo hai fatto con tua moglie era agosto, adesso che ti è tornato in tiro è febbraio, quindi…” “ E come ha detto Maceo, come disse Jose Marti, come scritto da Decespedes, come suggerito da Giuseppe Garibaldi… Pinga! Io sono rivoluzionario e faccio tutto quello che si deve fare. Ma non potreste dirmelo voi, quello che devo fare? Perché me lo fate dire da gente che è morta da più di un secolo? ” Una domanda per gli esperti di informatica. Oggi ho preso un taxi collettivo che sul lunotto portava scritto: SOLO CRISTO SALVA Che secondo me è una rivelazione dirompente, perché vorrebbe dire, forse, che tutte le altre religioni non hanno il disco fisso, e allora come fanno? 1Usano ancora il floppy per fare bakeup? 2Sono così avanti che fanno copia-incolla sull’ USB? 3Chiudono male Windows così quando lo riaprono gli torna la pagina recuperata? R.S.V.P. Devo andarmene\ da questo Paese ...e in tutta fretta... Mi pareva troppo bello! Dei cinque luoghi pubblici di internet, ne erano rimasti due, uno solo dei quali funzionava. L’avevano trasformato in una cabina e occorreva chiedere la chiave al gerente che mandava un’impiegata a controllare discretamente mentre si lavorava. L’altro giorno metto l’USB e mi dice: “Quello che sta facendo è illegale!” Le dico che non è la prima volta (temo a dirle che lo faccio DA MESI!) ma è inflessibile e chiama l’ispettrice e poi andiamo dal Direttore. Mostro le mie credenziali, gli dico che non sono un turista ma ho terminato le ore a disposizione che dispongo per via governativa, che non ho un computer con il Modem (un bell’argomento, che svilupperemo quando sarò uscito dal paese) che devo ricevere un’importante documentazione, e cose varie. E’ inflessibile: norme di sicurezza dello stato proibiscono a CHIUNQUE di usare floppy e USB quando si collegano da un luogo pubblico. Insomma, sospendiamo questo giochino per un poco di tempo, finchè si calmano le acque, o trovo un nuovo modo di trasmettere, o più probabilmente fino al mio trasferimento ad Haiti. Bye bye pubblicato nel CDS italiano ! : quote Pochi mesi fa il Wwf ha dichiarato Cuba l'unico paese del mondo che combina un alto sviluppo umano (riconosciuto in relazioni annuali elaborate dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) e un'adeguata sostenibilità ambientale. L'isola della «re.volucion» sarebbe dunque l'unico Paese del mondo ad aver realizzato uno sviluppo ecologicamente sostenibile. unquote AMEN